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[Adotta il posto in cui vivi, il tuo quartiere, la tua frazione, la tua città] numero speciale Elezioni Amministrative 6-7 giugno 2009 Committente Responsabile Cinzia Pasi Tar. Rid. L. 515/93 Energia pulita senza sprechi 6-7 giugno: oggi decidiamo noi Non disperdere il tuo voto Scegli le liste a 5 stelle Le liste civiche a 5 stelle, e quelle liste che mettono al pri- mo posto la partecipazione dei cittadini alle decisioni, la tra- sparenza, la tutela della salute e dell’ambiente, l’efficienza e il risparmio del denaro di tut- ti garantiscono di governare le città per fare gli interessi del maggior numero di cittadini. Che cosa accomuna invece i partiti politici più conosciuti? continua a pagina 2 servizi alle pagine 6, 7 e 10 alle pagine 12 e 13 Stop al consumo del territorio Chilometro zero: dal produttore al consumatore Fertili pianure agricole, roman- tiche coste marine, affascinanti pendenze montane e collinari, parchi e boschi sono quotidiana- mente cancellati da piani urba- nistici e speculazioni edilizie, in- sediamenti commerciali e indu- striali, grandi opere di ogni tipo. Le Esco, società di risparmio energetico, aiutano i Comu- ni a ridurre gli sprechi e le emissioni realizzando in- terventi energetici che non comportano costi pubblici aggiuntivi. Voteremo sabato 6 giugno dalle 15 alle 22 e domenica 7 giugno dalle 7 alle 22. Le elezioni comu- nali sono ormai rimaste tra le po- che occasioni in cui noi cittadini possiamo influenzare in maniera diretta e cosciente la scelta di chi ci rappresenterà per 5 anni. Possiamo scegliere tra i soliti partiti, che a ogni elezione fan- no tante promesse che poi non mantengono, oppure cercare tra i candidati coloro che han- no dimostrato di avere a cuore il benessere dei loro concittadi- ni. Sono necessari intelligenza e buon senso, per distinguere tra i programmi e le persone. Ma è facile capire che chi appartiene ai grandi partiti che da decen- ni governano l’Italia, le regioni e le città continuerà a imitare chi lo ha preceduto, e chi dirige il partito di cui fa parte. Ossia i candidati presentati dai partiti continueranno a seguire le in- dicazioni provenienti dal vertice del partito e continueranno ad anteporre gli interessi dei più potenti: banche, grandi imprese, speculazione edilizia, sprechi e sperperi di ogni tipo. Le aziende agricole che vendono i loro prodotti direttamente nei “mercati dei contadini” guada- gnano di più, il cliente spende meno, ha prodotti più sani e fre- schi, e si inquina di meno. a pagina 16 RISPARMIO INTELLIGENTE URBANISTICA SCEC: il buono d’acquisto locale Mobilità sostenibile Differenziata: vera o finta? SCEC = Solidarietà ChE Cam- mina: una nuova proposta eco- nomica particolarmente utile per i comuni interessati a valorizzare e promuovere l’economia locale. Muoversi in città senza inquinare è possibile: lo dimostrano diver- se esperienze. a pagina 17 a pagina 15 ECONOMIA DEL TERRITORIO LA FINE DEL PETROLIO Raccolta porta a porta I risultati del porta a porta sono sorprendenti e rendono superata e antieconomica la raccolta differenziata tradi- zionale: con il porta a porta si producono meno rifiuti, si risparmia energia, si riciclano materie prime in esaurimen- to, si spende meno e aumenta l’occupazione. a pagina 20 continua a pagina 2, 20-23 RIFIUTI “Spegnete la TV e accendete il cer- vello”, la dott.ssa Patrizia Gentilini ama sollecitare così l’attenzione ver- so i temi che sono da anni al centro delle sue ricerche. Oncologa, Genti- lini si batte per la nostra salute, ben prima che possiamo rischiare di am- malarci. In un’intervista esclusiva ci spiega come gli amministratori loca- li possono intervenire per difendere la salute del cittadino. La salute prima di tutto a pagina 24 continua a pagina 2 servizi alle pagine 4 e 5; 8 e 9 La regione più inquinata d’Europa Romagna e Val Padana sono prime in classifica alla pagina 2 La cartina dal satellite mette in evidenza come Romagna e Val Padana sono la zona più inquinata d’Europa. I terreni agricoli della Val Padana, contaminati da decenni di pesticidi e emissioni avvelenate hanno perso lo strato fertile e sono equivalenti a una zona desertica. Un record di cui faremmo volentieri a meno Comuni virtuosi: qui si vive meglio Ci si lamenta spesso, e molte volte a ragione, di come viene gestita male la “cosa pubblica”. Esistono però alcune esperienze positive, che meritano di es- sere raccontate, soprattutto perché co- stituiscono un buon esempio da seguire. È il caso dei Comuni Virtuosi. a pagina 3 In quasi tutto il mondo “rac- colta differenziata” vuol dire separare i rifiuti. Dove Hera ha ottenuto il monopolio della raccolta e dello smal- timento il vocabolario viene stravolto e allora abbiamo: “raccolta differenziata multi- materiale”, come dire “strada pericolosa ma sicura”. alle pagine 10 e 11

Adotta la Romagna

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Numero speciale in collaborazione con Il Consapevole per le Elezioni amministrative 2009 in Romagna

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Page 1: Adotta la Romagna

[Adotta il posto in cui vivi, il tuo quartiere, la tua frazione, la tua città]

numero specialeElezioni Amministrative 6-7 giugno 2009

Committente Responsabile Cinzia PasiTar. Rid. L. 515/93

Energia pulita senza sprechi

6-7 giugno: oggi decidiamo noi

Non disperdere il tuo votoScegli le liste a 5 stelleLe liste civiche a 5 stelle, e quelle liste che mettono al pri-mo posto la partecipazione dei cittadini alle decisioni, la tra-sparenza, la tutela della salute e dell’ambiente, l’efficienza e il risparmio del denaro di tut-

ti garantiscono di governare le città per fare gli interessi del maggior numero di cittadini. Che cosa accomuna invece i partiti politici più conosciuti?

continua a pagina 2servizi alle pagine 6, 7 e 10 alle pagine 12 e 13

Stop al consumodel territorio

Chilometro zero:dal produttoreal consumatore

Fertili pianure agricole, roman-tiche coste marine, affascinanti pendenze montane e collinari, parchi e boschi sono quotidiana-mente cancellati da piani urba-nistici e speculazioni edilizie, in-sediamenti commerciali e indu-striali, grandi opere di ogni tipo.

Le Esco, società di risparmio energetico, aiutano i Comu-ni a ridurre gli sprechi e le emissioni realizzando in-terventi energetici che non comportano costi pubblici aggiuntivi.

Voteremo sabato 6 giugno dalle 15 alle 22 e domenica 7 giugno dalle 7 alle 22. Le elezioni comu-nali sono ormai rimaste tra le po-che occasioni in cui noi cittadini possiamo influenzare in maniera diretta e cosciente la scelta di chi ci rappresenterà per 5 anni.Possiamo scegliere tra i soliti partiti, che a ogni elezione fan-no tante promesse che poi non mantengono, oppure cercare tra i candidati coloro che han-no dimostrato di avere a cuore il benessere dei loro concittadi-ni. Sono necessari intelligenza e

buon senso, per distinguere tra i programmi e le persone. Ma è facile capire che chi appartiene ai grandi partiti che da decen-ni governano l’Italia, le regioni e le città continuerà a imitare chi lo ha preceduto, e chi dirige il partito di cui fa parte. Ossia i candidati presentati dai partiti continueranno a seguire le in-dicazioni provenienti dal vertice del partito e continueranno ad anteporre gli interessi dei più potenti: banche, grandi imprese, speculazione edilizia, sprechi e sperperi di ogni tipo.

Le aziende agricole che vendono i loro prodotti direttamente nei “mercati dei contadini” guada-gnano di più, il cliente spende meno, ha prodotti più sani e fre-schi, e si inquina di meno.

a pagina 16

RISPARMIO INTELLIGENTE

URBANISTICA

SCEC: il buono d’acquisto locale

Mobilitàsostenibile

Differenziata: vera o finta?

SCEC = Solidarietà ChE Cam-mina: una nuova proposta eco-nomica particolarmente utile per i comuni interessati a valorizzare e promuovere l’economia locale.

Muoversi in città senza inquinare è possibile: lo dimostrano diver-se esperienze.

a pagina 17

a pagina 15

ECONOMIA DEL TERRITORIO

LA FINE DEL PETROLIO

Raccolta porta a portaI risultati del porta a porta sono sorprendenti e rendono superata e antieconomica la raccolta differenziata tradi-zionale: con il porta a porta si producono meno rifiuti, si risparmia energia, si riciclano materie prime in esaurimen-to, si spende meno e aumenta l’occupazione.

a pagina 20

continua a pagina 2, 20-23

RIFIUTI

“Spegnete la TV e accendete il cer-vello”, la dott.ssa Patrizia Gentilini ama sollecitare così l’attenzione ver-so i temi che sono da anni al centro delle sue ricerche. Oncologa, Genti-lini si batte per la nostra salute, ben prima che possiamo rischiare di am-malarci. In un’intervista esclusiva ci spiega come gli amministratori loca-li possono intervenire per difendere la salute del cittadino.

La salute prima di tutto

a pagina 24

continua a pagina 2servizi alle pagine 4 e 5; 8 e 9

La regione più inquinata d’Europa

Romagna e Val Padana sono prime in classifica

alla pagina 2

La cartina dal satellite mette in evidenza come Romagna e Val Padana sono la zona più inquinata d’Europa. I terreni agricoli della Val Padana, contaminati da decenni di pesticidi e emissioni avvelenate hanno perso lo strato fertile e sono equivalenti a una zona desertica.

Un record di cui faremmo volentieri a meno

Comuni virtuosi:qui si vive meglioCi si lamenta spesso, e molte volte a ragione, di come viene gestita male la “cosa pubblica”. Esistono però alcune esperienze positive, che meritano di es-sere raccontate, soprattutto perché co-stituiscono un buon esempio da seguire. è il caso dei Comuni Virtuosi.

a pagina 3

In quasi tutto il mondo “rac-colta differenziata” vuol dire separare i rifiuti. Dove Hera ha ottenuto il monopolio della raccolta e dello smal-timento il vocabolario viene stravolto e allora abbiamo: “raccolta differenziata multi-materiale”, come dire “strada pericolosa ma sicura”.

alle pagine 10 e 11

Page 2: Adotta la Romagna

2 SPECIALE ELEZIONI

Cara lettricee caro lettore, assumiti la tua partedi responsabilitàAnche tutti noi Romagnoli sia-mo responsabili di tutto que-sto: per tutti questi anni abbia-mo visto e siamo rimasti zitti, oppure anche noi stessi abbia-mo avuto dei vantaggi, diretti o indiretti. Ma oggi non è più possibile continuare.

Non disperdere il tuo voto verso i soliti partiti con le solite promesse elettorali.

Tutti i giorni abbiamo sotto gli occhi il risultato dell’incom-petenza. Possiamo spostarci da

una città governata dalla destra a una governata dalla sinistra o dal centro, dal nord, al centro o al sud Italia: il modo di go-vernare non cambia; la specula-zione edilizia, l’inquinamento, il traffi co, i rifi uti, gli sperperi del denaro, si ripetono sempre eguali. Fanno eccezione quelle comunità che sono capaci di scegliersi come amministrato-ri persone capaci, competenti, oneste e appassionate.

L’elezioneè il primo passoLa lista civica, il sindaco e l’amministratore onesto han-no bisogno dell’aiuto dei loro concittadini per riuscire a far funzionare bene il comune, eli-minando sprechi e disservizi, e introducendo miglioramenti in ogni settore della vita sociale.

Chi si arricchisce senza motivo, chi pretende privilegi e rendite di posizione userà tutti i mezzi di cui dispone per mantenerli, attaccando con ogni pretesto. A questo punto sarà indispen-sabile l’impegno e la solidarietà dei cittadini per consentire a chi amministra in maniera one-sta e trasparente di continuare a farlo.

La democrazia partecipativaè uno strumento indispensabileper mantenere vivo il dialogo tra gli elettori e i loro rappresentan-ti. Per questo è indispensabile formare o partecipare a gruppi d’interesse, associazioni, incon-trare chi ci vive accanto, nel quartiere in cui abitiamo o lavo-

riamo e in questo modo venire a conoscenza degli argomenti in discussione, esprimere il nostro punto di vista. Abbiamo la pos-sibilità concreta di intervenire e infl uenzare le decisioni che ci riguardano, per costruire i no-stri Comuni e le nostre città a misura dei bisogni delle nostre famiglie, e non degli interessi di grandi banche e imprese. Ma per riuscirci è necessario scegliere con grande attenzione da chi farci rappresentare e poi con-trollare che realizzi le promesse presenti nel programma eletto-rale, facendo sentire la nostra voce e presenza, e appoggiando le iniziative che condividiamo. Se rimaniamo silenziosi e pas-sivi, aspettando che altri faccia-no i nostri interessi, facilmente resteremo delusi, e le promesse elettorali presto saranno disatte-se e dimenticate.

La tua regione, la tua città meritano la tua attenzione

Non abbandonarli nelle mani dei predatori del nostro territorio e della nostra salute

[Adotta il posto in cui vivi, il tuo quartiere, la tua frazione, la tua città]

Questo primo numero di Adotta la Romagna nasce dall’incontro e dalla collaborazione tra il Comitato elettorale di DestinAzione Forlì, al cui interno sono presenti diverse associazioni tra cui il ClanDestino e il Meet up di Forlì, e alcuni redattori della rivista trimestrale Consapevole.

Continua da pagina 1Votare per i soliti è quasi come non votare: si sa già in anticipo come andrà finire. Questo gior-nale è stato scritto proprio per offrire a chi vive in Romagna, e in particolare nella provincia di Forlì-Cesena, una breve pa-noramica di ciò che si può fare quando chi è eletto invece opera nell’interesse dei suoi elettori.Abbiamo dedicato alcune pagi-ne a Hera perché appare sempre più preoccupante l’influenza che questa Società per azioni di enormi dimensioni esercita ri-spetto al territorio in cui opera, con la possibilità di influenzare le decisioni di comuni grandi e piccoli, e addirittura la scelta dei candidati alle elezioni.Hera e la ventina di società collegate fatturano oltre 1.750 milioni di Euro (quasi 3.400 mi-liardi delle vecchie lire). Hera agisce nell’ambito dei rifiuti in regime di monopolio sia della raccolta che dello smaltimen-to, imponendo ai Comuni soci e ai loro cittadini tariffe alte e le scelte di smaltimento per lei più convenienti. Hera è una so-cietà quotata in borsa è quindi l’obiettivo principale è quello di ottenere più utili possibili. Allo stesso tempo oltre il 50% di Hera è di proprietà dei comuni che l’hanno costituita.I sindaci dovrebbero avere a cuore prima di tutto gli interes-si dei loro cittadini.Nasce così un conflitto d’inte-resse molto forte, che finora è stato risolto a favore degli azio-nisti e non dei cittadini. In pro-spettiva è probabile che Hera sia assorbita da società ancora più grandi, e di conseguenza i Comuni dell’Emilia Romagna perderanno ogni possibilità di influenzarne le decisioni, se mai ne hanno avuta e l’hanno esercitata. Il discorso fatto per Hera si può estendere a molte altre grandi aziende presenti sul territorio romagnolo: molte am-ministrazioni comunali appaio-no generalmente più ben dispo-ste a realizzare gli interessi dei grandi gruppi, delle banche e della speculazione immobiliare, e a destinare meno energie e de-naro per soddisfare le necessità e i bisogni della gente comune e per salvaguardare l’ambiente dal crescente inquinamento.

Adotta la Romagna, il posto in cui vivi, il tuo quartiere, la tua fra-zione e la tua città è stato scritto proprio per invitare i Romagnoli a prendersi cura della loro terra, senza più abbandonare la nostra splendida regione nelle mani dei predatori del territorio e della salute. Trent’anni fa la Romagna

era un’oasi di verde e di festose e allegre sagre paesane, famosa nel mondo per il suo cibo genuino, le sue donne sorridenti, il suo mare e le sue colline. Oggi la speculazione edilizia sen-za freni, gli inceneritori, i centri commerciali e gli ipermercati, le discariche e i capannoni, gli al-levamenti industriali, i pesticidi spruzzati a pioggia decine di vol-ta all’anno hanno fatto diventare le nostre pianure un deserto, le nostre acque avvelenate, il cibo e gli animali che mangiamo peri-colosi per la salute. La foto dal satellite in prima pa-gina mette in evidenza che l’at-mosfera sopra le nostre teste, in Romagna e Pianura Padana, ha raggiunto livelli di inquina-mento eccezionali, che spiegano la crescita di tanti disturbi della

respirazione, allergie da inqui-nanti chimici, intossicazioni di ogni genere, e tante gravi malat-tie causate dall’accumulo di tutte queste sostanze tossiche, emesse nell’ambiente senza alcun con-trollo. Le proposte e le realizza-

zioni che presentiamo in questo giornale offrono una panoramica ricca di suggerimenti e possibi-lità riguardo a quello che è pos-sibile realizzare con un’ammini-strazione competente e onesta dei nostri comuni.

Questa pubblicazione è realizzata per le elezioni amministrative comu-nali di Forlì del 6 e 7 giugno 2009 dalla Lista Civica DestinAzione For-lì, committente responsabile Cinzia Pasi, in ottemperanza alle leggi che regolano la propaganda elettorale.

In redazione:coordinamento Martina Turolahanno collaboratoIvano BarocciFrancesco BevilacquaMarianna GualazziPaola MazzaRomina RossiGiorgio Gustavo RossoStampato a cura diGrafi ca Editoriale Printing - Bologna

[Adotta il posto in cui vivi,il tuo quartiere, la tua frazione, la tua città]

La regione più inquinataera un’oasi di verde e di festose e allegre sagre paesane, famosa nel mondo per il suo cibo genuino, le

e le sue colline.

za freni, gli inceneritori, i centri commerciali e gli ipermercati, le discariche e i capannoni, gli al-levamenti industriali, i pesticidi

ta all’anno hanno fatto diventare le nostre pianure un deserto, le nostre acque avvelenate, il cibo

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3SPECIALE ELEZIONI

Ci si lamenta spesso, e molte volte a ra-gione, di come viene gestita male la “cosa pubblica”.Esistono però alcune esperienze posi-tive, che meritano di essere racconta-te, soprattutto perché costituiscono un buon esempio da seguire. è il caso dei Comuni Virtuosi, un’associazione fonda-ta da quattro Comuni nel 2005 – Monsa-no (AN), Colorno (PR), Melpignano (LE) e Vezzano Ligure (SP) – e che adesso ne conta ben venticinque.Perché vale la pena di scrivere di questa associazione? Perché ha ottenuto risultati concreti sulla base di alcuni semplici, ma ambiziosi, obiettivi. ObiettiviRidurre i consumi energetici incenti-vando l’utilizzo della bioarchitettura, delle tecnologie dolci e del risparmio energetico.Governare in modo consapevole il ter-ritorio, introducendo negli strumenti

urbanistici comunali norme di conteni-mento del consumo di suolo ed efficien-za energetica.Ridurre la produzione dei rifiuti attra-verso progettualità concrete ed efficaci e introdurre la raccolta differenziata por-ta a porta spinta.Promuovere la diffusione di mezzi eco-logici per una mobilità realmente soste-nibile e gestire correttamente il territorio evitando il più possiibile spostamenti motorizzati superflui.Promuovere, incentivare e sostenere nuovi stili di vita nelle comunità ammi-nistrate, attraverso progettualità parte-cipate finalizzate alla riduzione dell’im-pronta ecologica di un territorio.

I primi risultatiCarugate, primo paese in Italia a richie-dere obbligatoriamente la certificazione ambientale – che a breve diventerà ob-bligatoria – per chiunque voglia costruire o ristrutturare un immobile.

I Comuni di Capannori (LU) e Monte-belluna (TV), che sono arrivati all’ 80% di raccolta differenziata attraverso il si-stema porta a porta.

Cassinetta di Lugagnano (MI) che si è dotata di un piano urbanistico a crescita zero (vedi pag. 11).

Il Comune di Follonica che con il proget-to Ecoscambio spinge i cittadini a scam-biarsi i beni che non usano più ma anco-ra in buone condizioni ed ha eliminato gli imballaggi dalle mense scolastiche.

Castellarano (RE), che ha attivato un progetto per l’installazione, da parte dei privati, di pannelli solari per il riscal-damento ad acqua, fornendo ai soggetti interessati informazioni sugli installatori convenzionati e indicazioni su come ac-cedere a finanziamenti agevolati da parte dell’istituto di credito coinvolto dal Co-mune nel progetto.

