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La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI Rassegna Stampa del 01/07/2010

CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Psicologi Campania · 01/07/2010 Il Mattino - NAZIONALE «La memoria del testimone» tra psicologia e dialettica 11 ... Sviluppo, la Giunta pensa a

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La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o

parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue;

MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto

specificato nei contratti di adesione al servizio.

CNOP - ORDINE DEGLIPSICOLOGIRassegna Stampa del 01/07/2010

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INDICE

CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI Il capitolo non contiene articoli

PSICOLOGI E PSICOLOGIA

01/07/2010 Corriere della Sera - MODA_E_MODI

L'arte di parlare ai piccoli malati7

01/07/2010 La Stampa - IMPERIA

Tabagismo Asl e medici ora passano al contrattacco8

30/06/2010 Il Messaggero -  CIVITAVECCHIA

Autismo, nella Asl nasce l'osservatorio9

30/06/2010 Il Gazzettino - PORDENONE

Neo madri in difficoltà Ecco come sostenerle10

01/07/2010 Il Mattino - NAZIONALE

«La memoria del testimone» tra psicologia e dialettica11

01/07/2010 L Unita - Firenze

Violenza sulle donne una rete di sostegno12

30/06/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - TARANTO

Sanità Sostegno psicologico ai malati di tumore13

01/07/2010 Famiglia Cristiana

Tutti insieme, lentamente14

30/06/2010 Il Sole 24 Ore Sanita'

Una Carta etica per i giornalisti: così si racconta la salute mentale16

RIFORMA DELLE PROFESSIONI

01/07/2010 ItaliaOggi

Troppe proposte. Nessuna riforma18

01/07/2010 ItaliaOggi

La questione giovanile è priorità20

01/07/2010 ItaliaOggi

Troppe proposte. Nessuna riforma22

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30/06/2010 Il Sole 24 Ore Sanita'

Certificati on line, collaudo difficile24

30/06/2010 Il Sole 24 Ore Sanita'

Professioni, Ordini entro fine anno25

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI

01/07/2010 Corriere della Sera - MILANO

«Palazzo Reale costa troppo una sede unica alla Bovisa Il nostro alleato saràInternet»

27

01/07/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE

Parte la riforma federalista Ma sulla manovra è tensione29

01/07/2010 Il Sole 24 Ore

Regioni: no alle modifiche31

01/07/2010 Il Sole 24 Ore

Non spariamo su tutta la Pa33

01/07/2010 Il Sole 24 Ore

Il garante della privacy: allarme libertà di stampa34

01/07/2010 La Repubblica - Napoli

Clientele, sprechi e disservizi l'ultimo affondo di Lettieri36

01/07/2010 La Stampa - NAZIONALE

Errani: "Ci sarà pace se rivedono i tagli"37

01/07/2010 Finanza e Mercati

La Pa finisce nel mirino della Privacy38

30/06/2010 Il Gazzettino - VENEZIA

Stop a scartoffie e cartelle pazze, è l'ora dell'informatica39

01/07/2010 Il Giorno - Nazionale

Il Garante: «Allarme per la libertà di stampa»40

01/07/2010 Il Tempo - Latina

Comune in rete Nuovi servizi ai cittadini41

30/06/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - TARANTO

«In piazza per difendere i dipendenti pubblici»42

01/07/2010 La Nazione - Nazionale

Il Garante: «Allarme per la libertà di stampa»43

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01/07/2010 MF - Sicilia

Acqua, protocollo legalità e la Cisl chiede un'authority44

30/06/2010 Il Sole 24 Ore Sanita'

Gare sui generici, cancellazione in vista45

30/06/2010 Il Sole 24 Ore Sanita'

Varese modello del 112 unico46

30/06/2010 Il Roma

Sviluppo, la Giunta pensa a una legge48

30/06/2010 Il Roma

Regioni, si cambia: tagli più flessibili49

UNIVERSITA

01/07/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE

Università, il flop della laurea breve «Funziona poco, la correggeremo»51

01/07/2010 Corriere della Sera - MODA_E_MODI

Formula Campus a Trigoria52

01/07/2010 Corriere della Sera - MODA_E_MODI

Il riscatto scientifico del mega ateneo53

01/07/2010 La Stampa - NAZIONALE

RIANIMARE L'UNIVERSITÀ55

01/07/2010 Il Messaggero - Nazionale

Università e terza media: in arrivo nuove riforme56

01/07/2010 Il Messaggero - ROMA

Terapia intensiva neonatale: «I posti scarseggiano»57

01/07/2010 Il Messaggero - ROMA

Sapienza, protesta contro i tagli: oggi occupazione del Rettorato58

01/07/2010 Il Resto del Carlino - Ferrara

Scure sui ricercatori, caos e corsi a rischio paralisi59

01/07/2010 Il Resto del Carlino - Ferrara

«L'attività delle lauree sanitarie prosegue»60

01/07/2010 Il Resto del Carlino - Macerata

Riforma dell'università, professori e studenti si preparano alla battaglia61

01/07/2010 Avvenire - Nazionale

Gelmini: rivedere la laurea triennale62

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01/07/2010 Il Giorno - Lodi

Sciopero bianco dei ricercatori, saltano i corsi63

01/07/2010 Il Giorno - Varese

Una filosofa varesina in cattedra alla Sorbona64

01/07/2010 Il Mattino - NAZIONALE

Università, linea dura dei prof sui tagli annunciata l'occupazione del rettorato65

01/07/2010 Il Secolo XIX - Nazionale

Università, occupazione alla Sapienza66

01/07/2010 Il Secolo XIX - Nazionale

Fannulloni? Arriva l'esame per i prof universitari67

01/07/2010 DNews - Bergamo

Gelmini: «La riforma entro ottobre» Nel mirino università e scuola media68

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA

9 articoli

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AL BAMBIN GESÙ L'arte di parlare ai piccoli malati Lo psicologo Gianni Biondi: «Più fiducia per ridurre il disagio» Fondamentale è il gioco di squadra tra medici,infermieri e genitori Francesco Di Frischia H a seguito bambini con il tumore, quelli scampati al terremoto dell'Abruzzo e feriti in incidenti stradali. Allevia

le paure dei piccoli malati con il dialogo, allenta le tensioni, li accoglie in ospedale, li ascolta e li accompagna

durante il percorso terapeutico. In una frase: sta vicino ai bimbi cercando di non farli sentire soli. Sono i

delicati compiti quotidiani di Gianni Biondi, direttore del servizio psicologico di pediatria dell'ospedale

Bambino Gesù.

«Meno informazioni hanno e più paura possono provare quando entrano in un reparto o in un ambulatorio -

ricorda l'esperto - e un grande problema emerge quando i piccoli trattengono le emozioni in un ambiente

estraneo». Ovviamente le notizie sulla malattia vanno date in modi diversi a seconda dell'età e sempre con la

fondamentale collaborazione dei genitori. «Conoscere la malattia per il bambino permette di vivere il ricovero

e le cure con meno tensioni - spiega Biondi -. Inoltre creare un rapporto di fiducia con l'equipe consente di

alleggerire il clima, spesso pesante, che devasta anche i familiari».

Rispondere alle domande dei piccoli ricoverati («perché ho dolore?», «cosa mi faranno?»), è un compito

difficile «che va svolto da personale specializzato - sottolinea lo psicologo - perché bisogna tentare ogni

strada per ridurre l'ansia e i timori». E questo percorso psicologico è ancora più difficile quando si preparano i

bimbi ad esami complessi o agli interventi chirurgici, specie i trapianti di organo. «In questi casi il gioco di

squadra tra medici, chirurghi, infermieri e psicologi, sempre affiancati dai genitori, è la chiave per superare

angosce e silenzi - osserva Biondi - perché, come molte ricerche fatte in Gran Bretagna hanno dimostrato,

nella psiche dei bambini possono insorgere traumi atroci causati da esperienze vissute in ospedale». In

sostanza, quando i piccoli si sentono soli, non basta l'affetto dei genitori, che spesso sono impreparati a

situazioni critiche che interessano la salute dei figli. E gli interventi psicologici sono molto utili anche al pronto

soccorso: «Quando il bambino fa i capricci in ospedale - aggiunge l'esperto - in realtà segnala sofferenza e

difficoltà sconosciute anche a lui, ma noi dobbiamo essere capaci di capire i suoi problemi e aiutarlo

intervenendo nel modo più tempestivo».

RIPRODUZIONE RISERVATA

01/07/2010 16Pag. Corriere della Sera - Moda_e_modi(diffusione:619980, tiratura:779916)

La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 01/07/2010 7

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CONVEGNO A BUSSANA Tabagismo Asl e medici ora passano al contrattacco Il fumo fa male. Anzi malissimo. Niente scuse, lo sanno tutti. Ma fa anche peggio di quanto si pensi e

solamente con una forza di volontà fuori del normale si riesce a smettere. Oppure con un valido aiuto medico

e psicologico. Ed è questo il senso del convegno organizzato dall'Asl su iniziativa del primario di

Pneumologia, Claudio De Michelis che si svolgerà sabato nell'Aula Magna del presidio di Bussana. La

riunione, nella quale si parlerà dei danni gravissimi del fumo (che non riguardano solamente il carcinoma al

polmone ma molte altre patologie comunque serissime e invalidanti) è finalizzata alla «specializzazione» di

medici, infermieri, assistenti sanitarie, psicologi, educatori professionali, e dirigenti scolastici. Dice De

Michelis: «Il danno alla salute pubblica causato dal fumo ha raggiunto livelli impressionanti. Basti pensare alla

crescita esponenziale delle malattie respiratorie e tumore del polmone, per le quali i componenti chimici del

fumo hanno una relazione diretta di causa-effetto. I costi umani e sociali sono pesantissimi, e il Sistema

Sanitario dei Paesi sviluppati impegna ingenti risorse per tentare di rimediare ai danni biologici. E' evidente

quanto investimenti nel settore della prevenzione siano indispensabili e non più differibili nel tempo».

01/07/2010 68Pag. La Stampa - Imperia(diffusione:309253, tiratura:418328)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 01/07/2010 8

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Autismo, nella Asl nasce l'osservatorio di STEFANIA MANGIA Alla Asl RmF nasce l'Osservatorio sull'autismo. Primo esempio nel Lazio e tra i pochi

nel resto d'Italia, la struttura è stata presentata alla stampa ieri mattina dallo stesso direttore generale,

Salvatore Squarcione, affiancato dai responsabili di tutti i dipartimenti interessati dal progetto (materno

infantile, età evolutiva, salute mentale). Presenti alcune rappresentative associazioni di genitori di soggetti

autistici (Angsa Lazio onlus, Asperger onlus). "Nato con delibera istitutiva del 20 aprile 2010 ed avallato da

quella del 31 maggio scorso del consiglio provinciale, l'Osservatorio risponde al bisogno di "assunzione di

dignità di tale disturbo evolutivo" manifestato dai genitori di ragazzi autistici, 92 (al di sotto dei 18 anni) quelli

censiti nei nostri quattro distretti Asl dove lavorano 32 operatori - ha spiegato Squarcione - Gli obiettivi? Fare

prevenzione divulgando il più possibile la conoscenza della problematica ed assicurando qualità (in

collaborazione attiva con mondo scientifico, associazionismo) ed appropriatezza (grazie al coinvolgimento dei

dipartimenti di salute mentale, materno infantile ed età evolutiva). Giuseppe Quintavalle e Maurizio Munelli

saranno rispettivamente direttore e vice dell'osservatorio già riunitosi due volte. Ci interessa la precocità della

diagnosi e quindi il conseguente rapido intervento in sinergia con tutte le Istituzioni, la scuole per prima. A tale

scopo saranno ricollocati fondi a nostra disposizione». «L'autismo è una patologia in aumento e da cui non si

guarisce - ha aggiunto Quintavalle - fondamentale la diagnosi precoce, già intorno ai 18 mesi. L'osservatorio

punta a non lasciare soli i genitori nella fase post adolescenziale, quando si sentono più abbandonati dalle

strutture di assistenza, attivando un percorso virtuoso che porti i ragazzi autistici fino al mondo del lavoro».

«Si accende una luce di speranza epopee vissute in solitudine da famiglie traumatizzate» ha detto Danilo

Pistillucci dell'Angsa. RIPRODUZIONE RISERVATA

30/06/2010 39Pag. Il Messaggero -  civitavecchia(diffusione:210842, tiratura:295190)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 01/07/2010 9

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Neo madri in difficoltà Ecco come sostenerle PORDENONE - (s.c.) Fa parte del progetto a sostegno alle mamme sole che prevede un supporto dalla

gestazione al post parto, la conferenza di oggi, alle 20.30, all'ex convento di San Francesco su "Dal disagio

psichico al disturbo psichiatrico nel post-partum: cosa possono fare lo psicologo e lo psichiatra e quando

diventa necessario consultarli».

Interverranno lo psicologo Antonio Lo Perfido e lo psichiatra Lucio Di Gennaro. La problematica affrontata va

nel segno della prevenzione al disagio e ai conseguenti comportamenti violenti delle madri che non reggono

le emozioni del parto, soprattutto se lasciate sole. «A volte si incontrano mamme in difficoltà più o meno

grave a entrare in contatto col proprio bambino - spiega la mediatrice famigliare, Loredana Colosimo - a

cogliere la vita emotiva del figlio. Madri che considerano la fame come unica causa del pianto, altre che, di

fronte a un bambino di un mese in lacrime ritengono di essere davanti a semplici capricci o vizi o, addirittura,

a pianti manipolatori, cioè per ottenere di essere presi in braccio».

La casistica a cui si trovano di fronte terapeuti è vastissima, fa sapere Colosimo riferendosi a madri che

pretendono dal lattante capacità di autoregolazione, che ancora non può avere, per esempio la capacità di

addormentarsi sempre da solo, di giocare in autonomia a lungo, di reggere la separazione, di reagire

positivamente alla visita medica.

© riproduzione riservata

30/06/2010 6Pag. Il Gazzettino - Pordenone(tiratura:114104)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 01/07/2010 10

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II libro «La memoria del testimone» tra psicologia e dialettica Come interrogare il testimone di un delitto o di un evento traumatico? È la domanda su cui si fonda «La

memoria del testimone», il libro dello psichiatra Antonio D'Ambrosio, presentato all'Università Suor Orsola

Benincasa. Capita frequentemente che per il testimone si utilizzi lo stesso atteggiamento che viene usato nei

confronti di un eventuale sospettato: questo, sostiene l'autore, finisce con il condizionare la qualità della

deposizione. «Il testimone - sostiene D'Ambrosio - deve essere invece l'elemento centrale dell'intervista

perché è colui che possiede le informazione correlate all'evento». Con uno stile scorrevole e senza tecnicismi

l'autore sviluppa il tema delle nuove ricerche sulla psicologia cognitiva e sulla memoria. La prefazione è di

Ron Fisher, che insegna presso la Florida International University. Alla presentazione erano presenti Piero

Avallone, presidente del Gup presso il Tribunale dei Minori di Napoli, il pm della Dda Alfonso D'Avino, Silvio

Lugnano, docente di Criminologia al Suor Orsola, il Capo della Squadra mobile Vittorio Pisani, l'avvocato

Carla Pansini e il giornalista Giuseppe Crimaldi.

01/07/2010 49Pag. Il Mattino - Ed. nazionale(diffusione:79573, tiratura:108314)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 01/07/2010 11

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Violenza sulle donne una rete di sostegno SILVIA CASAGRANDE Le donne hanno un nuovo alleato in Toscana: da settembre il Club Lions finanzierà un servizio di

accompagnamento legale e psicologico per le vittime di violenza. Si chiama «Dalla parte di Ipazia», in ricordo

della matematica trucidata dai fondamentalisti cristiani nel IV secolo, e si avvale del contributo di una rete di

avvocati e psicologi, soci del Lions o dell'Istituto di psicologia Forense di Firenze. Le donne che chiameranno

al numero verde del servizio, verranno prese in carico dagli operatori: entro le 24 ore incontreranno un

avvocato, che valuterà se richiedere misure cautelari o di far scattare una denuncia penale. Entro le 48 ore,

invece, avranno un colloquio con uno psicologo che le aiuterà ad affrontare le prime fasi del trauma. Il

percorso sarà completamente gratis per le utenti. L'assistenza legale durante una eventuale causa e

l'accesso a una serie di sedute psicologiche terapeutiche saranno invece a pagamento. Ma i professionisti

concorderanno le parcelle con i Lions e sarà istituito un fondo di solidarietà per venire incontro alle donne in

difficoltà economica. Fondo che verrà incrementato di anno in anno con eventi di beneficenza.

01/07/2010 7Pag. L Unita - Firenze(diffusione:54625, tiratura:359000)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 01/07/2010 12

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Sanità Sostegno psicologico ai malati di tumore Un Gruppo di Sostegno Psicologico è stato varato dalla Lilt di Taranto. Esso consiste in una serie di incontri

di gruppo condotti da un esperto psicologo. Il gruppo rappresenta un luogo protetto di discussione e di

confronto tra persone che condividono sofferenze e disagi legati ad uno stesso problema. «La malattia

oncologica - dicono i referenti locali della Lilt - entra violentemente nella vita, inducendo un forte senso di

incertezza. In questo scenario, ciò che il gruppo offre è la sensazione di "non essere più soli". Agli incontri di

gruppo possono partecipare le persone che hanno ricevuto recentemente (massimo da 12 mesi) una

diagnosi di malattia oncologica e rientrano in specifici criteri diagnostici psicologici ed oncologici (malattia in

stadio iniziale, in fase non metastatica). I gruppi saranno composti da un massimo di 10 partecipanti e gli

incontri avranno cadenza sett imanale. Info: 099. 9945778 o tramite e-mail al l ' indir izzo  

[email protected] t

30/06/2010 8Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Taranto(tiratura:63756)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 01/07/2010 13

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ATTUALITÀ FAMIGLIA IN VACANZA CON I FIGLI Tutti insieme, lentamente È il tempo per vivere le relazioni di sempre in modo speciale, tra genitori e con i ragazzi. E anche i problemidegli adolescenti, dagli orari alle compagnie, si possono risolvere. Con il buonsenso. RENATA MADERNA, SIMONETTA PAGNOTTI, PINO PIGNATTA E ORSOLA VETRI Una buona prova potrebbe essere pensare alle vacanze dell'anno scorso e porsi insieme, genitori e figli

seduti intorno al tavolo, alcune domande del genere: quale è stato il momento migliore? Quando vi siete

sentiti bene? E per contro: vi ricordate un giorno che avreste voluto vivere diversamente? Quale errore non

rifareste? Anche a voi potrebbe accadere di rimanere sorpresi di fronte alle vostre stesse riflessioni, perché

potreste scoprire di aver gustato particolarmente una chiacchierata con la vostra bambina fatta di tante

confidenze durante un trasferimento in automobile o due tiri al pallone improvvisati con vostro figlio nel prato

di casa. Mentre, non di rado, tanti momenti di tensione nascono dal bisogno di riempire le giornate di mille

cose, quasi si dovesse completare l'album delle figurine delle emozioni, per un malinteso obbligo a divertirsi a

tutti i costi. Mentre forse, prima di tutto, basterebbe cominciare a rallentare. R.M. Consigli che valgano per

tutti, inutile dirlo, non se ne possono dare, tante sono le differenze tra famiglie, situazioni, età dei figli,

atteggiamenti dei medesimi. Ma rimane il desiderio di chiedere agli esperti che ogni settimana regalano

suggerimenti preziosi nelle pagine di Famiglia Cristiana dedicate a Essere genitori almeno qualche "dritta"

che aiuti a evitare di tornare dalle vacanze più inquieti di prima. «Le vacanze sono il momento in cui si vivono

le relazioni di sempre in modo speciale», sottolinea Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta, papa di 4 figli. «È

uno splendido momento per dare testimonianza di sé in un modo ben diverso da quello del tempo del lavoro,

a patto che non lo si riempia troppo organizzando ogni attimo». Nello stesso modo occorre che il tempo per

stare insieme senza affanno ci sia e non sia ridotto a qualche momento serale, come accade in certi villaggi

in cui i bambini rimangono affidati agli animatori dal mattino alla sera, pranzo compreso: «È importante

occuparsi dell'intrattenimento dei bambini ma non delegarli per lunga parte della giornata ricalcando la

situazione dell'anno scolastico. Occorre trovare la giusta misura tra le attività con gli altri bambini e il tempo

trascorso insieme a mamma e papa, momenti speciali da riservare anche quando ci si muove con molti amici.

Sarebbe bene valorizzare il luogo specifico della vacanza, evitando di fermarsi nello spazio finto

dell'intrattenimento, di fare tanti "giochi aperitivo" e non una bella camminata lungo la spiaggia». I molti che

conoscono e apprezzano i libri di Alberto Pellai e i suoi interventi a Radio24 nel programma Questa casa non

è un albergo sanno che le sue riflessioni sulla vita familiare vertono spesso anche sul rapporto di coppia, che

non va trascurato, o peggio ancora, dimenticato: «Le vacanze sono un'ottima occasione per testimoniare ai

figli un altro modo di stare insieme con il proprio compagno. I gesti, le parole, il ritmo rallentato degli adulti

interpretano al meglio l'educazione affettiva. Anche per questo motivo sono sconsigliabili le cosiddette

"vacanze staffetta" che alcuni genitori scelgono, prendendo le ferie a turno per coprire un periodo di vacanza

dei figli più lungo possibile». Pellai ha suggerito di riflettere sulle fotografie che ricordano a chi è genitore oggi

i momenti della propria infanzia: «C'è da scommettere che la maggior parte delle immagini che ritraggono le

famiglie insieme siano delle vacanze o al massimo del periodo natalizio. In questa memoria ci rendiamo

conto come noi stessi abbiamo compreso l'amore dei nostri genitori per noi, ma anche tra di loro, proprio in

quei momenti rilassati e tranquilli». Il dottor Pellai medico raccomanda anche di non portare al mare i bambini

che sono già nervosi durante l'anno, prefenrendo magari per i più piccoli ambienti freschi e più rilassanti

come la montagna, e soprattutto di non lasciarsi andare ad abbuffate favorite dai pantagruelici buffet offerti da

molti alberghi e strutture. «Alcuni», spiega, «sono luoghi di diseducazione alimentare ma, forse peggio, di

comportamenti sbagliati in senso più generale: basta osservare lo spreco di quei piatti riempiti di tutto e poi

abbandonati quasi pieni dal solito bambino inappetente oppure semplicemente maleducato». I punti su cui

interrogarsi, come si vede, sono numerosi per i genitori dei bambini, ma diventano talvolta anche più brucianti

se si ascoltano mamma e papa degli adolescenti e dei ragazzi più grandi. «Questi genitori», rac conta lo

01/07/2010 36Pag. Famiglia Cristiana - N.27 - 4 luglio 2010(diffusione:587400, tiratura:685739)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 01/07/2010 14

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psicologo Osvaldo Poli, che ogni settimana scrive per il nostro giornale la rubrica Un adolescente in casa,

«hanno generalmente due problemi: trovare qualcosa di interessante e di "costruttivo" da far fare ai figli e

avere un certo controllo sulle loro "frequentazioni"». Sul primo fronte la ricerca diventa persino spasmodica:

estate parrocchiale, centro giochi, esperienza nell'oasi naturalistica, campus vari, viaggio in Inghilterra.

