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Ringraziamenti Pag. 7
1. Richiami di fi siologia e farmacologia dello Stanozololo Pag. 9 1.1 Stanozololo: un farmaco più anabolizzante che androgeno Pag. 9 1.2 Effetti farmacologici classici degli steroidi androgenici anabolizzanti (SAA) Pag. 9
2. L’articolazione Pag. 11 2.1 Fisiologia delle articolazioni scheletriche Pag. 11 2.1.1 Strutture articolari accessorie: membrana sinoviale, liquido sinoviale, cartilagine articolare Pag. 12 2.1.2 La barriera sinoviale Pag. 12 2.1.3 La funzione lubrifi cante e protettiva del liquido sinoviale Pag. 13 2.1.4 La cartilagine articolare Pag. 14 2.1.5 La nutrizione della cartilagine Pag. 15 2.2 la degenerazione della cartilagine Pag. 16
3. SUNGATE® - La Ricerca Pag. 19 3.1 La ricerca Pag. 19
3.2 L’origine della ricerca Pag. 19 3.2.1 Indagine “in vitro” sul meccanismo d’azione dello Stanozololo in colture primarie di condrociti Pag. 21 3.3 Studio pre-clinico “in vivo”: valutazione degli effetti dello stanozololo in artropatia degenerativa sperimentalemente indotta su modello animale Pag. 22 3.3.1 Effetti dello stanozololo nelle artropatie infi ammatorio-degenerative sperimentalmete indotte negli ovini Pag. 27
4. Studi clinici nella specie target (equide non DPA) Pag. 29 4.1 Ricerca della dose massima tollerata mediante prova di Up and Down (fase 1) e sua tollerabilità a seguito di somministrazioni ripetute (fase 2) Pag. 29 4.1.1 Considerazioni sulla tollerabilità di SUNGATE® Pag. 31 4.2 Valutazione farmacocinetica dopo somministrazione per via intrarticolare Pag. 31 4.2.1 Considerazioni sulla cinetica di SUNGATE® Pag. 31 4.3 Determinazione della dose effi cace (fase 1) e valutazione dell’effi cacia e della tollerabilità (fase 2) nella terapia della DJD del cavallo. Pag. 32 4.3.1 Effi cacia di SUNGATE® nei soggetti refrattari alle terapie convenzionali Pag. 45 4.3.2 Follow-Up Pag. 50 4.3.3 Effetti di SUNGATE® sulla viscosità del liquido sinoviale Pag. 52 4.3.4 Valutazione della tollerabilità di SUNGATE® nei soggetti colpiti da DJD Pag. 52 4.3.5 Effetto antinfi ammatorio di SUNGATE® Pag. 52 4.4 Considerazioni conclusive sull’effi cacia e tollerabilità di SUNGATE® Pag. 53
5. SUNGATE® e l’articolazione Pag. 55 5.1 SUNGATE®, i condrociti e la cartilagine articolare Pag. 55 5.2 SUNGATE®, i sinoviociti e il liquido sinoviale Pag. 55 5.3 SUNGATE® e i depositi intrarticolari di fi brina Pag. 26 5.4 SUNGATE® e l’equilibrio ormonale dell’articolazione Pag. 56
Bibliografi a Pag. 58
INDICEINDICE
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Cavriago, 18 Aprile 2009
Egregio Collega,
Con la presente monografi a che illustra le più recenti acquisizioni scientifi che sulle proprietà farmacologiche dello stanozololo, ACME desidera presentarLe SUNGATE®, unica specialità medicinale approvata per la terapia rigenerativa dell’articolazione colpita da DJD (Degenerative Joint Disease) del ca-vallo.
SUNGATE® è stato valutato sotto l’aspetto della tollerabilità, della farmacocinetica, dell’effi cacia clinica, nonchè delle problematiche antidoping attraverso approfonditi studi sperimentali di tipo preclinico e clinico.
Gli effetti antinfi ammatori, anabolizzanti, androgenici e fi brinolitici di SUNGATE® che si esplicano a livello articolare, correggono le alterazioni biochimiche, ormonali ed istologiche responsabili dell’osteoartrite (DJD).
Le acquisizioni scientifi che scaturite dalla ricerca ACME Le permetteranno di sfruttare appieno le inedite potenzialità di SUNGATE® per superare lo stato dell’arte nel trattamento dell’osteoartrite con la rigenerazione dei tessuti articolari, oltrepassando in tal modo i limiti delle terapie convenzionali sintomatiche.
SUNGATE® apre nuove e più favorevoli prospettive prognostiche nella gestione terapeu-tica delle artropatie del cavallo sportivo!
Buona lettura!
Acme s.r.l.
R&D
Il responsabileDr. Paolo Giulio Predieri
ACME S.r.l.Sede legaleVia Portella della Ginestra, 9 - 42025 Cavriago (RE)Tel. 0522.941919 - Fax 0522.942412E-mail: acmemail@tin.it
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Un doveroso ringraziamento al Dott. Duccio Campagnoli, Assessore alle Attività Produttive della Regione Emilia Romagna, per aver sostenuto una ricerca di successo nell’ambito del Programma Regionale per la Ricerca Industriale, l’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico.
Particolare gratitudine al Colonnello Veterinario Sala Dott. Adriano, la cui rassicurante guida negli studi pre-clinici e clinici è risultata essenziale per il successo di un progetto decisamente complesso e ambizioso.
Un ringraziamento a/al/alla/ai: Presidi delle Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Bologna e Parma: Cinotti Prof. Stefano*Corradi Prof. Attilio
Professori e Ricercatori universitari: Facoltà di Medicina Veterinaria-Alma Mater Studiorum Università di Bologna:Buonacucina Dott.ssa AlessandraFamigli Bergamini Prof. PaoloMari Prof. GaetanoPeli Dott. AngeloRomagnoli Dott.ssa NoemiRoncada Dott.ssa PaolaSpadari Prof. AlessandroStracciari Prof. GianLuigiZaccaroni Dott.ssa Annalisae tutto il personale tecnico del Dipartimento Clinico
Professori e Ricercatori universitari:Facolta di Medicina Veterinaria-Università degli Studi di Parma:Borghetti Prof. PaoloCantoni Prof.ssa Anna MariaDondi Prof. MaurizioMartelli Prof. PaoloPasseri Dott.ssa BenedettaSaleri Dott.ssa RobertaZannetti Prof. Giuseppee il personale tecnico del Dipartimento di Salute Animale
Facoltà di Farmacia-Università degli Studi di Parma:Barocelli Prof.ssa Elisabetta
Direttore* della sezione di Bologna dell’Istituto Zooprofi lattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna Dott. Vecchi Giovanni e ai suoi collaboratori: Accurso Dott. DamianoFedrizzi Dott. Giorgio
RINGRAZIAMENTIRINGRAZIAMENTI
Lombardi Dott. GuerinoMenotta Dott.ssa Simonetta
CNR-Istituto per lo Studio delle Macromolecole nella persona di Mendichi Ing. Raniero.
Medici Veterinari liberi professionisti ippiatri per aver reclutato e trattato la casistica clinica con grande profes-sionalità:Baglioni Dott. GiovanniBalloni Dott. CarloBarbagallo Dott. Alfi oBarnini Dott. CarloCarrozzo Dott. UgoCiampoli Dott. RaffaelloClerici Dott. AlbertoCorradini Dott. CristianFarina Dott. CesareFerrandello Dott. DagobertoFerrero Dott. FrancoGalliani Dott. MatteoGottarelli Dott. RobertoIncastrone Dott. GiuseppeLuxardo Dott. Milo Magi Dott. AlbertoMiliani Dott. AndreaMontebelli Dott.ssa SabrinaPellegrini Dott. DuccioPerniola Dott. NicolaSala Dott.ssa FrancescaSestito Dott. AntonioTroka Dott. JetnorVentura Dott. SimoneVerelli Dott.ssa SabrinaViti Dott. LorenzoZacchia Dott.ssa Federica
e Longo Dott. Fabio per aver contribuito alla stesura del Protocollo di Studio.
Tutte le persone che a diverso titolo, Allevatori, Pro-prietari e Allenatori, hanno collaborato allo studio ed in particolare al proprietario dell’Allevamento Il Sasso, Umberto Bianchi e Sabine Müller, per la squisita ospi-talità.
Grazie alla Dott.ssa Simona Babbini che ha seguito, partecipato e coordinato con professionalità e determi- nazione tutte le fasi della ricerca e dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio del farmaco e alla Dott.ssa Elena Felloni per le indagini istologiche.
Infi ne un pensiero a coloro che, forti delle loro certezze nella terapia della DJD o considerando più interessanti altri argomenti di studio, hanno declinato l’invito a collaborare!
* Al momento della ricerca
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Tabella 1: rapporto attività anabolica/androgena.
1 - RICHIAMI DI FISIOLOGIA E FARMACOLOGIA DELLO STANOZOLOLO
Brevi cenni di fi siologia e di farmacologia possono fa-vorire la comprensione dei meccanismi d’azione dello stanozololo nella terapia della DJD.
1.1 Stanozololo: un farmaco più anabolizzante che androgeno
Lo stanozololo è un derivato sintetico del testosterone in cui si sono minimizzati gli effetti androgeni di questo ormone, lasciandone inalterata l’azione anabolizzante, con lo scopo di migliorarne la maneggevolezza e la tol-lerabilità anche nel corso di trattamenti prolungati. In realtà, i derivati del testosterone in cui si è cercato di realizzare questo disaccoppiamento fra effetto andro-geno e anabolizzante sono più di cento (Shahidi, 2001), ma tra tutti, lo stanozololo si segnala per il rapporto più favorevole fra i due effetti, con un’azione anaboliz-zante più spiccata e dominante su quella androgena (tab. 1) (Helfamn et al., 1995).
I derivati sintetici del testosterone sono raggruppabi-li in due categorie: gli esteri del testosterone ed i 17α-alchilati, a cui appartiene lo stanozololo. L’alchilazione in posizione C 17α, unitamente alla residua attività an-drogena crea i presupposti per l’effi cacia clinica dello stanozololo nel trattamento intrarticolare della DJD.
1.2 Effetti farmacologici classici degli steroidi androgenici anabolizzanti (SAA)
Gli effetti farmacologici degli SAA sono riconducibili alla stimolazione della sintesi proteica, che si traduce in un’attività trofi ca a livello dei tessuti, con particolare evidenza a carico della muscolatura scheletrica.Detta azione si accompagna a un bilancio azotato posi-tivo, a ridotta eliminazione di elettroliti e ad aumento del peso corporeo (Ferrara, 2004). Il meccanismo d’azione di questi composti, infatti, pas-sa anche attraverso la loro affi nità con i recettori per gli androgeni, proteine specifi che situate nel citoplasma o nel nucleo del DNA, che modulano i meccanismi enzi-matici della sintesi proteica (Dondi e coll., 2002). Gli SAA, inoltre, aumentano la concentrazione intra-cellulare di 2,3-bifosfoglicerato negli eritrociti con incre-mento del rilascio tissutale di ossigeno e promuovono la sintesi di eritropoietina. Il conseguente innalzamen-to della concentrazione emoglobinica e della capacità di trasporto dell’ossigeno favorisce la performance ae-robica (Ferrara, 2004).
Stanozololum
Nome genericoAttività biologica relativa
Anabolica Androgena
Metiltestoterone
Stanozololo
Mestanolone
Metilandrostenediolo
1
3,17
0,70
28,2
1
0,52
0,78
4,5
1 - RICHIAMI DI FISIOLOGIA E FARMACOLOGIA DELLO STANOZOLOLO
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Per quanto riguarda l’apparato scheletrico, gli SAA stimolano la proliferazione di osteoblasti, la produzio-ne della matrice ossea e la sintesi di fattori di cresci-ta, mentre l’azione antagonista verso il paratormone e l’Interleukina IL-1, dimostrata anche in vitro, previene l’effetto degenerativo sulla componente minerale (Sha-hidi, 2001).Un’altra azione positiva degli SAA è quella di contra-stare il catabolismo proteico indotto dai glicocorticoi-di.Gli steroidi anabolizzanti, perciò, trovano corretta in-dicazione nei disordini muscolari (ipotonie, ipotrofi e), nelle diffi coltà di consolidamento delle fratture, nella demineralizzazione del tessuto osseo (osteoporosi),
nelle patologie proteino-disperdenti (nefropatie), nelle anemie, nei ritardi dell’accrescimento e, in corso di pa-tologie cutanee, per promuovere la crescita dei tessuti o stimolarne la riparazione, azione utile in corso di ma-lattie infi ammatorie e degenerative della cute. Lo stanozololo, in particolare, incrementando la pro-duzione del collagene e di altre sostanze fondamentali di natura proteica della matrice cartilaginea, stimola il trofi smo del tessuto cartilagineo.Recenti ricerche cliniche di istologia e biologia moleco-lare hanno portato all’identifi cazione dello stanozolo-lo quale unico agente terapeutico effi cace nel collasso tracheale di origine disendocrina del cane (Dondi e coll., 2002).