Trezzano Rosa (MI), prima esperienza pi-lota sul territorio nazionale di intervento di risparmio energetico nel campo della pubblica illuminazione.

Colorno (PR) e gli acquisti verdi della pubblica amministrazione.

Lo sportello Filiera Corta di Ascoli Piceno.

Tutti questi progetti sono stati poi con-divisi sul web (comunivirtuosi.org), in modo da renderli replicabili da parte di chiunque. è così possibile accedere a tutte le informazioni e alla documen-tazione necessaria (delibere, capitolati d’appalto, regolamenti), solitamente ab-bastanza difficili da reperire. Un passo importante per delineare a livello nazio-nale una strategia ambientale comples-siva e coerente, visto che spesso Comuni all’avanguardia rispetto a singole tema-tiche peccano poi per tutta un’altra serie di questioni legate all’ambiente.

Quando i Comuni sono virtuosiEsempi concreti di buona amministrazione

numero speciale Elezioni Amministrative 6-7 giugno 2009

Che sindaco ti piacerebbe votare?Abitualmente votiamo in base al partito di appartenen-za. è un po’ come alla partita di calcio: quasi sempre ci succede di parteggiare per una delle due squadre in campo, senza neanche un motivo preciso. Io tifo per la squadra che piaceva a mio padre, a mio fratello, al mio fidanzato, oppure ...Forse invece di votare come un tifoso, potresti pensa-re che chi eleggerai il 6 e 7 giugno prenderà decisioni molto importanti per te e per la tua città per i prossimi 5 anni.Noi che abbiamo preparato questo giornale, vogliamo un sindaco, donna o uomo, che sia competente e onesto, che abbia già dimostrato di avere a cura gli interessi e il benessere dei suoi concittadini, non solo dei più ricchi e potenti. Cerchiamo qualcuna o qualcuno che non abbia fatto della politica la sua professione permanente, e che quindi non sia obbligato a ubbidire per paura di perdere il posto e i privilegi.

Cerchiamo qualcuna o qualcuno che sia serio e compe-tente, capace di risparmiare il nostro denaro e usarlo nel migliore dei modi, come una brava madre o un buon pa-dre di famiglia, prudente e interessato a offrire il meglio ai propri concittadini.

Per quello che abbiamo letto, visto, sentito e capito un buon sindaco, oggi:• realizza la raccolta dei rifiuti porta a porta, abbinata

al riciclo e al riuso, e alla massima riduzione dei rifiu-ti (grandi città nel mondo, come San Francisco punta-no a rifiuti zero entro il 2020 o prima ancora);

• accelera il risparmio di energia negli edifici pubblici, nell’illuminazione e stimola i privati e i costruttori a fare lo stesso, favorendo l’utilizzo dell’energia solare e geotermica;

• combatte gli sprechi e gli sperperi, a partire dagli inve-stimenti in pericolose e costose speculazioni finanziarie;

• blocca la speculazione edilizia, orientando l’attivi-tà costruttiva verso la valorizzazione e la messa in sicurezza dal terremoto degli immobili vuoti o mal utilizzati;

• favorisce il trasporto pubblico, le piste ciclabili, il verde urbano, i treni per pendolari;

• valorizza il centro storico e i piccoli artigiani e com-mercianti, bloccando ogni nuovo grande insediamento commerciale;

• blocca la costruzione di inceneritori, centrali nucleari, superstrade, linee ferroviarie e ponti inutili e super-costosi;

• favorisce la connessione a Internet per tutti, la demo-crazia partecipativa, l’informazione diffusa e libera da conflitti d’interesse.

E infine il miglior sindaco sarà quello che avrà i mi-gliori cittadini, a partire da ognuno di noi.

Carugate (MI) Capannori (LU) Montebelluna (TV) Cassinettadi Logagnano (MI)

Follonica (GR) Castellarano (RE) Trezzano Rosa (MI) Colorno (PR) Ascoli Piceno

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Il giorno delle elezioni si avvi-cina, così molti cittadini roma-gnoli, e non solo, si troveranno a dover decidere chi li ammini-strerà per i prossimi 5 anni.Sindaco, Giunta, Consiglio Co-munale: questi gli organi prin-cipali attraverso i quali viene governato il Comune. La fi gura del Sindaco è molto simile a quella di un “gover-

natore locale”, sia per la quantità di funzioni e compiti che gli sono

attribuiti, sia per il modo in cui viene elet-to. Dal 1993 la legge stabilisce che siano i cit-

tadini ad eleggere il Sindaco (prima

era compito del Consiglio) e che egli, poi, proceda con la nomina della Giunta.La nuova legge garantisce mag-giore governabilità e assicura coesione e unità di intenti alla

Giunta, ora nominata dal Sin-daco sulla base di un program-ma condiviso.Lo stesso programma che do-vrebbe costituire una sorta di contratto con la città e i suoi cittadini. Prima del ’93, in-vece, le “contrattazioni” sulla designazione di Sindaco e Giunta ri-m a n e v a n o aperte fi no al raggiungi-mento di un risultato po-litico soddi-sfacente per tutte le forze politiche partecipanti.Tali contrattazioni riguardava-no anche le nomine dei rap-presentanti delle amministra-zioni locali presso gli altri enti presenti sul territorio comuna-le come, ad esempio, i vecchi “comitati di gestione” degli ospedali locali.

Anche questo compito spetta ora al Sindaco, che vede accen-trato nelle sue mani un ampio spettro di poteri.

L’elezione della GiuntaTornando al suo ruolo nei con-fronti della Giunta, vi sono

alcuni aspetti legi-slativi non ancora chiariti.Il primo cittadino sceglie gli asses-sori che compon-gono la Giunta e normalmente lo fa “pescando” al di fuori del Consi-glio, anche perché

nei Comuni superiori a 15.000 abitanti le cariche di consiglie-re e assessore non sono cumu-labili. Questo rappresenta un potere decisionale e selettivo molto forte. Ma in base all’art. 3, comma 1, legge n°241 del 1990, gli atti di nomina degli assessori andrebbero motivati,

Come funzionaIl sindaco: i suoi

La spinosa questione degli accordi di programma, spesso utilizzati arbitrariamente per urbanizzare il territorio

Dopo aver esaminato alcuni dei princi-pali poteri del sindaco, è utile focalizzarsi su “come” il primo cittadino traduce in atti concreti l’indirizzo politico di cui è espressione.

La separazionefra Politica e AmministrazionePer capire meglio come svolge il suo la-voro è necessario operare una distinzione fra il suo ruolo e quello dei dirigenti co-munali, che hanno compiti distinti in vir-tù del principio di separazione fra politica e amministrazione.Secondo questo principio ai dirigenti spetta l’adozione degli atti e dei provve-dimenti amministrativi, compresi quelli che impegnano l’amministrazione verso l’esterno, oltre alla gestione fi nanziaria, tecnica e amministrativa che dà loro an-che autonomi poteri di spesa e “di orga-nizzazione delle risorse umane, strumen-tali e di controllo”.

Il sindaco defi nisce “l’indirizzo politico-amministrativo” delineando gli obiettivi e i programmi generali da attuare e veri-fi cando che queste linee guida vengano recepite dai dirigenti e da chi si occupa della gestione amministrativa attraverso l’esame dei risultati ottenuti.I provvedimenti amministrativi attraverso i quali si “esprime” normalmente il sinda-co sono l’autorizzazione e l’abilitazione, l’approvazione, le licenze e i nulla osta, le concessioni, fra cui quelle edilizie, l’or-dine amministrativo, il comando e il di-vieto, gli atti generali quali bandi di gara, bandi di concorso e gli atti ablativi, di cui l’esempio più conosciuto è l’esproprio.

Gli Accordi di ProgrammaSempre in virtù del principio di separazio-ne fra politica e amministrazione il sinda-co non è titolato a stipulare contratti per il Comune, mentre può stipulare i “famige-rati” – data la loro natura politica – accordi

di programma.Gli accordi di program-ma vengono stipulati quando alcune opere, interventi o programmi di intervento, richiedo-no l’azione integrata e coordinata di Comuni, Province, Regioni, am-ministrazioni statali e di altri soggetti pubblici, o comunque di due o più soggetti. Attraverso questo tipo di accordi vengono normalmente approva-ti progetti di opere pubbliche comprese nei programmi di amministrazione e per i quali i fi nanziamenti dovrebbero essere “immediatamente realizzabili”. L’approvazione dell’accordo di program-ma comporta la dichiarazione di pubbli-ca utilità, indifferibilità ed urgenza delle opere (che tuttavia cessa di avere effi cacia se le opere non hanno avuto inizio entro tre anni). L’accordo determina le eventua-

li e conseguenti variazioni degli strumenti urbanistici e sostituisce il permesso a co-struire. Se l’accordo comporta una variazione de-gli strumenti urbanistici, l’adesione del Sindaco deve essere ratifi cata dal Consi-glio Comunale entro trenta giorni, a pena di decadenza.Proprio gli accordi di programma, data la loro natura pluriennale e la loro capaci-tà di modifi care il territorio sono una di quelle procedure in cui i cittadini chiedo-no di essere maggiormente coinvolti.

La scatola degli attrezzi del primo cittadinoGli strumenti attraverso cui il Sindaco concretizza l’indirizzo politico-amministrativo del Comune

Il Sindacopuò revocareil mandato

degli assessori in qualsiasi momento

SPECIALE ELEZIONI [Adotta il posto in cui vivi, il tuo quartiere, la tua frazione, la tua città]

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sebbene in realtà non sia prassi così comune illustrare al Con-siglio, e di conseguenza anche ai cittadini, le motivazioni che portano a decidere su ruoli chiave nel governo municipale.

Il potere di RevocaVeniamo ora ad un punto an-cora più dibattuto: il potere di revoca. Il Sindaco, come anche il Presidente della Provincia, può revocare in qualsiasi mo-mento il mandato di ciascuno degli assessori, che rispondono in primo luogo a lui del loro operato.Viene spontaneo pensare che una decisione del gene-re andrebbe almeno motiva-ta davanti al Consiglio, anche perché esso non è chiamato a votare per ratifi carla. Così fa-cendo si renderebbe pubblico l’iter che ha portato alla revo-ca, assicurando la trasparenza dell’operato del primo cittadi-no e permettendo di accertar-

ne la correttezza. Ma su questo aspetto, sebbene la maggior parte della magistratura con-cordi, non vi è unanimità. E se la decisione del Sindaco fosse arbitraria?Non dovrebbe essere così, ma è un’eventualità che non si può escludere a priori. Tradot-to in termini tecnici, si trat-ta di capire se questa decisio-ne può essere “sottoposta al sindacato di legittimità” e, di conseguen-za, annullata in sede legislativa. Anche in questo caso sono sta-te emesse sentenze discordan-ti, ma il parere del Consiglio di Stato, il massimo organo di giustizia amministrativa, è che l’atto di revoca sia impugnabile di fronte al giudice ammini-strativo.

Per fortuna, verrebbe da dire, anche alla luce di quanto è successo in Puglia, dove un assessore si è visto estromesso dalla Giunta per essersi oppo-sto all’approvazione di una va-riante urbanistica che avrebbe comportato l’abbattimento di

alcuni locali di valore arti-stico e cultu-rale.Il T.A.R. di Lecce ha so-speso il prov-v e d i m e n t o sottolineando che gli impe-gni politici

presi dal sindaco “al di fuori di sedi istituzionalmente com-petenti” non possono compro-metterne l’imparzialità. Decisione signifi cativa che pone altri due problemi.Primo: alla luce delle leggi in corso, il Sindaco non perde il potere di nomina e revoca de-

gli assessori, anche se prende decisioni non imparziali.Secondo: il Consiglio Comu-nale, per opporsi a decisioni che ritiene scorrette, perché magari non mirano al perse-guimento del bene pubblico ma, ad esempio, sono deter-minate dall’ingerenza di poteri forti, non ha molte possibilità. Può solo ricorrere alla soluzio-ne estrema di presentare una mozione di sfi ducia nei con-fronti del Sindaco che, se viene approvata, porta allo sciogli-mento dell’intero Consiglio. È sicuramente vero che i cit-tadini possono esercitare il proprio controllo democratico attraverso il voto in sede eletto-rale, “punendo” comportamen-ti scorretti.Ma è altrettanto chiaro che cor-reggere i meccanismi che rego-lano alcuni fra i maggiori pote-ri del sindaco, quelli di nomina e revoca, sarebbe quantomeno ragionevole.

il mio Comune?poteri, il rapporto con la Giunta

Il testo unico sugli enti locali stabilisce le funzioni degli organi di governoI due principali organi di governo della comunità hanno ruoli precisi, stabiliti dalla legge e in particolare dal Testo Uni-co sull’ordinamento degli Enti Locali (D. lgs n°267 del 2000). Compito primario della Giunta è col-laborare con il sindaco al governo del comune e all’attuazione degli indirizzi generali del Consiglio, senza però “usur-parne le funzioni”. La Giunta è compo-sta dai vari assessori, ciascuno dei quali con una o più deleghe relative a settori specifi ci.Il Consiglio comunale è invece l’organo di indirizzo e di controllo politico-ammi-nistrativo del comune. Tra le principali materie di competenza del Consiglio ci sono lo statuto dell’ente, il bilancio, il conto consuntivo, il piano regolatore generale, il piano delle opere pubbliche, le convenzioni tra gli enti lo-cali, la costituzione di istituzioni e azien-de speciali, la concessione dei pubblici

servizi, partecipazione dell’ente locale a società di capitali, affi damento di attività o servizi mediante convenzione.Anche la defi nizione dei compiti e delle norme che regolano le forme di decen-tramento e di partecipazione rientra nel-le sue competenze. La legge prevede che le sedute del Consiglio siano pubbliche tranne nei casi in cui gli argomenti trat-tati possono ledere la riservatezza delle persone. Anche il voto dei consiglieri è, di regola, palese, ad eccezione dei casi in cui coinvolge persone.Infi ne i consiglieri hanno diritto di ini-ziativa su ogni questione sottoposta alla deliberazione del consiglio e hanno di-ritto di richiederne la convocazione, oltre quello di ottenere dagli uffi ci comunali, nonché dalle loro aziende ed enti dipen-denti, tutte le notizie e le informazioni in loro possesso. Sono tenuti al segreto solo nei casi specifi camente determinati dalla legge.

Giunta e Consiglio:cosa sono e cosa fanno

Le Circoscrizioni sono gli organismi di partecipazione, consultazione e gestione dei servizi di base più vicini ai cittadini. Vengono istituite dal Comune con competen-za su un territorio compren-dente uno o più quartieri o frazioni contigui.Sono obbligatorie se la po-polazione di un Comune supera i 250.000 abitanti e facoltative se si attesta fra i 100.000 e i 250.000, fermo restando che la popolazione media di una Circoscrizione non deve essere inferiore ai 30.000 abitanti.I suoi organi istituzionali sono il Consiglio di Circo-scrizione, eletto contestual-mente al Consiglio Comu-nale a suffragio diretto, e il Presidente, che in alcuni comuni è eletto da e fra i membri del Consiglio Cir-coscrizionale, in altri diret-tamente dagli elettori.Le Circoscrizioni sono state introdotte nel 1976 per ac-cogliere le istanze di decen-tramento espresse dai Con-sigli di Quartiere, organismi spontanei sorti alla fi ne degli anni ‘60. Le loro fun-zioni variano da Comune a Comune ma generalmente comprendono: servizi de-mografi ci, sociali e scolasti-ci; attività culturali, sportive e ricreative; manutenzione urbana e disciplina dell’edi-lizia privata.I loro poteri nei confron-ti del Consiglio Comunale sono essenzialmente con-sultivi e d’iniziativa; questo signifi ca che le loro decisio-ni non sono vincolanti.

COSA SONO LECIRCOSCRIZIONI

poteri, il rapporto con la Giuntapoteri, il rapporto con la Giuntapoteri, il rapporto con la Giuntapoteri, il rapporto con la Giuntapoteri, il rapporto con la Giuntapoteri, il rapporto con la Giuntapoteri, il rapporto con la Giuntapoteri, il rapporto con la Giuntapoteri, il rapporto con la Giuntapoteri, il rapporto con la Giuntapoteri, il rapporto con la Giuntapoteri, il rapporto con la Giuntapoteri, il rapporto con la Giuntapoteri, il rapporto con la Giuntapoteri, il rapporto con la Giuntapoteri, il rapporto con la Giuntapoteri, il rapporto con la Giuntapoteri, il rapporto con la Giuntapoteri, il rapporto con la Giuntapoteri, il rapporto con la Giuntapoteri, il rapporto con la Giuntapoteri, il rapporto con la Giunta

sono essenzialmente con-

Il Consiglio Comunale può

opporsi alla revoca degli

assessori solo con metodi estremi

SPECIALE ELEZIONInumero speciale Elezioni Amministrative 6-7 giugno 2009

Page 6: Adotta la Romagna

DestinAzione? Forlì!Intervista a Raffaella Pirini, candidata sindaco della lista civica, fra partecipazione e ambiente

Dalle proteste alle proposte: storia di un comitato

DestinAzione Forlì è una lista civica che ha alle spalle anni di battaglie e mobilitazioni dei cittadini. La sua storia comincia quando, nel 2001, su un quotidiano locale compare un trafi letto in cui si annuncia la pos-sibile costruzione di una centrale ter-moelettrica da 800 MW al confi ne fra la provincia di Forlì e Ravenna, nei pressi di Borgo Sisa.I terreni sono già picchettati, ma la po-polazione locale non ne sa nulla. Come mai? Se lo chiedono un gruppo di per-sone che cominciano ad informare la comunità locale e ad organizzare un incontro a cui partecipano tantissime persone, fra i quali, anche il professo-re di diritto ambientale Gianni Tamino, che diventerà un fondamentale refe-rente per il comitato Clan-Destino. Che

nasce proprio per opporsi a questo progetto, spiega Michela Nanni, attuale vice presi-dentessa, “di cui il territorio non aveva bisogno”.E per opporsi al modo in cui la cittadinanza vie-ne trattata quan-do si devono prendere scelte di questo tipo. “Uno dei promotori del-la centrale ci aveva detto, senza sapere chi eravamo, che solitamente si scelgo-no luoghi così isolati per incontrare mi-nore resistenza nella popolazione”.I membri di Clan-Destino si rendono

conto che non basta dire no, bi-sogna motivare e proporre delle soluzioni alter-native. E attivare i cittadini. Presto fatto: in un mese vengono raccol-te 12.000 fi rme; si organizzano spet-tacoli con Bep-pe Grillo e Dario Fo. E la battaglia

viene vinta. Nel 2002 il Comune deli-bera parere negativo sulla centrale. Le iniziative però continuano. “Man mano che conosci le cose è sempre più diffi -cile chiudere gli occhi perché si acqui-sisce una sensibilità maggiore – spiega

la Nanni. Così abbiamo fatto rete con gli altri comitati e coordinato la ‘Rete No Centrali’ alla fi era Terra Futura di Firenze del 2003”.Si continua, comunque, a cercare il dia-logo con le istituzioni. A questo propo-sito viene organizzato un incontro sul-le Esco (vedi pagina 12 e 13), a cui sono invitati il Presidente della Provincia, il suo assessore all’ambiente, oltre a quel-li di tutti i Comuni delle provincia di Forlì, Cesena e Ravenna, come anche i loro sindaci. Se ne presenta uno sol-tanto. “Il dialogo è sempre più a senso unico”, continua Nanni, “come testimo-nia la protesta contro l’inceneritore di Forlì” (vedi pagina 22). Da qui la decisio-ne di alcuni membri di Clan-Destino di far nascere, assieme ad altre associazio-ni, la lista DestinAzione Forlì.

Siamo ClanDestini per necessità

Forse non è così vero che i cit-tadini sono stanchi di parteci-pare. Perché quando li coinvol-gi veramente nelle scelte cru-ciali, essi rispondono con gran-de entusiasmo. è quello che emerge dall’espe-rienza di DestinAzione Forlì, la lista civica che ha fatto del-la partecipazione cittadina oltre che un punto del proprio pro-gramma anche una vera e pro-pria regola interna.Partecipazione, Ambiente, Energia Pulita, Cultura e Soli-darietà sono i grandi temi inse-riti nel programma della lista.Abbiamo intervistato Raffaella

Pirini, la candidata sindaco, che è stata in prima linea con l’as-sociazione Clan-Destino (vedi articolo sotto) per la battaglia contro l’inceneritore di Forlì.

Perché una lista civica a Forlì? Volevamo portare avanti delle idee per una gestione della città diverse da quelle che sono state sostenute fi nora, per questo ab-biamo deciso di impegnarci in prima persona.

