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INDICE

1 RELAZIONE ANTINCENDIO...........................................................................................................21.1 PREMESSA..............................................................................................................................21.2 D.M. 18.09.2002 "Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l'esercizio delle strutture sanitaria pubbliche e privare".....................21.3 Relazione di calcolo della rete di idranti..................................................................................38

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1 RELAZIONE ANTINCENDIO

1.1 PREMESSA

Il complesso ospedaliero è stato oggetto di una precedente relazione di progetto preliminare di prevenzione

incendi finalizzata all'ottenimento del nulla osta di fattibilità (rif. Vs pratica n°8251). Tale richiesta è stata valutata

ed ha ottenuto il responso del comando, protocollo dipvvf.COM-FE.REGISTRO UFFICIALE.U.0007794.09-07-

2014, di cui al protocollo generale AUSL n°0043013 del 10/07/2014.

In sede di progettazione definitiva l’intervento finalizzato a realizzare la “Casa della Salute” è stato suddiviso

in due lotti denominati “Lotto 1”, interventi di ristrutturazione sull’ala non lesionata dal sisma, e “Lotto 2”,

consolidamento strutturale con messa in sicurezza del blocco storico.

La presente relazione di esame progetto riguarda unicamente il “Lotto 1”.

In questa prima fase verrà ristrutturata l’ala del complesso, evidenziata nella keyplan seguente Ristrutturazione

ala non lesionata (Lotto1), destinata unicamente a contenere degli ambulatori, il centro prelievi, il CUP (centro

unico di prenotazione), la guardia medica.

La normativa di riferimento, come indicato nel NOF, è il Titolo II del Decreto Ministeriale 18 settembre 2002

"Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l'esercizio delle

strutture sanitarie pubbliche e private."

Dalla planimetria generale dell’area sono individuabili altri corpi di fabbrica non oggetto di intervento,

fisicamente separati dal corpo principale della casa della salute, le cui funzioni sono qui elencate:

Guardiola

Ambulatori

Residenza sanitaria assistita (RSA)

Camera mortuaria

Centrale termica

Villa ambulatoriale

Cabina elettrica

Gruppo elettrgeno

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Figura 1 Planimetria generale

1.2

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Centrale Termica

Villa ambulatoriale

Area di pertinenza AUSL

Guardiola

Gruppo elettrogeno

Locali Tecnici

Cabina elettrica

Casa della Salute

Ristrutturazione ala non lesionata (Lotto1)

Residenza Sanitaria Assistita

Camera mortuaria

Consolidamento blocco storico (Lotto 2)

Ambulatori

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1.3 D.M. 18.09.2002 "Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l'esercizio delle strutture sanitaria pubbliche e privare"

DECRETO APPLICAZIONE

Art. 1. - Scopo e campo di applicazione.1. Il presente decreto ha per scopo l'emanazione di disposizioni di prevenzione incendi riguardanti la progettazione, la costruzione e l'esercizio delle strutture sanitarie di seguito elencate e classificate sulla base di quanto riportato all'art. 4 del decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1997 (supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 42 del 20 febbraio 1997) in relazione alla tipologia delle prestazioni erogate:a) strutture che erogano prestazioni in regime di ricovero ospedaliero a ciclo continuativo e/o diurno;b) strutture che erogano prestazioni in regime residenziale a ciclo continuativo e/o diurno;c) strutture che erogano prestazioni di assistenza specialistica in regime ambulatoriale, ivi comprese quelle riabilitative, di diagnostica strumentale e di laboratorio.

Art. 1. - Scopo e campo di applicazione.Il Lotto 1 ha la caratteristica tipologica c).L’attività, attualmente, non comunica con gli altri corpi di fabbrica.La progettazione si è sviluppata tenendo in considerazione il successivo collegamento con il Lotto 2 che ha la caratteristica tipologica a).

Art. 2. - Obiettivi.1. Ai fini della prevenzione incendi, allo scopo di raggiungere i primari obiettivi di sicurezza relativi alla salvaguardia delle persone e alla tutela dei beni contro i rischi di incendio, le strutture sanitarie, di cui al precedente articolo, sono realizzate e gestite in modo da:a) minimizzare le cause di incendio;b) garantire la stabilità delle strutture portanti al fine di assicurare il soccorso agli occupanti;c) limitare la produzione e la propagazione di un incendio all'interno dei locali;d) limitare la propagazione di un incendio ad edifici e/o locali contigui;e) assicurare la possibilità che gli occupanti lascino il locale indenni o che gli stessi siano soccorsi in altro modo;

Art. 2. - Obiettivi.-

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f) garantire la possibilità per le squadre di soccorso di operare in condizioni di sicurezza.

Art. 3. - Disposizioni tecniche.1. Ai fini del raggiungimento degli obiettivi di cui all'art. 2, è approvata la regola tecnica di prevenzione incendi allegata al presente decreto.

Art. 3. - Disposizioni tecniche.-

Art. 4. - Applicazione delle disposizioni tecniche.1. Fatto salvo quanto previsto al successivo comma 4, le disposizioni tecniche riportate al titolo II dell'allegato si applicano alle strutture sanitarie di cui al precedente art. 1, comma 1, lettere a) e b), di nuova costruzione ed a quelle esistenti alla data di entrata in vigore del presente decreto, nel caso siano oggetto di interventi comportanti la loro completa ristrutturazione e/o il cambio di destinazione d'uso.Qualora gli interventi effettuati su strutture esistenti, comportino la sostituzione o modifica di impianti e/o attrezzature di protezione attiva antincendio, la modifica parziale delle caratteristiche costruttive e/o del sistema di vie di uscita, e/o ampliamenti, le disposizioni del presente decreto si applicano solamente agli impianti e/o alle parti della costruzione oggetto degli interventi di modifica. In ogni caso gli interventi di modifica effettuati su strutture esistenti, che non comportino un loro cambio di destinazione, non possono diminuire le condizioni di sicurezza preesistenti.A fronte di interventi di ampliamento e/o modifiche di strutture sanitarie esistenti, comportanti un incremento di affollamento, in misura tale da essere compatibile con il sistema di vie di uscita esistente e con l'eventuale nuovo assetto plano-volumetrico, il predetto sistema di vie di uscita dovrà essere rispondente alle disposizioni di cui al titolo III.2. Fatto salvo quanto previsto al successivo comma 4, le strutture sanitarie di cui all'art. 1, comma 1, lettere a) e b), esistenti alla data di entrata in vigore del presente decreto, sono adeguate alle disposizioni

Art. 4. - Applicazione delle disposizioni tecniche.Nell'ambito della più ampia valutazione, l'intera casa della salute, in base alla sua destinazione d'uso principale, ricade tra quelle della tipologia riportate all'articolo 1 comma a) (strutture che erogano prestazioni in regime di ricovero ospedaliero a ciclo continuativo e/o diurno); le disposizioni tecniche applicate sono quelle del titolo II del Decreto Ministeriale 18 settembre 2002 e s.m.i.Nulla è cambiato per il Lotto 2 rispetto a quanto riportato nel progetto preliminare oggetto del Nulla Osta di Fattibilità.

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riportate al titolo III dell'allegato entro i termini temporali di cui al successivo art. 6. Non sussiste l'obbligo dell'adeguamento per le strutture sanitarie:a) per le quali sia stato rilasciato il certificato di prevenzione incendi;b) per le quali siano stati pianificati, o siano in corso, lavori di modifica, adeguamento, ristrutturazione o ampliamento sulla base di un progetto approvato dal competente Comando provinciale dei Vigili del fuoco.3. Le disposizioni di cui al titolo IV dell'allegato si applicano alle strutture sanitarie di cui all'art. 1, comma 1, lettera c), di nuova costruzione ed esistenti.4. Le disposizioni di cui al titolo IV dell'allegato si applicano altresì:a) alle strutture, fino a 25 posti letto, che erogano prestazioni a ciclo diurno in regime di ricovero ospedaliero e/o residenziale, sia esistenti che di nuova costruzione;b) alle strutture esistenti, fino a 25 posti letto, che erogano prestazioni in regime residenziale a ciclo continuativo.

Art. 5. - Commercializzazione CE.1. I prodotti provenienti da uno dei Paesi dell'Unione europea, o da uno dei Paesi contraenti l'accordo SEE, legalmente riconosciuti sulla base di norme armonizzate ovvero di norme o regole tecniche applicate in tali Stati che permettono di garantire un livello di protezione, ai fini della sicurezza antincendio, equivalente a quello perseguito dalla presente regolamentazione, possono essere commercializzati per essere impiegati nel campo di applicazione disciplinato dal presente decreto.2. Nelle more dell'entrata in vigore di apposite norme armonizzate, agli estintori, alle porte e agli elementi di chiusura per i quali è richiesto il requisito di resistenza al fuoco, nonché' ai prodotti per i quali è richiesto il requisito di reazione al fuoco, si applica la regolamentazione italiana vigente, che prevede specifiche clausole di mutuo riconoscimento,

Art. 5. - Commercializzazione CE.-

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concordate con i servizi della Commissione europea, stabilite nei seguenti decreti del Ministro dell'interno:Decreto 12 novembre 1990 per gli estintori portatili;Decreto 5 agosto 1991 per i materiali ai quali è richiesto il requisito di reazione al fuoco;Decreto 6 marzo 1992 per gli estintori carrellati;Decreto 14 dicembre 1993 per le porte e gli altri elementi di chiusura ai quali è richiesto il requisito di resistenza al fuoco.

Art. 6. - Disposizioni transitorie e finali.1. Fatti salvi gli obblighi ed i relativi termini di adeguamento stabiliti nella vigente legislazione tecnica in materia di sicurezza, le strutture sanitarie esistenti di cui al comma 2 del precedente art. 4 sono adeguate entro cinque anni dalla data di entrata in vigore del decreto.2. Il presente decreto entra in vigore il novantesimo giorno successivo alla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.

Art. 6. - Disposizioni transitorie e finali.-

TITOLO IDEFINIZIONI E CLASSIFICAZIONI

1. - GENERALITÀ.

1.1 - Termini, definizioni e tolleranze dimensionali.1. Per i termini, le definizioni e le tolleranze dimensionali si rimanda a quanto emanato con decreto ministeriale 30 novembre 1983 (Gazzetta Ufficiale n. 339 del 12 dicembre 1983).2. Ai fini delle presenti disposizioni, si definisce inoltre:a) corridoio cieco: corridoio o porzione di corridoio dal quale è possibile l'esodo in un'unica direzione. La lunghezza del corridoio cieco va calcolata dall'inizio dello stesso fino all'incro-cio con un corridoio dal quale sia possibile l'esodo in almeno due direzioni, o fino al più prossimo luogo sicuro o via di esodo

1. - GENERALITÀ.

1.1 - Termini, definizioni e tolleranze dimensionali.-

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verticale;b) esodo orizzontale progressivo: modalità di esodo che prevede lo spostamento dei de-genti in un compartimento adiacente capace di contenerli e proteggerli fino a quando l'in-cendio non sia stato domato o fino a che non diventi necessario procedere ad una succes-siva evacuazione verso luogo sicuro;c) percorso orizzontale protetto: percorso di comunicazione orizzontale o suborizzontale protetto da elementi con caratteristiche di resistenza al fuoco adeguata, con funzione di collegamento tra compartimenti o di adduzione verso luogo sicuro;d) piano di uscita dall'edificio: piano dal quale sia possibile l'evacuazione degli occupanti direttamente in luogo sicuro all'esterno dell'edificio, anche attraverso percorsi orizzontali protetti;e) scala di sicurezza esterna: scala totalmente esterna, rispetto al fabbricato servito, mu-nita di parapetto regolamentare e realizzata secondo i criteri sotto riportati:- i materiali devono essere di classe 0 di reazione al fuoco;- la parete esterna dell'edificio su cui è collocata la scala, compresi gli eventuali infissi, deve possedere, per una larghezza pari alla proiezione della scala, incrementata di 2,5 m per ogni lato, requisiti di resistenza al fuoco almeno REI 60. In alternativa la scala esterna deve distaccarsi di 2,5 m dalle pareti dell'edificio e collegarsi alle porte di piano tramite passerelle protette con setti laterali, a tutta altezza, aventi requisiti di resistenza al fuoco pari a quanto sopra indicato.