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2 L’ARTICOLAZIONE2 L’ARTICOLAZIONE
Fig. 1 - Articolazione del nodello, struttura.
2.1 Fisiologia delle articolazioni scheletriche
La struttura delle articolazioni dell’apparato locomoto-re concilia esigenze fi siche apparentemente antitetiche quali solidità, robustezza e mobilità, indispensabili per consentire movimenti rapidi all’animale e sopportarne le enormi sollecitazioni (Fig. 1).Al riguardo, gioca un ruolo centrale la cartilagine ar-ticolare che, essendo sprovvista di vasi e di nervi, può comprimersi per assorbire le sollecitazioni meccaniche e trasferirle al tessuto osseo (diffusamente innervato) senza provocare dolore e lesioni vascolari. La sua levi-gatezza riduce al minimo gli attriti generati dallo scor-rimento dei tessuti articolari. La capsula articolare, costituita da tessuto connettivo ben irrorato ed innervato, avvolge completamente l’ar-ticolazione; la sua superfi cie interna è rivestita dalla membrana sinoviale, ricchissima di capillari e di ter-
Fig. 2 - Articolazione sana
minazioni nervose e tappezzata da sinoviociti di tipo macrofagico e di tipo fi brinoide (Fig. 2).La membrana sinoviale presiede all’omeostasi dell’ar-ticolazione attraverso la fagocitosi e la produzione di liquido sinoviale altamente viscoso.
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2.1.1 Strutture articolari accessorie: mem- brana sinoviale, liquido sinoviale, cartilagine articolare
L’equilibrio biochimico dell’ambiente intrarticolare è costantemente regolato dalla membrana sinoviale, dal liquido sinoviale e dalla cartilagine articolare; l’altera-zione di uno di questi elementi compromette inevita-bilmente lo status fi siologico degli altri (Fig. 3).
2.1.2 La barriera sinoviale
La membrana sinoviale e il liquido sinoviale costitu-iscono la cosiddetta “barriera sinoviale”, un raffi nato sistema dinamico di regolazione dei fl ussi articolari. I sinoviociti, ancorati alla capsula articolare per mezzo
dal tessuto cartilagineo attraverso il torrente circola-torio. Nelle aticolazioni sane, la barriera sinoviale confi na i leucociti fuori della cavità articolare, proteggendo così i tessuti articolari dall’azione degenerante dei loro en-zimi (Fig. 6).La barriera sinoviale, dunque, costituisce il primo ba-luardo a difesa dell’integrità articolare e la sua “tenuta”
Fig. 4 - La superfi cie interna della capsula articolare è rivestita dai sinoviociti (membrana sinoviale).
di sottili fi lamenti elastici, si protendono nella cavità articolare, ove svolgono l’essenziale funzione fago-citaria (Fig. 4). In condizioni fi siologiche, il liquido sinoviale è altamente vischioso e riempie gli inter-stizi tra i sinoviociti, formando con questi un fi ltro biologico selettivo che, pur impedendo ai leucociti circolanti d’invadere la cavità articolare (Fig. 5), ri-mane permeabile alle sostanze destinate alla nutri-zione dei condrociti (glucosio, elettroliti, aminoaci-di, ecc.) e ai cataboliti che devono essere allontanati
Fig. 6 - Nel liquido sinoviale normale, le lunghe molecole di ialuronato di sodio formano una barriera che confi na le cellule ematiche al di fuori dalla cavità articolare.
Fig. 5 - Gli elementi nutritivi passano rapidamente attraverso la barriera sinoviale e nutrono la cartilagine articolare.
Fig. 3 - Rapporti tra le strutture articolari nello sviluppo della DJD.
Ad eccezione della cartilagine, i tessuti dell’articolazio-ne sono ben vascolarizzati e nutriti direttamente dai vasi sanguigni.
cartilagine
cartilagine
liquido sinoviale
capillar
e
sinoviociti
Na K Cl
aminoacidi
glucosio
leucocita
Na
KKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKKCl
ClCCCCClClCClClClCCClClClClCClCllllCllllCCCllCl
ialuronato di sodio
leucociti
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L’ARTICOLAZIONE
Fig. 7 - Il ruolo dei macrofagi nella DJD.
Fig. 8 - Nell’infi ammazione articolare lo ialuronato di sodio è degradato in un prodotto a basso peso molecolare con scadenti proprietà viscoelastiche, lubrifi canti e nutritive.
nei confronti dell’invasione leucocitaria rappresenta l’elemento fondamentale della prevenzione dell’oste-oartrite.
Fig. 9 - Il liquido sinoviale normale è fi lante grazie al buon contenuto di ialuronato di sodio ad alto peso molecolare.
Un liquido sinoviale acquoso, anziché fi lante come ap-pare in fi g. 9, segnala uno stato di sofferenza articola-re che può determinare una consistente accelerazione dei processi degenerativi della cartilagine articolare e della membrana sinoviale.
2.1.3 La funzione lubrifi cante e protettiva del liquido sinoviale
Il liquido sinoviale, fi siologicamente composto da ialu-ronato di sodio ad alto peso molecolare e da elementi di derivazione plasmatica (acqua, glucosio, aminoa-cidi, elettroliti), è un componente essenziale dell’effi -cienza dell’articolazione, ma può esprimere al meglio il suo ruolo funzionale solo se è altamente vischioso ed elastico: più dense e pesanti sono le catene molecolari dello ialuronato di sodio, più elevato è il potere lubri-fi cante e protettivo del liquido sinoviale. Senza questo elemento lubrifi cante, infatti, le superfi ci articolari tro-verebbero grandi resistenze al loro scorrimento reci-proco con sviluppo di dolore.Le sollecitazioni fi siche provocate dalle andature velo-ci, inoltre, provocherebbero lesioni ai tessuti articolari se non venissero attutite dal potere ammortizzante del liquido sinoviale (shock absorption) (Fig. 10a).
Le alterazioni vascolari provocate dai processi infi am-matori della capsula sinoviale infatti, permettono ai macrofagi attivati d’invadere la cavità articolare e rap-presentano l’evento iniziale della degenerazione della cartilagine (Fig. 7).Nella sequenza delle alterazioni biochimiche innesca-te dal processo infi ammatorio, lo ialuronato di sodio ,
componente essenziale del liquido sinoviale, viene ra-pidamente degradato in un polimero di più basso peso molecolare, eccessivamente fl uido e incapace di confe-rire alla sinovia la viscosità necessaria per sostenere la funzione di barriera (Fig. 8).
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Fig. 11 - Le sostanze fondamentali della matrice cartilaginea sono prodotte dai condrociti.
matrice cartilaginea, formando così i proteoglicani. I glicosaminoglicani, inoltre, hanno in superfi cie cariche elettriche negative che si respingono reciprocamen-te facendo assumere al proteoglicano la caratteristica conformazione a scovolo (Fig. 12).
Fig. 12 - Le catene di condroidinsolfato e di cheratansolfato portano cariche elettriche negative, pertanto si respingono reciprocamente causando la massima espansione spaziale del complesso proteoglicano.
Fig. 13 - Le unità di proteoglicani sono legate alle molecole di ialuronato di sodio. I legami vengono stabilizzati da speciali proteine di collegamento (link protein)
2.1.4 La cartilagine articolare
L’elasticità della cartilagine articolare è essenziale per la funzionalità e l’integrità dell’’articolazione e, perciò, la sua struttura deve soddisfare requisiti molto spinti in termini di elasticità e di resistenza alla compressione (Fig. 11). I costituenti fondamentali della matrice cartilaginea, ossia collagene, glicosaminoglicani (condroitinsolfa-ti, cheratansolfati, ialuronato di sodio) e acqua, sono strutturati e organizzati proprio per conferire alla car-tilagine la maggiore elasticità e resistenza alla com-pressione.
Al pari dei glicosaminoglicani, anche i proteoglicani si respingono reciprocamente, cosicché la struttura com-plessiva conferisce alla cartilagine straordinarie doti di elasticità e resistenza alla compressione (Fig.13).
In particolare, i glicosaminoglicani (condroitinsolfati e cheratansolfati), immersi nel mezzo acquoso, sono ancorati con un’estremità alle catene proteiche della
Fig. 10a/b - Lo ialuronato a basso peso molecolare non è in grado di proteggere la cartilagine articolare.
Fig. 10a Fig. 10b
In corso di artrite, poi, il conseguente edema dei tessu-ti molli dell’articolazione interessata provoca aumento di spessore della capsula articolare, i cui effetti dolori-fi ci e rispettivi segni clinici (zoppia, ecc.) sono esaltati dall’attività enzimatica dei leucociti che riduce, appun-to, il potere lubrifi cante e ammortizzante del liquido sinoviale (Fig. 10b).
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L’ARTICOLAZIONE
Le fi bre di collagene costituiscono il 50% della sostanza secca della cartilagine e sono responsabili del suo trofi -smo, conferiscono inoltre alla struttura un’apprezzabi-le resistenza alla trazione (Fig. 14). La cartilagine integra, dunque, è in grado di assorbi-re, smorzare e scaricare al di fuori dell’articolazione sollecitazioni meccaniche ingenti, ma rimane comun-que sensibile a quelle più violente. Poiché la cartilagi-ne “paga” la propria comprimibilità privandosi della vascolarizzazione, le capacità anaboliche e riprodut-tive delle sue cellule sono condizionate dall’effi cienza trofi co-nutritiva del liquido sinoviale. Nei cavalli adulti, infatti, i condrociti, ossia le cellule che costituiscono la cartilagine articolare, sintetiz-zano molto lentamente il collagene, però possono produrre agevolmente proteoglicani, almeno fi no a quando la cartilagine si mantiene integra ed elastica, ossia se sussistono i presupposti per la nutrizione dei condrociti.Questa situazione rende ragione delle scarse capaci-tà autorigenerative e autoriparative della cartilagine articolare nel cavallo oltre un certo grado di degra-dazione.
Fig. 14 - Disposizione delle fi bre di collagene nella cartilagine.
Fig. 15 - I condrociti sono distribuiti all’interno della cartilagine sprovvista di vasi sanguinei e di vasi linfatici.
2.1.5 La nutrizione della cartilagine
I condrociti, che sono immersi in una matrice amorfa priva di vasi sanguigni e linfatici, non possono ricevere alcuna nutrizione ematica diretta (Fig. 15).
In realtà, dette cellule sopperiscono a questa condizio-ne limitante del loro trofi smo attraverso l’elaterio della cartilagine, un movimento che favorisce la “cattura” de-gli elementi nutritivi: la compressione della cartilagine, indotta dal carico dell’articolazione, espelle il liquido sinoviale e allontana i cataboliti tessutali; al contrario, l’espansione della cartilagine durante l’alleggerimento del peso, determina l’assorbimento di nuovo liquido sinoviale ricco di elementi nutritivi. La funzionalità dell’elaterio, tuttavia, è tutt’altro che costante, in quanto detto meccanismo presuppone doti di elasticità che solamente la cartilagine integra e sana possiede.Per la nutrizione dei condrociti e l’allontanamento dei cataboliti, inoltre, è sicuramente determinante la con-centrazione e il peso molecolare dello ialuronato di so-dio contenuto nel liquido sinoviale. In condizioni fi sio-logiche, le catene molecolari di questo composto essen-do lunghe e intricate tra di loro riescono ad occupare sensa soluzioni di continuità il tessuto cartilagineo, la cavità articolare e gli interstizi della membrana sino-viale, creando così un’estesa interfaccia che agevola gli scambi tra questi tre diversi ambienti. I cataboliti con-drocitari, veicolati dalle catene di ialuronato di sodio, raggiungono la cavità articolare, superando la barriera sinoviale per essere allontanati dal circolo ematico; in senso opposto ma sulle stesse direttrici viaggiano le so-stanze nutritive destinate ai condrociti (Fig. 16/17).
