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Spedizione in A.P. - 45% art. 2 Comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Firenze - Settimanale - 1,50 Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXVII - N. 18 - 9 maggio 2013 OPPONIAMOCI AL GOVERNO LETTA-BERLUSCONI CHE AFFOSSA IL CAMBIAMENTO DEMOCRATICO BORGHESE E UFFICIALIZZERÀ IL REGIME NEOFASCISTA, PRESIDENZIALISTA E FEDERALISTA LOTTIAMO PER CAMBIARE L’ITALIA COL SOCIALISMO E COL POTERE DEL PROLETARIATO IMPOSTO DA NAPOLITANO CHE HA RIAPERTO LE PORTE AL NEODUCE BERLUSCONI, COME VITTORIO EMANUELE III LE APRÌ A MUSSOLINI Abbraccio governativo tra PD e PDL al servizio del capitalismo, contro il cambiamento e i lavoratori SOLO IL SOCIALISMO PUÒ CAMBIARE L’ITALIA E DARE IL POTERE AL PROLETARIATO Documento dell’Ufficio politico del PMLI Comunicato dell’Ufficio stampa del PMLI ASSURDA SPARATORIA A PALAZZO CHIGI PAG. 16 PAG. 2 PAGG. 8-13 PAG. 2 IL 25 APRILE E’ VIVO Il M5S, come il PDL, ha disertato le celebrazioni della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. L’inciucio governativo tra PD e PDL raggiunto nel giorno stesso dello storico evento offende la Resistenza. Fischiati Grasso, Fassino e Burlando. A Niscemi contro il Muos LE COMPAGNE NAPOLETANE DIRETTE DA VALENTINA IN PRIMA LINEA. A PRATO IL PMLI IN UN FRONTE UNITO ANTIFASCISTA. A CATANIA L’ANPI INVITA IL PARTITO ALLA TESTA DEL CORTEO. A MILANO IL PMLI PORTA IN PIAZZA IL RITRATTO DI STALIN. URBAN INTERVISTATO DALLA “NUOVA PROVINCIA DI BIELLA”. A VARESE I MARXISTI-LENINISTI ANIMANO IL CORTEO CON CORI E CANTI PARTIGIANI. A FUCECCHIO I MARXISTI-LENINISTI INVITATI A PRANZO DALL’ANPI Modena, 25 Aprile 2013. Manifestazione per il 68° Anniversario della Libera- zione. Il compagno Federico Picerni, Responsabile del lavoro giovanile del CC del PMLI, tiene ben alte le bandiere dei Maestri e del Partito (foto Il Bolscevico) Arzano (Napoli), 25 Aprile 2013. La compagna Valentina durante l’apprezzato intervento all’assemblea svoltasi a conclusione del corteo

Il bolscevico n°18-2013

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Oppoaniamoci al governo Letta-Berlusconi che affossa il cambiamento democratico-borghese ed ufficializzerà il regime neofascista, presidenzialista e federalista. Lottiamo per cambiare l'Italia, col socialismo e col potere del proletariato

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Page 1: Il bolscevico n°18-2013

Spedizione in A.P. - 45% art. 2 Comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Firenze - Settimanale - € 1,50 Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXVII - N. 18 - 9 maggio 2013

OPPONIAMOCIAL GOVERNO LETTA-BERLUSCONICHE AFFOSSA IL CAMBIAMENTO DEMOCRATICO BORGHESE E UFFICIALIZZERÀ

IL REGIME NEOFASCISTA, PRESIDENZIALISTA E FEDERALISTA

LOTTIAMO PER CAMBIARE L’ITALIACOL SOCIALISMO E COL POTERE DEL PROLETARIATO

IMPOSTO DA NAPOLITANO CHE HA RIAPERTO LE PORTE AL NEODUCE BERLUSCONI, COME VITTORIO EMANUELE III LE APRÌ A MUSSOLINI

Abbraccio governativo tra PD e PDLal servizio del capitalismo,

contro il cambiamento e i lavoratoriSOLO IL SOCIALISMO PUÒ CAMBIARE L’ITALIA E DARE

IL POTERE AL PROLETARIATO

Documento dell’Ufficio politico del PMLI

Comunicato dell’Uffi cio stampa del PMLI

ASSURDA SPARATORIAA PALAZZO CHIGI

PAG. 16

PAG. 2

PAGG. 8-13

PAG. 2

IL 25 APRILE E’ VIVOIl M5S, come il PDL, ha disertato le celebrazioni della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. L’inciucio governativo tra PD e PDL raggiunto nel giorno stesso dello storico evento offende la Resistenza. Fischiati Grasso, Fassino e Burlando. A Niscemi contro il Muos

LE COMPAGNE NAPOLETANE DIRETTE DA VALENTINA IN PRIMA LINEA. A PRATO IL PMLI IN UN FRONTE UNITO ANTIFASCISTA. A CATANIA L’ANPI INVITA IL PARTITO ALLA TESTA DEL CORTEO. A MILANO IL PMLI PORTA IN PIAZZA IL RITRATTO DI STALIN. URBAN INTERVISTATO DALLA “NUOVA PROVINCIA DI BIELLA”. A VARESE I MARXISTI-LENINISTI ANIMANO IL CORTEO CON CORI E CANTI PARTIGIANI. A FUCECCHIO I MARXISTI-LENINISTI INVITATI A PRANZO DALL’ANPI

↖ Modena, 25 Aprile 2013. Manifestazione per il 68° Anniversario della Libera-zione. Il compagno Federico Picerni, Responsabile del lavoro giovanile del CC del PMLI, tiene ben alte le bandiere dei Maestri e del Partito (foto Il Bolscevico)

Arzano (Napoli), 25 Aprile 2013. La compagna Valentina durante l’apprezzato intervento all’assemblea svoltasi a conclusione del corteo

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2 il bolscevico / governo letta N. 18 - 9 maggio 2013

IMPOSTO DA NAPOLITANO CHE HA RIAPERTO LE PORTE AL NEODUCE BERLUSCONI, COME VITTORIO EMANUELE III LE APRÌ A MUSSOLINI

Abbraccio governativo tra PD e PDLal servizio del capitalismo,

contro il cambiamento e i lavoratoriSOLO IL SOCIALISMO PUÒ CAMBIARE L’ITALIA E DARE IL POTERE AL PROLETARIATO

Dopo due mesi dalle elezioni la classe dominante borghese in camicia nera è riuscita a forma-re un governo, superando lo stal-lo creato dai risultati elettorali e soffocando la domanda di cambia-mento che essi comunque espri-mevano. E lo ha fatto attraver-so la soluzione che ha voluto fin dall’inizio, che volevano i merca-ti finanziari, la massoneria inter-nazionale dei capitalisti e dei suoi adepti - di cui Enrico Letta è un esponente come il suo predecesso-re Monti - l’Unione europea impe-rialista, la Confindustria, il Vatica-no, il nuovo Vittorio Emanuele III, Napolitano, e il nuovo Mussolini, Berlusconi: l’abbraccio governa-tivo tra il principale partito della “sinistra” borghese e il nuovo par-tito fascista del neoduce di Arcore, nel tentativo di salvare il capitali-smo italiano dalla bancarotta sca-ricando la crisi sui lavoratori e le masse popolari, e rafforzare il re-gime neofascista approvando in-sieme la controriforma presiden-zialista della Costituzione.

Un governo di cui Berlusco-ni ha in mano le chiavi e può far cadere quando vuole, presieduto da un ex democristiano mai stato ostile, anzi imparentato con il suo consigliere Gianni Letta, in ogni caso saldamente presidiato alla vi-cepresidenza dal suo primo gerar-ca, Alfano. E con i ministeri più importanti e di peso da lui diret-tamente controllati, a cominciare da quello dell’Interno affidato allo stesso Alfano: un ministero chia-ve per controllare partiti avversa-ri e magistrati troppo zelanti e per

reprimere il dissenso e le lotte so-ciali. E magari, visto che controlla anche i servizi segreti, per imba-stire provocazioni per accusare di “fomentare la violenza” chi si op-pone al governo dell’inciucio.

Non per nulla, lui che solo po-chi mesi fa veniva dato per finito dalla rimbambita e complice “si-nistra” borghese, che ora lo riabi-lita e lo riporta al governo, ostenta arie da “statista” e parla e si com-porta come fosse lui il vero capo dell’esecutivo, che considera non senza ragione una sua diretta crea-tura. E già si propone come futu-ro presidente della Convenzione che dovrà stendere la controrifor-ma della giustizia e quella presi-denzialista della Costituzione: una nuova Bicamerale golpista, già propostagli da Bersani, e che ora fa parte integrante degli accordi stretti con Letta.

Ruolo decisivodel presidenzialista

NapolitanoA riaprirgli le porte del gover-

no, prima imponendo lo stop ai suoi processi e poi spingendo il PD nelle sue braccia, è stato il rin-negato Napolitano, così come il Re Vittorio Emanuele III aprì le por-te alla dittatura fascista di Musso-lini. Per tutta la durata della crisi, e fino al giuramento del governo, infatti, il rinnegato del comunismo inquilino del Quirinale ha avuto in mente un’unica soluzione: il go-verno delle “larghe intese” tra PD, PDL e Scelta civica, isolan-do le “ali estreme” di SEL e del

Comunicato dell’Uffi cio stampa del PMLI

ASSURDA SPARATORIA

A PALAZZO CHIGIIl PMLI condanna senza in-

dugio la sparatoria di Palazzo Chigi ed esprime la propria soli-darietà ai due carabinieri grave-mente feriti, alla passante e alle loro famiglie.

Di questo assurdo gesto com-messo da un disoccupato cala-brese sono responsabili il capita-lismo e i suoi governanti che non hanno a cuore le necessità delle masse popolari, e che spingono ad azioni disperate chi non vede prospettive per il suo futuro.

È anche possibile che dietro la sparatoria ci sia lo zampino di forze occulte istituzionali per giustificare l’inciucio governati-

vo tra PD e PDL imposto da Na-politano, nuovo Vittorio Ema-nuele III.

Comunque la via per risolve-re radicalmente i problemi del-le masse non è quella del ribel-lismo individuale, bensì quella della lotta di classe, della conqui-sta del socialismo e del potere da parte del proletariato, dell’oppo-sizione al governo Letta-Berlu-sconi al servizio del capitalismo, che affosserà il cambiamento de-mocratico borghese e che uffi-cializzerà il regime neofascista e presidenzialista.

