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www.liberamenteisis.altervista.org INGOVERNABILI Gennaio- Febbraio n° 8-9

5 edizione giornalino

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2 edizione per la nuova redazione del giornalino scolastico Liberamente

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Page 1: 5 edizione giornalino

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INGOVERNABILI

Gennaio- Febbraio n° 8-9

Page 2: 5 edizione giornalino

Scuole altrove

o Uk does it better

Storie di donne

o Iran e Italia: quali differenze?

Personaggio del mese

o Il Papa in (di)missione per Dio

Comunità scolastica

o Assemblea d’istituto 2013

o LIPDUB

Legalità

o La storia maestra e noi, debitori di memoria

Interviste

o Galli VS Riccioni M.E.

Territorio

o L’uguaglianza non ha colori, i triangoli della memoria

Ambiente

o Beviamoci una bella pozione d’arsenico

Arte & Cultura

o Happy birthday Pink Floyd!

o Les miserable

o Recensione “Venuto al mondo”

o Recensione libro “Signore delle

mosche”

o Dimmi chi ascolti e ti dirò chi sei

Free time

o British Humor

o Fotografia

o Linux

Sport

o Rugby, uno sport che merita attenzione

SOMMARIO Editoriale

Page 3: 5 edizione giornalino

La casta ha i giorni contati?

Alla fine il vero vincitore è stato Grillo. Tutte le rivoluzioni, si sa, partono da

Genova: dalla spedizione delle mille camicie rosse di Garibaldi passando per il

primo e sperimentale centrosinistra degli anni Sessanta al G8 del 2001 fino ad

oggi, con l'incredibile affermazione del Movimento 5 Stelle durante queste ultime

elezioni di un già travagliato 2013. Chi per protesta, chi per rabbia o perché

credeva davvero che i “grillini”, l'antipolitica e i comizi in piazza fossero l'alba del

cambiamento, in milioni di persone hanno iniziato a seguire l'ormai ex comico

ligure entrando, alimentando ed iniziando a far parte di quello ''tsunami'', come lo

chiamano loro, che stamani, appena svegliati, ci ha travolti tutti: con il 25,5% dei

voti M5S ha fatto il botto.

I veri vincitori sono loro perché, oltre ogni ideologia (a quanto pare), hanno

spazzato via, seppur in modo simbolico, la vecchia politica che sa di stantio ormai

da troppi anni, portando in campo idee volte al cambiamento e proposte basate

sul modello dei governi dei grandi Paesi dell'Europa, pare. Parlando di vincitori e di

sorprese, è doveroso citare la coalizione di centrodestra e per primo il PDL

capitanato da un, non si sa come, rinato Berlusconi che, contro ogni aspettativa, si

accaparra il 29,1% delle preferenze presentando in campagna elettorale

praticamente solo il famigerato rimborso dell'IMU insieme all'acquisto da parte del

Milan di Mario Balotelli che, ormai è palese, è servita moltissimo al Cavaliere per

assicurarsi il voto di un'importante fetta del popolo rossonero.

Vincitore in percentuale ma eterno sconfitto sul piano morale è invece il PD

guidato dal candidato premier Pierluigi Bersani che, ancora una volta, perde

un'occasione d'oro portandosi dietro la vecchia banda di ''compagni'' dei tempi

d'oro condannati, poverini, a riscaldare a vita le poltrone dei palazzi del potere.

Tutto questo, naturalmente, dopo aver eliminato la pericolosa presenza di Renzi e

quindi la possibilità di una politica forse nuova, forse riguardante di più i giovani

che gli anziani privilegiati.

Editoriale

Page 4: 5 edizione giornalino

Dispiace un po' per Ingroia fermo al 2,25% (forse colpa dell'imitazione di

Crozza?) che, con le sue proposte dedicate alla lotta alla mafia, al

miglioramento delle condizioni dei detenuti nelle carceri e ai cambiamenti

che si devono fare all'interno degli organi delle forze di Polizia, non riesce

ad entrare in Parlamento. Il flop più grande è stato, quindi, Mario Monti, il

''professore'', infatti, aggiudicandosi il 10,5% dei voti, rimane sì deluso ma

non del tutto sorpreso, consapevole di essere per gli italiani ''l'uomo dei

tagli e delle tasse''. Insieme a quest'ultimo c'è Casini che entra per un soffio

(aggiudicandosi i voti ricevuti da Fini) come ''miglior perdente'' (manco

fosse il torneo di calcetto della parrocchia) facendo così fuori in senso

strettamente politico il segretario di FLI che, dopo secoli, se ne torna a casa,

forse.

Bellissima la partecipazione di Oscar Giannino il quale, grazie alle sue false lauree e

mentendo addirittura sul fatto di essere andato allo Zecchino d'oro a cantare con il

Mago Zurlì, distrugge ogni aspettativa dei suoi già pochi sostenitori, facendo

ottenere al suo partito ''Fare per fermare il declino'' solo l'1,12% dei voti. Peccato,

era quasi simpatico con quella barba e quei completi assurdi.

Da quello che si capisce da dati, però, sembra un disastro: l'Italia divisa ed

ingovernabile e, a meno che i grandi partiti non si alleino tra di loro creando uno

scandalo di dimensioni apocalittiche, forse si tornerà a votare molto presto, per

non cambiare niente o per cambiare tutto al livello di casta politica.

Tutto ciò significherebbe l'affermazione totale del M5S.

Giovanni Esperti 4°C LS

Editoriale

Page 5: 5 edizione giornalino

Proseguiamo il viaggio attraverso i sistemi scolastici ed educativi delle altre

nazioni, così da poter riflettere costruttivamente sul nostro. Dopo aver

analizzato quello finlandese, che nella classifica OCSE PISA si piazza tra il

primo e il secondo posto, ci occuperemo ora di un’altra eccellenza europea:

il Sistema Educativo Inglese. I Britannici, nella Learning Curve, si

posizionano al sesto posto, secondi tra gli europei.

estremamente efficienti, sono amministrate da enti locali, i LEAs (Local

Education Authorities), che frammentano il suolo del regno in 96 aree.

Oltre a questa divisione di carattere amministrativo, vi è poi la divisione

verticale per cicli scolastici, che disegna una precisa struttura del sistema

educativo.

Dai quattro agli undici anni, i bambini frequentano la Primary School, che

mira all’alfabetizzazione e allo sviluppo di competenze matematiche.

L’istruzione primaria, ma in generale tutta l’istruzione inglese, è

profondamente incentrata sullo sviluppo di capacità e competenze, più che

sull’apprendimento di conoscenze generali, come da noi. L’obbligo

scolastico inizia a cinque anni, età prima della quale i bambini frequentano

asili o gruppi di gioco, sia privati che pubblici.

La scuola primaria è al proprio interno suddivisa in due key stages: Infant,

che va dai cinque ai sette anni, e Junior, dai sette agli undici. Concluso

questo primo ciclo, i bambini entrano nella Secondary Education, un

quinquennio che corrisponde, per intenderci, alle nostre Scuole Medie in

unione al biennio delle Superiori. La scuola secondaria si conclude all’età di

sedici anni, quando decade anche l’obbligo scolastico e il ragazzo è libero di

abbandonare gli studi ed inserirsi nel vivace mercato del lavoro.

Scuole Altrove

UK.. DOES IT BETTER!

Ci sono due tipi di scuole:

quelle pubbliche,

mantenute dallo stato, e

quelle private. Come da

buona tradizione

anglosassone, queste

ultime rappresentano una

vera e propria eccellenza e

vanto della Nazione. Le

scuole statali, che sono

comunque

Page 6: 5 edizione giornalino

Conclusa la Secondary School, dunque, l’adolescente britannico può

decidere di proseguire i propri studi, attraverso un biennio, chiamato Sixth

Form. Il nome più comune di questo ciclo formativo è quello di College, che

tanto fa sognare i ragazzi italiani.

Il college, dunque, dura due anni ed è caratterizzato da una ampissima

libertà accordata allo studente nella creazione del proprio piano di studi, in

vista della facoltà universitaria alla quale iscriversi.