«Piuttosto che vedere i figli trascinarsi dal computer alla Tv, perfettamente conformati al divano, si inventa di

tutto. È tipico il genitore che dice: "Qualunque cosa piuttosto che distesi tutto il giorno". Un atteggiamento, tra

qualche minaccia e qualche blandizia, da capire perché sono molto diffusi i "gattoni di marmo" che hanno

bisogno di situazioni strutturate per vivere il periodo in modo costruttivo». Pure sul fronte del controllo delle

amicizie, la frenesia del genitore preoccupato è significativa anche se di solito la verifica è indiretta: «Si

ricorre ad ascoltare casualmente le telefonate, a intercettare per caso il messaggio sul Pc lasciato acceso, al

porre una domanda di verifica all'amico per conoscere la sua versione dei fatti. Tutto normale, anche perché

non si può fare diversamente. Avere un'idea di chi frequenti è doveroso e stabilire delle regole sull'orario di

rientro è un classico, un vero tormentone che tocca tutti». Ma anche in questo compito come è possibile

trovare una giusta misura senza trasformarsi in una sorta di investigatore privato, immancabilmente fallito? «Il

grado di fiducia di ogni genitore risulta da una complessissima equazione», spiega il comprensivo Osvaldo

Poli. «Tiene conto del risultato scolastico, dei comportamenti precedenti e della generale affidabilità del

ragazzo, del suo bisogno di "socializzare" e di superare la sua timidezza, piuttosto che dell'essere "trattenuto"

dal buttarsi in ogni esperienza». La valutazione contemporanea di tutti questi fattori - genitori udite udite e

riprendete coraggio - rende capaci di avere buonsenso nel concedere o limitare e gestire il braccio di ferro

sull'orario: «Se le richieste non sono esagerate vai la pena di non essere troppo fiscali. Mezz'ora la cede il

ragazzo, mezz'ora il genitore. Meglio una soluzione "abbastanza condivisa" che una imposizione assoluta,

opportuna solo per richieste davvero esorbitanti». Ovviamente rientrerà non un minuto prima di quanto

concordato: «II genitore farà finta di non essersi accorto e, quando il figlio penserà di poter trasgredire

regolarmente ("tanto non mi dicono niente"), lo richiamerà con vibranti argomentazioni. È una storia infinita.

Ma la saggezza indurrà a dare il giusto peso alle cose: "In fondo è un bravo ragazzo. È rispettoso, aiuta in

famiglia...". 0 no? Morale: se dobbiamo fare una discussione severa, riserviamola a cose importanti». delle

famiglie ha fatto una vacanza di almeno 4 giorni insieme ai figli, lo scorso anno

PASSO TUTTO L'ANNO A OCCUPARMI DEI MIEI DUE FIGLI: UN MASCHIO DI 12 E UNA FEMMINA DI 9

ANNI. SCUOLA, COMPITI, ACCOMPAGNAMENTI VARI, E POI BADO ALLA CASA. UNA FATICA! PER

QUESTO, SIN DA QIJANDO ERANO PICCOLI, PER LA SCELTA DELLE VACANZE CERCO SEMPRE UN

VILLAGGIO CON JUNIOR CLUB. Mio MARITO È D'ACCORDO. LI ISCRIVO A TUTTE LE ATTIVITÀ. CI

VANNO VOLENTIERI, ANCHE PERCHÉ CONOSCONO ALTRI RAGAZZI. IO LI RIVEDO SOLO LA SERA

QUANDO MANGIAMO INSIEME. VALENTINA, 42 ANNI

64 dei casi: la meta preferita è il mare

È INIZIATO CON I BAMBINI PICCOLI. AFFITTAVAMO UNA CASA CON ALTRE DUE 0 TRE COPPIE DI

AMICI AL PRIMO FIGLIO. NESSUN LITIGIO. ADESSO SONO PASSATI QUASI 13 ANNI DA ALLORA. I

GRANDI SONO ADOLESCENTI E SIAMO CIRCA 5 O 6 FAMIGLIE TUTTE CON TRE FIGLI. OGNI ESTATE

PASSIAMO INSIEME ALMENO DUE SETTIMANE, A GENNAIO COMINCIAMO A PENSARE AL POSTO,

QUASI SEMPRE AL MARE, POI CERCHIAMO LE SISTEMAZIONI (ORMAI È IMPENSABILE STARE TUTTI

INSIEME). PER I RAGAZZI SONO LE VACANZE PIÙ BELLE. È CAPITATO CHE FOSSERO ANCHE 18

TRA BAMBINI E RAGAZZI. UNA VERA TRIBÙ: VIVONO LIBERI E MOLTO AUTONOMI. 1 PICCOLI

SEGUONO I PIÙ GRANDI CHE SI PRENDONO CURA DI LORO. SPESSO MANGIANO TUTTI INSIEME E

NOI GENITORI... AL RISTORANTE. M A SOPRATTUTTO CI RIPOSIAMO. ISABELLA, 45 ANNI

14% delle famiglie non ha fatto vacanze nel 2009

Foto: DALL'ALTO: ALBERTO PELLAI, MEDICO E PSICOTERAPEUTA; OSVALDO POLI, PSICOLOGO E

PSICOTERAPEUTA.

01/07/2010 36Pag. Famiglia Cristiana - N.27 - 4 luglio 2010(diffusione:587400, tiratura:685739)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 01/07/2010 15

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DA TRIESTE UN PERCORSO PER UN CODICE DEONTOLOGICO Una Carta etica per i giornalisti: così si racconta la salute mentale MARZIO BARTOLONI Sono trascorsi cinquant'anni dalla storica assemblea di Gorizia, in cui Franco Basaglia restituì la parola e la

dignità di pensiero alle persone con disagio mentale. E ora da Trieste - dove nei giorni scorsi si è svolto un

forum interamente curato da persone e associazioni che si occupano di disagio mentale all'insegna dello

slogan «impazzire si può, ma anche guarire si può» - arriva un nuovo passo per proteggere quella dignità

recuperata in tanti anni e con tanta fatica. Si tratta del primo codice deontologico per i giornalisti che si

occupano di notizie riguardanti cittadini con disturbo mentale e in generale di questioni legate alla salute

mentale. La «Carta di Trieste» è stata firmata nel capoluogo giuliano dall'Ordine dei giornalisti e dalla

Federazione nazionale della stampa italiana, che hanno colto l'invito dell'Organizzazione mondiale della

Sanità a sostenere la lotta ai pregiudizi. La Carta invita i giornalisti italiani a «usare termini appropriati, non

lesivi della dignità umana per definire il cittadino con disturbo mentale» ed evitare «forme di identificazione»,

che «potrebbero risultare dannosi per la persona». Nel documento si spiega che vanno evitati termini giuridici

approssimativi o interpretazioni pietistiche, va tutelata la privatezza e promosso il racconto di «esperienze

positive improntate alla speranza». Attenzione particolare viene dedicata ai casi di suicidi. Infine, la Carta di

Trieste evidenzia l'importanza delle parole scelte per descrivere le persone con un problema di salute

mentale: non dunque, a esempio, «depressa», bensì «donna che soffre di depressione». Il testo, che segue

gli esempi della Carta di Treviso per l'informazione sui minori e di quella di Roma sui migranti, verrà affinato

nei prossimi mesi attraverso un percorso a cui parteciperanno operatori dell'informazione e medici. «Da

tempo sentiamo la necessità di migliorare l'informazione intorno a questi temi - spiega Peppe dell'Acqua ,

psichiatra triestino e uno dei discepoli di Basaglia -, temi che tuttora, a ben trent'anni dalla legge 180, faticano

a trovare le parole per essere comunicati, raccontati nel rispetto della dignità delle persone e della verità dei

fatti». «L'essenza del nostro lavoro - ribadisce Roberto Natale , presidente della Federazione nazionale della

Stampa - è l'uso corretto della parola. Che si parli di disagio mentale, di immigrazione e di problemi

dell'infanzia, dobbiamo accrescere la nostra capacità come giornalisti e renderci conto delle conseguenze

che le parole, che talvolta noi usiamo con superficialità, possono avere nella vita di chi ci legge e di chi ci

ascolta». ? ? ? ? ? ? Alcune domande che il giornalista deve farsi I termini usati sono appropriati o in qualche

misura non pertinenti od offensivi per il cittadino al centro dei fatti o per altre persone che vivono analoghe

esperienze di disturbo mentale? Il titolo, l'eventuale locandina e le immagini dell'articolo sono offensive per il

cittadino al centro dei fatti o per altre persone che vivono analoghe esperienze di disturbo mentale? È

rilevante ai fini della completezza dell'informazione riportare il nome del cittadino, e altri dati che lo

identificano (dove abita, che lavoro svolge ecc.), anche con l'uso di immagini (fotografie, illustrazioni,

caricature)? È rilevante ai fini della completezza dell'informazione precisare che il cittadino in questione ha un

disturbo mentale? Se nella notizia è rilevante il peso del disturbo mentale, nell'articolo sono riportate le

opinioni e i commenti di un operatore esperto della salute mentale o di un'altra persona con disturbo mentale

citata nell'articolo o di una associazione di persone con disturbo mentale e loro familiari? Ai familiari del

cittadino è stata data la possibilità di fare una dichiarazione?

30/06/2010 19Pag. Il Sole 24 Ore Sanita' - N.25 - 29 giugno 2010(tiratura:30000)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 01/07/2010 16

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI

5 articoli

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Il presidente di Confprofessioni fa il punto sul riordino del mondo delle professioni Troppe proposte. Nessuna riforma Stella: l'eccesso di iniziative ingolfa i lavori parlamentari Dagli stati generali convocati a metà aprile dal guardasigilli Alfano fino a oggi sono state depositate alla

Camera almeno otto proposte (vedi box in pagina), che mirano a regolamentare il settore. «Tutte valide e

tutte inutili», spiega il presidente di Confprofessioni Gaetano Stella, «perché nessuno sembra seriamente

intenzionato ad affrontare il nodo principale delle attività intellettuali: chi tutela gli interessi dei professionisti e

chi quello dei cittadini». Domanda. Troppa carne sul fuoco? Risposta. Esatto, ma il guaio è che si sente solo

la puzza di bruciato. D. In che senso? R. Sono più di trent'anni che i vari governi hanno proposto la loro

ricetta per mettere ordine nel sistema delle professioni e il risultato è sotto gli occhi di tutti: abbiamo un

sistema ordinistico che invece di tutelare gli interessi generali dei cittadini rispetto alla qualità della

prestazione professionale sta tentando di rappresentare gli interessi dei loro iscritti per insediarsi su tutti i

tavoli istituzionali e guadagnare fette di potere. D. Più volte Confprofessioni ha sollevato il rischio di un con

itto di interessi in capo agli ordini, censori e tutori dei professionisti. R. Sì, ma qui tutti fanno orecchie da

mercanti. Gli interessi politici ed economici in gioco sono enormi: gli ordini sono diventati una lobby

potentissima che non ha alcuna intenzione di cedere posizioni. Così, la pressione sulla classe politica sta

diventando insopportabile. D.E da qui la moltiplicazione delle proposte di riforma... R.È l'effetto più

macroscopico del problema. Se guardiamo al microscopio che cosa sta succedendo nel sistema delle

professioni c'è da mettersi le mani nei capelli. D. Che cosa sta accadendo? R. Si stanno consumando

battaglie fratricide per accaparrarsi nuove competenzee nuove fette di mercato. Attenzione, qui non stiamo

parlando di attività non regolamentate, ma di professioni ordinistiche che cercano, e molto spesso ci riescono,

di allargare il loro bacino di attività a scapito di altri professionisti. Giusto per fare un esempio. D. Che altro

succede? R. Ci sono ordinamenti professionali che in nome di un'asserita semplifi cazione sono pronti a

strapparsi di mano i giovani che si affacciano al mondo della libera professione. Tutto questo non potrà mai

essere codificato dentro una riforma di principi generali buoni per tutte le stagioni. D. Teme che i veti

incrociati degli ordini impediranno una riforma compiuta? R. Il dubbioè venuto anche all'onorevole Nino Lo

Presti, autore di una proposta di legge sicuramente condivisibile, ma il punto è un altro. D. Quale? R. Ogni

politico prova a metterci una pezza, ma nessuna riforma potrà mai esaltare il ruolo propulsivo dei liberi

professionisti nel contesto economicoe sociale del Paese. Si continuaa guardare al mondo delle attività

intellettuali per compartimenti stagni: ognuno tira l'acqua al proprio mulino, senza badare al gioco di squadra.

La frammentazione del sistemaè la bara del riconoscimento politico dei liberi professionisti. D. Parole forti...

R. Eppure è così. Pur di difendere le posizioni, si continua a negare la visione unitaria di una forza sociale

che ha già in sé i cromosomi per rappresentare, insieme ai sindacati e alla Confi ndustria, una parte rilevante

del Paese che produce il 12.5% del pil. D. A che cosa si riferisce? R. Il sistema professionale è composto da

una pluralità di soggetti (ordini, casse, associazioni sindacali) che si propongono e si sovrappongono in ogni

occasione. Su ogni materia che sfi ora le professioni intellettuali c'è una continua invasione di campo che

disorienta i cittadini e anche i più accorti politici, che cadono nella solita trappola della rappresentanza. Capita

così che per promuovere un'iniziativa legislativa magari tesa a tutelare gli interessi dei professionisti sia dia

voce solo a chi è tenuto costituzionalmente a difendere gli interessi dei cittadini. Non deve funzionare così D.

Ma se la riforma delle professioni prevedesse il riconoscimento di parte sociale degli ordini il problema

sarebbe risolto. R. Accolgo la provocazione. Ma al di là dei rilievi di incostituzionalità, come dovremmo

valutare per esempio un ordine professionale, organo dello Stato che fa capo al ministero della Giustizia, che

sciopera contro un provvedimento del Governo che penalizza i professionisti? D.E allora da dove si deve

ripartire per sancire il pieno riconoscimento politico delle professioni? R. Da quello che già esiste, ovvero dal

Contratto collettivo di categoria fi rmato da Confprofessioni che, forse è il caso di ribadirlo, raccoglie 15 sigle

01/07/2010 23Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 01/07/2010 18

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associative del comparto professionale suddivise in quattro aree: ambiente e territorio, diritto e giustizia,

economiae lavoro, sanitàe salute. Fin dal 1966 Confprofessioni è la principale organizzazione di

rappresentanza dei liberi professionisti, dei titolari degli studi, dei giovani e futuri professionisti. Già oggi

discute e risolve i problemi economici delle categorie nel rapporto con le controparti negoziali nelle relazioni

con le istituzioni fi nanziarie e in quelle con le istituzioni politiche comunitarie nazionali e territoriali a tutti i

livelli. D. Torniamo al contratto. R. In virtù del Ccnl degli studi professionali, dal 2001 Confprofessioni è stata

riconosciuta parte sociale dal governo, che le ha attribuito rilevanza economica e sociale al tavolo della

concertazione. Oggi Confprofessioni è la forza sociale dei liberi professionisti. Può non piacere, ma è un fatto.

D. E dove sta il problema? R. Paghiamo la miopia di un sistema che non vuole crescere. Paradossalmente, il

Governo riconosce la valenza sociale e politica del comparto attraverso Confprofessioni; il sistema ordinistico

professionale, invece, continua a non accorgersi di avere al suofi anco un organismo che mira alla qualifi

cazione e alla promozione delle attività intellettuali presso le tutte le sedi istituzionali e politiche. D. Ma così si

blocca lo sviluppo del sistema professionale? R. Diciamo che lo rallenta, ma non potrà bloccare un processo

che sta arrivando alla sua maturazione. Non si può fermare, infatti, l'unico movimento che, per libera

adesione, rappresenta tutte le anime del comparto professionale italiano a Bruxelles come a Roma, dalle

Regioni all'Inps, dal Cnel fi no alle camere di commercio. Perché laddove servirà il contributo di idee dei

professionisti, laddove bisognerà difendere gli interessi di tuttii professionisti, là ci sarà sempre

Confprofessioni.

01/07/2010 23Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 01/07/2010 19

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Il segretario generale della Cisal Francesco Cavallaro: la gerontocrazia causa immobilismo La questione giovanile è priorità Per il futuro occorre generare un'innovazione a tutto campo «Esaminando gli studi e le statistiche relative alla disoccupazione giovanile, l'articolo 1 della Costituzione

italiana rischia di diventare anacronistico e infondato. Tutt'al più, utopistico. L'Italia è una repubblica

democratica... ma che sia ancora fondata sul lavoro, sul valore prioritario, il diritto inalienabile e ineludibile del

lavoro, è oggi del tutto discutibile». Il segretario generale della Cisal, Francesco Cavallaro, ironizza, ma mette

decisamente in guardia su disoccupazione, precariato e salari inadeguati: seri fattori di disagio con cui

devono confrontarsi i giovani che si affacciano sul mercato del lavoro nel nostro paese. Per di più, senza che

azioni e indirizzi delle classi dirigenti lascino intravedere una qualche inversione di tendenza. «La questione

giovanile», spiega Cavallaro, «raramente viene posta in agenda e sotto la lente d'ingrandimento della politica.

Le iniziative sono ancora fortemente legate alle contingenze, alle emergenze: non proprio costruite su

prospettive di lungo termine. Peraltro, si stenta a considerare le politiche giovanili vere priorità dell'economia,

indugiando su aspetti afferenti altre aree, pure importanti: del tipo sociologico, psicologico, formativo. Mentre

il confronto riguarda problematiche che investono varie sfere della vita pubblica del paese e hanno pesanti e

concrete ricadute sui destini sociali delle famiglie. C'è poi un altro, gravissimo e peculiare problema in cui

purtroppo l'Italia sembra essersi irrimediabilmente cacciata: l'immobilismo sociale, la resistenza al ricambio

generazionale, l'egoismo delle caste, l'esclusione dei giovani dalle realtà e dagli incarichi che contano». Da

una recente indagine promossa dal Forum nazionale dei giovani e dal Cnel, in collaborazione con Unicredit,

sul ricambio generazionale in politica, nel mondo delle libere professioni e nelle università (raccolta nel

volume, a cura di Marta Simoni: URG! Urge ricambio generazionale, Rubbettino) emerge infatti un quadro

allarmante. Le conseguenze della «gerontocrazia» italiana si fanno sentire a vari livelli, col risultato generale

che la proverbiale carica di innovazione delle giovani generazioni risulterebbe addirittura neutralizzata,e la

complementare e non sibillina idea che, alla lunga, ciò potrebbe alimentare un vero con itto fra generazioni.

«Lo spaccato della gioventù italiana», si legge nel volume, «è permeato da una forte insicurezza individuale e

sociale: i giovani, seppur capaci e meritevoli, a fatica riescono ad affermarsi ed emanciparsi dalla propria

famiglia prima dei quarant'anni. Né sono nelle condizioni di poter incidere sulle scelte politiche, economiche e

sociali della nazione, essendo esclusi da tutti i cosiddetti circuiti del potere». Stando ai dati Istat, negli ultimi

anni il passaggio al lavoro dipendente è diventato realtà solo per un giovane collaboratore su cinque (22,6%).

Il problema di un'assenza di ricambio generazionale investe comunque tutti i settori della vita sociale del

paese, compreso quello della politica. In parlamento, dal 1992 a oggi, i deputati under35 non hanno mai

raggiunto la soglia del 10%, fatta eccezione per la XII Legislatura (12,4%), quella, non a caso, del dopo-

Tangentopoli, con i partiti che hanno provato a rispondere alla domanda di cambiamento proveniente dalla

società. Timore svanito già nella XIII Legislatura (1996-2001) con i deputati giovani-adulti tornati all'8,2%.

Anche nei territori le cose non vanno granché. Negli ultimi 15 anni la presenza dei consiglieri assessori e

presidenti «young» nelle regioni è scesa dal 5,2% al 3,9%. Comuni e province, pur in presenza di percentuali

più elevate, rivelano analoga tendenza. «I cinquantenni/sessantenni», si legge nel rapporto, «escludono i

giovani non solo dal sistema politico, ma anche dal mondo accademico: un sistema di cooptazione non

sempre meritocratico, concorsi poco trasparenti e precariato tendono ad essere la triste regola nel mondo

dell'Accademia». I dati del ministero dell'istruzione rivelano i numeri dell'anomalia italiana: età media dei

docenti universitari 51 anni (considerando solo gli ordinari, i docenti all'apice della carriera, l'età media

raggiunge i 59). La metà dei professori di prima fascia ha superato i 60 anni. Otto docenti su 100 hanno oltre

70 anni.I giovani sono insomma pochissimi: il 7,6%. La stessa marginalità si rivela nel mondo delle

professioni prese in considerazione dallo studio: giornalismo, medicina, avvocatura e notariato. L'età media

dei giornalisti professionisti è per esempio di ben 54 anni; quella dei pubblicisti, di 52. Anche l'età media dei

praticanti, 36 anni, è certo elevata rispetto a quella che dovrebbe avere chi si affaccia al mondo del lavoro.

01/07/2010 26Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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Neppure i dati sull'età dei medici iscritti all'Albo professionale sono confortanti: nel 2007 i camici bianchi con

non più di 35 anni sono poco meno del 12%. Tra i notai «blindare» ai giovani è poi una prassi: numero

chiuso, pensione a 75 anni e selettività dei concorsi sono fattori che ostacolano. Con l'83,8% di professionisti

over 40, si confermano categoria chiusa. «Di fronte a questi inequivocabili e sconfortanti dati», dichiara

Cavallaro, «la strada da percorrere sembra effettivamente quella suggerita dal libro: meritocrazia e libertà di

competere. I giovani sono in nuce un potenziale di sviluppo, una porzione di futuro. Favorire la loro crescita,

dare loro le giuste possibilità, vuol dire aprire al domani. Viceversa, ignorare le loro esigenze, le aspettative, il

desiderio di innovazione e cambiamento potrebbe signifi care la definitiva condanna dell'Italia a una staticità

che, prima o poi, produrrà con itto e perdita di coesione oltre che di competitività. Il nostro sindacato non può

restare insensibile a una questione tanto rilevante, e a breve presenterà alcune iniziative per far nuova luce

sull'argomento e identifi care correttivi e soluzioni di legge».

