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“C’è sempre un problema da risolvere nella vita!” RETE “DALLA VALMARECCHIA AL MARE” IC “A, BATTELLI” SCUOLA PRIMARIA PIETRACUTA Classe quarta ANNO SCOLASTICO 2914/2015 Ins.. Cangini Emanuela

“C’è sempre un problema da risolvere nella vita!”€¦ · descritta nel problema. E’ didatticamente importante far riflettere gli allievi su ciò che si deve sapere o si

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“C’è sempre un problema da risolvere nella vita!”

RETE “DALLA VALMARECCHIA AL MARE”IC “A, BATTELLI”

SCUOLA PRIMARIA PIETRACUTA Classe quarta

ANNO SCOLASTICO 2914/2015Ins.. Cangini Emanuela

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MAPPA CONCETTUALE

PROBLEMAREALE

STORIA/SITUAZIONE FANTASTICA

nonnecessariamente numerica della cui

situazione/problema si conoscono alcune informazioni e se ne devono trovare di nuove tenendo conto di quella/e date

variabile nel tempoe nello spazio

attraverso un percorso

che porti alla soluzione. e al superamento delle difficoltà

con solidarietà, fede e amore

Percorso interdisciplinare: italiano, matematica, religione.

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OBIETTIVO FORMATIVO: riflettere su diverse situazioni problematiche, per individuare varie strategie di soluzione utili nella vita umana.

Fase 0: Obiettivo: conoscere il significato che gli allievi danno ai termini “problema” e “manipolare”.

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Protocollo di conversazione clinica1° domanda - Che cos’è un problema?

- E’ un fatto che avviene nella nostra vita e chedobbiamo risolvere. Non è detto che sia per forzasolo un problema di matematica

- E’ una difficoltà che affronteremo nella vita, cheforse non riusciremo a risolvere subito, ma che a volte richiede del tempo perché non tutti i problemisono facili da risolvere

- E’ una situazione in cui è successa una cosa grave- E’ una cosa da risolvere che a volte si fa fatica a

capire come risolverlo-- E’ una difficoltà da superare- E’ è una situazione che bisogna risolvere, però non

sempre si riesce perché a volte la situazione è piùsemplice e altre volte si ha difficoltà- Un problema, anche se non è di matematica, sirisolve ragionando- Eesistono diversi tipi di problemi, non solo di matematica: si possono avere problemi di salute, problemi alla vista, problemi familiari, problemi fisici, problemi economici…

Le risposte degli alunni evidenziano la presenza di due modelli concettuali distinti e indipendenti di problema: reale e scolastico. Entrambi i problemi devono essere risolti, a volte occorre più tempo, altre volte non si riesce a capire come risolverli. Tutti i problemi si risolvono ragionando.

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2° domanda – “E in matematica che cos’è un problema?

-E’ una situazione che dobbiamorisolvere con la matematica. - Per risolverlo ho bisogno di informazioni su quello che la tracciaci chiede… i dati. E poi devo saperfare delle operazioni, cioè usare idati nel modo giusto- Per risolvere un problema ci puòessere più di una strada e quindi non è detto che lo risolviamo tutti nellostesso modo- Serve la logica per ragionare e risolvere un problema

Gli alunni si riferiscono al problema scolastico ed esplicitano alcune caratteristiche.- Si risolve con la

matematica;- Si riconosce da

caratteristiche formali del testo, quali la presenza di dati ;

- Si può risolvere con diverse strategie;

- Serve la logica.

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3° domanda – “C’è qualcuno che vuole raccontare un problema e magari se è riuscito a risolverlo?”?

Alla fine degli allenamenti, la mamma stava facendo tardi e io mi sonoincamminato a piedi… ho incontrato la mamma per strada e sono andato a casa con lei ( avevo diverse possibilità per risolvere il problema

1. aspettare lì da solo la mamma2. incamminarmi a piedi;3. chiedere un passaggio a qualcuno….

Ho valutato e ho scelto quella che misembrava la migliore via per risolvere il“problema”

Un giorno il tablet mi si è bloccato, èarrivata la mamma e siamo riusciti a sbloccarlo”

Gli allievi raccontano due problemi con soluzioni: nel primo le soluzioni sono molteplici, nel secondo la soluzione è l’aiuto dell’adulto.