Concluso il college, i ragazzi ricevono il Baccalaureat International,

equivalente al nostro diploma di maturità. A questo punto, il diplomato che

ha raggiunto buoni risultati, come vedremo, può iniziare i propri studi

universitari, divisi in triennale (attraverso la quale conseguire il Bachelor e

divenire un “baccalaureato”) e biennale di specializzazione (Master’s

degree), al termine del quale si può accedere ai dottorati (in inglese e per

convenzione internazionale PhD, Philosophie Doctor, dove per filosofia si

intende il più vasto campo delle conoscenze) che, come in Italia,

rappresentano il più alto grado di istruzione.

L’obiettivo è la valutazione in base al National Curriculum, composto di dieci

materie, di cui tre obbligatorie (Inglese, Matematica, Scienze) e sette

componibili autonomamente.

Attraverso questi esami si può accedere a corsi di formazione professionale,

ma non all’università, per la quale è necessario conseguire anche

l’Advanced Level o il Baccalaureat International.

Scuola Altrove

Page 7: 5 edizione giornalino

Scuola Altrove

BEATRICE RICCI 5°CLS

Questi titoli, come detto, corrispondono alla Maturità italiana e si

conseguono mediante degli esami a cui hanno accesso solo gli studenti più

meritevoli. La differenza più lampante, dunque, tra il sistema educativo

italiano e quello d’oltremanica è la più graduale valutazione degli studenti.

È un elemento, questo, comune alla maggior parte dei modelli nordici,

fondati soprattutto sull’indirizzamento del ragazzo verso la carriera a lui più

adatta, sulla responsabilizzazione dello stesso, sulla valutazione mediante

standard specifici che accordano maggiore importanza alla competenza che

alla conoscenza, sulla selezione e differenziazione dei discenti.

Innegabile che gli studenti britannici o mittel-nordeuropei abbiano un

bagaglio di cultura generale forse inferiore a quello dei coetanei italiani.

Eppure i loro sistemi formativi assicurano la coerenza di un curriculum

basato sull’individuazione delle attitudini specifiche degli individui e,

dunque, una più gratificante esperienza formativa ed un molto più agevole

inserimento nel mercato del lavoro.

Sarebbe invece saggio prendere d’esempio e ricostruire un sistema che,

comprendendo le vere attitudini di ciascuno, indirizzi gli studenti, in base

alle proprie specificità, a competitivi percorsi universitari o a qualificanti

corsi professionali.

Spesso da noi lo si confonde, ma la dignità e la vera uguaglianza non sono

date dalla quantità e grandezza dei titoli, quanto dalla professionalità e

serenità con le quali ci si impegna in ciò per cui si è portati.

Page 8: 5 edizione giornalino

Per questa edizione, cari lettori, come personaggio del mese, non poteva

mancare il nostro ormai ex Papa Benedetto XVI.

Come tutti sappiamo, Joseph Ratzinger è stato Papa (emerito) della Chiesa

cattolica fino all’11 febbraio del 2013 quando, durante il concistoro

ordinario, ha annunciato le sue dimissionii ddaa ““ssuucccceessssoorree ddii SSaann PPiieettrroo””.

Settimo pontefice tedesco nella storia della Chiesa cattolica, ottavo a

rinunciare al ministero petrino, se si considerano (unicamente) i casi dei

papi: Clemente, Ponziano , Silviero , Benedetto IX , Gregorio VI, Celestino V e

Gregorio XII, dei quali si hanno soltanto fonti storiche, e primo ad avere un

account su Twitter. Ma chi è veramente quest’uomo?

Joseph Aloysius Ratzinger nacque il 16 aprile del 1927 in Baviera, terzo

figlio, il più giovane, di Maria Rieger e Joseph Ratzinger, figli a loro volta di

una modesta famiglia di agricoltori antinazisti. All'età di 12 anni si iscrisse al

seminario minore di Traunstein, che dopo 3 anni fu chiuso per uso militare.

Gli studenti furono mandati a casa e Joseph tornò al ginnasio.

Dopo i 14 anni fu iscritto nella Gioventù hitleriana, come ordinato dalla legge

Gesetz über die Hitlerjugend, con la quale si obbligavano tutti i giovani di età

compresa fra i 14 e i 18 anni ad arruolarsi.

Dovette quindi aderire contro la sua volontà per non ricevere sanzioni

pecuniarie sulle tasse scolastiche del ginnasio, che furono poi evitate grazie

a un professore di matematica comprensivo, che gli permise di non

partecipare alle riunioni.

Personaggio del mese Il Papa in (di)missione per Dio!

Page 9: 5 edizione giornalino

Dopo vari incarichi in ambito militare fu arruolato nell’esercito tedesco.

Non fu mai inviato al fronte e durante tutto questo periodo non ebbe mai

necessità di sparare un colpo. Come egli stesso ricordò, nel 1945,

abbandonò il suo impegno e sebbene coloro che lasciavano fossero

soggetti a fucilazione se catturati, Ratzinger riuscì ad evitare la morte,

grazie ad un sergente che lo fece scappare.

Si iscrisse l’anno dopo all'Istituto superiore di filosofia e teologia di Frisinga

e il 29 ottobre 1950 fu ordinato diacono e, in seguito, presbitero. Nel 1953

discusse la tesi di dottorato in teologia su Sant’Agostino. Da professore

universitario divenne vice-presidente dell'Università di Ratisbona.

Il 24 marzo 1977 venne nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga e

nello stesso anno ricevette la consacrazione episcopale. Poco dopo la

nomina episcopale, si dimise da arcivescovo in virtù delle nuove

disposizioni papali che lo chiamarono a stabilirsi in Vaticano. Divenne

cardinale e partecipò al conclave che elesse Albino Luciani e Karol Wojtyla.

Papa Giovanni Paolo II gli diede incarichi di prefetto e presidente delle

commissioni pontifice, che terminarono il 2 aprile 2005, dopo la morte

dello stesso pontefice.

Il successivo conclave, terzo per lui, lo elesse papa. Il suo pontificato è

durato 8 anni, poiché il mese scorso lo stesso ha annunciato le sue

dimissioni per motivi di età e salute. Il mondo è rimasto a bocca aperta per

la notizia scioccante anche perché non succedeva una cosa simile da 600

anni.

Di scandali riguardanti la chiesa ne sono usciti fuori e forse non si è sentito

di portare avanti il suo incarico, ma questo è solo un pensiero

comune…alcuni lo ammirano perché sostengono sia stato un uomo che ha

saputo riconoscere i propri limiti, altri lo considerano come Schettino: ha

lasciato la nave nel momento forse più critico.

Michela Bilancini 4°ARA

Personaggio del mese

Con la disfatta tedesca e

l'arrivo degli americani nella

cittadina, Ratzinger fu

identificato come soldato e

fu recluso per alcune

settimane in un campo degli

alleati, come prigioniero di

guerra, finchè venne

rilasciato il 19 giugno 1945.

Page 10: 5 edizione giornalino

Donne/Iran

Non riesco a dirti di non affliggerti, di non ribellarti, sia perché la mia

immaginazione vive, a mie spese, intensissimamente ogni cosa, sia perché

non sono capace di dirti di non sentire. Senti, senti, ti dico - senti con tutta

te stessa. Foss'anche fin quasi a morirne, perchè questo è il solo modo di

vivere, specialmente di vivere in questa terribile dimensione, e il solo modo

di onorare e celebrare gli esseri ammirevoli che sono il nostro orgoglio e la

nostra ispirazione.

[Azar Nafisi - Leggere Lolita a Teheran]

L'altro giorno su uno degli ultimi numeri de l'Espresso ho trovato un

articolo che parlava di un'attrice iraniana, Golshifteh Farahani: dopo aver

mostrato un seno in un video cinematografico francese, è stata invitata a

non mettere più piede nel suo Paese.

Leggendo questo articolo mi è tornato in mente “Leggere Lolita a

Teheran”, libro scritto da Azar Nafisi, autrice anche lei iraniana e anche lei

vivente all'estero. È ambientato nel 1979, anno della Rivoluzione Islamica

che rovesciò il regime filo-occidentale dello scià Reza Pahlavi, ma a quanto

pare è cambiato poco o nulla. Così come allora, la libertà d'espressione

femminile (e non solo, naturalmente) è schiacciata, e i libri e il cinema

sono visti come strumenti sovversivi.

Iran e Italia: Quali differenze? Storie di donne

Così come allora ci sono

individui alfa e individui epsilon:

quelli che contano tutto e quelli

che non contano niente. Le

donne sono in quest'ultimo

gruppo: sono ritenute troppo

deboli rispetto all'uomo e

secondo il supremo leader

religioso iraniano Ali Khamenei,

il loro unico compito è rimanere

a casa, sfornare figli e allattarli,

crescerli ed educarli.

