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giacomo-accorto
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Appunti An4 Def 8-06
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1 Funzioni armoniche in R2
Consideriamo una funzione u : (a, b) ! R, u 2 C2((a, b)), u00
= 0, allora u è della forma
u(x) = mx+ q
e ha le seguenti proprietà:
• u 2 C1
• [V.M.] – 8x 2 (a, b), 8r > 0 e t.c. (x± r) 2 (a, b)
u(x) =u(x+ r) + u(x� r)
2
• [V.M.I.] – 8x 2 (a, b), 8r > 0 e t.c. (x± r) 2 (a, b)
u(x) =1
2r
ˆx+r
x�r
u(t)dt
• estendendo u a una funzione continua sul compatto [a, b] si trova che u assume massimo in (a, b)solo se è costante e che altrimenti max
x2[a,b] u(x) = max {u(a);u(b)}
Consideriamo ora una funzione u definita in R2.
Definizione. Sia ⌦ aperto in R2; u : ⌦ ! R, u 2 C2(⌦); diciamo che u è armonica in ⌦ (u 2 H⇤
(⌦))se
�u = @2x
u+ @2y
u = 0
in ⌦.
Osservazione 1.1. Sia u 2 H⇤(⌦); costruiamo una forma differenziale C1
(⌦)
! = A(x, y)dx+B(x, y)dy = (�@y
u)dx+ (@x
u)dy
Verifichiamo che ! è chiusa, infatti
@y
A = @x
B
�@2y
u = @2x
u
poiché �u = 0. Così, se ⌦ è connesso e semplicemente connesso, ! è esatta in ⌦.Allora 9V : ⌦ ! R, V 2 C2
(⌦) t.c. dV = !, cioè
@x
V = �@y
u @y
V = @x
u (1.1)
Calcoliamo il laplaciano di V : �V = @2x
V + @2y
V = @x
(�@y
u) + @y
(@x
u) = 0. Anche V 2 H⇤(⌦);
anzi, tutte le (V + c) 2 H⇤(⌦), dove c è una costante reale.
Quindi data una funzione u 2 H⇤(⌦), 9V 2 H⇤
(⌦) t.c. vale la 1.1. Chiamiamo V armonica
coniugata di u (anzi, famiglia di armoniche coniugate).
Esempio. u(x, y) = x3 � 3xy2 ) �u = 0 ) V = 3x2y � y3 + c.
Osservazione 1.2. Sia u 2 H⇤(⌦), ⌦ aperto, connesso, semplicemente connesso. Sia V un’armonica
coniugata di u. Costruiamo F : ⌦ ! C come F = u + iV . Possiamo pensarla come funzione diz = x + iy. Grazie alla 1.1 (condizioni di Cauchy-Riemann) si trova che F è olomorfa in ⌦
(F 2 H(⌦)). Abbiamo quindi trovato che ogni u 2 H⇤(⌦) è parte reale di una funzione olomorfa F
definita univocamente, a meno di una costante immaginaria.
Teorema 1.1. Sia ⌦ aperto in R2; u : ⌦ ! R, u 2 C2(⌦), �u = 0; allora u 2 C1
(⌦).
Dimostrazione. 8q 2 ⌦ troviamo una bolla Br
(q) ⇢ ⌦, dove Br
(q) è un aperto, connesso, semplicementeconnesso. Quindi, per l’osservazione precedente, in B
r
(q) si ha che u = ReF , con F 2 H(Br
(q)).Abbiamo che F 2 C1, quindi u 2 C1 in ogni punto q 2 ⌦.
2
Sia � ⇢ ⌦ cammino regolare; per funzioni F 2 H(⌦) vale la formula integrale di Cauchy :
8z 2 ⌦, z /2 �1
2⇡i
˛�
+
F (w)
w � zdw = F (z)Ind(�, z)
Consideriamo z 2 ⌦ (⌦ aperto); allora 9✏ > 0 t.c. B✏
(z) ⇢ ⌦.Se 0 < r < ✏, usando w = z + rei✓, con ✓ 2 [�⇡,⇡), abbiamo che
F (z) =1
2⇡i
˛�
+
F (w)
w � zdw =
1
2⇡i
⇡ˆ�⇡
F (z + rei✓)
rei✓rei✓id✓ =
1
2⇡
ˆ⇡
�⇡
F (z + rei✓)d✓
Ricordando che abbiamo definito F = u+ iV , per la linearità dell’integrale otteniamo
80 r < ✏, u(z) =1
2⇡
ˆ⇡
�⇡
u(z + rei✓)d✓ [V.M.]
Se 0 r < R < ✏, dalla proprietà [V.M.] segue che
ru(z) = r1
2⇡
ˆ⇡
�⇡
u(z + rei✓)d✓
ˆR
0ru(z)dr =
1
2⇡
ˆR
0r
✓ˆ⇡
�⇡
u(z + rei✓)d✓
◆
dr
R2
2
u(z) =1
2⇡
ˆB
R
(z)u(↵,�)d↵d�
u(z) =1
⇡R2
ˆB
R
(z)u(↵,�)d↵d�
u(z) =1
|BR
(z)|
ˆB
R
(z)u [V.M.I.]
Teorema 1.2. Sia ⌦ ⇢ R2 aperto e semplicemente connesso e sia u 2 H⇤(⌦), u non costante; allora u
non ha estremanti in ⌦ (proprietà di massimo delle funzioni armoniche).
Dimostrazione. Se p 2 ⌦ è massimo locale per u, allora u(p) � u(↵,�) se (↵,�) 2 BR
(p). Vale [V.M.I.]:
u(p) =1
⇡R2
ˆB
R
(z)u(↵,�)d↵d�
Applicando la disuguaglianza all’integranda troviamo che deve valere u(↵,�) = u(p) in BR
(p). Poichéu 2 H⇤
(⌦), abbiamo che u = ReF , F 2 H(⌦). Per le condizioni di Cauchy-Riemann, anche V = ImF ècostante in B
R
(p), quindi F è costante in BR
(p). Per l’unicità del prolungamento analitico, F è costantein tutto ⌦, quindi u = const in tutto ⌦, contro l’ipotesi.
Corollario 1.1. Sia ⌦ ⇢ R2 aperto limitato e sia u 2 H⇤(⌦) \ C(⌦), allora max
z2⌦ u(z) è assunto su@⌦.
Corollario 1.2. Sia ⌦ ⇢ R2 aperto limitato e sia u 2 H⇤(⌦) \ C(⌦), allora se u ⌘ 0 su @⌦ ) u ⌘ 0 in
⌦.
Corollario 1.3. Sia ⌦ ⇢ R2 aperto limitato e sia g : @⌦ ! R, g 2 C(@⌦). Se esiste u : ⌦ ! R t.c.u 2 H⇤
(⌦) \ C(⌦) con u = g su @⌦ ) u è unica.
Teorema 1.3. Sia ⌦ ⇢ R2 aperto; sia u 2 C2(⌦); se 8p 2 ⌦ 9✏(p) > 0 : 8r 2 [0, ✏(p)) si ha
u(p) = 12⇡
´⇡
�⇡
u(p+ r(cos ✓, sin ✓))d✓, allora �u = 0 in ⌦.
3
Dimostrazione. Se 9p 2 ⌦ t.c. �u(p) > 0 ) �u > 0 in BR
(p). Consideriamo �(r) =
12⇡
´⇡
�⇡
u(p +
r(cos ✓, sin ✓))d✓ per 0 r < R. Per semplicità chiamiamo q(r, ✓) = p + r(cos ✓, sin ✓). La funzione � ècostante, quindi abbiamo
0 ⌘ �0(r) =
1
2⇡
ˆ⇡
�⇡
@
@ru(q(r, ✓))d✓ =
=
1
2⇡
ˆ⇡
�⇡
ru(q(r, ✓)) · @q@r
d✓ =
=
1
2⇡
ˆ⇡
�⇡
ru(q(r, ✓)) · (cos ✓, sin ✓)d✓
Chiamiamo n(q) il versore spiccato da q.
0 ⌘ 1
2⇡
ˆ⇡
�⇡
ru(q(r, ✓)) · n(q)d✓ =
1
2⇡r
˛ru(q(r, ✓)) · n(q)ds
Applicando il teorema della divergenza˛@B
F · n ds =
¨B
divF dxdy
con F = ru = (@x
u, @y
u) e divF = divru = @2x
u+ @2y
u = �u otteniamo
0 ⌘ 1
2⇡r
¨B
R
(p)�u dxdy
contro l’ipotesi iniziale per cui si aveva �u > 0 in BR
(p).
4
2 Il problema di Dirichlet in R2
Sia ⌦ aperto connesso limitato in R2; sia g : @⌦ ! R, g 2 C(@⌦); ci chiediamo se esista una funzioneu : ⌦ ! R, u 2 C(⌦) \ C2
(⌦) t.c.(
�u = 0 in ⌦
u = g su @⌦
Invece di un ⌦ qualsiasi, consideriamo ⌦ = D = D1(0) = {(x, y) 2 R2: x2
+ y2 < 1} ' {z 2 C :
|z| < 1}, la cui frontiera è @D = {(x, y) 2 R2: x2
+ y2 = 1} ' {z 2 C : z = ei✓} ' [�⇡,⇡).Possiamo pensare g come funzione di z = ei✓ o di ✓, anziché di (x, y): g = g(ei✓) ' eg : [�⇡,⇡) ! R.
