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UNA NUOVA COMPRAVENDITA DI SCHIAVO DALLE TABULAE HERCULANENSES Giuseppe Camodeca el corso della mia riedizione delle Tabulae Herculanenses1 ho potuto accostare fra loro per le somiglianze della grafia e del contenuto due tavolette, molto frammentarie, una tabula ii (pp. 3 e 4) e una probabile tabula i (p. 2), e riconoscere, a mio parere con certezza, che esse costituivano un unico atto, più precisamente per la presenza del sulcus sulla pag. 4, un trittico, rimasto totalmente inedito. Si tratta di un nuovo documento di compravendita di schiavo, che si aggiunge a quel- li finora restituiti dagli archivi ercolanesi (TH 59-62), da me a suo tempo ripubbli- cati con correzioni di lettura e commento storico-giuridico.2 Nessuna notizia si ha purtroppo sulla provenienza di queste due tabulae; tuttavia, come vedremo, l’iden- tificazione del nome dell’acquirente ci fornisce una traccia, piuttosto sicura, per supporre che il documento provenga dall’archivio di un [Me]ssienus,3 probabil- mente di C. Messenius/Messienus Eunomus. In tal caso si tratta dell’unico documen- to finora attribuibile a tale archivio. 1. Il nuovo documento di emptio servi Tab. i: fratta da tutti i lati, salvo che a destra, dove conserva la cornice (larga cm. 1,5); misure: h. +7 × + 7,7 × 0,5 cm. Sebbene la perdita delle cornici, superiore ed inferiore, non consenta di avere la certezza che si tratti di una tab. i, tuttavia per diverse ragioni è senz’altro da escludere che possa essere una tab. iii. Sul retro liscio (p. 1), tracce evidenti del legaccio centrale di chiusura; sulla pag. 2, sono molto parzialmente conservate 12 linee di scriptura a graphium con lettere assai minute. Dalla sicura restituzione del testo nelle linee 9-11 si deduce che posse- diamo all’incirca la metà in larghezza della tabula, che in origine era dunque di circa 14,5 cm. – Tab. ii: parzialmente ricomposta da cinque frammenti comba- cianti e mutila da tutti i lati, salvo che a destra, dove si conserva la cornice (larga cm. 1,5); misure: h. +7,5 × +11,5 × 0,7 cm; nella pag. 3 la scrittura cerata, ancora leggibile, risulta di grafia assai simile a quella della pag. 2. La pag. 4 presenta il sulcus centrale per i sigilli, sulla sinistra del quale sono incise a graphium sul legno alcune parole in parte perdute non sicuramente decifrabili (un index?); a destra restano poche tracce dei nomi dei signatores ad atramentum. – Tab. iii: perduta. 1 Per un elenco di quanto finora pubblicato (più di quaranta documenti) vd. Camodeca 2009, p. 323 n. 1, cui adde Camodeca 2012. 2 Camodeca 2000, p. 53 sgg. con bibl. 3 Non credo vi sia dubbio sull’integrazione, vd. infra. N

Una nuova compravendita di schiavo dalle Tabulae Herculanenses

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UNA NUOVA COMPRAVENDITA DI SCHIAVODALLE TABULAE HERCULANENSES

Giuseppe Camodeca

el corso della mia riedizione delle Tabulae Herculanenses1 ho potuto accostarefra loro per le somiglianze della grafia e del contenuto due tavolette, molto

frammentarie, una tabula ii (pp. 3 e 4) e una probabile tabula i (p. 2), e riconoscere,a mio parere con certezza, che esse costituivano un unico atto, più precisamenteper la presenza del sulcus sulla pag. 4, un trittico, rimasto totalmente inedito. Sitratta di un nuovo documento di compravendita di schiavo, che si aggiunge a quel-li finora restituiti dagli archivi ercolanesi (TH 59-62), da me a suo tempo ripubbli-cati con correzioni di lettura e commento storico-giuridico.2 Nessuna notizia si hapurtroppo sulla provenienza di queste due tabulae; tuttavia, come vedremo, l’iden-tificazione del nome dell’acquirente ci fornisce una traccia, piuttosto sicura, persupporre che il documento provenga dall’archivio di un [Me]ssienus,3 probabil-mente di C. Messenius/Messienus Eunomus. In tal caso si tratta dell’unico documen-to finora attribuibile a tale archivio.

