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Avventura Anno XXXIII - n. 24 30 settembre 2007 Settimanale Poste italiane s.p.a. Spedizione periodico in abbonamento postale L. 46/04 art. 1 comma 2, DCB BOLOGNA Avventura

Avventura n. 6 - 2007

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La Rivista degli Esploratori e delle Guide dell'Agesci

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AvventuraAnno XXXIII - n. 2430 settembre 2007

SettimanalePoste italiane s.p.a.

Spedizione periodico inabbonamento postale

L. 46/04 art. 1 comma 2, DCB BOLOGNA

Avventura

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Avventura 6/2007

Direttore Responsabile: Sergio Gatti

Redattore Capo: Giorgio Cusma

In redazione: Mauro Bonomini, MargotCastiglione, Lucio Costantini, DarioFontanesca, Chiara Fontanot, StefanoGarzaro, Giorgio Infante, Don DamianoMarino, Stefania Martiniello, Don LucaMeacci, Sara Meloni, Andrea Provini,Enrico Rocchetti, Isabella Samà,Simona Spadaro, Alessandro Testa,Salvo Tomarchio, Paolo Vanzini, JeanClaudio Vinci

AvventuraLAB: Giorgia Coviello,Francesco Iandolo, Giada Martin,Elisabetta Percivati, Sara Palombo,Erika Polimeni, Elisabetta Schieppati

Grazie a: Ringraziamo tutti coloro chehanno contribuito alla realizzazionedi questo numero. I loro nomi appaio-no accanto ai pezzi cui hanno diret-tamente collaborato, farlo in questospazio sarebbe stato impossibile per-ché sono veramente tanti. Grazieanche ad Alessandra Petelin per ilpaziente lavoro di “retrobottega”.

Progetto grafico: Technograph

Grafica: Technograph

Disegni di: Simona Spadaro, AnnaChiara Vicini

Foto di: Dario Amorosa, MauroBonomini, Elena Bassoli, AlessandraCao, Arianna Corradi, Giorgio Cusma,Alberto e Paola Deanna, Gabriele Fain,Paolo Gazzola, Cecilia Gobbi Frattini,Francesco Iandolo, Anna Luchini,Andrea Mangone, Don DamianoMarino, Ilaria Nucetelli, GiuliaPaganelli, Alessandro Patscot, ErikaPolimeni, Eugenio Roberti, EnricoRocchetti, Cristoph Schmitt, FrancescaTarter, Caterina Vidon, Marta Vidoz.

Copertina: Foto di Giorgio Cusma, ela-borazione grafica di Paolo Vanzini

Per scrivere, inviare materiale, corri-spondere con AAvvvveennttuurraa ecco il reca-pito da riportare esattamente sullabusta:

Redazione di Avventura c/o GiorgioCusma – Santa Croce 438 – 34010Trieste TS

E-mail: [email protected]

Avventura on line:www.agesci.org/eg/

Webmaster: Emanuele Cesena

Manoscritti, disegni, fotografie, ecc.inviati alla redazione non vengonorestituiti.

aIl messaggio della Capo Guida e del Capo Scoutagli ambasciatori ............................................................................................ 3

aJamboree, che avventura!............................................................................ 4aOpening cerimony .......................................................................................... 5aLa cerimonia d’apertura del contingente italiano .................................. 6aSanta Messa, incontro fra i popoli ............................................................ 7aRisistemare una chiesetta: Starburst...................................................... 8aAl lavoro per fare più bello il paese ........................................................ 9aÈ un diritto di tutti ...................................................................................... 10aGiocare al “Global Development Village” .................................................. 11aRiempi lo zaino di cose invisibili ................................................................ 12aL’alba del centenario a Brownsea .............................................................. 13aL’alba del centenario .................................................................................... 14aL’alba in Italia ................................................................................................ 15aLa mia prima volta in canoa ........................................................................ 16aFacciamo splash! ............................................................................................ 17aHo gustato le meraviglie del mondo .......................................................... 18aIl mondo in un prato: Terraville ................................................................ 19aRocce e colori: abbiamo provato a fare gli artisti ................................ 20aAquaville tra sapori, colori e odori............................................................ 21aIniziamo a riciclare anche noi? .................................................................. 22aTrash: come riutilizzare quasi tutto ........................................................ 23aMille e una attività a Gilwell Park.............................................................. 24aTra dolcetti e percorsi Herbert:

questo è Gilwell Adventure ........................................................................ 25aElements: una giornata tra acqua, aria, fuoco e terra ........................ 26aEsperimenti semplici e sorprendenti ........................................................ 27aEnergies; un posto di sicuro divertimento .............................................. 28aVita di Jamboree............................................................................................ 29aJamboree… ma gli altri che ne pensano? ................................................ 30aTutti a casa: la cerimonia di chiusura ...................................................... 31aIl messaggio di Edoardo Missoni................................................................ 32aI numeri del Jamboree ................................................................................ 33aIl giro del mondo in ottanta… minuti ........................................................ 34aIST fare servizio al Jamboree .................................................................. 36aLa fede al Jamboree .................................................................................... 38aCittadini del mondo al Worl Village .......................................................... 40aHanno cavalcato insieme .............................................................................. 42aSolo! Per trovare tutti.................................................................................. 43aUn mondo, una promessa: al Jamboree in bicicletta ............................ 44aNon c’è Jamboree senza TMK .................................................................... 45aConsigli per gli ambasciatori del 2011 in Svezia .................................... 47

S O M M A R I Osettembre

Errata CorrigeL’articolo su Giuliana di Carpegna, apparso nel numero 4/2007 diAvventura, è di don Damiano Marino e non, come erroneamente indi-cato, di Lucio Costantini.

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IL MESSAGGIO DELLA CAPO GUIDA EDEL CAPO SCOUT AGLI AMBASCIATORI

foto di Dario Amorosa e Giorgio Cusma

C arissimi Esploratori e Guide, chissàquanti di voi quattro anni fa hanno

guardato, con sguardo sognante, i proprifratelli più grandi che si accingevano apartire per il Jamboree in Tailandia! Ora tocca a voi! A voi è capitata la incre-dibile fortuna di partecipare al più straor-dinario Jamboree di questi 100 anni: ilJamboree del Centenario! Proprio lì, in Inghilterra,dove tutto è comin-ciato, condividerete attività e vita di campocon 40.000 scout provenienti da 160 Paesi.Il 1° agosto ripeterete insieme la Promessa,mentre alcuni di voi, scelti da ogni Paese,saranno accolti nella piccola isola diBrownsea, sulle orme di quei 20 portati lìda B.-P. 100 anni fa. E anche da lì si leve-ranno le Promesse in tante lingue diversee sventoleranno le bandiere di tanti colo-ri diversi! Sarà una esperienza emozio-nante che ci unirà tutti nel gesto, nelleparole, nel pensiero! Abbiamo apprezzatoil grande lavoro che è stato fatto nel corsodell’anno e la macchina organizzativa chesi è messa in moto, pur con tutti gli impre-

visti che un evento di una tale portata può far emerge-re, e abbiamo appreso con piacere delle numerosissimeoccasioni di incontro e di uscite organizzate per prepa-rare l’evento e favorire il vostro affiatamento.Anche nelquartiere e con i fratelli del Reparto avete dedicatotempo e fantasia a prepararvi a questa nuova avventura,e spesso tutto il Gruppo ha condiviso e sostenuto ilvostro impegno. Sapete bene che senza di loro nullasarebbe stato possibile. Portate con voi, dunque, un sen-timento di gratitudine! Vorremmo che la gratitudine eil senso di responsabilità vi accompagnino, insieme allaallegria, alla curiosità, al desiderio di scoperta e novità.Vorremmo che ricordaste cosa vuol dire essereAmbasciatori: rappresentare tutti noi, portare al Jamboreelo stile del vostro Reparto, le tradizioni della vostra città…e tutti insieme trasmetterete lo spirito dello scautismoitaliano! Riprendiamo alcune parole del nostro messag-gio del 22 febbraio 2006, quando lanciammo questa gran-de avventura per i nostri Gruppi: “il Jamboree delCentenario rappresenta per la nostra Associazione unagrande sfida: abbiamo voluto esserci in tanti, duemila tracapi e ragazzi proprio per testimoniare e proporre, cosìnumerosi, il nostro stile e il nostro modo di vivere lo Scau-tismo e per poter dare forza e visibilità alla nostra appar-tenenza al Movimento mondiale.” Ad Hylands Park sare-mo probabilmente il terzo contingente nazionale per

numero di iscrittie crediamo cheproprio questofatto ci dia anchela responsabilità diessere propositivie… animatori. Maun buon Amba-sciatore riportaanche indietro unmessaggio nuovo:non solo impres-sioni, descrizioni,emozioni e gad-gets,ma ogni espe-rienza, ogni rifles-sione, ogni conoscenza nuova che vi sembrerà utileportare ai fratelli più piccoli e condividere con tutti colo-ro che vi hanno aiutato a realizzare questo sogno. AlJamboree i Capi vi saranno vicini e vi aiuteranno a vive-re e valorizzare ogni momento. Non abbiate timore dicercare l’incontro con le tante culture, tradizioni, modidi essere che troverete nei quarantamila Scout presen-ti al campo! Cogliete questa occasione di dialogo e diesperienza, costruite amicizie giocando e lavorando con

coloro che non conoscete, superate le barriere lingui-stiche, parlate del vostro scautismo ed ascoltate quellodegli altri, scambiatevi distintivi ed indirizzi con i “nuovi”amici: tornerete a casa certamente stanchi, ma arricchi-ti e sorridenti e preparati per nuove sfide! Buona cac-cia, allora, e arrivederci a Hylands Park, perché non man-cheremo di venirvi a salutare al campo!

Dina Tufano – Capo GuidaEugenio Garavini – Capo Scout

La Capo Guida

Il Capo Scout

La Capo Guida con Cecilia,ambasciatrice a Brownsea

Il Capo Scout con E/Gdel Reparto Totò

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poggiato glizaini e tiratofuori il pran-zo: i nostripanini italia-ni sonostati l’ulti-mo buoncibo man-giato,,,, giàalla sera abbiamo iniziato a cucinare noi!

Nel pomeriggio abbiamo montato il nostro campo.La sera siamo andati in giro per il sottocampo, dove

abbiamo trovato un palchetto con dei ragazzi cheballavano. Si erano radunatimolti Scout, come ad un pic-colo concerto. Sulla strada, poi,c’erano gelatai e fastfood, vici-no alle nostre tende c’era laSmoking Area.Tutto questo ciha stupito non poco: non ave-vamo ancora capito come sisarebbe svolto questo grandeevento! Però non abbiamobrontolato molto, anzi, cisiamo fatti trascinare dallamusica rock, pop e house enei giorni seguenti già sogna-vamo di poter andare a com-prare una bella pizza, invecedelle solite pastine burrose e salsicce inglesi.

L a prima frase che ho sentito appena arrivata aHylands Park è stata: «Ragazzi, o il sole lo porta-

te voi, o qua il Jamboree si smonta tutto e non si fa piùniente», ma si sa che noi Romagnoli non ci scoraggia-mo tanto facilmente e subito abbiamo replicato:«Pioggiao no, non ci siamo svegliati alle due del mattino pernulla.Può anche nevicare,ma il Jamboree si fa!».Eravamoil primo Reparto italiano arrivato ed eravamo troppofelici per farci spaventare da simili affermazioni.

Eravamo finalmente arrivati all’entrata delJamboree, formata da una grande scritta e 161 ban-diere, una per ogni Paese partecipante. L’ho varcatainsieme al Reparto Federico Fellini, eravamo tutticonsapevoli dell’opportunità che c’era stata data:conoscere persone di tutto il mondo e scambiare

con loro, non solo distintivi,ma soprattutto pensieri edopinioni.

Ci siamo avviati verso ilnostro sottocampo Wadi –Desert.Attorno a noi gli Scouttedeschi montavano delle stra-ne tende nere molto più gran-di, i finlandesi costruivano pic-cole casette (…si trattava disaune!) e intorno a noi Scoutdi tutte le nazionalità ci salu-tavano allegramente.

Arrivati nel nostro pez-zetto di campo, abbiamo ap-

JAMBOREE, CHE AVVENTURA!

testo di Maria Rivola • foto di Giorgio Cusma

Dal diario di FrancescaMorelli - Tuscania 1Oggi 27 luglio inizio il mio diario su quell’e-sperienza meravigliosa che inizia oggi: il 21°Jamboree in Inghilterra, il Jamboree delCentenario. L’entrata ad Hylands Park è statacome un sogno che si realizza: erano anni chedesideravo partecipare a questa “marmella-ta” di ragazzi in calzoncini e ce l’ho fatta! Ilprimo giorno, dopo aver montato tende, tavo-li e rifugio, abbiamo cenato con dei panini,non sapendo quale strano cibo ci aspettava lamattina dopo… Sembra che per gli inglesi ifagioli siano buoni per colazione!

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Ingresso del Jamboree

Una IST incaricataall’accoglienza

Brasile

Taiwan

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sembrava così poco inglese ma così tanto mondiale!Scozia, Galles, Inghilterra e Irlanda del Nord, rap-

presentanti della Gran Bretagna che ci ospitava, hannopoi sfilato lungo l’arena fino al palco seguiti da musi-che folkloristiche e balli tradizionali.

Poi l’arrivo del principe William, del duca di Kent.E poi i paracadutisti, i fuochi artificiali, le voci, i cori,le musiche, le espressioni dei volti entusiasti di migliaiae migliaia di ragazzi come me… Era come un sogno!

Il solenne discorso fatto dal Presidente dell’asso-ciazione inglese ci ha aiutati a capire l’importanza cheognuno di noi avrebbe avuto in quei dodici giorni.Stringendo rapporti di ami-cizia e fratellanza con lepersone di tutte le lingue,colori e nazioni avremmomandato un messaggioimportante al mondo, pienodi difficoltà e differenze.

Le tantissime uniformi,li colori delle bandiere: tuttierano diversi, ma lì, in uncontesto così particolare,queste differenze erano insi-gnificanti.Tutti infatti aveva-mo al collo lo stesso colo-ratissimo fazzolettone!

E allora… Jambo Hello!The 21st World ScoutJamboree was starting!

S abato 28 luglio tutti i 40.000 partecipanti eranofinalmente arrivati a Hylands Park: era il momen-

to per dare inizio alla cerimonia di apertura che apri-va ufficialmente il campo. Ci siamo trasferiti all’are-na dove abbiamo potuto assistere a uno spettacolodavvero indimenticabile. L’atmosfera là era incredibi-le, nel vedere tutta quella gente riunita sotto lo stes-so cielo.

Il ventunesimo Jamboree mondiale era iniziato!Non uno qualunque, questo è stato il Jamboree

del centenario e si è tenuto in Inghilterra dove B.-P.organizzò il primo campo scout. Mai, prima, un even-to internazionale ha radunato tanti Scout da tantipaesi.

Dal palco sono stati chiamati tutti i nomi dei 161paesi partecipanti ed è stata incredibile l’emozioneche abbiamo provato quando, all’annuncio: “ITALY”,un boato enorme si è alzato dai cuori dei più di 2.000italiani presenti in quell’area che, in quel momento,

OPENING CERIMONY

testo di Giulia Paganelli • foto dell’autrice e di Giorgio Cusma

Diario di Francesca

Il giorno dopo il nostro arrivo, il 2288 LLuugglliioo,, si

è svolta la Cerimonia di Apertura. Non trovo

le parole per spiegarvi le emozioni, le gioie, le

sensazioni provate. Trovarsi all’improvviso con

40.000 persone intorno, tutte diverse, tutte

con uniformi diverse, tutte con religioni diver-

se. Eppure tutte insieme, in pace e in armo-

nia. Il concerto della sera, poi, ci ha consen-

tito di divertirci tantissimo, di ballare con gente

che abita lontanissima da te e, soprattutto, di

rimanere subito senza voce!

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Giunge il momento di sventolare i fazzolettoni

Il grande palco coni fuochi d’artificio

Il Principe William

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S abato 29 Luglio verso le 18 o le 19 (va beh nonmi ricordo precisamente l’ora ma provate voi

a fare per un intero giorno scalate e prove varie dispeleologia all’interno delle attività “Elements”!!! Nonsapevo neanche come mi chiamavo, altro che l’ora!)il Reparto Guglielmo Marconi ha partecipato alla ceri-monia di apertura del contingente federale italiano.

Per me essere lì, con 43 altri Reparti e Noviziati…che emozione. Per la prima volta ho visto gliEsploratori del CNGEI, un altro modo di pensare evivere lo scoutismo ma in quel momento eravamotutti insieme, solamente Scout del contingente italiano.

Quello che provavo lo hatradotto in parole EdoardoMissoni, che ha sottolineatol’importanza dell’unità fra tuttigli Scout del mondo e in par-ticolare dell’unità fra Scout ita-liani AGESCI e CNGEI.Edoardo, è il segretario gene-rale del WOSM, WorldOrganisation of the ScoutMovement , OrganizzazioneMondiale del MovimentoScout. Beh, con Edoardo, cheoggi è letteralmente il caponumero uno al mondo, ho

potuto an-che parlaredirettamen-te… di co-me si man-gia bene inItalia.

B e l l osapere cheun italiano è a capo di que-sta organizzazione, ed ancora più bello capire un po’di più tutti i meccanismi che stanno dietro alla nostraattività; lo terrò presente quando faremo attività diReparto o di Squadriglia!

Alla cerimonia di apertura federale, abbiamo cono-sciuto anche i due fortunati che hanno avuto l’op-portunità ancora più eccezionale di partecipare allacerimonia dell’Alba dello scoutismo andando all’iso-la di Brownsea, proprio lì dove 100 anni fa è nato loscoutismo. Cecilia Frattini (AGESCI) e Marco Presutti(CNGEI). Deve essere stata veramente una bellissi-ma esperienza!

Dopo tutti i discorsi e qualche canzone un fra-goroso saluto: buona caccia e buona strada e quin-di, dopo la S.Messa, il ritorno ai rispettivi sotto-campia deliziarci di chips, chips e chips… ma a quando unJamboree in Italia a lasagne e pizza? Meditate gente,meditate!

Diario di FrancescaIl primo giorno di attività, 2299 lluugglliioo,, abbiamoavuto subito del tempo libero, poiché Aquaville(la scoperta degli Stati situati sull’acqua) èstata annullata a causa del brutto tempo.Iniziavamo bene, insomma! Nei giorni suc-cessivi invece il tempo è stato favorevole edil programma ci ha consentito di fare espe-rienze nuove, di conoscere culture e tradizio-ni di Paesi lontanissimi dal nostro.Nel pomeriggio c’è stata la cerimonia di aper-tura del contingente italiano, ci siamo trova-ti tutti insieme prima per ascoltare vari discor-si e poi per partecipare alla S.Messa con tuttigli altri Scout cattolici.

LA CERIMONIA D’APERTURADEL CONTINGENTE ITALIANO

testo di Niccolò Morelli • foto dell’autore e di Giorgio Cusma

Camicie verdi e camicie azzurre: insieme!