Osservazione 2.1. Sia a 2 C t.c. |a| < 1; consideriamo l’applicazione ha
: D ! D definita comeha
(⇠) := ⇠+a
1+a⇠
. Chiamiamo z = ha
(⇠). Si ha che:
1. ha
2 H(D) \ C(D)
2. ha
(0) = a, ha
(@+D) = @+D
3. ha
: D ! D è biunivoca e ⇠ = h�1a
(z) = z�a
1�az
è olomorfa in D
Osservazione 2.2. Sia F : D ! C, F 2 C(D)\H(D). Poniamo G = F �ha
; G 2 C(D)\H(D). Abbiamoche G(0) = F (a). Inoltre, per la formula integrale di Cauchy, possiamo scrivere
F (a) =1
2⇡i
˛@
+D
F (z)
z � adz (2.1)
Se applichiamo la formula integrale di Cauchy anche alla G, otteniamo che F (a) soddisfa anche
F (a) = G(0) =
1
2⇡i
˛@
+D
G(⇠)
⇠d⇠ (2.2)
Osservazione 2.3. Ricordando il punto 3 dell’Oss. 2.1, possiamo calcolare
d⇠
dz=
1� az + az � aa
(1� az)2
Quindi abbiamo che
d⇠
⇠=
1� |a|2
(1� az)21� az
z � adz =
1� |a|2
(z � a)( 1z
� a)
dz
z=
=
1� |a|2
(z � a)(z � a)
dz
z=
1� |a|2
|z � a|2dz
z
Chiamiamo ⇠ = ei✓ ) d⇠
⇠
= id✓ e z = ei� ) dz
z
= id� (ricordiamo che i punti ⇠ della frontiera di Dvengono mappati da h in punti z della frontiera di D – vedi punto 2 dell’Oss. 2.1). Poiché la 2.1 e la 2.2sono equivalenti, possiamo scrivere:
F (a) =1
2⇡i
˛@
+D
F (z)
z � adz =
1
2⇡
ˆ⇡
�⇡
F (ei�)1� |a|2
|ei� � a|2 d� (2.3)
avendo osservato che G(⇠) = F (h(⇠)) = F (ei�).Poiché F è armonica in D è della forma F = u + iv con u armonica. Quindi, noti i valori di u sul
bordo di D, si possono trovare i valori di u all’interno del disco usando la 2.3.Osservazione 2.4. Sia a = rei↵ con 0 r < 1 un punto in ˚D. Il fattore reale che compare nell’integralenella 2.3 può essere riscritto come:
1� |a|2
|ei� � a|2 =
1� r2
(ei� � rei↵)(e�i� � re�i↵
)
=
=
1� r2
1 + r2 � rei(��↵) � rei(↵��)=
=
1� r2
1 + r2 � 2r cos(↵� �)
5
La 2.3 diventaF (a) =
1
2⇡
ˆ⇡
�⇡
F (ei�)1� r2
1 + r2 � 2r cos(↵� �)d�
Osservazione 2.5. Per ogni 0 r < 1 definiamo Pr
: [�⇡,⇡) ! R come
Pr
(w) :=1� r2
1 + r2 � 2r cos(w)=
1� r2
|1� reiw|2
{Pr
} è il nucleo di Poisson relativo a D; garantisce che(
8a = rei↵ = (x+ iy) 2 D
8u 2 C(D) \H⇤(D)
valeu(a) =
1
2⇡
ˆ⇡
�⇡
Pr
(↵� w)u(eiw)dw
Osservazione 2.6. Si dimostra che
1. Pr
(·) è continua, pari, positiva e soddisfa 1�r
1+r
Pr
(·) 1+r
1�r
2.´⇡
�⇡
Pr
(w)dw2⇡ = 1, 8r 2 [0, 1)
3. se 0 < � < ⇡, si ha lim
r!1�(sup�<|w|<⇡
Pr
(w)) = 0, ossia la famiglia {Pr
} è uniformementeconvergente a 0 rispetto a w per r ! 1
�
4.´�<|w|<⇡
Pr
(w)dw2⇡ �! 0 se r ! 1
�
5. il nucleo di Poisson per DR
è Pr/R
, con 0 r < R
Definizione 2.1. Data g 2 C(@D), chiamiamo integrale di Poisson l’integrale
Pg
(rei↵) =
ˆ⇡
�⇡
Pr
(↵� w)g(eiw)dw
2⇡
Teorema 2.1. Data g 2 C(@D) reale, definita la funzione
fPg
(rei↵) =
(
g(ei↵) r = 1´⇡
�⇡
Pr
(↵� w)g(eiw)dw2⇡ r < 1
si ha che fPg
2 C(D) \H⇤(D).
Dimostrazione. Sia z = reiw = (x+ iy) 2 D. Definiamo la funzione H : D ! C come
H(z) :=1 + z
1� z
H è olomorfa in D. Possiamo riscriverla mettendo in evidenza parte reale e parte immaginaria:
H(z) =(1 + z)(1� z)
|1� z|2 =
1� |z|2
|1� z|2 + i2y
|1� z|2 =
1� r2
|1� reiw|2 + i2y
|1� z|2
Vediamo che ReH(z) = Pr
(w), cioè il nucleo di Poisson Pr
è parte reale di una funzione olomorfaH. Questo implica che P
r
2 H⇤(D). Possiamo riscrivere l’integrale di Poisson in funzione delle variabili
(x, y):
Pg
(x, y) =
ˆ⇡
�⇡
1� x2 � y2
1 + x2+ y2 � 2x cosw � 2y sinw
g(cosw, sinw)dw
2⇡=
=
ˆ⇡
�⇡
1� x2 � y2
(x� cosw)2 + (y � sinw)2g(cosw, sinw)
dw
2⇡
6
dove per la prima uguaglianza abbiamo usato
�2r cos(↵� w) = �2[r cos↵ cosw + r sin↵ sinw]
e il fatto che x = r cos↵, y = r sin↵.Calcoliamo
�Pg
=
ˆ⇡
�⇡
�Pr
(↵� w)g(eiw)dw
2⇡= 0
dove il laplaciano si intende calcolato rispetto alle variabili (x, y). L’ultima uguaglianza segue dalfatto che �P
r
= 0 in D (Pr
2 H⇤(D)), quindi abbiamo che fP
g
2 H⇤(D).
Inoltre fPg
2 C(D), poiché è armonica in D, quindi ivi C2.Consideriamo ora eie↵ 2 @D. Resta da dimostrare che, se z = rei↵ ! eie↵ (cioè se r ! 1
� e ↵ ! e↵),allora P
g
(rei↵) ! g(eie↵), per avere la continuità di fPg
fin sul bordo di D. Stimiamo l’errore tra il limitee la funzione P
g
:
Er
(↵) =�
�
�
Pg
(rei↵)� g(eie↵)�
�
�
=
�
�
�
�
ˆ⇡
�⇡
Pr
(↵� w)g(eiw)dw
2⇡� g(eie↵)
�
�
�
�
Con il cambio di variabile � = ↵� w diventa
Er
(↵) =
�
�
�
�
ˆ⇡
�⇡
Pr
(�)g(ei(↵��))
d�
2⇡� g(eie↵)
�
�
�
�
=
�
�
�
�
ˆ⇡
�⇡
Pr
(�)h
g(ei(↵��))� g(eie↵)
i d�
2⇡
�
�
�
�
avendo usato´⇡
�⇡
Pr
(w)dw2⇡ = 1. Fissiamo 0 < � < ⇡ e spezziamo il dominio d’integrazione:´⇡
�⇡
=´|�|<�
+
´�<|�|<⇡
.Se � < |�| < ⇡, maggioriamo l’integranda con 2 kgk1 P
r
(�); Pr
(�) ! 0 uniformemente per r ! 1
�,quindi anche
´�<|�|<⇡
! 0.Per il caso |�| < � consideriamo la disuguaglianza
�
�
�
g(ei(↵��))� g(eie↵)
�
�
�
�
�
�
g(ei(↵��))� g(ei↵)
�
�
�
+
�
�
�
g(ei↵)� g(eie↵)�
�
�
Visto che g è continua su @D compatto, è anche uniformemente continua, per il teorema di Heine-Cantor. Quindi, scelto un ✏ > 0 arbitrario, esiste un � t.c.
�
�g(ei(↵��))� g(ei↵)
�
� < ✏ per |(↵� �)� ↵| =|�| < �. È questo il � che scegliamo per spezzare il dominio d’integrazione. Per il secondo termine valeun discorso analogo. Quindi abbiamo che
´|�|<�
< 2✏´�
��
Pr
(w)dw2⇡ < 2✏.Abbiamo trovato che l’errore E
r
(↵) ! 0 per rei↵ ! eie↵, cioè Pg
(rei↵) ! g(eie↵).
7
3 Funzioni armoniche in Rn
Definizione. Sia ⌦ aperto in Rn; u : ⌦ ! R, u 2 C2(⌦); diciamo che u è armonica in ⌦ (u 2 H⇤
(⌦))se soddisfa l’equazione di Laplace:
�u =
n
X
j=1
@2jj
u = 0
in ⌦.
Consideriamo la bolla unitaria centrata nell’origine:
B1(0) = {x 2 Rn
: kxk < 1}@B1(0) = {x 2 Rn
: kxk = 1}
Si ha che
|B1(0)|n
=
ˆB1(0)
dx = µn
|@B1(0)|n�1 =
ˆ@B1(0)
d�(x) = �n
dove µn
= �n
/n e �n
=
2⇡n/2
�(n/2) .Nel caso di una bolla di raggio r si ha che
|Br
(0)|n
= µn
rn
|@Br
(0)|n�1 = �
n
rn�1
Teorema 3.1. Sia u 2 C2(⌦), ⌦ aperto di Rn; allora sono equivalenti:
1. u 2 H⇤(⌦)
2. proprietà del valor medio [V.M.] : u(p) = 1�
n
r
n�1
´@B
r
(p) u(x)d�(x)
3. proprietà del valor medio integrale [V.M.I.] : u(p) = 1µ
n
r
n
´B
r
(p) u(x)dx
Dimostrazione. Come in R2.
Teorema 3.2. Sia ⌦ aperto connesso di Rn, u 2 H⇤(⌦). Se u ha estremanti in ⌦, allora è costante.
Corollario 3.1. (Principio di massimo) Sia ⌦ aperto limitato di Rn, u 2 H⇤(⌦) \ C(⌦), allora
max
x2⌦ u è assunto su @⌦.
Corollario 3.2. Sia ⌦ aperto limitato di Rn, u 2 H⇤(⌦) \ C(⌦). Se u ⌘ 0 su @⌦, allora u ⌘ 0 in ⌦.