Ma prima di scendere in campo avete provato ad avere un con-fronto con altri partiti, ad esem-pio sulla raccolta differenziata

porta a porta che richiedete in-sistentemente?Certo, abbiamo cercato di cre-are dei canali di dialogo, ma quanto emerso dai confronti avuti non è coerente con le idee che proponiamo.

Dal programma si capisce che la partecipazione dei cittadini per voi è essenziale. È diventato an-che un metodo di lavoro?Sicuramente. Ne è un esempio la stessa creazione di DestinAzione Forlì, avvenuta attraverso il pas-sa parola fra persone già sensibi-lizzate sui temi della democrazia partecipata, dell’ambiente e del-

la riduzione dei consumi. Abbia-mo anche coinvolto direttamente alcune persone che ci erano vici-ne, mentre altre “esterne” si sono proposte autonomamente quan-do abbiamo presentato la lista. Il nostro programma è assoluta-mente aperto ad idee e contribu-ti, ovviamente vagliati secondo i nostri principi etici, che racco-gliamo attraverso il sito (www.de-stinazioneforli.it) e durante gli in-contri con i cittadini. è incredibile come le persone si stupiscano di trovare fi nalmente ascolto. Loro ne hanno bisogno e noi abbiamo buon orecchio.

Spiegaci sinteticamente su cosa si fonda il vostro pro-gramma, com’è la Forlì che vi immaginate.Il nostro programma si fonda sul buon senso applicato alla vita della comunità. Si parte dal ri-spetto dell’ambiente e dalla sa-lute, declinati nella riduzione del consumo di territorio e degli sprechi. Tutto questo per aumen-tare il benessere e la salute dei cittadini. La tutela dell’ambiente può funzionare anche da volano per l’economia.Si possono potenziare tutti quei settori non ancora sfruttati: ri-sparmio energetico, idrico, pro-duzione di energie rinnovabili, imprenditoria dedicata al rici-claggio dei rifi uti e al recupero delle materie prime.

Un esempio concreto?Tanto per cominciare affi dare ad una Esco (Società che realiz-zano gli interventi tecnici per il ri-sparmio energetico a proprie spe-se, ripagandosi il costo dell’investi-mento con una quota del risparmio effettivamente conseguito grazie all’intervento, N.d.R.) la riqualifi -cazione di tutti gli immobili del Comune. Tutta la gestione del verde urbano dovrebbe essere ripensata, coinvolgendo le atti-vità dei quartieri e affi dandola a delle cooperative che favorisco-no il reinserimento lavorativo di persone svantaggiate, mentre della gestione del suolo pubbli-co se ne potrebbero occupare gli anziani. Crediamo inoltre che si debbano favorire le atti-vità del centro storico attraverso azioni congiunte con i commer-cianti, evitando i grandi accen-tramenti come l’Iper, che non portano sicuramente ricchezza a livello locale.

In che cosa vi distinguete dagli altri?Siamo estranei ai poteri forti che governano la città, di qualsiasi tipo essi siano.Ma, soprattutto, siamo animati dalla gioia di vivere e facciamo quello che ci piace fare.

Per maggiori informazioni visita il sito www.destinazioneforli.it

RAFFAELLA PIRINI

Pur risiedendoa Durazzano,

in località Borgo Sisa,ha sempre considerato

Forlì la sua città di riferimento.

Diplomata presso il Liceo Classico Morgagni,

è poi diventata medico veterinario.

È stata fi no a poco tempo fa presidente

dell’associazione Clan-Destino, che si occupa di

problemi ambientali e tutela della salute.

6 SPECIALE ELEZIONI

Raffaella Pirini con altri candidati della lista civica DestinAzione Forlì

[Adotta il posto in cui vivi, il tuo quartiere, la tua frazione, la tua città]

Intervista a Intervista a

DestinAzione? Forlì!DestinAzione? Forlì!

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Page 7: Adotta la Romagna

Esclusi i condannati penali e i protagonisti della politica

NATASCIA GUIDUZZINata e cresciuta a Cesena. Sposata da 12 anni, lavora come dipendente in una grande azienda del territorio cesenate che trasforma e commercializza prodotti ortofrutticoli.Diplomata in ragioneria, fa parte del Meetup “Cesena S’Ingrilla - Amici di Beppe Grillo” di cui è l’animatrice. Ha accettato la sfi da lanciata da Beppe Grillo di formare nel comune di Cesena una lista Civica 5 Stelle e negli ultimi mesi si è adoperata per rendere possibile questo progetto.

7SPECIALE ELEZIONInumero speciale Elezioni Amministrative 6-7 giugno 2009

Le liste a 5 stelle di GrilloIl movimento delle liste civiche in Italia è stato sicuramente alimenta-to dall’indignazione di Beppe Grillo verso la corruzione, il malgoverno e gli scandali del nostro paese. Il suo visitatissimo blog – 300.000 accessi al giorno – è stato la spinta propul-siva che ha fatto nascere i meet-up, siti internet che permettono la con-divisione e discussione di temi di interesse comune, più o meno gli stessi trattati da Grillo nel suo spazio virtuale. Quali? Commercio equo, fi -nanza etica, libera informazione, de-mocrazia partecipativa, gestione dei rifi uti, inquinamento, salute, acqua e diritti naturali. Per dare un riscontro pratico alla volontà «di tornare ad avere l’aria pulita, l’acqua, l’energia del sole e della terra, la tranquillità

e la salute e tutti gli altri elementi inalienabili di ogni persona», alcu-ni membri di diversi meet-up locali – esiste infatti un meet-up a Bolo-gna, uno a Forlì, uno a Cesena e così via – assieme ad altri soggetti che ne condividevano l’orientamento, danno vita nel 2007 ad alcune liste civiche. L’obiettivo è infl uire diretta-mente sulle decisioni pubbliche dei vari consigli comunali, partendo dal presupposto che i “Comuni decido-no della vita quotidiana di ognuno di noi”. Sulla base di queste prime esperienze, a marzo del 2009 Grillo invita tutti i meet-up locali a forma-re liste civiche per candidarsi alle elezioni comunali. In una riunione tenutasi a Firenze tutti i soggetti in-teressati a questa nuova sfi da fi ssano

i principi fondanti a cui le liste civiche saranno tenute ad attenersi per ottenere la certifi cazione di Grillo e di-ventare così liste a cinque stelle (ad oggi 60). Innanzi-tutto i candidati di queste liste non devono avere sen-tenze di condanna in sede penale e non devono essere iscritti a nessun partito.La loro attività politica do-vrà poi rispettare la Carta di Firenze, 12 punti fon-damentali a proposito di acqua, ambiente, trasporti, sviluppo ed energia, sca-turiti sempre dall’incontro tenutosi nel capoluogo to-scano.

Primo: proprietà pubblica dell’acqua.

Secondo: impianti di depurazione obbligatori

per ogni abitazione non collegabile a un impian-

to fognario, contributi/fi nanziamenti comunali

per impianti di depurazione privati.

Terzo: espansione del verde urbano.

Quarto: concessioni di licenze edilizie solo per

demolizioni e ricostruzioni di edifi ci civili o per

cambi di destinazione d’uso di aree industriali

dimesse.Quinto: piano di trasporti pubblici non inqui-

nanti e rete di piste ciclabili cittadine.

Sesto: piano di mobilità per i disabili.

Settimo: connettività gratuita per i residenti nel

Comune.Ottavo: creazione di punti pubblici di telelavoro.

Nono: rifi uti zero.Decimo: sviluppo delle fonti rinnovabili con

contributi e fi nanziamenti comunali.

Undicesimo: effi cienza energetica.

Dodicesimo: favorire le produzioni locali.

La Carta di Firenze

Le liste civiche a 5 stelle arri-vano anche a Cesena. La can-didata sindaco di “Cesena a 5 stelle”, Natascia Guiduzzi, 38 anni, spiega che quelle di “Ce-sena a 5 stelle” sono proposte semplici e di buon senso, ma non semplicistiche, come in-vece accusano alcuni. Nel pro-gramma della lista trovano spa-zio soprattutto il tema dei ri-fi uti, del risparmio energetico, della mobilità e della connetti-vità ad internet, dove si trova “il futuro dell’informazione”.Si punta alla strategia “rifi uti

zero”, che prevede la graduale scomparsa dei rifi uti dalle no-stre vite, attraverso una sem-pre minore produzione di scar-ti, raccolta differenziata porta a porta e riciclo. Coerente a que-sto obiettivo è la mobilità “dol-ce” che ha in mente “Cesena a 5 Stelle”: si percorrono i picco-li tragitti a piedi o in bicicletta, quindi sì a nuove piste ciclabili, oppure in autobus, per ridurre il numero di macchine in circo-lazione e di conseguenza anche l’inquinamento. A proposito di mezzi pubblici Guiduzzi pro-

pone anche l’uso di “software che permettono di organizzare il percorso di un mezzo pubbli-co in base alle esigenze dei cit-tadini, comunicate via sms” (da un’intervista a romagnaoggi.it).Per quanto riguarda la gestio-ne del ciclo dell’acqua, la lista chiede che Hera, l’azienda che ce l’ha in appalto, torni ad es-sere di proprietà pubblica, per-ché una società per azioni ten-de a fare gli interessi dei suoi azionisti privati piuttosto che offrire un servizio pubblico. Lo dimostrerebbe il fatto che in estate l’acqua della sorgente di Ridracoli fi nisce nei parchi ac-quatici della riviera, mentre dai rubinetti dei cesenati esce l’ac-qua dei pozzi.Sul tema dell’immigrazione la lista “Cesena a 5 stelle” ha un atteggiamento aperto. Si è re-centemente dichiarata favo-revole alla costruzione di una moschea a Cesena, pur “nel ri-spetto delle leggi italiane, con fi nanziamenti leciti e traspa-renti”. Guiduzzi ha affermato inoltre che è necessario torna-re a parlare di immigrazione mantenendo un atteggiamento equilibrato, ricordandosi che ci sono molti immigrati che vivo-no in Italia rispettando le leggi e cercando di integrarsi.A fi anco il programma detta-gliato della Lista.

Zero rifi uti, connettività a Internet per tutti e mobilità dolce

Cesena a 5 stelleCONNETTIVITÀ• garantire gratuitamente l’ac-cesso a internet nelle sedi comu-nali, nelle scuole, ecc.• pianifi care l’accesso a internet nel territorio comunale attraver-so la tecnologia Wi-Max• consentire ai cittadini di acce-dere alle informazioni sull’ope-rato del proprio Comune

MOBILITÀ• migliorare la qualità (effi cien-za e salute) del servizio dei mezzi pubblici• razionalizzare la gestione del traffi co urbano e delle risorse da esso derivate• incoraggiare la conversione delle auto da benzina/diesel a metano

ACQUA• promuovere l’utilizzo dell’ac-qua pubblica per l’uso potabile• aumentare il numero di pun-ti di prelievo e la frequenza delle analisi dell’acqua• inserire in bolletta e diffonde-re via internet i dati sulla qualità dell’acqua• ottimizzare il prelevamento dai pozzi e la miscelazione dell’ac-qua• pianifi care il riutilizzo dell’ac-qua piovana per l’irrigazione del verde cittadino• pianifi care la progressiva sosti-tuzione delle tubature in amianto

RIFIUTI• programmare la raccolta diffe-renziata domiciliare, cosiddetta “porta-a-porta”• limitare gli imballaggi aumen-tandone il riciclo• effettuare la raccolta differen-ziata in tutte le scuole, centri sportivi, cinema, ecc.• pianifi care la costruzione di moderni centri di riciclo dei ri-fi uti

SVILUPPO• favorire le imprese e i produt-tori locali• consentire ai produttori agri-coli locali di vendere direttamen-te ai consumatori• creare spazi dove poter far in-contrare domanda e offerta

ENERGIA• favorire la costruzione di edi-fi ci a basso consumo di energia• promuovere la realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili• introdurre una certifi cazione comunale sul risparmio energe-tico dell’immobile• stendere un piano per la riqua-lifi cazione energetica degli edifi -ci pubblici• favorire il recupero di edifi ci civili già esistenti e di aree indu-striali dimesse.

Page 8: Adotta la Romagna

Strumento principe della de-mocrazia diretta è il bilancio partecipativo. Questa forma di partecipazione può esse-re realizzata dividendo la cit-tà in circoscrizioni o quartieri e organizzando riunioni pub-bliche in cui ogni gruppo è chiamato a identificare i pro-pri bisogni e a stabilire prio-rità in vari settori (ambiente, educazione, salute). Alle riu-nioni partecipano anche i rap-presentanti di varie categorie professionali e lavorative, oltre a quelli degli enti locali. Alla fine ogni gruppo presenta le proprie proposte all’Ufficio di pianificazione, il quale compi-la un progetto di Bilancio, che deve poi essere approvato dal Consiglio comunale.Grottammare, un comune di circa 20.000 abitanti in pro-vincia di Ascoli Piceno, sta sperimentando da più di 10

anni un processo di parteci-pazione che sta dando ottimi risultati e che dimostra come realizzare forme di partecipa-zione reali è davvero possibile.Due gli elementi di forza di questa esperienza: le forme di organizzazione e le fasi in cui è stato diviso il processo di partecipazione. Gli abitanti di Grottammare si riuniscono sia in assemblee di quartiere che in comitati. Mentre le pri-me vengono convocate prima della redazione del Bilancio annuale, i secondi sono per-manenti e hanno il compito di seguire lo stato di attuazione delle richieste della comunità.Grazie a questa forma di par-tecipazione, gli abitanti di Grottammare hanno la possi-bilità di esprimersi in merito a diversi tipi di intervento, da quelli che richiedono una spe-sa esigua a quelli che invece

incidono in maniera rilevante sul Bilancio del Comune. Per controbattere a chi affer-ma che nelle casse comuna-li normalmente non ci sono i soldi per accontentare i citta-dini, riportiamo quanto emer-so dall’esperienza di Grottam-mare: in questi anni è stato di-mostrato che le richieste della comunità non sono inaffron-tabili, visto che circa il 60% di esse sono a basso costo, il 23% ha un costo intermedio e solo il 9% è ad alto costo.Chiedere alla comunità di

proporre e votare le esigenze emerse permette di arrivare a soluzioni più condivise: in questo modo anche chi non ha visto realizzato il “proprio” intervento è consapevole che è stata la propria comunità a decidere e non qualche ammi-nistratore, magari sulla base di un ordine di priorità che non rispecchia le esigenze dei cit-tadini. L’adozione del bilancio partecipativo a Grottammare ha inoltre permesso di svilup-pare almeno altri due aspetti “virtuosi”.Prima di tutto la popolazione locale sembra aver allargato, nel corso del tempo, il proprio orizzonte, per cui si è passati da una predominanza di inter-venti riguardanti “il proprio orticello” (leggi: strada davanti a casa o quartiere) ad un mag-gior numero di richieste di più ampio respiro che coin-

volgono l’intera collettività.Merita inoltre una menzio-ne particolare il caso di due quartieri che nei primi anni di sperimentazione sono sta-ti i protagonisti assoluti delle assemblee, presentando rego-larmente moltissime richieste. Perché?Perchè erano quelli con più problemi da risolvere: alto tas-so d’immigrazione in assenza di politica sociale, inadeguata pianificazione territoriale, as-senza di spazi aggregativi.In questi quartieri la parteci-pazione popolare ha permesso di azionare meccanismi di in-clusione sociale determinanti per uno sviluppo equilibrato del territorio: grazie all’inter-vento diretto dei cittadini che vi abitano, oggi queste aree non hanno nulla da invidiare a realtà più centrali o storica-mente strutturate.

Partecipazione, democrazia di-retta, bilancio partecipativo. Pa-role entrate oramai a far parte del linguaggio comune e che in tempo di elezioni sentiamo no-minare ancora più spesso.Il principio della partecipazio-ne è semplice, a livello teorico, e non sarebbe neanche così diffi-cile a livello pratico, se i politici non se ne volessero appropriare solo per conquistare voti, come spesso succede, ignorando poi all’atto concreto le iniziative e le scelte dei cittadini.

Che cosa prevede? Il principio della partecipazione preve-de che le decisioni sulle spese pubbliche e sulla gestione di beni e servizi rivolti alla comu-nità vengano discusse insieme da amministratori pubblici e cittadini, che conoscono meglio di chiunque altro i propri biso-gni e il modo in cui soddisfarli.La partecipazione è diventata oramai, in molti Paesi del mon-do, un strumento fondamentale per proteggere i diritti dei citta-dini, soprattutto a livello locale.

è sotto gli occhi di tutti che le dinamiche di gestione del po-tere globale fanno sempre più pendere l’ago della bilancia dalla parte di forze economiche esterne alla vita dei cittadini.Forze economiche che non sono nate da processi decisionali de-mocratici e che non hanno come obiettivo principale il consegui-mento del bene collettivo.Gli stessi partiti sono sempre più un semplice canale attra-verso cui far passare decisioni prese al di fuori delle sedi isti-

tuzionali. Promuovere processi di partecipazione ha quindi una forte valenza pratica e democra-tica. Essi permettono di riap-propriarsi dal basso di un po-tere decisionale che altrimenti rischia di diventare completa-mente scollegato dagli interessi reali della comunità.

Democrazia direttae democrazia rappresentativaSpesso si sente dire che demo-crazia diretta e democrazia rap-presentativa sono due realtà fra loro inconciliabili, ma non è così. Per usare le parole di Thomas Be-nedikter, ricercatore sociale da anni impegnato in un’iniziativa per ottenere la democrazia di-retta nella Provincia di Bolzano, “sono le due gambe di una de-mocrazia moderna e compiu-ta”. La democrazia diretta non

intende sostituire quella rap-presentativa, ma semplicemen-te desidera integrarla. Soprattutto di questi tempi, ca-ratterizzati da una forte sfiducia nei confronti dei tradizionali meccanismi di rappresentanza, in cui i cittadini si sentono fru-strati di fronte allo strapotere della classe politica. Di conse-

guenza i parti-ti continuano a subire un calo di iscritti mentre l’indifferenza ge-nerale cresce. Oc-corre quindi av-vicinare la comu-nità alle decisioni che la riguardano. Chi si oppone alla democrazia di-

retta affermando che costereb-be troppo, non tiene conto di particolari che non si possono affatto trascurare. Il costo del-la politica è oggi altissimo, so-prattutto a causa degli sprechi diffusi e degli stipendi dei po-litici di professione. Riducendo

“Oggi decidiamo noi”: La rinascita dei Comuni passa attraverso la democrazia

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Grazie agli strumenti della democrazia diretta, raggiungere un accordo condiviso è possibile e facile

Il bilancio partecipativo di Grottammare

In Italia non si

possono fare referendum

su tasse e imposte

La maggioranzadegli interventi

richiesti dai cittadini sonoa basso costo

SPECIALE ELEZIONI

Nelle vicine Marche, un modello virtuoso da imitare

[Adotta il posto in cui vivi, il tuo quartiere, la tua frazione, la tua città]

Page 9: Adotta la Romagna

questi costi gli strumenti della democrazia diretta, come per esempio il referendum, risulte-rebbero facilmente finanziabili.

Il referendum in Italia:uno strumento a metà!L’iniziativa popolare del re-ferendum, nella sua versione “estesa”, prevede che i cittadini possano presentare una pro-posta di legge al Parlamento, oppure proporre di modificare o abrogare una legge esistente. Se il Parlamento non accetta la richiesta, il quesito passa diret-tamente al voto referendario. Questo è quello che succede in Svizzera.In Italia invece i cittadini pos-sono sì presentare una proposta di legge, ma i parlamentari pos-sono deliberatamente decidere di ignorarla.I cittadini italiani hanno mino-re spazio d’azione anche su altri versanti. Non possono, ad esem-pio, votare per confermare o bocciare una legge prima della sua entrata in vigore come suc-

cede, ancora una volta, in Sviz-zera. Il “referendum confer-mativo”, infatti, è previsto dalla legge solo per modifiche alla Costituzione e solo nel caso in cui queste modifiche non siano state approvate da due terzi del Parlamento.