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4° domanda – “Avete mai sentito il termine manipolare? Cosa potrebbe voler dire?”

- Prendere qualcosa- Controllare qualcosa nel senso

comandarla- io ho sentito parlare della

manipolazione delle molecole, che perònon so cosa vuol dire

- Fare una certa cosa a proprio favore per esempio io ho sentito in tv dellamanipolazione delle molecole, unoscienziato le manipolava e le facevaagire in un certo modo

- Manipolare una persona vuol dire renderla schiava

Gli allievi rispondono riferendosi all’atto di prendere qualcosa, al comandarla, al fare una certa cosa a proprio favore, a rendere schiava una persona.

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5° domanda – “Provate a riflettere sulla parola… ne contiene un’altra: cosa può voler dire? Centrano le mani?”

- Modellare una cosa con le mani

- Costruire qualcosa con le mani

- Cambiare, modificarel’aspetto di una cosa

Glki allievi si avvalgono del suggerimento ed è soprattutto la parola “mani” che suggerisce leazioni del modellare, costruire, cambiare e modificare.

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6° domanda – “in quale ambito la vedreste? In quale materia scolastica?”

Arte: manipolare diversi materiali, come per es. la creta, la pasta salata…Scienze: pensiamo alla manipolazione dellemolecole in laboratorioMusica: costruire strumenti con materialidiversi, magari di recupero; cambiare il testo di una canzoneReligione: interpretare a proprio vantaggio unareligione o le regole che da esse sono proposteInformatica: modificare delle immaginiItaliano: possiamo modificare dei testiMatematica: anche in matematica possiamomanipolare i numeri, per esempio quandofacciamo le operazioni noi lavoriamo coinumeri… oppure nell’addizione posso cambiarel’ordine dei numeri e metterli prima o dopo, posso sostituire due addendi con la lorosomma… con gli stessi numeri posso inventareproblemi diversi…”

Gli allievi immaginano il termine “manipolare” in varie discipline scolastiche (arte, scienze, musica, religione, informatica, italiano). Anche la matematica è citata, soprattutto riferendosi ai numeri (operazioni, nelle addizioni si cambia l’ordine; problemi diversi ma con gli stessi numeri)

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MAPPA MENTALEUn problema è:-- un fatto che avviene nella vita e che va risolto- una difficoltà che forse non si

risolverà subito - - una situazione in cui è successa una

cosa grave- non solo di matematica, vi sono

problemi di salute, alla vista, familiari, fisici, economici.

- In matematica un problema è:- una situazione da risolvere con la

matematica- avere informazioni, i dati che devono

essere usati nel modo giusto per fare le operazioni

- usare diverse strategie per risolverlo- usare la logica per ragionare

Manipolare vuol dire.-- prendere qualcosa- manipolare le molecole- fare una cosa in proprio favore- rendere schiava una persona.- modellare una cosa con le mani- costruire qualcosa- cambiare, modificare l’aspetto di una

cosa- Manipolare si può vedere in :- arte (manipolare materiali)- scienze (manipolare le molecole)- musica (costruire strumenti, cambiare

il testo di una canzone9- informatica (modificare immagini)- italiano (modificare dei testi)- matematica ( manipolare i numeri:

ordine degli addendi, stessi numeri –problemi diversi)

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Commento alla conversazione clinica.Gli alunni sostengono che vi sono problemi di matematica e problemi di vita

reale. Entrambi vanno risolti, al problema va data una risposta. Il problemascolastico deve avere una struttura linguistica formale, caratterizzata da untesto in cui sono presenti numeri (dati). Il problema ha diversi tipi di proceduraa seconda della strategia messa in atto dal soggetto. Didatticamente si puòprocedere presentando i principali aspetti del processo di risoluzione delproblema: lettura del testo e comprensione del problema, trasformazione otraduzione dell’enunciato in forma aritmetica, scelta e uso delle strategie,validazione significativa della risposta da parte dell’allievo. Dopo aver letto iltesto del problema l’alunno è portato ad immaginare la situazione che vienedescritta nel problema. E’ didatticamente importante far riflettere gli allievi suciò che si deve sapere o si deve saper fare per risolvere un problema. Taleriflessione permette di verificare le conoscenze che gli allievi possiedono, e lacapacità di organizzare le varie operazioni da compiere. E’ utile proporreproblemi con più soluzioni per permettere loro di pensare che ognuno puòpercorrere strade diverse per giungere alla soluzione, ma anche per indurre noiinsegnanti ad accettare le diverse soluzioni proposte dagli allievi.