Teorema 3.3. Sia ⌦ aperto di Rn, sia u : ⌦ ! R, u 2 C(⌦) e t.c. vale [V.M.]. Allora u 2 C1(⌦).
Dimostrazione. Sia g : [0,+1) ! R, g 2 C1, così definita:
g(⇢) =
(
1c
exp⇣
1⇢
2�1
⌘
0 ⇢ < 1
0 ⇢ � 1
Definiamo G(x) = g(kxk). G è una funzione radiale e C1(Rn
); inoltre suppG = B1(0) e´Rn
G(x)dx =
1. Per questo basta scegliere opportunamente la costante c; infatti, se vogliamo che valga:
1 =
ˆRn
G(x)dx =
ˆ 1
0
ˆ@B
r
G(x)d�dr =
=
ˆ 1
0g(r)�
n
rn�1dr =
1
c
ˆ 1
0�n
rn�1e
⇣1
r
2�1
⌘
dr
dobbiamo porre c := �n
´ 10 rn�1e
⇣1
r
2�1
⌘
dr.
8
Definiamo 8k � 1 la famiglia di funzioni
Gk
(x) := knG(kx)
Abbiamo che suppGk
= B1/k(0), Gk
2 C1(Rn
) e´Rn
Gk
(x)dx = 1. {Gk
} si chiama famiglia di
mollificatori .Definiamo 8k � 1 gli insiemi
⌦
k
=
⇢
x 2 ⌦ : dist(x, @⌦) >1
k
�
Abbiamo che ⌦
k
" ⌦
Consideriamo ora la u: u 2 C(⌦) ) u 2 L1loc
(⌦). Ricordando che Gk
2 C1(Rn
), abbiamouk
:
= Gk
⇤ u 2 C1(⌦). Se x0 2 ⌦, esiste k0 t.c. 8k � k0 x0 2 ⌦
k
. Per questi valori di k:
uk
(x0) =
ˆ⌦G
k
(x0 � x)u(x)dx =
ˆB1/k(x0)
Gk
(x0 � x)u(x)dx
poiché suppGk
(x0 � x) = B1/k(x0);
uk
(x0) =
ˆ 1/k
0
ˆB
⇢
(x0)kng(k⇢)u(x)d�
!
d⇢ =
ˆ 1/k
0kng(k⇢)
⇥
�n
⇢n�1u(x0)⇤
d⇢
dove abbiamo sfruttato [V.M.];
uk
(x0) = u(x0)�n
ˆ 1/k
0kng(k⇢)⇢n�1d⇢ = u(x0)�n
ˆ 1
0g(s)sn�1ds = u(x0)
Quindi uk
(x0) = u(x0), ossia u = uk
in ⌦
k
) u 2 C1(⌦
k
) ) u 2 C1(⌦).
Corollario 3.3. Sia ⌦ aperto di Rn, sia u : ⌦ ! R. Allora
1. se u 2 H⇤(⌦) ) u 2 C1
(⌦)
2. se u 2 C(⌦) e vale [V.M.] ) u 2 H⇤(⌦)
3. se u 2 H⇤(⌦) ) anche ogni @↵u 2 H⇤
(⌦)
9
4 Problema di Dirichlet non omogeneo in Rn
Sia ⌦ aperto limitato di Rn, con @⌦ unione finita di superfici regolari orientate. Date
f : ⌦ ! R, f 2 C(⌦)g : @⌦ ! R, g 2 C(@⌦)
cerchiamo u : ⌦ ! R, u 2 C2(⌦) \ C(⌦) t.c.
(
�u = f in ⌦
u = g su @⌦
Se esiste una soluzione, questa è unica. Infatti, se u1 e u2 sono soluzioni del (P.D.), abbiamo(
�(u1 � u2) = 0 in ⌦
u1 � u2 = 0 su @⌦
quindi dev’essere u1 ⌘ u2 (Corollario 3.2).Sia ⌦ aperto limitato di Rn e n il versore normale esterno a @⌦. Allora valgono i seguenti risultati:
Teorema 4.1. (Green) Sia h 2 C1(⌦) )
´⌦ @
j
h(x)dx =
´@⌦ h(x)n
j
d�.
Teorema 4.2. (della divergenza) Sia H = (h1, . . . , hn
) 2 C1(⌦) )
´⌦ divH dx =
´@⌦ H · n d�.
Dimostrazione.´⌦ divH dx =
´⌦
P
j
(@j
hj
)dx =
´@⌦
P
j
(hj
nj
) d� =
´@⌦ H · n d�, dove per la seconda
uguaglianza abbiamo usato il teorema di Green.
Corollario 4.1. Sia f 2 C2(⌦) )
´⌦ �f dx =
´@⌦
@f
@n
d�.
Corollario 4.2. (Formula di Green) Siano f, g 2 C2(⌦) )
´⌦ rf ·rg dx+
´⌦ f �g dx =
´@⌦ f @g
@n
d�.
Dimostrazione. Usando il teorema di Green per h = f @j
g abbiamoˆ⌦@j
(f @j
g) dx =
ˆ@⌦
f @j
g nj
d�
Il primo termine si può riscrivere come:ˆ⌦@j
(f @j
g) dx =
ˆ⌦@j
f @j
g dx+
ˆ⌦f @
jj
g dx
Sommando su tutte le j si trova l’asserto.
Corollario 4.3. (Relazione di Green) Siano f, g 2 C2(⌦) )
´⌦(f�g�g�f) dx =
´@⌦
⇣
f @g
@n
� g @f
@n
⌘
d�.
Cerchiamo ora soluzioni radiali dell’equazione di Laplace �u(x) = 0, con u : Rn \ {0} ! R. Stiamosupponendo che u sia radiale, quindi:
u(x) = u(kxk) = �(r)
con � : (0,+1) ! R, � 2 C2(0,+1) e t.c.
�u(x) = �00(r) +
n� 1
r�0(r) = 0
Se �0(r) = 0, la soluzione è del tipo �(r) = c1. Altrimenti scriviamo:
�00
�0 = �n� 1
r
(ln |�0|)0 = �(n� 1)(ln r)0
ln |�0| = ln r1�n
+ c
10
Quindi �0(r) = c2r
1�n e per n � 3 la � è della forma �(r) = c2r
n�2 . La soluzione generale dell’equazionedi Laplace è combinazione lineare di entrambe:
u(x) = c1 + c2 kxk2�n
La soluzione fondamentale dell’equazione di Laplace è
�(x) =1
�n
(n� 2) kxkn�2
Per ogni i, j n, 8x 6= 0 e per un’opportuna costante c si ha
|@i
�(x)| c kxk1�n
e
�
�@2ij
�(x)�
� c kxk�n
e queste stime non sono migliorabili. Quindi in un intorno dell’origine U(0):
• � 2 L1(U(0))
• kr�k 2 L1(U(0))
• |��| /2 L1(U(0))
Sia f 2 C(⌦). Calcoliamo il gradiente di (� ⇤ f)(x) =
´⌦ �(x � y)f(y)dy. Poiché kr�k 2 L1, per il
teorema di convergenza dominata possiamo portare il gradiente sotto segno di integrale:
rx
✓ˆ⌦�(x� y)f(y)dy
◆
=
ˆ⌦r
x
�(x� y)f(y)dy
Dato che |��| /2 L1, non possiamo usare la convergenza dominata per calcolare il laplaciano di �⇤f .Applichiamo la relazione di Green (Cor. 4.3) a u 2 C2
(⌦) e v 2 C2(⌦\x), definita come v(y) = �(y�x)
con x 2 ⌦ fissato, nella regione ⌦
✏
:
= ⌦ \B✏
(x).ˆ⌦
✏
�(y � x)�u(y)dy =
ˆ@⌦
✏
�(y � x)@u
@n(y)d�(y)�
ˆ@⌦
✏
u(y)@�
@n(y � x)d�(y) (4.1)
avendo usato che �v = 0. Il primo termine si può scrivere comeˆ⌦
✏
�(y � x)�u(y)dy =
ˆ⌦�⌦✏
(y)�(y � x)�u(y)dy =
: I
Per ✏ ! 0 si ha �⌦✏
" �⌦. Troviamo una maggiorante per l’integranda:
|�⌦✏
(y)�(y � x)�u(y)| c� 2 L1(⌦)
avendo usato il fatto che u 2 C2(⌦) ) �u 2 C0
(⌦) su ⌦ compatto ) �u è limitata. Per il teoremadi convergenza dominata abbiamo
I �!ˆ⌦�(y � x)�u(y)dy per ✏ ! 0
Per quanto riguarda i due termini a destra, dato che @⌦✏
= @⌦ [ @B✏
, possiamo spezzare l’integrale:´@⌦
✏
=
´@⌦ +
´@B
✏
(x). Osserviamo che nei punti di @B✏
(x) la normale n uscente da ⌦
✏
è entrante inB
✏
(x). Valutiamo gli integrali su @B✏
(x):ˆ@B✏(x)
�(y � x)@u
@n(y)d�(y) =
: II
ˆ@B
✏
(x)u(y)
@�
@n(y � x)d�(y) =
: III
Notiamo intanto che�
�
@u
@n
�
�
= |ru · n| kruk c; basta usare di nuovo che u 2 C2(⌦), quindi
ru 2 C1(⌦) su ⌦ compatto è limitata. Abbiamo trovato una maggiorante integrabile c� 2 L1
(⌦
✏
) perl’integranda di II, quindi possiamo passare al limite sotto segno di integrale e otteniamo che
II �! 0 per ✏ ! 0
11
Per quanto riguarda il termine III, facciamo il cambio di variabili y � x = z e riscriviamolo come
III =
ˆ@B
✏
(0)u(x+ z)
@�
@n(z)d�(z)
Poiché @�@n
(z) = �1�
n
(n�2) (2� n) 1kzkn�1 =
1�
n
kzkn�1 con kzk = ✏ su @B✏
(0), III diventa
III =
1
�n
✏n�1
ˆ@B
✏
(0)u(x+ z)d�(z) =
=
1
�n
✏n�1
ˆ@B
✏
(0)[u(x+ z)� u(x) + u(x)] d�(z) =
=
u(x)
�n
✏n�1
ˆ@B
✏
(0)d�(z) +
1
�n
✏n�1
ˆ@B
✏
(0)[u(x+ z)� u(x)] d�(z)
Ricordando che |@Br
(0)|n�1 = �
n
rn�1, vediamo che il primo termine è pari a u(x). Poiché u ècontinua su ⌦ compatto, è uniformemente continua, ossia se kzk = ✏ ! 0 ) [u(x+ z)� u(x)] ! 0,quindi il secondo termine va a zero per ✏ ! 0. Abbiamo che