La democrazia direttain praticaA questo punto ci si potrebbe chiedere come, a livello locale, gli strumenti della democrazia diretta possano risultare utili a governare efficacemente.è presto detto. Basta prendere ad esempio alcuni casi concreti.Immaginate una situazione tipo. Abitate in una città ita-liana dove le autorità cittadine stanno per spendere una som-ma considerevole per acquista-re le opere di un artista locale di fama internazionale.Lo scopo è dare lustro alla città e potenziare il circuito del turi-smo legato all’arte. Contempo-raneamente però alcuni abitan-ti protestano sui giornali locali

perché dicono che l’ospedale ha bisogno di rinnovamento ed è meglio spendere i soldi nella struttura sanitaria. Dilemma ir-risolvibile? Assolutamente no. Almeno, per quei cittadini che hanno a disposizione gli stru-menti giusti. Come quelli utiliz-zati da alcuni cittadini svizzeri a Riehen (20.000 abitanti) che hanno costitui-to un comitato e raccolto le firme, che fra l’altro in questo stato non devono essere au-tenticate, per met-tere a referendum questa scelta. Si discute appassio-natamente del-la cosa, si forma un comitato favorevole e uno contrario. La questione viene sviscerata in ogni suo aspetto: economico, culturale, turistico, artistico e di sviluppo futuro. Il giorno del referendum arriva e la gente decide a maggioranza che è meglio spendere i soldi

per l’ospedale. Gradualmente le passioni sbolliscono, perché il procedimento attraverso il quale si è giunti a questa deci-sione è stato veramente demo-cratico e i cittadini hanno avuto la possibilità di decidere in pri-ma persona.Anche in Italia si muovono i primi passi verso una maggio-

re partecipazione popolare: in Valle d’Aosta, dove nel 2007 si è svolto il primo referen-dum propositivo in assoluto; in Sudtirolo, dove nel 2009 si vote-rà su una legge d’avanguardia a favore della de-

mocrazia diretta; in Toscana, che nel 2008 ha istituito una serie di nuove forme di consul-tazione dei cittadini.Questo perché, è bene ricor-darlo, anche a livello comunale e provinciale è possibile indi-re un referendum, sia di tipo

abrogativo che consultivo. Anche se, però, i referendum provinciali e comunali sono sottoposti alle normative, più o meno restrittive, stabilite dalle singole amministrazioni, negli statuti e nei regolamenti attua-tivi. Pur essendo un importante strumento di azione popolare, dei comitati civici e della socie-tà civile, i referendum vengono sempre più spesso “neutralizza-ti” da regolamenti o modificati di volta in volta dalle singole amministrazioni che ne temono gli eventuali risultati.Il fatto che le amministrazioni locali non siano obbligate a te-nere in considerazione i risulta-ti dei referendum non significa che non possano farlo, ma che forse non ne hanno intenzione. Una riflessione forse scontata ma quanto mai attuale in tem-po di consultazione elettorale, in occasione della quale molti candidati promettono ai citta-dini di coinvolgerli nel proces-so decisionale. Manterranno le promesse?

il piacere di parteciparediretta. Falsi ostacoli, molti vantaggi ed esempi da seguire

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In Svizzera, dov’è

possibile, il debito pubblicoè in calo

SPECIALE ELEZIONInumero speciale Elezioni Amministrative 6-7 giugno 2009

Gli italiani amano la loro terra e vogliono impegnarsi per renderla più bella, pulita e accogliente. Per questo, quasi in ogni Comune, stanno fiorendo liste civiche locali per rimediare a decine di anni di incompetenza, inefficienza e corruzione collegabili ai partiti politici nazionali di destra, centro e sinistra.Si tratta di un fenomeno politico impor-tante, che rispecchia la profonda insod-disfazione dei cittadini verso la classe politica al governo nei Comuni, nelle Re-gioni e in Italia.

Che cos’è una lista civica?“Una lista elettorale presentata alle ele-zioni amministrative, autonoma rispetto ai partiti tradizionali, con un programma che mira ad affrontare e risolvere i pro-blemi locali” (dal dizionario Garzanti).Le liste civiche sono uno strumento della democrazia partecipativa, e hanno l’obiettivo di aumentare il potere decisio-nale e la partecipazione dei cittadini alle scelte pubbliche.Le liste civiche sono organizzazioni po-

litiche di tipo nuovo, libere ed aperte a tutti, a dimensione locale e anche sovra-comunale, in rete con altre organizzazio-ni simili.Chi partecipa a una lista civica è coin-volto nelle decisioni sia strategiche che operative e definisce gli obiettivi comuni, centrati sulla valorizzazione e la conser-vazione del patrimonio culturale ed eco-nomico locale.I candidati della lista sono delegati al servizio dei cittadini e non rappresen-tanti dei partiti, quindi la lista civica è un’organizzazione politica indipendente e alternativa ai partiti tradizionali (fonte: www.listeciviche.org).I modelli di riferimento a cui si ispirano molte liste civiche sono vari. Si va dal-la Svizzera, in cui i principali strumen-ti di democrazia diretta sono l’iniziativa legislativa popolare e il referendum, agli Stati Uniti, e più precisamente al New England, dove il town meeting – in cui il potere di governo non è delegato, ma esercitato direttamente e con cadenza re-golare da tutta la popolazione – esiste da

più di due secoli ed è spesso citato come la forma più pura di democrazia diretta.Per arrivare a Porto Alegre dove l’espe-rienza partecipativa è stata realizzata coinvolgendo i cittadini nelle scelte re-lative al bilancio comunale, esperimento replicato anche in alcune città italiane, fra cui Grottammare (vedi pag. 8-9).Il fenomeno è molto ampio e ha scatena-to un dibattito anche all’interno della si-nistra, o almeno di una parte di essa, che ha cominciato a riconoscere la necessità di superare l’attuale sistema elettorale meramente rappresentativo e di delega “in bianco” ai partiti tradizionali.Perché spesso, quando ci si disinteressa della cosa pubblica, questa ci viene sot-tratta. Il confronto su questi temi è mol-to vivo ed è visibile soprattutto su vari forum presenti sul web, dove si trovano testimonianze di quanto è già stato fatto e di quanto si sta facendo:www.verademocrazia.it/nuovo;www.listapartecipata.it,www.nuovomunicipio.org;www.democraticidiretti.org.

Cresce il fenomeno delle liste civicheCosa vogliono? Democrazia partecipata prima di tutto

Foto di gruppo della lista civica DestinAzione Forlì

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Anche a Lugouna valida lista civica

Tutela dell’ambiente, rifiuti zero e filiera corta gli obiettivi principaliI cittadini richiedono a gran voce di essere coinvolti nelle scelte che riguardano il territo-rio. E quando si sentono esclusi si organizzano in comitati. E se neppure così vengono ascoltati creano liste civiche e si candi-dano alle elezioni. “Lugo si sta riempiendo sempre più di centri commerciali, palazzi e banche. Non so dove andranno i miei figli quando saranno grandi, perché non ci sono spazi aggrega-tivi. In Comune dicono che la città è piena di verde. Ma la sanno la differenza fra un giardino ed un parco?”.A parlare è Alessandra Bel-lini, infermiera di professione e candidata sin-daco della Lista dei Comitati di Lugo, nata, ap-punto, dall’unio-ne di vari comitati attivi sul territo-rio lughese.

Stop all’urbanizzazioneAd unire le diverse realtà è l’opposizione alla politica ur-banistica del Comune, alla lot-tizzazione del territorio, alla mancata salvaguardia dell’am-

biente. “A Lugo ci sono un’infi-nità di zone degradate: se ci fosse così bisogno di costruire, si potreb-bero sfruttare que-ste aree. Io credo che sarebbe fon-damentale, prima di tutto, spiegare a tutti cosa vuol dire costruire. Chiarire che tutte le spese di allacciamento, illuminazione ecc., ricadono poi sul Comune. Nuovi abitanti che necessitano di nuo-vi servizi, a cui deve far fronte sempre il Comune. Senza contare il fatto che siamo pieni di case

sfitte, almeno 1400, pari al 10% del totale, e ca-pannoni vuoti che testimoniano come la previsione di nuovi insediamenti sia completamente disancorata dalla realtà”.

Molto più saggio, sostiene Bel-lini, puntare su di uno “sviluppo urbanistico inteso come trasfor-mazione e recupero di quanto edificato, riconvertire entro il 2020 l’attuale patrimonio edili-zio pubblico e privato sulla base

di criteri di efficienza energetica, avvalendosi del contributo delle Esco (vedi pagine 12 e 13). Ri-

strutturare in senso ecologico richiede una certa tecnolo-gia; è quindi anche un’opportunità per riqualificare il lavoro in que-sto campo e creare nuovi spazi di cre-scita”.

Zero consumo del territorio, questo il motto, e massimo coinvolgimento dei cittadini attraverso gli strumenti parte-cipativi. Come? “Garantendo la trasparenza degli atti ammini-strativi attraverso gare on-line, rapide e al riparo da qualsiasi manipolazione esterna.Vorremmo inoltre che anche i red-diti di tutti i dipendenti e ammi-nistratori degli enti locali fossero resi pubblici”.

Rifiuti zeroAltro punto saliente del pro-gramma della Lista è la “strate-gia rifiuti zero”, da perseguire con una gestione interamente pubblica e trasparente. “Il con-trario di quello che si fa da noi con Hera, una società monopoli-

sta, tesa solo a rimpinguare i pro-pri profitti moltiplicando i rifiuti e cercando di bruciare tutto. Quin-di via da Hera e gestione diretta, porta a porta e tariffa puntuale su tutto il territorio, coinvolgimento dei cittadini, dei negozianti e delle imprese a cominciare dalla politi-ca di riduzione dei rifiuti, da una parte, e riciclo dall’altra. Infine promozione dell’acquisto ed uso dei beni riciclati, come peraltro vuole una legge sempre colpevol-mente dimenticata”.

Filiera cortaInfine, la Lista punta sulla fi-liera corta per rilanciare le at-tività locali e, coerentemente a questo obbiettivo, intende supportare la creazione di Gas, gruppi d’acquisto solidali formati da persone che si ac-cordano per acquistare all’in-grosso prodotti, privilegiando i piccoli fornitori che operano rispettando l’ambiente e ga-rantiscono eque condizioni di lavoro ai loro dipendenti.

A Lugo il corridoio ecologico intorno al Canale dei Molini rischia di scomparire

Sono ben sei i comitati che hanno dato vita alla Lista Civica di Lugo, tutti uniti in nome della di-fesa del territorio.Fra di essi vi sono il Comitato Dernier Regard (“Ultimo sguardo”) per la salvaguardia del pon-te delle Lavandaie e del canale dei Molini; il Co-mitato Gruppo Aperto Lugo Est contro la lottiz-zazione palazzinara e per la tutela delle identità rurali della zona. Poi quello per la salvaguardia della salute contro l’inquinamento da radiazioni e quello dei cittadini di Voltana che hanno lotta-to contro l’ampliamento della discarica e contro la costruzione della centrale UNIGRA da 50 Mw. Alessandra Bellini racconta l’esperienza del Der-nier Regard, che ha raccolto ben 2000 firme, pari ad un terzo degli abitanti del quartiere dove si trova il Ponte delle Lavandaie, per opporsi a quel-la che ritengono una speculazione edilizia in una delle zone di maggiore pregio paesaggistico di Lugo. Il canale dei Molini, la zona interessata dal piano strutturale del Comune, fa parte di un cor-ridoio ecologico che è molto importante per la sopravvivenza di diverse specie animali e il man-tenimento dei loro habitat.

“Oltre ad essere rimasti inascoltati siamo stati ad-dirittura strumentalizzati. Ci hanno accusato di di-fendere la nostra proprietà e di non capire l’utilità del progetto”. Un progetto di edilizia popolare af-fermano il Comune e l’immobiliare che lo realiz-zerà, che permetterebbe di “dare casa a chi non ce l’ha”. Il Comitato, dal canto suo, sostiene che per questo scopo potrebbero benissimo essere sfrut-tati gli alloggi sfitti presenti sul territorio, “ma le nostre proposte non solo sono state bocciate, ma anche derise”, racconta Bellini. Questo non li ha scoraggiati però, spingendoli, anzi, a continuare ad indagare sulla questione, per vederci più chiaro. Scoprono così che “dell’im-mobiliare che dovrebbe costruire il nuovo lotto fa parte anche la Fondazione della Banca di Roma-gna – continua Bellini – ed è proprio la Banca di Romagna l’istituto bancario che concede prestiti a chi è intenzionato ad acquistare una casa costruita dal gruppo immobiliare. Appare chiaro quindi che gli interessi in gioco sono molti, e sono soprattut-to espressione dei cosiddetti poteri forti”. Ciò non ha comunque scoraggiato il Comitato Dernier Re-gard che ha deciso di presentare ricorso al Tar.

Banca e Comune contro l’ambiente?

ALESSANDRA BELLINI

Nata a Faenza,ma residente a

Lugo fin dall’infanzia. Sposata, con due figli.

Di professione infermiera, dipendente Ausl

di Ravenna presso l’Ospedale di Lugo.

Da quattro anni Presidente del Comitato

Dernier Regard per la salvaguardia del Parco del

Ponte delle Lavandaie e del Canale dei Molini a Lugo.

“Sarebbe utile chiarire ai cittadini

cosa comporta costruire”

“Le case sfitte testimoniano

che nuovi immobili non

sono necessari”

10 SPECIALE ELEZIONI [Adotta il posto in cui vivi, il tuo quartiere, la tua frazione, la tua città]

Page 11: Adotta la Romagna

Speculazione edilizia o tutela del territorioLa Romagna è una terra meravigliosa: ferma anche tu chi vuole distruggerla

I Comuni concedono nuove licenze

edilizie allo scopo di incassare gli oneri

di urbanizzazione e aumentare le entrate:

in questo modo si devasta l’ambiente in

cui viviamo e il nostro patrimonio paesaggistico

L’economia locale prospera e i cittadini vivono meglio con il recupero e la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare esistente e inutilizzato, lo sviluppo delle aree verdi pubbliche e dei terreni agricoli.

Che cos’è un Comune? Un insieme di cittadini su un territorio. Il nostro territorio siamo noi, dobbiamo averne cura, tutelarlo, salvaguardarlo e avere coscienza che ad esso è strettamente legata la nostra sopravvivenza.In ogni Comune le battaglie più ac-cese si giocano sulla questione del territorio e dell’urbanizzazione: PRG e varianti urbanistiche sono le paro-le che si sentono spesso pronunciare all’insediamento di ogni nuova ammi-nistrazione.“Attorno ad una variante urbanisti-ca – ha dichiarato Marco Boschini dell’associazione Comuni Virtuosi

in occasione del convegno “Stop al consumo del territorio” tenutosi lo scorso 24 gennaio a Cassinetta di Lu-gagnano – si giocano i soliti vizi della politica: le varianti urbanistiche vengono decise da po-chissime persone chiuse in una stanza a seconda dell’amico costruttore di turno. In questo modo nel giro di trent’anni abbiamo distrut-to il nostro paese”.Chi svolge un ruolo strategico nella partita urbanistica è il Comune.Purtroppo però i Comuni versano in

condizioni economiche precarie, che rendono molto difficile realizzare ope-re pubbliche e garantire i servizi indi-

spensabili.Così si procede alla mo-netizzazione del territorio, un meccanismo deleterio che permette di finanzia-re i servizi ai cittadini con gli oneri di urbanizzazio-ne, con l’edilizia. La qua-

le però produce nuovi residenti, nuo-ve attività e quindi nuove domande di servizi, e così via, con effetti devastanti sul nostro patrimonio paesaggistico e artistico, nonché sull’agricoltura.

Soluzioni?Non esistono ricette già pronte, ma proposte, come quella del “Movimen-to Stop al Consumo del territorio (vedi il sito www.stopalconsumoditerritorio.it).Partendo, prima di tutto, da una po-litica urbanistica improntata alla so-brietà, in cui le decisioni vengono prese assieme ai cittadini, vincolan-do pubblicamente gli amministratori al loro rispetto.Una politica urbanistica che punti a recuperare il patrimonio immobi-liare esistente e inutilizzato invece di svendere il territorio attraverso le concessioni edilizie.

Cassinetta di Lugagnano è un piccolo Comune di 1.846 abitanti, non per que-sto estraneo alle “mire espansionistiche” della vicina Milano, distante solo 26 km. è un esempio di soluzioni alternative ai problemi di urbanizzazione, di soluzio-ni condivise con la propria cittadinanza.Cassinetta ha approvato un piano rego-latore a crescita zero, che non prevede nuovi insediamenti e che punta a man-tenere il più possibile intatto il patrimo-nio agricolo. Come si è arrivati a questo? Attraverso un’approfondita analisi de-mografica, volta e determinare il reali-stico fabbisogno abitativo, a cui è pos-

sibile fare fronte attraverso il recupero puntuale degli edifici, la riconversione di aree produttive, il completamento delle aree già edificate. Parallelamente non verrà creata nessuna grande strut-tura commerciale, mentre verranno in-crementate quelle medio-piccole e verrà potenziata la rete dei servizi.Per arrivare a questa decisione i cittadi-ni hanno scelto fra due opzioni: finan-ziare la spesa corrente e gli investimen-ti con nuove lottizzazioni, oppure inter-venire sulla fiscalità locale. I cittadini hanno deciso di preservare il proprio patrimonio ambientale, accettando un

aumento delle imposte. La macchina co-munale, dalla sua, è costantemente im-pegnata nella ricerca di finanziamenti e nel ridurre le spese non indispensabili. Esempio? L’auto blu del Comune è una Panda Verde.C’è qualcosa di replicabile in questo mo-dello? Forse non la crescita zero, almeno non ovunque, ma i principi di fondo si-curamente. Svincolare il futuro del terri-torio dalle esigenze di bilancio, pensare a cosa è giusto tutelare, puntare a mini-mizzare il consumo di suolo. Soprattut-to, ricominciare ad ancorare il piano ur-banistico a previsioni realistiche.

Cassinetta di Lugagnano ci indica la strada

Stopal consumo

del territorio

11BUONE PRATICHE

La tutela del territorio si sposa con le reali prospettive di crescita della comunità

numero speciale Elezioni Amministrative 6-7 giugno 2009

Page 12: Adotta la Romagna

Il quadro normativo entro il quale si può muovere una pubblica amministrazione per stipulare contratti con la metodologia delle Esco è quello della legge Merloni, ed in particolare dell’artico-lo 37 bis. L’articolo defi nisce la procedura del project fi -nancing nella realizzazione delle opere pubbliche.Lo spiega molto chiaramen-te Maurizio Pallante, esperto di risparmio energetico, nel libro Un futuro senza energia? (Editori Riuniti).“Se una pubblica ammini-strazione vuole realizzare un’opera ma non ha in bi-lancio i soldi per farla, può accettare che venga costruita da un privato, lasciandoglie-ne in cambio la gestione, e i proventi economici che ne derivano, per un numero di anni non superiore a trenta.Il procedimento amministra-tivo prevede che il privato presenti, praticamente a sue spese, il progetto dell’opera e il piano fi nanziario per am-mortizzarne i costi.L’Ente lo pubblicizza e met-te in bilancio, come rimbor-so delle spese di progettazio-ne, una cifra pari al 2,5 per cento del valore dell’ope-ra, invitando altri operatori a presentare, all’interno di quel budget, progetti e pia-ni fi nanziari concorrenziali a quello ricevuto. Se, entro la scadenza fi ssata non ne rice-ve altri, l’incarico viene affi -dato al promotore.Se, invece, ne riceve di più vantaggiosi, il promotore ha comunque un diritto di prelazione purché si adegui all’offerta più bassa indicata dai suoi concorrenti.Fino ad ora questa procedu-ra è stata utilizzata per co-struire piscine o grandi ope-re infrastrutturali, ma calza a pennello per effettuare ri-strutturazioni energetiche”.

LA LEGGE COSA DICE?

ed in particolare dell’artico-ed in particolare dell’artico-

ni fi nanziari concorrenziali a ni fi nanziari concorrenziali a ni fi nanziari concorrenziali a ni fi nanziari concorrenziali a ni fi nanziari concorrenziali a ni fi nanziari concorrenziali a ni fi nanziari concorrenziali a ni fi nanziari concorrenziali a ni fi nanziari concorrenziali a ni fi nanziari concorrenziali a ni fi nanziari concorrenziali a ni fi nanziari concorrenziali a ni fi nanziari concorrenziali a ni fi nanziari concorrenziali a ni fi nanziari concorrenziali a ni fi nanziari concorrenziali a ni fi nanziari concorrenziali a ni fi nanziari concorrenziali a ni fi nanziari concorrenziali a ni fi nanziari concorrenziali a ni fi nanziari concorrenziali a

12

Energia: consumarneLe Esco, società di risparmio energetico, aiutano

La grave crisi economica che stiamo attraversando ha porta-to a focalizzare l’attenzione sui consumi, e in particolare sui consumi di energia. Le risorse di questo pianeta sono limitate, mentre gli sprechi sono diffusi. Anche in questo campo le pub-bliche ammini-strazioni possono fare tanto, impe-gnandosi fi n da subito in inter-venti di risparmio energetico, costi-tuendo così un valido esempio da seguire anche per i cittadini. Come? Strano ma vero, senza indebi-tarsi e contemporaneamente facendo “girare” l’economia pu-lita. Vediamo in che modo, anche se è bene precisare fi n dall’ini-zio che, purtroppo, il sistema

che andremo a descrivere deve ancora superare del tutto alcune diffi coltà.

