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N N C Trimestrale d’attualità, arte e cultura dell’Associazione Campli Nostra www.camplinostranotizie.it e-mail:[email protected] CAMPLI NOSTRA NOTIZIE Anno VIII - Numero 36 - Gennaio-Marzo 2010 L’attività di giornalista, inevitabilmente porta al confronto e alle scelte, quindi non ho mai pen- sato che questa professione potesse portare sempre a consensi. Per ovvie ragioni prendere posizioni su fatti, soprattutto se politici, può portare a delle divergenze di vedute, se pur sempre nel rispetto del pensiero altrui e nel principio di contribuire a mantenere alta la qualità dell’informazione. Non nascondo, perciò, la sorpresa di vedere, domenica 10 dicembre (giorno di mercato a Campli), il tratto di Via del Monastero prospi- ciente la mia abitazione inondato di copie di CNN finite sotto gli pneumatici delle automobi- li e calpestate dagli increduli passanti. Un atto intimidatorio vero e proprio. Un segno che non fa onore a Campli e ai camplesi. La rivista che dirigo attraverso le pagine dei 36 numeri (più il numero zero) racconta una storia di pluralità e apertura a tutte quelle persone che hanno voglia di contribuire al progresso culturale e sociale del nostro comune. Non ho fatto denunce quando sono stato attac- cato insieme al periodico da un foglietto pieno di calunnie limitandomi a difendermi pubbli- cando l’articolo apparso sul numero 33 dal tito- lo “La Comunicazione: il diritto delle idee e la ricchezza della verità” e così faccio ora. Voglio però ricordare che il foglietto volante delle in- giurie era divulgato “illegalmente” (cucito in- sieme a un volantino a stampa della lista civica oggi all’opposizione in seno al Consiglio Comunale), questo mi permetteva una denun- cia agli organi competenti per diffamazione a mezzo stampa, con l’appoggio tecnico (studio legale) dell’Ordine dei Giornalisti di L’Aquila. CNN, come più volte ho dimostrato e scritto, vuole aspirare a una sorta di “cantastorie” che, come avveniva agli antichi poeti di piazza, dà corpo e dignità alla voce di tutti. Questo coraggio di scommettere su un proget- to editoriale assolutamente intransigente nella sua collocazione come occhio attento sugli eventi della società camplese, in trasformazio- ne insieme al mondo, è stato premiato dal suc- cesso e dal prestigio che CNN ha saputo conqui- stare nella popolazione camplese. CNN ha saputo generare un utile almeno per il suo mantenimento, grazie agli sponsor commerciali che hanno creduto nella sua forza culturale di penetrazione tra i lettori. Oggi una realtà edi- toriale come CNN, nell’ambito di un territorio socio-economico come quello camplese, è un vero miracolo a fronte dell’aumentata qualità di soggetti sociali oramai in grado di sviluppare da sé comunicazione e informazione. Anche i più convinti sostenitori del fatto che il giornalismo non sia né una professione, né tan- to meno una scienza, quanto puramente e sem- plicemente un’arte, sono altrettanto convinti che questo “mestiere” si debba esercitare all’in- terno di regole precise e definite a garanzia della libertà sia di chi comunica, sia di chi è og- getto della comunicazione. Proprio per questo l’atto intimidatorio subito è cosa grave, segno di arretratezza culturale nel suo concetto di generare paura. CNN è sempre aperta a ospitare sereni confronti. Chi è per l’a- zione che intimorisce e non costruisce può rag- giungere anche il suo scopo ma, in questo caso, anche lui diventerà un po’ più povero. Intimare e non costruire Michetti a Campli Morto Mons. Chenis L’Amministrazione Comunale di Campli, at- traverso il responsabile culturale, ha orga- nizzato una mostra di arte figurativa intito- lata “L’artista rappresenta, il maestro crea, il genio anticipa. Francesco Paolo Michetti an- ticipazione e tradizione nella rappresenta- zione”. L’esposizione è allestita presso l’Ufficio Turistico di Palazzo Farnese di Campli, dal 15 aprile al 2 maggio 2010 (ora- rio 9.30 - 13.00 / 16.00 - 18.30). L’inaugurazione è prevista per giovedì 15 aprile alle ore 18. La mostra presenta 30 capolavori della colle- zione Ottaviani «che sintetizza la traiettoria stilistica dell’artista e descrive eventi signifi- cativi della sua evoluzione, mostrandoci que- sta volta non solo l’artista che rappresenta, non solo il maestro che crea ma il genio che anticipa». Francesco Paolo Michetti (Tocco Casauria 1851 - Francavilla 1929) emerge tra i princi- pali protagonisti del secondo Ottocento e primo Novecento italiano per la singolarità di un percorso lungo, articolato e capace di evolversi maturando negli anni differenti tecniche e stili. La mostra camplese propone quadri inediti dell’artista abruzzese, amico di Gabriele D’Annunzio; nel suo piccolo, for- nisce nuovi spunti per cogliere la complessi- tà della ricerca estetica del maestro e una ri- cognizione sulla vastissima produzione ancora non del tutto conosciuta e scoperta. Un esempio è la “Pecorella” realizzata su un foglio di cartoncino traslucido con il nero fu- mo di una candela, uno stecco con ovatta e polpastrelli. La stessa mostra, poi, è utile per la costitu- zione di un catalogo generale delle opere dell’artista. L’iniziativa è inserita nella “XII Settimana della Cultura” MiBAC (Ministero dei Beni e Attività Culturali). All’età di 56 anni è morto Mons. Carlo Chenis, vescovo della Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia. Anima culturale della fondazione Staurós, lascia un grande vuoto nell’istituzione d’arte sacra di San Gabriele. Sofferente da tempo di un male inguaribile, così si era espresso in una lettera indirizzata ai fede- li: «Questa esperienza di frontiera esistenziale mi sta nutrendo di sano realismo. Se si risolverà in questo modo, cercherò di impegnarmi ancora di più nella comunione cristiana, mediante la solidarietà condivisa. In caso contrario il Signore provvederà, poichè la sua Chiesa è costituita in una marcia a staffetta sostenuta dagli uomini di buona volonta». Nel luglio 1995 Giovanni Paolo II lo aveva nominato segretario della Pontificia commissione per i Beni culturali della Chiesa. I funerali sono stati presieduti da Sua Em.za Rev.ma il signor Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato Vaticano. SPECIALE SCUOLA da pagina 10 a pagina 15 Furto alla Cattedrale pagine 6 e 7

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NNCTrimestrale d’attualità, arte e cultura dell’Associazione Campli Nostra www.camplinostranotizie.it • e-mail:[email protected]

CAMPLI NOSTRA NOTIZIE

Anno VIII - Numero 36 - Gennaio-Marzo 2010

L’attività di giornalista, inevitabilmente porta alconfronto e alle scelte, quindi non ho mai pen-sato che questa professione potesse portaresempre a consensi. Per ovvie ragioni prendereposizioni su fatti, soprattutto se politici, puòportare a delle divergenze di vedute, se pursempre nel rispetto del pensiero altrui e nelprincipio di contribuire a mantenere alta laqualità dell’informazione.Non nascondo, perciò, la sorpresa di vedere,domenica 10 dicembre (giorno di mercato aCampli), il tratto di Via del Monastero prospi-ciente la mia abitazione inondato di copie diCNN finite sotto gli pneumatici delle automobi-li e calpestate dagli increduli passanti. Un attointimidatorio vero e proprio. Un segno che nonfa onore a Campli e ai camplesi.La rivista che dirigo attraverso le pagine dei 36numeri (più il numero zero) racconta una storiadi pluralità e apertura a tutte quelle personeche hanno voglia di contribuire al progressoculturale e sociale del nostro comune.Non ho fatto denunce quando sono stato attac-cato insieme al periodico da un foglietto pienodi calunnie limitandomi a difendermi pubbli-cando l’articolo apparso sul numero 33 dal tito-lo “La Comunicazione: il diritto delle idee e laricchezza della verità” e così faccio ora. Voglioperò ricordare che il foglietto volante delle in-giurie era divulgato “illegalmente” (cucito in-sieme a un volantino a stampa della lista civicaoggi all’opposizione in seno al ConsiglioComunale), questo mi permetteva una denun-cia agli organi competenti per diffamazione amezzo stampa, con l’appoggio tecnico (studiolegale) dell’Ordine dei Giornalisti di L’Aquila.CNN, come più volte ho dimostrato e scritto,

vuole aspirare a una sorta di “cantastorie” che,come avveniva agli antichi poeti di piazza, dàcorpo e dignità alla voce di tutti.Questo coraggio di scommettere su un proget-to editoriale assolutamente intransigente nellasua collocazione come occhio attento suglieventi della società camplese, in trasformazio-ne insieme al mondo, è stato premiato dal suc-cesso e dal prestigio che CNN ha saputo conqui-stare nella popolazione camplese. CNN hasaputo generare un utile almeno per il suomantenimento, grazie agli sponsor commercialiche hanno creduto nella sua forza culturale dipenetrazione tra i lettori. Oggi una realtà edi-toriale come CNN, nell’ambito di un territoriosocio-economico come quello camplese, è unvero miracolo a fronte dell’aumentata qualitàdi soggetti sociali oramai in grado di sviluppareda sé comunicazione e informazione.Anche i più convinti sostenitori del fatto che ilgiornalismo non sia né una professione, né tan-to meno una scienza, quanto puramente e sem-plicemente un’arte, sono altrettanto convintiche questo “mestiere” si debba esercitare all’in-terno di regole precise e definite a garanziadella libertà sia di chi comunica, sia di chi è og-getto della comunicazione.Proprio per questo l’atto intimidatorio subito ècosa grave, segno di arretratezza culturale nelsuo concetto di generare paura. CNN è sempreaperta a ospitare sereni confronti. Chi è per l’a-zione che intimorisce e non costruisce può rag-giungere anche il suo scopo ma, in questo caso,anche lui diventerà un po’ più povero.

Intimare e non costruire Michetti a Campli

Morto Mons. Chenis

L’Amministrazione Comunale di Campli, at-traverso il responsabile culturale, ha orga-nizzato una mostra di arte figurativa intito-lata “L’artista rappresenta, il maestro crea, ilgenio anticipa. Francesco Paolo Michetti an-ticipazione e tradizione nella rappresenta-zione”. L’esposizione è allestita pressol’Ufficio Turistico di Palazzo Farnese diCampli, dal 15 aprile al 2 maggio 2010 (ora-rio 9.30 - 13.00 / 16.00 - 18.30).L’inaugurazione è prevista per giovedì 15aprile alle ore 18.La mostra presenta 30 capolavori della colle-zione Ottaviani «che sintetizza la traiettoriastilistica dell’artista e descrive eventi signifi-cativi della sua evoluzione, mostrandoci que-sta volta non solo l’artista che rappresenta,non solo il maestro che crea ma il genio cheanticipa».Francesco Paolo Michetti (Tocco Casauria1851 - Francavilla 1929) emerge tra i princi-pali protagonisti del secondo Ottocento eprimo Novecento italiano per la singolaritàdi un percorso lungo, articolato e capace dievolversi maturando negli anni differentitecniche e stili. La mostra camplese proponequadri inediti dell’artista abruzzese, amicodi Gabriele D’Annunzio; nel suo piccolo, for-nisce nuovi spunti per cogliere la complessi-tà della ricerca estetica del maestro e una ri-cognizione sulla vastissima produzioneancora non del tutto conosciuta e scoperta.Un esempio è la “Pecorella” realizzata su unfoglio di cartoncino traslucido con il nero fu-mo di una candela, uno stecco con ovatta epolpastrelli.La stessa mostra, poi, è utile per la costitu-zione di un catalogo generale delle operedell’artista.L’iniziativa è inserita nella “XII Settimanadella Cultura” MiBAC (Ministero dei Beni eAttività Culturali).

