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MELCHIORRE TRIGILIA LA MADONNA DELLE GRAZIE DI ISPICA E LA SUA CONFRATERNITA TC ISPICA 2014

La Madonna delle Grazie di Ispica e la sua Confraternita

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MELCHIORRE TRIGILIA

LA MADONNA DELLE GRAZIE

DI ISPICA E LA SUA CONFRATERNITA

TC

ISPICA 2014

MELCHIORRE TRIGILIA

LA MADONNA DELLE GRAZIE

DI ISPICA E LA SUA CONFRATERNITA

TC

ISPICA 2014

TUTTI I DIRITTI RISERVATI

© Trigilia Cultura - Ispica - gennaio 2014 https://sites.google.com/site/trigiliacultura/

PREFAZIONE Questo libro è un fioretto offerto alla MADONNA DELLE GRAZIE, venerata da secoli nella nostra città con questo titolo. Maria è la “piena di grazia” e “chi vuol grazia e a Lei non ricorre sua distanza vuol volar sanz’ali”. La festa della Madonna delle Grazie è celebrata dalla Chiesa universale come “Maria Mediatrice di tutte le grazie”. Ella infatti è la Madre del Salvatore, per mezzo del quale tutte le grazie sono discese sull’umanità; perciò, avendo concepito, generato, allattato e donato a noi Cristo, è diventata Madre della Grazia. Maria è l’“Onnipotenza Supplice”, che può chiedere e ottenere per noi tutte le grazie dal Figlio suo, in primo luogo la salvezza e la santità e in aggiunta tutte le altre di cui Lei sa che abbiamo bisogno.

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STORIA DELLA CHIESA E DELL’EREMO DELLE GRAZIE

EREZIONE DELLA CHIESA Dopo il 1621 e prima del 1661

I VISITA A SPACCAFORNO DEL VESCOVO SIRACUSANO GIOVANNI ANTONIO

CAPOBIANCO DEL 10 MAGGIO 1661

La prima menzione della chiesa MADONNA DELLE GRAZIE si trova nella relazione di questa Sacra Visita a Spaccaforno, dov’è detto: “Chiesa di S. Maria delle Grazie – L’altare è ben disposto; ma si provveda un messale nuovo entro un mese, altrimenti la Chiesa resta interdetta e la messa sospesa, Negli amitti sia apposta la croce e assieme ai camici siano lavati ogni mese”. Ne deduciamo che la Chiesa era già eretta da alcuni anni, ma dopo il 1621, perché nella precedente visita del Vescovo Paolo Faraone di quell’anno non viene nominata fra le altre chiese del paese.

II VISITA DEL VESCOVO CAPOBIANCO

20 GIUGNO 1669 Per la Chiesa di S. Maria delle Grazie è detto soltanto: “Lodò”, ne deduciamo che la Chiesa era in buone condizioni sia all’esterno che all’interno e per gli arredi sacri.

VISITA DEL VESCOVO FRANCESCO MARIA RINI O.F.M. IL 12 MARZO 1676. E’ solo indicato il nome della Chiesa visitata dal Vescovo.

LA CHIESA VENNE DISTRUTTA NEL TREMENDO TERREMOTO DEL 1693

I VISITA DEL VESCOVO ASDRUBALE TERMINI 26 NOVEMBRE 1696,

Infatti in questa Visita è detto: “Chiesa di S. Maria della Grazia – Si trova in baracca ed ha un solo altare; il Vescovo ordinò di consolidare l’altare con calce, di provvederla di un Crocifisso, una carta gloria e che il messale sia rinnovato secondo il canone”.

II VISITA DEL VESCOVO ASDRUBALE TERMINI

18 FEBBRAIO 1700 Nella Visita alla Chiesa antica di S. Maria della Grazia, ordinò di demolire l’altare di questa chiesa.

EREZIONE DELL’EREMO - SECONDA META’ DEL 1600.

Da un documento dell’Archivio Statella, ora all’Archivio di Stato di Ragusa, risulta che l’eremo con la sua chiesetta fu fondato dalla Marchesa Felicia Rau e Requisens, da tutti

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amata per la sua fede e le sue nobili virtù; ella governò Spaccaforno dopo la morte del marito nel 1654, durante la minore età del successore, il figlio Francesco V Statella e Rau, padre del Venerabile Andrea Statella, religioso carmelitano col nome di Padre Salvatore della SS. Trinità. E’ perciò inesatta la data della fondazione dell’eremo intorno al 1730 ad opera dei Principi di Cassaro, com’è scritto in una relazione sulle chiese di Spaccaforno diretta al Sindaco nel 1825 dall’Arciprete don Vincenzo Assenza, e riportata da Leonardo Arminio (Spaccaforno nel sec. XIX vol.II, pp. 96ss.). Ma lo stesso Arminio nota che in quell’anno il Marchese Statella non aveva ancora il titolo di Principe di Cassaro, che fu riconosciuto ad Antonio IV Statella il 25-5-1778 (cfr. M. Trigilia, Lo Stemma della Città di Ispica, p. 37, Ispica 1992). Soppresso nella metà del 1700 l’eremo venne rifondato nel 1796 da Francesco Maria Statella e Napoli, ultimo Marchese di Spaccaforno e Principe di Cassaro. Nel 1802 ottenne il privilegio del patronato dell’Archimandrita di Messina. Ad esso era annessa la chiesetta dove venne traslato l’altare marmoreo della Chiesa della Sciabica di gran pregio e di magnifico lavoro artistico, con scudo centrale ed il nome di Maria scolpito a rilievo. Nel 1825 c’erano tre frati con un superiore eletto annualmente con beneplacito del Principe, Antonio V Statella e Naselli. Le cronache dell’eremo ci fanno conoscere le caratteristiche morali dei frati che in quell’anno avevano cattiva fama perché “non facevano nulla per Dio né per gli uomini, ma tutto per loro”. Negli anni 1840-60 furono espulsi dall’eremo due frati per la loro condotta scandalosa e la relazione con alcune donne. Nel 1897 l’eremo passò sotto la giurisdizione dell’Opera pia Ospedale di S. Giuseppe, la quale nel 1900 fu elevata ad Ente Morale.

L’EREMITA FRA ’NTONIO

Nel 1905 presero dimora nell’eremo due eremiti, Fra ’Ntonio (al secolo Salvatore Mallia, nato ad Avola il 24-9-1884) ed un suo confratello, ambedue della Congregazione dei Frati Eremiti di S. Corrado Confalonieri, Patrono della città di Noto. Essi godevano buona fama e si dedicavano con diligenza alla cura dell’eremo e al bene dei devoti della Madonna delle Grazie e della cittadinanza. Erano stimati anche dal Vescovo di Noto Mons. Blandini, che mostrò il suo compiacimento e benedì il proposito di fondare una colonia agricola con relativo orfanotrofio, che sarebbero stati di “grandissimo giovamento al Comune”. L’Arminio riporta il testo della lettera del Vescovo al presidente dell’ospedale S. Giuseppe in data 7 novembre 1905: Con vero piacere ho veduto i due eremiti di codesto Eremo delle Grazie e ne ho ascoltate le relazioni, ed ho ragione di goderne perché vedo che va a concretarsi un mio ideale: quello di veder sorgere costà una colonia agricola con relativo orfanotrofio. Gli eremiti dedicandosi alla coltura razionale dei campi ed addestrandone i poveri fanciulli orfani, potranno riuscire di grandissimo giovamento a questo Comune. Purtroppo l’opera non venne realizzata. La Prof. Mimma Monaca ha raccolto i ricordi suoi e di altri su questo buon religioso, devotissimo della Madonna delle Grazie, nel suo libretto: Eremo Madonne delle Grazie – Fra ’Ntonio ultimo eremita, Ispica 2009. Ecco le sue parole: “La sua figura imponente, chiusa nel saio scuro, stretto in vita da una lunga cintura, sembrava immensa a noi che , alla fine degli anni trenta, eravamo minuscoli scriccioli. Egli incuteva paura e rispetto, ma ci rendeva felici quando dava il permesso di carezzare il mulo, suo inseparabile amico. Nelle profonde e misteriose bisacce, a “barda” del suo asinello, era contenuto un tesoro 10

fantastico di noci, arance e mandarini, erbe profumate e medicamentose da regalare, con un sorriso, alle donne accorse a salutarlo sull’uscio di casa, durante la questua. Di solito a lui si consegnava un pane sul quale col dorso della mano la carità di una madre aveva tracciato il segno della croce… Con molta umiltà i due fraticelli si dedicarono alla cura del sacro luogo mariano e al bene dei devoti, conquistandone la stima e la benevolenza…. Povero fra i poveri Fra ’Ntonio divideva coi compaesani il poco che riusciva a racimolare, viveva con coerenza la povertà del pane condiviso ; era come un mare che riceve acqua da mille rivoli e la distribuisce a tutti. La chiesetta e l’eremo avevano un grande orto: tra alberi di melograno e fichidindia, si alza, ancora oggi, un immenso pino, casa di numerosi uccelli. Ai suoi piedi il frate aveva riprodotto la grotta delle apparizioni di Lourdes e lì cantava spesso, in compagnia di fedeli visitatori, la lodi alla Vergine Santa… All’interno della chiesetta, ogni anno, per celebrare il mistero della nascita di un Dio fatto Uomo, Fra ’Ntonio preparava il suo famoso presepe (credo che fosse l’unico nella nostra zona). Era uno spettacolo da non perdere, anche se visitarlo costava fatica. Infatti l’eremo allora era difficoltoso da raggiungere in quanto il sentiero, appantanato per la pioggia invernale, era disseminato di buche e sassi a non finire. Ancora si possono vedere sulle pareti della chiesetta alcuni occhielli di ferro ai quali veniva sospeso un grande telo blu pieno di stelle fra cui spiccava enorme la stella cometa. I pupi erano di notevole fattura artigianale , rivestiti di stoffe colorate. Abili mani di donne ne avevano confezionato i costumi, ispirandosi al mondo dei massari re loca di Modica. Il personaggio che più degli altri pastori solleticava la fantasia era U spavintatu a stidda. L’immenso stupore, quasi paura, per il mistero che si compiva davanti ai suoi occhi era di un impressionante realismo. Forse piaceva tanto quel pastore spaventato perché sentivamo nostra la sua profonda emozione. Durante l’Avvento, Fra ’Ntonio era solito percorrere a piedi nudi nei sandali francescani le strade del paese. in braccio teneva una cassettina con dentro un bambinello Gesù di celluloide che, con un meccanismo simile a quello di un carillon, si animava al suono di un famoso ed antico canto natalizio. Il piccolo Gesù era la sua personale lotteria, la lotteria dei poveri, estratta a sorte il giorno della Strina (l’Epifania). Negli anni prima e dopo la seconda guerra mondiale, con la sua vanchitta di apprendista calzolaio, ai piedi del grande pino, risuolava con pezzi di copertone di bicicletta donatigli da un amico, u biciclittaru, i sandali dei ragazzini e cuciva pezze sopra pezze…Nell’ambiente contadino dell’epoca il fraticello questuante veniva accolto con affetto da tante persone che con lui dividevano povertà e carità… Fin qui la Prof. Monaca. Scrive di Fra ’Ntonio il Dott. Carmelo Zocco, la cui mamma era figlia del fratello del Frate, che lo conobbe da bambino e gli faceva da guida negli ultimi anni di vita, quando era cieco: “Da giovane, affascinato dalla figura di S. Corrado, ne condivise gli ideali e le condizioni di vita. Inviato all’eremo di Ispica, attiguo al santuario, ne divenne il custode, vivificando la devozione alla Madonna delle Grazie e a Gesù, Figlio di Dio e suo. Il religioso visse ad Ispica la sua testimonianza cristiana, condividendo la vita degli umili e dei poveri. Come il mare riceve dai fiumi l’acqua, così Fra ’Ntonio riceveva da ogni famiglia un pane che poi portava ai più poveri fra i poveri”. Ed il Prof. Santo Mondolfo: “Dall’eremo scendeva in paese per la questua, con un asinello bigio, fedelissimo amico o con le larghe bisacce alla spalla sinistra, sudato per la

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fatica, ma sempre sereno e pieno di bontà… Le mamme lo salutavano “Dio sia lodato” e lui rispondeva “Pace e bene”; gli donavano qualche pane, frumento o farina. Lo facevano con grande devozione e affettuoso rispetto. Lui ringraziava per quel “ben di Dio”; poi si allontanava e divideva ai più poveri quanto aveva ricevuto. I beneficiati lo ringraziavano; ma lui con molta umiltà diceva di ringraziare Dio. Il pio Frate portava gli amici che lo visitavano nella chiesetta pulita e ordinata a pregare la Madonna, una bella statua dorata, dinnanzi a cui era sempre accesa una piccola lampada. C’era un’atmosfera di autentica religiosità, di gioia e ringraziamento”. Lo scrivente non ha conosciuto di persona questo umile fraticello, ma da queste testimonianze credo che Fra’Ntonio sia stato un vero “cristiano” un “uomo giusto”, come S. Giuseppe, che è vissuto come dice S. Paolo, “con sobrietà, giustizia e pietà” (Tito, 2, 12), incarnando le virtù e le beatitudine evangeliche: è stato un “beato povero” non solo di spirito, ma anche di beni terreni come i suoi modelli S. Corrado e S. Francesco; “mite”, “puro di cuore”, “misericordioso”, “operatore di pace”, secondo il suo saluto francescano “Pace e bene”, e anche “afflitto” dalle prove e dal dolore, come gli altri veri Santi, specie con la cecità alla fine della vita; perché, dice il Signore: “Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo” (Apoc. 3,19). Non c’è perciò dubbio che abbia meritato il Regno di Dio nei cieli, secondo quella parola di Gesù: “Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone” (Matt. 25, 23). Al tempo di Fra ’Ntonio la festa della Madonna delle Grazie si celebrava il due di luglio e non, come oggi, il 31 maggio. Era la festa dei Mastri Muratori, guidati tra gli altri da Nzino Monaca, valente scalpellino. Essi, portando a spalla il simulacro della Madonna, scendevano dall’eremo attraverso il sentiero sassoso, secco di polvere, fino al paese e giungevano alla Chiesa Madre. Lì, accanto all’altare maggiore, Madre e Figlio ricevevano l’omaggio dei fedeli… “La Santa Madre implora misericordia per noi peccatori presso suo figlio con un gesto di grande tenerezza. Il Figlio si placa e i fulmini della sua santa ira si trasformano in pioggia di grazia per tutti gli uomini”. Conclusi i tradizionali festeggiamenti, il gruppo santo tornava alla sua chiesetta, accolto da Fra ’Ntonio che, per l’occasione, diventava un felice campanaro. Così, anno dopo anno, l’umile fraticello si adoperava per tenere viva la devozione alla sua Matri a Razia fino a quando, quasi cieco, incontrò sorella morte il 29 novembre 1951. Gli Ispicesi, nei momenti più tragici della loro storia, hanno implorato l’aiuto della Madonna delle Grazie. Lei sempre li ha soccorsi. Nel 1911 Spaccaforno fu preservata da un terribile morbo che imperversava nei paesi vicini. I Spaccafurnari grati eressero in onore di Maria SS.ma un’icona campestre, da noi tutti conosciuta meglio come a tribunedda ra Matri a Razia, in luogo poco distante dal pese, oggi sulla statale 115. Le due iscrizioni, sopra e sotto l’edicola, dicono:

ALLA MADRE DELLE GRAZIE – DAL PIÙ TEMUTO MALORE DEL 1911 SPACCAFORNO PRESERVATA. - SUA ECCELLENZA MONSIGNORE BLANDINI CONCESSE 50 GIORNI DI INDULGENZA A CHI DEVOTAMENTE RECITA 3 AVE

MARIA. Nel periodo fascista vicino al Convento fu eretta una colonia elioterapica e vi si svolgevano le esercitazioni militari dei giovani “avanguardisti”. (Mio padre fu un istruttore). 12

Dopo la morte del fraticello, si occupò dell’eremo l’Arciprete della Chiesa Madre Don Giuseppe Vindigni, che vi celebrava la Messa la domenica e vi battezzava i bambini della zona. Negli anni ’50 la colonia fu utilizzata come scuola per ragazzi disabili di Ispica e paesi vicini; ma ben presto fu soppressa. Nel 1989 i beni dell’Opera Pia Ospedale San Giuseppe furono devoluti al Comune di Ispica. Dopo alcuni anni di abbandono e distruzione, per interessamento del Sacerdote Don Vincenzo Caccamo, allora Parroco di S. Antonio, e dei fedeli del nuovo quartiere, la Diocesi di Noto propose l’istituzione di un’altra parrocchia ad Ispica e la costruzione di una nuova Chiesa nel sito dell’Eremo, donato dal Comune, secondo le indicazioni del Concilio Vaticano II. L’imponente edificio di forma ottogonale, con quattro grandiose, alte colonne al centro attorno all’altare, con i locali annessi è stato consacrato nel 1998, com’è detto nell’epigrafe posta all’ingresso della chiesa, sotto la quale è inciso il progetto della chiesa.

QUESTO SACRO TEMPIO

EDIFICATO SU SUOLO DONATO DAL COMUNE DI ISPICA

CON CONTRIBUTO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA E CON OFFERTE DEI FEDELI

SU PROGETTO DI SALVATORE TRINCALI E ROSANNA LA ROSA ARCHITETTI IN ISPICA

MONS. SALVATORE NICOLOSI VESCOVO DI NOTO IL 24 GENNAIO DELL’ANNO DEL SIGNORE 1998

28 DEL SUO EPISCOPATO SOLENNEMENTE CONSACRO’

DEDICANDOLO AD ONORE DELLA MADONNA DELLE GRAZIE Don Vincenzo Caccamo, nuovo parroco, ha fatto ogni sforzo non solo per completare l’arredo della nuova Chiesa, ma anche per salvare e far restaurare l’antica chiesetta e l’eremo e, su sua richiesta, il 17 – 01- 2002, la Giunta comunale ha stipulato un comodato gratuito in favore della nuova parrocchia. La precedente statua ottocentesca della Madonna delle Grazie è andata purtroppo distrutta nel luglio del 1963 da un incendio. La nuova Statua in legno massiccio è opera di scultori della ditta Dolfi di Ortisei nel Trentino: al posto dei fulmini, il Signore alza la mano benedicente. Nell’antica chiesetta sopra l’altare è stato collocato un altro simulacro, copia fedele dell’antico, opera del maestro d’arte ispicese Giamblanco. Il 30 giugno del 2002, in occasione della festa della Madonna è stata ripresa l’iniziativa del dono di un tonno che veniva fatto alla Chiesa nella prima metà del novecento dalla famiglia Bruno di Belmonte, proprietaria della tonnara di Capo Passero: “A Sagra ra Tunnina”. Di recente nel 2011, Il Vescovo di Noto, Mons. Antonio Staglianò ha nominato il Sacerdote Salvo Bella Parroco coadiutore di Don Vincenzo.

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LA CONFRATERNITA

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NUOVO STATUTO DELLA CONFRATERNITA MADONNA DELLE GRAZIE

CON SEDE NELLA CHIESA PARROCCHIALE MADONNA DELLE GRAZIE - ISPICA

COSTITUZIONE - DENOMINAZIONE - SCOPO Art. 1 - La Confraternita denominata MADONNA DELLE GRAZIE, avente sede nell'ambito giurisdizionale della Parrocchia MADONNA DELLE GRAZIE, nel Comune di ISPICA - RG), fu costituita con Decreto del 27-01-2001, Prot. C29-73/2001, dal Vescovo di Noto S.E. Mons. Giuseppe Malandrino ed è regolata dal presente Statuto approvato da S.Ecc.za Rev.ma Mons. Antonio Staglianò, Vescovo di Noto, con Decreto del 22.01.2012 Prot. C 2844/2012. Art. 2 - Essa è un'Associazione pubblica di fedeli ed ha lo scopo prevalente di culto, di carità, e di formazione degli iscritti e pertanto è retta sotto la superiore direzione del Vescovo Diocesano in conformità ai cann. 312-320 del vigente Codice di Diritto Canonico. Art. 3 - Essa per il raggiungimento dei suoi fini si propone di: - promuovere e sviluppare la formazione cristiana, morale e civile dei Confrati, con l'ascolto della Parola di Dio, una catechesi mensile, adeguata per un cammino di fede e di esperienza comunitaria; - promuovere e curare, insieme con il parroco e con gli altri gruppi ed associazioni ecclesiali della parrocchia, la dignità delle celebrazioni liturgiche e il culto pubblico proprio della Confraternita, sostenendo e rivitalizzando la religiosità popolare; - sviluppare la solidarietà umana e cristiana con opere di pietà e carità; - provvedere, alla morte, al suffragio dei Confrati secondo le norme stabilite nel regolamento di applicazione.

I CONFRATI

Art. 4 - Possono essere accolti nella Confraternita gli aspiranti che, fatta esplicita richiesta scritta al Presidente, abbiano i seguenti requisiti: siano di sesso maschile; abbiano compiuto 18 anni di età; professino la fede cattolica; d) siano di buona condotta morale, rispettosi dei doveri civici ed aperti alla solidarietà sociale; e) siano in piena comunione ecclesiale, da intendersi non soltanto la comunione nella fede cattolica, ma soprattutto lo spirito di comunione, da osservarsi dai Confrati all'interno e all'esterno della Confraternita, richiesto dal Magistero Ecclesiastico per tutte le Aggregazioni Laicali cattoliche e da ritenersi come requisito indispensabile per la partecipazione alla Confraternita. Pertanto se un Confrate, a giudizio del Presidente, sentita la Rettoria, manca gravemente al riguardo, venga ammonito; se dopo l'ammonizione persiste nell'inosservanza, sia dimesso a norma dello Statuto e si dia comunicazione all'Ordinario Diocesano; f) non siano irretiti da una scomunica inflitta o dichiarata (Can. 3~6§1 C.D.C.). Art. 5 - Possono essere accolti nella Confraternita i minori di anni 18, in qualità di novizi, ed aventi i requisiti di cui all'Art. 4 lett a), c), d), e), f). La domanda di ammissione dovrà essere controfirmata da chi ne ha la potestà 16

genitoriale. Possono partecipare alle processioni, ai momenti di formazione e alle assemblee senza diritto di voto attivo e passivo. I novizi per le Processioni e le altre attività religiose non possono indossare l'abito confraternale ma dovranno indossare il sacco bianco e il fazzolettone della Confraternita. Art. 6 - La domanda di ammissione alla Confraternita, di cui all'art. 4 dovrà: - contenere le generalità complete del richiedente e la dichiarazione di aver preso visione dello Statuto e di volerlo incondizionatamente osservare; - essere accompagnata dal certificato di Battesimo e di Cresima e, per i coniugati, di Matrimonio religioso; - essere accompagnata anche dalla commendatizia di almeno un Confrate. Art. 7 - L'ammissione dei nuovi Confrati avviene dopo un periodo di prova, determinato dalla Rettoria. All'atto dell'ammissione, ogni Confrate è tenuto a versare a favore della Confraternita un contributo di entrata, stabilito dalla Rettoria. Art. 8 - Il Confrate regolarmente iscritto, salvo particolari limitazioni, dal momento dell'iscrizione acquisisce tutti i diritti e doveri nascenti dal presente Statuto, dai deliberati degli organi direttivi legittimi e dai provvedimenti della competente autorità ecclesiastica. L'iscrizione deve risultare da apposito verbale di ricezione e dall'inserimento dell'iscritto nel registro dei Confrati.

DOVERI DEI CONFRATI Art. 9 - I Confrati hanno i seguenti doveri: a) partecipare alle Assemblee ordinarie e straordinarie della Confraternita; b) partecipare individualmente all'Eucaristia domenicale, e insieme con gli altri Confrati, alle seguenti celebrazioni e processioni liturgiche: - processione del simulacro della "Madonna delle Grazie"; - del Corpus Domini e tutte le processioni per le quali perviene alla Confraternita l'invito a partecipare. c) osservare quanto prescritto dal presente Statuto; d) prestarsi fraternamente nel soccorrere spiritualmente e materialmente i Confrati bisognosi, malati, anziani e soli; e) rinnovare ogni anno, entro la data stabilita dalla Rettoria, la propria adesione alla Confraternita e pagare la quota di partecipazione determinata dalla stessa Rettoria. f) i Confrati che, o perché residenti fuori città, o per motivi di salute o di età avanzata, o per altri impedimenti anche giustificati, di fatto non partecipano abitualmente da un anno alle Assemblee della Confraternita di cui all'art. 9, al momento delle elezioni delle nuove cariche, non hanno diritto di voto, né attivo, né passivo, per qualunque carica, pur rimanendo nella Confraternita. g) è espressamente proibito nelle funzioni liturgiche, comprese le processioni, farsi sostituire da estranei, o fare indossare l'abito e i simboli della Confraternita a non soci.

DIRITTI DEI CONFRATI

Art. l0 - I Confrati hanno i seguenti diritti: a) partecipano a tutti quei benefici spirituali e materiali nascenti dallo Statuto; b) hanno diritto di voto attivo e passivo nelle Assemblee secondo le norme espresse in

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questo Statuto e possono essere eletti alle varie cariche; per essere eletto Rettore si richiede, tuttavia, aver compiuto almeno tre anni di vita confraternale nella medesima Confraternita c) hanno diritto in caso di decesso ad una messa di suffragio a spese della cassa della Confraternita, se regolarmente iscritti nel registro dei Confrati.

SANZIONI

Art. 11 - Saranno considerati automaticamente dimissionari i Confrati che: a) non rinnovano ogni anno, entro la data stabilita della Rettoria, la propria adesione alla Confraternita e non pagano la quota di partecipazione di cui alla lettera e) dell'art. 9 del presente Statuto; b) non partecipano alle Assemblee della Confraternita per tre volte consecutive, o si assentano abitualmente, senza giustificata ed accertata motivazione, dopo previa ammonizione del Presidente. Art. 12/1 - Saranno, inoltre, dimessi dal Presidente sentito l'Assistente Ecclesiastico e previa deliberazione della Rettoria, i Confrati che: a) vengono persistentemente meno ai doveri di cui alle lettere b) e c) dell'art. 9 del presente Statuto; b) non siano più in possesso dei requisiti di cui alle lettere c), d), e) dell'art. 4 di questo Statuto. Il I Rettori, dimessi o che si auto dimettono per motivi di contrasto o in opposizione allo spirito di comunione, di cui all'art. 4 lettera e), o per motivi ritenuti non giustificati dal Presidente, non possono essere rieletti Rettori per un triennio; la durata della non eleggibilità può essere stabilita o protratta anche fino a tre trienni consecutivi, secondo la decisione del Presidente, sentita la Rettoria, o dell'Ordinario Diocesano; trascorso tale periodo, a giudizio della Rettoria, può essere riesaminato il caso della rielezione.

RICORSI

Art. 13 - Avverso ai provvedimenti adottati dal Presidente nei confronti dei Confrati, nel termine di giorni trenta dalla comunicazione, è ammesso ricorso all'Ordinario Diocesano, il quale dopo aver sentito il Presidente, l'Assistente Ecclesiastico e la Commissione Diocesana per le Confraternite, deciderà a norma di Diritto e dello Statuto.

REGGENZA DELLA CONFRATERNITA Art. 14 - La reggenza e l'amministrazione della Confraternita sono tenute dalla Rettoria eletta dall'Assemblea dei Confrati. La Rettoria è composta da sette membri: a) dal Rettore Presidente; b) dal Rettore Vice Presidente; c) dal Rettore Tesoriere; d) da altri quattro Rettori; Art. 15 Il Presidente è nominato dall'Ordinario Diocesano che lo sceglie, sentito il parere dell'Assistente Ecclesiastico, tra i Rettori eletti dall'assemblea dei Confrati. Art. 16 - Tutti gli incarichi ricoperti all'interno della Confraternita (Presidente, Vice Presidente, Tesoriere, Segretario, Economo, Rettore, Rappresentante nei Consigli Parrocchiale, Vicariale o Diocesani) sono incompatibili con il 18

mandato di parlamentare europeo, nazionale, regionale, provinciale o degli Enti Locali, territoriali a qualsiasi livello, con la carica di Sindaco, Presidente della Regione, della Provincia, Assessore o Consigliere Comunale, Provinciale e Regionale, con incarichi di organi decisionali di partito a qualsiasi livello o di organizzazioni, comunque denominate, che perseguono finalità politiche. Coloro che ricoprono i suddetti incarichi nella Confraternita, in caso di candidatura per le assemblee elettive del Parlamento nazionale, della Regione, della Provincia, degli Enti Locali territoriali a qualsiasi livello, decadono di fatto dall'incarico ricoperto nella Confraternita. Si deve inoltre evitare che la Confraternita, come tale, e anche la sua sede, sia coinvolta nelle scelte personali e nella campagna elettorale dei membri della stessa. Art. 17 - La carica di Presidente non può essere esercitata per più di due mandati consecutivi. Art. 18 - Il Vice Presidente e il Tesoriere vengono eletti dalla Rettoria nella prima riunione dopo la nomina del Presidente da parte dell'Ordinario Diocesano. Art. 19 - II Presidente, subito dopo la comunicazione della propria nomina a Presidente, sentito il parere della Rettoria, nomina, fra i Confrati, un segretario, che in seno alla Rettoria ha soltanto voto consultivo. Art. 20 - L'Ordinario Diocesano, per giusta causa, può rimuovere il Presidente e i vari Rettori, dopo averli chiamati a confronto con lui (Can. 318§2 C.D.C.). Art. 21/1 - Se un Rettore presenta, nel corso del suo mandato, le dimissioni dalla carica e le stesse vengono accettate dalla Rettoria, gli subentra il confrate che ha ricevuto il maggior numero di voti fra i non eletti dall'Assemblea. In caso di esaurimento della lista dei Confrati non eletti alla carica di Rettore, si procederà alla elezione del nuovo Rettore entro 60 giorni dalla accettazione delle dimissioni del Rettore dimissionario da parte della Rettoria. II Se il Rettore dimissionario è anche Vice Presidente o Tesoriere, per la sua sostituzione si procede come previsto all'art.18. III - Se le dimissioni vengono presentate dal Presidente e sono accettate dall'Ordinario Diocesano questi decade anche da rettore; in tal caso per la sua sostituzione nel ruolo di Presidente si procederà come indicato nel par. 1 del presente articolo. Il nuovo Presidente verrà nominato come previsto all'art. 15 del presente Statuto. Art. 22 - In circostanze speciali, se lo richiedono gravi motivi, l'Ordinario Diocesano può designare un Commissario che in suo nome diriga temporaneamente la Confraternita con i poteri anche della Rettoria. Art. 23 - La Rettoria dura in carica tre anni e i suoi componenti possono essere rieletti per non più di tre trienni consecutivi.

ELEZIONI DELLA RETIORIA E SUOI COMPITI Art. 24. - Le elezioni della Rettoria avranno luogo, entro trenta giorni dalla data di scadenza del mandato della Rettoria precedente, nel corso dell'Assemblea Straordinaria dei Confrati, appositamente convocata alla presenza dell'Assistente Diocesano per le Confraternite o da un suo delegato. Nel caso in cui la Confraternita è retta da un Commissario, la data delle elezioni verrà stabilita dall'Ordinario Diocesano, sentito il Commissario.

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Art. 25 - Per la validità della votazione per la elezione della Rettoria si richiede la presenza della maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto. Il Seggio elettorale è composto: dal Confrate più anziano di età fra gli elettori presenti, che ne assume la presidenza; da due Confrati scrutinatori e dal Segretario, che assume le funzioni di Segretario del Seggio. È compito del Presidente del Seggio proclamare eletti i Rettori. a) La Rettoria uscente predisporrà una lista contenente tutti i nomi dei Confrati aventi il diritto di essere eletti e che abbiano presentato domanda per essere inseriti nella lista dei candidati, entro il termine stabilito dalla Rettoria uscente; ciascun Confrate elettore voterà da 1 a 7 nominativi, come nuovi Rettori, tra quelli contenuti nella lista. b) In caso di voto dato a più di 7 nominativi sulla medesima scheda, o a nominativi non compresi nella lista, la scheda sarà ritenuta nulla. c) L'elettore impedito fisicamente di esprimere il suo voto, potrà essere accompagnato da altro elettore di sua fiducia. d) Risulteranno eletti Rettori i 7 Confrati che avranno riportato il maggior numero di voti; in caso di parità per il settimo Rettore, si ritiene eletto il più anziano di età. La proclamazione avverrà subito dopo lo scrutinio dei voti. e) Non possono far parte della Rettoria i Confrati che abbiano liti o vertenze contro l'Amministrazione della Confraternita; se sono già in carica all'atto della lite o della vertenza, vengono dimessi d'ufficio e surrogati nei modi previsti all'art. 21-1. f) L'elezione dei Rettori diventa valida dopo essere stata confermata dall'Ordinario Diocesano. Art. 26 - Spetta alla Rettoria, d'intesa con l'Assistente Ecclesiastico: . a) promuovere tra i Confrati una vita cristiana autentica; b) promuovere uno scambievole aiuto spirituale e materiale dei Confrati, secondo lo spirito della carità evangelica; c) promuovere la disponibilità dei Confrati a collaborare insieme col Parroco e con le altre associazioni della comunità parrocchiale, in tutte le scelte e le iniziative del Consiglio Pastorale parrocchiale, specialmente in quelle relative alla programmazione e allo svolgimento delle feste religiose tradizionali. E inoltre: d) esaminare, le domande di ammissione dei nuovi Confrati esprimendo voto consultivo; determinare il periodo di prova per i nuovi Confrati prima dell'ammissione; e) determinare l'entità del contributo di ammissione dei nuovi Confrati; f) determinare il contributo annuale da dare da parte di ogni Confrate alla Confraternita e la data di scadenza entro la quale versarlo; g) amministrare i beni propri della Confraternita sotto l'alta sorveglianza dell 'Autorità Ecclesiastica; - compilare i bilanci da sottoporre all'Assemblea; - provvedere alla manutenzione dei beni mobili ed immobili ed alla conservazione dei censi e dei canoni; - rendere conto dell'amministrazione all'Autorità Ecclesiastica Diocesana ogni anno, entro il 31 Marzo, con la presentazione del bilancio consuntivo, approvato dall'Assemblea dei Confrati (can. 319§1 C.D.C.) Art. 27 - La Rettoria non può procedere ad atti e contratti che eccedono l'ordinaria ammini- 20

strazione senza la preventiva autorizzazione dell'Autorità Ecclesiastica Diocesana. Art. 28 - La gestione economica delle entrate e delle uscite della Parrocchia è di esclusiva competenza del Parroco, nella qualità di legale rappresentante della Parrocchia, coadiuvato dal Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici. Art. 29 - Le responsabilità primarie della gestione delle feste religiose tocca agli organismi pastorali (cfr. 2° Sinodo Diocesano, 45) quindi al Consiglio Pastorale Parrocchiale, di cui il Parroco è Presidente e di cui fa parte un rappresentante di ogni commissione, gruppo, movimento o realtà laicale o religiosa operante nella parrocchia (cfr. Giuseppe Malandrino, Nuove Norme per il Rinnovo degli Organismi Ecclesiali di partecipazione e di Comunione, 20 agosto 2003); le offerte dei fedeli raccolte, anche dalla Confraternita, per la realizzazione delle feste vanno impiegate sotto la responsabilità del Parroco e del Consiglio Pastorale Parrocchiale. Il Parroco, se lo ritiene opportuno, sentito il Consiglio Pastorale Parrocchiale, può delegare la Confraternita per la gestione delle feste tradizionali, comprese le offerte raccolte per la realizzazione delle medesime feste, a condizione che vengano osservate le disposizioni sulle feste religiose emanate dall'Autorità ecclesiastica diocesana e nazionale e che siano gestite in piena comunione con il Parroco. La Confraternita deve comunque presentare il bilancio della festa al Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici, che è deputato dal CDC (can. 537) a coadiuvare il parroco nella gestione economica della parrocchia. Art. 30 - La Rettoria si riunisce su convocazione del Presidente e delibera con la maggioranza assoluta degli aventi diritto.

