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04 2014 N U M E R O SiciliAntica Sede di Ravanusa Associazione per la Tutela e la Valorizzazione dei Beni Culturali e Ambientali A S historyzine a cura della sede locale di Ravanusa S A M S N Museo Storia Naturale I Quaderni di SiciliAntica I Quaderni di SiciliAntica I Quaderni di SiciliAntica Piazza 1° Maggio, 6 (Palazzo Sillitti) 92029 Ravanusa (Ag) e la statuetta della Madonna delle Grazie” di scuola Gagitana di Ravanusa, Ag. Eugenio Nobile Eugenio Nobile di anno 2014 Il Marchesato di Bifara Il Marchesato di Bifara

Marchesato di Bifara e la statua della "Madonna delle Grazie" di scuola Gagitana

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042014

NUMERO

SiciliAntica

Sede di Ravanusa

Associazione per la Tutela e la Valorizzazionedei Beni Culturali e Ambientali

AS

historyzine a cura dellasede locale di Ravanusa

SAMSNMuseoStoriaNaturale

I Quaderni di SiciliAnticaI Quaderni di SiciliAnticaI Quaderni di SiciliAntica

Piazza 1° Maggio, 6 (Palazzo Sillitti) 92029 Ravanusa (Ag)

e la statuetta della

“Madonna delle Grazie”di scuola Gagitana

di Ravanusa, Ag.

Eugenio NobileEugenio Nobile

di

anno 2014

Il Marchesato di BifaraIl Marchesato di Bifara

Comitato direttivo

Gino Di Pasquali

Vittorio Falletta

Francesco Di Natali

Vittorio Rago

Eugenio Nobile

Spazio web su Academia.edu

Sede Piazza Primo Maggio, 6 -92029 Ravanusa, Ag

__________________________________________________________________

La proprietà letteraria è lasciata libera. Tutte le pubblicazioni della collana sono

gratuite, la vendita è vietata. Tutte le immagini contenute in questa pubblicazione

sono di proprietà dell‟Associazione SiciliAntica. Per quelle che non lo sono si

indicherà l‟autore nella didascalia della stessa. La riproduzione delle immagini è

libera solo per le foto di proprietà dell‟Associazione SiciliAntica, per tute le altre,

richiedere l‟autorizzazione ai proprietari del copyright.

SiciliAntica Sede di Ravanusa

Associazione per la tutela e la valorizzazione dei beni

culturali e ambientali

Piazza 1° Maggio, 6 (Palazzo Sillitti) 92029

Ravanusa (Ag)

www.ravanusasiciliantica.it

[email protected]

Il “Marchesato di Bifara”

e la statuetta della “Madonna delle Grazie”

di scuola Gagitana

di Ravanusa (Ag)

di

Eugenio Nobile

_______________

Anno 2014

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Il feudo Bifara divenne casale a seguito di una “licentia populandi”

concessa il 28 giugno 1681 dal vicerè di Carlo III di Sicilia, Francesco

Benavides conte di Santo Stefano, a Don Mario Buglio Minafra,

Marchese di Bifara e Favarotta.

Questi ebbe concesso il “mero e misto imperio” per creare la baronia

<<nei feudi di Bifara e Favarotta e Canticagione e gli altri

territori detti Drasi, Mangiaricotta, Arcinisi, Cianciaramito

… … In detto feudo concediamo che si possa fabbricare

carceri, erigere ed innalzare regolarmente la forca ed

innalzare pali e pertiche e doniamo la licenza di poter

torturare, fustigare ed esercitare il diritto e il privilegio del

mero e misto imperio, di carcerare, perseguitare, condannare

alla fustigazione, mutilare orecchie, naso, mani e qualsiasi

altro membro, condannare alla galera o in perpetuo, donare

qualsiasi pena afflittiva del corpo ed ogni tormento, anche

l’ultimo supplizio e procedere all’esecuzione impiccando i

ladri.>>.

(traduzione da Calogero Brunetto in “Campobello, Cronache di un passato recente)

8

Il casale, sicuramente preesistente alla licentia populandi, non riuscì

mai ad espandersi e rimase sempre un piccolo borgo di case rurali.

Dai riveli editi dal Longhitano risulta la seguente statistica

Nell’anno 1714 n° abitanti =75

Nell’anno 1737 n° abitanti =62

Nell’anno 1747 n° abitanti =97

Nell’anno 1798 n° abitanti =132

Nell’anno 1806 n° abitanti =108

Nell’anno 1831 n° abitanti =84

Invece, da una tavola annessa al testo della legge N 1565 in vigore

dal 16 aprile 1819 (dati amministrativi e demografici della provincia di

Girgenti) risulta:

COMUNE ABITANTI

Ravanusa 6.206

Campobello di Licata 4.247

Bifara 100

In Vito Amico (Dizionario topografico della Sicilia, 1859 volume 1)

si legge che

<<il casale di Bifara conta 30 case e 70 abitanti>>.

