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bib/os, /3/98 tanto quello di far pregare il popolo nella sua lingua con sua soddisfazione spirituale, ma anche quello di far nascere nel Iet- tore I'entusiasmo e il desiderio di apprendere meglio la sua pro- pria lingua e esprirnerla purificata anche fuori del1a preghiera, nella vita di ogni giorno."A queste difficolta papas Gjergji tento di ovviare in vario modo. A livello lessicale si impegno nel1'epurazione dei "barbarisrni", pero, trattandosi di traduzione di testi tecnici non sempre poteva adoperare termini arbereshe e, in questi casi, attingeva 0 dal1a lingua shqipe oppure creava neologismi: si pensi a calchi del tipo Thavrnaberes "Taumaturgo" sul modello greco, '0 8a.U/-lUTOuPY0C;, Mireprurese "Mirofore" suI modello greco Ai Mupooopot; 0 lasciava il termine greco traslitterato nella sua grafia 7 : es. Theofor "ispirato da Dio", metani "pentimento" etc. Per spiegare le parole non apparte- nenti al1a parlata di Piana, 0 ormai desuete, predispose la reda- zione di un vocabolarietto (FIALORTH). Sempre suI piano lessicale si nota che in corrispondenza di singoli lessemi greci, 10 Schiro usa piu lessemi arbereshe che possano rendere la pregnanza del corrispettivo termine greco: per es. traduce il gre- eo £KTCOp£tlO~li:VOV "precede" con due verbi "rrieth e vien" 0 il greco OU/-lTCPOOKUVOU/-l£vov "adorato" con tre verbi "ponisur e perfalur e proskjnisur". Quest'ultimo esempio mostra in appa- renza un « paradosso »: il verbo OU/-lTCPOOKUVOU/-l£vov reso in arberesh con tre verbi di cui due di origine greca ( ponisur e proskjnisur );in realta la nostra parlata e permeata di grecismi mutuati dalla liturgia greco-bizantina.A livello di grafia si riscon- trano differenze tra l'alfabeto proposto da papas Schiro nei suoi testi e quello fissato a Monastir nel 1908;in particolare al segno c del1a gratia ufficiale corrisponde nello Schiro il digramma ts es.: tsine s. f "gelo, ghiaccio", tsohes. f. "panno, stoffa, feltro"; a xh quello de es. dceshur "nudo"; a q quello kj es. kjendis v. "ricarnare", kjenkj s.m. "agnello"; ax quellods es. dserk:s. m. "macchia",dsiguas.m. "giogo", Questo alfabeto hasegni che rendono suoni peculiari del1a parlata di Pianaes.:hj (IPA [y]) e una fricativa palatale sorda es.:hjes.f. "ombra", hjidhem v. "ri- versarsi, precipitarsi";!/ ( IPA [y]) equivale a una fricativa vela- re senora, es.: lloje s.f. "genere, specie", llojas v. "pensare.capi re,credere", llastim is. f "besternm ia". Inoltre si consideri che a proposito del1a rappresentazione dei dittonghi ascendenti (~ie-,ja-, etc.) papas Schiro preferivascrivere coni la sern ivocale in albanese resa conj es.: vien pervjen .fiale per jjale. Nel1e prefazioni al1e sue opere, scritte anch'esse in albanese, papas Gjergji illustra ai lettori ilcontenuto e liavverte della man- Can7.2- dell' imprimatur (de iure non defacto), informa dei lavori che non gli appartengono (es. in "Apostulli" le epistole del1a domenica sono tratte daFiala e T'In Zoti). Mi piace sottolinea- re che ha realizzato un lavoro da certosino senza I'ausilio della modern a tecnologia e da solo. Un'eccezione e costituita dall' EORTOLOGHION, fiutto di una intelligente collaborazione tra papa Gjergji e Mons. Sotir Ferrara, vescovodell'Eparchiadi Piana degli Albanesi. Su