All’età di 56 anni è morto Mons. Carlo Chenis,vescovo della Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia.Anima culturale della fondazione Staurós, lasciaun grande vuoto nell’istituzione d’arte sacra diSan Gabriele.Sofferente da tempo di un male inguaribile, cosìsi era espresso in una lettera indirizzata ai fede-li: «Questa esperienza di frontiera esistenzialemi sta nutrendo di sano realismo. Se si risolveràin questo modo, cercherò di impegnarmi ancoradi più nella comunione cristiana, mediante lasolidarietà condivisa. In caso contrario il Signoreprovvederà, poichè la sua Chiesa è costituita inuna marcia a staffetta sostenuta dagli uomini dibuona volonta». Nel luglio 1995 Giovanni PaoloII lo aveva nominato segretario della Pontificiacommissione per i Beni culturali della Chiesa. Ifunerali sono stati presieduti da Sua Em.zaRev.ma il signor Cardinale Tarcisio Bertone,Segretario di Stato Vaticano.

SPECIALE SCUOLA da pagina 10 a pagina 15

Furto alla Cattedrale pagine 6 e 7

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CC NN NNAnno VIII - Numero 36 Gennaio-Marzo 2010 pagina 2

Martedì 23 febbraio è morto Raymond André. Era una persona di grande umani-tà e un raffinatissimo poeta. Persona affabile e colta André sosteneva che il suoera un felice sradicamento perchè era nato in Belgio dove aveva cominciato astudiare, viveva in Italia dove insegnava “lettere” (Liceo Artistico di Teramo), siera formato con i grandi romanzieri mittelleuropei e russi, e aveva per compagnidi viaggio sempre Dante, Baudelaire, Leopardi, Pascoli, Montale e Milosz.

N.F.

Raymond André Di Vitantonio era un amico fraternodi Antonio Alleva.Condividevano tre potenti passioni, tre vincoli di fra-tellanza: la poesia, le bocce e l’Inter.Antonio affida ben volentieri anche a CNN, che piùvolte si è occupato della poesia di Raymond, il suopersonalissimo saluto all’amico (saluto che era statoconcepito come orazione da dire a voce alta, in chiesa,il giorno del funerale, tra il feretro e il cero pasquale):

BREVE ORAZIONE PER IL FRATELLO HENRÌ

Ti chiamavo Henrì, continuerò a chiamarti Henrì. E tu chiamavi meBartleby, Henrì e Bartleby, ossia i nostri nomi nell’altra nostra vita, quellapiù intensa e irreversibile, la vita dei poeti nella città croce e delizia dellapoesia. La vita, e il sangue su cui soffia forte il nostro severo angelo. E oraascolta bene quello che ti dico: poi ieri sera l’Inter ha vinto col Chelsea, e lebocce sono qui - come vedi - accanto a te. Chi dimenticherà più lo stile in-confondibile con cui miravi al pallino? Per il resto, carissimo Henrì, il n’y arien au dehors de texte, non c’è niente fuori dal testo. Ricordi? Ne eri pro-fondamente convinto, ne siamo ancora profondamente convinti. Fuori datesto imperversano solo le turbolenze del mondo e il cuore sempre spezza-to degli uomini, guardaci adesso ad esempio, stipati sotto la luce delle ve-trate della tua chiesa, le vetrate della tua Saint Denis, guarda il fiume di la-crime dei tuoi cari, dei tuoi allievi, dei tuoi amici, dei tuoi fratelli poeti: ipoeti che sono qui, e quelli lontani che ti conoscevano e apprezzavano eche già hanno saputo.Verrebbe da rimproverarti per averci lasciati così presto tutti più soli, mafarlo sarebbe un’altra fragilità del cuore umano. Bartleby che ti parla, co-me ben sai, è puro io-narrante, Bartleby sorride lungimirante, per Bartleby- esattamente come per il Dio dei credenti - solo il tuo soma infragilito hachiesto e ottenuto il congedo terreno:ha chiesto e ottenuto sollievo l’esausto sans papiers.In quest’arte marziale che chiamiamo POESIA, solo Raymond e Remo - caroHenrì - hanno pagato il prezzo più alto: non ce l’hanno fatta a reggere ilpasso verso quel nuovo sentiero per la cascata. Tu invece sei saldamentequi, anche ora mentre scrivo anche ora mentre ti parlo a voce alta tra il fe-retro e il cero pasquale, anche ora che sto per dirti aurevoir: devo andare,mi stai chiamando all’aria aperta, sento nitido il campanello del carrettinodei gelati, nitidi gli squilli della tua trombetta di latta dorata, li sentirò an-che domani e domani l’altro, li sentirò anche in mezzo all’ennesima prima-vera che già sta per arrivare. Devo andare. Ma prima, carissimo Henrì, la-

scia che Bartleby ti accarezzi con la musica di Amèlie Poulain, col canto al-l’arsura del tuo Montale, con le meraviglianti scintille della fucina eternadel tuo Dante, coi baffoni del tuo Pascoli, col palmo esperto del mio vec-chio villaggio che oggi è corso qui perché anche tu eri suo figlio: lascia cheBartleby ti accarezzi col tenero soffio del nostro angelo, e soprattutto conle parole di quella tua poesia preferita che già avevi intitolato congedo:

RUE DES ÉTRANGERS

congedo

l’uscio si schiudeper quella linea di frontiera che potrebbe bastareper l’incontro con un’altra verità umanaun modo per essere salvi ognuno dalla propria contradase la lingua riesce a liberarsi dal palato

il n’y a rien au dehors de texte rien credimimio caro Maurice

ecco per te questi nove passeri infreddoliti prima di sloggiareper la migrazione dal nostro pentagramma preferito:

i fili dell’alta tensione:

_______ / _______ / ______ / ____________________ / __________ /___________/ / ____________________________________________________ / ___________________________ / _

Raymond André(da 4 poeti abruzzesi,

Edizioni Orizzonti Meridionali, 2004)

Aurevoir mon amì. Tuo Bartleby

NOTIZIE BIOBLIOGRAFICHERaymond André nacque in Belgio, dove compì i primi studi, e ha vissuto e insegna-to letteratura a Bergamo, a Castelli e a Teramo. Ha pubblicato Segnali d’ombra(Andromeda Editrice, 1999) Le vetrate di Saint Denis (Manni, 2004) silloge con cuiaveva vinto la X edizione del Renato Giorgi. Suoi testi sono giunti finalisti ai preminazionali S. Egidio 2001 e 2004, e Poseidonia Paestum 2003.Nel 2009, il Circolo Mario Luzi di Boccheggiano (Gr) gli ha conferito il 1° premionella sezione MINIERA e il 2° premio nella sezione INEDITI del Premio Città di Montieri. Inoltre è presente in Ondate di rabbia e di paura, la voce dei poeti dopo l’11 set-tembre (Rai-Eri, 2002) e 4 poeti abruzzesi (Edizioni Orizzonti Meridionali, 2004).

Per Raymond di Antonio Alleva

Maurice dentro le mie pupille

ci piaceva rubare grappoli d’uva e poi suonare i campanelli delle casegridareche era accaduto nonostante la ferocia dei cani da guardia

e poi nasconderci nella polvere blu delle stradevivevamo per ridere

ci piaceva pensare che gli dei minori sono capaci di inchiodarsigli occhi dentro il mare.

senza tempo

Raymond André(da Le vetrate di Saint Denis - MANNI 2004)

P O E S I AAut. Tribunale di Teramo - Registro Stampa

n° 477 del 10/12/2002

Direttore ResponsabileNicolino Farina

e-mail: [email protected]

Direzione e RedazionePiazza Vittorio Emanuele II, 3 - 64012 Campli (TE)

Periodico dell’Ass. CAMPLI NOSTRAPresidente Francesco D’Isidoro

CollaboratoriAntonio Alleva, Stefania De Nicolais,

Anna Farina, Francesca Farina, Luca Farina, Luisa Ferretti, Maurizio Ferrucci,

Eugenia Petrella

La direzione si riserva di apportare modifiche cheriterrà opportune. Gli originali non si riconsegneran-no. La responsabilità delle opinioni resta personale

anno VIII, numero 36, Gennaio-Marzo 2010 (chiuso il 15 marzo 2010)

Distribuzione gratuitaServizio di fotocomposizione e stampa

GISERVICE s.r.l. Teramo

CC NN NNCAMPLI NOSTRA NOTIZIE

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Alfonso Sardella, poeta deiteramani e cantore dellateramanità, è morto il 28gennaio scorso presso lacasa di riposo DeBenedictis, dove risiedevada qualche anno.Nato a Teramo il 27 aprile1937, diplomato all’Istitutomagistrale cittadino

“Giannina Milli” e poi all’Isef di Roma, ilpoeta ha svolto la professione di docente dieducazione fisica. Ha pubblicato tre raccoltedi poesie, due in vernacolo, L’uddeme landò(1978) e Vache artruvenne (1981), e una inlingua Sorrisi di ginestra (1994); tre raccoltedi acquerelli (rispettivamente nel 1987, nel1996 e nel 2005), tutte intitolate Fiore de ce-cute. Una carezza di colori alla vecchiaTeramo; due edizioni di Voce de pòpule.Proverbi e modi di dire nell’Abruzzo terama-no, la prima nel 1990 e la seconda nel 2009;il dizionario dialettale Lu lenguazàzze.Raccolta di vocaboli dialettali teramani, nel2001. Per la sua opera ha ricevuto premi ericonoscimenti critici. Vittoriano Esposito l’-ha inserito nel suo “Antologia dei poetiabruzzesi del Novecento”.Poeta del popolo, dei personaggi di ognigiorno, del vivere della “povera gente”, deisentimenti genuini, sempre attratto e sensi-bile alla vita vera delle persone semplici,Sardella non seppe mai separarsi da unamalinconia di fondo che lo legava indissolu-bilmente ai ricordi di bambino, alla gioven-tù, all’adorata mamma, alla Teramo di unavolta.Il suo dialetto era quello “colorato” delleespressioni popolari, usato dai vecchi arti-giani, bottegai e contadini, personaggi lega-ti ad arcaici attrezzi, usi e modi di dire. Perquesta caratteristica, Sardella è da conside-rarsi il poeta dialettale aprutino più rappre-sentativo della seconda metà del Novecento.Alfonso se n’è andato in un letto della Casadi riposo De Benedictis, dove viveva da

quando un ictus gli aveva negato l’uso dellegambe, della parola e, per ultimo, della vi-sta. Un destino, questo, senza pietas perl’artista fine dicitore dialettale, provetto ci-clista e delicato acquarellista.Quando decantava le poesie dialettali era“spettacolare”: la sua voce, sempre pastosae piena, diventava dolce fino quasi a carez-zare le parole, ma diventava roca o barito-nale quando le frasi si caricavano di sarca-smo e ironia. La dettagliata dizione poeticaera amplificata dalla mimica facciale: le lab-bra seguivano le vocali con movenze larghee lo scintillio degli occhi era accentuato dal-le folte sopracciglia “bronzate”.Il suo mezzo tecnologico per eccellenza erala bicicletta, l’inseparabile compagna, sem-pre di tipo sportivo, luccicante e in perfettaefficienza. Il destino l’ha privato, negli ultimi anni, del-le cose a lui più care: il muoversi rapido, in-dipendente e creativo del velocipede; la vo-ce, “strumento” indispensabile del verbopoetico; la vista essenziale per fissare conl’acquerello gli scorci della sua città. UnaTeramo cantata con affetto e arguzia, quellapullulante di personaggi popolari, quellache oggi fugge agli occhi distratti della quo-tidianità.Ricordo con affetto le magnifiche serate tra-scorse insieme e condivise con amici comuni.Ogni cibo, ogni fatto, ogni luogo Alfonso lisapeva legare all’antica sapienza del popo-lo, magari citando un proverbio o un detto.Quante volte, riferendosi al proprio aspetto(anche se non aveva gli occhi proprio chiari),ironicamente citava: Ucchie chiare e pile ru-sce / nu fa ’ndrà se ‘ne cunusce. Ci mancherai Alfonso, le tue opere e le tuepoesie ci allieteranno ancora per rinvigoriree perpetuare la nostra teramanità, mentrela tua “allegra malinconia”, il tuo decantarearguto, ironico e sagace, la tua simpatia eamicizia li serberemo per sempre nel nostrocuore.