Edoardo Missoni

Il palco delle “autorità”

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I n the name of God, the Son and the Holy Spirit. Ilbrusio dei ragazzi si spegne e l’AMEN che segue

è corale, potente, unico.Con questa semplice parola latina, uguale in tutte

le lingue, inizia la S. Messa Internazionale.Arriviamo trafelati ma sorridenti dopo una gior-

nata passata a Terraville.Qui davanti a un altare posizionato su un palco

per rendersi visibile a tutti, cadono le barriere for-mate dalle diverse lingue, dalle differenti culture, daicolori della pelle, dalla timidezza di ognuno, per lascia-re spazio alla Fede e alla fratellanza Scout.Tutti insie-me, Scout cattolici di varie nazionalità, per pregare,ringraziare, celebrare Dio fattosi uomo, morto e risor-

to per noi, riconoscendo-ci fratelli al di là dell’u-niforme e del fazzolettone.

Mi rendo disponibilealla lettura: l’emozione diproclamare la Parola diDio davanti a tanti vienepresto superata dall’inten-sità del momento da vive-re insieme.

Celebra la Messa unvescovo inglese. Noi cer-chiamo di stare moltoattenti alle parole, nonvogliamo perdere il signi-ficato di quello che dice.

SANTA MESSA, INCONTRO FRA POPOLI

testo di Giulia Arletti • foto dell’Autrice e di Giorgio Cusma

Durante l’omelia se neesce con: “God loves usnot that much, not thatmuch… but that much!”,“Dio non ci ama tantocosì né tanto così, matanto così” allargandosempre di più le bracciafino a comprenderci tuttiin un abbraccio paterno.

Ascoltare questo pen-siero davanti a migliaia emigliaia di persone, cia-scuna differente, unica eirripetibile, rende davve-ro l’idea di quanto gran-de debba essere questoamore.

La Messa prosegue trai canti e le riflessioni pertutti noi, seduti accanto al mondo intero. Noi siamoil mondo, siamo popolo di Dio, oggi con i calzoni corti,fazzolettoni, distintivi e uniformi colorate, ma insiemecon la certezza di essere plasmati come persone vere,con la voglia di crescere ed amare, di vivere l’Av-ventura giocando nella squadra di Dio.

“Con l’aiuto di Dioprometto sul mio onoredi fare del mio meglio,per compiere il miodovere verso Dio everso il mio Paese”. Ilcanto finale “e la stradasi apre” ci accompagnafino alle tende del nostrosottocampo “passo dopopasso” su questa stradanuova per noi.

Ancora una volta Dio“ci spalanca un cielo”: èproprio vero che “si puòvivere nell’unità.”

La Promessa resta nelcuore. Sempre!

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Panoramicasulla Messa

Portogallo

Polonia

Corea

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I nnanzitutto spie-go cos’è questo

misterioso Star-burst:: fra le innu-merevoli attivitàproposte al Jambo-ree, questa era diservizio civile nellavicina località diChelmsford. Ci han-no diviso in varigruppi di lavoro. Nelmio, oltre che ame-ricani, inglesi e afri-cani, del RepartoGolgi c’erano Al-berto, Filippo, Luigi,Pietro, Stefano, Mat-teo, Andrea, io, e il

nostro mitico Capo Lorenzo. Lunga attesa in codaprima di salire sul pullman per soli 5 minuti di viag-gio…ma neanche il Jam è perfetto. Il nostro incaricoera ripulire dalle erbacce un piccolo parco, abbastanzamal messo, e di riverniciare uno steccato nei pressidi una vecchia, ma ben curata, chiesa anglicana.

Cosa ho imparato da tutto questo? A riflettere sucome sia bello aiutare la gente a ripristinare la bel-lezza dei loro quartieri, sepolta dalle ortiche deltempo. In questo modo si realizza in pieno la racco-mandazione di B.-P. :“lasciare il mondo migliore di come

RISISTEMARE UNACHIESETTA: STARBURST!

testo di Christoph Schmitt • foto dell’Autore e di Andrea Mangone

l’abbiamo trova-to”.

Dopo avertagliato e zap-pato sotto unsole, che sem-brava medi-terraneo, cisiamo goduti il“meritato” riposo e, forse un po’ meno goduti, gliavversi sandwich inglesi. Finita la pacchia e con il pen-nello in mano, abbiamo socializzato con un america-no. Devo ammettere che è stata una sensazionealquanto strana, chiedergli se conosceva Milano, esentirsi rispondere “forse ne ho sentito parlare”.

Finiti i lavori abbiamo ancora avuto l’occasione di

visitare la chiesa anglicana: al suo interno c’era unpiccolo bar con dei tavoli e due signore che offriva-no (ovviamente gratis) del classico tè inglese, accom-pagnato da biscotti e altre bevande. Io, abituato avivere la permanenza in chiesa come un momentodi silenzio e di meditazione, ho trovato questo stilecertamente più aperto e socievole ma mancante del-l’intimità cui sono abituato.

Infine, volevo aggiungere che tutti i confronti cheho potuto fare, mi hanno convinto che lo scautismoitaliano è il più vicino a quello proposto da B.-P., permetodo ed uniforme, trascurata persino dagli inglesi.

Diario di FrancescaIl 3300 lluugglliioo, abbiamo partecipato a Starburst (un’at-tività di servizio). La mattina, alla fermata dei pul-lman, ci siamo divisi in due gruppi, ciascuno deiquali avrebbe fatto un’attività diversa. In un’orasiamo arrivati a destinazione e abbiamo iniziato conle Imprese. A rotazione, divisi in tre sottogruppi(misti tra italiani, francesi e mauritani) abbiamoimparato a fare i carboncini e li abbiamo usati perdecorare dei cartelloni con le nostre firme e i nostridisegni; poi abbiamo lavorato il legno e a seguireabbiamo appreso ad accendere il fuoco con le pie-tre focaie, con lo sfregamento della legna e con lalente di ingrandimento. Dopo pranzo abbiamo ver-niciato i paletti di una recinzione.

L’esterno della chiesa

Ghostbusters (da sin. io, Filippo e Luigi)

Pronti ad iniziare

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S tarburst era un’attivitàfinalizzata a renderci utili

alla comunità locale. Vi rac-conto come l’ho vissuta assie-me al mio Rparto al Jam-boree, “Ottavio Bottecchia”.

Appena arrivati una guida,di nome Jack, ci ha condottoattraverso un parco dove, connostra grande sorpresa, abbia-mo incontrato un Reparto diinglesi intenti nel loro“Summer Camp” (campo esti-vo).Abbiamo proseguito conJack che ci ha portato doveavremmo lavorato alla pian-

tumazione di una serie di aiuole. Prima di dedicarcia questo, però, ci ha incaricato di continuare la costru-zione di una recinzione, un lavoro già iniziato da altrie che altri avrebbero continuato dopo di noi.Abbiamotrascorso così circa 4-5 ore scavando e segando.

Dopo quest’attività ci siamo recati in una zonadove, dopo esserci ristorati con un paio di panini,abbiamo iniziato l’attività “Foopster”: divisi per grup-pi misti abbiamo setacciato un’area alla ricerca dialcune foto numerate.

Noi dovevamo trova-re i numeri su di unapiantina, piantina che poiavremmo dovuto usareper trovare le foto; que-ste andavano poi ripro-dotte su delle tele cheusavamo come bandiere.Alla fine chi aveva ripro-dotto più immagini vin-ceva.

Il gioco, insomma, pre-vedeva l’uso di tutte lenostre conoscenze ditopografia, osservazionee disegno.

Il gruppo dove erostato inserito, i “Badgers“

ossia Tassi, era for-mato da 5 ele-menti: 2 italiani, ungiapponese, untedesco e unosvizzero.

Devo dirlo: all’i-nizio ero un po’sulle mie e cerca-vo di evitare diparlare con glialtri, ma dopo ilmomento inizialesono riuscito asciogliermi e tra-scorre un piace-vole resto dellagiornata.

Una volta con-clusa questa atti-vità (anche lì circa5 ore) siamo tor-nati al punto iniziale dove abbiamo giocato con deiragazzi thailandesi fino a quando non è arrivata lacorriera che ci ha riportati ad Hylands Park.

Devo ammettere che alla fine questa è stata unatra le esperienze più belle di tutto il Jamboree, in cuiho migliorato le mie abilità di mani abili, di topogra-fia, osservazione e disegno, ho fatto nuove amiciziema soprattutto mi sono divertito un mondo.

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AL LAVORO PER FAREPIÙ BELLO IL PAESE

testo di Giacomo Vendrametto • foto di Gabriele Fain e Andrea Mangone

Iniziano i lavori

A carriola vuota si marciabene: ma poi?

Eliminazionedelle erbacce

Momenti di chiachiere - relax

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V i siete mai chiesti quanto inquina un bicchie-re di plastica e quanto impiega, per essere

smaltito, dal nostro pianeta? Sapete che oltre il 70%della popolazione mondiale non ha un frigorifero incasa? Ci sono decine e decine di problemi e di aspet-ti di altri Paesi che noi non conosciamo affatto, maun’occasione per conoscerli e affrontarli ci è stata dataal Jamboree con il Global Development Village(Villaggio di sviluppo globale).

Il GDV è stato un momento di riflessione e digioco in cui abbiamo avuto la possibilità di approfon-

dire argomenti quali: i dirittidell’uomo, la salvaguardia del-l’ambiente, l’istruzione e lapace.

Dopo una prima parte, incui, con centinaia di personeabbiamo suonato, a ritmidiversi, percussioni di ognigenere, insieme a ragazzi dimolti paesi differenti, siamostati smistati nelle varie areedel villaggio: ciascuna tratta-va una tematica diversa.Abbiamo discusso sui pro-blemi e, per poterli com-prendere meglio, abbiamosimulato alcune possibili

situazioni.Io, ad e-

sempio, so-no capitatonella zonadedicata allascoperta dell’UNICEF e dei diritti dei bam-bini. Ci sono stati spiegati i dettagli della convenzio-ne dei diritti dell’infanzia e il fatto che pochissimiPaesi non l’hanno ancora approvata, tra i quali, a miasorpresa, gli Stati Uniti d’America.

Dopo la breve spiegazione, abbiamo giocato suquesto tema: ci hanno diviso in Squadriglie interna-zionali, cia-scuna rappre-sentava unanazione che,al consigliogenerale del-l’ONU, dove-va far capireche nel pro-prio Paesec’era un di-ritto che nonveniva rispet-tato e che per farlo ci sarebbero voluti dei fondi. Ilcompito della mia Squadriglia era reperire fondi peril diritto all’istruzione:.Tutto questo per farci capireche non tutti i ragazzi del mondo hanno i privilegi dicui godiamo noi nel nostro Paese.

È UN DIRITTO DI TUTTILe scoperte del GlobalDevelopment Village

testo di Roberto Vela • foto di Giorgio Cusma

Diario di FrancescaIl 31 luglio, dopo la solita colazione fatta nonesattamente a latte e biscotti, abbiamo par-tecipato al Global Development Village, divisiper Squadriglia. La nostra ha affrontato iltema dei disastri naturali.Dopo una spiegazione e un filmato (ovvia-mente, in inglese), abbiamo scritto cosa avrem-mo fatto in caso di uragano. Infine, come provapratica, abbiamo costruito un rifugio di emer-genza.

Esperimenti

Costruzione di zattere

Dibattito sullo sviluppo sostenibile

Tamburi a volontà!

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vissuto que-st’esperienzaallegramente,c’è invecemolta genteche vive real-mente le realiconseguenzedelle meno-mazioni, inmolti casi,vivendo nellapiù nera povertà.

Nel secondo gioco si usavano due palloni, di colo-ri differenti, le due squadre dovevano colpirsi: se ilpallone che ti colpiva era di colore rosso eri morto,se invece era giallo andavi al pronto soccorso. Allafine di questo ci hanno illustrato i diversi tipi di minaesistenti ed i danni che provocano. Sono rimastamolto colpita dalle diverse forme e dimensioni, usateallo scopo di attirare l’attenzione dei più piccoli, che,scambiandole per giocattoli, le raccolgono senza sape-re a cosa vanno incontro.

Il penultimo gioco consisteva nel trovare e disin-nescare le mine con il metal detector, facendo moltaattenzione a non calpestarle perché altrimenti suo-navano… naturalmente non erano mine vere!!!

L’ultimo gioco faceva conoscere la quantità di dena-ro che si impiega per posizionare una mina, e perdisinnescarla. Dovevamo guadagnarci i soldi facendoun percorso più volte perché le cifre erano incredi-bili: bastavano 10 per installarne una e ben 100 perdisinnescarla.Questo giococi ha posto difronte ad unadura realtà: senon hai i soldisei costrettoa subire tuttele più brutteconseguenzedella guerra.

GIOCARE AL “GLOBALDEVELOPMENT VILLAGE”

… prendere coscienza attraverso il gioco

testo di Marta Vidoz • foto di Giorgio Cusma

I l Jamboree,è stata

un’esperienzaf a n t a s t i c acome lo eranole attività.

Con sem-plici giochierano spiegatic o n t e n u t icomplessi dicui spesso, noi

non ci rendiamo conto, perché basterebbe essere unpo’ più sensibili ai fatti che avvengono nel mondoper rendersi conto dei pericoli che ci circondano.

Un’ attività che abbiamo svolto al GDV volevasensibilizzarci al pericolo delle mine, che, anche se nelnostro paese non è presente, è bene ricordare persostenere le persone che ogni giorno devono con-vivere con questo pericolo.A parte la dolorosa situa-zione di molte morti anche la perdita di uno o piùarti sconvolge la vita: proprio partendo da questoconcetto, abbiamo iniziato l’attività.

Mentre giocavamo ad uno strano gioco, con lapalla, una mia compagna di squadra ha calpestato pererrore, un palloncino che era nascosto nell’erba, ilquale a fatto un piccolissimo botto, ma visto che nonce l’aspettavamo abbiamo preso un po’ di paura. L’ab-biamo portata al “pronto soccorso”, dove “l’infer-

miera”, ha preso spuntodall’accaduto, per farci capi-re come accadono questedisgrazie e come poi pertutta la vita, sia difficile vive-re senza un arto.

Abbiamo così comin-ciato a fare dei giochi:• Camminare con dellestampelle senza l’uso di unagamba.• Giocare bendati.• Disegnare senza due dita.

Il tutto non è stato faci-le ed anche se noi abbiamo

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Costruire treppiedi servirà per qualche gioco…

Strani strumenti: tuttova bene per fare rumore

Si gioca anche nei dibattiti

Atelier grafico

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RIEMPI LO ZAINO DI COSE INVISIBILI!Questo il consiglio di Gualtiero Zanolini

intervista e foto a cura di Giorgio Cusma

D. - Ciao Gualtiero, immagina di esse-re un Esploratore: che cosa porterestia casa, alla tua Squadriglia, da questoJamboree?

Gualtiero - Più che ad immagina-re provo a fare un esercizio dimemoria: ricordo che avevo un CapoReparto, sosteneva che c’erano duetipi di osservazioni che unEsploratore può fare.

La prima la esercitiamo mentresi esplorano le cose che non si cono-scono ma che si vedono, la seconda

invece quando, molto più spesso, con un’attenzione unpo’ più profonda, si esplorano le cose invisibili.

Io lì per lì non capii che cosa significava questo mes-saggio: mi resi conto del significato dell’esplorare lecose visibili, appena iniziai a fare delle attività insiemea delle persone, che magari le svolgevano in manieradiversa, adoperavamo diverse tecniche, mangiavano inun modo diverso, si mettevano a tavola in maniera diver-sa, riuscivano ad adoperare gli strumenti anche in unamaniera differente; lì facevo proprio l’esploratore: esplo-ravo un modo diverso di vivere, di mangiare, di espri-mere, di giocare, di entrare in rapporto con l’altro.

Tutto mi piaceva, non tutto mi apparteneva: pianopiano ho fatto diventare mie delle pratiche che proba-bilmente non lo sarebbero mai state se non avessi esplo-rato questa diversità.

Col passare dei giorni ho iniziato ad esplorare, attra-verso gli occhi, alcune per-sone che mi erano accanto,la loro trasparenza, la lorovoglia anche di incontrarmi.

Ho iniziato a esplorarel’invisibile, cioè qualcosa cheè sentire l’altro come unapersona che vuole incon-trarti, che non ha nulla con-tro la tua diversità ma che,anzi, ha voglia di incontrarla.L’iniziale difficoltà era sem-

pre il passo verso l’altro. Non si sa mai come reagisceuna persona, anche ad un gesto di amicizia, quando appar-tiene ad un’altra cultura, ad un’altra religione o con unapelle di un altro colore.

E’ iniziata lì per me l’esplorazione dell’invisibile, cioèla possibilità di poter entrare nell’anima, nello spirito,nella voglia di contatto con me di questi altri ragazziche incontravo, e allora lì capii qual’ era il messaggio delmio Capo Reparto che mi ha detto:“riporta nel tuo zainopiù le cose invisibili che quelle visibili”. Ormai il nostromondo ci passa davanti attraverso la televisione: bastaun documentario, sull’esperienza come questa delJamboree che stiamo vivendo, e probabilmente, sedutia casa, pensiamo che sia sufficiente a darci l’idea.

Sostengo che non è raccontabile l’esperienza delJamboree, ma c’è qualcosa che è invisibile e che appar-tiene soltanto a chi ha vissuto quest’esperienza: cioèquello che tu vedi nell’occhio di chi ti è diverso ed èdavanti a te, ed ha voglia di incontrarti ed ha voglia dicostruire con te qualche cosa.

Quindi il messaggio è: esploro di te, come Scout,come Esploratore, tutto ciò che è diverso, addiritturacerco di apprezzarlo, cerco di introdurlo nella mia vitae divento Esploratore di quello che non vedo di te,quindi amo di te tutto ciò che è diverso da me: la tuadifferenza diventa anche la mia ricchezza.

Il messaggio che andrebbe riportato nello zaino, tor-nando a casa, è questo: ci sono stati momenti di gran-de entusiasmo, di passione, ci saranno Esploratori eGuide che piangeranno al ricordo dei loro amici che, pro-babilmente, non incontreranno mai più, ma l’invisibile

che abbiamo esplorato inquesto Jamboree, è la capa-cità di poter incontrareragazzi e ragazze, uomini edonne nella pace accettan-do la loro differenza.

D. – Grazie Gualtiero, credoche il tuo sia il miglior sug-gerimento da offrire ai nostriE/G e Capi che sono stati connoi, qui, ad Hylands Park

Gualtiero Zanolini è membro del Comitato Mondiale WOSM

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Gualtiero Zanolini

Gualtiero ed Andrea Abrate,capo contingente FIS

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B rownseaI s l a n d :

centenario dellanascita degliScout. Un sognoper qualsiasiScout. Un sognoche ho visto rea-lizzarsi senza ren-dermene conto.

Prima 4 ore diautobus, da Hylands, poi una splendida traversata intraghetto fino alla magica Brownsea.Ad attenderci alpiccolo porticciolo c’erano alcuni Scout dello staffed altre persone. Siamo stati smistati nelle primequattro Squadriglie pensate da B. -P.: chiurli, tori, corvie lupi (io ero nei corvi...).

Mi ha stupito il comportamento delle persone.316 ragazzi che si comportavano in modo del tuttonaturale gli uni con gli altri. Americani che scherza-vano con iracheni, mussulmani che suonavano concristiani... In quel momento a vedere e a sentire que-ste culture, queste usanze che convivevano, si pote-va provare solo un sentimento di amicizia e di fra-ternità.

La sera del 31 luglio, abbiamo festeggiato sotto l’e-norme tendone montato al centro dell’isola, ma lamattina alle 5.30, del 1° agosto, eravamo già in piedi.