Lamina splendens
Zona tangenziale
Zona di transizione
Zona radiale
Zona calcificata
16
2.2 La degenerazione della cartilagine
L’infi ammazione acuta della capsula sinoviale rap-presenta una causa frequente di zoppia nel cavallo sportivo. Il sintomo “dolore”, che ne domina il quadro clinico, origina quasi sempre da traumi della capsula sinoviale che, appunto, coinvolgono spesso anche la cartilagine articolare.L’aumento della permeabilità dei capillari della cap-sula sinoviale permette ai leucociti (macrofagi) di pe-netrare nella cavità articolare e di degradare il liquido sinoviale riducendone drasticamente la viscosità. In tal modo viene meno anche la funzione della barriera si-noviale e i macrofagi dilagano nella cavità articolare, in cui si liberano grandi quantità di enzimi citotossici e di citochine pro-infi ammatorie (Fig. 18/19).
Fig. 16 - Caricando l’articolazione, il liquido che imbeve la cartilagine viene espulso e i cataboliti vengono allontanati...
I sinoviociti, attivati dallo stimolo infi ammatorio, pro-ducono maggiori quantità di cataboliti, provocando il rilascio di enzimi di origine condrocitaria che contri-buiscono alla degenerazione del tessuto cartilagineo. Gli insulti ai sinoviociti e ai condrociti danno l’avvio a reazioni biochimiche che, se in un primo momento si limitano a sconvolgere l’ambiente intrarticolare, in tempi successivi causano lesioni strutturali dei tessu-ti, fi no a determinare osteoartrite conclamata.La rapida comparsa di frammenti di proteoglicani nel liquido sinoviale testimonia che la degenerazione della cartilagine si sviluppa fi n dalle fasi iniziali dell’artri-te ed è seguita da perdita di elasticità della stessa, da compromissione del suo trofi smo e da ridotta produ-zione di nuova matrice cartilaginea (Fig. 20).S’instaura in tal modo uno scompenso anatomo-fun-
Fig. 17 - ...quando l’articolazione viene scaricata, nuovo liquido sinoviale viene aspirato dalla cartilagine, in tal modo può fornire elementi nutritivi ai condrociti.
Fig. 18 - Nell’infi ammazione articolare i leucociti invadono la cavità articolare, così possono liberarvi citochine (IL-1) e degradare la cartilagine articolare.
condrocita
IL-1
Fig. 19 - Il ruolo centrale dell’IL-1 nella DJD.
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zionale, guidato dalla prevalenza dei processi dege-nerativi su quelli rigenerativi che, se non viene pron-tamente arrestato, conduce a lesioni osteoartritiche irreversibili (Fig. 21, 22, 23), in cui la cartilagine arti-colare erosa, atrofi ca e anelastica non è più in grado di sopportare le sollecitazioni dell’andatura.In tali condizioni il tessuto osseo epifi sario e i tessuti molli dell’articolazione non possono più sopportare le sollecitazioni ponderali e dinamiche senza indurre sensazioni dolorose sempre più intense. E’ utile ricordare, infi ne, che nell’artrite il metaboli-smo dei condrociti è pesantemente alterato, da tossine e sostanze proinfi ammatorie (interleukine), che com-promettono ulteriormente la riparazione delle lesioni cartilaginee.
Fig. 20 - La degradazione dei proteoglicani riduce l’elasticità della cartilagine e ne peggiora la nutrizione.
Fig. 21 - Se la degradazione dei proteoglicani e degli altri costituenti la matrice cartilaginea non viene arrestata in tempo il risultato sarà...
Fig. 22 - ...una degenerazione della cartilagine articolare con progressive erosioni che conducono alla completa perdita della cartilagine.
Fig. 23 - Necrosi asettica della cartilagine articolare: corpi liberi intra-articolari (1) e cluster condrocitari convivono con quadri di iperplasia dei condrociti (2).
(1)
(2)
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19
3.1 La ricerca
Le acquisizioni scientifi che descritte di seguito sono frutto della ricerca ACME, sviluppata dal 2004 al 2009 in collaborazione con Università, Istituti Zooprofi latti-ci, Centro Nazionale Ricerche e Medici Veterinari liberi professionisti. Consistenti risorse umane ed economiche sono state impiegate per indagare tutti quegli aspetti che fanno di SUNGATE® lo strumento terapeutico più mo-derno ed effi cace nella gestione dell’osteoartrite del cavallo sportivo.
Le ricerche pre-cliniche “in vitro” ed “in vivo” hanno permesso di conoscere i seguenti aspetti dello stano-zololo: • effetti su colture di condrociti di cavallo• effetti della somministrazione intrarticolare in artropatie indotte su modello sperimentale.
Gli studi clinici sulla specie target (equide non destina-to alla produzione di alimenti per l’uomo - equide non dpa) hanno consentito di indagare: • la dose massima tollerata e la sua tollerabilità a seguito di somministrazioni ripetute • la farmacocinetica dopo iniezione intrarticolare• la persistenza nel liquido sinoviale• la dose intrarticolare effi cace nella terapia della DJD spontanea• l’effi cacia e la tollerabilità nelle artropatie in fi ammatorio-degenerative spontanee.
3.2 L’origine della ricerca
L’idea di iniettare stanozololo direttamente nelle arti-colazioni per contrastare i processi infi ammatorio-de-generativi locali è nata dalla constatazione della sua effi cacia nel collasso tracheale di origine disendocrina del cane (Dondi e coll., 2000), sviluppandosi poi attra-verso studi su osteoartriti sperimentalmente indotte e trovando defi nitiva conferma con l’impiego di questo farmaco nella cura di cavalli colpiti da DJD.Il collasso tracheale di origine disendocrina, infatti, è causato dalla degenerazione o dall’incompleto svi-luppo degli anelli tracheali; l’evidente miglioramento della sintomatologia respiratoria (rantoli, sibili, atteg-
Fig. 24 - Rappresentazione schematica delle strutture anatomiche tracheali del cane: sezione trasversale.
Fig. 25 - Immagine radiografi ca cervico-toracicalatero-laterale di cane Yorkshire affetto da collasso tracheale di II grado.
Fig. 26 - Immagine TAC ventro-dorsale della sezione trasversale in corrispondenza della V vertebra cervicale di cane Yorkshire affetto da collasso tracheale di II grado.
3 SUNGATE® - LA RICERCA 3 SUNGATE® - LA RICERCA
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giamenti di fame d’aria, crisi ipossiemiche) nei pazien-ti trattati con stanozololo ha indotto ad ipotizzare un ruolo centrale di questo farmaco nella rigenerazione della cartilagine tracheale (Fig. 24, 25, 26).Da ulteriori ricerche “in vitro” (Saleri et al., 2004) su condrociti di cavallo, del resto, é emerso che lo sta-nozololo promuove il trofi smo del tessuto cartilagineo attraverso la liberazione di IGF-1 (Insulin like Growth Factor), confermando che questo farmaco agisce anche attraverso la stimolazione di recettori cellulari diversi da quelli specifi ci per gli androgeni, come dimostra an-che il fatto che la sua attività non viene annullata dalla fl utamide, il più potente inibitore dei recettori per gli androgeni. Altre ricerche hanno chiarito che gli steroidi anabo-lizzanti in grado di legarsi soltanto ai recettori per gli androgeni non sono capaci di indurre gli stessi effetti farmacologici dello stanozololo. Ad esempio, test su colture di fi broblasti hanno dimostrato che lo sta-nozololo aumenta la sintesi di collagene (sostanza fondamentale della matrice cartilaginea) in maniera dose-dipendente (Falanga et al., 1998); detta azione appare mediata dal Tissue Growth Factor-1 (TGF-1) e proprio il livello di mRNA del TGF-1 aumenta dopo 2 sole ore di esposizione dei fi broblasti allo sta-nozololo; il testosterone, al contrario, diminuisce la
produzione di collagene.Le peculiari proprietà anticataboliche dello stanozololo sono state evidenziate anche in ratti con modello speri-mentale di osteoporosi indotta da glucocorticoidi, nei quali lo stanozololo si è dimostrato capace di preveni-re gli effetti patologici più deleteri provocati dai cor-tisonici (Liao et al., 2003). In ulteriori studi, (Hernàn-dez et al., 2003) lo stanozololo ha esercitato un’azione anticatabolica nelle femmine di ratto inibendo parzial-mente gli effetti di alte dosi di corticosteroidi.Più recentemente (Virdi et al., 2004) è stata studiata l’espressione genica indotta dall’uso di agenti anabo-lizzanti sugli impianti ossei, evidenziandone effetti po-sitivi sulla stimolazione dei growth factors.Considerando che i farmaci antinfi ammatori conven-zionali, di natura corticosteroidea e non steroidea, ag-gravano frequentemente i processi degenerativi delle cartilagini articolari (Murray et al., 1998), si era ipotiz-zato che il valore aggiunto dello stanozololo potesse risiedere nell’esclusiva combinazione di effetti antin-fi ammatori e condrotrofi ci e che la sua somministra-zione intrarticolare, stimolando la produzione di con-drociti e di nuova matrice cartilaginea (in particolare di collagene), potesse portare rilevanti vantaggi clinici nella gestione dei cavalli colpiti da DJD.
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3.2.1 Indagine “in vitro” sul meccanismo d’azione dello stanozololo in colture primarie di condrociti Nel 2004 la dott. Roberta Saleri ha svolto un’indagine “in vitro” che ha consentito di documentare le positive modifi cazioni indotte dallo stanozololo sullo stato in-fi ammatorio di colture di condrociti di cavallo (Saleri et al., 2004). Cellule condrali coltivate in presenza di stanozololo, infatti, non hanno presentato variazioni signifi cative nei livelli di apoptosi rispetto alle cellu-le controllo e la produzione di ossido nitrico (NO) da parte dei condrociti è risultata signifi cativamente ini-bita sia dallo stanozololo che dal desamentasone. Tale inibizione dimostra l’effetto antinfi ammatorio di que-ste molecole; al contrario, il testosterone ha determina-
to un signifi cativo aumento dei livelli di NO (Fig. 27). Inoltre la secrezione basale di IGF-1 (growth factors) nei condrociti coltivati in presenza di stanozololo è au-mentata in modo rilevante dopo 24 ore e si è intensifi -cata dopo 48 ore (Fig. 28) quando l’effi cacia dello sta-nozololo nella stimolazione della secrezione di questi fattori trofi ci ha decisamente sovrastato quella di ogni altra molecola. La dimostrazione della potente azione antinfi ammato-ria associata alla stimolazione della sintesi di growth factors da parte dello stanozololo, così come la non induzione di fenomeni di apoptosi sui condrociti, ha posto le basi razionali per le ricerche successive, fi na-lizzate alla defi nizione dell’effi cacia terapeutica di que-sto farmaco nelle patologie della cartilagine articolare degli animali.
Fig. 27 - Effetto delle diverse stimolazioni sul rilascio di NO, dopo 24 h. di incubazione. Differenze signifi cative (p<0,05) fra i trattamenti sono indicate con lettere diverse
Dopo 24 ore Dopo 48 ore
Fig. 28 - Effetto delle diverse stimolazioni sulla secrezione di IGF-I, dopo 24 e 48 h. di incubazione. Differenze signifi cative fra i trattamenti sono indicate con lettere diverse. Legenda: C = controllo; ST= stanozololo; D= desametasone; T=testosterone; F= fl utamide a - b = signifi catività statistica
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3.3 Studio pre-clinico “in vivo” per la valutazione degli effetti dello stanozololo in artropatia degenerativa sperimentalmente indotta su modello animale
Non essendo disponibili esperienze relative agli effetti della sua somministrazione intrarticolare, è immedia-tamente emersa la necessità di uno studio preclinico utilizzando un modello sperimentale di artropatia degenerativa, realizzato mediante meniscectomia mediale bilaterale in soggetti di specie ovina, tecnica ampiamente collaudata e minuziosamente descritta nella letteratura di riferimento per ricerche sulle oste-oartriopatie [Matyas et al. (2005); Young et al. (2005); Oakley et al. (2004); Appleyard et al. (2003); Smith et al. (1997); Burkhardt et al. (2001); Edwards et al. (1996); Armstrong et al. (1994); Gosh et al. (1993); Gosh et al. (1993)]. Detta tecnica è tra le più accreditate anche in medicina umana per la valutazione dell’effi cacia dei farmaci per la terapia delle artropatie degenerative. In effetti, la meniscectomia mediale bilaterale su ovi-ni, divisi in gruppi di soggetti trattati rispettivamente con stanozololo e con placebo per via intrarticolare, ha consentito di valutare lo sviluppo delle lesioni osteo-artrosiche nelle articolazioni trattate con stanozololo e placebo nel breve periodo (3 mesi) e nel medio periodo (9 mesi).