È chiaro che il problema femminile in questo caso è specifico dell'Iran

e da attribuire ad una cultura che nasce da basi sbagliate (la legge

religiosa che diventa legge di Stato), e le riflessioni che si fanno su di

esso non si possono allargare al resto del mondo (almeno

occidentale), ma ora proviamo a spulciare la situazione a casa nostra.

Page 11: 5 edizione giornalino

Donne/Italia

Secondo me la donna e l'uomo sono destinati a diventare uguali.

In questa nostra epoca, la civiltà si è data un gran da fare per attenuare

certe differenze che erano causa di profonda ingiustizia. C'è stato un

graduale avvicinamento nel modo di comportarsi, di sentire, di pensare,

insomma, di vivere. Fino alla tanto sospirata parità. Però, secondo me,

all'inizio di tutto c'è sempre una donna.

[Giorgio Gaber – Secondo me la donna]

Pianura (NA), 11 febbraio 2013 – Giuseppina Di Fraia vive, o ci prova, con

un marito che la picchia, sfogando su di lei il suo male di vivere: lei però

pensa solo alle figlie, e va avanti. Lavora come colf perché a casa i soldi

qualcuno li deve pur portare. Lavora facendo finta di niente, le manca il

coraggio di uscire fuori da questa situazione, o forse vuole solo tenere

unito il suo bozzolo familiare. Fatto sta che la sua vita va avanti, tra botte e

umiliazioni continue, lei vive con l'orgoglio ferito, i lividi si assorbono in

silenzio e il tempo passa, nulla cambia. Fino all'11 febbraio di quest'anno,

quando è la sua intera vita a venire stravolta, fino a trasformarsi in morte.

È mattina, Giuseppina esce di casa per andare al lavoro e il marito la segue

con la macchina. Quando la raggiunge, la investe, e ai passanti che,

preoccupati per la donna, si apprestano a offrire soccorso, dice che

possono allontanarsi, perchè lui è il marito, e lui la porterà in ospedale. In

realtà Vincenzo (questo il nome del marito-assassino) fa salire la moglie in

macchina, ma dopo 100 metri apre la sua portiera, apre quella di

Giuseppina, la fa scendere dall'auto trascinandola per i capelli, poi le

sbatte la testa contro il muro, versa la benzina sopra il suo corpo e le dà

fuoco. Sembra di assistere al rogo di una strega del'600, ma siamo nel

moderno Terzo millennio.

Perché un uomo che, almeno per un secondo, dovrebbe aver amato quella

donna (perché l'ha sposata!), si spinge poi fino ad un gesto così

esasperato, che oltre ad annientare la vita femminile distrugge anche

quella maschile? La ricostruzione di Vincenzo dopo ciò che ha fatto è

agghiacciante: in lui non c'è la minima traccia di pentimento o di dolore. Le

sue parole rivelano il ritratto di un uomo senza sensi di colpa: l'omicidio

era premeditato, e la ragione è semplice. Giuseppina gli aveva rovinato la

vita, si prendeva i suoi soldi e il suo tempo: nulla di ciò è vero, perché la

donna era l'unica a lavorare in famiglia.

Storie di donne

Page 12: 5 edizione giornalino

Le origini di questo ennesimo femminicidio sono da ricercarsi nel

contesto socio-economico in cui la famiglia viveva? Sicuramente anche

le difficili condizioni di vita, caratterizzate dalla povertà, dalla presenza

della camorra e dalla criminalità in genere, possono aver influito, ma

non credo che il discorso possa esaurirsi qui. Il problema è che l'amore

per una donna dovrebbe permettere di superare le difficoltà, o se

proprio è impossibile farlo, almeno permettere di viverle serenamente.

Invece non è così, e la ragione dal mio punto di vista è culturale, sta

nello sminuimento della preziosità della donna e nel fraintendimento

della sua natura, nel senso che si tende a dare l'immagine di una donna

“tutto corpo e niente testa”. Questo inculca nella testa maschile

(ovviamente non quella di tutti gli uomini o ragazzi, ci mancherebbe!) il

concetto di donna come essere inferiore, da colpevolizzare se qualcosa

va male ma da non amare mai, in nessun caso, perché è un oggetto

solo da usare. La mia è un'idea personale, e ogni caso di violenza contro

le donne va studiato nello specifico senza generalizzare, ma io credo

che questa visione della donna sia un minimo comun multiplo che si

può ritrovare sempre, sia nel caso di Giuseppina, che è poi morta il 14

febbraio, sia in una qualsiasi situazione di violenza familiare.

Non credo che altrimenti un uomo possa picchiare la propria donna,

con la quale condivide momenti di passione, di dolore e di gioia.

Sia che quell'uomo sia un operaio che vive con 1000 euro al mese, un

disoccupato che vive momenti di disperazione, un libero professionista

con una vita agiata, o un imprenditore con ville sparse per il mondo.

Non servono i soldi per non picchiare una donna, né un alto livello

culturale (anche se di certo aiuta), ma la cultura del rispetto (non solo)

verso le donne. Per dirlo alla latina, serve un homo pius.

Storie di donne

SARA PAOLETTI 4°C LS

Page 13: 5 edizione giornalino

Anche quest’anno si è svolta martedì grasso la consueta festa di

carnevale. Prima che iniziasse la festa intorno alle 9 c'è stato il rinfresco

organizzato dal comitato studentesco. La festa è iniziata dopo la

ricreazione, prima con musica e balli di gruppo, poi con la gara della

maschera più bella ed originale. Alla gara hanno partecipato i bebè, le

api,don Matteo e la squadra delle calciatrici con tanto di ragazzi pon-pon

annessi. Per chi non voleva partecipare alla festa in aula conferenza 2

dalle ore 9:15 circa si proiettava il film comico con Jim Carrey “Ace

ventura l'acchiappanimali”. I vincitori sono stati dichiarati tramite il voto

per applausi. La gara è stata vinta simbolicamente dai bebè.

Per concludere posso dire che, a mio giudizio, è stata un assemblea ben

organizzata e soprattutto molto divertente, anche se sinceramente

sarebbero da rivedere i criteri di premiazione delle maschere… per carità

nessuna polemica fine a se stessa, ma l’applausometro utilizzato per

stabilire i vincitori non era forse un po’ troppo “casalingo”? e

sinceramente qual è lo strumento che misura il quantitativo, i decibel, la

partecipazione collettiva all’applauso? Naturalmente scherzo… Volevo

cogliere l’occasione per ringraziare il comitato studentesco e la Prof.

Alberta Tortolini della funzione strumentale degli studenti che ha

permesso tutto questo.

Pier Paolo Napoli 4°A RA

Comunità scolastica Assemblea d’istituto febbraio 2013

Assemblea d’istituto febbraio 2013

Page 14: 5 edizione giornalino

Il LipDub è un video musicale in cui un gruppo di persone doppiano e ballano

una canzone a scelta.

In alcune scuole, come nella nostra, è usato come video di presentazione per

farsi conoscere in modo divertente e alternativo. Questo progetto dà il

benvenuto a tutte le forme artistiche e ad ogni libero sfogo della fantasia,

infatti è anche un modo per far emergere le diverse capacità di noi studenti,

sia in gruppo sia da soli.

Nella nostra scuola molti studenti hanno partecipato alla realizzazione del

video con impegno ed entusiasmo: alcuni di loro si sono cimentati nei loro

sport preferiti come il calcio e la pallavolo, altri hanno invece deciso di

mostrare la loro passione per la musica o la fotografia e altri ancora hanno

provato ad inventare qualcosa di divertente travestendosi nei modi più

disparati.

A questo fantastico progetto hanno partecipato anche alcuni dei nostri

professori e ne siamo veramente entusiasti! Il LipDub quindi non è solo un

video musicale, ma è un modo per esprimersi, conoscersi e divertirsi insieme;

inoltre, anche grazie a YouTube, è diventata una vera e propria forma d'arte

e comunicazione.

Curiosità: la prima diffusione di LipDubs è avvenuta in Olanda grazie ad un

programma televisivo che successivamente fu mandato in onda anche in

Italia con il titolo "Ora... ci vorrebbe un amico".