1.2 - Classificazione delle aree delle strutture sanitarie.1. Le aree delle strutture sanitarie, ai fini antincendio, sono così classificate:tipo A - aree od impianti a rischio specifico, classificati come attività soggette al controllo del C.N.VV.F. ai sensi del decreto ministeriale 16

1.2 - Classificazione delle aree delle strutture sanitarie.Le aree del Lotto 1 oggetto di intervento sono classificabili in aree di tipo C con le seguenti destinazioni d’uso: al piano terra: centro prelievi, studio assistente

sociale, guardia medica, distribuzione farmaci,

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febbraio 1982 (Gazzetta Ufficiale n. 98 del 9 aprile 1982) e del decreto del Presidente della Repubblica 26 maggio 1959, n. 689 (Gazzetta Ufficiale n. 212 del 4 settembre 1959) (impianti di produzione calore, gruppi elettrogeni, autorimesse, ecc.);tipo B - aree a rischio specifico accessibili al solo personale dipendente (laboratori di analisi e ricerca, depositi, lavanderie, ecc.) ubicate nel volume degli edifici destinati, anche in parte, ad aree di tipo C e D;tipo C - aree destinate a prestazioni medico-sanitarie di tipo ambulatoriale (ambulatori, centri specialistici, centri di diagnostica, consultori, ecc.) in cui non è previsto il ricovero;tipo D - aree destinate a ricovero in regime ospedaliero e/o residenziale nonché' aree adibite ad unità speciali (terapia intensiva, neonatologia, reparto di rianimazione, sale operatorie, terapie particolari, ecc.);tipo E - aree destinate ad altri servizi pertinenti (uffici amministrativi, scuole e convitti professionali, spazi per riunioni e convegni, mensa aziendale, spazi per visitatori inclusi bar e limitati spazi commerciali).

CUP e front desk; al piano primo: ambulatori, spazio giovani,

palestra; al piano secondo: ambulatori, medicina e

pediatra di gruppo, salute anziani

Tali classificazioni sono anche riportate nella tavola PD-F-01 allegata alla presente relazione.

1.3 - Rinvio a norme e criteri di prevenzione incendi.1. Per le aree di tipo A ed E, salvo quanto diversamente previsto nella presente regola tecnica, si applicano le specifiche disposizioni di prevenzione incendi o, in mancanza di esse, i criteri tecnici generali di prevenzione incendi di cui all'art. 3 del decreto del Presidente della Repubblica 29 luglio 1982, n. 577 (Gazzetta Ufficiale n. 229 del 20 agosto 1982).

1.3 - Rinvio a norme e criteri di prevenzione incendi.-

TITOLO IISTRUTTURE DI NUOVA COSTRUZIONE CHE EROGANO PRESTAZIONI IN REGIME DI RICOVERO

OSPEDALIERO E/O IN REGIME RESIDENZIALE A CICLO CONTINUATIVO E/O DIURNO.

2. - UBICAZIONE.

2.1 - Generalità.

2. - UBICAZIONE.

2.1 - Generalità.

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1. Le strutture sanitarie di cui al presente titolo devono essere ubicate nel rispetto delle distanze di sicurezza, stabilite dalle disposizioni vigenti, da altre attività che comportino rischi di esplosione od incendio.2. Le strutture sanitarie possono essere ubicate:a) in edifici indipendenti ed isolati da altri;b) in edifici o porzioni di edifici, anche contigui ad altri aventi destinazioni diverse purché queste ultime, fatta salva l'osservanza delle specifiche disposizioni di sicurezza antincendio, se soggette ai controlli di prevenzione incendi, siano limitate a quelle di cui ai punti 64, 83, 84, 85, 89, 90, 91, 92, 94 e 95 del decreto ministeriale 16 febbraio 1982.

Il Lotto 1 della casa della salute è isolato da attività a rischio esplosione o incendio.Le attività che possono presentare un rischio di esplosione dovuto alla presenza del gas metano è la centrale termica. Essa è ubicata ad una distanza di 150 metri dal complesso ospedaliero e non è oggetto di intervento.La centrale termica alimentata a gas metano da rete è composta da tre generatori con altrettanti bruciatori, per una potenzialità globale di 2’815 kW, è a servizio del riscaldamento degli ambienti e della produzione di acqua calda sanitaria per tutti gli edifici di pertinenza dell’AUSL ad esclusione della camera mortuaria che è dotata di impianti autonomi.La centrale termica alimenta l’impianto di riscaldamento di tutto il complesso tramite rete principale e sottostazioni.Viene qui richiamato il nulla osta all’esercizio dell’attività centrale termica rilasciato in data 16 settembre 2003 a seguito di sopralluogo, rif. Vs pratica n°8251 protocollo n°2144.

2.2 - Comunicazioni e separazioni.1. Salvo quanto disposto nelle specifiche regole tecniche di prevenzione incendi, le strutture sanitarie:a) non devono comunicare con attività ad esse non pertinenti;b) possono comunicare con attività ad esse pertinenti non soggette ai controlli dei Vigili del fuoco ai sensi del decreto ministeriale 16 febbraio 1982 e del decreto del Presidente della Repubblica 26 maggio 1959, n. 689, con le limitazioni di cui al successivo punto 3.3;c) possono comunicare tramite filtri a prova di fumo o spazi scoperti con le attività soggette ai controlli di prevenzione incendi, ad esse pertinenti, di cui ai punti 43 (limitatamente ad archivi), 83, 84, 85, 90, 91 (ad esclusione dei locali di installazione di apparecchi per la climatizzazione degli edifici e per la produzione centralizzata di acqua calda, acqua surriscaldata e/o vapore), 92 e 95 del decreto

2.2 - Comunicazioni e separazioni.Il Lotto 1 attualmente risulta essere isolato.L’interazione definitiva con il Lotto 2 sarà trattata nell’esame progetto relativo ai successivi interventi di consolidamento strutturale con messa in sicurezza del blocco storicoAd oggi è possibile definire le destinazioni d’uso che la proprietà intende dare ai futuri locali secondo il progetto preliminare oggetto del NOF.I collegamenti con Lotto 2 rimangono caratterizzati nel seguente modo:- al piano terra attraverso il filtro a prova di fumo si potrà accedere ad una zona di locali di servizio;- al piano primo la comunicazione attraverso il filtro a prova di fumo si potrà accedere a vani destinati ad ambulatori (tipo C);- al piano secondo piano attraverso il filtro a prova di fumo si potrà accedere a vani destinati a degenza (tipo D).

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ministeriale 16 febbraio 1982;d) devono essere separate dalle attività indicate alle lettere a), b) e c) del presente comma, mediante strutture e porte aventi le caratteristiche di resistenza al fuoco richieste dalle specifiche disposizioni di prevenzione incendi e comunque non inferiori a REI 90.

Viene quindi escluso il collegamento con altre attività soggette al controllo dei vigili del fuoco o comunque ad attività non pertinenti.

2.3 - Accesso all'area.1. Per consentire l'intervento dei mezzi di soccorso dei Vigili del fuoco, gli accessi all'area dove sorgono gli edifici devono possedere i seguenti requisiti minimi:- larghezza: 3,50 m;- altezza libera: 4 m;- raggio di svolta: 13 m;- pendenza: non superiore al 10%;- resistenza al carico: almeno 20 tonnellate (8 sull'asse anteriore, 12 sull'asse posteriore, passo 4 m).

2.3 - Accesso all'area.L'accesso all'area dove sorge l'edificio avviene tramite la rete viaria provinciale e comunale mediante due accessi contrapposti che adducono ad una viabilità interna.Da sud-est utilizzando le SP 69, via Virgiliana, e SP 9, via Mariano Borgatti, si può accedere al complesso dalla zona dei sotto-servizi.Da nord-est utilizzando la SP 69, via Virgiliana, e poi da via Dazio si può accedere dall'ingresso principale del complesso.Le misure degli accessi rispettano quelle riportate nel decreto e più precisamente:- larghezza: maggiore di 3,50 m;- altezza libera: senza nessun ostacolo;- raggio di svolta: minimo pari a 13 m;- pendenza: non superiore al 10%;- resistenza al carico: strada asfaltata ordinariaL'accesso all'area è riportato anche nelle tavola allegate alla presente relazione. (tavola PD-F-03).

2.4 - Accostamento mezzi di soccorso.1. Deve essere assicurata la possibilità di accostamento agli edifici delle autoscale dei Vigili del fuoco in modo da poter raggiungere almeno una finestra o balcone di ciascun piano.

2.4 - Accostamento mezzi di soccorso.La possibilità di accostamento dei mezzi dei vigili del fuoco è garantita da sia sul fronte che sul retro del Lotto 1 a tutti i piani, come indicato anche dalle tavole grafiche allegate

3. - CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE.

3.1 - Resistenza al fuoco delle strutture e dei sistemi di compartimentazione.1. Le strutture e i sistemi di compartimentazione

3. - CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE.

3.1 - Resistenza al fuoco delle strutture e dei sistemi di compartimentazione.L'altezza antincendio dell'edificio, così come da

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devono garantire rispettivamente requisiti di resistenza al fuoco R e REI secondo quanto sotto riportato:- piani interrati: R/REI 120;- edifici di altezza antincendio fino a 24 m: R/REI 90;- edifici di altezza antincendio oltre 24 m: R/REI 120.2. Per le strutture e i sistemi di compartimentazione delle aree a rischio specifico si applicano le disposizioni di prevenzione incendi all'uopo emanate.3. I requisiti di resistenza al fuoco dei singoli elementi strutturali e di compartimentazione nonché' delle porte e degli altri elementi di chiusura, devono essere valutati e attestati in conformità al decreto ministeriale 4 maggio 1998 (Gazzetta Ufficiale n. 104 del 7 maggio 1998) e successive integrazioni.

definizione del DM 30 novembre 1983, è di 9 metri, quindi le strutture ed i sistemi di compartimentazione devono garantire rispettivamente requisiti di resistenza R 90 e REI 90.Al piano terra, primo e secondo la compartimentazione verticale che divide le aree di tipo C dai filtri a prova di fumo, dalle scale protette e dagli ascensori è garantita da strutture costituite da murature portanti in laterizio pieno di spessore minimo 250 mm.Secondo lettera circolare 1968 del dipartimento dei vigili del fuoco del ministero dell'interno considerato il rispetto delle ipotesi iniziali di snellezza ed altezza massime, la tabella fornita è applicabile e per tali spessori garantisce una resistenza al fuoco superiore al richiesto REI 90.La compartimentazione verticale dei cavedi impiantistici è garantita mediante l'utilizzo di pareti leggere non portanti ad orditura metallica con rivestimento costituito da due lastre di calcio silicato per lato e da uno spazio vuoto di 7 cm e mediante rivestimenti costituiti da tre lastre di calcio silicato avvitate ed aderenti fra loro.I solai di piano che sono costituiti da una struttura portante in latero-cemento verranno placcati all'intradosso con una lastra costituita da silicati e solfati di calcio con spessore adeguato a raggiungere la prestazione REI 90.

3.2 - Reazione al fuoco dei materiali.1. I materiali installati devono essere conformi a quanto di seguito specificato:a) negli atri, nei corridoi, nei disimpegni, nelle scale, nelle rampe, nei percorsi orizzontali protetti, nei passaggi in genere, è consentito l'impiego di materiali di classe 1 in ragione del 50% massimo della loro superficie totale (pavimento + pareti + soffitto + proiezioni orizzontali delle scale). Per le restanti parti devono essere impiegati materiali di classe 0 (non combustibili);b) in tutti gli altri ambienti è consentito che le

3.2 - Reazione al fuoco dei materiali.I materiati installati saranno conformi alle specifiche richieste dal decreto, nel dettaglio:a) pavimenti in ceramica, pareti in laterizio pieno intonacate e partizioni ad orditura metallica con rivestimento in gesso classe (A2-s1,d0), controsoffitti con orditura metallica e pannelli in fibra minerale di classe A1;b) pareti in laterizio pieno intonacate e partizioni ad orditura metallica con rivestimento in gesso classe (A2-s1,d0), controsoffitti con orditura metallica e pannelli in fibra minerale di classe A1 e dove non