IL PRESIDENTE

Art. 31 - Il Presidente rappresenta a tutti gli effetti la Confraternita e di diritto fa parte del Consiglio Pastorale Parrocchiale. Spetta al Presidente d'intesa con l'Assistente Ecclesiastico: a) curare la perfetta osservanza dello Statuto da parte di tutti i Confrati; b) dar vita ad iniziative idonee ad alimentare nei Confrati la formazione cristiana e lo spirito di apostolato laicale; c) fare osservare le disposizioni dell'Autorità Ecclesiastica; d) nominare, tra i Confrati, il Segretario, sentito il parere della Rettoria; e) ammettere i nuovi Confrati, purché vi sia il parere favorevole dell'Assistente Ecclesiastico e della Rettoria; accettare le dimissioni dei Confrati; f) sospendere e dimettere d'autorità i Confrati che violano lo Statuto, sentito il parere dell'Assistente Ecclesiastico, previa deliberazione della Rettoria; g) convocare, presiedere e dirigere le sedute sia ordinarie che straordinarie della Rettoria e dell'Assemblea dei Confrati e predisporre l'ordine del giorno; h) firmare i mandati di pagamento e tutti gli atti e contratti attinenti al governo della Confraternita; i) rappresentare in giudizio la Confraternita dietro autorizzazione dell'Ordinario Diocesano; l) accettare le dimissioni dei Confrati, purché vi sia il parere favorevole della Rettoria e dell'Assistente Ecclesiastico.

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Art. 32 - II Vice-Presidente collabora con il Presidente nella direzione della Confraternita, lo sostituisce in caso di assenza o impedimento temporaneo. Venendo a mancare, per qualsiasi causa, il Presidente, il Vice-Presidente assume l'incarico ad interim fino a quando l'Ordinario Diocesano non avrà nominato il nuovo Presidente per il tempo residuo del triennio.

L'ASSISTENTE ECCLESIASTICO

Art. 33 - L'Assistente Ecclesiastico, nominato direttamente dall'Ordinario Diocesano, è di norma il Parroco prò-tempore della Parrocchia Madonna delle Grazie di Ispica. A lui è demandata la direzione spirituale della Confraternita, in seno alla quale egli rappresenta in maniera abituale l'Autorità Ecclesiastica Diocesana e tutela il rispetto degli interessi della parrocchia e delle disposizioni della Diocesi. L'Assistente Ecclesiastico interviene a pieno diritto a tutte le adunanze della Rettoria e dell'Assemblea dei Confrati, alle quali, per la validità delle stesse, deve essere convocato, godendo di voto consultivo; da il nulla osta per l'ammissione dei nuovi Confrati; controfirma i verbali della Confraternita; cura l'istruzione religiosa dei Confrati; officia la ricezione solenne dei nuovi iscritti; celebra le esequie dei Confrati defunti.

IL SEGRETARIO

Art. 34 - II Segretario ha l'ufficio e l'obbligo di tenere ordinati e aggiornati i registri e gli altri documenti di archivio, avendo cura della loro buona conservazione, ed evitando che, senza specialissimo mandato da risultare negli atti, vengano portati fuori sede. In particolare egli dirama gli inviti di convocazione, stila e controfirma la corrispondenza, redige i verbali delle adunanze della Rettoria e dell'Assemblea. Il Segretario, al fine di redigere più facilmente i verbali, può utilizzare un registratore nelle riunioni della Rettoria e dell'Assemblea. Il contenuto delle registrazioni rimane riservato alla Rettoria e dopo l'approvazione del relativo verbale da parte dell'Ordinario Diocesano deve essere cancellato. Art. 35 - Per la regolare tenuta d'archivio il Segretario dovrà avere: il registro dei Confrati a rubrica alfabetica; il registro delle deliberazioni della Rettoria e dell'Assemblea; c) il registro protocollo. Essi dovranno essere preventivamente vidimati dall'Ufficio Diocesano per le Confraternite. Inoltre il Segretario dovrà avere il fascicolo personale dei singoli Confrati e il libro di presenza.

IL TESORIERE Art. 36 - II Tesoriere ha l'ufficio di curare la contabilità della Confraternita. A tale scopo dovrà avere un registro di cassa vidimato dall'Ufficio Diocesano per le Confraternite. Egli non potrà fare alcun pagamento senza il regolare mandato firmato dal Presidente e dovrà chiedere sempre la quietanza dei pagamenti effettuati. Inoltre il Tesoriere dovrà avere il libro inventario dello stato patrimoniale. L'ASSEMBLEA Art. 37 - L'Assemblea dei Confrati si riunisce ordinariamente ogni mese, straordinariamente ogni volta che sarà ritenuto necessario dal Presidente, 22

d'accordo con la Rettoria, o dall'Ordinario Diocesano o ne faccia richiesta scritta un decimo dei Confrati. Le Assemblee straordinarie devono essere convocate con avviso personale, a firma del Presidente e del Segretario, con relativo ordine del giorno, e rimesse ai singoli non meno di cinque giorni prima dell'adunanza. L'Assemblea è valida in prima convocazione se è presente la maggioranza assoluta dei Confrati iscritti, che hanno diritto di essere convocati; in seconda convocazione, che può avvenire nello stesso giorno, qualunque sia il numero dei Confrati presenti. Art. 38 - Tutte le adunanze della Confraternita si inizieranno con la preghiera ed il pensiero religioso tenuto dall'Assistente Ecclesiastico. Seguirà la lettura e l'approvazione del verbale della seduta precedente, e poi si passerà alla discussione dei vari punti all'ordine del giorno. Art. 39 - Compiti dell'Assemblea sono: a) eleggere la Rettoria; b) approvare il bilancio di previsione e quello consuntivo di ogni esercizio finanziario; c) deliberare circa gli atti e contratti che eccedono l'ordinaria amministrazione; d) approvare eventuali proposte di modifiche allo Statuto da presentare al giudizio dell'Ordinario Diocesano. Art. 40 - Le deliberazioni dell'Assemblea sono valide se sono approvate in prima convocazione dalla maggioranza assoluta dei presenti, in seconda convocazione dalla maggioranza semplice dei presenti. Art. 41- Tutte le deliberazioni dell'Assemblea dei Confrati, entrano in vigore dopo che avranno ottenuto l'approvazione dell'Autorità Ecclesiastica Diocesana, alla quale devono essere inviate in doppia copia, firmate dal Presidente, dal Segretario e dall'Assistente Ecclesiastico. Delle due copie, corredate dell'approvazione dell'Ordinario Diocesano, una viene restituita alla Confraternita e l'altra rimane alla Curia Vescovile. Art. 42 - Trattandosi di affari che concernono uno o più soci, costoro non possono intervenire alla seduta, debbono quindi, se intervenuti, allontanarsi al momento della discussione che li riguarda. L'Assemblea, se lo crede, può chiamarli a dare delucidazioni.

IL COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI

Art. 43 - II Collegio dei Sindaci revisori, obbligatorio per le Confraternite con più di 20 membri, è composto da 3 Confrati effettivi e uno supplente eletti dall'Assemblea indetta per l'approvazione del bilancio. Resta in carica un triennio. Verifica la legittimità delle partite ordinarie e straordinarie e ne reI aziona all'Assemblea.

AMMINISTRAZIONE DEI BENI

Art. 44 - Il patrimonio della Confraternita è costituito da beni immobili e mobili regolarmente inventariati e da tutti gli altri beni che dovessero pervenire alla Confraternita a titolo oneroso o gratuito, per atti intervivos o mortis causa, nonché da eventuali fondi di riserva costituiti con eccedenze di bilancio; La Confraternita trae i mezzi per l'attuazione delle proprie finalità: a) dalle rendite del proprio patrimonio; b) dalle quote iniziali e annuali associative; c) da ogni altra entrata che concorra ad incrementare l'attivo sociale; L'esercizio finanziario si chiude al 31 dicembre di ogni anno;

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L'Amministrazione dei beni della Confraternita spetta alla Rettoria, salvo il diritto di vigilanza del Vescovo e il suo potere di intervenire in caso di negligenza, secondo il disposto dei cann. 1276-1279 del Codice di Diritto Canonico; Per la validità degli Atti di straordinaria amministrazione, la Rettoria deve munirsi del parere obbligatorio dell'Assemblea e, se destinati ad incidere in modo notevole sulla entità e sulla consistenza del patrimonio, anche dell'autorizzazione scritta dell'Ordinario Diocesano, a norma del Call. 1281 del C.D.C .. Gli Atti, eccedenti i limiti e le modalità dell'Amministrazione ordinaria, vengono fissati dall'Ordinario Diocesano, udito il Consiglio Diocesano per gli Affari Economici. La Rettoria nell'amministrazione dei beni: 1) osserva le disposizioni canoniche e civili; 2) tiene in ordine i libri delle entrate e delle uscite; 3) redige lo stato patrimoniale, il rendiconto amministrativo al termine di ciascun anno, corredandoli della relativa documentazione da presentare all'Ufficio Amministrativo Diocesano entro il 31 marzo seguente per l'approvazione; 4) redige annualmente il preventivo delle entrate e delle uscite da presentare in Curia come il precedente.

NORME FINALI Art. 45 - L'Ordinario Diocesano può disporre, a suo giudizio ed in ogni tempo, visite nella Confraternita, per accertare che sia conservata l'integrità della fede e dei costumi e per vigilare che non si insinuino abusi nella disciplina ecclesiastica (Can. 305 §1 C.D.C.). Art. 46 - Ulteriori norme per regolare la vita e il funzionamento della Confraternita potranno essere adottate dall'Assemblea con la maggioranza dei due terzi degli aventi diritto al voto, mediante "l'emanazione di un "Regolamento", che entrerà in vigore subito dopo l'approvazione dell'Ordinario Diocesano. Eventuali modifiche del "Regolamento" potranno essere adottate dall'Assemblea con la stessa maggioranza qualificata necessaria per la sua adozione. Art. 47- La modifica del presente Statuto potrà essere fatta solamente dall'Ordinario Diocesano, presa visione - se del caso - delle proposte dell'Assemblea della Confraternita. Art. 48 – Per quanto non previsto dal presento Statuto e per quanto non in contrasto con esso, si rimanda alle disposizioni contenute nel Codice di Diritto Canonico vigente , Libro II, Parte I. Titolo V, Capitolo II, relative alle associazioni pubbliche dei fedeli e dell’amministrazioni dei loro beni.

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MARIA IN DANTE NELLA BIBBIA E NELLA CHIESA

MARIA IN DANTE

ANNUNCIAZIONE (Purg. X, 34-45). L’angel che venne in terra col decreto della molt’anni lacrimata pace, ch’aperse il ciel del suo lungo divieto, dinanzi a noi pareva sì verace quivi intagliato in un atto soave, che non sembiava immagine che tace. Giurato si sarìa ch’el dicesse “Ave”; perché iv’era imaginata quella ch’ad aprir l’alto amor volse la chiave; e avea in atto impressa esta favella “Ecce ancilla Dei”, propriamente come figura in cera si suggella. (L’angelo, che venne sulla terra recando il divino decreto di ristabilire la pace perduta e invocata con lacrime per molti anni, la quale aprì il cielo tanto lungamente vietato agli uomini, davanti a noi appariva, proprio lì, intagliato, ma così vero e in atteggiamento tanto soave, che non sembrava un’immagine muta. Si sarebbe giurato che l’angelo dicesse “Ave!”, poiché qui davanti a lui era effigiata colei che volse l’amore dell’Altissimo ad aver pietà degli uomini; e nell’atteggiamento aveva impresse queste parole: “Ecco l’ancella di Dio”, proprio come una figura che sia suggellata nella cera.”) Udi’…una voce modesta, forse qual fu dall’angel a Maria (Par. 14, 34-36). (Sentii una voce modesta, forse come quella dell’angelo Gabriele a Maria) In tutti i gironi del Purgatorio il primo esempio di virtù contrario al vizio che vi è punito è sempre offerto da Maria, che Dante considera l’esemplare di ogni virtù. Nel primo girone i superbi vedono scolpiti nel marmo gli esempi di umiltà.

VERGINITA’ (Purg. 25, 124. 128). “E vidi spirti per la fiamma andando… e gridavan alto: “Virum non conosco”. (E vidi spiriti che camminavano in mezzo alle fiamme…e gridavano a voce alta: “Non conosco uomo”) All’arcangelo Gabriele che le annuncia la divina maternità, pensando al suo voto di verginità Maria SS. domanda. “Come potrà avvenire questo se io non conosco uomo?” Mirabile esempio di purezza verginale opposta al vizio dei lussuriosi.

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INCARNAZIONE (Purg. 3,37) State contenti, umana gente al quia; chè se possuto aveste veder tutto, mestier non era parturir Maria. (Uomini, siate contenti che Dio esiste, poiché se aveste avuto la capacità di vedere tutto chiaro con la vostra intelligenza, compresa l’essenza di Dio, non sarebbe stato necessario che il Verbo si incarnasse e fosse partorito da Maria per venire a rivelare i misteri!) (Par. VII, 30-33) Al Verbo di Dio discender piacque u’ la natura, che dal suo fattore s’era allungata, unì a sé in persona con l’atto sol del suo eterno amore. (Al Verbo figlio di Dio piacque scendere sulla terra, dove solo per opera dello Spirito Santo, suo Amore eterno, nel seno verginale di Maria unì a sé, nella propria persona divina, la natura umana, che in Adamo si era allontanata dal proprio Creatore.) (Par. 13, 79-81. 84) Se ’l caldo amor la chiara vista, della prima virtù dispone e segna, tutta la perfezion quivi s’acquista. …così fu fatta la Vergine pregna. (Se Dio opera direttamente e lo Spirito Santo prepara e imprime nella cosa creata la limpida idea, allora dalla cosa creata è ricevuta tutta la perfezione propria della sua natura…In questo modo fu formato Cristo, quando la Vergine Maria s’ingravidò di lui.) Quivi è la rosa in che il Verbo divino Carne si fece…(Par. 23, 73) (Qui c’è la Vergine, la “rosa mistica” nella quale il Verbo divino si è incarnato.)

NASCITA DI GESÙ – POVERTA’ DI MARIA (Purg. 20, 19-24). Per ventura udi’ “Dolce Maria!” dinanzi a noi chiamar così nel pianto come fa donna che in parturir sia; e seguitar: “ Povera fosti tanto, quanto veder si può per quell’ospizio dove sponesti il tuo portato santo.” (E mi accadde di sentire davanti a noi invocare piangendo, come fa la donna presa dalle doglie del parto:: “Dolce Maria!” e continuare: “tu fosti tanto povera quanto si può vedere dalla grotta di Betlemme, dove deponesti il santo Bambino che portavi in seno.”) La nascita di Cristo nella grotta di Betlemme è esempio di povertà contraria all’avarizia 28

VISITAZIONE (Purg. 18, 99-100) Due innanzi gridavan piangendo: “Maria corse con fretta alla montagna.” (Due anime, in testa a tutte le altre, gridavano piangendo: “Maria corse sollecita alla montagna.”) E’ questo un esempio di sollecitudine opposta all’accidia.

BENEDETTA FRA LE DONNE Ventiquattro seniori, a due a due, coronati venian di fiordaliso. Tutti cantavan: “Benedetta tue nelle figlie di Adamo, e benedette Sieno in eterno le bellezze tue!” (Purg. 29, 83-87) (Tutti cantavano: “Benedetta tu fra le figlie di Adamo, e siano benedette in eterno le bellezze tue!”) La Madonna con Cristo è benedetta perché nostra corredentrice, speranza dell’Antico Testamento e gioia del Nuovo.

MARIA RITROVA GESU’ AL TEMPIO. Ivi mi parve in una visione estatica di subito esser tratto, e vedere in un tempio più persone; e una donna, in su l’entrar, con atto dolce di madre dicer: “Figluol mio. perché hai tu così verso noi fatto? Ecco dolenti, lo tuo padre e io ti cercavamo.” (Purg. 15, 85-92). (Qui mi sembrò di essere trasportato improvvisamente in una visione estatica e di vedere più persone in un tempio; e una donna sull’ingresso dire in dolce atteggiamento materno: “Figliuolo mio, perché ti sei diportato così verso di noi? Ecco tuo padre ed io addolorati ti cercavamo.”) Per Dante è questo un esempio di mansuetudine contrario all’iracondia.

LE NOZZE DI CANA. (Purg. 13,28-30). La prima voce che passò volando “vinum non habent” altamente disse, e dietro a noi l’andò reiterando. (La prima voce che passò a volo sopra di noi, gridò: “Non hanno più vino!” e continuò a ripetere il grido proseguendo il volo dietro le nostre spalle.) (Purg. 13, 49) E poi che fummo un poco più avanti, udia gridar: “Maria ora per noi”. E quando fummo un po’ più avanti, sentivo gridare: “Maria, prega per noi!”) Nel secondo girone gli esempi di carità verso il prossimo sono gridati perché gli invidiosi possano sentirli, non vederli, avendo gli occhi cuciti. Entrati nella comu-

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nione dei santi, recitano le loro litanie, invocando dopo la Trinità la SS. Vergine. Più pensava Maria onde fosser le nozze orrevoli ed intere, ch’alla sua bocca ch’or per voi risponde (Purg. 22, 142-144). (Poi continuò: “Maria pensava più a rendere decoroso e completo il banchetto nuziale, che alla sua bocca, la quale ora prega e intercede per voi.”) Maria in questo episodio è esempio anche di temperanza opposto al vizio dei golosi.

MARIA AI PIEDI DELLA CROCE (Par. 11,71s.) Sì che, dove Maria rimase giuso, ella con Cristo pianse in su la croce (Mentre Maria rimase giù ai piedi della croce, essa [la povertà] vi salì sopra e pianse con Cristo.)

CORONAZIONE DELLA VERGINE MARIA (Par. 23, 73. 88-111). Quivi è la rosa in che il Verbo divino carne si fece… Il nome del bel fior ch’io sempre invoco e mane e sera, tutto mi ristrinse l’animo ad avvisar lo maggior foco. E come ambo le luci mi dipinse il quale e il quanto della viva stella che lassù vince, come quaggiù vinse, per entro il ciel scese una facella, formata in cerchio a guisa di corona, e cinsela e girossi intorno ad ella. Qualunque melodia più dolce sona qua giù e più a sé l’anima tira, parrebbe nube che squarciata tona, comparata al sonar di quella lira onde si coronava il bel zaffiro del quale il ciel più chiaro s’inzaffira. “Io sono amore angelico, che giro l’alta letizia che spira del ventre che fu albergo del nostro disiro; e girerommi, donna del ciel, mentre che seguirai tuo figlio, e farai dia la spera suprema perché lì entre.” Così la circolata melodia si sigillava, e tutti li altri lumi facean sonare il nome di Maria. (In questo giardino c’è la Vergine, la rosa mistica nella quale il Verbo di Dio si è incarnato…)

Il nominare la mistica rosa, Maria, il bel fiore divino che io invoco sempre al mattino e alla sera, attirò la mia attenzione a fissare e distinguere la luce più ardente di tutte. E appena la qualità e la quantità della luce di Maria, la stella vivente che lassù in cielo supera tutti

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beati nella gloria come quaggiù in terra superò tutti nella virtù e nel merito si rispecchiarono nei miei occhi, attraverso il cielo scese l’arcangelo Gabriele, come splendore disposto circolarmente a guisa di corona, e la cinse rotandole intorno come cerchio intorno al centro. Qualunque melodia più dolce possa risuonare quaggiù sulla terra e attirare a sé l’animo di chi la sente, non può sembrare altro che rumore assordante e schianto di tuono, il quale fa scoppiare la nube che lo conteneva, paragonata al canto melodioso dell’arcangelo Gabriele, la lira di cui era incoronata Maria, il bel zaffiro di cui s’ingemma l’Empireo, il cielo più luminoso. “Io sono l’angelo Gabriele, ardente d’amore, che cingo e corono te, Madre di Dio, spirante beatitudine dal seno che fu dimora di Cristo, oggetto della nostra brama; e continuerò a cingerti, coronarti e corteggiarti finché seguirai tuo Figlio e entrandovi, renderai più fulgido l’Empireo, la sfera più eccelsa del cielo.” Così terminò la melodia cantata dall’angelo che rotando cingeva con la sua luce Maria e tutti gli altri spiriti splendenti gli facevano eco gridando con giubilo il nome di Maria.)

ASSUNZIONE E GLORIFICAZIONE DI MARIA

( Par. 25, 128-129) Con le due stole nel beato chiostro son le due luci sole che saliro; (Con l’anima e col corpo rivestiti della propria gloria qui in paradiso sono soltanto Cristo e Maria, i due splendori saliti poco fa all’Empireo.) (Par. 23, 118-129). Non ebber li occhi miei potenza di seguitar la coronata fiamma che si levò appresso sua semenza. E come fantolin che ‘nver la mamma tende le braccia poi che ‘l latte prese, per l’animo che ‘nfin di fuor s’infiamma; ciascun di quei candori in su si stese con la sua fiamma, sì che l’alto affetto ch’elli avieno a Maria mi fu palese. Indi rimaser lì nel mio cospetto, “Regina coeli” cantando sì dolce, che mai da me non si partì ‘l diletto. ( I miei occhi non ebbero la forza visiva capace di seguire la figura ardente e luminosa di Maria circondata dalla splendente corona angelica, mentre si elevava verso l’Empireo seguendo il Figlio suo. Come il bambinello che, succhiato il latte, tende le braccia alla mamma per l’affetto spontaneo prorompente come fiamma anche nel gesto esterno, ciascuna di quelle luci splendenti con la sua fiamma si protese verso l’alto, in modo che potei conoscere chiaramente il profondo affetto che avevano per Maria. Poi se ne stettero lì, davanti a me, cantando “Regina coeli” con tale dolcezza, che il diletto causato in me è ancora vivo nel mio cuore.)

MARIA IN CIELO (Purg. 8, 37) Ambo vengon dal grembo di Maria”

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Il grembo di Maria è il cielo empireo, la mistica rosa coi suoi petali, cioè i suoi santi, che sono il corpo mistico concepito e generato assieme al corpo di Gesù, nel suo e dal suo grembo. Dal suo seno e cuore materno e misericordioso vengono gli angeli che danno aiuto, conforto e protezione alle anime in cielo e in terra.

REGINA DEL PARADISO – ONNIPOTENTE (Par. 31, 115-142). Guarda i cerchi infino al più remoto, tanto che veggi seder la Regina cui questo regno è suddito e devoto. Io levai li occhi; e come da mattina la parte oriental dell’orizzonte soverchia quella dove ‘l sol declina, così, quasi di valle andando a monte con li occhi, vidi parte nello stremo vincer di lume tutta l’altra fronte. E come quivi ove s’aspetta il temo che mal guidò Fetonte, più s’infiamma, e quinci e quindi il lume si fa scemo, così quella pacifica orifiamma nel mezzo s’avvivava, e d’ogni parte per igual modo allentava la fiamma. E a quel mezzo, con le penne sparte, vid’io più di mille angeli festanti, ciascun distinto di fulgore e d’arte. Vidi a’ lor giochi quivi ed a’ loro canti ridere una bellezza, che letizia era nelli occhi a tutti li altri santi. E s’io avessi in dir tanta dovizia quanta ad imaginar, non ardirei lo minimo tentar di sua delizia. Bernardo come vide li occhi miei nel caldo suo calor fissi e attenti, li suoi con tanto affetto volse a lei, che i miei di rimirar fè più ardenti. (Guarda questi ordini di eletti, cerchio per cerchio, fino al più lontano e alto, e fino a vedervi assisa la Regina alla quale tutto questo regno è soggetto e lietamente devoto.” Io alzai gli occhi all’ultimo cerchio; e come sul mattino la parte orientale dell’orizzonte vince in splendore quella occidentale, così salendo con gli occhi come da valle a monte, vidi una parte del cerchio supremo della rosa vincere in luminosità tutta l’altra parte di quell’ordine di seggi. E come nella parte orientale dell’orizzonte di dove deve nascere prima il timone poi il carro del sole, mal guidato da Fetonte, più che negli altri punti è viva la luce che di qua e di là diminuisce gradatamente, così quell’orifiamma [bandiera rossa e dorata] pacifica si avvivava nel mezzo e ai lati scemava gradatamente lo splendore. E intorno al punto centrale e più luminoso vidi innumerevoli angeli volanti con le ali spiegate intorno al raggio della Regina celeste, ciascuno con luce gloriosa e moto festoso. Vidi che ai loro tripudi e canti rispondeva 32

sorridente Maria, la bellezza per eccellenza che rallegrava di sé gli occhi e lo spirito di tutti gli altri santi. E quant’anche avessi ricchezza di parola da adeguare la potenza della mia immaginazione, non ardirei di tentare di descrivere neanche la minima parte della sua inebriante bellezza. E San Bernardo appena vide i miei occhi tutti attenti e fissi in Maria, l’ardente fiamma della quale egli ardeva, anch’egli volse a lei gli occhi con tanto affetto, che fece i miei più bramosi di contemplarla.) CONTEMPLAZIONE Io vidi sopra lei tanta allegrezza Piover, portata nelle menti sante Create a trasvolar per quell’altezza, che quantunque io avea visto davante di tanta ammirazion non mi sospese, né mi mostrò di Dio tanto sembiante; e quello amor che primo lì discese cantando “Ave Maria gratia plena”, dinanzi a lei le sue ali distese. Rispose alla divina cantilena da tutte parti la beata corte, sì ch’ogni vista sen fè più serena. “ O santo padre… qual è quell’angel che con tanto gioco guarda nelli occhi la nostra regina, innamorato sì che par di foco?” Così ricorsi ancora alla dottrina Di colui ch’abbelliva di Maria Come del sole stella mattutina. Ed elli a me: “Saldezza e leggiadria Quant’esser puote in angelo ed in alma, tutta è in lui; e sì volem che sia, perch’elli è quelli che portò la palma giuso a Maria, quando ‘l Figliuol di Dio carcar si volse della nostra salma. (“Ma ormai contempla il volto di Maria, che più di tutti gli altri assomiglia al volto di Gesù Cristo, perché soltanto il suo splendore può prepararti a contemplare Cristo”. Allora io vidi piovere sopra di lei tanta allegrezza, portata dagli angeli creati per attraversare a volo quelle sublimi altezze, che nulla di quanto avevo visto fino allora mi aveva tenuto sospeso in tanta ammirazione, né mi aveva mostrato un’immagine così perfetta di Dio; e l’angelo, che per primo discese sopra di Lei, le distese le ali davanti cantando: “Ave Maria piena di grazia!” E la beata corte del cielo da tutte le parti dell’Empireo rispose al canto divino, e l’aspetto di ogni santo apparve ancor più lieto e luminoso di prima. “O santo padre, dissi a S. Bernardo, che per amor mio sopporti di stare qui con me nel fondo della candida rosa, lasciando il posto che ti ha assegnato l’eterno decreto di Dio, dimmi, chi è quell’angelo che così festoso contempla negli occhi la nostra Regina, ardendo talmente d’amore da sembrare viva fiamma?” Così ancora una volta feci ricorso all’ammaestramento di San Bernardo, che splendeva dei raggi di Maria riflessi sopra di lui, come Venere, la stella del mat-

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mattino, che si fa bella dei raggi del sole. Ed egli mi rispose: “In lui c’è tutto l’ardente e sincero amore e tutta la galante esultanza che possono essere in un angelo e in un’anima umana; e noi siamo ben contenti che sia così. Giacché egli è l’arcangelo Gabriele, che portò giù nel mondo a Maria Santissima la palma, in segno della divina predilezione, quando il Figlio di Dio incarnandosi si volle assumere il peso della nostra natura.) Subito dopo (v. 119) Maria è detta “Augusta”, perché Regina e Imperatrice del cielo e della terra, vicino alla quale c’è sua Ma dre Anna. Tanto contenta di mirar sua figlia, che non move occhio per cantare osanna (v. 134s.). (Tanto contenta di contemplare Maria sua figlia, che non distacca mai gli occhi da Lei, per quanto canti “Osanna” con tutti gli altri beati).

CORREDENTRICE - MARIA-EVA (Par. 32, 1-6)

Affetto al suo piacer, quel contemplante libero officio di dottore assunse, e cominciò queste parole sante: “La piaga che Maria richiuse e unse, quella ch’è tanto bella da’ suoi piedi è colei che l’aperse e che la punse. (Stando affettuosamente fisso nella bellezza della Vergine, oggetto del suo delizioso amore, il contemplante San Bernardo prese spontaneamente l’ufficio di maestro e cominciò a parlarmi santamente in questa maniera: “Colei che fulgente di bellezza, siede ai piedi di Maria, è Eva, la quale aperse e inacerbì nell’umanità la piaga del peccato originale, piaga che Maria Santissima medicò e rimarginò.)

MADRE DEL SUO CREATORE – SEMPRE VERGINE - PREDESTINATA AB ETERNO – MEDIATRICE UNIVERSALE – COMPENDIO DELLA BONTA’ E DELLE

PERFEZIONI CREATE (Par. 33, 1- 21. 40-45). Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile ed alta più che creatura, termine fisso d’eterno consiglio, tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti sì che ’l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l’amore per lo cui caldo nell’eterna pace così è germinato questo fiore. Qui se’ a noi meridiana face di caritate, e giuso, intra i mortali, se’ di speranza fontana vivace. Donna se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre, sua distanza vuol volar sanz’ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate 34

liberamente al dimandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza in te s’aduna quantunque in creatura è di bontade… Li occhi da Dio diletti e venerati… All’eterno lume si drizzaro Nel qual non si dee creder che s’invii Per creatura l’occhio tanto chiaro. (“Vergine e Madre, figlia di Dio che incarnandosi volle farsi tuo Figlio, la più umile e la più elevata di tutte le creature, predestinata alla dignità di Madre di Dio e alle altre grandezze per infallibile ed eterno decreto di Dio, tu sei Colei che ha tanto nobilitata la nostra umana natura, che il Verbo, il quale l’aveva creata, incarnandosi non sdegnò di farsi membro della natura stessa. Per l’incarnazione, compiutasi nel tuo seno, si riaccese l’amore tra l’uomo e Dio, per il cui calore vitale qui nell’eterna pace del cielo è sbocciata questa mistica rosa dei santi! Quassù in Paradiso per noi beati tu sei un sole di carità splendente in pieno meriggio; per i mortali laggiù sulla terra sei viva e inesauribile fonte di speranza. O Signora tu sei tanto grande e potente che chiunque vuol grazia e non ricorre a Te, non può sperare di averla, perché la sua speranza vorrebbe volare senza avere le ali! E tu sei tanto buona, che non solo soccorri prontamente chi ti prega, ma spesso con generosa liberalità previeni la stessa preghiera! In te c’è misericordia, in te c’è tenera pietà materna, in te magnificenza generosa, in te s’assomma quanto c’è di buono e di perfetto nelle creature…..Gli occhi di Maria amati e venerati da Dio stesso, fissi in San Bernardo orante, ci dimostrarono quanto siano a Lei gradite le preghiere devote; indi si levarono a Dio, eterna luce, e si fissarono in lui tanto limpidi e sinceri, quanto si deve credere non possa fare qualsiasi altra creatura.)

SALVE REGINA (Purg. 7,82-84) “Salve Regina” in sul verde e ’n su fiori, quindi seder cantando anime vidi, che per la valle non parean di fori. (Dall’orlo della valletta vidi sedere sull’erba verde e sui fiori anime che cantavano “Salve Regina” e che non si vedevano da fuori della valle.) Nel tripudio di colori e profumi dei fiori, si leva il canto degli esuli figli d’Eva, gementi e piangenti nella valle di lacrime, con cui le anime purganti si rivolgono alla clemente e pietosa Regina del cielo e della terra perché ponga fine al loro esilio, mostrando loro il frutto benedetto del suo seno, Gesù.

IL NOME DI MARIA (Purg. 5,101) Bonconte finisce la vita invocando la Madonna Nel nome di Maria fini’. Piccarda scompare cantando l’Ave angelica.

Così parlommi; e poi cominciò “Ave

Maria” cantando e cantando vanio come per acqua cupa cosa grave (Par. 3, 121-123)

(Così mi parlò Piccarda, e poi cominciò a cantare: “Ave Maria” e cantando svanì come una

cosa pesante scompare in acqua cupa e profonda.)

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MEDITAZIONI SULLA MADONNA

ANNUNCIAZIONE UMILTA’ E ALTEZZA DI MARIA Commenta S. Bernardo: L’umiltà è il fondamento e la garanzia di tutte le virtù. O Maria, prima e perfetta discepola di tuo Figlio Gesù, hai imparato da Lui ad essere mite ed umile di cuore (Mt.11,29) e, secondo la sua parola, dichiarandoti sua serva, quanto più ti sei umiliata, tanto più Egli ti ha esaltata. Maria, pur essendo la prima delle creature si è comportata come fosse l’ultima e per questo è diventata la più alta ed eccelsa. O Madre di Dio, la tua verginità ti rese a Lui cara, ma è stata la tua umiltà così bella col suo soave profumo che ha fatto innamorare il tuo re e ti ha reso degna di attirare il Verbo eterno dal seno di Dio fino al tuo corpo purissimo. L’umiltà è la perla più preziosa e sola della collana delle tue virtù con cui Tu, sorella e sposa del Signore, gli ha ferito il cuore (cfr. Ct. 4,9). Maria, la più umile delle creature rifiuta le lodi per sé, rivolgendole tutte al Padre suo e nostro che è nei cieli, in Lui solo esulta, Lui solo vuole compiacere, a Lui solo rende onore e gloria. Perciò dice nel suo cantico di lode: L’anima mia magnifica il Signore… perché ha guardato l’umiltà della sua serva; Egli che disperde i superbi nei pensieri del loro cuore ed esalta gli umili. Maria, com’è detto della Sapienza (cfr. Sap. 7.8.9 passim), manifesta la sua nobiltà, in comunione di vita con Dio, perché il Signore l’ha amata. Ella insegna la temperanza e la prudenza, la giustizia e la fortezza. La purezza di Maria, si diffonde e penetra in ogni creatura. E’ un’emanazione della potenza di Dio, un effluvio genuino della gloria dell’Onnipotente, per questo nulla di contaminato s’infiltra in Lei Immacolata. Lei è l’unica che può tutto; pur rimanendo sé stessa tutto rinnova e attraverso le età entrando nelle anime sante, forma amici di Dio e Profeti. Nulla infatti Dio ama se non chi vive con la sapienza che è Maria. Essa in realtà è più bella del sole e supera ogni costellazione di astri; paragonata alla luce risulta superiore; a questa infatti succede la notte mentre Maria risplende sempre nel cielo di Dio e nel cielo delle anime pie. I suoi devoti sono servi di Dio e figli della sua ancella, Maria. L’hanno amata e ricercata fin dalla loro giovinezza, hanno cercato di averla come sposa, si sono innamorati della sua bellezza; hanno deciso di prenderla a compagna della loro vita, sapendo che sarà la loro consigliera di bene e conforto nelle preoccupazioni e nel dolore. Maria è un riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell’attività di Dio e un’immagine della sua bontà. Questo grande specchio purissimo riflette la luce del sole divino Gesù sull’umanità e ciascuno di noi; a sua volta non tiene per sé ma riflette su Dio le lodi che riceve da tutte le generazioni. Noi, piccoli specchi, siamo abbagliati dal sole divino che invece contemplano e penetrano nell’intimo gli occhi di Maria “da Dio diletti e venerati”. Rispecchiamoci in Colei che riflette il volto glorioso di Gesù e lo riproduce in noi; sforziamoci di imitarla, andiamo da lei (cfr. Prv. 9,4) che ci accoglierà come figlioletti suoi secondogeniti e ci proteggerà sotto il suo manto, che è l’umiltà. Ave Maria piena di grazia, Vergine immacolata e santa, creatura la più umile e la più grande davanti a Dio. Fosti così piccola ai tuoi occhi ma così grande agli occhi del tuo Signore che ti innalzò fino a sceglierti come sua Madre e a renderti Regina del cielo e della terra.