L’Ufficio stampa del PMLI29 aprile 2013

Movimento 5 Stelle, come aveva già auspicato Monti. Un obiettivo che ha fatto suo e perseguito con ostinazione e piglio presidenziali-sta, arrogandosi poteri di arbitrag-gio e di indirizzo che la Costitu-zione non gli consentiva, ma che egli ha usato come se si fosse già in una repubblica presidenziale. È solo una curiosa coincidenza che lo stesso giorno del suo discorso di insediamento siano stati distrutti i file con le intercettazioni secretate delle sue telefonate con Mancino?

Tanto aveva voluto questo go-verno che Napolitano non aveva offerto nessuna sponda al tentati-vo di Bersani di cercare un accor-do di governo coi grillini, facendo invece asse con la maggioranza in-ciucista del PD (dalemiani, ex DC, veltroniani, renziani) per costrin-gere Bersani a invertire la rotta e spingerlo all’accordo col neodu-ce. Cosa che alla fine si è realiz-zata immediatamente dopo la sua rielezione a capo dello Stato, che è costata al PD una drammatica spaccatura e frantumazione, il si-luramento di due candidati di peso come Marini e Prodi, la cadu-ta della segreteria Bersani e la ri-volta della base del partito insorta contro il ribaltamento della linea e l’inciucio con il PDL.

Nel suo discorso di insedia-mento davanti al parlamento, sot-tolineato in ogni suo passaggio dagli applausi ostentatamente pla-teali di Berlusconi, che come un boss mafioso si atteggiava a vero vincitore di tutta l’operazione Quirinale, Napolitano non aveva esitato ad usare il ricatto delle sue dimissioni e delle urne anticipate per ricompattare il gregge sbanda-to del PD e spingerlo in bocca al lupo di Arcore, sedando ogni resi-duo dissenso o resistenza: “Se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozza-to nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al paese. Non si può più, in nessun campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione prati-cabile, alla decisione netta e tem-pestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per soprav-vivere e progredire la democrazia e la società italiana”, era stata la sua fosca minaccia.

Rivolta a chi? Non certo al neo-duce, il quale fin dall’inizio aveva recitato la parte del “responsabile” di fronte all’emergenza del paese proponendo le “larghe intese” col PD, oppure il ritorno immedia-to alle urne. Non per nulla avreb-be poi dichiarato raggiante e con studiata enfasi di aver sentito “un discorso straordinario, il miglio-re che ho sentito in parlamento in vent’anni di politica”. Mentre con la coda tra le gambe Bersani si li-mitava a commentare che “Napo-litano ha detto quello che doveva dire”. È logico perciò dedurre che l’oggetto della rampogna di Napo-litano era solo il PD, che difatti il giorno dopo correva a portargli al

Quirinale la resa totale e incondi-zionata della Direzione nazionale, aprendo al strada al governo Let-ta-Berlusconi.

Al serviziodel capitalismo

e del presidenzialismo

Al di là dello specchietto per al-lodole dei “volti nuovi”, del “rin-giovanimento” della compagine e della “forte presenza femminile”, il governo Letta-Berlusconi, per na-tura politica, composizione e pro-gramma, è un governo neofascista, antioperaio e antipopolare al servi-zio del capitalismo, nato in perfetta continuità con i precedenti governi Monti e Berlusconi, per affossare le speranze democratico borghesi di cambiamento espresse dal voto e sancire ufficialmente il regime neofascista e presidenzialista.

Della sua natura politica, ossia la genesi che ha prodotto questo nuovo mostro nato dal vergognoso connubio tra la “sinistra” borghese rinnegata, liberale e democristia-na, e il nuovo partito fascista del neoduce di Arcore, abbiamo già detto sopra. Per quanto riguarda la composizione è un riflesso perfet-to di questo connubio: a comincia-re dallo stesso Enrico Letta, nipote dell’eminenza grigia di Berlusco-ni, Gianni Letta; membro come Monti di tutte le tre logge masso-niche internazionali, Bilderberg, Trilateral e Aspen, il che spiega anche il famoso biglietto con cui si metteva “a disposizione” che pas-sò a Monti quando presentò il suo governo in parlamento; animato-re da anni del think-tank trasver-sale e inciucista “VeDrò” tra i cui dirigenti c’è anche la neoministra berlusconiana alle Politiche agri-cole, Nunzia De Girolamo, moglie del suo braccio destro Francesco Boccia, quello che ha minacciato di espulsione dal PD i parlamen-tari che non votassero al fiducia al governo.

Il marchio di fabbrica del neoduce

Ma al di là delle biografie dei rispettivi titolari, che del resto co-minciamo a pubblicare a parte, ba-sterà dire che tra i ministeri più importanti, quelli con i portafogli più ricchi, o anche senza ma po-liticamente più di peso, gli uomi-ni e le donne del neoduce fanno la parte del leone: Interni (Alfano, che ha anche la vicepresidenza del Consiglio), Infrastrutture (il cielli-no Lupi), Salute (Lorenzin), Poli-tiche agricole (De Girolamo), Ri-forme (l’ex “saggio” nominato da Napolitano, Quagliariello). A cui vanno aggiunti i montiani, ormai diventati loro satelliti, a cui sono stati dati la Giustizia (alla basto-natrice di operai Cancellieri, e, c’è da giurarci, futura bastonatrice di magistrati per conto di Berlusconi,

incredibilmente lodata anche da Roberto Saviano), la Difesa (col ciellino ex PDL e altro ex “sag-gio” di Napolitano, Mario Mauro), gli Affari europei (Moavero) e la Semplificazione (all’UDC D’Alia, noto per essere stato estensore del ddl-bavaglio per Internet).

Poi ci sono i cosiddetti “tecni-ci”, come l’ex direttore di Banki-talia Saccomanni (Economia), lanciato a suo tempo da Berlusco-ni per la successione a Draghi, che garantisce la continuità della poli-tica di “rigore” della UE e di Mon-ti; il lettiano ex presidente Istat Giovannini (Lavoro) e la lettiana Carrozza all’Istruzione. Anche la liberista e filoimperialista Boni-no agli Esteri non può certo esse-re ascritta alla “sinistra”, sia pure di regime.

A quest’ultima, come benser-vito per aver donato il sangue, re-stano solo le briciole. Il PD infatti si spartisce col manuale Cencel-li solo ministeri senza portafoglio e di secondo piano: ai dalemiani vanno i Beni culturali (Bray) e la Coesione territoriale (Trigilia); ai bersaniani lo Sviluppo economico (Zanonato), lo Sport (Idem) e l’In-tegrazione (Kyenge); al renziano e federalista Delrio va il ministe-ro degli Affari regionali, all’ex DC Franceschini i Rapporti col parla-mento, e al “giovane turco” Orlan-do va il ministero dell’Ambiente. Per ironia della storia tra tutti i 21 ministri la stragrande maggioran-za sono di provenienza DC, in tut-te le sue varie sfumature, dalla “si-nistra” fino a CL. Di provenienza dal PCI revisionista c’è solo l’ex neopodestà federalista di Padova, Zanonato. Alla fine della loro in-terminabile “espiazione” i tradito-ri e i rinnegati del comunismo si ritrovano con un pugno di mosche in mano, mentre i democristiani sono sempre sulla breccia!

Governo politicoper cambiare

la CostituzioneQuanto al programma, così

come Letta lo ha esposto in parla-mento, e su cui torneremo più spe-cificamente in un prossimo artico-lo, a un primo sguardo balzano in evidenza due cose: la prima è che sembra calato di peso da quello elettorale di Berlusconi, pieno di promesse mirabolanti di riduzioni fiscali, interventi per l’occupazio-ne, i giovani, le famiglie in diffi-coltà, ecc., senza indicare peraltro dove verranno reperite le risorse necessarie. Si presume come al so-lito da altri tagli alla spesa, come sanità, pensioni, scuola, servizi so-ciali, Regioni e Comuni, dato che non si fa cenno di tagli alle spese militari, alle grandi opere inutili e devastanti come Tav e ponte sul-lo Stretto, e men che meno a uno straccio di patrimoniale. Di certo c’è solo la sospensione della rata Imu di giugno, in attesa di una sua “rimodulazione”, affinché il neo-

duce possa cantar vittoria e mo-strare ai suoi elettori che mantiene le promesse.

La seconda è che questo è tut-t’altro che un governo “di scopo”, creato per fare solo due o tre cose essenziali, come la legge eletto-rale e i provvedimenti più urgen-ti per l’economia e l’occupazione, e poi tornare il più rapidamente possibile alle urne, come era sta-to spacciato dal PD per giustifi-care l’inciucio: questo è un go-verno politico, come del resto hanno sottolineato gli stessi Na-politano, Berlusconi e Letta, nato per durare nel tempo, almeno nel-le intenzioni, e per ridisegnare ra-dicalmente in senso presidenziali-sta l’“architettura costituzionale”, tanto che il premier ha assegnato alla Convenzione che dovrà occu-parsene (e che Berlusconi vuole presiedere) un orizzonte tempora-le di 18 mesi.

Non a caso Alfano ha salutato il discorso di Letta come “musi-ca per le nostre orecchie”. E non ci sarebbe neanche bisogno di ag-giungere che non si parlerà più di conflitto di interessi, né di leg-gi contro la corruzione, né tanto meno di ineleggibilità di chi de-tiene concessioni statali, come il padrone di Mediaset, per esempio. Anzi, questo governo nasce per arrivare alla “pacificazione nazio-nale”, o più specificamente alla “pacificazione giudiziaria” (per l’imputato Berlusconi, s’intende), come ha svelato e chiesto sfaccia-tamente il capogruppo dei deputati PDL, Brunetta.

Non dare treguaal governo

Letta-BerlusconiA questo governo non va dato

perciò il minimo credito né la mi-nima tregua. E neanche un’opposi-zione “responsabile e costruttiva”, come hanno annunciato sia Ven-dola che il M5S, perché ciò rap-presenta solo una sua opportuni-stica copertura parlamentare, che servirà solo a concedergli tregua e tempo per attuare i suoi obiettivi antioperai, neofascisti e presiden-zialisti. L’opposizione al gover-no Letta-Berlusconi non può che essere un’opposizione di classe, di massa fuori dal Palazzo, nelle fabbriche, nelle scuole, nelle uni-versità e nelle piazze. Un’oppo-sizione dura, totale e di lotta, per farlo cadere il più presto possibi-le e riaprire la strada al vero cam-biamento che vuol dire abbattere il capitalismo, rovesciare dal pote-re la classe dominante borghese e conquistare una nuova società go-vernata finalmente dal proletaria-to, il socialismo. Altrimenti, come anche questa vicenda dimostra in maniera lampante, il capitalismo riuscirà sempre a rimpiazzare ogni suo governo caduto con un altro al suo servizio, e non sarà possibile cambiare veramente l’Italia e dare il potere al proletariato.