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La contrada fu anche sede di miniere di zolfo denominate: Solfara

Bifara; Miniera Bifara-Bontà; Miniera

Bifara-Bella; Miniera

Bifara-Lago

Perricone; Miniera Bifara-Comuni e Miniera

Bifara-Palagonia.

L‟etimologia del nome richiama il termine latino “Bifer” composto

da “Bis”= “due” e “Fer-re”= “portare” indicando la pianta che fruttifica

due volte l‟anno il cui primo frutto è detto, appunto, “bifara”.

Un‟altra affascinante teoria etimologica vede il nome Bifara derivare

da “Bifora” o dal termine latino “Biforis” il quale è composto da “Bis”=

“due” e “Foris” = “imposta” o “porta”. Da qui, seguendo la locuzione del

Malaterra, “Rahal Bifar” o meglio “El Kalat Bifar”, si perverrebbe

all‟accezione di “Castello con due entrate”.

L‟ex feudo “Bifara” oggi appartiene al territorio del Comune di

Campobello di Licata per effetto del Regio Decreto 12 Aprile 1847,

"Decreto portante una modificazione alla circoscrizione territoriale di

alcuni comuni della provincia di Girgenti".

Con questo decreto, alcuni ex feudi di Licata e Ravanusa vengono

distratti a favore del Comune di Campobello di Licata. In particolare

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viene distratto dal territorio di Ravanusa l‟ex feudo di “Milici” e, del

territorio di Licata, gli ex feudi di Spadafora grande e piccolo; Bifara,

compreso il villaggio; Milici; e Tintoria.

<<Art. 1. ………. da oggi innanzi faranno parte integrale del

territorio di Campobello i latifondi Serradimandola, Ficuzza,

Ciccobriglio, Crocifisso, Casarotonda, Capofilippo,

Favarotta, Carcitella, e suoi censiti, Masta, Spadafora grande

e piccolo, Bifara, compreso il villaggio, Milici, Tintoria e

Vincenzina; Del territorio ed aggregati al comune di

Ravanusa quelli di Romiti, Ciancioromito, Giangariano,

Cannamele, Monterusso, Sparacogna, Furiano,

Mangiaricotta e Drasi; Del territorio ed aggregati al comune

di Palma gli altri di Manica della questione, Perciaquartara,

Galluzzo, Pennate, Terravecchia, Canalotto, Batia, Cattiva,

Jazzovecchio, Ragusetta e Donnaventura.>>

Il decreto fu fortemente voluto dall‟allora sindaco di Campobello di

Licata, Liborio Bella, la cui famiglia deteneva già agli inizi del 1700 i

feudi di Bifara e Favarotta.

Il 25 gennaio del 1894 l‟allora sindaco di Ravanusa, la cui Giunta

Municipale era composta da Giuseppe Sillitti, Mariano Licata, Angelo

Foderà e Antonio Spiteri, segretario G. Miccichè, scrisse all‟Onorevole

11

Sig. Conte Roberto Morra, Tenente Generale e R. Commissario

straordinario per le province siciliane una

<<dimanda per ottenere la rettificazione della circoscrizione

territoriale di Ravanusa, mediante l’aggregazione degli ex

feudi: Tintoria, Milici e Marchesato di Bifara (che in atto

fanno parte del territorio di Campobello di Licata) e di quello

detto di Gibesi, il quale trovasi aggregato al territorio di

Naro)>>.

Tutti sappiamo che la rimostranza non ebbe effetto e ancora oggi il

territorio di Ravanusa è violentemente limitato dalla invadenza dell‟agro

del Comune di Campobello e di quello di Naro.

Il feudo affonda le sue origini addirittura nel medioevo. È presente

nei documenti come “Rahal” arabo e compare, per la prima volta, nella

cronaca del monaco benedettino normanno Goffredo Malaterra il quale in

“De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis et Roberti

Guiscardi ducis fratris eius” narrando della spedizione siciliana del Gran

Conte Ruggero della famiglia degli Hauteville (la-Guichard) ci dice:

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<<Finitima castra incursionibus lacessens ad deditionem

cogit; unde et usque ad undecim aevo brevi subyugata, quorum

issta sunt nomina: Platano, Missar, Gnastilel, Sutera, Rahal…,

Geminos, Bifar, Remunisse, Mocluse, Nar, Lecata>>.