Enti pubblicie risparmio energeticoEsistono società, dal nome Esco

(Energy Service Company) che, fi n dal 2002, sono impegnate nella realizzazione di interventi volti a ridurre i con-sumi energetici. Come? Facendo un’accurata ana-lisi di quelli che sono i fabbisogni e individuando i

settori dove si può risparmiare. Normalmente nelle pubbliche amministrazioni sono l’illumi-nazione pubblica, il riscalda-mento degli edifi ci, l’acquisto e il consumo di energia elettrica.

Allora si provvede a sostituire le lampade con quelle ad alta effi cienza, si migliora la coiben-tazione degli edifi ci pubblici, si acquista energia sul libero mer-cato, si installano impianti di generazione alimentati da fonti rinnovabili.

Come fi nanziare gli interventiVeniamo al nodo centrale: per fare tutte queste cose non è necessario spendere denaro pubblico. Il meccanismo che permette di sollevare le ammi-nistrazioni locali dall’impegno economico si chiama fi nanzia-mento tramite terzi. La Esco effettua l’intervento grazie alle risorse anticipate dal sistema bancario e si accor-da con l’utente fi nale (che non anticipa niente) su quanta parte del risparmio economico otte-nuto grazie all’intervento stesso debba servire a ripagare l’inve-

stimento, defi nendo così il piano di rimborso. Alla fi ne del perio-do di rimborso, l’utente fi nale, in questo caso l’amministrazione locale, diventa titolare dell’in-tervento e usufruisce in pieno dei risparmi derivati. Quando nel 2004 il Ministero delle Atti-vità Produttive ha emanato i de-creti sull’effi cienza energetica, le Esco sono state identifi cate come riferimento per una serie di attività connesse ai decreti stessi e come soggetti privilegiati per la gestione dei titoli di effi -cienza energetica.

Vecchi monopoli e nuove sfi deUno dei problemi maggiori nel-la costituzione delle Esco è stata, ed è tuttora, l’individuazione di partner di riferimento con ca-ratteristiche idonee ad affron-tare le sfi de connesse a questa nuova impostazione del settore energetico, ancora monopolizza-

Le Esco permettono di realizzare

interventi energetici

senza spendere soldi pubblici

6 milioni di investimenti recuperati in soli 5 anni di

Padova. 200.000 abitanti, che diventano il doppio se si con-sidera anche l’area metropoli-tana. Nonostante questi nume-ri e il background cittadino, o forse proprio in virtù di questi elementi, l’amministrazione ha deciso di dotarsi di un piano energetico comunale.Il tutto in mancanza di un equivalente a livello nazio-nale, facendo da battistrada per tutti gli altri comuni delle stesse dimensioni che, si spe-ra, seguiranno numerosi que-

sto esempio. L’investimento è stato sicuramente ingen-te, circa 6 milioni e mezzo di euro, ma il risparmio legato alle nuove tecnologie permet-te di rientrare della maggior parte delle spese in 5 anni. Il piano di effi cienza energe-tica del Comune di Padova è partito da una valutazione ana-litica e scrupolosa dei consumi storici, degli impianti esistenti, delle tecnologie in uso.Durante uno studio prelimi-nare durato otto mesi sono

stati analizzati i consumi e le ineffi cienze delle utenze elet-triche e termiche del patrimo-nio immobiliare esistente. Successivamente sono sta-ti individuati i macrosetto-ri di intervento. L’acquisto di energia elettrica è avvenuto sul libero mercato, verifi cando l’effi cacia del contratto per la fornitura e questo ha con-sentito un risparmio annuo di ben 40.000 euro! Poi si è passati agli impianti di illuminazione pubblica, sosti-

tuendo i vecchi apparecchi e le lampade a bassa effi cienza.Dall’illuminazione delle stra-de ai semafori il passo è sta-to breve. Qui si è provvedu-to a sostituire le lampade ad incandescenza con lampade a LED che durano 20 volte in più e consumano l’80% in meno. Un altro campo d’intervento è stato la valutazione del’effi -cienza termica ed elettrica de-gli edifi ci: ne sono stati esami-nati 110. Sono state quindi so-

Padova: l’effi cienza energetica

UN COMMITTENTE, PUBBLICO O PRIVATO, VUOLE EFFETTUAREUN INTERVENTO PER RIDURRE I PROPRI CONSUMI ENERGETICI

SENZAIL FINANZIAMENTO TRAMITE TERZI

CONIL FINANZIAMENTO TRAMITE TERZI

INDIVIDUA I FORNITORI E DESTINALE PROPRIE RISORSE FINANZIARIE

PER REALIZZARE L’OPERA

IL COSTO DELL’OPERA È TUTTO A CARICO DEL COMMITTENTE

IL COSTO DELL’OPERA È TUTTO A CARICO DELLA ESCO

INDIVIDUA UNA ESCO CHE PROVVEDE A RICERCARE SIA I FORNITORICHE LE RISORSE FINANZIARIE

BUONE PRATICHE [Adotta il posto in cui vivi, il tuo quartiere, la tua frazione, la tua città]

Page 13: Adotta la Romagna

13

meno, consumarla meglioi Comuni a ridurre gli sprechi e le emissioni inquinanti

to da grandi gruppi ex pubblici e privati. Le Esco sono struttu-rate in unità territoriali, che per loro natura intendono essere l’espressione delle particolari specifi cità dei luoghi che rap-presentano.è stata scelta questa politica di sviluppo per ov-viare a due pro-blematiche molto importanti, che purtroppo non sono ancora state risolte, come spie-ga il presidente di Esco Romagna nell’intervista a lato: assenza di un quadro normativo nazionale che defi nisca chiaramente ruoli e specifi cità e, soprattutto, as-senza di un’adeguata copertura fi nanziaria per la realizzazione dei progetti attraverso il Finan-

ziamento tramite terzi.L’assenza di un quadro norma-tivo chiaro rende inoltre diffi -cile defi nire precisamente cos’è una Esco. Alcune società non offrono servizi energetici inte-grati, in quanto specializzati in

una tecnologia o tipologia di intervento par-ticolare, altri non operano in un’ottica di finanziamento tramite terzi.Ad esempio, qualcuno utiliz-za il nome Esco solo per cam-biare a sue spe-

se le lampade dell’illuminazione pubblica. Certo, anche in questo modo si contribuisce a ridurre le emissioni di CO2, ma l’interven-to di riqualifi cazione energetica non può certo dirsi completo.

risparmio

stituite le lampade ad incan-descenza o alogene con quel-le fl uorescenti; installati sen-sori di presenza e interruttori a tempo per il controllo auto-matico delle luci; sostituite le caldaie a gasolio con quelle a metano; migliorata ove pos-sibile la coibentazione (tec-nica per l’isolamento acustico, termico o termoacustico degli edifi ci). è stato inoltre realiz-zato un generatore fotovoltaico in un parcheggio scambiatore e installati pannelli solari per

il riscaldamento dell’acqua in diverse scuole ed impianti.Solo rimanendo al dato relati-vo alla pubblica illuminazione c’è da rimanere senza parole.Alla fi ne degli interventi di riqualifi cazione energetica si otterrà un risparmio di ener-gia elettrica pari a 6.543.000 KWh/anno per oltre 600.000 euro di risparmio sulla bolletta del Comune!E tutto questo senza citare la riduzione delle emissioni in-quinanti.

conviene

Contratti decennali a favore di Herae mancanza di fonti di fi nanziamento

Il sistema di intervento prospettato dalle Esco sembra così ottimale che viene da chiedersi come mai non l’abbiano già adottato tutti i Comuni e le Province.Per capire meglio come mai non è ancora successo, abbiamo fatto qualche domanda al presidente di Esco Romagna, Angelo Spanò. “Innanzitutto vi è un problema economico: le Esco non hanno ancora ricevuto dal governo il fondo di garanzia necessario a far funzio-nare il meccanismo del fi nanziamento trami-te terzi, studiato apposta per ovviare alla man-canza di fondi delle amministrazioni locali.Il fondo, promesso nel luglio 2008, quando le Esco hanno ricevuto un riconoscimento uffi -ciale dal Ministero delle Attività Economiche, doveva essere di 25 milioni di euro, e costi-tuire la base economica che avrebbe permes-so alle Esco di esporsi fi nanziariamente nei confronti delle banche, sollevando da questo impegno Comuni e Province”. Senza questo fondo, infatti, molte banche non concedono i fi nanziamenti, spesso ingenti, soprattutto se si tratta di un Comune di grandi dimensioni, necessari per effettuare gli interventi di ri-sparmio energetico. A questo problema se ne aggiunge un altro. I settori che maggiormente incidono nei con-sumi energetici per le amministrazioni locali sono la pubblica illuminazione e gli edifi ci pubblici.“Per quanto riguarda l’illuminazione, in Ro-magna la maggior parte degli enti locali è vincolata da contratti decennali con Hera. L’azienda è quin-di responsabile dell’effi cienza de-gli impianti, noi come Esco non possiamo interve-nire.Non sto criticando a priori l’operato di Hera, ma è un dato di fatto che questi contratti sono stati stipula-ti in anni in cui i concetti di rispar-mio energetico non erano sicura-mente all’ordine del giorno”.Succede così che

un presidente di quartiere di Forlì, sensibile al problema, chiami Esco Romagna, perché vorrebbe migliorare l’impianto di illuminazio-ne del suo quartiere. Esco Romagna ha però le mani legate, è costretta a rimandare il presi-dente di quartiere agli uffi ci comunali. Questo almeno fi no al 2012, data a partire dalla quale sarà possibile indire gare d’appalto. E per quanto riguarda le energie rinnovabili? Qui pare di intravedere qualche segnale più positivo. “Il Comune di Cesenatico ha indetto un bando per affi dare l’installazione di pan-nelli solari sui tetti degli edifi ci pubblici.Anche la Provincia di Ravenna ha elaborato un piano per incentivare il fotovoltaico rivolto alle attività commerciali, grazie ad un accordo con un banca che concede mutui ad un tasso basso, del 3%”.Un grande caos sembra invece regnare a pro-posito dell’acquisto di energia sul libero mer-cato. “Faccio un esempio – continua Spanò. Un Comune romagnolo acquista energia da un consorzio come il nostro. Un Comune a di-stanza di 6/7 km sostiene che è impossibile far-lo. Uno dei Comuni più grandi dell’Emilia Ro-magna ha un contratto per la fornitura libera fi no al 2015: ma che mercato libero è questo?”.Mercato libero che poi funziona solo nel caso dell’energia, secondo quanto riporta il pre-sidente di Esco Romagna, perché nel settore del gas, Eni ha praticamente il monopolio. “Non è possibile che quando si deve installare un impianto ogni Comune abbia un approccio diverso. Arrivi ad un punto che non sai nean-

che più con chi prendertela. Per ovviare a questo abbiamo chiesto al Ministero che co-stituisca una banca dati consultabile dai cittadini e dagli amministratori”. Come spesso suc-cede, poi, la buro-crazia non aiuta. “Solo per fare un intervento sono necessarie due co-municazioni, una preventiva e una consuntiva: ma se poi uno l’interven-to non lo fa?”.

Esco in Romagna imbrigliate tra monopoli e burocrazie

100%

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bolletta energetica prima degliinterventi

Recupero investimentoda parte della ESCO

Bolletta energeticadopo gli interventi

Bolletta energeticadopo gli interventi

Risparmio dell’utente

95%

70%

BUONE PRATICHE

La mancanza di un quadro

normativo permette

di sfruttare indebitamenteil nome Esco

Il grafi co rappresenta il vantaggio del Finanziamento tramite Terzi

numero speciale Elezioni Amministrative 6-7 giugno 2009

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Quando P.a.g.a.RE significa rispettare l’ambiente

Un progetto del Comune di Reggio Emilia per l’acquisto eco-consapevole

In Italia gli Enti pubblici locali, regionali

e nazionali spendono in acquisti una cifra

pari al 20% del prodotto interno lordo, ossia

un quinto di tutta la ricchezza prodotta in

Italia in un anno

Le Pubbliche Amminsitrazioni spendono cifre molto grandi.Orientare questa spesa verso scelte ecosolidali può mettere in moto importanti cambiamenti

PagaRe può anche significare qualcosa di diverso da quel-lo a cui siamo normalmente abituati. In questo caso è un acronimo per Progetto Acqui-sti Green a Reggio Emilia, lo strumento con cui il Comune di Reggio e quello di Cavriago si sono dati delle linee guida per acquistare beni e servizi rispettando criteri ambientali.è da un po’ di tempo che que-sti concetti sono stati adottati dalle pubbliche amministrazio-ni, ma qui stiamo parlando di un quadro molto articolato che va al di là del semplice acquisto di carta riciclata per uffici. Tutto parte nel 2004, quando il Comune di Reggio comincia a realizzare quanto contenuto

in un bando ministeriale vinto nel 2002.Gli obiettivi sono chiari. Oltre ad incrementare gli acquisti sostenibili coinvolgendo diret-tamente i vari uffici dell’am-ministrazione locale, si cerca di diffondere una maggiore consapevolezza tra il personale e tra le imprese fornitrici sulle implicazioni legate ai consu-mi, alla produzione e all’uso di beni e servizi. Il tutto per otte-nere un risparmio ambientale e sociale di lungo periodo, oltre che economico.Il progetto costituisce un buon esempio di quello che può es-sere fatto in questo senso per diversi motivi.Primo: contiene uno studio

dettagliato degli acquisti verdi che l’amministrazione era già solita effettuare.Secondo: la decisione sui set-tori in cui cominciare la speri-mentazione è stata presa com-binando due parametri, rile-vanza e fattibilità.Quindi: si individuano i beni e servizi che si acquistano di più, oppure che costituiscono una voce importante della spesa pubblica. Contemporaneamen-te si cerca di capire quanto sia semplice definire criteri am-bientali omogenei da rispettare, se quei beni sono disponibili sul mercato e che implicazioni organizzative ha l’introduzione di nuovi parametri verdi.Perché tutto questo deve essere

poi tradotto in bandi di gara, che il Comune di Reggio ha successivamente pubblicato sul proprio sito, oppure in schede tecniche adottate dall’ammi-nistrazione per determinati tipi di acquisti. Scendendo nel concreto, con questa analisi è stata individuata una serie arti-colata di beni e servizi, fra cui arredi scolastici o per ufficio, prodotti tessili, materiale edi-lizio, servizi di ristorazione e pulizia.Come forse era prevedibile, l’amministrazione si è resa con-to che alcuni settori cruciali e dalle forti implicazioni sociali, legate alle condizioni lavorative (edilizia, tessile), erano “scoper-ti” e senza modelli che indicas-

sero precisamente quale strada seguire. Visto che era inoltre necessario comunicare ai for-nitori le nuove esigenze, sono stati organizzati degli incontri di approfondimento sui pun-ti “critici”, a cui sono seguite sperimentazioni, ad esempio, sull’acquisto di vernici, fine-stre, pavimentazioni. Il progetto, oltre ad aver in-trodotto criteri ecologici nelle procedure d’acquisto dei due Comuni coinvolti, ha un altro pregio: l’aver individuato del-le linee guida che anche altre amministrazioni locali possono seguire per replicare, ma anche estendere, questi comporta-menti virtuosi (www.municipio.re.it/acquistiverdi).

Gli Enti pubblici dovrebbero seguire precise direttive ministerialiL’acquisto verde delle pubbliche ammini-strazioni ha origini lontane, almeno sulla carta. Il Green Public Procurement (GPP) compare per la prima volta nel Libro Ver-de sulla Politica Integrata dei Prodotti dall’Unione Europea nel 1996.Ma bisogna aspettare una direttiva del 2004 perché venga inserito in un quadro nor-mativo coerente, attraverso l’introduzione della “variabile ambientale” come uno dei criteri che valorizzano le offerte nelle gare d’appalto pubbliche per forniture, servizi e lavori. E in Italia? Il Green Public Procurement non è obbligatorio, tuttavia esistono alcu-ne norme che ne sollecitano l’introduzione.

Che avrebbe un grosso peso, visto che la pubblica amministrazione spende in acqui-sti il 20% del Prodotto Interno Lordo.Dal sito dell’Istituto superiore per la Pro-tezione e la Ricerca Ambientale apprendia-mo che un primo segnale in tal senso viene rappresentato dall’approvazione da parte del Comitato Interministeriale per la Pro-grammazione Economica di una delibera, nel 2002, che stabilisce che “almeno il 30% dei beni acquistati deve rispondere anche a requisiti ecologici; il 30-40% del parco dei beni durevoli deve essere a ridotto consu-mo energetico, tenendo conto della sostitu-zione e facendo ricorso al meccanismo del-la rottamazione”. Nel 2003 arriva un altro

decreto ministeriale che “invita” le regioni a stabilire norme che spingano gli enti locali a coprire una quota del proprio fabbisogno annuale di beni con prodotti ottenuti alme-no per il 30% da materiale riciclato. L’orizzonte nazionale sugli acquisti verdi si allarga però nel 2006, anno in cui viene pubblicato un Codice sui contratti pubbli-ci relativi a lavori, servizi e forniture, in at-tuazione delle direttive europee.Il Codice appalti, pur non rendendo obbli-gatoria la pratica degli acquisti verdi, lascia la possibilità ad amministrazioni ed enti lo-cali di subordinare il criterio di economici-tà a criteri “ispirati alla tutela della salute e dell’ambiente”.

L’Europa ci invita ad acquistare verde

BUONE PRATICHE [Adotta il posto in cui vivi, il tuo quartiere, la tua frazione, la tua città]

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Muoversi in città senza inquinareA Reggio due esperienze di Car Sharing, una “sociale”, l’altra per i commercianti

Autostop versione Jungo

Car Sharing ovvero l’auto con-divisa, è un servizio che per-mette di utilizzare l’automobi-le su prenotazione e che offre un approccio inedito alle quat-tro ruote, integrando il sistema pubblico e privato.Ci si iscrive e si pagano solo i costi di utilizzo dell’auto, per-ché quelli di assicurazione, ma-nutenzione ecc. sono a carico del gestore, come anche i costi d’usura: pneumatici, freni... Mentre a Rimini, dov’era gestito da Legambiente per conto della Provincia, il servizio è stato re-centemente sospeso, a Reggio Emilia è attivo con una formula molto interessante, perché ba-sata sull’uso di mezzi elettrici.Il tutto nell’ottica della mobili-tà sostenibile, che ha portato il Comune e Til, azienda locale di trasporto pubblico, a sostituire fra il 2002 e il 2004 gran parte degli autoveicoli con i nuovi

mezzi ecologici (75), sfruttando i contributi stanziati dal Mini-stero dell’Ambiente (Decreto Ronchi).I veicoli elettrici, oltre ad es-sere utilizzati per il trasporto pubblico e la raccolta dei rifiuti sono stati “coin-volti” in due pro-getti, uno di car sharing “sociale”, l’altro invece più commerciale, de-dicato agli ope-ratori del centro storico.Nel primo caso tutti gli operatori sociali che assi-stono gli anziani a domicilio han-no a disposizione 45 auto elet-triche, noleggiate per un lungo periodo.Quando non vengono utilizzate da loro, le auto vengono usate

dai volontari di diverse associa-zioni, con le quali è stato sta-bilito un accordo di comodato d’uso, per accompagnare utenti disabili a compiere attività so-ciali e ricreative. Per agevolare le ricariche TIL ha realizzato

alcune colonnine energetiche nelle sedi circoscrizio-nali, dove vengo-no normalmente depositati i mezzi.Nel secondo caso, invece, che ha preso il nome di progetto Aria-mia, 22 operato-ri commerciali hanno stipulato un contratto di

noleggio valido 2 anni, dopo aver osservato il successo del progetto di car sharing sociale.Il contratto prevede la sosti-tuzione gratuita del veicolo in

caso di avaria e manutenzione. Ed è stato anche studiato un pacchetto che include, fra le al-tre cose, l’accesso gratuito alla ZTL, sosta gratuita nelle aree blu, contributi a fondo perdu-to per abbattere il canone di noleggio.Questa modalità riduce per il commerciante il rischio im-prenditoriale di effettuare un investimento che nel medio periodo potrebbe rivelarsi non consono alle sue esigenze.Risultati? Oltre al grande ap-prezzamento da parte dei cit-tadini, la riduzione delle emis-sioni inquinanti, dei pericoli per la salute e dell’inquinamen-to acustico.A questi si aggiungono la sen-sibilizzazione della collettività e, non da ultimo, il risparmio economico dovuto al mancato acquisto della benzina e del gasolio.