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N. 18 - 9 maggio 2013 governo letta / il bolscevico 3

LETTA, ESPONENTE DELL’IMPERIALISMO ITALIANO E EUROPEO,

AMICO DELL’IMPERIALISMO AMERICANOGrande mediatore e tessitore di

rapporti al di là degli schieramen-ti, europeista convinto da sempre, membro di superlobby internazio-nali come la Trilateral Commis-sion, l’Aspen e il gruppo Bilder-berg. Insomma, un democristiano doc coltivato fin dalla culla per divenire un esponente di spicco dell’imperialismo italiano ed eu-ropeo, nonché amico dell’impe-rialismo americano: questo, nella sostanza, è il nuovo premier Enri-co Letta.

Ben lo sapeva Napolitano quan-do, nel presentare il premier inca-ricato, ne metteva in risalto, alla faccia della giovane età, il ricco curriculum interno e internaziona-le quasi a garantire e rassicurare la classe dominante borghese, l’alta finanza italiana e internazionale, la Ue imperialista, che Letta si collo-ca in piena continuità con i gover-ni precedenti Monti e Berlusconi. E non sarà certamente un caso che la prima cosa che ha promesso ap-pena ottenuta la fiducia è di visita-re “in un unico viaggio Bruxelles, Berlino e Parigi per dare subito il segno che il nostro è un governo europeo ed europeista”.

Europeistae democristianodi lungo corso

Nato a Pisa il 20 agosto 1966, figlio di Giorgio Letta, docente di matematica all’Università di Pisa. Sposato in seconde nozze con la giornalista del Corriere della Sera, Gianna Fregonara, della cui carriera si vanta niente di meno che l’attuale direttore responsa-bile de “Il Giornale” della fami-glia Berlusconi, Alessandro Sal-lusti, che l’ebbe come dipendente quando era capo cronaca di Mila-no del Corriere. Tre figli e tifoso del Milan di cui ha fondato il club a Montecitorio.

La sua formazione è all’inse-gna dell’Europa come si può rico-struire direttamente dalla biogra-fia con cui si presenta sul suo sito: “Ha alle spalle un percorso umano e formativo all’insegna dell’Euro-

pa – si legge -, dall’infanzia a Stra-sburgo, dove frequenta la scuola dell’obbligo, alla laurea in Dirit-to internazionale all’Università di Pisa. Sempre a Pisa consegue il dottorato di ricerca in Diritto delle comunità europee alla Scuola Su-periore S. Anna”. Letta ha fra l’al-tro svolto attività di insegnamento e di ricerca presso la stessa Scuola S. Anna di Pisa e l’Haute Ècole de Commerce di Parigi.

Ufficialmente entra in politica a 25 anni quando diventa presiden-te dei giovani del Partito popolare europeo. In realtà già a 14 anni si iscrive al Movimento degli stu-denti dell’Azione cattolica. Il suo percorso democristiano è segnato fin da quando lo zio, Gianni Let-ta, eminenza grigia di Berlusconi, ma allora direttore del Tempo, lo carica sulla sua Mini Morris e lo conduce a dodici anni in via Fani, nel luogo dove il 16 marzo 1978 è stato rapito il presidente democri-stiano Aldo Moro e uccisa la sua scorta.

Mentre si laurea accetta di fare il segretario di un giovane pisano, Simone Guerrini, che è diventato il leader dei giovani democristiani. Guerrini lo fa diventare presidente dei giovani popolari europei e lo catapulta a Bruxelles.

Conosce Beniamino Andreat-ta nel 1990 e diventa ricercatore dell’Arel, l’Agenzia di ricerche e legislazione (il think tank fondato nel 1976) di cui è segretario gene-rale dal 1993. Diventa il consiglie-re di Andreatta che lo porta con sé a capo della segreteria al ministe-ro degli Esteri nel governo Ciam-pi. Lo stesso Ciampi, nel 1996, lo chiamerà al ministero del Tesoro come segretario generale nel co-mitato per l’Euro.

La carriera politicae governativa

Nel 1997 Franco Marini lo no-mina, con Dario Franceschini, vi-cesegretario del PPI. Diventa il ministro più giovane della Repub-blica - superando il primato di An-dreotti, e battuto solo recentemen-

te dalla Melandri -, con la nomina a ministro per le politiche comu-nitarie del governo D’Alema I nel 1998. Il primo a congratularsi è proprio lo zio Gianni che si com-muove al telefono.

Nel 2000 è ministro dell’In-dustria, Commercio e Artigiana-to nel secondo governo D’Alema succedendo proprio a Bersani. In-carico che conserva con il gover-no Amato, per il quale è anche mi-nistro del Commercio con l’estero fino al 2001. Nel 2001 diventa de-putato per la prima volta e s’iscri-ve alla Margherita di cui diventa il responsabile nazionale per l’eco-nomia.

Nel giugno 2004 rassegna le dimissioni dalla Camera e viene eletto deputato europeo nella lista Uniti nell’Ulivo. Iscritto al grup-po parlamentare dell’Alleanza dei Liberali e Democratici per l’Eu-ropa, è stato membro della Com-missione per i problemi economi-ci e monetari; della Commissione temporanea sulle sfide e i mezzi fi-nanziari dell’Unione allargata nel periodo 2007-2013; della Delega-zione per le relazioni con i paesi del Maghreb e l’Unione del Ma-ghreb arabo (compresa la Libia).

Nella XV legislatura è di nuovo deputato italiano e tra il 17 maggio 2006 e l’8 maggio 2008 è sottose-gretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri nel go-verno Prodi.

Nel 2007 si candida alla se-greteria nel neonato PD batten-dosi alle primarie contro Veltroni e la Bindi e piazzandosi terzo con l’11% dei consensi. Nel 2008 vie-ne chiamato da Veltroni a far parte del governo ombra del PD in quali-tà di responsabile del welfare. Nel 2009, in occasione del congresso del PD, decide di appoggiare Ber-sani e la mozione che lo sostiene. Il 9 novembre 2009 – dopo le pri-marie che eleggono Bersani segre-tario nazionale – viene nominato dall’Assemblea nazionale vicese-gretario unico del PD.

Nel gennaio 2012 Letta viene accusato da Luigi Lusi, ex tesorie-re della Margherita e inquisito per

aver sottratto ingenti somme di de-naro dalle casse del partito, di es-sere uno dei destinatari di tali sol-di.

Nell’aprile 2013, dopo le di-missioni dell’intera segreteria del PD a seguito del fallimento del-l’elezione di Marini e Prodi alla presidenza della Repubblica, Let-ta è diventato ufficialmente il reg-gente del PD, fino al prossimo congresso.

Abile tessitore trasversalee inciucista

Fin da quando diventa il pupil-lo di Andreatta, Letta ha accesso ai salotti buoni della finanza, del-l’industria, della politica e della cultura.

Quando va al ministero dell’In-dustria, oltre a mandare in porto la privatizzazione del gas, tesse fitti rapporti con imprenditori, mana-ger, politici e grandi commis. Una rete che Letta coltiva accurata-mente attraverso l’Arel ma anche dando vita a strumenti trasversali ai vari schieramenti come VeDrò, il centro studi fondato nel 2005 insieme a Marco Meloni e che si svolge ogni anno d’agosto, a par-lamento chiuso, vicino a Trento, a Dro, riunendo per tre giorni espo-nenti trenta-quarantenni di PD e PDL (e non solo), giornalisti, im-prenditori, attori, qualche studen-te per discutere di politica ed eco-nomia.

Anno dopo anno si calcola che siano almeno in 4.000 gli affezio-nati all’evento che seppur in sordi-na macina rapporti, amicizie e ra-gnatele politiche e finanziarie. Fra questi, guarda caso, è ospite fisso anche Giulio Napolitano, figlio del presidente della Repubblica. Ed è lì che probabilmente Letta ha ap-prezzato la berlusconiana Nunzia De Girolamo, che oggi ha nomi-nato ministro delle Politiche agri-cole, nota anche per essere sposata con il suo braccio destro, France-sco Boccia, colui che ha minac-ciato di espulsione dal PD i parla-mentari che non avessero votato la

Letta e Alfano se la ridono dopo che il governo ha ricevuto il voto di fi ducia parlamentare

Quando Letta negava qualsiasi governo con BerlusconiIl governo si regge su un patto

politico chiaro: il Pd si è assunto la responsabilità di stare in una maggioranza con chi ci ha ridotto così, a patto che l’interlocutore non fosse Berlusconi (3-7-12). L’ipotesi di una grande coali-zione col Pdl dopo le elezioni è molto lontana. E la lontananza è data dal ritorno in campo di Sil-vio Berlusconi, che rende questa ipotesi poco credibile (22-8-12). Quella di una Grande Coalizione col Pdl è una prospettiva com-pletamente affossata dal ritorno di Berlusconi, responsabile della situazione molto negativa nella quale il Paese si è ritrovato (23-8-12). Nella prossima legislatura non possiamo governare con un patto politico con Berlusconi. Ha distrutto il lavoro di Alfano per rendere il Pdl un normale partito conservatore europeo e l’ha fatto tornare alla logica di Arcore, per noi inaccettabile (3-10-12). La prospettiva di un Berlusconi-5 la vendetta è una idea repellente

rispetto alla buona politica (1-12-12). Tra Pd e Monti ci sarà dialo-go e competizione leale. Il nostro avversario comune è Berlusconi (23-12-12). Se dovesse esserci necessità di governare con un alleato, non potremmo rivolgerci né a Berlusconi né a Grillo: il ra-gionamento andrà fatto con colo-ro con cui condividiamo la scelta europeista e dunque con Monti e le forze di centro (28-12-12). Ri-sponderemo colpo su colpo alle parole vergognose sul presidente Napolitano pronunciate da Silvio Berlusconi (31-12-12). Alle bugie di Berlusconi risponderemo col-po su colpo. Bisognerebbe aprire una commissione parlamentare d’inchiesta su di lui (2-1-13).