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LA VISITAZIONE - MARIA PELLEGRINA E MEDIATRICE DI

GRAZIE

Ah come Maria interviene prontamente quando si tratta di soccorrere nelle necessità e alleviare le sofferenze del prossimo. Infatti quando, spinta dalla carità, si recò alla casa di Elisabetta, “si mise in viaggio verso la montagna in fretta”. Secondo le parole dell'apostolo (Ebr. Il ,8ss.) e sulI'esempio dei Patriarchi, Maria è stata veramente una straniera e pellegrina in questo mondo, in cammino verso la terra promessa, "la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso." La sua vita fu un continuo pellegrinaggio: da Gerusalemme, dove si dice essere nata, a Nazaret (Km. 140); da Nazaret ad Ain Karem da Elisabetta e ritorno (Km. 340); da Nazaret a Betlemme (Km.160); da Betlemme in Egitto (Km. 500 ca.); dall'Egitto a Nazaret (Km. 650 ca.). Maria per prima ha infine dato l'esempio della sequela di Cristo sulla via del Calvario fino alla morte per essere poi partecipe della sua resurrezione, com'è detto nella Lettera agli Ebrei (13, 13-14): E' uscita fuori dalla città terrena ed è andata verso di Lui, "portando il suo obbrobrio, perché" era certa che "non abbiamo quaggiù una città stabile ma cerchiamo quella futura". A buon diritto perciò la Chiesa la onora col titolo di Odigitria, cioè Madonna del buon cammino, nostra sicura guida alla sequela di Gesù, in questa valle di lacrime fino alla patria celeste. Maria è anche Mediatrice di grazie e bene dice Dante: “Chi vuol grazia e a te non ricorre,

sua distanza vuol volar sanz’ali”. “Tutti i doni”, dice il suo maestro S. Bernardo, “le virtù e le grazie dello stesso Spirito Santo sono elargiti dalle mani di Maria a chi vuole, quando vuole, come vuole e nella misura che vuole”. E S. Anselmo: Spesso otteniamo prima le grazie invocando il nome di Maria che quello di Gesù. Non perché Egli non sia la fonte e il Signore di tutte le grazie, ma perché se ricorriamo a sua Madre ed Ella prega per noi, le sue preghiere, che sono preghiere di Madre onnipotente e ripiena di grazia, non solo in sé ma per donarla a noi, saranno molto più efficaci delle nostre e subito esaudite. “In Lei infatti è la grazia di ogni via e verità” (cfr.Sir. 24,25). Certo la fonte è Gesù, ma Egli ha stabilito che l’acqua di cui parla alla Samaritana pervenga a tutti, sia a chi la invoca sia a chi non la invoca, tramite l’acquedotto Maria, tesoriera e dispensatrice di tutte le grazie! Secondo il Siracide (cfr. 24, 39-47), la Sapienza, che è Maria non ha ottenuto solo per sé la grazia ma anche per tutti quelli che la cercano. E’ Lei l’acquedotto della divina acqua immensa che irriga le piante fruttifere del giardino di Dio, cioè i santi della Chiesa terrena e celeste. Il canale è diventato giuso, intra i mortali, di speranza fontana vivace; un fiume abbondante d’acque, anzi tanti fiumi quante sono le anime in cui si riversa, che scorrendo si avvicina al mare, cioè a Dio. Dice il primo libro dei Re (cap. 18), che dopo tre anni di siccità, inflitti da Dio in castigo per l’idolatria di Israele, il Signore concesse la pioggia. Elia si recò sulla cime del Carmelo, si gettò con la faccia a terra per pregare, poi mandò il suo ragazzo a guardare verso il mare e questi la settima volta tornò a riferire: “Ecco una nuvoletta come forma d’uomo sale dal mare.” Subito il cielo si oscurò e la pioggia cadde a dirotto. Secondo i Padri della Chiesa, questa nuvola è simbolo della B.V.Maria. Lei infatti ha velato nel suo grembo, concependolo, il Sole divino, il Verbo di Dio, che in Lei ha preso forma 38

d’uomo e si è reso visibile. E’ Maria, Mediatrice di tutte le grazie, la nuvola piccola per la sua umiltà, che, ripiena del vapore proveniente dal mare divino, ha poi ricoperto tutta la terra con la sua misericordia e riversato in pioggia di fecondità la moltitudine dei doni celesti. Onde dice il Siracide (35,86): “Bella è la misericordia (Maria) al tempo dell’afflizione, come le nubi apportatrici di pioggia in tempo di siccità.” Prima di Lei il cielo era chiuso; è stata Maria che lo ha aperto quando il suo materno grembo verginale ha partorito Cristo. “Per mezzo di Maria noi miseri conseguiamo misericordia, noi ingrati la grazia, noi peccatori il perdono, noi deboli i favori sublimi, noi esseri terreni i doni dello Spirito Santo, noi creature mortali la vita eterna, noi pellegrini la patria celeste” (S. Alfonso). Tutto questo è confermato dalla Parola di Dio (Eccli. 24 26-31 Vulg. E Nuova Vulg.). “Venite da Me tutti voi che mi desiderate e riempitevi di tutti i beni da me generati. La mia dottrina infatti è più dolce del miele e la mia eredità supera il favo del miele; la mia memoria è nelle generazioni dei secoli. Quelli che mangiano di me avranno ancora fame e quelli che bevono di me avranno ancora sete. Chi mi ascolta non sarà confuso e chi opera in me non peccherà: quelli che mi fanno conoscere avranno la vita eterna.” Come senza Gesù non possiamo far nulla (Giov. 15,5), essendo Maria la Mediatrice di tutte le grazie, senza di Lei non possiamo avere nessun dono di Dio. E le parole del Signore: “Qualunque cosa chiederete al Padre mio nel nome mio vi sarà concesso (Giov. 14, 13)”, possono essere così adattate a Maria: “ Tutto quello che chiederete a Me nel nome di mia Madre Maria vi sarà concesso”: e “Tutto quello che chiederete alla Madre mia nel nome mio vi sarà concesso.”

PERDITA DI GESÙ AL TEMPIO

Dice S. Alfonso che Maria in nessun’altra sofferenza si lamentò eccetto che nello smarrimento di Gesù al tempio; e lo fece non con rimprovero ma con amoroso lamento, manifestando al Figlio la sua angoscia: ecco dolenti ti cercavamo. Per il timore di essere abbandonata dal suo Gesù in quei tre giorni aveva pianto ed esclamato con Davide: “Le lacrime sono mio pane giorno e notte, mentre mi dicono sempre, dov’è il tuo Dio”(Sal. 42,4).Anche la risposta del Signore non è un rimprovero ma un insegnamento: Imparate che devo prima occuparmi delle cose del Padre mio e che devo dare l’esempio perché “chi ama il padre e la madre più di Me non è degno di Me” (Matt. 10,37).

NOZZE DI CANA In Maria, (S. Tommaso, in Johannem, II, 3-4) che interpella Gesù, si nota anzitutto la misericordia di cui è piena e che spinge il suo cuore pietoso a soccorrere noi miseri e infermi. Inoltre si rivela la sua sollecitudine e diligenza, perché Ella conosce e previene le nostre necessità e tribolazioni, intervenendo prima che il vino sia finito. E in questo, come dice il Poeta, dimostra di amare il prossimo come sé stessa, anzi più di sé stessa, riguardo ai beni terreni. E’ così piena di carità che, allora in terra e ora in cielo aiuta coloro che han- no bisogno di soccorso prevenendoli e senza essere richiesta, col riferire al Figlio le loro necessità. La parola del Signore “che ho da fare con te, o donna? (Gv.2,4)” si spiega, secondo me, in questo modo: Ricorda che tu sei sì mia madre secondo la carne, ma anche una donna, una creatura, umile mia serva a Me sottomessa, che fai la mia volontà che è la volontà del Padre mio e tuo. E la Madonna in cuor suo gli ha risposto: “Si mio figlio e Signore; sono la

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tua umile serva, io non comando al mio Signore ma lo prego e gli rendo grazie perché si mostri misericordioso verso di me e gli altri suoi e miei figli! E Gesù, che leggeva il suo cuore: “Hai detto bene e io ti proclamo la più beata e santa delle creature, mia madre, sorella, sposa, figlia, perché hai fatto nel modo più perfetto la volontà del Tuo Signore; perciò, quantunque non sia giunta la mia ora, compio e compirò sempre i miracoli e do e darò sempre le grazie che mi chiedi e mi chiederai per i tuoi figli e miei fratelli, fino alla fine dei tempi!

POVERTA’ E DOLORI DI MARIA La più perfetta delle creature si fece povera di spirito e di beni terreni per imitare e possedere solo il suo Salvatore, il quale “da ricco che era si è fatto povero perché diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà” (2Cor., 8-9). In Lui esultava il suo spirito, perché nella sua vita terrena non desiderò né amò altro bene all’infuori di Dio, figlio suo e suo tutto. La povertà di Maria si manifesta anzitutto nella nascita di Gesù come dice bene il Poeta: “Povera fosti tanto, - quanto veder si può per quell’ospizio – dove sponesti il tuo portato santo.” Impropria è invece la personificazione che Dante fa della virtù della povertà che sale con Cristo sulla croce mentre Maria rimase ai suoi piedi. Invero ai piedi della croce Maria provò l’estrema povertà, perché fu privata, anche se per poco tempo, del Sommo Bene, il Divino suo Figliolo. Come Abramo offrì al Signore in sacrificio il figlio Isacco, così Maria sacrificò per noi il Figlio che aveva concepito, generato, allattato, nutrito, custodito per trent’anni. Nella morte di Gesù si adempì la profezia di Simeone: la spada di dolore trafisse il suo cuore come la lancia trafisse il cuore di Cristo. Sull’altare della croce, dice S. Bonaventura, insieme all’Agnello Divino è sacrificata e crocifissa nell’anima anche la madre. E S. Bernardo: “Ai piedi della croce Maria moriva vivendo e viveva morendo; né poteva morire perché pur vivendo era come morta.” La Madonna rivelò a S. Brigida che i suoi dolori furono tali che non morì soltanto per intervento divino. Era poi volontà di Dio che rimanesse ancora in vita per far da Madre a Giovanni e agli Apostoli e in loro alla Chiesa nascente e futura.

IN TE MISERICORDIA E PIETA’ Secondo S. Tommaso, “quando la Madonna concepì e partorì il Verbo Divino, ottenne la metà del Regno di Dio, diventando Lei Regina di misericordia e Gesù Cristo Re di Giustizia.” Certo Dio è la fonte della Misericordia, ma la elargisce per mezzo di Maria, mentre riserva solo a sé la giustizia. Maria, dice S. Bernardo, è Regina di Misericordia perché si dimostra tutta pietà, clemenza, dolcezza e cortesia e apre l’abisso della Misericordia di Dio a chi vuole, quando vuole e come vuole. Perciò noi lodiamo la sua umiltà, ammiriamo la sua verginità, ma ci attira maggiormente e ci piace sentir parlare della sua Misericordia perché siamo poveri pecca- tori e perché abbracciamo con più trasporto la misericordia, ce ne ricordiamo e la chiediamo più frequentemente”.

MARIA MADRE DEI CRISTIANI

Maria, secondo la mirabile visione di S. Giovanni nell’Apocalisse (12,1-17), è il segno grandioso apparso in cielo, la Donna vestita di sole (cioè di Cristo, il suo fattore fattosi sua 40

fattura), con la luna sotto i suoi piedi (simbolo dei beni e delle passioni terrene), con in capo la corona di dodici stelle, che sono i frutti dello Spirito Santo (carità, gaudio, pace, pazienza, bontà, longanimità, benignità, mansuetudine, fede, modestia, continenza, castità (Cfr. Gal. 5,22s., Vulg. S.Th.1-2, q. 70,3) e anche i dodici Apostoli, fondamento della Chiesa di cui Lei è Regina e Madre. E’ incinta e partorisce nel dolore il Bambino appena nato, Gesù, che il Dragone infernale, il Diavolo, vuole divorare. Il dolore del parto va inteso però in senso spirituale, perché Maria, secondo la dottrina della Chiesa (cfr. S. Tom. S.Th. 3, q.28 e 35,6), fu Vergine prima, durante e dopo il parto, “senza corruzione concepì e senza dolore generò”. Maria ha però generato per la seconda volta, nel dolore molto più grande di quello fisico del parto, per la perdita del Figlio suo e di Dio, la Chiesa, in Giovanni, figlio dell’uomo, secondo la parola del Signore, “donna ecco tuo figlio” (Giov. 19,26). Come Cristo “offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime e fu esaudito per la sua riverenza” (cfr. Ebrei, 5,7), così Maria “grida per le doglie e il travaglio del parto”, è esaudita per la sua pietà e diventa madre dei cristiani. Ai piedi della croce in Lei si avverò quello che dice il Signore: “La donna quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo.(Giov. 16,21).” Ecco dunque in Maria al dolore spirituale del parto segue la più grande letizia per aver generato i fratelli del figlio suo primogenito, Gesù. A Lei perciò si possono applicare le parole del Salmo 112,9: “ [Il Signore] fa abitare la sterile [cioè la vergine-madre dell’Unigenito] nella sua casa [la Chiesa] quale madre gioiosa di figli.” Il Figlio della Donna dell’Apocalisse è poi rapito verso il trono di Dio e la donna fugge nel deserto, separandosi spiritualmente dal mondo sotto il potere del Maligno (cfr. 1Giov. 5,19). Il Serpente antico e i suoi angeli ribelli scacciati dal cielo inseguono la donna e non potendo nuocerle fanno guerra contro il resto della sua discendenza, cioè i cristiani, Corpo Mistico da Lei partoriti con Cristo, “contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Cristo.” Ma Maria, la nuova Eva, com’è detto della Donna della Genesi (Gen. 3,15) li proteggerà e li salverà, schiacciando col suo calcagno la testa del serpente, il cui morso velenoso non farà loro alcun male! “Io sono la Madre del bell’amore, del timore, della conoscenza e della santa speranza. In me vi è ogni grazia di via e di verità; in me ogni speranza di vita e di virtù. (Eccli. 24,24-25.). Sara, la moglie del Patriarca Abramo può essere considerata figura di Maria. Quella infatti, per fede, sebbene fuori dell’età, diventò madre perché ritenne fedele colui che gliel’aveva promesso e generò una discendenza numerosa, Maria, sebbene vergine, generò il Gesù vero e quello mistico, il nuovo Israele, i cristiani, anch’essi numerosi come le stelle del cielo e la sabbia del mare (cfr. Ebr. 11,11s). Secondo S. Paolo (Rom. 8,45 e Gal. 4,6) i cristiani che hanno ricevuto lo Spirito del Figlio di Dio e sono stati adottati come figli, possono chiamare Dio “Abba, Papà”. Ebbene allo stesso modo, sono adottati come figli dalla Madre di Dio e possono chiamarla con affetto filiale “Mamma”. Maria è la Madre della Chiesa, che è il Corpo mistico di Cristo. Cristo è il capo e i cristiani le membra: l’uno e gli altri nascono dalla stessa madre. Come madre li genera alla vita della grazia, li nutre e li fa crescere e come Regina li guida, li governa e li difende; e poi, nel giorno della morte, li dà alla luce nella gloria dei cieli. A Lei si applicano in modo perfetto le parole dell’Apostolo (Ef. 4,13): “Io genero ogni giorno figli di Dio, fino a tanto che in loro sia formato nella sua piena maturità Gesù Cristo mio figlio.”

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E quelle altre (Gal.4,4): “Dio mandò il suo figlio nato da donna…perché ricevessimo l’adozione a figli…” I cristiani sono perciò diventati figli di Dio Padre, ma tutti i figli degli uomini sono partoriti da una donna e madre; quindi i cristiani sono figli di Maria, come il loro fratello Gesù!. S. Bernardino dice che Ella nel momento dell’Incarnazione domandò a Dio con immenso affetto la nostra salvezza, si prodigò per ottenerci la Redenzione e da allora, col suo primogenito Gesù, portò nel suo seno anche noi secondogeniti, come Madre amorevole. (1,46). Onde possiamo applicare sia a Cristo che ai veri cristiani le parole del salmo (21, 10-11 e 70,6): “ Sei Tu che mi hai tratto dal grembo, mi hai fatto riposare sul petto di mia Madre [Maria]. Al mio nascere Tu mi hai raccolto, dall’utero di mia Madre sei Tu il mio protettore, il mio Dio”. E a Maria possiamo riferire le espressioni di amore materno della Sacra Scrittura. I suoi devoti sono gli infanti e i lattanti, che svezzati dai piaceri della terra, si appoggiano sul suo seno, sono nutriti dal latte delle sue mammelle benedette come Gesù Bambino e possono rivolgere a Dio la lode perfetta (cfr. Sal.131, 1-2). “Succhierete al suo petto”, dice il Profeta, “e vi sazierete delle sue consolazioni: succhierete con delizia all’abbondanza del suo seno…I suoi bimbi saranno portati in braccio, sulle ginocchia saranno accarezzati. Come una madre consola un figlio così io vi consolerò (Is. 66,11-13). Alla Madonna più propriamente si adatta l’invito che l’Apostolo Pietro (I,2,2) rivolge ai cristiani: “Deposta ogni malizia e ogni frode ipocrisia, le gelosie e ogni maldicenza, come bambini appena nati bramate il puro latte spirituale per crescere con esso verso la salvezza: Se davvero avete già gustato com’è buono il Signore”. E chi può dare questo latte spirituale se non Maria, che perciò è detta “Galattophorousa” (donatrice di latte) e raffigurata nelle icone nell’atto di allattare il Bambino Gesù e quindi anche il Gesù mistico. Così nutriti i suoi devoti esclameranno benedicendo: “Com’è dolce il tuo latte e come sei Buona tu, Madre del Signore e nostra!” E’ Maria la Mamma che fa le veci del Padre Misericordioso. “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio del suo seno? Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, io invece non vi dimenticherò mai.”(Is. 49,15). “Io amo coloro che mi amano”, è detto nei Proverbi (8,17s. 35) “e quelli che mi cercano mi troveranno. Presso di me c’è ricchezza e onore, sicuro benessere ed equità”. “Chi trova me trova la vita e ottiene favore dal Signore.” E la Sapienza aggiunge (cfr. 7,11-12): “Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile”. Quelli che la amano godono di tutti questi beni, perché la Sapienza li guida. Prima ignoravano ma ora sanno e sperimentano che di tutti essa è madre. E’ Maria (cfr. Prov. 31, 10-31) “la donna perfetta, chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore.” In lei confida il cuore di chi l’ama e non verrà a mancargli il profitto. Apre la sua bocca con saggezza, sulla sua lingua c’è dottrina di bontà… e i suoi figli sorgono a proclamarla beata… Fallace è la grazia e vana è la bellezza delle figlie di Eva, ma lei è la nuova Eva, come Cristo il nuovo Adamo, la donna per eccellenza che teme ed ama Dio, che è da lodare e la cui bellezza celestiale e divina con la sua assunzione in anima e corpo resta immutabile in eterno.” Canta bene perciò il Poeta: “La piaga che Maria richiuse e unse, - quella[Eva] ch’è tanto bella da’ suoi piedi - è colei che l’aperse e che la punse. - “In te misericordia, in te pietate, - in te magnificenza in te s’aduna - quantunque in creatura è di bontate …. Dante dice anche che dal ventre di Maria è germinata la candida rosa dei beati. Altri 42

simili bellissimi paragoni possiamo ricavare coi santi Dottori da due passi del Cantico dei Cantici (7,3) che dicono: “Il tuo ventre è un mucchio di grano circondato da gigli.” Il solo granello di frumento, Gesù, seminato nella terra verginale del grembo di Maria si è moltiplicato ed è diventato un mucchio cioè una moltitudine di cristiani salvati, circondato da gigli, che sono i perfetti, i santi!” “Io, come una vite ho germinato la Grazia e i miei fiori (danno) frutti di onore e onestà.” Ecco i santi sono simboleggiati dai petali della candida rosa e dai mirabili fiori e frutti della feconda vite, Maria, innestata nella Vite Vera che è Gesù!

MARIA STELLA DEL MATTINO

Dante chiama Maria “viva stella che lassù vince, come quaggiù vinse”, vince in cielo in splendore tutti gli angeli e i santi e vince in terra le tenebre e la durezza di cuore dei peccatori, convertendoli. Maria è chiamata anche Luna, senza macchie, il più luminoso astro del cielo che riflette la luce del Sole e illumina i peccatori nella notte del male; e anche Aurora al primo albore del giorno, che nella parte oriental dell’orizzonte vince di lume tutta l’altra fronte, precede e annuncia nelle anime il Sole divino. La Madonna avrebbe però con umiltà corretto il Poeta perché spetta non a Lei ma a Gesù “luce del mondo” (Giov. 8,12) il paragone col sole, la meridiana face di caritate. Spiega S. Paolo (cfr. 1Cor. 15,41): “Altro è lo splendore del Sole (Cristo), altro lo splendore della Luna (Maria) e altro lo splendore delle stelle (i santi).” E’ probabile che il Poeta si sia ispirato alle parole di S. Bernardo e S. Bonaventura. Uomo, se non vuoi essere sommerso con la tua navicella nelle tempeste della vita, tra i venti delle tentazioni e gli scogli delle tribolazioni, contempla la stella, chiama Maria. Ella verrà subito in tuo aiuto. Il suo potente nome sia sempre sulle tue labbra; l’amore di Maria non si spenga nel tuo cuore. La fiducia in Lei non ti abbandoni mai. Seguendo Maria non smarrirai la via; se la invocherai non perderai la speranza; appoggiandoti a Maria non cadrai; ascoltando Maria non sbaglierai. Sotto la sua protezione non avrai paura; con la sua guida ti salverai e giungerai al Regno dei Beati. Veramente sono già beati quelli che si sono consacrati a Maria: i loro nomi sono scritti nel libro della Vita, della Grazia e della Gloria.

IL NOME DI MARIA

Come afferma Dante, Maria è “il termine fisso d’eterno consiglio”, perché, secondo il Siracide (24,9) “Prima dei secoli, fin dal principio il Signore l’ha creata e fino ai secoli futuri non verrà meno.” E nei Proverbi (8,22-23): ”Il Signore mi ha creato all’inizio della sua attività, prima di ogni sua opera”. “Profumo olezzante è il tuo nome”, dice il Cantico dei Cantici (1,2). S. Ambrogio aggiunge: “E’ unguento profumato che diffonde il profumo della grazia divina.” Per S. Antonio da Padova e S. Bernardo, il nome di Maria è giubilo nel cuore, miele sulla bocca, melodia nell’orecchio. “ O Madre di Dio, beato chi ama il tuo dolce nome” esclama S. Bernardino. Ecco perché gli Angeli, mentre è assunta in cielo dal deserto di questo mondo, accanto al suo diletto Figlio e Sposo, ed entra nella gloria del Paradiso, ne chiedono meravigliati il nome per tre volte come dice il Cantico: “Che cos’è che sale dal deserto come una colonna di fumo, esalando profumo di mirra e d’incenso (3,6)?” “Chi è Costei che sorge come l’aurora (6,9)?”. “Chi è Colei che sale dal deserto appoggiata al suo diletto (8,5)?” “O grande, pietosa, degna di tutte le lodi, Santissima Vergine Maria, il tuo nome è così dolce e ama-

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bile che non può essere nominato senza infiammare d’amore verso di Te e Dio chi lo pronuncia. Basta che il tuo nome si affaccia al pensiero dei tuoi innamorati, per confortarli e spingerli ancora di più ad amarti.” “Perciò nei pericoli, nelle angosce, nei dubbi, invochiamo Maria. Il suo nome non si allontani dalle labbra, non si allontani dal cuore.” “Se desideriamo essere consolati in ogni sofferenza, ricorriamo a Maria, invochiamo Maria, ossequiamo Maria, raccomandiamoci a Maria. Con Maria godiamo, con Maria piangiamo, con Maria camminiamo, con Maria cerchiamo Gesù ed infine desideriamo vivere e morire con Maria e Gesù.” Molto belli anche i versi dell’altro grande poeta Alessandro Manzoni (Il Nome di Maria): “Salve beata! In quale età scortese – Quel sì caro a ridir nome si tacque? – In qual dal padre il figlio non l’apprese? – Quai monti mai, quali acque – Non l’udiro invocar?…- O Vergine, o Signora o Tuttasanta, - Che bei nomi ti serba ogni loquela! – Più d’un popolo superbo esser si vanta – in tua gentil tutela. Te quando sorge o quando cala il die, - e quando il sole a mezzo corso il parte, - saluta il bronzo che le turbe pie – invita ad onorarte. Tu pur, beata, un dì provasti il pianto, - né il dì verrà che d’oblianza il copra: - anco ogni giorno se ne parla; e tanto secol vi corse sopra. Anco ogni giorno se ne parla e plora – in mille parti; d’ogni tuo contento – teco la terra si rallegra ancora – come di fresco evento. Nelle paure della veglia bruna, - Te noma il fanciulletto; a Te, tremante, - Quando ingrossa, ruggendo la fortuna, - Ricorre il navigante. La femminetta nel tuo sen regale – La sua spregiata lacrima depone, - E a Te beata, della sua immortale – Alma gli affanni espone. Deh! A Lei volgete finalmente i preghi, - Ch’Ella vi salvi, Ella che salva i suoi; - E non sia gente né tribù che neghi – Lieta cantar con noi: - Salve, o degnata del secondo nome, - O Rosa, o Stella ai periglianti scampo, - Inclita come il sol, terribil come – Oste schierata in campo”(cfr. Cant. 6,3). Maria, se invochiamo il suo nome, è più potente di ogni esercito e vince e mette in fuga Satana con tutte le sue schiere e le porte dell’inferno, che non prevarranno contro la Chiesa (cfr. Matt. 16,18) e i suoi fedeli. Uniamoci ai ventiquattro seniori dell’Apocalisse (4,4) e di Dante, che a due a due,- coronati venian di fiordaliso. - Tutti cantavan: “Benedetta tue - nelle figlie di Adamo, e benedette - Sieno in eterno le bellezze tue!”. In questi seniori, coronati di fiordalisi, i gigli dorati simbolo della purezza e della carità (cfr. Cant. 6,2), secondo noi, sono da intendere meglio (rispetto a S. Girolamo che vede in essi non persone ma i libri dell’Antico Testamento) i dodici Apostoli e i dodici Patriarchi e Profeti più grandi. Questi, che da lontano avevano desiderato vedere il Messia nato dalla Vergine Maria (cfr. Matt. 13,17) e adorarlo come i Magi sono: Abramo, Isacco, Giacobbe-Israele, Mosè, Davide, Elia, Eliseo, Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele e, ultimo, Giovanni Battista. Nei dodici apostoli il posto di Giuda è stato preso da Mattia (Atti, 1,26). Come il Bonconte dantesco, ma con più grande e tenera devozione, S. Bonaventura così pregava e con lui preghiamo anche noi: “ Per glorificare il tuo nome, Signora Benedetta, quando la mia anima lascerà il mondo, vieni Tu a prenderla ed accoglila fra le tue braccia; consolala con la tua dolce presenza. Tu sei la scala, la strada, la porta del Paradiso. Tu ottienile dal tuo Figlio Gesù, la grazia, il perdono e la gloria eterna.” Dice lo Spirito Santo per bocca dei suoi profeti: “Acclami al Signore tutta la terra, gridate, 44

esultate con canti di gioia“ (Sal. 97,4). “Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato” (Gioele, 3,5). Lo stesso vale per sua Madre. “Acclami a Maria tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia”. “Chiunque invocherà il nome di Maria sarà salvato.” Amen.

MARIA E GIOVANNI AI PIEDI DEL CROCIFISSO (Da un’omelia di S. Roberto Bellarmino)

Il peso e il giogo imposto dal Signore a S. Giovanni per prendersi cura della Vergine Madre, fu un vero giogo soave e un peso leggero (cfr. Matt. 11,30). Chi infatti non avrebbe abitato volentieri con quella Madre che portò nell’utero per nove mesi il Verbo incarnato e con lui coabitò per trent’anni in modo devotissimo e dolcissimo? Chi non invidia Giovanni, il diletto del Signore che, in assenza del Figlio di Dio ottenne la presenza della Madre di Dio? Ma, se non sbaglio, possiamo anche noi, dalla benignità del Verbo incarnato per causa nostra, e crocifisso per l’eccessivo amore per noi, impetrare con la preghiera che dica anche a noi: Ecco la Madre tua; e alla Madre sua dica di noi: Ecco tuo figlio. Non è avaro di grazie il pio Signore, purché ci rivolgiamo al suo trono di grazie con cuore non finto ma vero e sincero. Chi ci ha voluto coeredi del Padre suo, non sdegnerà certamente di averci come coeredi dell’amore della Madre sua. Ma nemmeno la stessa benignissima Vergine sarà gravata dalla moltitudine dei figli, poiché ha un seno amplissimo e desidera fortemente che nessuno perisca di coloro che il Figlio suo ha redento col suo tanto prezioso sangue e con la sua tanto preziosa morte. Andiamo dunque con fiducia al trono della grazia di Cristo e con lacrime e suppliche chiediamogli che a ciascuno di noi dica di sua Madre: Ecco tua madre. Quanto benefico sarà per noi il presidio di tanta Madre! Chi oserà sottrarci dal suo seno? Quale tentazione potrà superarci se confidiamo nel patrocinio della Madre di Dio e nostra? Né noi saremo i primi ad ottenere tanto grande beneficio. Molti ci hanno preceduto, molti, dico, hanno conseguito il singolare e pienamente materno patrocinio di tanta Vergine e nessuno è rimasto confuso o triste, ma tutti gioiosi e gaudenti, fiduciosi nel patrocinio di tanta Madre. Di Essa è scritto: Ella schiaccerà il capo del serpente (Satana) (cfr. Gen. 3,15); in lei confidano che anche loro cammineranno sicuri sopra aspidi e vipere e schiacceranno leoni e draghi (cfr. Sal. 90-91, 13). Né infatti sembra possibile che perisca colui del quale è stato detto alla Vergine da Cristo: Ecco tuo figlio; ma purché anch’egli non chiuda le orecchie a ciò che Cristo ha anche detto: Ecco tua Madre.

PREGHIERE Come servi del Signore e figli della sua ancella Maria, secondo il salmista (115,16) e la Sapienza (9,5), rivolgiamo i nostri occhi alle mani della nostra padrona (Sal. 122,2) e Mamma, la Donna gentil del ciel che si compiange dei nostri mali e delle nostre miserie e che ci dispensa tutte le grazie. Assieme agli angeli, i celesti lumi che con dolcissima, soprannaturale melodia, fanno sonare il nome di Maria, come Gabriele che guarda la no- stra Augusta Regina, “innamorato sì che par di foco”, non solo mane e sera come Dante, ma spesso, perché il Signore dice di pregare sempre senza stancarsi (Luc. 18,1), festanti invochiamo Maria. E’ lei la bella rosa “in che il Verbo divin si fece carne, “il bel zaffir del quale il ciel più chiaro s’inzaffira, la bellezza che letizia è al cuore della SS.ma Trinità e di tutti gli angeli e santi. E noi, pellegrini nel deserto di questo mondo, affamati ed assetati, accogliamo con gioia e desiderio ardente l’invito che il Papà e la Mamma celeste ci rivol-

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gono per bocca del profeta Isaia (55,1-3): “O voi tutti assetati venite all’acqua, chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e senza spesa vino e latte”: cioè l’acqua della divina grazia che viene da Dio tramite Maria fontana vivace, il sangue di Cristo e il latte delle beate mammelle di Colei che lo nutrì e nutre anche noi. Non spendiamo più denaro per ciò che non è pane, né il nostro patrimonio per i beni terreni che non saziano, ma cerchiamo il pane quotidiano disceso dal cielo per mezzo di Maria e che Lei dà generosamente ai suoi figli. Se la ascoltiamo, mangeremo cose buone e gusteremo cibi succulenti. Porgiamo a lei l’orecchio e andiamo da lei, ascoltiamola e vivremo! E come fantolin che ’nver la mamma tende le braccia poi che ’l latte prese, per l’animo che ’n fin di fuor s’infiamma, volgiamo gli occhi fissi, attenti e ardenti nel caldo suo calor e facendo palese il nostro alto affetto per Lei, preghiamo e cantiamo.

MAGNIFICAT L’anima mia magnifica il Signore e la Madonna, e il mio spirito esulta in Dio mio Redentore e in Maria mia Corredentrice. Egli ha riguardato con benevolenza noi piccoli infanti e lattanti, figli della sua umile ancella. Ecco d’ora in poi proclameremo beata Maria assieme agli angeli e ai santi, perché grandi cose ha fatto in Lei l’Onnipotente e santo è il suo nome. I raggi della misericordia del Cuore di Gesù, riflessi dal tuo Cuore Immacolato e materno, di generazione in generazione, rifulgono su di noi che temiamo e amiamo Te e il Signore. Adoriamo i decreti della SS.ma Trinità, che con la sua potenza ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha deposto i potenti dai loro troni, ha nascosto i suoi tesori ai sapienti e ai prudenti e li ha rivelato agli umili, che tu Maria offri al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo e fai salire sulla tua scala fino al Paradiso. Cara Mamma riempi noi tuoi pargoletti affamati, di tutti i beni e i doni che vengono dal Signore, mentre quelli che confidano in sé sono rimasti a mani vuote. Prendici in braccio Tu che ci hai concepito e partorito assieme a Gesù e ai piedi della Croce, ricordandoti della sua e tua misericordia; come Egli ha promesso ai giusti dell’Antico e Nuovo Testamento, da Abramo fino ai santi degli ultimi tempi, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

MADRE NOSTRA Nel nome di Maria, Figlia dell’eterno Padre, Madre del Divin Figlio, Sposa dello Spirito Santo. Madre nostra che sei nei cieli sia benedetto il tuo nome, venga il regno del tuo Cuore Immacolato, sia fatta la tua volontà che è quella di Dio, come la fanno in cielo gli Angeli e i Santi e come l’hai fatta Tu in terra. Dacci oggi il nostro pane soprasostanziale che è il figlio tuo Gesù, ottieni dal Padre il perdono delle nostre colpe, come noi le rimettiamo al nostro prossimo e liberaci da ogni tentazione, dal Maligno e da ogni male.

