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Le forme della crisi Produzioni ceramiche e commerci nell’Italia centrale tra Romani e Longobardi (III-VIII sec. d.C.) Atti del Convegno, Spoleto-Campello sul Clitunno, 5-7 Ottobre 2012 a cura di Enrico Cirelli, Francesca Diosono, Helen Patterson ESTRATTO

Ceramica tardoantica dal sito del Sassatello, Marzabotto (BO)

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Le forme della crisiProduzioni ceramiche e commerci nell’Italia centrale tra Romani e Longobardi (III-VIII sec. d.C.)Atti del Convegno, Spoleto-Campello sul Clitunno, 5-7 Ottobre 2012

a cura di Enrico Cirelli, Francesca Diosono, Helen Patterson

ESTRATTO

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Il convegno è stato organizzato grazie al patrocinio di:

British School at RomeComune di Campello sul Clitunno Comune di Spoleto Provincia di RietiRete Unesco Italia Langobardorum Società degli Archeologi Medievisti ItalianiUniversità di BolognaUniversità di Perugia

© 2015 Ante Quem

Ante Quem Via Senzanome 10, 40123 Bolognatel. / fax 051 4211109www.antequem.itISBN 978-88-7849-094-9

Finito di stampare nel mese di gennaio 2015 da Luoghinteriori, Città di Castello (Pg)

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IndIce

Introduzionedi Enrico Cirelli, Francesca Diosono, Helen Patterson 9

Emilia Romagna

Dall’alba al tramonto. Il vasellame di uso comune a Ravenna e nel suo territorio tra la tarda Antichità e l’alto Medioevo (III-VIII sec.)Enrico Cirelli 13

Ceramiche da cucina di V-VII secolo dallo scavo del porto di Classe (RA)Marco Cavalazzi, Elisa Fabbri 21

La ceramica di uso domestico dall’area portuale di Classe (RA) (III-VIII secolo)Enrico Cirelli 29

Ravenna e il Levante. I ritrovamenti di Agorà M334 a Classe (RA) Giacomo Piazzini 39

I materiali ceramici della basilica Petriana a Classe. Il contesto dell’absideMariana Simonetti 45

Importazioni e cultura materiale in età tardoantica nell’Ager DecimanusMarco Cavalazzi, Marilisa Ficara 53

Romagna sud-orientale e appenninica: imitazioni fittili di ceramiche da mensa e di stoviglie metalliche da portata nella tarda AntichitàMaria Luisa Stoppioni 63

Un magazzino romano a Galeata (Forlì): i reperti ceramiciRiccardo Villicich, Emanuela Gardini, Marco Gregori, Iacopo Leati 75

Materiali ceramici da livelli di età gota dell’insediamento di Domagnano (Repubblica di San Marino)Gianluca Bottazzi, Paola Bigi, Daniel Pedini 89

Associazioni ceramiche dai contesti tardoantichi della Piana di San Martino, Pianello Val Tidone (PC): risultati preliminariRoberta Conversi, Gloria Bolzoni, Elena Grossetti 97

Parma: l’insediamento rustico di Via Traversetolo/Budellungo. I materiali ceramici della fase tardoanticaManuela Catarsi, Elena Padovani, Gloria Bolzoni 109

Ceramiche di III-VI secolo d.C. dallo scavo di Bagnolo in Piano (RE)Marco Cavalazzi 123

Ceramica tardoantica dal sito del Sassatello, Marzabotto (BO)Gaia Roversi 131

Dal VI all’VIII secolo: continuità e rotture nella circolazione dei manufatti ceramici tra Romagna e Delta padanoClaudio Negrelli 139

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Toscana

Produzioni ceramiche e dinamiche commerciali nella Toscana nord-occidentale (metà III-VII sec. d.C.)Simonetta Menchelli, Marinella Pasquinucci 153

Commerci a Pisa tra Tardoantico e alto Medievo. Nuovi dati da Piazza dei MiracoliAntonio Alberti, Alessandro Costantini 159