Disegno dello studioCon procedura random sono stati costituiti 6 gruppi di ovini in buono stato di salute e di età inferiore ad un anno, subito sottoposti ad esami fi sici, radiografi ci e biochimico-clinici sulle articolazioni femoro-tibio-ro-tulee (FTR) per accertarne l’assenza di qualsiasi lesione e malattia sistemica o osteoarticolare.
1. Gruppo di controllo costituito da 2 ovini non sot-toposti a meniscectomia e trattati settimanalmente con 1 mg di stanozololo (0,4 ml di sospensione acquosa). Un ovino è stato soppresso dopo 3 mesi e l’altro dopo 9 mesi.
2. Gruppo di controllo costituito da 2 ovini non sot-toposti a meniscectomia e trattati settimanalmente con 0,4 ml di placebo. Un ovino è stato soppresso dopo 3 mesi e l’altro dopo 9 mesi.
Fig. 29 - Osservazione giornaliera degli ovini nel paddock.
3. Gruppo costituito da 4 ovini sottoposti a meniscec-tomia e trattati settimanalmente con 1 mg di stanozo-lolo (0,4 ml di sospensione acquosa) per un periodo di 3 mesi al termine del quale sono stati soppressi.
4. Gruppo costituito da 4 ovini sottoposti a meniscec-tomia e trattati settimanalmente con placebo (0,4 ml) per un periodo di 3 mesi al termine del quale sono stati soppressi.
5. Gruppo costituito da 4 ovini sottoposti a meniscec-tomia e trattati con 1 mg di stanozololo una volta alla settimana per i primi 3 mesi e una volta ogni 2 settima-ne per i successivi 6 mesi al termine dei quali sono stati soppressi.
6. Gruppo costituito da 4 ovini sottoposti a meniscec-tomia e trattati con 0,4 ml di placebo una volta a setti-mana per i primi 3 mesi e una volta ogni 2 settimane per i successivi 6 mesi al termine dei quali sono stati soppressi.
Tutti i soggetti, ad eccezione di quelli appartenenti ai gruppi di controllo, sono stati sottoposti a meniscecto-mia mediale bilaterale. L’intervento sulle articolazioni FTR è stato eseguito in artrotomia, associata a biopsia cartilaginea sul condilo mediale del femore sinistro. Dopo l’intervento gli ovini sono stati trasferiti in un paddock di grandi dimensioni per favorire la deambu-lazione e lo sviluppo dell’artropatia (Fig. 29). Le condizioni cliniche di tutti i soggetti, meniscecto-mizzati e non, sono state rilevate quotidianamente per l’intera durata dello studio
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Trattamenti e controlli clinico-strumentali di tollera-bilità Il prodotto test era costituito da stanozololo microniz-zato in sospensione acquosa con eccipienti, mentre il solo veicolo acquoso comprensivo degli eccipienti era usato come placebo; ambedue le formulazioni suddet-te sono state inoculate nelle articolazioni FTR , secondo le procedure e con le attenzioni previste dalla buona
Valutazioni cliniche, strumentali e di laboratorio
L’esame quotidiano degli atteggiamenti antalgici e dell’andatura, fi nalizzato al rilievo dell’intensità delle zoppie generate dallo stato infi ammatorio-degenera-tivo delle articolazioni, ha permesso di classifi care la progressione della gravità dei quadri clinici in relazio-ne al tipo di farmaco somministrato (prodotto test o placebo).
Valutazioni anatomo-patologiche
Le articolazioni FTR sono state disarticolate, ispezio-nate, fotografate e successivamente sottoposte ad in-dagini istologiche della membrana sinoviale e della cartilagine.
Valutazione statistica dei risultati
I risultati, tradotti in punteggi, inerenti l’andatura, la qualità del liquido sinoviale e gli esami radiografi ci sono stati analizzati statisticamente applicando il “Test di contingenza di Fisher” (andatura e qualità del li-quido sinoviale) o il “Test non parametrico di Mann Withney” (referti radiografi ci). Le differenze sono state considerate signifi cative per valori P<0.05 e altamente signifi cative per valori P<0.01.
Fig. 30 - Iniezione di stanozololo nelle articolazioni femoro-tibio-rotulee degli ovini.
Fig. 31 - Indagini radiologiche alle articolazioni femoro-tibio-rotulee degli ovini.
pratica clinica per questo tipo di inoculazione. Per i primi 3 mesi del periodo post operatorio le inie-zioni intrarticolari sono state effettuate con cadenza settimanale, mentre nei successivi 6 mesi la frequenza delle iniezioni ha avuto periodicità quindicinale.Prima di ogni inoculazione di prodotto test (Fig. 30) o di placebo, sono state rilevate le caratteristiche fi siche del liquido sinoviale: colore, trasparenza, eventuale presenza di materiale patologico (sangue, pus, fi brina), viscosità (string test) e quantità prelevabile.La tollerabilità ai trattamenti farmacologici è stata va-lutata mediante esame obiettivo generale ed esame cli-nico delle articolazioni FTR, valutazione della dolora-bilità alla palpazione e alla fl essione ed esame dell’an-datura.Indagini radiografi che delle articolazioni FTR in pro-iezione latero-laterale (L-L) e antero-posteriore (A-P) sono state effettuate alla visita d’inclusione e immedia-tamente prima della soppressione degli animali (Fig. 31).Gli ovini meniscectomizzati e di controllo sono stati soppressi a distanza di 3 e 9 mesi dalla data dell’inter-vento di meniscectomia.
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Risultati
Per l’intera durata dello studio (9 mesi complessivi) non sono emersi sintomi riconducibili ad intolleranza sistemica o locale alla somministrazione intrarticolare di stanozololo.Tutti gli ovini meniscectomizzati hanno ben tollerato l’intervento chirurgico: entro 8 ore dalla meniscectomia la maggior parte dei soggetti ha recuperato la stazione quadrupedale, consentendo l’immissione in paddock degli stessi in tempi molto brevi. Gli animali trattati con placebo (gruppi 4 e 6) han-no zoppicato vistosamente fi no all’ottava settimana dall’intervento chirurgico mentre quelli trattati con sta-nozololo hanno fatto registrare un’evidente remissione della zoppia già alla quinta settimana, con tempi di recupero più brevi, anche se la cronicizzazione dell’ar-tropatia, sviluppatasi nei mesi successivi, ha reso meno signifi cative le differenze tra i due gruppi.Nei primi 3 mesi del periodo post operatorio, inoltre, la quantità del liquido sinoviale è stata nettamente più consistente nel gruppo “placebo” rispetto al gruppo degli animali trattati con stanozololo. In generale, il liquido sinoviale prelevato dalle artico-lazioni FTR di sinistra, in cui, oltre alla meniscectomia, era stata effettuata anche la biopsia cartilaginea, si pre-sentava maggiormente alterato, ma anche in queste articolazioni i soggetti trattati con stanozololo presen-
tavano con maggior frequenza un liquido sinoviale con caratteristiche fi siologiche. Dopo 9 mesi di iniezioni intrarticolari, l’analisi stati-stica dei referti radiografi ci ha evidenziato differenze signifi cative tra gli ovini trattati: quelli che avevano ricevuto lo stanozololo presentavano quadri artrosici decisamente meno gravi rispetto ai soggetti trattati con placebo, come confermano i radiogrammi qui riportati a titolo di esempio (Fig. 32,33) ed effettuati a 9 mesi dall’intervento di meniscectomia su un soggetto trat-tato con placebo, confrontati con quelli di un soggetto trattato con stanozololo .All’esame anatomopatologico le articolazioni FTR de-gli 8 ovini meniscectomizzati, soppressi a distanza di 3 mesi dall’intervento chirurgico, presentavano lesioni osteoartritiche (fenomeni erosivi della cartilagine arti-colare a carico del comparto mediale del femore, della tibia e sulla rotula), sovrapponibili per gravità tra i due gruppi sperimentali,. Al termine dei 9 mesi di osser-vazione, tuttavia, nei soggetti trattati con stanozololo si sono registrate lesioni articolari decisamente meno gravi rispetto a quelle degli ovini trattati con placebo (Fig. 32, 33).A 3 mesi dall’intervento di meniscectomia, infi ne, nei soggetti trattati con stanozololo erano più frequenti quadri istologici di iperplasia dei condrociti e dei si-noviociti rispetto ai soggetti trattati con placebo (Fig. 34/35/36).
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Fig. 32 - Gravi lesioni osteoartritiche in articolazione FTR di ovino trattato con placebo.
Fig. 33 - Lievi lesioni osteoartritiche in articolazione FTR di ovino trattato con stanozololo.
PLACEBO STANOZOLOLO
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Fig. 34 - Esame anatomo-isto-patologico di membrana sinoviale. L’immagine mostra un minor stato iperplastico dei sinoviociti.
Fig. 35 - Esame anatomo-isto-patologico di membrana sinoviale. La freccia indica l’iperplasia dei sinoviociti (riconoscibile per i diversi strati cellulari sovrapposti). Il quadro fornisce una precisa percezione dell’attività rigenerativa del farmaco!
Fig. 36 - Indagine istologica sulla cartilagine di un’articolazione trattata con stanozololo. Numerose isole di perplasia condrocitaria documentano l’intensa azione stimolante la moltiplicazione cellulare prodotta dallo stanozololo
ARTICOLAZIONETRATTATA CON PLACEBO
ARTICOLAZIONE TRATTATA CON STANOZOLOLO
ARTICOLAZIONETRATTATA CON STANOZOLOLO
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3.3.1 Effetti dello stanozololo nelle artropatie infi ammatorio- degenerative sperimentalmente indotte negli ovini
Con le ricerche fi no ad ora descritte si è dimostrato che la somministrazione intrarticolare di stanozololo pro-duce effetti terapeutici nelle patologie articolari di ori-gine infi ammatorio-degenerativa. I rilievi clinici (maggior facilità nel riacquistare la sta-zione quadrupedale, minor tempo trascorso in decubi-to, maggiore capacità di deambulare e di alimentarsi, maggior incremento ponderale e miglior qualità del li-quido sinoviale) fatti nei primi tre mesi di studio, han-no fornito indicazioni concordi di una migliore condi-zione clinica degli ovini trattati con questo farmaco. Anche le indagini istologiche eseguite sulle membrane sinoviali a distanza di 3 mesi dall’intervento di meni-scectomia (Fig. 34 e 35), così come quelle condotte sulle cartilagini articolari a distanza di 9 mesi (Fig. 36), han-no evidenziato risposte riparative strutturali più effi ca-ci negli ovini trattati con stanozololo, sia nei confronti delle lesioni chirurgiche, sia per quanto attiene a quelle provocate dall’alterata meccanica articolare.I rilievi radiografi ci ed anatomo-patologici effettuati al termine del periodo di osservazione clinica hanno evidenziato lesioni articolari sostanzialmente differen-ti nei diversi gruppi, con quadri artrosici meno gravi negli ovini trattati con stanozololo. L’azione del farma-co ha contrastato la progressione dei processi degene-rativi, svolgendo un’azione riparativa e rigenerativa nei confronti dei tessuti articolari (Fig. 33), con conse-guente miglioramento dei quadri clinici.
Lo stanozololo, inoltre, ha stimolato la moltiplicazione dei sinoviociti e dei condrociti, con effetti positivi sul-la rigenerazione/riparazione delle lesioni cartilaginee articolari e della membrana sinoviale, che esprimono un’azione antinfi ammatoria e anabolizzante combina-ta . Questo farmaco ha evidenziato anche una buona tol-lerabilità locale e generale, come conferma l’assenza di reazioni immunitarie di tipo I (allergie) e di fenomeni necrotici. Allo stesso modo, la misurazione del conte-nuto di GAGs nel liquido sinoviale ha confermato che non si è verifi cato alcun aumento dei processi di sfal-damento del tessuto cartilagineo. Anche gli esami citologici del liquido sinoviale hanno escluso qualsiasi aggravamento delle fenomenologie infi ammatorie rapportabili all’inoculazione dello sta-nozololo e, insieme alle indagini istologiche hanno confermato la buona tollerabilità del farmaco.La somministrazione intrarticolare di stanozololo, dunque, ha indicato la fondatezza di una possibile strategia innovativa nella terapia delle patologie in-fi ammatorio-degenerative articolari (DJD), in quanto, a parità di effetti terapeutici previsti o attesi rispetto la somministrazione orale o intramuscolare, consente di minimizzare la posologia del principio attivo, riducen-do anche i rischi di effetti collaterali indesiderati di tipo sistemico.L’effi cacia terapeutica dello stanozololo nella DJD, già ipotizzata dopo gli studi “in vitro”, perciò, è stata con-fermata dalle ricerche condotte sugli ovini, gettando le basi per i successivi studi clinici nella specie target: l’equino non destinato alla produzione di alimenti (equide non dpa).
