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2 edizione per la nuova redazione del giornalino scolastico Liberamente
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w.liberamenteisis.altervista.org
INGOVERNABILI
Gennaio- Febbraio n° 8-9
Scuole altrove
o Uk does it better
Storie di donne
o Iran e Italia: quali differenze?
Personaggio del mese
o Il Papa in (di)missione per Dio
Comunità scolastica
o Assemblea d’istituto 2013
o LIPDUB
Legalità
o La storia maestra e noi, debitori di memoria
Interviste
o Galli VS Riccioni M.E.
Territorio
o L’uguaglianza non ha colori, i triangoli della memoria
Ambiente
o Beviamoci una bella pozione d’arsenico
Arte & Cultura
o Happy birthday Pink Floyd!
o Les miserable
o Recensione “Venuto al mondo”
o Recensione libro “Signore delle
mosche”
o Dimmi chi ascolti e ti dirò chi sei
Free time
o British Humor
o Fotografia
o Linux
Sport
o Rugby, uno sport che merita attenzione
SOMMARIO Editoriale
La casta ha i giorni contati?
Alla fine il vero vincitore è stato Grillo. Tutte le rivoluzioni, si sa, partono da
Genova: dalla spedizione delle mille camicie rosse di Garibaldi passando per il
primo e sperimentale centrosinistra degli anni Sessanta al G8 del 2001 fino ad
oggi, con l'incredibile affermazione del Movimento 5 Stelle durante queste ultime
elezioni di un già travagliato 2013. Chi per protesta, chi per rabbia o perché
credeva davvero che i “grillini”, l'antipolitica e i comizi in piazza fossero l'alba del
cambiamento, in milioni di persone hanno iniziato a seguire l'ormai ex comico
ligure entrando, alimentando ed iniziando a far parte di quello ''tsunami'', come lo
chiamano loro, che stamani, appena svegliati, ci ha travolti tutti: con il 25,5% dei
voti M5S ha fatto il botto.
I veri vincitori sono loro perché, oltre ogni ideologia (a quanto pare), hanno
spazzato via, seppur in modo simbolico, la vecchia politica che sa di stantio ormai
da troppi anni, portando in campo idee volte al cambiamento e proposte basate
sul modello dei governi dei grandi Paesi dell'Europa, pare. Parlando di vincitori e di
sorprese, è doveroso citare la coalizione di centrodestra e per primo il PDL
capitanato da un, non si sa come, rinato Berlusconi che, contro ogni aspettativa, si
accaparra il 29,1% delle preferenze presentando in campagna elettorale
praticamente solo il famigerato rimborso dell'IMU insieme all'acquisto da parte del
Milan di Mario Balotelli che, ormai è palese, è servita moltissimo al Cavaliere per
assicurarsi il voto di un'importante fetta del popolo rossonero.
Vincitore in percentuale ma eterno sconfitto sul piano morale è invece il PD
guidato dal candidato premier Pierluigi Bersani che, ancora una volta, perde
un'occasione d'oro portandosi dietro la vecchia banda di ''compagni'' dei tempi
d'oro condannati, poverini, a riscaldare a vita le poltrone dei palazzi del potere.
Tutto questo, naturalmente, dopo aver eliminato la pericolosa presenza di Renzi e
quindi la possibilità di una politica forse nuova, forse riguardante di più i giovani
che gli anziani privilegiati.
Editoriale
Dispiace un po' per Ingroia fermo al 2,25% (forse colpa dell'imitazione di
Crozza?) che, con le sue proposte dedicate alla lotta alla mafia, al
miglioramento delle condizioni dei detenuti nelle carceri e ai cambiamenti
che si devono fare all'interno degli organi delle forze di Polizia, non riesce
ad entrare in Parlamento. Il flop più grande è stato, quindi, Mario Monti, il
''professore'', infatti, aggiudicandosi il 10,5% dei voti, rimane sì deluso ma
non del tutto sorpreso, consapevole di essere per gli italiani ''l'uomo dei
tagli e delle tasse''. Insieme a quest'ultimo c'è Casini che entra per un soffio
(aggiudicandosi i voti ricevuti da Fini) come ''miglior perdente'' (manco
fosse il torneo di calcetto della parrocchia) facendo così fuori in senso
strettamente politico il segretario di FLI che, dopo secoli, se ne torna a casa,
forse.
Bellissima la partecipazione di Oscar Giannino il quale, grazie alle sue false lauree e
mentendo addirittura sul fatto di essere andato allo Zecchino d'oro a cantare con il
Mago Zurlì, distrugge ogni aspettativa dei suoi già pochi sostenitori, facendo
ottenere al suo partito ''Fare per fermare il declino'' solo l'1,12% dei voti. Peccato,
era quasi simpatico con quella barba e quei completi assurdi.
Da quello che si capisce da dati, però, sembra un disastro: l'Italia divisa ed
ingovernabile e, a meno che i grandi partiti non si alleino tra di loro creando uno
scandalo di dimensioni apocalittiche, forse si tornerà a votare molto presto, per
non cambiare niente o per cambiare tutto al livello di casta politica.
Tutto ciò significherebbe l'affermazione totale del M5S.
Giovanni Esperti 4°C LS
Editoriale
Proseguiamo il viaggio attraverso i sistemi scolastici ed educativi delle altre
nazioni, così da poter riflettere costruttivamente sul nostro. Dopo aver
analizzato quello finlandese, che nella classifica OCSE PISA si piazza tra il
primo e il secondo posto, ci occuperemo ora di un’altra eccellenza europea:
il Sistema Educativo Inglese. I Britannici, nella Learning Curve, si
posizionano al sesto posto, secondi tra gli europei.
estremamente efficienti, sono amministrate da enti locali, i LEAs (Local
Education Authorities), che frammentano il suolo del regno in 96 aree.
Oltre a questa divisione di carattere amministrativo, vi è poi la divisione
verticale per cicli scolastici, che disegna una precisa struttura del sistema
educativo.
Dai quattro agli undici anni, i bambini frequentano la Primary School, che
mira all’alfabetizzazione e allo sviluppo di competenze matematiche.
L’istruzione primaria, ma in generale tutta l’istruzione inglese, è
profondamente incentrata sullo sviluppo di capacità e competenze, più che
sull’apprendimento di conoscenze generali, come da noi. L’obbligo
scolastico inizia a cinque anni, età prima della quale i bambini frequentano
asili o gruppi di gioco, sia privati che pubblici.
La scuola primaria è al proprio interno suddivisa in due key stages: Infant,
che va dai cinque ai sette anni, e Junior, dai sette agli undici. Concluso
questo primo ciclo, i bambini entrano nella Secondary Education, un
quinquennio che corrisponde, per intenderci, alle nostre Scuole Medie in
unione al biennio delle Superiori. La scuola secondaria si conclude all’età di
sedici anni, quando decade anche l’obbligo scolastico e il ragazzo è libero di
abbandonare gli studi ed inserirsi nel vivace mercato del lavoro.
Scuole Altrove
UK.. DOES IT BETTER!
Ci sono due tipi di scuole:
quelle pubbliche,
mantenute dallo stato, e
quelle private. Come da
buona tradizione
anglosassone, queste
ultime rappresentano una
vera e propria eccellenza e
vanto della Nazione. Le
scuole statali, che sono
comunque
Conclusa la Secondary School, dunque, l’adolescente britannico può
decidere di proseguire i propri studi, attraverso un biennio, chiamato Sixth
Form. Il nome più comune di questo ciclo formativo è quello di College, che
tanto fa sognare i ragazzi italiani.
Il college, dunque, dura due anni ed è caratterizzato da una ampissima
libertà accordata allo studente nella creazione del proprio piano di studi, in
vista della facoltà universitaria alla quale iscriversi.