01/07/2010 26Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 01/07/2010 21

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Il presidente di Confprofessioni fa il punto sul riordino del mondo delle professioni Troppe proposte. Nessuna riforma Stella: l'eccesso di iniziative ingolfa i lavori parlamentari Dagli stati generali convocati a metà aprile dal guardasigilli Alfano fino a oggi sono state depositate alla

Camera almeno otto proposte (vedi box in pagina), che mirano a regolamentare il settore. «Tutte valide e

tutte inutili», spiega il presidente di Confprofessioni Gaetano Stella, «perché nessuno sembra seriamente

intenzionato ad affrontare il nodo principale delle attività intellettuali: chi tutela gli interessi dei professionisti e

chi quello dei cittadini».Domanda. Troppa carne sul fuoco?Risposta. Esatto, ma il guaio è che si sente solo la

puzza di bruciato.D. In che senso? R. Sono più di trent'anni che i vari governi hanno proposto la loro ricetta

per mettere ordine nel sistema delle professioni e il risultato è sotto gli occhi di tutti: abbiamo un sistema

ordinistico che invece di tutelare gli interessi generali dei cittadini rispetto alla qualità della prestazione

professionale sta tentando di rappresentare gli interessi dei loro iscritti per insediarsi su tutti i tavoli

istituzionali e guadagnare fette di potere.D. Più volte Confprofessioni ha sollevato il rischio di un conflitto di

interessi in capo agli ordini, censori e tutori dei professionisti. R. Sì, ma qui tutti fanno orecchie da mercanti.

Gli interessi politici ed economici in gioco sono enormi: gli ordini sono diventati una lobby potentissima che

non ha alcuna intenzione di cedere posizioni. Così, la pressione sulla classe politica sta diventando

insopportabile. D. E da qui la moltiplicazione delle proposte di riforma...R. È l'effetto più macroscopico del

problema. Se guardiamo al microscopio che cosa sta succedendo nel sistema delle professioni c'è da

mettersi le mani nei capelli.D. Che cosa sta accadendo?R. Si stanno consumando battaglie fratricide per

accaparrarsi nuove competenze e nuove fette di mercato. Attenzione, qui non stiamo parlando di attività non

regolamentate, ma di professioni ordinistiche che cercano, e molto spesso ci riescono, di allargare il loro

bacino di attività a scapito di altri professionisti. Giusto per fare un esempio.D. Che altro succede?R. Ci sono

ordinamenti professionali che in nome di un'asserita semplificazione sono pronti a strapparsi di mano i

giovani che si affacciano al mondo della libera professione. Tutto questo non potrà mai essere codificato

dentro una riforma di principi generali buoni per tutte le stagioni.D. Teme che i veti incrociati degli ordini

impediranno una riforma compiuta?R. Il dubbio è venuto anche all'onorevole Nino Lo Presti, autore di una

proposta di legge sicuramente condivisibile, ma il punto è un altro.D. Quale?R. Ogni politico prova a metterci

una pezza, ma nessuna riforma potrà mai esaltare il ruolo propulsivo dei liberi professionisti nel contesto

economico e sociale del Paese. Si continua a guardare al mondo delle attività intellettuali per compartimenti

stagni: ognuno tira l'acqua al proprio mulino, senza badare al gioco di squadra. La frammentazione del

sistema è la bara del riconoscimento politico dei liberi professionisti.D. Parole forti...R. Eppure è così. Pur di

difendere le posizioni, si continua a negare la visione unitaria di una forza sociale che ha già in sé i

cromosomi per rappresentare, insieme ai sindacati e alla Confindustria, una parte rilevante del Paese che

produce il 12.5% del pil.D. A che cosa si riferisce?R. Il sistema professionale è composto da una pluralità di

soggetti (ordini, casse, associazioni sindacali) che si propongono e si sovrappongono in ogni occasione. Su

ogni materia che sfiora le professioni intellettuali c'è una continua invasione di campo che disorienta i cittadini

e anche i più accorti politici, che cadono nella solita trappola della rappresentanza. Capita così che per

promuovere un'iniziativa legislativa magari tesa a tutelare gli interessi dei professionisti sia dia voce solo a chi

è tenuto costituzionalmente a difendere gli interessi dei cittadini. Non deve funzionare cosìD. Ma se la

riforma delle professioni prevedesse il riconoscimento di parte sociale degli ordini il problema sarebbe

risolto.R. Accolgo la provocazione. Ma al di là dei rilievi di incostituzionalità, come dovremmo valutare per

esempio un ordine professionale, organo dello Stato che fa capo al ministero della Giustizia, che sciopera

contro un provvedimento del Governo che penalizza i professionisti?D. E allora da dove si deve ripartire per

sancire il pieno riconoscimento politico delle professioni?R. Da quello che già esiste, ovvero dal Contratto

collettivo di categoria firmato da Confprofessioni che, forse è il caso di ribadirlo, raccoglie 15 sigle associative

del comparto professionale suddivise in quattro aree: ambiente e territorio, diritto e giustizia, economia e

01/07/2010 29Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 01/07/2010 22

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lavoro, sanità e salute. Fin dal 1966 Confprofessioni è la principale organizzazione di rappresentanza dei

liberi professionisti, dei titolari degli studi, dei giovani e futuri professionisti. Già oggi discute e risolve i

problemi economici delle categorie nel rapporto con le controparti negoziali nelle relazioni con le istituzioni

finanziarie e in quelle con le istituzioni politiche comunitarie nazionali e territoriali a tutti i livelli. D. Torniamo al

contratto.R. In virtù del Ccnl degli studi professionali, dal 2001 Confprofessioni è stata riconosciuta parte

sociale dal governo, che le ha attribuito rilevanza economica e sociale al tavolo della concertazione. Oggi

Confprofessioni è la forza sociale dei liberi professionisti. Può non piacere, ma è un fatto.D. E dove sta il

problema?R. Paghiamo la miopia di un sistema che non vuole crescere. Paradossalmente, il Governo

riconosce la valenza sociale e politica del comparto attraverso Confprofessioni; il sistema ordinistico

professionale, invece, continua a non accorgersi di avere al suo fianco un organismo che mira alla

qualificazione e alla promozione delle attività intellettuali presso le tutte le sedi istituzionali e politiche.D. Ma

così si blocca lo sviluppo del sistema professionale?R. Diciamo che lo rallenta, ma non potrà bloccare un

processo che sta arrivando alla sua maturazione. Non si può fermare, infatti, l'unico movimento che, per

libera adesione, rappresenta tutte le anime del comparto professionale italiano a Bruxelles come a Roma,

dalle Regioni all'Inps, dal Cnel fino alle camere di commercio. Perché laddove servirà il contributo di idee dei

professionisti, laddove bisognerà difendere gli interessi di tutti i professionisti, là ci sarà sempre

Confprofessioni.

01/07/2010 29Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 01/07/2010 23

Page 24: CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Psicologi Campania · 01/07/2010 Il Mattino - NAZIONALE «La memoria del testimone» tra psicologia e dialettica 11 ... Sviluppo, la Giunta pensa a

È partita la fase in cui la trasmissione dovrebbe avvenire solo telematicamente ma senza sanzioni Certificati on line, collaudo difficile Ritardi nella consegna dei Pin e blocchi del sistema - A rischio la deadline del 19 luglio Il collaudo è partito: dal 19 giugno, ma soltanto in teoria, tutti i certificati malattia per i dipendenti pubblici e

privati dovrebbero viaggiare on line. Nessuna sanzione scatterà però fino al 19 luglio, la deadline che

spaventa i medici. Il condizionale è d'obbligo, perché questo mese rappresenta una prova generale

nient'affatto scontata. E non è escluso che la data spartiacque possa essere prorogata, nel caso in cui il

collaudo dovesse rivelarsi un flop. Se il buongiorno si vede dal mattino, la proroga è ben più di una remota

possibilità. Soltanto la scorsa settimana è cominciata la distribuzione ai medici delle credenziali di accesso al

sistema. I primi giorni sono stati faticosi anche nella Regione più attrezzata, la Lombardia, colpita da ripetuti

blocchi al sistema . Ma a preoccupare maggiormente non sono Lombardia ed Emilia Romagna (le uniche a

essersi dotate, grazie a un lavoro intrapreso anni fa, di due reti informatiche avanzate per la connessione dei

medici di famiglia) quanto tutte le altre Regioni. «L'accordo collettivo nazionale dei medici di medicina

generale - spiega Guido Marinoni , componente del Comitato centrale Fnomceo e segretario Fimmg Bergamo

- dice chiaramente che la connettività e gli strumenti informatici devono essere forniti dalle Asl. Per farlo

occorrono tempo e un'organizzazione efficiente. Perché se il sistema funziona in modo ottimale, il certificato

on line ci costa meno fatica e tempo di quello cartaceo. Ma se non funziona alla perfezione, finisce con

l'intralciare il nostro lavoro, che è un altro: curare al meglio i nostri assistiti». Marinoni è uno dei tre

rappresentanti della Fnom che hanno preso parte a un nuovo incontro con il ministero dell'Innovazione, il 22

giugno. Obiettivo: evidenziare le tante criticità tecniche emerse. Tra le richieste avanzate dalla Federazione

degli Ordini dei medici, c'è quella di consentire l'invio del certificato entro le 24 ore, permettendo di

differenziare la data della visita da quella di invio; di introdurre automaticamente, nel campo riservato al

domicilio durante la malattia se diverso dalla residenza, la dicitura «indirizzo di reperibilità indicato

dall'assistito sotto la sua responsabilità»; di eliminare il colore azzurro dallo sfondo per evitare un inutile

consumo di toner. Da parte sua, la Funzione pubblica ha confermato la prossima attivazione di due call

center: uno per la segnalazione di malfunzionamenti, l'altro sostitutivo delle procedure di certificazione on line

in caso di necessità. È stato invece preso atto del fatto che il certificato sarà valido anche in assenza di firma

autografa del medico e di firma digitale, data l'autenticazione "forte" garantita dall'accesso tramite Pin o carta

operatore. Un "gruppo tecnico" seguirà ora le procedure di collaudo, mentre il 5 luglio ministeri e Regioni si

incontreranno per fare un primo bilancio. «Il 19 giugno non è stata aperta la caccia ai medici che non sono

pronti per la trasmissione», ha rassicurato Giacomo Milillo , segretario Fimmg. Milillo ha però ricordato che

esiste un problema di aggiornamento dei software di gestione delle schede sanitarie, che possono arrivare a

costare fino a 250 euro più Iva per l'acquisto e 200 euro più Iva di canone annuo. «È chiaro che nessun

medico è costretto a farsi carico di queste spese per obbligo convenzionale». Il presidente Snami, Angelo

Testa , ha chiesto un incontro urgente con il ministro Brunetta. Tra i suoi si registrano i malumori maggiori.

Per Roberto Carlo Rossi , presidente Snami Lombardia, siamo alle solite: «Le inefficienze degli altri - Stato,

Regioni, Inps - le scontano i medici e i loro pazienti». Il presidente dell'Ordine dei medici di Milano, Ugo

Garbarini , in una lettera al presidente Fnom, Amedeo Bianco , ha bollato come anticostituzionale la norma

che applica automaticamente al medico la radiazione dall'Albo in caso di rilascio del certificato che attesti

«dati clinici non direttamente constatati né oggettivamente documentati». Una delle previsioni più dure da

digerire. Manuela Perrone

30/06/2010 24Pag. Il Sole 24 Ore Sanita' - N.25 - 29 giugno 2010(tiratura:30000)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 01/07/2010 24

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L'ANNUNCIO DEL MINISTRO FAZIO Professioni , Ordini entro fine anno Tre proposte per la docenza «Stiamo spingendo come priorità il disegno di legge per dare gli Ordini alle professioni sanitarie: mi auguro

sia attuato entro sei mesi», ha dichiarato la scorsa settimana il ministro della Salute, Ferruccio Fazio durante

un convegno sulla professione promosso dall'Ipasvi. Nella seduta della commissione Igiene e Sanità del

Senato del 18 maggio, infatti, il presidente Antonio Tomassini (Pdl) e il ministro hanno concordato con i

capigruppo di inserire tra i Ddl prioritari quelli sulle professioni sanitarie. In parallelo alla Camera, sempre il 18

maggio, in Commissione Giustizia è continuata la discussione sui Ddl di «Riforma delle professioni», con la

presentazione di un nuovo testo base del relatore, Maria Grazia Siliquini , che ha inserito il richiamo agli

ordini previsti dalla legge 43/2006, confermandone l'istituzione, ma collegati alla riforma generale delle

professioni. Fazio ha anche ricordato il sistema di docenza alternativa per le lauree triennali che sta per

decollare e per quanto riguarda il numero di infermieri nei corsi di laurea ha detto che «quelli attuali si

scontrano con il fabbisogno ma la soluzione non è semplice». Ordini in vista quindi. Quelli previsti dalla legge

43/2006 sono 5, di cui 3 con la trasformazione dei 3 Collegi di infermiere, ostetrica e tecnico di radiologia e 2

prevedendone uno ciascuno per le professioni della riabilitazione e per le tecnico-sanitarie insieme a

prevenzione, ma molte sono le proposte a 6, scorporando queste ultime due. I 5 Ordini sono nel Ddl S 1142 (

Rossana Boldi , Lnp). A 6 mirano i Ddl S 573 ( Giuseppe Caforio , Idv), C 1083 ( Livia Turco , Pd), C 1293 (

Maria Grazia Siliquini , Pdl), S 1513 ( Leopoldo Di Girolamo , Pd), C 2361 ( Luigi Cesaro Pdl). Per quanto

riguarda i corsi di laurea, finora è stata definita per il 2010-2011 la ripartizione di circa 28mila posti, di cui

16mila agli infermieri (400 in più del 2009-2010) e 12mila alle altre professioni. Entro giugno il Miur deve

emanare il decreto. Infine la docenza. Tre le proposte: del ministero della Salute (v. Il Sole-24 Ore Sanità n.

3/2010), della conferenza dei corsi di laurea, presentata a metà maggio, sui «docenti aziendali» e sempre di

maggio, del presidente Cun, Andrea Lenzi , che per tutte le aree disciplinari prevede l'istituzione della figura

di docente tecnico-professionale con la costituzione di appositi settori tecnicoprofessionali (Stp) all'interno

delle aree. Le tre proposte riguardano circa 3mila professionisti che si occupano di insegnamento. L'obiettivo

è chiaro, ma «quel che manca - sottolinea Angelo Mastrillo , segretario della conferenza dei corsi di laurea

delle professioni sanitarie - sono indicazioni su tempi e procedure dei progetti, che in ogni caso dovrebbero

essere inglobati un una proposta unica del Governo». P.D.B.

30/06/2010 24Pag. Il Sole 24 Ore Sanita' - N.25 - 29 giugno 2010(tiratura:30000)

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L'intervista Il nuovo dg: più collaborazione tra enti e imprese «Palazzo Reale costa troppo una sede unica alla Bovisa Il nostro alleatosarà Internet » Metto a disposizione la mia esperienza. Visti i tempi, ho concordato con i soci un compenso inferiore Credoserva anzitutto una guida che sappia ascoltare tutti, ma che non si faccia condizionare da nessuno Elisabetta Soglio Mentre molti profetizzano il disastro per Expo e pochi invidiano il compito che gli grava sulle spalle, lui pare

sereno: «La situazione è difficile, ma ampiamente gestibile». Così Giuseppe Sala, da ieri ufficialmente

direttore generale di Expo. Che cerca subito di dare un segnale di discontinuità annunciando l'autoriduzione

dello stipendio e la chiusura della sede di Palazzo Reale, per trasferire gli uffici alla Bovisa dove già lavorano

gli architetti del masterplan.

Dottor Sala, chi glielo fa fare?

«Sono qui perché mi sono messo in un'ottica di servizio calandomi nelle vesti di civil servant perché credo

moltissimo in questo progetto e nel suo tema. Il progetto di Expo è molto affascinante e davvero rappresenta

un'opportunità per Milano e per il Paese. Credo che questo sia un modo per continuare l'esperienza

professionale iniziata in Comune».

Ma non è neppure un pò preoccupato, visti i precedenti?

«Metto a disposizione la mia esperienza e la mia dedizione al lavoro. E il fatto che chi ha lavorato con me ha

sempre creduto alla possibilità' di poter raggiungere un obiettivo».

Cosa serve in questo momento a Expo?

«Credo serva anzitutto una guida che sappia ascoltare tutti, ma non si faccia condizionare da nessuno. E una

grande partecipazione delle eccellenze di Milano».

La prima decisione che prenderà?

«Via da Palazzo Reale. Anzitutto perché i tempi di crisi ci impongono di puntare su una sede sobria. Poi, per

questioni di praticità: oggi Expo ha poco meno di 100 persone disseminate in tre spazi diversi. Io voglio tutti

sotto i miei occhi: voglio vederli al mattino alle 9 e alla sera alle 21, se serve. Queste sono le regole per chi

vuole lavorare con me: in cambio, però, prometto una leadership che valorizzerà le persone impegnate alla

realizzazione del progetto».

Quindi, alla Bovisa?

«Sì, dove già lavora bene il gruppo di giovani architetti che ha rivisto il concept plan».

Il progetto la convince?

«Posto che mi sono occupato fin qui di Expo insieme al sindaco come direttore generale, direi che dobbiamo

distinguere fra due macrocapitoli. L'hardware è rappresentato dal sito, dalle infrastrutture e dalla parte

tecnica. Il progetto c'è ed è positivo: serve però un'ampia collaborazione con gli enti locali e le loro

partecipate, con il mondo delle imprese, per fare in fretta e gestire al meglio gli investimenti».

Poi, c'è un software?

«Esatto: che sono l'evento e le tappe verso il 2015. Su questo c'è molto da fare: credo che invece di tante

commissioni, tavoli di lavoro, accordi di programma, si debbano impostare rapporti solidi con le aziende e le

istituzioni che devono accompagnare la società nel cammino».

E l'allarme sulla sostenibilità economica lanciato dalla presidente Bracco?

«La realtà è ampiamente incerta, come sa bene chi lavora negli enti pubblici. Ma non dobbiamo commettere

l'errore di voler pareggiare costi e profitti in modo troppo ragionieristico. Qui non c'è soltanto un ritorno in

termini di biglietti venduti e sponsor conquistati, dal momento che dovremmo anche considerare le ricadute

positive che l'evento potrebbe avere sul territorio e per il Paese. A cominciare dalla nostra capacità di

confrontarci in modo positivo con l'innovazione e le nuove tecniche comunicative. Internet non sarà

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l'avversario dell'Expo ma il suo miglior alleato»

Il vincolo del 4 per cento non è eccessivo?

«Il vincolo del 4 per cento non permette di preparare l'evento in maniera adeguata. Ritengo che vada

rimosso. Ma con fiducia: nella mia carriera di soldi non ne ho mai buttati via...»

A proposito di soldi. Avrà lo stesso stipendio che aveva il suo predecessore, 300 mila euro, più 150 di parte

variabile?

«No. Ho concordato con i soci un compenso inferiore. Visti i tempi, mi pareva doveroso».

Lei è anche consigliere di A2A: manterrà il doppio incarico?

«Il sindaco sa che sono pronto a dimettermi in qualunque momento. Mi sono già dimesso da direttore

generale di Palazzo Marino, perché credo sia impossibile fare bene due lavori».

Non teme la «figuraccia internazionale» come ha profetizzato l'onorevole Bersani?

«Al contrario: sono certo che se l'Italia dimostrasse di non saper mettere in piedi un evento come Expo la

figuraccia sarebbe certa. Non fermiamoci».

Quindi, Expo si farà?

«Ma certo, si farà. E se fra 6 mesi, come spero, avremo dato maggior consistenza al progetto, mi aspetto un

maggior supporto dal mondo economico-sociale che oggi fa, logicamente, ancora fatica a capire qual è

l'opportunità che Expo rappresenta»

Come sono i suoi rapporti con i soci?

«I rapporti con i soci sono buoni. Quelli locali mi conoscono bene. Il ministero dell'Economia e delle Finanze

ritengo apprezzi il mio rigore. Ma alla fine devo solo pensare che molto dipende da me: i rapporti si

manterranno buoni se il mio lavoro porterà dei frutti. Potrebbe forse essere diverso?».

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Chi è La carriera

Cinquantenne, laureato in Bocconi, Giuseppe Sala ha cominciato la sua carriera in Pirelli, diventando poi

assistente dell'allora presidente Marco Tronchetti Provera

Gli incarichi

Già direttore generale di Telecom Italia Wireline e presidente di Medhelan, professore di Pianificazione e

Budgeting alla Bocconi, Sala

è stato dg di Palazzo Marino per 18 mesi, dall'inizio

del 2009

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Parte la riforma federalista Ma sulla manovra è tensione Sciopero dei magistrati. Spunta un'imposta sulle assicurazioni Formigoni attacca Il governatore:l'emendamento sulle Regioni è una pezza peggiore del buco. In piazza anche le forze di polizia Antonella Baccaro ROMA - La scure della manovra potrebbe ricadere sulle compagnie assicurative, risparmiando invece le

banche e i petrolieri, già gravati in passato dalla Robin Hood-tax. Mentre per i magistrati è in arrivo un

emendamento perequativo che però non scongiurerà lo sciopero di oggi. Sono queste le novità emerse ieri

sulla manovra all'esame del Senato, nella giornata in cui il Consiglio dei ministri ha esaminato la relazione del

ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, sui costi del federalismo fiscale.

L'ira di Formigoni

Ma ieri è stata soprattutto la giornata delle Regioni che hanno preso posizione in ordine sparso sulla

manovra. Per il leader della Lega, Umberto Bossi, tra Tremonti e le Regioni ieri è «scoppiata la pace». Ma in

realtà a tacere sono solo i «governatori» del Carroccio. Durissima resta invece la posizione del

«governatore» della Lombardia, Roberto Formigoni, sostenuto dal collega siciliano Raffaele Lombardo,

secondo cui l'emendamento approntato dalla maggioranza, che lascia alle Regioni la decisione su cosa

tagliare, è «una pezza peggiore del buco».