1. Il nuovo documento di emptio servi

Tab. i: fratta da tutti i lati, salvo che a destra, dove conserva la cornice (larga cm.1,5); misure: h. +7 × + 7,7 × 0,5 cm. Sebbene la perdita delle cornici, superiore edinferiore, non consenta di avere la certezza che si tratti di una tab. i, tuttavia perdiverse ragioni è senz’altro da escludere che possa essere una tab. iii. Sul retroliscio (p. 1), tracce evidenti del legaccio centrale di chiusura; sulla pag. 2, sonomolto parzialmente conservate 12 linee di scriptura a graphium con lettere assaiminute. Dalla sicura restituzione del testo nelle linee 9-11 si deduce che posse-diamo all’incirca la metà in larghezza della tabula, che in origine era dunque dicirca 14,5 cm. – Tab. ii: parzialmente ricomposta da cinque frammenti comba-cianti e mutila da tutti i lati, salvo che a destra, dove si conserva la cornice (largacm. 1,5); misure: h. +7,5 × +11,5 × 0,7 cm; nella pag. 3 la scrittura cerata, ancoraleggibile, risulta di grafia assai simile a quella della pag. 2. La pag. 4 presenta ilsulcus centrale per i sigilli, sulla sinistra del quale sono incise a graphium sul legno alcune parole in parte perdute non sicuramente decifrabili (un index?); adestra restano poche tracce dei nomi dei signatores ad atramentum. – Tab. iii: perduta.

1 Per un elenco di quanto finora pubblicato (più di quaranta documenti) vd. Camodeca 2009, p. 323 n.1, cui adde Camodeca 2012. 2 Camodeca 2000, p. 53 sgg. con bibl.

3 Non credo vi sia dubbio sull’integrazione, vd. infra.

N

200 giuseppe camodeca

Tab. i, p. 2 (graphio, scriptura exterior)1 (Figg. 1-2)

- - - - - [- - -]+AN+++[- - -] [- - -] Thallum HS ∞∞CC∞XXV [- - - co]nventum est [- - -]+++++NOS 15 [- - - - - -] [- - -]em [- - -] est [- - -] [- - -]+ HS ∞∞CC∞XXV, [eum hominem, qui] supra scriptus est, 10 [sanum esse, furtis] noxaque solutum [esse, fugitivum] erronem non esse [praestari et cetera qua]e [i]n [edicto]

Tab. ii, p. 3 (graphio, fine della scriptura interior) (Figg. 3-5)

[aedil(ium)] curul(ium) [hoc anno scripta] [co]mprehensave [s]unt et duplam pe- [cuni]am ex for[mula, ita] uti adsolet, [rect]e darì stipul[a]tus est Philologus 15 [C. Me]ssienì Euno[mi?] ser., spopondit C. [- - -]+ius Mo+[- - -]. (vac.) Act(um) Puteol[i]s ìdib(us) Novembr(ibus) [- - - - - -] [- - -] co(n)s(ulibus).

Tab. ii, p. 4, pars dextra (atramento, signatores)

[- - - - - - -] A.Tet[tei - - -] C. Iulì [- - -] M. +[- - -] [- - - - - -] Cn. [- - -]at[-] A. [- - -] [- - - - - -]

Tab. ii, p. 4, pars laeva (graphio, index?) (Fig. 6)

[- - -]++ T(h)alli (?)

1 Nella trascrizione del testo sono usati i normali segni diacritici: tuttavia le lettere di dubbia lettura sonoqui poste in corsivo, il segno ì indica una I longa.

compravendita di schiavo dalle tabulae herculanenses 201

Fig. 1. TH ined., p. 2.

Fig. 2. TH ined., p. 2, apografo (G. Camodeca).

202 giuseppe camodeca

Fig. 3. TH ined., p. 3.

Fig. 4. TH ined., p. 3, apografo (G. Camodeca).

compravendita di schiavo dalle tabulae herculanenses 203

Si tratta senza dubbio di un nuovo documento di emptio-venditio servi, dato chenon è possibile identificarlo con nessuno di quelli già noti negli archivi ercolanesi(TH 59-62).1

Purtroppo la pag. 2 è assai mal conservata; delle numerose linee del testo (piùdi 12), scritte in caratteri assai minuti, si leggono con certezza solo poche parole.Sfortunatamente anche per tutti gli altri documenti campani2 con emptiones servila parte iniziale manca o è gravemente mutila. Nel nostro si legge alla lin. 2 il prezzo di vendita dello schiavo, cioè 2825 sesterzi:3 non saprei però spiegare perché