incarico di Mons. Ercole Lupinacci, vescovo dell' Eparchia di Lungro, tradusse anche ilmessale lati- no. Nutriva l'incrol1abile speranza che gli arbereshe di rito latino dell' Eparchia avrebbero ascoltato la messa in albanese. Ritengo questa sua fatica una testimonianza di rispetto nei confronti del rito latino che, assieme a quello bizantino, onora I'unico e tra- scendente Signore del1a Chiesa. Potrei qui terminare col dantesco "messo t 'ho innanzi, omai per te ti ciba" ma prima vogl io segnalare la val idita dell 'insegna- mento dell' albanese che non conosce tramonti se non momen- tanei. L'opera di papa Gjergji e un atto di fede in questa intramontabilita. Dhokse past papa Gjergji \si nde qiell ashtu nde dhe. REPERTORIO BIBLIOGRAFICO KEN KAT SHPIRTERORE E SAKRAMENTET, 1963 KEN KAT E SHEN MERIS VELLlMII, SHTATOR 1963 KENKA SHEN MERISET'lN' ZOTI VELLlMIII, TETOR 1963 VANGJEJT,1964 APOSTOLOS, 1965 BEKIMII MATH I UHT, 1966 APOLlTIKJET E KONDAKJET, 1968 MSALTIRll DAVIDHIT, 1970 SAKRAMENTI I KURORES, 1971 APOSTULLI V. M. TH. TE BEMAT E LETRAT EAPOSTOJVET (VOLL. 1-2),1971 LlBRIIOREVET,1971 JAVAEMADHEDHEEESHEJTE,1975 LlBRI I FESTAVETTE MEDHA. 1978 EORTOLOJI (VOLL. 1-2), 1978 VANGJEJI I T'lN' ZOTIIlSU KRISHTIT \VOLL. 1-2), 1979 SAKRAMENTll VAJIT' SHEJT ( OFK.JEI), 1979 FIALORTH, 1980 SBULESA E SHEN JANIT, 1981 L1BRII SHEJTRAVETTE VITIT(VOLL. 1-12), 1982 LlBRII KRESHEMEVET (VOLL. 1-2), 1983 HISTORIA E SHEJTE (VOLL. 1-2), 1983 LlBRI I OREVET TE MEDHA NE I<'RISHTLlNDJE, THEOFANI E TEK E PREMPTIA E MADHE, 1984 PENDIKOSTARION (VOLL. 1-2), 1984 KATEKISMII VOGEL, 1985 PARAKLlTIKJI (OKTOIHOS), 1985-86 UDHA E KRIKJES ,1986 EXSAPOSTILARIA THEOTOKJIA EOTHINA FOTAGOJlKA, 1986 TEPARATKATREJAVETETRIODHllT,1987 MESHA LlTIRE PER GJITHE VITIN, 1988 MINEA, 1988-1992 :SHTATOR,TETOR,NtNTOR (VOLL. 1-2),DJETOR, JINAR (VOLL. 1-2) AKOLUTHIA NEKROSIMOS SAKRAMENTII PAGEZIMIT I Cfi. G. Schiro, Canti tradizionali ed altri saggi delle colonic albanesi di Sicilia, r.a. Palermo-Piana degli Albanesi, 1986 pag. CIX. 2 A proposito di Paolo Schiro si fa almeno riferimento alia rivista domenicale Flala e T'In Zoti distribuita nelle chiese dal 25 febbraio 1912 al23 maggio 1915 quando fu sospesa per la guerra. 3G. Schiro nel 1907 pubblica i Canti Sacri delle colonic albanesi di Sicilia; del 1923 i Canti tradizionali, di cui Ie pp.121-3 13 contengono una sezione intitolata Canti Sacri. Ma gia negli anni 1887-90 aveva pubblicato nella rivista Archivio delle tradizioni popolari di Pitre i Canti Sacri successivamente riediti nell 'Archivio albanese. 4 G. Petrotta ufficiosamente cornincio a celebrare la liturgia in albanese ma senza tradurre le preghiere segrete e le parole della consacrazione. 5QPOl\OnON , Roma 1876; 'I' AI\ THPION TOY fIPOC\)HTOY KAl BALII\EQL 1'1 AY 1'1, Venezia 1864; TPIQI'110N, Rorna 1879; nENTHKOLTAPION, Roma 1883; OKT:r2HXOL, Venezia 1895; MHNAIA TOY OI\OY ENIA YTOY, rouor; u. , Rorna 1888; MHNAIA TOY OI\OY ENIA YTOY, TOpOC; ~, Rorna 1889; MHNAIA TOY OI\OY ENIA YTOY, TO~LOC; y, Roma 1896; EYXOI\OrION TO MEr A, Rorna 1873; AnOLTOI\OL , R()I11~ 1881. 6 In D. Morelli, a cura di, Co 111 unita religiose e tninoranze linguistiche oggi in ltalia (Atti del Confemili, Palermo- Piana degli Albanesi, 1987), Roma 1988, pp. 93-100. 7 L'alfabeto da Lui adoperato non e quello di Monastir. 9