GLORIA Gloria a Maria nell’alto dei cieli e in terra pace a tutte le generazioni che la proclamano beata. Noi figli tuoi ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua umiltà, la tua eccelsa santità e la grande gloria a cui ti ha esaltata Dio. Signora, Regina del cielo, Madonna, Madre di Dio e Mamma nostra, onnipotente per grazia, Ma- 46

donna, Agnella prediletta del Padre, che hai concepito e partorito l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; Tu che siedi alla destra del Figlio tuo abbi pietà di noi; perché Tu la più santa delle creature, Tu fatta da Dio Signora, Tu innalzata fino al suo trono al di sopra degli angeli e dei santi, nella gloria di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen.

SANTA Santa Santa Santa, Signora, Regina delle schiere degli Angeli e dei Santi. Pieni sono il cielo e la terra della maestà della tua gloria. Osanna nell’alto dei cieli. Benedetta Colei che viene col Figlio suo Gesù nel nome del Signore. Osanna nell’alto dei cieli.

TE MARIA LODIAMO Noi ti lodiamo Maria, ti proclamiamo Madonna, cioè mia e nostra Signora, Madre Immacolata, tutta la terra ti onora. A te cantano gli angeli e tutte le potenze dei cieli: Santa, Santa, Santa, Regina dell’Universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Ti acclama il coro degli Apostoli e la candida schiera dei martiri. Le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; la santa Chiesa proclama la tua gloria, adora il tuo unico Figlio, il Padre e lo Spirito Santo Paraclito. O Maria, Regina della gloria, Figlia del Padre. Tu hai generato il Figlio suo fatto uomo per la salvezza del mondo. Con Lui, vincitore della morte, hai redento il mondo e aperto ai credenti il regno dei cieli. Tu ora siedi alla destra di Cristo nella gloria del Padre. Tu misericordiosa vieni a salvare i tuoi fedeli in punto di morte e quando Egli verrà a giudicare il mondo alla fine dei tempi. Soccorri i tuoi figli, Madonna, che, assieme a Gesù, hai redento coi tuoi dolori e le tue lacrime preziose. Accoglici nella tua gloria nell’assemblea dei santi. O Madonna, salva il tuo popolo, guida e proteggi i tuoi figli. Ogni giorno ti veneriamo, ti benediciamo, lodiamo il tuo nome per sempre. Degnati oggi, Madonna, di custodirci senza peccato. Sia sempre con noi la tua misericordia: in te abbiamo sperato. Pietà di noi, Madonna, pietà di noi, Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno. Amen. Così sia.

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LA MADONNA DELLE GRAZIE NEI DOCUMENTI UFFICIALI DELLA

CHIESA

LEONE XIII – Ep. Enc. Octobri mense Sulla maternità spirituale e la mediazione delle grazie della Beata Vergine Maria

Si può veramente e propriamente affermare che niente affatto del grandissimo tesoro di ogni grazia che ci ha portato il Signore - perché la grazia e la verità è avvenuta per mezzo di Gesù Cristo (Giov.1,17) – niente è concesso a noi se non per Maria, volendo così Dio; di modo che come nessuno può accedere al sommo Padre se non tramite il Figlio, così anche nessuno può accedere a Cristo se non per mezzo di sua Madre... Maria è certamente potente perché madre di Dio Onnipotente, ma – ciò che è più consolante – Ella è amorevole, di una benevolenza estrema, di un’indulgenza senza confini. Tale ce l’ha data Dio stesso che, avendola scelta per Madre del suo Unigenito, le infuse, per ciò stesso, sentimenti squisitamente materni, capaci solo di bontà e di perdono. Tale ce l’additò Gesù, sia quando consentì di essere sottomesso e di ubbidire a Maria, come un figlio alla sua madre; sia quando, dall’alto della croce, affidò alle sue amorose premure tutto il genere umano, nella persona del discepolo Giovanni. Tale, infine, si dimostrò Ella stessa quando, accogliendo generosamente la gravosa eredità lasciatele dal suo figlio morente, cominciò fin da quel momento a compiere verso di tutti i suoi doveri di Madre.

Ep. Enc. Fidentem piumque

Sulla B.V.Maria Mediatrice delle Grazie Certamente invero il nome e le parti di perfetto Conciliatore a nessun altro convengono se non a Cristo, che è l’unico, uomo e Dio che ha restituito in grazia al Sommo Padre il genere umano. Uno solo è il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù (I Tim. 2, 5s). Invero se niente proibisce, come dice l’Angelico (S. Tommaso) che alcuni sono detti mediatori fra Dio e gli uomini, nel senso che cooperano all’unione dell’uomo con Dio in modo ministeriale, e tali sono gli Angeli e i santi in cielo e anche i sacerdoti dei due Testamenti, certamente l’onore di questa gloria in modo più perfetto spetta all’eccelsa Vergine. Nessuno infatti può pensare che ci sia stato o ci possa essere qualcuno pari a Lei capace di riconciliare gli uomini con Dio. Infatti Ella portò il Salvatore agli uomini destinati all’eterna rovina quando, al posto di tutta l’umana natura, diede il mirabile assenso all’annuncio del sacramento di pace che l’Angelo portò in terra; è Lei da cui è nato Gesù, sua vera madre, e per questo degna e preferita Mediatrice verso il Mediatore.

S. PIO X Lett. Enc. Ad diem illum Della B.V. Maria mediatrice delle grazie

Dalla comunione di dolori e volontà fra Maria e Cristo Ella meritò in modo degnissimo di diventare corredentrice della perduta umanità, e perciò dispensatrice di tutti i doni che

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Gesù ci guadagno con la sua morte e il suo sangue. Invero non dubitiamo che è proprio ed esclusivo diritto di Cristo l’erogazione di questi doni e che questi sono frutto esclusivo della sua morte, ed Egli han la potestà di Mediatore fra Dio e gli uomini. Tuttavia, a causa della detta comunione di dolore e sofferenze fra Madre e Figlio, alla augusta Vergine fu conces- so il privilegio di essere mediatrice e conciliatrice di tutto l’orbe terrestre presso l’unigenito suo Figlio. Dunque Cristo è la Fonte e dalla sua pienezza tutti abbiamo ricevuto (Giov. 1,16); da Lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, riceve per crescere in modo in modo da edificare se stesso nella carità (Efes. 4, 16). Maria invero è l’acquedotto (S. Bernardo) o anche il collo, per mezzo del quale il corpo è unito al capo. E’ perciò evidente che è del tutto estranea a noi l’attribuire alla Madre di Dio il dono della grazia soprannaturale, che è esclusiva di Dio.

CONCILIO VATICANO II

Costituzione Dogmatica Lumen gentium sulla Chiesa. Cap. VIII – III – La Beata Vergine e la Chiesa

Uno solo è il nostro Mediatore secondo le parole dell’Apostolo: Non vi è che un solo Dio, uno solo anche è il Mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che per tutti ha dato sé stesso come riscatto (I Tim. 2, 5-6). La funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce questa unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l’efficacia. Poiché ogni salutare influsso della Beata Vergine verso gli uomini, non nasce da una necessità, ma dal beneplacito di Dio, e sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo, si fonda sulla mediazione di Lui, da essa assolutamente dipende e attinge tutta la sua efficacia; non impedisce minimamente l’immediato contatto dei credenti con Cristo, anzi lo facilita. La Beata Vergine, insieme con l’Incarnazione del Verbo divino predestinata fin dall’eternità quale Madre di Dio per disposizione della Divina Provvidenza fu in questa terra l’alma Madre del divino Redentore, compagna generosa del tutto eccezionale e umile ancella del Signore. Col concepire Cristo, generarlo, nutrirlo, presentarlo al Padre nel tempio, soffrire col figlio suo morente in croce, cooperò in modo tutto speciale all’opera del Salvatore, con l’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo fu per noi madre nell’ordine della grazia. E questa maternità di Maria nell’economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso fedelmente prestato nell’Annunciazione e mantenuto senza esitazione sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti, assunta in cielo non ha deposto questa funzione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua ad ottenerci le grazie della salute eterna. Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata. Per questo la Beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice. Il che però va inteso in modo che nulla detragga o aggiunga alla dignità e alla efficacia di Cristo, unico Mediatore. Nessuna creatura infatti può mai essere paragonata col Verbo incarnato e Redentore , ma come il sacerdozio di Cristo è in vari modi partecipato e dai sacri ministri e dal popolo fedele, e come l’unica bontà di Dio è realmente diffusa in vari modi nelle creature, così 50

anche l’unica mediazione del Redentore non esclude ma suscita nelle creature una varia cooperazione partecipata da un’unica fonte. E questa funzione subordinata di Maria la Chiesa non dubita di riconoscerla apertamente, continuamente la sperimenta e raccomanda all’amore dei fedeli, perché, sostenuti da questo materno aiuto, siano intimamente congiunti col Mediatore e Salvatore.

GIOVANNI PAOLO II (Dalla Lettera Enciclica Redemtoris Mater)

Le Nozze di Cana Maria si pone tra suo Figlio e gli uomini nella realtà delle loro privazioni, indigenze e sofferenze. Si pone «in mezzo», cioè fa da mediatrice non come un'estranea, ma nella sua posizione di madre, consapevole che come tale può anzi «ha il diritto» di far presente al Figlio i bisogni degli uomini. La sua mediazione, dunque, ha un carattere di intercessione: Maria «intercede» per gli uomini. Non solo: come madre desidera anche che si manifesti la potenza messianica del Figlio, ossia la sua potenza salvifica volta a soccorrere la sventura umana, a liberare l'uomo dal male che in diversa forma e misura grava sulla sua vita. Proprio come aveva predetto del Messia il profeta Isaia nel famoso testo, a cui Gesù si è richiamato davanti ai suoi compaesani di Nazareth: «Per annunciare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista...» (Lc4,18). Altro elemento essenziale di questo compito materno di Maria si coglie nelle parole rivolte ai servitori: «Fate quello che egli vi dirà». La Madre di Cristo si presenta davanti agli uomini come portavoce della volontà del Figlio, indicatrice di quelle esigenze che devono essere soddisfatte, affinché la potenza salvifica del Messia possa manifestarsi. A Cana, grazie all'intercessione di Maria e all'ubbidienza dei servitori, Gesù dà inizio alla «sua ora». A Cana Maria appare come credente in Gesù: la sua fede ne provoca il primo «segno» e contribuisce a suscitare la fede dei discepoli. Possiamo dire, pertanto, che in questa pagina del Vangelo di Giovanni troviamo quasi un primo apparire della verità circa la materna sollecitudine di Maria. Questa verità ha trovato espressione anche nel magistero del recente Concilio, ed è importante notare come la funzione materna di Maria sia da esso illustrata nel suo rapporto con la mediazione di Cristo. Infatti, vi leggiamo: «La funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce l'unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l'efficacia», perché «uno solo è il mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù» (1Tm2,5). Questa funzione sgorga, secondo il beneplacito di Dio, «dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo, si fonda sulla mediazione di lui, da essa assolutamente dipende ed attinge tutta la sua efficacia». Proprio in questo senso l'evento di Cana di Galilea ci offre quasi un preannuncio della mediazione di Maria, tutta orientata verso il Cristo e protesa alla rivelazione della sua potenza salvifica. Dal testo giovanneo appare che si tratta di una mediazione materna. Come proclama il Concilio: Maria«fu per noi madre nell'ordine della grazia». Questa maternità nell'ordine della grazia è emersa dalla stessa sua maternità divina: perché essendo, per disposizione della divina provvidenza, madre-nutrice del Redentore, è diventata una «compagna generosa in modo del tutto singolare e umile ancella del Signore», che «cooperò... all'opera del Salvatore con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità per restaurare la vita soprannaturale delle anime». «E questa maternità di Maria nell'economia della grazia perdura senza soste... fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti».

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MEDIAZIONE MATERNA

La Chiesa sa e insegna con san Paolo che uno solo è il nostro mediatore: «Non c'è che un solo Dio, uno solo anche è il mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo GesùCristo che per tutti ha dato se stesso quale riscatto» (1Tm2,5). «La funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce questa unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l'efficacia»: è mediazione in Cristo. La Chiesa sa e insegna che «ogni salutare influsso della Beata Vergine verso gli uomini... nasce dal beneplacito di Dio e sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo, si fonda sulla mediazione di lui, da essa assolutamente dipende e attinge tutta la sua efficacia; non impedisce minimamente l'immediato contatto dei credenti con Cristo, anzi lo facilita». Questo salutare influsso è sostenuto dallo Spirito Santo, che, come adombrò la Vergine Maria dando in lei inizio alla maternità divina, così ne sostiene di continuo la sollecitudine verso i fratelli del suo Figlio. Effettivamente, la mediazione di Maria è strettamente legata alla sua maternità, possiede un carattere specificamente materno, che la distingue da quello delle altre creature che, in vario modo sempre subordinato, partecipano all'unica mediazione di Cristo, rimanendo anche la sua una mediazione partecipata. Infatti, se «nessuna creatura può mai esser messa alla pari col Verbo incarnato e redentore», al tempo stesso «l'unica mediazione del Redentore non esclude, ma suscita nelle creature una varia cooperazione, partecipata da un'unica fonte»; e così «l'unica bontà di Dio si diffonde realmente in vari modi nelle creature». l'insegnamento del Concilio Vaticano II presenta la verità sulla mediazione di Maria come partecipazione a questa unica fonte che è la mediazione di Cristo stesso. Leggiamo infatti: «Questa funzione subordinata di Maria la Chiesa non dubita di riconoscerla apertamente, continuamente la sperimenta e raccomanda all'amore dei fedeli, perché, sostenuti da questo materno aiuto, siano più intimamente congiunti col Mediatore e Salvatore». Tale funzione è, al tempo stesso, speciale e straordinaria. Essa scaturisce dalla sua maternità divina e può esser compresa e vissuta nella fede solo sulla base della piena verità di questa maternità. Essendo Maria, in virtù dell'elezione divina, la Madre del Figlio consostanziale al Padre e «generosa compagna» nell'opera della redenzione, «fu per noi madre nell'ordine della grazia». Questa funzione costituisce una dimensione reale della sua presenza nel mistero salvifico di Cristo e della Chiesa. Da questo punto di vista bisogna ancora una volta considerare l'evento fondamentale nell'economia della salvezza, ossia l'incarnazione del Verbo al momento dell'annunciazione. È significativo che Maria, riconoscendo nella parola del messaggero divino la volontà dell'Altissimo e sottomettendosi alla sua potenza, dica: «Eccomi, sono la serva del Signore; avvenga di me quello che hai detto» (Lc1,38). Il primo momento della sottomissione all'unica mediazione «fra Dio e gli uomini»--quella di Gesù Cristo--è l'accettazione della maternità da parte della Vergine di Nazareth. Maria consente alla scelta di Dio, per diventare per opera dello Spirito Santo la Madre del Figlio di Dio. Si può dire che questo suo consenso alla maternità sia soprattutto frutto della totale donazione a Dio nella verginità. Maria ha accettato l'elezione a Madre del Figlio di Dio, guidata dall'amore sponsale, che «consacra» totalmente a Dio una persona umana. In virtù di questo amore, Maria desiderava di esser sempre e in tutto «donata a Dio»,

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vivendo nella verginità. Le parole: «Eccomi, sono la serva del Signore», esprimono il fatto che sin dall'inizio ella ha accolto ed inteso la propria maternità come totale dono di sé, della sua persona a servizio dei disegni salvifici dell'Altissimo. E tutta la partecipazione materna alla vita di Gesù Cristo, suo Figlio, l'ha vissuta sino alla fine in modo corrispondente alla sua vocazione alla verginità. La maternità di Maria, pervasa fino in fondo dall'atteggiamento sponsale di «serva del Signore», costituisce la prima e fondamentale dimensione di quella mediazione che la Chiesa confessa e proclama nei suoi riguardi, e continuamente «raccomanda all'amore dei fedeli», poiché in essa molto confida. Infatti, bisogna riconoscere che prima di tutti Dio stesso, l'eterno Padre, si è affidato alla Vergine di Nazareth, donandole il proprio Figlio nel mistero dell'incarnazione. Questa sua elezione al sommo ufficio e dignità di Madre del Figlio di Dio, sul piano ontologico, si riferisce alla realtà stessa dell'unione delle due nature nella persona del Verbo (unione ipostatica). Questo fatto fondamentale di esser la Madre del Figlio di Dio, è sin dall'inizio una totale apertura alla persona di Cristo, a tutta la sua opera, a tutta la sua missione. Le parole «Eccomi, sono la serva del Signore» testimoniano questa apertura dello spirito di Maria, che unisce in sé in modo perfetto l'amore proprio della verginità e l'amore caratteristico della maternità, congiunti e quasi fusi insieme. Perciò Maria è diventata non solo la «madre-nutrice» del Figlio dell'uomo, ma anche la «compagna generosa in modo del tutto singolare» del Messia e Redentore. Ella--come ho già detto--avanzava nella peregrinazione della fede e in tale sua peregrinazione fino ai piedi della Croce si è attuata, al tempo stesso, la sua materna cooperazione a tutta la missione del Salvatore con le sue azioni e le sue sofferenze. Lungo la via di questa collaborazione con l'opera del Figlio Redentore, la maternità stessa di Maria conosceva una singolare trasformazione, colmandosi sempre più di «ardente carità» verso tutti coloro a cui era rivolta la missione di Cristo. Mediante tale «ardente carità», intesa a operare in unione con Cristo la restaurazione della «vita soprannaturale nelle anime», Maria entrava in modo del tutto personale nell'unica mediazione «fra Dio e gli uomini», che è la mediazione dell'uomo Cristo Gesù. Se ella stessa per prima ha sperimentato su di sé gli effetti soprannaturali di questa unica mediazione--già all'annunciazione era stata salutata come «piena di grazia»,--allora bisogna dire che per tale pienezza di grazia e di vita soprannaturale era particolarmente predisposta alla cooperazione con Cristo, unico mediatore dell'umana salvezza. E tale cooperazione è appunto questa mediazione subordinata alla mediazione di Cristo. Nel caso di Maria si tratta di una mediazione speciale ed eccezionale, fondata sulla sua «pienezza di grazia», che si traduceva nella piena disponibilità della «serva del Signore». in risposta a questa disponibilità interiore di sua madre, Gesù Cristo la preparava sempre più a diventare per gli uomini «madre nell'ordine della grazia». Ciò indicano, almeno in modo indiretto, certi particolari annotati dai Sinottici (Lc11,28); (Lc8,20); (Mc3,32); (Mt12,47) e ancor più dal Vangelo di Giovanni (Gv2,1); (Gv19,25), che ho già messo in luce. A questo riguardo le parole, pronunciate da Gesù sulla Croce in riferimento a Maria e a Giovanni, sono particolarmente eloquenti. Dopo gli eventi della risurrezione e dell'ascensione, Maria, entrando con gli Apostoli nel cenacolo in attesa della pentecoste, era presente come Madre del Signore glorificato. Era non solo colei che «avanzò nella peregrinazione della fede» e serbò fedelmente la sua unione col

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Figlio «sino alla Croce», ma anche la «serva del Signore», lasciata da suo Figlio come madre in mezzo alla Chiesa nascente: «Ecco la tua madre». Così cominciò a formarsi uno speciale legame tra questa Madre e la Chiesa. La Chiesa nascente era, infatti, frutto della Croce e della risurrezione del suo Figlio. Maria, che sin dall'inizio si era donata senza riserve alla persona e all'opera del Figlio, non poteva non riversare sulla Chiesa, sin dal principio, questa sua donazione materna. Dopo la dipartita del Figlio, la sua maternità permane nella Chiesa come mediazione materna: intercedendo per tutti i suoi figli, la Madre coopera all'azione salvifica del Figlio-Redentore del mondo. Difatti, il Concilio insegna: «La maternità di Maria nell'economia della grazia perdura senza soste... fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti». Con la morte redentrice del suo Figlio, la materna mediazione della serva del Signore ha raggiunto una dimensione universale, perché l'opera della redenzione comprende tutti gli uomini. Così si manifesta in modo singolare l'efficacia dell'unica ed universale mediazione di Cristo «fra Dio e gli uomini». La cooperazione di Maria partecipa, nel suo carattere subordinato, all'universalità della mediazione del Redentore, unico mediatore. Ciò indica chiaramente il Concilio con le parole sopra riportate. «Difatti,--leggiamo ancora—assunta in cielo, non ha deposto questa funzione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua ad ottenerci le grazie della salute eterna». Con questo carattere di «intercessione», che si manifestò per la prima volta a Cana di Galilea, la mediazione di Maria continua nella storia della Chiesa e del mondo. Leggiamo che Maria «con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata». In questo modo la maternità di Maria perdura incessantemente nella Chiesa come mediazione che intercede, e la Chiesa esprime la sua fede in questa verità invocando Maria «con i titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice».

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LA MADONNA DELLE GRAZIE NEI SS. PADRI E DOTTORI

S. Bernardo Abate di Chiaravalle

Sermone sull’acquedotto Chi è la fonte della vita se non Cristo Signore: “Attingerete acqua con gioia alle sorgenti del Salvatore”, dice il profeta Isaia (12,3, Vulg.). Questa fonte è giunta fino a noi. Quella sorgente d’acqua celeste è discesa tramite un acquedotto, non però dando tutta l’acqua ma infondendo rivoli di grazia nei nostri cuori aridi; ad alcuni più abbondanti, ad altri meno. Questo acquedotto è pieno, cosicché tutti ricevano dalla sua pienezza, ma non l’intera pienezza. Comprendete certamente chi voglio intendere per questo acquedotto: Maria, che ha ricevuto la pienezza della stessa fonte dal cuore del Padre e l’ha donato a noi, anche se non nella sua pienezza ma secondo la nostra capacità. A lei infatti è detto: “Ave piena di Grazia”. E’ cosa mirabile che tale e tanto grande acquedotto, la cui sommità, come quella scala che vide il patriarca Giacobbe, toccava i cieli (Gen. 28, 12); anzi li superava, ha potuto trovare la fonte vivissima delle acque che sono sopra i cieli, che è Cristo Signore. Si meravigliava Salomone e dubitava di trovarla quando diceva: “Chi troverà la donna forte? (Prov. 31,10). Certamente per tanto tempo mancarono al genere umano i rivoli di grazia, perché non ancora intercedeva Maria, la donna forte, che è l’acquedotto tanto desiderato e desiderabile. Ma come questo acquedotto ha potuto attingere a questa fonte tanto sublime? E come se non con la veemenza del desiderio, se non col fervore della devozione, se non con la purezza della preghiera? Infatti è scritto: “La preghiera del giusto penetra i cieli” (Eccli, (Sir.) 35,21). E chi è giusto se non Maria giusta, dalla quale è sorto il nostro Sole di giustizia? In qual modo dunque Ella ha raggiunto l’inaccessibile maestà, se non bussando, chiedendo, cercando? Infine ha trovato ciò che chiedeva, perché a Lei è stato detto: “Hai trovato grazia presso Dio” (Luc. 1, 30). E che significa, “è piena di grazia ed ancora trova grazia? E’ degna certamente di ricevere quello che chiede colei a cui non basta la propria pienezza né può essere contenta del suo bene; ma, come è scritto: “Chi beve di me ha ancora sete” (Eccli. 24,29); Ella chiede la sovrabbondanza della grazia per la salvezza di tutta l’umanità. “Lo Spirito Santo”, è detto, “verrà sopra di te” (Luc., 1,35), e quel prezioso balsamo sarà riversato su di te con tanta abbondanza e pienezza, in modo che copiosissimamente traboccherà su tutto e tutti. E’ proprio così; già lo sentiamo, già ne esultano i nostri volti per quest’olio. Già esclamiamo: “Olio diffuso è il tuo nome” (Cant., 1,2), ed il tuo ricordo di generazione in generazione. Ma quest’effusione non è vana; e se l’olio è stato diffuso, non si è perduto. E perciò anche le fanciulle, cioè le anime piccole amano lo Sposo (Cant. 1,2); e tutti hanno ricevuto in abbondanza l’unguento, che scendendo dal capo ha bagnato non solo il viso ma anche le stesse vesti. Comprendi o uomo il consiglio di Dio, riconosci il consiglio della Sapienza, il consiglio della pietà. La celeste rugiada che sta per ricoprire il terreno, riempie prima tutto il vello (Giud. 6, 37-40). Colui che doveva redimere tutto il genere umano ha conferito tutto il prezzo a Maria. Come è avvenuto ciò? Forse perché Eva fosse giustificata per mezzo di sua figlia (Maria) e fosse tolta la lamentela dell’uomo verso la donna. Non dire più o Ada-

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mo: “La donna che mi hai dato mi diede da mangiare del frutto proibito (Gen. 3, 12); dì piuttosto: “La donna che mi hai dato mi ha nutrito col frutto benedetto. Certamente è un consiglio piissimo, ma non è completo e forse ne manca un altro. E’ cosa vera ma è poco per i vostri desideri, se non sbaglio. Il latte è dolce, ma se spremuto fortemente se ne ricava la pinguedine del burro. Alziamo dunque più in alto lo sguardo, per comprendere con quanto affetto di devozione abbia voluto che sia onorata Maria, Colui che ha posto in lei la pienezza di tutti i beni. Perciò se c’è in noi qualche speranza, qualche grazia, qualche fiducia di salvezza, sappiamo che proviene da Colei che ascende donando le sue delizie. Lei è il giardino pieno di delizie, che, venendo, Ella sparge attorno, inoltre la ricolma di grazia lo Spirito divino, affinché fluiscano e refluiscano i suoi aromi, cioè i carismi delle grazie sui suoi devoti. Togli questo disco del sole che illumina il mondo; non ci sarà più il giorno. Togli Maria, questa stella del mare, del mare grande e spazioso; cosa resteranno se non la caligine che tutto avvolge, l’ombra di morte e densissime tenebre? Dunque con tutte le midolla dei cuori, con tutti gli affetti più intimi, con tutti i desideri, veneriamo Maria, perché questa è la volontà di Colui che ha stabilito che tutto noi avessimo per Maria. Questa dunque è la volontà di Dio, ma per il nostro bene. Maria in tutto e per tutto provvedendo a noi miseri, conforta la nostra incertezza, eccita la fede, fortifica la speranza, allontana la diffidenza, vince la pusillanimità. Avevi timore di rivolgerti al Padre Eterno, atterrito, come Adamo, dalla sua voce e fuggivi nel bosco; perciò ti ha dato Gesù come mediatore. Cosa non può ottenere un tale Figlio da tale Padre? Certamente sarà esaudito per la sua riverenza, perché il Padre ama il Figlio. O forse sei timoroso anche verso di Lui? E’ tuo fratello e tua carne, tentato in tutto ma senza peccato, per essere misericordioso. Questo fratello te lo ha dato Maria. Ma forse tu temi in Lui la maestà divina, perché, anche se si è fatto uomo, è tuttavia rimasto Dio. Vuoi avere un avvocato verso di Lui? Ricorri a Maria; in Lei c’è la pura umanità, non solo pura da ogni contaminazione, ma pura per la singolarità della natura: Non c’è alcun dubbio nell’affermare che Ella sarà esaudita per la sua riverenza. Certamente il Figlio esaudirà la Madre ed il Padre esaudirà il Figlio. Figlioli, questa è la scala dei peccatori, questa è la mia massima fiducia, questa è tutta la ragione della mia speranza. Potrebbe forse il Figlio respingere o rifiutare la sua intercessione? Non ascoltarla o non essere ascoltato? Né l’una né l’altra cosa. “Hai trovato”, dice l’angelo, “ grazia presso Dio”. O Lei beata! Sempre Ella troverà grazia, la grazia di cui abbiamo bisogno. La Vergine prudente ha cercato non la sapienza come Salomone, non le ricchezze, non gli onori, non il potere, ma la grazia. Certamente è la grazia con cui siamo salvati. Cosa desideriamo d’altro o fratelli? Cerchiamo la grazia e cerchiamola per Maria; perché Lei quello che cerca trova e non può essere delusa. Cerchiamo la grazia, ma la grazia presso Dio, perché la grazia presso gli uomini è fallace. Altri cerchino i favori, noi sforziamoci di trovare la grazia. Non è forse grazia il fatto che siamo vivi. Certamente è per misericordia di Dio che non siamo morti nel peccato. Consultiamo la nostra coscienza o fratelli: potremmo essere spergiuri, adulteri, omicidi, ladri, rifiuti di questo mondo; ma dov’è abbondata la colpa è sovrabbondata la grazia: Maria non pretende meriti, ma cerca la grazia. Infine fino a tal punto confida nella grazia e non si inorgoglisce da aver timore del saluto angelico: “Maria pensava a cosa significasse questo saluto” (Luc. 1,29). Certamente si reputava indegna di quel saluto angelico e forse meditava queste cose: perché proprio da me viene l’angelo del mio Signore? Non temere Maria, né meravigliarti della venuta dell’angelo da te; verrà in te uno maggiore dell’angelo. Non meravigliarti dell’angelo del 56

Signore, perché il Signore degli angeli è con te. E perché non puoi vedere un angelo tu che vivi una vita angelica? E l’angelo non visita forse una creatura che vive come lui? Egli visita una cittadina dei santi e una familiare di Dio. La Vergine Maria conduce una vita angelica simile a quella dei beati in paradiso. Hai visto dunque che in questo modo il nostro acquedotto attinge alla fonte; né con la sola preghiera penetra i cieli ma anche perché è senza colpa e chi è innocente è vicino a Dio (cfr. Sap. 6,20). Maria era vergine santa nel corpo e nello spirito e a lei in primo luogo si addice la parola dell’apostolo Paolo: “La nostra conversazione è nei cieli” ( Fil. 3,20). Santa dunque nel corpo e nello spirito, perché non si dubiti sulla purezza di questo acquedotto. Certo è altissimo e sublime e rimane integerrimo. Giardino chiuso, fonte sigillata, tempio di Dio, sacrario dello Spirito Santo. Né certamente è simile alle vergini stolte, perché nel suo vaso non ha soltanto l’olio per sé ma ha tutta la pienezza dell’olio. Ha disposto ascensioni nel suo cuore, sia con la conversazione sia con la preghiera. Dopo si recò in montagna con sollecitudine e salutò Elisabetta e compì quel servizio per tre mesi, in modo da poter dire, lei madre alla madre di Giovanni, quello che dopo alcuni anni disse il divin Figlio di Maria al figlio di Elisabetta: “Lascia che noi adempiamo ogni giustizia” (Matt. 3,15). Certamente ascese verso la montagna colei la cui giustizia è come i monti di Dio. In Lei ferveva nella ricerca della grazia la carità, nella sua carne risplendeva la verginità, l’umiltà spiccava nel servizio. E certo se “chiunque si umilia sarà esaltato”, cosa c’è di più sublime di questa sua umiltà? Elisabetta si meravigliava della sua venuta e diceva: “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?” (Luc. 1,43). Ma Elisabetta si meraviglia di più che, come suo Figlio, anche Maria era venuta non per essere servita ma per servire. Giustamente dunque quel cantore divino con grande ammirazione esclama: “ Chi è costei che sale come l’aurora che sorge, bella come la luna, eletta come il sole?” (Cant. 6,9). Maria ascese sopra il genere umano, ascese fino agli angeli, anzi superò gli stessi angeli e ogni creatura celeste. Perciò al di sopra degli angeli ha potuto attingere l’acqua che dona agli uomini. “Come avverrà questo”, Ella dice, “dato che non conosco uomo”? Veramente santa nel corpo e nello spirito, avendo la verginità nella carne ed il proposito della verginità. L’angelo rispondendo disse: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo”. Non interrogare me, disse, è al di sopra di me ed io non posso giungere fino a Lui. “Lo Spirito Santo”, non l’angelico, “verrà in te; e la virtù dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra”, non io. Non restare fra gli angeli o Vergine santa; la terra assetata aspetta di ricevere dal tuo ministero qualcosa di più sublime. Poco dopo aver superato gli angeli, troverai colui che ama l’anima tua. Dico poco oltre, non perché non sia incomparabilmente superiore, ma perché fra Dio e gli angeli non si trova nulla in mezzo. Vai oltre dunque le Virtù e le Dominazioni, i Cherubini e i Serafini, per giungere fino a Lui di cui a vicenda gli Angeli cantano: “Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti” (Is. 6,3). “Colui infatti che nascerà da te è Santo e sarò chiamato Figlio di Dio”. Fonte della Sapienza, Verbo del Padre nei cieli. Questo Verbo, mediante Te diventerà uomo. E colui che dice: “Io sono nel Padre ed il Padre in me” (Giov. 14,10), dice anche: “Da Dio sono uscito e vengo” (Giov. 8, 42). “In principio c’era il Verbo”; ecco scaturisce la fonte, ma ancora chiusa in sé stessa. Invero “il Verbo era presso Dio” (Giov. 1,1), e abita una luce inaccessibile; il Signore diceva all’inizio: “ Io ho pensieri di pace non di afflizione” (Ger. 29,11). Ma presso Dio è il suo pensiero e cosa pensa noi lo ignoriamo. Chi infatti conosce

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il pensiero di Dio? O chi gli è consigliere? E’ disceso il pensiero della pace nell’opera della pace: Il Verbo s’è fatto carne e ormai abita in noi. Abita certamente per la fede nei nostri cuori, abita nella nostra memoria, abita nei nostri pensieri e nella nostra immaginazione. Cosa pensava prima l’uomo di Dio? Lo concepiva come un idolo da lui fabbricato. Dio era incomprensibile e inaccessibile, invisibile e del tutto inconcepibile. Ora dunque ha voluto essere compreso, visto, pensato. In qual modo, tu dici? Certamente perché giace nel presepe, è concepito nel grembo verginale, predica nel monte, passa la notte in preghiera, o pende nella croce, viene meno nella morte, ma è libero fra i morti, domina negli inferi, risorge il terzo giorno, mostra agli Apostoli il posto dei chiodi, segni della vittoria, e per ultimo, davanti ad essi, ascende verso i sublimi cieli. Come non meditare veramente, piamente e santamente queste verità. Qualunque di queste cose io medito, medito Dio ed in tutto Egli è il mio Dio. E’ sapienza meditarle e prudenza farne dolce memoria; le ha generate la verga fiorita di Jesse (cfr. Is. 11,1), cioè Maria, che abitando nelle dimore superne, ce le ha comunicate in abbondanza; nei luoghi supremi certamente e al di là degli angeli, è giunta Colei che concepì il Verbo dallo stesso cuore del Padre. Com’è scritto: “Il giorno al giorno ne affida la Parola” (Sal. 18,3). Certamente il Padre è il giorno ed è detto anche che “di giorno in giorno è annunciata la Salvezza di Dio” (cfr. Sal. 95,2). Certamente Cristo è il giorno, la Parola, la Salvezza. Ma anche la Vergine è indicata dal giorno; certamente è giorno luminoso e splendido, che procede dall’aurora che sorge, bella come la luna, eletta come il sole (cfr. Cant. 6,9). Comprendi dunque come Maria è giunta fino agli angeli con la pienezza della grazia e sopra gli angeli col sopraggiungere dello Spirito Santo. Gli angeli hanno la carità, la purezza, l’umiltà. Quale di questa virtù non risplende in Maria? Ma abbiamo già dimostrato la superiorità di Maria. Infatti a chi degli angeli è stato mai detto: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo: Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio”. Dunque Cristo Verità è nato da una creatura terrena non da una creatura angelica; non è nato da angeli ma dal seme di Abramo. E’ gran merito per un angelo essere ministro di Dio; ma Maria ha un merito molto maggiore, sublime, quello di Madre. Dunque la fecondità della Vergine è una gloria suprema; il suo compito singolare è tanto più eccellente degli angeli quanto è superiore a quello di ministro il nome di Madre che ha ricevuto. Lei già piena di grazia ha ricevuto questa grazia, in modo che, fervente nella carità, integra nella verginità, devota nell’umiltà, diventasse gravida senza conoscere uomo e procreasse senza il dolore del parto. Ma tutto questo è poco, perché Colui che è nato da Lei è chiamato Santo ed è il Figlio di Dio. Del resto, fratelli, dobbiamo in ogni modo far sì che il Verbo, uscito dal Padre, che a noi è giunto tramite la Vergine, non torni indietro senza frutto; ma per mezzo della stessa Vergine rendiamo grazia per la grazia ricevuta. Facciamone memoria, fin quando siamo in questo mondo e sospiriamo la sua presenza. Ritornino alla sua origine i fiumi di grazia perché fluiscano più abbondantemente; infatti dice il Signore Gesù: “Chi ha sete venga a me e beva; chi crede in me, come dice la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Questo Egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in Lui” (Giov. 7, 37-39). Acqua, fiumi, Spirito ci sono dati tramite Maria e lo Spirito che ricevono i credenti è lo stesso Spirito che è sceso su Maria nel momento della Concezione. Attenti però che se i fiumi non ritornano alla fonte si seccano, ed essendo infedeli nel poco non meriteremo di ricevere quello che è massimo; molto al di sopra dei nostri desideri e dei nostri meriti. 58

…Dice il Cantico dei Cantici (2, 16): “Il mio diletto è con me ed io con lui; Egli pascola il gregge fra i gigli”. Cerchiamo, fratelli, di avere i gigli, di estirpare le spine e i rovi e piantare i gigli, in modo che il Diletto si degni di scendere e portarci al pascolo come sue pecorelle. Il Diletto è Gesù, il buon Pastore, com’Egli stesso dice: “Io sono la porta delle pecore; se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo” (cfr. Giov. cap. 10). Invero il Diletto pascola il suo gregge in mezzo alla moltitudine dei gigli, che sono le virtù: Ed i gigli più splendidi sono quelli di Maria: il decoro della verginità, l’insigne umiltà, l’eccelsa sua carità? Anche noi, se siamo pecorelle di Cristo, abbiamo dei gigli, anche se molto inferiori. E lo sposo non sdegnerà certo di pascolare fra di essi; se però le azioni di grazia e le virtù sono rese splendide dalla pura devozione, se la purezza dell’intenzione rende candida la preghiera, se la sincerità della confessione ha reso tutto puro e bianco. “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”(Matt. 5,4), dice il Signore; e senza la purezza del cuore non è possibile vedere e piacere a Dio. Bisogna purificare il nostro cuore da tutto quello che lo inquina, secondo la sua parola (Matt. 6, 32): “ Dal cuore, infatti proven- gono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adulteri, le fornicazioni, i furti, le menzogne, le bestemmie”. Se la nostra confessione è sincera, si avvererà la parola del profeta: “Anche se i vostri peccati fossero color scarlatto, diventeranno bianchi come neve: Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana” (Is. 1,18). In conclusione, qualunque grazia vuoi avere, ricordati di chiederla tramite Maria, affinché la grazia rientri nello stesso grembo in cui si è incarnato l’elargitore di tutte le grazie; e dal suo seno sia ridonata a noi. Certo Dio poteva senza questo acquedotto distribuire le grazie, secondo il suo volere, ma ha voluto provvedere per te un tramite. Forse le tue mani non erano pure e non le hai mondate dai tuoi peccati. Perciò ogni richiesta che vuoi fare abbi cura di farla tramite le amatissime e degnissime mani di Maria, se non vuoi ricevere un rifiuto. Certamente i suoi gigli sono candidissimi e non può certo avvenire che il Signore amante dei gigli non esaudisca ogni preghiera presentatagli dalle mani della Madre sua Maria. Amen. Così sia.