Per molte persone, i LipDubs possono sembrare semplici da fare, ma in

realtà, per essere realizzati in modo adeguato, necessitano di molto tempo e

impegno da parte degli organizzatori.

Dopo qualche settimana di preparazione e svariate prove, possiamo dire di

aver fatto davvero un buon lavoro. Complimenti a tutti quelli che hanno

partecipato!

ANNA COSSAI 3°A RA

Per il lipdub la parola d’ordine è:

Divertimento!!

Comunità scolastica

Page 15: 5 edizione giornalino

Anno di nascita

“1956”

Perche ha scelto di insegnare?

“Perché mia moglie mi ha iscritto al

provveditorato”

Come concepisce la scuola, la disciplina, il

rapporto alunni/ insegnanti in questo momento

storico? Com’è cambiata la scuola in relazione al

modo di vivere di oggi?

“Partiamo dall’ultima parte della domanda…

premesso che per ragioni politiche/sindacali la

quasi totalità dei docenti è anziana, la scuola non è

cambiata, ossia viene proposta oggi come veniva

proposta trent’anni fa e solo in limitati contesti si

cerca di curvare la didattica ai tempi moderni. Il

rapporto alunni/ insegnanti in questo momento

storico è complicato. Gli alunni fanno della

superficialità uno stile di vita mentre i docenti

ragionano e riflettono con i loro strumenti di

analisi nati nella prima metà del secolo scorso.

Normalmente, gli insegnanti, disapprovano i

comportamenti dei giovani che sono del tutto

diversi da quelli che loro hanno vissuto e che con il

tempo hanno mitizzato: faticano a capire gli

studenti che non danno peso a molti dei valori in

cui loro credevano.”

Anno di nascita

“1964”

Perche ha scelto di insegnare?

“È l’unico impiego che mi permette di parlare

degli argomenti che mi interessano e poi perché

mi piace il contatto con gli adolescenti …”

Come concepisce la scuola, la disciplina, il

rapporto alunni/ insegnanti in questo

momento storico? Com’è cambiata la scuola in

relazione al modo di vivere di oggi?

“In questo momento forse c’è un po’ di

rilassamento per quello che riguarda la

disciplina secondo me la disciplina è

importantissima il rapporto tra insegnati de

studenti è migliorato nel senso che prima non

c’era molto dialogo con gli insegnanti invece

penso che sia fondamentale perché bisogna

essere esigenti ma bisogna aprire una porta per

dare la possibilità ai ragazzi di esprimere quello

che sentono. Forse gli studenti la trovano

sorpassata, per me non lo è nel senso che ci

sono cose assolutamente fondamentali che

bisogna sapere e conoscere perché sono

formative forse parlando in prima persona non

essendo incline alle tecnologie bisognerebbe

utilizzare di più computer, lim.”

Interviste

Page 16: 5 edizione giornalino

Lei che idea ha della scuola nel futuro?

“Credo che finché non andremo in pensione e ci

sarà il rinnovo generazionale degli insegnanti la

scuola italiana rimarrà indietro rispetto alla scuola

europea.”

Cosa cambierebbe dei ragazzi di oggi?

“Niente!”

Cosa cambierebbe di lei?

“Domandona eh … ognuno di noi è fatto di mille

virtù e qualche difetto , vorrei togliere i difetti ma

se non ci sono riuscito fino ad ora… neanche a

provarci adesso! Ad esempio riconosco di essere …

piuttosto irascibile.”

Com’era la scuola ai tempi di Giorgio Galli

alunno?

“Ai miei tempi a scuola si pensava a fare la

rivoluzione; quella vera! Quindi Giorgio Galli si

occupava di rivoluzionare la scuola a tempo pieno.

Non l’occupazione di tre giorni! Quando si

occupava ai miei tempi, arrivava la polizia con i

manganelli (soprattutto all’università) e quindi si

faceva a manganellate, cioè loro con i manganelli e

noi a prenderle!”

Cosa farebbe per migliorare i rapporto tra scuola

e mondo del lavoro?

“La scuola dovrebbe dare più competenze, invece

di mere conoscenze. Dovrebbero esserci più

tirocini per rapportare i ragazzi al mondo del

lavoro.”

Lei che idea ha della scuola nel futuro?

“Spero che migliori e possa garantire una

formazione, credo che in parte lo faccia anche

oggi però spero che migliori ancora perché ci

sono delle storture.”

Cosa cambierebbe dei ragazzi di oggi?

“Forse la preparazione di base, perché a volte i

ragazzi arrivano con delle lacune che

andrebbero colmate prima perché potrebbero

trovare delle difficoltà che a quest’età

potrebbero sembrare insormontabili ma in

realtà non lo sono.”

Cosa cambierebbe di lei?

“Forse la possibilità di usare di più i computer e

la lim che per i ragazzi sarebbe più semplice e

appetibile la spiegazione, poi forse anche il

carattere.”

Com’era la scuola ai tempi di Maria Elena

Riccioni alunno?

“Conservo un buon ricordo. È una scuola che mi

ha formato, è stata utile per costruire il mio

percorso e il mio bagaglio culturale.

Certamente la scuola deve essere un punto di

partenza anche per l’università, non bisogna

mai fermarsi allo studio scolastico ma

approfondire e andare avanti.”

Cosa farebbe per migliorare i rapporto tra

scuola e mondo del lavoro?

“Forse bisognerebbe far sì che gli studenti

conoscano di più il mondo del lavoro.

Bisognerebbe ampliare alternanze o stage

anche per molti più indirizzi scolastici.”

Lei che idea ha della scuola nel futuro?

“Credo che finché non andremo in pensione e

ci sarà il rinnovo generazionale degli insegnanti

la scuola italiana rimarrà indietro rispetto alla

scuola europea.”

Cosa cambierebbe dei ragazzi di oggi?

“Niente!”

Cosa cambierebbe di lei?

“Domandona eh … ognuno di noi è fatto di

mille virtù e qualche difetto , vorrei togliere i

difetti ma se non ci sono riuscito fino ad ora…

neanche a provarci adesso! Ad esempio

riconosco di essere … piuttosto irascibile.”

Com’era la scuola ai tempi di Giorgio Galli

alunno?

“Ai miei tempi a scuola si pensava a fare la

rivoluzione; quella vera! Quindi Giorgio Galli si

occupava di rivoluzionare la scuola a tempo

pieno. Non l’occupazione di tre giorni! Quando

si occupava ai miei tempi, arrivava la polizia

con i manganelli (soprattutto all’università) e

quindi si faceva a manganellate, cioè loro con i

manganelli e noi a prenderle!”

Cosa farebbe per migliorare i rapporto tra

scuola e mondo del lavoro?

“La scuola dovrebbe dare più competenze,

invece di mere conoscenze. Dovrebbero esserci

più tirocini per rapportare i ragazzi al mondo

del lavoro.”

Interviste

Page 17: 5 edizione giornalino

L’impressione di severità e autorevolezza che lei

comunica non crede possa peggiorare il rapporto

che ha con gli alunni?

“Assolutamente no! L’autorevolezza è necessaria

nell’arte dell’insegnamento.”

Se fosse per un giorno Dio, che farebbe?

“Mi manifesterei, farei vedere al mondo che ci

sono, risolvendo così, una volta per tutte, la

questione ontologica!

(per il significato di “questione ontologica”

o “prova ontologica” v. wikipedia).”

L’impressione di severità e autorevolezza che

lei comunica non crede possa peggiorare il

rapporto che ha con gli alunni?

“Non credo perché ritengo che tutti abbiamo

bisogno di paletti oltre i quali non possiamo

andare poi la cosa sbagliata è essere rigidi, si

può essere severi e autorevoli senza essere

rigidi penso anzi che gli studenti abbiano

bisogno di punti fermi per cui se uno fissa delle

regole poi i rapporti sono ottimi, quello che

conta è la chiarezza delle regole.”

Se fosse per un giorno Dio, che farebbe?

“Darei a tutti una grandissima intelligenza.”

Michela Bilancini Federica Maurizi

Chiara Prugnoli 4°ARA

Serena Prugnoli Serena Santini

Chiara Ciripicchio 4°B LS

Interviste

Page 18: 5 edizione giornalino

Nella sala Innocenzo III, alla Rocca dei Papi di Montefiascone, come tradizione di

tutti gli anni, si è svolta il 27 Gennaio 2013 la giornata della memoria: data che ci

riporta nel lontano 1945, quando vennero aperte le porte del campo di

concentramento di Auschwitz.