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Sono statedistribuite le ban-diere degli stati airelativi ambasciato-ri, che hannocominciato a sfila-re per l’isola. Io eMarco (rappresen-tante del CNGEI)ci siamo buttatinella mischia,ma inmezzo a tutta quella confusione nel giro di 2 minutiMarco era sparito... Pazienza!! Ogni tanto si potevaincontrare qualche faccia conosciuta, che aveva persoanche lei la sua metà: così siscambiavano due parole ininglese...o meglio ci si provavadato che c’era un fracassoassordante... Infatti tra bon-ghi di ogni genere, trombet-te da carnevale, tamburelli(che erano stati distribuiti adognuno di noi...). Infine siamoarrivati nel luogo dellaPromessa.Un’enorme campocon al centro un giglio.Dopole varie presentazioni dei Capiinglesi, è stato dato il via etutti contemporaneamenteabbiamo recitato la Promessanella nostra lingua.Ma la partepiù bella è arrivata dopo.Noiragazzi siamo stati disposti ai lati del ponte, che era statomesso al centro del grande prato. Poi hanno comin-ciato a farci salire a file ordinate e parallele contem-poraneamente da tutte e due le parti.Quando si incon-trava un ragazzo che veniva dalla parte opposta allatua facevi il saluto scout con la destra e con la sinistrastringevi la sua mano.

Questo per me è stato il momento più bello ditutti. In quel momento ho davvero creduto che lapace tra i popoli sia possibile. Credo che gli Scout siricorderanno a lungo che grazie a loro per 13 gior-ni in un parco inglese la pace è esistita davvero.

L’ALBA DEL CENTENARIO A BROWNSEAL’Ambasciatrice n° 1 racconta…

testo di Cecilia Gobbi Frattini • foto dell’Autrice e di Giorgio Cusma

Il Campo, allestito come 100 anni fa

La consegna delle bandiere

Il Capo che tra poco suoneràil corno del kudù

Tutti pronti attorno al Giglio

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D. – Noi eravamo insieme ad Hyland’s Park all’albadel 1° agosto. In due parole: come hai vissuto il rin-novo della Promessa in quell’alba così significativa?

Quando ho fatto per la prima volta la Promessa scoutavevo paura, ero agitata. Ricordo la mia Sq. che ripas-sava insieme a me la Legge. Già in quel momento, comin-ciavo a sentirmi parte dell’enorme famiglia scout, in cuitutti si stavano impegnando ad accogliermi. Quando alJamboree ho avuto l’occasione di rinnovare la Promessa,l’ho sentita come se fosse diventata ancora più impor-tante di quando l’avevo pronunciata la prima volta. Erafantastico essere in mezzo a tanta gente e poter con-fermare la mia appartenenza al grande gruppo.

Sara Fanelli - Gussago I

Appena sveglio, ho provato unbrivido lungo la schiena...eral’alba, gli Scout erano nati dacento anni. Ci siamo riunititutti nell’immensa arena, ci sia-mo collegati con Brownsea.L’emozione è cresciuta a dismi-sura.. Era il luogo dove si svol-se il primo campo scout, conB.-P.! Alle 8.00 abbiamo reci-tato la Promessa, ognuno nellapropria lingua. E’ stato stu-pendo ed emozionantissimo.Poi via a farsi firmare, e firma-re, il fazzolettone dell’alba. E’stato il momento più bello ed

L’ALBA DEL CENTENARIOAL JAMBOREE

intervista e foto a cura di Giorgio Cusma

emozionantedel Jambo-ree, alla fineho quasip ianto. . . inuna parolastupendo!

EmilioCosta -

Porto mantovano 1

Vivere l’alba del centenario al JAMBOREE, è stata lacosa più bella del mondo! È splendido infatti sventola-re il propriofazzolettone,commemo-rativo dellagiornata, in-sieme a mi-gliaia di Scoutche, come te,hanno pro-messo sul lo-ro onore.Sentire che laPromessa deiprimi venti Scout ora è viva in milioni di persone, e chemolte di esse ora guardavano il cielo come te, come seil cielo fosse la Promessa che ci abbraccia tutti.

Gabriele Caramia – Mesagne 1

Il rinnovo della nostra Promessa ad Hylands Park è statoun momento fantastico! Vedere tutti i vicini pronuncia-re la nostra Promessa, nella loro lingua, è stata un’ emo-zione unica, perché in quei momenti mi son reso contoche tutte quelle persone, attorno a me, credevano neimiei stessi valori,senza differenze dinazionalità, religionie culture. Lo dice-vano sventolando lastessa, ed unica,bandiera: quella delWOSM.

Giulio Planu -Pradamano 1

Diario di Francesca11°° aaggoossttoo: l’Alba del Centenario. Un giornoimportantissimo. Abbiamo assistito al colle-gamento da Brownsea, abbiamo rinnovato lanostra Promessa, abbiamo raccolto cento firmesui fazzolettoni dati per l’occasione e abbia-mo partecipato alla Santa Messa.Nel pomeriggio si è svolto il Food Festival: ogniStato preparava qualcosa da mangiare per ilsottocampo, ovviamente un piatto tipico. Noi delGino Bartali, il Reparto Mario Mazza e laCompagnia del Cngei abbiamo preparato tuttiinsieme pasta al pesto, salumi e formaggi.

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Tante bandiere: ma solo WOSM!

Cornamuse dall’Irlandae da Hong Kong

La Promessa è stata rinnovata

Al collo il fazzolettone dell’Alba

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MESSINA - In Sicilia l’Agesci, oltre a promuovere la rea-lizzazione di diverse “Albe” in tutta la regione, ha orga-nizzato in particolare un evento commemorativo a MILO(CT) con un’iniziativa che è partita dalla sera del 31 Lugliosino alla mattina del fatidico 1 Agosto. (da Dario Fontanesca)UDINE - L’alba del centenario ha visto coinvolte in pienaarmonia le quattro associazioni operanti in città:AGESCI,CNGEI, FSE e MASCI. La sera del 31 lugliol’oscurità èstata rischiarata da un fuoco di bivacco che ha avuto pertema la lunga storia dello scautismo. . Quindi, per i piùgrandi, in attesa dell’alba, una veglia alle stelle sul piazzaledel Castello, con riflessioni sugli articoli della Legge. Alle8 del 1° agosto il rinnovo della Promessa. (da LucioCostantini)MONFALCONE (GO) – L’alba del centenario ha riu-nito all’incirca 400 scout sulla storica Rocca, simbolo dellacittà. La cerimonia è stata organizzata dai gruppi scout diMonfalcone, dalla comunità Masci e dall’AVSG (AssociazioneVolontari per i Giovani e lo Scoutismo), che hanno invi-tato tutti a ritrovarsi il primo agosto 2007 alle 8 del mat-tino per raggiungere assieme la sommità del colle dellaRocca.Tutti i presenti hanno potuto rinnovare assieme lapropria Promessa e hanno ricevuto un rosario in legno d’u-livo, realizzato a mano dai ragazzi che vivono in Terra Santa.(da Chiara Fontanot)

L’ALBA IN ITALIA

a cura di Giorgio Cusma • foto di Dario Amorosa, Matteo Bergamini, Giorgio Cusma e Alessandro Patscot

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ROMA - Alcune migliaia di scout provenienti da tutta Italia,aderenti all’AGESCI, al CNGEI e ad un’altra ventina diAssociazioni non aderenti alla Federazione Italiana delloScoutismo (FIS), si sono radunati in piena notte nell’areaarcheologica del Circo Massimo per riflettere su questiprimi 100 anni e su cosa significherà “essere scout” nellenuove avventure che ci aspettano nel «secondo secolo delloscoutismo».Le prime luci del mattino sono state salutatedall’Orchestra Scout, che ha suonato alcuni pezzi per salu-tare l’Alba. Subito dopo sono cominciate le celebrazioniufficiali, a cui hanno partecipato, oltre ai rappresentanti dellaFIS, anche il Presidente del Consiglio dei Ministri, RomanoProdi, ed i Ministri Giuseppe Fioroni e Giovanna Melandri,che hanno ricordato il proprio passato di “ragazzi con ilfazzolettone”. Dopo i discorsi, la mattinata si è conclusacon un grande abbraccio collettivo, culminato nella ceri-monia del Rinnovo della Promessa . (da Alessandro Testa)SESTO CALENDE (VA) - Anche sulle sponde del Ticinoè sorta l’alba. Uno splendido alzabandiera, la presenza inat-tesa di un ragazzo argentino e due ragazzi svizzeri a dareun tocco di internazionalità, molti genitori con il loro faz-zolettone dei gruppi a cui appartenevano da ragazzi. (daGiorgio Infante)VICENZA - Tre dita al cielo, il pollice che sostiene ilmignolo.All’ombra del Palladio (celebre architetto vicen-tino) gli Scout berici hanno rinnovato la loro Promessa.In città, ma anche sulle colline della provincia sono statenumerose le iniziative che hanno consentito di condividere,a distanza, la cerimonia organizzata per i 40 mila fortuna-ti del Jamboree inglese. (da Fabio Fogu)

L’alba non è stato motivo di ricordo, gioia ed impegno solo a Brownsea o al Jamboree: tutti gli Scoutsdel mondo l’hanno vissuta allo stesso modo. Non possiamo presentarvi tutte le realtà estere, e non pos-siamo nemmeno farvi le cronache di tutte le centinaia di “albe” italiane.Ve ne proponiamo, molto bre-vemente, solo alcune che ci sono giunte dai nostri corrispondenti.

Un momento della cerimonia al Circo Massimo

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mio stessolivello e nonr iusc iamoad andared i r i t t en e a n c h eper pochimetri! Piùv o l t esbandiamo efiniamo contro la canoa dell’istruttrice che ci guar-da sempre più stupita. Dopo qualche tempo, riuscia-mo a capire qualche meccanismo della voga e pren-diamo unpo’ di ve-locità. Ci ri-c o rd i a m oche nons a p p i a m ora l lentaresolo quandoci troviamoa pochi cen-timetri daun altro tipodi canoa, daotto persone. Lo scontro è inevitabile e ci ritrovia-mo bagnate da capo a piedi!

Poco dopo l’istruttrice ci richiama dicendo che dob-biamo rientrare; così cerchiamo digirare, ma non ci riusciamo. Dopoqualche minuto l’istruttrice, stre-mata, si avvicina, e ci rimorchia ariva. Io e Monica cerchiamo di dareuna mano, ma io schizzo lei e leil’algerino.

Arrivate a riva, lasciamo i giub-botti di salvataggio e ci ritrovia-mo con altri ragazzi per raccon-tarci come è andata. Siamo tuttifelici ma molto accaldati - del restoabbiamo dato tutti il nostromeglio.

C i dobbiamo sbrigare: alle dieci e mezzo abbia-mo l’appuntamento per prendere il pullman al

gate 1!”. Siamo attivi da subito e dopo la ginnasticaprepariamo la colazione. Mentre mangiamo, i Capidistribuiscono i biglietti su cui è scritto quale sportpraticheremo. Mi trovo con Monica a fare “opencanoa”! Non ho mai fatto niente di simile e ho quasipaura di non essere capace, ma mi ripeto che non èmai troppo tardi per imparare.

Arriviamo al gate e ci troviamo in fondo a una lungafila; così capiamo che prima di partire passerà parec-chio tempo. Partiamo appena verso le 14. Il viaggiodura poco più di un’ora, ci troviamo davanti a unlago sul quale si muovono imbarcazioni di tutti i tipi.

Le canoe che dobbiamo prendere Monica ed iostanno quasi dall’altra parte del lago e arriviamo lìdopo un quarto d’ora. Posiamo tutto, ci infiliamo i giub-botti di salvataggio e ci avviciniamo all’acqua doveconosciamo l’istruttrice e un ragazzo algerino che

sarà in gruppocon noi.

Monica saledavanti e iodietro così, di-ce, posso ve-dere come falei e ripeterlo.Scopro cheMonica è al

LA MIA PRIMA VOLTAIN CANOA

testo di Anna Mascellani • foto di Dario Amorosa e Giorgio Cusma

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Diario di FrancescaIl 22 aaggoossttoo, abbiamo partecipato all’attività(almeno per me) più divertente che abbiamofatto: Splash! Ogni Reparto era diviso in chifaceva canoa, chi kajak, chi barca a vela. Noi,invece, abbiamo costruito delle zattere e abbia-mo partecipato ad un gioco. Il nostro sotto-gruppo era composto da quattro del nostroReparto, due inglesi e un ragazzo del Cngei.La gara consisteva nel raccogliere quattrocolori diversi di palline che si trovavano inalcune piattaforme in mezzo al lago. L’acquaera gelida e in più avevamo degli “elementi didisturbo”, ovvero gli IST che ci tiravano addos-so secchiate d’acqua.

Una canoa aperta

Una bell-boat: canoa a 8 posti

Battaglia navale… con zattere

Si impara a vogare

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CANOA IN COPPIA - su un’imbarcazione stret-ta e lunga, la cui origine affonda nella cultura pelli-rossa, salivanodue personeche da sedu-te remavanoin sincronia;BELLBOAT- due canoe,in grado diospitare ottopersone cia-scuna, veniva-no collegate ein questo modo si affrontava il lago, con l’aiuto di unistruttore per imparare il gioco di squadra;RAFT BUILDING - in gruppi da 10 persone, sicostruivano delle zattere tradizionali con pali, barilie cordini; con le imbarcazioni così ottenute, si par-tecipava poi ad una serie di sfide e staffette in acqua;VOGA - per imparare a navigare in squadra e appren-dere tutte le tecniche necessarie dal team d’istrut-tori;BARCA A VELA - in quest’ultima attività, veniva-no offerte tre opzioni con tre imbarcazioni diverse:una piccola per navigare da soli, una di medie dimen-sioni per navigare in coppia e la più grande per la navi-gazione a quattro - il tutto supervisionato da mem-bri del team.

Splash! ha riscosso molto successo tra i parteci-panti per il gran divertimento, ma anche perché offri-va l’opportunità di imparare qualcosa di nuovo. Nonda ultimo, haofferto la pos-sibilità di ci-mentarsi ingiochi di grup-po e quindi diimparare a la-vorare insquadra, cosìimpor tanteper il ritornoin Squadriglia.

FACCIAMO SPLASH!

testo di Giulia Rudello • foto di Dario Amorosa e Giorgio Cusma

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S plash!,l o

suggeriscela parolastessa, erauna giorna-ta dedicataalle attivitàacquatiche.Si tenevafuori da

Hylands Park e cioè in una località chiamata AltonWater, nella cittadina di Suffolk. Le attività si svolge-vano su un piccolo lago, di modesta profondità, cir-condato da ampi spazi verdi.Tutt’attorno erano dislo-cati vari servizi, come spogliatoi, toilette, aree ristoro,ecc.

Ogni giorno da Hylands Park partivano due sot-tocampi, divisi in 50 autobus, per un totale di 4.000E/G, più altre 750 persone dello staff.

Il tutto si basava su un sistema di biglietti distri-buiti dai Capi Reparto, a caso, uno per ogni ragazzo.Ogni biglietto raffigurava una delle attività e così siveniva divisi. C’era comunque la possibilità di scam-biare i biglietti con altre persone del Reparto o del

sottocampo.Dopo a-

ver indossatoca sche t to,salvagente ecostume, ci sidirigeva ver-so i luoghi diritrovo.

Le attivitàacquat icheofferte erano

varie e ad ognuna era riservata parte del laghetto.C’erano:KAYAK - su una piccola imbarcazione di plastica,bassa fino a toccare il pelo dell’acqua e tutta coper-ta tranne per una fessura in cui si inseriva una per-sona, si navigava con il mezzobusto di fuori mano-vrando la pagaia, prima a destra e poi a sinistra;

I kajak

Una bell-boat

Istruzioni di voga

Sotto la spinta del ventoin barca a vela

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promessa),mentre daiGreci abbia-mo costrui-to un pic-c o l oo g g e t t otradizionalecon perle colorate che è un grazioso gingilloantistress.

Tuttavia il momento che piùmi è rimasto impresso è quel-lo nel grande tendone di gastro-nomia, dove era possibile assag-giare prodotti tipici di moltissimipaesi: dal gustosissimo mais bol-lito degli Ecuadoregni al sala-me dolce dei Portoghesi, fino alriso dolce con le uvette deiRumeni e le deliziose palline dimarzapane degli Austriaci, dainzuppare a piacimento nel cioc-colato fuso. Nel pomeriggio,poi, divertentissimo lo standdei Norvegesi, dove un sim-patico capo scandinavo ci hainsegnato a manovrare i tram-poli da circo. Lo stand indianoera forse uno dei più sugge-stivi, dove abbiamo suonatostrumenti tipicamente orientali di legno e bambù.

L’esperienza di Terraville è stata veramente indi-menticabile, nonsolo per le bel-lissime attività,ma per i millevolti incontrati,tutti molto dif-ferenti eppuretutti uniti nel-l’allegria e nellostupore... del-l’essere diversi!

HO GUSTATO LEMERAVIGLIE DEL MONDO

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T erraville. Ripensando alla giornata trascorsa traquelle tende bianche, quasi ammassate tra loro,

in quella che pareva una singolare città ricca di suoni,profumi e colori, non posso che sorridere, con gioiae nostalgia. Perché quello era un posto magico, dovenon potevi certo sentirti annoiato, o solo.Anche per-chè a Terraville c’erano proprio tutti: dagli allegriBrasiliani, agli Svizzeri sorridenti, ai taciturni Indiani.

ATerraville ho avuto modo di sperimentare, assag-giare, os-s e r v a re ,annusare eascoltarestorie dialtri paesi.Le attivitàpiù coin-vo l g e n t isono stateindubbia-m e n t equelle di

canto e danza. I Brasiliani ci hanno poi divertito inse-gnandoci a suonare maracas e mille strumenti tipicia percussione.

Diverse e originali le attività manuali: per esem-pio, nello stand olandese ci cimentavamo nel deco-rare dei piccoli zoccoli di legno (perfetti come porta-

Diario di Francesca33 aaggoossttoo, tutto il giorno al World Village, ini-ziamo a Terraville, la presentazione del Paesisulla Terra, tra cui anche la nostra amataItalia, con attività che spaziavano dal mosai-co alla pittura. Abbiamo mangiato cibo delloSri Lanka, quello turco, croato e di altri tan-tissimi Stati. Ma ciò che mi ha entusiasmatodi più è stata la simulazione di un torneo caval-leresco medioevale.Pomeriggio, Aquaville. Ancora cose italiane:le macchine di Leonardo, ma anche le pizze ela pasta.

testo di Miriam Bonalumifoto di Dario Amorosa, Giorgio Cusma e Andrea Mangone

Torneo cavalleresco

Mosaico allo stand italiano

Gigante con trampoli

Un cow-boy insegna ad usare il lazo

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Stati Uniti:comincia-mo unapartita apa l l avo locon Scoutsdi Washing-ton. La ca-rica è tan-ta… ma acausa di uni n g l e s equasi in-comprensibile ci capiamo a gesti e sorrisi.

Ma a Terraville c’è dall’altro: conosciamo Jack diManchester, Kaht del Kenia,Aljandra del Cile. I cana-desi lanciano una sfida: segare nel minor tempo pos-sibile un tronco d’albero. I risultati sono sorpren-denti... e olè, sul podio due italiani. Gli svizzeri cifanno provare gli sci sull’erba. Abbiamo poi l’occa-sione di dipingere delle sagome di donne indonesia-ne in metallo… sono splendide!