Il disastro e la vergogna. Berlu-sconi, con lo spettacolo, cerca di far dimenticare entrambi al Pae-se. Lui è il nostro vero avversario. E dobbiamo battere il suo popu-lismo. Confidiamo nella memoria degli italiani che sanno che, dopo tre anni di governo Berlusconi, le

famiglie e le imprese si trovavano a pagare i mutui cinque volte tan-to rispetto a tedeschi e francesi (12-1-13). Berlusconi non torna, perché i danni che ha fatto al Paese sono tanti e gli italiani non hanno una memoria così fallace (14-1-13). L’Italia è stata distrutta da Berlusconi, che sta cercando ancora una volta di rendere que-sta campagna elettorale ansioge-na ai limiti della guerra civile (15-1-13). C’è stato un periodo in cui andando all’estero a noi italiani ci deridevano per il ‘bunga bunga’ piuttosto che apprezzarci per i tanti cervelli costretti a emigra-re (25-1-13). Berlusconi è come Sylvester Stallone o Jean-Claude Van Damme nel film I mercenari, come quei personaggi che ritor-nano e a 65 anni fanno le cose che facevano quando ne avevano a 25: patetico e bollito (30-1-13).

La proposta di rimborsare l’Imu finanziando l’operazione con la tassazione dei capitali ita-liani in Svizzera non è credibile:

perché la fa Berlusconi, perché è basata su premesse che non ten-gono conto della verità, perché non si poggia sulla possibilità di realizzarla dal punto di vista della solidità politica. Berlusconi è l’uo-mo che ha fatto quasi fallire l’Italia e che ora si ripropone, rovescian-do la verità e facendo promesse irrealizzabili, contando sul fatto che gli italiani ogni tanto hanno la memoria corta. L’alternativa è tra noi e Berlusconi (4-2-13). I voti a Berlusconi? Era assurdo pen-sare che non ci fosse chi voleva votare per chi difende l’evasione fiscale, visto che in Italia c’è il 20 per cento di evasione fiscale e gli evasori fiscali votano (8-2-13). Abbiamo chiaro da tempo che l’errore fatto negli anni 90 e quan-do abbiamo governato è stato di non riuscire a fare una buona leg-ge sul conflitto di interessi e la ri-forma del sistema radiotelevisivo. E anche se i buoi sono scappati dalla stalla, in questa legislatura bisogna rimediare a tutti i costi: il

Pd obbligherà Berlusconi a scio-gliere i suoi conflitti di interesse se si vuole ricandidare. Il suo ruo-lo di tycoon mediatico è emerso in tutta la sua pesantezza anche in questa campagna elettorale.

Sarebbe cambiata la storia del Paese se la legge si fosse fatta prima, perché Berlusconi ha usato in modo sempre scorretto il suo potere (21-2-13). Nel dire no a un governo con Berlusconi non dobbiamo avere alcuna ambigui-tà, mentre dobbiamo sfidare Grillo senza rincorrerlo (6-3-13). Grande coalizione? Fossimo in Germania e ci fosse la Merkel sarebbe la so-luzione perfetta. Purtroppo siamo in Italia e c’è Berlusconi, la vedo complicata (8-3-13). L’agenda del Pdl ha un solo punto: la difesa di Berlusconi (9-3-13). Non tenti la destra di rovesciare le cose e usa-re il monito di Napolitano a coper-ture delle proprie ingiustificabili manifestazioni sulle scalinate del Tribunale di Milano. Pensi il Pdl in-vece a riflettere sulle argomenta-

fiducia al governo.Un altro centro di rapporti tra-

sversali è l’Intergruppo per la sussidiarietà che Letta anima a Montecitorio insieme all’amico Maurizio Lupi (PDL), ora nomi-nato ministro alle Infrastrutture e ai trasporti, organizzando mee-ting, riunioni, seminari. Molti di quelli che partecipano a VeDrò poi si ritrovano nell’Intergruppo. Infi-ne c’è anche l’associazione “360”, nata quando Letta sfidò Veltroni e la Bindi nel 2007 con le primarie e la cui anima è Monica Nardi, la responsabile della comunicazione nonché consigliera per il program-ma di governo.

In onore della sua trasversalità, nell’estate del 2011, Letta ha par-tecipato anche al Meeting di Rimi-ni di Comunione e liberazione.

Membrodelle superlobby internazionali

Ma le sue frequentazioni van-no ben al di là dell’Italia. Egli ap-partiene, infatti, come il suo pre-decessore Monti, alle tre logge massoniche internazionali Bilder-berg, Trilateral e Aspen. Le più potenti superlobby internaziona-li, vere e proprie centrali occulte di tipo massonico, chiuse, ristret-te, riservate, in cui banchieri, po-litici e industriali tracciano le li-nee guida comuni e le strategie per salvaguardare il sistema ca-pitalistico e farlo prosperare a li-vello planetario. Letta è vicepre-

sidente dell’Aspen Institute Italia dal 2004. Membro del comitato europeo della Commissione Tri-laterale e nel 2012 ha partecipato su invito alla riunione del Gruppo Bilderberg presso Chantilly, Virgi-nia, Usa.

Sarà per la comune frequenta-zione che Letta si è sentito così vi-cino a Monti da spingersi a man-dargli in aula durante la seduta della fiducia, uno storico e ver-gognoso “pizzino” intercettato dai teleobiettivi, in cui l’attuale presidente del Consiglio si mette-va a disposizione: “Dimmi forme e modi con cui posso esserti utile dall’esterno… Per ora mi sembra tutto un miracolo! E allora i mira-coli esistono!”.

E al miracolo deve aver pensa-to anche Berlusconi che improv-visamente da perdente, si è vi-sto, grazie a Napolitano e a Letta, proiettato sul carro dei vincitori. Letta in particolare si è dovuto ri-mangiare in un sol boccone tutto ciò che aveva sostenuto solo fino a qualche giorno prima, quando ne-gava decisamente la possibilità di un inciucio governativo fra PD e PDL. Ma l’ambizione del giovane e rampante democristiano e la de-vozione verso l’imperialismo ita-liano ed europeo è così tanta da far superare ogni vergogna.

La classe dominante borghese, l’alta finanza, l’imperialismo eu-ropeo e americano con Letta pos-sono davvero dormire sonni tran-quilli. La classe operaia e le masse popolari, decisamente no.

zioni del Presidente e a rispettare i principi costituzionali di autono-mia dei poteri (12-3-13).

Berlusconi oggi propone un governo della concordia. Ma con quale coraggio e con quale coe-renza lo fa, dal momento che nel-l’unico caso in cui sostenevamo lo stesso governo per fronteggiare la crisi più grave del dopoguerra ha tolto la spina prima del tempo solo per i suoi interessi, perché voleva andare a fare la campagna eletto-rale? (20-3-13). Pensare che dopo 20 anni di guerra civile in Italia, na-sca un governo Bersani-Berlusco-ni non ha senso. Il governissimo come è stato fatto in Germania qui non è attuabile (8-4-13).

Dichiarazioni di Enrico Let-ta espresse nelle date indica-te a conclusione di ciascuna citazione e pubblicate da Il Fatto Quotidiano del 26 apri-le 2013 sotto il titolo: “Ha di-strutto l’Italia, mai al governo con Berlusconi”.

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4 il bolscevico / governo letta N. 18 - 9 maggio 2013

ATLANTISTA DI FERRO,ANTICOMUNISTA E IPERLIBERISTA

Emma Bonino nasce a Bra (Cuneo) nel 1948. Icona del co-siddetto “radicalismo liberale” sia a livello nazionale che internazio-nale. Secondogenita di una fami-glia borghese e cattolica (il padre era proprietario di una fattoria prima di diventare un commer-ciante di legname, la madre era una cattolica praticante), conse-gue la maturità classica al liceo “Gandino” di Bra nel 1967 e poi la laurea, nel 1972, in Lingue e let-terature moderne alla prestigiosa Università privata della “Bocconi” con una tesi sulla figura di Mal-com X.

La sua nomina a ministro degli Esteri del primo governo Letta è stata sponsorizzata direttamente dal nuovo Vittorio Emanuele III Napolitano con cui la Bonino col-tiva una grande amicizia fin dal 1994 quando, grazie alla “disce-sa in campo” di Berlusconi e alla conquista di Palazzo Chigi, l’allo-ra parlamentare di Forza Italia fu nominata commissario europeo proprio al posto di Napolitano che a sua volta fu poi eletto al Quirinale. Non a caso Napolita-no, alla vigilia della formazione del nuovo governo, aveva chiesto al comune amico Riccardo Nen-cini, segretario nazionale del PSI, di “salutare Emma e dille che la chiamo presto”.

Femminista piccolo borghese, interventista,

filo-sionista e anticlericale pentitaAgli inizi degli anni ’70 entra in

politica sposando le tesi del fem-minismo piccolo-borghese e fon-da il “Centro d’Informazione sulla Sterilizzazione e sull’Aborto”.

Nel 1976 inizia la sua lunga carriera politica fra i signori del palazzo. Viene eletta per la prima volta alla Camera a soli 28 anni tra le file del Partito Radicale. Sarà rieletta per 8 volte al Parla-mento nazionale e per 3 volte, a partire dal 1979, è anche parla-mentare europea.

Appena varcata la soglia del Palazzo inizia il suo progressivo autosmascheramento e da an-ticlericale militante, laica e “sfe-gatata pacifista non-violenta” si trasforma ben presto in convin-ta sostenitrice dell’imperialismo guerrafondaio, calza l’elmetto della Nato, si schiera apertamen-te coi sionisti israeliani e si ricon-cilia facendo “mea culpa” perfino con le alte sfere Vaticano.

Nel 1978 cavalca la dilagante protesta popolare contro l’allora presidente della Repubblica, il DC di destra Giovanni Leone, co-stretto a dimettersi in quanto pe-santemente coinvolto nello scan-dalo Lockheed e il traffico d’armi. Ma poi si pente e il 3 novembre 1998, sotto l’egida dell’allora pre-sidente della Repubblica Scalfaro e del futuro Vittorio Emanuele III Giorgio Napolitano (in veste di mediatore), accompagnata dal suo padrino politico Pannella, rende omaggio a Leone in occa-sione del suo 90° compleanno, gli chiede pubblicamente scusa e si rimangia tutti gli attacchi e le critiche mosse nei suoi confronti e si prostra ai piedi degli alleati imperialisti americani sposando in pieno “la prepotenza e l’arro-ganza degli yankee”.