1 Su cui vd. p. 199, n. 2; simili atti della prassi giuridica campana ho potuto a suo tempo riconoscere anchenell’archivio puteolano dei Sulpicii, TPSulp. 42-44, vd. Camodeca 1992, p. 141 sgg.; Camodeca 1999, p. 115sgg. Per i documenti provinciali di emptiones servi vd. Camodeca 1992, p. 144 sgg., con bibl.; Camodeca2006a, pp. 225-230; per quelli dall’Egitto romano Straus 2004. Alla bibl. da me citata in questi studi adde ora,su diversi aspetti giuridici, che per lo più esulano dalla presente indagine, B. Kupisch, Römische Sachmän-gelhaftung. Eine Beispiel für die ‘Ökonomische Analyse des Rechts’?, «Tijd. Rechtsgesch.», 70, 2002, pp. 21-54 (conla replica E. Jakab, Cavere und Haftung für Sachmängel. Zehn Argumente gegen Berthold Kupisch, in Kaufen nachRömischen Recht, Heidelberg, 2008, pp. 123-137); Donadio 2004; Reduzzi Merola 2007/2010, p. 31 sgg.; Or-tu 2008, tutti con altra bibl. 2 Oltre TH 59-62, anche TPSulp. 42-44, su cui vd. p. 203, n. 1.

3 Ad Ercolano negli stessi anni è di 4050 sesterzi in TH 61; ma solo 1900 (se non appena 900) in TH 59; suiprezzi di vendita degli schiavi ad Ercolano e a Pompei vd. Camodeca 2000, p. 66, con bibl. (a nt. 30) per ilresto del mondo romano, cui adde per l’Egitto, Straus 2004, pp. 296 ss.; in generale cfr. anche Scheidel2005, pp. 1-24.

Fig. 5. TH ined., p. 3, partic.

204 giuseppe camodeca

esso sia ripetuto poche righe dopo.1 Inoltre mi sembra assai probabile che alla lin.3 si faccia menzione di una conventio fra le parti ([co]nventum est) di contenuto pur-troppo indeterminabile.2 Forse subito prima del prezzo, alla lin. 2, si conserva ilnome grecanico del servus, oggetto della compravendita, posto in accusativo:Thallum. Ciò potrebbe essere confermato dalla singolare indicazione, purtroppoanch’essa monca, graffita sul legno nella parte sinistra della p. 4 (forse una speciedi index),3 dove sembra potersi leggere ugualmente il nome T(h)alli, senza l’aspi-rata (Fig. 4).

Alla lin. 10 la sicura lettura dell’enclitica -que (anche trascurando come di dub-bia decifrazione il termine noxa, a stento percepibile), seguita dalla parola solu-

1 Il prezzo era stato certamente già versato dal compratore; infatti difficilmente il venditore si sarebbeimpegnato con una stipulatio duplae senza essersi preventivamente garantito sul pagamento del prezzo; sulpunto Camodeca 1992, p. 151.

2 Si noti al proposito che anche nella emptio domus di una tavoletta di Transilvania (fira iii 90 dell’a. 159)si ricorda una conventio intervenuta tra le parti, posta però come clausola finale e riguardante un aspetto tutto provinciale come il pagamento dell’imposta fondiaria (convenitq(ue) int[e]r eos [uti] Veturius Valens (ilvenditore) [pro ea] domo tributa usque ad recensum dep[e]n[dat]).

3 Il dubbio nasce dalla sua posizione, in via del tutto eccezionale, sulla pag. 4 di un trittico; sugli indicesnei documenti della prassi giuridica campana vd. Camodeca 2007, p. 86 sg.

Fig. 6. TH ined., p. 4, pars laeva (index?).

compravendita di schiavo dalle tabulae herculanenses 205tum, e alla linea successiva dell’espressione erronem non esse, ci attesta senza alcundubbio trattarsi della ben nota clausola di garanzia per i vizi occulti, documenta-ta più volte negli atti di compravendita di schiavi rinvenuti nelle città vesuviane,sia negli archivi ercolanesi (TH 60, 61, 62), che in quello puteolano dei Sulpicii,rinvenuto in loc. Murecine a Pompei (TPSulp. 43 del 21 ag. 38).1 Si possono dun-que restituire queste linee con assoluta certezza: [sanum esse, furtis] noxaque2 solu-tum / [esse, fugitivum] erronem non esse, che costituiscono l’elenco tipico dei vizi oc-culti che il venditore deve garantire al compratore di uno schiavo. In tal modoabbiamo anche la sicura indicazione di quanta parte di testo è andata perduta sullato sinistro, e cioè grosso modo la metà, il che porta ad una larghezza originariadella tabula di circa 14,5 cm, che corrisponde perfettamente alla loro misura normale (appunto fra 14 e 15 cm).

