Upload
unina
View
1
Download
0
Embed Size (px)
Citation preview
coordinamento editoriale
maria sapio
art director
enrica d’aguanno
grafica
vincenzo antonio grillo
in copertina
Bandiera di Murat re di Napoli
1808
Napoli, Museo di San Martino
[cat. 12]
arte’m
è un marchio registrato
prismi
editrice politecnica napoli srl
certificazioni qualità
ISO 9001: 2008
www.arte-m.net
stampato in italia
© copyright 2015 by
prismi
editrice politecnica napoli srl
18 maggio - 18 ottobre 2015Napoli, Palazzo Reale
catalogo a cura di Luigi Mascilli Migliorini
Polo museale regionale della CampaniaSoprintendenza elle arti e paesaggio per il comune e la provincia di Napoli
Comitato Nazionale per le celebrazioni del Decennio francese
con il contributo di
Resta Restauro srlConsorzio Glossa
SI.EN srl di Orso VittorioCapasso Infissi srlSarit srlC.I.A.L. srl
comitato d’onoreMariella UtiliLuciano GarellaRosanna CioffiCatherine ColonnaGiorgio CozzolinoRenata De LorenzoMaurizio MaddaloniChristian Thimonier
progetto scientificoRosanna CioffiLuigi Mascilli MiglioriniPaolo Mascilli MiglioriniAnnalisa PorzioChristian Thimonier
segreteria scientifico-organizzativaSibylle Atchouel, Giulio Brevetti,Claudia Campagno, DeannaCastino, Antonella Delli Paoli,Antonio D’Onofrio, SylvianeFerrante, Nicoletta Marinid’Armenia, Silvano Saccone,Carmine Napoli, Stefano Gei, LydiaSchapirer, Massimo Visone
laboratorio di restauroUgo Varriale, Miranda Giovarelli,Francesca Di Martino
allestimentoprogetto Paolo Mascilli Migliorinicon Sebastiano Fabrucci, MassimoVisone, Stefano Gei
sussidi multimedialiBruno Frangipani con Massimiliano Sanpaolesi
squadra manutenzione del Palazzo RealeEnzo Percich; Mario Apetino,Antonio Capasso, Federico De Luca,Ciro Mirra, Rino Zaccariasquadra di manutenzione Ales coordinatori Pasquale Gaudino e Saverio De Cicco con VincenzoFranchini, Antonio Paolino
assicurazioniAxa Art
ufficio StampaRosa Romano
autori delle schedeFabio BenedettucciBertrand CampeisFrancesca CapanoFrancesca CastanòDeanna CastinoAntonella Delli PaoliThibault de NobletMariaelena FaienzaStefano GeiSylvie Le Ray-BurimiCarmine NapoliLuca ManzoLudovica Mazzetti De AlbertisCaterina MennaRita PastorelliAnnalisa PorzioMarco PupilloElena RegginaHélène ReuzéRosa Romano d’OrsiSilvano SacconeOtello SangiorgiAntonia Tafuri
referenze fotograficheArchivio FotograficoSoprintendenza belle arti epaesaggio per il comune e laprovincia di Napoli / GiovanniGenova©Fondation Napoléon / PatriceMaurin Berthier Stefano GeiLaboratorio fotografico del Polo museale regionale dellaCampania/ Fabio SperanzaAntonio LombardoLuciano Pedicini / Archivio dell’Arte© per le immagini Ministero deibeni e delle attività culturali e delturismo; Musei e Enti proprietaridelle opere
prestatoriBologna, Museo Civico delRisorgimentoFirenze, Archivio ErsochNapoli, Archivio di StatoNapoli, Archivio Storico MunicipaleNapoli, Biblioteca NazionaleVittorio Emanuele IIINapoli, collezione Uberto BowinkelNapoli, Museo ArcheologicoNazionaleNapoli, Museo di CapodimonteNapoli, Museo Civico GaetanoFilangieriNapoli, Museo di San MartinoNapoli, Palazzo Reale,Appartamento StoricoNapoli, Palazzo San GiacomoNapoli, Società Napoletana di StoriaPatriaParigi, Musée de l’ArméeParigi, Fondation NapoleonRoma, Museo Napoleonico