Concluso il college, i ragazzi ricevono il Baccalaureat International,
equivalente al nostro diploma di maturità. A questo punto, il diplomato che
ha raggiunto buoni risultati, come vedremo, può iniziare i propri studi
universitari, divisi in triennale (attraverso la quale conseguire il Bachelor e
divenire un “baccalaureato”) e biennale di specializzazione (Master’s
degree), al termine del quale si può accedere ai dottorati (in inglese e per
convenzione internazionale PhD, Philosophie Doctor, dove per filosofia si
intende il più vasto campo delle conoscenze) che, come in Italia,
rappresentano il più alto grado di istruzione.
L’obiettivo è la valutazione in base al National Curriculum, composto di dieci
materie, di cui tre obbligatorie (Inglese, Matematica, Scienze) e sette
componibili autonomamente.
Attraverso questi esami si può accedere a corsi di formazione professionale,
ma non all’università, per la quale è necessario conseguire anche
l’Advanced Level o il Baccalaureat International.
Scuola Altrove
Scuola Altrove
BEATRICE RICCI 5°CLS
Questi titoli, come detto, corrispondono alla Maturità italiana e si
conseguono mediante degli esami a cui hanno accesso solo gli studenti più
meritevoli. La differenza più lampante, dunque, tra il sistema educativo
italiano e quello d’oltremanica è la più graduale valutazione degli studenti.
È un elemento, questo, comune alla maggior parte dei modelli nordici,
fondati soprattutto sull’indirizzamento del ragazzo verso la carriera a lui più
adatta, sulla responsabilizzazione dello stesso, sulla valutazione mediante
standard specifici che accordano maggiore importanza alla competenza che
alla conoscenza, sulla selezione e differenziazione dei discenti.
Innegabile che gli studenti britannici o mittel-nordeuropei abbiano un
bagaglio di cultura generale forse inferiore a quello dei coetanei italiani.
Eppure i loro sistemi formativi assicurano la coerenza di un curriculum
basato sull’individuazione delle attitudini specifiche degli individui e,
dunque, una più gratificante esperienza formativa ed un molto più agevole
inserimento nel mercato del lavoro.
Sarebbe invece saggio prendere d’esempio e ricostruire un sistema che,
comprendendo le vere attitudini di ciascuno, indirizzi gli studenti, in base
alle proprie specificità, a competitivi percorsi universitari o a qualificanti
corsi professionali.
Spesso da noi lo si confonde, ma la dignità e la vera uguaglianza non sono
date dalla quantità e grandezza dei titoli, quanto dalla professionalità e
serenità con le quali ci si impegna in ciò per cui si è portati.
Per questa edizione, cari lettori, come personaggio del mese, non poteva
mancare il nostro ormai ex Papa Benedetto XVI.
Come tutti sappiamo, Joseph Ratzinger è stato Papa (emerito) della Chiesa
cattolica fino all’11 febbraio del 2013 quando, durante il concistoro
ordinario, ha annunciato le sue dimissionii ddaa ““ssuucccceessssoorree ddii SSaann PPiieettrroo””.
Settimo pontefice tedesco nella storia della Chiesa cattolica, ottavo a
rinunciare al ministero petrino, se si considerano (unicamente) i casi dei
papi: Clemente, Ponziano , Silviero , Benedetto IX , Gregorio VI, Celestino V e
Gregorio XII, dei quali si hanno soltanto fonti storiche, e primo ad avere un
account su Twitter. Ma chi è veramente quest’uomo?
Joseph Aloysius Ratzinger nacque il 16 aprile del 1927 in Baviera, terzo
figlio, il più giovane, di Maria Rieger e Joseph Ratzinger, figli a loro volta di
una modesta famiglia di agricoltori antinazisti. All'età di 12 anni si iscrisse al
seminario minore di Traunstein, che dopo 3 anni fu chiuso per uso militare.
Gli studenti furono mandati a casa e Joseph tornò al ginnasio.
Dopo i 14 anni fu iscritto nella Gioventù hitleriana, come ordinato dalla legge
Gesetz über die Hitlerjugend, con la quale si obbligavano tutti i giovani di età
compresa fra i 14 e i 18 anni ad arruolarsi.
Dovette quindi aderire contro la sua volontà per non ricevere sanzioni
pecuniarie sulle tasse scolastiche del ginnasio, che furono poi evitate grazie
a un professore di matematica comprensivo, che gli permise di non
partecipare alle riunioni.
Personaggio del mese Il Papa in (di)missione per Dio!
Dopo vari incarichi in ambito militare fu arruolato nell’esercito tedesco.
Non fu mai inviato al fronte e durante tutto questo periodo non ebbe mai
necessità di sparare un colpo. Come egli stesso ricordò, nel 1945,
abbandonò il suo impegno e sebbene coloro che lasciavano fossero
soggetti a fucilazione se catturati, Ratzinger riuscì ad evitare la morte,
grazie ad un sergente che lo fece scappare.
Si iscrisse l’anno dopo all'Istituto superiore di filosofia e teologia di Frisinga
e il 29 ottobre 1950 fu ordinato diacono e, in seguito, presbitero. Nel 1953
discusse la tesi di dottorato in teologia su Sant’Agostino. Da professore
universitario divenne vice-presidente dell'Università di Ratisbona.
Il 24 marzo 1977 venne nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga e
nello stesso anno ricevette la consacrazione episcopale. Poco dopo la
nomina episcopale, si dimise da arcivescovo in virtù delle nuove
disposizioni papali che lo chiamarono a stabilirsi in Vaticano. Divenne
cardinale e partecipò al conclave che elesse Albino Luciani e Karol Wojtyla.
Papa Giovanni Paolo II gli diede incarichi di prefetto e presidente delle
commissioni pontifice, che terminarono il 2 aprile 2005, dopo la morte
dello stesso pontefice.
Il successivo conclave, terzo per lui, lo elesse papa. Il suo pontificato è
durato 8 anni, poiché il mese scorso lo stesso ha annunciato le sue
dimissioni per motivi di età e salute. Il mondo è rimasto a bocca aperta per
la notizia scioccante anche perché non succedeva una cosa simile da 600
anni.
Di scandali riguardanti la chiesa ne sono usciti fuori e forse non si è sentito
di portare avanti il suo incarico, ma questo è solo un pensiero
comune…alcuni lo ammirano perché sostengono sia stato un uomo che ha
saputo riconoscere i propri limiti, altri lo considerano come Schettino: ha
lasciato la nave nel momento forse più critico.
Michela Bilancini 4°ARA
Personaggio del mese
Con la disfatta tedesca e
l'arrivo degli americani nella
cittadina, Ratzinger fu
identificato come soldato e
fu recluso per alcune
settimane in un campo degli
alleati, come prigioniero di
guerra, finchè venne
rilasciato il 19 giugno 1945.
Donne/Iran
Non riesco a dirti di non affliggerti, di non ribellarti, sia perché la mia
immaginazione vive, a mie spese, intensissimamente ogni cosa, sia perché
non sono capace di dirti di non sentire. Senti, senti, ti dico - senti con tutta
te stessa. Foss'anche fin quasi a morirne, perchè questo è il solo modo di
vivere, specialmente di vivere in questa terribile dimensione, e il solo modo
di onorare e celebrare gli esseri ammirevoli che sono il nostro orgoglio e la
nostra ispirazione.
[Azar Nafisi - Leggere Lolita a Teheran]
L'altro giorno su uno degli ultimi numeri de l'Espresso ho trovato un
articolo che parlava di un'attrice iraniana, Golshifteh Farahani: dopo aver
mostrato un seno in un video cinematografico francese, è stata invitata a
non mettere più piede nel suo Paese.
Leggendo questo articolo mi è tornato in mente “Leggere Lolita a
Teheran”, libro scritto da Azar Nafisi, autrice anche lei iraniana e anche lei
vivente all'estero. È ambientato nel 1979, anno della Rivoluzione Islamica
che rovesciò il regime filo-occidentale dello scià Reza Pahlavi, ma a quanto
pare è cambiato poco o nulla. Così come allora, la libertà d'espressione
femminile (e non solo, naturalmente) è schiacciata, e i libri e il cinema
sono visti come strumenti sovversivi.