E’ un torrente di emozioni. Ovunque sorrisi dellepersone che lasciano i laboratori… Fra balli del-l’Indonesia e fiori hawaia-ni ci divertiamo tutti damatti.

Giriamo per il pratoe vediamo flauti delCentro-America; poi laScozia propone il lanciodei tronchi. Sentiamo lamusica dei tornei medie-vali in lontananza.

Nell’andarcene abbia-mo la sensazione di avertoccato dal vero unaparte di identità di ogniPaese, con la voglia diconoscere ancora di più,ancora più persone, conun grazie nel cuore.

Tutto questo è Jam-boree!

T erraville! Un pratodi laboratori che

riunisce culture delmondo intero! E’ unluogo in cui si possonoconoscere le tradizionidelle varie Nazioni, incui ci si può metterealla prova in danzeorientali o sudamerica-ne, assaggiare le specia-lità culinarie di ognidove… lanciarsi allascoperta del mondo.

Le attività prevedo-no una partecipazioneattiva da parte dei visi-tatori; possiamo cucina-re e assaggiare, costruiree indossare gioielli, di-ventare ballerini.

Non ci si può per-dere un solo stand.Certamente quello delcibo nel mondo è il piùaffollato. Ci si lavano lemani e si parte cuci-nando le frittelle polac-che e dopo la velocefrittura assaggiarle…più che soddisfatti! Gliodori si mescolano… ipiccanti peperoni mes-sicani ci ustionano la lin-gua,ma troviamo le pra-line austriache che,gemme di cioccolatofondente, sanno conso-larci.

Vediamo gare dicorsa con i sacchi e

decidiamo di sfidarci. Ci sono dei ragazzi dell’Ugandaproprio forti. Accanto c’è lo stand italiano: si ballaanche la tarantella. Passiamo alla presentazione degli

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IL MONDO IN UN PRATO: TERRAVILLE

testo di Francesca Tarter • foto dell’autrice e di Giorgio Cusma

Laboratorio sulla lavorazione del cuoio

Pronti alla partenza:corsa nei sacchi!

Gara di taglio con sega

“Insegnante” di danze orientali

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turalmentepoi ognunoha potutoportar conse il proprio,come ricor-do della gior-nata.

Sono pas-sato allostand dellaGrecia dove, con dei colori ad olio abbiamo impara-to a disegnare con l’aiuto di pennelli speciali.Dopo averrealizzato il disegno ci hanno fatto appoggiare dei foglidi carta, precedentemente trattati con una sostanzain grado di fissare rapidamente i colori, e quindi eser-citando una leggera pressione, abbiamo trasferito lapittura sui fogli. Ci hanno quindi insegnato la tecnicadella carta marmorizzata. Ed appena il foglio ed i colo-ri si sono asciugati, l’abbiamo potuto portare via.

Per mia fortuna sono stato l’ambasciatore del mioGruppo e questo mi ha permesso di vivere tutte le espe-rienze in maniera particolare. Ho cercato di fare teso-ro il più possibile di tutto quello che ho osservato esperimentato proprio perché l’intenzione era quella diimparare a conoscere tante attività da riproporre, unavolta rientrato in Italia, al mio Gruppo ed agli altri.

Spero che tutti i ragazzi che hanno avuto le miestesse opportunità possano poi raccontare le belleesperienze vissute, cercando di riproporle.

T ra le diverse attività che ci sono state propo-ste al Jamboree, penso che una delle migliori

sia stata quella di Aquaville, con cui abbiamo potutoconoscere i vari Stati, le loro tradizioni, le culture, etutto ciò che riguardava i diversi Paesi.

Ad Aquaville erano presenti tutti gli stand dei Paesiconfinanti con l’acqua, mentre a Terravile c’erano glistand dei Paesi non confinanti con mari ed oceani.Insomma, Paesi dell’entroterra.

Ho passatoin rassegnamolti stand equindi ho avu-to l’opportu-nità di cono-scere ed ap-prezzare ledifferenze esi-stenti tra levarie culture.

Il primostand che ho visitato è stato quello del Canada. Ognivisitatore aveva a disposizione una roccia delle dimen-sioni di 20 centimetri quadrati ed uno scalpelletto concui scolpire e quindi sagomare la roccia.Con dei rastrel-lini ed altri attrezzi tecnici abbiamo terminato il lavo-ro a nostro piacimento. Io, ad esempio, ho realizzatoun remo dove poi ho inciso la scritta “jamboree2007”.

Tanti Esploratori hanno realizzato degli oggettiveramente belli e curati nei minimi particolari. Na-

ROCCE E COLORI: ABBIAMOPROVATO A FARE GLI ARTISTI

testo di Michele Salvagno • foto di Giorgio Cusma

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Intaglio allo stand svedese

Preparazione di un impasto per…?

Un artigiano del cuoio

Laboratorio di collanine

Avventura 06-2007 12-10-2007 10:15 Pagina 20**luigi�**Riviste:24 Avventura 06-2007:0000:

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A quaville è un immenso spiazzo di stand, situa-ti sotto tende bianche e accoglienti. Non sape-

vo cosa avrei potuto trovare all’interno e son parti-ta spinta da forte curiosità!

Molte forme d’arte, tante tradizioni, differenti cul-ture, gastronomie variegate dei Paesi di tutto il mondo.Chi l’avrebbe mai detto che le tradizioni di un Paesepotessero essere così belle? Soprattutto quelle culi-narie! All’inizio, attratte dal numero delle persone, cisiamo accostate alle bolle di Singapore: delle affasci-nanti bolle da gonfiare con l’uso di un bastoncino diplastica e di un liquido gonfiabile. Sembravano, allavista, le bolle di sapone con cui da piccoli ci diverti-

vamo tanto.A differenza, però, una volta gonfiate, nonsi rompevano e rimanevano come dei piccoli pallon-

cini. Abbia-mo prosegui-to alla voltadello standaustralianodove ci han-no dato lapossibilità dicostruire unf a n t a s t i c oboomerang.Ne ho fatto

uno anche perme, dove hodisegnato ecolorato unfuoco. Anco-ra, ci siamolanciate nellostand belgaper creare undisegno chepoi abbiamodipinto con le tempere. Dopo ci siamo mosse allavolta dello stand di Tahiti per fabbricare un braccia-letto con conchiglie che non volevano sapere di incol-larsi al filo.Una vera lotta! Abbiamo visto anche le cata-pulte di Leonardo da Vinci, allo stand italiano.

All’ultimo, ci siamo catapultate nello stand gastro-nomico. Abbiamo avuto l’opportunità di cucinare icibi più particolari e in questo modo di conoscereanche molte persone. Ci hanno insegnato a cucina-re delle frittelline finlandesi semplicissime e immer-se nello zucchero.Veramente deliziose. Poi abbiamoassaggiato il thé della Malesia che viene preparatocon tecniche diverse.

Abbiamo sperimentato anche gli spaghetti di soia.Davvero particolari. E non avevamo forchette permangiare, ma i tipici bastoncini

Ci hanno fatto mangiare i pastellitos, specialità suda-mericane veramente buone. Hanno prima impastatola farina con l’acqua e poi hanno tirato una sfoglia aforma di mezza luna. Una volta cotta, l’hanno riempitacon delle verdure cucinate a parte e poi richiusa.

Ci sarebbero stati ancora moltissimi stand da visi-tare ma purtroppo iltempo a nostra dispo-sizione era terminato.A malincuore siamotornati nei nostri sot-tocampi. Eravamocariche di bei ricordiprovenienti da tutto ilmondo e, cosa da nonsottovalutare, ave-vamo la pancia piena.

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AQUAVILLE TRA SAPORI, COLORI E ODORI

testo di Elena Bassoli • foto dell’autrice e di Giorgio Cusma

Fantastiche bolle di sapone!

Cioccolato: abilità e bontà

Una catapulta di Leonardo

La cucina di San Salvador

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bili tramitequesta emo-zione comu-ne (per for-tuna) a tutti : la musica.Altratecnica interessante è stata la costruzione di un pontecon oggetti destinati all’inceneritore quali cartone,scatole e blocchi di legno.

Probabilmente questa attività è proprio il simbo-lo delle due mentalità, la persona più abitudinaria chepreferisce usare solo una busta dell’immondizia e l’uo-mo più rivoluzionario (anchese ormai non si parla più digrande cambiamento) che sud-divide i rifiuti a secondo divarie tipologie; probabilmen-te il ponte deve fare proprioda mezzo di comunicazionetra i due permettendo così atutti di conoscere anche que-sta “innovazione”.

Molte attività, legate da unfine comune che probabil-mente avranno fatto scattarein testa di ogni E/G quellamolla pronta a dire – Ini-ziamo a RICICLARE an-che noi ?-

S iamo ormailontani dal

Jamboree, l’avve-nimento che hacambiato il cor-so della nostraestate...Così trafoto, distintivi eun pensiero aquelle belle gior-nate, in questigiorni abbiamoricordato, conpiacere, l’attivitàche probabil-mente ci ha fatto

capire nel modo più pratico la frase di Baden Powell“Cercare di lasciare questo mondo un po’ migliore dicome l’avete trovato”: Trash (ovvero l’immondizia).

Il riutilizzo: questo processo, usato in Italia pur-troppo ancora da pochi, per far fronte al problemainquinamento, ci è stato spiegato con molti esempiin modo da renderci più partecipi del problema.

Abbiamo appreso i nuovi concetti grazie ad unquiz al quale siamo riusciti a rispondere, ma pur-troppo soltanto di gruppo, cercando di ragionare suiquesiti con altri ragazzi (chiaramente non italiani) :un bell’aiuto!

Nonostante le differenze, date dalle razze che cidistinguevano, ci siamo ritrovati accomunati dal suonoottenuto con oggetti riciclati. Questa è sicuramente

un’ottima ideadegli organiz-zatori, difattioltre ad illu-minarci suun’altra tecni-ca per riutiliz-zare le cose, ciha permessodi ricaricarcie di raccoglie-re tutte leenergie possi-

INIZIAMO A RICICLAREANCHE NOI?

testo di Ilaria Nucetelli ed Eugenio Robertifoto degli Autori e di Gabriele Fain, Andrea Mangone e Caterina Vidon

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Diario di Francesca44 aaggoossttoo abbiamo partecipato a Trash, giran-do per sottogruppi tra stand che proponeva-no attività riguardanti l’arte realizzata con irifiuti, quiz, musica e giochi.Il pomeriggio avevamo ancora tempo libero; cosìci siamo divisi tra di noi andando in giro perHyland Park: ne avevamo di cose da vedere.ancora!

Si piò suonare con i fusti d’olio…

… ma si suona anche con irecipientidi plastica

Marmitta, pneumatico e DVD =scultura moderna?

Variopinto effetto deibicchieri di plastica

Avventura 06-2007 12-10-2007 10:16 Pagina 22**luigi�**Riviste:24 Avventura 06-2007:0000:

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C’erano tre tipi di strumenti: le percussioni, glishakers e i metalli. Per le percussioni venivano usatidei bidoni in ferro, percossi con pezzi di legno rico-perti di nastro adesivo, mentre gli shakers erano delletaniche contenenti dei sassolini. Per ultimo i metalli: carrelli della spesa, ruote di biciclette ed altro, chevenivano sfregati con aste di metallo.

Nel quarto stand abbiamo trasformato la spazza-tura in arte. Con tutta la spazzatura e sporcizia pre-sente in un cassonetto siamo riusciti a creare unopera d’arte. Chi più e chi meno è stato capacedi riutilizzare materiali che maiavremmo pensato servisseroa qualcosa.

Questa è stata l’attivitàTrash! Sentendo un po’ in giroi pensieri dei ragazzi abbiamocapito che di queste attivitàse ne fanno sempre troppepoche. Noi amiamo e rispet-tiamo la natura, come diceanche la Legge, che rispettia-mo, e il nostro impegno deveessere quello di non spreca-re, non buttare, ma riciclare estare attenti ad inquinare ilmeno possibile. Impegniamoci!

I n quest’ avventura, cheera Trash, eravamo cir-

condati da rifiuti. Gli standproposti erano 4.

Partecipavamo, non divi-si per nazionalità, ma divisiper numeri. All’entrata civenivano consegnati deitappi di bottiglia di quattrocolori differenti, e su ognu-no di questi c’era un nume-ro. Chi aveva il numero e ilcolore uguale formava unasquadra.

Nel primo stand ci veni-va posto un “quizzettone”.

È stato davvero divertente! Le domande eranobasate sulla riutilizzazzione dei materiali di scarto.

Nel secondo, abbiamo dovuto costruire un pontecon dei materiali. (cassette, pezzi di legno, palllets). Ilnostro scopo era quello di arrivare fino ad un puntosenza toccare con i piedi a terra, e dopo costruireuna fionda con la quale dovevamo lanciare una pallain un cesto.

Un altro argomento che abbiamo affrontato in que-sta giornata è stata la Trash musica.Con taniche, bido-ni, sassi, biciclette distrutte, e tanto altro, abbiamo datovita ad un vero e proprio complesso musicale.

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TRASH: COME RIUTILIZZARE QUASI TUTTO

testo di Ilaria Nuccetelli ed Eugenio Robertifoto degli Autori e di Giorgio Cusma, Gabriele Fain, Andrea Mangone

Come bici non serve più e come ornamento?

Ottimo effetto cromatico,oerò: quanti tappi?

Spazzatura artistica

E vai, con la musica!

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notte o inpieno gior-no, negli an-goli più na-scosti delparco.

Tuttora si dice che si possa ancora sentire il nitri-to del cavallo e l’eco della sua corsa.

Poi ci siamo ci-mentati in un per-corso Hèbert che ciha messo veramen-te alla prova: tra lacorsa, le arrampica-te e molte altreprove, siamo arriva-ti al termine quasitutti sfiniti.

Dopo pranzo,abbiamo visitato di-versi stand cheerano stati allestitie che riguardavanol’abilità manuale. Liabbiamo frequenta-ti un po’ tutti ed èstata una fortuna,perchè abbiamo imparato a “disegnare” il sapone, ibicchieri, a costruire ragni di stoffa, a fare dei brac-ciali, a incidere il legno, e così via.

Pensate che fosse tutto qui? Ma no, perché nelpieno pomeriggio, abbiamo potuto partecipare adaltre attività a scelta: qualcuno di noi ha imparato ascalare, altrisono andati anuotare e afare tuffi inpiscina, altriancora sonoandati suitrampoli, suitappeti elastici,sui gonfiabili esullo scivolo.

T utti mene ave-

vano parlatobene; moltidicevano chefosse l’attivitàpiù bella delJamboree. Efinalmente ètoccato anchea noi provarla:

Gilwell Adventure, una giornata a Gilwell Park, luogodi importanza fondamentale per lo scoutismo.

Appena arrivati, abbiamo assistito a due filmatiriportanti foto dei Jamboree passati.A seguire, abbia-mo partecipato ad una visita guidata per il parco: ciè stato spiegato che è utilizzato dagli scout londine-si, che lì si è svolto il primo campo di formazione percapi e ci hanno parlato anche della leggenda metro-politana che lo riguarda. Eccola.

Un tempo, un ladro aveva preso continuamentedi mira le varie case del parco. Prima l’una, poi l’al-tra; alla fine tutte venivano derubate dei loro averi.Il ladro aveva una particolarità: possedeva un cavalloche usava per le sue scorribande.

Quando finalmente il ladro fu catturato, succes-se una cosa strana: si continuò a sentire il rumoredegli zoccoli e del cavallo in fuga, nel silenzio della

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MILLE E UNA ATTIVITÀA GILWELL PARKtesto di Francesca Morellifoto di Giorgio Cusma, Gabriele Fain, Andrea Mangone

Diario di Francesca55 aaggoossttoo avevamo un’altra bellissima attività:Gilwell Adventure. Siamo partiti insieme, ma arrivati siamo statidivisi. Il mio sottogruppo ha iniziato vedendodei filmati, per poi passare ad un percorsoHèbert meraviglioso!Il pomeriggio abbiamo partecipato a vari stand;poi abbiamo scelto cosa fare tra piscina, sca-late, giochi sui gonfiabili e tappeti elastici!

L’ingresso di Gilwell Park

La residenza di Gilwell

L’auto con roulotte regalatadagli Scout a B.-P.

Duro percorso in salita

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non veniva colpi-to

A questopunto dovevamoscegliere tra varieattività: c’è statochi ha scelto l’arrampicata, chiha provato il tirocon l’arco, chi siè tuffato in piscina (stand molto gradito dagli ingle-si!!!) chi ha gareggiato con i tricicli e molto altroancora. Abbiamo deciso di lanciarci nell’ avventura,ritrovandoci imbracati dalla testa ai piedi (completidi caschetto), legati ad una corda con delle personeche, sbraitando in inglese, ci hanno invitato ad arram-picarci (uno alla volta!) su un palo, a metterci in piedisu una piattaforma dalla quale avremmo dovuto lan-ciarci per raggiungere una sbarra d’acciaio.

Dopo la grande emozione e l’ennesima breve pausaci siamo diretti verso un capannone diviso in varie stan-ze attrezzate con dei maxischermi: in ogni stanzaabbiamo visto un video sulla storia dei Jamboree.

Ci aspettava ancora l’attività più massacrante dellagiornata: il percorso Herbert. Ebbene sì, un vero eproprio percorsomilitare con osta-coli, tunnel e cordea cui appendersi.Tanto faticosoquanto bello. L’at-tività migliore perconcludere questagiornata.

Esausti comesempre, ma appaga-ti più che mai, conla fortuna di averconosciuto moltepersone in un postodove tutto è pace edove si può vera-mente dare un cal-cio all’im…possibile.

T utto èinizia-

to con unbreve viaggioin pullman,per poi arri-vare aGilwell Park:“The homeof Scouting”.

A GilwellPark ci hanno diviso in gruppi e abbiamo comincia-to la vera e propria avventura girando e scoprendostand di ogni genere.

La giornata del nostro gruppo è iniziata propriomangiando un dolcetto alla marmellata cucinato sulfuoco insieme a persone di ogni genere, che veniva-no da ogni parte del mondo.

Poi ci siamo spostati e abbiamo fatto una cor-setta: è così che è iniziata la competizione!

Ci siamo ritrovati con in mano un carretto edabbiamo iniziato la gara: prendere il carretto, por-tarlo fino ad un ostacolo di legno, smontare il car-retto, superare l’ostacolo con i pezzi in mano, rimon-tare il carretto, finire il percorso, girare, riarrivareall’ostacolo, rismontare il carretto, ripassare l’osta-colo, rimontare il carretto e correre fino alla linea diinizio (con il carretto naturalmente!!!).

Non mi spiego ancora il perché, ma vincevanosempre delle ragazze tedesche, di circa un metro eottanta per novanta chili di peso… Doping? Mah!!!

L’attivitàsuccess i vap revedevache costruis-simo dellecatapulte, perpoi centrareun bersa-glio… che,nella maggiorparte dei ca-si, data lascarsa mira,

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TRA DOLCETTI E PERCORSI HERBERT:QUESTO È GILWELL ADVENTURE

testo di Giulia Tosi • foto di Giorgio Cusma e Andrea Mangone

Smontaggio dei carretti

Percorso Herbet Salita e dopo… il salto

Gara con tricicli

Avventura 06-2007 12-10-2007 10:36 Pagina 25**luigi�**Riviste:24 Avventura 06-2007:0000:

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L a fine del Jamboree si sta avvicinando e si comin-cia già a pensare ai saluti, ma le attività non sono

ancora finite. Dopo giochi, servizi, incontri e ceri-monie ci aspetta ancora un’intensa mattinata all’in-segna dei quattro elementi: acqua, aria, fuoco e terra.