Nuovi dati su Pisa nel III secolo: un contesto ceramico dall’area di Sant’EufrasiaFederico Cantini, Antonino Meo 171

Produzioni ceramiche e dinamiche commerciali nel territorio toscano (III-metà VIII secolo): l’area internaFederico Cantini 183

Aspetti della “transizione” nei contesti ceramici dal sito di Aiano-Torraccia di Chiusi (San Gimignano, Siena)Enrica Boldrini, Marco Cavalieri, Paola De Idonè, Antonia Fumo, Beatrice Magni, Gloriana Pace 191

Siena e i ritmi della crisi. Lo scavo del Duomo e i reperti ceramici come lente sull’età della transizioneGabriele Castiglia 201

Ceramic Production and Trade in Tuscany (3rd-mid 9th c. AD): New Evidence From the South-WestEmanuele Vaccaro 211

Wine consumption in a rural settlement in Southern Tuscany during Roman and Late Roman timesAlessandra Pecci, Emanuele Vaccaro, Miguel Ángel Cau, Kim Bowes 229

maRchE

Contenitori da trasporto e commerci nelle Marche in età tardoantica Anna Gamberini 239

Ceramiche fini da mensa in territorio marchigiano fra III e VI secolo: produzioni regionali e importazioni Federico Biondani 253

Commercio locale e sulla lunga distanza tra tarda Antichità e alto Medioevo in territorio marchigiano: realtà a confrontoGiulia Bartolucci 277

Ceramica comune, vasellame fine da mensa e anfore dalle Marche fra IV e VIII secolo: il caso di Madonna del Piano-Corinaldo (AN)Gilda Assenti 283

I materiali di Senigallia (AN) tra Tardoantico e alto MedioevoFederica Galazzi 291

Materiali ceramici tardi e vetri dal Criptoportico di Urbs Salvia (MC) Sofia Cingolani, Valeria Tubaldi 299

Evidenze ceramiche dall’entroterra marchigiano nel passaggio tra tarda Antichità e alto Medioevo: i dati del progetto RIMEM (Ricerche sugli Insediamenti Medievali dell’Entroterra Marchigiano)Ana Konestra, Sonia Virgili 313

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Camerinum tra tarda Antichità e alto Medioevo: dati preliminari sugli scavi di emergenza di Piazza CavourSonia Virgili, Francesco Melia 321

Ceramiche tardoantiche dal Piceno meridionaleSimonetta Menchelli, Giulia Picchi 329

Produzioni ceramiche, scambi commerciali e trasformazioni urbane nell’Adriatico centrale fra il III e il VI secolo d.C. Nuovi dati da PotentiaFrank Vermeulen, Hélène Verreyke, Francesca Carboni 339

UmbRia

Prove tecniche di ricostruzione del quadro dei materiali ceramici in Umbria tra IV e VII secoloFrancesca Diosono 351

Le ceramiche comuni di Campo della Fiera, Orvieto (IV-VII d.C.): produzione e circolazione nel quadro dell’Umbria meridionaleDanilo Leone 361

Note preliminari sulla ceramica di Spoleto tra V e VIII secoloLiliana Costamagna 377

Materiali ceramici altomedievali inediti dall’area urbana di Spoleto. I contesti di Piazza Fontana (Casa Sapori), Via dell’Arco di Druso e Vicolo di VolusioLuca Donnini, Massimiliano Gasperini 387

Le attestazioni ceramiche dal sito di Eggi (Spoleto, PG) (VI-VII sec. d.C.)Viviana Carbonara, Fabrizio Vallelonga 397

Villa San Silvestro di Cascia (Perugia). La ceramica di un vicus appenninico tra Tardoantico e alto Medioevo. Risultati preliminari delle ricerche in corsoFrancesca Diosono, Helen Patterson 405

Produzioni ceramiche a Trevi (PG) fra tarda Antichità e alto Medioevo (IV-IX sec.)Donatella Scortecci, Stefano Bordoni 421