La proposta della Polverini

«Speriamo di no» è il commento della «governatrice» del Lazio, Renata Polverini, che ieri ha ospitato una

riunione con i colleghi di Campania, Calabria e Molise. Alla fine è emersa una posizione comune: la richiesta

di poter continuare il confronto con il governo in particolare, trattandosi di Regioni che devono osservare il

piano di rientro nella sanità, queste chiedono più tempo per il conseguimento del pareggio nella gestione

corrente. Insomma si prospetta uno scambio.

Oggi è prevista una riunione straordinaria della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, guidata

dal presidente Vasco Errani. Ma già ieri Errani, insieme con il presidente dell'Anci (Comuni), Sergio

Chiamparino, quello dell'Upi (Province) Giuseppe Castiglione e dell'Uncem (comunità montane), Enrico

Borghi, hanno espresso «assoluto dissenso sulla distribuzione dei tagli fra i diversi comparti della pubblica

amministrazione».

Come se non bastasse, la Corte dei Conti ha posto seri dubbi sulla norma della manovra che vieta ai Comuni

medi e piccoli di costituire società, imponendo la dismissione di eventuali partecipazioni entro la fine

dell'anno: il rischio paventato è quello di una «svendita».

Lo sciopero delle toghe

Tornando ai magistrati, ieri Tremonti ha annunciato un emendamento. «Si tratta di alleggerire la stretta sui

giovani - spiega il presidente dell'Anm (associazione magistrati), Luca Palamara - che rischiano tagli del 30%

della retribuzione. In cambio ci sarà un intervento sulle tredicesime». Ma lo sciopero resta. Anche i sindacati

di polizia saranno in piazza e il Pd annuncia iniziative pubbliche per il 16-17 luglio. Proteste anche dalle

associazioni di invalidi, Cgil e opposizione. Per il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, gli emendamenti della

maggioranza sono «assolutamente irrilevanti» e «non toccano in nulla la sostanza dei problemi». Al contrario,

per il leader degli industriali, Emma Marcegaglia, sostenuta dal segretario Cisl, Raffaele Bonanni, il governo

ha intrapreso «una politica di rigore».

No alla Robin tax

Tremonti, durante un incontro con i senatori Pdl, ha detto: «Il Paese stia tranquillo» perché «la Finanziaria

uscirà, dal Parlamento, seria e solida e a saldi e soldi invariati». Il ministro - secondo quanto riferiscono alcuni

partecipanti - avrebbe parlato di «manovra dal volto umano» spiegando che non si è fatta «macelleria

sociale». Il ministro avrebbe escluso una nuova «Robin-Hood tax» mentre un intervento potrebbe riguardare

le assicurazioni, le cui tariffe Tremonti avrebbe messo sotto osservazione. Allo studio ancora l'ipotesi di

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introdurre nella manovra semplificazioni per le piccole e medie imprese.

A Palazzo Madama la commissione Bilancio prosegue l'esame e oltre alle novità su lavoratori precari, fondi

immobiliari chiusi, catasto, si annunciano ancora due o tre emendamenti sulla scuola, la sanità e la sicurezza.

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Sanità

I costi standard Nella sanità i livelli dei costi standard verranno stabiliti «su un paniere delle regioni migliori»,

ha detto il ministro Giulio Tremonti

Tasse

Gli immobili La tassa unica sugli immobili, che i Comuni potranno applicare con il federalismo fiscale, non

toccherà la prima casa

Comuni

I tributi Con la tassa unica sugli immobili i Comuni potranno ridurre il numero delle tasse da 24 tributi a uno

solo. Gli enti locali decideranno se applicare o meno il nuovo tributo

Il demanio

Regioni e Province I beni demaniali, ovvero miniere, spiagge, laghi e fiumi, passeranno a Regioni e

Province e potranno essere dati solo in concessione

Foto: I giudici a fianco dei giovani

Foto: Oggi i magistrati si astengono dalle udienze contro «i tagli che colpiscono soprattutto i giovani e le loro

retribuzioni». «Vogliamo fare la nostra parte per uscire dalla crisi, ma diciamo no alle disuguaglianze», ha

affermato l'Anm

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La manovra in Parlamento IL CONFRONTO CON IL TERRITORIO Regioni: no alle modifiche Formigoni: toppe peggio del buco - Chiesto un incontro a Berlusconi BOTTA E RISPOSTA Bossi: è scoppiatala pace tra enti locali e ministro dell'Economia La replica: la tregua ci sarà se saranno rivisti i tagli Roberto Turno

ROMA

«Una pezza peggiore del buco», attacca Roberto Formigoni (Lombardia, Pdl). «Una modifica peggiorativa e

ingestibile», rilancia Vasco Errani (Emilia Romagna, Pdl). «Il Governo cambia solo la corda a cui impiccarci»,

accusa Sergio Chiamparino (Torino, Pd). Mentre Umberto Bossi da Palazzo Chigi assicurava che «tra le

regioni e Tremonti è scoppiata la pace», governatori e sindaci a cinquecento metri di distanza replicavano:

«Arriverà anche a noi questa onda positiva... È pace se rivede i tagli». Per il momento, chiosava Luigi De

Filippo (Basilicata, Pd) «lo scoppio ha ucciso le regioni».

Non ci stanno regioni ed enti locali e respingono al mittente anche la proposta di modifica della manovra

preparata dal relatore. E questa volta a una sola voce sindaci e governatori chiedono «un tempestivo

incontro» con Berlusconi. Il tempo per il varo della manovra stringe e i margini si fanno sempre più stretti: la

trattativa sul filo di lana è l'ultima speranza. La tensione cresce ma formalmente i governatori restano

compatti, anche se c'è da vedere alla prova dei fatti il ruolo dei presidenti leghisti Cota e Zaia di Veneto e

Piemonte e di quelli Pdl del sud (si veda articolo in basso). La speranza è che ci sia un rendez vous col

premier in questi giorni, ma l'incontro ancora non è in agenda. E Tremonti minimizza: sulle regioni «la nostra

unica preoccupazione riguarda i piani di rientro». L'appiglio è ancora quello di altri cambiamenti al Senato

d'intesa tra Governo e maggioranza, come non viene escluso. Sempreché nel maxi emendamento

dell'Economia non si trovino improvvise sponde e aperture oggi come oggi impensabili.

Altra giornata di fuoco quella di ieri per i governatori, che hanno incontrato comuni e province, poi le parti

sociali, incassando massima solidarietà. «Manovra ingestibile», appunto. Alla fine il documento congiunto con

comuni e province, che, oltre alla richiesta di un incontro a strettissimo giro di posta col premier, esprime

l'«assoluto dissenso» sui tagli della manovra, la necessità di lavorare insieme sul federalismo fiscale (e per la

relazione tecnica presentata ieri da Tremonti «non è stato così») e il rinnovato impegno a costituire una

commissione che fotografi spese e sprechi, ma di tutti. Intanto per oggi è stata convocata un'altra riunione

«straordinaria» dei governatori.

La giornata tutta sulle spine per i governatori era cominciata con la lettura e la valutazione dell'emendamento

depositato al Senato dal relatore alla manovra, Antonio Azzollini (Pdl). Modifica che mantiene intatta la

pesantezza dei tagli - 8,5 miliardi per le regioni a statuto speciale - lasciando alla stato-regioni entro ottobre di

decidere dove trovarli nel segno dello slogan della «flessibilità» e del riconoscimento della virtuosità in base a

una serie di parametri (rispetto patto di stabilità interno, incidenza tra spese correnti e spesa per il personale,

contenimento dei costi sanitari, lotta ai falsi invalidi). Il peso della manovra, insomma, resta intatto. I tagli ai

servizi ci sarebbero comunque. E per il sud e per le regioni con i conti sanitari disastrati, ma non solo, come

ha riconosciuto anche Renata Polverini (Lazio, Pdl), sarebbero guai seri. Il primo affondo è arrivato così ieri di

prima mattina da Roberto Formigoni. «L'emendamento Azzollini è una pezza peggiore del buco» che vuole

aggiustare, ha accusato il governatore lombardo. Che poi non ha rinunciato a sferrare un nuovo affondo

verso Tremonti e Bonaiuti che avrebbero aggiustato il tiro sulle dichiarazioni dal Brasile di Berlusconi: «C'è

una persona che vale più di un sottosegretario e di un ministro ed è il presidente del Consiglio». Non è dato

sapere se Tremonti abbia gradito. E se il premier lo ascolterà.

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MAGISTRATI,TAGLI RIDOTTI AGLI STIPENDI Saranno ridotti i tagli agli stipendi dei magistrati. La manovra prevedeva il blocco dei meccanismi di

progressione economica e il congelamento degli effetti economici degli avanzamenti di carriera ottenuti con il

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superamento di valutazioni di professionalità, con effetti giudicati dalle toghe «pesanti» sulle retribuzioni dei

più giovani. Ora Tremonti annuncia un emendamento in proposito

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147"

SI ALLENTA LA STRETTA SULLE INVALIDITÀ La norma sulla soglia di invalidità

per accedere alla pensione, già allargata dall'emendamento

del relatore alla manovra, potrebbe essere ulteriormente

modificata per assicurare una migliore tutela. L'emendamento ha confermato il grado di invalidità richiesto

all'85% (anziché al 74% attuale) ma ha escluso dall'innalzamento una lista di

patologie gravi

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202 190"

PRECARI SALVI IN REGIONI A STATUTO SPECIALE Arriva una norma che salva i precari della Sicilia e più in generale delle Regioni a Statuto speciale dal tetto

posto dal decreto legge ai contratti a tempo determinato. Lo prevede uno degli emendamenti del relatore alla

manovra Antonio Azzollini, che sintetizza alcune proposte avanzate in questo senso sia dalla maggioranza

sia dalle opposizioni

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POSSIBILE TASSA SULLE ASSICURAZIONI Nessuna tassa sulle banche in manovra, mentre per un eventuale intervento sulle assicurazioni il governo è

disposto a valutare le proposte che gli venissero sottoposte. L'orientamento è stato espresso ieri dallo stesso

ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Questo per via - ha chiarito il ministro - delle asimmetrie delle tariffe

assicurative tra Italia ed Europa

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PER LE PMI IN ARRIVO SEMPLIFICAZIONI Il governo non abbandona la possibilità di introdurre direttamente in manovra le annunciate semplificazioni

per l'avvio di nuove attività. Sarebbero allo studio emendamenti finalizzati a sostituire le autorizzazioni oggi

necessarie per avviare Pmi con meccanismi di autocertificazione dei requisiti e di controllo ex post da parte

delle autorità

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01/07/2010 5Pag. Il Sole 24 Ore(tiratura:405061)

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Non spariamo su tutta la Pa Gianfilippo Cuneo, nella lettera aperta pubblicata sul Sole 24 Ore del 29 giugno riguardo alla necessità di

tagliare i costi della Pa, si rivolge indistintamente a regioni, province e comuni dimenticando che l'Italia è una

realtà estremamente diversificata. Gli enti con i conti in regola sono già numerosi e, quasi sempre, sono

anche quelli più efficienti e virtuosi che da anni praticano una razionalizzazione e riqualificazione della spesa

pubblica. I tagli orizzontali che riducono indiscriminatamente i trasferimenti non rendono giustizia degli sforzi

già compiuti e soprattutto non pongono rimedio a chi continua a gestire "in deficit" infischiandosene degli

accordi sottoscritti e del Patto di stabilità.

Maria Stella Righettini

Docente di analisi e valutazione delle politiche

Università di Padova

Gianfilippo Cuneo ha perfettamente ragione: la Pa non riesce a tagliare i costi perché nemmeno ci prova. Tra

i motivi per cui non ci prova: non può eliminare le attività di scarso valore perché servono per "distribuire"

posti di lavoro; non può ridurre il personale inefficiente perché spesso quei posti di lavoro sono frutto di

scambi elettorali; non può ridurre gli stipendi perché la politica rischierebbe di perdere 3,5 milioni di voti (quelli

dei dipendenti pubblici).

Marco Cavicchioli

e-mail Avendo avuto esperienza diretta di una pubblica amministrazione, sono anch'io convinto, con la

docente di analisi e valutazione delle politiche, che generalizzare è sbagliato: del resto, ognuno di noi se ne

accorge entrando in un ufficio pubblico, e verificando quali siano i dipendenti lazzaroni e quali i volenterosi,

quali le procedure demenziali e quali le efficienti. E credo anch'io che passare con la pialla rappresenti l'alibi

per non responsabilizzare politici e dirigenti, che devono essere incentivati invece a recuperare il coraggio di

selezionare (anche i servizi da garantire), scegliere, giudicare, vagliare, premiare, punire e tagliare. D'altra

parte, ha ragione il lettore: la resistenza al cambiamento, che dovrebbe proprio andare nella direzione di

premiare il merito e bandire logiche assistenziali, è fortissima per le pressioni corporative che paralizzano

entrambi gli schieramenti. E quindi ben vengano dibattiti anche accesi che evitino scorciatoie populiste. -

L'ottimismo del G-20

I discorsi di Angela Merkel a Toronto danno l'impressione che i potenti del mondo che si sono ritrovati in

Canada siano stati colpiti da un improvviso attacco di ottimismo senza ogni limite, se è vero che sono

effettivamente convinti che entro il 2013 i deficit di tutti gli stati del G-20 dovranno essere dimezzati. La stessa

promessa l'hanno sentita tutti i cittadini che ormai otto anni fa hanno subito il passaggio all'euro, nazioni come

Belgio e Italia con un debito pubblico superiore al loro Pil avrebbero dovuto trarre vantaggio dalla moneta

unica. Non è accaduto nulla del genere in tutto questo tempo, improbabile quindi che accada in appena tre

anni.

Randall J. Wilkins

e-mail

Assegni sempre più rari

A qualcuno venne in mente un paio di anni fa, per debellare chissà quale evasione fiscale, di togliere dalla

circolazione gli assegni trasferibili. Sarebbe utile capire grazie a questa innovazione quanti evasori siano stati

scovati, quanto gettito fiscale è emerso. Penso ben poco. In compenso gli assegni stanno diventando sempre

più rari, i pagamenti non in nero vengono fatti attraverso i bonifici che se fatti online o tramite il bancomat

sono gratis. E tutti gli altri, quelli di cui non si deve lasciare traccia, continuano a essere in contanti.

Lettera firmata

01/07/2010 16Pag. Il Sole 24 Ore(tiratura:405061)

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Pizzetti alla Camera: preoccupano le sanzioni agli editori Il garante della privacy : allarme libertà di stampa Antonello Cherchi

ROMA

Il disegno di legge sulle intercettazioni ha spostato il punto di equilibrio tra diritto di cronaca e privacy a tutto

favore di quest'ultima. «Una scelta impegnativa», che «può giustificare che da molte parti si affermi che, così

facendo, si pone in pericolo la libertà di stampa». Il garante per la provacy Francesco Pizzetti ieri ha rotto il

silenzio su un tema che chiama prepotentemente in ballo l'autorità che presiede. Lo ha intenzionalmente fatto

nell'illustrare alla Camera, alla presenza del presidente Gianfranco Fini, la relazione sull'attività svolta

dall'authority nel 2009.

Non piace a Pizzetti il modo come il legislatore ha fatto pendere l'ago della bilancia a favore della

riservatezza. Perché per blindare le intercettazioni si è ricorsi a una «difesa anticipata, disposta in via

generale e astratta, nei confronti di qualunque dato raccolto, nel presupposto che, in ragione della natura

dello strumento di indagine usato, debba sempre prevalere la tutela di questi dati perché raccolti nell'ambito

di conversazioni fra persone». Prescindendo, dunque, dal contenuto delle informazioni registrate.

«Scelte tanto impegnative quanto oggettivamente discutibili», che però sono anche figlie di un eccessi da

parte dei giornalisti. In questi ultimi anni - ha spiegato Pizzetti - sono state pubblicate intere pagine di

intercettazioni sempre riferite alla politica, all'ambiente sportivo e dello spettacolo. Quasi mai l'attenzione dei

media si è concentrata sugli atti giudiziari relativi alla criminalità comune e organizzata. Questo «giustifica in

parte il sospetto - ha chiosato il garante - che spesso si abbiano a cuore più gli indici di vendita, gli share e la

concorrenza fra le testate, che non l'oggettivo interesse dell'opinione pubblica».

Il risultato che si profila con il Ddl sulle intercettazioni è quello di un regime della libertà di stampa a due

velocità, perché - in nome della privacy - si sanzionano penalmente i giornalisti e gli editori che pubblicano gli

atti, mentre negli altri ambiti giudiziari dove pure esiste una continua tensione tra il diritto alla riservatezza e

quello di cronaca, tutto resta come prima. «Ci chiediamo se non sarebbe stato più opportuno - ha

commentato Pizzetti - rinunciare alla creazione di questa sorta di doppio regime, e continuare ad affidare tutto

alla nostra autorità e ai giudici, eventualmente prevedendo che il garante senta, prima di decidere, i

rappresentanti della stampa e degli editori».

E a proposito delle sanzioni agli editori, Pizzetti ha parlato di «una discontinuità significativa» con la

tradizione del mondo dei media italiani, dove la legge sulla stampa, «approvata in diretta attuazione della

Costituzione, ha consapevolmente distinto la responsabilità e il ruolo dell'editore da quello del direttore».

Le riflessioni del garante sono state interpretate dall'opposizione come una bocciatura della riforma delle

intercettazioni. «È caduta la foglia di fico della privacy», ha affermato Leoluca Orlando (Idv), mentre Dario

Franceschini (Pd) ha accumunato la voce del garante a quella di tanti altri che, a livello nazionale e

internazionale, protestano contro quella che viene definita legge-bavaglio. L'opposizione non cerchi di

arruolare Pizzetti, hanno replicato i Pdl Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello, che «ha svolto un'analisi

più complessa della sintesi che ne è stata fatta e su cui la sinistra non ha rinunciato a speculare».

Quello delle intercettazioni è, tuttavia, stato solo uno degli argomenti della relazione, che si è soffermata

anche sui rischi di internet (in particolare del cloud computing), sul rapporto tra trasparenza nella pubblica

amministrazione, come voluta dalla riforma Brunetta, e tutela della riservatezza e sul bilancio in chiaroscuro

di quattordici anni di privacy nostrana.

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L'ANTICIPAZIONEpSul Sole 24 Ore di lunedì scorso le anticipazioni della relazione del Garante

01/07/2010 19Pag. Il Sole 24 Ore(tiratura:405061)

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Foto: Garante della privacy. Francesco Pizzetti

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Clientele, sprechi e disservizi l'ultimo affondo di Lettieri Enti locali sotto accusa: "Mai più socialismo municipale" All'assemblea degli industriali assente il Comune.Manca anche Punzo e D'Amato ROBERTO FUCCILLO BASTA con la «intermediazione politica», mai più «socialismo municipale». Alla scadenza del suo mandato,

Gianni Lettieri, presidente dell'Unione industriali di Napoli, addita i due spettri che si aggirano negli uffici della

politica e della pubblica amministrazione, e dei quali gli imprenditori chiedono il confino nel solaio della storia.

Formule efficaci, condite da dati di fatto: «Da noi operano 30 società controllate o partecipate da diverse

istituzioni locali. Significa quasi 100 persone nei consigli di amministrazione, decine e decine di consulenze,

migliaia di lavoratori selezionati non si sa come. E a Napoli 12 aziende comunali assorbono cassa per 70

miliardi l'anno producendo servizi inadeguati e assunzioni clientelari. Basta società guidate da ex segretari di

partito e politici riciclati». La presidente nazionale di Confindustria, Emma Marcegaglia, conferma: «Il Sud ha

bisogno di una pubblica amministrazione che funzioni e di aprirsi al mercato. Bisogna vendere le tante

società locali che fanno concorrenza sleale, il monopolio pubblico è inefficiente, e scarica costi su utenti e

imprese».

Sembra un passo avanti. Alle tante polemiche degli ultimi anni, specie contro l'amministrazione comunale,

sembra essersi sostituito un dantesco guardare avanti, nutrito dell'idea che serva ormai un alleggerimento del

peso del «rivale», la politica, più che un suo rinsavimento. D'altro canto in platea, per questa assemblea

dell'Unione convocata all'Accademia dell'Aeronautica di Pozzuoli, il Comune è assente, per la Provincia c'è il

vicepresidente Gennaro Ferrara, ma l'unica a parlare è la Regione, con l'assessore Sergio Vetrella. Lettieri ha

richieste anche per lui e per il governo centrale: «Caro Sergio, la Regione potrebbe approvare contratti di

programma per 820 milioni, con investimenti privati per 600 milioni». E poi: «Non è più tollerabile la fiscalità di

svantaggio» delle sovrattasse e dell'Irap, «non crocifiggiamo la Campania a un patto di stabilità che,

ricordiamolo, si chiama di stabilitàe di crescita», «occorre conoscere con urgenza i contenuti del piano Sud»,

quello annunciato a suo tempo da Berlusconi, «il governo non destini a uso diverso i Fas». Gli stessi Fas che

Marcegaglia chiede di utilizzare in credito d'imposta. Richieste non nuove.

Torna anche l'idea della legge obiettivo per Napoli. Lettieri l'aveva lanciata esattamente un anno fa, nella

stessa occasione, in sala allora anche Silvio Berlusconi. È passato un anno, segnali non ne sono venuti.

Gianni Letta sale sul palco, ma sulle questioni finanziarie, che sarebbero argomento dell'esecutivo, non

aggiunge e non toglie. In fondo «sono giorni complicati per il governo», sembra riconoscergli la Marcegaglia

aprendo il suo intervento. Un anno fa si vociferava anche di una possibile candidatura alla Regione di Lettieri.

Orizzonti che non ci sono più. Ha smentito anche per l'ennesima volta di essere interessatoa una possibile

candidatura a sindaco per l'anno prossimo. Marcegaglia, indirettamente, conferma: «È la sua ultima

assemblea. Gianni verrà al mio fianco nel direttivo nazionale». A settembre si aprirà la lunga procedura per la

designazione del successore. Percorso da chiudere entro il 2010, ma ancora incerto. Il che spiega forse

alcuni vuoti in aula: non si è visto Gianni Punzo, patron del Cis, assente Antonio D'Amato, che si era detto

pronto a scendere in campo contro lo schieramento di Lettieri, non c'era neanche Marilù Faraone Mennella,

fresca del successo del suo consorzio Naplest con i progetti per la città orientale. Hanno invece portato il loro

saluto il cardinale Crescenzio Sepe e il segretario Cisl Raffaele Bonanni.