La giornata si è aperta, alle ore 10, con il breve intervento del primo cittadino

Luciano Cimarello che, visibilmente commosso, ha commentato in modo da

ricordare, anche solo per un momento, tutte le vittime e tutte le atrocità delle

persecuzioni che sono state eseguite dall’uomo.

La mattinata è stata poi affiancata dalla toccante testimonianza del signor

Alberto Sad, sopravvissuto alla disumana vicenda della Shoah.

Sad ripete più volte che solo all’età di vent’un anni ha avuto la prima cosa bella

dalla vita: il fidanzamento con la sua attuale moglie. Perché la prima?

All’età di quindici anni la sua esistenza ebbe una scossa, che durò per sei anni;

prima di quel momento la sua era una vita tranquilla, studiava all’interno di un

orfanotrofio ma, in seguito alle leggi razziali e all’arrivo dei Tedeschi a Roma, fu

costretto a nascondersi dal nonno materno insieme con le sorelle e la madre.

Qualcuno rivelò il loro nascondiglio, in quanto si riteneva che ogni ebreo in mano

tedesca valeva cinque mila lire, così lui e tutti i suoi familiari furono deportati ad

Auschwitz.

Arrivato, fu spogliato dei suoi averi e gli fu assegnato il numero 5491.

Territorio “L’uguaglianza non ha colori,

I triangoli della memoria”

Page 19: 5 edizione giornalino

Territorio

Egli racconta che la vita all’interno del campo era molto dura, infatti, iniziava la

mattina molto presto con una colazione povera: solo una tazza d’orzo a cui

seguiva una giornata di arduo lavoro fino alla sera, quando, al rientro, li

attendeva un misero pezzo di pane e margarina.

Alberto ci rivela che, per la sua ingenuità di bambino, ignorava la cruda realtà

che si trovava all’interno del campo, finché alla visione di un grande fuoco un

medico gli spiegò che esso veniva alimentato dalle persone che erano ritenute

inutili per la società. Parte di quel fuoco erano anche la madre e le sorelle di

Alberto.

Coloro che erano ritenuti un vantaggio per la società, come i dentisti, venivano

trattenuti nel campo, ma il loro unico compito era controllare la presenza d’oro

nei denti dei cadaveri.

I detenuti del campo subivano continue violenze, erano sottoposti a selezioni e

dovevano guadagnarsi, ogni giorno, un misero pezzo di pane.

Nei campi vi erano per il 95% ebrei, la restante parte era composta da

partigiani, “rom” e “gay”. Nel suo campo, la colpa era quella di essere un

cattolico partigiano.

Facciamo sì che le testimonianze dei sopravvissuti a questa atrocità dell’uomo

non siano inutili, “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”; la

celebre frase di Primo Levi ci invita a non dimenticare tutte le vittime, marcate

da quei numeri che corrispondo a dei volti, ammassati tra cumuli di ceneri che

non dovranno essere mai dimenticati.

Rachele Cicoria, Tamara Chiaravalle,

Elena Belleggi, Sara Sabatini

Classe 4°A RA

Page 20: 5 edizione giornalino

Occupandomi in questo giornalino della rubrica “Ambiente” non posso

lasciare da parte un problema così attuale e scottante quale quello

dell’arsenico. Siamo venuti a sapere di questo problema negli ultimi mesi,

anche se gli specialisti e gli amministratori ne erano a conoscenza da più di

un decennio!

La cosa nuova è che ancora oggi una buona parte della popolazione

mondiale continua ad assorbire arsenico in dosi piuttosto rilevanti, anche

quotidianamente, sia attraverso acqua potabile, che attraverso cibo.

Il contenuto di arsenico e fluoruro è presente in quantità superiori ai limiti

di legge: su 20 punti analizzati, oltre il 50% supera il limite massimo di

concentrazione, che sarebbe di 10 microgrammi/litro per l’arsenico e 1,5

microgrammi per il fluoruro. Questa situazione non è certo una novità, visto

che dal 2001 Regioni e Territori chiedono deroghe alla legge.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che

un’esposizione prolungata all’arsenico può provocare cancro, lesioni

cutanee, malattie cardiovascolari, danni al sistema nervoso e diabete.

Recenti indagini epidemiologiche sugli effetti dell'arsenico dimostrano un

aumento eccessivo di mortalità causate, come a Viterbo, da tumori del

polmone e della vescica, mentre nella provincia di Latina la mortalità per

forme tumorali è aumentata dal 2005 al 2011 del 12%.

La presenza di arsenico nell’acqua è un’emergenza del Lazio, in particolare

nelle province di Latina e Viterbo e nei Castelli Romani, dove migliaia di

persone sono obbligate a vivere senza acqua potabile e costrette ad usare

taniche d’acqua anche solo per cucinare.

BEVIAMOCI UNA POZIONE D’ARSENICO

Ma quello che ci chiediamo è: in che

consiste il problema dell’arsenico? Cosa

può provocare l’uso di questo elemento

chimico?

Quello che è uscito fuori è che

l’arsenico fa male alla salute, cosa già

conosciuta nell’antichità quando, per

togliere di mezzo una persona, non

c’era niente di meglio che una bella

pozione di arsenico!!!

Ambiente

Page 21: 5 edizione giornalino

Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente, ha dichiarato che

il Lazio è l’unica regione che non è riuscita a rientrare nei parametri stabiliti,

non facendo investimenti per potabilizzatori e che la fine dei lavori è

prevista non prima del 2014.

Quello che mi interessa sottolineare è che, nonostante la scadenza del

termine ultimo stabilito dalla Commissione Europea per la normalizzazione

della situazione, avvenuto il 31 dicembre, nei nostri rubinetti ancora

continua ad uscire acqua NON potabile!!!

Siamo cittadini, che da anni continuano a pagare salate bollette sul servizio

idrico senza alcun miglioramento, nonostante la nostra esplicita

dichiarazione del giugno 2011 attraverso il referendum popolare contro la

privatizzazione dell'acqua.

Nonostante questo i gestori continuano a inserire l'aggravio sulla tariffa

senza però investire in nessun modo sul miglioramento della rete e dei

servizi!!!

Ma avere acqua potabile non è un nostro diritto? Siamo nel 2013 solo per la

tecnologia, mentre lasciamo da parte problemi che riguardano beni di prima

necessità, come l’acqua?

Martina Rossi 5°BRA

Ambiente

Page 22: 5 edizione giornalino

Quando tremende storie di violenza e bestialità che portano i volti, le

voci, le storie divengono semplicemente "Storia" può essere

pericoloso. Leggendo il quotidiano "La Repubblica" mi sono imbattuta

proprio nella lettera di un professore di musica. Esprimeva il suo

disagio, la sua preoccupazione perché ogni anno sente le future

generazioni, i futuri uomini, le future classi dirigenti allontanarsi

lentamente dalla memoria della Shoa, come un evento lontano che

silenzioso si perde nel vento. Un po' come le ceneri di Auschwitz.

Talvolta noi giovani conosciamo bene vicende assai lontane come il

medioevo ed il rinascimento, importanti sì, ma difficilmente

ricordiamo gli ultimi cinquant'anni. C'è da ammettere che noi italiani

abbiamo notoriamente la memoria a breve termine, lo si può

constatare dal panorama politico protagonista di questo "teatrino"

elettorale 2013. Come ci si può salvaguardare da qualcosa che non si

conosce? Se non si sa come nasce, come si sviluppa, come esplode.

L'orrore non può e non deve ripetersi.

Tutti dobbiamo conoscere e ricordare, è necessario. La storia deve

aver la possibilità di essere maestra. Non per retorica o richiesta, ma

per coscienza.

Dobbiamo ricordare i campi di concentramento e lo sterminio di

milioni di ebrei, ma anche di non ebrei che per la follia di un registra

pazzo hanno pagato con la vita. Figli strappati dalle braccia delle loro

madri.

Madri strappate dalle braccia dei loro mariti. Uomini strappati delle

loro energie, dagli affetti, espropriati dei loro beni, delle loro case ed

infine, privati della loro dignità. Anche nella nostra provincia, Viterbo,

non possiamo sentirci assolti.

Siamo stati parte integrante del massacro, eseguendo gli ordini con

insolita tempestività tramite la “Squadra federale di Polizia” costituita

da “volontari” viterbesi il 26 novembre del 1943. Nella provincia di

Viterbo c'era un campo di concentramento, a Vetralla. Alcuni

passarono di lì, per poi finire in Polonia.