Nicolino Farina

CC NN NN Anno VIII - Numero 36 Gennaio-Marzo 2010 pagina 3

L’uddeme landòStahàme llà lu Ddome abballe pe li scale, juchenne a cucciarille da cchiù nu para d’hore, Pepette, je e Vetucce, Alfrede e Salvatore:lu grosse de la bbande de llà l’anfiteatre. Mangave Cocciatoste (Vincenze lu sartore) ... tenave li recchiune e ‘nze putave move!

Li ròndene strellave, li ombre s’allungave, n’addore de melune, peratte e mela-rose da llà la Cuntrisciane l’acquatte ce mettave.

Passe nu tipe bbuffe, chiamate Lu Mmummione:te parte na pernacchie ch’arrive su la Cona; la bbande ahére furte de corse se squajò, tra viche e veculitte, zumbenne li muritte.

Terave nu cavalle, spanzate ndé nu cane, ch’allescecàve simbre, ma forse pe la fame! E mendre la marmaje l’assalde preparave, pure lu gelatare, curiose, se fermave.

Llà dantre ci-ahuardìve, ce stave dda persone: n’anziane nghe li baffe nda fusse nu barone, vicine a na signore vestite da matrone, ‘mbiastrate de bbellatte, de ddùre e de rusciatte.

Fu come na vesione, na mezz’apparezzione! Sendìve nu prufume de ‘ncenze e de giandùje, na stratte qua lu care che me sendive a struje.

Lli facce ‘ntabbarrate, curiuse e cumbassate, sembrave li retratte de ggenda trapassate, ndé chille che mo vite dantre a li case andiche e li nepute, sirje, li chiame l’Andenate.

E mendre sta carrozze mbo’ mòsce sballunave, na morre de sguazzune jò ‘rrete s’aggrappave, redenne e nghe li frezze, li cazze tutte pezze.

Ccuscì fu ‘ccumpagnate, ma sinza cummuzzione, stu lùddeme Landò jò verse la stazione, purténnese pe simbre, chi sa quande lundane, na cì de vita nostre... e noje nnu sapahàme!

Alfonso Sardella

È morto a 72 anni Alfonso Sardella l’artista che ha raccontato con arguzia e affetto la teramanità

Addio al poeta dell’ “allegra malinconia”

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CC NN NNAnno VIII - Numero 36 Gennaio-Marzo 2010 pagina 4

Il libro di Alida Scocco Marini sviluppa la conoscenza di un luogo tra Teramo e Campli

Storia di Sant’Eleuterio e dei territori confinantiPresso “la pantera rosa” di Tofo S.Eleuterio, Alida Scocco Marini, , hapresentato la sua ultima fatica di ricer-catrice storica. Si tratta del libro“Storia di San Eleuterio e dei territoriconfinanti” che analizza un luogo diconfine tra Teramo e Campli, sempreconteso e per secoli ragione di forti li-tigi tra le due città.L’autrice propone un excursus storicoconoscitivo straordinario che partedalla preistoria e attraverso gli insediamentiitalici, romani, longobardi e benedettini, arrivaai tempi del Rinascimento e ai nostri giorni. Laricostruzione storica dei beni del monastero diS. Eleuterio, Il feudo dei Melatino, la lotta trale città di Teramo e Campli, il fenomeno delbanditismo, il territorio diviso tra le diocesi di

Teramo e Campli, le vicende dei muli-ni e dei “trappiti”, gli avvenimentistorici dei borghi di S. Eleuterio, Tofo,Boceto, Pagannoni e Piancarani sonole indagini di approfondimento del li-bro. La pubblicazione si rivela una minieradi notizie, costruite attraverso una co-noscenza bibliografica molto vasta euna ricerca di fondi archivistici moltocurata. Attraverso le visite ad limina e

le visite pastorali dei vescovi di Teramo eCampli, l’autrice ha saputo ricostruire le vicendesociali di ogni paese del territorio analizzato. Il libro, oltre alla conoscenza di un territoriomai analizzato per intero negli aspetti storio-grafici, ha uno scopo fondamentale: quello difar innamorare la gente al proprio territorio.

La conoscenza delle proprie radici concorre avalorizzare il proprio paese e a garantire le sor-ti del territorio con maggior rispetto e consa-pevolezza, per un futuro sempre migliore.L’opera di Alida aiuta a rafforzare fortementeil legame con un territorio ricco di storia e po-co conosciuto.Alla presentazione, oltre al presidente dell’as-sociazione Campora, che ha promosso il libro,l’autrice e Nicolino Farina, che ha illustrato gliaspetti della pubblicazione, sono intervenuti ilSindaco di Teramo Maurizio Brucchi e la rap-presentante dell’amministrazione di CampliItalia Calabrese.Successivamente, per opera dell’AssociazioneCulturale Progetto Domani di Piancarani, pres-so la propria sede, il libro è stato presentato daDomenico Di Baldassarre.

Da Campli in bici fin... “Dove osano le Aquile”Il turismo è una delle fonti di reddito per il terri-torio dell’Abruzzo Teramano. Per gli anni a veni-re le stime indicano un progressivo incrementodel cicloturismo il quale a livello europeo, entroil 2020, genererà un’economia di ben 21,5 mi-liardi di euro!!! La BIT di Milano (Borsa Italianadel Turismo) nel 2010 ha messo in evidenza tre fi-loni portanti sui quali si basa il moderno turismo:l’attività fisica all’aria aperta (escursioni in bici, apiedi, a cavallo, ecc.), il turismo religioso e la cul-tura. Tutti ingredienti presenti nel nostro terri-torio ma che vanno messe a sistema e presenta-te sotto forma di itinerari e pacchetti. In questoarticolo ci focalizzeremo sul cicloturismo. È ne-cessario procedere rapidamente alla valorizza-zione dei percorsi esistenti con l’opportuna ta-bellonistica, la pubblicazione di guide turistichee siti web, l’organizzazione di pacchetti turisticiintegrati con affitto e trasporto bici + pernotta-mento + accompagnamento, ecc. Per promuovere il cicloturismo locale, l’associa-zione RuotaLibera Veloteam Teramo (con sedelegale a Campli), da sette anni, organizza la ma-nifestazione “Dove osano le aquile” con base di

partenza e arrivo a Campli. L’ormai classico ap-puntamento del 2 giugno 2010 vedrà oltre cen-to cicloamatori percorrere una prima parte delsuggestivo itinerario ad andatura controllata,con passaggi a Teramo ed a Torricella Sicura,mentre nella parte conclusiva affronteranno laclassica cronoscalata al Monte Tre Croci con arri-vo in località Acquachiara a 1.124 metri s.l.m. I promotori hanno voluto accontentare sia colo-ro che vorranno godersi una sana passeggiata siagli atleti che intendono misurarsi con se stessi econ gli altri sugli aspri tornanti dello spettacola-re e panoramico percorso da molti definiti ilPiccolo Stelvio. La 2° fase è quella più attesa e cruciale: la salitadel Monte Tre Croci, lunga nove chilometri, pre-senta il pezzo più impegnativo, di circa due chi-lometri, tra il bivio di Battaglia e Roiano; segueun tratto finale notevolmente panoramico. Nella cronoscalata del 2009 si è imposto VincenzoDi Mattia della Società Corropoli, con un tempodi 29 minuti e 9 secondi. Al termine della partesportiva, è prevista un pasta-party in ristorante,per accogliere e far degustare agli intervenuti l’e-

nogastronomiafarnesiana. RuotaliberaVeloteam diTeramo si avvaledella collabora-zione del Comitato Provinciale UDACE, accomu-nando (possibilmente) il patrocinio dei comuni diCampli, Teramo e Torricella Sicura, della Provinciadi Teramo, della Regione Abruzzo, dellaComunità Montana della Laga e della Pro Loco diCampli; fondamentale inoltre il supporto assicu-rato dagli sponsor.Ogni altra notizia sulla manifestazione è dispo-nibile all’indirizzo www.ruotalibera.freetools.itoppure telefonando ai seguenti numeri: 347-6331138 (Fabrizio) – 348-3997731 (Gabriele).Ruotalibera Veloteam Teramo, unitamente aglienti patrocinatori, dà quindi appuntamento atutti gli appassionati per il prossimo 2 giugno aCampli, per vivere una giornata all’aria aperta al-l’insegna del divertimento e della sana praticasportiva.

Il direttivo di Ruota Libera Veloteam Teramo

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CC NN NN Anno VIII - Numero 36 Gennaio-Marzo 2010 pagina 5

Assegnata a una ditta romana la musealizzazione del Museo Nazionale d’Arte Sacra.

Sant’Onofrio: a quando l’apertura?Il Museo Nazionale d’Arte Sacra di Campli dove-va essere inaugurato per il “Giubileo 2000”, maper l’ennesima volta vede rinviato il giorno dellasua apertura, previsto per la prossima primavera.Le Soprintendenze d’Abruzzo per i BeniArchitettonici e Paesaggistici (B.A.P.), proprieta-ria dell’immobile, e per i Beni Storici Artistici edEtnoantopologici (B.S.A.E.) detentrice dell’isti-tuzione del museo, fanno a “rimpiattino” perle competenze utili all’ultimo “sforzo” per lamusealizzazione, mentre i finanziamenti “fug-gono” in altri lidi.La struttura è realizzata nell’antico conventoCelestino di S. Onofrio, complesso architettoni-co ristrutturato con un restauro conservativo divalore scientifico che ha reso antisismico l’inte-ro palazzo. Pronta da oltre dieci anni la struttu-ra necessita solo dell’allestimento espositivo egli allacci delle utenze (luce, acqua, metano etelefono).I numerosi reperti da anni “sequestrati” alla cit-tà dei Farnese, per essere restaurati con la mas-sima accuratezza sono in attesa di essere espo-

sti nel nuovo Museo ed essere accolti amorevol-mente dal popolo camplese, che per secoli li hacontemplati, magari recitando una preghiera.La nuova Soprintendente B.S.A.E. dell’Abruzzo,dottoressa Lucia Arbace, si è subito data da fareper sbloccare le ultime problematiche ma nullasembra smuovere il groviglio delle competenzee dei finanziamenti. Il danno più grave lo sub-isce, naturalmente, la città di Campli, da anniprivata dei suoi tesori d’arte. Intanto è stata assegnata a una ditta romana lamusealizzazione dei reperti. I lavori dovrannoessere riconsegnati non oltre il mese di febbraio2011Campli non può aspettare oltre. La nobile cittàdei Farnese, esempio luminoso di storia e arteabruzzese, da anni cerca di smuovere la propriaeconomia con il turismo, risorsa primaria per ilsostentamento del centro storico. L’istituzionedel secondo Museo Nazionale rappresenta perCampli un appuntamento non più rimandabile,un’opportunità per dare nuovo slancio al turi-smo per i periodi estivi.