Meditazioni tradotte dal Mariale di S. Lorenzo da Brindisi, Dottore della Chiesa. Maria tesoro di tutti i beni e le grazie

Un segno grande apparve in cielo: una donna rivestita di sole e la luna sotto i suoi piedi e

sul suo capo una corona di dodici stelle (Apoc. 12,1). Dio creò i luminari in cielo per illuminare il mondo: il sole per illuminare il giorno, la luna e le stelle per illuminare la notte. Maria ha insieme il sole, la luna e le stelle per potere con luce perpetua illuminare il giorno e la notte; per potere con la luce della grazia celeste, della divina bontà e degli splendori della sua benignità, illuminare i giusti e i peccatori. Invero è più facile non trovare luce nei luminari del cielo che non trovare grazia e mise- ricordia in questa Beatissima Genitrice di Dio e vera Madre nostra. E’ cosa stolta dubitare del sole; cosa molto più stolta dubitare della pietà di Maria. Come infatti il sole è tutta luce, così certamente Maria è tutta bontà, benignità, pietà, misericordia, carità, perfetta maternità. Per i giusti che sono indicati dal giorno, Maria è rivestita del sole, che è Cristo, vera luce del mondo; per i peccatori, indicati dalla notte è luna splendida. [Alla Madonna, Sposa dello Spirito Santo, e al suo trono di regina si possono riferire due passi simili della Scrittu-

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ra: nel Cantico dei Cantici, della Sposa è detto: Chi è costei che sorge come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole? (Cant. 6,10); e nel salmo (88,38): In eterno durerà il suo trono come il sole, sempre saldo come la luna, testimone fedele nel cielo; testimone, aggiungiamo noi, della bontà e misericordia di Dio]. Infatti anche Maria, [che è Regina del Cielo e della Terra accanto al Re, il figlio suo Gesù] è un trono di grazia al quale, come dice l’Apostolo (Ebrei, 4,16), tutti, sia giusti che peccatori, possiamo accostarci con piena fiducia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno]. La regale corona di stelle sul suo capo, dimostra il tesoro dei celesti lumi della Vergine Madre di Dio; e veramente, chi trova Maria, trova un infinito tesoro di celesti beni e grazie; chi, certamente per dono di Dio, con devoto e sincero affetto di pietà, si rivolge a Maria, la riceve come singolare patrona e madre. Come infatti fu un grande dono di Dio quel tesoro che un uomo trovò nel campo (cfr. Matt. 13,44), così certamente anche Maria è un dono singolare e questo tesoro si trova in cielo. Maria è un tesoro di luce; il grande tesoro dei beni di Dio, delle virtù e dei celesti doni dello Spirito Santo; tesoro dei meriti e delle spirituali ricchezze, tesoro di grazia, tesoro di gloria, tesoro della stessa Divinità, perché piacque a Dio di far abitare in lei, (come nel figlio suo Gesù) ogni pienezza (cfr. Col. 1,19). Cosa infatti potrà mancare a chi ha Maria come patrona e madre in cielo, dato che Lei presso l’Onnipotente Dio è l’onnipotente avvocata e mediatrice di tutte le grazie? Infatti se tutto è possibile a chi crede (Matt. 9, 22), quanto più è possibile a Maria, vera Madre e vera Genitrice di Dio? [Ma è significativo anche il numero dodici delle stelle: dodici come gli Apostoli, che le fecero da corona nella Pentecoste e le fanno da corono in cielo. E negli Apostoli sono compresi tutti i santi, e speriamo anche noi; perciò nelle litanie lauretane Maria è proclamata “Regina degli Apostoli e di tutti i santi!]

S. Luigi Maria Grignon de Monfort

Dal Trattato della vera devozione a Maria E’ solo Maria che ha trovato grazia presso Dio: Dopo di Lei, coloro che hanno trovato grazia presso Dio l’hanno trovata unicamente per mezzo di Lei… L’Altissimo l’ha costituita unica tesoriera delle sue ricchezze e sola dispensatrice delle sue grazie, in modo da magnificare, elevare ed arricchire chi Ella vuole… Il Signore è nostro avvocato e mediatore di redenzione presso Dio Padre...; è per mezzo di Lui che abbiamo accesso alla Maestà divina… ma non abbiamo forse bisogno di un mediatore presso ilm Mediatore stesso? La nostra purezza è abbastanza grande per unirci direttamente a Lui e da soli?..Maria è la più capace di svolgere questo compito d i carità… Se abbiamo timore di andare direttamente a Gesù Cristo Dio a causa della sua infinita grandezza o per i nostri peccati, invochiamo con coraggio l’aiuto e l’intercessione di Maria nostra madre: Ella è buona e tenera, non c’è nulla in Lei di austero e scostante, nulla di troppo alto e di troppo abbagliante; guardando Lei noi vediamo la nostra semplice natura. Ella non è il sole, che per la violenza dei suoi raggi potrebbe abbagliarci a causa della nostra debolezza; è invece bella e dolce come la luna, che riceve la luce dal sole e la tempera, per renderla adatta alla nostra debole portata. E’ così piena di carità che non rigetta nessuno di coloro che invocano la sua intercessione…Ella è così potente che mai le sue domande sono state rigettate; non ha che da presentarsi davanti al Figlio suo per pregarlo e subito Egli accoglie ed esaudisce; Egli viene sempre vinto amorevolmente dalo suo seno, dal suo grembo e dalle preghiere della sua cara Madre… Per andare a Gesù bisogna andare a Maria, nostra Mediatrice di intercessione. 60

Maria, dice S. Bernardo ha due figli: uno Uomo-Dio e l’altro un semplice uomo; del primo è madre corporalmente, del secondo spiritualmente. Questo è il volere di Dio, il quale ha voluto che ricevessimo tutto per mezzo di Maria; se quindi abbiamo un po’ di speranza, di grazia, di salvezza, dobbiamo riconoscere che da Lei ci proviene. Tutti i doni, le virtù e le grazie dello stesso Spirito Santo sono elargiti dalle sue mani, a chi vuole , quando vuole, come vuole e nella misura che vuole…Dio dà la sue grazie a Maria, affinché noi riceviamo per mezzo di Lei tutto ciò che Egli ci vuole dare; e trova pure la sua gloria nel ricevere per le mani di Maria, la gratitudine, l’amore e l’onore che noi gli dobbiamo per i suoi benefici. E’ dunque molto giusto imitare questa condotta affinché la grazia ritorni al suo autore, per lo stesso canale per il quale è venuto a noi

S. ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI Da Le Glorie di Maria

Dice San Bernardino da Siena che Maria è il collo della Chiesa, perché attraverso di Lei sono trasmessi ai fedeli, corpo mistico di Gesù Cristo, tutte le grazie della vita spirituale provenienti da Gesù, loro capo. San Bonaventura cerca di spiegarne il motivo con queste parole: "Visto che Dio si è compiaciuto di abitare nell'utero della Vergine Santa, in un certo modo Lei ha acquistato giurisdizione su tutte le grazie, poiché dal suo utero sacrosanto, con Gesù Cristo, sono usciti da Lei tutti i fiumi dei doni divini come da un celeste oceano". San Bernardino da Siena si esprime con termini più chiari: "Da quando la Vergine Madre concepì nel suo seno il Verbo Divino, ha acquistato, per così dire, una ragione speciale sui doni dello Spirito Santo, in modo che da quel momento nessuna creatura ha ricevuto alcuna grazia da Dio se non per mezzo e per mano di Maria". Così un Autore spiega il passo di Geremia dove il Profeta, parlando dell'Incarnazione del Verbo e di Maria sua Madre, dice che una donna doveva circondare quest'Uomo-Dio. Spiega il suddetto Autore: "Come nessuna linea esce dal centro di un cerchio senza passare prima per la circonferenza che si trova intorno al centro, così da Gesù, centro di ogni bene, nessuna grazia ci viene donata se non per mezzo di Maria che ha racchiuso in Sé il nostro Salvatore, dopo averlo ricevuto nel suo seno". Aggiunge San Bernardino che per questo motivo tutti i doni, le virtù e le grazie si dispensano per mano di Maria a coloro che Lei vuole, quando vuole e come vuole. Allo stesso modo Riccardo sostiene che Dio vuole che tutto il bene donato alle sue creature passi per mano di Maria. Il Venerabile abate di Celles esorta ciascuno a ricorrere alla Tesoriera delle grazie, come egli La chiama, poiché solo per mezzo suo il mondo e gli uomini ricevono tutto il bene sperato. Da quanto è stato detto si può notare chiaramente che i Santi e gli Autori citati sostengono che tutte le grazie ci provengono per mezzo di Maria e questo non soltanto perché da Maria abbiamo ricevuto Gesù Cristo, Fonte di ogni bene, come vuole intendere l'Autore già nominato precedentemente. I Santi e gli Autori non si fermano qui! Essi ci assicurano anche che Dio, dopo averci donato Gesù Cristo che con i meriti della sua Passione ha spalancato le porte della grazia divina, ha deciso che tutte le grazie, da quel momento in poi e fino alla fine del mondo, fossero dispensate per i meriti di Gesù Cristo e per mano ed intercessione di Maria. Conclude padre Suarez dicendo che ai nostri giorni è opinione universale della Chiesa che

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l'intercessione di Maria sia non soltanto utile, ma necessaria per noi tutti. Non di assoluta necessità, perché solamente la mediazione di Gesù Cristo ci è assolutamente necessaria, ma di necessità morale, poiché la Chiesa sente con San Bernardo che Dio ha determinato che nessuna grazia ci venga concessa se non per mano di Maria. Prima di San Bernardo lo affermò Sant'Idelfonso, dicendo alla Vergine: "O Maria, il Signore ha decretato di raccomandare alle tue mani tutti i beni che Egli ha disposto di dare agli uomini, perciò ha consegnato a Te tutti i tesori e le ricchezze delle grazie".

San Pier Damiani ritiene che Dio volle diventare uomo con il consenso di Maria per due motivi. Il primo è che tutti noi fossimo immensamente grati alla Vergine ed il secondo perché comprendessimo che la salvezza di tutti è affidata all' arbitrio della Madonna.

San Bonaventura medita quindi la profezia di Isaia (lI, 12), dove il Profeta annuncia che dalla progenie di Iesse dovrà nascere una verga, Maria, e da quella il fiore, cioè il Verbo incarnato: «Un germoglio spunterà dal tronco di lesse, un virgulto germoglierà dalle

sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore». Il Santo pronuncia queste belle parole: "Chiunque desidera acquistare la grazia dello

Spirito Santo, cerchi il Fiore nella Verga, cioè Gesù in Maria, poiché per mezzo della Verga troviamo il Fiore e tramite il Fiore troviamo Dio". San Bonaventura soggiunge: "Se vuoi avere questo Virgulto, cerca con le preghiere di persuadere a tuo favore il Germoglio ed otterrai il Fiore. Altrimenti - esclama il serafico Padre nel serm. XXVI dell'Epifania, commentando le parole: «Videro il bambino con Maria

sua madre» - mai troverai Gesù se non con Maria e per mezzo di Maria". Conclude che invano cerca Gesù chi non cerca di trovarlo insieme a Maria. Diceva Sant'Idelfonso: "Voglio essere servo del Figlio e poiché non sarà mai servo del Figlio chi non è servo della Madre, perciò desidero essere al servizio di Maria". Dice San Bernardo: "Come un uomo ed una donna hanno cooperato alla nostra rovina, così fu opportuno che un altro uomo ed un' altra donna cooperassero alla nostra salvezza, e questi furono Gesù e sua madre Maria. Non vi è dubbio - continua il Santo - che il solo Gesù Cristo fosse più che sufficiente per salvarci, ma fu più conveniente che alla nostra redenzione collaborassero l'uno e l'altro sesso, non essendo stati entrambi estranei alla nostra caduta nel peccato originale".

Sant' Alberto Magno chiama Maria 'Cooperatrice della Redenzione. Lei stessa rivelò a Santa Brigida che come Adamo ed Eva vendettero il mondo per una mela, così la Vergine Santa ed il Figlio, uniti in un Cuore solo, lo riscattarono. "Dio ha potuto - conferma Sant' Anselmo - creare il mondo dal niente, ma dopo che il genere umano si è perso per la colpa, Dio non ha voluto salvarlo senza la cooperazione di Maria". Padre Suarez spiega che la Madre divina ha cooperato in tre modi alla nostra salvezza. Il primo per aver degnamente meritato con le sue virtù l'Incarnazione del Verbo. Il secondo per essersi molto impegnata a pregare per noi mentre viveva sulla terra. Il terzo infine, per aver accettato di sacrificare a Dio la vita del Figlio per la nostra salvezza. Per questo il Signore ha giustamente stabilito che tutti ottengano la Vita eterna per mezzo dell' intercessione della Madonna, visto che Lei ha cooperato alla salvezza con grande amore verso gli uomini e con tanta gloria divina. Maria si chiama 'Cooperatrice della nostra giustificazione', perché Dio ha affidato a Lei tutte le grazie da dispensare al mondo. San Bernardo afferma che tutti gli uomini passati, presenti e futuri debbono guardare a Maria come al mezzo per conquistare la salvezza in tutti i secoli. 62

Gesù Cristo dichiarò che nessuno poteva trovarlo se prima non avesse ricevuto la grazia divina dall'Eterno Padre. Così, secondo Riccardo, Gesù dice di Maria: «Nessuno viene a me se prima mia Madre non l'ha portato con le sue preghiere». Gesù fu frutto della Vergine, come Le disse Santa Elisabetta: «Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!». Chi dunque vuole il frutto, deve andare all'albero. Chi vuole Gesù, deve andare da Maria e chi trova la Madonna, trova certamente Gesù. Quando Santa Elisabetta vide che la Santissima Vergine era andata a visitarla in casa sua, non sapendo come ringraziarla, umilmente esclamò: «A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?». Ma come? Non sapeva Santa Elisabetta che non solo Maria, ma anche Gesù era giunto in casa sua? Per quale motivo si dice indegna di vedere la Madre e non invece di ricevere il Figlio venuto a trovarla? La Santa sapeva bene che quando arriva Maria, porta anche Gesù, e perciò le bastò ringraziare la Madre senza nominare il Figlio. «Ella è simile alle navi di un mercante, fa venire da lontano le provviste». Maria fu questa felice nave che dal Cielo fino a noi portò Gesù Cristo, pane vivo. Egli venne dal Cielo per darci la Vita eterna, come disse: «lo sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno». Riccardo di San Lorenzo afferma che nel mare di questo mondo si perderanno quanti non si troveranno nella nave, cioè non protetti da Maria. "Perciò - soggiunge - quando ci troviamo in pericolo di perderei per le tentazioni o le passioni della vita presente, dobbiamo ricorrere a Maria gridando: «Presto Signora, aiutaci, salvaci se non vuoi che ci perdiamo». Notiamo che il suddetto Autore non ha timore di poter dire alla Vergine: "Salvaci, siamo perduti" come invece ha difficoltà a dichiarare l'Autore più volte citato nel paragrafo precedente. Egli proibisce di chiedere la propria salvezza alla Vergine, perché assicura che la salvezza spetta solo a Dio. Ma se un condannato a morte può chiedere a qualche favorito del re di intercedere per lui, interponendosi presso il principe per ottenergli la vita, perché non possiamo chiedere alla Madre di Dio che ci salvi, ottenendoci la grazia della Vita eterna? San Giovanni Damasceno non faceva difficoltà nel dire alla Vergine: "Regina Immacolata e pura, salvami, liberami dalla dannazione eterna".San Bonaventura chiamava Maria: "O Salvezza di chi T'invoca". La Santa Chiesa approva l'invocazione 'Salute degli infermi'. E noi ci faremo scrupolo di poteri a supplicare di salvarci? Quando, come dice un Autore: "A nessuno, se non per mezzo suo, si apre il porto della salvezza". Ancora prima lo disse San Germano a Maria: "Nessuno sarà salvo se non per mezzo tuo". Vediamo cos'altro dicono i Santi sulla necessità che abbiamo dell'intercessione della Madre divina. Il glorioso San Gaetano sosteneva che noi possiamo chiedere le grazie, ma non potremo mai ottenerle senza l'intercessione di Maria. Sant' Antonino lo conferma con una bella espressione: "Chi domanda e vuole ottenere le grazie senza l'intercessione di Maria, pretende di volare senz'ali". Come il faraone disse a Giuseppe: «Ebbene, il paese d'Egitto è a tua disposizione» e quanti ricorrevano al sovrano per essere aiutati venivano mandati da Giuseppe: «Andate da Giuseppe; fate quello che vi dirà» così, quando noi chiediamo le grazie a Dio, Egli ci

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manda da Maria: «Andate da Maria». "Poiché il Signore ha decretato - dice San Bernardo di non concedere alcuna grazia se non per mano di Maria". Riccardo di San Lorenzo asserisce: "La nostra salvezza è nelle mani di Maria. Così con maggior ragione di quanto gli Egiziani dissero a Giuseppe, noi Cristiani possiamo afferma-re: «La nostra salvezza è nelle tue mani» ... Lo stesso dice il Venerabile Idiota: "La nostra salvezza è nelle sue mani". Così si esprime, ma con più forza, Cassiano: "Tutta la salvezza del mondo consiste nel beneficiare del favore di Maria". Cassiano afferma con assoluta certezza che la salvezza di tutti consiste nell'essere favoriti e protetti da Maria. Chi è protetto da Maria si salva; chi non è protetto si perde. San Bernardino da Siena Le dice: "Signora, poiché sei la dispensatrice di tutte le grazie e la grazia della salvezza ci perviene per mano tua, allora la nostra salvezza eterna di-pende da Te". Perciò Riccardo ebbe ragione di dire che come una pietra cade appena viene tolta la terra che la sostiene, così un'anima, tolto l'aiuto di Maria, cadrà prima nel peccato e poi nell' inferno. Aggiunge San Bonaventura che Dio non ci salverà senza l'intercessione di Maria e prosegue dicendo che come un bambino non può vivere se manca chi lo allatta, così ciascuno senza la protezione di Maria non può salvarsi. Per questo esorta: "Procura che la tua anima abbia sete della devozione di Maria, venera sempre la dolce Madre e non dimenticarla, finché non giungi a ricevere in Cielo la sua materna benedizione". "E chi mai - chiede San Germano – conoscerebbe Dio se non fosse per merito tuo, o Maria Santissima? Chi si salverebbe? Chi sarebbe libero dai pericoli? Come si potrebbe ricevere qualche grazia, se non attraverso Te, o Genitrice di Dio, o Vergine Madre, o Piena di grazia?" In un altro momento afferma: "Se Tu, Regina, non gli aprissi la via, nessuno sarebbe libero dalle tenaglie della carne e del peccato". "Come non possiamo giungere all'Eterno Padre se non per mezzo di Gesù Cristo - così dice San Bernardo - non possiamo giungere a Gesù Cristo se non per mezzo di Maria". E continua: "Ecco il motivo per cui il Signore ha stabilito che tutti ci salviamo per l'intercessione di Maria: affinché per mezzo suo ci riceva quel Salvatore che tramite Lei ci è stato donato". Per questo il Santo La chiama 'Madre della grazia e della nostra salvezza. "Dunque - riprende San Germano - che sarà di noi? Quale grazia ci rimarrà per salvarci, se Tu Maria ci abbandoni, Tu che sei la Vita dei Cristiani?" Ma l'Autore che abbiamo nominato prima replica: "Visto che tutte le grazie passano attraverso Maria, allora se noi imploriamo l'intercessione dei Santi, essi devono ricorrere alla mediazione di Maria per ottenerci i doni celesti? Questo nessuno lo crede e nessuno lo ha mai sognato". Quanto al crederlo, rispondo che in questo non vi può essere alcun errore o inconveniente. Dove vi può essere l'errore nel dire che Dio, per onorare sua Madre, avendola costituita Regina dei Santi e volendo che tutte le grazie si dispensino per le sue mani, voglia che anche i Santi ricorrano a Lei per ottenere le grazie ai loro devoti? Quanto poi al dire che nessuno ha mai sognato ciò, io trovo che lo hanno asserito espressamente San Bernardo, Sant' Anselmo, San Bonaventura e con essi padre Suarez ed altri. 64

Afferma San Bernardo che si pregherebbero invano gli altri Santi per qualsiasi grazia, se Maria non intercedesse per ottenergliela. A questo proposito un Autore spiega il passo di Davide: «1 più ricchi del popolo cercano il tuo volto». I ricchi di quel grande popolo di Dio sono i Santi che quando vogliono ottenere qualche grazia ai loro devoti si raccomandano tutti a Maria. Padre Suarez dice quindi giustamente che noi preghiamo i Santi di essere nostri intercessori presso Maria, loro Signora e Regina: "Non ci rivolgiamo ai Santi perché uno di loro interceda a nostro favore presso un altro, poiché sono tutti uguali. Essi possono invece intercedere presso la Vergine, loro Signora e Regina". Proprio questo è ciò che promise San Benedetto a Santa Francesca Romana, come si legge nell'opera di padre Marchese. Un giorno il Santo le apparve e le promise di proteg-gerla divenendo suo avvocato presso la Madre divina. Soggiunge Sant' Anselmo, parlando con la Vergine: "Signora, quello che possono ottenere le intercessioni di tutti i Santi insieme a Te, può attenerlo la tua sola intercessione senza il loro aiuto. Ma perché - prosegue il Santo - Tu sola hai tanta potenza? Perché Tu sola sei la Madre del nostro Salvatore, Tu la sposa di Dio, Tu la Regina universale del Cielo e della terra. Se Tu non parlerai in nostro favore, nessun Santo pregherà per noi e ci aiuterà; ma se Tu pregherai per noi, anche tutti i Santi si impegneranno a supplicare per noi ed a soccorrerci". La Santa Chiesa e padre Segneri, nel suo libro Devoto di Maria, attribuiscono a Maria le parole del libro della Sapienza: «Il giro del Cielo da sola ho percorso». Il Padre afferma: "Come la prima sfera con il suo moto provoca il movimento di tutte le altre sfere, così quando Maria prega per un' anima fa in modo che tutto il Paradiso preghi con Lei". "Anzi - dice San Bonaventura - visto che è la Regina comanda a tutti gli Angeli ed i Santi che L'accompagnano di unire tutte le loro preghiere insieme alla sua". Finalmente comprendiamo il motivo per cui la Santa Chiesa ci insegna ad invocare e salutare la Madre divina col grande nome di 'nostra speranza: «Speranza nostra, salve». Lutero diceva di non poter sopportare che la Chiesa Romana chiamasse Maria, una creatura, “Speranza nostra” . Egli infatti affermava che solo Dio e Gesù Cristo, come nostro mediatore, sono la nostra speranza e che Dio maledice chi mette la sua speranza nelle creature, come dice Geremia: «Maledetto l'uomo che confida nell'uomo». La Chiesa ci insegna però ad invocare sempre Maria ed a chiamarla nostra speranza: «Speranza nostra, salve». Chi ripone la sua speranza negli uomini escludendo Dio, certamente viene maledetto da Dio perché Egli è l'unica fonte e il dispensatore di ogni bene. La creatura senza Dio non ha niente, né può dare qualche cosa. Se il Signore ha disposto, secondo quanto abbiamo provato, che tutte le grazie passino per mano di Maria come per un canale di misericordia, per questo possiamo, anzi dobbiamo affermare che Maria è la nostra speranza e per suo mezzo riceviamo le grazie divine. Per questo San Bernardo La chiamava "Tutta la ragione della mia speranza. Lo stesso asseriva San Giovanni Damasceno quando, parlando con la Beata Vergine, Le diceva: "Signora, in Te ho posto tutta la mia speranza e da Te attendo la salvezza". San Tommaso dice nell'Opusc. VIII che Maria è: "Tutta la speranza della nostra salvezza". Sant'Efrem esclama: "Vergine Santissima, accoglici sotto la tua protezione se ci vuoi salvare, poiché non abbiamo altra speranza di salvarci che per mezzo tuo". Concludiamo con San Bernardo: "Procuriamo di venerare con tutto l'amore del nostro cuore la divina madre Maria, poiché questa è la volontà del Signore che ha voluto donarci

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tutto il bene per mano della Vergine". Perciò il Santo ci esorta: "Ogni volta che desideriamo e chiediamo qualche grazia, raccomandiamoci a Maria e speriamo di ottenerla per mezzo suo, poiché se non meritiamo da Dio la grazia che supplichiamo, sicuramente meriterà di ottenerla Maria che la chiederà per noi". Quindi San Bernardo consiglia: "Per tutto ciò che offriamo a Dio, siano opere o preghiere, vediamo di raccomandarle prima alla Madonna, se vogliamo che il Signore le accetti".

ORSÙ DUNQUE AVVOCATA NOSTRA Paragrafo I. Maria è un 'avvocata potente per salvare tutti. È così grande l'autorità delle madri sui figli, che anche se questi fossero monarchi ed avessero il dominio assoluto su tutte le persone dei loro regni, mai le madri diverrebbero suddite dei loro figli. Ora Gesù è in Cielo, dove siede alla destra del Padre. Egli, come spiega San Tommaso, ha il dominio supremo su tutte le creature come Dio ed anche come Uomo perché in Lui vi è l'unione della natura umana e della natura divina. Gesù dunque, ha autorità su tutti ed anche sulla Beata Vergine, I ma un tempo quando viveva sulla terra, volle umiliarsi ed essere sottomesso a Maria, come attesta San Luca: «E stava Loro sottomesso»."Anzi - dice Sant'Ambrogio - dal momento in cui Gesù Cristo aveva innalzato Maria ad essere sua Madre, come Figlio era veramente obbligato a ubbidirla", Riccardo di San Lorenzo nota che tra tutti i Santi che sono con Dio, solo di Maria si può dire che non soltanto sia stata sottomessa alla volontà di Dio, ma anche che Dio si sia assoggettato alla sua volontà. Il medesimo Autore prosegue nella sua riflessione: "Come si legge che le Sante «Vergini seguono l'Agnello dovunque va», così si può dire che l'Agnello seguiva la Vergine Maria su questa terra, visto che era divenuto suo Figlio". Quindi diciamo che Maria in Cielo, benché non possa più comandare al Figlio, è comunque potente perché le sue preghiere sono sempre suppliche di Madre e perciò ottengono quanto domanda. San Bonaventura si chiede: "Perché Maria gode del grande privilegio presso Gesù di essere potentissima ed ottenere ciò che vuole?" La risposta si trova proprio nel discorso accennato prima e che esamineremo a lungo più avanti: perché le preghiere di Maria sono suppliche di Madre! "Per tale motivo - dice ancora San Pier Damiani - la Vergine ottiene quanto vuole così in Cielo come sulla terra e può donare la speranza della salvezza anche ai disperati". San Pier Damiani soggiunge che quando la Madre chiede per noi qualche grazia a Gesù Cristo, chiamato dal Santo 'l'Altare di Misericordia dove i peccatori ottengono il perdono di Dio, il Figlio ha tanta stima delle preghiere di Maria e grande desiderio di compiacerla, che le sue preghiere sembrano quasi comandi e Lei pare più Signora che Ancella. Gesù vuole onorare così la sua cara Mamma che l'ha tanto amato nella sua vita, accordandole subito quanto domanda e desidera. San Germano conferma tutto ciò con queste belle parole: "Madre di Dio, Tu sei onnipotente per salvare i peccatori e non hai bisogno di altra raccomandazione presso Dio, poiché sei Madre della vera Vita". "Tutti si sottomettono al comando della Vergine, anche Iddio". San Bernardino da Siena pronuncia tali parole con grande certezza! Ai desideri di Maria tutti ubbidiscono, anche Dio. Egli vuoi dire, in verità, che Dio esaudisce le sue preghiere come fossero comandi. Sant' Anselmo, parlando con Maria Le dice così: "O Vergine Santa, il Signore Ti ha in- 66

nalzato al punto tale che col suo favore puoi ottenere tutte le grazie possibili ai tuoi devoti"; poiché la tua protezione è onnipotente", aggiunge Cosma Gerosolimitano. "Sì, Maria è onnipotente - riprende Riccardo di San Lorenzo - perché la Regina, per ogni legge, deve godere degli stessi privilegi del Re". E soggiunge: "Il potere del Figlio e della Madre è unico! Il Figlio onnipotente ha reso tale anche la Madre". "In modo tale - dice Sant'Agostino - che Dio ha posto tutta la Chiesa non soltanto sotto la protezione, ma anche sotto il dominio di Maria". Visto, dunque, che la Madre deve avere la stessa autorità del Figlio, giustamente Gesù, che è onnipotente, ha reso tale anche Maria. Rimane sempre vero tuttavia che il Figlio è onnipotente per natura e la Madre è onnipotente per grazia. Questo si avvera visto che quanto la Madre chiede, il Figlio non lo rifiuta. Un giorno Santa Brigida udì Gesù parlare con Maria: «Madre mia, Tu sai quanto Ti amo, perciò chiedimi quello che vuoi, che io non posso non esaudire qualsiasi tua richiesta. E proseguì con una motivazione molto bella: «Poiché nulla mi hai negato sulla terra, nulla Ti negherò in Cielo. Intendeva dire: «Madre, durante la tua vita terrena, Ti sei sempre uniformata alla mia volontà, ora che sono in Cielo è giusto che anch'io esaudisca tutte le tue richieste». Maria si può dunque dire onnipotente, non perché dotata di attributi divini, in quanto è una creatura, ma perché con le sue preghiere ottiene quanto vuole. O nostra grande Avvocata, ha ragione San Bernardo quando Ti dice: "Se Tu vuoi, tutto si adempie" . E Sant' Anselmo: "Se Tu lo vuoi, tutto avverrà: acconsenti di sollevare ad un alto grado di santità il peccatore più perduto, Tu lo puoi fare".' Sant'Alberto Magno, a tale proposito, attribuisce a Maria queste parole: “Perché le vostre preghiere siano esaudite, è indispensabile che mi preghiate affinché anch'io lo voglia e, se lo vorrò, allora diventerà necessario che si realizzi quanto avete chiesto”. San Pier Damiani dopo aver considerato la grande potenza di Maria, La supplica di avere pietà di noi: "Ti spinga la tua indole pietosa, Ti commuova la tua potenza: quanto più sei potente, tanto più devi essere misericordiosa". O Maria, nostra cara Avvocata, poiché hai un Cuore così pietoso che non è capace di guardare i miseri senza compatirli ed hai in Dio una potenza così grande da salvare tutti quelli che difendi, non rifiutare di difendere anche la nostra causa. Siamo miserabili, ma riponiamo tutte le nostre speranze in Te. Se non Ti convincono le nostre preghiere, Ti persuada il tuo Cuore benevolo, Ti spinga almeno la tua potenza! A questo scopo Dio Ti ha arricchita di tanta potenza, proprio perché quanto più sei ricca per poterei aiutare, tanto più sei misericordiosa per volerei aiutare. San Bernardo ci assicura che Maria è immensamente ricca nella potenza come nella Misericordia e poiché la sua carità è potentissima, così è anche pietosissima nel compa-tirci e ce lo dimostra continuamente. Fin dal tempo in cui viveva sulla terra l'unico pensiero di Maria, dopo la gloria di Dio, era di aiutare i miseri e fin da allora sappiamo che ebbe il privilegio di essere esaudita in tutto ciò che chiedeva, come avvenne alle nozze di Cana in Galilea, quando mancò il vino. La Santa Vergine, vedendo l'afflizione e l'imbarazzo degli sposi, fece notare al Figlio la mancanza del vino e Gli chiese di accontentarla compiendo un miracolo: «Non hanno più vino». Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora».