POLITICO Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta PRESIDENTE Emma Marcegaglia,

presidente di Confindustria "Il sud deve apririsi al mercato" SEGRETARIO Il segretario nazionale della Cisl

Raffaele Bonanni CARDINALE Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli è intervenuto alla premiazione

Foto: INDUSTRIALI A destra Gianni Lettieri.

A sinistra il presidente con Gianni Letta ed Emma Marcegaglia

01/07/2010 4Pag. La Repubblica - Napoli(tiratura:710716)

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Errani: "Ci sarà pace se rivedono i tagli" FABIO POLETTI MILANO

Presidente Vasco Errani - Governatore dell'Emilia Romagna e a capo della Conferenza sulle Regioni - il

ministro Giulio Tremonti dice che si fa il federalismo o si muore...

«Io la sua relazione non l'ho ancora letta. Ma faccio notare che questa relazione sarebbe stato più che

opportuno costruirla insieme».

Andiamo bene. I ministri Fitto e Bossi hanno appena finito di dire che tra «le Regioni e Tremonti è scoppiata

nuovamente la pace». Non è così?

«Manovra e federalismo vanno di pari passo. Le Regioni - anzi tutti gli enti locali - lo vogliono con forza. Ma ci

deve essere data la possibilità di realizzarlo. Noi vogliamo fare la nostra parte. La manovra finanziaria così

come è congegnata però è iniqua. Il governo deve cambiarla. Vanno ripartiti i tagli. Solo allora ci sarà la pace

e anche noi vedremo questa onda positiva di cui parla il ministro Bossi».

Il senatore Antonio Azzollini del Pdl ha presentato un emendamento alla manovra, in cui lascia alle Regioni il

compito di decidere dove tagliare. Non vi piace la «flessibilità»?

«Non serve a nulla. Peggiora la situazione. E' completamente ingestibile. Serve solo a lasciare il cerino in

mano alle Regioni e agli enti locali. Come Regioni confermiano il nostro sì al saldo complessivo della

manovra. Ma chiediamo un riequilibrio ai tagli, dovranno pesare di più sullo Stato centrale».

Per questo avete chiesto di incontrare il presidente Berlusconi? Pensa anche lei come il Governatore della

Lombardia Formigoni che è meglio incontrare il capo del Governo, che almeno conta di più?

«C'è una verità molto importante da sottolineare. Oggi le Regioni, le Province, i Comuni, fino alle comunità

Montane hanno chiesto un incontro urgente a Silvio Berlusconi perchè si discuta di una manovra che sia

condivisa da tutti».

Sembra di capire che avete già qualcosa da mettere sul tavolo.

«I saldi della manovra rimangano fermi ma ci sia una equa ripartizione dei tagli. Sul federalismo fiscale ci sia

una legge contestuale, concreta e coordinata tra il Governo e gli Enti locali. E infine venga istituita - a costo

zero - una commissione straordinaria per analizzare i costi e gli sprechi nella Pubblica amministrazione».

Detta così non sembra amore. Continuate a martellare Tremonti e il governo?

«Noi non martelliamo nessuno. Abbiamo un atteggiamento istituzionale. Non facciamo opposizione. Ma

vogliamo un accordo vero con il governo sulla manovra. Ci vuole un patto che sia rispettato poi da tutti. La

nostra è una posizione forte ma anche responsabile. Le difficoltà nei conti pubblici ci sono e lo sappiamo. Il

modo per intervenire ed affrontare il problema deve essere però equilibrato e giusto».

Se no?

«Manovra e federalismo vanno ovviamente di pari passo. Mi sembra che nessuno possa permettersi il lusso

di fare degli errori».

Il ministro Tremonti dice che «dei numeri» si parlerà da qui a settembre. Secondo lei prende tempo?

«Non mi piace interpretare le parole del ministro. Io sostengo solo che occorre mettersi attorno a un tavolo e

condividere ogni scelta».

Altrimenti crolla tutto?

«Se le Regioni e gli Enti locali saranno costrette a tagliare, ci saranno ovviamente conseguenze dirette e

inevitabili. Tagli dei servizi che andranno a incidere sui cittadini, sulle famiglie e sulle imprese. Ma non voglio

pensare che non ci sia una soluzione prima di arrivare a tutto questo».

01/07/2010 2Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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La Pa finisce nel mirino della Privacy Il presidente dell'Authority, Pizzetti: «Lesi i principi della riservatezza, servono nuove linee guida» È «urgente» mettere a punto «nuove linee guida» sulla trasparenza dei dati nella Pubblica amministrazione,

«che consentano di adempiere al dovere di trasparenza senza ledere i principi della riservatezza». Altrimenti

si rischia «un controllo globale di tutti su tutti», in una sorta di «mostruosa casa di vetro che è stata sempre il

sogno di ogni dittatura». È la preoccupazione del Garante per la privacy, Francesco Pizzetti, che ieri nel

corso della relazione annuale dell'Authority ha chiesto al Parlamento di realizzare le nuove linee guida

«subito dopo il periodo estivo». Riguardo al bilancio del 2009-2010, l'Autorità ha adottato circa 600

provvedimenti e riscosso sanzioni per oltre 3 milioni di euro. Nello scorso anno si è data risposta a circa

4.000 tra quesiti, reclami e segnalazioni, in particolare riguardanti la telefonia, il credito, il marketing, la

videosorveglianza, internet e le assicurazioni. I ricorsi presentati al Garante sono stati 360, in maggioranza

relativi a banche e finanziarie, attività di marketing, datori di lavoro pubblici e privati, amministrazioni

pubbliche. Le ispezioni effettuate sono state oltre 400.

01/07/2010 4Pag. Finanza e Mercati(diffusione:21000, tiratura:267600)

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Stop a scartoffie e cartelle pazze, è l'ora dell'informatica La parola d'ordine è «dematerializzare», ovvero eliminare le scartoffie e i fascicoli grazie alla digitalizzazione.

Per quanto riguarda la pubblica amministrazione, ciò significa maggiore efficienza, trasparenza e notevole

riduzione del pericolo delle «cartelle fantasma», pagamenti che i cittadini si ritrovano fra capo e collo per

errori burocratici.

Nel versante proprio di una pubblica amministrazione «digitalizzata», ieri mattina 19 comuni della provincia di

Venezia, rappresentati dai dirigenti delle rispettive polizie locali, hanno firmato, a Cà Corner, un protocollo

d'intesa con il ministero all'Interno e con la prefettura di Venezia per condividere ed utilizzare il sistema

«San.A», adottato dal 2007 dallo stesso ministero: automazione del procedimento o trattazione dei ricorsi

amministrativi al prefetto e di applicazione del sistema sanzionatorio amministrativo per violazione del codice

della strada. Detto così, in burocratese, sembra una faccenda complessa, che invece Carlo Foti, responsabile

dei servizi informatici del ministero all'Interno, ha spiegato semplificando: «San.A non è uno strumento, ma un

progetto, perciò migliorabile ed amplificabile già operante a Roma e a Palermo - ha esordito - Ogni anno

vengono trattati moltissimi ricorsi alle prefetture, per contestare le violazioni al codice della strada e le

sanzioni comminate dalle polizie municipali. Con questo procedimento digitale si usa, ovviamente,

l'informatica al posto dei documenti: la polizia locale immette nel programma i dati dell'infrazione, mentre le

raccomandate di ricorso al prefetto, inviate dai cittadini sanzionati, vengono scannarizzate ed i dati registrati

telematicamente. In questo modo, procedimenti e fascicoli vengono digitalizzati, si realizza una

collaborazione informatica tra diverse amministrazioni di condivisione e controllo dati, ed il cittadino,

collegandosi al sito http//sana.interno.it, potrà inviare direttamente il ricorso, ricevere il numero di protocollo,

controllare lo stato della propria pratica».

«Nella provincia di Venezia - ha osservato il vice prefetto vicario, Valerio Valenti - i ricorsi al prefetto sono più

che raddoppiati in 5 anni: da duemila nel 2005, agli attuali quattromilacinquecento. Sono certo che San.A

verrà molto utilizzato dai cittadini, anche perché, con la nuova finanziaria, rivolgersi al giudice di Pace

prevede un contributo per il servizio, mentre collegarsi al server del ministero non costa nulla».

Tullio Cardona© riproduzione riservata

30/06/2010 5Pag. Il Gazzettino - Venezia(tiratura:114104)

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PRIVACY «IL DDL SPOSTA IL CURSORE TUTTO A FAVORE DELLA RISERVATEZZA» Il Garante: «Allarme per la libertà di stampa» - ROMA - E' GIUSTIFICATO l'allarme per i limiti alla libertà di stampa posti dal ddl sulle intercettazioni, che

sposta il punto di equilibrio tutto a favore della riservatezza. E chi lo sostiene è proprio Francesco Pizzetti,

presidente dell'Autorità Garante della Privacy. Nel discusso provvedimento, infatti, questo spostamento «può

giustificare che da molte parti si ponga in pericolo la libertà di stampa», seppure con «qualche eccesso» dal

momento in cui la norma andrebbe a condizionare solo «la pubblicazione dei testi delle intercettazioni».

Siamo però di fronte, ha spiegato ancora il Garante, «non alla tutela in concreto e rispetto a casi specifici di

questo diritto, quanto piuttosto a una difesa anticipata, disposta in via generale e astratta, nei confronti di

qualunque dato raccolto, nel presupposto che debba sempre prevalere la tutela di questi dati perché raccolti

nell'ambito di conversazioni tra persone». Di qui il parere di Pizzetti di considerare quella del legislatore «una

scelta impegnativa che prescindendo dal contenuto dei dati raccolti, sposta il cursore tutto a favore dei limiti

della conoscibilità e quindi della riservatezza». MA A PREOCCUPARE di più il Garante è senz'altro il

passaggio del ddl riguardante le sanzioni per gli editori. Sanzioni che «comportano necessariamente un loro

maggiore intervento rispetto alla pubblicazione delle notizie». Tale scelta, sottolinea Pizzetti, «costituisce una

discontinuità significativa» rispetto ad altri Paesi di grande tradizione democratica. «L'Italia, infatti - ha

proseguito - con la legge sulla stampa approvata in diretta attuazione della Costituzione, ha consapevolmente

distinto la responsabilità e il ruolo dell'editore da quello del direttore, mettendo i direttori al riparo da ogni

condizionamento diretto da parte dell'editore, anche in ragione del fatto che questi, nel nostro Paese, ben

raramente sono editori puri». Passando ad altri temi, il Garante si è dichiarato favorevole all'adozione di linee

guida per la trasparenza della Pubblica amministrazione «che consentano di adempiere al dovere di

trasparenza senza ledere i principi della riservatezza». Altrimenti si rischia «un controllo globale di tutti su

tutti», in una sorta di «mostruosa casa di vetro che è stata sempre il sogno di ogni dittatura». INFINE il web,

un capitolo delicato su cui Pizzetti è stato netto: il futuro vero della privacy si gioca sul web che mette a dura

prova gli istituti giuridici tradizionali e gli stessi principi della protezione dati. Sono necessarie, quindi, regole a

livello internazionale. Il garante, a questo proposito, ha citato il contrasto «tra la protezione del diritto d'autore

e la necessità di non consentire tracciamenti indiscriminati per perseguire eventuali violazioni» nonché gli

«interrogativi che pongono i motori di ricerca, che per loro natura non hanno limiti alla cattura e utilizzo di dati

personali». e. g. p.

01/07/2010 12Pag. Il Giorno - Ed. nazionale(tiratura:107480)

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Cori Comune in rete Nuovi servizi ai cittadini CORI Un anno fa, grazie ad un finanziamento regionale, il Comune di Cori ha attuato il Progetto C.I.R.

(Comuni in Rete), con la cui realizzazione tutte le sedi comunali sono state «connesse» tra di loro,

permettendo ai vari uffici di collegarsi col Comune ed accedere ai sistemi informatici sfruttando le nuove

tecnologie, che consentono, oltre allo scambio di dati, anche la fonia. Nello specifico - indica una nota del

Comune - si è proceduto alla dotazione di tutte le strutture comunali dislocate sul territorio di Cori e

Giulianello, di una rete informatica ad alta velocità, che si compenetra con la nuova rete telefonica,

consentendo la gestione degli strumenti informatici in modo completamente autonomo, senza necessità di

specifiche conoscenze in materia, e a costi decisamente ridotti rispetto a quelli che offre il mercato. Il tutto al

fine di sostenere la realizzazione di processi di modernizzazione della macchina amministrativa dell'ente, in

coerenza con le linee d'azione del sistema nazionale di e-government e del Codice dell'Amministrazione

Digitale (D.Lgs. n. 82/2005), contribuendo così alla semplificazione e allo snellimento delle procedure. «Ma

c'è di più - dice l'assessore agli affari generali, personale e semplificazione amministrativa, Fausto Nuglio -

perché attraverso l'implemento dell'uso delle Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione (Ict) nella

pubblica amministrazione, si è avviata l'opera di digitalizzazione dei dati ed informatizzazione dei servizi. In

questo modo si vuole altresì migliorare il lavoro dell'ente e fornire agli utenti (cittadini e imprese) nuovi e più

rapidi servizi».

01/07/2010 Il Tempo - Latina(tiratura:76264)

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«In piazza per difendere i dipendenti pubblici» I sindacalisti della Uil: «L'Inail, ad esempio, subirà una forte riduzione del personale» • Il 9 luglio tutti in piazza a Roma contro la manovra economica del Governo. Anche la Uil Pubblica

amministrazione ionica aderisce allo sciopero proclamato dalle segreterie nazionali del sindacato.

Manifesteranno infatti i dipendenti dei ministeri, degli enti pubblici e delle agenzie fiscali di Taranto. Così ha

annunciato ieri nella sede di piazza Dante il segretario generale della Uil Pa, Cosimo Spinelli, illustrando

insieme al coordinatore nazionale del settore,Sil - vio Delle Monache, le ragioni della protesta. C'erano anche

Giu - seppe Gigante, direttore dell'Inail di Taranto e Giuse ppe A n d r i s a n o, segretario della Difesa della

Uil Pa. «Il Governo sostiene erroneamente che con la manovra finanziaria non si sono ridotte le retribuzioni

dei dipendenti della pubblica amministrazione - dichiara Delle Monache - perché di fatto negli ultimi 9 anni i

lavoratori hanno perso 14 punti percentuali sul loro stipendio. E' il risultato di provvedimenti che prevedono

tagli sul salario accessorio, riducono i fondi salariali, annullano le evoluzioni, e ipotizzano un abbattimento

generale del 10 per cento dei costi della pubblica amministrazione. L'Inail ad esempio è destinato ad una

ulteriore riduzione di 1300 unità sul personale che già è passato da 11000 dipendenti a 9800». La manovra

finanziaria dunque non piace alla Uil Pa per le sue inevitabili conseguenze negative sui lavoratori della

pubblica amministrazione. Oltretutto, al coordinatore nazionale del sindacato, questo provvedimento appare

anche «contraddittorio rispetto alla palesata volontà del governo». Delle Monache si sofferma infatti

sull'incongruenza tra la legge Brunetta, che vuole «la Pubblica amministrazione più efficiente ed efficace" e la

manovra che "pregiudica questo obiettivo». Spinelli inquadra la situazione locale: «Non possiamo permetterci

un ulteriore decremento delle unità lavorative negli enti pubblici, ed in particolare all'Inail. Senza considerare i

disservizi già esistenti in alcune strutture locali, come l'Agenzia delle Entrate di via Orazio Flacco. Il

trasferimento da via Campania è stato fatto senza organizzazione e da tre giorni i dipendenti sono in servizio

nelle nuova sede mentre ancora gli operai ridipingono le pareti».

30/06/2010 6Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Taranto(tiratura:63756)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 01/07/2010 42

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PRIVACY «IL DDL SPOSTA IL CURSORE TUTTO A FAVORE DELLA RISERVATEZZA» Il Garante: «Allarme per la libertà di stampa» - ROMA - E' GIUSTIFICATO l'allarme per i limiti alla libertà di stampa posti dal ddl sulle intercettazioni, che

sposta il punto di equilibrio tutto a favore della riservatezza. E chi lo sostiene è proprio Francesco Pizzetti,

presidente dell'Autorità Garante della Privacy. Nel discusso provvedimento, infatti, questo spostamento «può

giustificare che da molte parti si ponga in pericolo la libertà di stampa», seppure con «qualche eccesso» dal

momento in cui la norma andrebbe a condizionare solo «la pubblicazione dei testi delle intercettazioni».

Siamo però di fronte, ha spiegato ancora il Garante, «non alla tutela in concreto e rispetto a casi specifici di

questo diritto, quanto piuttosto a una difesa anticipata, disposta in via generale e astratta, nei confronti di

qualunque dato raccolto, nel presupposto che debba sempre prevalere la tutela di questi dati perché raccolti

nell'ambito di conversazioni tra persone». Di qui il parere di Pizzetti di considerare quella del legislatore «una

scelta impegnativa che prescindendo dal contenuto dei dati raccolti, sposta il cursore tutto a favore dei limiti

della conoscibilità e quindi della riservatezza». MA A PREOCCUPARE di più il Garante è senz'altro il

passaggio del ddl riguardante le sanzioni per gli editori. Sanzioni che «comportano necessariamente un loro

maggiore intervento rispetto alla pubblicazione delle notizie». Tale scelta, sottolinea Pizzetti, «costituisce una

discontinuità significativa» rispetto ad altri Paesi di grande tradizione democratica. «L'Italia, infatti - ha

proseguito - con la legge sulla stampa approvata in diretta attuazione della Costituzione, ha consapevolmente

distinto la responsabilità e il ruolo dell'editore da quello del direttore, mettendo i direttori al riparo da ogni

condizionamento diretto da parte dell'editore, anche in ragione del fatto che questi, nel nostro Paese, ben

raramente sono editori puri». Passando ad altri temi, il Garante si è dichiarato favorevole all'adozione di linee

guida per la trasparenza della Pubblica amministrazione «che consentano di adempiere al dovere di

trasparenza senza ledere i principi della riservatezza». Altrimenti si rischia «un controllo globale di tutti su

tutti», in una sorta di «mostruosa casa di vetro che è stata sempre il sogno di ogni dittatura». INFINE il web,

un capitolo delicato su cui Pizzetti è stato netto: il futuro vero della privacy si gioca sul web che mette a dura

prova gli istituti giuridici tradizionali e gli stessi principi della protezione dati. Sono necessarie, quindi, regole a

livello internazionale. Il garante, a questo proposito, ha citato il contrasto «tra la protezione del diritto d'autore

e la necessità di non consentire tracciamenti indiscriminati per perseguire eventuali violazioni» nonché gli

«interrogativi che pongono i motori di ricerca, che per loro natura non hanno limiti alla cattura e utilizzo di dati

personali». e. g. p.

01/07/2010 12Pag. La Nazione - Ed. nazionale(tiratura:176177)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 01/07/2010 43

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PRESENTATO IL DOCUMENTO DEGLI OPERATORI IDRICI Acqua, protocollo legalità e la Cisl chiede un'authority Presentato ieri a Palermo un protocollo di legalità tra Anfida, Federgestori Sicilia e Federutility, organizzazioni

che rappresentano società che gestiscono i servizi idrici. Il documento impegna le aziende associate a «non

sottomettersi a qualunque forma di estorsione, usura, favoreggiamento, concussione o ad altre tipologie di

reato poste in essere da organizzazioni criminali o mafiose». Il documento è stato presentato dai

rappresentanti delle tre organizzazioni nel corso di un convegno sulla gestione del servizio idrico nella sala

gialla a Palazzo dei Normanni, a Palermo. «Le aziende associate», si legge nel protocollo, «impegnandosi a

valorizzare il proprio ruolo di presidio di trasparenza in quanto operatori di servizi di pubblica utilità, ripudiano i

comportamenti omissivi e reticenti che possano costituire fertile terreno su cui far attecchire comportamenti e

azioni illecite delle organizzazioni criminali» e si impegnano a denunciare ogni episodio illegale chiedendo la

collaborazione delle forze dell'ordine e delle istituzioni». Durante i lavori del convegno, la Cisl ha proposto che

l'authority di vigilanza sul sistema ipotizzata dal governatore Raffaele Lombardo «sia incentrata su organismi

a cui prendano parte rappresentanti di lavoratori ed enti locali». «L'acqua», ha detto Franco Parisi, segretario

della Femca Sicilia, «è un bene sociale che vogliamo accessibile a tutti. Dunque, deve avere un prezzo equo.

E questo comporta che siano azzerati inefficienze e sprechi». La presenza privata, ha affermato Parisi, ha

senso «solo sul fronte della gestione. E solo se l'attività privata genera abbattimento dei costi». Pubbliche,

invece, secondo il sindacato devono essere le «reti di distribuzione e le politiche di tutela e sviluppo». Da qui

la duplice proposta avanzata dal sindacato guidato nell'Isola da Maurizio Bernava. Riguardo alla

partecipazione di lavoratori ed enti locali agli organismi deputati alle politiche d'indirizzo e controllo. E perché

«entro due-tre mesi, in attesa della definizione degli scenari postAto, ripartano gli investimenti nel territorio

regionale» bloccati dalla Finanziaria e dal semaforo rosso acceso dall'Ars, al modello delle autorità d'ambito.

01/07/2010 2Pag. MF - Sicilia(tiratura:173386)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 01/07/2010 44

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LA PROMESSA DI FAZIO ALLE INDUSTRIE FARMACEUTICHE Gare sui generici, cancellazione in vista Via le aste pubbliche Aifa a quattro concorrenti per l'approvvigionamento dei generici dispensati a carico del

Ssn: il Governo è al lavoro su una riscrittura della norma contenuta al comma 9, articolo 11 della manovra

economica all'esame della commissione Bilancio del Senato (Dl 78/2010; S 2228). L'annuncio della riscrittura

della norma aborrita dalle aziende farmaceutiche è il dono che il ministro della Salute, Ferruccio Fazio , ha

offerto mercoledì scorso all'assemblea annuale Farmindustria in tensione per il rischio di crollo della

competitività che sarebbe potuto scaturire dall'esercizio per tutte le imprese di settore, genericiste e non. «La

richiesta di Farmindustria è corretta - ha detto il ministro - e stiamo lavorando per sostituire alle gare, in fase

emendativa, la riduzione progressiva del prezzo dei generici e un aumento soprattutto dei volumi, che

rappresentano il problema fondamentale - ricorda il ministro - risultando più bassi della media europea, a

fronte di prezzi superiori del 20-25 per cento». Tanto è convinto comunque il Governo dell'apporto positivo

degli equivalenti che «una piccola quota sarà destinata a incentivare i medici di famiglia a prescriverne di più,

per tenere sotto controllo la spesa». Tolto quest'ultimo passaggio - che ha scatenato i distinguo da parte dei

generalisti contro l'ipotesi dell'incentivo ad personam che fa tanto prescrittore meccanico scopo risparmio (

vedi box ) - la ciambella di salvataggio lanciata da Fazio agli industriali è stata l'unica buona notizia in una

settimana ad alta tensione - tra minacce di passaggio all'indiretta delle farmacie e annunci di guerriglia da

parte dei medici - sfociata poi nel grande strappo delle Regioni. In attesa degli emendamenti che il relatore in

commissione Bilancio, il presidente Antonio Azzollini, presenterà martedì a una manovra attesa giovedì in

aula e già segnata dalla sorte del maxi-emendamento, non resta che prendere atto della varietà e ricchezza

delle proposte emendative approdate messe in pista da maggioranza e opposizione al capitolo delle pillole.