Altri furono imprigionati a Santa Maria in Gradi, oggi università. Per

ogni dubbio, visionate i documenti portati alla luce dall'archivio di

Stato con una meticolosa ricerca di Paolo Antinucci e Roberta de Vito e

grazie al lavoro di Daniele Camilli, giornalisti di Viterbo. Si parla di 33

ebrei, dei quali 22 riuscirono a scappare, perché salvarsi si poteva.

Legalità La storia maestra e noi, debitori

di memoria

Page 23: 5 edizione giornalino

Legalità

Un regista pazzo può far quel che vuole, ma senza attori, tecnici,

produttori e denaro non farà alcun film. Eppure il cast dell'orrore ci

fu. In tutta Europa. Uomini complici, normali ed ordinari, niente

bestie. Impiegati, commercianti, macellai, bancari. Quelli che oggi, va

tanto di moda chiamare "società civile".

La carneficina è stata possibile perché la "società civile" di allora,

complice, ha collaborato e cooperato per identificare e catturare

persone le quali, avevano la sola colpa di essere ebrei.

Si poteva dire no. Perché nella vita si fanno delle scelte che

racchiudono le responsabilità di ognuno di noi, e non importa se

qualcuno ti aveva conferito un incarico o dato un ordine perché,

anche quando si è braccio armato, l'azione è posta in essere

innanzitutto con le proprie mani, la propria mente e la propria

consapevolezza.

Si risponde in prima persona, con la propria coscienza.

Responsabilità. Ecco una parola chiave della questione morale e

politica, di ieri, di oggi, di sempre.

Sara Manzi 5°A RA

Page 24: 5 edizione giornalino

Era il 1 Marzo del 1973 quando uscì "The Dark Side Of The Moon", il più

grande disco rock di tutti i tempi. Non solo per le 741 settimane in classifica.

Nemmeno per le 50 milioni di copie vendute. Ma questo e' stato l'album che

ha rivoluzionato la scena musicale mondiale. Un sorta di musica classica che

si avvicina a quella rock. Una perfetta armonia di suoni e testi. E' stato un

album che ha chiuso un era e ne ha inaugurata un altra(quella del rock

moderno).

fece anche ricorso all'uso di sintetizzatori analogici e, come sottofondo ad

alcune tracce, è possibile ascoltare una serie di interviste con il gruppo e lo

staff tecnico in forma di aforismi filosofici. Il concetto di base gira attorno al

fatto che la vita non e' nient'altro che un procedere verso la pazzia e la

morte.

Tutto ciò' scandito da situazioni, da cambiamenti improvvisi e da decisioni

manovrate dalla brama di potere, dai soldi e dallo scorrere del tempo. Ha

affascinato e continuerà ad affascinare diverse generazioni perché, come le

più grandi opere d’arte, si fa portatrice di temi universali.

Parla della società, parla dell’uomo, del suo lato luminoso e del suo lato

oscuro. L'album si apre in questo modo:

«Breathe breathe in the air, don’t be afraid to care», cioè «respira, respira

nell’aria, non aver paura di amare». Un apertura che fa anche da congedo.

Perché in fondo in fondo amare e' quel che conta.

Siamo avanti ad un capolavoro difficile da spiegare in un semplice e banale

articolo di un giornalino scolastico. L'unica cosa che posso fare e' consigliarvi

di prenderlo e farvici male.

Buon Ascolto.

Paoletti Francesco 5°C LS

HAPPY BIRTHDAY: 40 YEARS OF

"THE DARK SIDE OF THE MOON"

Per l'incisione del concept album i Pink Floyd

usarono alcune delle tecniche più avanzate

dell'epoca. Come la registrazione multitraccia

(che permette di separare la registrazione di

sorgenti sonore multiple per creare un tutto

unico) e i loop (una sezione in cui un

campionamento viene riprodotto

ripetutamente). Inoltre, la rock band britannica

Arte e coltura

Page 25: 5 edizione giornalino

Les Misérables

Questo mese discuteremo di un musical di tre ore dove non smettono mai

di cantare e sono tutti, come farebbe presagire il titolo, messi uno peggio

dell'altro. Contenti?

Les misérables, prima di diventare un film, era uno dei musical più longevi

di broadway, che a sua volta era stato tratto dall'immenso libro di Victor

Hugo, che contiene all'incirca 365.000 parole.

La storia é ambientata nella Francia del diciannovesimo secolo: Jean

Valjean (interpretato nel film da Hugh Jackman) viene incarcerato per

aver rubato una brioche, però poco dopo scappa dalla sua prigonia e viene

inseguito dall'ispettore Javert (Russel Crowe), e si rincontreranno per il

resto del film diverse volte, circondati da altre storie tra cui quella di una

povera donna di nome Fantine (Anne Hathaway) che viene licenziata dal

suo lavoro, vende i suoi denti e capelli, decide di diventare una prostituta,

canta "I dreamed a dream" e muore.

Anne Hathaway è bravissima nel ruolo, e anche se recita nel film per 10

minuti si è portata a casa l'Oscar per migliore attrice non protagonista. Ci

sono anche molte altre performance degne di nota come quelle di Helena

Bonham Carter e Sacha Baron Cohen che interpretano due ladri, Amanda

Seyfried interpreta la figlia cresciuta di Fantine: Cosette, ed Eddie

Redmayne interpreta un giovane rivoluzionario che si innamora di

Cosette.

Arte e coltura

Page 26: 5 edizione giornalino

Arte e coltura

L’ aspetto più interessante del film però è quella tecnica: gli attori, infatti,

hanno dovuto cantare live le loro canzoni accompagnati solo da un

pianoforte, e le riprese sono state condotte con diverse telecamere che

giravano allo stesso tempo; le sceneggiature e i costumi sono favolosi.

La storia è abbastanza interessante e bella, anche se un pò lunga.

Un' ultima cosa: se andate a vedere questo film, vi avviso che non smettono

mai di cantare, il film è praticamente un unica canzone dall'inizio alla fine.

Conclusione: Les Misérables è ottimo dal punto di vista tecnico, delle

recitazioni, e del casting, però alcuni potrebbero rimanere delusi o annoiati

dal suo tono pomposo e glorificante.

Kor O'Connell-VA lg

Page 27: 5 edizione giornalino

Venuto al mondo è tratto dall’omonimo romanzo di Margaret Mazzantini,

moglie del regista Sergio Castellitto,vincitore del premio Campiello nel 2009. A

venire al mondo è Pietro (interpretato da Pietro Castellitto, figlio di Margaret e

Sergio), un ragazzo che è cresciuto in Italia, a Roma, con la madre Gemma

(Penelope Cruz) e con il padre adottivo (interpretato da Castellitto), che ignora

la verità sulla sua nascita.

cercato in tutti i modi e a tutti i costi di dare un figlio senza riuscirvi. Fu in quel

momento che i due innamorati incontrarono Aska, una giovane musicista

disposta ad affrontare per loro la gravidanza tanto desiderata in cambio di

denaro, ma il senso di colpa, la gelosia e le difficoltà di gestire una simile

situazione, cambiarono per sempre le cose tra Gemma e Diego.

A vent'anni di distanza Gemma decide di tornare a Sarajevo con il figlio Pietro e,

carica di ricordi degli anni della guerra viene accompagnata dal vecchio amico

Gojko ad una mostra fotografica in memoria delle vittime dell'assedio realizzata

con alcune foto del padre del ragazzo.

Ad attendere Gemma nella moderna Sarajevo non è solo il ricordo di un amore

che pareva più forte di ogni cosa e che poi è finito tragicamente, bensì le mille

verità nascoste di una guerra che non ha avuto vincitori né vinti, ma solo

sopravvissuti.

È sempre difficile trasporre in immagini un romanzo, ma l'impresa diviene ardua

quando ad essere trasformato in un film è un racconto che tratta tanti temi e

tutti di straordinaria rilevanza come la guerra, la maternità e la paternità,

l'amore e l'amicizia.

Castellitto ha dimostrato sicuramente un grande coraggio nel buttarsi in questa

avventura, e per confezionare un'opera intensa e coinvolgente che potesse

restituire allo spettatore le emozioni vivide, il realismo e la drammaticità di una

storia inventata sì, ma che al suo interno contiene centinaia di migliaia di verità

diverse e tante piccole vicende realmente accadute.