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pavimentazioni, compresi i relativi rivestimenti, siano di classe 2 e che gli altri materiali di rivestimento siano di classe 1, oppure di classe 2, se in presenza di impianti di spegnimento automatico o di sistemi di smaltimento dei fumi asserviti ad impianti di rivelazione degli incendi;c) i materiali di rivestimento combustibili, nonché i materiali isolanti in vista di cui alla successiva lettera f), ammessi nelle varie classi di reazione al fuoco, devono essere posti in opera in aderenza agli elementi costruttivi di classe 0 escludendo spazi vuoti o intercapedini. Ferme restando le limitazioni previste alla precedente lettera a), è consentita l'installazione di controsoffitti nonché di materiali di rivestimento e di materiali isolanti in vista posti non in aderenza agli elementi costruttivi, purché abbiano classe di reazione al fuoco non superiore a 1 o 1-1 e siano omologati tenendo conto delle effettive condizioni di impiego anche in relazione alle possibili fonti di innesco;d) i materiali suscettibili di prendere fuoco su entrambe le facce (tendaggi, ecc.) devono essere di classe di reazione al fuoco non superiore ad 1;e) i mobili imbottiti (poltrone, poltrone letto, divani, divani letto, sedie imbottite, ecc.) ed i materassi devono essere di classe 1 IM;f) i materiali isolanti in vista, con componente isolante direttamente esposte alle fiamme, devono essere di classe di reazione al fuoco non superiore ad 1. Nel caso di materiale isolante in vista, con componente isolante non esposto direttamente alle fiamme, sono ammesse le classi di reazione al fuoco 0-1, 1-0, 1-1;g) le sedie non imbottite devono essere di classe non superiore a 2.2. I materiali di cui al comma 1 devono essere omologati ai sensi del decreto ministeriale 26 giugno 1984 (supplemento ordinario Gazzetta Ufficiale n. 234 del 25 agosto 1984) e successive modifiche ed integrazioni. Per i materiali rientranti nei casi specificatamente previsti dall'art. 10 del citato decreto ministeriale 26 giugno 1984, e' consentito

sono previsti controsoffitti placcaggio del solaio all'intradosso con lastre in calcio silicato;c) non sono previsti materiali di rivestimento combustibili;d) non sono previsti materiali suscettibili di prendere fuoco su entrambe le facce;e) i mobili imbottiti (poltrone, poltrone letto, divani, divani letto, sedie imbottite, ecc.) ed i materassi saranno di classe 1 IM;f) non sono previsti materiali isolanti a vista; nel caso durante le lavorazioni dovesse rendersi necessario avere dei componenti isolanti direttamente esposti questi dovranno essere conformi a quanto disposto agli artt. 6, 7 e 8 del DM 15/03/2005.g) le sedie non imbottite, ancora da definire, dovranno essere di classe non superiore a 2.Non sono previsti rivestimenti lignei e gli isolamenti previsti all’interno delle pareti con intercapedine sono del tipo “lana di vetro” o “lana di roccia” con caratteristiche di classe A1.

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che la relativa classe di reazione al fuoco sia attestata ai sensi del medesimo articolo.3. E' consentita la posa in opera di rivestimenti lignei delle pareti e dei soffitti, purché opportunamente trattati con prodotti vernicianti omologati di classe 1 di reazione al fuoco, secondo le modalità e le indicazioni contenute nel decreto ministeriale 6 marzo 1992 (Gazzetta Ufficiale n. 66 del 19 marzo 1992).4. I materiali isolanti installati all'interno di intercapedini devono essere non combustibili.

3.3 - Compartimentazione.1. Le strutture sanitarie devono essere progettate in modo da circoscrivere e limitare la propagazione di un eventuale incendio. A tal fine devono essere osservate le prescrizioni di seguito indicate.2. Le aree di tipo C devono essere suddivise in compartimenti, distribuiti sul medesimo livello, di superficie singola non superiore a 1.500 m2.3. Le aree di tipo D devono essere suddivise in compartimenti, distribuiti sul medesimo livello, di superficie singola non superiore a 1.000 m2.4. Le aree di tipo E devono essere suddivise in compartimenti antincendio per attività omogenee e, qualora nel loro ambito siano previste attività soggette ai controlli dei Vigili del fuoco ai sensi del decreto ministeriale 16 febbraio 1982, queste devono rispondere ai requisiti di compartimentazione stabiliti nelle specifiche normative di prevenzione incendi, ove esistenti.5. I compartimenti delle aree di tipo D (limitatamente alle unità speciali quali terapia intensiva, rianimazione, neonatologia, sale operatorie, ecc.) ed E (limitatamente a scuole e convitti, spazi per riunioni, mensa aziendale), possono comunicare con altri compartimenti e con i percorsi di esodo orizzontali e verticali, tramite filtri a prova di fumo o spazi scoperti.6. I compartimenti delle aree di tipo C, D (limitatamente alle aree destinate a ricovero) ed E

3.3 - Compartimentazione.Come indicato precedentemente nella classificazione delle aree del Lotto 1 ci sono solamente aree di tipo C.Ogni singolo piano costituisce un compartimento di superficie non eccedente i 1500 m2 di superficie utile; le superfici effettive sono state riportate in tabella nelle tavole allegate e sono di seguito ricapitolate:- Piano terra: 380 m2

- Piano primo: 320 m2

- Piano secondo: 320 m2

Oltre a questi, ad ogni piano, sono stati costituiti compartimenti per i depositi di piano.Ad ogni piano sono presenti due filtri a prova di fumo dai quali si accede alle rispettive scale a prova di fumo interne.I cavedi impiantistici sono stati delimitati da sistemi di compartimentazione con una resistenza al fuoco pari a REI 90 per le pareti portanti ed EI 90 per quelle non portanti.Come si evince dal progetto preliminare nel Lotto 2 sono presenti zone di tipo D al piano secondo. Si rimanda pertanto la trattazione dell'esodo progressivo orizzontale al paragrafo 4.3.Il collegamento con il futuro Lotto 2 è stato predisposto con l’inserimento di porte con caratteristica di resistenza al fuoco non inferiore a REI 90.

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(limitatamente agli uffici amministrativi fino a 500 addetti e agli spazi per visitatori), possono comunicare con altri compartimenti e con i percorsi di esodo orizzontali e verticali, tramite porte aventi caratteristiche REI conformi a quanto previsto per le strutture separanti al comma 1 del punto 3.1.7. Le aree di tipo B devono rispettare le disposizioni relative alle compartimentazioni ed alle comunicazioni impartite al successivo punto 5.

3.4 - Limitazioni alle destinazioni d'uso dei locali.1. Nessun locale deve essere ubicato oltre quota -10 m rispetto al piano di uscita dall'edificio.2. I locali ubicati a quote comprese tra -7,5 m e -10 m, e comunque oltre il primo piano interrato, devono essere protetti mediante impianto di spegnimento automatico e devono immettere direttamente in percorsi orizzontali protetti che adducano in luoghi sicuri dinamici.3. I piani interrati non devono essere destinati a degenza.4. Le aree tecniche contenenti laboratori di analisi e ricerca ed apparecchiature ad alta energia possono essere ubicate ai piani interrati a condizione che siano separate mediante filtri a prova di fumo dalle vie d'accesso ai piani sovrastanti.5. I locali destinati ad apparecchiature ad alta energia non possono essere ubicati in contiguità ad aree di tipo D.

3.4 - Limitazioni alle destinazioni d'uso dei locali.Non sono presenti piani sotto il piano campagna.Non sono presenti nel Lotto 1 macchine o apparecchiature ad alta energia.

3.5 - Scale.1. Tutte le scale devono essere almeno di tipo protetto, con caratteristiche di resistenza al fuoco congrue con quanto previsto al punto 3.1.2. Le scale a servizio di edifici destinati anche in parte ad aree di tipo D, devono essere a prova di fumo; per tali aree si ritiene opportuno escludere il ricorso a scale di sicurezza esterne in quanto non compatibili con il particolare stato psico-fisico dei

3.5 - Scale.Le scale sono due; esse collegano verticalmente tutti e tre i piani dell'edificio e sono posizionate in punti diametralmente opposti. I compartimenti REI 90 sono in muratura di laterizio pieno spessore minimo 25 cm.Le scale sono di tipo a prova di fumo interne e cioè con accessi ad ogni piano provenienti da filtri a prova di fumo, compartimentati con muratura di laterizio

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ricoverati.3. I filtri a prova di fumo a servizio di aree di tipo D, devono avere dimensioni tali da consentire l'agevole movimentazione di letti o barelle in caso di emergenza.4. Le scale, sia protette che a prova di fumo, devono immettere, direttamente o tramite percorsi orizzontali protetti, in luogo sicuro all'esterno dell'edificio.5. Le rampe delle scale devono essere rettilinee, avere non meno di tre gradini e non più di quindici. I gradini devono essere a pianta rettangolare, di alzata e pedata costanti, rispettivamente non superiore a 17 cm e non inferiore a 30 cm. Ad esclusione delle scale a servizio delle aree di tipo D, sono ammesse rampe non rettilinee, a condizione che vi siano pianerottoli di riposo almeno ogni quindici gradini e che la pedata del gradino sia di almeno 30 cm, misurata a 40 cm dal montante centrale o dal parapetto interno.6. I vani scala privi di aperture di aerazione su parete esterna, devono essere provvisti di aperture di aerazione in sommità di superficie non inferiore ad 1 m2, con sistema di apertura degli infissi comandato sia automaticamente da rivelatori di incendio che manualmente mediante dispositivo posto in prossimità dell'entrata alle scale, in posizione segnalata.

pieno spessore minimo 25 cm ed aerati con camini almeno REI 90 di tipo prefabbricato.Nel presente stralcio si è tenuto in considerazione il futuro collegamento con il Lotto 2, nel quale saranno presenti aree di tipo D, realizzando i filtri di fumo adiacenti con larghezza 2,5 m e lunghezza 10,25 m.Entrambe le scale realizzate hanno una uscita al piano terra che volge su luogo sicuro all'esterno dell'edificio.La composizione delle rampe rispetta i requisiti di regolarità qui espressi. Dagli elaborati grafici si evince che le rampe sono rettilinee e caratterizzate da minimo 5 e massimo 11 gradini con alzata 17 cm e pedata 30 cm.I vani scali sono realizzati in adiacenza a pareti esterne sulle quali sussistono aperture munite di infissi per aerazione.

3.6 - Ascensori e montacarichi.1. Tutti gli ascensori ed i montacarichi devono avere il vano corsa di tipo protetto, con caratteristiche di resistenza al fuoco congrue con quanto previsto al punto 3.1.2. Gli ascensori non devono essere utilizzati in caso di incendio ad eccezione di quelli di cui al successivo punto 3.6.1.3. Le caratteristiche di ascensori e montacarichi debbono rispondere alle specifiche disposizioni vigenti di prevenzione incendi.3.6.1 - Monta lettighe utilizzabili in caso di incendio.Gli edifici destinati anche in parte ad aree di tipo D

3.6 - Ascensori e montacarichi.Entrambi gli ascensori presenti nello stralcio in questione avranno il vano corsa di tipo protetto e cioè con le caratteristiche e le disposizioni di prevenzione incendi riportate nel D.M. 15 settembre 2005 "Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per i vani degli impianti di sollevamento ubicati nelle attività soggette ai controlli di prevenzione incendi".Nello specifico le pareti del vano corsa, in muratura in laterizio pieno minimo 25 cm, così come le porte di piano, certificate dal costruttore, hanno caratteristiche di resistenza al fuoco superiore o pari

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devono disporre di almeno un ascensore monta lettighe antincendio, da realizzare in conformità alle specifiche disposizioni vigenti. Negli edifici, destinati anche in parte ad aree di tipo D, aventi altezza antincendio superiore a 24 m, deve essere installato almeno un ascensore di soccorso da realizzare in conformità alle specifiche disposizioni vigenti.

a REI 90 del compartimento.

4. - MISURE PER L'ESODO IN CASO DI EMERGENZA.

4.1 -Affollamento.1. Il massimo affollamento è stabilito in:a) aree di tipo B: persone effettivamente presenti incrementate del 20%;b) aree di tipo C:- ambulatori e simili: 0,1 persone/m2;- sale di attesa: 0,4 persone/m2;c) aree di tipo D:- 3 persone per posto letto in strutture ospedaliere;- 2 persone per posto letto in strutture residenziali;d) aree di tipo E:- uffici amministrativi: 0,1 persone/m2;- spazi per riunioni, mensa aziendale, scuole, convitti e simili: numero dei posti effettivamente previsti;- spazi riservati ai visitatori: 0,4 persone/m2.

4. - MISURE PER L'ESODO IN CASO DI EMERGENZA.

4.1 -Affollamento.Come precedentemente evidenziato all'interno del Lotto 1 le aree sono di tipo C; considerando la presenza di ambulatori e sale d'attesa l'affollamento risultante suddiviso per ogni piano è il seguente:- Piano terra 69 persone- Piano primo 51 persone- Piano secondo 38 persone

Non ci sono spazi per riunioni, mense, scuole, convitti, spazi per visitatori.

4.2 - Capacità di deflusso.Ai fini del dimensionamento delle uscite, le capacità di deflusso non devono essere superiori ai seguenti valori:50 per piani con pavimento a quota compresa tra più o meno un metro rispetto al piano di uscita dall'edificio;37,5 per piani con pavimento a quota compresa tra più o meno 7,5 m rispetto al piano di uscita dall'edificio;33 per piani con pavimento a quota al di sopra o al di sotto di più o meno 7,5 m rispetto al piano di uscita dall'edificio.