Tutti gli storici concordano nell‟identificare, tra gli undici castelli

conquistati nel 1087 da Rugero, il castello di “Bifar” con “La Bifara”;

“Remunisse” con “Ravanusa” e “Mocluse” con “La Muculufa”.

Le notizie (almeno quelle in nostro possesso) saltano ora alle

informazioni provenienti da G. L. Barberi, “I Capibrevi”; da Antonino

Marrone, “Sulla datazione della «descriptio feudorum sub rege friderico»

(1335) e dell’«adohamentum sub rege ludovico» (1345)”; da Ugo Bella,

“Per una Cronistoria di Campobello di Licata”; da Vito Amico,

“Dizionario topografico della Sicilia”; da G. Ernesto Cammarata, “Storia

del Comune di Campobello di Licata” e da altri autori puntualmente

indicati.

Queste notizie nonostante siano non perfettamente in ordine, a volte

mutili o, al contrario, ridondanti, sono qui di seguito esposte per dare una

mera informazione delle successioni nella proprietà del feudo e in quella

del titolo nobiliare.

13

- Nel 1335 il Dominus Guglielmo Caldarera di Piazza traeva 30 onze di

reddito dal feudo Favarotta (VM, presso Licata), che aveva comprato dal

defunto dominus Giacomo de Moac. Qualche tempo dopo il feudo

Favarotta fu venduto da Guglielmo Caldarera a Bernardo Caldarera per

250 onze, ma re Ludovico, non essendo stato informato della vendita e in

conformità a quanto disposto dal capitolo Volentes, si aggiudicò il feudo

per le stesse 250 onze come per cedola della M.R.C. del 22.5.1347.

- Il 3 luglio 1347 il feudo Favarotta e Bifara fu assegnato dal sovrano Re

Ludovico alla Regina Elisabetta (Barberi, III, 79).

- Il 10 gennaio 1358 (I ind.) la Regina Elisabetta concesse sotto il

consueto servizio militare il feudo La Bifara e Favarotta al suo gran

camerario Manfredi Pissiculo e alla moglie Cara (Barberi, III, 79).

- inizio 1400 Il feudo di Bifara e Favarotta di 765 salme con 30 case e 65

abitanti appartiene a Bernardino Villarditta (o Berengario Villardit).

- 00/00/1408 a questi segue Elisabetta Villarditta (detta Becta) che lo

ottenne alla morte del marito Berengario Villardit. Quest‟ultima, per dote,

lo donò il

- 06/01/1415 a Rugero Vinafri (o Monafria o Monafres o Minafria o

Minofri).

- 00/00/1425 Ruggero Monafres donò metà feudo al nipote Giovanni

Singarelli.

14

- 1563 successe Andrea Minafria fu Antonio che nel 1563 morì senza figli

e fu sepolto nella Chiesa del Carmine a Licata.

- successe la sorella Donna Palma Minafria che sposò il cavaliere

Ludovico Buglio, nobile licatese, per cui il feudo di Bifara e Favarotta

passa dalla famiglia Minofri alla famiglia Buglio attraverso il di loro figlio

Andrea Buglio e Minafria. Quindi il

- 24/05/1582 Andrea Buglio e Minafria diviene barone della Bifara e

Favarotta.

- 1605 successe il figlio don Mario Buglio e Minafria che divenne il primo

marchese di Bifara il 24/10/1658. Egli possedette il feudo di Bifara di 763

salme insieme ai feudi di Favarotta, Drasi, Monterosso, Arcinisi,

Cianciaramito e Canticaglione. Si sposò con donna Antonia Gravina

Corilles, figlia del Marchese di Francofonte da cui ebbe Ludovico Buglio

nato a Mineo il 26/01/1606 e morto a Pechino il 1682. Questi entrò nella

Compagnia di Gesù il 29 gennaio 1622 e, dopo una carriera come

professore di discipline umanistiche e retorica nel Collegio Romano,

chiese di essere inviato come missionario in Cina dove predicò il Vangelo

nelle province di Sichuan, Fujian e Jiangxi. Attese, anche, a traduzioni (di

gran parte della Summa theologica di s. Tommaso, del messale, del

breviario, ecc.) e a scritti in cinese, nonché all'insegnamento della

prospettiva pittorica.

15

- nel 1674 don Mario Buglio e Minafria donò metà feudo della Favarotta

al figlio Francesco Vincenzo in occasione del suo matrimonio con

Scammacca Gravina.

- nel 1714 il feudo appartiene alla famiglia Buglio Gravina. Assegnato alla

Comarca di Licata, fa registrare 75 abitanti.

- nel 1762 appartiene a Francesco Buglio.

- fino al 1763 appartiene a Maria Gioacchina Gaetani e Buglio Minafria

Principessa di Palagonia ma, dopo il 1763, la qualità e podestà del feudo

Bifara “de jure” passano ad altra famiglia (?).