Anche il fervore delle battaglie per il divorzio e l’aborto e lotte per i diritti civili sbandierati per tutti gli anni ’70 ben presto si attenuano fino a diventare di facciata sve-lando il suo vero volto filo-cleri-

cale e anticomunista viscerale.Nel 1981 promuove un ap-

pello contro la fame nel mondo contribuendo a fondare l’asso-ciazione “Food and Disarmament International”, di cui di lì a poco diverrà segretario. L’iniziativa ri-scuote grandi simpatie da parte del Vaticano e segna il preludio di una “sorprendente” riconci-liazione con le gerarchie eccle-siastiche ufficializzato nel 1986 con l’incontro amichevole con il papa nero Wojtyla e prosegui-ta nel tempo con la Bonino che nel 1987 manifesta in prima fila a favore di Solidarnosc contro Jaruzelski “e la sua dittatura co-munista”, in piena sintonia col filo-papalino Lech Walesa.

Anticomunista berlusconiana riciclata

dal PDNegli anni successivi non

perde occasione per attaccare l’esperienza e la storia del movi-mento comunista internazionale scagliandosi con particolare li-vore contro la figura e l’opera dei cinque Maestri da Marx a Mao senza distinzioni di sorta. Agli inizi del 2000 sulla scia del “libro nero del comunismo” presenta un libercolo, finanziato dagli Usa, di tale Michael Breen, contro la Co-rea del Nord, nella cui prefazione, peggio di un becchino, elenca i presunti milioni di morti causati dal comunismo.

In un’intervista a “Il Messag-gero” del 17 aprile 2004 arriva addirittura a paragonare il comu-nismo al nazismo e al terrorismo affermando che “il terrorismo è una minaccia come lo sono stati il nazismo o lo stalinismo. E che quindi non è, a dispetto di certi luoghi comuni di sinistra, il pro-dotto della povertà o dell’unila-teralismo USA”. Per non parlare delle vere e proprie campagne stampa contro la Cina rea di aver attaccato e isolato sul Tibet il Da-lai Lama fin dai tempi di Mao.

Il suo livore anticomunista è tale che nel 1994 il neoduce Berlusconi la fa eleggere in parla-mento candidandola in Veneto tra le file di Forza Italia appena fon-data da Dell’Utri e Previti. Sempre nel 1994, a pochi mesi dalle stra-gi politico-mafiose di Capaci, via D’Amelio, Roma, Firenze e Mila-no, Emma Bonino prende parte a un vergognoso comizio organiz-zato a Palermo in combutta con Berlusconi e Tiziana Parenti, du-rante il quale critica aspramente i giudici e le indagini sull’intreccio mafia e politica.

L’idillio col neoduce, che nel 1999 arriva addirittura a candi-darla al Quirinale, dura fino a tutto il 2005. E mentre Berlusconi vara le vergognose leggi ad personam, smantella la sanità e la scuola pubbliche, vara la controriforma pensionistica e deregolamenta il “mercato del lavoro”, lei lo copre e lo difende a spada tratta affer-mando fra l’altro che: “Con Berlu-sconi abbiamo iniziato un lavoro molto serio, apprezziamo ciò che sta facendo come premier”.

Guerrafondaia al servizio dell’imperialismo

Nel gennaio 1995 Berlusconi la nomina Commissario europeo insieme a Monti e le assegna i portafogli della politica dei consu-matori, della politica della pesca e dell’Ufficio Europeo per l’Aiuto Umanitario d’Urgenza (European Community Humanitarian Office,

noto anche come ECHO).Pochi giorni dopo, al ritorno

dalla sua prima missione nella ex Jugoslavia, sul “Corriere del-la Sera” scrive: “può sembrare paradossale, certamente amaro se ‘da convinta nonviolenta qua-le sono da sempre’ mi ritrovo a condividere, se non addirittura a invocare, l’uso della forza da par-te della comunità internazionale per mettere fine ai crimini contro l’umanità che vengono impune-mente perpetrati in un angolo d’Europa chiamato Bosnia”. Pre-ludio all’aggressione imperialista contro la ex-Jugoslavia scatena-ta nel 1999 dall’Unione europea e dalla Nato con alla testa il gover-no del rinnegato D’Alema.

Da Commissario europeo la Bonino si è sempre schierata a favore degli Ogm senza etichet-tatura. E nel ’98 è stata ospite per almeno due volte del club Bilderberg che per la sua segre-tezza è stato più volte accusato di essere una sorta di superlog-gia massonica mondiale coperta e frequentata esclusivamente da un ristretto gruppo di politici, banchieri, industriali, accademici e giornalisti.

Sempre da commissario eu-ropeo si schiera a favore del-l’aggressione imperialista all’Af-ghanistan e all’Iraq: “Io credo che non ci fosse alternativa per sconvolgere la rete terroristica: se mandiamo il messaggio che do-po le torri di New York possono bombardare, senza colpo ferire, anche il Colosseo e la Torre Eiffel, non ci dà sicurezza”. E per giunta si oppone anche alla sospensio-ne dei bombardamenti in Afgha-nistan per far passare il corridoio umanitario degli aiuti destinati alla popolazione e vittime civili

della guerra con l’assurda moti-vazione che ciò “servirebbe solo ai talebani per riorganizzarsi”.

Per non parlare dello scandalo delle frequenze Tv che la Bonino ha contribuito a negare per die-ci anni a “Europa7” per favorire “Rete4” e Berlusconi che le oc-cupava abusivamente chiedendo al Consiglio dei ministri l’attuazio-ne di tutte le sentenze della Corte di giustizia europea tranne una: quella che dà ragione a Europa7 e torto al gruppo Mediaset.

Nel 2004 viene rieletta al par-lamento europeo e si iscrive al gruppo liberale “Alleanza dei Democratici e Liberali per l’Euro-pa”, occupando il ruolo di capo delegazione della missione degli osservatori dell’Ue per le elezioni parlamentari e provinciali borghe-si dell’Afghanistan che vedrà la vittoria del filo-Usa Karzai.

Da falsa pacifista qual è, nel 2007, durante il sequestro del giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo da parte dei Ta-lebani in Afghanistan, arrivò ad accusare Gino Strada, che si offrì come mediatore, di fare il doppio gioco.

La giravolta piddinaNel 2006, dopo 12 anni di mi-

litanza berlusconiana, la Bonino viene scaricata da Berlusconi che le preferisce il nuovo alleato Casini e l’appoggio del Vaticano; ma lei non si dà per vinta e pur di rimanere attaccata alla poltro-na cambia casacca e si ricicla tra le file del PD che ovviamente le costruisce ponti d’oro e la fa eleggere deputata, poi senatrice, europarlamentare, commissario europeo e ministro per gli Affari europei e del Commercio inter-

nazionale (nel Governo Prodi). Dopo la caduta del governo di “centro-sinistra” nel 2008 è elet-ta senatrice del PD e nominata vicepresidente del Senato. Due anni dopo, il PD la candida alla presidenza della Regione Lazio (contro la Polverini) perché, chio-sa Bersani: “È una donna fuori dagli stereotipi. È una fuoriclas-se”. Una candidatura sostenuta non solo dai radicali e dal PD ma anche dall’IdV di Di Pietro, dai Verdi, da SEL di Vendola e dalla Federazione della sinistra (PRC, PdCI, Socialismo 2000).

Iperliberistacontro i No Tav

La sua formazione e la sua storia politica e personale con-fermano che la Bonino è una so-stenitrice sfegatata del “sistema americano” sia in campo econo-mico, che sociale e politico. È a favore del presidenzialismo e del bipartitismo. Nel corso degli anni, lei e i radicali sono stati i promo-tori di referendum ultraliberisti sponsorizzati dalla Confindustria e finalizzati alla piena liberalizza-zione del “mercato del lavoro”, alla soppressione dei diritti eco-nomici, sindacali e normativi dei lavoratori e delle privatizzazioni, come l’abolizione dell’articolo 18 dello “Statuto dei lavoratori”, del Servizio sanitario nazionale in favore della piena privatizzazione della sanità, l’abolizione dei pa-tronati e del sistema di iscrizio-ne ai sindacati definiti in blocco “barbari, oscurantisti e retrogra-di”, la liberalizzazione del lavoro a domicilio e dei contratti a ter-mine. E ancora la battaglia per la cosiddetta “giustizia giusta” di

craxiana memoria, mutuata dal “Piano di rinascita democratica” della P2, prevede l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione pe-nale, l’inasprimento delle norme sulla responsabilità civile dei giu-dici e la netta separazione delle carriere dei magistrati. Fino alla proposta di legge per modificare l’art. 1 della Costituzione toglien-do il riferimento al “lavoro” e le “Norme per la liberalizzazione del mercato dell’energia, per la razio-nalizzazione dell’approvvigiona-mento, per il risparmio energeti-co”, che hanno dato il via libera ai rigassificatori.

Si è sempre schierata a favore della Tav e durante le lotte delle popolazioni in Valsusa ha attac-cato il movimento definendolo “Una rumorosa minoranza che si spaccia per alfiere della demo-crazia diretta ma in realtà con la violenza tiene in ostaggio la gran-de maggioranza della popolazio-ne della Valle e un intero Paese, che rischia di essere sempre di più emarginato dalle grandi vie di comunicazione europee. Non ce lo possiamo permettere”.

Nel 2010 fece da sponda all’editto di Berlusconi contro “Annozero” e Santoro: il voto ra-dicale in Vigilanza fu decisivo per chiudere i programmi e abolire l’informazione Tv alla vigilia delle elezioni.

Per non dire del voto contra-rio all’arresto di Cosentino con la motivazione, a dir poco ridicola, fornita dalla stessa Bonino: “sia-mo contro l’immunità parlamen-tare, però esiste”.

Più recentemente, la falsa pa-ladina dei diritti civili, si è schiera-ta anche pubblicamente contro i matrimoni gay.