4.2 - Capacità di deflusso.Il piano terra si trova a quota +0 m rispetto il terreno, perciò la capacità di deflusso viene considerata pari a 50.Il piano di calpestio del piano primo si trova a circa 3,35 m quindi la capacità di deflusso viene considerata pari a 37,5.Il piano di calpestio del piano secondo (ultimo piano) è posto a circa 7,95 m quindi in base al decreto la capacità di deflusso è fissata in 33.

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4.3 - Esodo orizzontale progressivo.1. Tutti i piani che contengono aree di tipo D, devono essere progettati in modo da consentire l'esodo orizzontale progressivo.2. Per conseguire tale obiettivo ciascun piano deve essere suddiviso in almeno due compartimenti. Ciascun compartimento deve poter contenere in situazioni di emergenza, oltre ai suoi normali occupanti, il numero di persone previste per il compartimento adiacente con la capienza più alta, considerando una superficie media di 0,70 m2/persona. Tale superficie deve essere elevata a 1,50 m2/persona qualora l'evacuazione dei degenti debba necessariamente avvenire con letti o barelle.

4.3 - Esodo orizzontale progressivo.Il Lotto 1 non contiene zone di tipo D, tuttavia nell’edificio adiacente, al momento non utilizzato, le indicazioni della committenza sono di avere una zona dedicata a degenze (area tipo D secondo la classificazione al punto 1.2 del Decreto Ministeriale). Tale zona è al piano secondo, individuabile nelle tavole di progetto preliminare con la sigla S2, ha una superficie di 860 m2 ed un affollamento indicato pari a 30 persone.Sommando le presenze del compartimento al secondo piano del Lotto 1 (38 persone) e di quello adiacente del Lotto 2 (30 persone) considerando che l’evacuazione dei egenti debba necessariamente avvenire con letti o barelle (1.5 m2/persona) ottengo che nel compartimento del Lotto 1 c'è necessità di una superficie pari a 102 m2 a fronte di una superficie di 320 m2.Tali calcoli qui riportati sono anche presenti in forma tabellare in calce alla presente relazione.

4.4 - Sistemi di vie d'uscita.1. I compartimenti in cui risultano suddivise le aree di cui al punto 3.3 devono essere provvisti di un sistema organizzato di vie d'uscita, dimensionato in base al massimo affollamento previsto per i singoli compartimenti in funzione della capacità di deflusso e che adduca verso un luogo sicuro.2. I percorsi del sistema di vie di uscita comprendono corridoi, vani di accesso alle scale e di uscita all'esterno, scale, rampe e passaggi in genere.3. Nella predisposizione dei sistemi di vie di uscita dovranno essere tenute presenti le disposizioni vigenti in materia di superamento ed eliminazione delle barriere architettoniche di cui al decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503 (supplemento ordinario Gazzetta Ufficiale n. 227 del 27 settembre 1996).

4.4 - Sistemi di vie d'uscita.Il sistema di vie di uscita è stato dimensionato in base al massimo affollamento previsto per i singoli piani derivante dal calcolo di cui ai punti 4.1 e 4.2. Le vie d’esodo adducono a luoghi sicuri esterni all’edificio tramite percorsi protetti.

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4.5 - Lunghezza delle vie d'uscita al piano.1. Il percorso di esodo, misurato a partire dalla porta di ciascun locale nonché da ogni punto dei locali ad uso comune, non può essere superiore a:40 m per raggiungere un'uscita su luogo sicuro o su scala di sicurezza esterna;30 m per raggiungere un'uscita su scala protetta.2. Nei piani destinati ad aree di tipo D, progettati in modo da garantire l'esodo orizzontale progressivo, deve essere possibile raggiungere, partendo da qualsiasi punto di un compartimento, un compartimento attiguo od un percorso orizzontale protetto ad esso adducente, con percorsi di lunghezza non superiore a 30 m.3. Sono ammessi corridoi ciechi di lunghezza non superiore a 15 m.

4.5 - Lunghezza delle vie d'uscita al piano.Il percorso delle vie d'esodo è stato riportato nelle tavole allegate (tavola PD-F-02). Per ogni locale come centro prelievi, ambulatori, locali medicina le lunghezze massime sono minori di 30 m, la stessa lunghezza è rispettata per ogni punto dei locali sale d'attesa e servizi igienici.Nel dettaglio al piano secondo la lunghezza di esodo maggiore è quella di un occupante all’interno dei servizi igienici con un percorso di 29 metri fino al raggiungimento del vano scala a prova di fumo interno. Esso ha un percorso “cieco” per 12 dei 29 metri fino ad arrivare al corridoio di piano dal quale si diramano due vie d’esodo contrapposte.Al piano primo si verifica la stessa condizione con la sola differenza che per conformazione dei servizi igienici i metri di percorrenza sono 28.Al piano terra ancora una volta il percorso più lungo è quello di un occupante dei servizi igienici che ha un tratto di 29 metri di cui 12 “ciechi”.Non sono presenti corridoi ciechi.

4.6 – Caratteristiche delle vie d’uscita1. La larghezza utile delle vie d’uscita deve essere misurata deducendo l’ingombro di eventuali elementi sporgenti con esclusione degli estintori. Tra gli elementi sporgenti non sono considerati quelli posti ad altezza superiore a 2 m ed eventuali corrimano lungo le pareti, con ingombro non superiore ad 8 cm.2. L’altezza dei percorsi delle vie d’uscita deve essere, in ogni caso, non inferiore a 2 m.3. I pavimenti ed i gradini non devono avere superfici sdrucciolevoli.4. E’ vietato disporre specchi che possano trarre in inganno sulla direzione dell’uscita.5. Le porte che si aprono sulle vie di uscita non devono ridurre la larghezza utile delle stesse.6. Le vie di uscita devono essere tenute sgombre da materiali che possano costituire impedimento al regolare deflusso delle persone.

4.6 – Caratteristiche delle vie d’uscita.Le vie d’uscita individuate nei corridoi di piano e nelle scale di collegamento hanno una altezza utile minima di 2,1 metri.Le porte che aprono sulle vie d'esodo non riducono la larghezza di quest'ultime, i sensi di apertura seguono il senso dell’esodo e sono riportati nelle tavole allegate (tavola PD-F-02)

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4.7 - Larghezza delle vie di uscita.1. La larghezza utile delle vie di uscita deve essere multipla del modulo di uscita e non inferiore a due moduli (1,20 m). La misurazione della larghezza delle uscite deve essere eseguita nel punto più stretto della luce.2. Nelle aree di tipo D, la profondità dei pianerottoli delle scale, con cambi di direzione di 180o, deve essere non inferiore a 2 m, misurata nella direzione dell'asse delle rampe, per consentire la movimentazione di letti o barelle in caso di emergenza.

4.7 - Larghezza delle vie di uscita.La larghezza utile delle vie di esodo, indicata nelle tavole allegate (tavola. PD-F-02), si può suddividere in questo modo:Al piano secondo il corridoio è di 2,40 m con porte di piano di larghezza 1,80 m, la scala di destra (nord) ha una larghezza di 1,80 m, mentre la scala di sinistra (sud) ha una larghezza di 1,20 m.Al piano primo la situazione è la medesima con un corridoio di 2,40 m delle uscite di piano che danno verso le scale di 1,80 m, la scala di destra (nord) ha una larghezza di 1,80 m, mentre la scala di sinistra (sud) ha una larghezza di 1,20 m.Al piano terra il corridoio è di 2,40 m, le uscite che adducono ai filtri a prova di fumo ed ai vani scale protette sono da 1,80 metri.Dai vani scala si accede direttamente all’esterno con una porta di larghezza di 1,80 m per la scala di destra (nord) e con una porta di larghezza di 1,80 m e una porta di larghezza di 1,40 m per la scala di sinistra (sud).L’uscita attraverso la porta scorrevole è di 1,40 m.

4.8 - Larghezza totale delle vie d'uscita.1. La larghezza totale delle uscite da ogni piano, espressa in numero di moduli, deve essere determinata dal rapporto tra il massimo affollamento previsto e la capacità di deflusso del piano.2. Per le strutture sanitarie che occupano più di due piani fuori terra, la larghezza totale delle vie d'uscita verticali che conducono al piano di uscita dall'edificio, deve essere calcolata sommando il massimo affollamento previsto in due piani consecutivi, con riferimento a quelli aventi maggiore affollamento.3. Le eventuali scale mobili non devono essere computate ai fini della larghezza delle uscite.

4.8 - Larghezza totale delle vie d'uscita.La larghezza delle vie d'uscita è stata determinata attraverso il rapporto del massimo affollamento previsto e della capacità di deflusso al piano ed è riportata al termine della presente relazione. Se ne riassumono qui i risultati:- piano terra(69 persone)/50 = 1,38 moduliUS05 + US06 + US07 8 moduli > 1,4- piano primo(51 persone + 38 persone)/37,5 = 2,37 modulivano scala 15 + vano scala 16 5 moduli > 2,37- piano secondo(38 persone)/33 = 1,15 modulivano scala 15 + vano scala 16 5 moduli > 1,15

La struttura presenta tre piani fuori terra quindi la larghezza totale delle scale a piano primo è stata

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verificata sommando l'affollamento del piano primo e del piano secondo. Il calcolo è stato riportato al termine della presente relazione

4.9 - Sistemi di apertura delle porte e di eventuali infissi.1. Le porte installate lungo le vie di uscita ed in corrispondenza delle uscite di piano devono aprirsi nel verso dell'esodo a semplice spinta mediante l'azionamento di dispositivi a barra orizzontale. Esse vanno previste a uno o due battenti. I battenti delle porte, quando sono aperti, non devono ostruire passaggi, corridoi e pianerottoli.2. Qualora, per necessità connesse a particolari patologie dei ricoverati, sia necessario cautelarsi da un uso improprio delle uscite, è consentita l'adozione di idonei e sicuri sistemi di controllo ed apertura delle porte alternativi a quelli sopra previsti. In tali casi, tutto il personale addetto al reparto deve essere a conoscenza del particolare sistema di apertura ed essere capace di utilizzarlo in caso di emergenza.3. E' consentito installare porte d'ingresso di tipo scorrevole con azionamento automatico, a condizione che siano predisposte anche per l'apertura a spinta verso l'esterno (con dispositivo o modo di azione opportunamente segnalati) e restare in posizione di apertura in assenza di alimentazione elettrica. In prossimità di tali porte, in posizione segnalata e facilmente accessibile, deve essere posto un dispositivo di blocco nella posizione di apertura.4. Le porte, comprese quelle di ingresso, devono aprirsi su area piana, di profondità almeno pari a quella delle porte stesse.5. Qualora l'utilizzo di porte resistenti al fuoco dotate di dispositivo di autochiusura ed installate lungo le vie di uscita, in corrispondenza di compartimentazioni o nei filtri a prova di fumo, dovesse determinare intralcio o difficoltà alle persone che devono utilizzare tali percorsi, è consentito che le porte stesse siano tenute in posizione aperta tramite appositi dispositivi elettromagnetici che ne

4.9 - Sistemi di apertura delle porte e di eventuali infissi.Le porte installate lungo le vie d'uscita si aprono a semplice spinta nella direzione dell'esodo mediante l'azionamento di dispositivi a barra orizzontale.Al piano terra è prevista una porta scorrevole ad azionamento automatico nella zona bussola di ingresso. Tale porta è predisposte anche per l'apertura a spinta verso l'esterno con dispositivo per restare in posizione di apertura in mancanza di alimentazione elettrica.Le porte di piano che sono installate nei filtri a prova di fumo e nell'accesso alla scala protetta saranno dotate di elettromagnete per il rilascio automatico in caso di rivelazione di incendio, mancanza di elettricità o attivazione del comando manuale di chiusura.Tutte le porte si aprono su aree lontane da dislivelli.Nei filtri a prova di fumo, due per piano, l'aerazione permanente è garantita tramite l'impiego di camini prefabbricati tipo shunt con dimensioni di aerazione in pianta di 0,3 m x 0,4 m pari a 0,12 m2; detti camini sono prolungati fin sopra la copertura.

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consentano il rilascio a seguito di:attivazione dell'impianto di rivelazione automatica di incendio;attivazione del sistema di allarme incendio;mancanza di alimentazione elettrica;intervento manuale su comando posto in prossimità delle porte in posizione segnalata.6. Nei filtri a prova di fumo aerati direttamente dall'esterno, qualora specifiche esigenze funzionali dovessero richiedere l'installazione di elementi di chiusura delle aperture di aerazione, è consentito installare infissi purché apribili automaticamente a seguito dell'attivazione del dispositivo elettromagnetico di chiusura delle porte resistenti al fuoco del filtro stesso. In ogni caso, tali infissi devono essere dotati anche di dispositivo di apertura a comando manuale, posto in posizione segnalata, e non devono ridurre la sezione netta di aerazione quando sono in posizione di apertura.