Iran e Italia: Quali differenze? Storie di donne
Così come allora ci sono
individui alfa e individui epsilon:
quelli che contano tutto e quelli
che non contano niente. Le
donne sono in quest'ultimo
gruppo: sono ritenute troppo
deboli rispetto all'uomo e
secondo il supremo leader
religioso iraniano Ali Khamenei,
il loro unico compito è rimanere
a casa, sfornare figli e allattarli,
crescerli ed educarli.
È chiaro che il problema femminile in questo caso è specifico dell'Iran
e da attribuire ad una cultura che nasce da basi sbagliate (la legge
religiosa che diventa legge di Stato), e le riflessioni che si fanno su di
esso non si possono allargare al resto del mondo (almeno
occidentale), ma ora proviamo a spulciare la situazione a casa nostra.
Donne/Italia
Secondo me la donna e l'uomo sono destinati a diventare uguali.
In questa nostra epoca, la civiltà si è data un gran da fare per attenuare
certe differenze che erano causa di profonda ingiustizia. C'è stato un
graduale avvicinamento nel modo di comportarsi, di sentire, di pensare,
insomma, di vivere. Fino alla tanto sospirata parità. Però, secondo me,
all'inizio di tutto c'è sempre una donna.
[Giorgio Gaber – Secondo me la donna]
Pianura (NA), 11 febbraio 2013 – Giuseppina Di Fraia vive, o ci prova, con
un marito che la picchia, sfogando su di lei il suo male di vivere: lei però
pensa solo alle figlie, e va avanti. Lavora come colf perché a casa i soldi
qualcuno li deve pur portare. Lavora facendo finta di niente, le manca il
coraggio di uscire fuori da questa situazione, o forse vuole solo tenere
unito il suo bozzolo familiare. Fatto sta che la sua vita va avanti, tra botte e
umiliazioni continue, lei vive con l'orgoglio ferito, i lividi si assorbono in
silenzio e il tempo passa, nulla cambia. Fino all'11 febbraio di quest'anno,
quando è la sua intera vita a venire stravolta, fino a trasformarsi in morte.
È mattina, Giuseppina esce di casa per andare al lavoro e il marito la segue
con la macchina. Quando la raggiunge, la investe, e ai passanti che,
preoccupati per la donna, si apprestano a offrire soccorso, dice che
possono allontanarsi, perchè lui è il marito, e lui la porterà in ospedale. In
realtà Vincenzo (questo il nome del marito-assassino) fa salire la moglie in
macchina, ma dopo 100 metri apre la sua portiera, apre quella di
Giuseppina, la fa scendere dall'auto trascinandola per i capelli, poi le
sbatte la testa contro il muro, versa la benzina sopra il suo corpo e le dà
fuoco. Sembra di assistere al rogo di una strega del'600, ma siamo nel
moderno Terzo millennio.
Perché un uomo che, almeno per un secondo, dovrebbe aver amato quella
donna (perché l'ha sposata!), si spinge poi fino ad un gesto così
esasperato, che oltre ad annientare la vita femminile distrugge anche
quella maschile? La ricostruzione di Vincenzo dopo ciò che ha fatto è
agghiacciante: in lui non c'è la minima traccia di pentimento o di dolore. Le
sue parole rivelano il ritratto di un uomo senza sensi di colpa: l'omicidio
era premeditato, e la ragione è semplice. Giuseppina gli aveva rovinato la
vita, si prendeva i suoi soldi e il suo tempo: nulla di ciò è vero, perché la
donna era l'unica a lavorare in famiglia.
Storie di donne
Le origini di questo ennesimo femminicidio sono da ricercarsi nel
contesto socio-economico in cui la famiglia viveva? Sicuramente anche
le difficili condizioni di vita, caratterizzate dalla povertà, dalla presenza
della camorra e dalla criminalità in genere, possono aver influito, ma
non credo che il discorso possa esaurirsi qui. Il problema è che l'amore
per una donna dovrebbe permettere di superare le difficoltà, o se
proprio è impossibile farlo, almeno permettere di viverle serenamente.
Invece non è così, e la ragione dal mio punto di vista è culturale, sta
nello sminuimento della preziosità della donna e nel fraintendimento
della sua natura, nel senso che si tende a dare l'immagine di una donna
“tutto corpo e niente testa”. Questo inculca nella testa maschile
(ovviamente non quella di tutti gli uomini o ragazzi, ci mancherebbe!) il
concetto di donna come essere inferiore, da colpevolizzare se qualcosa
va male ma da non amare mai, in nessun caso, perché è un oggetto
solo da usare. La mia è un'idea personale, e ogni caso di violenza contro
le donne va studiato nello specifico senza generalizzare, ma io credo
che questa visione della donna sia un minimo comun multiplo che si
può ritrovare sempre, sia nel caso di Giuseppina, che è poi morta il 14
febbraio, sia in una qualsiasi situazione di violenza familiare.
Non credo che altrimenti un uomo possa picchiare la propria donna,
con la quale condivide momenti di passione, di dolore e di gioia.
Sia che quell'uomo sia un operaio che vive con 1000 euro al mese, un
disoccupato che vive momenti di disperazione, un libero professionista
con una vita agiata, o un imprenditore con ville sparse per il mondo.
Non servono i soldi per non picchiare una donna, né un alto livello
culturale (anche se di certo aiuta), ma la cultura del rispetto (non solo)
verso le donne. Per dirlo alla latina, serve un homo pius.
Storie di donne
SARA PAOLETTI 4°C LS
Anche quest’anno si è svolta martedì grasso la consueta festa di
carnevale. Prima che iniziasse la festa intorno alle 9 c'è stato il rinfresco
organizzato dal comitato studentesco. La festa è iniziata dopo la
ricreazione, prima con musica e balli di gruppo, poi con la gara della
maschera più bella ed originale. Alla gara hanno partecipato i bebè, le
api,don Matteo e la squadra delle calciatrici con tanto di ragazzi pon-pon
annessi. Per chi non voleva partecipare alla festa in aula conferenza 2
dalle ore 9:15 circa si proiettava il film comico con Jim Carrey “Ace
ventura l'acchiappanimali”. I vincitori sono stati dichiarati tramite il voto
per applausi. La gara è stata vinta simbolicamente dai bebè.
Per concludere posso dire che, a mio giudizio, è stata un assemblea ben
organizzata e soprattutto molto divertente, anche se sinceramente
sarebbero da rivedere i criteri di premiazione delle maschere… per carità
nessuna polemica fine a se stessa, ma l’applausometro utilizzato per
stabilire i vincitori non era forse un po’ troppo “casalingo”? e
sinceramente qual è lo strumento che misura il quantitativo, i decibel, la
partecipazione collettiva all’applauso? Naturalmente scherzo… Volevo
cogliere l’occasione per ringraziare il comitato studentesco e la Prof.
Alberta Tortolini della funzione strumentale degli studenti che ha
permesso tutto questo.
Pier Paolo Napoli 4°A RA
Comunità scolastica Assemblea d’istituto febbraio 2013
Assemblea d’istituto febbraio 2013
Il LipDub è un video musicale in cui un gruppo di persone doppiano e ballano
una canzone a scelta.
In alcune scuole, come nella nostra, è usato come video di presentazione per
farsi conoscere in modo divertente e alternativo. Questo progetto dà il
benvenuto a tutte le forme artistiche e ad ogni libero sfogo della fantasia,
infatti è anche un modo per far emergere le diverse capacità di noi studenti,
sia in gruppo sia da soli.
Nella nostra scuola molti studenti hanno partecipato alla realizzazione del
video con impegno ed entusiasmo: alcuni di loro si sono cimentati nei loro
sport preferiti come il calcio e la pallavolo, altri hanno invece deciso di
mostrare la loro passione per la musica o la fotografia e altri ancora hanno
provato ad inventare qualcosa di divertente travestendosi nei modi più
disparati.