III �! u(x) per ✏ ! 0
Per ✏ ! 0 la 4.1 diventa:ˆ⌦�(y � x)�u(y)dy =
ˆ@⌦
�(y � x)@u
@n(y)d�(y)�
ˆ@⌦
u(y)@�
@n(y � x)d�(y)� u(x)
da cui
u(x) = �ˆ⌦�(y � x)�u(y)dy +
ˆ@⌦
�(y � x)@u
@n(y)d�(y)�
ˆ@⌦
u(y)@�
@n(y � x)d�(y) (4.2)
Date f : ⌦ ! R e g : @⌦ ! R continue, cerchiamo una funzione u t.c.(
�u = f in ⌦
u = g su @⌦
Sostituendo nella 4.2 possiamo calcolare il primo e il terzo termine. Invece non possiamo dire nientesul secondo, perché non sappiamo niente sulla forma di @u
@n
. Per ovviare a questo problema, introduciamoun nuovo (P.D.) omogeneo, 8x 2 ⌦ fissato:
(
�w = 0 in ⌦
w = �(y � x) su @⌦
Se la soluzione esiste, la chiamiamo hx. Scriviamo la relazione di Green (Cor. 4.3) per u e hx:
�ˆ⌦hx
�u dy =
ˆ@⌦
u@hx
@nd� �
ˆ@⌦
hx
@u
@nd�
da cui0 =
ˆ⌦hx
�u dy �ˆ@⌦
hx
(y)@u
@n(y) d�(y) +
ˆ@⌦
u(y)@hx
@n(y) d�(y) (4.3)
Dato che hx
= �(y � x) su @⌦, il secondo integrale nella 4.3 coincide con il secondo integrale nella4.2. Sommando la 4.2 e la 4.3 otteniamo:
u(x) = �ˆ⌦[�(y � x)� hx
(y)]�u(y)dy �ˆ@⌦
u(y)@
@n[�(y � x)� hx
(y)] d�(y)
Ammesso di trovare la soluzione del (P.D.) omogeneo hx, definiamo
G(x,y) := �(y � x)� hx
(y)
G è la funzione di Green relativa alla regione ⌦.In tal caso ricaviamo la soluzione u del problema di Dirichlet non omogeneo usando
u(x) = �ˆ⌦G(x,y)�u(y)dy �
ˆ@⌦
u(y)@G
@n(x,y)d�(y) (4.4)
12
4.1 Problema di Dirichlet sulla bolla unitaria
Sia ⌦ = B1(0). 8x 2 ⌦ cerchiamo una hx che soddisfi(
�hx
(y) = 0 in ⌦
hx
(y) = �(y � x) su @⌦
Sappiamo che la soluzione fondamentale dell’equazione di Laplace �(z) = (�n
(n� 2))
�1 kzk2�n èarmonica in Rn\ {0}. Cerchiamo un punto ex /2 B1(0) e una soluzione al (P.D.) della forma hx
(y) =
�(↵(y�ex)), con ↵ > 0. �(↵(y�ex)) è armonica in B1(0). Dobbiamo verificare se e sotto quali condizionivale
�(↵(y � ex)) = �(y � x) (4.5)
quando kyk = 1. Perché sia soddisfatta la 4.5 8y 2 @B1(0) dobbiamo avere
k↵(y � ex)k2�n
= ky � xk2�n
↵2 hy � ex,y � exi = hy � x,y � xi
↵2⇣
1 + kexk2 � 2 hy, exi⌘
= 1 + kxk2 � 2 hy,xi
↵2⇣
1 + kexk2⌘
� 1� kxk2 = 2
⌦
y,↵2ex� x
↵
Affinché valga 8y 2 @B1(0) il termine a destra dev’essere costante. L’unica costante possibile è 0,infatti y può essere preso in qualsiasi direzione, e quando viene preso ortogonale a ↵2
ex � x il prodottoscalare è certamente nullo. Possiamo avere
⌦
y,↵2ex� x
↵
= 0 8y solo se ↵2ex� x = 0. Quindi cerchiamo
ex e ↵ t.c. siano rispettate le seguenti condizioni:(
↵2ex = x
↵2⇣
1 + kexk2⌘
= 1 + kxk2
La prima equazione implica una condizione sulle norme: ↵2 kexk = kxk. Sostituendo nella secondatroviamo
0 = ↵4 kexk2 � ↵2 kexk2 + 1� ↵2
0 =
⇣
↵2 kexk2 � 1
⌘
�
↵2 � 1
�
Escludiamo la soluzione ↵ = 1, altrimenti avremmo ex = x, contro la richiesta ex /2 B1(0). Restaquindi la soluzione ↵ =
1kexk ; ma prima abbiamo imposto che ↵2 kexk = kxk ) ↵ =
kxk↵kexk . Per quanto
appena trovato ↵ kexk = 1, quindi abbiamo che 1kexk = kxk, cioè ex =
x
kxk2 . Abbiamo trovato la soluzioneal (P.D.):
hx
(y) =1
�n
(n� 2) k↵ (y � ex)kn�2
e quindi la funzione di Green:
G(x,y) =1
�n
(n� 2)
"
1
ky � xkn�2 � 1
k↵ (y � ex)kn�2
#
Per trovare la soluzione u al problema di Dirichlet sulla bolla con la 4.4, dobbiamo calcolare @G
@n
:
@G
@n(x,y) = � 1
�n
1� kxk2
ky � xkn
con x 2 B1(0) e y 2 @B1(0). Vediamo che @G
@n
è pari al nucleo di Poisson {Pr
} relativo alla bollaunitaria a meno di un fattore ���1
n
, con r = kxk.Nel caso di problema di Dirichlet omogeneo
(
�u = 0 in ⌦
u = g su @⌦
13
la soluzione u, usando la 4.4, si scrive:
u(x) =1� kxk2
�n
ˆ@B1(0)
g(y)
ky � xknd�(y)
Osservazione 4.1. La mappa x 7! ex =
x
kxk2 è detta inversione circolare . Infatti, se applicata due
volte, restituisce l’elemento iniziale: eex = x .Osservazione 4.2. L’operatore lineare e continuo integrale di Poisson
P : C(@B1) ! C(B1)
g 7! Pg
= u
conserva le norme k·k1, infatti, dato che Pg
è armonica, assume estremanti (e quindi massimo) solo sulbordo @B1(0), dove coincide con g (Cor. 3.1).
4.2 Problema di Dirichlet sul semipiano
Sia ⌦ = Rn
+ = {x 2 Rn
: xn
> 0}. 8x 2 ⌦ cerchiamo ancora una hx
: Rn
+ ! R che soddisfi(
�hx
(y) = 0 in Rn
+
hx
(y) = �(y � x) su @Rn
+
per risolvere il (P.D.) non omogeneo(
�u = f in Rn
+
u = g su @Rn
+
dove f 2 C(Rn
+) e g 2 C(@Rn
+). Proviamo a trovare ex /2 Rn
+ (cioè con exn
< 0) e ↵ > 0 t.c.�(↵(y � ex)) sia la soluzione hx che stiamo cercando. �(↵(y � ex)) è armonica in Rn
+ e abbiamo che�(↵(y � ex)) = �(y � x) su @Rn
+ se ↵ = 1 e ex = (x1, . . . ,�xn
). Quindi la funzione di Green è
G(x,y) =1
�n
(n� 2)
"
1
ky � xkn�2 � 1
ky � exkn�2
#
e possiamo calcolare per x 2 Rn
+ e y 2 @Rn
+
@G
@n(x,y) =
�2xn
�n
ky � xkn
Tuttavia la misura della frontiera @Rn
+ non è finita. Si può dimostrare che vale il seguente risultato.
Teorema 4.3. Sia g : @Rn
+ ! R continua e limitata. Allora l’integrale di Poisson di g
Pg
(x) =
ˆ@Rn
+
2xn
�n
g(y)
ky � xknd�(y) =: u(x)
con x 2 Rn
+, soddisfa:i) u 2 C1
(Rn
+) e u è limitata;ii) �u = 0 in Rn
+;iii) u(x) ! g(y0) se x ! y0 2 @Rn
+.
4.3 Unicità della soluzione del (P.D.)
Abbiamo dimostrato che la soluzione del (P.D.) è unica, usando il fatto che, se u1, u2 sono entrambesoluzioni, allora u = u1 � u2 soddisfa �u = 0 in ⌦ e u = 0 su @⌦. Quindi per il principio di massimo(Cor. 3.2) u ⌘ 0 in ⌦. Tuttavia il principio di massimo si applica soltanto con l’operatore laplaciano. Seavessimo un (P.D.) in cui u deve soddisfare un’equazione differenziale con altri operatori, non potremmo
14
utilizzare questa dimostrazione. Introduciamo quindi un altro modo per dedurre l’unicità della soluzionedel (P.D.). Ricordiamo che per due funzioni a, b 2 C2
(⌦) valeˆ⌦ra ·rb dx+
ˆ⌦a�b dx =
ˆ@⌦
a@b
@nd� (4.6)
(formula di Green – Cor. 4.2). Applichiamo la formula di Green a a = b = u:ˆ⌦kruk2 dx+
ˆ⌦u�u dx =
ˆ@⌦
u@u
@nd�
Dato che �u = 0 in ⌦ e u = 0 su @⌦ ci restaˆ⌦kruk2 dx = 0
quindi deve essere ru ⌘ 0 ) u = const. Visto che vogliamo la continuità di u fin sul bordo e u = 0
su @⌦, abbiamo u ⌘ 0 in ⌦, da cui l’unicità della soluzione del (P.D.).