ringraziamentiFrancesca Arduini, Imma Ascione,Mariella Barone, Ermanno Bellucci,Arlette Benedetti, Jean-Fred Berger,Claudia Bonanno, Vincenzo Boni,Renata Cantilena, Ninì Capuano,Renata Caragliano, Silvana Casale,Marina Colonna Amalfitano,Stefania d’Aquino di Caramanico,Fulvio de Innocentiis, Bianca DePascale, Marco Dezzi Bardeschi,Leonardo Di Mauro, MassimoFiorentino, Roberto Fiorentino,Marco Gargiulo, Michele Gargiulo,Ida Gennarelli, Teresa Giove, GiuliaGorgone, Riccardo Guariglia,Isabella Falautano, SimonettaFunel, David Guillet, LambertoLambertini, Thierry Lentz, PaoloLorenzetti, Viviana Lo Schiavo,Giandomenico Magliano, MarilenaMaimone, Franco Martini di Faenza,Linda Martino, Nadia Murolo, RosaPassaro, Catello Pasinetti, MichelePaterno, Emilie Robbe, RenatoRuotolo, Valeria Sampaolo, RosarioSavastano, Rosanna Spadaccini,Ludovica Spalletti, Fabio Speranza,Monica Spinello, Eric Tallon, thebrothers and co., Vera Valitutto,Alessandro Vanoni, ViolèneVerduron, Fabrizio VonaIl personale di vigilanza del PalazzoReale di Napoli
Sommario
Presentazioni6 Mariella Utili, Luciano Garella8 Giorgio Cozzolino9 Rosanna Cioffi11 Catherine Colonna
13 Nelle guerre d’Europa Luigi Mascilli Migliorini
19 L’ultima stagione internazionale dell’arte napoletanaRosanna Cioffi
25 Vivere e morire da re Renata De Lorenzo
31 Iconografia di Gioacchino MuratAnnalisa Porzio
37 Valori civili dell’architetturaPaolo Mascilli Migliorini
42 Napoli “come una foresta”. Città e paesaggio nel Decennio franceseMassimo Visone
47 La Maison du roi MuratPierre Branda
51 La nobiltà di nomina murattiana.Un modello napoleonico alla corte napoletanaGaetano Damiano
54 Frammenti di una collezione dispersaOrnella Scognamiglio
58 Lancia e bilancia. Iconografia dei coniugi Murat nel Palazzo Realedi Caserta, tra celebrazione encomiasticae damnatio memoriaeGiulio Brevetti
65 Le portrait de Joachim Murat en maréchal del’Empire par François Gérard (1770-1837) : unecommande officielle appropriée par son modèle ?Sylvie Le Ray-Burimi
69 Storia di alcuni cimeli “napoleonici e murattiani”dal Palazzo Reale di Napoli al Museo Napoleonicodi RomaGiulia Gorgone
74 Le medaglie e le monete del reRita Pastorielli
78 Esplorare, custodire, valorizzare: come GioacchinoMurat rivive nel Museo di San MartinoIleana Creazzo
86 I ricordi di Palazzo Rasponi-MuratLudovica Mazzetti De Albertis
91 L’ultimo Murat Nicoletta Marini d’Armenia
124 Catalogo
42 MASSIMO VISONE
Le radici della trasformazione della città dell’Ottocento vanno ricercate nel riformismodella cultura napoleonica1.Dopo il 1789 riprende la riflessione sul rapporto fra l’architettura e le sue origini esi reputa l’età antica il periodo più in sintonia con gli ideali di rigore e di intransi-genza per la nuova forma urbis. A Parigi, con il Plan des Artistes (1793), la geometriaè alla base di una pianificazione che investe i luoghi per la celebrazione e il territo-rio per lo sviluppo edilizio. La Costituzione prima e il Codice poi ribadiscono l’abo-lizione di numerosi privilegi feudali ed ecclesiastici e affermano la tutela della pro-prietà privata e del liberalismo.Il ciclo di opere pubbliche è dominato da fattori, ancora attuali, quali la fattibilità,la dinamicità e l’utilità e gli spazi pubblici prendono il sopravvento nella program-mazione politica. Con l’Impero, l’Antico evoca l’età di Pericle e rinvia al suo valo-re morale, in particolare con l’uso del neo-dorico2. Ciò esprime un linguaggio ma-gniloquente, ma mediato dalla risignificazione di tipologie fondanti, come fori e mer-cati. Ma è la visione