Dunque anche in questa compravendita espressamente si prevedeva in formaridondante la garanzia che il servus fosse, oltre che noxa solutus, anche furtis solutus,il che non era previsto dalla relativa disposizione dell’editto degli edili curuli (Dig.21, 1, 1, 1; cfr. Gell. N. A. 4, 2, 1),3 su cui, come è noto, questi formulari sono esem-plati. Tale circostanza risulta invece sempre presente nei documenti della prassigiuridica, una prassi confermata da varie fonti letterarie,4 forse proprio per la fre-quenza di tale delitto fra gli schiavi; a questo proposito è interessante richiamareUlp. Dig. 50,16,174: Aliud est promittere ‘furem non esse’, aliud ‘furto noxaque solutum’:qui enim dicit furem non esse de hominis proposito loquitur, qui furtis noxaque solutum,nemini esse furti obligatum promittit.

A questo punto è possibile integrare senza dubbi anche la lin. 9, dove comparivala menzione dello schiavo oggetto della compravendita: eum hominem (o eventual-mente puerum), al quale si riferisce la relativa [qui] supra scriptus est (in altri casi so-stituita dall’analoga qui/qua de agitur cfr. TH 62); questo è il modo normale concui viene introdotta la clausola dei vizi occulti (cfr. ad es. TH 60: eam puellam, q(uae)s(upra) s(cripta) est, sanam esse ecc.).

Nell’ultima linea della pag. 2 seguiva senza dubbio il verbo praestari, di uso tec-nico per indicare assunzione di responsabilità per garanzia,5 ma per motivi di spa-zio nel nostro documento si deve supporre omesso l’avverbio recte, che infatti ri-sulta talvolta assente.6

Dalle parole che ancora si leggono con certezza nelle prime due linee della pag.3: curul(ium) e [co]mprehensave [s]unt, appare chiaro il riferimento esplicito all’edit-to edilizio, finora presente solo in TPSulp. 43 (cfr. anche TPSulp. 42) e TH 60. Nel

1 Su questa clausola vd. Camodeca 1992, p. 141 sgg.; Camodeca 2000, p. 74 sg., con bibl., cui ora adde,per tutti, Ortu 2008 p. 205 sgg., ove altra bibl.

2 Più che noxisque, come è noto, le due varianti sono entrambe impiegate indifferentemente nei docu-menti della prassi, non solo campana (vd. ad es. in quelle daciche: fira iii 87 del 139, furtis noxisque solutum;fira iii 89 del 160, furtis noxaque solutum).

3 Su questi testi vd. ora per tutti Ortu 2008, p. 69 sgg., con bibl.; sulla clausola spec. p. 255 sgg.4 Già in Cicerone (de off. 3, 17, 71) e Varrone (r. r. 2,10, 5); inoltre Sen. rhet., contr. 7, 6, 23.5 Sul punto vd. per tutti Cardilli 1995, spec. p. 127 sgg.6 Ad es., manca in TH 60 e molto probabilmente in TH 61-62; presente invece in TPSulp. 42 e 43 (Camo-

deca 2000, p. 74).

206 giuseppe camodecanostro documento questa frase va con ogni probabilità restituita in questo modo:[et cetera qua]e [i]n [edicto] / [aedil(ium)] curul(ium) [hoc anno] s[cripta / co]mprehensa-ve [s]unt (p. 2, lin. 12 - p. 3, linn. 1-2), in base al confronto assai stringente con l’ana-loga frase di una compravendita di schiavo dell’archivio dei Sulpicii (TPSulp. 43 dell’ag. 38): [et] cetera in edicto aed(ilium) cur(ulium), quae huiusque an[n]i scripta conprehensaque sun[t]), e, come questa, va riferita senza dubbio alla formula di garanzia contro i vizi occulti.