Reperti ceramici dalla necropoli altomedievale di Pietrarossa di Trevi (PG)Matelda Albanesi 431

Materiali ceramici altomedievali dallo scavo della villa di Campodarco presso Nocera Umbra (PG)Matelda Albanesi 439

La ceramica comune di Tadinum (Gualdo Tadino, PG): materiali di III-V sec. d.C. dall’area del forum pecuariumCinzia Cerquaglia, Alessia Guidi, Tiziana Privitera 447

Prime considerazioni sul materiale ceramico di età altomedievale rinvenuto presso il monastero di San Secondo di Isola Polvese (Castiglione del Lago, PG) Giovanna Benni, Elisa Nisticò 457

lazio

Ceramic production and consumption in South Etruria and the Sabina: 4th to 8th centuries, some considerationsHelen Patterson 465

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Produzioni ceramiche dalla valle di Falacrinae: i corredi della necropoli di PallottiniRoberta Cascino, Cinzia Filippone 475

La produzione di lucerne nel complesso tardoantico della villa di San Lorenzo (RI)Letizia Ceccarelli 481

Materiali ceramici da un contesto urbano: il caso di Rieti Giovanna Alvino, Francesca Lezzi 485

La ceramica dai contesti tardoantichi di San Martino di Torano (Borgorose, RI)Elizabeth Colantoni, Gabriele Colantoni, Maria Rosa Lucidi, Jeffrey A. Stevens, Francesco Tommasi 493

Produzione e distribuzione della ceramica nel Lazio Settentrionale: il caso di FerentoElisabetta De Minicis, Teresa Leone, Damiano Paoletti, Tamara Patilli, Annamaria Villari 499

La Domus de l’Ilot d de Musarna: les céramiques communes des niveaux de frequentation tardiveCecile Batigne Vallet avec la collaboration de Céline Brun, Maia Cuin, Julie Leone, Edwige Lovergne, Frédérique Marchand 517

Il territorio tarquiniese tra Tardoantico e alto Medioevo: i rinvenimenti archeologiciBeatrice Casocavallo, Giulia Maggiore, Valerio Spaccini, Silvia Andrenacci 527

Roma e il Mediterraneo dal IV al VI secoloMarta Casalini 535

I contesti ceramici dell’insula entro l’Ospedale Militare Celio (Roma): analisi tipologica delle ceramiche comuniCarlotta Bassoli 547

Riflessioni preliminari sulla ceramica di PortusSimon Keay, Roberta Cascino, Fabrizio Felici, Sabrina Zampini 555

Il Lazio Pontino tra Tardoantico e alto Medioevo: il territorio privernateMaria Cristina Leotta, Paola Rinnaudo 561

A Late Antique (late 6th-7th c. C.E.) burnished ware assemblage from Villa Magna (Anagni, FR)Darian Marie Totten 573

Ceramiche comuni da Interamna Lirenas e dal suo territorio. Primi risultati dello studio crono-tipologico (campagne 2010-11)Giovanna Rita Bellini, Alessandro Launaro, Ninetta Leone, Martin J. Millett, Simon Luca Trigona 581

abRUzzo

Considerazioni su produzioni ceramiche e commerci nell’Abruzzo Adriatico fra VI e VIII secoloAndrea Rosario Staffa 593

Nuovi rinvenimenti ceramici dalla costa Teatina (secoli IV-VII)Roberta Odoardi 617

La diffusione della ceramica dipinta a bande in Abruzzo tra tarda Antichità e alto MedioevoAlessia de Iure 625

La ceramica tardoantica e altomedievale dagli scavi di Piana S. Marco e S. Paolo di Barete (AQ)Luigina Meloni 631

Le ceramiche in Abruzzo fra tarda Antichità e alto Medioevo: due realtà a confronto Enrico Siena 637

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molisE

Dinamica degli scambi tra la costa e l’entroterra molisano alla luce di vecchie e nuove acquisizioni (fine V-VII secolo)Valeria Ceglia, Isabella Marchetta 647