4.10 - Numero di uscite.1. Le uscite da ciascun piano dell'edificio non devono essere inferiori a due, ed essere posizionate in punti ragionevolmente contrapposti.

4.10 - Numero di uscite.Sia al piano secondo che al piano primo le uscite verso scala a prova di fumo interna sono due e contrapposte; al piano terra le uscite di piano che portano direttamente all'esterno anche attraverso i filtri a prova di fumo sono complessivamente tre.

5. - AREE ED IMPIANTI A RISCHIO SPECIFICO.

5.1 - Generalità.1. Gli impianti ed i servizi tecnologici devono essere realizzati a regola d'arte e devono essere intercettabili sia centralmente che localmente da posizioni segnalate e facilmente accessibili. Gli impianti di produzione calore devono essere di tipo centralizzato.2. Nei filtri a prova di fumo devono prevedersi intercettazioni a comando manuale, ubicate in

5. - AREE ED IMPIANTI A RISCHIO SPECIFICO.

5.1 - Generalità.La generazione del calore per il riscaldamento degli ambienti avviene tramite tre bruciatori a metano, con relativo generatore, posizionati in una centrale termica centralizzata esistente e non oggetto di intervento che è posizionata in un fabbricato isolato e distante 150 m da quello oggetto di intervento.Come descritto nelle premesse essa è dotata di un nulla osta all’esercizio rilasciato in data 16 settembre

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apposito quadro, dei seguenti impianti a servizio dei compartimenti attigui:impianto elettrico;impianto di distribuzione dei gas medicali;impianto di condizionamento e ventilazione.3. All'interno dei filtri devono essere ripetuti in apposito pannello i segnali relativi allo stato di servizio dei seguenti impianti dei compartimenti attigui:impianto elettrico;impianto di distribuzione dei gas medicali;rete idrica antincendio;impianto di rivelazione e allarme.

2003 a seguito di sopralluogo, rif. Vs pratica n°8251 protocollo n°2144.All'interno dei filtri a prova di fumo saranno predisposti adeguati spazi per le intercettazioni degli impianti a servizio dei compartimenti oggetto di intervento come da specifica richiesta normativa.All'interno di detti filtri verranno ripetuti i segnali di stato di servizio degli impianti elettrici, della rete idrica antincendio, dell'impianto di rivelazione e allarme. Non sono presenti gas medicali.

5.2 - Locali adibiti a depositi e servizi generali.5.2.1 - Locali adibiti a deposito di materiale combustibile per le esigenze giornaliere dei reparti.1. E' consentito destinare a deposito di materiali combustibili, per le esigenze giornaliere dei reparti, locali di superficie limitata e comunque non eccedente i 10 m2, anche privi di aerazione naturale, alle seguenti condizioni:carico di incendio non superiore a 30 kg/m2 di legna standard;strutture di separazione con caratteristiche non inferiori a REI 30;porte di accesso con caratteristiche non inferiori a REI 30, munite di dispositivo di autochiusura;rilevatore di fumo collegato all'impianto di allarme;un estintore portatile d'incendio avente carica minima pari a 6 kg e capacità estinguente non inferiore a 21A 89B C, posto all'esterno del locale, nelle immediate vicinanze della porta di accesso.

5.2 - Locali adibiti a depositi e servizi generali.5.2.1 - Locali adibiti a deposito di materiale combustibile per le esigenze giornaliere dei reparti.Al piano terra è previsto un locale deposito P0.17 di 4,01 m2 destinato a contenere materiale per le esigenze giornaliere, non è dotato di aerazione naturale, il carico d'incendio è previsto inferiore a 30kg/m2 di legna standard, le strutture e le porte di separazione sono REI 30, è dotato di un rivelatore di fumo e calore collegato all'impianto di allarme ed all'esterno del locale ed è presente un estintore portatile della tipologia 34A 144BC. Al piano primo sono previsti due locali deposito, P1.12 di 2,9 m2 e P1.17 di 3,2 m2, destinati a contenere materiale per le esigenze giornaliere, non sono dotati di aerazione naturale, il carico d'incendio è previsto inferiore a 30kg/m2 di legna standard, le strutture e le porte di separazione sono REI 30, sono dotati di un rivelatore di fumo e calore collegato all'impianto di allarme ed all'esterno dei locali sono presenti un estintore portatile della tipologia 34A 144BC.Al piano secondo sono previsti due locali deposito P2.03 e P2.13 rispettivamente di 5,3 e di 2,9 m2

destinati a contenere materiale per le esigenze giornaliere. Entrambi i locali non sono dotati di aerazione naturale, il carico d'incendio è previsto inferiore a 30kg/m2 di legna standard, le strutture e le

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porte di separazione sono REI 30, sono dotati di un rivelatore di fumo e calore collegato all'impianto di allarme ed all'esterno dei locali sono presenti estintori portatile della tipologia 34A 144BC.

5.2.2 - Locali destinati a deposito di materiale combustibile aventi superficie non superiore a 50 m2.

5.2.2 - Locali destinati a deposito di materiale combustibile aventi superficie non superiore a 50 m2.Non presenti.

5.2.3 - Locali destinati a deposito di materiale combustibile con superficie massima di 500 m2.

5.2.3 - Locali destinati a deposito di materiale combustibile con superficie massima di 500 m2.Non presenti.

5.2.4 - Depositi di sostanze infiammabili.1. Devono essere ubicati al di fuori del volume del fabbricato.2. E' consentito detenere all'interno del volume dell'edificio, in armadi metallici dotati di bacino di contenimento, prodotti liquidi infiammabili in quantità strettamente necessaria per le esigenze igienico-sanitarie. Tali armadi possono essere ubicati nelle infermerie di piano nonché' nei locali deposito dotati della prescritta superficie di aerazione naturale.

5.2.4 - Depositi di sostanze infiammabili.Non presenti.

5.2.5 - Locali adibiti a servizi generali (laboratori di analisi e ricerca, laboratori o locali ove si detengono, impiegano o manipolano sostanze radioattive, lavanderie, sterilizzazione, inceneritori, ecc.).- omissis -

5.2.5 - Locali adibiti a servizi generali (laboratori di analisi e ricerca, laboratori o locali ove si detengono, impiegano o manipolano sostanze radioattive, lavanderie, sterilizzazione, inceneritori, ecc.).Non presenti

5.3 - Impianti di distribuzione dei gas.5.3.1 - Distribuzione dei gas combustibili.- omissis -

5.3 - Impianti di distribuzione dei gas.5.3.1 - Distribuzione dei gas combustibili.Non presenti.

5.3.2 - Distribuzione dei gas medicali.- omissis -

5.3.2 - Distribuzione dei gas medicali.Non presenti. Nel presente stralcio non sono presenti reti di gas medicali.

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5.4 - Impianti di condizionamento e ventilazione.5.4.1 - Generalità.1. Gli impianti di condizionamento e/o di ventilazione possono essere di tipo centralizzato o localizzato. Tali impianti devono possedere requisiti che garantiscano il raggiungimento dei seguenti obiettivi:a) non alterare le caratteristiche delle strutture di compartimentazione;b) evitare il ricircolo dei prodotti della combustione o di altri gas ritenuti pericolosi;c) non produrre, a causa di avarie e/o guasti propri, fumi che si diffondano nei locali serviti;d) non costituire elemento di propagazione di fumi e/o fiamme, anche nella fase iniziale degli incendi.2. Tali obiettivi si considerano raggiunti se gli impianti vengono realizzati come specificato ai seguenti punti.

5.4 - Impianti di condizionamento e ventilazione.5.4.1 - Generalità.-

5.4.2 - Impianti centralizzati.1. Le unità di trattamento dell'aria e i gruppi frigoriferi non devono essere installati nei locali dove sono ubicati gli impianti di produzione calore.2. I gruppi frigoriferi devono essere installati in appositi locali, realizzati con strutture di separazione di caratteristiche di resistenza al fuoco non inferiori a REI 60 ed accesso direttamente dall'esterno o tramite disimpegno aerato di analoghe caratteristiche, munito di porte REI 60 dotate di congegno di autochiusura.3. L'aerazione nei locali dove sono installati i gruppi frigoriferi non deve essere inferiore a quella indicata dal costruttore dei gruppi stessi, con una superficie minima non inferiore a 1/20 della superficie in pianta del locale.4. Nei gruppi frigoriferi devono essere utilizzati come fluidi frigorigeni prodotti non infiammabili e non tossici. I gruppi refrigeratori che utilizzano soluzioni acquose di ammoniaca possono essere installati solo all'esterno dei fabbricati o in locali aventi

5.4.2 - Impianti centralizzati.È presente una unità per il trattamento dell'aria dotata di circuito interno in pompa di calore, utilizzante refrigerante incombustibile, posizionata sulla copertura dell'edificio in oggetto. L'accesso alla copertura può avvenire dalla scala protetta tramite una botola con scala fissa oppure dal sottotetto dell'edificio al quale si accede tramite una botola con scala retrattile posizionata nel corridoio.All'esterno dell'edificio è installata una pompa di calore reversibile utilizzante refrigerante incombustibile R410A che fungerà da gruppo frigo e come unità di emergenza nel caso di guasto alla centrale termica del complesso.La produzione di acqua calda sanitaria è di tipo autonomo per l’edificio in esame; la produzione è delegata a pompa di calore elettrica installata in un vano accessibile nel sottotetto. Essa utilizza gas refrigerante incombustibile R134A.Non sono previsti gruppi termorefrigeratori a fiamma diretta.

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caratteristiche analoghe a quelli delle centrali termiche alimentate a gas.5. Le centrali frigorifere destinate a contenere gruppi termorefrigeratori ad assorbimento a fiamma diretta devono rispettare le disposizioni di prevenzione incendi in vigore per gli impianti di produzione calore, riferite al tipo di combustibile impiegato.6. Non è consentito utilizzare aria di ricircolo proveniente da cucine, autorimesse e comunque da spazi a rischio specifico.

Non è previsto l'utilizzo di aria di ricircolo.

5.4.3 - Condotte aerotermiche.1. Le condotte aerotermiche devono essere realizzate in materiale di classe 0 di reazione al fuoco e le tubazioni flessibili di raccordo in materiale di classe 2.2. Le condotte non devono attraversare:luoghi sicuri, che non siano a cielo libero;vani scala e vani ascensore;locali che presentino pericolo di incendio, di esplosione e di scoppio.3. Qualora, per tratti limitati, non fosse possibile rispettare quanto sopra indicato, le condotte devono essere separate con strutture REI di classe pari al compartimento interessato ed intercettate con serrande tagliafuoco aventi analoghe caratteristiche.4. Negli attraversamenti di pareti e solai, lo spazio attorno alle condotte deve essere sigillato con materiale di classe 0, senza tuttavia ostacolare le dilatazioni delle stesse.

5.4.3 - Condotte aerotermiche.Per l’attività ci si riferisce integralmente al contenuto del DM 31/03/2003 recante “Requisiti di reazione al fuoco dei materiali costituenti le condotte di distribuzione e ripresa dell’aria degli impianti di condizionamento e ventilazione.”Le condotte aerotermiche sono previste in acciaio zincato incombustibili classificabili come A1. L’isolamento esterno è previsto in polietilene autoestinguente classificabile (B-s2, d0).I collegamenti ai componenti di emissione termica e frigorifera sono stati previsti con tubi flessibili, non avranno lunghezza superiore a 5 volte il diametro del raccordo stesso, ed avranno classe di reazione al fuoco ricadente M1.Le condotte d'aria sia di mandata che di ripresa non attraversano le scale o i filtri a prova di fumo.Nell'attraversamento dei cavedi impianti e stato previsto il ripristino della continuità della resistenza al fuoco con appositi materiali sigillanti e l’installazione di serrande tagliafuoco con classificazione almeno REI 90.Nell'attraversamento dei solai di tubazioni impiantistiche si è prevista la sigillatura degli spazi attorno alle stesse con idoneo materiale a ripristinare la compartimentazione.