militare a risolvere rapidamente le criticità del territorio e le istan-ze della borghesia per costruire un’Europa moderna. I contenitori specializzati e legerarchie urbane prodotti dall’ingegno, dalla trattatistica e dalla formazione poli-tecnica resteranno tali per il tutto il XIX secolo3.Anche se è rischioso limitare in una formula le correnti di pensiero di quegli anni,si può ben dire che Rousseau influì più di altri sul rapporto tra uomo e natura in re-lazione ai principi di democrazia e libertà. Con una concezione più naturale delleforme, l’arte del paesaggio si rivela un’arte superiore e, per la città, si concepisce ladisposizione delle strade attraverso la metafora della ‘città come foresta’. Laugier,in tal proposito, aveva invitato a guardare la “ville comme une forêt. Les rues de celle-là sont les routes de celle-ci”4, a cui farà eco Francesco Milizia nel 1781. In questa idea-lizzazione, il sentiero diviene strada e la foresta diviene città, trasfigurata nella sel-va di colonne neo-doriche delle strade e delle piazze delimitate da portici. Ciò si tra-duce nella realizzazione di parchi e giardini pubblici e di sistemi radiali di prome-nades, di strade e di piazze alberate, che rendono permeabile il rapporto tra città ecampagna5. Simbolo di questo passaggio è la demolizione delle mura, che è messain relazione con la caduta dei limiti fisici, culturali e demografici. Le città si dischiudonoe valicano i confini storici, senza più contrapposizioni: gli spazi pubblici generanola crescita della comunità, come in natura. Sulla base di queste considerazioni è pos-
Massimo Visone
Napoli “come una foresta”. Città e paesaggio nel Decennio francese
NAPOLI “COME UNA FORESTA” 43
sibile affermare che i principi che dise-gnano il giardino informale nell’Inghil-terra liberale si esprimeranno in forma piùmatura nell’Europa napoleonica. Allarinnovata idea di natura, si associa in ma-niera complementare un programma dibonifiche e di industrializzazione del-l’economia agraria, che non manca di mo-dificare il paesaggio. Se le tracce coevedella trasformazione fisica sono circo-scritte, è in tale contesto che sono postele fondamenta dell’urbanistica e messi inmoto i meccanismi che avrebbero resopossibile la mutazione dopo la Restau-razione. Prende avvio così la storia del-la città contemporanea e un processo diespansione senza precedenti.Nel Regno di Napoli il Decennio francesedetermina un’evoluzione repentina daun modello organizzativo periferico,che si esprime nell’architettura di pa-lazzo, a una struttura burocratica mo-derna ed efficiente che si manifesta ne-gli spazi della città. Un articolato e rapidoprocesso di riforme che costrinse le am-ministrazioni e la popolazione a uno sfor-zo di adeguamento. Furono promossi in-terventi che hanno inciso direttamentesullo sviluppo urbano, ma più spesso èla legge che ingenera la modifica del ter-ritorio e del paesaggio in modo lento einesorabile6.Il Regno di Napoli entra a far parte del-l’Europa napoleonica quando la Franciaè già un impero. Dal 1806, d’improvviso,le città del Regno subiscono un’accele-razione e una moltiplicazione degli spa-zi pubblici, grazie al felice connubio trala tradizione illuministica del Mezzo-giorno e le esperienze della Parigi rivo-luzionaria, della Repubblica Cisalpina odell’Italia napoleonica, che verranno su-bito adottate a Napoli. Ma si ricordano iprecedenti apporti di Vincenzo Ruffo,Vincenzo Marulli o Domenico Cirillo, ola mediazione attraverso uomini cheavevano vissuto il cambiamento in am-