Sono passate, almeno, dodici estati da quandola struttura fu restaurata e dieci da quando eraprevista l’apertura del museo. Se, poi, si ricordache la Soprintendenza (allora B.A.A.A.S.) appli-cò il diritto di prelazione sul monumento cam-plese, che stava per essere acquistato dalComune, la situazione diventa quasi insosteni-bile. Il Museo, frutto di una convenzione tra ilSoprintendente Bulian e il Vescovo AprutinoNuzzi, deve essere aperto al più presto. Lo stes-so Vescovo di Teramo S. E. Monsignor MicheleSeccia, potrebbe confidare sull’opportunità diannullare la convenzione stipulata con laSoprintendenza, per riappropriarsi dei beni arti-stici ecclesiali, per troppo tempo celati al pub-blico e ai fedeli.Il museo si percepisce come luogo di cultura, se-de di sapere e del culto (laico e religioso) dellabellezza, tempio della memoria, dove confron-tare e far proliferare le idee e raccogliere le sfi-de della vita. Per questi motivi, a puntare sulMuseo Nazionale d’Arte Sacra camplese è la te-ramanità e l’abruzzesità.

Una inedita Porta Angioina di Gennaro Della Monica

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ORARI:martedi - giovedi ore 15.30 - 19.00

sabato ore 10.30 - 13.00

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per tutte le tue esigenze.

Quasi per caso, ammirandouna collezione di quadri di-pinti da Gennaro DellaMonica (Teramo 1836-1917), ho potuto scorgereun’inedita veduta dellaPorta Angioina di Campli,straordinario esempio di for-tificazione prima dell’usodella polvere da sparo perfini bellici. Sicuramente sitratta di un’opera giovaniledel pittore teramano. LaPorta è raffigurata con unamuratura sopra la merlaturache non si conosceva primadi questa rappresentazione.Le foto più antiche che si co-noscono della fortificazione camplese sono

due, entrambe diGianfrancesco Nardi (Teramo1833- 1903), recentementeacquisite dalla Biblioteca“Délfico” della Provincia diTeramo. Le foto del monu-mento sono riferibili intornoal 1865 e non riportano ilmuro sopra la merlatura delmonumento raffigurato sulquadro dei Della Monica.Lo scorcio della possentePorta dipinta da Gennaro,quindi deve essere riferita aqualche anno prima dellarealizzazione delle foto delNardi. Tenendo conto che ilpittore teramano si trasferì

prima a Napoli, diciassettenne, nel 1852 per

motivi di studio e poi a Firenze, nel 1863 permotivi artistici, potremmo ipotizzare la realiz-zazione dello scorcio camplese entro questedue date, o meglio verso la fine degli anni cin-quanta. Poco più che ventenne, il giovane pit-tore teramano già sapeva esprimere quel geniodi sintesi pittorica fortemente innovativo ri-spetto ai suoi contemporanei.Nella rappresentazione dello scorcio camplese,già sussistono quei caratteri di pennellata velo-ce e sicura, quei cromatismi decisi e armonici,“macchie” di luci e ombre che si allontananodai paesaggi romantici per approdare a una pit-tura di vedute appena tratteggiate e realizzatecon l’eterea essenzialità stilistica della sintesi.Il pittore teramano è un artista ancora tutto dascoprire, che oggi si tenta di portare all’atten-zione nazionale.

Nicolino Farina

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CC NN NNAnno VIII - Numero 36 Gennaio-Marzo 2010 pagina 6

La mattina di sabato 27 febbraio scorso il parrocodon Antonio Mazzitti ha scoperto un furto nellaCattedrale. Sono scomparse due tele: una sette-centesca, sul secondo altare della navata di de-stra, raffigurante “L’Assunzione”; l’altra sulla pa-rete destra della cripta, raffigurante la consegnadelle chiavi della città di Campli all’ImmacolataConcezione, eseguita nel 1922 dal pittoreGiuseppe Felici di Perugia. Per entrare furtiva-mente nella Cattedrale i ladri hanno adoperato(tagliando la catena) l’ingresso sulla “ruetta”, vo-luto, pochi anni fa, dai Vigili del Fuoco per met-tere a norma un impianto di riscaldamento.Ingresso, poi, rimasto per facilitare l’esecuzionedei lavori di restauro della cripta. I camplesi sonorimasti costernati perché il dipinto della cripta, inparticolare, rappresenta il simbolo della devozio-ne popolare alla Madonna, il ricordo più carodell’intercessione miracolosa dell’8 luglio 1764che l’Immacolata ha concesso per salvare la cittàda un terribile flagello endemico di febbri tifichee nervose. Brutale, grossolano e privo di riguardo verso l’o-pera, è stato il metodo con cui si è tagliata la telasettecentesca per staccarla dall’intelaiatura li-gnea. La tela della cripta, invece è stata staccatadall’intelaiatura con cura certosina, nonostante iltelaio di questa sia incastonato al muro efissato con gesso. Il dipinto era a filocon la cornice in muratura perdare l’impressione di unaffresco. Sul legno del-l’intelaiatura, rima-sta intatta, incorrispon-denza deichiodi,sonoevi-

denti solo rare tracce di una sottilestoffa di lino, tipico tessuto per rea-lizzare le tele del primo Novecento.Le due grandi tele, una volta arroto-late, facilmente, sono state fatteuscire dalla porticina di servizio dellachiesa e così trafugate.Il furto sicuramente è stato eseguitosu commissione. Una pratica conti-nua, utile per alimentare quel mer-cato clandestino di opere d’arte temuto in vitadall’avidità senza scrupolo di gente arricchita,che dietro il paravento dell’amore per l’arte, na-scondono il desiderio di attestare semplicementeil raggiungimento di uno stato sociale.Oggi sperimentiamo sulla nostra “pelle”, l’utilitàdel Museo d’Arte Sacra di Campli, che, se apertoin tempo, poteva salvare quantomeno la tela set-tecentesca dell’Assunzione, perché destinata pro-prio alla nuova istituzione statale. Cosa possono significare quelle opere fuori dalcontesto camplese? Ogni opera “vive” il suo valo-re culturale in un contesto storico, sociale e geo-grafico conosciuto e raggiunge il massimo gradodi emotività artistica nel luogo per cui è stata

creata.

Proprio per questi motivi tanti cam-plesi sono entrati nella Cattedrale diS. Maria in Platea col cuore gonfio dicommozione e, alcuni, ne sono usciticon le gote rigate dalle lacrime.Sembra impensabile che qualcunopossa aver fatto un torto così grandeal simbolo stesso della camplesità: laCattedrale profanata e la testimo-nianza più viva della fedeltà della cit-tà all’Immacolata, rubata.Torna viva così la ferita del 1904,

quando i ceri devozionali provocarono l’incendiodella cripta mandando in cenere la miracolosastatua dell’Immacolata e il dipinto raffigurante lascena della consegna delle chiavi di GiacintoStroppolatini. La statua si rifece nel 1911 identicaall’originale, mentre il quadro del Felici del 1922si fece per ricordare la cerimonia della nuova con-segna delle chiavi del 23 settembre 1911, fattauguale a quella del 1974.La disperazione del popolo camplese è maggioreal pensiero che ogn’una delle due tele possanoessere sezionate in più parti e vendute separata-mente, sia per un maggior guadagno, sia per ren-dere irriconoscibili le opere stesse. Le due tele, in-fatti, sono molto adatte per essere smembrate inpiù “quadri”. Oggi la gente di Campli si sente unpo’ più povera, ma già qualcuno si sta muovendo

per costruire una copia dell’opera scompar-sa. È bene però agire senza l’emotivi-

tà di oggi e attendere gli eventi. La fede smisurata

all’Immacolata veneratanella chiesa di S.

Maria in Platea,come sempre,

verrà ripa-gata.

N.F.

Furto nella Cattedrale di Campli

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CC NN NN Anno VIII - Numero 36 Gennaio-Marzo 2010 pagina 7

Fino al 27 febbraio scorso, il pitto-re Giuseppe Felici di Perugia, eraletteralmente uno sconosciuto an-che per gli storici d’arte e gli “ad-detti ai lavori”. Solo un estenuan-te lavoro bibliografico earchivistico, se pur concentrato intre soli giorni (e due notti) ha per-messo la stesura di un profilo del-l’artista utile a capire meglio lavalenza del nostro quadro rubatonella cripta. Nel 1922, all’epoca del dipintocamplese, il “professor” GiuseppeFelici insegnava nel Regio Istituto Tecnico diTeramo, città dove era quasi ignorato comepittore pur risiedendoci da oltre otto anni.Una sua mostra a Teramo gli fu organizzataproprio in occasione della presentazione alpubblico del grande quadro (5,47x 2,28 m)realizzato per la Chiesa di Campli. La cosa è ri-portata, in un piccolo articolo non firmato, su“L’Araldo Abruzzese” del 7 aprile 1922 (a.XIX,n.12, p.2). Nell’articolo si scrive:«Il prof. Feliciha rappresentato nel suo quadro questa pro-cessione [ quella del 22 settembre del 1911]con nuova composizione, nuove persone enuovi costumi. Egli ha riprodotto meraviglio-samente la grandiosità della sce-na, illuminata in parte dal sole,mostrando di saper usare conuna tecnica singolare i colorimoderni, senza però trascurareil chiaroscuro, spesso dimentica-to dagli artisti moderni. In alcu-ne figure di donne specialmen-te, egli raggiunge il vero in unmodo perfetto».Evidentemente il pittore avevaassistito alla processione dell’an-no precedente, realizzando unaserie di schizzi (o fotografie)perché molti anziani, fino aqualche anno fa, sapevano rico-noscere tante persone nei vari personaggi deldipinto. Riconoscibilissimo era don PasqualeDel Paggio che proprio nel 1911 divenne par-

roco nell’ex Cattedrale.Il Felici si rifà a quel naturalismodei “Macchiaioli” di seconda gene-razione amante della luce solare,dell’aria “aperta” e dell’ambientedella civiltà contemporanea.Probabilmente per la sua perma-nenza a Teramo, gli è propriaquella forza espressiva magnifica-mente espressa dai grandi pittoriaprutini a cavallo tra l’Ottocento eil Novecento quali Gennaro DellaMonica e Pasquale Celommi, soloper fare qualche esempio.