Sembra che i dipendenti pubblici siano già pronti per cambiare forme di mobilità. Una ricerca nella provincia di Rimini del 2005 evidenzia come il 48% degli intervistati sa-rebbe pronto a cambiare modalità di tra-sporto in favore del car pooling. Esiste quindi una domanda collettiva di mobilità alternativa, probabilmente anco-ra dormiente, in attesa che si creino condizioni d’uso diverse da quelle attuali. Vi è anche chi propone un sistema di mobilità eco-sostenibile diverso da car pooling e car sharing, più flessibile, che non richiede di pro-grammare preventivamente il viaggio, forse più adatto ai tempi medi di per-correnza per raggiungere il lavoro (15

minuti circa). Jungo, inventato dal riminese Enrico Gorini, è un sistema che funziona apparentemente come l’autostop, ma che cerca di eliminarne le controindicazioni. Quando l’utente si presenta lungo una strada esibisce una card nominativa che sta a significare: chiedo un passaggio in questa direzione, voglio pagare, sono tranquillo. Il

rilascio della card è infatti subordinato al superamento di una procedura di control-lo sulla persona. Il movimento conta più di 1.000 aderenti ed ha referenti in 11 città del Nord Italia. L’associazione al momento sta lavorando sodo per realizzare una mo-bilità Jungo nel territorio di Trento, ma i promotori affermano che sembrano esser-

ci buone condizioni favorevoli anche in altre città. Sul sito (www.jungo.it), ad esempio, c’è una sezione dedicata al confronto con altri mezzi di tra-sporto su diverse tratte come Rimi-ni-Cesena, Rimini-Sant’Arcangelo, Rimini-Bologna, che evidenzia i ri-sparmi che Jungo permetterebbe di effettuare.

Un’altra nuova forma di mobi-lità sostenibile è il car pooling. Quest’espressione può essere tradotta con auto di gruppo, ovvero la pratica di mettersi d’accordo con altre persone per raggiungere una destina-zione con lo stesso mezzo di trasporto.Una o più persone mettono a disposizione il veicolo, magari alternandosi, mentre gli altri contribuiscono alle spese.I vantaggi? Facili da elencare: meno macchine in circolazio-ne, di conseguenza meno traf-fico e meno inquinamento.Risparmio generalizzato per carburante, usura del veicolo, pedaggi, parcheggi. Si tratta di una pratica più dif-fusa negli Stati Uniti e nel Nord Europa, mentre le prime speri-mentazioni nostrane su larga scala sono state fatte in occa-sione del tour di Ligabue del 2008, grazie a Tandemobility, un software sviluppato apposi-tamente per l’occasione.Adesso anche l’Università Cat-tolica di Milano ha attivato il progetto in via sperimentale per i suoi dipendenti (poten-zialmente 688 persone), sfrut-tando lo stesso sofware.Il meccanismo è semplice: ba-sta registrarsi, specificare il proprio percorso e creare un profilo, indicando dati anagra-fici, se si è fumatori, se si ha a disposizione un’auto.A quel punto sulla mappa si possono visualizzare tutti i di-pendenti iscritti al servizio e il loro percorso, e mettersi in contatto con quelli con cui sarebbe possibile formare un equipaggio. Sarà il programma a calcolare le spese che ognuno dovrà sostenere.L’introduzione di uno dei vari sofware dedicato al car pooling potrebbe essere un’idea per le amministrazioni locali, a mag-gior ragione se Autostrade per l’Italia estenderà all’intera rete nazionale lo sconto sul pedag-gio che dovrebbe applicare en-tro la fine dell’anno per chi pas-serà dai caselli dell’A8 e dell’A9 con tre passeggeri a bordo.

Un sistema agile ed economico di mobilità urbana

Auto elettriche condivise,

accesso alla ZTL, sosta

gratuita

Car Pooling:l’auto di gruppo

Un’altra opportunitàper le amministrazioni

Prima di Jungo Dopo Jungo

BUONE PRATICHEnumero speciale Elezioni Amministrative 6-7 giugno 2009

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La Romagnache acquista etico

I Gruppi d’Acquisto Solidale e l’esperienza degli Ingasati di Forlì

G.A.S., una sigla strana, magari dall’impatto un po’ forte, diven-tata abbastanza comune in Ro-magna. Capiamo meglio cosa si-gnifica. I Gruppi di Acquisto So-lidale sono esperienze di acqui-sto collettivo, orientate secondo precisi criteri di solidarietà.Un insieme di famiglie e/o sin-goli cittadini decidono di incon-trarsi per acquistare all’ingrosso o da piccoli produttori locali una serie di prodotti alimentari e di uso comune che poi ridistri-buiscono tra loro.Attraverso questo tipo partico-lare di “spesa collettiva”, i GAS intendono realizzare un concet-to più umano di economia, più vicino alle esigenze reali dell’uo-mo e dell’ambiente.Mettono in pratica un’etica del

consumo in contrapposizione al consumismo e agiscono unendo le persone invece di dividerle.Contemporaneamente favori-scono nuove progettualità e la costruzione di reti di collabora-zione nei più diversi territori.Tre sono le linee guida per gli acquisti dei GAS.

Scegliere produzioni locali:per ridurre l’inquinamento le-gato al trasporto, per conoscere personalmente i produttori e in-staurare con loro rapporti conti-nuativi e di fiducia.

Rivolgersi a piccoli produttori: perché sono i più interessati a una relazione diretta e per tro-vare un canale di vendita alter-nativo alla grande distribuzione.

Perché preferiscono l’intensità di manodopera a quella di capi-tale.Perché è più facile conoscere le modalità di lavoro all’interno delle loro aziende e preferire prodotti senza sfruttamento si-gnifica contribuire a regolamen-tare il mercato del lavoro.

Privilegiare produzioni biolo-giche e naturali: perché non utilizzano pesticidi, diserbanti, concimi chimici, che inquinano e consumano energia.I GAS preferiscono prodotti sfusi e, nel caso di imballaggi obbligatori, quelli maggiormen-te biodegradabili, ponendo at-tenzione all’intera filiera di tra-sformazione e al recupero degli scarti di produzione (riciclo, riu-so, riduzione dei rifiuti).

Particolare cura viene dedicata anche alla propria “organizza-zione interna”.L’etica del consumare in modo responsabile viene, infatti, vissu-ta nel creare un vero e proprio gruppo che non si limita a fare la spesa ma ha il piacere della partecipazione, della fiducia e, perchè no, della convivialità. La Romagna è ben rappresenta-ta con 11 gruppi di GAS, di cui

6 nella Provincia di Forlì-Cese-na, quattro in quella di Ravenna, uno in quella di Rimini e uno nella “straniera” Repubblica di San Marino.Il Gruppo GAS di Rimini, tra l’altro, è uno dei più forti in tut-ta Italia, raggruppando qualcosa come 800 nuclei familiari. Meno numeroso ma comunque altrettanto attivo è il Gruppo “inGASati” di Forlì (www.inga-sati.net) che ha tra i suoi mag-giori “ingasati” (è il caso di dirlo) Paolo Ricci, a cui abbiamo rivol-to alcune domande.

Paolo, come siete “nati” e “cre-sciuti”?“Il Gruppo è sorto nel 2006 su iniziativa di amici già particolar-mente attenti al consumo etico e solidale e desiderosi di capire come mutare il meccanismo di fare la spesa.Adesso ne fanno parte circa 90 famiglie, pari a circa 150/200 persone che fanno acquisti in modo continuativo.C’è un flusso abbastanza co-stante di nuove persone legato anche un po’ a cosa emerge a proposito dei Gas in tv.Quando, per esempio, ne ha par-lato “Report”, il giorno dopo sia-mo stati subissati da richieste”.

Che cosa si compra di più?“I prodotti del fresco su tutto, ma poi anche parmigiano, aran-ce, carne, tonno, prodotti per l’igiene della casa, pasta, farina, pannolini. Sempre cercando di privilegiare, quando è possibile, i produttori locali e bio.Abbiamo un fornitore anche per i libri (la Macro Edizioni, NdR) e per le api. C’è in corso, infat-ti, un bel progetto che intende ripopolare la città di api e così abbiamo aperto anche questo particolare... settore”.

In questi anni avete avuto con-tatti con gli Enti locali?“Pressoché nulli e la cosa per il momento non ci preoccupa. Allo stesso modo ci teniamo ad essere equidistanti dalle forma-zioni politiche. Siamo un’asso-ciazione ancora molto giovane: vorremmo dare il nostro contri-buto, se richiesto, nel diffonde-re la conoscenza dell’acquisto solidale, della decrescita, della filiera a impatto zero ma per il momento non ce la sentiamo di prendere una posizione per un candidato piuttosto che per un altro. Va da sé che chi agisce se-condo obiettivi che sono da noi condivisi avrà tutta la nostra at-tenzione”.

Ecco un modo in cui il Comune può promuovere i prodotti locali

“Un farmer’s market per ogni Comune”. Ad un anno di distanza la meta è ancora lontana, nonostante l’obbiet-tivo che si era posta Coldiretti per il 2008, ma la perce-zione è che in Romagna qualcosa si stia muovendo. Ma cosa sono esattamente i farmer’s market?In italiano sono “i mercati del contadino”, o più tecni-camente mercati agricoli cittadini. Istituiti nel 2008 da un decreto dell’ex Ministro dell’Agricoltura De Castro, sono ora attuabili attraverso l’emanazione di regola-menti comunali. Nei farmer’s market le imprese agrico-le possono vendere i loro prodotti, purché locali. Nel nostro caso provenienti dalla regione Emilia-Romagna.Si favorisce così la stagionalità, la freschezza e si ac-corcia la filiera, facendo guadagnare di più al produt-tore e valorizzando le tasche del consumatore. Ma non solo. Grazie ai mercati del contadino si riduce l’inqui-namento e l’impatto ambientale.Un recente studio, infatti, sostiene che “una famiglia che consumi prodotti locali e di stagione e che faccia attenzione agli imballaggi può risparmiare fino a 1.000

chili di CO2 l’anno”. Mangiare locale è, quindi, un va-lore aggiunto. Ma i nostri Comuni si sono dimostrati sensibili al tema degli alimenti a Km0? I ravennati di Alfonsine e Russi decisamente “sì”. Ancora ai blocchi di partenza, invece, Cesena, Castrocaro e Forlì, dove il rapporto diretto consumatore-produttore è appena partito. Maglia nera, poi, per tutti i Comuni del Rimine-se, dove ancora i progetti di mercati agricoli rimangono sospesi. Si vocifera, però, che i Comuni di Santarcan-gelo, Riccione e San Giovanni in Marignano si stiano attivando per avviare i farmer’s market, ma l’iniziativa vera e propria non è ancora partita. E così, mentre in realtà a noi vicine come il Veneto, già le associazioni di categoria si muovono per creare cir-cuiti di ristorazione sostenibili, qui siamo ancora agli albori della “filiera corta”. Forse perché in tempo di ele-zioni si ha un po’ paura di infastidire alcune categorie come quella della grande distribuzione?O – forse – perché pensiamo davvero che il cocomero australiano e la zucchina canadese siano più saporiti?

Timido debutto in Romagna per i mercati del contadino

BUONE PRATICHE [Adotta il posto in cui vivi, il tuo quartiere, la tua frazione, la tua città]

Il gruppo “inGASati” di Forlì in visita presso una cooperativa fornitrice di pasta

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17BUONE PRATICHEnumero speciale Elezioni Amministrative 6-7 giugno 2009

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Discarica, inceneritore, raccol-ta differenziata: sono questi i più noti metodi di gestione e smaltimento dei rifiuti. E di ge-stione dei rifiuti si sente sem-pre più spesso parlare, non solo a seguito della stranota “emer-genza” campana del 2008. Stanno diventando tan-ti, questi nostri scarti: la velocità con cui gli og-getti che acquistiamo si tra-sformano in rifiuto aumenta costantemente, e il percorso delle merci dal carrello della spesa al cestino di casa, e al cassonetto, diventa sempre più

breve. Un problema da gesti-re, soprattutto quando questo coinvolge direttamente la salu-te dei cittadini e dell’ambiente in cui vivono, richiede soluzio-

ni intelligenti e lungimiranti che sappiano trasfor-mare il “proble-ma” in “risorsa”.E invece no: nell’Italia degli “inciuci” e delle lobby il “proble-ma” si trasforma

in business per pochi e truf-fa ai danni di molti, come nel caso degli inceneritori.L’incenerimento è una forma antiquata e antieconomica di gestione dei rifiuti, tant’è che

all’estero, di inceneritori non se ne costruiscono più.In Italia invece i forni incene-ritori, se prevedono il recupe-ro energetico, sono impropria-mente definiti “termovaloriz-zatori”, al fine di accreditarli presso l’opinione pubblica con una falsa immagine positiva, che invece non hanno.Gli inceneritori, infatti, non valorizzano un bel nulla; anzi contribuiscono a dissipare energia, distruggendo i ma-teriali riciclabili presenti nei rifiuti e recuperando solo un decimo dell’energia in essi contenuta, mentre tramite il riciclaggio potrebbe esserne recuperata più del 50%.E allora come mai nel Bel Pae-

Inceneritori: traIn che modo gli italiani hanno versato 44 miliardi

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CIP6, CDR, Certificati Verdi: cosa si nasconde dietro queste sigle

Polveri sottili e ultrasottili, cosa sono e perchè sono cancerogene.Ecco perchè incenerire non significa “valorizzare”PM 10Gli inceneritori generano, attra-verso la combustione dei rifiuti, le famigerate polveri sottili. Queste polveri, altrimenti chiamate PM10, sono particelle solide o liquide di dimensioni abbastanza piccole da rimanere sospese nell’aria e venire quindi inalate attraverso il respiro.L’Unione italiana per la pneumo-logia ha parlato di 12 mila italia-ni uccisi dallo smog ogni anno e le polveri sottili sono considerate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, la principale minaccia alle nostre aspettative di vita.La loro azione dannosa è a due li-velli: irritante e cancerogena.La classificazione si basa sul diame-tro delle particelle stesse. L’azione nociva è inversamente proporzio-nale alle dimensioni particellari.Quelle tra i 5 e i 10 micron si fissa-no alle vie polmonari, raggiungen-do i tratti successivi delle vie respi-ratorie.

PM 2,5/1/0,1Altro tipo di particelle, di dimen-sioni minuscole, prodotte attraver-so l’incenerimento. Proprio per le loro dimensioni ancora più ridotte, sono in grado di penetrare intima-mente nell’organismo, innescando una serie di reazioni che possono tramutarsi in malattie: tumori, mal-formazioni fetali, malattie infiam-

matorie, allergiche e perfino neu-rologiche. Non esiste alcun tipo di filtro industriale capace di bloccare questo tipo di particelle. La stessa legge prevede che l’inquinamento da polveri venga valutato solo sulla base della concentrazione di PM10, di dimensione maggiore.

Inceneritoreo termovalorizzatore?Gli inceneritori sono impianti per lo smaltimento dei rifiuti urbani e/o speciali, che utilizzano processi di combustione condotti in ecces-so di ossigeno. Solo in Italia gli in-ceneritori vengono anche chiamati “termovalorizzatori”, termine che allude al fatto che alcuni inceneri-tori sono in grado di produrre ca-lore ed energia. Purtroppo il bilan-cio energetico di un inceneritore è sempre passivo, dal momento che l’energia recuperata con la combu-stione non è neppure in grado di compensare l’energia utilizzata per la costruzione e il funzionamento dell’impianto.

CDRCon CDR si intende il Combusti-bile Derivato dai Rifiuti: si tratta di rifiuti solidi urbani che, opportuna-mente trattati e raccolti in blocchi cilindrici denominati ecoballe, di-vengono il principale combustibile per gli impianti di incenerimento. I

migliori materiali destinati a diven-tare CDR sono le plastiche, a causa del loro alto potere calorifico.

CIP6Si tratta dei contributi destinati alle rinnovabili e alle assimilate (tra cui il CDR) che i cittadini italiani paga-no indirettamente attraverso la bol-letta energetica (7% della bolletta) dal 1992 (vedi articolo sopra).

Certificati VerdiIl sistema dei Certificati Verdi è nato con il Decreto Bersani (d.l. 79/99), e ha imposto a tutti gli im-portatori e produttori di energia elettrica da fonti non rinnovabili che immettono in rete più di 100 GWhe/anno l’obbligo di destina-re al mercato una quota di energia elettrica prodotta da fonti rinnova-bili pari al 2%, a decorrere dall’an-no 2001. In pratica chi produce energia rinnovabile si vede rico-nosciuta la possibilità di vendere i Certificati Verdi a chi produce da fonti fossili, in modo che tutti i sog-getti producano – effettivamente o virtualmente – il 2% di energia rin-novabile. In Italia anche gli impian-ti di incenerimento godono della possibilità di emettere e vendere i Certificati Verdi, dal momento che l’energia da essi prodotta viene as-similata alle rinnovabili.

Il glossario dell’incenerimento

Trasformarei rifiuti

da problemaa risorsa

è possibile

AMBIENTESPECIALE RIFIUTI

51 il numero degli inceneritori – o termovalorizzatori, perché alcuni sono in grado di produr-re anche calore ed energia – in Italia. Si tratta di impianti per lo smaltimento dei rifiuti urba-ni e/o speciali, che utilizzano processi di combustione con-dotti in eccesso di ossigeno.

60 milioni di euro: il costo per mantenere un inceneritore funzionante.

4-6 anni: il tempo necessario per la costruzione di un ince-neritore.

850°C: la temperatura alla qua-le sono bruciati i rifiuti. Nel processo di abbattimento dei fumi e di post combustione sono usati anche calce, urea e ammoniaca per cercare di com-battere le emissioni tossiche.

1100-1200°C: la temperatura alla quale vengono modifica-te le molecole inquinanti. Il raffreddamento troppo veloce provoca però il ricomporsi del-le diossine. Per ridurre questo rischio si può raffreddare il gas velocemente ma poi è impossi-bile sfruttare appieno il calore per produrre energia.

20% è l’efficienza di conversione del calore in energia elettrica.

Il rapporto fra il consumo di energia di un inceneritore e il suo rendimento è negativo: è maggiore il consumo del ren-dimento. Allo stesso modo vie-ne impiegato un quantitativo di acqua spropositata che non sempre viene recuperata, puri-ficata e riutilizzata.

30% della massa totale dei ri-fiuti da bruciare si trasforma in rifiuti speciale tossici che devono poi essere inviati a una discarica di rifiuti speciali. Per smaltirle più velocemente le ceneri tossiche vengono misce-late ai materiali da costruzione.

3-5%: il peso dei rifiuti intro-dotti in un inceneritore che di-venta polvere sottile e che si de-posita nell’aria che respiriamo.

60-100 metri è l’altezza di una ciminiera da cui esce un cocktail di sostanze chimiche altamente velenoso. L’altezza determina la dispersione di composti tossici su aree molto vaste.

15-20% è il rendimento ener-getico di un inceneritore.

3-5 volte superiore è il van-taggio energetico che si ottie-ne mediante il riciclaggio e il compostaggio.