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Fase 1 (lingua italiana).Comprendere un testo per manipolarlo.

ATTIVITA’.Struttura del testoDiversi modi di raccontarlo (prima e terza persona)Manipolare un testo (trasformazione di alcuni elementi che fanno cambiare la storia)Analisi del testoSequenze

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Parti che compongono il testo narrativo

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Sequenze, disegno, riassunto.

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Riscrittura di storie trasformandole in situazioni opposte

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Fase 2 – (matematica)Leggere e comprendere il testo di un problema.

ATTIVITA’Comprensione della situazione problematica.Raccontare il problemaProblemi con domanda nascosta, dati mancanti, superflui, nascosti.Formulazione di problemi da datiProblemi da cui ricavare storie.

Nota: le fasi 1 e 2 sono state svolte in contemporanea.

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Ogni problema sottende una storia.

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Da problemi nascono storie. Da due operazioni date inventa un problema e scrivi la storia.

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Fase 3: conoscere che la vita umana incontra tante e diverse situazioni problematiche (ins. di religione)

Problema: cosa vi fa venire in mente questa parola dopo averlo trattato in matematica e italiano?

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Quli domande ci dobbiamo fare quando siamo di fronte a un problema?

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Fase 4: conoscere un problema reale: la storia di

Alice Sturiale.

Lettura di una parte del libro“Sono felice”.

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Fase 5: conoscere e analizzare situazioni difficili (lavoro a gruppi)

AL MIO ARRIVO CIOCCOLATA E BISCOTTILa storia di Mattia

Siamo partiti dall'Albania quasi due anni fa, avevo nove anni. Ho preso la nave con mio padre e i fratelli di mio padre per venire in Italia. L'Italia, noi albanesi, la conosciamo per quello che vediamo in televisione edè per noi un paese ricco e bello. Mio padre mi diceva che dovevo essere contento ma la notte sulla nave, pensando a mia madre e alla mia sorellina rimaste in Albania, mi venne da piangere .La mia famiglia aveva potuto pagare il viaggio solo per mio padre, io essendo un bambino non pagavo. Avevo freddo, fame e sonno. Mio padre era contento e mi diceva che saremmo stati bene e presto sarebbero venute la mamma e la sorellina. Quando la nave entrò nel porto di Brindisi era l'alba, mio padre mi svegliò. La sera, siccome avevo preso posto sulla nave di nascosto e al buio, non mi ero mai reso conto di quanti eravamo. Mio padre mi diceva di stare in piedi, ma avevo freddo e la coperta che avevo sulle spalle era umida. Nel porto c'erano tante persone in divisa, forse poliziotti. Ci fecero scendere ad uno ad uno e ci sistemarono in una scuola che, siccome era estate, era vuota. Una signora della Croce Rossa (aveva una croce rossa sul braccio) mi diede una cioccolata calda e dei biscotti e un dottore gentile mi chiese se provavo dolore da qualche parte. Mi indicava la testa, la pancia ,le gambe... a me faceva male il cuore, perché pensavo a mia madre e a mia sorella. Nel cortile della scuola, gli albanesi erano seduti per terra ed in fila, cercavano di non dare fastidio e questo fatto mi riempì di tristezza. Pensavo al mio paese, ai miei compagni e alla mia scuola che non esisteva più. Mio padre aveva in Italia dei cugini, ci vennero a prendere e ci portarono a Roma: andammo ad abitare in una stanza con sei letti, in un angolo c'era un fornello per cucinare e un piccolo bagno. Un cugino di mio padre aveva una pompa di benzina a Monteverde e mio padre poteva lavare le macchine per 8 euro e tenere la metà dei soldi. Mio padre era felice perché sarei potuto andare a scuola. Ma la scuola fu un disastro. I compagni mi evitavano, nessuno voleva sedersi vicino a me, facevano smorfie come per dire che puzzavo e tutti ridevano. Li odiai subito, tutti. Avevano tutto quello che desideravo: il cappotto, il berretto, lo zaino, l'astuccio ed il pallone per giocare a calcio. Mi prendevano in giro anche perché non parlavo bene l'italiano. Ben presto capii che in quel "paese ricco e bello" non era facile vivere. C'è una grande intolleranza perché gli stranieri sono considerati cattivi, ladri e sfruttatori. A scuola tutti parlavano dell'Europa unita , di nazioni diverse che avranno un'unica moneta, ma di noi albanesi, che non siamo così diversi (anche geograficamente siamo vicini), non importa niente a nessuno perché il nostro paese è povero. Poi la maestra mi spiegò che per me andare a scuola era una grossa opportunità ed io non conoscevo bene la parola opportunità, ma doveva essere una cosa come la speranza. Pensai alla mia sorellina ed allora capii che avrei fatto del mio meglio, che avrei studiato al massimo, che sarei stato il migliore e non per vivere in Italia come era la speranza di mio padre, ma per vivere libero nella mia terra. Da grande lotterò per combattere la povertà del mio paese, perché è lì che sono nato ed è lì che voglio tornare.