Ciascuno di noi ha potuto scegliere uno dei quat-tro elementi; io e alcuni ragazzi del mio Reparto conaltri Scout giapponesi e messicani, scelta l’acqua, abbia-mo raggiunto il grande prato dove si sarebbero svol-te le attività e dove ci attendevano gli IST con il com-pito di proporci vari laboratori sul tema dell’acqua.

Prima di entrare nel vivo del programma di atti-vità sull’elemento scelto, un video ci ha introdotti al

tema, illustrandoci la naturadei quattro elementi chesecondo gli antichi concor-revano a formare tutto ilmondo, e le numerose pro-blematiche relative ad essi.

Al momento di riflessio-ne sono seguite le propo-ste di gioco e di operatività:ad accoglierci è stato waterrockets un simpatico siste-ma per mandare “in orbita”,con pochi mezzi a nostradisposizione, dei veri e pro-pri missili per mezzo del-l’acqua. Alcune bottiglie diplastica, riempite d’acqua,fungevano da navicella e una

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pompa adaria azionatacon un pie-de, da pro-pulsore.

In sem-plici labora-tori chimi-ci ci hannopoi inse-gnato a ri-cercare il pH, misura dell’acidità dell’acqua,analizzarne la purezza e calcolare il calcare presente.

Giocare, imparare elavorare insieme ci hannopermesso di mettere in attoil suggerimento di B.-P. peri Jamboree: dopo ogni atti-vità,ogni cerimonia,ogni incon-tro,ogni Scout deve aver fattouna nuova amicizia di unanazionalità diversa per poterdire,alla fine del Jam, di avereun amico per ogni Paese delmondo.Forse non tutti sonoriusciti a portare a casa 157amici,quanti erano le nazio-ni partecipanti al Jam (senzacontare quella di prove-nienza), ma tutti torniamoa casa molto più ricchi.

testo di Mariachiara del Saviofoto di Giorgio Cusma e Gabriele Fain

ELEMENTS: UNA GIORNATA TRAACQUA, ARIA, FUOCO E TERRA!

Diario di Francesca66 aaggoossttoo mattina avevamo ancora tempo libe-ro; allora abbiamo visitato l’area di Faiths andBeliefs. Veramente bella. È stato emozionan-te vedere tutti insieme buddisti, cattolici, pro-testanti, islamici. Poi siamo passati anche adun’area speciale che era chiamata Energise:serviva a rilassarsi e recuperare energie.Il pomeriggio abbiamo visitato l’area diElements. Divisi in sottogruppi, a seconda deivari elementi naturali, abbiamo fatto tantidivertenti esperimenti. Inutile dire che questagiornata è stata vissuta a fondo, preparan-doci per quella di chiusura, che sarebbe statail giorno successivo.

Acqua e aria, due degli elementi da scoprire

Analisi sulle proprietàelettriche dei gas

Ma non si facevano soloseri esperimenti!

Esperimenti di elettronica

Avventura 06-2007 12-10-2007 10:36 Pagina 26**luigi�**Riviste:24 Avventura 06-2007:0000:

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ESPERIMENTI SEMPLICI E SORPRENDENTI

testo e disegni di Anna Chiara Vicini • foto di Giorgio Cusma, Gabriele Fain ed Anna Luchini

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L ’acqua. La usiamo pertantissime cose: bere,

cucinare, lavarci, innaffiare…Siamo talmente abituati avederla sgorgare quandovogliamo dai rubinetti di casanostra che non ci facciamopiù caso. Eppure per moltepersone non è così. E dicerto quest’ultime sarannorimaste alquanto sorpresedell’uso che se ne faceva adElements. Perché lì, sotto itendoni allestiti per l’occa-sione, l’acqua veniva “spreca-ta” per eseguire sempliciesperimenti scientifici. Ecconea voi due esempi.

LE MONETINE Occorrente: 50 ml di aceto rosso; 1 cucchiaino da

caffè di sale; qualche monetina da 1, 2 o 5 centesimiossidata; qualche chiodo arrugginito; qualche fogliodi carta assorbente; acqua corrente.

Forse è capitato anche a voi di vedere la pubbli-cità di quel detersivo che riesce a ripulire alla per-fezione una monetina ossidata. Dobbiamo sapere chesi possono ottenere i medesimi risultati usando solo…sale e aceto!

Per preparare questocomposto miracoloso, vibasta mescolare in un bic-chiere di vetro 50 ml diaceto rosso e un cucchiai-no di sale. Una volta che ilsale si è sciolto, poteteverificare le proprietà delliquido immergendovi permetà una monetina. Doposoli dieci secondi di immer-sione, la differenza tra ledue parti è già più che evi-dente.

Infine aggiungete i chio-di. Dopo 10 minuti potre-

te tirarli fuori e… li avre-te come nuovi. (E se 10minuti non bastasseropotete sempre lasciarli piùa lungo!)

PULIRE L’ACQUA Occorrente: 1 bottiglia diplastica provvista di tappoed un bicchiere di plasticaper ogni partecipante; sab-bia; l’acqua di uno stagnoo di un fiume.

Per questo esperimen-to, è stata utilizzata l’acquadel fiume che scorreva vici-no al sito del Jamboree.Come potrete immagina-re, si trattava di acquapiena di impurità, assolu-tamente non potabile! Loscopo dell’esperimento era quello di renderla puli-ta… ma solo alla vista!

Prima di cominciare, è necessario che vi costruia-te il filtro, utilizzando la bottiglia di plastica e la sabbia(volendo si potrebbe anche utilizzare un colino a magliemolto strette, ma si perderebbe la metà del diverti-mento). Per prima cosa, tagliate via il fondo della bot-

tiglia, poi praticate un foro dicirca 2 mm sul tappo. Per fini-re,dopo aver richiuso il tappo,riempite la bottiglia con lasabbia ed ecco pronto ilvostro filtro fai da te!

Posizionate un bicchierevuoto sotto ciascuna botti-glia e tenendola con il tapporivolto verso il basso, comin-ciate a versare l’acqua all’in-terno. Quella che troveretenella caraffa sottostante sarà,almeno alla vista, pulita. Perpoterla bere però è neces-sario bollirla!

Avventura 06-2007 12-10-2007 10:36 Pagina 27**luigi�**Riviste:24 Avventura 06-2007:0000:

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O ltre a tutti i posti che abbiamo visitato negliarticoli precedenti, ad Hyland’s Park c’era anco-

ra un luogo dove era d’obbligo una visitina. Non eraun’attività, era un luogo da raggiungere nel choicetime, cioè a scelta, libera. ENERGIES, non era un luogoin cui si parlasse di energie alternative o di genera-tori elettrici, no, nulla di tutto questo. Era un luogodove assorbire energia, rigenerarsi: senza nessun altroimpegno se non quello di rilassarsi facendo cosa sivoleva… anche distendersi comodamente su un mate-rassino e leggere qualche rivista!

Chiaramente non finiva qui, ve lo immaginate: alJamboree una cosa semplice semplice! Noooo, mai

più! Ed infatti ad Energies pote-vate rilassarvi nei modi più diver-si, a parte quello già citato. Se levostre energie vi avevano fattocaricare tensione e nevrosi, que-sto era il posto che vi potevascaricare e mettervi a posto. Dadove cominciare? Lo spazio, piùdi un campo di calcio, dedicatoalle attività che diremo, era sovra-stato da un vero tendone dacirco.Al suo interno c’era chi viinsegnava a fare gli acrobati, altriche vi insegnavano a fare i gio-colieri. Potevate imparare ad

andare sui trampoli o su unmonociclo (… pedali sì, mauna ruota soltanto, avevaanche il sellino: ma non eracome andare in bicicletta!).

Una parte era dedicata aiprodigi della pionieristica:non solo tavoli, ma dondoli,che per farvi salire e scen-dere necessitavano dell’ope-ra di due Capi, che vi face-vano salire a qualche metroda terra e vi aiutavano poi ascendere altrimenti saresteancora là, sospesi ed affa-mati. Avevano allestito unaperversa teleferica che, quan-do vi tiravano per salire, sembrava sicura e lentissi-ma: le cose cambiavano quando arrivavate dieci metripiù in alto e trenta più lontano.A quel punto i mal-vagi operatori vi mollavano e voi piombavate, versoil punto da cui eravate partiti, a folle velocità e certidi schiantarvi: fortunatamente c’era un blocco e vi fer-mavate di colpo, rimanendo senza fiato perché tuttal’aria, che avevate nei polmoni, vi aveva abbandona-to continuando la corsa per proprio conto.

Tra le varie offerte c’era la possibilità di fare dellevere immersioni, non in apneama con bombole, boccaglioe quant’altro, muta compre-sa. Il contenitore, non si pote-va chiamare piscina da tant’e-ra piccolo, vi permetteva diimmergervi quel tanto chebastava per gustare il brividodella profondità; al tempostesso però garantiva agliistruttori, la certezza di nonperdere nessun allievo.

Noi ci fermiamo qui mavi assicuriamo che il postoera meraviglioso, per ripo-sare e rilassarsi.

ENERGIES: UN POSTO DISICURO DIVERTIMENTO

testo di Giorgio Cusma • foto dell’Autore, di Dario Amorosa e Marta Vidoz

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Immersioni… in contenitore

Relax totale, anche con massaggio rislassante

Qui si diventa acrobati

I trampoli non sono cosìsemplici come sembrano

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Q uandoa r r i -

viamo, il Re-parto LucaBernocchiè in grandeattività, per-ché è incorso il po-m e r i g g i o

dedicato alla cucina internazionale: qualcuno cucinaed offre i propri prodotti ai tanti ospiti, ma la mag-gior parte degli E/G è in giro a degustare le specia-lità degli altri.Becchiamo al volo Samuel, del Terni 2 che ha appe-na concluso il giro degli assaggi.D. – Allora Samuel hai già fatto il giro del man-giare? Dove sei stato?Samuel – Dai giapponesi che fanno un sacco di cosefritte, io vado matto per il fritto…: patatine strane, unaspecie di pizza tutta loro e poi della roba che sembra-no spaghetti fatti alla griglia… ma non so cosa fossero.Comunque non erano affatto male!Rientra anche Matteo dell’Aquila 3…D. - Tu Matteo dove sei stato a mangiare?Matteo –Dagli americani: mi hanno dato un brodino…una soupe… con verdurine, carote, e pastina. Poi fagiolicon una salsetta e delle patate schiacciate con un po’ diorigano: un pentolaccia così! E salsicce! Ora sono sazio.Una foto per documentare l’incontro, cui si aggiun-gono anche Adele e Karin, che per un momentosoltanto lasciano i fornelli che finora le hanno tenu-te troppo impegnate per rilasciare interviste.

Raggiungiamo il Reparto Borsellino, in tranquilla atti-vità di campo, in attesa della cena. Scegliamo deivolontari per l’intervista. Ci sono tanti/e che si ver-

gognano ma alla fine i candidati, anzi le candidate, cisono e partiamo con le domande.D. - La cosa che ti è piaciuta di meno alJamboreeMariangela – Alcamo 1 - Il cibo! Perché completa-mente diverso da quello che siamo abituati. E’ disgusto-so.Troppo formaggio.Troppi grassi: sughi, salse varie. Dellacolazione non mi piacciono le salsicce, il prosciutto, leuova. Non ci danno il the, i biscotti e solo negli ultimigiorni è arrivata un po’ di marmellata. Ci trattano male.D. - La cosa più bella del jamboree, fino adoggi?Aurora – Messina 8 - La giornata splash. Con la costru-zione delle zattere. In gruppetti di 5/6 persone abbiamocostruito delle zattere e poi siamo andati nel lago. Ognizattera doveva riempire un contenitore con palline colo-rate: che ne raccoglieva di più vinceva. In finale, gran bat-taglia tra tutte le zattere! Ci siamo bagnati alla grande!Con arrembaggi e schizzi a volontà.Elga – Messina 1 - C’era anche chi per fare gli arrem-baggi si tuffava in acqua, che era gelata. Si rubavano lepalline agli altri e si slegavano le legature alle zattere avver-sarie. Ma c’erano anche altre attività: canoa, barca a vela,kajak.Rosambra – Augusta 3 - Io ho fatto vela. C’erano bar-che a vela con posto singolo, gli optimist. Altre a 2 postied altre an-cora a 4. Gliistruttori sta-vano in quel-le a 4, sullealtre c’eranosolo ragazzi.Foto e sa-luti chiudo-no il nostroincontro.

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VITA DI JAMBOREE

intervista e foto a cura di Giorgio Cusma

Da sx: Matteo, Samuel, Adele e KarinReparto Luca Bernocchi

Durante il Jamboree, Avventura è andata ad incontrare tutte le nostre Unità presenti. In ciascunReparto e/o Noviziato ha realizzato una breve intervista, purtroppo non c’è lo spazio per pubblicar-le tutte su queste pagine, le potrete comunque trovare sul sito del Jamboree fino a quando lo stessorimarrà operativo.

Da sx: Rosambra, Elga, Aurora e Mariagela

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JAMBOREE… MA GLI ALTRICHE NE PENSANO?

interviste e foto a cura di Giorgio Cusma

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D. - Qual è la migliore cosa/ espe-rienza/ attività che hai vissuto alJamboree?David S.FRENCH – USADi gran lunga e per la maggior parte delJamboree, la miglior esperienza è stataincontrare molte persone provenienti datutto il mondo. Mi sento un privilegiatonell’essere presente e nell’aver potutopartecipare a questo storico evento. Stavoprogettando di essere presente al ven-tunesimo Jamboree mondiale da circa 35anni.Ervan SUIGIANA – INDONESIA

Tutto è stato grande. Mi sento molto emozionato per ilfatto di essere qui. Forse per le persone molto amiche-voli e forse per tutto il resto. Ho visto gli Scouts prove-nienti da tutto il mondo, abbiamo fatto molte cose insie-

me, ho nuovi amici. Ho pensato che devoscrivere un libro per raccontare tutta lamia esperienza vissuta al Jamboree..

D. - … e la peggiore?Ervan SUIGIANA – INDONESIASe ce ne sono non me ne sovviene alcu-na; forse il freddo! In Indonesia la tem-peratura è circa sui 23-28 gradi Celsius.Quindi per me faceva proprio freddo,anche se era estate. Ad ogni modo lacomunicazione èmancata, ma percolpa nostra. Le

persone indonesiane (molti, manon tutti) non sono molto bravinel parlare inglese, così noi abbia-mo avuto alcuni problemi nelcomunicare l’un l’altro.Wem Hsin CHANG - CINA(TAIWAN)Si deve pagare tutto: ogni cosa ha

bisogno di soldi. Si spende molto!Yamal Harim Bin ABDULLAH –MALAYSIA La cosa peggiore del Jamboree e lalunga fila da fare per andare a fare unpo’ di shopping e per comprare qual-che souvenir.

D. - C’era qualcosa che ti aspet-tavi dal Jamboree e che poi nonc’era?Wem Hsin CHANG - CINA(TAIWAN)Mi aspettavo di poter far amicizia conuna persona straniera ogni giorno ma non ci sono riu-scito.Catalina MELENDEZ ARIZABALETA - COLOM-BIAE’ stato meglio di quanto io l’abbia potuto immaginare.

D. - Hai vissuto la fratellanza scout? Come?Pedro Henrique Shimiti HASHI-ZUME - BRASILE Si, ho pranzato con Squadriglie di altripaesi, ho scambiato distintivi, imparan-do qualcosa riguardo la altre culture oanche giocando a football con altre per-sone. Durante il Jamboree ci sono moltimodi di vivere la fratellanza scout!

Catalina ME-LENDEZ A-RIZABALETA- COLOMBIASe per caso at-traversavo i sot-tocampi, in unapiazza o durante un’attività, tuttiquelli che mi vedevano, mi diceva-no JAMBO! Come se fossimo tuttiquanti amici da molto tempo.

Per conoscere altre opinioni sul Jamboree abbiamo voluto sentire anche quelle di alcuni Scout di altriPaesi.Ve ne presentiamo una ridotta carrellata. P.S. - le foto non si riferiscono agli intervistati!

Brasile

Malaisia

Cina (Taiwan)

Ungheria

U.S.A.

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lato e carico di pioggia, sembrava volesse esprimere latristezza che provavamo nel prendere a poco a pococoscienza che tutto stava volgendo a termine. Alzandogli occhi al cielo verso gli spettacolari fuochi d’artificio,pensavamo che, purtroppo, già dopo qualche ora moltidi noi avrebbero dovuto lasciare quel posto che sembravaun po’ irreale perchéincredibilmente bello.

Chi vorrebbe mailasciare uno straordi-nario luogo di sognoper ritornare alla vitaquotidiana? Tornareperò, significava por-tare a casa un baga-glio, ricco e prezio-sissimo, per i nostrifratelli scout che cihanno aspettato, che, credendo in noi, ci hanno affidatoil compito di rappresentarli e portarli con noi nel vive-re il sogno del Jam. E la nostra missione di “ambascia-tori” non poteva concludersi con lacrime e musi lunghi.

Ora un po’ dinostalgia vela i nostricuori, ma grazie ainostri ricordi, ai nostriracconti, e a tutto ciòche abbiamo impara-to e portato neinostri Reparti, il JAM-BOREE non è finito:vive con noi!!!

D on’t stopme now,

‘cause I’m havingsuch a good time.

Sulle note diquesta canzonedei Queen siconcludeva la ce-rimonia di chiu-sura del 21°J A M B O R E Emondiale. Nonfermateci ora!!

Tutti noi quella sera nei nostri cuori, consapevoli eun po’ tristi, continuavamo a ripeterci che questo inde-scrivibile sogno diventato realtà, per il quale avevamotanto atteso e trepidato, non poteva finire, non così.

Per l’ultima cerimonia alla quale abbiamo preso partenella grande arena, l’ultima cerimonia ufficiale del “piùgrande Jam mai organizzato”, eravamo di nuovo e perl’ultima volta insieme per cantare, urlare, ballare, con inostri stili e nelle nostre lingue ma sempre per la stes-sa ragione: l’orgoglio e la felicità di essere lì in quel mo-mento, lì per dimostrare al mondo intero che lo scou-tismo è semplicemente pace, fratellanza… la passionenei cuori di noi giovani che ci aiuterà a lasciare il mondo

un po’ mi-gliore di comelo abbiamotrovato.

In tanti ab-biamo deside-rato che quel-la notte nonfinisse mai. Ilcielo, annuvo-

Diario di Francesca

77 aaggoossttoo:: tristezza ovunque. Dopo un giorno

passato a fare gli zaini, a smontare tende e simi-

li, la sera si è svolta la cerimonia di chiusura.

Abbiamo cantato per l’ultima volta, in 40.000,

Jambo Hello e ci siamo scambiati gli ultimi

indirizzi e numeri di telefono, visto che una

parte di noi, i laziali, sarebbe partita solo un

paio di ore dopo. L’ultimo giro per il sottocam-

po, gli ultimi saluti a tedeschi, inglesi, france-

si, americani, belgi, lussemburghesi e via. Dopo

un cerchio finale, siamo partiti, nella notte

verso casa…

TUTTI A CASA: LACERIMONIA DI CHIUSURA

testo di Alessandra Cao foto dell’Autrice, di Giorgio Cusma, Gabriele Fain e Andrea Mangone

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… ma i 40.000 sono tutti lì!