Tra i tentativi citabili quello di numerosi rappresentanti del Pdl (Tancredi, De Lillo, Germontani, Esposito,

Astore, Tomassini), di trarre in salvo le farmacie, appunto, restituendo qualche decimale sui margini

brutalizzati dalla manovra e tagliando almeno del 2% i listini dei farmaci Ssn. Ma sono numerosi - e spesso

provenienti dagli stessi firmatari - anche gli emendamenti che puntano a recuperare col taglio prezzi l'intero 3

e più per cento imposto dalla manovra ai grossisti, e per trascinamento, ai presìdi. Già bella e pronta

(Esposito, Latronico) la strategia della riduzione a scalare dei prezzi generici accennata da Fazio: gli scaglioni

individuati andrebbero dal giugno 2010 a dicembre 2011; il taglio cumulato a fine percorso sarebbe del 24% e

una parte dei risparmi dovrebbero servire a incentivare i prescrittori. Scontata la pioggia di emendamenti

"salva-rurali" e la voglia di perfezionare alcuni aspetti "delicati" della manovra: dall'adozione a tappeto del

cost sharing per i farmaci di fascia H (Tomassini, D'Ambrosio Lettieri) ai ritocchi sul ruolo dei grossisti oltre

che sulla logistica anche sulla distribuzione per conto (idem); dalla distribuzione dei farmaci a dosi su ricetta

(e non in scatole preconfezionate) a partire dal 2011 agli sgravi fiscali a fronte di investimenti orientati

all'ammodernamento strutturale e tecnologico delle farmacie in vista dei nuovi servizi che da queste ultime

dovranno essere erogati. E ancora, tra le curiosità, neanche tanto peregrine, figura anche il tentativo del Pd

(Bosone e altri) di modificare la 502/1992 prevedendo l'applicazione del contratto della Sanità pubblica in

tutte le strutture accreditate dal Ssn. E per finire meritano d'essere citate le numerose versioni degli articoli

aggiuntivi che definiscono il profilo del fascicolo sanitario elettronico e introducono misure per la

digitalizzazione delle Asl. In pista anche la prelazione per i farmacisti dipendenti sui presìdi ceduti dagli enti

locali e l'apertura dei battenti delle parafarmacie ai farmaci etici non a carico del Ssn. Di questo e altro ci sarà

tempo per discutere: la Bilancio ha chiesto una settimana in più per lavorare sulle 2550 proposte di modifica

vagheggiate dai senatori. La manovra approderà in aula il 6 luglio e fino al 5 ci sarà tempo per la

presentazione degli emendamenti in assemblea. Sara Todaro

30/06/2010 2Pag. Il Sole 24 Ore Sanita' - N.25 - 29 giugno 2010(tiratura:30000)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 01/07/2010 45

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Parte l'iniziativa pilota sul numero per le emergenze - Ravenna e Palermo le prossime Varese modello del 112 unico Italia a rischio multe: è l'unico Paese a non rispettare la norma Ue Finora è stato un miraggio. Con un percorso di attuazione costellato da stop and go che vedono l'Italia unico

Paese a non essersi ancora adeguato alla normativa europea. Il Nue (numero unico per le emergenze), che

permetterebbe al cittadino di ricevere soccorso da polizia, carabinieri, vigili del fuoco e sanitari

semplicemente componendo il 112, è ancora uno sconosciuto per il nostro Paese. Scontiamo un ritardo di

quasi 20 anni dal momento che fu istituito nel 1991 con la decisione del Consiglio 91/396/Cee. A tutt'oggi a

questo numero da noi rispondono i carabinieri che poi smistano le chiamate alle altre forze dell'ordine mentre

rimangono in vigore una pletora di numeri specifici. Perfino Polonia, Romania ed Estonia si sono messe al

passo. Lacuna ancor più pesante nel periodo estivo in cui milioni di stranieri si muovono attraverso i Paesi

dell'Unione. Ora si cerca di correre ai ripari per evitare le sanzioni di Bruxelles. Nel maggio scorso la

Commissione europea ha chiesto alla Corte di Giustizia di infliggere un'ammenda all'Italia per il mancato

rispetto di una sua precedente sentenza sulla direttiva che imponeva l'attivazione del servizio di

localizzazione delle chiamate di emergenza, la 2002/22/Ce. Non sempre infatti chi ha bisogno di aiuto è in

grado di comunicare esattamente dove si trova. Specie se è un cittadino straniero. E dunque le centrali

operative delle forze dell'ordine dovrebbero individuare la posizione attraverso sistemi integrati con gli

operatori di telefonia fissa e mobile. Su questo aspetto della questione numero d'emergenza la commissaria

per l'Agenda digitale Neelie Kroes non è disposta a transigere: «Non posso non intervenire quando vedo che

le inadempienze di un governo mettono a repentaglio la vita dei cittadini». La multa (secondo l'Eena -

European emergency number association) ammonta a 39mila euro al giorno dalla data della prima sentenza

e 178mila al giorno da quando la Corte emetterà la sentenza pecuniaria. Per far fronte a un primo

adeguamento, nel settembre 2009 il Governo con un decreto ad hoc ha stanziato 42 milioni di euro che

dovrebbero servire ad attrezzare dal punto di vista informatico le centrali operative dislocate sul territorio. A

Varese è partita in questi giorni la sperimentazione. La centrale operativa unica che risponderà al 112 è stata

attrezzata nella ex centrale del 118, la più avanzata dal punto di vista tecnologico. Funzionerà così: la

chiamata viene presa da un operatore che registra i dati essenziali di chi telefona, codifica la domanda e invia

in tempo reale la richiesta di localizzazione al Ced (centro elaborazione dati) del ministero dell'Interno. Il

Viminale, a sua volta, interpella gli operatori di telefonia affinché forniscano l'esatto posizionamento del

telefono o del cellulare da cui arriva la richiesta di intervento. Successivamente Varese indirizzerà la

chiamata alla centrale di competenza specifica. Disponibile anche un servizio multilingue per gli stranieri e

uno di sms per le richieste di aiuto di sordomuti. Un'organizzazione complessa e capillare che ha richiesto la

creazione di un call center "laico" appositamente formato da ministeri di Interno e Salute e con competenze

miste. E che ha avuto bisogno di un forte investimento tecnologico: 1,4 milioni di euro di fondi Fas messi a

disposizione da Regione Lombardia per un'utenza di circa un milione di persone. Secondo il ministro

dell'Interno Roberto Maroni , presente all'inaugurazione, «l'obiettivo è definire un modello. Sono certo che

questo sarà il modello che proporremo anche alle altre Regioni». Il più completo, dal momento che mette in

rete anche 118 e 115, mentre in una precedente sperimentazione a Salerno le chiamate venivano spartite al

50% tra polizia e carabinieri. Un progetto pilota da "esportare", nel vero senso della parola, tra sistemi

regionali gravemente difformi per livello tecnologico e organizzativo. Si passa infatti da attrezzature sofisticate

di individuazione tramite Gps a totale mancanza di software e cartografia per la trasmissione delle

informazioni tra centrale e mezzi di soccorso. Per adesso una vera e propria programmazione per

l'estensione nel resto d'Italia non esiste ma prossime attivazioni dovrebbero avvenire a Ravenna e Palermo.

Quello che si sta facendo però va in tutt'altra direzione. Non la centrale unica interforze 112 ma la

digitalizzazione delle centrali di polizia e carabinieri e in seguito di soccorso sanitario (118) e vigili del fuoco

(115) che però manterranno i rispettivi numeri. «Un passaggio discutibile - avverte Marco Cherri delegato

30/06/2010 22Pag. Il Sole 24 Ore Sanita' - N.25 - 29 giugno 2010(tiratura:30000)

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nazionale per l'Italia dell'Eena - il problema è che senza una centralizzazione delle chiamate saranno più

elevati sia i costi dell'infrastruttura, sia quelli di gestione». Livia Ermini

30/06/2010 22Pag. Il Sole 24 Ore Sanita' - N.25 - 29 giugno 2010(tiratura:30000)

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IL PROGRAMMA SOMMESE: «GIÀ IN ESTATE ITER BUROCRATICO PIÙ SNELLO» Sviluppo, la Giunta pensa a una legge NAPOLI. Snellire gli itinerari più complessi per invogliare gli investitori a scegliere la Campania ed a

determinare sviluppo ed occupazione sul territorio. Si tratta di uno dei punti forti della campagna elettorale di

Caldoro che già in estate partirà attraverso un disegno di legge regionale per «avviare la semplificazione

delle procedure, il riordino dei poteri regionali e la sburocratizzazione che, per troppo tempo, è stata una

schiavitù per i processi produttivi». A dare l'annuncio del provvedimento da sottoporre alla Giunta campana, è

Pasquale Sommese ( nella foto ), assessore al Personale con delega agli Enti Locali, in occasione ieri a

Napoli, del Forum Asmenet 2010. «Credo che il disegno di legge sarà presentato in Giunta già prima

dell'estate - afferma l'esponente dell'Udc - Non è più pensabile una Regione che ha sempre in sè ritardi e

processi produttivi che complicano la vita ai campani». «La stagione delle riforme messe in campo dalla

Giunta Caldoro - prosegue Sommese deve partire dalla riforma della pubblica amministrazione, con

decentramento forte e spinto verso le Autonomie locali, le Province. L'idea - conclude - è di semplificare la

vita al cittadino con servizi efficienti e collaborazione con le istituzioni». E sul fronte del lavoro è sempre alta

la tensione tra le Istituzioni ed i disoccupati organizzati. Ieri il questore di Napoli, Santi Giuffrè ed il nuovo

capo della Digos, Filippo Bonfiglio, hanno incontrato l'assessore regionale al Lavoro e alla Formazione

Severino Nappi. Obiettivo della riunione - c'è scritto in un comunicato dell'assessorato assegnato al

rappresentante Udeur - è stato quello di ridurre la tensione sociale, sulle politiche del lavoro della Regione.

«È in ballo il futuro della nostra Regione - spiega l'assessore Nappi - che deve saper offrire risposte concrete

senza però farsi condizionare da intimidazioni e violenze. Di questi fenomeni, così come delle gravi minacce

giunte sia a me, che al Presidente Caldoro in queste settimane - continua - ho preferito parlare direttamente

col questore e con il nuovo capo della Digos, che mi hanno fatto visita in assessorato, nella consapevolezza

della loro straordinaria capacità di governo della nostra difficile realtà». In città non sono mancati, purtroppo,

altri scontri tra i senza lavoro e le forze dell'ordine impegnate da tempo nel duro compito. mr

30/06/2010 5Pag. Il Roma(diffusione:27500, tiratura:125000)

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LA MANOVRA RIDUZIONI INVARIATE, MA SARANNO I GOVERNATORI A DECIDERE DOVE.BERLUSCONI: SPRECHI DA BRIVIDI Regioni, si cambia: tagli più flessibili di Gianluca Pettinato ROMA . Il compromesso sul nodo dei tagli alle Regioni viene raggiunto a tarda sera:

l'ammontare complessivo delle riduzioni previste nella manovra non cambia, ma saranno le singole Regioni a

modularle a seconda delle proprie esigenze e indirizzarle in un comparto piuttosto che un altro. Un

compromesso che attende di essere ufficialmente recepito in un emendamento in commissione Bilancio del

Senato, attraverso un emendamento del relatore Antonio Azzollini (Pdl). Un accordo mediato direttamente tra

Umberto Bossi e Giulio Tremonti. A far capire che qualcosa sta cambiando nell'atteggiamento rigido del

ministro dell'Economia - confermato da Silvio Berlusconi durante la sua visita in Brasile - è il ministro delle

Riforme: «C'è spazio per delle modifiche - dice parlando a Montecitorio delle risorse degli Enti locali -. Vedo

Tremonti. Vediamo di convincerlo un po'», annuncia il leader della Lega, che deve fronteggiare la rivolta dei

governatori e sindaci leghisti. In mattinata era stato il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, ad

annunciare che «il dialogo fa passi avanti», ma il premier da San Paolo non aveva usato mezzi termini:

«Abbiamo fatto una Finanziaria di ulteriore riduzione della spesa senza mettere le mani nelle tasche degli

italiani e con un taglio lineare a ministeri e Regioni: negli ultimi tempi - aveva detto il premier davanti agli

imprenditori italo-brasiliani - ho messo il naso nelle spese delle regioni e ho avuto profondi brividi alla

schiena: c'è modo di risparmiare». Le Regioni intanto proseguono nel pressing. Oggi incontreranno le parti

sociali, ma ancora non è in programma alcun incontro con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che per

tutta la giornata di ieri è rimasto al lavoro in via XX settembre. Mentre al Senato è ripreso l'iter, con l'annuncio

del relatore e presidente della commissione Bilancio, Antonio Azzollini, della prossima presentazione dei

primi emendamenti di maggioranza in seduta notturna. Due le modifiche: la norma sollecitata dall'Ue che

innalza l'età pensionabile delle lavoratrici della pubblica amministrazione a 65 anni nel 2012, e novità

sull'invalidità. Importante novità anche dalla Carta delle Autonomie, all'esame della Camera: Pdl, Pd e Idv

hanno approvato un emendamento che prevede che se saranno abolite totalmente o parzialmente singole

Province, spariranno i prefetti. La questione era stata nei giorni scorsi oggetto di rilievi da parte dei Prefetti di

Roma e Milano. Sui temi economici è tornato lo stesso Berlusconi ieri, parlando al Business Council italo-

brasiliano a San Paolo assieme al presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva: «La crisi è alle nostre

spalle, per fortuna, e l'Italia ne sta uscendo meglio degli altri in Europa», ha detto il premier, che ha ribadito di

godere del 63% di popolarità. L'altra sera, incontrando gli imprenditori, Berlusconi era tornato ad attaccare la

stampa («L'informazione che disinforma è una ferita nella nostra vita sociale»), e non aveva resistito alla

barzelletta: «Ormai soffro di mancanza di memoria. Pensate che stamattina sono corso dietro alla cameriera

in albergo perché volevo farmi una "ciulatina" e lei mi ha detto "Ma presidente, se l'abbiamo fatto un'ora

fa..."». E uno scherzo gliel'hanno fatto le Iene brasiliane. Quando il Cavaliere lascia l'Edificio Italia, una donna

si avvicina e con un megafono grida "Presidente, ho un regalo per te". E si lascia sfilare la giacca rimanendo

in un minicostume leopardato che mette in evidenza le forme molto più che generose. Ma Berlusconi,

nell'auto blindata, non può vederla.

30/06/2010 6Pag. Il Roma(diffusione:27500, tiratura:125000)

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UNIVERSITA

17 articoli

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Istruzione Quasi tutti gli studenti concludono il quinquennio. «La modifica sarà graduale» I corsi Università , il flop della laurea breve «Funziona poco, la correggeremo» Il ministro Gelmini: con quel diploma si fatica a trovare un lavoro Il senatore Valditara: «Il 3+2 ha moltiplicato icorsi, ma rifare gli ordinamenti ora sarebbe traumatico» All'estero Negli altri Paesi europei il 70 per cento deiragazzi riesce subito ad avere un impiego grafico="/cor_arch/grafici/1/3/21/20100701//01INT03G01_01.eps"XY="765 568" Croprect="0 0 764 568" Giulio Benedetti ROMA - «Nel tempo si dovranno apporre correttivi al cosiddetto "3+2", senza stravolgere un sistema che ha

già subito tanti scossoni». Lo ha detto il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, ospite di «Radio

anch'io», ammettendo che «il sistema del "3+2" sicuramente ha dato meno risultati di quanto ci si

aspettasse». «Ma non si può continuamente - ha osservato il ministro - ripartire da zero. Oggi abbiamo

questo sistema, in molti casi alla laurea triennale non sono conseguite opportunità occupazionali facili e

certamente nel tempo bisognerà apporre correttivi».

Con la riforma degli ordinamenti didattici del'99, accanto alla classica laurea a ciclo unico (quadriennale o

quinquennale) sono stati introdotti la laurea triennale, detta Laurea (L) e la Laurea Specialistica o Magistrale,

altri due anni di specializzazione (LS) e il sistema dei Crediti Formativi Universitari (CFU). Le lauree triennali,

pensate per un inserimento più rapido nel modo del lavoro, sarebbero dovute aumentare. Sono passati dieci

anni ma non si vede ancora il risultato sperato.

Il ministro non si sbilancia. Tuttavia il numero degli universitari che invece di fermarsi alla laurea triennale ha

proseguito verso la specialistica è risultato molto più alto anche rispetto alle più pessimistiche previsioni.

Negli altri paesi europei il 70 per cento dei laureati dopo 2 o 3 anni entra nel mondo del lavoro. A proseguire è

solo il 30 per cento. Nel nostro Paese, anche se sui numeri e la loro interpretazione non c'è accordo - 10 anni

forse sono pochi per trarre delle conclusioni - nessuno può negare che la tendenza sia esattamente contraria.

«Il "3+2" ha oggettivamente fatto moltiplicare i corsi di laurea, tuttavia si è appena concluso l'adeguamento ai

nuovi ordinamenti e ora rifarli daccapo sarebbe traumatico - dice il senatore Giuseppe Valditara, relatore della

Riforma universitaria in discussione al Senato -. Ci potrà essere nel tempo una graduale modifica del "3+2",

soprattutto in quelle discipline che lo rivendicheranno. Giurisprudenza a suo tempo ha chiesto di avere un

percorso unitario. Evidentemente in prospettiva si potranno studiare per le facoltà che lo richiedono forme più

flessibili rispetto al modello attuale. L'unica cosa impensabile è un decreto del ministero che costringa le

università a ricominciare tutto daccapo. Sarebbe il caos».

«La responsabilità - ribadisce il professor Guido Fiegna, membro del Cnvsu (Comitato nazionale valutazione

sistema universitario) - è in parte attribuibile alle università che non hanno ridisegnato i corsi, cambiando la

sequenza delle discipline, i tempi e i modi di insegnamento. In un certo senso gli atenei non sono riusciti o

non hanno voluto incentivare l'uscita dal sistema universitario dei laureati triennali».

Tra le spiegazioni, non mancano quelle più maliziose: in certe aree disciplinari l'ingresso nel modo del lavoro

di un consistente numero di laureati triennali avrebbe potuto provocare un eccesso di docenti. Ma esiste

anche una diretta responsabilità di chi controlla la domanda di laureati. «Purtroppo - conclude Valditara - ci

sono stati pochi sbocchi, soprattutto nella Pubblica amministrazione. Perché quasi tutti gli studenti

concludono il quinquennio invece di defluire dal sistema universitario dopo 3 anni? In realtà proprio a partire

dalla Pubblica amministrazione gli sbocchi concreti, è un dato di fatto, sono pochi. Bisognerebbe cominciare

a lavorare proprio da lì per assicurare delle opportunità ai laureati triennali».

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Foto: Pdl Il ministro Mariastella Gelmini (Lapresse)

01/07/2010 24Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 01/07/2010 51

Page 52: CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Psicologi Campania · 01/07/2010 Il Mattino - NAZIONALE «La memoria del testimone» tra psicologia e dialettica 11 ... Sviluppo, la Giunta pensa a

STRUTTURE Formula Campus a Trigoria Ospedale, ateneo e laboratorio nello stesso istituto. Con un centro di eccellenza per curare anche la sorditàcongenita nell'infanzia Margherita De Bac N on è una nuova università ma «un'università di tipo nuovo». Non solo cure e servizi. La persona «è

circondata da professionisti capaci di ascoltare e comprendere i bisogni più profondi, in un ambiente

accogliente, rispettosi della dignità dell'individuo».

Il presidente Paolo Arullani racchiude in poche parole il significato del Campus Bio-medico di Roma nato da

un'idea del primo prelato dell'Opus Dei, monsignor Alvaro del Portillo. Non solo assistenza e terapie, ma

un'attenzione al malato che va oltre i modelli classici dell'ospedale. Una struttura ancora in crescita, a

Trigoria, sud della città, composta di campus universitario, policlinico di ultima generazione e polo di ricerca

avanzata in biomedicina e bioingegneria. Attualmente l'attività didattica è distribuita in sei corsi di laurea tra

facoltà di medicina e ingegneria. È in costruzione un edificio dedicato esclusivamente alla didattica mentre è

in funzione dal 2001 il centro per la Salute dell'Anziano, realizzato col contributo di Alberto Sordi e l'omonima

Fondazione.

Un migliaio gli studenti dell'ateneo, con una media di laureati del 70%, quasi il doppio della media nazionale.

Il progetto è stato avviato nel 1988, con l'idea di Portillo. Nel '94 l'inaugurazione del Policlinico, con sede

temporanea in via Longoni. L'inaugurazione del Campus è di due anni fa. Oggi i posti letto sono 288, nove le

sale operatorie, 10 mila i pazienti ricoverati nel 2008 con tempi di degenza media di 4,7 giornate (la media

nazionale è 6,7 secondo il ministero della Salute). Il Campus è un ateneo non statale la cui attività didattica è

finanziata dalle rette degli studenti, donazioni e contributi pubblici. Il Policlinico è convenzionato col servizio

sanitario pubblico.

Tra i centri di eccellenza quello di otorinolaringoiatria diretto da Fabrizio Salvinelli dove stanno mettendo a

punto un congegno unico al mondo che permetterà di correggere la sordità congenita dei bambini. «Si tratta

di un impianto non visibile all'interno dell'orecchio e autoricaricabile col movimento, come fosse un orologio -

spiega Salvinelli -. Abbiamo finalmente perfezionato un prototipo capace di assicurare energia adeguata sotto

la cute». I risultati della ricerca sono stati presentati alla New York University che collaborerà alla

realizzazione del progetto attraverso i finanziamenti della Mike Rienzi Foundation, un italo americano

emigrato dalla Lucania e diventato un magnate del mercato alimentare. I primi impianti sull'uomo si potranno

applicare tra un paio d'anni. E sarà un grande vantaggio per i bambini piuttosto ostili alle protesi

convenzionali, esterne e poco compatibili con la vita dinamica di quell'età. Il piccolo congegno invisibile è

stato messo a punto con i bioignegneri del Campus.