Emma Bonino

La composizione del governo LettaPresidente del ConsiglioEnrico LETTA (PD)

Sottosegretario di Stato alla Presidenza del ConsiglioFilippo PATRONI GRIFFI (giurista)(segretario del Consiglio dei Ministri)

Vicepresidente e Ministro dell’InternoAngelino ALFANO (PDL)

Ministri con portafoglio

Affari Esteri Ministro: Emma BONINO (Radicali italiani)

Interno Ministro: Angelino ALFANO (PDL)

Giustizia Ministro: Annamaria CANCELLIERI (prefetto)

Difesa Ministro: Mario MAURO (Scelta civica)

Economia e Finanze Ministro: Fabrizio SACCOMANNI (direttore di Bankitalia)

Sviluppo Economico Ministro: Flavio ZANONATO (PD)

Infrastrutture e Trasporti Ministro: Maurizio LUPI (PDL)

Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Ministro: Nunzia DE GIROLAMO (PDL)

Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare Ministro: Andrea ORLANDO (PD)

Lavoro e Politiche sociali Ministro: Enrico GIOVANNINI (presidente ISTAT)

Istruzione, Università e Ricerca Ministro: Maria Chiara CARROZZA (PD)

Beni, Attività Culturali e turismo Ministro: Massimo BRAY (PD)

Salute Ministro: Beatrice LORENZIN (PDL)

Ministri senza portafoglio

Riforme costituzionali Gaetano QUAGLIARIELLO (PDL)

Affari regionali e autonomie Graziano DELRIO (PD)

Affari europei Enzo MOAVERO MILANESI (Scelta civica)

Coesione territoriale Carlo TRIGILIA (Università di Firenze)

Rapporti con il Parlamento e coordinamento attività di Governo Dario FRANCESCHINI (PD)

Pari opportunità, sport e politiche giovanili Josefa IDEM (PD)

Integrazione Cécile KYENGE (PD)

Pubblica amministrazione e semplificazione Giampiero D’ALIA (UDC)

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N. 18 - 9 maggio 2013 governo letta / il bolscevico 5ANNAMARIA CANCELLIERI,

DA MANGANELLATRICE DEGLI OPERAI A MANGANELLATRICE

DEI MAGISTRATIAnnamaria Cancellieri, mini-

stro della giustizia del governo Letta ed uscente ministro degli interni del governo Monti, na-sce a Roma nel 1943. Si laurea in Scienze politiche alla Sapienza nel 1972. Giornalista pubblicista, giovanissima inizia una folgoran-te carriera presso la presidenza del Consiglio.

La giovane carrierista provie-ne da una famiglia italo-libica. Non certo una famiglia operaia. Il nonno partecipa alla guerra di aggressione all’Impero Ottomano del 1911 e dopo la conquista della Libia viene nominato “commissa-rio ai beni sequestrati ai berberi”. La Cancellieri non si vergogna e ne fa quasi un vanto di tale nausea-bondo titolo ricevuto dal suo avo. Il padre della Cancellieri sempre in Libia è impegnato per tutta la vita nell’affare della costruzione di centrali elettriche.

La famiglia Cancellieri, come altri sfruttatori dei beni del popolo libico, viene giustamente caccia-ta dalla Libia da Gheddafi dopo la conquista del potere nel ’70.

Dopo una ventennale carriera dirigenziale nello Stato borghese, la Cancellieri nel 1993 è nomina-ta prefetto, carica che ricopre a Vi-cenza, Bergamo, Brescia, Catania e Genova. Da prefetto a Genova nel 2007, pronunciò queste fami-gerate parole: “Emergenza ma-fia? Non ci risulta”. In corso nel capoluogo ligure vi erano inchie-ste della magistratura e numero-si arresti di uomini connessi alla ’ndrangheta.

La prefetta che non si accorge, o fa finta di non accorgersi, del-l’esistenza della mafia è nominata dall’ex governatore siciliano Lom-bardo (MPA,), successivamen-te indagato per mafia, a presiede-re nel 2009 la commissione per il piano rifiuti, settore in mano alla mafia nell’isola. In quella veste la Cancellieri concorre a determi-nare i cumuli di spazzatura anco-ra presenti nelle metropoli sicilia-ne. Nel novembre di quell’anno Lombardo la nomina commissario straordinario del Teatro Bellini di Catania. Alla fine del 2009 viene indagata dalla Procura etnea per abuso d’ufficio. Il Pubblico mini-stero Alessandro La Rosa le con-testa consulenze “inutili e costose per i bilanci del teatro”.

Da commissario straordina-rio a Bologna nel febbraio 2010, dopo lo scandalo del “Cinziaga-te” che coinvolse il sindaco Del-bono (PD), si contraddistingue per la politica antipopolare dal pugno di ferro. Nell’ottobre del 2011, di-venta commissario prefettizio a Parma, dopo che Vignali, “centro-destra”, si era appena dimesso in seguito agli arresti per corruzione di funzionari comunali e assesso-ri. A Parma bypassando la volontà popolare la Cancellieri si impegna in una trattativa con Iren con l’ob-biettivo di riaprire il cantiere del-l’inceneritore dietro una cospicua transazione finanziaria.

Dal 16 novembre 2011 al 28 aprile 2013, la Cancellieri è mi-nistro dell’Interno nel governo Monti. In coerenza con il suo pi-glio fascista e antifemminile di-chiarerà: “Io l’8 marzo lo aboli-rei”, rivelando un odio profondo verso lo spirito di classe della

Giornata delle Donne. La Cancel-lieri dimostra di odiare tutto quan-to proviene dalla classe operaia, in primis le proteste per il lavoro e usa il pugno di ferro poliziesco contro le lotte operaie che viene usato dalla ministra in diverse oc-casioni: contro gli operai dell’Al-coa e contro gli operai dell’Ikea, ad esempio, contribuendo a far al-zare la tensione che poi scoppie-rà in una vera e propria battaglia

in Sardegna quando nel novembre del 2012 le “forze dell’ordine” ca-ricarono i minatori del Sulcis che risposero costringendo alla fuga gli allora ministri Fabrizio Barca e Corrado Passera.

E ricordiamo ancora le manga-nellate che massacrano gli studen-ti il 14 novembre 2012 a Roma, quando i lacrimogeni furono pre-sumibilmente lanciati dal tetto del ministero della Giustizia in via Arenula sui giovani in fuga dalle cariche.

La repressione della ministra Cancellieri ha colpito duramente anche le lotte di massa della Val-susa, con continue cariche e scon-tri, ricordiamo quelli di luglio e novembre 2012, nonché decine di arresti. Lo stesso dicasi della gestione della protesta contro il MUOS in Sicilia, dove gli attivisti sono stati caricati violentemente a più riprese negli ultimi mesi.

È innegabile che con l’arri-vo della Cancellieri al governo la repressione antioperaia e antipo-polare delle “forze dell’ordine” diventa sistematica, capillare e frequente.

Nel corso del suo mandato la ministra mostra un altro lato della sua concezione fascista del ruolo delle “forze dell’ordine”: la dife-sa ad oltranza dei comportamen-ti criminali e degli abusi da parte della polizia. Quando la Cassa-zione conferma nel 2012 le pene ai poliziotti per la morte del gio-vane Federico Aldrovandi, la mi-nistra commenta: “Se ci sono sta-ti, come sembrerebbe, degli abusi gravi, è giusto che vengano colpi-ti”. L’uso del condizionale di fron-te all’accertamento di un’inaudita e ingiustificata violenza, confer-mata peraltro in via definitiva dal-la Cassazione, che aveva prodot-to non “degli abusi gravi”, bensì

la morte del giovane, suona come una vera e propria provocazione o presa di distanza tanto da suscita-re l’indignata reazione dei genitori del ragazzo.

Come la sua collega Fornero, dall’alto della sua rendita milio-naria la Cancellieri non ha per-so occasione di attaccare verbal-mente i lavoratori, i disoccupati e i precari. Così quando affermò: “Noi italiani siamo fermi al po-

sto fisso nella stessa città di fian-co a mamma e papà”. Ma come la Fornero che ha la figlia col sede-re ben saldo su una poltrona uni-versitaria, anche la Cancellieri ha un figlio, Piergiorgio Peluso, dai contratti di lusso. A 42 anni era direttore generale di Fonsai (Fon-diaria Assicurazioni), con centi-naia di migliaia di euro di stipen-dio. Uscito con 3,6 milioni di euro di liquidazione dalla Fonsai, il fi-glio della ministra diventa alto di-rigente Telecom. Di mezzo c’è un enorme conflitto di interessi. Nel 2003 il ministero dell’interno e Telecom siglavano un accordo per l’utilizzo dei braccialetti elettro-nici per i detenuti ai domiciliari. Il contratto di 81 milioni scadeva a fine 2011. Nonostante le criti-che della Corte dei Conti su tale intesa “antieconomica ed ineffica-ce”, nel 2012 la ministra rinnova il contratto con Telecom per altri 7 anni. Poco dopo al figlio viene affidato il settore “amministra-zione, finanza e controllo” di Te-lecom, con un contratto di circa 600mila euro l’anno. Alla faccia del conflitto d’interessi.

Il 18 aprile 2013 è candidata alla presidenza della Repubblica da parte di Scelta Civica di Mon-ti. Il 19 aprile 2013 alla quarta vo-tazione raggiunge 78 voti, sui 69 iniziali di Scelta Civica.

Risulta non sgradita alla “sini-stra” borghese, tanto che lo stes-so Roberto Saviano ha chiesto pubblicamente la riconferma del-la manganellatrice fascista agli in-terni. Ed è molto gradita a destra, al punto che Giuliano Ferrara la adora.

Il 27 aprile 2013 viene nomina-ta ministro della Giustizia del go-verno Letta con l’imperativo: da manganellatrice di operai a man-ganellatrice di magistrati.

L’assatanato nemico dei lavoratori, nonché capogruppo PdL alla Camera, Re-nato Brunetta, manifesta grande fi ducia in Enrico Letta

I governi dalla Liberazione a oggiLegisla-tura

Presidenti del Consiglio

Partiti al governo Data della costituzione

Data delle dimissioni

Durata (giorni)

giorni di crisi

Parri Dc Pci Psi Pli DI P.Az 20.06.45 24.11.45 157 16De Gasperi 1 Dc Pci Psi Pli DI P.Az 10.12.45 01.07.46 203 12De Gasperi 2 Dc Pci Psi Pri 13.07.46 20.01.47 191 13De Gasperi 3 Dc Pci Psi 02.02.47 13.05.47 100 18De Gasperi 4 Dc Pli Psli Pri 31.05.47 12.05.48 347 11

IDe Gasperi 5 Dc Pli Psli Pri 23.05.48 12.01.50 599 15De Gasperi 6 Dc Psli Pri 27.01.50 16.07.51 535 10De Gasperi 7 Dc Pri 26.07.51 29.06.53 704 17

II

De Gasperi 8 Dc 16.07.53 28.07.53 12 20Pella Dc 17.08.53 05.01.54 141 13Fanfani 1 Dc 18.01.54 30.01.54 12 11Scelba Dc Psdi Pli 10.02.54 22.06.55 497 14Segni 1 Dc Psdi Pli 06.07.55 06.05.57 670 13Zoli Dc 19.05.57 19.06.58 396 12

III

Fanfani 2 Dc Psdi 01.07.58 26.01.59 209 20Segni 2 Dc 15.02.59 24.02.60 374 30Tambroni Dc 25.03.60 19.07.60 116 7Fanfani 3 Dc 26.07.60 02.02.62 556 19Fanfani 4 Dc Psdi Pri 21.02.62 16.05.63 449 36