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Notate: sembrava che il Signore avesse negato la grazia alla Madre, dicendo: «O Donna, che importa a me e a Te se è mancato il vino? Ora non voglio fare alcun miracolo, perché non è ancora giunto il tempo della mia predicazione, in cui dovrò confermare le mie parole con i segni». Nonostante ciò, Maria, come se Gesù avesse già accordato la grazia, disse a quella gente: «Riempite i vasi d'acqua, perché ora sarete consolati». Gesù Cristo, infatti, per compiacere alla Madre, cambiò quell'acqua in ottimo vino. Come mai? Se il tempo stabilito per i miracoli era quello della predicazione, come poteva essere anticipato il miracolo del vino contro il decreto di Dio? "No - risponde Sant'Agostino. Non venne meno ai decreti divini, poiché sebbene non fosse ancora giunto il tempo dei segni, comunque fin dall'eternità Dio aveva stabilito con un altro decreto generale che nulla fosse negato alla Madonna". Maria perciò, ben consapevole di questo suo privilegio, anche se poteva sembrare che il Figlio avesse respinto la sua domanda, ordinò comunque ai servi di riempire i vasi d' ac-qua, con la stessa sicurezza come se la grazia fosse già stata fatta. San Giovanni Crisostomo, leggendo il passo dell'evangelista San Giovanni: «Che ho da fare con te, O donna» disse che, benché Gesù avesse risposto in quel modo, comunque per rispetto alla Madre non tralasciò di ubbidire alla sua domanda. San Tommaso confermò lo stesso pensiero dichiarando che con le parole : « ... non è venuta ancora la mia ora» Gesù Cristo volle dimostrare che avrebbe posticipato il miracolo se Gli fosse stato chiesto da qualcun'altro, ma poiché Glielo aveva chiesto sua Madre, L'aveva subito accontentata. Lo stesso dicono San Cirillo e San Girolamo, come riferiscono Barrada e Gandavense. Quest'ultimo, immedesimandosi in San Giovanni, afferma: "Al fine di onorare la Madre, anticipò il tempo di compiere miracoli". È certo insomma che non vi è alcuna creatura che possa ottenere a noi miserabili tante misericordie come la nostra buona Avvocata, onorata da Dio non solo come sua diletta Ancella, ma anche come sua vera Madre. Guglielmo di Parigi dice della Vergine proprio questo: "Basta che Maria parli e il Figlio esegue tutto". Il Signore, dialogando con la sposa dei Sacri Cantici che rappresenta Maria, Le dice: «Tu che abiti nei giardini - i compagni stanno in ascolto - fammi sentire la tua voce». l compagni sono i Santi che quando domandano qualche grazia a beneficio dei loro devoti, aspettano che la loro Regina la chieda a Dio e la ottenga, poiché - come abbiamo trattato nel capitolo V - non viene concessa alcuna grazia se non per intercessione di Maria. Come supplica Maria? Basta che faccia sentire la sua voce al Figlio: «Fammi sentire la tua voce». Basta che parli e subito il Salvatore La esaudisce. Guglielmo di Parigi, spiegando il suddetto passo, presenta Gesù che dice a Maria: «Tu che abiti nei Giardini celesti, intercedi con fiducia per chi vuoi. Non posso infatti ignorare di essere tuo Figlio e non posso pensare di negare qualcosa a Te che sei mia Madre. Basta che tu apra la bocca ed io Ti ascolterò e Ti esaudirò». Dice l'abate Goffredo di Maria che, benché ottenga le grazie pregando, comunque le sue richieste hanno l'autorità della Madre. Per questo noi dobbiamo ritenere senza alcun dubbio che ottenga quanto desidera e chiede per noi. Si racconta che quando Valerio Massimo di Coriolano teneva in assedio Roma, per convincerlo a togliere il blocco non furono sufficienti le suppliche dei cittadini e degli amici, 68

ma quando sua madre Veturia andò a chiederglielo, allora non poté resistere alle richieste della madre e tolse subito l'assedio. Le preghiere di Maria con Gesù sono tanto più potenti di quelle di Veturia, poiché Egli è molto più riconoscente ed ama molto la sua cara Mamma. Scrive padre Giustino Micoviense: "Un sospiro della Beata Maria può ottenere più delle preghiere di tutti i Santi insieme". Racconta padre Paciuchelli (De B. V.) che il demonio stesso dovette confessare, costretto dalle preghiere di San Domenico e per bocca di un indemoniato, che davanti a Dio vale maggiormente un sospiro di Maria che le suppliche di tutti i Santi insieme. Dice Sant'Antonino: "Le preghiere della Santa Vergine, essendo preghiere di madre, hanno una certa forza, quasi di comando. Per questo è impossibile che la sua preghiera non sia esaudita". Così Le parla San Germano, incoraggiando i peccatori che si raccomandano alla potente Avvocata: "O Maria, Tu hai l'autorità di Madre di Dio ed ottieni il perdono ai peccatori più grandi perché il Signore, riconoscendoti come sua vera Madre, non può non concederti quanto Gli chiedi". Santa Brigida udì che i Santi del Cielo dicevano alla Vergine: "Che cosa non puoi ottenere, o Regina? Tutto ciò che vuoi, quello si fa". A queste parole corrisponde perfettamente quel celebre versetto: "Ciò che Dio può col comando, Tu lo puoi, o Vergine, con la preghiera". Afferma Sant' Agostino: "Non è forse degno della bontà del Signore glorificare Maria concedendole le grazie richieste? Questo poiché Dio dichiarò di essere venuto sulla terra non per infrangere, ma per osservare la Legge che tra le altre cose comanda di onorare i genitori". "Anzi - soggiunge San Giorgio, arcivescovo di Nicomedia - Gesù Cristo accondiscende a tutte le richieste di Maria anche per gratitudine nei confronti della Madre che ha acconsentito di dargli la vita come essere umano". Il martire San Metodio esclama: "O Maria, rallegrati poiché hai la fortuna di avere la riconoscenza del tuo dolce Figlio che dà a tutti e nulla riceve da alcuno. Tutti noi siamo debitori verso Dio di quanto abbiamo, perché tutto è suo dono, ma nei tuoi riguardi Dio stesso ha voluto farsi tuo debitore nel momento in cui si è incarnato in Te divenendo uomo". Dice Sant' Agostino: "Poiché Maria ha meritato di dare la vita al Verbo Divino e preparare così il 'prezzo' della Redenzione affinché noi fossimo liberati dalla morte eterna, proprio per questo Lei è potentissima per aiutarci a raggiungere la salvezza eterna". San Teofilo, vescovo di Alessandria che viveva al tempo di San Girolamo, lasciò scritto: "Il Figlio è felice di essere pregato da sua Madre, perché per rispetto a Lei vuole accor-darle quanto chiede e così ricompensare il favore ricevuto dalla Vergine, di avergli dato il corpo". San Giovanni Damasceno rivolto alla Vergine, così Le parla: "O Maria, poiché sei Madre di Dio, puoi salvare tutti con le tue preghiere che sono avvalorate dall'autorità di Madre". Concludiamo con San Bonaventura il quale, considerando il grande beneficio concessoci dal Signore per averci donato Maria come avvocata, Le parla così: "Com'è immensa ed ammirabile la bontà del nostro Dio che a noi miserabili colpevoli ha voluto concedere Te, dolce Signora, come nostra avvocata, affinché Tu possa con la tua potente intercessione, attenerci tutto il bene che desideri". Continua il Santo: "Oh, com'è grande la pietà del Signore che ci ha donato come avvocata sua Madre, Signora della grazia, perché non fuggissimo spaventati per il timore del giudizio sulla nostra causa".

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Paragrafo II. Maria è un’avvocata pietosa che non rifiuta di difendere le cause dei più miserabili. Sono tanti i motivi che abbiamo di venerare la nostra amorevole Regina. Anche se in tutta la terra si lodasse Maria, in tutte le prediche si parlasse solo di Lei, se tutti gli uomini dessero la vita per Lei, sarebbe comunque poco in confronto alla venerazione ed alla gratitudine che dobbiamo avere verso la nostra dolce Madre per il suo tenero, grande Amore per tutti gli uomini, anche per i peccatori più miserabili che conservano per Maria qualche atto di devozione. Il Venerabile Raimondo Giordano, che per umiltà si fece chiamare l'Idiota, sostiene che Maria non è capace di non amare chi L'ama, anzi non rifiuta di giungere anche a servire chi La serve, impiegando - se questi è peccatore - tutta la sua potente intercessione per attenergli il perdono di Gesù. "La sua bontà e Misericordia sono tanto grandi - continua il Venerabile Giordano - che nessuno, per quanto sia stato lontano da Dio, deve temere di ricorrere alla sua intercessione perché la Vergine non scaccia chi ricorre a Lei. Maria, nostra innamoratissima avvocata, offre Ella stessa a Dio le preghiere dei suoi servi, specialmente quelle affidate a Lei. Come il Figlio intercede per noi presso il Padre, così la Vergine intercede per noi davanti al Figlio e non tralascia, con l'Uno e l'Altro, di trattare la causa della nostra salvezza e di ottenerci le grazie da noi chieste". Giustamente dunque, il Beato Dionisio Cartusiano chiama la Santa Vergine 'Rifugio singolare dei perduti', 'Speranza dei miseri e Avvocata di tutti i peccatori che a Lei ricorrono ' . Se qualche peccatore teme di accostarsi alla Santa Vergine, non perché dubita della sua potenza, ma perché diffida della sua pietà, temendo forse che la Madonna rifiuti di aiutarlo per la gravità delle sue colpe, allora San Bonaventura lo incoraggia dicendogli: "È grande e singolare il privilegio che Maria gode presso suo Figlio, per ottenere quanto vuole con le sue preghiere. A che cosa ci gioverebbe - soggiunge il Santo - la grande potenza di Maria se Lei non si prendesse cura di noi? No, non dubitiamo - conclude - stiamo sicuri e ringraziamo sempre per questo il Signore e la sua divina Madre, poiché, come Lei presso Dio è la più potente di tutti i Santi, così è anche l'avvocata più amorevole e sol-lecita per il nostro bene". "O Madre di Misericordia - esclama con gioia San Germano - chi dopo il tuo Gesù si preoccupa tanto di noi e del nostro bene come fai Tu? Chi ci difende nelle tribolazioni che ci affliggono come ci difendi Tu? Chi, come Te, protegge i peccatori, quasi combattendo a loro favore?". Poi Le soggiunge: "La tua protezione, o Maria, è più potente ed amorevole di quanto noi possiamo arrivare a comprendere". Dice l'Idiota: "Come i Santi possono proteggere i loro devoti più degli altri, così la Madre divina, poiché è la Regina di tutti, di tutti è anche avvocata ed ha cura della salvezza di ciascuno". La Santa Vergine vigila su tutti, anche sui peccatori, anzi Maria si vanta di essere chiamata 'avvocata' specialmente da questi, come dichiarò alla Venerabile suor Maria Villani, dicendole: «Dopo il titolo di Madre di Dio, mi compiaccio di essere chiamata 'avvocata dei peccatori». Il Beato Amedeo assicura che la nostra Regina non tralascia di intervenire presso la Maestà divina intercedendo continuamente per noi con le sue potenti preghiere e poiché in Cielo è ben a conoscenza delle nostre miserie e necessità, non può non compatirci. 70

Per questo prova compassione per noi con affetto di madre pietosa e benevola e cerca sempre di aiutarci e salvarci. Per questo Riccardo di San Lorenzo incoraggia ognuno, per miserabile che sia, a ricorrere con fiducia alla dolce Avvocata, con la sicurezza di trovarla sempre pronta ad aiu-tarlo. Goffredo conferma che Maria è sempre pronta a pregare per tutti. "Con quanta efficacia ed amore - esclama San Bernardo - la Madonna, buona avvocata, tratta la causa della nostra salvezza! ". Sant'Agostino nota l'affetto e l'impegno con cui Maria si dedica continuamente a pregare per noi la Maestà divina, affinché il Signore ci perdoni i peccati, ci assista con la sua grazia, ci liberi dai pericoli e ci sollevi dalle miserie. Il Santo, parlando con la Beata Vergine, dichiara: "Confessiamo di avere in Cielo solo ed unicamente Te come avvocata". Intende dire: "Signora, è vero che tutti i Santi desiderano la nostra salvezza e pregano per noi, ma la carità e la tenerezza che ci dimostri ottenendoci con le tue preghiere tante misericordie da Dio, ci obbliga a confessare che in Cielo abbiamo una sola avvocata e questa sei Tu. Tu sola desideri ardentemente e Ti prodighi per il bene". Chi può mai comprendere la sollecitudine con cui Maria ci assiste presso Dio? Dice San Germano: "Non si stanca mai di intercedere per noi" (Non est satietas defensionis eius). Espressione molto bella che significa: "È tanta la pietà di Maria per le nostre miserie ed è tanto grande il suo Amore, che prega sempre e non si stanca mai di pregare per noi, di difenderci dai mali e di ottenerci le grazie con le sue preghiere". Poveri noi peccatori, se non ci fosse la nostra grande avvocata così potente, così pietosa e nello stesso tempo così prudente e saggia. "Il Giudice suo Figlio - afferma Riccardo di San Lorenzo - non può condannare i colpevoli da Lei difesi", San Giovanni Geometra La saluta così: "Salve a Te che hai il potere di annullare ogni lite". Egli pronuncia queste parole poiché sa che le cause difese da questa sapientissima avvocata sono tutte vinte. Maria perciò viene chiamata da San Bonaventura 'la saggia Abigail'. Questa fu la donna che seppe placare così bene con le sue belle suppliche il re Davide quando era irritato contro Nabal tanto che Davide la benedisse, come ringraziandola per avergli impedito, con le sue dolci maniere, di vendicarsi di Nabal con le proprie mani. Paragrafo III. Maria in Cielo fa proprio questo, beneficando continuamente innumerevoli peccatori. Ella con le sue tenere e sagge preghiere, sa placare la giustizia divina così bene che Dio La benedice e quasi La ringrazia di averlo trattenuto dall'abbandonare e castigare i peccatori come avrebbero meritato. San Bernardo afferma che l'Eterno Padre, proprio perché vuole riversare su di noi tutte le misericordie possibili, oltre al nostro principale avvocato Gesù Cristo presso di Sé, ci ha dato anche Maria come avvocata presso Gesù. Il Santo continua dicendo che Gesù è senza dubbio l'unico mediatore di giustizia fra gli uomini e Dio, ed in virtù dei propri meriti può e vuole, secondo le sue promesse, ottenerci il perdono e la grazia divina. Gli uomini però riconoscono e temono in Gesù Cristo la Maestà divina che si trova in Lui come Dio. Per questo è stato necessario assegnarci un'altra avvocata, a cui noi potessimo ricorrere con minore timore e più confidenza. Questa è Maria! Non possiamo trovare un'avvocata più potente di Lei davanti a Dio e più misericordiosa verso di noi. Ecco le belle parole di

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San Bernardo: "Egli è il potente e fedele mediatore tra Dio e gli uomini, ma gli uomini temono la sua divina Maestà. È necessario dunque un avvocato presso lo stesso mediatore: non vi può essere per noi uno più idoneo di Maria". Il Santo continua dicendo che farebbe una grande offesa alla pietà di Maria chi avesse timore di recarsi ai piedi della dolcissima Avvocata che non ha niente di severo e di terri-bile, ma è tutta cortesia, amorevolezza e bontà. "Leggi e rifletti quanto vuoi - soggiunge San Bernardo - tutto il racconto scritto nei Vangeli e se trovi anche un solo cenno di severità in Maria, allora puoi aver timore di accostarti a Lei; ma se non lo trovi, allora ricorri con gioia alla Vergine Santa, perché ti salverà con la sua intercessione". È meravigliosa l'invocazione attribuita da Guglielmo di Parigi al peccatore che ricorre a Maria: "O Madre del mio Dio, nello stato miserabile in cui mi vedo ridotto dai miei peccati ricorro a Te, pieno di fiducia. Anche se mi allontani, convengo che sei in qualche modo tenuta ad aiutarmi, poiché tutta la Chiesa dei fedeli Ti invoca e Ti supplica Madre di Misericordia. O Maria, Tu sei così cara a Dio che Egli Ti esaudisce sempre. La tua grande pietà non è mancata ad alcuno, la tua dolcissima affabilità non ha disprezzato alcun peccatore che si sia raccomandato a Te, per quanto fosse pieno di peccati. O forse falsamente o inutilmente tutta la Chiesa Ti dichiara sua avvocata e rifugio dei miseri? O Madre mia, non sia mai che le mie colpe possano trattenerti dall' adempiere il tuo grande compito di pietà con il quale sei l'Avvocata e la Mediatrice di pace fra gli uomini e Dio e, dopo tuo Figlio, l'unica speranza ed il rifugio sicuro dei miserabili. Tutta la grazia e la gloria che hai e la stessa dignità di essere Madre di Dio - se è lecito dirlo - Tu la devi ai peccatori poiché è per causa loro che il Verbo Divino Ti ha voluto come Madre. Sia lontano dalla Madre divina che donò al mondo la Sorgente della pietà il pensiero di negare la sua Misericordia a qualsiasi miserabile che chiede il suo aiuto. Dunque, o Maria, poiché il tuo compito è di fare da mediatrice di pace tra Dio e gli uomini, allora venga subito in mio aiuto la tua grande pietà che è molto maggiore di tutti i miei peccati". Consolatevi dunque, o uomini paurosi - dirò con San Tommaso da Villanova - respirate e fatevi animo, o miseri peccatori: la potente Vergine, Madre del vostro Giudice e Dio, è l'avvocata del genere umano. È all'altezza del suo compito perché può ottenere ciò che vuole presso Dio, è sapientissima perché conosce tutti i modi per placarlo, è universale perché accoglie tutti e non rifiuta di difendere alcuno.

Paragrafo III. Maria è la mediatrice di pace tra i peccatori e Dio La grazia di Dio è un tesoro immenso ed infinitamente desiderabile per ogni anima. Lo Spirito Santo definisce la grazia come un tesoro infinito, poiché per mezzo della grazia veniamo innalzati all'onore di diventare amici di Dio. Noi sappiamo questo perché Gesù, nostro Redentore e Dio, non esitò a dichiarare suoi amici coloro che si trovano in grazia. Oh, peccato maledetto che scioglie questa bella amicizia! Il peccato, mettendo l'anima contro Dio, la fa diventare da amica, nemica del suo Signore. Cosa deve fare un peccatore che per sua disgrazia si accorge di essere diventato nemico di Dio? Deve trovare un mediatore che gli ottenga il perdono e gli faccia recuperare l'amicizia divina perduta. 72

"Consolati - dice San Bernardo - o miserabile che hai perso Dio. Il tuo Signore ti ha dato il mediatore, suo Figlio Gesù. Egli può ottenere quanto desideri". San Bernardo vuoi dire: "O Dio, perché gli uomini ritengono intollerante il Salvatore che invece è così misericordioso da dare la vita per salvarci? Perché credono terribile Colui che è tutto Amore?". Poi il Santo si rivolge ai peccatori esclamando: "Peccatori senza speranza, che timore avete? Se temete perché avete offeso Dio, sappiate che Gesù ha inchiodato alla croce i vostri peccati con le sue stesse mani squarciate ed avendo già soddisfatto la giustizia divina con la sua morte, li ha già tolti dalle vostre anime". Il Santo continua con queste belle parole: "Pensano severo Colui che è la Bontà stessa, terribilmente spietato chi è l'Amore. Perché temete, uomini di poca fede? Egli ha affisso con le sue stesse mani i nostri peccati alla croce". "Ma - soggiunge il Santo - forse temete di ricorrere a Gesù Cristo perché vi spaventa la sua Maestà divina visto che Egli, fatto uomo, non ha smesso di essere Dio? Volete un altro avvocato presso tale Mediatore? Ricorrete a Maria, poiché Lei supplicherà per voi suo Figlio. Egli certamente La esaudirà ed intercederà presso il Padre che niente rifiuta a Gesù". Quindi San Bernardo conclude: "Miei cari figli, la Madre divina è la Scala dei peccatori e per suo mezzo essi salgono di nuovo all' altezza della grazia divina. lo credo questo ed è tutta la ragione della mia speranza". Ecco le parole che lo Spirito Santo nei Sacri Cantici attribuisce alla Beata Vergine: «lo sono un muro e i miei seni sono come torri! Così sono ai suoi occhi come colei che ha trovato pace». «lo sono - dichiara Maria - la difesa di quanti ricorrono a me e la mia Misericordia è per loro come una torre di rifugio. Per questo sono stata costituita dal mio Signore mediatrice di pace tra i peccatori e Dio». "Maria - dice il cardinale Ugone - la grande mediatrice di pace che ottiene da Dio il perdono ai peccatori e la Misericordia ai disperati". Perciò fu chiamata dal suo Sposo Divino «bella ... come i padiglioni di Salma». Nei padiglioni di Davide non si trattava che di guerra, ma nei padiglioni di Salomone si trattava solamente di pace. Lo Spirito Santo ci fa comprendere con questo che la Madre di Misericordia non si occupa di guerra e di vendetta contro i peccatori, ma solo di pace e di perdono delle loro colpe. Maria quindi fu rappresentata simbolicamente dalla colomba di Noè che, uscendo dall'arca, portò nel rostro il ramo di ulivo come segno della pace concessa da Dio agli uomini. Le dice San Bonaventura: "Tu sei la fedelissima colomba che, interponendosi con Dio, ha ottenuto al mondo perduto la pace e la salvezza". Maria dunque fu la celeste colomba che portò al mondo perduto il ramo di ulivo, segno di Misericordia, poiché Lei ci diede Gesù Cristo, sorgente di Misericordia, e ci ottiene, per il valore dei meriti di Gesù, tutte le grazie che Dio ci dona. Sant'Epifania afferma che come attraverso Maria fu donata al mondo la pace del Cielo, così per mezzo di Maria i peccatori continuano a riconciliarsi con Dio. Per questo San-t'Alberto Magno attribuisce alla Madonna queste parole: «lo sono la colomba di Noè che apportò alla Chiesa la pace universale».64 La Madonna inoltre fu rappresentata simbolicamente anche dall'arcobaleno visto da San Giovanni intorno al trono di Dio.

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Spiega il cardinale Vitale: "Maria è Colei che assiste sempre al tribunale divino per mitigare le sentenze ed i castighi dovuti ai peccatori". San Bernardino da Siena ritiene che il Signore, quando comunicò a Noè l'intenzione di collocare tra le nubi l'arco di pace, intendeva proprio l'arcobaleno simbolo di Maria. Dio lo volle per ricordarsi, nell'ammirarlo, della pace eterna stabilita con gli uomini. "Maria - dice San Bernardino è quest' arco di pace eterna". "Poiché, come Dio alla vista dell'arco si ricorda della pace promessa alla terra, così per le preghiere di Maria Egli perdona ai peccatori le offese fatte e stabilisce con loro la pace". Maria è anche paragonata alla luna: «Bella come la luna». Dice San Bonaventura che come la luna si trova tra il cielo e la terra, così Lei s'interpone continuamente tra Dio e i peccatori per placare il Signore verso di loro, per illuminarli e farli tornare a Dio. Il compito principale assegnato a Maria, quando venne posta sulla terra, fu proprio questo: aiutare le anime che avevano perduto la grazia divina e riconciliarle con Dio. «Mena a pascolare le tue caprette». Così Le disse il Signore quando La creò. Sappiamo già che i peccatori sono paragonati ai capretti e che come gli eletti, rappresentati dalle pecorelle, nella valle del giudizio saranno collocati alla destra, così questi saranno posti alla sinistra. "Ora questi capretti - afferma Guglielmo di Parigi sono consegnati a Te, o grande Madre, affinché li trasformi in pecorelle e quelli che per loro colpa avrebbero meritato di essere cacciati a sinistra, per la tua intercessione siano collocati a destra". Il Signore rivelò a Santa Caterina da Siena di aver creato questa sua Figlia diletta come un'esca dolcissima per prendere gli uomini, specialmente i peccatori, e guidarli a Dio. Dobbiamo però notare la bella riflessione di Guglielmo Angelico sul detto passo dei Cantici. Egli afferma che Dio raccomanda a Maria i suoi capretti perché, soggiunge l'Au-tore, la Vergine non salva tutti i peccatori, ma soltanto coloro che La servono e La onorano. Quelli, al contrario, che vivono in peccato, non La venerano con qualche devozione speciale e non si raccomandano a Lei per guarire dai vizi, non sono capretti di Maria e nel giudizio saranno posti a sinistra con i dannati. Un nobile cavaliere dubitava della sua salvezza per la quantità dei peccati commessi. Fu consigliato da un Religioso di ricorrere alla Santissima Vergine e si recò ad ossequiare una bella statua della Madonna che si trovava in una chiesa vicina. Il cavaliere entrò in chiesa e guardando l'immagine di Maria si sentì come invitare da Lei a buttarsi ai suoi piedi e ad avere fiducia. Corse, si prostrò e stava per baciarle i piedi, quando Maria da quell'immagine scolpita, gli porse la mano per dargliela da baciare. Sulla mano l'uomo vide scritte queste parole: «Figlio, non disperare, io ti libererò dai tuoi peccati e dai timori che ti opprimono». Si racconta che quel peccatore, leggendo le dolci parole, ebbe tanto dolore dei suoi peccati e si sentì invadere da tanto amore verso Dio e la sua dolce Madre che morì lì, ai piedi di Maria. Oh, quanti peccatori ostinati attira tutto il giorno a Dio, la calamita dei cuori, come Ella stessa si definì, dicendo a Santa Brigida: «Come la calamita attira a sé il ferro, così io attiro a me i cuori più induriti, per riconciliarli con Dio». Questo prodigio non si verifica rare volte, ma ogni giorno. Potrei attestare molti di questi casi avvenuti nelle sole nostre missioni, dove alcuni peccatori rimasti più duri del ferro a tutte le altre prediche, sentendo poi parlare solo della Misericordia di Maria, si sono pentiti e sono tornati a Dio. Quanti peccatori che vivono lontani da Dio, più feroci delle stesse belve, accorrono alla voce della potente Vergine Maria e da Lei si lasciano dolcemente legare a Dio. 74

San Giovanni Crisostomo afferma che la Vergine Maria è stata fatta Madre di Dio anche per tale scopo: affinché con la sua dolce Misericordia e con la sua potente intercessione ottenga la salvezza a quei miserabili che per la loro vita malvagia non potrebbero salvarsi secondo la giustizia divina. Sant' Anselmo conferma che Maria è stata innalzata ad essere Madre di Dio più per i peccatori che per i giusti perché Gesù Cristo dichiarò di essere venuto a chiamare non i giusti, ma i peccatori. Per questo la Santa Chiesa canta: O Maria, non disdegnare i peccatori, senza dei quali non saresti mai divenuta Madre degna di un tale Figlio. Paragrafo V Guglielmo di Parigi Le dice: "O Maria, Tu sei obbligata ad aiutare i peccatori, perché tutti i doni di grazia e di potenza fanno parte della dignità che hai ricevuto nel momento in cui sei diventata Madre di Dio. Tutto questo, se è lecito dirlo, lo devi ai peccatori, perché per loro sei stata fatta degna di avere Dio come figlio". "Se dunque - conclude Sant' Anselmo - Maria è stata resa Madre di Dio per i peccatori, allora per quanto siano grandi i miei peccati, come posso dubitare del perdono?". La Santa Chiesa, nella preghiera della Messa alla vigilia dell' Assunzione, ci fa sapere che la divina Madre è stata assunta dalla terra al Cielo affinché interceda per noi presso Dio con la certezza di essere esaudita. Per questo si è diffusa la consuetudine di chiamare Maria 'Mediatrice', come infatti La invoca San Giustino.? Il mediatore ha la stessa funzione dell' arbitro, a cui due parti in disputa rimettono tutte le loro ragioni. Così il Santo vuole intendere che, come Gesù è il mediatore presso l'Eterno Padre, così Maria è la nostra mediatrice davanti a Gesù, quindi il Figlio consegna a Lei tutte le sue accuse di Giudice contro di noi. Sant' Andrea di Creta apostrofa così Maria: "Tu sei la fiducia, la garanzia, la sicurezza della nostra riconciliazione con Dio che. avviene nello scambio del pegno dato e ricevuto". Con ciò Sant'Andrea vuole rivelarci che Dio cerca di riconciliarsi con i peccatori perdonandoli e, affinché non dubitino del perdono, ci ha dato Maria come pegno. Per questo egli La saluta: "Dio Ti salvi, o Pace di Dio con gli uomini". San Bonaventura incoraggia ogni peccatore dicendogli: "Se temi che Dio voglia vendicarsi di te perché L'hai offeso con le tue colpe, cosa puoi fare? Ricorri a Maria 'Speranza dei peccatori, e se temi che Lei rifiuti di aiutarti, sappi che non può negare di difenderti, poiché Dio stesso Le ha assegnato l'incarico di soccorrere i miserabili". L'abate Adamo esclama: "Deve forse temere di perdersi il peccatore a cui la Madre del Giudice si offre come Madre ed avvocata? O Maria - soggiunge lo stesso - Tu che sei Madre di Misericordia rifiuterai di pregare tuo Figlio che è il giudice per un altro figlio che è il peccatore? Rifiuterai forse d'intercedere a favore di un'anima redenta presso il Redentore che è morto sulla croce proprio per salvare i peccatori? No, non lo rifiuterai: Ti impegnerai a pregare con tutto l'affetto per quanti ricorrono a Te, sapendo bene che quel Signore che ha costituito Gesù mediatore di pace tra Dio e l'uomo, ha stabilito anche che Tu fossi mediatrice tra il Giudice ed il colpevole". "Dunque - riprende San Bernardo - rendi grazie a Colui che ha predisposto per te una tale Mediatrice". O peccatore, chiunque tu sia, infangato di colpe o invecchiato nel peccato, non temere. Abbi fiducia, ringrazia il tuo Signore che per essere misericordioso con te, non solo ti ha dato suo Figlio come avvocato, ma per infonderti più coraggio e fiducia ti ha donato una tale Mediatrice che ottiene ciò che vuole con le sue preghiere. Va', ricorri a

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Maria e sarai salvo.

La Visitazione di Maria Maria è la tesoriera di tutte le grazie divine, perciò chi desidera grazie deve ricorrere a Lei ed essere certo di ottenere ciò che chiede. Quando in una casa giunge in visita qualche persona importante, i suoi abitanti si ritengono fortunati per l'onore che ne ricevono e per i vantaggi che poi ne sperano; ma l'anima che viene visitata dalla Regina del mondo, Maria Santissima, deve ritenersi molto più fortunata perché la Vergine Immacolata ricolma di beni e di grazie le anime beate che Ella visita donando loro i Suoi favori. Fu benedetta la casa di Obededom, quando l'arca del Signore vi entrò. Ma di quante benedizioni maggiori sono arricchite le persone che sono visitate amorevolmente dalla Madre divina, che è l'Arca viva di Dio! "Beata quella casa visitata dalla Madre di Dio". Lo sperimentò la casa del Battista dove, appena entrata, Maria portò grazie e benedizioni celesti a tutta quella famiglia. Per questo la festa della Visitazione è chiamata co-munemente festa della Madonna delle Grazie

Maria tesoriera di tutte le grazie Nel discorso di oggi vedremo come la Madre divina è la tesoriera di tutte le grazie. Divideremo la nostra esposizione in due punti: nel primo vedremo come chi desidera grazie deve ricorrere a Maria, nel secondo approfondiremo i motivi per cui chi ricorre a Maria deve essere certo di ottenere le grazie che desidera. Punto I - Dopo che la Santa Vergine seppe dall'Arcangelo Gabriele che la cugina Elisabetta era in attesa di un bimbo, fu illuminata internamente dallo Spirito Santo e seppe che il Verbo Divino già divenuto Suo Figlio voleva cominciare a manifestare al mondo le ricchezze della Sua Misericordia, donando le Sue prime grazie. San Luca racconta che Maria partì senza indugio lasciando la quiete della Sua contemplazione in cui era sempre immersa e abbandonando la Sua cara solitudine, per recarsi alla casa di Elisabetta. Poiché la santa carità tutto sopporta e non si dà tregua, come spiega molto bene Sant' Ambrogio, la tenera e delicata Fanciulla si pose presto in cammino senza badare alla fatica del viaggio. Quando giunse in quella casa Ella salutò la cugina. Sant'Ambrogio osserva che Maria fu la prima a salutare Elisabetta. La visita della Beata Vergine non fu simile alle visite che fanno le creature del mondo e che per lo più si riducono a cerimonie e false esibizioni: la visita di Maria portò in quella casa un cumulo di grazie. Appena Ella entrò, al Suo primo saluto Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo e Giovanni fu liberato dalla colpa e santificato. Per questo manifestò la sua gioia esultando nel ventre di sua madre; in questo modo volle manifestare la grazia ricevuta per mezzo della Beata Vergine, come dichiarò la stessa Elisabetta: «Appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo». Dunque, come riflette Bernardino da Busto, Giovanni ricevette la grazia dello Spirito Divino che lo santificò per mezzo del saluto di Maria. Questi primi frutti della Redenzione giunsero tutti tramite Maria, ed Ella fu il canale per mezzo del quale furono donate: la grazia al Battista, lo Spirito Santo a Elisabetta, il dono della profezia a Zaccaria e tante altre benedizioni a quella famiglia. Furono queste le prime grazie che sappiamo essere state fatte sulla terra dal Verbo dopo la Sua incarnazione. 76

È giusto dunque credere che Dio fin da allora avesse costituito Maria quale Acquedotto universale, come La definisce San Bernardo, attraverso il quale da allora in poi sarebbero giunte a noi tutte le altre grazie che il Signore avrebbe voluto concederci. Giustamente, dunque, la Madre divina viene detta 'tesoro', o anche la 'tesoriera' e la 'dispensatrice' delle grazie divine. Così La chiama il Ven. Abate di Celles: "Tesoro del Signore e Tesoriera delle grazie"; Il così San Pier Damiani: "Tesoro delle grazie divine"; il Beato Alberto Magno: "Tesoriera di Gesù Cristo"; San Bernardino: "Dispensatrice delle grazie e di tutti i beni". Così anche San Gregorio Taumaturgo, il quale dice al Signore: "Maria è chiamata piena di grazia perché in Lei si nasconde il tesoro della Sua stessa grazia". Riccardo di San Lorenzo sostiene che Dio ha riposto in Maria tutti i doni delle grazie come in un erario di misericordia ed il Santo afferma che tramite questo tesoro Dio arricchisce i Suoi servi, Nel commento al passo del Vangelo dove Gesù dice: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo», San Bonaventura paragona questo campo alla nostra Regina Maria, in Lei si trova il tesoro di Dio che è Gesù Cristo e con Gesù Cristo la sorgente e la fonte di tutte le grazie. S. Bernardo aveva già affermato che il Signore ha posto nelle mani di Maria tutte le grazie che vuole donarci affinché sappiamo che il bene che riceviamo, tutto, lo otteniamo dalle mani della Vergine. Ce lo assicura Maria stessa che nella Sacra Scrittura dice: «In me è la grazia di ogni via e verità». Si può anche interpretare così: «In me si trovano le grazie dei veri beni che voi uomini potete desiderare nella vostra vita». "Sì, Madre e Speranza nostra, siamo certi che tutti i tesori della Divina Misericordia sono nelle Tue mani" Le diceva San Pier Damiani. Ma prima di Pier Damiani l'aveva dichiarato con grande efficacia Sant'Ildefonso, quando parlando con la Vergine, Le diceva: "Signora, tutte le grazie che Dio ha stabilito di concedere agli uomini, ha decretato di darle tutte attraverso le Tue mani, per questo ha consegnato a Te tutti i tesori delle grazie". "Dunque, o Maria - concludeva San Germano - non vi è grazia donata ad alcuno se non attraverso le Tue mani". Il Beato Alberto commentando le parole che l'Angelo rivolse alla Santissima Vergine: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio», soggiunge con una bella riflessione: "O Maria, Tu non hai rapito la grazia come voleva rubarla Lucifero, non l'hai perduta come l'aveva perduta Adamo, non comperata come voleva comperarla il mago Simon, ma l'hai trovata perché l'hai desiderata e cercata. Hai ritrovato la grazia increata che è Dio stesso già divenuto Tuo Figlio, e con la grazia hai trovato ed ottenuto tutti i beni creati. Conferma questo pensiero San Pier Crisologo, sostenendo che la potente Madre ottenne tale grazia per donare poi la salvezza a tutti gli uomini. In altro luogo egli dice che Maria trovò una grazia piena, sufficiente per salvare ciascuno: "Hai trovato grazia, ma quanta?". "Quanta aveva detto poco prima, cioè piena, ridondante, tale che potesse irrorare ogni creatura con effusione abbondante". "In modo tale - afferma Riccardo di San Lorenzo - che come Dio ha fatto il sole perché per suo tramite sia illuminata la terra, così ha voluto Maria, affinché per Suo mezzo siano donate al mondo tutte le Misericordie divine". San Bernardino soggiunge che da quando la Vergine divenne Madre del Redentore,