Arte & Cultura Venuto al mondo

Diciannove anni prima

Gemma, una studentessa

italiana, lasciava una

Sarajevo in piena guerra

lasciandosi alle spalle per

sempre il marito Diego

(Emile Hirsch), un

fotografo americano

conosciuto qualche anno

prima e al quale aveva

Page 28: 5 edizione giornalino

Arte & Cultura

“Venuto al mondo” , nel tentativo di farsi portatore di messaggi di grandissimo

valore umano e simbolico, finisce però col lasciare in mano alle parole il potere

di raccontare il doppio dramma, intimo e sociale, vissuto da ciascuno dei

protagonisti.

L'uso del flashback poi non aggiunge nulla, anzi forse toglie qualcosa, ad una

storia che poteva tranquillamente essere narrata in maniera lineare.

Si notano Penelope Cruz e Emile Hirsch costretti, anche se solo a tratti, a

raggiungere un livello recitativo dai toni esasperati e forzati anche nei momenti

in cui un silenzio, uno sguardo o un'immagine fissa avrebbero potuto 'dire' di

più.

L’unico neo è purtroppo rappresentato dall'interpretazione del giovane Pietro

Castellitto, che appare in ogni inquadratura come un pesce fuor d'acqua.

Complice della scarsa riuscita del film anche una colonna sonora del tutto

inadatta, come tempi e come selezione dei tanti brani, tutti splendidi se presi

singolarmente, disposti lungo la narrazione in maniera pressoché casuale che

anziché rafforzare l'amalgama tra emozioni e immagini e trasportare lo

spettatore nelle viscere della storia, finiscono per spingerlo troppo lontano dal

contesto.

Le musiche piaceranno anche al pubblico, ma non è mai consigliabile piazzarle a

caso qui e là senza che vi sia alcun legame figurativo o emotivo con le immagini

che si stanno mostrando.

Giulia Tassoni 5°C LS

Page 29: 5 edizione giornalino

Il Signore delle Mosche racconta la storia di un gruppo di ragazzi, di età compresa

tra i 6 e i 12 anni circa, che si ritrovano in un’isola deserta in seguito al

dirottamento di un aereo.

Nessun adulto sopravvive all’incidente. Per questo motivo, i giovani inglesi,

dovranno autogestirsi e sopravvivere con le proprie forze e il proprio ingegno. Si

delinea subito la figura di un “capo”: Ralph.

Egli, consigliato a volte dall’amico Piggy (ragazzo intelligente e razionale), prende

in mano la situazione, cercando di portare il gruppo in salvo. Il ragazzo ha un

piano: creare un fuoco per produrre del fumo, per rendersi visibili alle navi in

lontananza. La convivenza però non è facile, si sviluppa infatti una seconda figura,

quella di Jack. Il suo obbiettivo principale è quello di cacciare, assieme ai suoi

amici e seguaci. L’ego e le idee delle loro personalità saranno in continuo scontro,

dividendo il gruppo e creando rivalità.

dell’uomo adulto: la tendenza a imporre il proprio pensiero, a fare ciò che è utile

unicamente per se stessi e non per la comunità, godere delle disgrazie altrui ed

esserne la causa. Il messaggio dell’autore e il significato più profondo dell’opera

sono assolutamente pessimistici.

L’essere umano tende verso il male e ne è attratto, è nel suo animo, e non è la

società la causa di tutto questo; la prova è la manifestazione della malvagità nei

bambini, in un contesto incontaminato come quello dell’isola deserta. Il pensiero

del premio Nobel è esprimibile perfettamente attraverso una sua

frase/dichiarazione: “l’uomo produce il male come le api producono il miele”.

Lo stile è semplice e immediato, rendendo la lettura piacevole e scorrevole.

Consiglio il libro e come tutte le grandi opere, ne uscirete tristi, ma più

consapevoli di cosa siete.

LUCA MARCELLI 4°C LS

Ambiente IL Signore Delle Mosche

Ciò che Golding (il quale, grazie

a questo libro, ha vinto il

premio Nobel nel 1953) ha

voluto rappresentare nel

romanzo è la natura dell’animo

umano. I bambini, non

contaminati dalle storie

negative della società e del

mondo dei grandi (fatto di

soldi, corruzione e cattiveria),

presentano comunque i tratti

Page 30: 5 edizione giornalino

“Che musica c’è nel tuo iPod?” Probabilmente tutti, o quasi, abbiamo fatto

questa domanda o ce la siamo sentita rivolgere da un’altra persona, anche

solo per rompere il ghiaccio. E quante volte vi sarà capitato di partire subito

con la marcia sbagliata solo perché quella persona aveva canzoni per voi

orrende nel suo mp3? Ma secondo voi, si può davvero iniziare a conoscere

una persona partendo dai suoi gusti musicali? Come mai siamo protesi a

cercare nella playlist degli altri qualcosa che ci indichi la personalità di

qualcuno? Beh, tutto questo non è più tanto una “cazzata” così, ma roba

scientifica.

Nell' ormai lontano 2006 un paio di scienziati e psicologi hanno condotto

uno studio, dal quale è risultato che a generi musicali diversi erano

“associate” caratteristiche della personalità diverse (come la timidezza,

l’introversione e perfino l’apertura mentale).

Ad esempio, coloro che ascoltavano musica rap erano particolarmente

estroversi, quelli che ascoltavano musica classica non lo erano quasi per

niente. È emerso da uno studio successivo, sempre ad opera di questi due

studiosi, che ognuno di noi si crea una “prima impressione”, di chi sta di

fronte a lui, basata sulle preferenze musicali.

La psicologia sta tentando di capire come mai ascoltiamo l’ultimo pezzo dei

Black Eyed Peas, invece di “Run to the Hills” degli Iron Maiden o una delle

canzoni di Fabrizio De André (P.S. auguri Faber). Come direbbero gli antichi

romani “De gustibus non disputandum est”, ma gli psicologi sono convinti

che dietro le nostre scelte in fatto di musica vi sia qualcosa di più profondo.

Dimmi che ascolti, ti dirò chi sei!! Arte e coltura

Page 31: 5 edizione giornalino

Dagli studi effettuati fino ad oggi è emerso come le preferenze musicali

siano frutto di una serie di fattori eterogenei: dalla genetica alle influenze

culturali, dalle mode del momento alle esperienze individuali.

Tuttavia si sta formulando una teoria diversa: i gusti musicali sarebbero,

per la maggior parte, un’espressione diretta della psiche. Secondo questo

approccio, le persone tendono a circondarsi di ambienti musicali che

rafforzano e riflettono le loro attitudini, emozioni e personalità. Ad

esempio, per Peter Rentfrow, professore di Psicologia sociale e dello

sviluppo alla Cambridge University, "dichiarare cantanti e canzoni preferite

è come fare una precisa affermazione di ciò che siamo e di come vogliamo

che gli altri ci vedano”.

Giunti a questo punto la questione è un’altra: possiamo prendere come

regola tutto ciò? Secondo noi no. Perché, anche fosse veramente una

legge, esiste sempre l'eccezione che la conferma.

Quindi, per conoscere una persona bisogna fare tutt'altro che rubargli

l'mp3 e sbirciare gli artisti presenti nella sua playlist. Se poi si avranno stessi

gusti musicali ben venga, un motivo in più per stare insieme in certe

occasioni e per divertirsi con lo stesso mezzo.

Ballarotto Marco, Paoletti Francesco 5°C LS

Arte e coltura

Page 32: 5 edizione giornalino

Uno sport che merita attenzione! Il rugby è uno sport di squadra molto diffuso, praticato in buona parte

del mondo e in continuo sviluppo. All’interno del contesto sportivo

italiano passa un po’ in secondo piano. Infatti non è uno degli sport più

seguiti; calcio, atletica e motori la fanno da padrone. Le squadre sono

composte da 15 o 13 giocatori, questo dipende dall’ organismo

internazionale cui appartiene la squadra. Esistono infatti due codici

regolamentari, l’ uno indipendente dall’altro. La partita è divisa in due

tempi da 40 minuti ciascuno, in caso di infortuni o sostituzioni il

cronometro si ferma fino a quando il gioco non riprende. Per questo

non esistono minuti di recupero.