Cerimonia bagnata

Spuntano anche gli ombrelli

Giunge il momentodel canto dell’addio

Tende smontate:pronti per la partenza

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D. – Il Jamboree ha offerto a tutti noi lapossibilità di vivere delle splendide espe-

rienze, sulla base diquesto: che cosadiresti agli italianiche tornano a casa:Edoardo - Gli italianiche tornano a casadevono portare con séil messaggio fondamen-tale del Jamboree: laragione stessa dell’esi-stenza del Jamboree,ovvero l’incontro tra cul-ture diverse e la ric-chezza del condividerela diversità, che quidevono aver scoper-to ed approfondito.Devono quindi essereambasciatori, , dell’idea

che gli Scout sono capaci di superare le diver-sità culturali e religiose e sanno confrontarsi conqueste diversità inmaniera positiva ecostruttiva. E questaidea devono portarlaai loro fratelli e sorel-le scout, che li stan-no aspettando a casaCon gli altri poi, adesempio i loro amici,le loro Squadriglie oNoviziati, a secondadella Branca in cuivivono, dovrebberocoltivare questadimensione magarianche con Impresespecifiche per poterportare avantiquesto messaggio.

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IL MESSAGGIO DI EDOARDO MISSONIL’italiano segretario dell’organizzazionemondiale dello scoutismo (WOSM)

intervista a cura di Giorgio Cusma • foto di Mauro Bonomini e di Giorgio Cusma

Al Jamboree abbiamo avuto il piacere di incontra-re il segretario della WOSM, la più alta carica delloscoutismo mondiale: Edoardo Missoni. Una pre-senza per noi particolarmente cara in quanto è unitaliano come noi, e di questo possiamo essereorgogliosi. E’ stato Capo nell’Agesci ed è medico,già impegnato nell’Organizzazione Mondiale dellaSanità. La WOSM lo ha scelto per le sue capacitàpersonali ma ci illudiamo lo abbia fatto anche per-ché lo scoutismo italiano è apprezzato a livellomondiale.Era un po’ difficile sequestrarlo per un’intervista,sempre impegnatissimo e ricercatissimo: pensatesolo che tutte le delegazioni nazionali presenti (ederano 161!) se lo contendevano per averlo ospitealmeno una volta! Fatevi un po’ i conti e capireteche parlare con lui era impresa davvero ardua.Siamo comunque riusciti a “beccarlo” al volo e farcirilasciare la breve, ma ricca, dichiarazione che segue.Edoardo Missoni

Francia

Hong Kong

Camerun

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I NUMERI DEL JAMBOREE

testo di Dario Fontanesca e Salvatore Tomarchio • foto di Dario Amorosa e Giorgio Cusma

Sottocampi e HubIl campo di Hylands Park è stato suddiviso in 16 sottocampi, che siarticolano intorno a un centro (hub). Ogni sottocampo composto dacirca 2000 persone. Ogni hub è come un grande villaggio: ha un respon-sabile e una serie di strutture e servizi per i suoi membri (supermarket,clinica, internet café, un palco, Listening Ear Center).L’International Service Team è stato sistemato in 3 sottocampi.

Le nazioni partecipantiAlbania,Algeria,Angola,Argentina,Armenia,Aruba,Australia,Austria,Azerbaijan, Bahamas,Bahrain, Bangladesh, Barbados, Belgium,Belize, Benin, Bhutan, Bolivia, Bosnia and Herzegovina,Botswana, Brazil, Brunei Darussalam, Bulgaria, Burkina Faso, Burundi, Cameroon, Canada,Cape Verde, Chad, Chile, China, Scouts of, Colombia, Comoros, Congo,The DemocraticRepublic, Costa Rica, Côte d’Ivoire, Croatia, Cyprus, Czech Republic, Denmark, Dominica,Dominican Republic, Ecuador, Egypt, El Salvador, Estonia, Ethiopia, Fiji, Finland, France,French Polynesia, Gabon, Gambia, Georgia, Germany, Ghana, Greece, Grenada, Guatemala,Guinea, Guyana, Haiti, Honduras, Hong Kong, Hungary, Iceland, India, Indonesia, Ireland,Israel, Italy, Jamaica, Japan, Jordan, Kazakhstan, Kenya, Kiribati, Korea, Republic of, Kuwait,Latvia, Lebanon, Lesotho, Liberia, Libyan Arab, Jamahiriya, Liechtenstein, Lithuania, Luxembourg,Macau, Macedonia,The former Yugoslav Republic, Madagascar, Malawi, Malaysia, Maldives,Malta, Mauritania, Mauritius, Mexico, Moldova, Republic Monaco, Mongolia, Montenegro,Morocco, Mozambique, Namibia, Nepal, Netherlands, Netherlands, Antilles, New Zealand,Nicaragua, Niger, Nigeria, Norway, Oman, Pakistan, Palestinian Authority, Panama, PapuaNew Guinea, Paraguay, Perù, Philippines, Poland, Portugal, Qatar, Romania, Russian Federation,

Rwanda, Saint Lucia, Saint Vincent and the Grenadines, San Marino, SaudiArabia, Senegal, Serbia, Seychelles, Sierra Leone, Singapore, Slovakia,Slovenia, South Africa, Spain, Sri Lanka, Sudan, Suriname, Swaziland, Sweden,Switzerland,Tajikistan,Tanzania United Republic,Thailand,Togo,Trinidadand Tobago,Tunisia,Turkey, Uganda, United Arab Emirates, United Kingdom,United States, Uruguay,Venezuela,Yemen, Zambia, Zimbabwe.]

Al Jamboree hanno partecipato 161 nazioni, per un totale di circa40.000 persone, di cui 32.000 ragazzi e ragazze.

Il Contingente italiano è il più numeroso mai partito dall’Italia. In tota-le 2326 persone, di cui 1997 AGESCI e 329 CNGEI. I ragazzi (rap-presentanti di tutte le Regioni d’Italia, di oltre 650 Comuni italiani edi circa 1000 Gruppi scout: in totale sono 1589. I Capi sono stati177. Ragazzi e Capi sono stati riuniti in 44 Unità (Reparti e noviziati),di cui uno nautico. Lo staff di contingente, i ragazzi maggioren-ni e gli adulti in servizio all’organizzazione inglese sono stati 560.

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Polonia

Giappone

Maldive

Islanda

Angola

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basta acqui-stare unacarta prepaga-ta ed è possi-bile chiamarea casa. Altri-menti possia-mo sceglieredi spedire lecartoline dallaPosta!

P o u n d ,cent e sterline.Tutto si acquista con la moneta ingle-se ed è naturale che sorga qualche piccola difficoltà;per fortuna, presso una vera banca, è possibile con-vertire i nostri euro in sterline.

Ci sono delle tende di tutte le dimensioni cheospitano degli shop (=negozi) che offrono distintivi,fibbie, uniformi, magliette, fibbie, sciarpe, spille,tazze…persino pupazzi!

Acquistare il quotidiano e scoprire un articolo cheparli proprio del Jamboree? È possibile farlo pressoil Sainsbury’s supermarket: un supermercato a tuttigli effetti, fornito dei beni di prima necessità e non solo.

Ma nulla è tanto grande quanto il World ScoutCentre, ubicato in fondo all’area.

Immense file, nonostante una grande organizzazioneper far sì che tutti possano scegliere quali souvenirportare a casa.

Abbiamo ancora qualche minuto a nostra dispo-sizione, quanto basta per scoprire il mondo attornoalla Plaza.

È così che, stuzzicati dalla voglia di scoprire colo-ri, profumi e sapori dal mondo, ci avviciniamo, peresempio, al ristorante di Taiwan. Mascherina sullabocca e guanti bianchi sono obbligatori per i cuochiche ci spiegano come preparare i Dumptings, boc-concini di maiale e verdure.

G irare ilmondo in

ottanta giorni:una sfida bizzar-ra, un’impresafantasiosa ma,come B.-P. ci hainsegnato, nullaè impossibile!

E perché nonrendere la

scommessa un po’ più complicata. Perché non ten-tare, questa volta, di…scoprire il mondo in ottantaminuti?

Così inizia l’avventura a Hylands Park, l’immensoparco che ha accolto nei suoi prati verdi i 40.000scout partecipanti al 21° Mondial Scout Jamboree.

Incuriosirsi, interessarsi a tutto ciò che di diver-so c’è attorno a noi, scoprire a poco a poco ilmondo… prossima destinazione: la Plaza. Facciamopartire il nostro cronometro, sono le 16:40 …Via!

Armati di curiosità e macchina fotografica, vaga-bondiamo camminando lungo l’Ural Circle in questafragorosa e colorata area. Già lungo la strada incon-triamo le prime sorprese: decine di Scout seduti l’unoaccanto all’altro, o all’ombra di un albero, che espon-gono i loro distintivi più belli per cercare di scam-biarli con quelli degli altri Scout provenienti da paesidiversi; to swap, così si dice.

La Plaza, oltre a darci l’opportunità di scoprirel’altro, èsoprattutto uncentro di ser-vizi. Al suointerno c’è, peresempio, lalavanderia, cheè perfetta perchi non vuolesprecare nep-pure il tempodi un bucato.

E che nedite di scattare

qualche foto in compagnia dei nostri nuovi amici nelleapposite cabine per le fototessere?

Un Jamboree lontano dai nostri amici, dai nostrigenitori: è naturale che qualche volta si senta la loromancanza; la Plaza, offre anche le cabine telefoniche:

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IL GIRO DEL MONDO IN OTTANTA… MINUTI

testo di Erika Polimeni • foto dell’Autrice, di Giorgio Cusma e Andrea Mangone

L’ufficio postale

La banca

Cuochi di Taiwan

Birreria teesca

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Bacchette in mano e…dalla lontana Taiwan, in duepassi, arriviamo in Ger-mania!

Ecco l’imponente BlackMagic che, è scura fuori,ma se entriamo scopria-mo, invece, che è un’acco-gliente e colorata birreria!

In Venezuela possiamogustare un tipo di panemolto semplice da prepara-re, simile al nostro, maimbottito con formaggio,carne, pollo, persino avoca-

do! Qualcosa in fondo alla strada stuzzica la fantasia: èun fuso che i più volenterosi possono imparare a uti-lizzare grazie agli insegnamenti degli Scout svedesi.Occorre solo un po’ di calma, passione e agilità!

Il mondo a due passi da noi! E possiamo ammira-re, ancora, come gli africani intrecciano le bellissimeborse di paglia mentre gli egiziani ci spiegano comesi fabbricano i fogli di papiro.Tutto interessante.

S’ode un lontano tintinnare di cucchiaini d’argen-to e tazzine: sono già le 17:00, è l’ora del the! Ci

s e d i a m oattorno ait a v o l i n iinglesi alle-stiti di fron-te a noi persentire ilsapore dellanostra caldab e v a n d a ,gustando ditanto in

tanto un pezzo di torta al caffè, al cioccolato, allacarota, alla nocciola, ai pistacchi... Che soffice!

Sapori e profumi si confondono, mentre ci fermia-mo a giocare nella Plaza. Frisbee che volano nel cielo,l’internazionale e mitico calcio e un gigantesco Mega4 in line… Siamo in Olanda, in tempo per gustare idolci poffeatjes, i piccoli pancakes olandesi. Fiori vario-pinti circondano la Dutch House! Caffè e tante, tan-tissime caramelle: quelle che cambiano colore mentrele mangi, al caffè o all’anice, ai fiori, alla frutta…

Per consumare tuttele calorie accumulate, c’èlo sjoelen, un gioco tuttoin legno, il cui scopo èdi far entrare le pedinenelle gallerie, lanciando-le lungo una pista.Possiamo anche prova-

re i tipici cloggs, gli zoccoletti di legno. Che diverti-mento!

Scopriamo piano piano che in cucina i popoli delnord Europa utilizzano molto le patate, mentre ipopoli dei paesi caldi consumano molti cereali. Il Risoè impiegato in ogni pasto in Asia, dove cercano diimitare i nostri spaghetti con i noodle…

Ma nulla è tanto dolce come la cioccolata svizze-ra! Possiamo ancora visitare lo chalet dove già i cuo-chi poliglotti (eh sì, i nostri fratellini svizzeri parlanotantissime lin-gue: italiano,francese, te-desco, inglese,romanc io…)iniziano a cu-cinare la famo-sissima fondue, laraclette e il rösti.

Ogni pietan-za ha il suometodo di cot-tura e la porta-ta giusta…

Un dolce danzare senza fine, e che dire degliimmensi cerchi che, improvvisamente, fuori da ogniprogramma, si formano. Plaza è anche scambio diesperienze, è anche donare agli altri qualcosa di tuo,anche un semplice canto, anche un semplice bans!Una piazza che, fra grida e frenesia, acquisti e scam-bi, diventa un vero centro d’incontro.

Ma s’è fatto tardi … ancora un ultimo sguardo aquesto enorme e ricco mercato di colori, di profu-mi, di sapori. Attraversiamo la Plaza lungo la SpeyBoulevard che la attraversa, ed eccoci qui, ai piedi delgrande orologio che segna le 18:00.

Dodici rintocchi. Èdolce fermarsi un atti-mo in silenzio ad ascol-tare un mondo che aogni rintocco si ferma.Scoprire il mondo inottanta minuti; impre-sa compiuta.

Il fuso svedese

Il tea room inglese

Dolciumi olandesi

Biscottini appena sfornati… olandesi

Gioco con idischetti di legno

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IST: FARE SERVIZIO AL JAMBOREE… e c’erano anche gli International Service Team

testo e foto di Andrea Mangone

Ciao! Per piacere, ci puoi dire chi sei e qualeera il tuo ruolo al Jamboree?Ciao. Mi chiamo Andrea, sono un capo piemontese;al Jamboree facevo parte del team internazionale diservizio; in poche parole, ero un “IST”.Iessetì? Oh no, un’altra di quelle sigle che iCapi amano usare come il prezzemolo! Ci puoispiegare meglio di cosa si tratta?Con vero piacere! Allora, sarete tutti d’accordo conme sul fatto che il Jamboree poteva essere parago-nato ad una vera e propria città, abitata per quindi-ci giorni da quarantamila persone; certo, una cittàun po’ particolare, visto che tutti i suoi abitanti indos-savano un fazzolettone scout...Tuttavia, proprio comeuna città, Hylands Park aveva bisogno di tutti i ser-vizi necessari al suo funzionamento: trasporti, pulizie,provviste alimentari, pronto soccorso, impianti elet-trici ed idraulici, sicurezza, comunicazioni, accoglien-za degli ospiti, strutture fisse e mobili, negozi... Sonosolo alcuni, a voi il compito di ricordarne altri; e nonpossiamo dimenticare, naturalmente, l’organizzazione

di tutte leattività cui gliEsploratori ele Guide han-no partecipa-to durante legiornate delcampo e l’a-nimazione deisottocampi.Di questis e r v i z i ,

quindi, vi siete occupati voi iessetì.Di questi e di tantissimi altri ancora: dalla prepara-zione e allestimento dell’intero campo fino allo sman-tellamento di tutto quanto una volta finito il Jamboree:tutto è stato fatto dagli IST!Perciò dovevate essere tantissimi...

Beh, eravamo inottomila! Una forzalavoro veramenteenorme, composta diadulti provenienti daogni parte del mon-do, proprio come gliEsploratori e le Gui-de che hanno parte-cipato al Jamboree.Pensate che dall’Italiaeravamo in quattro-cento!Sono numeri im-pressionanti... Masenti, quando dici “adulti” intendi naturalmentedire Capi, giusto?No: possono essere IST tutti gli scout maggiorenni;dunque sicuramente i Capi, ma c’erano con noi ancheparecchi Rover e Scolte e vi posso assicurare cheanche loro si sono dati da fare moltissimo.Facci Capire: quello che avete fatto al Jamboreeera il lavoro che normalmente svolgete nellavita quotidiana a casa?Beh, non necessariamente. Certo, c’erano dei servi-zi per i quali era fondamentale una determinata pre-parazione professionale o comunque approfondita:non ci si può inventare medici o tecnici informatici

Al Jamboree esisteva un sottocampo il cui ingresso era categoricamente proibito airagazzi: il suo nome era Island; all’interno vi si aggiravano strani personaggi, tutti adul-ti, con il fazzolettone bordato di viola, che poi si distribuivano giorno e notte per tuttoil campo, a svolgere diversi servizi: chi di voi c’era, non può non averli notati! Tornatia casa, a distanza di un po’ di tempo dall’esperienza vissuta a Chelmsford, abbiamodeciso di incontrare uno di loro, per Capire un po’ meglio chi fossero e cosa ci stes-sero a fare al campo; così, lo abbiamo intervistato per voi.

Logo del sottocampo IST

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da un momento all’altro! Per cui, molti IST erano deiprofessionisti in quei determinati settori, come adesempio i medici e gli infermieri, gli elettricisti, gliidraulici, i fotografi e così via; altri magari erano qua-lificati per un certo servizio anche se non per lavo-ro.Ti faccio il mio esempio: nella città dove vivo sonoun soccorritore volontario del 118; al Jamboree, face-vo parte del team di pronto soccorso e guidavo leambulanze: ho così potuto mettere a disposizione lemie competenze. Per molte altre attività, invece, nonera richiesta nessuna preparazione specifica: anima-re i giochi a Gilwell Park, ad esempio, così come tra-sportare le provviste, provvedere alla pulizia dei bagni,

a c c o m p a -gnare i visi-tatori in giroper il cam-po, oppurecontrollare ibadge di chit rans i t avaper i sotto-campi o an-cora gestirele partenze

per le attività esterne, erano servizi che ogni Capoo Rover e Scolta potevano garantire.Lavoravate molte ore al giorno?Sì, lavoravamo parecchio! Anche qui il paragone conle città vere funziona bene: c’erano dei lavori con“orario di ufficio”, per esempio dalle 9 alle 17, comequello delle guide per i visitatori, le pubbliche rela-zioni, l’ufficio postale; ed altri suddivisi in turni, anchedi 9-10 ore. Molti IST hanno lavorato di notte, pro-prio come accade nelle città vere, dove i servizi pergli abitanti non si possono mai fermare: per esempio

l’ospedale ele ambulan-ze, la sicu-rezza e cosìvia.C a s p i t a ,ma alloraper voi il

Jamboree èstato uncampo dilavoro!Sì, in un certosenso. Ma Ca-pite benissi-mo che par-tecipare ad un Jamboree non è cosa da tutti i giornie, ovviamente, partecipare a questo Jamboree delCentenario era un’occasione che non si ripeterà piùper tutta la vita.Allora, ho deciso di andarci come ISTper esserci, per mettermi in gioco nel servizio, pervivere comunque il Jam, anche se da una prospetti-va diversa rispetto a quella dei ragazzi e dei loro CapiReparto.Cosa intendi dire?Il Jamboree è un evento fatto per gli Esploratori e leGuide, ricco di incontri, proposte, varie attività, mo-menti importanti, spettacoli... Partecipare come CapoReparto significa vivere tutte queste cose insieme airagazzi. Ma il Jamboree non potrebbe esistere se nonci fosse chi lo organizza, lo gestisce e lo “fa girare”giorno dopo giorno: partecipare come IST, allora,significa mettersi veramente al servizio di tutti e sape-re di lavorare perché il campo funzioni fino in fondo.Toglici una curiosità: che cosa facevi quandonon eri in servizio?