Pertanto si può restituire un formulario molto simile a quello di TPSulp 43: [sanum esse, furtis] noxaque solutum / [esse, fugitivum] erronem non esse / [praestari etcetera qua]e [i]n [edicto] / [aedil(ium)] curul(ium) [hoc anno] s[cripta / co]mprehensave[s]unt. Si deve però notare che lo scriba ha per errore inserito il verbo praestari, chesi riferisce, come si è visto, alla garanzia per i vizi occulti, prima e non dopo la fraseet cetera … comprehensave sunt.1

Questo esplicito rinvio all’editto edilizio dell’anno è redatto in una forma taleche mi ha fatto pensare ad un richiamo onnicomprensivo delle disposizioni degliedili a garanzia del compratore per i vizi occulti nelle compravendite di schiavi.Ad es., quegli altri vizi, aggiunti nell’editto edilizio in un momento posteriore equindi elencati separatamente da quelli del nucleo originario e che da Ulp. Dig. 21,1, 1, 1 risultano essere la capitalis fraus (il delitto capitale) dello schiavo, il suo ten-tato suicidio, il suo invio nell’arena ad bestias, quest’ultima disposizione previstaprobabilmente in conseguenza della lex Aelia Sentia del 4 d. C.2

A questo punto segue, come di regola, la stipulatio duplae della garanzia control’evizione in una formulazione, che già a suo tempo ho potuto ricostruire e chia-rire: et duplam pecuniam ex for[mula, ita] uti adsole[t], / [rect]e dari, ormai ben nota,ricorrendo sempre in questi stessi termini in molti documenti campani di com-pravendita di schiavi.3

Infine è interessante notare che l’acquisto dello schiavo da parte di un ercola-nese (su cui vd. infra) è avvenuto sul mercato di Puteoli, dove il documento è re-datto in data 13 novembre di un anno consolare purtroppo non più decifrabile. Lamancanza delle cornici, superiore ed inferiore, di entrambe le tabulae impedisceanche di sapere se l’atto era stato concluso prima o dopo l’emanazione del S.C.Neronianum adversus falsarios del 61, che prescriveva, come è noto, un terzo foro alcentro delle suddette cornici, ove far passare il legaccio di chiusura, un sistema di

1 In TH 60 tuttavia il richiamo all’editto edilizio è riferito al pagamento della stipulatio duplae in caso dievizione: et duplam pecuniam ex formula edicti aedilium curulium, ita uti adsolet, [quae] hoc anno de mancipisemundis vendundis cauta conprehensaque [est], dari; sul punto vd. Camodeca 2000, p. 61, dove si avanza anchel’ipotesi di un errore dello scriba che avrebbe riferito la frase quae-comprehensaque al dari e non al praestari,come invece in TPSulp. 42 (e TPSulp. 43). Ora il nuovo documento ercolanese sembra far preferire questaspiegazione.

2 Su queste disposizioni vd. Camodeca 1992, p. 150 con bibl.; Camodeca 2000, p. 75, con bibl., cui addeper tutti Ortu 2008, p. 261 sgg.

3 TPSulp. 42: et duplam pecuniam ex fo[rmula], ita uti ads[ol]et, sine denu[ntia]tione r[ect]e dari; TPSulp. 43 (21ag. 38): [et d]uplam [p]ecuniam ex form[ula], ita [u]ti [ad]solet, recte [dar]i; TH 62 (30 nov. 47): [et] duplampecun[iam], ita uti adsolet, rec[te dari]; TPSulp. 44 (prima del 61): [et, si quis eum hominem partemve quam eiusevi]cerit, duplam [pecuniam ex] formula, [ita uti a]dsolet, [- - -]; TH 60 (prima del 63/4): [e]t [dupla]m pecuniam exformula edicti [aedili]um curulium, ita uti adsolet, [quae h]oc anno de mancipis emundis [vendu]ndis cauta conpre-hensaque [est], dari; su queste formule vd. Camodeca 1992, p. 150 sgg.; Camodeca 2000, p. 60 sgg.

compravendita di schiavo dalle tabulae herculanenses 207sigillatura che ad Ercolano, dopo una fase di transizione, troviamo osservato sen-za eccezioni solo dal 63/64.1

Che fra Herculaneum e la grande città portuale flegrea vi fossero stretti rap-porti sociali ed economici è cosa ovvia e fra l’altro anche documentata;2 in ognicaso non può certo meravigliare che un ercolanese abbia acquistato uno schiavoin quell’importante mercato (anche di schiavi),3 che era al centro di un commer-cio cosmopolita.

2. I protagonisti dell’atto

Purtroppo del venditore, certo un puteolano, forse un mercante di schiavi, nonè più decifrabile l’intera onomastica: C. [- - -]+ius Mo[- - -], per cui nulla si può diredi lui.