A questo fantastico progetto hanno partecipato anche alcuni dei nostri
professori e ne siamo veramente entusiasti! Il LipDub quindi non è solo un
video musicale, ma è un modo per esprimersi, conoscersi e divertirsi insieme;
inoltre, anche grazie a YouTube, è diventata una vera e propria forma d'arte
e comunicazione.
Curiosità: la prima diffusione di LipDubs è avvenuta in Olanda grazie ad un
programma televisivo che successivamente fu mandato in onda anche in
Italia con il titolo "Ora... ci vorrebbe un amico".
Per molte persone, i LipDubs possono sembrare semplici da fare, ma in
realtà, per essere realizzati in modo adeguato, necessitano di molto tempo e
impegno da parte degli organizzatori.
Dopo qualche settimana di preparazione e svariate prove, possiamo dire di
aver fatto davvero un buon lavoro. Complimenti a tutti quelli che hanno
partecipato!
ANNA COSSAI 3°A RA
Per il lipdub la parola d’ordine è:
Divertimento!!
Comunità scolastica
Anno di nascita
“1956”
Perche ha scelto di insegnare?
“Perché mia moglie mi ha iscritto al
provveditorato”
Come concepisce la scuola, la disciplina, il
rapporto alunni/ insegnanti in questo momento
storico? Com’è cambiata la scuola in relazione al
modo di vivere di oggi?
“Partiamo dall’ultima parte della domanda…
premesso che per ragioni politiche/sindacali la
quasi totalità dei docenti è anziana, la scuola non è
cambiata, ossia viene proposta oggi come veniva
proposta trent’anni fa e solo in limitati contesti si
cerca di curvare la didattica ai tempi moderni. Il
rapporto alunni/ insegnanti in questo momento
storico è complicato. Gli alunni fanno della
superficialità uno stile di vita mentre i docenti
ragionano e riflettono con i loro strumenti di
analisi nati nella prima metà del secolo scorso.
Normalmente, gli insegnanti, disapprovano i
comportamenti dei giovani che sono del tutto
diversi da quelli che loro hanno vissuto e che con il
tempo hanno mitizzato: faticano a capire gli
studenti che non danno peso a molti dei valori in
cui loro credevano.”
Anno di nascita
“1964”
Perche ha scelto di insegnare?
“È l’unico impiego che mi permette di parlare
degli argomenti che mi interessano e poi perché
mi piace il contatto con gli adolescenti …”
Come concepisce la scuola, la disciplina, il
rapporto alunni/ insegnanti in questo
momento storico? Com’è cambiata la scuola in
relazione al modo di vivere di oggi?
“In questo momento forse c’è un po’ di
rilassamento per quello che riguarda la
disciplina secondo me la disciplina è
importantissima il rapporto tra insegnati de
studenti è migliorato nel senso che prima non
c’era molto dialogo con gli insegnanti invece
penso che sia fondamentale perché bisogna
essere esigenti ma bisogna aprire una porta per
dare la possibilità ai ragazzi di esprimere quello
che sentono. Forse gli studenti la trovano
sorpassata, per me non lo è nel senso che ci
sono cose assolutamente fondamentali che
bisogna sapere e conoscere perché sono
formative forse parlando in prima persona non
essendo incline alle tecnologie bisognerebbe
utilizzare di più computer, lim.”
Interviste
Lei che idea ha della scuola nel futuro?
“Credo che finché non andremo in pensione e ci
sarà il rinnovo generazionale degli insegnanti la
scuola italiana rimarrà indietro rispetto alla scuola
europea.”
Cosa cambierebbe dei ragazzi di oggi?
“Niente!”
Cosa cambierebbe di lei?
“Domandona eh … ognuno di noi è fatto di mille
virtù e qualche difetto , vorrei togliere i difetti ma
se non ci sono riuscito fino ad ora… neanche a
provarci adesso! Ad esempio riconosco di essere …
piuttosto irascibile.”
Com’era la scuola ai tempi di Giorgio Galli
alunno?
“Ai miei tempi a scuola si pensava a fare la
rivoluzione; quella vera! Quindi Giorgio Galli si
occupava di rivoluzionare la scuola a tempo pieno.
Non l’occupazione di tre giorni! Quando si
occupava ai miei tempi, arrivava la polizia con i
manganelli (soprattutto all’università) e quindi si
faceva a manganellate, cioè loro con i manganelli e
noi a prenderle!”
Cosa farebbe per migliorare i rapporto tra scuola
e mondo del lavoro?
“La scuola dovrebbe dare più competenze, invece
di mere conoscenze. Dovrebbero esserci più
tirocini per rapportare i ragazzi al mondo del
lavoro.”
Lei che idea ha della scuola nel futuro?
“Spero che migliori e possa garantire una
formazione, credo che in parte lo faccia anche
oggi però spero che migliori ancora perché ci
sono delle storture.”
Cosa cambierebbe dei ragazzi di oggi?
“Forse la preparazione di base, perché a volte i
ragazzi arrivano con delle lacune che
andrebbero colmate prima perché potrebbero
trovare delle difficoltà che a quest’età
potrebbero sembrare insormontabili ma in
realtà non lo sono.”
Cosa cambierebbe di lei?
“Forse la possibilità di usare di più i computer e
la lim che per i ragazzi sarebbe più semplice e
appetibile la spiegazione, poi forse anche il
carattere.”
Com’era la scuola ai tempi di Maria Elena
Riccioni alunno?
“Conservo un buon ricordo. È una scuola che mi
ha formato, è stata utile per costruire il mio
percorso e il mio bagaglio culturale.
Certamente la scuola deve essere un punto di
partenza anche per l’università, non bisogna
mai fermarsi allo studio scolastico ma
approfondire e andare avanti.”
Cosa farebbe per migliorare i rapporto tra
scuola e mondo del lavoro?
“Forse bisognerebbe far sì che gli studenti
conoscano di più il mondo del lavoro.
Bisognerebbe ampliare alternanze o stage
anche per molti più indirizzi scolastici.”
Lei che idea ha della scuola nel futuro?
“Credo che finché non andremo in pensione e
ci sarà il rinnovo generazionale degli insegnanti
la scuola italiana rimarrà indietro rispetto alla
scuola europea.”
Cosa cambierebbe dei ragazzi di oggi?
“Niente!”
Cosa cambierebbe di lei?
“Domandona eh … ognuno di noi è fatto di
mille virtù e qualche difetto , vorrei togliere i
difetti ma se non ci sono riuscito fino ad ora…
neanche a provarci adesso! Ad esempio
riconosco di essere … piuttosto irascibile.”
Com’era la scuola ai tempi di Giorgio Galli
alunno?
“Ai miei tempi a scuola si pensava a fare la
rivoluzione; quella vera! Quindi Giorgio Galli si
occupava di rivoluzionare la scuola a tempo
pieno. Non l’occupazione di tre giorni! Quando
si occupava ai miei tempi, arrivava la polizia
con i manganelli (soprattutto all’università) e
quindi si faceva a manganellate, cioè loro con i
manganelli e noi a prenderle!”
Cosa farebbe per migliorare i rapporto tra
scuola e mondo del lavoro?
“La scuola dovrebbe dare più competenze,
invece di mere conoscenze. Dovrebbero esserci
più tirocini per rapportare i ragazzi al mondo
del lavoro.”
Interviste
L’impressione di severità e autorevolezza che lei
comunica non crede possa peggiorare il rapporto
che ha con gli alunni?
“Assolutamente no! L’autorevolezza è necessaria
nell’arte dell’insegnamento.”
Se fosse per un giorno Dio, che farebbe?
“Mi manifesterei, farei vedere al mondo che ci
sono, risolvendo così, una volta per tutte, la
questione ontologica!
(per il significato di “questione ontologica”
o “prova ontologica” v. wikipedia).”
L’impressione di severità e autorevolezza che
lei comunica non crede possa peggiorare il
rapporto che ha con gli alunni?