Ceramica ed ethnos nelle tombe di Vicenne (Campochiaro, CB): il rituale funerario attraverso l’analisi del corredo vascolareIsabella Marchetta 663

Le ultime fasi di frequentazione dell’insediamento di Casalpiano (Morrone del Sannio, CB). Brevi note sulla presenza di ceramica d’importazione e produzioni localiCristiana Terzani 673

Tavola RoTonda

ConclusioniCarlo Pavolini 681

Ceramiche e “storie” tra la fine del mondo antico e l’inizio del MedioevoAlessandra Molinari 685

Due momenti di crisi nell’alto Medioevo della SabinaTersilio Leggio 691

Ceramica comune: note a marginePaolo Delogu 697

Bibliografia 701

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cERamica taRDoantica Dal sito DEl sassatEllo, maRzabotto (bo)1

Gaia Roversi

Il sito archeologico rinvenuto in località Sassatello si trova nella media Valle del Reno (Fig. 1), poco a sud di Marzabotto (BO), in corrispondenza del km 70 della Strada Statale Porrettana che lo delimita a ovest, mentre il limite est è costituito dal tracciato ferroviario della Bologna-Pistoia. Lo scavo dell’area avvenne tra il 1970 e il 1972 e fu finalizzato alla costruzione di una zona industriale tuttora in uso e che insiste su di esse; la documentazione rimasta si riduce a una planimetria delle strutture indagate (Fig. 2),

1 Lo studio complessivo del materiale proveniente dall’area archeologica del Sassatello (BO) è stato affrontato dall’autrice, sotto la supervisione della prof.ssa Luisa Mazzeo Saracino dell’Università di Bologna, in sede di Tesi di Laurea ed è in corso di stampa.

1. Carta topografica della media Valle del Reno

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Le forme della crisi

3. Canaletta

4. Sepolture2. Pianta delle strutture scavate in loc. Sassatello, Mar-zabotto (BO)

ad alcune foto di scavo e a una grande quantità di reperti che furono conservati in casse distinte da gene-riche indicazioni topografiche sul rinvenimento degli oggetti, totalmente prive di agganci stratigrafici. Lo studio complessivo di questi materiali ha permesso, nonostante la parzialità della documentazione, di individuare diverse fasi di uso dell’area; quella principale è costituita da un grande edificio rustico data-bile tra la seconda metà del I a.C. e il II d.C., a cui segue la presenza di strutture, in particolare canalette e sepolture (Figg. 3-4), che intaccano i muri del precedente edificio, associate a un gruppo di materiali databili tra IV e VII d.C. L’apprestamento di un nuovo sistema di scolo, in materiale di reimpiego, che taglia muri ormai in disuso e la presenza di un piccolo sepolcreto costituito da tre tombe a inumazione sono, forse, da ricollegare a una frequentazione dell’area saltuaria o stagionale, come già ipotizzato nel caso dell’edificio rustico delle Cave Sim Nord a Casteldebole (BO)2.

L’analisi della ceramica pertinente alla fase tardoantica ha messo in luce una bassissima frequenza dei prodotti importati tra cui compaiono due orli di probabile produzione africana caratterizzati da un impasto depurato e compatto con piccolissimi inclusi micacei e colore rosso mattone (5YR 6/6 reddish yellow); la vernice è saponosa al tatto, sottile e difficilmente distinguibile dall’impasto (2.5 YR 6/6 red). Un orlo è riconducibile a un vaso a listello tipo H.91A databile nella seconda metà del V d.C., (Fig. 5, 1) e confrontabile con i materiali di Comacchio3, Modena4, Milano5 e Brescia6. Il secondo (Fig. 5, 2) è un frammento di tesa con due scanalature concentriche nella parte superiore per cui non è stato possibile

2 ortalli 1996, p. 14.3 Corti 2007, fig. 5.7, p. 239.4 giordani 1994, fig. 42.6, pp. 80-81.5 CaPoruSSo 1991, tav. XXXIX, f.11, p. 96.6 MaSSa 1999a, tav. XXXVI.8, p. 112.