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acquistò una quasi giurisdizione sopra tutte le grazie: "Dal momento in cui la Vergine Madre concepì nel suo grembo il Verbo di Dio, ottenne, per così dire, una certa giurisdizione in ogni processione temporale dello Spirito Santo: in questo modo nessuna creatura poté ottenere grazia da Dio, se non secondo l'elargizione della stessa Santa Madre". Concludiamo questo punto con le parole di Riccardo di San Lorenzo, il quale afferma che se vogliamo ricevere qualche grazia dobbiamo ricorrere a Maria, che sempre ottiene ai Suoi servi quanto chiede per loro poiché Ella ha avuto la grazia divina e sempre la ottiene. Questo pensiero di Riccardo fu ispirato da San Bernardo il quale disse: "Chiediamo grazia, e supplichiamo la per mezzo di Maria perché Ella ottiene ciò che chiede e non può rimanere inascoltata!". Se dunque desideriamo grazie, dobbiamo rivolgerci alla Tesoriera e Dispensatrice delle grazie, poiché questa è la volontà suprema del Datore di ogni bene. Ce lo assicura San Bernardo stesso, il quale sostiene che tutte le grazie vengono elargite per le mani di Maria: "Perché questa è la volontà di Colui il quale ha stabilito che noi otteniamo tutto per mezzo di Maria". Tutto, tutto. Chi dice tutto, non esclude alcuna cosa. Ma poiché per ottenere le grazie è necessaria la fiducia, passiamo ora a parlare di quanto dobbiamo essere certi di ottenere le grazie ricorrendo a Maria. Punto II - Per quale motivo Gesù Cristo ha affidato alle mani di Sua Madre tutte le ricchezze delle Misericordie che Egli vuole concederci se non al fine che Maria ne arricchisca tutti i Suoi devoti che L'amano, L'onorano e ricorrono a Lei con fiducia? «Presso di me sono le ricchezze ... per fare ricchi quanti mi amano». Così si definisce la stessa Vergine in questo passo della Sacra Scrittura che la Santa Chiesa Le attribuisce in tante Sue festività. L'abate Adamo deduce che Maria conserva queste ricchezze di vita eterna unicamente per aiutarci. Ella, nel cui seno il Salvatore ha collocato il tesoro dei miserabili, provvede affinché da questo tesoro i poveri sprovveduti diventino ricchi. San Bernardo aggiunge che Maria è stata data al mondo come un canale di misericordia, proprio perché per mezzo di Lei scendessero dal cielo continue grazie per gli uomini ["Ad hoc enim data est ipsa mundo quasi aquaeductus, ut per ipsam a Dea ad homines dona caelestia iugiter descenderent"]. Lo stesso San Bernardo si sofferma a riflettere sul motivo per cui San Gabriele avendo trovato la Madre divina già piena di grazia, come appunto l'aveva salutata: «Ave, piena di grazia», poi Le aveva detto che in Lei sarebbe sceso lo Spirito Santo per riempirLa ancor più di grazia. Se Maria era già piena di grazia, che cosa poteva ancora operare la venuta dello Spirito Divino? San Bernardo così (risponde: "Maria era già piena di grazia, ma lo Spirito Santo la riempì con sovrabbondanza per il nostro bene, affinché della sua grande grazia fossimo provveduti noi miserabili". Per questo Maria fu chiamata luna; di Lei si dice: luna piena per sé e per gli altri. “Infatti chi trova me trova la vita e ottiene favore dal Signore». «Beato chi mi trova ricorrendo a me» dice nostra Madre. Egli con facilità troverà la vita, poiché come è facile trovare e ottenere quanta acqua si desidera da una fonte abbondante, così è facile trovare le grazie e la salvezza eterna ricorrendo a Maria. Diceva un'anima santa: "Basta chiedere le grazie alla Madonna per ottenerle". San Bernardo osservava che prima della nascita della Vergine non vi era nel mondo la: grande abbondanza di grazie che ora scorrono sulla terra, perché in quel tempo mancava questo desiderabile canale che è Maria. 78

. Ma ora che abbiamo questa Madre di Misericordia, possiamo forse temere di non ottenere qualche grazia ricorrendo ai suoi piedi? San Giovanni Damasceno Le attribuisce queste parole: «lo sono la città di rifugio per tutti coloro che ricorrono a me; venite dunque, figli miei, ed otterrete le grazie con maggiore abbondanza di quello che pensate». È vero però che a molti accade quello che alla Venerabile Suor Maria Villani fu rivelato in una visione celeste. Questa Serva di Dio vide una volta la Madre di Dio con l'aspetto di una grande fonte a cui numerose persone attingevano molta acqua di grazie. Quelle che portavano i vasi integri conservavano le grazie ricevute, ma quelle che avevano vasi rotti, cioè l'anima appesantita dai peccati, ricevevano le grazie, ma presto le perdevano nuovamente. È comunque certo che per mezzo di Maria gli uomini ottengono grazie innumerevoli anche se sono ingrati, peccatori, i più miserabili. Dice Sant' Agostino parlando con nostra Madre. Egli con facilità troverà la vita, poiché come è facile trovare e ottenere quanta acqua si desidera da una fonte abbondante, così è facile trovare le grazie e la salvezza eterna ricorrendo a Maria. Diceva un'anima santa: "Basta chiedere le grazie alla Madonna per ottenerle". San Bernardo osservava che prima della nascita della Vergine non vi era nel mondo l grande abbondanza di grazie che ora scorrono sulla terra, perché in quel tempo mancava questo desiderabile canale che è Maria. Ma ora che abbiamo questa Madre di Misericordia, possiamo forse temere di non ottenere qualche grazia ricorrendo ai Suoi piedi? San Giovanni Damasceno Le attribuisce queste parole: «lo sono la città di rifugio per tutti coloro che ricorrono a me; venite dunque, figli miei, ed otterrete le grazie con maggiore abbondanza di quello che pensate». È vero però che a molti accade quello che alla Venerabile Suor Maria Villani fu rivelato in una visione celeste. Questa Serva di Dio vide una volta la Madre di Dio con l'aspetto di una grande fonte a cui numerose persone attingevano molta acqua di grazie. Quelle che portavano i vasi integri conservavano le grazie ricevute, ma quelle che avevano vasi rotti, cioè l'anima appesantita dai peccati, ricevevano le grazie, ma presto le perdevano nuovamente. È comunque certo che per mezzo di Maria gli uomini ottengono grazie innumerevoli anche se sono ingrati, peccatori, i più miserabili. Dice Sant’Agostino parlando con la Vergine: "Per mezzo tuo noi miseri conseguiamo misericordia, noi ingrati la grazia, noi peccatori il perdono, noi deboli i favori sublimi, noi esseri terreni doni celesti, noi creature mortali la vita, noi pellegrini la patria celeste". O devoti di Maria, ravviviamo dunque sempre più la nostra fiducia ogni volta che a Lei ricorriamo per chiedere grazie. Per alimentare la nostra fiducia ricordiamoci sempre dei due grandi pregi di questa buona Madre: il Suo desiderio di farci del bene e la Sua potenza insieme al Figlio di ottenere quanto chiede. Per comprendere il desiderio di Maria di fare del bene a tutti, basterebbe solamente considerare il mistero che stiamo approfondendo, cioè la visita di Maria a Elisabetta. Sappiamo dall'Autore della Vita di Maria, fra Giuseppe di Gesù e Maria carmelitano scalzo, e inoltre da Beda e Brocardo, che il viaggio da Nazaret, dove abitava la Santissima Vergine, fino alla città di Ebron, dove abitava Elisabetta, come sostengono il Baronio ed altri Autori, e che San Luca chiama "città di Giuda", era lungo circa 69 miglia.

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Eppure, nonostante le difficoltà e le fatiche del viaggio, la Beata Vergine si mise subito in cammino nonostante in quel tempo fosse una tenera e delicata fanciulla certamente non abituata a simili strapazzi. Maria era spinta da quella grande carità di cui è stato sempre pieno il Suo tenerissimo Cuore ed aveva fretta di andare a cominciare fin da allora ad esercitare il Suo grande compito di dispensatrice delle grazie. Ecco come Sant'Ambrogio commenta questo Suo viaggio: "Partì non perché fosse diffidente dell'annuncio angelico, ma come giubilando per il desiderio, sollecita per la gioia, religiosamente impegnata per la missione affidatale" . Sant' Ambrogio ritiene dunque che Maria non andò per accertarsi se era vero ciò che Le aveva detto l'Angelo sulla gravidanza di Elisabetta, ma Ella si rallegrava per il desiderio di giovare a quella casa, dandosi fretta per la gioia che sentiva di far del bene agli altri, «andò in fretta» tutta intenta a quell'opera di carità. Notiamo: quando l'Evangelista parla della visita di Maria alla casa di Elisabetta, dice che andò in fretta, ma trattando poi del suo ritorno da quella casa, non accenna più alla fretta ma scrive semplicemente: «Maria rimase con lei circa tre mesi poi tornò a casa sua». Quale altro fine dunque, dice San Bonaventura, forzava la Madre di Dio a darsi fretta nell'andare a visitare la casa del Battista, se non il desiderio di fare del bene a quella famiglia? Certamente ora che Maria è in Cielo, il Suo amore per gli uomini non è diminuito, anzi è aumentato, perché lì Ella vede maggiormente i nostri bisogni e compatisce ancor più le nostre miserie. Bernardino da Busto scrisse che Maria desidera farci del bene ancor più di quello che noi desideriamo ricevere da Lei. Al punto tale che Ella si ritiene offesa da coloro che non Le chiedono grazie, come dimostrano le parole di San Bonaventura: "O Signora, non solo peccano contro di te coloro che Ti offendono, ma anche quelli che non Ti pregano" [In te, Domina, peccant non solum qui tibi iniuriam irrogant, sed etiam qui te non rogant]. Il grande desiderio di Maria è di arricchire tutti di grazie, ed Ella, assicura l'Idiota, ne arricchisce con sovrabbondanza i Suoi servi. Lo stesso Autore afferma inoltre che chi ottiene Maria trova ogni bene. Egli soggiunge che chiunque La può trovare, anche se è il peccatore più misero del mondo, poiché Ella è così benevola che non scaccia alcuno che a Lei ricorre. Tommaso da Kempis Le attribuisce queste parole: <<Io invito tutti a ricorrere a me, aspetto tutti, desidero tutti, mai disprezzo alcun peccatore che viene a chiedermi aiuto, per quanto indegno sia». Dice Riccardo: "Chiunque si rivolga a Maria per chiederLe grazie La troverà sempre pronta e sempre disponibile a soccorrerlo ed ottenergli ogni grazia di salvezza eterna con le Sue potenti preghiere". Ho detto con le Sue potenti preghiere perché questo è l'altro aspetto che deve accrescere la nostra fiducia: il sapere che Ella ottiene da Dio quanto chiede in favore dei Suoi devoti. Commentando la visita di Maria ad Elisabetta, S. Bonaventura nota il grande potere che ebbero le parole di Maria, poiché al suono della Sua voce la grazia dello Spirito Santo si posò su Elisabetta e suo figlio Giovanni, come scrisse l'Evangelista: “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo». Dice San Bonaventura: "Considera quale potenza abbiano le parole della Signora, se appena pronunciate donano lo Spirito Santo" [Vide quanta virtus sit verbis Dominae, quia ad eorum pronuntiationem confertur Spiritus Sanctus]. 80

Teofilo Alessandrino dice che Gesù è molto compiaciuto quando Maria Lo prega per noi; perché in questo modo tutte le grazie che Egli ci dona per mezzo delle suppliche di Maria, ritiene quasi di averle donate alla Sua stessa Madre più che a noi. Osserviamo bene quelle parole: “le grazie che Egli ci dona vinto dalle suppliche di Sua Madre Maria”. Infatti Gesù, come attesta San Germano, non può non esaudire Maria in tutto quello che Gli domanda, poiché in questo desidera quasi ubbidirLe come vera Madre. Il Santo dunque ritiene che le preghiere della Madre hanno una certa autorità su Gesù Cristo, poiché Ella ottiene il perdono anche ai più grandi peccatori che a Lei si raccomandano. Questo è confermato, come sostiene San Giovanni Crisostomo, dal fatto accaduto alle nozze di Cana, dove Maria chiese al Figlio il vino che mancava: “Non hanno più vino». Gesù rispose: «Che ho da/are con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». Eppure, nonostante non fosse ancora giunto il tempo destinato ai miracoli, come spiegano Crisostomo e Teofilatto, comunque, dice lo stesso Grisostomo, il Salvatore per ubbidire alla Madre fece il miracolo da Lei richiesto cambiando l'acqua in vino: "Sebbene avesse risposto in quel modo, comunque acconsentì alla richiesta della Madre" [Et licet ita responderit, maternis tamen precibus obtemperavit]. "Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno". "Il trono della grazia è la Beata Vergine Maria" dice il Beato Alberto Magno. Se vogliamo grazie, andiamo al trono della grazia che è Maria, ed andiamoci con la certezza di essere esauditi, poiché abbiamo l'intercessione di Maria che ottiene tutto ciò che chiede al Figlio. "Chiediamo la grazia - ripeto con San Bernardo - e chiediamola per mezzo di Maria". La stessa Vergine Madre lo suggerì a Santa Matilde quando le confidò che lo Spirito Santo colmandoLa di tutta la Sua dolcezza L'aveva resa così cara a Dio che chiunque per Suo mezzo avesse chiesto le grazie, certamente le avrebbe ottenute. Se riteniamo valido quel famoso pensiero di Sant' Anselmo: "Spesso otteniamo prima le grazie invocando il nome di Maria che invocando quello di Gesù", troveremo le grazie - come dice il Santo - qualche volta prima ricorrendo a Maria piuttosto che ricorrendo al nostro Salvatore Gesù. Non perché Egli non sia la fonte e il Signore di tutte le grazie, ma perché se ricorriamo a Sua Madre, ed Ella allora prega per noi, le Sue preghiere, che sono preghiere di madre, saranno molto più potenti delle nostre. Non allontaniamoci mai dai piedi di questa tesoriera di grazie, dicendoLe sempre con San Giovanni Damasceno: "O Madre di Dio, aprici la porta della Tua pietà, pregando sempre per noi, poiché le Tue preghiere sono la salvezza di tutti gli uomini". Quando ricorriamo a Maria, la cosa migliore è pregarLa affinché chieda per noi e ci ottenga quelle grazie che Ella sa essere più utili alla nostra salvezza, come fece il domenicano fra Reginaldo. Nelle Cronache dell'Ordine si legge che questo servo di Maria era infermo e domandava alla Madonna la grazia della salute fisica: gli apparve la sua Signora accompagnata da Santa Cecilia e Santa Caterina e gli disse con grande dolcezza: <<Figlio, che cosa vuoi che io faccia per le?». Il religioso, a questa domanda così dolce di Maria, si confuse e non sapeva che rispondere. Allora una delle due Sante gli diede questo consiglio: "Reginaldo, sai che cosa devi fare? Tu non chiedere alcuna cosa, rimettiti totalmente nelle Sue mani, perché Maria saprà ottenere una grazia migliore di quella che tu stesso puoi chiedere". L'infermo fece proprio così e la Madre divina gli ottenne la grazia della guarigione.

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Se anche noi desideriamo i meravigliosi interventi della Regina del Cielo sarà molto utile andare spesso a visitarLa davanti a qualche Sua immagine o in qualche chiesa a Lei dedicata.

S. ALFONSO DE LIGUORI. SERMONE PER LE NOZZE DI CANA

DELLA CONFIDENZA CHE DOBBIAMO AVERE NELLA MADRE DI DIO QUANDO A LEI RICORRIAMO

"Deficiente vino, dicit Mater Jesu ad eum: Vinum non habent " (Giov., II, 3). Nel Vangelo di questo giorno abbiamo che, essendo stato invitato Gesù Cristo alle nozze di Cana di Galilea, vi andò insieme colla sua santa Madre. Essendo ivi mancato il vino, Maria disse al suo divin Figliuolo: "Vinum non habent”; colle quali parole intendeva Maria di pregare il Figliuolo che consolasse quegli sposi, che per la mancanza del vino stavano afflitti. Ma Gesù rispose: " Quid mihi et tibi est, mulier? nondum venit hora mea", volendo dire che il tempo destinato a far miracoli era quello in cui doveva uscire per la Giudea a predicare. Ma non ostante una tal risposta, che pareva totalmente ripugnante al desiderio di Maria, dice san Giovanni Crisostomo, che il Figlio volle ubbidire al desiderio della Madre: " Licet hoc dixerit: Nondum venit. hora mea, maternis tamen precibus obtemperavit" (hom. II in Joann.). Ed infatti Maria ordinò a coloro che servivano alla mensa, che avessero adempiuto quel che Gesù loro diceva; Gesù disse loro, che avessero riempiti i vasi d'acqua, e quell'acqua diventò ottimo vino: e cosi restaron consolati quegli sposi, e tutta quella casa. Da questo fatto consideriamo oggi. Nel punto I: Quanto è grande la potenza di Maria per ottenerci da Dio le grazie che desideriamo. Nel punto II: Quanto è grande la pietà. di Maria per sovvenirci in tutti i nostri bisogni.

Punto I Quanto è grande la potenza di Maria per ottenerci da Dio le grazie che desideriamo.

1. È di merito si grande. presso Dio la Vergine .Maria, scrive S Bonaventura, che le sue domande non possono non esser esaudite: "Maria tanti apud Deum est meriti, ut non possit repulsam pati. (De Virg., cap. XXXV). Ma perchè mai le preghiere di Maria hanno tanta efficacia appresso Dio? S. Antonino ne adduce la ragione; perchè ella è Madre: “O- ratio Deiparae habet rationem imperii, unde impossibile est eam non exaudiri” (Par. IV, tit. XV, cap. XVII, § 4). Le preghiere dei Santi sono preghiere di servi: le preghiere di Maria sono preghiere di Madre; onde dice s. Antonino, ch'elle hanno una certa ragion di comando presso Gesù Cristo, che tanto l'ama; e perciò è impossibile che le domande di Maria patiscano ripulsa. Quindi l'aiuto di questa divina Madre da Cosma Gerosolimitano è chiamato onnipotente: "Omnipotens auxilium tuum, o Maria”. Sì, perchè è giusto, soggiunge Riccardo di s. Lorenzo, che il Figlio comunichi la sua potestà alla Madre: e pertanto il Figlio, che è onnipotente, ha fatto onnipotente la Madre, per quanto è capace una creatura, cioè di otte- nere dal Figlio quanto Gli domanda: "Cum autem eadem sit potestas fìlii et matris, ab omnipotente Filio omnipotens mater facta est" (l. 4 de S. Virg.). Onde ebbe a dire s. Bernardino da Siena, che tutti ubbidiscono a Maria, ed in certo modo anche Dio: "Imperio Virginis omnia famulantur, ipse Deus ". Un giorno s. Brigida (Revel., lib. I) intese che il nostro Salvatore parlando colla Vergine le disse: "Pete quod vis a me; non enim potest esse inanis petitio tua ". Madre mia, chiedimi 82

quel che vuoi, poiché ogni tua preghiera non può esser da me ributtata. Ed è bella la ragione che ne addusse: "Quia tu mihi nihil negasti in terris, ego nihil tibi negabo in coelis ,,' Giacché vivendo in terra tu niente mi hai negato, è ragione ch' io non ti nieghi niente, or che sei meco in cielo. Dice s. Giorgio arcivescovo di Nicomedia, che Gesù Cristo esaudisce tutte le preghiere di sua Madre, come se così volesse soddisfare all' obbligo ch' Egli ha a Maria, per avergli dato col suo consenso, quando lo accettò per Figlio, la natura umana: "Filius exsolvens debitum, petitiones tuas implet" (Orat. ad exit. Mar.). Onde poi S. Metodio martire le dicea: "Euge, euge, quae debitorem habes Filium; Deo enim universi debemus, tibi autem iIle debitor est". Rallegrati, rallegrati, o Vergine santa, mentre hai per debitore quel Figlio, al quale noi tutti siamo debitori; ma Egli è debitore a te dell'essere umano che da te ha ricevuto. Da ciò S. Gregorio Nicomediense dà animo ai peccatori, facendo loro sapere, che se essi ricorrono alla Vergine con volontà di emendarsi, essa li salverà colla sua intercessione; onde il Santo, rivolto a Maria, così le dice: "Habes vires insuperabiles, ne clementiam tuam superet multitudo peccatorum”. O Madre di Dio, i peccati di un'anima, per quanti siano, non possono superare la vostra misericordia. "Nihil tuae resistit potentiae; tuam enim gloriam Creator existimat esse propriam'. Niente resiste alla potenza che voi avete appresso il Creatore, mentre Egli stima la gloria vostra, come fosse sua propria. Niente a voi è impossibile, soggiunge S. Pier Damiani, giacché potete sollevare anche i disperati alla speranza di salvarsi: "Nihil tibi impossibile, quae etiam desperatos in spem salutis potes relevare" (Serm. I de Nativ. B. V.). Riflette Riccardo di s. Lorenzo, che l'Arcangelo s. Gabriele, allorché annunziò alla Vergine che Iddio l'eleggeva per madre del suo Figlio, le disse: " Ne timeas, Maria, invenisti gratiam". Onde poi soggiunge Riccardo: Cupientes invenire gratiam, quaeramus inventricem gratiae ". Se vogliamo ritrovar la grazia perduta, procuriamo di ritrovar :Maria, da cui questa grazia è stata ritrovata. Ella non perdette mai la grazia divina, sempre la godeva; se l'Angelo le disse che aveva ritrovata la grazia, s'intende che non la ritrovò per sé, ma per noi miseri che l'abbiamo perduta; onde dice Ugon cardinale, che dobbiamo andare a Maria e dirle: "Signora, la roba dee restituirsi a chi l' ha perduta: la grazia che avete ritrovata non è vostra, perchè voi non l'avete mai perduta: ella è nostra, noi l'abbiam perduta per nostra colpa, a noi dunque dovete restituirla". “Currant ergo, currant peccatores ad Virginem, qui gratiam amiserunt peccando et secure dicant: Redde nobis rem nostram, quam invenisti". A. S. Gertrude fu rivelato che quante grazie noi cercheremo a Dio per mezzo di Maria, tutte ci saranno concesse, poiché intese la Santa che, parlando Gesù colla sua divina Madre, le disse queste parole: " Per te omnes qui petunt misericordiam cum voluntate se emendandi, gratiam habebunt'. Se tutto il paradiso cercasse a Dio una grazia, e Maria ne cercasse un' altra opposta, il Signore esaudirebbe Maria e non tutto il paradiso; perchè, come scrive il p. Suarez: "Deus, plus audit solam Virginem, quarn reliquos Sanctos omnes". Dunque concludiamo questo primo punto con san Bernardo: "Quaeramus gratiam et per Mariam quaeramus, quia mater est, et frustrari non potest” (Serm. de aquaed.). Tutte le grazie che desideriamo da Dio cerchiamole per mezzo di Maria, e tutte le otterremo; perchè ella è Madre, e quando domanda al Figlio qualche grazia per noi, non può non essere esaudita. Quanto sia grande la pietà di Maria, si scorge dallo stesso fatto descritto nel Vangelo che di sopra abbiam considerato. Manca il vino, gli sposi stanno afflitti per tal mancanza,

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nessuno di quella casa dice a Maria che preghi il Figlio a consolare gli sposi in tal necessità, ma il cuor di Maria, che non sa non compatire gli afflitti, come dice s. Ber-nardino da Siena, la mosse a prender da sé l'ufficio di avvocata, ed a pregare il Figlio del miracolo, ancorché non ne fosse da alcuno pregata: “Officium advocationis et piae auxiliatricis assumpsit, non rogata" (t. 3, serm. IX). Quindi soggiunge lo stesso Santo, che se questa buona Signora fece tanto senz'essere pregata, cosa non farà quando verrà pregata? "Si hoc non rogata perfecit, quid rogata perficiet? S. Bonaventura dal mentovato fatto del Vangelo ne ricava un altro argomento per le grazie che possiamo sperare da Maria, or che regna nel cielo; se ella, dice il Santo, mentre stava in questa terra, fu cosi pietosa, quanto più grande sarà la sua pietà, or che sta in paradiso? "Magna fuit erga miseros misericordia Mariae adhuc exulantis in mundo, sed multo maior est regnantis in coelo". E poi ne adduce la ragione: "Quia magis nunc vidit hominum miseriam " (S. Bon., in Spec. Virg., cap. VIII). Nel cielo Maria vedendo Dio, assai più che quando stava in terra, vede i nostri bisogni e perciò, siccome in lei è cresciuta la compassione verso di noi, così anche è cresciuto il desiderio di sollevarci; poiché troppo è vero quel che dice Riccardo di S. Vittore, parlando colla stessa Vergine: "Adeo cor tenerum habes, ut non possis miserias scire et non subvenire". Non è possibile che questa amorosa Madre sappia, che una persona patisce, ed ella non la compatisca e non la soccorra. Dice S. Pier Damiano, che la Vergine "amat nos amore invincibili" (Serm. I, de Sal. Virg.). Che significa "ci ama con amore invincibile? Significa che per quanto i Santi abbiano amata questa Regina così amabile, non mai il loro affetto è giunto all'amore che loro portava Maria. E questo amore è quello che la rende cosi sollecita del nostro bene. I Santi, dice S. Agostino, in cielo sono molto potenti appresso Dio per ottenere le grazie ad ognuno che loro si raccomanda; ma siccome Maria è più potente di tutti i Santi, così più di tutti i Santi ella è ansiosa di ottenerci le divine misericordie: "Sicut omnibus Sanctis est potentior sic omnibus est pro nobis sollicitior". E come questa nostra grande avvocata disse a S. Brigida, che quando a lei ricorre un peccatore, ella non riguarda i peccati che porta, ma guarda l'intenzione con cui viene; se viene con volontà di emendarsi, Ella l'accoglie, e colla sua intercessione lo guarisce e lo salva: "Quantumcumque homo peccat, si ad me reversus fuerit, statim parata sum recipere revertentem. Nec attendo quantum peccaverit, sed cum quali voluntate venit; et non dedignor eius plagas ungere et sanare, quia vocor et vere sum mater misericordiae.' Dice Riccardo di S. Lorenzo, che se il Signore tiene gli occhi sovra i giusti,"Oculi Domini super iustos”, la Santa Vergine tiene gli occhi sovra i giusti e sovra i peccatori; e fa con ognuno di noi appunto come una madre, che tiene sempre rivolti gli occhi al suo fanciullo, acciocché non cada e, se mai cade, lo solleva: "Sed oculi Mariae super iustos et peccatores, sicut oculi matris ad puerum, ne cadat, vel si ceciderit, ut sublevet". La B. Vergine è chiamata nella Scrittura il bell’olivo, che sta nei campi: "quasi uliva speciosa in campis”. Dall' olivo non esce altro che olio, e cosi dalle mani di Maria non escono che grazie e misericordie. Dicesi poi che ella sta nei campi, acciocché intendiamo, come dice Ugon Cardinale, che Maria è pronta a farsi trovare da ognuno che a lei ricorre: "Speciosa in campis, ut omnes ad eam confugiant". Nell'antica legge vi erano cinque città, dove non già per tutti, ma solo per certi delitti trovavano rifugio i delinquenti; invece, dice S. Giov. Damasceno, in Maria trovano rifugio tutti i colpevoli, per qualunque delitto che abbiano commesso; ond'è chiamata “città di rifugio per tutti coloro che ricorrono 84

a Lei”. Qual timore dunque, scrive S. Bernardo, dobbiamo avere di andare da Maria, la quale niente ha di austero e terribile, ma è tutta dolce e clemente? "Quid ad Mariam accedere trepidat humana fragilitas? Nihil austerum in illa, nihil terribile, tota suavis est”. Dice S. Bonaventura che quando guardava Maria, gli pareva di vedere la stessa misericordia, che l'accoglieva; "Domina, cum te aspicio, nihil nisi misericordiam cerno”. Disse un giorno la stessa Vergine a S. Brigida: "Miser erit, qui ad misericordiam, cum possit, non accedit'. Misero, disse, e misero in eterno sarà quel peccatore, che, potendo in questa vita ricorrere a me, che posso e desidero di aiutarlo, non ricorre e si danna. Il demonio guai fiero leone va sempre in giro cercando di divorare, come dice san Pietro: "circuit, quaerens quem devoret”; questa pietosa Madre, dice s. Bernardino da Bustis, va sempre in giro cercando peccatori per salvarli: "Ipsa semper circuit quaerens quem salvet". È così pietosa questa Regina, soggiunse Riccardo di S. Vittore, che ella previene le nostre suppliche, e si mette ad aiutarci, prima che noi la preghiamo; "Velocius occurrit eius pietas, quam invocetur, et causam miserorum anticipat”. Sì, perchè Maria ha un cuore sì tenero verso di noi, che non può vedere le nostre miserie e non compatirci: "Non potest miserias scire, et non subvenire”. Cerchiamo dunque in tutti i nostri bisogni di ricorrere a questa Madre di misericordia, la quale si fa trovare sempre apparecchiata ad aiutar chi la prega; " Invenis semper paratam ausiliari”. Ella sta apparecchiata ad aiutarci, e talvolta previene le nostre suppliche, ma ordinariamente vuoI esser pregata e quando non è pregata, si tiene per offesa: "in te, Domina peccant”, dice San Bonaventura, “non solum qui tibi iniuriam irrogant, sed etiam qui te non rogant". Signora, voi vi chiamate offesa, non solo da chi vi fa qualche ingiuria, ma ancora da chi non vi cerca grazie. Da ciò si ricava, come scrive lo stesso, non esser possibile, che Maria pregata da alcuno lasci di sovvenirlo, poiché non sa, né ha voluto mai lasciar di compatire e di consolare i miseri che a lei ricorrono: "Ipsa enim non misereri ignorat, et miseris non satisfacere ". Ma per maggiormente acqnistar la grazia di questa buona Signora, bisogna usarle certi ossequi particolari, che praticano i suoi devotl: 1) Ogni giorno recitare il Rosario almeno di cinque poste. 2) Salutarla colle solite tre Ave, quando suona l'Angelus Domini; e durante il giorno salutarla coll'Ave Maria, ad ogni ora e ad ogni immagine che s'incontra nelle vie; di più dire l'Ave Maria, quando si esce o si entra in casa. 3) Ogni sera dire le litanie della Madonna prima di andare a letto; ed a questo fine ognuno si procuri qualche bella immagine di Maria, e la tenga vicino al letto. 4) Prendere l'abitino di Maria addolorata e del Carmine. Vi sono poi molte altre devozioni. che si praticano dai suoi devoti; ma la devozione più utile è il raccomandarsi spesso a questa divina Madre; non lasciar ogni mattina di dirle tre Ave, pregandola di liberarci in quel giorno dai peccati, e quando vengono tentazioni, subito a lei ricorrere dicendo: " Maria aiutami; basta nominare Gesù e Maria, per vincere ogni tentazione e se la tentazione non cessa, seguitiamo ad invocare Gesù e Maria, perchè non resteremo mai vinti dal demonio. Bonaventura chiama. Maria la salute di chi l'invoca: "O salus te invocantium!" Ed in ve- rità, se si dannasse un vero devoto di Maria (intendo vero devoto chi veramente vuoI emendarsi, e ricorre con confidenza a quest'avvocata dei peccatori), ciò avverrebbe, o perchè Maria non può aiutarlo, o non vuole aiutarlo; ma ciò non può essere, dice S. Bernardo; essendo Maria madre dell' onnipotenza, e madre della misericordia, non può mancarle nè la potenza né la volontà di salvarlo. E perciò con ragione dicesi Maria la salute di chi la chiama in aiuto. Di ciò vi sono infiniti esempi. Vaglia per tutti quello di S. Maria Egiziaca, la quale trovandosi in peccato, dopo una vita dissoluta per tanti anni non 85

volendo entrare nella chiesa di Gerusalemme, ove celebravasi la festa della S. Croce, Dio, per farla ravvedere, fece che dove la chiesa stava per tutti aperta, per essa fosse chiusa, poiché, volendo entrare, una forza invisibile la respingeva. Allora ella si ravvide, onde se ne rimase afflitta fuori della chiesa; la sua fortuna fu, che sovra dell'atrio di quella chiesa vi era una immagine di Maria Santissima; a lei si raccomandò la povera peccatrice, pro-mettendole di mutar vita; con ciò s'intese animata ad entrar nella chiesa; ed ecco che la porta non fu più chiusa per lei; entra, si confessa, esce poi di là, ed ispirata da Dio se ne va nel deserto, in cui visse per 47 anni, e si fece santa.

S. ALFONSO- CONSIDERAZIONI

DELLA CONFIDENZA NEL PATROCINIO DI MARIA SS. “Chi trova me trova la vita e ottiene la salvezza dal Signore (Prov. 8,35).