Tutti i numeridell’inceneritore

fonte: www.greenpeace.org/italy/campagne/inquinamento/rifiuti/inceneritori

fonte: http://it.wikipedia.org

fonte: http://it.wikipedia.org

[Adotta il posto in cui vivi, il tuo quartiere, la tua frazione, la tua città]

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se la pratica dell’incenerimen-to continua ad essere propa-gandata e sponsorizzata dalla politica come “la soluzione” al problema rifi uti? Perché ince-nerire conviene, o meglio, fa gua-dagnare bei quat-trini a coloro che inceneriscono.Chi ci guadagna solo le società che gestiscono gli impianti – spesso le vecchie muni-cipalizzate ora vere e proprie Spa quotate in borsa a capita-le pubblico/privato – chi paga siamo noi. Ma come abbiamo fatto a fi nanziare, spesso senza saperlo, gli impianti di incene-

rimento? Dal 1992, i cittadini italiani fi nanziano la pratica dell’incenerimento dei rifi uti, le centrali termoelettriche e le produzioni di gas e carbone da

residui di raffi -neria, in maniera coattiva, attraver-so il pagamen-to delle bollette energetiche. Tut-to ciò in virtù di una delibera (la numero 6) del “Comitato Inter-

ministeriale Prezzi” (CIP), che nel 1992 stabilì una maggiora-zione di circa il 7% sul prezzo dell’elettricità pagato dai con-sumatori fi nali.Tale contributo, denominato

“componente tariffaria A3”, avrebbe dovuto essere utiliz-zato per promuovere le fonti energetiche rinnovabili (solare ed eolica su tutte), orientando verso di esse l’interesse delle aziende produttrici di energia.Nella formulazione della nor-ma, accanto all’espressione “energie rinnovabili” venne aggiunta l’estensione “o as-similate”, senza che nessuno si sia mai premurato di fi ssa-re precisi criteri per stabilire quali fonti energetiche potes-sero essere effettivamente as-similate a quelle rinnovabili. In questo modo i rifi uti sono diventati fonte energetica assi-milata alle rinnovabili e come tale in grado di godere dei

contributi previsti dalla legge.Dal momento dell’introdu-zione dei CIP6 fi no al 2003, i consumatori italiani hanno pagato attraverso le bollette dell’energia cir-ca 30 miliardi di euro. Il 92% di questa enorme cifra è stato uti-lizzato per fi nan-ziare impianti inquinanti come inceneritori e centrali a fonti fossili, mentre solamente l’8% è stato destinato a sostenere quegli impianti che realmente utilizzano le fonti rinnovabili pulite.Dal 2003 a oggi, ai consuma-

tori italiani sono stati sottratti, per mezzo dei contributi CIP6, ulteriori 14 miliardi di euro, l’80% dei quali ha continuato a fi nanziare gli impianti inqui-

nanti, mentre alle fonti rinnovabili è rimasto meno del 20%. In tota-le: 44 miliardi di euro dal 1992 al 2003. L’istituzio-ne dei CIP6 si è perciò rivelata una vera e pro-

pria truffa ai danni dei consu-matori, mentre ha ampiamente sostentato la pratica dell’ince-nerimento dei rifi uti che altri-menti sarebbe risultata econo-micamente insostenibile.

business e truffadi euro per fi nanziare l’incenerimento dei rifi uti

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Senza contributi

statali sarebbe un affarein perdita

Incenerire conviene

soloalle aziende che lo fanno

Dove sono e quanti sono i “termovalorizzatori”presenti sul nostro territorio

Romagna

Sembrano solo tre, uno per ogni provincia, gli incene-ritori presenti sul territorio romagnolo. Ma andando a sbirciare sul sito dell’ARPA (Agenzia Regionale Preven-zione e Ambiente) dell’Emi-lia Romagna si scopre che ogni impianto “nasconde” da due a tre linee di tratta-mento dei rifi uti.

L’inceneritore della Provin-cia di Rimini si trova in via Raibano 32, nel Comune di Coriano. è situato a metà strada tra la città di Coriano (dalla quale dista circa 3 km) e quella di Riccione (2-3 km) ed è vici-no all’autostrada A14 (dalla quale dista 1 km circa). L’impianto è costituito da tre linee: le prime due sono entrate in funzione nel 1976 mentre la terza è stata costruita nel 1991. L’inceneritore smaltisce i rifi uti solidi urbani prodotti nel territorio provin-ciale di Rimini. Inoltre gestisce lo smaltimento di rifi uti ospedalieri, farmaci scaduti derivanti da rac-colta differenziata e rifi uti speciali cimiteriali pro-venienti anche da Comuni extraprovinciali.

A Forlì, nella zona industriale di Coriano, locali-tà che casualmente ho lo stesso nome di quella in provincia di Rimini, si trovano, a circa 3 Km a nord-est dal centro storico, due inceneritori, posi-zionati a poche centinaia di metri l’uno dall’altro. Hera s.p.a. gestisce quello in Via Grigioni 19 (en-

trato in funzione nel 1976, a due linee) mentre Mengozzi Rifi uti Sanitari s.p.a. gestisce quello in Via Carlo Zotti 50 (entrato in funzione nel 1991, a due linee gemelle). All’in-terno dell’area impiantisti-ca di Hera sorge anche l’im-pianto di stoccaggio e tratta-mento chimico-fi sico dei ri-fi uti speciali pericolosi e non pericolosi e quello di depu-razione biologica delle acque refl ue urbane.

A nord della città di Ravenna, adiacente alla SS 309 Romea, è situato l´inceneritore IRE del grup-po Hera, che ha iniziato la sua attività nel 1999.Il termovalorizzatore funziona ad una linea ed ef-fettua il recupero energetico e la produzione di energia attraverso l’incenerimento di CDR (com-bustibile da rifi uto), prodotto nel vicino impian-to di preselezione di rifi uti solidi assimilabili agli urbani non pericolosi e di rifi uti sanitari a rischio infettivo. è presente inoltre, a circa 2 km, il forno inceneritore F3 di Via Baiona 182, che nasce in-dustrialmente dalla società Ambiente del Gruppo ENI e che viene acquisito interamente dal Gruppo Hera attraverso la società Ecologia Ambiente srl, nell’ottobre del 2004. L’impianto, avviato nel 1997, funziona ad una linea e smaltisce rifi uti speciali e pericolosi, sia liquidi che solidi, recuperando ca-lore e producendo energia. Fonte: www.arpa.emr.it

La terra degli inceneritori

Ravenna

Forlì RiminiCesena

Faenza Cervia

Cesenatico

Riccione

San Marino

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AMBIENTESPECIALE RIFIUTI

numero speciale Elezioni Amministrative 6-7 giugno 2009

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Forlimpopoli e Monte San Pietro:80% di raccolta porta a porta

Porta a porta:la differenziata DOCI successi della raccolta differenziata porta a porta in termini di riduzione e riciclaggio dei rifi uti testimoniano la sua effi cacia

I vantaggi della raccolta differenziata porta a porta...rispetto alla raccolta stradale

La maggior parte di noi pensa che per fare una buona raccolta differenziata basti separare car-ta, vetro, plastica e depositarli, quando in casa proprio non ci stanno più, nei cassonetti stra-dali disseminati lungo le strade.I cassonetti stradali hanno ampi coperchi che facilitano l’inseri-mento dei materiali.Peccato che oltre a raccogliere la differenziata spesso i conte-nitori ospitino anche materiale eterogeneo: a chi di noi non è capitato di trovare nella campa-na del vetro normali sacchetti di rifi uto indifferenziato, o nel cassonetto della carta bottiglie di plastica e lattine di metallo? La raccolta differenziata tramite cassonetti stradali non da gran-di risultati: materiale mal diffe-renziato e una percentuale di raccolta che diffi cilmente può superare il 20%, proprio a causa della strutturazione del servizio.I risultati della raccolta diffe-renziata porta a porta invece

sono strabilianti: si producono meno rifi uti, si risparmia ener-gia, si spende meno e ci si avvia inevitabilmente verso l’obiet-tivo “zero rifi uti” in discarica o nell’inceneritore.Ma in che cosa consiste il “por-ta a porta”? Con la raccolta diffe-renziata porta a porta ad ogni sin-gola utenza/fami-glia vengono for-niti i contenitori per differenziare i materiali, che vengono raccol-ti con cadenza settimanale o bi-settimanale (a seconda dei ma-teriali) direttamente presso le famiglie.Il porta a porta risulta funzio-nante a pieno regime quan-do alla raccolta della frazione secca (carta, plastica, vetro ecc. ecc.) si affi anca quella dell’umi-do (principalmente consisten-te negli scarti di cucina), con la

consegna per chi ne fa richie-sta di compostiere domestiche. L’attivazione del servizio viene solitamente preceduta da una puntuale attività di sensibiliz-zazione e informazione della

cittadinanza che viene invitata a partecipare a pub-blici incontri con lo scopo di impa-rare a familiarizza-re con il nuovo si-stema di raccolta, riconoscere e dif-ferenziare al me-

glio i materiali, avanzare dubbi e proporre soluzioni.In Italia il “porta a porta” si sta diffondendo a macchia d’olio e si calcola che siano 10 milioni i cittadini coinvolti con succes-so in questo sistema di gestione dei rifi uti, un sistema che favori-sce la presa di coscienza e di re-sponsabilità di ognuno nei con-fronti di una problematica che ci riguarda tutti.

Si introduce la raccolta differenziata porta a porta.

Si applica la tariffa puntuale: l’utente paga in base alla quantità e alla qualità dei rifi uti conferiti.

Si favorisce il compostaggio domestico.

Si recuperano le derrate in scadenza e i resti alimentari per alimentazione umana e animale.

Si favorisce la distribuzione e il consumo di prodotti liquidi alla spina.

Si favorisce il consumo dell’acqua del rubinetto.

Si favorisce l’uso di pannolini per bambini riutilizzabili al posto degli usa e getta.

Si disincentiva l’uso di sacchetti di plastica.

Si vieta l’introduzione di pubblicità non gradita nelle buchette di posta pubbliche e private.

Si vieta l’utilizzo di stoviglie usa e getta nelle feste pubbliche.

1. Riduce i rifi uti prodotti.

2. Permette di riciclarne il doppio.

3. Inquina molto meno e rispetta i principi di sostenibilità ambientale.

4. Riduce i costi.

5. Permette di far pagare a ciascuno secondo il rifi uto prodotto.

6. Aumenta l’occupazione.

Come si riducela produzione di rifi uti?

secondo il rifi uto prodotto.secondo il rifi uto prodotto.

Anno 2007, Provincia di Bolo-gna, Monte San Pietro, 10.000 abitanti, una discarica. Anno 2009, Provincia di Bologna, Monte San Pietro, 10.000 abi-tanti, nessuna discarica e un premio, conferito dall’Asso-ciazione dei Comuni Virtuosi, vinto per il successo ottenuto con la raccolta differenziata porta a porta e l’impegno nella riduzione dei rifi uti. A Monte San Pietro ci hanno creduto e hanno ottenuto dei risultati davvero notevoli: tra il 2007 e il 2008 la raccolta differenziata è passata dal 25% all’80%.L’impegno del comune e della cittadinanza è stato costante: at-traverso assemblee pubbliche, attività con le scuole, di sportel-lo presso gli uffi ci comunali e di tutoraggio, tutti i cittadini sono stati resi partecipi ed incorag-giati a qualsiasi forma di speri-mentazione e di condivisione.

Forlimpopoli è l’unico comune nella provincia di Forlì-Cesena in cui è stato attivato un sistema di raccolta differenziata porta a porta. “I rifi uti – dichiara il sin-daco Paolo Zoffoli – sono uno dei maggiori problemi che le società complesse si trovano ad affrontare. Smaltirli è poten-zialmente pericoloso per l’am-biente e molto costoso. Buona regola sarebbe produrne sem-pre meno, evitando tutti quei comportamenti consumistici che invece di migliorare la no-stra vita, la rendono meno natu-

rale e quindi meno libera”.Nel comune forlivese la speri-mentazione è partita nel 2006, a seguito della constatazione che un incremento dei contenitori stradali non aveva portato ad un conseguente aumento della raccolta differenziata.Da allora, le percentuali della raccolta differenziata sono co-stantemente aumentate e gli oltre 12.000 cittadini coin-volti nel progetto risultano in massima parte (90%) soddisfat-ti e desiderosi di proseguire l’esperienza.

Fonte: ATO (Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale) Forlì-Cesena

inizio sperimentazione porta a porta

In Italiasi sta

diffondendoa macchia

d’olio

100%80%60%40%20%0%

Raccolta Differenziata – Comune di Forlimpopoli

2006 2007 2008

40,7%

69,3%

72,3%RD 2008

AMBIENTESPECIALE RIFIUTI

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Hera S.p.a.: utilità pubblica o utile economico?

Ecco cosa succede quando cambiano le prioritàIl Gruppo Hera è la società che, in regime di semi mono-polio, fornisce a buona parte dell’Emilia Romagna servizi di primaria importanza come ac-qua, gas, energia, smaltimento rifi uti, manutenzione urbana e reti di distribuzione. Tali servi-zi sono chiaramente classifi ca-bili come “di pubblica utilità” per cui la stessa Hera, unica erogatrice, dovrebbe avere come priorità la fornitura dei servizi in questione. Magari tenendo un occhio al bilancio, ma senza far diventare la ricer-ca dell’utile il fi ne aziendale. Analizzando, invece, dati e ten-denze di questi anni, sembra proprio questo l’orientamento della società multiservizi. Nel 2007 Hera ha fatturato quasi 3 miliardi di euro, corri-spondenti a un utile di più di 100 milioni. Queste cifre sono già da sole indicative visto che dimostrano come utili molto consistenti e servizi effi cienti sono diffi cilmente conciliabili. Inoltre, è impossibile non rile-vare come in diversi Comuni serviti da Hera le tariffe sono costantemente aumentate e la qualità dei servizi è proporzio-nalmente diminuita.

è successo, ad esempio, a Bo-logna, a partire dal 2002, anno del passaggio di consegne dal-la ex municipalizzata Seabo all’Hera stessa.Risulta poi diffi cile immagina-re che la consistente fetta di azionisti privati – parliamo del 41% del pacchetto azionario – abbia più a cuore l’effi cien-za dei servizi piuttosto che la massimizzazione degli utili.

Un altro dato emblematico sono i costi gestionali e retribu-tivi estremamente elevati, che comportano una spesa annua di quasi 2,5 milioni di euro con compensi per i singoli mana-ger che sfi orano i 300.000 euro. Soldi che un’azienda interessa-ta al benessere della comunità piuttosto che all’attivo del suo bilancio potrebbe certamente investire in altro modo.

Se non bastassero queste con-siderazioni di carattere gene-rale, ci si potrebbe rifare anche a casi specifi ci: il Piano Indu-striale 2007/2009, per citarne uno, prevede come obiettivo il conseguimento di un con-sistente vantaggio economico attraverso esternalizzazioni e subappalti. Un altro esempio è costituito dal nuovo piano dei rifi uti del Comune di Bologna,

che mira a incrementare la già bassa quota di raccolta diffe-renziata attraverso la raccolta stradale piuttosto che con la più effi ciente raccolta porta a porta. Una politica impro-duttiva, costosa – c’è stato un aumento del 4% sulla tassa sui rifi uti urbani esplicitamente collegato a questa campagna – e chiaramente legata alla strategia aziendale di Hera, di cui il Comune di Bologna è il maggior azionista.E ancora, i sindacati regiona-li hanno denunciato lo scorso anno la volontà di chiudere al-cuni laboratori d’analisi impe-gnati nel controllo della quali-tà dell’acqua e degli impianti idrici. Queste sono solo alcune delle contraddizioni che evidenzia-no la radicale incompatibilità fra la fornitura di servizi ade-guati, effi cienti e accessibili in termini di costi da un lato e la realizzazione di un consisten-te utile economico dall’altro. Nonostante l’obiettivo azien-dale dovrebbe essere proprio la fornitura di servizi effi cien-ti, è chiaro che la politica di Hera sembra oggi privilegiare il guadagno e il profi tto.

Nata nel 2002, la società multiservizi è oramai diventata un colosso

Il Gruppo Hera – acronimo che sta per Holding Energia Risorse Ambiente – è una società multiservizi nata uffi cialmen-te nel 2002 dall’accorpamento della bo-lognese Seabo con altre 11 municipaliz-zate operanti in aree confi nanti del Nord Italia, tutte attive nel settore dei servizi. Dal giugno del 2003 l’azienda è anche quotata in Borsa.Dal momento della sua creazione, Hera ha avviato un processo che l’ha portata ad assorbire tutte le maggiori municipa-lizzate della regione. Geat di Riccione, Agea e Acosea di Ferrara, Meta e Sat di Modena sono i maggiori fornitori di ser-vizi confl uiti nel Gruppo Hera, divenu-to una delle maggiori realtà italiane del settore. Pochi mesi fa è saltata invece la più grossa operazione di questo tipo pia-

nifi cata dalla società, ovvero la fusione con Iride ed Enia, due aziende omolo-ghe operanti, la prima a Torino e Genova e la seconda a Piacenza, Parma e Reggio Emilia. Rimangono tutt’ora in piedi alcu-ne ipotesi quali la fusione con la roma-na Acea, che porterebbe Hera a diventa-re il settimo gruppo di settore più grosso d’Europa. In ogni caso, attualmente Hera è già un colosso di servizi che in regione non ha rivali, i cui tre grandi ambiti operati-vi sono la gestione delle risorse idriche, dell’energia elettrica e dei servizi am-bientali.A sua volta, Hera S.p.a. è il socio unico di Hera Bologna S.r.l., società operativa ter-ritoriale che si occupa della gestione pra-tica di acqua, energia e rifi uti ma anche

di manutenzione urbana, servizi funerari, gestione di reti telematiche, consulenza e progettazione. Il pacchetto azionario del Gruppo Hera è prevalentemente in mano a soggetti pub-blici, anche se il settore privato detiene la cospicua quota del 41,03%.Il Comune di Bologna, con il suo 14,76%, è il maggior azionista, così come l’area bolognese è quella che detiene più azio-ni (il 20,29%), seguita da quella mode-nese (14,95%, in prevalenza in mano ad una holding) e via via dalle altre realtà di settore delle province di Ferrara, Rimini, Ravenna, Forlì-Cesena e dell’Imolese.I Comuni azionisti di Hera sono invece 183, dislocati sempre nelle province di Bologna, Ferrara, Modena, Ravenna, For-lì-Cesena e Rimini.

Una storia di fusioni

AMBIENTEDOSSIER HERA

CAPITALE PRIVATO:41,03%

CAPITALE PUBBLICO:58,97% così suddivisi

2,71%

3,45%

5,66%

5,76%

6,16%

14,95%

AREA FERRARA EX AGEA

AREA RIMINI

AREA RAVENNA

AREA FORLÌ

AREA MODENESE

20,29% AREA BOLOGNESE

CON.AMI ECOMUNI IMOLESE

Dati aggiornati al 31/12/2008fonte: www.comune.bologna.it/partecipazione-societarie/hera.php

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L’inceneritore di Forlì e il Piano Provinciale dei Rifiuti

Il progetto del nuovo impianto, presentato sulla base di dati non aggiornatiForlì, 2003. Si diffonde la no-tizia che c’è l’intenzione di co-struire un nuovo inceneritore. Si arriveranno così a brucia-re, se il progetto presentato da Hera verrà approvato, 120.000 tonnellate di rifiuti, contro le 60.000 bruciate fino a quel mo-mento. C’è un particolare però, che non sfugge alle associazioni ambientaliste e a molti cittadini. Le valutazioni che hanno por-tato a questa proposta sono ba-sate su di un Piano Provinciale dei Rifiuti non solo vecchio, del ‘98, ma addirittura scaduto. “I dati anagrafici non erano ag-giornati, non esisteva nessuna analisi merceologica capace di classificare i diversi tipi di rifiu-ti – riporta Michela Nanni, vice presidentessadell’associazione Clan-Destino di Forlì”.E ancora: “Il Comune e la Pro-vincia non avevano raggiunto il 35% di raccolta differenziata sta-bilito dalla legge”. L’associazio-ne comincia così una raccolta firme basata su un testo in cui, volontariamente, non compare nessun “no” all’inceneritore, ma solo obbiettivi di breve, media e lunga scadenza da rispettare. Cosa si chiede? Innanzitutto che venga elaborato “un Pia-

no dei Rifiuti serio, contenente stime realistiche sulla quan-tità di rifiuti prodotta a livello provinciale. Poi la chiusura del vecchio inceneritore, costruito negli anni ‘70, e la costruzione di uno nuovo, commisurato al reale fabbisogno, mantenendo sempre però come obbiettivo di lungo periodo l’aumento della raccolta differenziata e la con-seguente diminuzione progres-siva della produzione di rifiu-ti”. Intanto Hera, fra il 2003 ed il 2004, deposita il progetto del nuovo impianto. “Così nuovo – continua Nanni – da usare una tecnologia simile a quella del

vecchio inceneritore: forno a griglia, nessun selettore che se-para i metalli dal resto dei rifiuti prima dell’incenerimento”, con gli effetti dannosi per la salute e l’inquinamento che tutti sap-piamo.La raccolta firme di Clan-Desti-no continua, “mentre le ammi-nistrazioni si rifiutano di incon-trare i cittadini: il sindaco ci ha ricevuti dopo un anno e mezzo dalla nostra richiesta”. A fine 2004 viene concessa la Valutazione d’Impatto Am-bientale (VIA) necessaria per la costruzione del nuovo stabi-limento con una forzatura po-

litica. è la Giunta Provinciale a rilasciarla mentre la normale procedura vorrebbe che fossero tutti i membri della Conferenza dei Servizi (Provincia, Comune, Arpa, Ausl e Autorità di Bacino) a farlo.“Comune e USL esprimono pa-rere contrario – spiega Nanni – perché avevano richiesto alcune garanzie sul rispetto dei livelli di emissioni inquinanti che Hera non è in grado di garantire”. Clan-Destino fa ricorso al Tar, mentre l’iter autorizzativo pro-cede. C’è un fatto che però in-terviene a scuotere le coscienze. Nel 2005 viene pubblicata una

lettera in cui 409 medici chie-dono di ripensare la decisione sull’inceneritore.Contemporaneamente Clan-Destino, che ha formato assieme ad altre 21 associazioni – fra cui Confedilizia e Assocasalinghe – il tavolo delle associazioni, tut-te unite in nome della protesta contro l’inceneritore, consegna più di 17.000 firme.Fra un altro ricorso al Tar, boc-ciato assieme al primo con mo-tivazioni che l’associazione ri-tiene inconsistenti – si obietta ad esempio che alcuni firmatari non avrebbero diritto a fare ri-corso, perché residenti a più di 1,5 km dall’impianto, mentre in realtà abitano a 350 metri – si è in attesa del parere del Consi-glio di Stato, il più alto grado di giudizio.Nel frattempo, però, sono par-titi altri due esposti, uno am-bientale, a cui ha partecipato Clan-Destino, e uno sanitario, presentato dalla madre di un bambino residente nella zona dell’inceneritore, affetto da una patologia che potrebbe essere stata originata dalle emissioni inquinanti prodotte dall’im-pianto, attivo nella sua versione “potenziata” dal 2007.