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Ceramica tardoantica dal sito del Sassatello, Marzabotto (BO)

trovare un confronto. Alla produzione in ceramica da cucina africana è attribuibile un frammento di tega-me (Fig. 5, 5) simile al tipo Ostia I, fig. 2617, attestato soprattutto tra l’età severiana e l’inizio del V d.C. L’impasto è di colore rosso arancio (5YR 6/8, reddish yellow) e presenta diversi tipi di inclusi: micacei di piccolissime dimensioni, calcitici di medie dimensioni e altri di colore marrone, simili a chamotte, di dimensioni piuttosto grandi; la forma è confrontabile con i materiali di Aquileia, dove viene datata prima del 425 d.C.8.

Tre orli di piatti e un fondo con suddipinture circolari possono rientrare nella produzione delle medioa-driatiche; gli impasti sono rosati (7.5 YR 7/6 reddish yellow), piuttosto polverosi e bene depurati, accompa-gnati da vernice di colore rosso mattone (5YR 5/6 yellowish reddish) e suddipinture di colore bruno (7.5YR 3/3 dark brown), oppure tendenti all’arancione (5YR 6/8 reddish yellow), più compatti e con inclusi di calci-te di piccole dimensioni e inclusi di colore marrone, più grandi. A quest’ultimo impasto si accompagna una vernice rossa (2.5 YR 6/8 red), sottile e poco compatta con suddipinture brune (5YR 4/4 reddish brown). Le forme individuate sono i piatti Brecciaroli Taborelli 7 (Fig. 5, 3) e Brecciaroli Taborelli 17 (Fig. 5, 4), atte-stati in due frammenti. I piatti Brecciaroli Taborelli 7, diffusi soprattutto tra la seconda metà del II e il III d.C., trovano confronto tra i materiali dell’Ex Vescovado di Rimini9, da un contesto posteriore al II d.C. e a Sarsina10. L’orlo riconducibile alla forma Brecciaroli Taborelli 17, con la tesa decorata da linee oblique incise parallele disposte su file concentriche, trova riscontro con un esemplare proveniente da un pozzo deposito di Orto Granara (BO), attribuito alla produzione delle sigillate tarde locali di III-IV d.C.11; esemplari simili si ritrovano tra i materiali dello scavo di Piazza Ferrari12 e dell’Ex Vescovado13 a Rimini, per i quali viene pro-posta una datazione più tarda inquadrabile tra IV e V d.C. Altri confronti sono possibili con un esemplare di Imola, scanalato superiormente, la cui datazione raggiunge il VI d.C.14 e con un frammento proveniente dall’edificio rustico di Calderara di Reno (BO)15, in questo caso attribuito alla forma Maioli 1316, pertinente a un gruppo di materiali inquadrabili tra III-IV d.C.

La maggior parte della ceramica verniciata di epoca tardoantica può rientrare nella classe delle cosid-dette ceramiche a rivestimento rosso; è, infatti, presente un cospicuo numero di vasi accomunati da im-pasti polverosi con piccoli vacuoli, di colore beige (7.5 YR 7/4 pink-7/6 reddish yellow), oppure tendenti

7 Ostia I, tav. XII, fig. 261, p. 868 verzár BaSS 1994, tav. 51, CAc 9, p. 334.9 Biondani 2005b, fig. 118.7, p. 181.10 StoPPioni 2008, tav. IX, nr. 9, pp. 740-741.11 negrelli 2004, fig. 20.2, p. 186.12 negrelli 2007a, fig. 2.12.13 Biondani 2005b, fig. 118.15, pp. 182-184.14 Curina et alii 1990, fig. 13.34, pp. 154-155.15 Curina, negrelli 2000b, tav. 2.7, pp. 101, 104.16 I frammenti provenienti da Ravenna vengono datati, in base al contesto di rinvenimento, tra la metà del II d.C. e la metà

del secolo successivo (Maioli 1976, fig. 22, pp. 162-163).