biente francese, come i ministri napo-leonidi, o di architetti e intellettuali di for-mazione rivoluzionaria che avevano tro-vato nella capitale un ambiente cultura-le disponibile al rinnovamento, come Vin-cenzo Cuoco, Luigi e Stefano Gasse, An-tonio Niccolini o Federico Dehnhardt, pernominarne solo alcuni. Ma la capitalevede soprattutto profonde trasforma-zioni con Gioacchino e Carolina, inna-morati della città e del regno, negli anniin cui era impossibile ipotizzare unafine così repentina. Oggi è difficile dire seesistesse un disegno a monte per deter-minare la forma della città, mentre apparesempre più chiaro l’esistenza di un mo-dello ideale per risanare e indirizzarel’espansione7. Quanto i sovrani si avva-lessero della riorganizzazione ammini-strativa per incentivare la trasformazio-ne è evidente sin dalle prime iniziative.Nel 1816, le riforme furono solo parzial-mente modificate e Ferdinando rico-nobbe i progressi e promulgò tutte quel-le disposizioni “che l’esperienza e i pro-gressi attuali della società ed il ben esse-re de’ popoli han reso non solo utili, manecessarie”8. A Napoli i primi provve-dimenti che affiancano le attrezzaturecollettive riguardano l’apertura di un or-ganico insieme di giardini pubblici e divie suburbane. Queste sono in grado divincere i confini orografici e di connet-tere facilmente la capitale con il territoriocircostante, indirizzandone l’urbaniz-zazione. Intorno al circuito murario, lacittà si arricchisce di istituti scientifici emilitari di rilievo come l’Orto botanico(1808-18) di Giuliano de Fazio e Vin-cenzo Paolotti, l’Osservatorio astrono-mico (1812-19) di Stefano Gasse e Gae-tano Schioppa, il Campo di Marte(1811). Inoltre, molti monasteri e con-venti sono destinati a manifatture, ospe-dali, scuole e caserme e si muta così lastruttura sociale conservando quellaarchitettonica e urbanistica.
44 MASSIMO VISONE
Le attuali via Santa Teresa degli Scalzi ecorso Amedeo di Savoia fanno partedel primo e più articolato dei sistemi stra-dali realizzati con alberature nel Decen-nio francese. Esso fu ordinato dal mini-stro dell’Interno, già il 2 agosto 1806, pro-gettato da Gioacchino Avellino e NicolaLeandro e inaugurato nel 1807 con inomi di strada, piazza e corso Napoleo-ne. Nel 1808 quest’ultimo è prolungatoverso l’entroterra settentrionale, colle-gando Napoli ad Aversa attraverso il pon-te di San Rocco. A Capodimonte va rife-rita anche la strada dei Ponti Rossi (1807)disegnata da Schioppa e modificata daCharles-François Mallet. I terreni limitrofie alcuni casini di delizia furono donati dalre ai grandi ufficiali della corona, con l’ob-bligo di non alienare le proprietà, di noncostruire mura di confine e di realizzaree curare la stessa strada. La rettifica di viaForia, l’apertura della via del Campo finoal largo di Capodichino e il raccordo conl’Appia sono il secondo tracciato che aprela città verso i casali, attrezzando il prin-cipale ingresso alla capitale. Il primoprogetto fu redatto da Stefano Gasse eSchioppa, per poi essere compiuto tra il1811 e il 1814 da de Fazio e Luigi Male-sci. Per la piantagione delle strade, furo-no realizzate due passeggiate pubbliche
