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Elite ed il mercato AIM Italia come opportunità per le PMI italiane Evento organizzato in collaborazione con Borsa Italiana Sede di Proel S.p.A., Sant’Omero (TE) Giovedì 14 Novembre 2013 – ore 18.00
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Fattori critici di successo delle PMI
italiane e rafforzamento
del capitale proprio
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Corporate finance advisory and strategy
consulting. www.ddmpartners.com
Sebastiano Di Diego e Fabrizio Micozzi
In collaborazione con
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1. Il profondo rosso delle imprese italiane
La caduta dei ricavi
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Secondo l’analisi condotta da Cerved sui bilanci 2012, le oltre 200 mila società analizzate hanno visto cadere, nei valori mediani, i ricavi del -2,1% rispetto al 2011, dopo che nell'anno precedente avevano evidenziato una crescita del +4,6%.
Fonte Cerved Fonte Cerved
L’azione sui costi
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La riduzione dei ricavi è stata solo parzialmente compensata dall’azione di contenimento operata dalle imprese sui costi
Fonte Cerved Fonte Cerved
L’impatto sulla redditività (1)
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Per difendere le vendite, a fronte di costi unitari in salita, le imprese hanno sacrificato i margini. E’ aumentata la presenza di imprese con margini lordi negativi.
Fonte Cerved Fonte Cerved
L’impatto sulla redditività (2)
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Le imprese che sono riuscite a mantenere margini positivi, hanno però subito cali dell’Ebitda, più consistenti per le PMI (-5,5%) e per le società di dimensione maggiore (-4,3%). A soffrire sono soprattutto l’edilizia e i servizi.
Fonte Cerved Fonte Cerved
L’impatto sulla redditività (3)
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Le difficoltà sui margini si sono riflessi sugli indici di redditività generati dalle imprese.
Fonte Cerved Fonte Cerved
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2. Quali sono le priorità per le imprese
Quali sono le priorità per imprese
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Dalla ricerca Smes: Equipped ToCompete commissionata da Sap all’Oxford Economics emerge le imprese italiane considerano strategici per guidare la crescita del business tre elementi strategici fondamentali:
3
46% investimenti in tecnologia, per ridurre i costi
e incrementare l’efficienza
32% espansione globale
30% ampliamento della propria offerta
Per implementare queste scelte strategiche servono investimenti
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3. Servono risorse per finanziarie gli
investimenti
Di che cifre stiamo parlando?
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Per tonare crescere le imprese devono quindi far ripartire gli investimenti. Ipotizzando per cinque anni una crescita degli investimenti in linea con quella del decennio
pre-crisi (+ 5,2% all’anno a prezzi correnti nel 1998 -2007) servirebbero 90 miliardi di finanziamenti addizionali in cinque anni.
Il credit crunch non si arresta
I prestiti
calano del
2,5%
all’anno
Le altre fonti
devono fornire
196 miliardi in
cinque anni
Ripartendoli in
proporzione tra le fonti
non bancarie il capitale
proprio deve salire di 108
miliardi
Primo scenario
Il grado di
patrimonializzazione
deve passare dal
40,6% al 42,7%
I prestiti
scenderebbero dal
26,3% al 22,6%
Il credit crunch si arresta
I prestiti
restano
fermi
Le altre fonti
devono fornire
90 miliardi in
cinque anni
Ripartendoli in
proporzione tra le fonti
non bancarie il capitale
proprio deve salire di 49
miliardi
Secondo scenario
Il grado di
patrimonializzazione
deve passare dal
40,6% al 41 %
I prestiti
scenderebbero dal
26,3% al 25,6%
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4. Aumentare il capitale proprio delle aziende
La struttura finanziaria delle imprese (1)
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La struttura finanziaria delle imprese italiane era divenuta più solida rispetto alla metà degli anni Novanta. Il patrimonio era salito al 49,9% del passivo nel 2006 (dal 35,9% nel 1995).
Con la crisi, però, i
bilanci delle aziende si
sono di nuovo
indeboliti: il patrimonio
è sceso al 40,6% nel
2011.