5. 1-2: Terra sigillata africana; 3-4: Terra sigillata medioadriatica; 5: Ceramica da cucina africana

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Le forme della crisi

all’arancione (5YR 7/8 reddish yellow) con inclusi di piccole dimensioni, micacei e vernici color rosso mattone (5YR 5/6 yellowish red) o rosso vivo (2.5 YR 5/8 red) poco compatte e tendenti a sfaldarsi che sembrano attribuibili alle officine ceramiche operanti nell’area di Bologna. Il repertorio morfologico si risolve quasi interamente in forme aperte; esso da una parte si riallaccia alle sigillate africane e in minor misura alle medioadriatiche, mentre dall’altra sviluppa un repertorio indipendente e ha punti di contatto con le produzioni padane.

Tra le imitazioni di forme proprie della sigillata africana sono nettamente prevalenti le H.61, attestate sia nella variante A che nella variante B; un frammento con il profilo intero (Fig. 6, 1) presenta l’orlo ri-entrante e assottigliato, il fondo piatto e la parete leggermente bombata e trova un preciso confronto con un vaso proveniente da Villa Clelia a Imola e datato tra fine IV e V d.C.17, altre attestazioni di orli simili si hanno a Orto Granara (BO)18 e Fiorano Modenese19; la variante B (Fig. 6, 2) presenta l’orlo più ingrossato e si data nella prima metà del V d.C., la diffusione di vasi di questo tipo in ambito regionale è confermata dai rinvenimenti del vicino edificio rustico di Casalecchio di Reno20 e nell’agro centuriato di Bologna21. Si segnala, inoltre, la presenza di un orlo (Fig. 6, 3) morfologicamente avvicinabile alle H.61B, ma più verticalizzato, questo si confronta con alcuni vasi ritrovati a Faenza, considerati un’evoluzione tarda della forma e databili tra V e inizio VII sec. d.C.22.

È stata riscontrata la presenza d’imitazioni di H.91D (Fig. 6, 4), che trovano confronto fra i materiali provenienti dallo scavo del territorio di Budrio23 e fra quelli dello scavo dell’insediamento di Montegibbio (MO) databili tra V d.C. e VI d.C.24; meno frequenti sono le scodelle che imitano le H.80 B (Fig. 6, 5) per-tinenti allo stesso ambito cronologico25. L’ingrossamento dell’orlo, in questo caso arrotondato, ricorre anche nei piatti imitanti il tipo H.104 (Fig. 6, 6) tra i quali rientra un frammento databile, sulla base del confronto con i materiali di Villa Clelia, tra VI e VII d.C.26. Sembra richiamare lo stesso modello morfologico anche un profondo piatto carenato (Fig. 6, 7) che mostra un ingrossamento dell’orlo assai simile, ma differisce per l’andamento della vasca. Una coppa con l’orlo rientrante e assottigliato richiama le H.14/17 o le Lamboglia 8 (Fig. 6, 8) che hanno una cronologia compresa tra III e IV d.C., ma che si ritrova anche nelle produzioni padane tarde, come dimostra il confronto con un esemplare proveniente dalla fornace di Via Platina di Cremona, il primo centro produttore di queste coppe identificato con sicurezza27. La forma è attestata anche nell’edificio delle Cave nord di Calderara di Reno28 dove fa parte di un gruppo di materiali databili tra III e IV d.C. e viene collegata alla forma Brecciaroli Taborelli 8; altri confronti sono possibili con vasi rinvenuti nell’agro centuriato di Bologna29 e nell’edificio rustico di Casalecchio di Reno30.