IV

Leone 1 Dc 21.06.63 05.11.63 137 29Moro 1 Dc Psi Psdi Pri 04.12.63 26.06.64 205 26Moro 2 Dc Psi Psdi Pri 22.07.64 21.01.66 548 33Moro 3 Dc Psi Psdi Pri 23.02.66 05.06.68 833 19

V

Leone 2 Dc 24.06.68 19.11.68 148 23Rumor 1 Dc Psu Pri 12.12.68 05.07.69 205 31Rumor 2 Dc 05.08.69 07.02.70 186 48Rumor 3 Dc Psi Psdi Pri 27.03.70 06.07.70 101 31Colombo Dc Psi Psdi Pri 06.08.70 15.01.72 527 33Andreotti 1 Dc 17.02.72 26.02.72 9 121

VI

Andreotti 2 Dc Psdi Pli 26.06.72 12.06.73 351 25Rumor 4 Dc Psi Psdi Pri 07.07.73 02.03.74 238 12Rumor 5 Dc Psi Psdi 14.03.74 03.10.74 203 51Moro 4 Dc Pri 23.11.74 07.01.76 410 36

VII

Moro 5 Dc 12.02.76 30.04.76 78 90Andreotti 3 Dc 29.07.76 16.01.78 536 54Andreotti 4 Dc 11.03.78 31.01.79 326 48Andreotti 5 Dc Pri Psdi 20.03.79 31.03 79 11 126

VIII

Cossiga 1 Dc Psdi Pli 04.08.79 19.03.80 228 16Cossiga 2 Dc Psi Pri 04.04.80 27.09.80 176 21Forlani Dc Psi Psdi Pri 18.10.80 26.05.81 220 33Spadolini 1 Dc Psi Psdi Pri Pli 28.06.81 07.08.82 405 16Spadolini 2 Dc Psi Psdi Pri Pli 23.08.82 13.11.82 82 18Fanfani 5 Dc Psi Psdi Pli 01.12.82 29.04.83 149 97

IXCraxi 1 Dc Psi Psdi Pri Pli 04.08.83 27.06.86 1058 35Craxi 2 Dc Psi Psdi Pri Pli 01.08.86 03.03.87 214 45Fanfani 6 Dc “Indipendenti” 18.04.87 28.04.87 11 91

X

Goria Dc Psi Psdi Pri Pli 29.07.87 11.03.88 227 33De Mita Dc Psi Psdi Pri Pli 13.04.88 19.05.89 372 65Andreotti 6 Dc Psi Psdi Pri Pli 23.07.89 28.03.91 613 23Andreotti 7 Dc Psi Psdi Pli 17.04.91 02.02.92(1) 288 152(1)

XIAmato Dc Psi Psdi Pli 04.07.92 21.04.93 291 8Ciampi Dc Psi Psdi Pli 13.05.93 09.05.94(2) 375 (2)

XIIBerlusconi Forza Italia An Lega Nord Ccd Udc 10.05.94 22.12.94 227 25

Dini Govemo dei “tecnici” votato da Ppi Pds Lega Nord Verdi Rete Patto Segni Ad Si Svp Pri 17.01.95 11.01.96(3) 359 (3)

XIII

Prodi Ppi Pds Verdi Lista Dini Svp Ud Psd’Az. 17.05.96 9.10.98 875 11

D’Alema Ds Ppi Verdi Rin. Italiano Udr Pdci Sdi Italia dei Valori Psd’Az Svp Uv La Rete 21.10.98 18.12.99 423 4

D’Alema 2 Ds Ppi Verdi Rin. Italiano Udeur Pdci I Democratici Svp Uv Psd’Az 22.12.99 19.04.00 119 9

Amato 2 Ds Ppi Verdi Rin. Italiano Udeur Sdi Pdci I Democra tici Svp Uv Psd’Az 26.04.00 31.05.01 400 7

XIVBerlusconi 2 Forza Italia An Lega Nord Biancofi ore Nuovo Psi 10.06.01 23.4.05 (4) 1443 (4)Berlusconi 3 Forza Italia, An, Lega Nord, UDC, Nuovo Psi, Pri 28.4.05 02.05.06 390 (5)

XV Prodi 2

DS, Margherita, PRC, PdCI, IdV, Federazione dei Verdi, Socialisti Democratici Italiani, Radicali, UDEUR, Socialisti Italiani, Democratici Cristiani Uniti, Lega per l'autonomia, Sinistra Democratica, Liberal Democratici per il Rinnovamento, Movimento Repubblicani Europei

17.05.06 24.01.08 634 (6)

XVI

Berlusconi 4

PDL, Lega Nord, Movimento per le Autonomie (Fino al 10 luglio 2010), PDL, Lega Nord, Movimento per le Autonomie, FLI (Fino al 14 dicembre 2010) PDL, Lega Nord, Iniziativa Responsabile, Coesione Nazionale, Indipendenti (Fino al 6 settembre 2011) PDL, Lega Nord, Iniziativa Responsabile, Coesione Nazionale, Forza del Sud, Indipendenti

08.05.08 12.11.11 1.256 6

Monti

PdL, PD, UDC, IdV, FLI, ApI, Radicali Italiani, MpA, Fareitalia, PID, Forza del Sud, Noi Sud, PLI, SVP, PRI, Liberal Democratici, Io Sud, AdC, PSI, Union Valdotaine, Alleanza Autonomista e Progressista, Movimento Associativo Italiani all’Estero

18.11.11 21.12.2012 399 61

XVII Letta

PD, PDL, Scelta Civica, UDC, Radicali, Centro democratico, Gruppo misto (tra cui “Minoranze linguistiche” e “Sud Tiroler volkspartei”), Movimento italiani all’estero, Grandi autonomie e libertà (Grande Sud, MPA), Gruppo per le autonomie (Union Valdôtaine, Partito autonomista trentino tirolese, Unione per il Trentino, PSI)

27.04.2013 - - -

(1) Formalmente il governo Andreotti 7 non ha rassegnato le dimissioni ma è “morto” con la X legislatura e nella colonna “durata della crisi” abbiamo conteggiato i giorni intercorsi tra lo scioglimento anticipato delle Camere e l’insediamento del governo Amato.(2) Le dimissioni del governo Ciampi, presentate il 13 gennaio 1994, sono state respinte dal presidente della Repubblica Scalfaro, che ha sciolto il parlamento mentre l’esecutivo Ciampi è rimasto in carica.(3) L’11 gennaio 1996 il governo Dini si è dimesso, ma dopo il tentativo fallito da Maccanico di formare il governo, il presidente Scalfaro ha sciolto anticipatamente le Camere e quindi Dini è rimasto in carica fi no alla costituzione del governo Prodi.(4) In questo caso non è la data delle dimissioni perché ci fu un cosiddetto rimpasto e Berlusconi è succeduto a se stesso, per lo stesso motivo non c’è durata della crisi(5) 22 giorni dopo le elezioni politiche vinte dal “centro-sinistra” consegna le dimissioni dell’esecutivo al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi(6) Durata crisi zero giorni perché le dimissioni coincidono con la fi ne anticipata della legislatura

Page 6: Il bolscevico n°18-2013

6 il bolscevico / governo letta N. 18 - 9 maggio 2013

LA DIREZIONE NAZIONALE ROVESCIA LA LINEA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE ACCETTANDO L’ALLEANZA CON IL NEODUCE BERLUSCONI

Il PD si consegna a NapolitanoSolo 14 astenuti e 7 contrariLA BASE DEL PARTITO IN RIVOLTA CONTROIL GOVERNO INSIEME A BERLUSCONI

Il 23 aprile, quale degno epi-logo della vergognosa vicenda dell’elezione del presidente della Repubblica, che lo ha visto fran-tumarsi per le faide interne per poi cadere ai piedi di Napolitano e di Berlusconi, lo stato maggiore del Partito democratico ha riunito la Direzione nazionale per ratificare il ribaltamento della linea politica della campagna elettorale e dare via libera al governo delle “lar-ghe intese” con il PDL. Linea che proclamava il “cambiamento” e di voler chiudere per sempre l’era Berlusconi, come sancito solenne-mente nel documento fatto firma-re ai partecipanti alle primarie per scegliere il candidato premier del “centro-sinistra”, facendo pure pa-gare loro due euro a testa, e che era stata ribadita nel programma elet-torale e dalle due precedenti Dire-zioni tenute dopo le elezioni.

Lo stesso Bersani aveva rifiu-tato a parole il governo col neodu-

ce in tutte le occasioni possibili, la più celebre delle quali, appena dieci giorni prima, era stata quel-la alla manifestazione “contro la povertà, per un governo del cam-biamento”: quando, della serie le ultime parole famose, a chi gli gridava dalla platea di non cedere sul governissimo con Berlusconi, aveva risposto: “Ma cosa vuoi che ceda... come si può credibilmente pensare che io con Gasparri, Bru-netta ecc...”?

La Direzione, trasmessa in streaming dalla sede centrale di Largo del Nazareno assediata dal-le telecamere e dai militanti del PD che mostravano cartelli con scritto “mai con Berlusconi”, è durata ap-pena un paio d’ore, giusto il tem-po di ascoltare il discorso con cui Bersani ha ufficializzato le sue di-missioni e chiesto di approvare un ordine del giorno col quale il PD si affidava totalmente a Napolitano per formare un governissimo col

DUE FACCEDELLA CLASSE

DOMINANTE BORGHESE

Nella prima foto lo zio Gian-ni, che l’ha politicamente tenu-to a battesimo, dà un buffetto di incoraggiamento al nipote Enri-co. Come a dire, con te stiamo tranquilli: la classe dominante borghese e il regime neofascista sono in buone mani.

La seconda è stata scatta-ta nel 2006 a Palazzo Chigi du-rante il passaggio delle consegne tra il governo del neoduce Ber-lusconi e quello di “centro-sini-

stra” Prodi. Sulla sinistra Gianni Letta, potentissimo e ascoltatis-simo braccio destro del nuovo Mussolini, e sulla destra, al fian-co dell’altro democristiano Ro-mano Prodi, Enrico Letta, che Andreatta e lo stesso Prodi pre-pararono fin da giovanissimo, quando divenne anche presiden-te dei Giovani democristiani eu-ropei, a ricoprire responsabilità ai massimi gradi degli incarichi politico-istituzionali.

neoduce. Cosa che è stata sbriga-ta in tutta fretta, dopo uno strimin-zito “dibattito” che più che altro è stato un veloce giro di dichiarazio-ni di voto su un documento che dà mandato al vicesegretario Letta e ai capigruppo di Camera e Sena-to, di “assicurare pieno sostegno al tentativo del Presidente della Re-pubblica di giungere alla forma-zione del governo, raccogliendo la sollecitazione ai partiti a eserci-tare la loro responsabilità, secon-do le linee illustrate nel discorso di insediamento al Parlamento, e mettendo a disposizione la propria forza politica e le personalità utili a questo fine”.