Nei primi trent’anni del Novecento, in un cli-ma di tensione fra artisti innovatori e societàborghese conservatrice, si affermano le cosid-dette “Avanguardie storiche”, quei movimen-ti d’arte moderna che riprendono e sviluppa-no le ricerche dell’Impressionismo, delNeo-impressionismo e del Simbolismo. La pittura del Felici, invece, verte verso lo“Stile Novecento”, un movimento promossoda un gruppo di artisti italiani del 1921 che halo scopo di far tornare alla tradizione pittori-ca italiana da Giotto al Rinascimento, reagen-do contro le stravaganze e le eccentricità del-le avanguardie. Un ritorno, quindi al

figurativismo e al concetto for-ma-volume che già diffonde la ri-vista “Valori Plastici” fondata nel1918. Come il Felici, i “novecenti-sti” preferiscono ritornare al pae-saggio e ai ritratti.L’opera di Giuseppe Felici, proba-bilmente, è da conoscere e riva-lutare nell’ambito locale, perchéper primo portò a Teramo il ven-to nuovo del movimento “StileNovecento”.Giuseppe Felici come pittore la-vora a Fermo a Napoli e in moltecittà del Lazio e delle Marche. Nel suo componimento cample-

se, il Felici si ispira alle rappresentazioni sce-nografiche del suo maestro, Cesare Maccari(affreschi di Palazzo Madama – sala Maccari –

a Roma), pittore,scultore, acquaforti-sta, tra i primi ade-renti allo “StileNovecento”. Altromaestro del Felici èEttore Ximenez,scultore e illustrato-re. Lo stesso Felici sicimenta più voltenella scultura. È an-che architetto: nel 1932 progetta il teatro e lachiesa dell’Istituto Salesiano di Macerata.Entro il 1937 realizza anche i dipinti dell’absi-de della chiesa.Intorno al 1922 Giuseppe Felici è uno dei pro-fessionisti promotori dei volontari della“Croce Verde di Macerata” dove si dice « ar-chitetto e distinto scultore».Tra le esposizioni di Giuseppe Felici si ricorda-no quelle presso la pinacoteca di Macerata:del 1956 (8-18 dicembre); del 1959 (6-16 di-cembre), dove espone 44 opere, molte raffi-gurate nel catalogo in archivio; del 1961 (17-26 dicembre), dove le opere esposte sono 31dipinti e 14 ritratti, tutte elencate nel de-pliant presente in archivio.Nel 1957 è premiato, per entrambe le operepresentate, al Secondo Premio Nazionale“Biennale Scipione” di Macerata.Come Giuseppe Ludovico Felici compare allaVII Quadriennale di Roma (1955-56) e all’XITriennale di Milano (1956-57).

N.F.

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Il dipinto del 1922 di Giuseppe Felici

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CC NN NNAnno VIII - Numero 36 Gennaio-Marzo 2010 pagina 8

Mercatino del libro

Lettera al DirettoreRoma , 8 Marzo 2010

Egregio Direttore di C.N.N. - Campli Nostra Notizie - dott.Nicolino Farina, in attesa di un mio ritorno a Campli alla prima occasioneutile, in ispecie con riferimento alla prossima stagione di bel tempo, oltre-ché per ricevere gentilmente da Lei personalmente una copia del Suo sen-z’altro pregevole più recente lavoro su “I Musei di Campli“, mi permetto,se non La disturbo troppo, di sollecitare un Suo autorevole intervento nel-l’ambito della rivista C.N.N. - Campli Nostra Notizie su quanto possa con-cernere eventuali ultimi aggiornamenti sulla dolorosa ed annosa vicendadella misteriosa sparizione nottetempo delle due storiche magnifiche scul-ture in pietra, su basamento, un tempo sistemate lateralmente al portoned’ingresso della Collegiata di S.Maria in Platea in Campli . Inoltre, non ritengo inutile porLe a conoscenza che a me, come del restocredo anche a molti altri camplesi più o meno della mia età, quel ricor-do, direi anche fin troppo struggente, di una mia ormai lontana fanciul-lezza, personalmente ancora mi ferisce profondamente. La mia ovvia econseguente domanda, a conclusione del significato della presente, ri-guarda soprattutto le Sue eventuali più aggiornate conoscenze sull’at-tuale atteggiamento e comportamento delle varie Autorità competentigià in precedenza interessate alla molto spiacevole vicenda. Quanto ap-pena detto in quanto penso sia sommamente ingiusta la più che avvilen-te constatazione di una fin troppo facile sufficienza e addirittura di non-curanza da parte di alcune delle Autorità preposte in materia di serie,concrete e risolutive indagini atte ad individuare prima i responsabili diquella che ritengo una vera e propria offesa alla città di Campli e poi arestituirle un suo insostituibile patrimonio artistico e di memoria storica.

Con i più cordiali saluti . Otello Donzelli

Risposta

Caro dottor Otello Donzelli La ringrazio per l’attenzione che ripone ver-so la nostra rivista e per la domanda che mi pone. Per anni, infatti, hocercato di scoprire le vicende che hanno portato alla “scomparsa” delledue statue, presumibilmente di epoca romana, e dei due leoni stilofori,di epoca medioevale, che ornavano la facciata della Cattedrale diCampli. Finalmente posso dare una risposta. Le quattro sculture tantoamate dai camplesi furono spostate dalla facciata di S. Maria in Plateaquando la chiesa fu restaurata dopo i danni del terremoto del 1950. Daallora nulla si è saputo più. Le statue, però, non furono rubate, ma ven-dute “come atto di riconoscenza” al professor Edmondo Muzj, scienzia-to camplese influente nell’ambiente politico romano, che sicuramentespese qualche parola per trovare i consistenti finanziamenti utili al re-stauro di S. Maria in Plartea. Si spiega, così il motivo per cui nessuna isti-tuzione a Campli si diede da fare per recuperare tali amati beni cultura-li. Le statue, con un camion di un noto commerciante di Campli, furonotrasportate a Roma per adornare la villa dell’affermato dottore.Edmondo Muzj (Campli 12-5-1894 / Roma 25-1-1995) fu un innovatoredella branca medica di ortopedia orofacciale (nella terminologia medicavedesi “Angolo fronto-facciale di Muzj”) e grande ricercatore. Nel 1941fu nominato Direttore della Cattedra di Odontoiatria dell’Università diBologna. Più di 100 sono le sue pubblicazioni scientifiche edite in Italia,Francia, Argentina e Stati Uniti. Anni prima della dipartita lo scienziatocamplese vendette la villa. Chi acquistò la villa volle il giardino nello stiledell’edificio; si accordò con un antiquario che rivelò tutte le statue delgiardino di epoche antiche e le sostituì con quelle di epoca ottocentesca.Delle quattro statue camplesi si sono perse nuovamente le tracce.

Nicolino Farina

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CATALOGHI MOSTREDinosauri catalogo mostra a CremonaVincenzo Pagani, catalogo mostra Fermo 2007Tiepolo, mostra centenaria del 96 a VeneziaGuerrino Tramonti - mostra di BolognaVincenzo Scamozzi - Mostra a VicenzaPier Paolo Rubens - mostra di PadovaOsvando Licini - mostra di Ascoli del 1982Pio Semenghini - Mostra a VeronaVladimiro Tulli - Mostra a S. GabrieleII secolo dell’Impero - mostra di RoveretoI Normanni - mostra a Venezia nel 1993Federico II - Mostra dell’Anno Federiciano 1994Collezione Permanente, Museo dello Splendoredi GiulianovaLa Scuola di Posillipo, Museo dello Splendore diGiulianova

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CC NN NN Anno VIII - Numero 36 Gennaio-Marzo 2010 pagina 9

Carni bovine ed ov ine nostrane . Insaccat i e sa lumi d i produzione propr ia . Porchet ta

PORCHETTA TIPICA CAMPLESE

I recenti restauri restituiscono una maggiore leggibilità delle vicende costruttive della Cattedrale

Cripta da scoprire a CampliSotto la direzione della storica dell’arte ElisaAmorosi e la maestria del restauratore CorradoAnelli i lavori di restauro hanno permesso di ripri-stinare gli intonaci sottostanti il ciclo degli affre-schi e messo in luce altri piccoli particolari cheaiutano a “leggere” meglio la struttura originaledella cripta. Quella che oggi chiamiamo cripta, inrealtà, era la primordiale chiesa che nel Duecentofu affiancata e sovrastata da un’altra struttura ec-clesiale a una sola navata. Quest’ultima, poi siampliò, tra la fine del Quattrocento e la metà delCinquecento, prima con la navata occidentale,poi, con quella orientale e, in fine, con l’absideche sovrastò letteralmente la struttura oggi chia-mata cripta. In quell’occasione una parte della

chiesa originaria fu trasformataper rendere le strutture capaci disopportare l’abside sovrastante.Era il secondo decennio delCinquecento, da quel momento lacripta divenne il luogo di cultodell’Immacolata Concezione.I recenti lavori di restauro hannomesso in luce la parete di “attac-co”e il pavimento antico della chiesa sopraeleva-ta del Duecento. Attiguo alle scale di discesa allacripta sono state rimesse in luce le strutture dellecolonne dell’ampliamento quattro-cinquecente-sco. Nella cripta, sono state rimesse in luce partidelle voltine originali degli archi passanti tra la

struttura primordiale e quella ri-strutturata nel Cinquecento. I re-stauri, comunque, sono ancoralunghi. Per esempio la cappella diS. Giuseppe, attigua alla cripta, pereffetto del recente terremoto, ècompletamente puntellata nel sof-fitto per rendere agibile la sovra-stante sagrestia. I lavori effettuati

sin’ora, comunque, ci restituiscono già l’ambienteoriginale delle cinque navatelle suddivise in 15campate. Gli esili pilastrini a sostegno delle volti-ne a crociera conferiscono all’ambiente un’armo-nia architettonica rara, raccolta che ispira una sa-cralità antica e commovente.