Invece il gentilizio dell’acquirente, che agisce tramite il suo schiavo Philologus,4è da integrare, a mio parere con certezza, in [Me]ssienus, essendo i Messieni/Messe-nii assai ben attestati ad Herculaneum (vd. infra).5 Inoltre un C. Messenius C. l. Philologus è noto ad Ercolano, non solo dagli albi cittadini, un tempo detti degli Augustali (cil x 1403a),6 ma anche fra i signatores nelle testimonianze relative alprocesso di Giusta, databili verso il 74/75 (TH 16 cfr. forse anche TH 28); questo per-sonaggio potrebbe essere verosimilmente lo stesso Philologus, che nel nostro attoera ancora uno schiavo, anche se non si può escludere un’eventuale omonimia.

I Messieni (o nella variante in -enius, Messenii)7 sono attestati in Campania esclu-sivamente ad Herculaneum, dove compaiono con almeno una mezza dozzina di

1 Su tutto questo vd. spec. Camodeca 1993a; cfr. anche Camodeca 2007, p. 100 sgg.2 Ad es. anche da graffiti ercolanesi; spec. significativi cil iv 10676 = ae 2000, 332, su cui Camodeca

2000a; cil iv 10520 (con interessante riferimento a navi e marinai delle due città); non pochi gentilizi ad Er-colano richiamano note famiglie puteolane: a livello di élite municipale si pensi ad Annii, Spurii, Granii, Tet-tei, ecc., vd. Camodeca 2008, passim; Camodeca 2008a, passim.

3 Su Puteoli mercato di schiavi, vd. Musti 1980, pp. 197-215, sebbene tratti per lo più dell’epoca tardo re-pubblicana.

4 Che un servus agisca per il dominus in atti di compravendita di schiavi non è una novità: vd. ad es. TH59 = Camodeca 2000, p. 64: stipulatus est Hamillus Vibi[di]ae Proculae ser(vus), e nel caso specifico si tratta ad-dirittura della sorprendente partecipazione ad una sponsio (stipulatus est – spopondit), che dovrebbe essere ri-servata ai cives Romani (Gai. 3.93; cfr. 119). Tuttavia si deve notare (così già brevemente Camodeca 1999, p.168), che quest’uso anomalo della sponsio nella prassi campana si verifica solo quando il servus interviene co-me stipulans (dunque in veste di creditore della prestazione), mentre è la controparte (reus promittendi) adimpegnarsi; in questi casi il servus stipulante acquistava per il dominus; sul punto vd. spec. Urbanik 1998,pp. 185 ss. Peraltro più in generale numerosi documenti della prassi giuridica campana attestano che lo schia-vo partecipava come soggetto ad atti pienamente validi e produttivi di effetti; sul tema vd. da ult. Del Sor-bo 2007, pp. 1407-1435.

5 L’unica alternativa possibile sarebbe [Pa]ssienius, gentilizio attestato ad Ercolano dal solo L. Passienius(mulieris) l. Adiectus (cil x 1403f ).

6 Su questi albi e sulla loro probabile funzione di censimento cittadino vd. ora con una nuova edizioneautoptica Camodeca 2008, p. 87 sgg.

7 Il gentilizio, su cui Schulze 1904, p. 193, cfr. p. 105, che lo considera di origine etrusca, ha in Italia lamaggiore diffusione epigrafica ad Herculaneum e in epoca più tarda ad Ostia, ma con una significativa, pre-coce presenza di C. Messieni anche a Praeneste (fra cui un magistrato cil xiv 2966 = Suppl.It. Imagines Latium1, 744); tuttavia all’Italia centrale riporta la produzione di ceramica sigillata di liberti e schiavi di un P. Mes-senius nel periodo fra 40 e 1 a. C., vd. Corpus Vasorum Arretinorum2, Bonn, 2000, nr. 1167-1173; un P. Messienus,eques Romanus, è menzionato da Cicerone, fam. 13.51 del 46 a. C., vd. Nicolet 1974, p. 951, nr. 232.