4.4 Energia di una soluzione del (P.D.)
Definizione 4.1. Date f : ⌦ ! R e g : @⌦ ! R continue, sia A =
�
w 2 C2(⌦) : w = g su @⌦
.Chiamiamo energia di w
E(w) :=
ˆ⌦
✓
1
2
krwk2 + wf
◆
dx
Teorema 4.4. Sia u 2 A; allora u risolve il (P.D.) non omogeneo () E(u) = minw2AE(w).
Dimostrazione. ()) Sia u soluzione del (P.D.). Consideriamo w 2 A. Applichiamo la formula di Green4.6 ad a = u� w e b = u:
ˆ@⌦
(u� w)@u
@nd� =
ˆ⌦r(u� w) ·ru dx+
ˆ⌦(u� w)�u dx
Dato che sul bordo u = w = g il primo termine è nullo. Usando anche che �u = f in ⌦ ci resta:
0 =
ˆ⌦kruk2 dx�
ˆ⌦rw ·ru dx+
ˆ⌦(u� w) f dx
�ˆ⌦kruk2 dx� 1
2
ˆ⌦
⇣
krwk2 + kruk2⌘
dx+
ˆ⌦(u� w) f dx
=
ˆ⌦
✓
1
2
kruk2 + uf
◆
dx�ˆ⌦
✓
1
2
krwk2 + wf
◆
dx
= E(u)� E(w)
da cui la tesi. Per la disuguaglianza abbiamo usato kx� yk 2= kxk2 + kyk2 � 2x · y � 0 ) x · y
kxk2+kyk2
2 .(() La funzione u 2 A minimizza l’energia. 8t 2 R, 8v 2 C1
c
(⌦) abbiamo che u + tv 2 A. Quindipossiamo scrivere
E(u) E(u+ tv) =
ˆ⌦
✓
1
2
kr(u+ tv)k2 + (u+ tv)f
◆
dx
=
ˆ⌦
✓
1
2
kruk2 + uf
◆
dx+ t
ˆ⌦(vf +ru ·rv) dx+
t2
2
ˆ⌦krvk2
= E(u) + t
ˆ⌦(vf +ru ·rv) dx+
t2
2
ˆ⌦krvk2
Quindi abbiamo
0 t
ˆ⌦(vf +ru ·rv) dx+
t2
2
ˆ⌦krvk2
15
Questa deve valere anche per t < 0. Per garantirlo dev’essereˆ⌦(vf +ru ·rv) dx = 0 (4.7)
Scriviamo la formula di Green 4.6 per a = v e b = u:ˆ⌦rv ·ru dx+
ˆ⌦v�u dx =
ˆ@⌦
v@u
@nd�
Ma v = 0 su @⌦, perché v 2 C1c
(⌦), quindi il termine a destra è nullo, da cui´⌦ rv · ru dx =
�´⌦ v�u dx. Riscriviamo la 4.7:
0 =
ˆ⌦(vf � v�u) dx =
ˆ⌦v (f ��u) dx
Questa deve valere 8v, quindi dev’essere f = �u in ⌦.
16
5 Funzioni subarmoniche
Sia ⌦ un aperto di Rn.
Definizione 5.1. Sia u 2 C2(⌦). Diciamo che u è subarmonica se �u � 0 in ⌦.
Proposizione 5.1. Sia u : ⌦ ! R, u 2 C2(⌦). Allora u è subarmonica in ⌦ se e solo se 8B
r
(x) ⇢ ⌦
verifica
u(x) 1
�n
rn�1
ˆ@B
r
(x)u(y)d�(y)
u(x) 1
µn
rn
ˆB
r
(x)u(y)dy
Osservazione 5.1. Sia u subarmonica in ⌦. Consideriamo una bolla Br
⇢ ⌦ e risolviamo il (P.D.)omogeneo
(
�w = 0 inBr
w = u su @Br
La soluzione esiste per quanto detto nel paragrafo 4.1, scegliendo opportuni ex e ↵ per una bolla diraggio r. Se prendiamo l’estremo superiore delle soluzioni del (P.D.) omogeneo su tutte le bolle B
r
⇢ ⌦,troviamo una funzione armonica in ⌦.
Possiamo estendere la definizione 5.1 a funzioni continue.
Definizione 5.2. Sia u 2 C(⌦). Diciamo che u è subarmonica se 8B ⇢ ⌦, 8h 2 C(B) \ C2(B) t.c.
(
�h = 0 in B
h � u su @B
vale h � u in B.
17
6 Metodo di Perron
Consideriamo il (P.D.) omogeneo(
�u = 0 in ⌦
u = � su @⌦
con � : ⌦ ! R limitata. Il metodo di Perron ci dice se il problema è risolubile (Casi 1, 2) e ci offreuna via per trovare la soluzione (Teo. 6.1).
Definizione 6.1. Data � : ⌦ ! R limitata, diciamo subfunzione per � una qualsiasi u 2 C(⌦)subarmonica in ⌦ t.c. u � su @⌦. Chiamiamo S
�
la classe di subfunzioni per �.
Osservazione 6.1. S�
6= ;, infatti contiene sicuramente le funzioni costanti che hanno valore pari oinferiore a min
x2@⌦ �(x).
Teorema 6.1. (di Perron) sup
v2S�
v(x) =: u(x) è armonica in ⌦. Inoltre u = � su @⌦.
Osservazione 6.2. Questa funzione u risolve(
�u = 0 in ⌦
u = � su @⌦
Tuttavia non sappiamo se u 2 C(⌦), cioè se è soluzione del (P.D.) omogeneo. In altre parole, se lasoluzione del (P.D.) esiste, deve coincidere con questa u.
Caso 1. (n = 2) Il (P.D.) è risolubile se 8y 2 @⌦ esiste un arco semplice che termina in y ed è tuttoesterno a ⌦. Per esempio, un disco bucato non soddisfa questa condizione.
Caso 2. (n � 3) Il (P.D.) è risolubile se ogni y 2 @⌦ ha una bolla esterna, ossia By
t.c. ⌦\By
= {y}.Per esempio, un insieme con un punto cuspidale non soddisfa questa condizione.
18
7 Equazione dei processi diffusivi
Sia u : I ⇥ ⌦ ! R, con I intervallo in R e ⌦ aperto in Rn. Sia u 2 C1(I) \ C2
(⌦). Consideriamol’equazione
@t
u = D�
x
u (7.1)
dove t 2 I e x 2 ⌦ e D è una costante positiva. Se identifichiamo la variabile t con il tempo e lavariabile x con la posizione, questa equazione descrive fenomeni di tipo diffusivo. Per esempio, se u(t,x)indica la temperatura all’istante t in un punto x, la 7.1 descrive la propagazione del calore nello spazio.
Esempio 7.1. Consideriamo una regione ⌦ di spazio che contiene una certa sostanza, per esempio ungas, e in cui non siano presenti sorgenti né pozzi. Indichiamo con ⇢(t,x) la densità di sostanza all’istantet nel punto x e con F(t,x) la quantità di sostanza per unità di superficie che si allontana da x all’istantet (corrente). La quantità di sostanza presente nella regione ⌦ al tempo t è
ˆ⌦⇢(t,x)dx
La variazione di quantità di sostanza in ⌦ è
d
dt
✓ˆ⌦⇢(t,x)dx
◆
= �ˆ@⌦
F · n d�
dove il segno meno indica che la quantità di sostanza in ⌦ diminuisce se il vettore F punta versol’esterno. Applicando il teorema della divergenza abbiamo
ˆ⌦@t
⇢(t,x)dx = �ˆ⌦divF dx
ˆ⌦(@
t
⇢(t,x) + divF) dx = 0 (7.2)
Questo ragionamento deve essere valido su qualsiasi sottoinsieme di ⌦. Ne deduciamo che, perché la7.2 sia sempre verificata, deve essere nulla l’integranda:
@t
⇢+ divF = 0 (7.3)
Inoltre, visto che la sostanza si diffonde da regioni in cui la densità è maggiore a regioni in cui èminore, possiamo scrivere
F = �Dr⇢
dove D > 0 è il coefficiente di diffusione . La 7.3 diventa:
@t
⇢�D divr⇢ = 0
@t
⇢�D�⇢ = 0
cioè l’equazione 7.1.
Tornando all’interpretazione della 7.1 come modello della diffusione del calore in una regione ⌦,assegniamo come condizione al contorno la temperatura all’istante iniziale t = 0:
u(0,x) = g(x), x 2 ⌦
Nel caso in cui D = 1 il problema è(
(@t
��
x
)u = 0
u(0,x) = g(x)
Siano t 2 (0,+1), x 2 Rn; cerchiamo una u(t,x) che soddisfi la 7.1 con D = 1:
@t
u = �
x
u (7.4)
19
Intanto osserviamo che se u(t,x) è soluzione della 7.4, allora 8� > 0 anche
u�
(t,x) := u(�2t,�x) (7.5)
lo è. Facciamo l’ipotesi che le u�
siano tra loro multiple, anzi, che siano del tipo
u�
(t,x) = �2qu(t,x) 8� > 0 (7.6)
per qualche q 2 R. Usiamo � =
1/pt; in questo modo, sostituendo nella 7.5, vediamo che tutta la
famiglia delle u�
è definibile per mezzo di u(1, x/pt). Quindi stiamo cercando una soluzione alla 7.4
del tipo u(1, x/pt) = v(x/
pt) = v(y). Questa v ha n variabili, a differenza della u che ne aveva n + 1.