Hera “protagonista” di una lunga serie di ricorsi, anche contro le decisioni degli enti locali

Ferrara, 2003. è questo l’anno in cui scoppiano le pro-teste a proposito del nuovo Piano Provinciale dei Rifiu-ti e sulla decisione di Hera, di potenziare l’incenerito-re di Cassana, frazione di Ferrara. Lo racconta Valentino Tavolazzi, protagonista di una lunga vicenda giudiziaria contro l’azienda e adesso candidato sindaco per la lista “Progetto per Ferrara”. “Si decide di passare dalle cir-ca 55.000 tonnellate bruciate in due diversi stabilimenti a 130.000”. L’obiettivo, dicono in Provincia, è quello di smaltire localmente i propri rifiuti. Un controsenso, af-fermano i vari comitati di protesta e le associazioni am-bientaliste. Se l’obiettivo è veramente potenziare la rac-colta differenziata, la quantità di rifiuti che si prospetta di bruciare è assolutamente sovradimensionata. Cominciano così sit-in, manifestazioni, convegni, men-tre Tavolazzi scrive articoli sul vecchio inceneritore di Conchetta, un’altra frazione di Ferrara, affermando che lo stabilimento, pur essendo a norma di legge in Italia, non rispetta le normative europee per gli alti livelli di diossina emessi. Hera, che lo ha in gestione, lo querela,

chiedendo danni ingenti. Attenzione però: prima della sentenza l’inceneritore di Conchetta viene chiuso. Poi la sentenza arriva e a perdere è Hera, che deve risarcire a Tavolazzi 15.000 euro per “azione temeraria”. A questo punto diverse associazioni (WWF, Medicina Democratica, Grilli Estensi) cercano, fra il 2006 e il 2007, di condizionare l’approvazione dell’Autorizzazione Inte-grata Ambientale (AIA), il permesso che Hera deve otte-nere per avviare le nuove linee dell’inceneritore di Cas-sana. “Nonostante alcuni risultati favorevoli raggiunti in merito al limite massimo di emissioni inquinanti fissate per il nuovo stabilimento, decidiamo comunque di fare ricorso al Tar contro il limite di 130.000 tonnellate di ri-fiuti”. Da adesso in poi comincia un paradossale ciclo di ricorsi al Tar: Hera ricorre contro il ricorso delle asso-ciazioni, mentre la Provincia, fra il 2007 e il 2008 “scrive una seconda AIA che va palesemente incontro ad Hera, modificando i limiti delle emissioni inquinanti”. Succe-de allora che le associazioni impugnano davanti al TAR la nuova AIA. E fin qui tutto abbastanza prevedibile.

Quello che arriverà a stupire tutti, comprese le istituzioni locali, è la decisione dell’azienda di ricorrere contro que-sto secondo ricorso, chiedendo contemporaneamente di importare senza limiti rifiuti speciali da fuori provincia. Il Piano Provinciale dei Rifiuti prevedeva che si potessero importare solo 30.000 tonnellate di rifiuti speciali.“Il problema è – sostiene Tavolazzi – che in questo modo i Comuni che non riescono a smaltire i propri rifiuti ur-bani li “trasformano” in speciali, che di fatto sono assimi-lati agli urbani, con l’unica differenza di essere prodotti dalle attività economiche e non dai privati. Questi rifiuti speciali però, a differenza di quelli urbani, possono cir-colare liberamente e si trova così un modo di aggirare la legge e incenerire a Ferrara rifiuti urbani provenienti da altre province”, azione assolutamente vietata dal Piano Provinciale dei Rifiuti. Il risultato è che adesso il Tar ha unificato tutti i ricorsi, e la sentenza finale è stata rinviata al 1° luglio 2009, per dare tempo ad Hera di presentare i risultati di uno studio sulle emissioni di polveri fini e ul-trafini commissionato al Politecnico di Milano.

Le proteste anti inceneritore arrivano a Ferrara

AMBIENTEDOSSIER HERA

Manifestazione di protesta contro l’ampliamento dell’inceneritore di Forlì

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Hera, il businessdei rifiuti e la politica

Raccolta differenziata fra dati reali e truccati: intervista a Natale Belosi

Perché in Veneto e in Lombardia la raccolta differenziata porta a porta è già a regime nella maggior parte dei Comuni da più di 10 anni? Per-ché in Emilia Romagna no?Per quale motivo ci viene detto che la raccolta porta a porta è troppo costosa e si sostiene che l’inceneri-mento è indispensabile, pur consa-pevoli di quanto sia dannoso per la salute e antieconomico?I dubbi sulla gestione del ciclo dei rifiuti sono molti. Per fare un po’ di chiarezza abbiamo intervistato Natale Belosi, responsabile del co-mitato scientifico dell’Ecoistituto di Faenza, esperto di gestione inte-grata dei rifiuti.

Perché Hera, che ha in gestione in quasi tutta la regione il ciclo dei rifiuti, spesso si oppone al porta a porta? L’incenerimento può usufruire dei contributi statali CIP 6 e dei certificati verdi (vedi pag. 18-19), che qui in Italia sono stati con-cessi per il 100% agli inceneritori, decisione che ha portato l’Unione Europea ad aprire un procedi-mento d’infrazione contro l’Italia, perché ovviamente il rifiuto non è una fonte rinnovabile di energia. Avere accesso a queste sovven-zioni significa, per chi gestisce i rifiuti, avere accesso a lauti gua-dagni. Il business del rifiuto non è tanto nella raccolta, ma nello

smaltimento. Inceneritori e disca-riche sono gli impianti che fanno guadagnare di più, anche perché chi li gestisce opera in regime pra-ticamente monopolistico, mentre la concorrenza nel settore della trasformazione dei rifiuti è molto più alta.Non a caso Hera, nel territorio di competenza, gestisce quasi total-mente inceneritori e discariche, ma pochi impianti di trasforma-zione dei rifiuti, il che significa che più si fa raccolta differenziata più Hera perde business, visto che quelle frazioni riciclate non le ge-stisce direttamente l’azienda, ma altri privati. Quando Hera diffon-de i dati relativi alla raccolta dif-ferenziata stradale in Romagna fà un’operazione di facciata.Secondo i loro calcoli la differen-ziata effettuata con il sistema di raccolta stradale sta aumentando sempre di più.Vi sono però piccoli particolari che non vengono mai rivelati: si prendono dei rifiuti speciali che vengono già normalmente rici-clati, e si immettono nel circuito dei rifiuti urbani, oppure vengono conteggiati tra la raccolta diffe-renziata rifiuti non pericolosi de-stinati a smaltimento.Tutti questi rifiuti vanno ad incre-mentare i numeri della raccolta differenziata, ma è solo il dato ad aumentare, non l’effettivo riciclo.

Ma com’è possibile che avvenga questo?Perchè non esistono norme appli-cative che precisano puntualmen-te cosa può essere inserito nella raccolta differenziata. Così succe-de che i criteri dell’Osservatorio nazionale sui Rifiuti, più rigorosi, sono diversi da quelli provinciali e regionali, che interpretano la legge in modo molto più permis-sivo, come lo è anche la normativa dell’Emilia Romagna in materia. Prendiamo per esempio i dati di Forlì del 2008. Ufficialmente si ha una raccolta differenziata del 48%, ma se si adottasse il criterio del Veneto o della Lombardia il dato scenderebbe al 35%.

Secondo lei il passaggio dalle aziende municipalizzate alla società multiservizi cos’ha comportato?Non è che le municipalizzate aves-sero mentalità molto diversa, ma almeno erano maggiormente con-trollate dai Comuni o da consorzi di Comuni. In ogni caso le decisio-ni finali spettavano a questi, anche se suggerite dai consigli di ammi-nistrazione delle aziende munici-palizzate che avevano in gestione il ciclo dei rifiuti, o quello dell’acqua. Adesso che i Comuni soci di Hera sono centinaia, ed è quindi l’azien-da che decide cosa fare, mentre i Comuni, a parte quelli più grandi, come Bologna, non decidono più nulla, oppure decidono su questio-ni di poco conto. Per capire meglio come avviene questo meccanismo è utile analizzare più da vi-cino com’è struttu-rata a livello territo-riale Hera. Vi è una struttura centrale, suddivisa in So-cietà Operative Territoriali (Sot), che approssimativamente coprono un territorio provinciale: Ravenna-Lugo, Forlì-Cesena, Ferrara, Rimi-ni, Modena…Ogni Sot ha un Cda, dove vengono inserite persone indicate dai Comuni, tendenzial-mente politici a fine carriera. Que-ste persone, sono sì designate dai Comuni, ma contemporaneamente devono essere “gradite” ai vertici di Hera. è quindi molto improbabile, per non dire impossibile, che un

politico che si è opposto a qualche decisione dell’azienda, come la co-struzione di un nuovo inceneritore, ad esempio, possa entrare a far parte del Cda di una Sot, men che meno del Cda centrale.

Se un Comune decide che vuo-le attivare la raccolta porta a porta ed Hera è contraria, cosa succede?In un certo qual modo sono obbliga-ti a farla, anche per una questione di im-magine. Ma, essendo comunque in regime di monopolio, Hera può frapporre mille ostacoli, a co-minciare dalla progettazione del servizio, che può essere organizza-to male per far aumentare i costi o per creare disagi. In tutti i casi, in un regime di monopolio, dove i dati vengono forniti dal gestore, i costi sono difficilmente controlla-bili. è quello che è successo a For-limpopoli. In una gestione diretta i costi generali del porta a porta vengono calcolati in misura del 15% dei costi di raccolta, mentre Hera a Forlimpopoli ha presentato un conto in cui il 15% era stato cal-colato su tutti i costi, inclusi quelli di smaltimento. Sostanzialmente la cifra è stata raddoppiata. L’ “in-ghippo” è stato in parte scoperto da uno studio esterno, a cui è stato affidato il riesame del progetto, a seguito di un contenzioso fra l’am-

ministrazione comu-nale ed Hera. Vi è da dire, inoltre, che i costi generali sono da calcolare al 15% quando il servizio viene gestito diret-tamente dall’azien-

da, mentre diventano più bassi se viene esternalizzato, come fa Hera a Forlimpopoli, dove la raccolta porta a porta è stata appaltata ad una cooperativa sociale. Un altro dato che, per esempio, non quadra nei conti di Forlim-popoli è quello sullo smaltimento dei rifiuti pericolosi. Farmaci e pile sono i rifiuti che comportano i più alti costi di smaltimento, mentre gli oli esausti vengono raccolti gra-tuitamente dai consorzi. Ebbene, la stima totale è calcolata come se

tutti i rifiuti pericolosi avessero lo stesso costo di smaltimento, quello più alto.Lo stesso studio ha poi dovuto am-mettere che su altre voci di costo era impossibile una verifica sui dati forniti da Hera, in particolare sui quelli relativi alla parte di porta a porta gestita dall’azienda: raccolta degli ingombranti presso le ditte,

raccolta del verde e svuotamento delle isole ecologiche. A mio parere sui costi, ma anche su altro vi è una mancanza di trasparenza. Spes-so Hera nonostante

ripetute richieste, non ha fornito i dati. Perché? Non sono obbliga-ti, sono informazioni su cui vale “il diritto alla privacy”.

L’impressione è che si cerchi di sfruttare a proprio vantaggio la difficoltà dei cittadini di infor-marsi correttamente su argo-menti tecnici e scientifici molto specifici.è un’impressione largamente condivisibile.

Ma com’è possibile, allora, che Hera contemporaneamente pro-ponga nelle scuole corsi di educa-zione ambientale e riciclaggio?Sicuramente, soprattutto per un discorso di immagine, l’azienda deve esaltare a parole la raccolta differenziata, anche per non met-tersi contro gli insegnanti. Ma, esa-minando più dettagliatamente la strategia comunicativa dell’azien-da, si scopre che la raccolta diffe-renziata e l’incenerimento vengo-no messi sullo stesso piano.

Cosa si può fare per cambiare questa situazione?Principalmente ci sono due vie: movimenti di base della popola-zione che si mobilitano per otte-nere la raccolta differenziata por-ta a porta e amministrazioni locali che si muovono per chiedere la stessa cosa. Tutte le amministra-zioni che hanno intrapreso questo percorso non sono più tornate in-dietro. Se Hera, Comuni e Provin-ce cambiassero mentalità sarebbe meglio per tutti, perché sono già indietro rispetto ai tempi.

Nelle società multiservizi i Comuni

contano poco

Si sfruttala difficoltàdei cittadini

ad informarsi

NATALE BELOSINatale Belosi è nato a

Lugo (RA). Laureato in Scienza Agrarie, è esperto

di gestione integrata dei rifiuti. Attualmente

coordina il comitato tecnico scientifico

dell’Ecoistituto di Faenza, che opera nel campo della

ricerca, formazione e divulgazione relativamente

alle problematiche ambientali.

è stato consulente tecnico del Comune di Forlimpopoli per l’introduzione della

raccolta differenziataporta a porta.

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La salute prima di tuttoL’oncologa Gentilini ci spiega che è possibile adottare misure concrete per contrastare davvero i rischi dell’inquinamento

Patrizia Gentilini è senz’altro una delle personalità più im-portanti del mondo culturale e scientifi co di Forlì. Grazie al suo impegno e alla sua deter-minazione, la comunità medica e scientifi ca italiana e interna-zionale è venuta a conoscenza dei gravi pericoli per la salute collegati agli inceneritori dei rifi uti. Visto il valore e l’impor-tanza dei suoi studi e il gene-roso e disinteressato impegno civico a favore della salute dei forlivesi, abbiamo ritenuto im-portante proporre questa re-cente intervista, rilasciata alla fi ne di un’incontro organizzato dalla lista civica DestinAzione Forlì, a cui la stessa Gentilini ha pubblicamente dichiarato che darà il voto alle prossime elezioni comunali.

Quali sono le azioni imme-diate che un cittadino o un amministratore possono fare per ridurre il proprio impatto sull’ambiente?“Azioni immediate? Fare la raccolta differenziata dell’or-ganico; il compostaggio dome-stico; riciclare il più possibile i propri rifi uti. Imparare a ri-usare, cominciare a scambiar-si le cose ed evitare di buttar via gli oggetti ancora in buone condizioni, facendoli durare il più a lungo possibile. Attivare tutti quei percorsi che permet-tono di aggiustare le cose rotte o danneggiate, ridando vita a piccole attività artigianali.Spegnere le televisioni e ac-cendere i cervelli per non farci rubare il tempo da questo si-stema che ci ha addormentato le coscienze, la fantasia e ha inquinato l’ambiente. Comin-ciare a parlarsi, a guardarsi e a riconoscersi.Passare il tempo assieme agli altri, perchè nessun uomo è un’isola. In altre parole, ritro-vare il senso della comunità”.

Parlando di Romagna, si può dire che questo territorio vie-ne percepito a livello nazio-nale come una sorta di isola felice. Gli stessi romagnoli tendono a pensarlo.Dal suo punto di vista, basan-dosi sulle informazioni che so-litamente fornisce ai cittadini, quali sono le reali condizioni della Romagna ?“La Romagna ha luci e ombre. Le ombre sono, per esempio, l’altissima incidenza di can-cro, che è un indice grave per quanto riguarda la qualità della salute e lo stato dell’ambiente. Abbiamo avuto degli scandali vergognosi, come quello dei rifi uti tossici smaltiti e dati come concime ai contadini, che fra l’altro sono emersi in modo molto blando sulla stam-pa nazionale.C’è l’impressione di voler vi-vere un po’ di rendita dell’im-magine di un buon governo che mi sembra però sia anda-to scomparendo nel corso del tempo. Per cui sì, viviamo di rendita, ma in realtà abbiamo dei grossi problemi. Stiamo assistendo ad una cementifi ca-zione selvaggia e assolutamen-te non programmata. In Inghil-terra, invece, si costruisce solo sul pregresso e non si consuma più un centimetro di suolo”.

Volendo mettere in luce anche alcuni aspetti postivi, che cosa si potrebbe evidenziare?“Secondo me fra gli aspet-ti positivi vi è sicuramente la capacità imprenditoriale dei romagnoli. Forse però abbia-mo pensato un po’ troppo agli affari e abbiamo perso di vista il senso della comunità, oltre a quello del buongoverno della città. Che è un qualcosa che ri-chiede l’impegno di tutti, men-tre noi l’abbiamo delegato ai nostri amministratori e ai po-litici. Io credo che dovremmo

riappropriarci del nostro de-stino e cercare di dare la giusta direzione alle cose, visto che in ballo c’è il bene comune, per-ché se aumenta la salute tutti ne traggono giovamento”.

Ma l’amministratore ha gli strumenti effettivi, se vuole, per orientare la sua azione in maniera positiva?“Assolutamente sì, lo dico con convinzione alla luce di questa esperienza dei Comuni Vir-tuosi (associazione di enti locali concretamente impegnati nella difesa dell’ambiente, nel rispar-mio energetico e nell’incentiva-zione di stili di vita più consa-pevoli, www.comunivirtuosi.org, N.d.R.) in Italia. Non è vero che è impossibile imboccare strade corrette. Se gli ammini-stratori vogliono farlo, i sinda-ci in particolare, ne hanno la possibilità.Alcuni sindaci lo stanno già fa-cendo. Si sta creando una rete dell’Italia che funziona, una delle esperienze più belle che mi sta capitando di fare in que-sti anni in cui sto vedendo le due facce della medaglia.Da una parte quella dei disastri ambientali, delle cave, degli in-ceneritori, delle centrali a car-bone, delle discariche e chi più ne ha più ne metta; dall’altra una rete di cittadini e di ammi-

nistratori, ci tengo a dirlo, che sono dalla parte dei cittadini.Quando si realizza questo patto la forza della comunità è enor-me. In un sistema che sta an-dando a picco si salveranno le comunità in cui si è realizzato un patto di speranza e di vita”.

Un’ultima cosa: la scienza.I suoi colleghi, stanno contri-buendo alla creazione di que-sta nuova coscienza? O stan-no invece andando in una di-rezione che porta ancora più problemi?No, sono contenta perché vi è sicuramente una crescente presa di coscienza da parte dei miei colleghi, soprattutto sull’importanza della preven-zione. E in particolare de-gli oncologi, di cui io faccio parte, che sono una delle categorie che vive di più le contraddizioni del siste-ma sanitario. Sto parlando della schizofrenia che vede

tecnologie e strumenti tera-peutici costosissimi incapaci, molto spesso, di incidere sul destino delle persone, di gua-rirle. Ecco, credo che proprio gli oncologi stiano acquisen-do coscienza, come anche pe-diatri e medici di base. Sono le retroguardie del pensiero a rimanere ancorate a questi paradigmi ai quali hanno le-gato le loro fortune e che si guardano bene dal mettere in crisi. Ma così facendo si rima-ne indietro rispetto alle cono-scenze scientifi che, al mondo che avanza.Siamo arrivati al punto in cui tutti devono prendere co-scienza che i problemi esisto-no ma vanno risolti.

PATRIZIA GENTILINIDal 1979 ha lavorato stabilmente in Oncologia presso l’Ospedale di Forlì occupandosi sia di Prevenzione-Diagnosi Precoce che diTerapia dei tumori.A fi ne 2007 si è ritirata dall’esercizio attivodella professione.Fa parte dell’ Associazione contro Leucemie, Linfomi, Mieloma (AIL) sezione Forlì-Cesena, con l’incarico di vice presidente.Fa inoltre parte dell’Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE Italia).

La prevenzione primaria è l’insieme di tutti quei

comportamenti che cercanodi evitare/ridurre l’insorgenzae lo sviluppo di una patologia.

Patrizia Gentilini (a sinistra) con Raffaella Pirini, candidata Sindaco al Comune di Forlì per la lista civica DestinAzione Forlì

SALUTE E PREVENZIONE

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