a opera di Dehnhardt, una all’inglese lun-go le mura, la villetta di Foria, mentre unaseconda era lungo la terrazza dell’Ortobotanico. La città si ampliò a oriente, dovevenne insediato il lungo cantiere delCamposanto di Poggioreale, pensatocome giardino in cui sono eternate le me-morie patrie su progetto di Francesco Ma-resca del 1813. Infine, vi è l’apertura del-la strada di Posillipo, l’asse di espansio-ne occidentale verso i Campi Flegrei. Ilpercorso fu proposto fin dal 1806, ma fumodificato da Romualdo De Tommasonel 1811 e prolungato fino a Coroglio, consignificative opere di ingegneria. La si-stemazione della riviera di Chiaia, pro-gettata nel 1813 da Maresca, fu un veroe proprio intervento di recupero e valo-rizzazione urbana, che completava ilprolungamento della Villa Reale con il Bo-schetto (1807-1819) di Paolo Ambrosino,Gasse e Dehnhardt. Furono costruiti duegiardini pubblici, a piazza Vittoria e a San-ta Maria in Portico (1812-13). Ma il più im-portante e significativo progetto fu quel-lo di Niccolini per la sistemazione pae-saggistica di Palazzo Reale, che collega-va il Foro murattiano con la passeggiatalungo la linea di costa, in riferimento alconcorso del 1809. La mediazione tra cit-tà e campagna è concepita in una sapiente
Friedrich SalathéNapoli da Capodimonte
a pagina 46Chiave di ciambellano conmonogramma di MuratParigi, Fondation Napoléon
[cat. 56]
NAPOLI “COME UNA FORESTA” 45
1 Senza pretesa di esaustività, per unafortuna critica sulla città napoleoni-ca in Italia si rinvia ai seguenti con-tributi e alle relative bibliografie: Lemacchine imperfette. Architettura, pro-grammi, istituzioni nel xIx secolo, a curadi P. Morachiello, G. Teyssot, Roma1980; Ville et territoire pendant la périodenapoléonienne. France et Italie, Roma1987; G. Zucconi, La città dell’Otto-cento, Roma-Bari 2001; Contro il Ba-rocco. Apprendistato a Roma e pratica del-l’architettura civile in Italia (1780-1820),a cura di A. Cipriani, G.P. Consoli, S.Pasquali, Roma 2007; L. Spagnoli, Sto-ria dell’urbanistica moderna. Dal Rina-scimento all’età delle Rivoluzioni (1400-1815), Bologna 2008, pp. 459-495; P.Mascilli Migliorini, Città, in Italia na-poleonica. Dizionario critico, a cura diL. Mascilli Migliorini, Torino 2011, pp.141-161, e relative schede, pp. 162-169;L’architecture de l’Empire entre Franceet Italie. Institutions, pratiques profes-sionelles, questions culturelles et styli-stiques (1795-1815), a cura di L. Te-deschi, D. Rabreau, Mendrisio 2012.2 Cfr. R. Assunto, L’antichità come fu-turo. Studio sull’estetica del neoclassici-smo europeo, Milano 1973; La fortunadi Paestum e la memoria moderna del do-rico (1750-1830), a cura di J. Raspi Ser-ra, G. Simoncini, Firenze 1986, vol. 2;J. Raspi Serra, Dalla favola alla storia.Il mito della Grecia e l’idea di natura, inLa Grecia antica. Mito e simbolo per l’etàdella grande rivoluzione. Genesi e crisi
di un modello nella cultura del Settecento,Milano 1991, pp. 39-62.3 Cfr. Spazi della borghesia e governo delterritorio nell’Italia napoleonica, in “Ri-vista Napoleonica”, 7-8, 2002; Spazi ecultura militare nella città dell’Ottocento,a cura di M. Savorra, G. Zucconi, in“Città e storia”, 2, 2009.4 M.