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NON SAPEVO CHI FOSSE L'ITALIA La storia di Bogdan

Quel maledetto 21 dicembre 1989! Saranno in pochi a dimenticarlo e fra questi mio padre. Sembrava un giorno come tanti altri quando all'improvviso le piazze si riempirono di gente, in modo caotico, rumoroso. Non era un giorno di festa e le persone non ridevano, ma gridavano scalmanate, un gruppo imprecava contro I'altro; era uno scontro fra manifestanti diopposte fazioni, a favore e contro il regime dittatoriale. Tra i ribelli c'era anche mio padre al quale, fermato dalla polizia, fu ordinato di sparare sui suoi amici, gli stessi con i quali aveva combattuto per la libertà. Egli ebbe la forza di rifiutare e per questo fu inseguito e arrestato; a causa di ciò perse il suo lavoro in fabbrica. Non meno dura divenne la vita di mia madre che, giornalmente, andando in ufficio, rischiava di morire colpita da una pallottola vagante o dilaniata da una bomba. Sparare e tirare granate, infatti, era divenuta la normalità. Quando avveniva tutto ciò io avevo solamente quattro anni. Un giorno, mentre stavo a casa da solo, per strada qualcuno sparò e la pallottola, attraverso la finestra, si conficcò nel muro. Io, come mia abitudine, mi trovavo in salotto per vedere la televisione e, senza accorgermene, mi trovai in guerra. Ricordo ch ero molto triste perché raramente potevo uscire, era di ventato rischioso persino andare all'asilo. Avevo molta paura sia di giorno che di notte, perché si sentivano sempre spari ed esplosioni; anche quando, raramente, tutto tornava alla normalità, gli spari comparivano nei miei incubi di bambino. Un giorno i miei genitori decisero di espatriare incerca di pace e di libertà e l'Italia fu la meta sognata. Prima partì mio padre, poi lo raggiungemmo io e mia madre. Non sapevo "chi" fosse l'Italia, ma dai loro discorsi capivo che era sicuramente un'amica che ci aspettava affettuosamente. Nonostante ciò non ero del tutto felice, specialmente il giorno della partenza, salutando i nonni... le lacrime della mamma... le lacrime della nonna. Sentivo che mi sarebbe mancata molto anche la mia casa con tutte le cose che mi avevano tenuto compagnia. Una volta giunti alla frontiera ci fu da parte nostra un urlo di gioia! Non sapevamo quale sarebbe stato il nostro futuro, ma sapevamo cosa avevamo lasciato nel nostro recente passato e ciò ci bastava.

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Cosa impedisce di affrontare e risolvere un problema?

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Cosa, al contrario, permette di affrontare e

risolvere un problema?

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Altre attività proposte.- Film di “Iqbal”, un bambino pakistano vittima dello sfruttamento minorile, che dopo essere stato liberato si spende per la salvezza di migliaia di altri bambini, fino a dare la vita.Dopo la visione il filmato è stato commentato insieme.

-Racconto di Mara e Geppi, mamme di due famiglie della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi, che vivono proprio qui a Pietracuta e che quasi tutti i bambini non conoscevano.Ci hanno raccontato la loro scelta di accogliere in casa bimbi e persone che vivono problemi diversi (abbandono, salute, dipendenze, handicap ecc.) per offrire loro una famiglia che oltre a provvedere ai bisogni materiali, possa donargli affetto, compagnia, amicizia, amore.