Castello di Ripa CandoneSul colle Ottaviano presso Piancarani di Camplisi ergono ancora i ruderi del castello di RipaCandone che controllava i feudi di Piancarani,Boceto e Pagannoni. Per comprendere a pienoil senso di questo castello bisogna necessaria-mente parlare di Piano di Ariano il vecchiopaese di Piancarani che sorgeva presso la sor-gente di S. Paterniano in un pianoro alto sultorrente Fiumicino. In questo pianoro ci sono iresti di un villaggio dell’età del bronzo, di uninsediamento italico, un villaggio romano, e unvillaggio longobardo. I primi documenti scrittie riguardanti Piano di Ariano li troviamo nelChronicon Farfense nella forma “fundumArianum, in quo est ecclesia Sancti Paterniani”del 967. S. Paterniano nacque a Fano verso il275 ove governò la diocesi per 42 anni e morìnel 360. Molti paesi lo hanno scelto quale pa-trono. Della chiesa si rinvengono resti di fregilongobardi. Nell’ 891 il conte di ApruzioAdalberto riceve in permuta dal vescovo apru-tino un terreno presso Ancariano confinantecon terra Candoni e col colle Ottaviano. Nel976 in Ancariano si tenne persino un placito colconte aprutino Attone alla presenza del gastal-

do di Apruzio Gisone. In questo perio-do inizia a fortificarsi colle Ottavianoove risiederà la famiglia feudaleCandoni. Più che un castello era la resi-denza dei feudatari e la difesa era affi-data alla forma di colle Ottaviano cheera circondato da alte ripe naturali co-me lembo rimasto di un antico terraz-zo alluvionale formato dal sottostantetorrente Fiumicino. La vera difesa delterritorio era assicurata dal castello diArnaro in posizione ancora più domi-nante. Del feudo di Ripa Candone face-va parte anche la chiesa di S. Stefanosorta sui resti di una villa romana che conservaancora numerosi blocchi di travertino di lavora-zione romana, una fregio di fattura longobar-da e un bel portale rinascimentale del 1424.Durante la mostra normanna del 1160 Attoneera il feudatario di Ripa Candone, nel 1269 erafeudatario Gualtieri di Bellante, nel 1279 i feu-datari erano: Stefano di Scorrano, Berardo,Andrea di Civitella, Roberto di Francesco deMelatino, Guglielmo di Civitella e Ruggieri diRotara, nel 1330 Andrea di Civitella e nel 1450

Laura di Scorrano. Nel seicento viene costruitol’attuale paese di Piancarani, i vecchi siti ven-gono abbandonati e l’incuria del tempo sta di-struggendo il grande patrimonio storico ed ar-cheologico ancora presente. La valorizzazionee il recupero dei siti di Piana di Ariano, RipaCandone, villa S. Stefano e colle Arnaro deter-minerebbe lo sviluppo culturale della popola-zione locale e la creazione di mete turistiche dipregevole valore e di interesse provinciale.

Domenico Di Baldassarre

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CC NN NNAnno VIII - Numero 36 Gennaio-Marzo 2010 pagina 10 SPECIALE SCUOLA

CONOSCO UN CONTINENTE vecchio come un albero secolare che hasparso i suoi frutti in tutto il mondo, un continente di grandi navigatori ,di santi, artisti e scienziati.CONOSCO UN CONTINENTE dove i bambini sono ricchi e soli, dove ilprogresso sembra impazzito.RICORDATI DELL’EUROPA e di tutte le persone che aiutano i bambinidel mondo, perché non si spenga mai il messaggio di pace e d’amore.

CONOSCO UN CONTINENTE attraversato da grandi fiumi e i templiinnalzano i loro campanili verso il cielo.CONOSCO UN CONTINENTE dove i terremoti e le inondazioni distrug-gono interi paesi, milioni di bambini non hanno più una casa.RICORDATI DELL’ASIA perchè i bambini rimasti soli abbiano una fami-glia , siano più liberi e non debbano più lavorare.

CONOSCO UN CONTINENTE meraviglioso con grandi alberi e animalidi rara bellezza, cielo azzurro e montagne nevose.CONOSCO UN CONTINENTE in cui ancora ci sono guerre, in cui i bam-bini come noi portano sulle spalle il fratellino più piccolo, bambini checorrono scalzi nella polvere e lavorano rompendo le pietre.RICORDATI DELL’AFRICA perché i bambini africani abbiano cibo, medi-cine, scuole e ai grandi non manchino il lavoro e la speranza.

CONOSCO UN CONTINENTE con altissimi grattacieli, dove si incon-trano tutte le razze umane, dove sfilano i Carnevali più pazzi.CONOSCO UN CONTINENTE dove i bambini vivono e dormono sullastrada, dove la sedia elettrica uccide le persone.RICORDATI DELL’AMERICA perché tutte le diversità umane uniscano iloro cuori in un unico colore, quello dell’amore.

CONOSCO UN CONTINENTE dove migliaia di isole luminose galleggianosull’Oceano azzurrissimo, dove ogni isola custodisce i propri tesori.CONOSCO UN CONTINENTE dove si combattono guerre di religione,dove venti e tempeste cancellano intere città.RICORDATI DELL’OCEANIA perché il Paese delle isole galleggianti,nonostante le diversità di lingue e costumi, trovi segni di unità.

Voci dal mondo

Italia 2009 - di Marco Chiarini con Francesco Pannofino,Marco Leonzi, Greta Castagna, Tania Innamorati, DavideCurioso, Armando Castagna, Matteo Lupi, Anastasia DiGiuseppe, Daniele De Fabiis, Franco Di Sante, GiuseppeMattu, il gallo di Rubino, Nino il maialino

Il film parla di un bambino teramano diundici anni di nome Simone che ha unsogno: incontrare l’Uomo Fiammifero,di cui è alla ricerca da cinque anni, daquando era ancora in vita sua madreMarilena. Simone ora vive con il padre,il contadino don Pietro, che, molto tur-bato per la morte della moglie, diventasevero con il figlio, lo controlla e lo rim-provera spesso perché ha paura che gli possasuccedere qualcosa. Don Pietro non crede all’e-sistenza dell’Uomo Fiammifero e durante i po-meriggi estivi, tiene legato Simone con una cor-da per impedirgli di andare alla Volpara e dicorrere dietro al maialino Nino, addestrato perscovare le tracce dell’Uomo Fiammifero. Ungiorno dalla Svizzera arriva Lorenza, una ragaz-za molto graziosa, cugina del prepotenteRubino, il peggior nemico di Simone, che intral-

cia continuamente la sua ricerca. In principioSimone crede che Lorenza sia una “puzza al na-so” ma ben presto scopre che ci si può fidare dilei e che è adatta per la ricerca dell’UomoFiammifero. Simone presenta a Lorenza i suoiamici immaginari: Giulio Buio che vive nell’oscu-

rità da quando sua madre lo ha abban-donato sotto il letto di Simone, DinaLampa, sorella gemella di Giulio Buio,che quando si emoziona lampeggia escompare per apparire nei film noiosi didon Pietro, Armando Armadio, figlio digiganti, ma nano, fidanzato di DinaLampa, Ocram (Marco), il più vecchiodei suoi amici che ha 87 anni, ma sem-bra un ragazzino perché vive al contra-rio, Mani Grandi che con le sue mani ri-

esce a far rivivere a Simone i ricordi della suamamma e che si nutre soltanto di semini di gira-sole e Zio Disco che, operato alle tonsille da pic-colo, ha perso la sua voce e parla solo attraversoi dischi. Essi, insieme, tolgono le trappole disseminateda Rubino per disorientare l’Uomo Fiammiferoe impedirgli di arrivare da Simone, con la spe-ranza di riuscire a scattargli una foto per dimo-strare a don Pietro che esiste veramente.

Ce la farà Simone a battere Rubino e il suo gal-lo? Perderà la speranza o riuscirà a trovarel’Uomo Fiammifero? E suo padre alla fine crede-rà in lui? (Per scoprirlo basta vedere il film)Il film è bellissimo, pieno di fantasia e di magiae trasmette diverse sensazioni, sia divertenti, siamolto tristi e commoventi. Ogni volta, verso lafine della proiezione, quando appare finalmen-te l’Uomo Fiammifero, tutti i bambini applau-dono spontaneamente.Questo film è nato dai ricordi d’infanzia e dal-l’immaginazione del regista teramano MarcoChiarini, che per produrre il film ha usato unabella tecnica: ha mescolato il linguaggio cine-matografico con quello dell’animazione grafica,con le figure disegnate che si animano e pren-dono parte al film. Colpisce molto la scena incui Simone brucia tutti gli indizi e le provedell’Uomo Fiammifero, perché sembrava impos-sibile che dopo tanto lavoro e tante ricerche, luipotesse perdere la fiducia e la speranza. “L’Uomo Fiammifero” è infatti una favola chevuole spiegare a grandi e bambini che si puòavere tutto, basta crederci, se si crede in un so-gno non si deve mai smettere di sperare.

Gruppo di redazione della classe 5ª Scuola Primaria di Campovalano

L’uomo Fiammifero

Natale a S. OnofrioGli spettacoli natalizi sonoda sempre una tradizioneda onorare negli ambientiscolastici e para-scolasticiperché offrono una validaopportunità di incontro edi aggregazione. Il 23 di-cembre 2009, per il secon-do anno consecutivo, an-che gli alunni della scuola

primaria di primo e secondogrado del polo scolastico diSant’Onofrio, con la collabora-zione dell’AmministrazioneComunale e della Pro-Loco, han-no messo in scena uno spettaco-lo natalizio sui generis, all’inse-gna della coesistenza delle varieetnie e culture umane. E’ stato

un tripudio di applausi, di flash fotografici, di occhi lucidi, di luci, dimelodie, di auguri…Il programma è stato inaugurato da una suggestiva e colorataesibizione che ha visto per protagonisti i bambini stranieri fian-co a fianco con quelli italiani, tanti bambini, di tanti colori, ditante lingue, di tante religioni, che insieme festeggiano la pacee l’amore. Simbolo di questa multietnicità il radunarsi commovente deibambini sotto lo stesso albero diNatale. A seguire un altro gruppodi alunni si è esibito sotto un va-riopinto gioco di luci in danze atema dirette dalla maestra didanza Mina Pulsoni. Infine giova-ni ed abili attori hanno dato vitaad una rievocazione della Nativitàche ha ripercorso le tappe del tra-vagliato cammino di Maria e Giuseppe con una maestosa sceno-grafia realizzata dagli stessi alunni. La manifestazione è stata al-lietata dalla presenza del coro, diretto dal prof. Aladino DiGiampalma ed accompagnato alla tastiera da Stefano Ciutti. Ilconsumismo ha portato via molto del profumo del Natale chesolo i bambini sono in grado di restituirci. La loro gioia è un’oc-casione per accendere un po’ di speranza, soprattutto nei perio-di di crisi e di difficoltà. Difendiamo le emozioni, la meraviglia ei riti che troppe volte abbiamo sepolto nel vuoto. Difendiamo lascuola che crea partecipazione.