5.4.4 - Dispositivi di controllo.1. Ogni impianto deve essere dotato di un dispositivo

5.4.4 - Dispositivi di controllo.I dispositivi di allarme manuale posizionati in

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di comando manuale, situato in un punto facilmente accessibile, per l'arresto dei ventilatori in caso d'incendio.2. Inoltre gli impianti devono essere dotati di sistema di rivelazione di presenza di fumo all'interno delle condotte che comandi automaticamente l'arresto dei ventilatori e la chiusura delle serrande tagliafuoco. L'intervento dei rivelatori deve essere segnalato nella centrale di controllo.3. L'intervento dei dispositivi, sia manuali che automatici, non deve permettere la rimessa in funzione dei ventilatori senza l'intervento manuale dell'operatore.

prossimità delle uscite di sicurezza a tutti i piani e del front desk al piano terra sono progettati con logica tale che un loro azionamento permetta anche lo spegnimento dei ventilatori dell'impianto di ventilazione.Viene previsto un dispositivo centralizzato e per piano per il controllo dei segnali provenienti dai rivelatori.La rimessa in funzione degli impianti è possibile solo dal sistema di supervisione e controllo.

5.4.5 - Schemi funzionali.1. Per ciascun impianto deve essere predisposto uno schema funzionale in cui risultino:gli attraversamenti di strutture resistenti al fuoco;l'ubicazione delle serrande tagliafuoco;l'ubicazione delle macchine;l'ubicazione di rivelatori di fumo e del comando manuale;lo schema di flusso dell'aria primaria e secondaria;la logica sequenziale delle manovre e delle azioni previste in emergenza;l'ubicazione del sistema antigelo.

5.4.5 - Schemi funzionali.Per gli attraversamenti, lo schema di flusso dell’aria primaria, l’ubicazione di rivelatori di fumo, del coando manuale e dell’illuminazione di emergenza vedere le tavole allegate.

La logica sequenziale delle manovre e delle azioni previste in emergenza è sarà definita dal sistema di gestione della sicurezza ai sensi del Titolo V del D.M. 18.09.2002 (allegato III DM 19.03.2015).Non è previsto un sistema antigelo

5.4.6 - Impianti localizzati.1. È consentito il condizionamento dell'aria a mezzo singoli apparecchi, a condizione che il fluido refrigerante sia non infiammabile e non tossico. È comunque escluso l'impiego di apparecchiature a fiamma libera.

5.4.6 - Impianti localizzati.Non Presenti.

6 - IMPIANTI ELETTRICI.1. Gli impianti elettrici devono essere realizzati in conformità alla legge n. 186 del 1 marzo 1968. In particolare, ai fini della prevenzione degli incendi, gli impianti elettrici:a) devono possedere caratteristiche strutturali,

6 - IMPIANTI ELETTRICI.1. È stato redatto un progetto in conformità alla legge n.186 del 1 marzo 1968, al D.M. 37/08, alle normative CEI 64/8, CEI 64/56 e a tutte le altre norme e disposizioni applicabili.a) Gli impianti installati (cavi, apparecchiature) sono

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tensione di alimentazione e possibilità di intervento individuate nel piano della gestione delle emergenze tali da non costituire pericolo durante le operazioni di spegnimento;b) non devono costituire causa primaria di incendio o di esplosione;c) non devono fornire alimento o via privilegiata di propagazione degli incendi. Il comportamento al fuoco della membratura deve essere compatibile con la specifica destinazione d'uso dei singoli locali;d) devono essere suddivisi in modo che un eventuale guasto non provochi la messa fuori servizio dell'intero sistema (utenza);e) devono disporre di apparecchi di manovra ubicati in posizioni protette e riportare chiare indicazioni dei circuiti cui si riferiscono.2. I seguenti sistemi utenza devono disporre di impianti di sicurezza:a) illuminazione;b) allarme;c) rivelazione;d) impianti di estinzione incendi;e) elevatori antincendio;f) impianto di diffusione sonora.3. La rispondenza alle vigenti norme di sicurezza deve essere attestata con la procedura di cui alla legge n. 46 del 5 marzo 1990 e successivi regolamenti di applicazione.4. L'alimentazione di sicurezza deve essere automatica ad interruzione breve (< 0,5 sec) per gli impianti di rivelazione, allarme e illuminazione e ad interruzione media (< 15 sec) per elevatori antincendio, impianti idrici antincendio ed impianto di diffusione sonora.5. Il dispositivo di carica degli accumulatori deve essere di tipo automatico e tale da consentire la ricarica completa entro 12 ore.6. L'autonomia dell'alimentazione di sicurezza deve consentire lo svolgimento in sicurezza del soccorso e dello spegnimento per il tempo necessario; in ogni caso l'autonomia minima è stabilita per ogni impianto come segue:

stati pensati compatibili alla tensione di esercizio. Il progetto prevede, tramite l’azionamento di un pulsante di sgancio posto all’esterno dell’edificio, di sezionare e mettere fuori tensione l’intero impianto in caso di emergenza in modo da non costituire pericolo per le squadre di soccorso durante le operazioni di spegnimento.b) Le condutture sono state dimensionate secondo quanto disposto dalla normativa applicabile e sono protette contro il sovraccarico e il cortocircuito in ogni punto dell’impianto.c) Tutti i cavi installati all’interno dell’edificio saranno siglati FG7(O)M1 caratterizzati dalla proprietà di non propagazione dell’incendio e a ridotta emissione di gas tossici e corrosivi; ogni qualvolta una conduttura attraversa elementi costruttivi dell'edificio, quali solai muri o pareti, le aperture che restano dopo il passaggio delle condutture sono otturate in accordo con il grado di resistenza all'incendio prescritto per il rispettivo elemento costruttivo dell'edificio prima dell'attraversamento. Le predisposizioni tecnologiche per il passaggio delle condutture, quali tubi o canali, che penetrino in elementi costruttivi aventi una resistenza al fuoco specificata sono otturate internamente sino ad ottenere il grado di resistenza all'incendio previsto per l’elemento costruttivo di progetto.d) È stato previsto un sistema di protezione dei carichi selettivo che garantirà il distacco in caso di guasto di un singolo carico o gruppo di carichi in modo da isolare i guasti senza coinvolgere l’intero sistema elettrico.e) I quadri elettrici saranno installati in locali tecnici accessibili solo a personale autorizzato e saranno completi di targhette identificative dei carichi.2. I seguenti sistemi di utenza disporranno di impianti per l’alimentazione di emergenza e saranno in grado di funzionare in caso di mancanza dell’alimentazione ordinaria e per un determinato periodo sotto l’azione dell’incendio:- illuminazione di emergenza;- rivelazione e allarme incendi;

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a) rivelazione e allarme: 30 minuti primi;b) illuminazione di sicurezza: 2 ore;c) elevatori antincendio: 2 ore;d) impianti idrici antincendio: 2 ore;e) impianto di diffusione sonora: 2 ore.7. L'impianto di illuminazione di sicurezza deve assicurare un livello di illuminazione, non inferiore a 5 lux ad 1 m di altezza dal piano di calpestio, lungo le vie di uscita e nelle aree di tipo C e D.8. Sono ammesse singole lampade con alimentazione autonoma, purché assicurino il funzionamento per almeno 2 ore.9. Il quadro elettrico generale e quelli di piano devono essere ubicati in posizione facilmente accessibile, segnalata e protetta dall'incendio.

- impianto di diffusione sonora.Le pompe antincendio sono ubicate all’esterno dell’edificio in locale dedicato.In mancanza della tensione di rete, l’alimentazione di sicurezza sarà garantita da un gruppo elettrogeno di emergenza.3. Alla fine dei lavori, previo tutte le verifiche e le prove necessarie, la ditta installatrice rilascerà la dichiarazione di corretta esecuzione degli impianti nel rispetto delle vigenti normative e secondo DM n.37 del 22 gennaio 2008.4. Le sorgenti di alimentazione dei servizi di sicurezza presenteranno caratteristiche di interruzione in accordo con il presente decreto: UPS (<0.5s).5. I dispositivi di carica degli accumulatori saranno di tipo automatico e tali da consentire le ricarica completa entro 12 ore (norma di prodotto UPS CEI EN 62040).6. L'autonomia minima è stabilita per ogni impianto come segue:- rivelazione, allarme e impianto di diffusione sonora: 2 ore. La centrale antincendio sarà interfacciata con pannelli di diffusione sonora degli allarmi (in grado di diffondere annunci), questa sarà completa di batterie proprie che ne consentiranno il funzionamento per la durata prevista.- illuminazione di sicurezza: 2 ore. È stato previsto un gruppo soccorritore centralizzato per l’illuminazione e la segnaletica di sicurezza che garantirà il funzionamento minimo previsto in caso di mancanza dell’alimentazione.- impianti idrici antincendio: fino all’esaurimento del carburante del gruppo elettrogeno.7) L’impianto di illuminazione di sicurezza è in grado di fornire un illuminamento minimo maggiore di quello prescritto dal presente decreto e dalla norma UNI EN 1838; per l’evacuazione in piena sicurezza degli ambienti sono previsti apparecchi segnaletici luminosi sempre accesi del tipo a bandiera dislocati in punti strategici.Un gruppo soccorritore centralizzato di emergenza,

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interfacciato con centralina Dardo Plus, permette il funzionamento in emergenza di alcune lampade destinate all’illuminazione normale. L’impianto di illuminazione di sicurezza è stato progettato per assicurare un illuminamento minimo lungo le vie d’esodo e i presidi antincendio di 100lux. L’impianto di illuminazione di emergenza entrerà in funzione in mancanza dell’illuminazione ordinaria.8) Non sono previste lampade con alimentazione autonoma.9) I quadri elettrici saranno ubicati in locali tecnici protetti contro l’incendio, compartimentati REI 90 o all’esterno e accessibili solo a personale autorizzato, in posizione facilmente accessibile.

7 - MEZZI ED IMPIANTI DI ESTINZIONE DEGLI INCENDI.7.1 - Generalità.1. Le apparecchiature e gli impianti di estinzione degli incendi devono essere realizzati ed installati a regola d'arte ed in conformità a quanto di seguito indicato.

7 - MEZZI ED IMPIANTI DI ESTINZIONE DEGLI INCENDI.7.1 - Generalità.

7.2 - Estintori.1. Tutte le strutture sanitarie devono essere dotate di un adeguato numero di estintori portatili da incendio, di tipo approvato dal Ministero dell'interno, distribuiti in modo uniforme nell'area da proteggere in modo da facilitarne il rapido utilizzo in caso di incendio; a tal fine è consigliabile che gli estintori siano ubicati:lungo le vie di esodo, in prossimità degli accessi;in prossimità di aree a maggior pericolo.2. Gli estintori devono essere ubicati in posizione facilmente accessibile e visibile in modo che la distanza che una persona deve percorrere per utilizzarli non sia superiore a 30 m; appositi cartelli segnalatori devono facilitarne l'individuazione, anche a distanza. Gli estintori portatili devono essere installati in ragione di almeno uno ogni 100 m2 di pavimento, o frazione, con un minimo di due estintori per piano o per compartimento e di uno per ciascun

7.2 - EstintoriGli estintori sono stati previsti in numero di 4 per piano in funzione del fatto che i compartimenti per tutti i piani superano i 300 m2. Al piano primo e secondo oltre a quelli previsti fuori degli ambienti deposito sono stati inseriti ulteriori 3 estintori lungo le vie d'esodo e gli accessi.In questo modo per ogni piano del lotto1 il percorso per raggiungere un estintore non supera mai i 30 metri. La loro presenza e posizione sarà segnalata da opportuna cartellonistica.Gli estintori previsti sono con carica minima pari a 6 kg e capacità estinguente non inferiore a 34A - 144B C, tranne che per i depositi per cui si rimanda al punto 5.2.1 della presente relazione.

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impianto a rischio specifico.3. Salvo quanto specificatamente previsto al punto 5.2.1, gli estintori portatili devono avere carica minima pari a 6 kg e capacità estinguente non inferiore a 34A - 144B C. Gli estintori a protezione di aree ed impianti a rischio specifico devono avere agenti estinguenti di tipo idoneo all'uso previsto.

7.3 - Impianti di estinzione incendi.7.3.1 - Reti naspi e idranti.7.3.2.1 - Generalità.1. Per quanto riguarda i componenti degli impianti, le modalità di installazione, i collaudi e le verifiche periodiche, le alimentazioni idriche e i criteri di calcolo idraulico delle tubazioni, si applicano le norme UNI vigenti.2. Per i criteri di dimensionamento degli impianti si applica quanto di seguito indicato.7.3.2.2 - Tipologia degli impianti.1. La tipologia delle reti idriche a naspi o idranti è fissata dalla seguente tabella in funzione del numero di posti letto:Numero postiletto |Tipo di impianto

|____________________________Fino a 100 | Impianti costituiti da naspi DN 25

|____________________________Oltre 100 | Impianti costituiti da idranti DN 45e fino a 300 |____________________________Oltre 300 | Impianti costituiti da idranti interni

| DN 45 ed idranti esterni DN 70|____________________________

Per le strutture sanitarie articolate in diversi corpi di fabbrica separati da spazi scoperti, la tipologia degli impianti può essere correlata al numero dei posti letto del singolo corpo, purché le eventuali comunicazioni di servizio (tunnel di collegamento interrati o fuori terra, cunicoli tecnici e simili) siano protette, in corrispondenza di ciascun innesto con gli edifici, con sistemi di compartimentazione conformi al punto 3.1.