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4.1 Ricerca della dose massima tollerata mediante prova Up and Down (fase 1) e sua tollerabilità a seguito di somministrazioni ripetute (fase 2)
La ricerca è stata effettuata con uno studio di campo “in chiaro” con gruppo di controllo, nel rispetto del D. Lg.vo 116/92, su animali in buono stato di salute e in-denni da DJD. Alternando dosi massime decrescenti e minime cre-scenti di stanozololo è stata individuata la posologia massima tollerata compatibile con l’impiego clinico.Della dose così defi nita, poi, è stata verifi cata la tolle-rabilità di somministrazioni ripetute per 6 settimane, come previsto dal trattamento più prolungato della patologia spontanea.Nelle due fasi dello studio sono state trattate entrambe le articolazioni tibio-tarsiche (TT) di cavalli e ponies in buono stato di salute, senza restrizioni di età, sesso e razza.Nella seconda fase, ogni animale fungeva da control-lo di se stesso ricevendo in un’articolazione TT il pro-dotto test e nell’altra il placebo con uguali modalità di somministrazione. Lo studio è durato 10 settimane, 6 di trattamento e 4 di follow up.
Valutazioni cliniche, strumentali e di laboratorio
L’inclusione dei soggetti è stata effettuata mediante esame obiettivo generale ed esame particolare delle articolazioni tibio tarsiche, con visite di controllo a di-stanza di 4, 10 e 24 ore da ogni iniezione e poi quotidia-namente per tutta la durata dello studio. Al momento della visita di inclusione, alla terza e alla sesta settima-na dall’inizio del trattamento sono stati eseguiti anche prelievi di liquido sinoviale , da sottoporre ad esami fi sici e cito-morfologici. Gli esami radiografi ci, effettuati alla visita di inclusio-ne, sono stati ripetuti al termine delle dieci settimane di studio, contestualmente all’artroscopia esplorativa delle articolazioni TT e al prelievo bioptico della mem-brana sinoviale, mentre il profi lo emato-biochimico ed ormonale (progesterone, estradiolo, cortisolo, testoste-rone) è stato effettuato alla visita di inclusione e al ter-mine del trattamento.
Risultati
La dose massima tollerata è stata identifi cata nella po-sologia che, pur provocando ectasia della capsula sino-viale, ipertermia dell’articolazione, dolore alla palpa-zione e zoppia, ha consentito la remissione spontanea della sintomatologia nell’arco di 48 - 72 ore senza pro-vocare lesioni ai tessuti articolari. Tale dose è multipla di quella preconizzata per l’impiego clinico e, anche dopo somministrazione una volta alla settimana per 6 settimane consecutive, non ha provocato sintomatolo-gie più cospicue rispetto alla singola somministrazio-ne, né ha avuto alcuna ripercussione sistemica. Gli esami radiografi ci, artroscopici e istologici effet-tuati al termine del trattamento, inoltre, non hanno rivelato alterazioni o lesioni riconducibili al farmaco. Il profi lo emato-biochimico pre e post-trattamento ha evidenziato un aumento dei conteggi eritrocitari. Per gli altri parametri vitali, sono state registrate solo oscil-lazioni degli elettroliti all’interno dei range fi siologici e diminuzione dell’uremia e della creatininemia, con modesto aumento della fosfatasi alcalina. Gli enzimi epatici, inoltre, non hanno subito scosta-menti dai valori normali, né il profi lo ormonale è stato alterato dalla somministrazione intrarticolare di do-saggi multipli rispetto quelli ora indicati per lo stano-zololo nella terapia della DJD. Alla terza settimana di trattamento si è osservato che il liquido sinoviale delle articolazioni inoculate con stanozololo presentava una viscosità nettamente mag-giore (Fig. 37) ed un colore molto più intenso rispetto a quello prelevato dalle articolazioni trattate con pla-cebo. Le differenze sono tanto evidenti da poter essere apprezzabili “de visu” (Fig. 37, 38, 39, 40). Anche lo stu-dio citomorfologico del liquido sinoviale ha documen-to la sostanziale assenza di risposte cellulari di tipo fl o-gistico nelle articolazioni trattate con stanozololo. La caratterizzazione istologica dei campioni bioptici prelevati dalla membrana sinoviale, infi ne, data l’ as-senza di lesioni e alterazioni signifi cative, ha confer-mato la buona tollerabilità del farmaco in ambito ar-ticolare.
4 STUDI CLINICI NELLA SPECIE TARGET (EQUIDE non DPA)4 STUDI CLINICI NELLA SPECIE TARGET (EQUIDE non DPA)
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Fig. 38 - Liquido sinoviale prelevato da articolazioni TT sane dello stesso cavallo durante la prova di tollerabilità: nella provetta 1 liquido prelevato dall’articolazione inoculata con placebo, nella provetta 2 liquido prelevato dall’articolazione inoculata con stanozololo. Si nota la tonalità più intensa del colore del liquido sinoviale prelevato dal garretto trattato con Stanozololo.
Fig. 41 - Uno dei 13 equidi impiegati nello studiodi tollerabiltà.
Fig. 39 - A-C: liquido sinoviale prelevato dal garretto sx trattato con Stanozololo.B-D: liquido sinoviale prelevato dal garretto dx trattato con placebo. Anche qui si nota la tonalità più intensa del liquido sinoviale a seguito della somministrazione di stanozololo.
Fig. 37 - String test: A sinistra, liquido sinoviale prelevato da articolazione sana di cavallo trattata con placebo. A destra, liquido sinoviale prelevato da articolazione sana di cavallo trattata con stanozololo: lo string test documenta la maggir viscosità
A
B
C
D
Fig. 40 - a sinistra liquido sinoviale prelevato da articolazione del garretto destro (dx) trattato con placebo. A dx liquido sinoviale prelevato da articolazione del garretto sinistro (SX) trattato con stanozololo
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Le Figure 38, 39 e 40 mostrano liquido sinoviale prelevato da soggetti diversi.
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STUDI CLINICI NELLA SPECIE TARGET (EQUIDE)
4.1.1 Considerazioni sulla tollerabilità di SUNGATE®
L’iniezione intrarticolare di dosi elevate di farmaco, pur causando ectasia della capsula sinoviale e stimoli dolorosi, vede regredire spontaneamente ogni sinto-matologia clinica nell’arco di 72 ore, nè altera il profi lo ormonale, senza nessun coinvolgimento delle funzio-ni endocrine di fondamentale importanza per puledri, stalloni e fattrici. SUNGATE®, infatti, non altera le concentrazioni ematiche di progesterone, testosterone, estradiolo e cortisolo, e, perciò, non infl uisce in alcun modo sulla sfera riproduttiva né, tantomeno, provoca mutamenti comportamentali. Altre caratteristiche fondamentali, qualifi canti per la tollerabilità di SUNGATE®, sono la forma farma-ceutica, l’originale formulazione e la tecnica di prepa-razione. L’uso di stanozololo in forma “micronizzata” e di tecnologie specifi camente destinate a impedire non solo l’inquinamento batterico, ma anche la contamina-zione con tossine di origine batterica, evitando peraltro l’impiego di antisettici o conservanti (citotossici), con-tribuisce a garantire la massima sicurezza di impiego di questo farmaco. Si evitano in tal modo i rischi che spesso si associano all’azione pro-infi ammatoria di princìpi attivi in forma cristallina (anche i cortisonici !), spesso responsabili essi stessi di artrosinoviti “iatroge-ne”, in medicina umana (Tosi e Sinigaglia, 1984) e in veterinaria (Trotter, 1996), che aggravano la situazione clinica che ci si accinge a curare.
4.2 Valutazione farmacocinetica dopo somministrazione per via intrarticolare
Lo studio della farmacocinetica dello stanozololo è sta-to eseguito utilizzando 13 cavalli in buono stato di sa-lute e senza restrizioni di età, sesso e razza. A 12 soggetti è stata somministrata per via intrarticola-re la massima dose terapeutica ipotizzabile nell’impie-go clinico (10 mg) suddividendola in 2 articolazioni (5 mg nel garretto dx e 5 mg nel garretto sx). Il tredicesimo cavallo è stato impiegato come control-lo. Su campioni di sangue e di liquido sinoviale prelevati ad intervalli regolari, dal momento dell’inoculazione del SUNGATE® fi no a 168 ore dopo (7 giorni) e su
campioni di urine fi no al al 28°giorno è stata eseguita la ricerca dello stanozololo e del suo metabolita (16 OH-stanozololo) mediante spettrometria di massa LC-MS/MS con limite di quantifi cazione di 1 µg/L .
Risultati
Solo in alcuni soggetti e limitatamente ai primi cam-pioni di sangue prelevati è stato superato il limite mi-nimo di quantifi cazione per lo stanozololo, ma i valori rilevati sono scesi al di sotto di detto limite entro la 12° ora dalla somministrazione, ad eccezione di un unico soggetto nel quale la presenza si è protratta fi no alla 48° ora. La ricerca del farmaco e dei suoi metaboliti nelle urine ha dato costantemente esito negativo già a partire dai campioni prelevati dopo 24 ore dalla somministrazio-ne. Tutti i campioni di liquido sinoviale prelevati fi no ad una settimana dall’iniezione intrarticolare di stanozo-lolo, contenevano ancora quantità dosabili del farmaco confermando la correttezza dello schema posologico che prevede inoculazioni a cadenza settimanale.
4.2.1 Considerazioni sulla cinetica di SUNGATE®
Lo studio ha dimostrato come nel sangue siano rin-tracciabili tracce del principale metabolita dello stano-zololo per periodi brevi, al massimo fi no alla 48° ora dall’inoculzione di SUNGATE® per via intrartico-lare. La cadenza settimanale del trattamento con SUN-GATE®, da protrarre per 4/6 settimane risulta dun-que corretta per mantenere una concentrazione farma-cologicamente attiva di questo medicinale nel liquido sinoviale per un periodo terapeuticamente signifi cati-vo pur senza provocarne un accumulo nel sangue.
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4.3 Determinazione della dose effi cace (fase 1) e valutazione dell’effi cacia e della tollerabilita’ (fase 2) nella terapia della DJD del cavallo
Questa parte della ricerca si è svolta in due fasi: Fase 1 - Dose Finding e Fase 2 - Clinical Trial.La fase 1 si è sviluppata come studio di campo a cam-pione fi sso con tre differenti dosaggi di stanozololo da testare, mentre la fase 2 consisteva in uno studio di campo in doppio cieco randomizzato con gruppo di controllo trattato con placebo.In questa ricerca 26 medici veterinari liberi professio-nisti hanno complessivamente incluso e trattato 82 ca-valli affetti da DJD, reclutandoli in 62 siti diversi (scu-derie, allevamenti e centri ippici di Emilia Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia, Piemonte e Friuli Venezia Giulia).Il protocollo di studio è stato redatto e condotto nel ri-spetto delle norme di Buona Sperimentazione Clinica (Good Clinical Practice) emanate dall’EMEA.