Il centro di ortopedia e traumatologia è invece all'avanguardia nello studio sulla rigenerazione dei dischi

intervertebrali attraverso le cellule staminali. «Molte patologie della colonna dipendono dalla degenerazione

del disco - dice il primario Vincenzo Denaro, preside della facoltà di medicina -. Pensiamo all'ernia, allo

scivolamento vertebrale, alle sciatalgie. Noi crediamo di poter ringiovanire le parti usurate dal tempo e dal

movimento con l'infusione di staminali prese dal midollo del paziente. Abbiamo terminato i test su animale e

in laboratorio. Siamo in attesa dell'autorizzazione del ministero della Salute per avviare le sperimentazioni

sull'uomo». Sul piano didattico è una novità assoluta il corso di laurea in Scienze dell'alimentazione e della

nutrizione umana. L'obiettivo è formare nutrizionisti con solide basi scientifiche.

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Foto: Professionalità La sala della terapia intensiva del Campus Bio-medico. I posti letto 288, nove le sale

operatorie, 10 mila i pazienti nel 2008

01/07/2010 16Pag. Corriere della Sera - Moda_e_modi(diffusione:619980, tiratura:779916)

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I NUMERI DELLA «SAPIENZA» Il riscatto scientifico del mega ateneo L' università che ha il primato degli iscritti in Europa è riuscita a liberarsi dalla logica dell'«esamificio» Leeccellenze, dalla Fisica teorica alla Filologia classica. «Più meritocrazia e autonomia ai dipartimenti» Quasicinquemila professori per 145 mila studenti Giulio Benedetti Chi l'ha detto che, quando si parla di università, piccolo sia bello e gigantismo sia inevitabilmente sinonimo di

declino? E che il ruolo, mai venuto meno a partire dal '68, di culla dei movimenti studenteschi, dalla battaglia

di Valle Giulia, alla cacciata del segretario della Cgil Luciano Lama nel '77, fino alla Pantera del '90, certifichi

una resa rispetto a valori quali meritocrazia, efficienza, competizione. «La Sapienza» oggi è ancora l'ateneo

più grande d'Europa, con 145mila studenti, 4.700 docenti e 5.000 tecnici. Eppure secondo la Academic

Ranking of World Universities, è fra i tre atenei più importanti d'Italia, insieme all'Università Statale di Milano e

all'Università di Pisa. Mentre nella classifica europea si è piazzata al trentaquattresimo posto, precedendo

altri celebri istituti universitari.

La Sapienza, che condivide l'offerta di istruzione superiore nella capitale con Tor Vergata, Roma Tre, la

prestigiosa Luiss, la Lumsa, la Cattolica, le sette Università Pontificie e le 5 sedi di università a distanza,

trent'anni fa veniva definito il mega-ateneo, con un'implicito giudizio negativo, che non faceva ben sperare.

Invece è riuscito a tenere il passo di concorrenti apparentemente avvantaggiati dal minor numero di iscritti e

di conseguenza più liberi di dedicare mezzi ed energie all'attività di ricerca. Nonostante il numero degli iscritti

- provenienti anche dalle regioni del Centro-Sud - la quantità di corsi e di esami, «La Sapienza» ha saputo

riscattarsi dalla logica dell'esamificio e a diventare un temibile concorrente in diversi settori scientifici. «La

Sapienza» oggi è leader assoluto nella Fisica teorica, nella Genetica e Medicina molecolare, nell'Archeologia

e Filologia classica, nell'Econometria e nel Diritto Romano. Russia e Cina, attraverso la consulenza dei

romanisti della facoltà di Legge, stanno aggiornando il loro diritto civile.

«Ci sono settori che per essere competitivi richiedono una massa critica di ricercatori che i piccoli atenei non

si possono permettere - spiega il rettore Luigi Frati - salvo che diventino mono-disciplinari, come per esempio

i Politecnici. Mentre tra le università generaliste la massa critica e raggiunta solo dagli atenei medio-grandi».

«Il problema reale - continua Frati - è quello di riuscire a organizzarsi in termini di qualità. Negli ultimi anni "La

Sapienza" ha corretto e sta ancora correggendo il proprio modello organizzativo, sia elevando il numero

minimo di afferenti ai dipartimenti sia dando ai dipartimenti responsabilità piena, oltre che sulla ricerca, anche

sulla didattica - è il modello anglosassone che esprime le migliori università nel ranking internazionale - sia

introducendo il criterio meritocratico secondo valutazione, introdotto dalla Riforma Gelmini, che a mio avviso

rappresenta la più importante innovazione normativa degli ultimi 30 anni».

«La Sapienza» condivide il podio dei tre atenei più importanti d'Italia con l'Università Statale di Milano e l'

Università di Pisa secondo la Academic Ranking of World Universities, edizione 2008, stilata dall'Institute of

Higher Education della Shanghai Jiao Tong University. Nella competizione europea l'ateneo romano scende

di molte posizioni ma la collocazione nella fascia 35-58 è di tutto rispetto. Nella sfida globale (ma qui gli

atenei si contano a migliaia) «La Sapienza» si trova nella fascia 101-151.

In analoghe graduatorie costruite sempre dall'Arwu per cinque grandi aree disciplinari, la Sapienza è

presente tra le prime 100 università del mondo nelle aree Natural Science and Mathematics e nell'area

Engineering/Technology and Computer Science.

Tra i primi duecento atenei dell'edizione 2007 della classifica promossa dal Times Higher Education

Supplement, (http://www.topuniversities.com ) troviamo al 173° posto l'università di Bologna e al 183° «La

Sapienza» che rispetto all'anno precedente ha guadagnato ben 14 posizioni. Meno brillante la collocazione

nelle graduatorie stilate da autorevoli quotidiani nazionali: quella del Sole 24 Ore pone l'ateneo romano al 50°

posto nella classifica dei 60 atenei statali, mentre nella Guida Censis-La Repubblica «La Sapienza» finisce

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relegata in una posizione medio-bassa. Si tratta tuttavia di valutazioni che tengono soprattutto conto di qualità

didattica, parametro quanto mai sfuggente, e servizi.

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le Cifre 23 Il numero delle Facoltà de «La Sapienza».

I dipartimenti, attualmente in fase di ridefinizione,

sono 67 327 Il totale dei corsi di laurea. Tra questi, ben 219 corrispondono a lauree, lauree magistrali e

lauree a ciclo unico 92 Il numero dei corsi per le lauree triennali; sono 16 le lauree specialistiche biennali. A

questi vanno aggiunti 282 master di I e II livello 30 Il numero dei centri di studio e di ricerca, che sono dedicati

alla sperimentazione scientifica, alle scienze esatte e alle materie umanistiche 36.000 Il numero degli

immatricolati al primo anno. Tra gli iscritti prevalgono le ragazze: sono oltre 85.000 sul totale degli studenti

61.000 Gli studenti fuorisede, di cui 34.000 provenienti da altre regioni: la più rappresentata è la Campania.

Gli stranieri sono 7.000 EX STUDENTI Gianfranco Fini Mario Draghi Nasce a Roma nel 1947. Consegue la

laurea in Economia con 110 e lode (relatore il professor Federico Caffè), nel 1970. Studia al Mit e ottiene il

PhD nel 1976. Alla fine del 2005 viene nominato Governatore della Banca d'Italia Nasce a Bologna il 3

gennaio 1952. Si iscrive al corso di Pedagogia della Facoltà di magistero e nel 1975 consegue la laurea in

Pedagogia con indirizzo psicologico (110 e lode), discutendo una tesi su i decreti delegati Luca di

Montezemolo Nasce a Bologna nel 1947. Si laurea in Giurisprudenza nel 1971; frequenta un master in diritto

internazionale alla Columbia University di New York. È presidente della Ferrari ed è stato presidente di Fiat e

Confindustria Giulio Andreotti Nato a Roma nel 1919, è uno dei politici italiani più noti. Dopo la laurea in

giurisprudenza nel 1941 si è specializzato in diritto canonico. È stato sette volte presidente del Consiglio e ha

ricoperto 19 volte l'incarico di ministro

Foto: Fucina del sapere Nella foto grande, un'aula gremita de «La Sapienza» durante una lezione; sotto,

immagine della contestazione studentesca a Valle Giulia; in basso, la statua di Minerva davanti al rettorato; in

basso a destra, Piero Chiambretti al Gran ballo di fine anno alla Luiss

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L'editoriale dei lettori - Riflessioni sull'appello «In difesa dell' università ». Chi teme una prognosi infaustaforse ha ragione. Non, però, per rigidità ideologiche, ma finanziarie - RIANIMARE L' UNIVERSITÀ - EugenioMazzarella RIANIMARE L' UNIVERSITÀ Non è vero che l'attacco del Governo alla reputazione dell'Università sia condiviso «nella sostanza ispiratrice

anche dall'opposizione», come si legge nell'appello «In difesa dell'Università». Lo attestano gli atti

parlamentari.

È vero invece che la difesa della propria reputazione aiuterà a impedire la dismissione dell'università che la

manovra Tremonti realizza. Chi teme una prognosi infausta (Galli della Loggia) - tra tensioni interne alla

maggioranza e barricate dell'opposizione - per la riforma ha ragione, ma non per rigidità ideologiche

rappresentate in Parlamento, bensì per la rigidità finanziaria che affligge il provvedimento. Nel

sottofinanziamento strutturale dell'università italiana, ogni riforma funziona un po' come il federalismo:

richiede, anche per giungere all'ottimizzazione dell'uso delle (scarse) risorse, risorse di avvio, e anche di

attuazione, che non possono venire dalla semplice dismissione di quote di personale, la strada scelta dal

Governo, il cui risultato sarà un'università «più piccola», da finanziare a credito sui futuri risparmi di cassa, a

danno degli organici, sugli attuali già ridotti flussi di spesa. Il tutto magari condito da «abilitazioni» virtuali e

precarizzazioni senza futuro dei giovani.

Se la sfida è rilegittimare l'autonomia, tramite una cultura del merito e della valutazione (qualche colpo

l'autonomia universitaria fin qui, non va nascosto, l'ha perso anche per sua colpa), questa sfida si può

vincere, ma a due condizioni: una interna al sistema, la capacità di farsi carico responsabilmente della propria

autonomia; l'altra esterna, ed è la quantità di risorse che il Governo intende appostare sull'università. L'

Università italiana è in grado di assolvere alla prima. Spetta al Governo provvedere alla seconda.

Deputato Pd, già Preside della Facoltà di Lettere dell'Università di Napoli Federico II

01/07/2010 44Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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PUBBLICA ISTRUZIONE Università e terza media: in arrivo nuove riforme La Gelmini: correttivi al "3+2" e alla scuola dell'obbligo ILARIA RICCI ROMA - Nel mirino del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini ci sono il 3+2 e la scuola media. Il primo va

rivisto e corretto («Ma senza ripartire da zero»). E pure la secondaria di primo grado ha bisogno di interventi

che aiutino a migliorare le performance degli studenti ormai fin troppo scadenti. Ieri il ministro, durante

un'intervista radiofonica, è intervenuto a tutto campo raccontando i suoi progetti. Quanto alle medie, Gelmini

ha ricordato che negli anni «sono state introdotte molte materie, ma si è persa di vista l'importanza di

discipline fondamentali come l'italiano, la matematica e anche la lingua straniera. E questo pone i ragazzi in

una condizione di non sufficiente preparazione». Quindi bisognerà rimettere mano a questo segmento di

scuola. Anche all'università ci sono in vista novità: «Nel tempo - ha detto Gelmini - si dovranno apporre

correttivi al cosiddetto 3+2 (che prevede una laurea di tre anni di base più una specialistica di due, n.d.r ),

senza stravolgere un sistema che ha già subito tanti scossoni». Il 3+2 «sicuramente ha dato meno risultati di

quanto ci si aspettasse, ma non si può continuamente ripartire da zero», tuttavia «nel tempo bisognerà

apporre correttivi». La riforma del sistema accademico, invece, pronostica il ministro, dovrebbe andare in

porto «entro metà ottobre». Ma proprio contro il ddl di riforma e la manovra del governo riparte oggi la

protesta nelle università con esami sospesi in molte Facoltà d'Italia, occupazione simbolica dei rettorati e

assemblee. Ieri ce n'è stata una molto partecipata a Lettere, alla Sapienza di Roma, con docenti e studenti

che stanno studiando insieme come portare avanti la protesta. Nel frattempo, però, gli universitari hanno

chiesto ai professori di evitare il blocco degli esami che, quindi, almeno per ora, a Lettere è stato messo da

parte. Gli studenti hanno invece proposto di portare la protesta fuori dagli atenei con lezioni in piazza sotto al

Parlamento o davanti al ministero.

01/07/2010 12Pag. Il Messaggero - Ed. nazionale(diffusione:210842, tiratura:295190)

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ALLARME NEL LAZIO Terapia intensiva neonatale: «I posti scarseggiano» «Nel Lazio - lancia l'allarme Mario De Curtis, direttore dell'unità di Neonatologia e Terapia Intensiva

Neonatale al Policlinico Umberto I - mancano almeno 20 posti di terapia intensiva neonatale ed è necessaria

una riorganizzazione dell'assistenza perinatale regionale». Di questo e altro si parlerà oggi e domani nella V

edizione del Convegno delle Unità di Terapia Intensiva Neonatale del Lazio: «La nutrizione del neonato

prematuro e la discussa terapia con ormone della crescita. Le tecniche di procreazione assistita e il ritardo

nello sviluppo dei nati con un peso inferiore ai 1.500 grammi. Infine, la diagnosi delle infezioni contratte dalla

madre durante la gravidanza e trasmesse al feto». Ad approfondire queste tematiche gli esperti italiani e

stranieri del settore riuniti nel summit delle Unità di Terapia Intensiva Neonatale del Lazio, che si svolge

nell'ambito del Master di II livello di Neonatologia dell'Università di Roma La Sapienza. L'incontro sarà

inaugurato dal ministro della Salute Ferruccio Fazio e dal rettore dell'Università La Sapienza. Tra i presenti

Rocco Agostino, primario del Fatebenefratelli, Stefano Anania (San Filippo Neri), Elsa Buffone (San Camillo),

Anna Maria Casadei (Umberto I), Salvatore Cucchiara (Umberto I), Ettore Cataldi (presidente Apol), Stefano

Cianfarani (Tor Vergata), Patrizia Colarizi (Umberto I), Carlo Corchia (Bambin Gesù), Giovanni Corsello (

università di Palermo), Pietro Costa (Umberto I), Bruno Dallapiccola (Bambino Gesù), Domenico Di Lallo

(Asp), Maurizio Finocchi (Fatebenefratelli), Carlo Giannini (S.Eugenio), Gianluca Lista (Buzzi di Milano),

Riccardo Lubrano (Umberto I), Renato Lucchini (Umberto I), Fabio Mosca (Università di Milano), Pasquale

Martinelli (Federico II di Napoli), Fabio Natale (Umberto I), Massimo Palumbo (Belcolle di Viterbo),

Piermichele Paolillo (Policlinico Casilino), Maurizio Ricci (San Giovanni), Jacques Rigo (Università di Liegi),

Costantino Romagnoli (Gemelli), Mauro Stronati (San Matteo di Pavia), Luigi Tarani (Umberto I), Andrew

Wilkinson (Oxford, John Radcliff hospital).

Secondo De Curtis, dell'Umberto I ne servono almeno altri 20

01/07/2010 39Pag. Il Messaggero - Roma(diffusione:210842, tiratura:295190)

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UNIVERSITÀ Sapienza, protesta contro i tagli: oggi occupazione del Rettorato Provocazione dei collettivi: «Esami sotto Montecitorio» Esami in piazza, all'aperto, anche sotto Montecitorio «per tenere alta la questione della riforma dell'Università

voluta dalla Gelmini»: questa una delle decisioni emerse durante il Consiglio di Facoltà aperto al pubblico che

si è tenuto ieri pomeriggio presso l'aula "1" di Lettere e Filosofia, dell'Università La Sapienza, indetto dai

collettivi universitari per discutere nuove forme di protesta contro il ddl ministeriale. «Abbiamo deciso di

mantenere la m o b i l i t a z i o ne nella facoltà di Lettere e c e r c h e r e m o di estenderla a tutto l'Ateneo -

ha detto Giorgio Sestili dei collettivi al termine del Consiglio a cui hanno p a r t e c i p a t o centinaia di

studenti e alcune decine di docenti Domattina (oggi per chi legge) alle 10 occuperemo simbolicamente il

rettorato qui a La Sapienza e proteste analoghe si terranno in tutte le università d'Italia». E poi aggiunge:

«Abbiamo anche discusso con i docenti sulla loro decisione di bloccare gli esami. Non siamo d'accordo

perché è stata una decisione presa in maniera unilaterale. Meglio portare la protesta in piazza con gli esami

sotto il Parlamento e in tutti i luoghi della città. Anche i docenti si sono dichiarati favorevoli. L'importante è che

la protesta non si fermi al solo mese di luglio ma sia un trampolino di lancio per le prossime mobilitazioni di

ottobre». «Per protestare e mettere pressione al governo, i docenti della facoltà avevano deciso di bloccare la

sessione estiva degli esami». La decisione, stando allo scambio di informazioni tra gli studenti, era arrivata al

termine del consiglio di facoltà del 23 giugno scorso: consiglio in cui «ad ampia maggioranza (solo 16 contrari

e 10 astenuti) - spiegano gli studenti sul loro sito internet - i docenti hanno deciso di interrompere gli esami a

partire dal primo giorno di luglio (oggi per chi legge) e per tutto il periodo rimanente della sessione estiva». La

notizia del blocco degli esami decisa come «forma di protesta contro il ddl Gelmini e, soprattutto, contro il

tremendo taglio ai fondi per l'Università e per la Ricerca» ha messo in allarme i ragazzi. Secondo gli studenti,

una parte dei docenti avrebbe anche proposto «il blocco delle lauree», iniziativa quasi subito accantonata. La

preoccupazione dei ragazzi, che non vedono di buon occhio la possibilità di veder sfumare un'intera sessione

di esami, ha portato ad una reazione immediata come quella proposta ieri: «Esami in piazza».

Foto: Sotto la facoltà di Lettere e Filosofia, dell'Università la Sapienza dove ieri c'è stato il consiglio di facoltà

indetto dai collettivi universitari per discutere nuove proteste contro il ddl ministeriale

01/07/2010 42Pag. Il Messaggero - Roma(diffusione:210842, tiratura:295190)

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Scure sui ricercatori, caos e corsi a rischio paralisi I presidi delle facoltà e il rettore Ruggiero uniti nella protesta contro la manovra finanziaria: «Impatto choc» VALERIO BARONCINI Di VALERIO BARONCINI LE CONSEGUENZE, prima di tutto: un settembre nero con i cosi universitari che

non partono, e tanti saluti agli studenti iscritti all'Università. Le basi: blocco degli stipendi, scure del Governo,

manovra finanziaria che non piace, decurtazioni sul trattamento di fine servizio del personale docente e

tecnico-amministrativo. La rabbia dell'Ateneo irrompe e si scaraventa sul Governo in nome dei ricercatori.

Figura che, con l'ultima manovra, rischia grosso. E allora - presidi, docenti e ricercatori con una voce sola -

scatenano la vertenza e si dichiarano compatti anche nell'extrema ratio in difesa dei diritti dei ricercatori:

l'astensione dalla docenza e dagli incarichi didattici non obbligatori nel prossimo anno accademico 2010-

2011. «NELL'ULTIMO senato accademico - spiega Valeria Ruggiero, rettore facente funzione fino all'ingresso

di Pasquale Nappi, attuale preside di Giurisprudenza - abbiamo deciso di prendere posizione sulla

Finanziaria e, in particolare, sull'impatto che avrà sui ricercatori e sui docenti più giovani. L'impatto sarà

davvero pesante e, senza voler fare alcun tipo di corporativismo, diciamo solo che teniamo alla vita della

nostra università. Sappiamo che c'è la crisi e che bisogna fare fronte ai problemi ma la mancata applicazione

degli scatti ai ricercatori per gli anni 2011, 2012 e 2013 incide in maniera davvero forte. Un ricercatore

neoassunto ha uno stipendio di 1.200 euro e, al secondo anno, dovrebbe avere uno scatto considerevole.

Sembra invece che si voglia bloccare tutto e portare così a una perdita di 7.600 euro (-32,7%). Tutte le fasce

sono toccate ma più deboli sono proprio i ricercatori neoassunti che hanno invece un ruolo fondamentale nel

funzionamento dell'ateneo». Ruggiero, che ha portato i saluti di Nappi spiegando che il professore si associa

alla mobilitazione, spiega che «molte uscite di ruolo stanno sguarnendo gli atenei» e «se a settembre i

ricercatori non terranno i corsi, davvero l'Università verrà bloccata, così come potrebbe accadere anche a

Messina, Pisa, Pavia, Palermo». Per Piero Olivo, preside di Ingegneria, ««il rischio è la possibile fuga di

cervelli»: «Un nostro ricercatore a fine anno andrà a lavorare in un centro di ricerca di un'industria americana.