7.3 - Impianti di estinzione incendi.7.3.1 - Reti naspi e idranti.7.3.2.1 - Generalità.A seguito dell’entrata in vigore del DM 20/12/2012 che fissa i nuovi criteri di progettazione delle reti idriche antincendio non si devono più adottare le indicazioni previste dalla regola tecnica verticale, ma seguire i parametri di progettazione del citato DM 20/12/2012.Nel dettaglio quindi la tabella di cui al punto 7.3.2.2 del DM 18/09/2002 è sostituita con la tabella 1 del DM 20/12/2012.Si rende necessario definire i parametri ai fini dell’utilizzo della norma UNI 10779 e cioè:- livello di pericolosità,- tipologia di protezione,- caratteristiche dell’alimentazione idrica.

Per il caso in esame si accede alla tabella 1 del DM 20/12/2012 e si individua per una classificazione da 25 a 100 posti letto:- un livello di pericolosità 2;- una protezione esterna necessaria solo a fronte

di difficoltà di accesso dei vigili del fuoco;- un’alimentazione idrica di tipo singolo.

Per aree con un livello di pericolosità pari a 2 la normativa UNI 10779 dà la possibilità di installare idranti o naspi, differenziando le contemporaneità nei due casi.Si è optato per l’utilizzo di idranti DN 45 a servizio del corpo di fabbrica oggetto di ristrutturazione tenendo in considerazione la tipologia di impianto esistente nella struttura in esercizio (RSA). L'alimentazione

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7.3.2.3 - Caratteristiche prestazionali e di alimentazione.1. Devono essere garantite le seguenti caratteristiche idrauliche minime:a) per i naspi DN 25, una portata per ciascun naspo non minore di 60 l/min ad una pressione residua di almeno 2 bar, considerando simultaneamente operativi non meno di 4 naspi nella posizione idraulicamente più sfavorevole;b) per gli idranti DN 45, una portata per ciascun idrante non minore di 120 l/min ad una pressione residua di almeno 2 bar, considerando simultaneamente operativi non meno di 3 idranti nella posizione idraulicamente più sfavorevole. In presenza di più colonne montanti, l'impianto deve avere caratteristiche tali da garantire per ogni montante le condizioni idrauliche di contemporaneità sopra indicate ed assicurare, per tali condizioni, il funzionamento contemporaneo di almeno due colonne montanti;c) per gli idranti esterni DN 70, il funzionamento di almeno 4 idranti nella posizione idraulicamente più sfavorevole, con una portata minima per ciascun idrante di 300 l/min a 4 bar, senza contemporaneità con gli idranti interni.2. L'autonomia degli impianti idrici antincendio non deve essere inferiore a 60 minuti primi.3. Per strutture sanitarie con oltre 100 posti letto l'alimentazione idrica degli impianti antincendio deve essere di "tipo superiore" secondo le norme UNI vigenti.

idrica è stata pensata proveniente dall’anello antincendio esistente in grado di garantire la portata per ciascun idrante di almeno 120 l/min con una pressione residua all’idrante più sfavorito di 2 bar (0,2 MPa) considerando l'operatività dei 3 idranti più sfavoriti e misurata a monte dell’idrante in fase di erogazione. L'autonomia superiore ai 60 minuti è garantita da un accumulo di progetto da 24 m3 con rincalzo.

Sono stati previsti 2 idranti per piano con un totale di 6 idranti seguendo le linee guida della normativa UNI 10779 che indica: ogni punto disti al massimo 25 m da un idrante posizionare un idrante su ogni compartimento

collegato da filtro a prova di fumo.

Il circuito di distribuzione ad anello si collega al piano secondo entro il controsoffitto ed esternamente all'edificio. È stata garantita la possibilità di sezionare la rete tramite apposite valvole di intercettazione per garantire comunque un funzionamento del 50% della rete in caso di manutenzione.Si allega calcolo per la verifica della rete idrica antincendio a servizio dell’intera casa della salute.

7.3.3 - Impianto di spegnimento automatico.1. Oltre che nei casi previsti ai punti precedenti, deve essere installato un impianto di spegnimento automatico a protezione di ambienti con carico di incendio superiore a 30 kg/m2 di legna standard.2. Tali impianti, devono utilizzare agenti estinguenti compatibili con le caratteristiche degli ambienti da proteggere e con i materiali e le apparecchiature ivi presenti, ed essere realizzati a regola d'arte secondo

7.3.3 - Impianto di spegnimento automatico.Non previsti.

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le vigenti norme di buona tecnica.

8. - IMPIANTI DI RIVELAZIONE; SEGNALAZIONE ED ALLARME.

8.1 - Generalità.1. Nelle strutture sanitarie deve essere prevista l'installazione in tutte le aree di:segnalatori di allarme incendio del tipo a pulsante manuale opportunamente distribuiti ed ubicati, in ogni caso, in prossimità delle uscite;impianto fisso di rivelazione e segnalazione automatica degli incendi in grado di rilevare e segnalare a distanza un principio d'incendio.

8. - IMPIANTI DI RIVELAZIONE; SEGNALAZIONE ED ALLARME.

8.1 - Generalità.Nel lotto 1 è previsto un impianto di segnalazione e rivelazione automatica degli incendi.I pulsanti di allarme manuale incendio sono stati posizionati in prossimità delle vie di esodo di piano e al piano terra in luogo presidiato (front desk).È presente un impianto fisso di rivelazione così strutturato: negli ambienti rivelatori ottici puntiformi di fumo all’interno del controsoffitto dei rivelatori ottici di

fumo con rimando della segnalazione di intervento in luogo visibile in prossimità del sensore in allarme

nei canali d’aria di aspirazione è previsto un sensore di fumo con camera d’analisi con segnalazione di intervento in luogo visibile

nei cavedi impiantistici e nei vani corsa degli ascensori sono stati previsti dei sensori laser a rivelazione ad aria aspirata con segnalazione in luogo ben visibile

8.2 - Caratteristiche.1. L'impianto deve essere progettato e realizzato a regola d'arte secondo le vigenti norme di buona tecnica.2. La segnalazione di allarme proveniente da uno qualsiasi dei rivelatori utilizzati deve determinare una segnalazione ottica ed acustica di allarme incendio presso il centro di gestione delle emergenze.3. L'impianto deve consentire l'azionamento automatico dei dispositivi di allarme posti nell'attività entro:a) un primo intervallo di tempo dall'emissione della segnalazione di allarme proveniente da due o più

8.2 - Caratteristiche.I sensori installati negli ambienti, nei controsoffitti, e nei cavedi comunicano con il centro di gestione delle emergenze ubicato nel front desk al piano terra.L'impianto di rivelazione incendi consente di chiudere automaticamente le porte tagliafuoco, la disattivazione elettrica degli impianti di ventilazione e condizionamento, la chiusura delle serrande tagliafuoco poste nelle canalizzazioni degli impianti di ventilazione riferite al compartimento da cui proviene la segnalazione, la trasmissione a distanza delle segnalazioni di allarme in posti predeterminati dal sistema di gestione della sicurezza antincendio

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rivelatori o dall'azionamento di un qualsiasi pulsante manuale di segnalazione di incendio;b) un secondo intervallo di tempo dall'emissione di una segnalazione di allarme proveniente da un qualsiasi rivelatore, qualora la segnalazione presso la centrale di controllo e segnalazione non sia tacitata dal personale preposto.I predetti intervalli di tempo devono essere definiti in considerazione della tipologia dell'attività e dei rischi in essa esistenti nonché di quanto previsto nel piano di emergenza.4. Qualora previsto dalla presente disposizione o nella progettazione dell'attività, l'impianto di rivelazione deve consentire l'attivazione automatica di una o più delle seguenti azioni:chiusura automatica di eventuali porte tagliafuoco, normalmente mantenute aperte, appartenenti al compartimento antincendio da cui è pervenuta la segnalazione, tramite l'attivazione degli appositi dispositivi di chiusura;disattivazione elettrica degli eventuali impianti di ventilazione e/o condizionamento;chiusura di eventuali serrande tagliafuoco esistenti poste nelle canalizzazioni degli impianti di ventilazione e/o condizionamento riferite al compartimento da cui proviene la segnalazione;eventuale trasmissione a distanza delle segnalazioni di allarme in posti predeterminati in un piano operativo interno di emergenza.5. I rivelatori istallati nelle camere di degenza, in locali non sorvegliati e in aree non direttamente visibili, devono far capo a dispositivi ottici di ripetizione di allarme installati lungo i corridoi.

(SG) predisposto ai sensi del DM 19/03/2015.Non sono previste camere di degenza nel presente stralcio mentre per i depositi e i vani corsa ascensori sono previsti il dispositivi ottici di ripetizione di allarme lungo i corridoi.

8.3 - Sistemi di allarme.1. Le strutture sanitarie devono essere dotate di un sistema di allarme in grado di avvertire delle condizioni di pericolo in caso di incendio allo scopo di dare avvio alle procedure di emergenza nonché alle connesse operazioni di evacuazione. A tal fine devono essere previsti dispositivi ottici ed acustici,

8.3 - Sistemi di allarme.Sono previsti dispositivi ottico acustici per segnalare il pericolo riscontrato agli occupanti; la diffusione sonora è stata pensata mediante altoparlanti distribuiti omogeneamente ai piani e nelle due scale protette esistenti.Le procedure sono in via di definizione e saranno

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opportunamente ubicati, in grado di segnalare il pericolo a tutti gli occupanti del fabbricato o delle parti di esso coinvolte dall'incendio.2. La diffusione degli allarmi sonori deve avvenire tramite impianto ad altoparlanti.3. Le procedure di diffusione dei segnali di allarme devono essere opportunamente regolamentate nel piano di emergenza.

codificate nel sistema di gestione della sicurezza antincendio (SG) predisposto ai sensi del DM 19/03/2015.

9 - SEGNALETICA DI SICUREZZA.

1. La segnaletica di sicurezza, espressamente finalizzata alla sicurezza antincendi, deve essere conforme alle disposizioni di cui al decreto legislativo 14 agosto 1996, n. 493 (supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 223 del 23 settembre 1996). Deve, inoltre, essere osservato quanto prescritto all'art. 17 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503, in materia di eliminazione delle barriere architettoniche.

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Calcolo degli affollamenti e dei moduli di piano, rif. Titolo II punto 4.8

CODICE PIANO TERRADestinaz

ioneSuperficie

Affollamento

Persone

[m 2 ] [1/m 2 ] [-]P0.01 Accoglienza-Accettazione-CUP C 20,50 0,40 8,20P0.02 Atrio ingresso e sala d'attesa C 42,10 0,40 16,84P0.03 Front desk C 19,60 0,40 7,84P0.04 Sala d'attesa 2 C 34,90 0,40 13,96P0.05 WC personale 10,90 0,00P0.06 WC utenti 25,10 0,00P0.07 Distribuzione farmaci C 23,60 0,10 2,36P0.08 Antibagno WC guardia medica 2,10 0,00P0.09 WC guardia medica 2,60 0,00P0.10 Guardia medica C 25,30 0,10 2,53P0.11 Assistente sociale C 16,80 0,10 1,68P0.12 Centro prelievi C 42,50 0,10 4,25P0.13 Centro prelievi front desk C 30,20 0,10 3,02P0.14 Circolazione C 60,20 0,10 6,02P0.15 Vano scale-ascensore A 33,20 0,00P0.16 Vano scale-ascensore B 30,70 0,00P0.17 Deposito 4,01 0,00P0.18 Centro prelievi C 19,80 0,10 1,98

Persone totali 69,00Capacità deflusso 50,00Moduli minimi 1,38Moduli reali 8,00

CODICE PIANO PRIMODestinaz

ioneSuperficie

Affollamento

Persone

[m 2 ] [-/m 2 ] [-]P1.01 Attesa C 52,60 0,40 21,04P1.02 WC personale 10,80 0,00P1.03 WC utenti A 17,70 0,00P1.04 WC utenti B 6,70 0,00P1.05 Sala d'attesa neuropsichiatria C 23,60 0,40 9,44P1.06 Palestra C 24,50 0,10 2,45P1.07 Ambulatorio neuropsichiatria A C 24,00 0,10 2,40P1.08 Ambulatorio neuropsichiatria B C 20,80 0,10 2,08P1.09 Spazio Giovani C 20,80 0,10 2,08P1.10 Ambulatorio salute infanzia C 24,40 0,10 2,44P1.11 Ambulatorio salute donna C 20,50 0,10 2,05P1.12 Deposito 2,90 0,00P1.13 Circolazione A C 38,00 0,10 3,80P1.14 Circolazione B C 26,70 0,10 2,67P1.15 Vano scale-ascensore A 21,30 0,00P1.16 Vano scale-ascensore B 20,80 0,00P1.17 Deposito 3,20 0,00