Papàs Gjergj Schirò Biblos2

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Page 1: Papàs Gjergj Schirò   Biblos2

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tanto quello di far pregare il popolo nella sua lingua con suasoddisfazione spirituale, ma anche quello di far nascere nel Iet-tore I'entusiasmo e il desiderio di apprendere meglio la sua pro-pria lingua e esprirnerla purificata anche fuori del1a preghiera,nella vita di ogni giorno."A queste difficolta papas Gjergji tentodi ovviare in vario modo. A livello lessicale si impegnonel1' epurazione dei "barbarisrni", pero, trattandosi di traduzionedi testi tecnici non sempre poteva adoperare termini arbereshee, in questi casi, attingeva 0 dal1a lingua shqipe oppure creavaneologismi: si pensi a calchi del tipo Thavrnaberes "Taumaturgo"sul modello greco, '0 8a.U/-lUTOuPY0C;,Mireprurese "Mirofore"suI modello greco Ai Mupooopot; 0 lasciava il termine grecotraslitterato nella sua grafia 7 : es. Theofor "ispirato da Dio",metani "pentimento" etc. Per spiegare le parole non apparte-nenti al1a parlata di Piana, 0 ormai desuete, predispose la reda-zione di un vocabolarietto (FIALORTH). Sempre suI pianolessicale si nota che in corrispondenza di singoli lessemi greci,10 Schiro usa piu lessemi arbereshe che possano rendere lapregnanza del corrispettivo termine greco: per es. traduce il gre-eo £KTCOp£tlO~li:VOV"precede" con due verbi "rrieth e vien" 0 ilgreco OU/-lTCPOOKUVOU/-l£vov"adorato" con tre verbi "ponisur eperfalur e proskjnisur". Quest'ultimo esempio mostra in appa-renza un « paradosso »: il verbo OU/-lTCPOOKUVOU/-l£vovreso inarberesh con tre verbi di cui due di origine greca ( ponisur eproskjnisur );in realta la nostra parlata e permeata di grecismimutuati dalla liturgia greco-bizantina.A livello di grafia si riscon-trano differenze tra l'alfabeto proposto da papas Schiro nei suoitesti e quello fissato a Monastir nel 1908;in particolare al segnoc del1a gratia ufficiale corrisponde nello Schiro il digramma tses.: tsine s. f "gelo, ghiaccio", tsohes. f. "panno, stoffa, feltro";a xh quello de es. dceshur "nudo"; a q quello kj es. kjendis v."ricarnare", kjenkj s.m. "agnello"; ax quellods es. dserk:s. m."macchia",dsiguas.m. "giogo", Questo alfabeto hasegni cherendono suoni peculiari del1a parlata di Pianaes.:hj (IPA [y]) euna fricativa palatale sorda es.:hjes.f. "ombra", hjidhem v. "ri-versarsi, precipitarsi";!/ ( IPA [y]) equivale a una fricativa vela-re senora, es.: lloje s.f. "genere, specie", llojas v."pensare.capi re,credere", llastim is. f "besternm ia". Inoltre siconsideri che a proposito del1a rappresentazione dei dittonghiascendenti (~ie-,ja-, etc.) papas Schiro preferivascrivere conila sern ivocale in al banese resa conj es.: vien pervjen .fiale perjjale.Nel1e prefazioni al1e sue opere, scritte anch'esse in albanese,papas Gjergji illustra ai lettori il contenuto e li avverte della man-Can7.2-dell' imprimatur (de iure non defacto), informa dei lavoriche non gli appartengono (es. in "Apostulli" le epistole del1adomenica sono tratte daFiala e T'In Zoti). Mi piace sottolinea-re che ha realizzato un lavoro da certosino senza I'ausilio dellamodern a tecnologia e da solo. Un'eccezione e costituitadall' EORTOLOGHION, fiutto di una intelligente collaborazionetra papa Gjergji e Mons. Sotir Ferrara, vescovodell'EparchiadiPiana degli Albanesi. Su incarico di Mons. Ercole Lupinacci,vescovo dell' Eparchia d i Lungro, tradusse anche il messale lati-no. Nutriva l'incrol1abile speranza che gli arbereshe di rito latinodell' Eparchia avrebbero ascoltato la messa in albanese. Ritengoquesta sua fatica una testimonianza di rispetto nei confronti delrito latino che, assieme a quello bizantino, onora I'unico e tra-scendente Signore del1a Chiesa.Potrei qui terminare col dantesco "messo t 'ho innanzi, omai perte ti ciba" ma prima vogl io segnalare la val idita dell 'insegna-mento dell' albanese che non conosce tramonti se non momen-tanei. L'opera di papa Gjergji e un atto di fede in questaintramontabilita. Dhokse past papa Gjergji \si nde qiell ashtunde dhe.