Fase 1 (Dose-Finding)
La ricerca della dose effi cace è stata eseguita su una popolazione rappresentativa di cavalli affetti esclusi-vamente da artropatie del nodello, generanti zoppie di secondo grado nella scala di valutazione a punti di Stashak, in tal modo si è ridotta la variabilità legata alla dimensione dei diversi tipi di articolazione e all’inten-sità delle zoppie. Le tre dosi di stanozololo testate, 1 - 2,5 e 5 mg, sono sta-te assegnate con modalità random a tre distinti gruppi sperimentali per un massimo di 4 somministrazioni settimanali.L’evoluzione dei fenomeni infi ammatorio-degenerati-vi delle articolazioni è stata documentata ed espressa in forma di punteggio in base all’ esame obiettivo par-ticolare dell’articolazione, al rilievo di atteggiamenti antalgici, al grado di zoppia spontanea prima e dopo test di fl essione e alla qualità del liquido sinoviale.Le valutazioni cliniche sono state supportate da inda-gini radiografi che e da anestesie diagnostiche. Tutti i rilievi, (ad eccezione degli esami del sangue, delle radiografi e e delle anestesie diagnostiche), sono stati effettuati con cadenza settimanale per seguire l’evolu-
zione dell’artropatia e della zoppia. Alla visita fi nale di controllo, per ciascun caso esami-nato, sono stati ripetuti gli esami radiografi ci e del san-gue. Il parametro primario per l’individuazione della dose effi cace è consistito nella riduzione di almeno un gra-do dell’intensità della zoppia secondo la scala di valu-tazione a punti di Stashak, analizzando statisticamen-te i risultati con il test “Chi quadro”, per stabilire se i trattamenti avessero migliorato signifi cativamente le condizioni cliniche delle articolazioni e per defi nire un rapporto signifi cativo dose-effetto. Ulteriori punteggi delle condizioni cliniche delle arti-colazioni e della qualità del liquido sinoviale sono stati considerati parametri secondari utilizzati per valutare l’effi cacia dei dosaggi testati. Le variazioni di punteggio rispetto alla condizione di pre-trattamento sono state analizzate con “Test non parametrico per dati appaiati di Wilcoxon”, per accer-tare l’effi cacia delle dosi somministrate, mentre l’ef-fi cacia dei trattamenti nel tempo è stata determinata analizzando i dati clinici con “Test non parametrico Friedman” seguito da “Post-test di Dunn” con soglia di signifi catività per p<0.05. Trattandosi di una nuova applicazione del farmaco i test statistici sono stati ese-guiti nella modalità a due code.
Risultati
Dopo il trattamento intrarticolare con SUNGATE®, è stato rilevato un pieno successo terapeutico in 2 ca-valli su 6 nel gruppo trattato con 1 mg di stanozololo, in 7 cavalli su 9 nel gruppo trattato con 2,5 mg e in 6 cavalli su 7 nel Gruppo trattato con 5 mg. Sono state considerae effi caci, dunque, le dosi di 2,5 e 5 mg , anche se la dose di 5 mg ha dimostrato di agire in tempi più rapidi. Gli accertamenti, effettuati a distanza di 24 e 48 ore da ogni iniezione, non hanno comunque evidenziato alcun segno di intolleranza sistemica o locale nei con-fronti del farmaco.La casistica inerente a questa fase è riportata nelle tab. 1, 2 e 3.
33
STUDI CLINICI NELLA SPECIE TARGET (EQUIDE)
Tabella n°1: Gruppo A (trattato con 1 mg di stanozololo)
Tabella n°2: Gruppo B (trattato con 2.5 mg di stanozololo)
Tabella n°3: Gruppo C (trattato con 5 mg di stanozololo)
N° identifi cativo Razza Età Sesso Attività svolta
1 Sella italiano 13 anni maschio riposo
7 Maremmano 18 anni maschio riposo
12 Sella italiano 13 anni maschio riposo
13 P.S.I. 3 anni maschio allenamento
18 Trotter 7 anni castrone allenamento
24 Sella Francese 15 anni maschio riposo
2 Sella Francese 4 anni femmina riposo
5 Trotter 5 anni maschio allenamento
6 Trotter 2 anni maschio allenamento
8 Oldenburg 11 anni castrone allenamento
11 Pony 17 anni femmina maneggio
14 Trotter 4 anni femmina riposo
17 Sassone 9 anni castrone allenamento
20 Sella italiano 1 anno femmina ----------
20 sostituto P.S.I. 2 anni femmina allenamento
23 Holstein 11 anni femmina allenamento
N° identifi cativo Razza Età Sesso Attività svolta
3 Quarter Horse 10 anni femmina allenamento
4 Trotter 7 anni maschio allenamento
9 Irlandese 16 anni castrone riposo
10 Sella francese 22 anni castrone riposo
15 Trotter 3 anni femmina riposo
16 Hannover 15 anni maschio riposo
21 Sella Francese 12 anni femmina riposo
22 Argentino 22 anni castrone maneggio
N° identifi cativo Razza Età Sesso Attività svolta
DOSE FINDING
34
Fase 2 - Clinical Trial
La seconda fase dello studio clinico di valutazione dell’effi cacia e della tollerabilità si é svolta in doppio cieco con gruppo di controllo trattato con placebo. Il protocollo sperimentale prevedeva l’inclusione di 60 cavalli, di età, sesso e razza diversi, senza alcuna restri-zione in merito all’articolazione interessata dall’artro-patia, al suo stadio evolutivo e al grado di zoppia. Sono stati reclutati 31 cavalli affetti da artropatia acuta e 29 da artropatia cronica. Complessivamente in questa fase 40 cavalli sono stati trattati con 5 mg di stanozololo per via intrarticolare e 20 con placebo. La somministrazione è stata esegui-ta una volta alla settimana, fi no ad un massimo di 4 settimane nelle artropatie acute e di 6 settimane nelle artropatie croniche. I soggetti che al termine del trat-tamento in cieco non hanno presentato miglioramenti (riduzione della zoppia di almeno un grado secondo
Fig. 42 - Cavallo affetto da artropatia cronica del garretto destro: ipotrofi a della groppa.
Stashak), hanno ricevuto stanozololo “in chiaro” con le medesime posologie e modalità. Dei 31 soggetti inseriti nel gruppo “artropatia acuta o riacutizzata”, 21 hanno ricevuto il “trattamento stano-zololo” e 10 il placebo, mentre nel gruppo “artropatia cronica”, costituito da 29 soggetti, 19 hanno ricevuto il “trattamento stanozololo” e 10 il placebo.Particolare signifi cato, per la valutazione dell’effi cacia clinica di SUNGATE®, hanno assunto 18 cavalli, identifi cati nelle tabelle 4 e 5 con il doppio asterisco, affetti da artropatie talmente gravi da essere conside-rate refrattarie alle terapie convenzionali (FANS, cor-ticosteroidi, ialuronato di sodio, PSGAG e acido tilu-dronico).Le tabelle di seguito riportate evidenziano la casisti-ca di soggetti colpiti da artropatia acuta/riacutizzata (Tab. 4) e da artropatia cronica (Tab. 5).
35
STUDI CLINICI NELLA SPECIE TARGET (EQUIDE)
Tabella n°4: cavalli affetti da artropatia acuta/riacutizzata alla visita d’inclusione (legenda pag. successiva)
N° identifi c. Trattamento ricevuto Razza Età Sesso Attività svolta*
1 Test Trotter 4 anni femmina riposo
2 Test Trotter 4 anni maschio riposo
3** Placebo Trotter 3 anni maschio riposo
7** Test PSI 4 anni femmina defi nitivamente abbandonata
8 (escluso) Test Holsteiner 9 anni femmina riposo
8 BIS Test PSI 3 anni castrone riposo
9 Placebo PSA 7 anni femmina riposo
13 Test Olandese 10 anni femmina di convalescenza
14** Test PSI 3 anni femmina defi nitivamente abbandonata
14 CL** Test PSI 3 anni femmina defi nitivamente abbandonata
15 Placebo Sella Italiano 16 anni castrone riposo
19 Test PSI 2 anni maschio riposo
20 Test Olandese 10 anni castrone di convalescenza
21** Placebo Sella Italiano 18 anni femmina defi nitivamente abbandonata
25 Test Maremmano 18 anni maschio defi nitivamente abbandonata
26** Test PSA 9 anni castrone riposo
27 Placebo Sella italiano 12 anni castrone di convalescenza
31 Test Sella Tedesco 9 anni castrone di convalescenza
32 Test Sella Francese 19 anni castrone di convalescenza
33 Placebo Sella Tedesco 11 anni castrone riposo
37** Test Belga 13 anni femmina di convalescenza
38** Test Quarter Horse 5 anni maschio defi nitivamente abbandonata
39 Placebo PSA 21 anni maschio riposo
43 Test Pony 13 anni castrone di convalescenza
44 Test PSI 3 anni femmina riposo
45** Placebo Quarter Horse 3 anni maschio riposo
49 Test Brandeburg 18 anni castrone di convalescenza
50 Test PSI 3 anni femmina riposo
51** Placebo Belga 11 anni castrone di convalescenza
55 Test Trotter 7 anni femmina di convalescenza
56 (escluso) Test PSI 7 anni castrone di convalescenza
56 BIS** Test PSI 6 anni femmina defi nitivamente abbandonata
57** Placebo Holsteiner 14 anni castrone defi nitivamente abbandonata
CLINICAL TRIAL
36
Tabella n°5: cavalli affetti da artropatia cronica alla visita d’inclusione
N° identifi cativo Trattamento ricevuto Razza Età Sesso Attività svolta * 5** Test Trotter 4 anni maschio riposo
6** Placebo Trotter 6 anni maschio riposo
10 Test Olandese 12 anni castrone riposo
11** Test Sella italiano 7 anni femmina defi nitivamente abbandonata
12 Placebo Sella francese 14 anni castrone di convalescenza
16 Test Olsteiner 10 anni femmina riposo
17 Test Sella Italiano 14 anni femmina riposo
18 Placebo Oldenburg 11 anni castrone riposo
22 Test Sella Italiano 10 anni femmina defi nitivamente abbandonata
23 Test Olandese 12 anni castrone riposo
24 Placebo Sella Italiano 5 anni maschio riposo
28 Test Trotter 4 anni maschio di convalescenza
29 Test Anglo Arabo 12 anni castrone riposo
30** Placebo Belga 12 anni femmina di convalescenza
34 Test Quarter horse 3 anni maschio di convalescenza
35 Test PRE 7 anni maschio di convalescenza
36** Placebo Lusitano 23 anni maschio riposo
40 Test PSI 4 anni femmina riposo
41 Test AA 3 anni castrone riposo
42 Placebo PSI 3 anni femmina di convalescenza
46 Test Pony 12 anni femmina riposo
47 Test PSI 3 anni femmina di convalescenza
48 Placebo Irlandese 15 anni castrone defi nitivamente abbandonata
52 Test Zweibr 12 anni femmina riposo
53 Test Sella francese 13 anni femmina di convalescenza
54 Placebo Trotter 5 anni femmina di convalescenza
58 Test Quarter Horse 8 anni maschio riposo
59 Test PSI 5 anni femmina defi nitivamente abbandonata
60** Placebo Olandese 13 anni femmina riposo
Legenda*Attività svolta alla visita d’inclusione- di convalescenza: attività fi sica modesta, compatibile con la persistente zoppia e fi nalizzata al mantenimento di un’accettabile condizione di forma fi sica- riposo: riposo forzato causato da zoppia incompatibile con qualsiasi tipo di attività fi sica- defi nitivamente abbandonata: nessuna attività fi sica, soggetto considerato defi nitivamente inabile all’attività sportiva o agonistica a causa della permanente zoppia**Cavalli con artropatie refrattarie a terapie convenzionali e quindi collocati permanentemente a riposo (vedi punto 4.3.1 pag. 43)
37
STUDI CLINICI NELLA SPECIE TARGET (EQUIDE)
Valutazioni cliniche, strumentali e di laboratorio
Per quantifi care l’effi cacia clinica del trattamento con SUNGATE®, sui soggetti coinvolti nel trial clinico, sono state compiute valutazioni relative agli atteggia-menti antalgici, all’intensità della zoppia, all’esame obiettivo particolare dell’articolazione, alla qualità del liquido sinoviale e agli aspetti radiografi ci. Le indagini cliniche sono state eseguite con cadenza settimanale per seguire l’evoluzione delle zoppie e del-le condizioni dell’articolazione. Alle visite di controllo conclusive, inoltre, sono sta-ti ripetuti gli esami radiografi ci e del sangue, mentre campioni di liquido sinoviale prelevati prima e dopo il trattamento sono stati esaminati per misurarne la vi-scosità dall’Istituto per lo Studio delle Macromolecole del CNR, nonché per valutare lo stato infi ammatorio dell’articolazione attraverso il contenuto dei nitriti. Inoltre 26 cavalli sono stati seguiti per un periodo di follow up variabile da 3 a 12 mesi dopo l’ultima visita di controllo prevista dal protocollo sperimentale.La tabella 6 riporta l’anamnesi e la diagnosi di tutti i cavalli inclusi nello studio.