Troviamo la relazione tra u(t,x) e v(x/pt) in modo da poter riscrivere la 7.4 per v. Usando la 7.6 abbiamoche
u(t,x) =1
�2qu�
(t,x)
Per la definizione delle u�
(eq. 7.5) si ha
u(t,x) =1
�2qu(�2t,�x)
e infine con la sostituzione � =
1/pt si ottiene
u(t,x) = tqu(1, x/pt) = tqv(x/
pt) (7.7)
Possiamo quindi riscrivere la 7.4:
0 = (@t
��
x
)u(t,x) = (@t
��
x
) [tqv(x/pt)] =
= qtq�1v(y) + tqrv(y) ·✓
�1
2
t�3/2x
◆
� tq1
t�
y
v(y) =
= tq�1
qv(y)� 1
2
rv(y) ·⇣
t�1/2x
⌘
��
y
v(y)
�
Quindi, ricordando che t�1/2x = y, abbiamo trovato un’equazione per la v:
�v(y) +1
2
rv(y) · y � qv(y) = 0 (7.8)
Proviamo a cercare una soluzione radiale
v(y) = �(py · y) = �(r) (7.9)
Se riuscissimo a trovarla, avremmo per soluzione una funzione di una sola variabile. Vogliamo quindiriscrivere la 7.8 per � radiale. Intanto vediamo come si trasformano il gradiente e il laplaciano di v per�:
rv(y) = r (�(py · y)) = �0
(r)rr
�v(y) = div(rv) = div(�0rr) = �00rr ·rr + �0�r
Ma r =
py · y, quindi
rr = r(
py · y) = 1
2
(
py · y)�1
2y =
y
r
krrk2 =
kyk2
r2= 1
�r = div(rr) = div
⇣y
r
⌘
= � 1
r2rr · y +
1
rn =
n� 1
r
Ora possiamo riscrivere la 7.8 per �:
�00+
n� 1
r�0
+
1
2
y
r· y�0 � q� = 0
20
�00+
n� 1
r�0
+
1
2
r�0 � q� = 0 (7.10)
Se moltiplichiamo tutto per rn�1
rn�1�00+ rn�2
(n� 1)�0+
1
2
rn�0 � qrn�2� = 0
e poniamo q = �n
2 , otteniamo
�
rn�1�0�0+
1
2
(rn�)0
= 0
✓
rn�1�0+
1
2
rn�
◆0= 0
Quindi deve essere rn�1�
�0+
12r�
�
= const. Nell’ipotesi che all’infinito �, �0 ! 0 più velocementedi 1
r
n
, la costante deve essere nulla all’infinito, e quindi
�0+
1
2
r� = 0
ovunque. Risolviamo questa equazione differenziale:
�0
�= �r
2
(ln�)0
=
✓
�r2
4
◆0
ln� = �r2
4
+ c
Quindi �(r) = Be�r
2/4, con B > 0. Questa � e la sua derivata �0 decadono più velocemente di 1
r
n
all’infinito, come da ipotesi. Abbiamo trovato una soluzione alla 7.10. Da questa, ricordando le relazionitra � e v (eq. 7.9) e tra v e u (eq. 7.7), possiamo risalire alla soluzione v della 7.8 e alla soluzione u della7.4.
v(y) = Be�kyk2
/4
u(t,x) = Be�kxk2
/4tt�n
/2
Chiamiamo soluzione fondamentale dell’equazione del calore
1 la funzione
�(t,x) =1
(4⇡t)n/2e�
kxk2/4t (7.11)
Osserviamo che´Rn
u(t,x)dx è indipendente da t. Per tale scelta di B, l’integrale è pari a 1.� prende anche il nome di nucleo di Gauss. Infatti 8t > 0 fissato, � è una funzione di x, quindi � è
una famiglia di funzioni di x al variare di t. Inoltre, se t ! 0
+ allora �(t,x) ! 0, 8x 6= 0. Riassumiamole proprietà di �:
• � 2 C1(R+ ⇥ Rn
)
• soddisfa l’equazione del calore (@t
��
x
)� = 0 in R+ ⇥ Rn
• per t fissato, �(t,x) ! 0 esponenzialmente se kxk ! 1
•´Rn
�(t,x)dx = 1
• scelto � 2 (0,1) si ha che´kxk>�
�(t,x)dx �! 0 se t ! 0
+
1Nel caso di D 6= 1 la soluzione fondamentale è �D(t,x) = (4⇡Dt)�n/2e�kxk2/4Dt
.
21
Teorema 7.1. Sia g 2 C(Rn
) limitata. Se
u(t,x) :
= (�(t, ·) ⇤ g) (x)
=
ˆRn
�(t,x� y)g(y)dy
=
1
(4⇡t)n/2
ˆRn
exp
�kx� yk2
4t
!
g(y)dy
allora1) u 2 C1
(R+ ⇥ Rn
)
2) @↵u = (@↵
�) ⇤ g3) u soddisfa l’equazione del calore (@
t
��
x
)u = 0 in R+ ⇥ Rn
4) lim
t!0+ u(t,x) = g(x)
Dimostrazione. 1) e 2) g 2 L1loc
(Rn
) e � 2 C1(R+ ⇥ Rn
) ) (� ⇤ g) 2 C1(Rn
) e @↵
(� ⇤ g) = (@↵
�) ⇤ gper le proprietà delle convoluzioni.
3) Per la 2) abbiamo (@t
��
x
)u = @t
(� ⇤ g) � �
x
(� ⇤ g) = @t
(� ⇤ g) � (�
x
� ⇤ g). Inoltre ladipendenza di u dal tempo è data dalla �, quindi (@
t
��
x
)u = [(@t
��
x
)�] ⇤ g = 0.4) Fissiamo x0 2 Rn e ✏ > 0. Per la continuità di g troviamo un � > 0 t.c.
|g(x0 � y)� g(x0)| < ✏ se kyk < �
Valutiamo lo scarto tra la u e la g:
|u(t,x0)� g(x0)| =
�
�
�
�
ˆRn
�(t,y)g(x0 � y)dy � g(x0)
�
�
�
�
=
�
�
�
�
ˆRn
�(t,y) [g(x0 � y)� g(x0)] dy
�
�
�
�
dove abbiamo usato il fatto che´Rn
�(t,x)dx = 1. Inoltre possiamo dire che�
�
�
�
ˆRn
�(t,y) [g(x0 � y)� g(x0)] dy
�
�
�
�
ˆRn
�(t,y) |g(x0 � y)� g(x0)| dy
Spezziamo il dominio di integrazione:´Rn
=
´kyk<�
+
´kyk>�
. Per quanto detto sulla continuità di gˆkyk<�
�(t,y) |g(x0 � y)� g(x0)| dy < ✏
Per il secondo termine possiamo scrivereˆkyk>�
�(t,y) |g(x0 � y)� g(x0)| dy 2 kgk1ˆkyk>�
�(t,y)dy
Ma abbiamo detto che´kxk>�
�(t,x)dx �! 0 se t ! 0
+, quindi abbiamo che lo scarto
|u(t,x0)� g(x0)| �! 0 se t ! 0
+
Osservazione 7.1. Per g 2 Lp
(Rn
), 1 p 1, valgono ancora i risultati 1), 2) e 3) del teorema 7.1.Osservazione 7.2. Se g � 0, allora anche u � 0. In tal caso abbiamo che
ku(t, ·)kL
1(Rn) =
ˆRn
u(t,x) dx =
ˆRn
✓ˆRn
�(t,x� y)g(y)dy
◆
dx
=
✓ˆRn
�(t,x)dx
◆✓ˆRn
g(x)dx
◆
=
ˆRn
g(x)dx
22
Tornando all’interpretazione fisica, se g è una densità di sostanza (g � 0) e´Rn
g(x)dx è la quantitàtotale di sostanza in tutto lo spazio, questa non cambia con il tempo t. Inoltre, per tempi t molto grandi,ogni regione di spazio chiusa e limitata K ⇢ Rn non conterrà più sostanza, ossia
ˆK
u(t,x) dx �! 0 se t ! +1
Infatti ˆK
�(t,x) dx �! 0 se t ! +1.
23
8 Passeggiata aleatoria
8.1 Passeggiata aleatoria unidimensionale
Consideriamo una particella che si sposta lungo una retta per intervalli fissi di lunghezza h. Inizialmenteil punto si trova nell’origine e al tempo ⌧ si muove di ±h a seconda dell’esito del lancio di una moneta.Ha quindi probabilità p+ =
12 di spostarsi di +h e probabilità p� =
12 di spostarsi di �h. Lo spazio degli
eventi è X = {e+, e�} dove e+ significa che l’esito del lancio fa spostare la particella di +h, mentre e�di �h. Consideriamo ora la variabile aleatoria spostamento ⇠1(e±) = ±h. Questa ha media E(⇠) = 0
e varianza D(⇠) = h2.2 Dopo un intervallo di tempo ⌧ si rilancia la moneta e la particella si spostanuovamente di ±h. Ora abbiamo un’altra variabile spostamento ⇠2 e introduciamo la variabile posizionex(2⌧) = ⇠1 + ⇠2. Lo spazio degli eventi è X = {e++, e+�, e�+, e��}, con p
j
=
14 . Se si ripete N volte,
dopo un tempo N⌧ lo spazio degli eventi X sarà l’insieme delle stringhe di N posti in cui ogni posto èoccupato da un + o un �. La cardinalità di X è #X = 2
N e la probabilità di ciascun evento è pj
= 2
�N ,con 1 j 2
N . La variabile posizione assume valori discreti tra �Nh e Nh: x(N⌧, ·) 2 {�Nh, . . . , Nh}.Per calcolare la media della posizione E(x(N⌧, ·)), cambiamo lo spazio degli eventi: X
N⌧
= {�Nh, . . . , Nh} =
{em
}+N
m=�N
= {mh}+N
m=�N
. L’evento ora è la posizione in cui si trova il punto materiale al tempo N⌧ .Se dal lancio della moneta è uscito k volte il + e N � k volte il �, con 0 k N , la posizione del puntomateriale al tempo N⌧ è
x(N⌧) = kh+ (N � k)(�h) = (2k �N)h
La particella si trova quindi in mh, con 0 m N , se mh = (2k � N)h. La probabilità di trovarsiin mh al tempo N⌧ è pari alla frazione di stringhe dello spazio degli eventi che hanno k segni + e t.c.m = 2k �N , cioè
p(x(N⌧) = mh) = 2
�N
N !
k!(N � k)!= 2
�N
�
N
k
�
= 2
�NCNk
Per come abbiamo ridefinito lo spazio degli eventi, abbiamo che x(N⌧,mh) = mh, cioè la variabilealeatoria è l’identità (N⌧ è un parametro). Calcoliamone la media:
E(x(N⌧, ·)) =N
X
m=�N
mh 2�NCNk
= h2�N
N
X
m=�N
mCNk
= 0
dove abbiamo sfruttato la parità di CNk
rispetto al numero di volte che è uscito il + o il � (infattiabbiamo N !
k!(N�k)! =N !