“Non credo perché ritengo che tutti abbiamo
bisogno di paletti oltre i quali non possiamo
andare poi la cosa sbagliata è essere rigidi, si
può essere severi e autorevoli senza essere
rigidi penso anzi che gli studenti abbiano
bisogno di punti fermi per cui se uno fissa delle
regole poi i rapporti sono ottimi, quello che
conta è la chiarezza delle regole.”
Se fosse per un giorno Dio, che farebbe?
“Darei a tutti una grandissima intelligenza.”
Michela Bilancini Federica Maurizi
Chiara Prugnoli 4°ARA
Serena Prugnoli Serena Santini
Chiara Ciripicchio 4°B LS
Interviste
Nella sala Innocenzo III, alla Rocca dei Papi di Montefiascone, come tradizione di
tutti gli anni, si è svolta il 27 Gennaio 2013 la giornata della memoria: data che ci
riporta nel lontano 1945, quando vennero aperte le porte del campo di
concentramento di Auschwitz.
La giornata si è aperta, alle ore 10, con il breve intervento del primo cittadino
Luciano Cimarello che, visibilmente commosso, ha commentato in modo da
ricordare, anche solo per un momento, tutte le vittime e tutte le atrocità delle
persecuzioni che sono state eseguite dall’uomo.
La mattinata è stata poi affiancata dalla toccante testimonianza del signor
Alberto Sad, sopravvissuto alla disumana vicenda della Shoah.
Sad ripete più volte che solo all’età di vent’un anni ha avuto la prima cosa bella
dalla vita: il fidanzamento con la sua attuale moglie. Perché la prima?
All’età di quindici anni la sua esistenza ebbe una scossa, che durò per sei anni;
prima di quel momento la sua era una vita tranquilla, studiava all’interno di un
orfanotrofio ma, in seguito alle leggi razziali e all’arrivo dei Tedeschi a Roma, fu
costretto a nascondersi dal nonno materno insieme con le sorelle e la madre.
Qualcuno rivelò il loro nascondiglio, in quanto si riteneva che ogni ebreo in mano
tedesca valeva cinque mila lire, così lui e tutti i suoi familiari furono deportati ad
Auschwitz.
Arrivato, fu spogliato dei suoi averi e gli fu assegnato il numero 5491.
Territorio “L’uguaglianza non ha colori,
I triangoli della memoria”
Territorio
Egli racconta che la vita all’interno del campo era molto dura, infatti, iniziava la
mattina molto presto con una colazione povera: solo una tazza d’orzo a cui
seguiva una giornata di arduo lavoro fino alla sera, quando, al rientro, li
attendeva un misero pezzo di pane e margarina.
Alberto ci rivela che, per la sua ingenuità di bambino, ignorava la cruda realtà
che si trovava all’interno del campo, finché alla visione di un grande fuoco un
medico gli spiegò che esso veniva alimentato dalle persone che erano ritenute
inutili per la società. Parte di quel fuoco erano anche la madre e le sorelle di
Alberto.
Coloro che erano ritenuti un vantaggio per la società, come i dentisti, venivano
trattenuti nel campo, ma il loro unico compito era controllare la presenza d’oro
nei denti dei cadaveri.
I detenuti del campo subivano continue violenze, erano sottoposti a selezioni e
dovevano guadagnarsi, ogni giorno, un misero pezzo di pane.
Nei campi vi erano per il 95% ebrei, la restante parte era composta da
partigiani, “rom” e “gay”. Nel suo campo, la colpa era quella di essere un
cattolico partigiano.
Facciamo sì che le testimonianze dei sopravvissuti a questa atrocità dell’uomo
non siano inutili, “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”; la
celebre frase di Primo Levi ci invita a non dimenticare tutte le vittime, marcate
da quei numeri che corrispondo a dei volti, ammassati tra cumuli di ceneri che
non dovranno essere mai dimenticati.
Rachele Cicoria, Tamara Chiaravalle,
Elena Belleggi, Sara Sabatini
Classe 4°A RA
Occupandomi in questo giornalino della rubrica “Ambiente” non posso
lasciare da parte un problema così attuale e scottante quale quello
dell’arsenico. Siamo venuti a sapere di questo problema negli ultimi mesi,
anche se gli specialisti e gli amministratori ne erano a conoscenza da più di
un decennio!
La cosa nuova è che ancora oggi una buona parte della popolazione
mondiale continua ad assorbire arsenico in dosi piuttosto rilevanti, anche
quotidianamente, sia attraverso acqua potabile, che attraverso cibo.
Il contenuto di arsenico e fluoruro è presente in quantità superiori ai limiti
di legge: su 20 punti analizzati, oltre il 50% supera il limite massimo di
concentrazione, che sarebbe di 10 microgrammi/litro per l’arsenico e 1,5
microgrammi per il fluoruro. Questa situazione non è certo una novità, visto
che dal 2001 Regioni e Territori chiedono deroghe alla legge.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che
un’esposizione prolungata all’arsenico può provocare cancro, lesioni
cutanee, malattie cardiovascolari, danni al sistema nervoso e diabete.
Recenti indagini epidemiologiche sugli effetti dell'arsenico dimostrano un
aumento eccessivo di mortalità causate, come a Viterbo, da tumori del
polmone e della vescica, mentre nella provincia di Latina la mortalità per
forme tumorali è aumentata dal 2005 al 2011 del 12%.
La presenza di arsenico nell’acqua è un’emergenza del Lazio, in particolare
nelle province di Latina e Viterbo e nei Castelli Romani, dove migliaia di
persone sono obbligate a vivere senza acqua potabile e costrette ad usare
taniche d’acqua anche solo per cucinare.
BEVIAMOCI UNA POZIONE D’ARSENICO
Ma quello che ci chiediamo è: in che
consiste il problema dell’arsenico? Cosa
può provocare l’uso di questo elemento
chimico?
Quello che è uscito fuori è che
l’arsenico fa male alla salute, cosa già
conosciuta nell’antichità quando, per
togliere di mezzo una persona, non
c’era niente di meglio che una bella
pozione di arsenico!!!
Ambiente
Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente, ha dichiarato che
il Lazio è l’unica regione che non è riuscita a rientrare nei parametri stabiliti,
non facendo investimenti per potabilizzatori e che la fine dei lavori è
prevista non prima del 2014.
Quello che mi interessa sottolineare è che, nonostante la scadenza del
termine ultimo stabilito dalla Commissione Europea per la normalizzazione
della situazione, avvenuto il 31 dicembre, nei nostri rubinetti ancora
continua ad uscire acqua NON potabile!!!
Siamo cittadini, che da anni continuano a pagare salate bollette sul servizio
idrico senza alcun miglioramento, nonostante la nostra esplicita
dichiarazione del giugno 2011 attraverso il referendum popolare contro la
privatizzazione dell'acqua.
Nonostante questo i gestori continuano a inserire l'aggravio sulla tariffa
senza però investire in nessun modo sul miglioramento della rete e dei
servizi!!!
Ma avere acqua potabile non è un nostro diritto? Siamo nel 2013 solo per la
tecnologia, mentre lasciamo da parte problemi che riguardano beni di prima
necessità, come l’acqua?
Martina Rossi 5°BRA
Ambiente
Quando tremende storie di violenza e bestialità che portano i volti, le
voci, le storie divengono semplicemente "Storia" può essere
pericoloso. Leggendo il quotidiano "La Repubblica" mi sono imbattuta
proprio nella lettera di un professore di musica. Esprimeva il suo
disagio, la sua preoccupazione perché ogni anno sente le future
generazioni, i futuri uomini, le future classi dirigenti allontanarsi
lentamente dalla memoria della Shoa, come un evento lontano che
silenzioso si perde nel vento. Un po' come le ceneri di Auschwitz.
Talvolta noi giovani conosciamo bene vicende assai lontane come il
medioevo ed il rinascimento, importanti sì, ma difficilmente
ricordiamo gli ultimi cinquant'anni. C'è da ammettere che noi italiani
abbiamo notoriamente la memoria a breve termine, lo si può
constatare dal panorama politico protagonista di questo "teatrino"
elettorale 2013. Come ci si può salvaguardare da qualcosa che non si
conosce? Se non si sa come nasce, come si sviluppa, come esplode.