Dunque, ciascuno di noi era libero di occupare iltempo come voleva; io in un certo senso ero fortu-nato, perché avevo comunque sempre mezza gior-nata libera. I primi giorni ho girato qua e là per tuttoil campo, per vederlo e per scattare foto da tenerecome ricordo di questa esperienza; poi, ho cercatodi visitare quanti più stand delle nazioni potessi e inciascuno curiosavo, scambiavo due parole con chi ligestiva, guardavo gli oggetti e le foto esposte.Lo rifaresti?Certamente sì! Magari, però, al prossimo Jamboree,farò il Capo Reparto...

Un team internazionale di pronto intervento sanitario

L’inconfondibile bordo violadei foulard degli IST

Il responsabile per gli ISTitaliani: Daniele ed Angela

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LA FEDE AL JAMBOREE

testo e foto di don Damiano Marino

Mi è stato chiesto di descrivere più approfonditamente ciò che avevo inmente per quanto concerne la religione quando fondai lo Scautismo e ilGuidismo. Mi è stato chiesto:”Come c’entra la religione?”. La mia rispo-sta è stata che la religione non ha da “entrare”, perché è già dentro. Essaè il fattore fondamentale che pervade lo Scautismo e il Guidismo.Discorso ad una conferenza di Commissari scout/guide, 2 luglio 1926,

Tratto da “L’educazione non finisce mai” – B.-P.

C ome sivede, in

questo scrittodi Baden Powell, tutto lo scautismo è pervaso da unospirito religioso. Non è mai stato pensato uno scauti-smo ateo, ma uno scautismo in cui ogni Scout potes-se lodare il proprio Dio, e seguire gli insegna-

menti della propriareligione.

Ecco perché un posto dirilievo, al Jamboree, era dedi-cato alla religione. Una piaz-za (chiamata “faith &beliefs”), vicino all’area cen-trale del Jamboree, era dedi-cata alla fede e alle religionidegli Scout presenti alJamboree. Ne erano rappre-sentate ben 11, dalle piùrecenti (come la religioneBaha’i o la setta dei Mormoni,nate nel XIX secolo) a quel-le più antiche (come l’indui-smo e l’ebraismo).

Proviamo a fare insiemeun giro in questa particolare piazza. Entrando nella tendadei Buddisti (ve ne era una anche della tradizione corea-na Won) ci si imbatte in tecniche di meditazione, aiu-tati dal clima di silenzio e dagli odori degli incensi; spo-standosi nella tenda dell’induismo si trova un piccolotempietto con le principali divinità indù, e accanto sipossono assaggiare dolcetti indiani; in quella dei fedeliSikh si può scrivere il proprio nome nella scrittura del

Punjab (statoal nord ovestdell’India) oprovare amettere sullatesta un tur-bante; la scrit-tura con alfa-beti diversi da

quello latino,è l’attivitàp r o p o s t aanche dallac o m u n i t àebraica e daquella islami-ca: tutte edue le comu-nità hannom o s t r a t o ,nelle lorotende, unaserie di pan-nelli sulla loro storia, ma anche tanti che presentano levarie tradizioni che poi si vivono nei loro Paesi nella vitaquotidiana. Nella tenda dei mormoni trovi la possibilitàdi fare ricerche genealogiche, cioè sulla storia della pro-pria famiglia; davanti alla tenda Baha’i un grande giocodi società presenta assieme tutte le religioni. I cristianisono presenti con tre grandi tende, secondo le lorodiverse confessioni: gli ortodossi aiutano a coloraredelle icone, rappresentanti la Vergine Maria o San Giorgio;i protestanti (assieme agli anglicani) aiutano a medita-re come noi siamo “immagine” di Dio, facendo dipin-gere degli specchi, in cui ognuno continua a rifletterela propria immagine.

I cattolici hanno una tenda tutta particolare: è laHylands Abbey, costruita dagli scout tedeschi con i lorocaratteristici teli neri, circondata da tante altre piccoletende circolari.Vuole essere la ricostruzione di un mona-stero benedettino, dove viene offerta la possibilità divivere alcune attività dei monaci: la pittura delle vetra-te, la costru-zione di cro-ci o dicandele, la“bella scrit-tura”, la rile-gatura di li-bri. Oltre aqueste espe-

Interno della tenda dei buddisti

Il tempietto indù

La tecnica del turbante

Si impara a scrivere concaratteri ebraici

La tenda dell’Islam

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All’interno del WOSM, le associazioni confessionali (che vivono cioè una specifica fede), si sono riunite perpermettere ai propri membri occasioni di spiritualità scout specifiche. Ecco allora che ci sono gli Scout orto-dossi riuniti nell’“International Links of Orthodox Christian Scouts” (www.desmos.info), quelli cattolici nella“International Catholic Conference of Scouting” (www.cics.org); quelli protestanti si riconoscono nella “Conferenceon Christianity in Guiding and Scouting”. Gli scout ebrei sono riuniti nell’ “International Forum of Jewish Scouts”(www.jewishscoutsforum.org), quelli musulmani nella “International Union of Muslim Scouts” e quelli buddistinella “World Buddhist Scout Brotherhood”. Tutte queste conferenze, di cui si può leggere qualcosa di più spe-cifico nella pagina http://www.scout.org/en/about_scouting/partners/interreligious , si riuniscono poi nel “WorldScout Interreligious Forum”, che si è interessato di tutte le attività di fede al Jamboree, come la creazione dellapiazza di cui abbiamo raccontato nell’articolo.

Messaggio del Papa Benedetto XVI al Cardinale Cormac MurphyO’Connor, in occasione del Centenario del Movimento Scout

Il Santo Padre è stato lieto di essere informato della celebrazione del centenario del Movimento Scout, e invia calo-rosi saluti a quanti ne prendono parte. Si rallegra nel ringraziare Dio per i grandi benefici che il Movimento Scout haportato ad innumerevoli giovani fin dal primo campo scout nell’isola di Brownsea nel 1907.Sua Santità riconosce il contributo che questa Organizzazione dà alla formazione dei giovani in tanti ambitidifferenti: fisico, affettivo, intellettuale, sociale e spirituale. In un periodo in cui molti giovani sono confusi edisorientati, il Santo Padre invita i Capi Scout a continuare ad offrire questo inestimabile servizio, che ha aiu-tato milioni di persone a diventare adulti liberi, responsabili e generosi, facendo un buon uso dei doni cheDio gli ha dato e mettendoli al servizio dei loro fratelli e sorelle.Agli Scout cattolici in particolare, Sua Santitàinvita all’insegnamento di San Paolo sui vari tipi di servizio che i differenti membri sono chiamati ad offrire all’u-nico corpo di Cristo che è la Chiesa (cfr 1Cor 12,12-26).Affidando tutti i membri dell’Organizzazione Mondialeall’amorevole intercessione di Maria, Madre della Chiesa, Sua Santità impartisce cordialmente la sua ApostolicaBenedizione come pegno della gioia e della pace nel nostro Signore Gesù Cristo.

Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato

rienze di “lavoro” vi è anche una tenda per la preghie-ra, fatta nello stile di Taizé, in aggiunta alla grande chie-sa dove ci si può fermare in preghiera davanti alSantissimo, posto in un tabernacolo a forma di tenda.

All’uscita da questa piazza, parlando con alcuni scoute guide, è venuta fuori questa domanda: cosa c’è di dif-ferente nelle varie religioni? Il Dio in cui crediamo, è lostesso, che si manifesta nelle altre religioni con nomediverso?

Proviamo a uscire da questo malinteso, che ci faentrare in un sincretismo (tutte le religioni sono ugua-li), in cui tutto, anche la nostra fede, si appiattisce intor-no ad un minimo comune denominatore.

Noi crediamo che Dio si è rivelato, in pienezza, inGesù, suo Figlio. Questi è la Verità (ed essendo la verità,

per definizione, è unico). Il che non vuol dire che nellealtre religioni vi siano elementi sbagliati. Il filosofo Giustino,morto martire a Roma nel II secolo, diceva che nellealtre fedi vi sono germi della Verità, ma non in pienezza.Ci sono cioè elementi di Dio (l’amore per la natura, l’at-tenzione alla dignità umana, l’anelito per la pace, il servi-zio verso i fratelli bisognosi…) ma che questi elementisono presenti in pienezza solo vivendo uniti a Cristo.Siamo dunque chiamati a vivere questa pienezza, dialo-gando con le altre religioni specie su quanto abbiamo incomune (come l’incontro nel 1986 di tutte le religioniad Assisi per la pace). Come ha detto il Papa nel mes-saggio inviato per il centenario, siamo chiamati a segui-re l’insegnamento di San Paolo, cioè a vivere i nostri cari-smi nell’unico corpo, che è la Chiesa (cfr 1Cor 12,12-26).

Il gioco delle religioni La pittura delle icone

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CITTADINI DEL MONDO AL WORLD VILLAGETerraville ed Aquaville: laboratori di tuttoil mondo di costume e cultura

testo di Francesco Iandolo • foto dell’Autore e di Giorgio Cusma

L’incontro non è solo conoscere il nome e la provenienza dell’altro. Fraternizzarenon è soltanto una stretta di mano, o almeno non per gli Scout. La voglia di sco-prire e di imparare. La curiosità e il coraggio di guardare oltre il proprio naso. Capireche il mondo è bello perché è diverso, e chi è diverso è comunque nostro fratello.

Q uesto lo scopo del WorldVillage, precisamente

Terraville ed Aquaville, una delleattività tra le più importanti aquesto XXI JamboreeMondiale. L’organizzazione

inglese ha puntato davvero molto su questa attivitàche ha visto impegnati, per ben due giorni, gliEsploratori e le Guide di tutto il mondo che hannopotuto conoscere usi e costumi di tutti i paesi rap-

presentati.Non si trat-

tava solo divedere o scat-tare qualchefoto. Moltistand sonostati concepiticome dei verie propri labo-ratori creativi,dove si è potu-to imparare afare giochi par-

ticolari, oppure cucinare e mangiare piatti tipici.L’offerta era vastissima, e c’erano attività per tutti

i gusti, c’era soltanto l’imbarazzo della scelta. Si gira-va tra gli stand e si decideva a quale attività parteci-pare, c’era chi sceglieva in base al numero di pre-senze e quindi sull’attività di “moda” e chi sceglieva

per interes-se e curio-sità.

C’era lasauna dellaFinlandia, losci di fon-do dellaNorvegia, iventagli delGiappone, ilclic clakdell’Italia, ilbaseball e i pop corn degli Stati Uniti, e ancora iboomerang, le crepes e le baguette della Francia,i pancake della Gran Bretagna e tanto altro anco-ra.

Insomma, anche le attività che si pensava avesse-ro richiamato poche persone erano sempre piene, aqualunque ora.

Quando mi fu affidato l’articolo sul World Villagene fui entusiasta perché pensavo che, essendo un ISTche faceva servizio al WorldVillage, avrei avuto l’oc-casione di avere un’ottima veduta di tutto per poter-ne descrivere espe-rienze edemozioni. Invece misono affidato all’in-tervista che hofatto ad un ottimoamico, che ha vis-suto il Jam daEsploratore.

Per molti E/Gche leggeranno,nonsarà difficile asso-ciare la penna allamia faccia se dicodi essere l’ISTdella Pizza, ormaicosì internazional-mente riconosciu-to e salutato dai

L’Autore, addetto alle pizze

Voglia di spaghetti

Artigianato

Laboratorio d’intaglio

La sauna

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partecipantidi tutto ilmondo. Eb-bene sì, eronella pizzeriaItaliana chein sette gior-ni ha accoltocirca 1500

ragazzi. Una tra le attività più richieste e più ricerca-te dai partecipanti. A seconda della preparazione edella competenza poteva risultare più semplice peralcuni o più difficile per altri. Ma l’obiettivo era ugua-le per tutti: non tanto raccogliere il timbro, che ognipartecipante collezionava partecipando all’attività, maquanto mangiare un cibo finalmente buono, dopo gior-ni e giorni di sandwich. In ogni turno della nostra atti-vità, che durava circa venti minuti, dodici ragazzi didiversa provenienza, divisi in tre gruppi, imparavano adimpastare quei pochi ingredienti per fare la pizza: acqua,farina, sale e lievito. C’erano dei veri e propri “bambi-

ni prodigio”che in pochisecondi, an-che grazie al-la magia dellievito i-stantaneo,riuscivano alavorare gliingredienti inmodo per-fetto, altriche aggiun-

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La parola a un partecipantePeppo (Avellino 3) - Reparto Luigi Pirandello

Che ne pensi dell’attività World Village?È stata sicuramente una tra le attività più interessanti che ci ha permesso di conosceremeglio i nostri fratelli anche tramite le loro usanze e i loro costumi, grazie agli stand cheogni paese aveva organizzato.A quali workshop hai partecipato?Sono stati tanti, anche perché in due giorni abbiamo avuto l’occasione di poter prendere parte alle attività chepiù ci interessavano. Io ad esempio ho ballato il tango argentino, ho pitturato un gallo dal Portogallo, ho giocatoa baseball e mangiato i popcorn dagli Usa, ho costruito il ponte di Leonardo e giocato alla catapulta in Italia, eancora, ho ballato con gli zoccoli olandesi, abbiamo costruito e fatto volare gli aquiloni, costruito il ventaglio daigiapponesi.Quale workshop hai preferito?Tutte sono state interessanti, ma quella che ho preferito di più è stato il tango argentino. Anche se non mi piacetantissimo ballare, questo tipo di danza mi ha fatto veramente emozionare.Cosa ti ha lasciato l’esperienza del World Village?Beh ho imparato molte cose dagli altri, e mi è stato utile per fare amicizia e poi mi ritengo molto fortunato perchéavere avuto l’occasione di “girare il mondo” con ragazzi di tutto il mondo non è qualcosa che capita tutti i giorni.

gevano farina all’infinito,altri che riempivano iltegame d’acqua, ma in-somma chi prima o chidopo, tutti riuscivano adottenere la pasta per farela pizza. Poi, una voltastesa, la arricchivano congli ingredienti fondamen-tali, tutti rigorosamenteitaliani, per fare la mar-gherita: pomodoro, moz-zarella e olio. Mentre siattendeva la cottura, c’erachi si divertiva a giocare con la farina rimasta sul tavo-lo. Non sono stati pochi infatti i partecipanti che sonoandati via completamente coperti di farina.Altri inve-ce si informavano sulle modalità per ripetere, conbuone probabilità di successo, l’esperienza a casa pro-pria, e chi chiedeva informazioni sui diversi tipi di pizza,etc.Ma bastavano cinque o sei minuti per vedere le faccestupite dei ragazzi, o le urla di gioia dei partecipantiasiatici, tutti in attesa di gustare la loro creazione.

Per quanto dura e faticosa possa essere stata lamia esperienza, quello che porto più nel cuore, sonotutti i sorrisi di chi è passato dal nostro stand, i gra-zie detti in tutte le lingue, le mille foto scattate agliamici, la voglia di giocare,divertirsi ed imparare conchiunque altro si trovasse afianco in quel momento. Ed èquesto che racconto a chi michiede di descrivere in pocheparole la mia esperienza.

Il ponte di Leonardo

Ballo con zoccoli olandesi

Impasto per la pizza

Peppo: l’intervistato

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HANNO CAVALCATO INSIEME!Arianna e Bordera: dall’Italia al Jamboree!

testo di Mauro Bonomini • foto dell’Autore e di Arianna Corradi

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A rianna Corradi l’Avventurace l’ha nel sangue… è stata

negli Scout sino a qualche anno fa,nel gruppo Caldiero 1, e con loscautismo ha mantenuto semprecontatti, anche quando non ha piùpotuto fare servizio. E’ una ragaz-za simpatica, dai capelli castani elo sguardo deciso, l’abbiamo cono-sciuta, noi di Avventura, una mat-tina al Gate 5, uno dei punti diaccesso all’area del Jamboree, ciaspettava, con al collo il fazzolet-tone del suo vecchio Gruppo,insieme al suo cavallo Bordera.

Due mesi di viaggio, con un tempo inclemente e tantetante difficoltà, ma con l’intenzione incrollabile di arri-vare in sella sino al Jamboree,per condividere per qual-che ora l’esperienza di fratellanza universale che qui sirespirava.Al Gate 5 l’organizzazione ha consegnato adArianna, e Bordera, il fazzolettone del Jamboree e l’in-dispensabile pass, senza il quale nessuno era autoriz-zato ad accedere all’interno dell’aerea. Al loro pas-saggio hanno suscitato interesse e curiosità, sono entrati(anche il cavallo), applauditi da tutti. Nella tenda dove

erano riuniti iCapi contin-gente sonostati salutatipersonalmen-te da EduardoMissoni, il Se-gretario delW O S M .Mentre cam-m i n a v a m ocon lorolungo sentieri

interni di Hylands Park,Arianna ci ha raccontato dellasua passione per l’equitazione e di come è nata l’deadi fare un viaggio di più di duemila chilometri, tra anda-ta e ritorno, per arrivare lì con noi. Ci vuole un saccodi coraggio anche solo per pensarla, un’impresa di que-sto genere, da sola, senza supporto, programmando

quanto pos-sibile, madisposta adaffrontare,ogni giorno,problemi ei n t o p p i .Fatica tantae un contat-to continuocon la natu-ra. Il suocompagno di viaggio, Bordera, è un cavallo tranquillo esolido, di nove anni, razza mista sardo-arabo-inglese,che si è lasciato accarezzare e fotografare da decine edecine di persone. Di tutta la sua esperienza Ariannaha tenuto un diario, in cui ha fissato impressioni, emo-zioni, notizie e dal quale pensa di trarre un libro.Su quel-le pagine ha scritto certamente anche la soddisfazio-ne e la gioia di essere arrivata in mezzo a quarantamilaScout e Guide di tutto il mondo, persone alle quali lalegano quella Promessa scout che ha sempre cercatodi mantenere. Il suo viaggio era iniziato due mesi primain Piemonte, quindi in Francia, lungo strade interne esentieri, per la prima parte insieme ad una cavalleriz-za svizzera, poi solamente lei e Bordera. Ci ha rac-contato delle notti passate all’aperto, sotto la pioggiao al freddo, dell’aiuto di persone gentili, che le per-mettevano di ricoverare il cavallo nella loro stalla e deltrasporto su di una nave da carico per la traversata dellaManica. Poche, belle ore insieme nella magica atmo-sfera del Jamboree, poi Arianna ci ha salutato ed è usci-ta dal campo, conducendo per mano il suo compagnodi viaggio. Unasorella Scout,coraggiosa, tena-ce, semplice,capace di af-frontare l’impre-visto con il sor-riso sulle labbra,una persona dacui prendereesempio.

I due protagonisti

Dalle vaste pianure…

… alle nevi alpine

Uno dei tanti bivacchi

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Q uando sono partito perLondra, alla fine di Luglio,

non sapevo che cosa mi sareb-be toccato affrontare, sicura-mente ero convinto che avreidovuto vivere con intensità ogniattimo e non avrei dovuto per-dermi niente di ciò che mi sioffriva. E’ con questo spiritoche ho ascoltato la proposta diPietro, il mio Capo Reparto: sitrattava di farmi fotografare, inuniforme completa, con alme-no un rappresentante di ogni

nazione presente al Jamboree!!! Una vera e propriaImpresa… Nelle cose, perché riescano, bisogna cre-derci e io volevo riuscire.