208 giuseppe camodeca

personaggi, noti da epigrafi e/o tabulae ceratae.1 Purtroppo il cognomen del nostroMessienus non è interamente conservato, né decifrabile con sicurezza; tuttavia lalettura Euno[mus] mi sembra piuttosto probabile, specie perché a mio parere è daescludere la possibile alternativa di leggervi Nym[phicus], sebbene quest’ultimo siail C. Messienus/Messenius, che più ricorre come signator nelle Tabulae Herculanenses(almeno 11 volte).2 Del resto anche C. Messienus/Messenius Eunomus è un liberto,forse un Augustale, già ben noto nella città vesuviana: dal suo signaculum, C. Mes.Eunom. (cil x 8058, 51) (Fig. 7), da un graffito sulla colonna a destra nel collegiodegli Augustales3 e probabilmente da una lista di signatores ancora inedita C. Mes-sieni Eu[nomi].

In tutti i casi che conosciamo, l’atto di compravendita è stato ritrovato ad Erco-lano nell’archivio del compratore (ad es. in quello dei Calatorii, TH 60; di CominiusPrimus, TH 61; di L. Venidius Ennychus, TH 62);4 tanto più la regola deve valere nelnostro caso in cui l’acquisto dello schiavo è stato fatto a Puteoli da un servus, Phi-lologus, a favore del suo dominus (vd. nt. 23), l’ercolanese C. Messienus Eunomus.

1 I Messenii/Messieni ad Herculaneum portano tutti il prenome C., salvo un solo P., e nessuno di loro èdi sicura condizione ingenua: C. Messenius (mulieris) l. Felicio (cil x 1403a); C. Messenius C. l. Philologus (cil x1403 a) (su di lui vd. supra nel testo); C. Messenius/Messienus Eunomus (vd. nel testo); C. Messenius [- - -] (graffitosulle mura: cil iv 10701); C. Messenius [- - -] (TH ined.); P. Messenius P. l. Cla[- - -] (o Civ][- - -]) (cil x 1403f ); C.Messenius C. l. [At]imetus (cil x 1403a) e l’omonimo, ma probabilmente diversa persona, C. Me[s]sienus C. l.Atimetus (Camodeca 2008, p. 98 = cil x 1403i+ae 1978, 119c); C. Messienus/Messenius Nymphicus (sul qualevd. p. 208 nt. 2); C. Messienus [- - -] (Camodeca 2006, p. 207 = ae 2006, 306, del 24 lug. 60, che non si può iden-tificare con Nymphicus).

2 Nymphicus, un liberto, appare spesso nelle Tab. Herc. dal 59 al 74 ca.: TH 70+71 = Camodeca 1993, p.201 sgg. = AE 1993, 462a (a. 59); TH 83 (prima del 62/3); TH 2 (a. 63/4); TH 66; TH D04; TH D05 e in altre quat-tro TH ined.; inoltre Camodeca 2008a, p. 216 sg.; il suo gentilizio è riportato talvolta come Messenius (TH23 (ca. 74); Camodeca 1993, p. 201 sgg. = ae 1993, 462a (del 59); forse anche in altra TH inedita). Questi eraper rango sociale assai vicino al ben noto L. Venidius Ennychus, che lo precede in alcune liste; per questo mo-tivo è a mio parere quasi sicura l’integrazione del suo nome [C. Messe]nius Nymphicus negli Albi di Ercolano,laddove pochi posti prima compare anche Ennychus; Camodeca 2008, p. 96-98; cfr. già Camodeca 1993, p.208; Camodeca 2008a, p. 217.

3 C. Messenius Eunomus im (!) curia (G. Guadagno, «Cron. Erc.», 18, 1988, p. 199 sg. = ae 1989, 181a conla revisione di A. Varone, «Riv. St. Pomp.», 11, 2000, p. 281), che è stato inteso come una prova che il nostroEunomus era divenuto un Augustalis; cfr. però ae 1994, 415 per una diversa (poco convincente) interpretazionedei graffiti riferiti ad un collegio di tenuiores.

4 Questa circostanza ha almeno un’eccezione nell’archivio puteolano dei Sulpicii in TPSulp. 43, che peròsi può facilmente spiegare con la loro attività professionale di banchieri; ad Ercolano abbiamo invece archividi privati.