DOMANDA AI BAMBINI:-La fede può avere un nesso con i nostri problemi? La maggioranza dei bambini ha risposto di no, Dio con questo non c’entra.

-Lettura di alcuni brani biblici sia dell’A.T. che del N.T.

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Fase 6: prendere consapevolezza del lavoro svolto (meta cognizione)

ATTIVITA’

“Guardati dentro te stesso per capire che cosa hai imparato da questo breve

percorso”

Meta cognizione effettuata dall’ins. di matematica.

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Le attività svolte sono state utili anche per chi ha difficoltà certificate.

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Fase 6 bis : prendere consapevolezza del lavoro svolto (meta cognizione)

TESTO “Pensando all’UDA sul problema,

racconta quello che hai capito, mettendo in evidenza ciò che ti ha

colpito”Meta cognizione effettuata dall’ins. di religione .

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Di questo lavoro ho capito che il problema e` una situazione difficile che non sempre puo` essere risolta. Abbiamo visto anche che ci sono tanti tipi di problemi (economici,di famiglia, di scuola…) I problemi possono avere soluzioni diverse e presto o tardi bisogna risolverli. Quando una persona ha un problema, il problema e` anche dei suoi genitori e dei suoi amici. Ci siamo anche messi in gruppo per analizzare diversi problemi di alcuni bambini.Abbiamo visto insieme la storia di Alice, che nonostante i grandi problemi ha vissuto la sua vita felicemente e il suo problema e` stato affrontato anche grazie l`aiuto di tanti.Poi nella storia di Iqbal mi ha colpito il coraggio e la determinazione usata da lui per liberare i bambini sfruttati nelle fabbriche di tappeti. Per me, la fede puo` aiutare a risolvere i problemi perche` quando viviamo un problema Dio e`con noi e ci sostiene, ma quando c`e` qualcun`altro che ha un problema bisogna aiutarlo, perche` li` c`e` Dio.Io da questo lavoro ho capito che quando nella vita arriva un problema non bisogna demoralizzarsi, non bisogna mollare, ma bisogna affrontarlo con coraggio.

Henri

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Dal lavoro che abbiamo fatto ho capito che quando affrontiamo un problema, cioè una difficolta`, Dio è sempre con noi e ci aiuta ad affrontare quel problema.Poi dal lavoro svolto ho capito che quando incontriamo una persona con grosse difficoltà dobbiamo aiutarla in qualche modo. Ho anche capito che ci sono delle cose che impediscono di affrontare il problema, tipo la paura, la sfiducia ecc. . Però ci sono anche delle cose che aiutano ad affrontare il problema, tipo l`ottimismo, la fiducia ecc. .Mi ha, inoltre colpito, che i problemi che abbiamo noi, tipo lo studio, non sono gravissimi. Ci sono, invece, delle persone che hanno problemi molto più gravi, come Alice. Lei non poteva camminare e, purtroppo, e`morta a 12 anni, pero`, ci ha insegnato una grande cosa, cioè che non bisogna demoralizzarsi, infatti lei ha sempre avuto un gran sorriso ed è sempre stata molto felice.La cosa più bella e` stata il film di Iqbal perché` mi ha insegnato che non bisogna pensare solo a se` stessi, ma anche al prossimo.

Davide

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Ho capito che nel mondo esistono molti bambini con problemi diversi: di soldi, di handicap ecc. E noi, quando ne incontriamo uno bisogna aiutarlo con un rifugio e del cibo e ci dobbiamo volere bene l`un l`altro, perché` siamo tutti uguali.Mi ha colpito che delle persone come la Mara e la Geppi ospitano dei bambini senza casa, cibo, genitori, avendo loro stesse problemi con i figli e il marito.Quelle persone hanno un cuore grande aperto a tutti i bambini bisognosi perché` sono molti e si trovano in tutte le parti del mondo e se un giorno mi trovassi in quella situazione l`affronterei con coraggio e determinazione, ma non sarò solo perché` sono sicuro che alcune persone con un gran cuore mi aiuteranno.