L'orrore non può e non deve ripetersi.
Tutti dobbiamo conoscere e ricordare, è necessario. La storia deve
aver la possibilità di essere maestra. Non per retorica o richiesta, ma
per coscienza.
Dobbiamo ricordare i campi di concentramento e lo sterminio di
milioni di ebrei, ma anche di non ebrei che per la follia di un registra
pazzo hanno pagato con la vita. Figli strappati dalle braccia delle loro
madri.
Madri strappate dalle braccia dei loro mariti. Uomini strappati delle
loro energie, dagli affetti, espropriati dei loro beni, delle loro case ed
infine, privati della loro dignità. Anche nella nostra provincia, Viterbo,
non possiamo sentirci assolti.
Siamo stati parte integrante del massacro, eseguendo gli ordini con
insolita tempestività tramite la “Squadra federale di Polizia” costituita
da “volontari” viterbesi il 26 novembre del 1943. Nella provincia di
Viterbo c'era un campo di concentramento, a Vetralla. Alcuni
passarono di lì, per poi finire in Polonia.
Altri furono imprigionati a Santa Maria in Gradi, oggi università. Per
ogni dubbio, visionate i documenti portati alla luce dall'archivio di
Stato con una meticolosa ricerca di Paolo Antinucci e Roberta de Vito e
grazie al lavoro di Daniele Camilli, giornalisti di Viterbo. Si parla di 33
ebrei, dei quali 22 riuscirono a scappare, perché salvarsi si poteva.
Legalità La storia maestra e noi, debitori
di memoria
Legalità
Un regista pazzo può far quel che vuole, ma senza attori, tecnici,
produttori e denaro non farà alcun film. Eppure il cast dell'orrore ci
fu. In tutta Europa. Uomini complici, normali ed ordinari, niente
bestie. Impiegati, commercianti, macellai, bancari. Quelli che oggi, va
tanto di moda chiamare "società civile".
La carneficina è stata possibile perché la "società civile" di allora,
complice, ha collaborato e cooperato per identificare e catturare
persone le quali, avevano la sola colpa di essere ebrei.
Si poteva dire no. Perché nella vita si fanno delle scelte che
racchiudono le responsabilità di ognuno di noi, e non importa se
qualcuno ti aveva conferito un incarico o dato un ordine perché,
anche quando si è braccio armato, l'azione è posta in essere
innanzitutto con le proprie mani, la propria mente e la propria
consapevolezza.
Si risponde in prima persona, con la propria coscienza.
Responsabilità. Ecco una parola chiave della questione morale e
politica, di ieri, di oggi, di sempre.
Sara Manzi 5°A RA
Era il 1 Marzo del 1973 quando uscì "The Dark Side Of The Moon", il più
grande disco rock di tutti i tempi. Non solo per le 741 settimane in classifica.
Nemmeno per le 50 milioni di copie vendute. Ma questo e' stato l'album che
ha rivoluzionato la scena musicale mondiale. Un sorta di musica classica che
si avvicina a quella rock. Una perfetta armonia di suoni e testi. E' stato un
album che ha chiuso un era e ne ha inaugurata un altra(quella del rock
moderno).
fece anche ricorso all'uso di sintetizzatori analogici e, come sottofondo ad
alcune tracce, è possibile ascoltare una serie di interviste con il gruppo e lo
staff tecnico in forma di aforismi filosofici. Il concetto di base gira attorno al
fatto che la vita non e' nient'altro che un procedere verso la pazzia e la
morte.
Tutto ciò' scandito da situazioni, da cambiamenti improvvisi e da decisioni
manovrate dalla brama di potere, dai soldi e dallo scorrere del tempo. Ha
affascinato e continuerà ad affascinare diverse generazioni perché, come le
più grandi opere d’arte, si fa portatrice di temi universali.
Parla della società, parla dell’uomo, del suo lato luminoso e del suo lato
oscuro. L'album si apre in questo modo:
«Breathe breathe in the air, don’t be afraid to care», cioè «respira, respira
nell’aria, non aver paura di amare». Un apertura che fa anche da congedo.
Perché in fondo in fondo amare e' quel che conta.
Siamo avanti ad un capolavoro difficile da spiegare in un semplice e banale
articolo di un giornalino scolastico. L'unica cosa che posso fare e' consigliarvi
di prenderlo e farvici male.
Buon Ascolto.
Paoletti Francesco 5°C LS
HAPPY BIRTHDAY: 40 YEARS OF
"THE DARK SIDE OF THE MOON"
Per l'incisione del concept album i Pink Floyd
usarono alcune delle tecniche più avanzate
dell'epoca. Come la registrazione multitraccia
(che permette di separare la registrazione di
sorgenti sonore multiple per creare un tutto
unico) e i loop (una sezione in cui un
campionamento viene riprodotto
ripetutamente). Inoltre, la rock band britannica
Arte e coltura
Les Misérables
Questo mese discuteremo di un musical di tre ore dove non smettono mai
di cantare e sono tutti, come farebbe presagire il titolo, messi uno peggio
dell'altro. Contenti?
Les misérables, prima di diventare un film, era uno dei musical più longevi
di broadway, che a sua volta era stato tratto dall'immenso libro di Victor
Hugo, che contiene all'incirca 365.000 parole.
La storia é ambientata nella Francia del diciannovesimo secolo: Jean
Valjean (interpretato nel film da Hugh Jackman) viene incarcerato per
aver rubato una brioche, però poco dopo scappa dalla sua prigonia e viene
inseguito dall'ispettore Javert (Russel Crowe), e si rincontreranno per il
resto del film diverse volte, circondati da altre storie tra cui quella di una
povera donna di nome Fantine (Anne Hathaway) che viene licenziata dal
suo lavoro, vende i suoi denti e capelli, decide di diventare una prostituta,
canta "I dreamed a dream" e muore.
Anne Hathaway è bravissima nel ruolo, e anche se recita nel film per 10
minuti si è portata a casa l'Oscar per migliore attrice non protagonista. Ci
sono anche molte altre performance degne di nota come quelle di Helena
Bonham Carter e Sacha Baron Cohen che interpretano due ladri, Amanda
Seyfried interpreta la figlia cresciuta di Fantine: Cosette, ed Eddie
Redmayne interpreta un giovane rivoluzionario che si innamora di
Cosette.
Arte e coltura
Arte e coltura
L’ aspetto più interessante del film però è quella tecnica: gli attori, infatti,
hanno dovuto cantare live le loro canzoni accompagnati solo da un
pianoforte, e le riprese sono state condotte con diverse telecamere che
giravano allo stesso tempo; le sceneggiature e i costumi sono favolosi.
La storia è abbastanza interessante e bella, anche se un pò lunga.
Un' ultima cosa: se andate a vedere questo film, vi avviso che non smettono
mai di cantare, il film è praticamente un unica canzone dall'inizio alla fine.
Conclusione: Les Misérables è ottimo dal punto di vista tecnico, delle
recitazioni, e del casting, però alcuni potrebbero rimanere delusi o annoiati
dal suo tono pomposo e glorificante.
Kor O'Connell-VA lg
Venuto al mondo è tratto dall’omonimo romanzo di Margaret Mazzantini,
moglie del regista Sergio Castellitto,vincitore del premio Campiello nel 2009. A
venire al mondo è Pietro (interpretato da Pietro Castellitto, figlio di Margaret e
Sergio), un ragazzo che è cresciuto in Italia, a Roma, con la madre Gemma
(Penelope Cruz) e con il padre adottivo (interpretato da Castellitto), che ignora
la verità sulla sua nascita.
cercato in tutti i modi e a tutti i costi di dare un figlio senza riuscirvi. Fu in quel
momento che i due innamorati incontrarono Aska, una giovane musicista
disposta ad affrontare per loro la gravidanza tanto desiderata in cambio di
denaro, ma il senso di colpa, la gelosia e le difficoltà di gestire una simile
situazione, cambiarono per sempre le cose tra Gemma e Diego.