I paesi par-tecipanti erano160 e fare 160foto, anche coni rappresentantidei paesi piùpiccoli, mi sem-brava a dir pocoimpossibile. Mapoi mi resiconto che allacerimonia delrinnovo della

Promessa, nella sola mattinata del 1 agosto, avevamoscattato (insieme al mio amico Pietro) già 80 foto:ormaieravamo lanciati: potevo arrivare alla fine! Occorrevatrovare tutti quegli stati con pochi partecipanti,mischia-ti assieme ad altri contingenti. Siamo riusciti ad ottene-re una lista di tutti i paesi partecipanti, con la loro posi-zione nei sottocampi e siamo partiti per una caccia,

potremmo dire, “porta aporta”. Questo metodoqualche risultato l’ha pro-dotto, ma i giorni a nostradisposizione per conclu-dere l’Impresa erano pochi.

Sta di fatto che io ePietro (il mio fotografo)ci siamo dovuti fermarea 120 foto!

Cosa mi ha lasciatoquesta esperienza?

Sicuramente ho avutol’opportunità di incon-trare molte personediverse e fare nuoveconoscenze. Mi sonodivertito nell’osservare le varie reazioni delle per-sone quando chiedevo loro di fare una foto: alcunidimostravano entusiasmo all’idea di fare una foto conun ragazzo italiano, altriinvece non facevano unapiega e si mettevano inposa, impettiti e seri. Unparticolare che mi hacolpito è stata l’ospitalitàricevuta da tutti.

Ho anche avuto l’oc-casione, unica nel suogenere, di vedere tantimodi di essere Scout.Porterò sempre con mel’immagine di un gruppodi ragazzi della Tanzania,che da come eranovestiti (divise eccessiva-mente larghe, ricche di

un solo paio didistintivi) e dall’e-quipaggiamento che avevano, mi hanno datol’impressione di uno scoutismo povero edessenziale, ma vissuto con entusiasmo. Non viracconto la loro felicità quando, per ringra-ziarli, ho regalato qualche distintivo.

A parte tanta gente, devo ringraziare ancheB.-P. che dopo 100 anni riesce ancora ad infon-dere entusiasmo nei ragazzi/e per far realizzareImprese come questa di cui sono stato pro-tagonista.

SOLO! PER TROVARE TUTTI!!!!

testo e foto di Paolo Gazzola

Polonia

Indonesia

Malaysia

Irlanda

ThailandiaPakistan

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I o e Paola ab-biamo una

grande passionein comune: viag-giare in biciclet-ta. Qualche annofa, quando abbia-mo saputo cheall’Isola diBrownsea si sa-rebbe celebratosolennemente il

Sunrise Day, l’Alba dello Scautismo, ci è venuto subi-to il desiderio di essere presenti a questo grandeevento.

Come arriviamo fin lì? In bici, ovviamente! Ma per-ché non con l’aereo, la nave, la macchina?

Nello Scautismo, ogni grande meta ed ogni passodi crescita personale non si realizza solamente con

il raggiungimen-to del desiderioo dell’obiettivoprefissato; èmolto piùimportante edecisivo il cam-mino e le azio-ni che portanoalla conquista.

Ci sonovoluti 3 anni dipreparazione

per trovare i compagni di viaggio, per ottenere lecarte ed i libri che indicassero dettagliatamente ilpercorso, per raccogliere qualche fondo, per procu-rarci le bici adatte al viaggio: il 27 giugno siamo final-

mente partitida Roma!

La “Com-pagnia dellaBici”, così cisiamo battez-zati, era com-posta da 5membri: Al-berto e Paoladello Spilim-bergo 2, Lucadell’Avellino 1,

Matteo del Velletri1 e Fabiano, logi-sta ed “angelocustode”, presi-dente dell’AMIS diTrieste.

Il nostro viag-gio per raggiun-gere l’Isola diBrownsea è dura-to 34 giorni:abbiamo percorsooltre 2.100 km in bici, superato 10.000 metri di disli-vello in salita.

È stato entusiasmante, il 31 luglio, calcare il suolodi Brownsea: si coronava un sogno cullato per anni!Non ci sentivamo a disagio davanti alla replica delcampo dei primi 20 ragazzi di B.-P., come spettatoriattoniti ed ossequienti, sbalorditi e compiaciuti dallagrandezza del-l’evento; aveva-mo invece lasensazione diesserci guada-gnati appieno lanostra presenzasull’isola, inpieno stilescout, nella con-sapevolezza diaver portato atermine nel mi-gliore dei modila nostra avventura. Conoscendo lo stile e l’animo delnostro Fondatore, lui sarebbe stato contento di incon-trarci e di batterci la mano sulla spalla!

Ed al Jamboree, due giorni dopo, al posto di B.-P.abbiamo incontrato Edoardo Missoni, segretario gene-rale del WOSM, che la mano sulla spalla ce l’ha bat-tuta veramente.

Di questo viaggio ci resta ogni attimo passatoinsieme, le difficoltà superate, i momenti felici, le sera-te al chiaro delle stelle, le lunghe chiacchierate, lebattute, i battibecchi, gli incontri, le stupidaggini, imomenti impegnativi, le “barbonate”, la fatica, i pae-saggi, i monumenti, le città,… Ci resta tutto, trannele nostre bici, che purtroppo sono rimaste in Fran-cia…in mariuola mano altrui! (ulteriori informazionisu: www.ostello.amiscout.it/romabrownsea).

UN MONDO, UNA PROMESSA:AL JAMBOREE IN BICICLETTA

testo di Alberto e Paola Deana • foto degli Autori e di Giorgio Cusma

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26 giugno: partenza da piazzaS. Pietro, Roma

Il passo S. Bernardo in piena nevicata

In vista della Manica

01 luglio: davanti a Brownsea

02 luglio: davanti ad HylanHouse, con Missoni

Avventura 06-2007 12-10-2007 10:29 Pagina 44**luigi�**Riviste:24 Avventura 06-2007:0000:

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C ari ragazzi, pensate che avrei potuto mancareal Jamboree? Non credo proprio. Ed allora,

lasciata la mia capanna di tronchi in riva al lago, disce-so il fiume Yukon fino a Fort Yukon, preso all’incro-cio con il Porcupine il ramo verso il mare, sono par-tito dal mio caro paese in Alaska alla volta dell’Europa.

La decisione da prendere non era semplice: svol-tare verso lo stretto di Bering ed attraversare laSiberia o scendere decisamente verso sud ed intra-prendere il viaggio passando per Panama? Alla fine,ha prevalso la seconda soluzione. In effetti, i pae-saggi della Siberia non sono un granché ed alloragiù a pagaiare per poter passare dal Pacificoall’Atlantico.

Il viaggio in canoa non è stato dei più semplici.Devo ammetterlo: zigzagare fra i blocchi di ghiaccioalla deriva porta via un po’ di tempo, poi ci sono lemegattere che ti spruzzano addosso il loro respiro,il passaggio del canale con quel traffico di petrolieree navi passeggeri che non rende il tutto agevole…Ma alla fine ce l’ho fatta ed ho raggiunto la corren-te del golfo.Tutto è diventato un gioco e in una qua-rantina di giorni ho rag-giunto le bianchescogliere di Dover.

Imboccato il Tamigi,ho raggiunto la caravecchia Londra. A pro-posito, vi ho detto diquando io, allora ven-tenne, ed il caro Ste (sì,proprio B.-P. in persona)ci siamo sbronzati inquel locale del porto,ricordando le campa-gne d’India?… Ma que-

sta è un’altra storia; magari ve la racconterò più avan-ti.

Ho raggiunto Londra - dicevo – dove, dal miovecchio fornitore di muli, ‘O Bennan (è ancora vivoe in salute il vecchio marpione), ho noleggiato Sally,una mula di tutto rispetto su cui ho caricato tutto ilmio armamentario e mi sono diretto verso il luogodell’accampamento.

Che emozione! Era dal 1933, da Godollo, inUngheria, che non partecipavo ad un evento cosìimportante.

Dopo una camminata di tre giorni, sono arrivatosotto il portale del Jamboree. Quante bandiere, quan-ta gente, quanti Scouts diversi nelle divise, nei faz-zolettoni… Una lacrima mi è scesa sulla barba bian-ca tanta era l’emozione.

Faccio per entrare, ma subito sono bloccato dalservizio d’ordine inglese. Io ad insistere a voler entra-re a tutti i costi. Ma loro no. Poi il mulo è troppomulo, il mio cappello di pelo è troppo di pelo, la miauniforme è un po’ fuori ordinanza (ti credo: quandomai avete visto un camiciotto di pelle di alce nelle

vostre rivendite alposto della camicia?).

Insomma insisti,parla, urla.Alla fine sonoriuscito a convincerlisolo mostrando la fotodi Ste e me duranteuna battuta di caccia albisonte, dove c’è unadedica autografa: “Almio caro amicoTerenzio, il migliorscuoiatore di bufali maivisto. Con affetto, B.-P.”

NON C’È JAMBOREE SENZA TMK

testo di Terenzio MacKenzie • disegni di Simona Spadarofoto dell’Autore e di Dario Amorosa, Maruro Bonomini e Giorgio Cusma

Suriname

Avventura 06-2007 12-10-2007 10:29 Pagina 45**luigi�**Riviste:24 Avventura 06-2007:0000:

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Quindi allafine sono riusci-to ad entrare.Bello bello, hodetto: ”Vadoverso l’alzaban-diera centrale, mici arrampico sue mi faccio un’i-

dea della disposizione del campo”. Non c’era. Oh,l’alzabandiera non c’era. “Va be’, si saranno dimenti-cati di costruirla”. Può capitare.

Ed allora ho comincia-to a girare fra le tende: cen’erano di tutti i tipi, di tuttii colori e di tutte le forme.Ho anche racimolatodiversi distintivi delle asso-ciazioni presenti: c’era unmercato di scambio moltoattivo; io però non avevonessuna patacca della miaassociazione e così hobarattato i denti d’orsodella mia collana.

Ho continuato a cam-minare fra le tende: aitepee indiani si alternava-no le classiche tende neredegli scouts tedeschi. E poi

giochi, attività di tutti i tipi.Aggirandomi nell’accampamento, ho trovato anche

esseri particolari, forse venuti da paesi lontani che nonavevo mai visto in precedenza. In particolare mi haincuriosito uno Scout dal colore della pelle molto

strano: era praticamenteuguale alla sua tenda.

Mah! Forse lo fannoper ritrovarla in mezzo allealtre ed allora si coloranola pelle oppure hanno ilcolore della pelle di que-sta tonalità e costruisconole tende con la stoffa dellostesso colore, boh! Nonso, non capisco.

Comunque, cari ragaz-zi, uno spettacolo meravi-glioso: Scout di tutte lerazze ed età, tutti insieme,la tenda degli israeliani afianco di quella dei palesti-nesi, cristiani che parteci-pavano alle preghiere deimusulmani e viceversa.

Cose che il mondo comu-ne non può capire,ma chenoi scouts conosciamobene, perché la legge chedice che siamo tutti fra-telli è la stessa in tutto ilmondo.

Qualcuno poi mi hariconosciuto ed alloraforza foto con questo ocon quell’altro Scout, hofirmato autografi, hodovuto raccontare centi-naia di aneddoti sulla miavita.

C’erano le tende ditutte le nazionalità intervenute, tutte raccolte in unagrande area, una di fianco all’altra. Ho raccolto sul mioquaderno di caccia decine e decine di timbri dellavarie associazioni e chi non aveva un timbro, mi scri-veva una dedica, una firma un adesivo. È stato bellis-simo.

Ho anche assistito ad uno splendido spettacolo:c’era un grande palco ai piedi di un prato legger-mente in discesa; permetteva a tutti di vedere moltobene e si sono esibiti decine di Scouts in canzoni, balli.Sembrava uno di quei spettacoli, come si chiamano…musical, sì musical. Eccezionale.

Purtroppo il tempo a mia disposizione era finito.Dovevo rientrare a casa per l’inizio delle attività delmio Reparto.Noi iniziamo circa a metà di ottobre, fare-mo i passaggi, ci ritroveremo tutti per una grande festaa cui sono invitati tutti gli amici dai laghi vicini.

E poi c’è la gara annuale di slitta da organizzare,la pesca del salmone…Se ci voglio essere, devoaffrettarmi: risalire lacorrente del golfo è piùdura, perchè è comeandare in salita.

Il prossimo Jambo-ree - mi hanno detto -sarà in Svezia.Va be’, perallora magari proverò aprendere uno di queimezzi moderni e un po’più veloci della miacanoa… Li chiamanoaerei. Mah, non so; nonmi pare tanto normaleuna cosa così. Se il buonDio avesse voluto chenoi uomini volassimo, ciavrebbe fatto le ali; noncredete?

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Il ragazzo blu!

Hong Kong

Ungheria

Sri Lanka

Messco

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CONSIGLI PER GLI AMBASCIATORIDEL 2011 IN SVEZIA

Dagli ambasciatori di oggi, suggerimenti preziosi per chi andrà al prossimo Jamboree

Qualche settimana fa, abbia-mo avuto modo di incon-trare una trentina di amba-sciatori, convenuti aBracciano con i loro Capi.Abbiamo lanciato la propo-sta di metter giù un artico-lo per Avventura, in cui lorodessero dei suggerimenti achi andrà al prossimo

Jamboree: i consigli migliori vengono da chi ha esperienza e loro ne erano ricchi per quanto appena vis-suto. Ecco cosa ci hanno detto.

Vivete questa grandiosa esperienza “alla giornata”, senza preoccuparvitroppo di come sarà il giorno dopo. Molto spesso sarete spinti dalla voglia divoler fare mille cose, senza godervene pienamente nessuna: vivetene una allavolta, senza pensare a quella dopo. Non rattristatevi pensando che,prima o poi, questa esperienza finirà. Il clima del jamboree continua anchedopo, con ricordi, incontri ed emozioni.

Gabriele Caramia, Francesco Mancin,Giulio Planu

Dovete sentirvi dentro il desiderio di goder-vi tutte le attività proposte.. Ricordatevi di sfruttare ogni momentoper partecipare ai giochi nuovi e sconosciuti, così conoscerete ragaz-zi di tutto il mondo. Assaggiate pietanze esotiche senza fermarvi alleapparenze, godrete così di altre culture e tradizioni.Al Jam è importantericordare che non si deve mai perdere la voglia di mettersi in gioco conla massima carica, grinta ed energia. Non c’è peggior occasione diun’occasione persa!

Maurizio Morasa, Emilio Costa,Emily Ellena, Matteo Franceschini

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Partite senza troppi progetti su cosa farete durante il Jamboree: le esperienze che vivretesaranno fuori da ogni aspettativa. Dovrete adattarvi ai ritmi che vanno bene per tutti e che non cono-

scete. Non pensate che le differenze di lingua, religione, usanze siano un muroinvalicabile, anzi: sono proprio quelle che caratterizzano la particolare atmosfe-ra del Jamboree. Partite quindi con la sola consapevolezza che tutti gli attimi,che vivrete, vi regaleranno emozioni uniche e irripetibili.

Valerio Sansone, Marialaura Garrotto, Andrea Campa

a cura di Giorgio Cusma • foto diDario Amorosa e Mauro Bonomini

I 30 ambasciatori che hanno offerto i loro consigli

Cina (Taiwan)

Inghilterra

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Non fate i bradipi o gli orsi pigri appe-na usciti dal letargo, quando ne avetel’opportunità: lanciatevi in attivitànuove. Lasciate perdere la scatolettaabbellita con il decoupage, potrete rea-lizzarla a casa. Saltate invece sull’altale-na jumping! Non indugiate: mettete daparte la paura di schiantarvi e, dopo

aver controllato l’imbragatura, lanciatevi nell’avventura (o nel vuoto!). Divertitevi eimpegnatevi a non perdere nessuna occasione, praticate le attività più strabilianti “quel-le” che, forse, non avrete più occasioni di rifare… siate più leoni che potete!!! Grrr

Alessandra Cao, Flavia Faggioni, Matteo Franceschini

Le uniformi nel mondo sono tutte diverse, ma non sono l’unica cosa che differen-zia gli Scout di ogni paese. Ognuno infatti vive lo scoutismo, la Legge e la Promessasecondo la propria cultura e le proprie tradizioni. Ci sono Scout che usano il faz-zolettone come cintura ed il bikini come uniforme da campo.Al Jamboree si va soprat-tutto per approfondire le diversità: non solo nel’uniforme! Siamo diversifuori e dentro: cercate di comprendere i perché, di cogliere tutti gliaspetti interessanti e divertenti ma soprattutto sappiate accettare lediversità.

Chiara Scoppola, Giovanni Fantuzzi,Mariarita Lamarina

Il Jamboree, ha tra gli obiettivi anche quello di far comunicare tra loro Scout di nazionalità diverse e per que-sto, la conoscenza della lingua inglese è essenziale. Ritornati a casa, non possiamo dire di aver fattomolte amicizie, ma soltanto molte conoscenze, proprio perché non si riesce ad avere un grande confronto,se non si riesce a comprendersi a parole. Cercate di prepararvi al meglio anche in ambito linguistico.

Luca Luigi Cardioli, Loredana MIglioranza, Giulio Calende

Sfruttare ogni occasione per fare amicizia! Nei momenti liberi è importante non isolarsi o stare conpersone che già si conosce.Andare dagli altri, senza aspettare che siano loro a venire da voi: questo senza tra-

scurare le amicizie che nascono nel proprio Reparto di formazione. Durante le attività,evitate di creare gruppetti chiusi, collaborate e siate aperti con le persone che non cono-scete. Poiché vi succederà spesso di scambiarvi indirizzi, sarà molto utile arrivare giàda casa con un certo quantitativo di bigliettini da visita.

Sara Fanelli, Federico Ronca, Chiara Sonetto

Change! Scout di tutte le nazionalità, si stabilivano ai bordi delle strade ad Hyland’sPark e scambiavano distintivi, fazzolettoni e vari oggetti scout. La prima reazione,a questo spettacolo, era lo stupore e la voglia di scambiare. Il fatto poi che gli amicisfoggiassero oggetti preziosi, acquisiti con scambi proficui, accendeva ancor più lavoglia di fare lo stesso.Chi prima, chi dopo, tutti ci siamo resi conto di essere caduti nell’aspetto mate-riale dello scambio: ma questi dovrebbe essere il frutto di un’amicizia costrui-ta durante il Jam in modo che l’oggetto ne rappresenti il ricordo.

Camilla Smoglica, Luca del Torre, Silvia Gamberane,Valeria Vola, Elena Fratini, Matteo Giraudo

Canada

Hong Kong

Austria

Aruba

SCOUT - Anno XXXIII - n. 24 - 30 settembre 2007 - Settimanale - Poste italiane s.p.a. - Spedizione periodico in abbonamento postale L. 46/04 art. 1 comma 2, DCB BOLOGNA -euro 0,51 - Edito dall’Agesci - Direzione e pubblicità Piazza Pasquale Paoli 18 - 00186 Roma - Direttore responsabile: Sergio Gatti - registrato il 27 febbraio 1975 con il numero 15811presso il Tribunale di Roma - Stampa: Omnimedia,Via Lucrezia Romana, 58 - Ciampino (Roma) - tiratura di questo numero copie 60.000 - Finito di stampare nell’ottobre 2007

La rivista è stampata su carta riciclataAssociatoall'Unione StampaPeriodica Italiana

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