Francesco

Io ho imparato che ci sono tanti problemi, chi non ha una casa, chi non ha la vista, chi ha un handicap.Non tutti riescono ad affrontare i problemi che vivono, perché` hanno confusione e sono sole. Invece ci sono persone che grazie al coraggio, all`amicizia e la fiducia.Anche la fede può aiutare.Io ho anche capito che le persone che hanno un problema vanno aiutate con amore, ospitarle, dargli da mangiare e trattarle con cura, come fanno la Mara e la Geppi.

Diego

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Io ho capito che il problema è una situazione difficile che ci capita di affrontare nella vita. E io ho capito che i miei problemi non significano niente rispetto a problemi grandi come quello di Alice, però Alice ha affrontato il suo problema con coraggio e con il sorriso che poche persone difronte a un problema hanno. E ci sono anche delle persone meravigliose che aiutano altri in difficolta`, e questo mi rende molto felice perché` se nella vita mi capiterà un problema del genere saprò che ci saranno delle persone pronte ad aiutarmi.A volte i genitori non riescono a prendersi cura dei propri figli per motivi diversi, ma questo non significa che non gli vogliono bene perché` nessun genitore vorrebbe abbandonare il proprio bambino.Io conosco una bambina che si chiama Asia, che non può vedere, non può sentire, non può camminare e i suoi genitori sono delle persone meravigliose che si prendono cura di questa bambina e la aiutano in tutto e la prima volta che l`ho vista mi sono resa conto di quanto e` difficile vivere con queste difficolta`.La fede, secondo me, aiuta molto perché` sai che c'è una persona che ti consola e che e` sempre con te e non ti abbandonerà mai. Quella persona è Dio, una persona meravigliosa, stupenda e perfetta e ne sono fiera perché` lui è mio padre, la persona che mi ha creato.Mi ha colpito che la Mara, che ha cinque figli si prenda cura di Matteo, un bambino malato. La Mara e la Geppi fanno parte della comunità Papa Giovanni XXIII e un giorno mi piacerebbe farne parte.

Alice

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Pensando al lavoro che abbiamo fatto, ho capito che bisogna aiutare le persone non tanto per fare, ma con gioia e amore perché` nel tuo cuore devi dire: “Oh che gioia ho aiutato una vita in difficoltà". Ho capito che i nostri problemi non sono niente rispetto a chi ha un problema grave come quello di Alice che non si poteva muovere. A me la cosa che mi ha colpito sono le frasi che abbiamo ricavato dalla Bibbia. Una che mi ha colpito più di tutte e`: “Perché` ti amo di un amore eterno”. E` una frase molto bella, anche perché` Dio nostro Padre ci vuole bene, un bene che non finirà mai e ci aiuterà ad affrontare tutti i problemi. La cosa che mi e` piaciuta è quando la Geppi e la Mara ci hanno raccontato la loro vita aiutando i bambini e gli adulti in difficolta`, poi ci hanno fatto vedere i bambini che vengano con grande amore e gioia. Carlotta

Cio` che ho capito sui problemi è che per affrontarli bisogna fare tutto il possibile, credere in se` stessi, pensare prima d`agire e in alcuni casi, non essere da soli. Ad esempio abbiamo visto tanti problemi e li abbiamo analizzati, quello di Mazengo, di Mattia, di Davide, di Bogdan e di Iqbal. Sono arrivate persino due signore dell`associazione Papa Giovanni XXIII. Ci hanno spiegato che l`associazione aiuta tutte le persone bisognose che incontrano per dargli del cibo e un tetto, fanno persino delle spedizioni in Palestina per vedere come andavano le cose in quei posti. Infine ci hanno mostrato due album con le foto della casa dove aiutano i bambini e i lavori che fanno. Come ultima cosa abbiamo capito che la fede aiuta a superare i problemi, perché` ci da` speranza che Dio è vicino a noi.