Tre forme rimangono escluse dal repertorio morfologico delle sigillate africane: si tratta di un tipo di coppa emisferica con l’orlo ingrossato, di un tipo di scodella con l’orlo modanato e di un tipo di scodella con l’orlo concavo esternamente. Le coppe emisferiche sono attestate in trentaquattro esemplari e hanno similitudini con coppe della produzione cremonese31 e con la forma Brecciaroli Taborelli 24-Maioli 3. Presenti sia nella versione liscia sia nella versione decorata a rotella, sono già state riconosciute in ambito locale tra i materiali di Casalecchio di Reno32, mentre altri confronti vengono dallo scavo dell’Ex Vesco-vado di Rimini33 e da Galeata (FC)34. Un frammento (Fig. 7, 1) richiama l’attenzione per la presenza di

17 Curina et alii 1990, fig. 13.27, p. 15418 negrelli 2004, fig. 20.3, p. 18619 laBate 2006, fig. 22.20, p. 52.20 negrelli 2002, tav. 5.8, p. 35.21 BergaMini 1980, tav. XXVII, nr. 576, p. 105.22 MonteveCChi, negrelli 1998, tav. 55.1, pp. 205-207.23 BergaMini 1980, tav. LII, nr. 1160, p. 188.24 guandalini 2010, fig. 20.60, p. 52.25 Fontana 1998, p. 86.26 Curina et alii 1990, fig. 13.22, p. 152.27 aMadori 1996, fig. 37, p. 101.28 Curina, negrelli 2000a, tav. 2.3-4, p. 45.29 BergaMini 1980, tav. LII, nr. 1157, p. 188.30 negrelli 2002, tav. 7.2, p. 36.31 Favaro 1996, fig. 11, p. 269.32 negrelli 2002, tav. 5.5, p. 35.33 Biondani 2005b, fig. 118.3-4, p. 180.34 gaMBerini, Mazzeo SaraCino 2003, fig. 3.18, p. 104.

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una decorazione, costituita da rotellature parallele disposte sulla parete esterna, che si ritrova sulle coppe prodotte a Cremona. Le scodelle con l’orlo verticale e modanato nella parte esterna (Fig. 7, 2-4) sono attestate in diciannove frammenti. Queste, come le scodelle con l’orlo concavo esternamente, ricordano le varianti tarde delle H.3 in sigillata focese35, databili tra la fine del V e la prima metà del VI d.C.36, le cui imitazioni sono circoscritte al territorio di Bologna, Ravenna e in ambito abruzzese37. I confronti più stringenti si trovano tra i materiali di ambito bolognese; un orlo (Fig. 7, 2) trova un riscontro puntuale tra i reperti dello scavo delle Cave nord di Calderara di Reno38; mentre un secondo orlo (Fig. 7, 3) è simile

6. Imitazione di sigillata africana

35 hayeS 1972, p. 338.36 La distribuzione delle H.3F e 3H in Italia, le più diffuse in area adriatica, si concentra nella prima metà del VI d.C.

(Martin 1998, p. 116); a Classe costituisce, insieme alle H.10, la quasi totalità della produzione orientale e ne sono state riconosciute ventisette varianti (augenti et alii 2007, pp. 273-274). Altre attestazioni sono note in area adriatica a Rimini, Comacchio (FE) e, in ambito marchigiano, a Suasa (AN) (Biondani 1992, pp. 170-172 e bibliografia relativa); dal terri-torio di Budrio (BO) proviene un frammento morfologicamente accostabile alle H.3 attribuito a una produzione locale in terra sigillata (BergaMini 1980, tav. XIV, nr. 266, p. 54).

37 Curina, negrelli 2000a, p. 47.38 Curina, negrelli 2000a, tav. 3.8, p. 47.

Ceramica tardoantica dal sito del Sassatello, Marzabotto (BO)

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Le forme della crisi

a un frammento proveniente dall’edificio rustico di Casalecchio di Reno datato tra VI e VII d.C. e attribu-ito a una produzione locale, unitaria con caratteri specifici che la differenziano nettamente dalle forme da cui prende spunto39; all’ambito locale è riferibile anche una scodella (Fig. 7, 4) caratterizzata del listello ben arrotondato come alcuni esemplari ritrovati nel contesto, databile tra V e VI d.C., di via Bargellino40.