Valutazione dell’effi cacia e trattazione statistica dei risultati
La valutazione dell’effi cacia del trattamento con SUNGATE® si è basata su parametri clinici primari e secondari. Trattandosi di uno studio comparativo in doppio cieco con gruppo di controllo, l’analisi statisti-ca è stata eseguita mediante software specifi co (Gra-phPad Prism 4). Quale parametro primario d’effi cacia si è considerato il miglioramento clinico dell’artropatia, quantifi cabile come frequenza di zoppie diminuite per gravità di al-meno un grado nella scala di Stashack. L’effi cacia dei trattamenti è stata accertata su base statistica applican-do il test “Chi quadro” e confrontando le frequenze dei successi terapeutici nel gruppo trattato con stanozolo-lo e nel gruppo trattato con placebo. La differenza di effi cacia nelle artropatie acute rispetto alle artropatie croniche è stata esaminata con “Test di Fischer”.Le variazioni di punteggio relative alle condizioni cli-niche delle articolazioni e alla qualità del liquido sino-viale sono state considerate parametro secondario di
effi cacia. Le variazioni di punteggio nel “gruppo pla-cebo” rispetto al “gruppo stanozololo” sono state ana-lizzate con “Test non parametrico per dati non appaiati di Mann-Whitney”, anche per accertare la dipenden-za o meno dell’effetto del raggruppamento (patologia acuta o patologia cronica). La soglia di signifi catività è stata posta per p<0.05. Trattandosi di una nuova applicazione del farmaco, i test statistici sono stati eseguiti nella modalità a due code.
Risultati
Dei 40 cavalli che in cieco hanno ricevuto stanozololo, 34 hanno fatto registrare il pieno successo terapeutico (riduzione dell’intensità della zoppia di almeno 1 gra-do secondo Stashak). I restanti 6 non hanno manife-stato miglioramenti. Dei 20 cavalli che in cieco hanno ricevuto il trattamento con placebo, 2 hanno fatto regi-strare il successo terapeutico, mentre i restanti 18 non hanno evidenziato alcun miglioramento e sono stati successivamente trattati con stanozololo; 16 di questi cavalli sono signifi cativamente migliorati. Relativamente al tipo di artropatia, si sono obiettivati i seguenti risultati:Nel gruppo “artropatia acuta/riacutizzata”, su 21 cavalli trattati in cieco con stanozololo, 16 hanno fatto regi-strare il pieno successo terapeutico, mentre nel gruppo “artropatia cronica”, su 19 cavalli trattati in cieco con stanozololo, 18 hanno espresso pieno successo tera-peutico. Il trattamento in cieco con placebo, invece, ha avuto successo in due cavalli su 18, uno dei quali apparte-nente al gruppo “artropatia acuta/riacutizzata” ed uno al gruppo “artropatia cronica”.Dopo che il trattamento in cieco non aveva prodotto alcun miglioramento clinico, 9 cavalli affetti da “artro-patia acuta/riacutizzata” sono stati trattati in chiaro con stanozololo: 7 di questi hanno evidenziato successo terapeutico, mentre tutti i 9 cavalli affetti da “artropatia cronica”, trattati in chiaro con stanozololo, hanno rag-giunto il successo terapeutico.I dati suddetti sono riportati nelle tab. 7 e 8 e nei grafi ci a pag 44.
Filmati dei trattamenti n° 58 e n° 16
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Tabella n°6: anamnesi e diagnosi alla visita d’inclusione Segue
39
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STUDI CLINICI NELLA SPECIE TARGET (EQUIDE)
4.3.1 Effi cacia di SUNGATE® nei soggetti refrattari alle terapie convenzionali
Dei 18 cavalli segnalati per la particolare gravità delle artropatie e per la circostanziata refrattarietà alle tera-pie convenzionali (fans, corticosteroidi, tiludronati, gli-cosaminoglicani), metà ha ricevuto stanozololo e l’al-tra è stata trattata con placebo: entrambi i trattamenti sono stati eseguiti in cieco.Nel gruppo trattato con stanozololo, 6 cavalli su 9 han-no raggiunto il successo terapeutico, mentre nel grup-po trattato con placebo costituito da 9 soggetti nessun cavallo ha permesso di registrare alcun miglioramento clinico. I tre cavalli dei nove che non hanno risposto allo sta-nozololo dopo il trattamento in cieco sono stati nuova-mente sottoposti a iniezioni intrarticolari di stanozolo-lo e lo stesso trattamento è stato riservato ai 9 cavalli che non hanno ricevuto benefi ci dal trattamento in cie-co con il placebo. In tal modo, 9 cavalli hanno ricevuto un “trattamento placebo”, seguito da un “trattamento
stanozololo”, mentre 3 cavalli hanno ricevuto un dop-pio trattamento a base di stanozololo. Al termine dei trattamenti gli sperimentatori hanno constatato la piena effi cacia (scomparsa della zoppia) dello stanozololo in 11 cavalli e l’effi cacia (riduzione della zoppia) in 2. Complessivamente, nei cavalli re-frattari alle terapie convenzionali il successo terapeu-tico è stato raggiunto in 13 soggetti su 18 ( fi lmati dei cavalli dei trattamenti numero 38 e 57). Dei rimanenti 5 cavalli refrattari, 4 non hanno presentato alcun miglioramento clinico nei tempi di osservazione previsti da protocollo di studio, mentre uno, il numero 38, ha fatto registrare un signifi cativo miglioramento clinico a distanza di un mese dal termine della prova. In defi nitiva, al di là della quantifi cazione accademi-ca del miglioramento clinico, SUNGATE® ha per-messo di riavviare all’attività sportiva 14 dei 18 cavalli colpiti da artropatie gravi e refrattarie alle terapie con-venzionali. I risultati sopra commentati sono riassunti nella Tabella 9.
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Tabella n°9: esito del trattamento con stanozololo sui cavalli colpiti da artropatie non rispondenti ai trattamenti convenzionali (legenda a pag. 48)
Segue
47
STUDI CLINICI NELLA SPECIE TARGET (EQUIDE)
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EFFICACIA DEL TRATTAMENTO CON STANOZOLOLO SUI SOGGETTI REFRATTARI ALLE TERAPIE CONVENZIONALI
Grafi co n. 9
50
Cavallo numero
A: DJD acutaC: DJD cronica
Durata follow-up
Tipo di attività nel follow-up
La sintomatologia
ha limitato l’attività
Risultati agonistici rilievanti (vittorie e
piazzamenti)
57 A 7 mesi Competitiva salto ostacoli No
51 A 6 mesi Competitiva Dressage No
44 A 4 mesi Competitiva Galoppo No
38 A 3 mesiAttività non competitiva Passeggiate
No Sì
27 A 3 mesi Competitiva Completo No
26 A 3 mesi Competitiva Endurance No
25 A 5 mesi Nessuna Si
20 A 3 mesi Nessuna Si
19 A 12 mesi Competitiva Galoppo No Sì
14 A 6 mesi Competitiva Galoppo No Sì
13 A 4 mesi Nessuna
9 A 6 mesiAttività non competitiva -
Maneggio
8 Bis A 6 mesi CompetitivaGaloppo No Sì
7 A 6 mesi CompetitivaGaloppo No Sì
4.3.2 FOLLOW-UP
E’ stato possibile seguire 25 cavalli per un periodo di follow-up variabile da 3 mesi a 1 anno. Questi cavalli dopo il trattamento con SUNGATE® non hanno ricevuto ulteriori terapie per le artropatie degenerative.
L’evoluzione delle condizioni cliniche e l’attività dei soggetti è stata monitorata con interviste a proprietari e allenatori. I risultati delle osservazioni effettuate durante l’intero periodo di follow up sono riassunte nella tabella n. 10
51
STUDI CLINICI NELLA SPECIE TARGET (EQUIDE)
59 C 8 mesi No Riproduzione Si
48 C 6 mesiNon
competitiva Maneggio
No
42 C 6 mesi Competitiva Galoppo No Sì
41 C 9 mesi Competitiva Galoppo No Si
40 C 6 mesi Competitiva Galoppo No Si
35 C 3 mesiNon
competitiva Lavoro in piano
Si
30 C 6 mesi Nessuna Si
24 C 3 mesi Non competiva Salto ostacoli No
18 C 6 mesi Competitiva Salto ostacoli No
17 C 6 mesi Competitiva Galoppo No
12 C 6 mesi Nessuna No
Il monitoraggio dell’attività dei soggetti durante il follow-up documenta la prolungata durata degli effetti desiderabili della terapia rigenerativa basata
Tabella n°10: Risultati delle osservazioni effettuate durante il Follow-up
su SUNGATE® e l’assenza di ripercussioni indesiderate nel medio-lungo termine!Filmato del trattamento n. 9
52
4.3.3 Effetti di SUNGATE® sulla viscosità del liquido sinoviale
La somministrazione di SUNGATE® nelle artico-lazioni colpite da artropatie degenerative ha determi-nato un rilevante aumento della viscosità del liquido sinoviale (Fig. 43, 44. 45), documentato con indagini cliniche (string test) e strumentali (misurazioni reolo-giche con viscosimetro rotazionale) dall’Istituto per lo Studio delle Macromolecole del CNR. Detto aumento della viscosità sinoviale può essere at-tribuito all’incremento in senso anabolico del metabo-lismo dei sinoviociti con conseguente miglioramento delle capacità di sintesi e produzione di ialuronato di sodio ad alto peso molecolare con una maggior con-centrazione di ialuronato di sodio. L’evento, indipen-
Fig. 43/44/45 - Valutazione sul campo della viscosità del liquido sinoviale attraverso la lunghezza del fi lamento.
dentemente dalla sua origine, è da ritenere favorevole, sia in considerazione del vantaggio sulla funzionalità articolare, sia in quanto favorisce la riparazione delle lesioni cartilaginee.
4.3.4 Valutazione della tollerabilità di SUNGATE® nei soggetti colpiti da DJD
Il trial clinico ha dimostrato la buona tollerabilità gene-rale e locale dell’inoculazione intrarticolare di SUN-GATE®. Generalmente le articolazioni colpite da pro-cessi infi ammatori e degenerativi hanno ben tollerato
il farmaco. Sul totale dei cavalli ripetutamente trattati con SUNGATE® non si sono registrati fenomeni d’intollerabilità accertata. Solo 6 articolazioni trattate con stanozololo e 2 con placebo hanno fatto registrare ectasia della capsula articolare, regredita nell’arco di 48 ore. Anche il confronto dei profi li emato-biochimici rileva-ti prima e dopo somministrazioni ripetute di SUN-GATE® non ha evidenziato problematiche di rilievo.
4.3.5 Effetto antinfi ammatorio di SUNGATE®
La misurazione della concentrazione dei nitriti nel li-quido sinoviale di 13 cavalli, prima e dopo sommini-
strazione di SUNGATE®, ha dimostrato il potente effetto antinfi ammatorio del farmaco. I nitriti sono di-minuiti in 6 campioni prelevati a distanza di una setti-mana dalla prima iniezione di stanozololo, nei restanti 7 , invece, lo stesso effetto si è evidenziato dopo la se-conda iniezione.Questi dati confermano “in vivo” le potenti proprietà antinfi ammatorie del farmaco già emerse nel corso delle ricerche “in vitro” su colture di condrociti.
53
STUDI CLINICI NELLA SPECIE TARGET (EQUIDE)Una percentuale rilevante di soggetti colpiti da artro-patie infi ammatorio-degenerative, trattati in cieco o in chiaro con SUNGATE®, è migliorata in misura sta-tisticamente signifi cativa (83%). L’applicazione intrarticolare del farmaco, del tutto nuova rispetto al classico uso orale o parenterale come anabolizzante sistemico, ha messo in evidenza effetti clinici fi nora sconosciuti e comunque determinanti per il progresso della terapia della DJD: riduzione del-lo stato infi ammatorio dell’articolazione, diminuzio-ne-remissione della zoppia, normalizzazione delle caratteristiche viscoelastiche del liquido sinoviale, riparazione-rigenerazione del tessuto cartilagineo e della membrana sinoviale. L’effi cacia dello stanozololo nella terapia delle artro-patie croniche refrattarie alle terapie convenzionali ha raggiunto livelli sorprendenti e la maggior parte dei soggetti trattati ha messo in evidenza miglioramenti clinici addirittura compatibili con la ripresa dell’attivi-tà sportiva o agonistica.