REPERTORIO BIBLIOGRAFICO

KEN KAT SHPIRTERORE E SAKRAMENTET, 1963KEN KAT E SHEN MERIS VELLlMII, SHTATOR 1963

KENKA SHEN MERISET'lN' ZOTI VELLlMIII, TETOR 1963VANGJEJT,1964APOSTOLOS, 1965

BEKIMII MATH I UHT, 1966APOLlTIKJET E KONDAKJET, 1968MSALTIRll DAVIDHIT, 1970SAKRAMENTI I KURORES, 1971

APOSTULLI V. M. TH. TE BEMAT E LETRAT EAPOSTOJVET(VOLL. 1-2),1971

LlBRIIOREVET,1971

JAVAEMADHEDHEEESHEJTE,1975LlBRI I FESTAVETTE MEDHA. 1978EORTOLOJI (VOLL. 1-2), 1978

VANGJEJI I T'lN' ZOTIIlSU KRISHTIT \VOLL. 1-2), 1979SAKRAMENTll VAJIT' SHEJT ( OFK.JEI), 1979FIALORTH, 1980

SBULESA E SHEN JANIT, 1981L1BRII SHEJTRAVETTE VITIT(VOLL. 1-12), 1982LlBRII KRESHEMEVET (VOLL. 1-2), 1983

HISTORIA E SHEJTE (VOLL. 1-2), 1983LlBRI I OREVET TE MEDHA NE I<'RISHTLlNDJE, THEOFANIE TEK E PREMPTIA E MADHE, 1984PENDIKOSTARION (VOLL. 1-2), 1984KATEKISMII VOGEL, 1985PARAKLlTIKJI (OKTOIHOS), 1985-86UDHA E KRIKJES ,1986EXSAPOSTILARIA THEOTOKJIA EOTHINA FOTAGOJlKA,1986TEPARATKATREJAVETETRIODHllT,1987MESHA LlTIRE PER GJITHE VITIN, 1988MINEA, 1988-1992 :SHTATOR,TETOR,NtNTOR(VOLL. 1-2),DJETOR, JINAR(VOLL. 1-2)

AKOLUTHIA NEKROSIMOSSAKRAMENTII PAGEZIMIT

I Cfi. G. Schiro, Canti tradizionali ed altri saggi delle colonic albanesi diSicilia, r.a. Palermo-Piana degli Albanesi, 1986 pag. CIX.2 A proposito di Paolo Schiro si fa almeno riferimento alia rivistadomenicale Flala e T'In Zoti distribuita nelle chiese dal 25 febbraio1912 al23 maggio 1915 quando fu sospesa per la guerra.3G. Schiro nel 1907 pubblica i Canti Sacri delle colonic albanesi diSicilia; del 1923 i Canti tradizionali, di cui Ie pp.121-3 13 contengonouna sezione intitolata Canti Sacri. Ma gia negli anni 1887-90 avevapubblicato nella rivista Archivio delle tradizioni popolari di Pitre iCanti Sacri successivamente riediti nell 'Archivio albanese.4 G. Petrotta ufficiosamente cornincio a celebrare la liturgia in albanesema senza tradurre le preghiere segrete e le parole della consacrazione.5QPOl\OnON , Roma 1876; 'I'AI\ THPION TOY fIPOC\)HTOYKAl BALII\EQL 1'1AY 1'1, Venezia 1864; TPIQI'110N, Rorna 1879;nENTHKOLTAPION, Roma 1883; OKT:r2HXOL, Venezia 1895;MHNAIA TOY OI\OY ENIA YTOY, rouor; u. , Rorna 1888;MHNAIA TOY OI\OY ENIA YTOY, TOpOC; ~, Rorna 1889;MHNAIA TOY OI\OY ENIA YTOY, TO~LOC; y, Roma 1896;EYXOI\OrION TO MEr A, Rorna 1873; AnOLTOI\OL , R()I11~1881.6 In D. Morelli, a cura di, Co 111unita religiose e tninoranze linguisticheoggi in ltalia (Atti del Confemili, Palermo- Piana degli Albanesi, 1987),Roma 1988, pp. 93-100.7 L'alfabeto da Lui adoperato non e quello di Monastir.

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