Gli insegnanti della scuola Primaria e Secondaria di S. Onofrio

Scuola di Sant’Onofrio

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CC NN NN Anno VIII - Numero 36 Gennaio-Marzo 2010 pagina 11SPECIALE SCUOLA

In occasione delle scorse fe-stività di Natale, Sabato 19Dicembre, presso ilPalazzetto dello Sport, glialunni e gli insegnanti dellaScuola Primaria di CampliCapoluogo, hanno dato vitaad un caloroso momento difesta mettendo in scena“Festeggiamo il Natale”. Tutte le famiglie sono state coinvolte nei pre-parativi e nell’organizzazione dell’evento edhanno partecipato numerosi dando calore ecolore agli spalti. Tutti gli alunni, fin dalle prime idee, hannodimostrato entusiasmo, partecipazione edimpegno alla realizzazione delle coreografie,dei costumi e degli sfondi. Ognuno si è senti-to protagonista calandosinei diversi ruoli che hannoanimato la serata. Tutte le tematiche delNatale sono state interpre-tate in una chiave d’inte-grazione al fine di promuo-vere la diffusione e lariscoperta dei valori, delletradizioni, del folklore edell’identità culturale. Tra luci, musiche, ap-plausi, risate e…qualche lacrima, il tempo èvolato coinvolgendo con entusiasmo grandie bambini.I bambini di prima e seconda hanno dramma-tizzato una tenera storia di collaborazionetra la Terra, i suoi figli e le creature

dell’Universo dal titolo “Ladanza dell’albero di Natale”.Il soggetto natalizio legato altema ambientale, ha coinvol-to favorevolmente culture ereligioni diverse in un proget-to comune anche se con mo-dalità differenti. Vivace la par-te dei taglialegna, che hascaturito uno scroscio di ap-

plausi ma anche le allegre danze dei più pic-coli hanno entusiasmato tutti. Teneri edemotivamente trascinanti sono stati alcunipassaggi di questa bella storia nutrita di tantimessaggi più che attuali.“Qui non si sente altro che il caldo buono.Sto con le quattro capriole di fumo del foco-lare…” versi che evocano ricordi legati alle

antiche credenze e valoridella nostra cultura senza lequali sarebbe una festasbagliata, senza magia, sen-za anima. Così, la rappre-sentazione “Sogno diNatale” della classe quartaha fatto ricordare a tutti…l’attesa, i desideri e la curio-sità che regnano nel cuore

di ogni bambino, le storie incantate suBabbo Natale e la Befana rivisitata in chiavemoderna e con nuovi strumenti tecnologici.La conoscenza delle proprie radici culturali, ilcolore dei rapporti paesani e l’importanzadei vincoli familiari ha reso esilarante e, atratti nostalgica, lo spaccato dialettale della

classe terza dal titolo “Natale di una volta”. Intercalata tra le diverse interpretazioni, i ra-gazzi della classe quinta hanno offerto mo-menti di riflessione sul tema della Pace, dellaSolidarietà e della Tolleranza attraverso co-reografie,canti e poesie a più voci rendendosipienamente partecipi nella scelta dei testipoetici e musicali. Sono state d’effetto “tutte” le voci che han-no animato le diverse drammatizzazioni nel-le quali le musiche, importanti connettori nelsollecitare l’immaginario di ogni attore e chehanno favorito le naturali e timide insicurez-ze di esporsi difronte ad un pubblico, anchenei più piccoli. In chiusura, le Autorità della nostraAmministrazione Comunale hanno espressola loro soddisfazione all’evento che ha tocca-to temi importanti… con lo sguardo verso ilfuturo senza dimenticare il passato.

Pioggia di stelle nel cielo di Campli

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CC NN NNAnno VIII - Numero 36 Gennaio-Marzo 2010 pagina 12 SPECIALE SCUOLA

Campli 21.12.2009Ore 18:30. Salone delle feste del-l’edificio Piotti in Piane Nocella diCampli. Sta per iniziare il Piccolo Concertodi Natale organizzato dalla ScuolaPrimaria di Campovalano. Sonotutti qui riuniti: genitori, sorelle,zie, nonni. La sala si affolla in unbatter d’occhio e a stento si trovaun posto a sedere. In prima fila cisono il Preside e l’assessore Flavia.Dietro le quinte i bambini sono molto emo-zionati e irrequieti: non stanno più nella pel-le per l’eccitazione e non vedono l’ora di ini-ziare. Ecco, ci siamo. I bambini entrano dadestra e da sinistra sulle note di un allegrocanto natalizio e si dispongono sulle gradi-nate del palco: i più grandi dietro, i più pic-coli in prima fila.Un applauso caloroso li accoglie. A vederli sembrano un coro di successo, cosìben allineati, vestiti tutti allo stesso modo:jeans, maglietta rossa e un filo dorato ai polsi.Hanno delle faccine veramente simpatiche.I presentatori spiegano che lo spettacolo sa-rà diviso in due tempi: la prima parte raccon-terà con i canti la nascita di Gesù Bambino,la seconda presenterà le tradizioni e i perso-naggi natalizi amati dai bambini.I canti si susseguono velocemente, molti bra-ni sono accompagnati da balletti e ogni tan-to, tra una canzone e l’altra, una classe pre-senta la sua breve recitina: la Storia delNatale, gli Angioletti di Natale, Lettera aGesù Bambino, la Pubblicità, Le quattro can-dele.I bambini cantano, ballano e recitano conmolto entusiasmo. I canti sono tutti belli, maparticolarmente divertenti sono 1,2,3 cam-melli e Natale rap che provocano risate e ap-plausi a non finire. Ma ecco che arriva Babbo Natale. Giuliano, ilbidello, entra vestito tutto di rosso con ilclassico cappello con il pon pon bianco, ma

non è solo: lo accompagnano settesimpaticissime renne, interpretateda alcune maestre, che ballano ecantano insieme al coro, scatenan-do l’ilarità dei presenti. Lo spettacolo però ormai sta perfinire. Vengono intonati gli ultimicanti.Ma…. Che succede? Colpo di sce-na! I bambini hanno appena finitodi cantare un’allegra canzoncinasulla Befana che, a sorpresa, entra-

no in scena non una, ma ben due Befane,che in dialetto abruzzese mettono in scenaun esilarante battibecco con cui cercano didecidere chi delle due sia la vera Befana. Leloro battute fanno “sbellicare” dalle risate ilpubblico. Anche il Preside ride come un mat-to e si diverte, anche perché proprio a lui, ledue Befane, che in realtà sono la maestraPina e la maestra Elisa, consegnano due sac-chetti pieni di CENERE e CARBONE perché di-cono che lui è il bambino più discolo di tuttala scuola.Lo spettacolo ora è veramente finito. Mentretutti gli invitati si avvicinano al buffet orga-nizzato ed offerto dalle famiglie degli alun-ni, i bambini della classe quinta aprono ilmercatino di beneficenza, con la vendita deilavoretti da loro preparati: bottigliette conmessaggi natalizi decorati a mano e libretticon cd contenenti i canti del concerto, conla copertina illustrata dagli alunni della clas-se quinta. Il ricavato della vendita andrà ai bambini po-veri del Kenia, per aiutarli a costruire unascuola. La serata è stata davvero un successo. I geni-tori appaiono tutti entusiasti, i bambini felicie le maestre soddisfatte. Per gli alunni dellascuola di Campovalano il concerto di Natalerimarrà uno dei ricordi più belli che porte-ranno nel cuore.

Il gruppo di redazione della classe 5^ Scuola Primaria di Campovalano

Campovalano 11.02.2010Grande festa nella Scuola Primaria diCampovalano. Fra balli, coriandoli, stelle fi-lanti, scherzi e musica si inaugura la nuovaaula computer. Il preside taglia il nastro eviene investito da una valanga di coriandoliche fa scatenare l’inizio della grande festa. Ibambini sono molti felici e si divertono unmondo. Festeggiare insieme l’inaugurazionedel laboratorio informatico e il Carnevale èstata davvero una bella idea.Alle 10.30 arrivano a scuola il presidente,Daniele Barbieri, e alcuni soci dell’Associazione “Campovalano Viva” insieme alvicesindaco Maurizio Di Stefano e ai genitorirappresentanti delle cinque classi. Atteso edesiderato finalmente arriva anche il Preside,dott. Maurizio Paolillo, accompagnato dallasegretaria, signora Anna.L’assessore alla scuola, Flavia di Marco, nonpotendo intervenire alla cerimonia, è passatain anticipo a salutare i bambini e le maestre,promettendo di venire incontro alle loro ne-cessità per migliorare la scuola.La cerimonia di inaugurazione, finalmentepuò iniziare!Alcuni bambini della classe 5^ hanno fatto ildiscorso di inaugurazione, ringraziando inparticolare l’Associazione “Campovalano vi-va” per aver acquistato i computer nuovi perla scuola. Oumayma, un’altra alunna dellaclasse 5ª, si avvicina al Preside e gli porge leforbici per tagliare i nastro rosso. Si apre laporta dell’aula computer e… una marea dicoriandoli inonda il Preside e tutti i presenti.I bambini della scuola applaudono fragoro-samente, mentre Antonio, un alunno dellaclasse 2ª, comincia a suonare un allegro sal-tarello con il suo ddù bott’. Ora possono ini-ziare le danze. Si scatena una gran confusio-ne per la felicità di tutti i bambini.

Il gruppo di redazione della classe 5ªScuola Primaria di Campovalano

(Asia Cesaroni, Giuseppe Armando Ciprietti, OumaymaHousni, Nicholas Paolizzi, Stefano Ragni, Elena Roscioli,

Francesca Scatasta, Leonardo Sciamanna, Claudia Sciarretta)

Campovalano: piccolo concerto di Natale Festoso giovedì grasso

Per i bambini in età scolareè sempre molto piacevolepartecipare a manifesta-zioni ed iniziative extra-curriculari che rompono lamonotonia della routinescolastica. L’idea di orga-nizzare, preparare ed esse-re protagonisti di un even-to come il Piccolo Concertodi Natale, tenutosi il 21 di-cembre nell’edificio Piottidi Piane Nocella, ha sicuramente generatofermenti nuovi nella prassi didattica quoti-diana della scuola primaria di Campovalano.La scuola è diventata spazio di gioia e di vita-lità e negli alunni si è osservato un crescentecoinvolgimento e piacere nel lavorare insie-me e si è costruito progressivamente, nelcontinuo confronto, il percorso didattico,condividendo le scelte più opportune. Si sonocreati legami più profondi nelle classi e fra leclassi, improntati alla collaborazione e allaconsapevolezza che il risultato generale sa-rebbe dipeso dall’impegno di ciascuno. Sono

state spese tante energie emesse in gioco numeroseabilità, a volte rivelatrici disorprendenti capacità deglialunni, altrimenti inimma-ginabili. Ma tutto il valore espressi-vo, culturale e socializzanteintrinseco al progettoPiccolo Concerto di Natalesarebbe ben poca cosa se ilcarattere didattico dell’ini-

ziativa non si evolvesse in azione educativa, peri bambini, certo, ma anche per gli adulti, sianoessi insegnanti, genitori o amministratori. Perché accada che il lavoro compiuto, oltread avere un passato “il tempo della prepara-zione” ed un presente “il momento dellospettacolo”, abbia anche un futuro, possacioè lasciare traccia nel cuore e nella mentedegli alunni e degli spettatori e diventare ve-ra costruzione del sé, ci sembrava necessariotrovare e dare un senso, uno scopo, una dire-zione alternativa al progetto in corso, affin-chè, alla soddisfazione effimera per il succes-

so del momento, si sostituisse la percezione ela convinzione profonda di aver fatto qualco-sa di bello ma anche e soprattutto qualcosadi buono. Da qui l’idea di vivere questo Natale guardan-doci intorno, per riflettere se nelle parole dicui ci riempiamo la bocca, parole importantie gravose come pace, amore, solidarietà, cisia un frammento di vitalità e di verità. Da qui la ricerca, per aprire una finestra sulmondo e gettare lo sguardo oltre i propriconfini e vedere che le tenebre della guerra,della fame e dello sfruttamento oscurano lavita di innumerevole persone, soprattuttobambini. Da qui il progetto di costruire per questa ri-correnza un presepe diverso: un mare di spe-ranza per un mondo più solidale e umano. Da qui infine l’intuizione di dedicare il nostrospettacolo e di offrire il frutto del nostro la-voro ai bambini di un paese lontano e pove-ro, donando loro la nostra piccolissima bricio-la di speranza per un mondo migliore.