Giordano

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Io dal lavoro svolto sul problema ho capito che ci possono essere vari tipi di problemi: fisici, di scuola, economici, di famiglia, di lavoro ecc. Un problema preoccupa, un problema può avere soluzioni diverse, ma presto o tardi bisogna affrontarlo.I problemi li possiamo vedere da punti di vista diversi.Poi ci siamo chiesti: la fede può aiutare? Si, perché` la Bibbia ci dice che Dio ci vuole bene, è sempre con noi, soprattutto se viviamo delle difficolta`. Allora possiamo non avere paura perché` Dio e` con noi.A me, ha maggiormente colpito quando abbiamo fatto il lavoro a gruppi, perché` non pensavo che dei bambini come noi potessero vivere simili problemi: ad esempio lavorare al posto di essere istruiti, quindi essere analfabeti.Esiste la comunità Papa Giovanni XXIII che aiuta i bambini o persone che sono state abbandonate per i loro problemi.Io penso che questo non sia giusto perché` tutti, nonostante i problemi, abbiamo bisogno di affetto.Lo scopo della comunità Papa Giovanni e` di dare una famiglia a bambini abbandonati. Nel nostro paese, a Pietracuta, ci sono due signore: la Mara e la Geppi, che ospitano nelle loro case delle persone che non hanno una famiglia.Io penso che tutti dovrebbero prendere esempio da loro.

Melissa

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Fasi Obiettivi Indicatori di global learning

0 Conoscere l’idea che gli allievi hanno sulla parola problema e manipolare.

AscoltoDecentramentoPluralità dei punti di vista

1 Comprendere un testo per manipolarlo. Attivismo del soggettoRelazioni fra fatti e azioni

2 Leggere e comprendere il testo di un problema

Attivismo del soggettoRelazioni fra fatti e dati

3 Conoscere che la vita umana incontra tante e diverse situazioni problematiche

DecentramentoPluralità dei punti di vista

4 Conoscere un problema reale: la storia di Alice Sturiale.

DiscontinuitàPluralità dei punti di vistaDecentramento

5 Conoscere e analizzare situazioni difficili DiscontinuitàPluralità dei punti di vistaDecentramento

6 Prendere consapevolezza del lavoro svolto Meta cognizione

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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE(DELL’INS. DI RELIGIONE).

Mi sono lanciata in questo lavoro, senza nemmeno rendermi conto che era l’UDA dellasperimentazione esterna, se lo avessi saputo, forse non mi sarei avventurata. Invece, hochiesto io alla collega di potermi inserire, anche se avevo paura di una forzaturadell’argomento, perché il tema mi stuzzicava molto, mi stimolava, mi accorgevo che senzavolerlo, mi trovavo a pensarci e mi nascevano idee. Ho iniziato a pensare a come questotema era vivo e forte nella vita delle persone, di ogni individuo, ma anche di ogni famiglia,comunità, popolo. Ho pensato a quanto è difficile l’analisi di un problema e a come, spesso,è la confusione stessa che impedisce di risolvere difficoltà anche semplici; ho pensato ainostri bambini la cui serenità, fin da piccoli, è schiacciata dai problemi degli adulti; hopensato ai problemi del nostro paese, sempre più chiamato a rispondere a quelli di altri eho pensato al messaggio forte, rassicurante che la Bibbia ci da’ e a quello cosìanticonformista del Vangelo e tanto altro ancora….e così sono partita. I bambini mi hannoseguito con partecipazione ed entusiasmo, hanno collaborato nelle attività di gruppo e li hovisti molto più protagonisti rispetto al solito modo di lavorare. Sono stati entusiasti dilavorare in gruppo e, nonostante fossi un po’ scettica, è stato produttivo ed efficace.Ritengo mi sia servito anche a relazionarmi con i bambini in modo diverso, non so è come seil percorso l’abbiamo costruito insieme e non io da sola. Mi è dispiaciuto interrompereperché andando avanti vedevo nuovi aspetti da approfondire, ma purtroppo il tempo erascaduto.Le criticità che ho rilevato sono queste: Nonostante la programmazione il percorso è nato,per alcune cose, sul momento. I bambini che non si avvalgono dell’insegnamento dellareligione, non hanno partecipato, abbiamo sentito che ci sono mancati, la classe è cresciuta,ma non tutta! Quella dimensione etica e sociale dobbiamo costruirla insieme, soprattuttocon chi fa più fatica ad integrarsi. Documentare è difficile e non sono abituata. Latestimonianza ci aveva così coinvolto che ho dimenticato di fare anche una foto! Ho portatoavanti in questo plesso due UDA, una nella Scuola dell’Infanzia, e una nell’altro plesso di SanLeo, CHE FATICA!!!! Non credo sia possibile lavorare sempre con questa modalità.