Meno frequenti sono i piatti con l’orlo concavo all’esterno, di cui si contano tre esemplari; mostrano contatti, oltre che con le H.3, con le H.91D, ma, anche in questo caso, il parallelo morfologico risulta forzato e, di contro, si ha un puntuale riscontro con altri vasi ritrovati in ambito regionale. Se ne hanno due varianti: la prima, con l’orlo arrotondato (Fig. 7, 5), trova confronto nell’edificio rustico di Calderara di Reno e ha una cronologia di V-VI d.C.41, mentre la seconda, con l’orlo più assottigliato (Fig. 7, 6) si avvicina a un esemplare di Casalecchio inquadrabile cronologicamente tra VI e VII d.C.42.

conclusioni

La scarsa incidenza di materiali databili al periodo III-IV d.C. sta, forse, a testimoniare una battuta d’arresto delle attività produttive e dell’utilizzo dell’edificio rustico, in linea con la tendenza del popola-mento della regione che, a partire dal II d.C., ma più sistematicamente nel III d.C., è interessata da una generale contrazione dell’insediamento sparso. In questo periodo, nei contesti extraurbani e rurali, gli

7. Terra sigillata di probabile produzione locale o regionale

39 negrelli 2002, tav. 6.11, pp. 35-36.40 negrelli 2000, tav. 2.7, p. 167.41 Curina, negrelli 2000a, tav. 4.3, p. 48.42 negrelli 2002, tav. 5.2.

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edifici tendono a perdere le loro funzioni residenziali in favore di un potenziamento delle attività e delle strutture produttive, a cui si affianca a un uso spesso parassitario e saltuario delle strutture preesistenti43.

Di contro, è possibile apprezzare una certa ripresa economica a partire dal secolo successivo, momento in cui si data la maggioranza delle ceramiche ascrivibili alle produzioni tardoantiche locali, regionali e di importazione. Una basso numero di attestazioni di prodotti di importazione rispetto al vasellame locale non è un fatto nuovo nei contesti coevi dell’Emilia dove le evidenze archeologiche hanno dimostrato una netta prevalenza delle ceramiche rivestite in rosso.

Tra i prodotti d’importazione compaiono le H.91 che sono largamente diffuse nella penisola italica e costituiscono una delle forme guida del VI d.C.44; più numerose sono le imitazioni di vasi di origine afri-cana, come le H.61, una delle prime forme riprodotte dalle officine italiche a partire dal tardo IV d.C.45 e H.91D, databili a partire dalla metà del V d.C.46. A una più circoscritta produzione locale o regionale, sembrano potersi attribuire le coppe emisferiche, che trovano paralleli nelle produzioni padane, e le sco-delle con l’orlo modanato o concavo all’esterno circoscrivibili all’ambito locale.

Il panorama produttivo sembra caratterizzato da una pluralità di officine che distribuiscono i loro pro-dotti in ambito locale o subregionale, che rispondono alle esigenze della città e degli insediamenti rurali limitrofi e delineano un panorama economico piuttosto vivace, di fronte a una diminuzione della circola-zione di prodotti di importazione. Le ceramiche africane, nei contesti rurali di V-VI d.C., sono prodotti di lusso che si accompagnano a derrate alimentari esclusive che solo occasionalmente raggiungevano gli insediamenti minori sparsi sul territorio47. La buona capacità produttiva delle officine non è solo sugge-rita dal fatto che i vasi di produzione locale costituiscono, da soli, la quasi totalità del vasellame fine da mensa di fase tardoantica, ma anche dalla capacità di sviluppare un repertorio morfologico almeno in par-te autonomo che risponde alle esigenze di una clientela precisa e ricorre a forme semplici, ma funzionali.

43 ortalli 1996, p. 14.44 tortorella 1998, p. 43.45 Fontana 1998, p. 84.46 Fontana 1998, p. 86.47 negrelli 2002, pp. 49-50.

Ceramica tardoantica dal sito del Sassatello, Marzabotto (BO)

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