Punro i

Quanto dobbiamo ringraziare la misericordia del nostro Dio, in aver dato Maria per avvocata, che colle preghiere può ottenerci tutte le grazie che desideriamo. O certamente mirabile benignità del nostro Dio (esclama S. Bonaventura), che ha stabilito Te Signora come avvocata dei suoi beni, affinché col tuo aiuto Tu possa impetrare quello che vuoi. (Sulla Salve Regina). Fratelli miei, se ci troviamo in colpa con la divina giustizia, non ci disperiamo, ricorriamo a questa divina madre, mettiamoci sotto il suo manto ed ella ci salverà. Buona intenzione ci vuole di voler mutar vita; buona intenzione e confidenza grande in Maria, e saremo salvi; perché Maria è un’avvocata potente, un’avvocata pietosa, un’avvocata che desidera di salvar tutti. In primo luogo consideriamo che Maria è un’avvocata potente, che può tutto presso il giudice, a beneficio dei suoi devoti. Questo è un privilegio singolare, concessole dallo stesso giudice, che è suo figlio. Grande privilegio ha Maria, di essere potentissima presso il Figlio (S. Bonav.). La Beata Vergine niente chiede a Dio con volontà assoluta, che non l’ottenga. Ella come Regina manda gli angeli ad illuminare, purificare, perfezionare i suoi figli, servi suoi come Ella è serva del Signore. Perciò la Chiesa, al fine d’infonderci confidenza verso questa grande avvocata, ce la fa invocare col nome di Vergine potente: Vergine potente, prega per noi. E perché il patrocinio di Maria è così potente? Perché Ella è Madre di Dio. La preghiera della Madre di Dio, dice S. Antonino, è come un comando presso Gesù Cristo, e perciò è impossibile che non sia esaudita. Il Redentore, per soddisfare all’obbligo che egli ha verso questa Madre, per avergli dato l’essere umano, esaudisce tutte le sue domande. Rallegrati, rallegrati o Maria, esclama S. Metodio, o Maria, che hai la sorte di avere per debitore quel figlio, a cui tutti noi siamo debitori. E’ giusto che la Madre partecipi dell’onnipotenza del Figlio: Egli è onnipotente per natura, Ella è onnipotente per grazia, secondo quella massima: Quello che Dio può col comando, tu Vergine puoi con la preghiera. Un giorno S. Brigida intese che Gesù diceva a Maria: “Chiedi quello che vuoi da me; non è infatti possibile che la tua richiesta sia vana; perché tu niente mi hai negato in terra, io niente ti negherò in cielo”. Insomma non c’è alcuno che Maria non possa aiutare e salvare con la sua intercessione. O Madre di Dio, la tua potenza supera la moltitudine dei peccati; e nulla può resistere ad essa, perché il tuo e nostro creatore stima la tua gloria come propria. 86

PUNTO II Consideriamo in secondo luogo che Maria è un’avvocata quanto potente altrettanto Pietosa, che non sa negare il suo patrocinio ad ognuno che a lei ricorre. Gli occhi del Signore, dice Davide, stan rivolti sopra i giusti; ma questa Madre di misericordia tiene gli occhi sia sopra i giusti che sopra i peccatori, come gli occhi di una madre verso il figlioletto affinché non cada, o se caduto, per sollevarlo. Certamente, o Maria, diceva S. Bonaventura, quando guardo te, non vedo altro che la misericordia. “Non esitare di rivolgerti a Maria per la tua umana fragilità. Niente di austero c’è in ella, niente di terribile; è tutta dolce” (S. Bernardo). Perciò Maria è chiamata “ulivo maestoso nei campi” (Sir. 24, 19). Come dall’olivo non esce altro che è olio, simbolo della pietà, così dal nome di Maria non escono altro che grazie e misericordie, che ella dispensa a tutti coloro che si mettono sotto il suo patrocinio. Disse una volta Maria a S. Brigida: “Io sono chiamata da tutti madre di misericordia, e veramente la misericordia di Dio mi ha resa misericordiosa.. Perciò è misero chi, potendo ricorrere a me, non accede alla mio cuore misericordioso. Né bisogna temere che Maria ci neghi il suo aiuto, perché ella non lascia mai di compatire ed aiutare chiunque a lei ricorre. “Tu Maria, sei la Regina di misericordia”, le dice S. Bernardo, “e chi sono i sudditi della misericordia se non noi miseri”. Essendo poi madre di misericordia ella adempie il compito di assistere, curare e guarire dai mali e dalla morte i suoi figli infermi, dei quali, per la sua pietà è madre. Perciò S. Basilio la chiama pubblico ospedale. Certamente quando un peccatore, per quanto grande, ricorre a Maria, ella non guarda i peccati ma l’intenzione con cui viene; che se viene con buona volontà di pentirsi, ella lo accoglie e lo guarisce da tutte le sue piaghe, perché è chiamata e veramente è madre di misericordia. Rivolgiamoci dunque a Maria, confidiamo nella sua materna pietà ed ella ci condurrà al porto della salvezza. Cerchiamo la grazia perduta e cerchiamola per mezzo di Maria. L’Angelo Gabriele disse prima a Maria: Ti saluto o piena di grazia… E dopo “ Non temere Maria hai trovato grazia presso Dio.” . Ma se Maria era già piena di grazia, come poteva l’angelo dirle che l’aveva ritrovata? La risposta è che Maria non trovò la grazia per sé ma per noi che l’abbiamo perduta. Perciò dobbiamo andare da lei e dirle: Signora la roba deve essere restituita a chi l’ha perduta; questa grazia da voi ritrovata non è vostra, perché voi l’avete sempre posseduta; essa è nostra, noi l’abbiamo per nostra colpa perduta, a noi dunque dovete renderla: Consideriamo, in terzo luogo, che Maria è un’avvocata così pietosa che non solo aiuta chi a lei ricorre, ma ella stessa va cercando i miseri, per difenderli e salvarli. Ecco com’ella chiama tutti, con darci animo a sperare ogni bene, se a lei ricorriamo: “Io madre del bell’amore, del timore, della conoscenza e della santa speranza. In me ogni grazia di via e verità, in me ogni speranza di vita e virtù., Avvicinatevi a me tutti voi che mi desiderate e saziatevi dei miei prodotti” (Eccli, 24,24-26, Vulg.). Il demonio va sempre in giro, dice S. Pietro, cercando chi divorare (1 Pietr. 5). Maria invece va in giro cercando chi possa salvare. Maria è madre di misericordia, perché la misericordia che ella ha per noi fa che ci compatisca e cerchi sempre di salvarci, come una madre che non può vedere i suoi figli in pericolo di perdersi e lasciare di aiutarli. Certo Maria è così sollecita di soccorrere i miseri che sembra non avere altro desiderio che questo. Maria certamente ci soccorre, quando a lei ricorriamo, e nessuno mai è da lei allontanato. Ma ciò non basta al suo cuore pietoso; ella previene le nostre suppliche e vuo-

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le aiutarci prima che noi la preghiamo; e quando vede miserie, subito viene in aiuto, e non può vedere il bisogno di alcuno e non soccorrerlo. Così ella, sin da quando viveva in questa terra, come sappiamo dal fatto accaduto nelle nozze di Cana in Galilea, quando, mancando il vino, ella non aspettò di essere pregata, ma compatendo l’afflizione di quegli sposi, chiese al Figlio che li avesse consolati, dicendo Non hanno vino; e ottenne che il Figlio con un miracolo cambiasse l’acqua in vino. Ora se, dice S. Bonaventura, se era così grande la pietà di Maria verso gli afflitti, mentre ancora stava in questo mondo, molto più grande certamente è la sua pietà con cui ci soccorre, ora che sta in cielo, donde meglio vede le nostre miserie e più ci compatisce. E se Maria, anche se non pregata, si dimostrò così pronta a soccorrere, quanto sarà ella più attenta a consolare chi la prega? Ah non lasciamo mai di ricorrere in tutti i nostri bisogni a questa divina madre, la quale si fa trovare sempre pronta ad aiutare chi la prega. Ella più desidera di far grazie a noi , che noi non desideriamo di riceverle da lei. E perciò, quando a lei ricorreremo, la troveremo sempre con le mani piene di grazie e misericordie. E’ tanto il suo desiderio di farci del bene e di vederci salvi, che si considera offesa non solo da chi le fa qualche ingiuria, ma anche da coloro che non le chiedono grazie. Ricorriamo dunque sempre a questa divina madre e diciamole: In te, o Signora ho sperato, non sarò confuso in eterno.

Preghiera O Maria, tu se il rifugio e la speranza dei peccatori; dunque tu sei il rifugio e la speranza mia. Per ricondurre i figli prodighi alla casa del Padre e salvare le pecorelle smarrite, venne dal cielo il Verbo Eterno e si fece tuo figlio. Egli vuole che io ricorra a voi e che voi mi soccorriate con le vostre preghiere: “Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori. O gran Madre di Dio, io non vi cerca beni terreni, vi cerca la grazia di Dio e l’amore al vostro figlio. Il tuo ufficio è di intercedere per i peccatori. Dunque, Avvocata nostra, adempi il tuo ufficio e raccomandami a Dio. Voi pregate per tutti, pregate il vostro figlio anche per me: Ditegli che io voglio essere vostro devoto, e che voi mi proteggete. Ditegli che in voi ho posto le mie speranze. Ditegli che mi perdoni e che io mi pento di tutte le offese che gli ho fatto. Ditegli che mi doni, per sua misericordia, la santa perseveranza. Ditegli che mi conceda la grazia di amarlo con tutto il cuore. Ditegli insomma che mi volete salvo. Egli fa quanto voi gli domandate. Col vostro santo amore mutatemi da peccatore in santo. Io non lascerò di servirvi, amarvi e ricorrere sempre a voi, e voi non lasciate mai di soccorrermi, specialmente quando mi vedete in pericolo di tornare a perdere la grazia di Dio. O Maria, speranza mia, in voi confido, abbiate pietà di me.

PREGHIERE ALLA MADONNA DELLE GRAZIE

DI S. ALFONSO Maria mediatrice di grazie

Gesù è mediatore di giustizia, Maria è Mediatrice di grazia; ma , come dicono S. Bernar- do, S. Bonaventura, S. Bernardino da Siena, S. Germano, S. Antonino, ed altri, Iddio vuole che per mano di Maria si dispensino a noi tutte le grazie che Egli vuol farci. Le preghiere dei santi presso Dio son preghiere di amici, ma le preghiere di Maria son preghiere di madre. Beati coloro che confidenza ricorrono sempre a questa divina madre! Questa fra tutte è la devozione più cara alla santa Vergine di ricorrere sempre a Lei e dire: O Maria prega Gesù per me. Invero come Gesù è onnipotente per natura, così Maria è onnipotente per grazia, ond’Ella ottiene quanto domanda. Scrive S. Antonino che è impossibile che questa Madre 88

chieda al Figlio qualche grazia per i suoi devoti e il Figlio non la esaudisca. Gode Gesù di così onorare sua Madre in concederle tutto ciò che Ella gli cerca. Quindi ci esorta S. Bernardo: “Cerchiamo la grazia e cerchiamola per Maria , perché è Madre e non può essere delusa”. Se dunque vogliamo salvarci, raccomandiamoci sempre a Maria, affinché preghi per noi perché le sue preghiere sono sempre esaudite. O Madre di misericordia abbiate pietà di me. Voi vi pregiate di essere l’avvocata dei peccatori, aiutate un peccatore che in voi confida. Non temiamo che Maria non ci ascolti, quando noi la preghiera. Ella gode di essere così potente presso Dio, per poterci ottenere tutte le grazie che desideriamo. Basta cercare le grazie a Maria per averle. Se noi ne siamo indegne, Ella ce ne fa degni con la sua onnipotente intercessione; ed Ella molto desidera che ricorriamo a Lei per poterci salvare. E qual peccatore mai si è perduto, che con confidenza e perseveranza è ricorso a Maria, che è il rifugio dei peccatori? Si perde chi non ricorre a Maria. O Maria madre e speranza mia, io mi rifugio sotto il vostro manto, non mi discacciate come merito. Ottenetemi il perdono dei miei peccati, ottenetemi la santa perseveranza, l’amore a Dio, la buona morte, il Paradiso. Io tutto spero da Voi, perché Voi tutto potete con Dio. Fatemi santo, giacché lo potete fare. O Maria in voi confido, in Voi ripongo tutte le speranza mie.

Maria Madre della divina grazia S. Anselmo la chiama Madre di tutte le grazie e S. Bernardino da Siena scrive: Tutti i doni e le grazie sono dispensate dalle sue mani a chi vuole, quando vuole e come vuole. Ciò lo dice Ella stessa: Io possiedo le ricchezze per arricchire quelli che mi amano (Prov. 8). Dunque Regina mia se io vi amo, non sarò più povero di grazia, come ora sono. Io dopo Dio vi amo sopra ogni cosa, ottenetemi Voi maggior tenerezza ed amore verso la vostra bontà. S. Bonaventura dice che sarà salvo colui che Voi volete; perciò, dato che sei la salvezza di chi ti invoca, salvatemi dalla dannazione e prima salvatemi dai peccati che possono condurmi all’inferno.

Preghiere a Maria Santissima per ottenere il suo Patrocinio. O Madre mia Santissima, io vedo le grazie che voi mi avete impetrate e vedo l’ingratitudine che io vi ho usata. L'ingrato non è più degno di benefici; non per questo voglio dubitare della vostra misericordia, la quale e più grande della mia ingratitudine. O mia grande avvocata, abbiate pietà di me. Voi siete la dispensiera di tulle le grazie che Dio concede a noi miserabili, ed a questo fine egli vi ha fatto così potente, e così benigna, accioochè ci soccorriate nelle 'nostre miserie, Deh Madre di misericordia, non mi lasciate nella mia povertà: Voi siete avvocata dei rei più miseri ed abbandonati che a voi ricorrono, difendete me ancora, che a voi mi raccomando. Non mi dite che la mia causa è difficile a guadagnarsi, mentre le cause più disparate, quando da voi son difese, tutte si vincono. In mano vostra dunque metto la mia eterna salute, a voi consegno l’anima mia; ella era perduta, Voi con la vostra intercessione l’avete da salvare. Io voglio essere ascritto fra i vostri servi più speciali, non mi discacciate. Voi andate cercando i miseri per sollevarli, non abbandonate un misero che a Voi ricorre. Parlate per me: il vostro Figlio fa quanto Voi gli cercate. Prendetemi sotto la vostra protezione e ciò mi basta; sì, perché se Voi mi proteggete, io non temo niente; non dei miei peccati, perché Voi mi otterrete ilo rimedio del danno che io mi ho cagionato; non dei demoni, perché Voi siete più potente si tutto l’inferno; non del mio stesso giudice, Gesù, perché ad una vostra preghiera Egli si placa

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Temo solo ch' io per mia negligenza lasci di raccomandarmi a voi, e così sarò perduto, Madre mia, ottenetemi il perdono di tutti i miei peccati, l'amore a Gesù, la santa perseveranza la buona morte, e finalmente il Paradiso.. Specialmente ottenetemi la grazia di sempre raccomandarmi a Voi. E’ vero che queste grazie son troppo gran cose per me, che non le merito; ma non sono troppo per Voi, che siete tanto amata da Dio; ond’Egli vi concede quanto Voi gli domandate: Basta che Voi aprite la bocca, ch’Egli niente vi nega. Pregate dunque Gesù per me; ditegli che Voi mi proteggete, ch’Egli non lascerà di aver pietà. Madre mia, in Voi confido, in questa speranza riposo e vivo, e con questa voglio morire. Viva Gesù nostro amore e Maria nostra speranza. Amen. Un’altra fonte per noi troppo felice è la nostra Madre Maria, sì ricca di doni e di grazie, dice S. Bernardo, che non vi è uomo nel mondo, che non ne partecipi: De plenitudine eius accepimus omnes. Fu Maria Santissima da Dio ripiena di grazia, come l'Angelo la saIutò, Ave gratia pIena. Ma non solo per lei, anche per noi soggiunge S. Pietro Crisologo, ricevette ella quel grande abisso di grazia, per farne dono poi a tutti i suoi devoti: Hanc gratiam accepit Virgo, salutem saeculis redditura.

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Santissima Vergine Immacolata, e madre mia Maria, a voi che siete la Madre del mio Signore, la Regina del mondò, l' avvocata, la speranza, il rifugio dei peccatori, ricorro oggi io, che sono il più miserabile di tutti. Vi venero, o gran Regina, vi 'ringrazio di quante grazie mi avete fatte sinora, specialmente per avermi liberato dall'inferno, tante volte da me meritato. lo vi amo, Signora amabilissima, e per l'amore che vi porto, prometto di volervi sempre servire e di far quanto posso, acciocché siate amata ancora dagli altri; lo ripongo in voi tutte le mie speranze, tutta la mia salvezza: accettatemi per vostro figliolo ed accoglietemi sotto il vostro manto, voi Madre di misericordia. E giacché siete così potente con Dio, voi liberatemi da tutte le tentazioni, oppure ottenetemi forza di vincerle sino alla morte. A voi domando il vero amore a Gesù Cristo, da voi spero di fare una buona morte. Madre mia, per l"amore che portate a Dio, vi prego ad aiutarmi sempre, ma più nell' ultimo punto della vita mia. Non mi lasciate fintanto che non mi vedete già salvo in cielo, a benedirvi ed a cantare le vostre misericordie per tutta. l'eternità . Amen. Così spero, così sia.

2

Adeamus cum fiducia ad thronum gratiae, ut misericordiam inveniemus in tempore opportuno.(Ebr.16,4). Dice S. Antonino che questo trono è anche Maria, in cui Dio dispensa tutte le grazie. O Regina amabilissima, se desiderate voi tanto di aiutare i pecca- tori, ecco un gran peccatore che ricorre a Voi; aiutatemi assai ed aiutatemi presto. Unico rifugio dei peccatori, abbiate pietà di me (S. Agostino).

3

Vincula illius alligatura salutaris (Eccl. 6,31). La devozione a Maria è una catena di predestinazione. Preghiamo la Signo- ra nostra che sempre più ci stringa con catene d’amore alla confidenza della sua protezione.

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Ego mater pulcrae dilectionis. Io son la Madre del bell’Amore, dice Maria, cioè di quell’amore che fa belle le anime. S. Maria Maddalena dei Pazzi vide Maria Santissima, che andava dispensando un dolce liquore, che era il divino amore. Questo dono solo per Maria si dispensa, da Maria cerchiamolo.

5

Signora mia, S. Bernardo vi chiama Raptrix cordium. Dice che voi andate rubando i cuori colla vostra bellezza e bontà; rubatemi, vi prego, anche questo cuor mio e la mia volontà; io tutta a voi la dono, offritela a Dio unita colla vostra.

6 Come un olivo maestoso nel campo (Sir. 24,19). Io sono, dice Maria, l’olivo maestoso, da cui esce sempre olio di misericordia. E sto nei campi, affinché tutti mi vedano e tutti a me ricorrano. Ricordati, dice S. Agostino, o piissima Maria che non si è mai sentito dire che alcuno fiducioso nella tua protezione sia stato abbandonato. Non voglio essere io questo ultimo sventurato, che ricorrendo a Te, resti da Te a abbandonato.

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Signora nostra amabilissima, tutta la Chiesa vi chiama e vi saluta, Speranza nostra. Voi dunque che siete la speranza di tutti, siate ancora la speranza mia. Tutta la ragione della mia speranza , vi chiama S. Bernardo e vi diceva: In Te speri chi dispera. Così vi voglio dire ancora io. Maria mia, voi salvate anche i disperati, in voi pongo tutta la mia speranza..

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Se qualcuno è piccolo venga da me (Prov.9). Chiama Maria tutti i fanciulli che hanno bisogno di Madre, a ricorrere a Lei come Madre la più amorosa di tutte le madri. L’amore di tutte le madri è un ombra rispetto all’amore che Maria porta a ciascuno di noi. Madre mia, Madre dell’anima mia che m’ami e desideri la mia salute più d’ogni altro dopo Dio: Madre mostra di essere Madre.

9 Tutta simile al Figlio Gesù è sua Madre mia, che essendo Madre di misericordia, allora gode quando soccorre e consola i peccatori. E’ tanto il desiderio di questa Madre di far grazie a tutti, che Ella vuole farti del bene ed elargirti grazie più di quanto tu brami di ricevere. Dice la gran Regina: Sono mie le ricchezze per arricchire quelli che mi amano (Prov. 8). Amiamo Maria se vogliamo essere ricchi di grazie. E’ Lei la tesoriera delle grazie; beato chi con amore e confidenza ricorre a Maria. Madre mia, speranza mia, Voi mi potete far santo; da Voi lo spero.

10

Beato l’uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte e sta attento davanti alla soglia. Infatti chi trova me trova la vita e ottiene favore dal Signore; ma chi pecca contro di me danneggia sé stesso, quanti mi odiano amano la morte (Prov. 8, 34-36).

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Beato colui che come i poveri che chiedono l’elemosina, cercano grazie davanti le porte della misericordia di Maria. E più beato chi cerca di imitare di imitare le sue virtù, specialmente la sua purezza ed umiltà.

12 Chi compie le mie opere non peccherà e chi mi fa conoscere avrà la vita eterna (Prov. 24, 30-31, volg.). Sforzati dunque, per quanto puoi, di parlare in pubblico e in privato delle glorie e della devozione di Maria.

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Ci esorta S. Bernardo: Cerchiamo la grazia e cerchiamola per mezzo di Maria. Ella è, dice S. Pier Damiano, tesoro delle divine grazie. Ella può arricchirci e può arricchirci. Perciò ci invita e ci chiama: Se qualcuno è piccolo venga da me (Prov. 9). Signora amabilissima, Signora sublimissima, Signora cortesissima, guardate questo povero peccatore che si raccomanda a Voi e tutto confida in Voi. Sotto il tuo presidio ci rifugiamo santa Madre di Dio.

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Nemo est ( dice S. Germano, parlando con Maria Santissima) qui salvus fiat, nisi per te: Nemo qui liberetur a malis, nisi per te: Nemo cui donum concedatur, nisi per te. Dunque, Signora mia e speranza mia, se voi non m'aiutate, io son perduto, e non potrò venire a benedirvi in Paradiso. Ma io sento dire Signora, da tutti i Santi che non abbandonate chi ricorre a Voi; solo si perde chi a voi non ricorre. lo misero a voi ricorro, ed in voi metto tutte le mie speranze.

Giac. con S. Bern. Haec tota mea fiducia: haec tota. ratio spei me. Lasciate, ch'io ancora vi chiami, Signora mia dolcissima, col vostro S. Bernardo, Tota

ratio spei meae: e dica con S. Gio. Damasceno, Totam spem meam in le collocavi. Voi mi avete da ottenere il perdono dei miei peccati voi la perseveranza sino alla morte; voi l'essere liberato dal Purgatorio. Quelli che si salvano, tutti per voi ottengono la salute. Dunque voi, o Maria, mi avete da salvare, Quem vis, salvus erit. S. Bon. Vogliate dunque salvarmi, ed io sarò salvo. Ma voi salvate tutti coloro, che vi invocano. Ecco, io v' invoco, e vi dico: Giac. O salus te invocantium, salva me. S. Bon. Signora mia, voi diceste a S. Brigida: Quantumcumque homo peccet, si ex vera emendatione ad me reversus fuerit, statim, parata sum recipere revertentem, nec attendo quantum peccaverit, sed cum quali voluntate venit. Nam non dedignor ejus plagas ungere, et sanare; quia vocor, et vere sum mater misericordiae. Se dunque potete sanarmi, ed avete desiderio di sanarmi, ecco a voi ricorro; medica celeste, sanate tante piaghe dell’anima mia; con una parola che diciate al vostro Figlio, io sarò guarito. – O Maria abbi pietà di me. Regina mia dolcissima, quanto mi piace quel bel nome con cui vi chiamano i vostri devoti: Mater amabilis. Sì che voi, Signora mia, siete troppo amabile. La vostra bellezza ha innammorato di voi lo stesso vostro Signore: Concupiscit rex speciem tuam. Dice S. Bonaventura, che il solo vostro nome è così amabile ai vostri amanti, che in nominarlo e 92

sentirlo nominare, si sentono accendere, cd accrescere il desiderio d'amarvi: O dul· cis, o pia, O multum amabilis Maria. Tu nec nominari potes, quin accendas, nec aurium aditus ingredi potes, quin recrees affectus diligemium te. E’ ragione dunque, Madre mia amabilissima, ch' io v' ami; ma non mi contento solamente d' amarvi, io desidero prima in terra, e poi in cielo di essere il primo dopo Dio ad amarvi. Se il desiderio troppo audace, ne è cagione la vostra amabilità e l'amore speciale che mi avete dimostrato. Se voi foste meno amabile, io meno desidererei d'amarvi. Accettate dunque o Signora, questo mio desiderio, ed in segno che l'avete accettatò, impetratemi voi da Dio questo amore ch'io vi domando; giacché tanto è gradito a Dio l'amore, che a voi si porta.

Giac. Madre mia amabilissima, io v' amo assai. San Basilio e S. Efrem chiamano Maria ospedale e rifugio dei peccatori.

Dunque, Regina mia, se io ricorro a voi, non mi potete scacciare per le mie colpe, anzi quanto piu misero io sono, tanto più ho ragione di essere accolto nella vostra protezione, giacché Dio per rifugio dei più miseri vi ha creata. Perciò a voi ricorro, o Maria; sotto il vostro manto io mi metto. Voi siete il rifugio dei peccatori; voi dunque siate il rifugio, la speranza della salute mia. Se voi mi scacciate, a chi ricorrerò?

Giac. Maria rifugio mio, salvatemi,

Peccatore chiunque sei, non diffidare, ma ricorri a questa Signora con sicurezza d'essere soccorso; la troverai colle mani piene di misericordia e di grazie. E lappi che la pietosissima Regina desidera di far bene a te più che tu desideri di esser soccorso. Ringrazio sempre, o Signora Dio, che mi ha data la grazia di conoscere. Povero me se non vi conoscessi, o se mi scordassi di voi! male avverrebbe alla mia salute. Ma io, Madre mia, vi benedico, v’amo, e confido tutto in voi, e nelle vostre mani metto tutta l'anima mia.

Giac. O Maria, beato chi vi conosce, e in voi confida.

La SS. Vergine è chiamata l’avvocata di tutti gli ingiusti che in Lei si rifugiano. Giacché dunque, o gran Madre di Dio, voi avete l'ufficio di difender le cause dei rei che a voi ricorrono, eccomi oggi a' voslri piedi, a voi ricorro, vi dico con S. Tommaso da Villanova: Orsù dunque, avvocata nostra adempi il tuo ufficio, prendi a cuore la mia causa. E vero che troppo sono stato ingrato col mio Signore, offendendolo dopo tanti benefici e grazie a me fatte; ma il male è già fatto, voi mi potete salvare, basta, che diciate a Dio che voi mi difendete, e mi sarà perdonato e sarò salvo. Giac. Madre mia cara, voi mi avete da salvare. Dolcissima Signora e Madre mia, io sono un ribelle del vostro gran Figlio, ma pentito vengo alla vostra pietà, acciocché mi otteniate il perdono. Non mi dite che non potete, mentre S. Bernardo vi chiama la ministra del perdono. A voi ancora tocca l'aiutare chi sta in pericolo, chiamandoti con S. Efrem Ausiliatrice di chi è in pericolo. Signora mia, chi sta più in pericolo di me? lo non so se Dio m'ha perdonato, ma voi potete ottenere tutto, e da voi io spero ogni bene, il perdono, la perseveranza, il Paradiso. lo spero d'essere uno di coloro nel regno de' beati, che più loderanno le vostre misericordie, Maria, salvatemi con la vostra intercessione.

Giac. Misericoràias Mariae in aeternum cantabo, in aeternum cantabo. Amen, Amen. Amabilissima Vergine, S, Bonaventura vi nomina Madre degli orfani. Ohimè questi orfani sono i poveri peccatori che han perduto Dio! Ecco dunque a voi ricorro, Maria Santissima, io ho perduto il Padre, ma voi siete la Madre mia, che me l'avete da far recuperare. In tanta mia disgrazia voi chiamo in aiuto, voi soccorretemi. Resterò io sconso-

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lato? No, mi dice di voi Papa Innocenza Terzo: Chi ha invocato Maria e non è stato esaudito da Lei? Chi mai si è perduto, che a voi sia ricorso? Solo si perde chi a voi non ricorre. Dunque, Regina mia, se mi volete salvo, fate ch' io v' invochi sempre e confidi in voi.

Giac. Maria mia SS. datemi confidenza in voi. Signora mia potentissima, nel timore dell' eterna mia salvezza, quanta confidenza io sento quando ricorro a voi e quando penso che voi, Madre mia, da una parte siete così ricca di grazie, che S. Gio. Damasceno vi chiama “ mare delle grazie”; S. Bonaventura “la fonte dove son congregate tutte le grazie”. S. Efrem, “Fonte di grazie e ogni consolazione”. S. Bemardo, “la piena d'ogni bene”, Certamente, io penso che siete così inclinata a far bene, che “vi stimate offesa”, come dice S Bonaventura, “da chi non vi invoca”. O ricchissima, e sapientissima, e clementissima Regina, io credo che voi meglio di me conoscete i bisogni dell’anima mia e voi mi amate più di quello che posso amarvi io. Sapete dunque quale grazia vi chiedo oggi? Ottenetemi quella grazia che conoscete più conveniente per l'anima mia; questa ricercate a Dio per me e son contento.

S. Bernardo dice che Maria è quell’arca celeste nella quale rifugiandoci saremo liberali certamente dal naufragio della dannazione eterna. Fu già figura di Maria l'Arca dove Noè scampò un tempo dal naufragio universale della terra. Ma dice Esichio che Maria è un'arca di quella più ampia, più forte, e pietosa: pochi uomini e pochi animali in quella furono ricevuti e salvati, ma la Salvatrice nostra riceve tutti coloro che si rifugiano sotto il suo manto e tutti sicuramente li salva. Poveri noi se non avessimo Maria! Ma quanti, Regina mia si perdono! E perché? Perché non ricorrono a voi. E chi mai si perderebbe se ricorresse a voi? Maria SS. fate che tutti ricorriamo a voi.

In voi o Santissima nostra Madre. troviamo rimedio a tutti i nostri mali: in voi troviamo il ristoro della nostra debolezza. In voi troviamo la porta per uscire dalla schiavitù del peccato. In voi troviamo la nostra sicura pace. In voi troviamo il sollievo della nostra misera vita: In voi troviamo insomma la grazia divina, e Dio medesimo. Voi siete il trono della divina grazia, il ponte per cui Dio, fatto lontano per le nostre colpe, passa poi ad abitare colla sua grazia nelle anime nostre. Giac. O Maria, voi siete la fortezza mia, la liberazione, la pace e la salvezza mia. Quanto mi sento sollevare nelle miserie mie, e quanto consolare nelle mie tribolazioni, quanto conforto io provo nelle tentazioni quando mi ricordo, e chiamo voi in aiuto, o mia dolcissima e santissima madre Maria! Sì, che bene avete ragione o santi di chiamare la mia Signora porto dei tribolati, ristoro nelle nostre calamità, sollievo dei miseri, riposo dei nostri gemiti: Maria mia, consolatemi voi, io mi vedo pieno di difetti e peccati, senza virtù, freddo nell' amore verso Dio. Consolatemi, consolatemi, e la consolazione sia di farmi cominciare una nuova vita, che veramente sia gradita al vostro Figlio, ed a Voi.

Giac. Mutatemi, Maria madre Dio, mutatemi, voi lo potete fare. S. Bernardo chiama Maria, Via regia del Salvatore la via sicura per trovare il Salvatore e la salute. Se dunque è vero, o Regina che voi sìete colei che conduce le nostre anime a Dio, ah Signora, non aspettate ch'io cammini a Dio, se voi non mi portate sulle vostre braccia! Portatemi, portatemi, e se io resisto, portatemi per forza, costringete quando mai più potete colle dolci attrattive della vostra carità l'anima mia, Ia mia volontà ribelle a lasciar le passioni ed a cercare solo Dio, e la sua volontà divina. Fate vedere al Paradiso quanto 94

siete potente. Fate conoscere dopo tanti prodigi quest'altro prodigio della vostra misericordia, con attirare tutto a Dio chi era tutto lontano da Dio. Giac. O Maria, voi mi potete far santo, da voi lo spero.

Attesta S. Bernardo che là carità di Maria verso di noi non può essere né più grande, né più potente, dato che ella abbonda sempre in compatirci col suo affetto, ed in venirci in aiuto col suo potere. Sicché purissima Regina mia, voi siete ricca di potenza, ricca di pietà: potete e desiderate salvare ognuno. Vi pregò dunque, o Maria Santissima, in questa gran battaglia, che sto combattendo contro i nemici della fede, soccorretemi sempre; ma quando poi vedete, che sto vacillando per cadere, ah Signora mia,' stendete allora più presto la vostra mano, e sostenetemi con più forza! Oh Dio quante tentazioni mi restano da superare sino alla morte! Non permettete o speranza mia, rifugio mio fortezza mia Maria, che io abbia a perdere mai la grazia di Dio, mentre io propongo di ricorrere sempre e subito a Voi in tutte le tentazioni, dicendo: Aiutatemi Maria, Maria aiutatemi. Dice il B. Amadeo, che la Beatissima nostra Regina Maria continuamente sta alla divina presenza, facendo Ia nostra avvocata, e interponendo le sue preghiere, che sono potentissime presso Dio. Ella vede le nostre miserie e i nostri pericoli e la clemente Signora con amore di Madre ci compatisce, e ci soccorre. Dunque, avvocata mia e mia amorosissima madre, voi ora già vedete le miserie dell'anima mia, vedete i miei pericoli, e state pregando per me? Pregate, pregate, e non lasciate mai di pregare, fino a tanto che non mi vediate salvo a ringraziarvi in Paradiso. Voi, o Maria dolcissima, dopo Gesù siete la salvezza certa di coloro che vi sono servi fedeli. Questa grazia io oggi vi chiedo, concedetemi la sorte di esser vostro figliolo fedele sino alla morte; acciocché dopo venga a benedirvi in cielo, sicuro di non avere mai più a separarmi dai vostri santi piedi, mentre Dio sarà Dio. Giac. O Maria Madre mia, fa che tuo io sempre sia. Mio ben, mio Dio, tu già sei mio: Ti dono il cuore e tutto me, da te non voglio altro che te. “Che cosa c’è per me in cielo, e da te cosa voglio sulla terra? Dio del mio cuore e parte mia Dio in eterno (Salmo 72,63). 95

ILLUSTRAZIONI

L’ANTICA STATUA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE (DISTRUTTA DA UN INCENDIO NELLA MATRICE NEL 1961

“A TRIBUNEDDA RA MATRI A RAZIA”

L’EDICOLA “RA MATRI A RAZIA” NEL CENTENARIO DEL 201 1

IL SIMULACRO DAVANTI ALLA CHIESETTA DELL’EREMO NEL GIORNO DELLA FESTA

L’ALTARE DELLA CHIESA DELL’EREMO COL QUADRO FEDELE ALL’ANTICO SIMULACRO –

SOTTO IL PANNELLO MARMOREO CON LA LETTERA “M” DI M ARIA

L’EREMO RESTAURATO

LA PIANTA DELLA NUOVA CHIESA

LA FACCIATA DELLA CHIESA

LA CONFRATERNITA

INDICE GENERALE

PREFAZIONE……………………………………………………………..……………………p. 7 FONDAZIONE DELLA CHIESA……………………………………………………………...p. 9 VISITE DEI VESCOVI SIRACUSANI………………………………………………………...p. 9 EREZIONE DELL’EREMO…………………………………………………………………….p. 9 L’EREMITA FRA ’NTONIO…………………………………………………………………..p.10 LA NUOVA CHIESA………………………………………………………………………..…p. 13 LA CONFRATERNITA…………………………………………………………………….….p. 15 IL NUOVO STATUTO…………………………………………………………………………p. 16 MARIA IN DANTE NELLA BIBBIA E NELLA CHIESA.................................................p. 27 MEDITAZIONI SULLA MADONNA................................................................................p. 37 LA MADONNA DELLE GRAZIE NEI DOCUMENTI UFFICIALI DELLA CHIESA........p. 49 LA MADONNA DELLE GRAZIE NEI SS. PADRI E DOTTORI.....................................p. 55 ILLUSTRAZIONI............................................................................................................p. 96

INTERNO DELLA CHIESA MADONNA DELLE GRAZIE DI ISPICA

USCITA DEL SIMULACRO DELLA MADONNA DELLE GRAZIE