(N�k)!k! ) e la disparità di m. Calcoliamo anche la varianza di x:
D(x(N⌧, ·)) =N
X
m=�N
(mh)22
�NCNk
= h22
�N
N
X
m=�N
m2CNk
Ora compare il termine m2 nella sommatoria, che è pari rispetto alla somma sui valori {�N, . . . , N}.Svolgiamo il conto:
N
X
m=�N
m2CNk
=
N
X
k=0
(2k �N)
2C
Nk
=
= 4
N
X
k=0
k2CNk
� 4N
N
X
k=0
kCNk
+N2N
X
k=0
CNk
=
:
4↵� 4N� + 2
NN2 (8.1)
Osservazione 8.1. (a+ b)N =
P
�
N
k
�
aN�k bk
Introduciamo la funzione generatrice dei momenti g così definita:
g(s) = (1 + s)N =
N
X
k=0
�
N
k
�
sk
2Sia X = {e1, e2, . . .} lo spazio degli eventi e sia pj � 0 la probabilità di ciascun evento, con
Pj pj = 1. Sia f : X ! R
una variabile aleatoria. Allora la sua media è E(f) =P
j f(ej)pj e la sua varianza è D(f) =P
j [f(ej)� E(f)]2 pj .
24
Calcoliamone la derivata prima
g0(s) = N(1 + s)N�1=
N
X
k=0
k CNk
sk�1
e la derivata seconda
g00(s) = N(N � 1)(1 + s)N�2=
N
X
k=0
k(k � 1)CNk
sk�2
Se poniamo s = 1 abbiamo
g0(1) = N2
N�1=
N
X
k=0
k CNk
= �
g00(1) = N(N � 1)2
N�2=
N
X
k=0
k(k � 1)CNk
=
N
X
k=0
k2 CNk
�N
X
k=0
k CNk
= ↵� �
da cui otteniamo � = N2
N�1 e quindi ↵ = N(N � 1)2
N�2+ � = N(N � 1)2
N�2+ N2
N�1=
2
N
(
N(N�1)22 +
N
2 ). Sostituendo ↵ e � nella 8.1, troviamo la varianza della posizione al tempo N⌧ :
D(x(N⌧, ·)) = h2N
Cambiamo nuovamente lo spazio degli eventi: sia ora X = hZ = {mh}m2Z. In questo modo lo spazio
degli eventi non dipende più da N⌧ . La probabilità che il punto materiale si trovi nella posizione mh altempo N⌧ è pari a
p(x(N⌧) = mh) =
(
2
�NCNk
se m = 2k �N
0 altrimenti
A partire dalla passeggiata aleatoria discreta, vogliamo costruire un modello continuo che descrivail moto unidimensionale di una particella, cioè vogliamo che h ! 0
+ e ⌧ ! 0
+. Osserviamo che nelmodello discreto abbiamo trovato
E(x(N⌧, ·)) = 0 8ND(x(N⌧, ·))
N⌧=
h2
⌧8N
Scegliamo quindi di non mandare a zero indipendentemente h e ⌧ , bensì tenendo costante il rapportoh
2
⌧
. Vogliamo scrivere ora la densità di probabilità p(x, t) nel caso di modello continuo, cioè dove(t, x) 2 (0,+1)⇥ R. Abbiamo che
p(t+ ⌧, x) =1
2
[p(t, x+ h) + p(t, x� h)] (8.2)
(legge della probabilità totale), cioè la probabilità che la particella si trovi in x al tempo t+ ⌧ èpari alla somma delle probabilità che si trovasse in x±h al passaggio precedente (al tempo t). Possiamosviluppare in serie p(t, x):
p(t+ ⌧, x) = p(t, x) + ⌧@t
p(t, x) + o(⌧)
p(t, x± h) = p(t, x)± h@x
p(t, x) +h2
2
@2xx
p(t, x) + o�
h2�
e inserire questi sviluppi nella 8.2:
p(t, x) + ⌧@t
p(t, x) + o(⌧) = p(t, x) +h2
2
@2xx
p(t, x) + o�
h2�
@t
p(t, x) + o(1) =h2
2⌧@2xx
p(t, x) + o
✓
h2
⌧
◆
(8.3)
25
Definiamoh2
⌧= 2D (8.4)
e lavoriamo solo con h e ⌧ che soddisfino questa condizione. Sostituendo la 8.4 nella 8.3 troviamo
@t
p = D@2xx
p
cioè la densità di probabilità soddisfa l’equazione del calore. Ricordiamo che la soluzione fondamentaledell’equazione del calore (per n = 1) è
�
D
(t, x) =1p4⇡Dt
e�x
2/4Dt
Sia P {x(N⌧) 2 I} la probabilità di trovare la particella in un intervallo I. Per N molto grande,abbiamo
P {x(N⌧) 2 I} �!ˆI
p(t, x)dx se N ! 1
Se mandiamo h o ⌧ ! 0 con h
2
⌧
= 2D, vediamo che h
⌧
! 1. Quindi la particella si muove convelocità v =
h
⌧
infinita. Dalla 8.4 abbiamo che
Nh2
N⌧=
h2
⌧= 2D
Se chiamiamo t = N⌧ otteniamo
h =
r
2tD
N
La variabile aleatoria posizione è pari a
x =
N
X
j=1
⇠j
dove le ⇠j
sono indipendenti e identicamente distribuite. Per questo vale il teorema del limite centrale:se N ! 1, allora x(N⌧) ! X(t), con X : [0,1) ! R distribuita normalmente con media E(x(N⌧)) evarianza D(x(N⌧)). Ma questa è proprio la forma di �
D
, quindi
P {x(t) 2 I} =
ˆI
�
D
(t, x)dx
Se D =
12 otteniamo il moto browniano e chiamiamo la variabile aleatoria B(t).
Consideriamo ora il caso in cui le probabilità p± sono differenti. La particella al tempo t = 0 si trovanell’origine
x(0) = 0
e si sposta di
⇠j
=
(
+h
�hcon probabilita
(
p0
q0 = 1� p0
dove p0 6= 12 . Ora, chiamando N⌧ = t, abbiamo che la densità di probabilità di trovare la particella
in x al tempo t+N⌧ èp(t+ ⌧, x) = p0 p(t, x� h) + q0 p(t, x+ h) (8.5)
Sviluppiamo nuovamente in serie:
p(t+ ⌧, x) = p(t, x) + ⌧@t
p(t, x) + o(⌧)
p(t, x± h) = p(t, x)± h@x
p(t, x) +h2
2
@2xx
p(t, x) + o�
h2�
e sostituiamo nella 8.5 troviamo:
p(t, x) + ⌧@t
p+ o(⌧) = p(t, x) + (q0 � p0)h@xp+h2
2
@2xx
p+ o�
h2�
26
@t
p+ o(1) = (q0 � p0)h
⌧@x
p+h2
2⌧@2xx
p+ o
✓
h2
⌧
◆
(8.6)
Se vale la 8.4 e se p0 e h0 sono costanti, abbiamo che
(q0 � p0)h2
⌧
1
h= 2D
(q0 � p0)
h�! 1 se h ! 0
Vorremmo avere, invece, (q0�p0)h
�! l 2 R quando h ! 0. Quindi p0 e h0 devono rispettare lecondizioni
(
p0 + q0 = 1
q0 � p0 = hl + o(h)=)
(
q0 =
12 +
hl
2 + o(h)
p0 =
12 � hl
2 + o(h)
L’unico modo per risolvere il problema è che p0, q0 ! 12 per h ! 0. Se succede questo, allora quando
h ! 0
(q0 � p0)h2
⌧
1
h= 2D
(q0 � p0)
h�! 2Dl =: b
e l’equazione differenziale 8.6 diventa
@t
p = D@2xx
p+ b@x
p (8.7)
Esempio 8.1. Consideriamo un canale d’acqua basso e stretto, che possa essere trattato come unidi-mensionale. L’acqua nel canale si muove di moto rettilineo con velocità v. Se versiamo nel canale delveleno, questo subisce due effetti distinti:
1) viene trasportato dalla corrente dell’acqua2) si disperde nell’acquaConsideriamo un tratto di canale compreso fra i punti di ascissa x e ex. Sia c(t, x) la densità di veleno
[
kg/m] e q(t, x) il flusso di veleno per unità di tempo che entra nel punto x [
kg/s]. La massa di velenocontenuta nel tratto di canale [x, ex] è ˆ ex
x
c(t, y)dy
La variazione di massa nel tratto [x, ex] è pari alla differenza di flusso nei punti x e ex:
@
@t
ˆ ex
x
c(t, y)dy
!
= q(t, x)� q(t, ex)
Dividendo tutto per ex� x otteniamo´ exx
@
@t
c(t, y)dy
ex� x=
q(t, x)� q(t, ex)
ex� x
Mandiamo al limite per ex ! x:@
@tc(t, x) = � @
@xq(t, x)
Quest’equazione descrive il trasporto del veleno nell’acqua. Vediamo quindi che nella 8.7 compaionoun termine di diffusione (come nell’equazione del calore) e uno di trasporto.