Nel corso del match possono subentrare fino a sette giocatori. È uno

sport molto “maschio”, pieno di confronti fisici, di mischie, placcaggi,

per questo la componente fisica è un requisito fondamentale, anche se

la tattica sta diventando sempre più rilevante. A causa della natura

dello sport il mondo del rugby ha regole molto rigide e non tollera

alcun tipo di comportamento scorretto, soprattutto perché qualsiasi

tipo di scorrettezza durante uno scontro potrebbe causare gravi danni

fisici agli atleti coinvolti.

I giocatori che ignorano queste regole comportamentali e che

compiono atti quali: ostruzionismo, intervenendo su giocatori non

ancora in possesso del pallone; gioco sleale, che coincide con la

volontaria perdita di tempo; falli ripetuti e azioni di gioco pericolosi

come pugni, gomitate, testate o placcaggi scorretti, sono puniti dal

giudice di gara. In caso di falli ripetuti l’arbitro può decidere se

ammonirli( vengono allontanati per qualche minuto dal terreno di

gioco) o addirittura espellerli.

Sport

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Sport

Uno degli aspetti più affascinanti del rugby non riguarda quello che

succede durante il tempo regolamentare, ma ciò che inizia al termine

degli incontri, il cosiddetto “terzo tempo”. Dopo il fischio finale la

squadra ospitante si reca a bordo campo e applaude tutti i

componenti della squadra avversaria, sia che essi escano sconfitti sia

che escano vincitori. Dopo la partita, giocatori e tifosi si riuniscono

bevendo e mangiando. Questo clima di fairplay è una caratteristica

che merita di essere sottolineata e che fa riflettere. Eventi simili

difficilmente si verificano negli altri sport, dove le uniche cose che si

susseguono a una partita sono litigi, scontri e insulti.

Il torneo se lo aggiudica la squadra che accumula più punti. Alla

vincitrice spettano 2 punti mentre in caso di pareggio le squadre

ottengono un punto a testa. Se alla fine del torneo due o più squadre

totalizzano gli stessi punti si da come vincitrice la squadra con la

differenza punti migliore. Le squadre aventi in bacheca il maggior

numero di trofei “Sei Nazioni” sono l ‘Inghilterra e il Galles.

L’ unica nazione che ancora non ha alzato questa coppa è l’ Italia.

L’ ultimo torneo se lo è aggiudicato la Francia che, riuscendo a vincere

tutte le partite disputate, ha completato il Grande Slam. L’edizione

2013 del Sei Nazioni è ancora in svolgimento. L’Italia, dopo

l’inaspettata vittoria contro i titolati rugbisti Francesi ha perso sia

contro la Scozia sia contro il Galles, partita disputata allo stadio

Olimpico di Roma cui hanno assistito anche alcuni ragazzi del nostro

istituto. Considerati i valori di questo sport, sarebbe bello che lo

stesso si diffondesse maggiormente nella nostra penisola e che fosse

più seguito… dato che rimane uno dei pochi sport ancora rimasti

“sani” e che ancora meritano di essere commentati.

Paolo Gavazzi 4°A RA

Il rugby in questo si differenzia

molto dagli altri sport. Uno dei

trofei più importanti è il “Trofeo

Sei Nazioni”. Esso si svolge ogni

anno a partire dal lontano

1910. Inizialmente l’Italia non

partecipava a questo torneo,

infatti si è aggiunta alle altre

nazioni(Inghilterra, Galles,

Irlanda, Francia, Scozia)

solamente nel 2000.

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Comunità scolastica

Free Time

DARIO MELARAGNI 4°BRA

British Humor

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Free Time

Giulia Carelli

Page 36: 5 edizione giornalino

Installare Linux senza rimuovere

Windows

Free Time

Per portare a termine questo tutorial ed a installare Linux con successo non

è necessaria alcun tipo di conoscenza informatica, basta un computer un

mouse ed una tastiera.

Per prima cosa apriamo la pagina (www.ubuntu.com) e passiamo dalla

pagina home alla pagina Ubuntu.

Quindi scorriamo verso il basso

fino a trovare questa mini

finestrella a destra, cliccate

l’icona

“Run it alongside Windows” per

installare ubuntu con windows.

Aperta l’icona scegliete come versione di ubuntu la 12.10 e cliccate su

“Get the installer”.

Scelta la versione vi verrà proposto di migliorare la qualità del vostro ubuntu pagando un tot a miglioria. Per non pagare nulla e scaricare Linux gratis basta azzerare tutto e continuare.

A questo punto partirà il download del .exe che una volta scaricato, alla sua esecuzione vi chiederà le impostazioni del vostro ubuntu e del vostro account utente. Io vi consiglio di mettere queste.

Page 37: 5 edizione giornalino

to di riavviare il sistema per poi far partire ubuntu.

N.B. All’apertura di Linux dovrete mettere come utente e password i dati inseriti precedentemente qui.

Spero che il tutorial vi sia stato utile

e comprensibile, al prossimo

articolo!

Free Time

Il tutorial termina qui, finita l’installazione vi verrà chiesto di riavviare il

sistema per poi far partire ubuntu.

N.B. All’apertura di Linux dovrete mettere come utente e password i dati

inseriti precedentemente qui.

Spero che il tutorial vi sia stato utile e comprensibile, al prossimo

articolo!

Alessandro Angelo Anzellini 2°BLS

Page 38: 5 edizione giornalino

ATTUALITÀ o CAPOREDATTORI:

ESPERTI GIOVANNI o REDATTORI:

COSSAI ANNA, SARA PAOLETTI, UBALDI MARTINA

COMUNITÀ SCOLASTICA o CAPOREDATTORI:

BARONI VALENTINA o REDATTORI:

PIER PAOLO NAPOLI

AMBIENTE o CAPOREDATTORI:

ROSSI MARTINA

TERRITORIO o CAPOREDATTORI:

CHIARAVALLE TAMARA o REDATTORI:

CICORIA RACHELE, SABATINI SARA, BELLEGGI ELENA, MANTA FLORENTINA

ARTE E CULTURA o CAPOREDATTORI:

PAOLETTI FRANCESCO o REDATTORI:

TASSONI GIULIA, MARCELLI LUCA, O’CONNELL KOR, BALLAROTTO MARCO

FOTOGRAFIA o CAPOREDATTORI:

CARELLI GIULIA o REDATTORI:

DI FLORA ALESSIA

GRAFICA o CAPOREDATTORI

MEZZETTI SIMONE o REDATTORI:

FEDERICI ADRIANO, ANDREA FICHINI,TASCHI FRANSUA,BALDO ANDREA

VIDEOGAMES o CAPOREDATTORI:

ANZELLINI ALESSANDRO ANGELO

SPORT o CAPOREDATTORI:

GAVAZZI PAOLO o REDATTORI:

DE PAOLI MICHEAL, BALDO ANDREA, TASHI FRANSUA,STEFANONI LUCA

SATIRA, VIGNETTE o CAPOREDATTORI:

MELARAGNI DARIO

WEB, FACEBOOK o CAPOREDATTORI

FUNGHI ALESSIO, AMOROSI SIMONE

FOTOGRAFIA o CAPOREDATTORI:

CARELLI GIULIA o REDATTORI:

DI FLORA ALESSIA

Direttore: Ricci Beatrice Vicedirettore: Bilancini Michela

Con la partecipazione dei docenti: Tortolini Alberta, Centoscudi Patrizia, Galli

Silvia, Ubaldi Delia, Saraca Maria Rosaria, Rosati Franca, Fava Graziella, Gregori

Antonella e dell’assistente scolastico Giamo Diego.

REDAZIONE “LIBERAMENTE”

INTERVISTE o CAPOREDATTORI:

BILANCINI MICHELA o REDATTORI:

MAURIZI FEDERICA, PRUGNOLI CHIARA, PRUGNOLI SERENA, SANTINI SERENA, CIRIPICCHIO CHIARA

Page 39: 5 edizione giornalino

SSiiaammoo aanncchhee OOnnLLiinnee!!

Anche quest’anno la redazione vi ha messo a

disposizione, sia per le ultime news riguardanti la

scuola, che per leggere comodamente il vostro

giornalino on-line, un sito web dedicato dove

potrete trovare tutte le edizioni del giornalino e

una chat che da quest’anno è stata

implementata.. tutto questo su:

www.liberamenteisis.altervista.org

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utilizzando il QR CODE a lato.

Web master

Simone Amorosi & Alessio Funghi