Persone totali 51,00Capacità deflusso 37,50Moduli minimi 1,36Moduli reali 5,00

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CODICE PIANO SECONDODestinaz

ioneSuperficie

Affollamento

Persone

[m 2 ] [1/m 2 ] [-]P2.01 Ambulatorio infermieristico C 24,70 0,10 2,47P2.02 Sala d'attesa C 31,00 0,40 12,40P2.03 Deposito 5,30 0,00P2.04 WC personale 10,80 0,00P2.05 WC utenti 16,70 0,00P2.06 Salute anziani C 23,60 0,10 2,36P2.07 Pediatria di gruppo A C 24,50 0,10 2,45P2.08 Pediatria di gruppo B C 24,00 0,10 2,40P2.09 Medicina di gruppo A C 20,80 0,10 2,08P2.10 Medicina di gruppo B C 20,90 0,10 2,09P2.11 Medicina di gruppo C C 24,40 0,10 2,44P2.12 Medicina di gruppo D C 20,50 0,10 2,05P2.13 Deposito 2,90 0,00P2.14 Circolazione C 66,20 0,10 6,62P2.15 Vano scale-ascensore A 18,00 0,00P2.16 Vano scale-ascensore B 18,10 0,00P2.17 Locale tecnico 8,60 0,00

Persone totali 38,00Capacità deflusso 33,00Moduli minimi 1,15Moduli reali 5,00

Calcolo della larghezza totale delle uscite verticali, rif. Titolo II punto 4.8

Piano primo 51,00Piano secondo 38,00Totale 89,00Capacità deflusso 37,50Moduli minimi 2,37Moduli reali 5,00

CALCOLO DELLA LARGHEZZA TOTALE

Valutazione dell'esodo orizzontale progressivo, rif. Titolo II punto 4.3

COMPARTIMENTOAFFOLLAMENTO

MASSIMO

SUPERFICIE NECESSARIA PER

PERSONA

SUPERFICIE TOTALE

NECESSARIA

SUPERFICIE DEL COMPARTIMENTO

OSPITANTEVERIFICATO

[pers] [mq] [mq] [mq]EDIFICIO OGGETTO DI CALCOLO 38,00 1,50 57,00 320,00S2 30,00 1,50 45,00

102,00 320,00 SI

PIANO SECONDO, CALCOLO DELLE SUPERFICI NECESSARIE ALL'ESODO ORIZZONTALE PROGRESSIVO

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1.4 Relazione di calcolo della rete di idranti

PremessaLa presente relazione tratta il dimensionamento della rete di spegnimento incendi per l’ex complesso ospedaliero “F.lli Borselli” di Bondeno oggetto di ristrutturazione al fine della trasformazione in “Casa della Salute”. Nella struttura, riportata schematicamente nell’immagine seguente, un solo corpo di fabbrica è attualmente funzionante, identificato con il numero 05 e destinato a residenza sanitaria assistita.

Il resto del complesso sarà oggetto di ristrutturazione per fasi, una prima fase denominata lotto 1 coinvolgerà solo il fabbricato 07, una seconda denominata lotto 2 gli edifici 01-02-03-06. Per l’edificio 04 non è in previsione alcun intervento in quanto attualmente utilizzato con le funzioni che saranno inserite nel lotto 1.In seguito viene calcolata nel dettaglio l’intera rete di distribuzione interna di tutto il complesso e il sistema di pompaggio a servizio dell’intero impianto idrico antincendio in funzione della massima perdita di carico ipotizzabile quando la casa di cura sarà completa.

Dati di partenza I dati di progetto sono forniti dal DM 20/12/2012 che per le attività dotate di normativa verticale pone la tab. 1 come linea guida. Da questa, come anticipato nella relazione di valutazione del progetto, si desume che per una struttura sanitaria di cui al DM 18/09/2002 tra 25 e 100 posti letto i parametri necessari al fine del corretto e completo utilizzo della norma UNI 10779 sono:

Livello di pericolosità 2 Una protezione esterna necessaria in presenza di difficoltà di accesso ai mezzi dei vigili del

fuoco Una alimentazione idrica singola.

La norma UNI 10779 definisce le zone con livello di pericolosità 2 come aree con un moderato pericolo di incendio come probabilità di innesco, velocità di propagazione di un incendio e possibilità di

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controllo dell’incendio stesso da parte delle squadre di emergenza; indica come la protezione interna sia consentita sia con impianti ad idranti a muro DN 45 sia a naspi DN 25.L’impianto di spegnimento manuale incendi è previsto essere formato da idranti DN 45. Per il dimensionamento della protezione interna viene disposto di prevedere contemporaneamente funzionanti 3 idranti nella posizione idraulicamente più sfavorita con 120 l/min cadauno e pressione residua non minore di 0,2 MPa per una durata maggiore o uguale a 60 minuti.A seguito delle indicazioni della tabella 1 del DM 20/12/2012 ed in considerazione del fatto che l’accesso alla struttura è possibile da almeno due punti con arrivo prossimo all’edificio non viene prevista una rete di protezione esterna.

Gruppo di pompaggioLa centrale antincendio con il suo gruppo di spinta è posizionata in un fabbricato monopiano separato dal complesso ospedaliero da circa 20 metri in linea d’aria. In tale corpo di fabbrica è inserita anche la sotto-centrale termo-frigorifera. La separazione tra i due locali è garantita internamente con una parete portante in muratura in laterizio pieno da 25 cm. L’accesso ad entrambi i locali avviene dall’esterno con ingressi indipendenti. La sua ubicazione garantisce condizioni di non gelo in condizioni climatiche ordinarie. Per condizioni climatiche straordinarie è previsto un riscaldamento localizzato autonomo ad energia elettrica.

Figura 2 Posizionamento della centrale di pompaggio in relazione al lotto 1

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Distribuzione internaAll’interno del fabbricato 07 (lotto 1) sono stati previsti 2 idranti per piano con un totale di 6 idranti seguendo le linee guida della normativa UNI 10779 che indica:

ogni punto disti al massimo 25 m da un idrante

posizionare un idrante su ogni compartimento collegati da filtro a prova di fumo.

Il circuito di distribuzione ad anello si collega al piano secondo entro il controsoffitto ed esternamente all'edificio, inoltre è stata garantita la possibilità di sezionare la rete tramite apposite valvole di intercettazione per garantire comunque un funzionamento del 50% della rete in caso di manutenzione.In prossimità dell’ultimo idrante di una diramazione aperta è stato previsto un manometro completo di valvola porta manometro atto ad indicare la presenza di pressione nella diramazione ed a misurare la pressione residua durante la prova dell’idrante.Ogni idrante sarà opportunamente segnalato in conformità alle norme UNI applicabili ed alle disposizione legislative vigenti.All’interno dei corpi di fabbrica oggetto di futura ristrutturazione (edifici 01-02-03-06) il posizionamento degli idranti seguirà le medesime indicazioni. Segue uno schema distributivo della rete antincendio ipotizzata in Figura 3 e Figura 4

CalcoloIl calcolo idraulico della rete di tubazioni consente di dimensionare ogni tratto in base alle perdite di carico distribuite e localizzate che si hanno in quel tratto; utilizzando le prestazioni idrauliche minime fornite dalla norma è poi possibile scegliere l’alimentazione che assicuri la portata nella posizione idraulicamente più sfavorevole.Le perdite di carico distribuite per attrito nelle tubazioni si calcolano mediante la formula di Hazen Williams:

Dove:

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Le perdite di carico localizzate dovute ai raccordi, curve, pezzi speciali vengono trasformate in lunghezze di tubazione equivalente e sommate alle lunghezze effettive secondo la tabella:

Si è proceduto a calcolare la rete idrica secondo la soluzione considerata più gravosa.Si riportano nella Figura 3 e nella Figura 4 due schemi che individuano il percorso di alimentazione all’idrante più sfavorito.

Figura 3 Schematizzazione planimetrica della distribuzione della rete antincendio

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Figura 4 Schema funzionale della rete antincendio

Si è valutato che esso sia posizionato nell’edificio 01 che geometricamente è in una posizione opposta a quella della centrale antincendio. L’idrante più sfavorito è alimentato da un tratto interrato, indicato con le lettere A-B-C-D-E, in parte in acciaio nel percorso in cunicolo impianti ed in parte in polietilene, fino all’ingresso nel corpo di fabbrica. Da qui una colonna montate prosegue fino al secondo piano (tratto E-F), successivamente una dorsale percorre orizzontalmente il percorso fino al limite diametralmente opposto dell’edificio (punto G) e qui l’alimentazione idrica all’idrante H’ installato al piano terzo.L’idrante al terzo piano dell’edificio 01 è il più sfavorito in quanto per alimentarlo oltre alle perdite di carico distribuite e concentrate c’è anche la perdita potenziale geodetica.Si riporta di seguito la tabella riassuntiva dei calcoli eseguiti per valutare la perdita di carico massima nel punto più sfavorito dell’impianto considerando che il gruppo di pompaggio di progetto ha una prevalenza di 0,80 MPa alla portata di 360 l/min.

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Numerazione

Ppresa

Pminima

perdita ammessa

C V φest φintWeffetti

va

Perdite carico

distribuite

Lunghezza

mandata

Perdita di carico

distribuita

Curva normale

a 90°

Curva larga a

90°

Tee o croce

Saracinesca

valvola di non

ritorno

moltiplicatore

Lunghezza equivalen

te

Letotale

Geodetica

Perdite totali

Perdite totali

Perdite totali

[MPa] [MPa] [MPa] costante [l/min] [mm] [mm] [m/s] [mm.c.a./m] [m] [mm.c.a.] [m] [m] [mm.c.a.] [mm.c.a.] [Pa] [MPa]IDRANTI 0,8000 0,2000 0,6000

A-B acciaio 120,00 360 114 107 0,667 6,04 15,0 90,66 8,4 0,9 9,6 1,00 18,9 33,9 204,89 2048,95 0,0020B-C acciaio 120,00 360 88 80 1,194 24,91 25,0 622,76 4,5 0,3 1,00 4,8 29,8 742,33 7423,31 0,0074C-D polietilene 150,00 360 90 73,6 1,410 24,74 35,0 866,00 4,5 0,3 1,51 7,2 42,2 1045,34 10453,40 0,0105D-E polietilene 150,00 360 90 73,6 1,410 24,74 10,0 247,43 4,5 0,3 1,51 7,2 17,2 426,77 4267,66 0,0043E-F acciaio 120,00 360 88 80 1,194 24,91 15,0 373,66 3,6 10,8 0,3 1,00 14,7 29,7 739,84 7398,40 0,0074F-G acciaio 120,00 360 88 80 1,194 24,91 100,0 2491,04 7,2 14,4 0,6 1,00 22,2 122,2 3044,06 30440,56 0,0304

G-H' idrante acciaio 120,00 120 48 43 1,377 67,11 4,0 268,43 3,6 0,3 1,00 3,9 7,9 18000,0 18530,14 185301,41 0,1853247333,7 0,2473

K IDRANTE P residuaQ=K*(10*P)^0.5[-] [MPa] [l/min]

72 0,5527 169

Figura 5 Riassunto calcolo idraulico delle tubazioni

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Nel calcolo è stata indicata la pressione residuale minima all’idrante più sfavorito in modo da garantire la portata di progetto, individuando perciò il minimo coefficiente caratteristico dell’idrante stesso (K) considerando i valori commerciali più comuni.

P residua idrante= 0.80 - 0.25 = 0.55 MPaQ = K*(10*P)^0.5 = 72*(10*0.55)^0.5 = 169 l/min

I materiali ed i diametri inseriti nel calcolo sono quelli consentiti all’interno della normativa stessa. Per l’acciaio la serie media della norma UNI EN 10255, per il polietilene il PN 16 a norma UNI EN 12201.

Nei casi in cui il passaggio delle tubazioni attraversi una parete che costituisce anche compartimento ai fini antincendio, è stato predisposto il riempimento degli attraversamenti con lana minerale, opportunamente trattenuta, a ripristinare la resistenza al fuoco del compartimento attraversato.

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