Per riuscire a risolvere la 8.7 in modo da trovare la densità di probabilità p, introduciamo la funzione
w(t, x) = p(t, x)e↵t+�x (8.8)
Se riscriviamo l’equazione 8.7 per w, con un’opportuna scelta di ↵ e � possiamo arrivare ad un’equa-zione del tipo
@t
w = D@2xx
w
che siamo in grado di risolvere, quindi riusciamo a trovare w. Ma w e p sono legate dalla 8.8, quindinota w è nota anche p.
27
8.2 Passeggiata aleatoria in d dimensioni
Consideriamo ora lo spazio d-dimensionale Zd. La particella al tempo t = 0 si trova nell’origine:
y(0) = 0
e ad ogni lancio della moneta si può muovere di ±1 in una delle d dimensioni, ossia ci sono 2d eventipossibili ad ogni lancio. Questi sono equiprobabili, ciascuno con probabilità p =
12d . I lanci avvengono
ad intervalli di tempo pari a 1. Al lancio j-esimo la posizione della particella è
y(j) =
j
X
l=1
⇠(l)
Per ottenere il moto browniano da questo modello discreto, si riscalano gli intervalli di spazio e tempounitari con h e ⌧ e poi si passa al limite per h, ⌧ ! 0, come abbiamo fatto nel caso unidimensionale.
Ci chiediamo se il moto aleatorio sia transiente o ricorrente . Il moto è transiente se con probabilità1 si ha che ky(n)k ! 1 quando n ! 1. È invece ricorrente quando la particella torna nell’origine infinitevolte.
Lemma 8.1. Consideriamo le seguenti probabilità:
q = prob {almeno un ritorno in0}qn
= prob {almenon ritorni in0}un
= prob {esattamenten ritorni in0}
Abbiamo chei) q
n
= qn e un
= qn(1� q)ii) ci sono infiniti ritorni in 0 , q = 1
iii) se chiamiamo pj
= prob {y(j) = 0}, abbiamo che q = 1 ,P
j
pj
diverge.
Dimostrazione. i) qn+1 = q
n
prob {esattamenten + 1 ritorni in0 | esattamenten ritorni in0} = qn
q =
. . . = qn+1, dove per la seconda uguaglianza abbiamo usato il fatto che q è invariante nel tempo. Inoltreun
= qn
� qn+1 = qn(1� q).
ii) prob {infiniti ritorni} = 1�prob {finiti ritorni} = 1�P+1
n=0 un
= 1�P+1
n=0 qn
(1�q) =
(
1 se q = 1
0 se q < 1
iii) Chiamiamo z la variabile aleatoria che conta i ritorni in 0; abbiamo z =
P
j
zj
con zj
=
(
1 sey(j) = 0
0 altrimenti
.
(() Se q < 1 abbiamo finiti rientri in 0 per la ii) ) z è finita. Possiamo calcolarne la media:
E(z) =+1X
n=0
nun
=
X
n
nqn(1� q) = q(1� q)X
n
nqn�1= q(1� q)(
1
1� q)
0=
q
1� q< +1
dove abbiamo usato il fatto che, all’interno del raggio di convergenza r = 1, la serieP
n
qn può esserederivata termine a termine. Quindi
+1 > E(z) = E(X
j
zj
) =
X
j
E(zj
) =
X
j
1 pj
cioè seP
j
pj
= +1 ) q = 1. Per scambiare la serie con il valor medio abbiamo usato il teoremadi Beppo Levi.
()) Se q = 1, 8k 2 N possiamo scrivere k = min {k; z} = min
n
k;P
j
zj
o
P
j
zj
. Quindi
k = E(k) E(X
j
zj
) =
X
j
E(zj
) =
X
j
pj
Ma k può essere arbitrariamente grande, quindi deve essereP
j
pj
= +1. Per scambiare la serie conil valor medio abbiamo usato di nuovo il teorema di Beppo Levi.
28
Teorema 8.1. (Polya) Sia q la probabilità che la particella torni in 0 almeno una volta. Allora
q = 1 () d 2
Se d 2, la particella visita ogni punto di Zd infinite volte con probabilità 1.Se d � 3, la particella si allontana certamente verso l’infinito.
Dimostrazione. Per il lemma 8.1, la tesi
q = 1 () d 2
è equivalente aX
j
pj
= +1 () d 2 (8.9)
Passo 1. 8pj
� 0 considero la serie di potenze
+1X
j=0
pj
�j , � 2 R
Dato che pj
1, per il criterio di Cauchy-Hadamard il raggio di convergenza della serie deve esserepari o maggiore a 1. Per � 2 (0, 1] vale
X
j
pj
= lim
�!1�
X
j
pj
�j
Infatti, se la serieP
j
pj
converge, è vero per il teorema di Abel. Altrimenti, seP
j
pj
diverge, anchela serie
P
j
pj
�j diverge, perché è costituita solo da termini positivi. QuindiX
j
pj
= +1 () lim
�!1�
X
j
pj
�j
= +1 (8.10)
Passo 2. 8j 2 N, 8x 2 T d dove T = [�⇡,⇡), definiamo
fj
(x) =X
s2Zprob {y(j) = s} eix·s
Questa è una somma finita di termini, poiché al tempo j la particella può aver fatto al massimo jpassi nella stessa direzione, quindi per s t.c. ksk � j abbiamo prob {y(j) = s} = 0. f
j
è un polinomiotrigonometrico, i cui coefficienti di Fourier sono
bfj
(s) = prob {y(j) = s}
Il coefficiente di Fourier valutato in s = 0 è
bfj
(0) = pj
Passo 3. Dalla definizione di fj
, abbiamo
fj
(x) = E(eix·y(j)) = E(eix·P
j
l=1 ⇠(l)) = E(
j
Y
l=1
eix·⇠(l)) =
j
Y
l=1
E(eix·⇠(l))
dove per scambiare la produttoria con il valor medio abbiamo usato Fubini. Tenendo conto che le ⇠sono identicamente distribuite, possiamo scrivere
j
Y
l=1
E(eix·⇠(l)) =j
Y
l=1
E(eix·⇠(1)) =j
Y
l=1
E(eix·y(1)) = (f1(x))j
Passo 4. Dal passo 2. possiamo scrivere
pj
=
bfj
(0) =
ˆT
d
fj
(x)dx
(2⇡)d=
ˆT
d
(f1(x))j
dx
(2⇡)d
29
e quindi
+1X
j=0
pj
�j
=
+1X
j=0
ˆT
d
(�f1(x))j
dx
(2⇡)d=
ˆT
d
+1X
j=0
(�f1(x))j
dx
(2⇡)d=
ˆT
d
1
1� �f1(x)
dx
(2⇡)d
dove abbiamo potuto scambiare serie e integrale perché la serieP+1
j=0 (�f1(x))j converge totalmente
) converge uniformemente e si può passare al limite sotto segno di integrale. La serie converge totalmentepoiché
|�f1(x)|j �j |f1(x)|j �j
e � 2 (0, 1]. Ne deduciamo che
lim
�!1�
X
j
pj
�j
= +1 () lim
�!1�
ˆT
d
1
1� �f1(x)
dx
(2⇡)d= +1 (8.11)
Passo 5. Dalla definizione di fj
possiamo scrivere per j = 1
f1(x) =X
s2Zprob {y(1) = s} eix·s =
d
X
h=1
1
2d
�
eixh
+ e�ix
h
�
=
1
d
d
X
h=1
cosxh
(8.12)
Quindi
1� �f1(x) = 1� �1
d
d
X
h=1
cosxh
Presa una bolla B�
(0) ⇢ T d consideriamo il quadrato (o cubo, se siamo in d � 3 dimensioni) inscrittoin B
�
(0) di lato 2
⇣
�p2
⌘
. Se x /2 B�
, allora è anche fuori dal quadrato, cioè 9h : |xh
| � �p2. Per questo
�p2 |x
h
| ⇡ vale
cosxh
1� �2
c
con un’opportuna costante c > 0. Da questo segue
1
1� �f1(x)=
1
1� �
d
P
d
h=1 cosxh
1
1� �
d
�
d� 1 + 1� �
2
c
� C
Quindi ˆx/2B
�
1
1� �f1(x)dx < +1
Ne deduciamo che
lim
�!1�
ˆT
d
1
1� �f1(x)
dx
(2⇡)d= +1 () lim
�!1�
ˆB
�
1
1� �f1(x)
dx
(2⇡)d= +1 (8.13)
Passo 6. Consideriamo ora il quadrato circoscritto alla bolla B�
(0), di lato 2�. Se x 2 B�
, allora èsicuramente contenuto nel quadrato, quindi 8h : |x
h
| �. Per questi xh
vale
x2h
4
1� cosxh
x2h
Quindi abbiamo anchekxk2
4d 1
d
d
X
h=1
(1� cosxh
) kxk2
d(8.14)
Ma dalla 8.12 abbiamo1
d
d
X
h=1
(1� cosxh
) = 1� f1(x)
30
Possiamo riscrivere l’integranda come 11��f1(x)
=
1(1��)+(���f1(x))
; in questo modo, usando la catenadi disuguaglianze 8.14, troviamo che
ˆB
�
1
(1� �) + c kxk2ˆB
�
1
1� �f1(x)ˆB
�
1
(1� �) + C kxk2
con c, C costanti opportune. Il primo e l’ultimo integrale, a meno di costanti, hanno l’andamento diˆ
�
0
rd�1dr
(1� �) + r2
Quindi
lim
�!1�
ˆB
�
1
1� �f1(x)
dx
(2⇡)d= +1 () lim
�!1�
ˆ�
0
rd�1dr
(1� �) + r2= +1 ()
ˆ�
0rd�3dr = +1 (8.15)
Per l’ultima equivalenza abbiamo usato il teorema di convergenza monotona.Ma ˆ
�
0rd�3dr = +1 () d � 2
Da questa, ricordando le equivalenze 8.9, 8.10, 8.11, 8.13 e 8.15, abbiamo la tesi.
Dal teorema di Polya segue che il moto 1 o 2-dimensionale è ricorrente, mentre il moto in 3 o piùdimensioni è transiente.
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