A vent'anni di distanza Gemma decide di tornare a Sarajevo con il figlio Pietro e,
carica di ricordi degli anni della guerra viene accompagnata dal vecchio amico
Gojko ad una mostra fotografica in memoria delle vittime dell'assedio realizzata
con alcune foto del padre del ragazzo.
Ad attendere Gemma nella moderna Sarajevo non è solo il ricordo di un amore
che pareva più forte di ogni cosa e che poi è finito tragicamente, bensì le mille
verità nascoste di una guerra che non ha avuto vincitori né vinti, ma solo
sopravvissuti.
È sempre difficile trasporre in immagini un romanzo, ma l'impresa diviene ardua
quando ad essere trasformato in un film è un racconto che tratta tanti temi e
tutti di straordinaria rilevanza come la guerra, la maternità e la paternità,
l'amore e l'amicizia.
Castellitto ha dimostrato sicuramente un grande coraggio nel buttarsi in questa
avventura, e per confezionare un'opera intensa e coinvolgente che potesse
restituire allo spettatore le emozioni vivide, il realismo e la drammaticità di una
storia inventata sì, ma che al suo interno contiene centinaia di migliaia di verità
diverse e tante piccole vicende realmente accadute.
Arte & Cultura Venuto al mondo
Diciannove anni prima
Gemma, una studentessa
italiana, lasciava una
Sarajevo in piena guerra
lasciandosi alle spalle per
sempre il marito Diego
(Emile Hirsch), un
fotografo americano
conosciuto qualche anno
prima e al quale aveva
Arte & Cultura
“Venuto al mondo” , nel tentativo di farsi portatore di messaggi di grandissimo
valore umano e simbolico, finisce però col lasciare in mano alle parole il potere
di raccontare il doppio dramma, intimo e sociale, vissuto da ciascuno dei
protagonisti.
L'uso del flashback poi non aggiunge nulla, anzi forse toglie qualcosa, ad una
storia che poteva tranquillamente essere narrata in maniera lineare.
Si notano Penelope Cruz e Emile Hirsch costretti, anche se solo a tratti, a
raggiungere un livello recitativo dai toni esasperati e forzati anche nei momenti
in cui un silenzio, uno sguardo o un'immagine fissa avrebbero potuto 'dire' di
più.
L’unico neo è purtroppo rappresentato dall'interpretazione del giovane Pietro
Castellitto, che appare in ogni inquadratura come un pesce fuor d'acqua.
Complice della scarsa riuscita del film anche una colonna sonora del tutto
inadatta, come tempi e come selezione dei tanti brani, tutti splendidi se presi
singolarmente, disposti lungo la narrazione in maniera pressoché casuale che
anziché rafforzare l'amalgama tra emozioni e immagini e trasportare lo
spettatore nelle viscere della storia, finiscono per spingerlo troppo lontano dal
contesto.
Le musiche piaceranno anche al pubblico, ma non è mai consigliabile piazzarle a
caso qui e là senza che vi sia alcun legame figurativo o emotivo con le immagini
che si stanno mostrando.
Giulia Tassoni 5°C LS
Il Signore delle Mosche racconta la storia di un gruppo di ragazzi, di età compresa
tra i 6 e i 12 anni circa, che si ritrovano in un’isola deserta in seguito al
dirottamento di un aereo.
Nessun adulto sopravvive all’incidente. Per questo motivo, i giovani inglesi,
dovranno autogestirsi e sopravvivere con le proprie forze e il proprio ingegno. Si
delinea subito la figura di un “capo”: Ralph.
Egli, consigliato a volte dall’amico Piggy (ragazzo intelligente e razionale), prende
in mano la situazione, cercando di portare il gruppo in salvo. Il ragazzo ha un
piano: creare un fuoco per produrre del fumo, per rendersi visibili alle navi in
lontananza. La convivenza però non è facile, si sviluppa infatti una seconda figura,
quella di Jack. Il suo obbiettivo principale è quello di cacciare, assieme ai suoi
amici e seguaci. L’ego e le idee delle loro personalità saranno in continuo scontro,
dividendo il gruppo e creando rivalità.
dell’uomo adulto: la tendenza a imporre il proprio pensiero, a fare ciò che è utile
unicamente per se stessi e non per la comunità, godere delle disgrazie altrui ed
esserne la causa. Il messaggio dell’autore e il significato più profondo dell’opera
sono assolutamente pessimistici.
L’essere umano tende verso il male e ne è attratto, è nel suo animo, e non è la
società la causa di tutto questo; la prova è la manifestazione della malvagità nei
bambini, in un contesto incontaminato come quello dell’isola deserta. Il pensiero
del premio Nobel è esprimibile perfettamente attraverso una sua
frase/dichiarazione: “l’uomo produce il male come le api producono il miele”.
Lo stile è semplice e immediato, rendendo la lettura piacevole e scorrevole.
Consiglio il libro e come tutte le grandi opere, ne uscirete tristi, ma più
consapevoli di cosa siete.
LUCA MARCELLI 4°C LS
Ambiente IL Signore Delle Mosche
Ciò che Golding (il quale, grazie
a questo libro, ha vinto il
premio Nobel nel 1953) ha
voluto rappresentare nel
romanzo è la natura dell’animo
umano. I bambini, non
contaminati dalle storie
negative della società e del
mondo dei grandi (fatto di
soldi, corruzione e cattiveria),
presentano comunque i tratti
“Che musica c’è nel tuo iPod?” Probabilmente tutti, o quasi, abbiamo fatto
questa domanda o ce la siamo sentita rivolgere da un’altra persona, anche
solo per rompere il ghiaccio. E quante volte vi sarà capitato di partire subito
con la marcia sbagliata solo perché quella persona aveva canzoni per voi
orrende nel suo mp3? Ma secondo voi, si può davvero iniziare a conoscere
una persona partendo dai suoi gusti musicali? Come mai siamo protesi a
cercare nella playlist degli altri qualcosa che ci indichi la personalità di
qualcuno? Beh, tutto questo non è più tanto una “cazzata” così, ma roba
scientifica.
Nell' ormai lontano 2006 un paio di scienziati e psicologi hanno condotto
uno studio, dal quale è risultato che a generi musicali diversi erano
“associate” caratteristiche della personalità diverse (come la timidezza,
l’introversione e perfino l’apertura mentale).
Ad esempio, coloro che ascoltavano musica rap erano particolarmente
estroversi, quelli che ascoltavano musica classica non lo erano quasi per
niente. È emerso da uno studio successivo, sempre ad opera di questi due
studiosi, che ognuno di noi si crea una “prima impressione”, di chi sta di
fronte a lui, basata sulle preferenze musicali.
La psicologia sta tentando di capire come mai ascoltiamo l’ultimo pezzo dei
Black Eyed Peas, invece di “Run to the Hills” degli Iron Maiden o una delle
canzoni di Fabrizio De André (P.S. auguri Faber). Come direbbero gli antichi
romani “De gustibus non disputandum est”, ma gli psicologi sono convinti
che dietro le nostre scelte in fatto di musica vi sia qualcosa di più profondo.
Dimmi che ascolti, ti dirò chi sei!! Arte e coltura
Dagli studi effettuati fino ad oggi è emerso come le preferenze musicali
siano frutto di una serie di fattori eterogenei: dalla genetica alle influenze
culturali, dalle mode del momento alle esperienze individuali.
Tuttavia si sta formulando una teoria diversa: i gusti musicali sarebbero,
per la maggior parte, un’espressione diretta della psiche. Secondo questo
approccio, le persone tendono a circondarsi di ambienti musicali che
rafforzano e riflettono le loro attitudini, emozioni e personalità. Ad
esempio, per Peter Rentfrow, professore di Psicologia sociale e dello
sviluppo alla Cambridge University, "dichiarare cantanti e canzoni preferite
è come fare una precisa affermazione di ciò che siamo e di come vogliamo
che gli altri ci vedano”.