Pina Salvatorelli Insegnante della Scuola Primaria di Campovalano

Una scuola aperta al mondo

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CC NN NN Anno VIII - Numero 36 Gennaio-Marzo 2010 pagina 13SPECIALE SCUOLA

Alunni e insegnanti dellascuola elementare diCampovalano, al rientro dal-le vacanze natalizie hannotrovato l’aula informaticacompletamente rinnovatagrazie all’installazione di PCdi ultimissima generazione.La befana in quest’occasioneha vestito i pannidell’AssociazioneCampovalano Viva, che da anni è sempre at-tenta alle esigenze della scuola del paese.L’aula informatica, situata al primo piano dellascuola oggi è all’avanguardia, con 6 postazio-ni di lavoro dotate di computer moderni, mo-nitor “lcd”, casse acustiche e microfoni. Tutti iPC e le stampanti, sono collegati in rete, conpossibilità di condivisione di risorse, documen-ti, file video e musicali, adatti allo svolgimentodi attività informatiche multimediali. Ognialunno avrà la possibilità di accedere, sotto laguida e il controllo delle insegnanti, agli stru-menti presenti nel laboratorio e alla rete in-

ternet che il Preseide ha in-tenzione di collegare alla li-nea veloce “adsl”.L’auletta a disposizione del-la scolaresca e delle inse-gnanti rappresenta un fioreall’occhiello non solo per lascuola del paese, ma pertutto il circolo didattico.I ragazzi, oltre a familiariz-zare con i software più dif-

fusi, e a navigare su Internet, potranno crea-re presentazioni multimediali piùperformanti, utilizzando fotografie e disegni

realizzati da loro, ma-teriale scaricato da in-ternet, registrazioni vo-cali e brani musicali. Con le competenze ac-quisite già lo scorso an-no scolastico, per esem-pio, la classe 4° harealizzato un cd-romper la festa della mam-ma dal titolo “Per TeMamma” con disegni,testi in rima composti erecitati dagli scolari,

sottofondi musicali e gift animate.Particolarmente interessanti sono i lavoriprodotti per il progetto e-Twinning – gemel-laggio elettronico culturale tra scuole euro-pee, a cui le scuole elementare camplesi par-tecipano già da diversi anni con brillantirisultati e che quest’an-no, per il plesso diCampovalano, riguarde-rà anche la realizzazionedi un mini documentariosu storia, usi, tradizionied economia delle fra-zioni in cui risiedono gliscolari.Purtroppo, aggiungel’insegnante Salvatorelli,le norme “tagliaclassi”, ilcalo demografico e l’i-

scrizione di alcuni bambini in altri plessi sco-lastici o altri circoli, mettono a rischio la so-pravvivenza del plesso, e ciò appare assurdoin considerazione del fatto che l’esperienzainsegna che tanto minore è il numero deglialunni, tanto più proficuo è l’insegnamento.La preoccupazione circa la sopravvivenza delplesso è forte anche tra gli abitanti delle fra-zioni “di sopra” che sono ben coscienti del-l’importanza della presenza della scuola ele-mentare. La stessa Associazione CampovalanoViva, nata per dare voce all’esigenza di un ri-sveglio sociale, culturale e ricreativo, di ag-gregazione e rivitalizzazione della vita paesa-na, a conferma dei sentimenti che nutre neiconfronti della scuola elementare, sottolineache tutti gli interventi, sia finanziari che col-laborativi, effettuati a favore della scuola lo-cale, sono stati deliberati all’unanimità dagliassociati, senza riserve o dissensi.Con l’auspicio che al gesto dell’Associazione

Campovalano Viva fac-ciano eco tanti altri in-terventi di miglioramen-to ed ampliamentodell’offerta formativa daparte dei soggetti istitu-zionalmente chiamati adintervenire, a vario tito-lo, nel settore della for-mazione primaria, si au-gura buon lavoro adalunni ed insegnati.

Valeria Fizzano

Campovalano: tecnologia e futuro

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CC NN NNAnno VIII - Numero 36 Gennaio-Marzo 2010 pagina 14 SPECIALE SCUOLA

Campovalano , 4 novem-bre 2009Sicuramente è più diver-tente raccogliere le olive,guardare e fotografare imacchinari di un frantoiodal vivo che leggere e stu-diare su una scheda scola-stica la storia dell’olio,sforzandosi di immaginaremille macchine strane estrampalate.Tutto cominciò quando la maestra della clas-se quinta di Campovalano annunciò: “Il 3 no-vembre andremo a visitare un frantoio….Mad’ora in poi, durante l’ora d’italiano, parlere-mo solo della raccolta delle olive e dei pro-cessi di produzione dell’olio” Per tutto il mese di ottobre la maestra equi-paggiò per bene i suoi alunni con schede,racconti, poesie, letture che gira gira parlava-no sempre e solo d’olio e di olive. Finalmentearrivò il fatidico giorno e ieri sono partiti allavolta dell’azienda olearia Montecchia diMorro d’oro insieme ai loro coetanei dellascuola di Campli.Dopo un breve viaggio, animato da chiac-chiericci e barzellette, non appena hanno in-travisto il cartello stradale “Morro d’oro” tut-ti hanno gridato di gioia. Una gentile signora, di nome Anna, li ha ac-colti affabilmente presentandosi come loroguida esperta e li ha invitatia fare con lei il magnificoviaggio tra le olive. Li ha condotti subito in unpiccolo campo disseminatodi giovani ulivi; ha conse-gnato loro degli antichi ce-sti e li ha sollecitati a racco-gliere le olive da alcunepiante non molto alte cosìche essi potevano raggiun-gere tranquillamente anchei rami più alti. I bambini si

sono diver-titi ad uti-lizzare ilmetodopiù anticoe saggio diraccolta: labrucatura,e senzaperderetempo,

hanno riempito i loro cesti-ni di olive mature. Era veramente bello vede-re questi piccoli contadinelli al lavoro, contutte quelle manine che s’intrecciavano. La guida, soddisfatta per il raccolto li ha con-dotti al frantoio per mostrare loro il processodi trasformazione delle oli-ve in olio. Mentre cammi-navano hanno potuto am-mirare antichi olivi storpi,curvi, gobbi e tutti intrec-ciati: sembravano Nel frantoio c’erano tantimacchinari all’opera. Unelevatore trasportava siale foglie, sia le olive alladefogliatrice che le separa-va facendo cadere le fo-glie in un enorme conteni-tore e mandando le olive a fare un belbagnetto prima di andare alla frangitura.

Terminata la doccia le olivescivolavano in un grosso im-buto d’acciaio che decreta-va la loro fine. Infatti ilfrantoio vero e proprio leschiacciava per ricavarnel’olio. La pasta di olive fini-va nella gramolatrice chefaceva sì che le minuscolegoccioline d’olio separatedalla polpa si riunissero ingocce più grosse. La centri-fuga infine separava l’olio

dall’acqua e dai noccioli.Finita la tortura dalla mac-china filtra-olio sgorgavafinalmente l’oro giallo,denso e profumato. Conesso si riempivano grossifusti, le moderne giarenon più d’argilla ma diplastica o d’acciaio,. I bambini, a cui non sfug-ge nulla, hanno notatoche si poteva versare un

po’ d’olio anche in un fusto per San Gabrielee in un altro per la carità. Infine una sana merenda a base di pane eolio. Cos’altro si potrebbe mangiare in un po-sto così? Tutti hanno mangiato con gusto più

di una fetta di pane e olio,imparando che a volte ilpasto più buono è quellopiù semplice e genuino. Ibambini prima di ripartirehanno ricevuto in omag-gio un campioncino delprelibato olio da far assag-giare alla propria famiglia. A mezzogiorno si è conclu-sa questa escursione inte-ressante e istruttiva conl’unico rimpianto di non

aver potuto vedere un antico “trappeto” co-me quello descritto …

Il gruppo di redazione della classe 5^ Scuola Primaria di Campovalano

Visita al frantoio Montecchia: un bel viaggio nel mondo delle olive per gli alunni di Campovalano

Studiare sul “campo”

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CC NN NN Anno VIII - Numero 36 Gennaio-Marzo 2010 pagina 15SPECIALE SCUOLA

Località La Traversa - CAMPLI - (TE)Telefono 0861.56858 - fax 0861.56460Cell. 340.3272995

[email protected]

Il buon pane di una voltasulla tavola di tutti i giorni

Pianella 22 novem-bre 2009Vi ricordate i bam-bini in gita al fran-toio di Morro d’o-ro? Sì, proprio loro,gli alunni dellaclasse V diCampovalano. Ierisono andati ancorapiù lontano, sonoarrivati fino aPianella, una bellacittadina in provincia di Pescara. Sono statiinvitati alla premiazione del concorso foto-grafico “Dalle olive all’olio” per ritirare unpremio vinto con le foto scattate all’aziendaMontecchia.Mentre lo scuolabus percorreva la strada cheda Pescara conducea Pianella, i ragazzihanno notato che ilpaese è abbracciatoda interi campi diulivi, ulivi a non fini-re, migliaia e mi-gliaia di piante gio-vani e vecchie con leloro fronde argenta-te. Dai finestrinihanno potuto ammi-rare un magnificopaesaggio, fatto dicolline e di campiverdi e ben curati,così bello da sembrare un quadro dipinto daun pittore . I ragazzi sono stati accolti da un paese in fe-sta, la festa del “Pian’olio”. Lungo i marciapiedi tutte le vetrine brulica-vano di bottiglie colme d’olio e rami frondosicarichi di olive, mescolati con i prodotti espo-sti nei negozi.Dopo una lunga passeggiata, i ragazzi hannopensato di fare la conta per scegliere chi sa-

rebbe andato a ri-tirare il premio in-sieme alla loromaestra PinaSalvatorelli: la sor-te ha sceltoGiuseppe ArmandoCiprietti ed ElenaRoscioli. Uno degli organiz-zatori del concorsofotografico “Dalleolive all’olio” ha

cominciato a chiamare le scuole vincitrici e al-la fine è toccato alla classe di Campovalanoche ha ricevuto una targa contenuta in unacustodia blu, un diploma di merito , una me-daglia dorata e due bottiglie d’olio extraver-gine d’oliva, “l’oro verde” di Pianella. Tutti

erano entusiasti e ilsorriso si allargava fi-no alle orecchie. Finita la premiazioneè stata loro offerta lasolita sana merenda:PANE E OLIO. Subito dopo, facendoun breve percorso apiedi, sono andati avisitare un frantoioantico risalente al1700.Un anziano e gentilesignore ha spiegatoloro ogni cosa: i me-

todi che si usavano un tempo per la produ-zione dell’olio e il lavoro dei frantoiani. Hamostrato tutti gli attrezzi e le macine dell’e-poca: la vasca con le molazze che venivanofatte girare da un mulo per frantumare leolive, i friscoli e le presse fatte di legno diquercia da cui uscivano l’olio e l’acqua, chevenivano separati con delle larghe padelle. Ifrantoiani lavoravano 24 ore su 24, per que-sto nel frantoio c’era un pagliericcio per dor-

mire e delle carte da gioco per ammazzare lanoia. Hanno visitato anche la stalla dove si riposa-vano i muli. Terminata la spiegazione gli alunni hannofirmato il registro dei visitatori e sono uscitiper recarsi a vedere la mostra dei rosoni, rea-lizzati da un artista di Pianella, che ha ripro-dotto in legno i rosoni delle chiese e dellebasiliche più importanti d’ Italia e d’Europa ,usando soltanto legno e colla. Veramentefantastici!

Il gruppo di redazione della classe 5^ Scuola Primaria di Campovalano

A Pianella gli alunni di Campovalano ricevono un premio al Concorso fotografico “Dalle olive all’olio”

Piccoli fotografi crescono

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