Un epilogo triste: ma l'assurdo è che su di lui lo Stato ha investito soldi e adesso, che lo 'abbandona', il

ricercatore va a sviluppare conoscenza in un paese concorrente. Questo per dire che i presidi e i docenti

sono in sintonia con i ricercatori per un'eventuale astensione dalla didattica». Lo sa bene anche Graziano

Trippa, preside di Architettura: «Da noi il 50% dei docenti sono ricercatori e se anche soltanto 1 o 2 di loro

dovesse non fare corsi, la facoltà si bloccherebbe. L'origine di tutto comunque è nella legge Spadolini del

1980». Che ha sancito l'attività di ricerca dei ricercatori e successivamente è stata trasfigurata fino a portare

gli stessi ricercatori stabilmente - fonte il Ministero - all'attività didattica. «E poi non ci si venga a dire che l'

Università è sprecona, abbiamo finanziamenti da terzo mondo e grande produttività», ragiona Roberto

Calabrese per la facoltà di Scienze. «LA MANOVRA finanziaria non solo non recupera i tagli previsti per il

triennio 2011-2013 ma prevede ulteriori interventi riduttivi destinati a incidere in modo pesante - spiegano i

ricercatori dell'ateneo con una nota -. In mancanza delle modifiche richieste, intendiamo far valere il nostro

diritto di non accettare incarichi didattici non obbligatori per il prossimo anno accademico». Image:

20100701/foto/4020.jpg

01/07/2010 4Pag. Il Resto del Carlino - Ferrara(tiratura:206221)

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IL CASO CONA «SENZA DISAGI» «L'attività delle lauree sanitarie prosegue» Dall'Università di Ferrara riceviamo e volentieri pubblichiamo. IN riferimento all'articolo «L'Università ancora

senza terreno» pubblicato su 'Il Resto del Carlino' del 30 giugno 2010, si precisa quanto segue: il 22

settembre 2009, dopo le valutazioni dell'Agenzia del Territorio e le verifiche dell'Avvocatura di Stato, è stato

approvato dal Consiglio di Amministrazione dell'Ateneo l'accordo quadro con l'Azienda Universitario -

Ospedaliera in base al quale l'Università ha a disposizione a Cona 1700 mq di spazi già realizzati negli edifici

34 e 35 e due ettari di terreno, edificabili fino a 14.000 mq. Per procedere alla stipula è necessario attendere

il visto dell'Assessorato alla Sanità della Regione; - A Cona è previsto il trasferimento solo del triennio clinico

del corso di laurea in Medicina e Chirurgia, per un totale di 511 studenti. Poiché nei blocchi 34 e 35 sono

previsti più di 916 posti in aula, l'attività di lezione frontale non presenterà problemi. In tali edifici, inoltre, sono

a disposizione dell'Ateneo spazi per gli uffici dipartimentali, 13 salette riunioni, 700 mq. per gli specializzandi

e spogliatoi al piano interrato per tutto il personale; - Per quanto riguarda la formazione frontale delle lauree

sanitarie, l'Ateneo, in previsione della cessione della scuola media di via Carlo Mayr, sta trattando con

l'Azienda e gli Enti locali per individuare una soluzione alternativa. Per il momento, l'Università mantiene la

disponibilità degli spazi di vicolo del Gregorio. E quindi l'attività di formazione frontale delle lauree sanitarie

continuerà a svolgersi senza disagi».

01/07/2010 5Pag. Il Resto del Carlino - Ferrara(tiratura:206221)

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Riforma dell' università , professori e studenti si preparano alla battaglia VOTO UNANIME del Senato Accademico contro il disegno di legge sulla riforma dell'università e contro la

manovra economica. Se nulla cambierà, la protesta potrebbe sfociare nella sospensione delle attività

didattiche o della programmazione del prossimo anno accademico. Docenti, rappresentanti degli studenti e

del personale si sono ritrovati compatti a sostegno della mozione presentata dal rettore, Roberto Sani (nella

foto). Un documento che ha già raccolto 200 firme, numero che sta aumentando di ora in ora. «L'Università -

si legge nel documento - giudica inaccettabile una riforma dettata da mere ragioni di bilancio». Per questo «si

oppone al decadimento dell'università, alla sua chiusura gerarchica, alla rozza trasformazione degli atenei in

chiave aziendale». SOTTO TIRO anche le misure straordinarie previste dalla manovra finanziaria, che

«colpiscono alla radice il sistema universitario, in quanto riducono le risorse regionali da dedicare al diritto allo

studio, compromettendo il futuro dell'università pubblica». Contestati il taglio di 1 miliardo e 300 milioni di euro

per il 2011 al Fondo di finanziamento ordinario e il blocco del turn over, perché «determineranno gravi

ripercussioni sia sulla qualità dell'offerta formativa, sia sull'erogazione dei servizi agli studenti». Franco Veroli

01/07/2010 6Pag. Il Resto del Carlino - Macerata(tiratura:206221)

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Gelmini: rivedere la laurea triennale «113+2 non haprodotto i risultati sperati» DA MILANO ENRICO LENZI Docenti e ricercatori annunciano dal 5 luglio la mobilitazione contro la riforma

accademica Rivedere il percorso universitario del «3+2», ripensare la scuola media, potenziare la figura del

maestro prevalente nella primaria. Il tutto rivendicando che «questa manovra economica fa salva sia l'

Università sia la ricerca, non prevedendo tagli». È una Gelmini a tutto campo quella che ieri mattina alla

trasmissione radiofonica «Radio anch'io» ha affrontato il futuro di scuola e università. Ed è soprattutto la

riforma del sistema accademico a concentrare l'attenzione del ministro della Pubblica Istruzione. «C'è un

impegno preciso del governo annuncia Mariastella Gelmini dai microfoni di Radio 1 - e dei capigruppo al

Senato per calendarizzare il ddl sull'università subito dopo la manovra, intorno alla metà di luglio, Si prevede

poi una discussione alla Camera di circa un mese e crediamo che a fine settembre o metà ottobre si possa

approvare definitivamente la riforma». Una riforma che, sempre secondo il ministro Gelmini, «punterà su

efficienza, merito e trasparenza». Obiettivi che «è già stato intrapreso. Abbiamo cominciato a tagliare i corsi

di laurea inutili, cioè quegli insegnamenti che non hanno . ragion d'essere perché hanno offerto cattedre, ma

non hanno dato risultato agli studenti». Valutazione, quella del ministro, che comprende anche il sistema del

«3+2», cio'è della laurea triennale seguita da un biennio di specializzazione. Un sistema, commenta la

Gelmini, che «sicuramente ha dato meno risultati di quanto ci si aspettava e spesso alla laurea triennale non

consegue un'Opportunità di lavoro, ma - aggiunge il ministro, quasi a tranquillizzare il mondo accademico -

non si può intervenire ogni volta e rivedere il sistema. Serve certamente un correttivo, ma niente scossoni». I

commenti delle opposizioni non si sono fatte attendere. «Preso atto che la riforma dall'università non è stata

neppure calendarizzata al Senato, prevedere quando lo sarà alla Camera è solo nella fantasia del ministro»

dice Antonio Rusconi, capogruppo del Pd in commissione Istruzione a Palazzo Madama. E aggiunge: «Fino a

oggi risultano respinti tutti gli emendamenti e gli ordini del giorno che cercavano di restituire almeno i due

terzi del taglio di 1300 milioni di euro sull'Università nel 2011». Durissimo il capogruppo Idv della stessa

commissione, Fabio Giambrone: «II ministro Gelmini la pianti di parlare per spot e inizi a lavorare

seriamente». E anche dal fronte dell'associazionismo accademico si preannuncia un luglio caldo, con la

mobilitazione di docenti, ricercatori e dottorandi dal 5 al 9 luglio. Da parte sua il ministro della Pubblica

Istruzione ha rivendicato come «le tracce proposte alla maturità 2010 sono piaciute ai ragazzi» e anche

l'aumento dei bocciati «è il frutto di un maggior rigore nella valutazione». E l'ormai prossimo avvio della

riforma delle superiori? «Comporterà l'accorpamento per aree, ma chi è di ruolo non viene licenziato»

assicura il ministro, che sul tema della riduzione delle ore alle superiori, replica che «non è vero che se si

aumentano le qre gli studenti sanno di più». E un «ripensamento» sembra essere necessario anche per la

media, nella quale «negli anni sono state introdotte molte materie, ma si è persa di vista la preparazione sulle

materie fondamentali, come l'italiano, la matematica e la lingua straniera».

01/07/2010 12Pag. Avvenire - Ed. nazionale(diffusione:105812, tiratura:151233)

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Sciopero bianco dei ricercatori, saltano i corsi Stop a lezioni e didattica per protestare contro i tagli della riforma universitaria MANUELA MARZIANI di MANUELA MARZIANI - PAVIA - PIENA SOLIDARIETÀ ai ricercatori che per protestare contro i tagli

previsti dalla riforma universitaria hanno deciso di bloccare la didattica e sospensione della delibera di

programmazione dell'offerta formativa del prossimo anno. Il Senato accademico ha approvato una mozione

recepita l'altro giorno anche dal consiglio di amministrazione con la quale si prende atto che «nella maggior

parte delle facoltà dell'ateneo pavese molti ricercatori, hanno dichiarato la propria indisponibilità ad assumere

per affidamento compiti di didattica». Sono 270 (su un totale di 416) i ricercatori che al momento non

intendono salire in cattedra e numerosi i corsi scoperti in particolare nelle facoltà di Farmacia, Medicina e

Lettere. Una situazione che dovrebbe sbloccarsi nei prossimi giorni, sicuramente prima dell'apertura delle

iscrizioni fissata per il 21 luglio. Non a caso nei prossimi giorni si terrà una Conferenza d'ateneo in cui

saranno discussi tutte le questioni poste dai ricercatori e ci saranno altri appuntamenti per gli organi

istituzionali accademici. «Il Senato rivolge un appello a tutte le componenti accademiche - si legge nella

mozione - affinché vengano fatti tutti gli sforzi necessari per superare con coesione questo momento difficile

per l'università». Perché le preoccupazioni non mancano. «Nessuna reale riforma universitaria può essere

fatta "a costo zero" - prosegue la mozione - per giunta in presenza di un insieme di disposizioni penalizzanti

per gli atenei quali la riduzione dei fondi, le limitazioni nel ricambio del personale docente e non docente, il

blocco degli incrementi stipendiali previsto dalla manovra finanziaria recentemente decretata dal governo.

Auspichiamo che la nuova legge di riforma salvaguardi il ruolo cruciale dell'università pubblica, quale sede

principale della ricerca scientifica e della trasmissione dei saperi, per lo sviluppo e la crescita della nazione. E

riteniamo che i futuri organi di governo dell'ateneo debbano essere coerenti con tali caratteristiche e debbano

essere ispirati a una reale autonomia e rispettosi del principio di rappresentatività delle varie componenti

accademiche». QUANTO al ruolo dei ricercatori, il Senato è favorevole a «un nuovo piano di reclutamento

nazionale con tempi e ritmi certi, fondato sul merito e capace di rispondere alle crescenti necessità di

rinnovamento generazionale del sistema universitario». Ma non solo, «ritiene che la legge di riforma debba

contemplare una ridefinizione dello stato giuridico dei ricercatori e garantire, a quanti tra loro abbiano

conseguito un giudizio di idoneità concorsuale o un'abilitazione nazionale, il transito nella fascia superiore

della docenza (ciò che richiede, quale condizione indispensabile, lo stanziamento di apposite risorse

finalizzate)». E «auspica per la nuova figura di ricercatore a tempo determinato un reale percorso di tenure

track che preveda, dopo il conseguimento di un'idoneità nazionale alla docenza, l'obbligo dell'ateneo

d'inquadrarlo come professore associato, onde evitare la costituzione di una nuova forma di precariato senza

garanzie di sbocco». Image: 20100701/foto/2505.jpg

01/07/2010 11Pag. Il Giorno - Lodi(tiratura:107480)

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VENEGONO INFERIORE DOCENTE AL KING'S COLLEGE LONDON Una filosofa varesina in cattedra alla Sorbona Maria Rosa Antognazza ha spiegato Leibniz - VENEGONO INFERIORE - UNA VARESINA all'università della Sorbona di Parigi, chiamata a istruire i

«laicissimi» accademici francesi sul delicato e controverso rapporto tra fede e ragione. È toccato a Maria

Rosa Antognazza, giovane filosofa, poco più che quarantenne, originaria di Venegono Inferiore, salire in

cattedra nella prestigiosa accademia parigina, dove settimana scorsa si è tenuto un colloquio internazionale

in occasione del trecentesimo anniversario della pubblicazione della Teodicea di Leibniz. Massima esperta e

biografa del grande filosofo e matematico tedesco, vissuto a cavallo del sei-settecento, l'Antognazza, con alle

spalle un brillante curriculum di studi partiti dalla Cattolica di Milano e approdati da una quindicina d'anni in

terra britannica, ha tenuto una conferenza in inglese e francese, proprio sui rapporti tra fede e ragione nel

«Discorso preliminare» della Teodicea di Leibniz. FRA UNO SCELTO manipolo di accademici, provenienti da

tutte le maggiori università europee, da Berlino a Strasburgo, Grenoble, Aberdeen e Parigi, la studiosa

varesina, che oggi ha una cattedra in una delle più prestigiose università inglesi, ha sostenuto con coraggio e

grande convinzione i contenuti dei suoi studi: «C'è stata una vivace discussione a partire dalle prospettive di

studio che ho illustrato - ha raccontato Antognazza - proprio perché gli studiosi francesi sono

tradizionalmente legati alla vecchia storiografia del Leibniz estremo razionalista in campo teologico».

Domande a raffica, dunque, alla brillante relatrice, che ha ribadito punto su punto la sua interpretazione del

pensiero del filosofo tedesco, mostrando agli accademici parigini l'altra faccia della medaglia, che Leibniz cioè

difende uno spazio proprio per le verità rivelate e parla di una fede che ha le sue ragioni, pur senza essere

mai sottomessa alla ragione. Anni e anni di studi e di ricerca accademica hanno sostenuto la carriera della

studiosa venegonese, che oggi, all'età di 45 anni è «Professor of Philosophy», ovvero professore ordinario di

filosofia, presso il King's College London, una delle 25 migliori università del mondo, con uno dei migliori

dipartimenti di filosofia di tutto il Regno Unito. Qui Maria Rosa, che è anche mamma di tre figli, dai 14 ai 7

anni, insegna storia della filosofia moderna e filosofia della religione agli studenti dei corsi di laurea triennale,

agli specializzandi e dottorandi. Con in tasca una laurea in filosofia e un dottorato di ricerca conseguiti all'

Università Cattolica di Milano, la studiosa è approdata prima in Scozia, dove ha insegnato all'Università di

Aberdeen e quindi a Londra, dove la sua carriera ha conosciuto un momento di grande successo: chiamata in

tutte le più prestigiose università, da Oxford a Roma, da Ginevra a Helsinki, da San Francisco a

Gerusalemme, per parlare della sua materia di specializzazione, cioè la filosofia della religione, porta il rigore

e la originalità del pensiero made in Italy in tutto il mondo. R.V. Image: 20100701/foto/1725.jpg

01/07/2010 6Pag. Il Giorno - Varese(tiratura:107480)

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Università , linea dura dei prof sui tagli annunciata l'occupazione delrettorato Marcili prepara la squadra ma slitta l'elezione del preside della facoltà di ingegneria II suo obiettivo, nel convocare il collegio dei presidi era evitare il peggio. Il rettore della Sun Francesco Rossi

voleva soprattutto impedire il blocco delle sedute di laurea e degli esami. Ma l'esito della riunione è stato

diverso. Così questa mattina la mobilitazione del mondo universitario contro i tagli e la riforma Gelmini,

sfocerà nell'occupazione, alle 10, del rettorato della Seconda Università degli Studi, in via Santa Maria di

Costantinopoli 104. La decisione è scaturita al termine del collegio dei presidi, a cui ha partecipato anche

Rossi, con la proclamazione dello stato di agitazione. Il rettore dovrà presentare al CdA (unitamente al

Senato Accademico) programmato perii 5 luglio alle 10,30, un documento sulla protesta. Intanto oggi nella

sede ci sarà un'assemblea con interventi sugli aspetti critici della legge Gelmini e della manovra di Tremonti e

sulle ripercussioni sul «Futuro dell'Università Italiana» e delle Facoltà dell'Ateneo. È stato inoltre deciso che,

sempre lunedì, alle 15,30 si svolgerà un'altra assemblea di Ateneo presso il Polo in via Vivaldi (aula Di

Blasio). Incontro aperto a docenti, ricercatori, personale tecnico-amministrativo, studenti e sindacati. Sarà una

settimana di proteste non solo per la Sun ma anche per la Federico II e gli altri Atenei campani, quella dal 5 al

9 luglio in cui si mobiliteranno tutte le componenti con assemblee in tutte le Facoltà. Sempre dal 5 al 9 luglio

saranno bloccati gli. esami di laurea e di profitto a Farmacia e Ingegneria. Intanto ieri ancora urne aperte alla

Federico II. Martedì è stato proclamato nuovo rettore, con un plebiscito di voti, l'economista Massimo Marrelli,

a cui continuano ad arrivare auguri non solo dal mondo accademico ma anche da quello politico. Messaggi gli

sono giunti dal sindaco Iervolino, dal presidente della Provincia Cesaro, dal sottosegretario all'Economia e

coordinatore regionale del Pdl, Nicola Cosentino, dal presidente del Consiglio regionale, Paolo Romano e dal

consigliere Nino Funaro. Ieri poi si è votato per la presidenza di Ingegneria. Ma per nominare il sostituto di

Cosenza bisognerà aspettare lunedì. Non è stato raggiunto per 3 voti il quorum da Piero Salatino, presidente

del Corso di Laurea in Ingegneria Chimica. Hanno votato in 346, gli aventi diritto erano 429. Salatino ha

ricevuto 212 voti (il quorum era 215). L'altro candidato Giuseppe Ambrosino, presidente del Corso di Laurea

in Ingegneria dell'Automazione ha ottenuto 117 voti (1 voto per Nasoel per Manfredi). Tre schede nulle e 12

bianche. Ma lunedì si voterà solo per Salatino, dopo il ritiro della candidatura di Ambrosino. * a.m.a.

01/07/2010 42Pag. Il Mattino - Ed. nazionale(diffusione:79573, tiratura:108314)

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OGGI LA PROTESTA Università , occupazione alla Sapienza ROMA. Occupazione simbolica, oggi, del Rettorato dell'Università "La Sapienza" di Roma, con appuntamento

alle 10 a piazza della Minerva. Lo ha annunciato "Atenei in rivolta", al termine di un'assemblea che si è svolta

ieri nella facoltà di Lettere. L'iniziativa darà il via ad una serie di mobilitazioni fino a sabato 10 luglio per

protestare contro il ddl Gelmini e la manovra finanziaria «che si abbatte come una scure sull'università»

sostengono gli studenti dell'ateneo.

01/07/2010 4Pag. Il Secolo XIX - Ed. nazionale(tiratura:127026)

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I DOCENTI SI SOTTOPONGONO VOLONTARIAMENTE ALL'INDAGINE Fannulloni? Arriva l'esame per i prof universitari Sarà una commissione internazionale di giudici "super partes" a valutare il loro lavoro F. MAR. GENOVA. Spesso tacciati ­ a volte ingiustamente ­ di fannulloneria, i professori vogliono liberarsi di quello che

considerano un "luogo comune". Per farlo hanno deciso di sottoporsi, in massa, ad un esame. Accade a

Genova, dove l'attività scientifica dei 1.300 professori dell'Università sarà vagliata da una commissione

internazionale di giudici super partes . Il metodo è quello delle più prestigiose riviste scientifiche, il peer

reviewing: ogni professore sottoporrà il suo ultimo lavoro scientifico, rigorosamente anonimo, ad una giuria di

specialisti. «I lavori promossi ­ spiega Fabio Lavagetto, prorettore "con delega per la ricerca" e responsabile

del progetto ­ saranno esposti in un "libro bianco" dell'ateneo sulle nostre attività di ricerca eccellenti». Non

solo. I professori giudicati eccellenti saranno premiati con finanziamenti straordinari. In una lettera inviata ieri

a tutti i suoi colleghi, il rettore dell'Università di Genova, Giacomo Deferrari, spiega tempi e finalità

dell'iniziativa: ognuno dovrà sottoporre al giudizio dei peer reviewers un suo lavoro che ritenga «meritevole di

segnalazione», e che «deve comunque essere ancora in corso». Terminata, entro agosto, la raccolta, gli

articoli scientifici saranno vagliati dalla giuria di specialisti. Giuria che, spiega Lavagetto, «sarà selezionata tra

esperti di ogni disciplina, italiani e stranieri». Deferrari vuole concludere il tutto a novembre, in tempo per

l'inaugurazione dell'anno accademico. C'è un precedente. L'anno scorso Deferrari aveva commissionato

un'indagine sulla produttività scientifica. Risultato: 217 professori, il 14% del totale, non aveva scritto negli

ultimi cinque anni neppure due (2) articoli scientifici. Nel mirino dell'indagine erano finiti in particolare quattro

dipartimenti ­ due della facoltà di Medicina, uno di Matematica, e un altro di Scienze politiche ad alta

percentuale di «fannulloni così li aveva definiti Deferrari ­ dal punto di vista della ricerca». «Questa volta ­

afferma il rettore ­ ad essere sotto esame non è soltanto la quantità di lavoro svolto, ma soprattutto la sua

qualità. Ne uscirà un quadro preciso del nostro ateneo. Dei suoi punti di forza, e dei punti deboli».

Foto: Il rettore Giacomo Deferrari

01/07/2010 13Pag. Il Secolo XIX - Ed. nazionale(tiratura:127026)

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Anticipazione Il ministro annuncia alcune modifiche al sistema scolastico Gelmini: «La riforma entro ottobre» Nel mirino università e scuola media Entro ottobre verranno approvati i cambiamenti al "3+2" che non ha dato i risultati sperati. Mariastella Gelmini

annuncia di voler mettere le mani sia sull'università che sulla scuola media. Il ministro dell'Istruzione ha

spiegato, attraverso i microfoni di "Radio Anch'Io" del GR1, che «la riforma universitaria dovrebbe essere

varata definitivamente entro ottobre. Nel frattempo - ha aggiunto la Gelmini - stiamo già lavorando ai decreti

attuativi onde evitare di perdere ulteriore tempo». Al centro delle modifiche ci sarebbero alcune correzioni al

cosiddetto "3+2", che la Gelmini vorrebbe attuare «senza stravolgere un sistema che ha già subito tanti

scossoni», ma che «sicuramente ha dato meno risultati di quanto ci si aspettasse». Attualmente non è però

previsto alcun taglio all'università: «Il governo ha garantito quest'anno 400 milioni di euro» ha spiegato il

ministro. Nei programmi del Ministero dell'Istruzione c'è però anche la riforma della scuola media: «Nel nostro

paese c'è una dispersione scolastica molto alta, di 10 punti superiore alla media europeaosserva la Gelmini -.

Sono state introdotte molte materie ma si è persa di vista l'importanza di discipline fondamentali come

l'italiano, la matematicae la lingua straniera». Il ministro ha poi assicurato che l'aumento del numero degli

alunni per classe previsto dalla manovra finanziaria riguarda meno del 10% delle classi complessive: «Stiamo

procedendo a un piano di edilizia scolastica straordinario, in accordo con le regioni, accorpando scuole per

chiudere gli edifici non sicuri».

01/07/2010 13Pag. DNews - Bergamo

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