-A. Laugier, Essai sur l’architecture,Paris 1753, p. 259.5 Sull’argomento cfr. F. Panzini, Per ipiaceri del popolo. L’evoluzione del giar-dino pubblico in Europa dalle origini alxx secolo, Bologna 1993, pp. 125-139;M. Ambrosoli, Alberate imperiali per lestrade d’Italia: la politica dei vegetali diNapoleone, in “Quaderni storici”,XXXII, 1998, n. 99, pp. 707-738; La na-ture citadine au siècle des lumiere. Pro-menades urbane et villégiature, a cura diD. Rabreau, S. Pascalis, Paris-Borde-aux 2005.6 Cfr. M. Visone, Napoli “un granTeatro della Natura”. Città e paesaggionelle Perizie del Tribunale civile (1809-1862), Napoli 2013.7 Sugli interventi a seguire, cfr. A. Buc-caro, Istituzioni e trasformazioni urba-ne nella Napoli dell’Ottocento, Napoli1985; S. Villari, La piazza e i mercati.Equipment urbano e spazio pubblico aNapoli nel decennio napoleonico, in Lapiazza, la chiesa, il parco. Saggi di storiadell’architettura (xV-xIx secolo), acura di M. Tafuri, Milano 1991, pp.204-238; A. Buccaro, Opere pubblichee tipologie urbane nel Mezzogiorno preu-
nitario, Napoli 1992; S. Villari, Le tra-sformazioni urbanistiche del decenniofrancese (1806-1815), in Civiltà del-l’Ottocento. Architettura e urbanistica,a cura di G. Alisio, Napoli 1997, pp.15-24; P. Mascilli Migliorini, La normae la forma, in Il Mezzogiorno e il De-cennio. Architettura, città, territorio, acura di A. Buccaro, C. Lenza, P. Ma-scilli Migliorini, Napoli 2012, pp.156-177. Per i giardini all’inglese a Na-poli, cfr. V. Fraticelli, Il giardino napo-letano. Settecento e Ottocento, Napoli1993; A. Giannetti, Il giardino napole-tano. Dal Quattrocento al Settecento, Na-poli, 1994; M. Visone, Architettura delgiardino a Napoli in età napoleonica: per-manenze e discontinuità, in Il Mezzo-giorno e il Decennio, cit., pp. 331-352.8 Legge del 12 dicembre 2016, cit. inA. Cutolo, Il Decurionato di Napoli(1807-1861), Napoli 1932, p. 7.9 Cfr. Il governo della città. Il governo nel-la città. Le città meridionali nel Decen-nio francese, a cura di A. Spagnoletti,Bari 2009. Il maggiore interesse ver-so l’architettura e la città ha spessomesso in secondo piano quello sulgiardino e sul paesaggio, le poche no-tizie sulla ‘forestazione’ degli spazipubblici nelle altre città del regnosono però rilevabili in molti voluminella collana delle Città d’Italia, acura di C. de Seta.10 B. Vecchio, Il bosco negli scrittori ita-liani del Settecento e dell’età napoleoni-ca, Torino 1974, pp. 215-227.
esaltazione dei valori paesaggistici eun’accentuazione di quelli rurali, con lavolontà di controllare i margini urbani, latrasformazione economica e il degradoedilizio. Dal 1811 furono infatti condot-ti interventi di bonifica che coinvolgevanola “palude” di Coroglio, il lago di Agna-no fino a Castelvolturno, dove Pietro Col-letta immaginò di sviluppare una gran-de periferia metropolitana.Le nuove istanze di progresso sono ac-compagnate da un miglioramento dellecondizioni di viabilità, configurando subase scientifica il territorio secondo l’im-magine ideale di natura. Anche le altre cit-tà del Regno furono coinvolte in un pro-
gramma di ‘forestazione’, grazie alle éli-tes più sensibili al cambiamento, come Ca-tanzaro, Reggio Calabria, Potenza, Lec-ce, e altre ancora9. A questo proposito lestrade regie furono oggetto di uno spe-cifico programma, così come stabilito dalprimo titolo Della piantagione degli alberisulle strade del decreto del 15 aprile 1812.Peraltro, la coscienza nel pubblico del bo-sco vede soprattutto nel Regno di Napoliun rapido progresso e registra novità piùsostanziali che nel resto della penisola10,grazie al supporto scientifico del Real Isti-tuto d’Incoraggiamento alle Scienze na-turali, che contava tra i suoi iscritti inge-gneri di Ponti e Strade e illustri botanici.