- inizio 1800 Agata Gravina (possidente del Marchesato di Delia e di

Bifara) sposa Vincenzo Maria Grifeo e Migliaccio principe di Partanna,

cavaliere del Toson d‟oro e dell‟ordine del S. Gennaro, cavaliere d‟onore e

di devozione dell‟ordine di Malta, cavaliere di giustizia dell‟ordine

costantiniano, consigliere di Stato, gentiluomo di camera del re delle Due

Sicilie, inviato straordinario e ministro plenipotenziario presso la Corte di

Prussia.

- Nel 1823 viene deliberato un “ Piano di Esazione del Dazio sul Macino

Civico di Bifara”. Pagarono: Vito Montana, Giuseppe Messina, Calogero

Messina, Calogero Dainotto, Diego Mongitore, Vito Sciabbarrasi,

Caterina Taglialegami, Filippo la Greca, M. stro Nicolò Rizzo, Domenico

Lo Monico, Calogero Di Natali, Anna Cirami, Diego Mongitore, Angelo

Dainotto, Mariano Ponticello, M. stro Antonio Vassallo, Anna Alaimo,

16

Domenico Sciascia, Vita Sciabarrasi, Vita di Natale e Angelo Picone. Il

Collettore era Sac. Giuseppe Mancuso.

Infine in Salvatore Aronica, “Frammenti di storia di Ravanusa” leggiamo:

- <<Un‟altra visita pastorale, dal 9 al 16 maggio 1908 fu tenuta dal

Vescovo Mons. B. Lagumina. Questi amministrò oltre tre mila cresime,

incaricò il Livatino delle visite alla chiesa di Bifara, e in Matrice concesse

40 giorni di indulgenza per l‟altare di S. Filomena. … …

- SAVERIO GRANATA (1795-1817). Visitò le solite chiese di Ravanusa

nel giugno 1796 … . Visitò anche la Chiesa “Maria delle Grazie” di Bifara

Territorio di Campobello.

- Il 25 settembre il Vescovo Granata nella chiesa di Bifara amministrò

cresima ai residenti nel casale.

- Lauria Calogero, nato a Ravanusa il 00-00-1753, Sac. 03-04-1778. Citato

per un legato di SS. Messe e come teste nel Testam. nuncup. di Vincenzo

De Giorgi (ASA, Not. A. Rizzo, Atto n. 23 del 14-04-1782) e come teste

rogato nel Testam. di Don Girolamo Salfetta (Ibidem, Atto n. 46 del 15-

10-1782). Vicario Curato della Madonna delle Grazie di Bifara

(Campobello di Licata.)>>.

17

Si narra che il casolare fu abbandonato verso la fine del „700 a causa

del dilagare di una epidemia. Gli abitanti si trasferirono a Campobello di

Licata, ma qualcuno continuò ad abitarvi sino al XIX secolo. Nel 1850,

infatti, gli abitanti erano ancora 18 e l‟ultimo “campobellese” nato a

Bifara fu tale Arrigo Giuseppe di Rosario (Ernesto Cammarata in “Storia

del comune di Campobello di Licata”).

Oggi il casolare e tutte le terre dei feudi originariamente associate

sono di proprietà privata. Resiste ancora qualche casetta, adibita ad uso

agricolo e pastorale, e la chiesetta principale in quanto ristrutturata,

un‟ultima volta, nel 1794 in ragione dei molti lavoratori delle solfare ivi

attive.

La chiesetta, sconsacrata, fu originariamente intitolata alla

Santissima Maria delle Grazie probabilmente perché custodiva

un‟artistica statuetta della Madonna delle Grazie di scuola gagitana e,

quindi, databile intorno alla prima metà del „500. Oggi è conservata in una

apposita nicchia nella chiesa Madre di Campobello di Licata, mentre la

“campana di la Bifara” scandisce le ore nella città di Ravanusa in quanto,

a suo tempo, fu recuperata da padre Caravaglia e, da lui stesso, posta nel

campanile della chiesa Madonna di Fatima di Ravanusa.

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Bifara, chiesa SS. Madonna delle Grazie

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Bifara, chiesa SS. Madonna delle Grazie. Particolari architettonici

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Bifara, chiesa SS. Madonna delle Grazie. Particolari architettonici

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Bifara, chiesa SS. Madonna delle Grazie. Particolari architettonici

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Bifara, chiesa SS. Madonna delle Grazie. Particolari architettonici

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Madonna delle Grazie di Bifara, oggi chiesa Madre C.llo di Licata

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Comitato direttivo

Gino Di Pasquali

Vittorio Falletta

Francesco Di Natali

Vittorio Rago

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