La quota di
patrimonio è:
di oltre 10 punti
inferiore a quella
delle francesi e
britanniche
analoga a
quella delle
tedesche.
La struttura finanziaria delle imprese (2)
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Le PMI hanno maggior bisogno di capitale: in media presentano una patrimonializzazione minore delle medio-grandi imprese. Nel manifatturiero, il patrimonio nel 2011 è pari al 44,0% del passivo per le grandi aziende, contro il 40,8% per le PMI .
Questi dati mettono in luce la
maggiore esposizione delle PMI
alla crisi.
La crisi è prevalentemente una
crisi bancaria e le PMI hanno una
dipendenza dal credito bancario
doppia rispetto alle grandi
imprese.
Dove prendere l’equity? (1)
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La crescita è un imperativo
il canale del
capitale di
debito è oggi
problematico
occorre
puntare con
decisione sulla
leva dell’equity
Equity
Capitale dell’impre
nditore
Private equity Borsa
Capitale dell’imprenditore(1)
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Il capitale apportato dagli imprenditori è certamente una fonte importante per sostenere lo sviluppo aziendale.
Ci anche al fine di aumentare il potere contrattuale nei confronti delle banche.
E’ tuttavia evidente che per promuovere lo sviluppo e il rilancio in chiave internazionale servono iniezioni di risorse di ammontare ben più rilevante di quello che può provenire dal risparmio degli imprenditori.
E’ fondamentale che gli imprenditori
si impegnino per riequilibrare le fonti
di finanziamento aumentando il
livello della loro partecipazione
all’impresa e al finanziamento dei
propri progetti di sviluppo
La borsa (1)
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Vi sono solo 5 società quotate nel mercato
azionario per ogni milione di abitanti, contro 7 in
Germania, 14 in Francia, 33 nel Regno Unito.
La capitalizzazione della Borsa italiana è la
minore (15% del PIL), contro 41% in
Germania, 75% in Francia e 130% nel Regno
Unito.
Il sistema finanziario italiano è caratterizzato da un minore ruolo della
Borsa rispetto ad altri paesi avanzati
La borsa (2)
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AIM Italia è il mercato di Borsa Italiana dedicato alle piccole e medie
imprese ad alto potenziale di crescita.
Di questo argomento ci parlerà il dott. Vittorio Benedetti
Il Private equity(1)
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La crisi ha frenato in Italia lo sviluppo
del mercato del private equity .
Per un decennio si era registrata una
graduale crescita:
dei fondi raccolti dalle società
investitrici (1,1 miliardi di euro nel
1997, 3,0 nel 2007)
e dell’ammontare investito in imprese
italiane (0,6 miliardi nel 1997, 5,5 nel
2008).
Il Private equity(2)
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Nel 2009 si è avuta una brusca flessione
del mercato, che poi si è ristretto ancora
nella prima metà del 2012: 0,6 miliardi
raccolti e 1,8 investiti (dati annualizzati).
Insieme sono cresciuti i disinvestimenti,
che hanno toccato i 3,2 miliardi nel
2011.
Il Private equity (3)
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Tuttavia, nel 2012 i nuovi investimenti di
private equity hanno riguardato per l’83%
le piccole e medie imprese, quota in
crescita rispetto al 2007 (78%).
Nella prima metà del 2012 il flusso di
nuovi fondi investiti in Italia è stato
pari alla metà che in Germania (3,2
miliardi) e a un terzo che in Francia
(4,6 miliardi).
Il mercato del private equity in Italia è molto ridotto rispetto ad altre economie avanzate.
Elementi che limitano lo sviluppo
Ritrosia degli imprenditori familiari ad aprirsi ad
agenti esterni
Dimensione media delle aziende
Congiuntura
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5. I mercato obbligazionario
Mini Bond (1)
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Lo stock di corporate bond italiani è pari a solo 104 miliardi di euro, emessi da grandi imprese e alcune aziende medie con attività globali; lo stock di bond bancari è quasi dieci volte maggiore (973 miliardi).