Giunti a questo punto la questione è un’altra: possiamo prendere come
regola tutto ciò? Secondo noi no. Perché, anche fosse veramente una
legge, esiste sempre l'eccezione che la conferma.
Quindi, per conoscere una persona bisogna fare tutt'altro che rubargli
l'mp3 e sbirciare gli artisti presenti nella sua playlist. Se poi si avranno stessi
gusti musicali ben venga, un motivo in più per stare insieme in certe
occasioni e per divertirsi con lo stesso mezzo.
Ballarotto Marco, Paoletti Francesco 5°C LS
Arte e coltura
Uno sport che merita attenzione! Il rugby è uno sport di squadra molto diffuso, praticato in buona parte
del mondo e in continuo sviluppo. All’interno del contesto sportivo
italiano passa un po’ in secondo piano. Infatti non è uno degli sport più
seguiti; calcio, atletica e motori la fanno da padrone. Le squadre sono
composte da 15 o 13 giocatori, questo dipende dall’ organismo
internazionale cui appartiene la squadra. Esistono infatti due codici
regolamentari, l’ uno indipendente dall’altro. La partita è divisa in due
tempi da 40 minuti ciascuno, in caso di infortuni o sostituzioni il
cronometro si ferma fino a quando il gioco non riprende. Per questo
non esistono minuti di recupero.
Nel corso del match possono subentrare fino a sette giocatori. È uno
sport molto “maschio”, pieno di confronti fisici, di mischie, placcaggi,
per questo la componente fisica è un requisito fondamentale, anche se
la tattica sta diventando sempre più rilevante. A causa della natura
dello sport il mondo del rugby ha regole molto rigide e non tollera
alcun tipo di comportamento scorretto, soprattutto perché qualsiasi
tipo di scorrettezza durante uno scontro potrebbe causare gravi danni
fisici agli atleti coinvolti.
I giocatori che ignorano queste regole comportamentali e che
compiono atti quali: ostruzionismo, intervenendo su giocatori non
ancora in possesso del pallone; gioco sleale, che coincide con la
volontaria perdita di tempo; falli ripetuti e azioni di gioco pericolosi
come pugni, gomitate, testate o placcaggi scorretti, sono puniti dal
giudice di gara. In caso di falli ripetuti l’arbitro può decidere se
ammonirli( vengono allontanati per qualche minuto dal terreno di
gioco) o addirittura espellerli.
Sport
Sport
Uno degli aspetti più affascinanti del rugby non riguarda quello che
succede durante il tempo regolamentare, ma ciò che inizia al termine
degli incontri, il cosiddetto “terzo tempo”. Dopo il fischio finale la
squadra ospitante si reca a bordo campo e applaude tutti i
componenti della squadra avversaria, sia che essi escano sconfitti sia
che escano vincitori. Dopo la partita, giocatori e tifosi si riuniscono
bevendo e mangiando. Questo clima di fairplay è una caratteristica
che merita di essere sottolineata e che fa riflettere. Eventi simili
difficilmente si verificano negli altri sport, dove le uniche cose che si
susseguono a una partita sono litigi, scontri e insulti.
Il torneo se lo aggiudica la squadra che accumula più punti. Alla
vincitrice spettano 2 punti mentre in caso di pareggio le squadre
ottengono un punto a testa. Se alla fine del torneo due o più squadre
totalizzano gli stessi punti si da come vincitrice la squadra con la
differenza punti migliore. Le squadre aventi in bacheca il maggior
numero di trofei “Sei Nazioni” sono l ‘Inghilterra e il Galles.
L’ unica nazione che ancora non ha alzato questa coppa è l’ Italia.
L’ ultimo torneo se lo è aggiudicato la Francia che, riuscendo a vincere
tutte le partite disputate, ha completato il Grande Slam. L’edizione
2013 del Sei Nazioni è ancora in svolgimento. L’Italia, dopo
l’inaspettata vittoria contro i titolati rugbisti Francesi ha perso sia
contro la Scozia sia contro il Galles, partita disputata allo stadio
Olimpico di Roma cui hanno assistito anche alcuni ragazzi del nostro
istituto. Considerati i valori di questo sport, sarebbe bello che lo
stesso si diffondesse maggiormente nella nostra penisola e che fosse
più seguito… dato che rimane uno dei pochi sport ancora rimasti
“sani” e che ancora meritano di essere commentati.
Paolo Gavazzi 4°A RA
Il rugby in questo si differenzia
molto dagli altri sport. Uno dei
trofei più importanti è il “Trofeo
Sei Nazioni”. Esso si svolge ogni
anno a partire dal lontano
1910. Inizialmente l’Italia non
partecipava a questo torneo,
infatti si è aggiunta alle altre
nazioni(Inghilterra, Galles,
Irlanda, Francia, Scozia)
solamente nel 2000.
Comunità scolastica
Free Time
DARIO MELARAGNI 4°BRA
British Humor
Free Time
Giulia Carelli
Installare Linux senza rimuovere
Windows
Free Time
Per portare a termine questo tutorial ed a installare Linux con successo non
è necessaria alcun tipo di conoscenza informatica, basta un computer un
mouse ed una tastiera.
Per prima cosa apriamo la pagina (www.ubuntu.com) e passiamo dalla
pagina home alla pagina Ubuntu.
Quindi scorriamo verso il basso
fino a trovare questa mini
finestrella a destra, cliccate
l’icona
“Run it alongside Windows” per
installare ubuntu con windows.
Aperta l’icona scegliete come versione di ubuntu la 12.10 e cliccate su
“Get the installer”.
Scelta la versione vi verrà proposto di migliorare la qualità del vostro ubuntu pagando un tot a miglioria. Per non pagare nulla e scaricare Linux gratis basta azzerare tutto e continuare.
A questo punto partirà il download del .exe che una volta scaricato, alla sua esecuzione vi chiederà le impostazioni del vostro ubuntu e del vostro account utente. Io vi consiglio di mettere queste.
to di riavviare il sistema per poi far partire ubuntu.
N.B. All’apertura di Linux dovrete mettere come utente e password i dati inseriti precedentemente qui.
Spero che il tutorial vi sia stato utile
e comprensibile, al prossimo
articolo!
Free Time
Il tutorial termina qui, finita l’installazione vi verrà chiesto di riavviare il
sistema per poi far partire ubuntu.
N.B. All’apertura di Linux dovrete mettere come utente e password i dati
inseriti precedentemente qui.
Spero che il tutorial vi sia stato utile e comprensibile, al prossimo
articolo!
Alessandro Angelo Anzellini 2°BLS
ATTUALITÀ o CAPOREDATTORI:
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Con la partecipazione dei docenti: Tortolini Alberta, Centoscudi Patrizia, Galli
Silvia, Ubaldi Delia, Saraca Maria Rosaria, Rosati Franca, Fava Graziella, Gregori
Antonella e dell’assistente scolastico Giamo Diego.
REDAZIONE “LIBERAMENTE”
INTERVISTE o CAPOREDATTORI:
BILANCINI MICHELA o REDATTORI:
MAURIZI FEDERICA, PRUGNOLI CHIARA, PRUGNOLI SERENA, SANTINI SERENA, CIRIPICCHIO CHIARA
SSiiaammoo aanncchhee OOnnLLiinnee!!
Anche quest’anno la redazione vi ha messo a
disposizione, sia per le ultime news riguardanti la
scuola, che per leggere comodamente il vostro
giornalino on-line, un sito web dedicato dove
potrete trovare tutte le edizioni del giornalino e
una chat che da quest’anno è stata
implementata.. tutto questo su:
www.liberamenteisis.altervista.org
Collegatevi tramite il vostro smartphone
utilizzando il QR CODE a lato.
Web master
Simone Amorosi & Alessio Funghi