Fig. 7. Signaculum bronzeo di C. Messenius Eunomus (visione speculare).

compravendita di schiavo dalle tabulae herculanenses 209A questo punto è per noi di particolare interesse il suo signaculum1 bronzeo, che

fu rinvenuto il 12 marzo 1873, lungo il cardo iii all’incrocio con il decumano infe-riore, in una stanza di una modesta casa, dove era caduto dal piano superiore (in-sieme a numerosi altri oggetti),2 posta accanto al locale dell’annessa bottega (ins.vii, 1-17-18), scavato nel dicembre 1872; casa e bottega sono state pertanto consi-derate di C. Messenius Eunomus.3 In tal caso sarebbe sorprendente che un docu-mento del suo archivio sia stato ritrovato altrove; tuttavia si deve osservare che ingenerale, a differenza di quanto un tempo creduto, la sola presenza del signaculumnon può dare la certezza per l’identificazione del proprietario o abitante dellacasa.4

Naturalmente resta possibile attribuire a C. Messienus Eunomus uno dei tre ar-chivi, di cui è tuttora ignoto il proprietario, non essendosi potuto finora identifi-care neppure una delle tabulae ceratae, che ne facevano parte.5 Ciò si verifica perle tavolette cerate rinvenute nelle seguenti tre case di Ercolano:6 la casa al pianosuperiore di ins. vii, 8 o 9,7 quella del sacello di legno (ins. v, 31)8 e infine la casadei due atri (ins. vi, 29).9 Forse in uno di queste abitazioni era conservato l’archiviodi C. Messenius Eunomus.

Abbreviazioni bibliografiche

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ka», 2, 1993, pp. 197-209.

1 Mis.: h. 1,2 × 7,3 cm; lett. h. 0,8-0,9 cm; sul castone è raffigurato ad incavo un urceus; si conserva nel medagliere del Museo Arch. Nazionale di Napoli (inv. 109607).

2 Rinvenuti a ca. 3 m dal pavimento e quindi evidentemente caduti dal piano superiore; l’elenco degli oggetti in Ruggiero 1885, p. 637; in essa si rinvennero anche pesi di telaio, vd. Ruggiero 1885, p. 639 sg.,per cui questi suppose (p. li) la presenza di un telaio.

3 Così già Maiuri 1958, pp. 447-449 con pianta; di recente nello stesso senso, per tutti, Guidobaldi 2006,p. 371. Nel locale della bottega furono rinvenuti nel dic. 1872 diversi oggetti, elencati in Ruggiero 1885, p.631 s., in gran parte però “sul pavimento crollato di una stanza superiore” (invece gli oggetti che hanno senzaragione indotto Catalano 2002, p. 28, a pensare ad un’attività di gemmarius, in realtà sono quelli rinvenutinella stanza accanto, di cui alla nt. prec.); su questa bottega vd. ora nel suo recentissimo e approfondito stu-dio su ‘les lieux de métier’ di Ercolano, Monteix 2011, p. 407 con pianta (fig. 224), secondo il quale (p. 81)non si può stabilire per mancanza di dati specifici, al pari di altri locali della città, quale ne sia stata l’attivitàcommerciale; così del resto concludeva già Maiuri 1958, p. 449.

4 Sul problema vd. Mouritsen 1988, pp. 14-16.5 Ciò accade perché le tavolette cerate, rinvenute nel corso degli scavi, sono poi confluite tutte insieme,

non di rado non conservando più alcun riferimento da cui si possa risalire al luogo di rinvenimento; è questo, ad es., il caso delle due tabulae in esame. Su questo problema, che sono riuscito a risolvere per unpaio di case, vd. part. Camodeca 2003; cfr. anche Camodeca 2009, p. 26 sgg.

6 Delle otto case, in cui sono state rinvenute tabulae ceratae durante gli scavi degli anni ’30, vd. Camodeca2009, p. 25 sgg.

7 Tavolette rinvenute il 6 luglio 1932 «su un solarium attiguo alla casa di Galba», in un armadietto sito inun ambiente al piano superiore; vd. Camodeca 2009, p. 29.

8 Due gruppi di tavolette rinvenute il 23 dic. 1932 e poi nell’ott. 1934, in una armarium e in una cassetta lignea, conservati nel cubiculum al piano superiore, vd. Camodeca 2009, pp. 29-32; invero l’attribuzione diquesta casa a L. Autronius Ethymus sulla base del ritrovamento del suo signaculum in un cubiculum al pianoinferiore è tutt’altro che certa, vd. ibidem.

9 Tavolette rinvenute nel nov. 1939 in una cassa, probabilmente conservata nel mezzanino soprastantel’ambiente, posto a sinistra del tablino, per cui vd. Camodeca 2009, p. 39.

210 giuseppe camodecaCamodeca 1993a = G. Camodeca, Nuovi dati dagli archivi campani sulla datazione e sull’ap-

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