Ciò dimostra che esiste una
domanda potenziale per titoli di
emittenti privati, che in parte viene
inibita dall’effetto sfiducia dei piccoli
risparmiatori causato da pochi ma
significativi casi di default nei primi
anni 2000.
Per rilanciare questo
strumento serve
l’ingresso di investitori
istituzionali (fondi
pensione, etc.), anche
esteri.
Mini Bond (2)
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Per favorire l'accesso diretto al mercato dei capitali da parte delle PMI, il Decreto Sviluppo n.83 del 22/6/2012 ha introdotto alcune norme che agevolano l'emissione di strumenti di debito da parte di società non quotate, chiamati comunemente 'minibond' per l'importo più limitato che le emissioni sono destinate ad avere rispetto a quelle attualmente esistenti sul mercato.
In sintesi
Ÿamplia la possibilità di emettere cambiali finanziarie, prevedendo tra
l'altro la figura dello sponsor per assistere l'emittente PMI
Ÿ
introduce le obbligazioni c.d. “partecipative”, cioè obbligazioni
subordinate e con clausola di partecipazione agli utili
Ÿdispone sotto il profilo fiscale a favore degli investitori l'esenzione
dalla ritenuta sugli interessi e a favore degli emittenti la deducibilità
degli interessi passivi nei limiti generali del 30% del ROL, consentendo
l'emissione di obbligazioni oltre il limite di due volte il patrimonio netto
più riserve.
Il successo dei mini – bond dipende da tre fattori
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dal numero e dall'affidabilità
economico-finanziaria delle
aziende italiane
dal costo totale di questi nuovi
strumenti per le imprese che li
dovrebbero emettere
dal loro rendimento e dalla capacità di garantire agli investitori un corretto flusso di informazioni anche sulle emittenti di dimensione minore
Fattori critici
Cerved indica che in
Italia esistono
35 mila società con
un giro d’affari
superiore a 5 milioni
di euro in un’area di
sicurezza o di
solvibilità economico-
finanziaria: sono
imprese che
potrebbero
avere caratteristiche
compatibili con
l’emissione di un
minibond.
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SEBASTIANO DI DIEGO - didiego@studiofdz.com
Come Fondatore ed Equity Partner dirige e coordina tutte le attività di consulenza del
Networkprofessionale.
Dottore commercialista e Revisore legale dei conti ha maturato una notevole esperienza
nei seguenti ambiti: corporate finance, M&A, business planning e corporate strategy.
È sindaco di società di capitali ed enti e, su incarico del Ministero dello Sviluppo
Economico, è Commissario liquidatore di alcune cooperative.
È inoltre docente di Economia e gestione delle imprese presso l'Università degli Studi di
Camerino.
Relatore in numerosi convegni di aggiornamento professionale, è autore per WKI, Il Sole
24 Ore, Franco Angeli, Giuffrè editore, Maggioli editore, Sistemi Editoriali Esselibri e Cesi
Multimedia, di numerose pubblicazioni in materia aziendale e societaria che hanno
riscosso un notevole successo presso il pubblico.
FABRIZIO MICOZZI – fabrizio.micozzi@me.com
Dottore commercialista e revisore contabile, è Professore a contratto di Valutazioni
d’azienda e Tecnica delle Operazioni Straordinarie presso l'Università degli Studi di
Macerata.
È socio fondatore di Studio srl e di D&M Partner srl.
Si occupa prevalentemente di operazioni straordinarie, valutazioni aziendali, business
plan, finanza d’azienda, pianificazione fiscale strategica e tematiche di ristrutturazione
organizzativa.
È relatore e formatore in numerosi corsi e convegni di perfezionamento post laurea e
aziendali, anche nell’ambito del sistema di Confindustria.
È autore per IPSOA editore, Giuffrè editore, Sistemi Editoriali Esselibri e Cesi
Multimedia, di testi in materia aziendale e societaria.
È, inoltre, autore di numerosi articoli in materia fiscale e societaria.
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