Tabella 11: raffronto di effetti tra lo stanozololo e i principali principi attivi indicati nelle artropatie
Legenda:X*: indiretto per la lubrifi cazione dei tessuti intrarticolari e l’ostacolo all’ingresso dei leucociti nell’articolazione
PRINCIPIO ATTIVO EFFETTI Corticosteroidi FANS Glicosamine Condroitin solfati Ialuronato di sodio Ialuronato di sodio Stanozololo TERAPEUTICI endovena intrarticolare intrarticolare
Antinfi ammatorio X X X - - X* X
Stimolo produzione liquido sinoviale - - ? - ? ? X
Aumento viscosità liquido sinoviale - - - - - X X
Nutrizione dei condrociti - - X X - X X
Ripristino equilibrio androgeni/estrogeni - - - - - - X
Fibrinolisi locale - - - - - - X
Rigenerazione membrana sinoviale - - - - - - X
Rigenerazione cartilagine articolare - - - ? - - X
Mineralizzazione ossea - - - - - - X
Analgesico centrale - X - - - - -
EFFETTI COLLATERALI INDESIDERATI
Degenerazione cartilaginea X X - - - - -
Demineralizzazione ossea X - - - - - -
4.4 Considerazioni conclusive sull’effi cacia e la tollerabilita’ di SUNGATE®
Numerosi articoli scientifi ci hanno fornito le basi razio-nali per accreditare la somministrazione intrarticolare di stanozololo quale strategia originale e vantaggiosa nella terapia delle DJD del cavallo, soprattutto quan-do alterazioni quali-quantitative della produzione di liquido sinoviale (insuffi ciente secrezione, eccessiva fl uidità, scadenti proprietà viscoelastiche, ridotto po-tere nutritivo e lubrifi cante) o condizioni dismetaboli-che dell’articolazione (alterato rapporto anabolismo/catabolismo, persistenza di processi infi ammatori e alterato rapporto androgeni/estrogeni) ostacolano la restitutio ad integrum delle lesioni tissutali.La sperimentazione clinica oggetto della presente mo-nografi a e condotta secondo le “Good Clinical Practi-ces” ha documentato ad abundantiam la tollerabilità e l’effi cacia dello stanozololo per via intrarticolare nella terapia rigenerativa della DJD.
54
In diversi casi, inoltre, il miglioramento clinico si è espresso in tempi più lunghi rispetto ad altri, ma ha continuato a svilupparsi per diversi mesi dopo il tratta-mento, con SUNGATE®, dimostrando che il princì-pio attivo, lo stanozololo, agisce proprio attraverso un processo rigenerativo-riparativo che si manifesta gra-dualmente e in tempi differenziati, secondo la gravità e il tipo di lesioni a carico delle strutture articolari. I benefìci legati agli effetti antinfi ammatori dello stano-zololo, infatti, compaiono più spesso dopo la seconda iniezione di SUNGATE®, mentre quelli dovuti alla stimolazione anabolica e alla moltiplicazione cellulare (effetti rigenerativi) si rendono evidenti in tempi più lunghi, tanto che in alcuni casi il miglioramento clinico progredisce costantemente, fi no a produrre un netto recupero funzionale a distanza di mesi dal ciclo di trat-tamento con SUNGATE®. Questa situazione di fat-to, verifi cata su diversi soggetti, induce a ritenere che l’effetto riparativo della terapia con SUNGATE® si sviluppi in tempi che precedono quelli del completo miglioramento clinico I benefìci clinici e funzionali così ottenuti persistono e si protraggono per periodi variabili da soggetto a sog-getto, in funzione della gravità delle lesioni e dell’in-tensità del lavoro a cui i cavalli sono sottoposti, ma sono generalmente più duraturi di quelli indotti dai Fans e dai farmaci corticosteroidei.
Lo stanozololo per via intrarticolare interagisce anche con le funzioni che regolano il metabolismo dei tessuti articolari sviluppando azioni farmacologiche (effetto fi brinolitico, stimolazione della produzione di liquido sinoviale e miglioramento delle sue prestazioni viscoe-lastiche, incremento della moltiplicazione dei sinovio-citi e dei condrociti, stimolazione della sintesi di colla-gene, riequilibrio del rapporto androgeni-estrogeni in ambito intrarticolare) che lo differenziano nettamente dagli altri farmaci in uso per queste patologie, spingen-do i suoi effetti terapeutici nella DJD fi no a livelli fi nora mai osservati con le terapie tradizionali. Le ricerche qui illustrate confermano, infatti, la corret-tezza dell’ipotesi di sfruttare l’azione antinfi ammatoria e di stimolazione del metabolismo cellulare per rigene-rare i tessuti articolari. Per quanto ardita e ambiziosa, tale ipotesi si è dimostrata pienamente fondata e la sua verifi ca in campo ha dato risultati soddisfacenti anche in artropatie gravi accompagnate da zoppie inveterate, nelle quali le terapie mediche convenzionali avevano ripetutamente fallito.Nessun altro farmaco attualmente in commercio, del resto, può vantare l’indicazione “terapia rigenerativa delle artropatie asettiche del cavallo”, che compren-de le degenerazioni delle cartilagini articolari e delle membrane sinoviali, anche complicate dalla produzio-ne di liquido sinoviale con scadenti o alterate caratteri-stiche viscoelastiche.
55
5 SUNGATE® E L’ARTICOLAZIONE5 SUNGATE® E L’ARTICOLAZIONE
5.1 SUNGATE®, i condrociti e la cartilagine articolare
Gli anabolizzanti agiscono in misura più o meno in-tensa sui diversi tessuti, ma lo stanozololo è partico-larmente attivo anche sulle cellule più refrattarie alle comuni stimolazioni metaboliche, come i condrociti. Accelerando l’anabolismo e la moltiplicazione di que-ste cellule, infatti, aumenta la sintesi delle componenti fondamentali della matrice cartilaginea (collagene e glicosaminoglicani) (Fig. 46).
Fig. 46
Fig. 47
Fig. 48 - Processi degenerativi della cartilagine articolare: necrosi asettica, corpi liberi intrarticolari e cluster condrocitari
Fig. 49 - Moltriplicazione delle cellule cartilaginee indotte dallo Stanozololo.
L’effetto antinfi ammatorio di SUNGATE®, ridu-cendo la permeabilità capillare e l’ingresso dei granu-lociti nell’articolazione (Fig. 47), neutralizza i principa-li eventi che innescano e protraggono la degenerazione cartilaginea.
La somministrazione intrasinoviale di SUNGATE®, dunque, blocca lo scompenso sostenuto dal prevalere dei processi degenerativi della cartilagine articolare su quelli rigenerativi.
5.2 SUNGATE®, i sinoviociti e il liquido sinoviale
I sinoviociti reagiscono prontamente alla stimolazione ormonale prodotta da SUNGATE® con un deciso innalzamento dell’anabolismo e con un’abbondante produzione di liquido sinoviale, il cui aumento può coincidere con una moderata ectasia della capsula ar-ticolare che, peraltro, non ha motivazioni infi ammato-rie.
Fig. 50
Fig. 51
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assume esso stesso un rilevante ruolo patogenetico.Allo stesso modo dell’artrite reumatoide, in cui la pro-liferazione della membrana sinoviale e il deposito di fi brina erodono la cartilagine articolare, ostacolano il movimento articolare e inducono intenso dolore, le osteoartriti del cavallo con sinovite cronica riconoscono nell’ipertrofi a delle membrane sinoviali e nei depositi fi brinosi la causa di stimolazioni dolorose consisten-ti. In entrambe le patologie, dunque, il potente effetto fi brinolitico e antinfi ammatorio dello stanozololo con-tribuisce a “normalizzare” il quadro clinico.
5.4 SUNGATE® e l’equilibrio ormonale dell’articolazione Le ricerche di Capellino e coll. (2005) sulla capacità de-gli estrogeni presenti nel liquido sinoviale di innescare il processo infi ammatorio e di giocare un ruolo patoge-netico centrale nell’artrite reumatoide (AR) contribui-scono a spiegare la prolungata effi cacia di SUNGA-TE® nella terapia intrarticolare della DJD. Il corretto equilibrio ormonale fra androgeni e estro-geni in ambiente articolare, infatti, è considerato di fondamentale importanza per l’integrità dell’articola-zione.In effetti, la prevalenza degli estrogeni in sede articola-re determina condizioni proinfi ammatorie favorevoli allo sviluppo delle osteoartriti e, perciò, la provata sta-bilità dello stanozololo nell’articolazione contribuisce a mantenere in questa struttura un’attività androgena duratura, in quanto l’alchilazione in posizione C 17α lo preserva dalla conversione in sostanze estrogeniche da parte dell’enzima aromatasi.La 17α alchilazione distingue lo stanozololo dal testo-sterone e a questa caratteristica strutturale si attribui-scono le differenti azioni biologiche delle due molecole (Hernàndez et al., 2003); lo stanozololo, infatti, a diffe-renza del testosterone e dei suoi esteri, non è converti-bile in estradiolo (Shahidi, 2001). Sebbene nei pazienti affetti da AR i livelli sierici degli estrogeni possano ri-sultare normali, quelli degli androgeni sono general-mente diminuiti, cosicché la persistente attività andro-gena dello stanozololo ripristina stabilmente l’equili-brio ormonale dell’ambiente intrarticolare eliminando una causa predisponente dell’infi ammazione e della degenerazione cartilaginea. Il ripristino del corretto equilibrio ormonale può essere determinante per il successo terapeutico nelle artropatie degenerative. Anche per questo aspetto, SUNGATE® sviluppa un’attività farmaco-biologica importante, essendo sta-ta dimostrata la sua stabilità nel liquido sinoviale per 7 giorni.
Fig. 52 - Fotogrammi da artroscopie del nodello: riduzione della villosità della membrana sinoviale e dei depositi fi brinosi conseguente la somministrazione di stanozololo.
PRE TRATTAMENTO
PRE TRATTAMENTO
PRE TRATTAMENTO
POST TRATTAMENTO
POST TRATTAMENTO
POST TRATTAMENTO
POST TRATTAMENTO
POST TRATTAMENTO
Il liquido sinoviale risultante dalla stimolazione indot-ta da SUNGATE® possiede eccellenti caratteristi-che viscoelastiche (Fig. 50 e 51), che si traducono in un elevato potere lubrifi cante, nutritivo e antinfi ammato-rio indiretto.
5.3 SUNGATE® e i depositi intrarticolari di fi brina
La potente attività fi brinolitica dello stanozololo ne ha già giustifi cato l’adozione nei protocolli terapeuti-ci dell’artrite reumatoide e della lipodermatosclerosi dell’uomo, patologie nelle quali i processi infi amma-tori determinano un eccessivo deposito di fi brina, che
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N.B.: La somministrazione intrarticolare di farmaci iniettabili a base di stanozololo diversi da SUNGATE® e contenenti conservanti e/o inibenti della crescita batterica (es: sodio mertiolato) possono risultare tossici per i condrociti e danneggiare l’articolazione!
COMPOSIZIONE PER mlPrincipio attivo:Stanozololo micronizzato 5 mg
FORMA FARMACEUTICASospensione iniettabile per via intrarticolare
INFORMAZIONI CLINICHE
Indicazioni per l’utilizzazione Terapia rigenerativa nelle artropatie asettiche del cavallo caratterizzate da degenerazioni delle car-tilagini articolari e della membrana sinoviale con alterata funzionalità articolare anche associata a produzione di liquido sinoviale con scadenti o al-terate caratteristiche viscoelastiche
N.B.: I positivi effetti clinici possono manifestarsi in tempi variabili in funzione dello stadio evolu-tivo e della gravità della patologia.Nelle artropatie croniche il miglioramento clinico può manifestarsi anche a distanza di un mese dalla fi ne del trattamento e consolidarsi successivamente attraverso un lento ma costante progresso, questo
periodo di latenza è spiegabile con i tempi richiesti dall’attività rigenerativa del farmaco.L’esercizio fi nalizzato alla riabilitazione abbrevia i tempi necessari per la rigenerazione dei tessuti e la riduzione della sintomatologia.Nelle forme acute o riacutizzate si verifi ca un par-ziale miglioramento immediato che porta ad una progressiva scomparsa della sintomatologia clinica.
PosologiaLa posologia può variare in funzione della dimen-sione dell’articolazione da trattare. Non superare le dosi consigliate:1 ml di sospensione pari a 5 mg di stanozololo in ar-ticolazioni di medie dimensioni (Es: tarso, nodello) una volta alla settimana.La somministrazione settimanale può essere ripetu-ta fi no a 6 volte secondo la gravità e lo stadio evolu-tivo dell’artropatia.Nelle articolazioni di dimensioni più piccole (artico-lazioni di ponies, di puledri o articolazioni interfa-langee) la posologia può essere proporzionalmente ridotta a 1,0 – 2,5 mg.
LA TERAPIA RIGENERATIVADELL’OSTEOARTRITE (DJD)
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