Nessuna opposizione al diktat

di NapolitanoIl documento era atteso impa-

zientemente dal Quirinale per po-ter dare l’incarico per la forma-zione del governo, che poi è stato assegnato allo stesso vicesegreta-rio del PD che glielo ha portato su un piatto d’argento. Non per nul-la il giorno precedente in parla-mento, il nuovo Vittorio Emanue-le III aveva fustigato severamente il vertice piddino, pur senza nomi-narlo direttamente, ammonendolo a fare i conti coi risultati elettora-li, “piacciano oppur no”, e quindi, “qualunque patto si sia stretto con i propri elettori”, a “non sottrarsi al dovere della proposta, alla ri-cerca della soluzione praticabile”. Cioè l’abbraccio con il partito del neoduce: pena, nel caso recalci-trasse dall’ingoiare il rospo delle “larghe intese”, le proprie dimis-sioni e il rinvio alle urne con gli esiti disastrosi che al PD si pro-spetterebbero.

Ma tali minacce si sono rive-late alla luce dei fatti perfino su-perflue, visto che nessuno ha osa-to mettersi seriamente di traverso al diktat di Napolitano e alla linea trionfante dell’inciucio a tutti i co-sti col PDL, e la paventata resa dei conti, se mai ci sarà, è stata rinvia-ta al congresso, che non potrà te-

Roma, 23 aprile 2013. Due momenti delle contestazioni al PD quando ormai era chiaro che avrebbe appoggiato la rielezione di Napolitano. La prima in piazza Mon-tecitorio e la seconda davanti alla sede centrale del partito

nersi prima di luglio, ma molto più probabilmente ad ottobre. Più in là di qualche isolato mugugno e di tentativo di mettere dei “paletti” al nascente governo, subito del resto zittiti dalla platea, non si è anda-ti. Tanto che alla fine, su 197 pre-senti i voti contrari al documen-to sono stati solo 7, quasi tutti di area prodiana, e 14 astensioni, tra cui Civati e la Puppato, che suc-cessivamente si sono rimangiati il dissenso e almeno la seconda vo-terà la fiducia al governo Letta. Più qualcuno dei “giovani turchi” (così viene definito dalla stampa il gruppo di giovani opportuni-sti e carrieristi di “sinistra” inter-no al PD), come Orfini e Orlando. Fassina, che già aveva votato per Marini, ha votato invece il docu-mento, forse pensando a quel po-sto di ministro di cui i giornali già vagheggiavano, ma che poi gli è stato soffiato dal suo compare di corrente Orlando, molto più gradi-to agli uomini del neoduce fin da quando, come responsabile Giu-stizia del PD, trattava già con loro sulle leggi per mettere il bavaglio ai magistrati.

Renzi nuovo leaderdi fatto del PD

Intanto, all’esterno della sede, il Berlusconi piddino, Renzi, che per un giorno era stato addirittu-ra in predicato di diventare il pre-mier incaricato, salvo poi essere scartato dall’originale per ragio-ni si dice di gelosia anagrafica, si pavoneggiava e sparava dichiara-zioni davanti a microfoni e teleca-mere come fosse già il nuovo lea-der di fatto del PD, l’unico capace di riunire tutte le sue frantumate e litigiose tribù, che ora guardano a lui affinché salvi il partito che cor-re il rischio di sparire insieme alle loro amate poltrone e carriere po-litiche.

Non a caso D’Alema aveva già ricucito per tempo i rapporti con lui andandolo a incontrare a Firen-ze, e perfino i “giovani turchi”, ap-pena caduto Bersani, si sono spo-stati su di lui, al punto che Orfini aveva avanzato la sua candidatu-ra a premier incaricato. Perfino il governatore della Toscana, Ros-si, suo antico “avversario”, che ora sostiene a spada tratta il go-

verno di “emergenza” con Berlu-sconi, si è arreso alla stella ascen-dente di Renzi, mettendosi come lui a invocare il presidenzialismo e nominando Napolitano “il no-stro De Gaulle”. Tra Renzi e Let-ta, poi, c’è pieno accordo, e anzi i due se la intendono a meraviglia nello scambiarsi i ruoli di attori principali della nuova fase politi-ca che si è aperta con la fine della stagione bersaniana: “Con Letta ci siamo capiti al volo. Se andavo a Palazzo Chigi il segretario sareb-be stato lui”, ha buttato lì il neopo-destà fiorentino, lasciando inten-dere che vale anche il viceversa. Ma non vuole bruciarsi anzitem-po: intanto è lanciatissimo verso la presidenza dell’Anci, l’associa-zione di tutti i neopodestà d’Ita-lia, e lascia che sia qualcun altro, come per esempio Epifani, a pren-dersi per i momento la patata bol-lente della “reggenza” di un par-tito col vertice nel caos e la base in rivolta.

E mentre nel fortino del Naza-reno andava in scena questa disgu-stosa farsa, in molte città d’Italia, dal Piemonte alla Sicilia, e sul-la rete attraverso i blog e i social network, militanti ed elettori del PD continuavano le manifestazio-ni e le iniziative di protesta contro l’inciucio romano iniziate fin dalla sera del 17 aprile, appena appreso della candidatura di Marini al Qui-rinale che rivelava la chiara inten-zione del vertice del PD di anda-re al governo delle “larghe intese” con Berlusconi. Proteste che ave-vano raggiunto un livello di ten-sione altissimo con l’assedio della folla a Montecitorio blindato dal-la polizia la sera della rielezione di Napolitano.

Scollamento record tra il vertice

e la base del PDAutoconvocazioni, occupazio-

ni di sedi e federazioni, assemblee permanenti, con l’esposizione di striscioni con accuse inequivoca-bili come “vergognatevi”, “no al-l’inciucio”, “basta con i giochi di palazzo”, “adesso basta, non vi votiamo più”, promosse anche da movimenti appositamente co-stituiti come “Occupypd” e “Re-setpd”, si moltiplicavano un po’

dappertutto. Come a Torino, dove la sede provinciale è stata trasfor-mata in una “sala della pallacor-da” a imitazione della storica pro-testa del “terzo Stato” che diede il via alla rivoluzione francese, e dove 250 tesserati chiedevano di “resettare” i vertici del PD. Ma-nifestazioni simili si svolgevano a Napoli, Bologna, Cagliari, Vi-terbo, Teramo (che ha il primato di sedi provinciali occupate), ecc. Mobilitazioni anche a Bari e in al-tre città della Puglia. proteste e oc-cupazioni di sedi anche in tutte le province della Sicilia. Palermo è stata tra le prime città che ha vi-sto l’occupazione fisica della sede cittadina del PD, insieme a Prato, Firenze e Lucca.

Molta però è anche la confusio-ne che regna nella base dei mili-tanti e degli elettori di sinistra del PD accanto alla rabbia e alla pro-testa. Li accomuna senz’altro il ri-fiuto corale del tradimento dell’in-ciucio col partito del neoduce; ma come si capisce dalle loro dichia-razioni e prese di posizione, molti di loro credono ancora e sperano che il loro partito in mano a rin-negati del comunismo, riformisti, liberali e democristiani sia recu-perabile in qualche modo alla si-nistra. Quasi nessuno di loro si è reso conto del ruolo presidenziali-sta decisivo giocato da Napolitano nel portare il PD in ginocchio da Berlusconi, e continuano a pensa-re al nuovo Vittorio Emanuele III come a un garante della democra-zia e della Costituzione. Altri ri-schiano di affidarsi come “salva-tore” del partito al Berlusconi che hanno già in casa senza rendersene bene conto: l’ambizioso presiden-zialista Matteo Renzi. E tutti alla fine rischiano di farsi convincere ad accettare il governo Letta come una medicina amara ma inevitabi-le, una parentesi breve nell’attesa di un illusorio cambiamento di li-nea e di direzione che venga dalle assise congressuali.

Auguriamoci che questa vicen-da serva invece a convincerli che, come sostiene il PMLI, non si può farla finita con l’ingiustizia socia-le e il presidenzialismo neofasci-sta imperante se non si abbatte il capitalismo che li genera e sostie-ne. E che solo il socialismo può davvero cambiare l’Italia e dare il potere al proletariato.

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Page 7: Il bolscevico n°18-2013

N. 18 - 9 maggio 2013 interni / il bolscevico 7Davanti alla scuola superiore Sant’Anna di Pisa

LA POLIZIA CARICA GLI STUDENTICHE CONTESTANO AMATO E PROFUMO

“Ma che competizione, che meritocrazia! I nostri diritti non li portate via!”, questo lo slogan che ha animato la protesta di de-cine e decine di studentesse e stu-denti borsisti, ex borsisti, pendola-ri e fuori sede che il 23 aprile si sono riuniti in un presidio contro il convegno dal titolo “Uguaglian-za dei meritevoli”, che si teneva alla Scuola superiore Sant’Anna di studi universitari e di perfezio-namento di Pisa, un “centro d’ec-cellenza” nonché influente lobby accademica borghese che ha sfor-nato, tra gli altri, il capo del go-verno Enrico Letta, l’ex premier Giuliano Amato (che ne è l’attua-le presidente), la neo ministra del-l’Istruzione Maria Chiara Carroz-za e l’ex capo dello Stato Ciampi. Al convegno partecipavano lo stesso Amato e l’allora ministro dell’Istruzione Profumo.

Gli studenti volevano far sen-tire la propria voce contro il pro-getto di decreto Profumo che ina-sprisce i requisiti economici e di merito per accedere alle borse di studio e ne taglia gli importi, pro-muovendo, come scrivono gli stu-denti in un volantino, “un’ugua-glianza d’elite: chi può permettersi

Pisa, 23 Aprile 2013. La contestazione degli studenti contro Francesco Profumo, ministro dell’istruzione uscente del governo Monti e Giuliano Amato, in conve-gno alla scuola di S. Anna

Se hai vent’anni lotta per cambiare

davvero l’Italia“Se hai vent’anni vattene

dall’Italia”: questo l’eloquente titolo dell’articolo pubblicato lo scorso 8 aprile dal direttore responsabile del giornale onli-ne “fanpage.it”, Francesco Piccinini. Un articolo pieno di qualunquismo e disfattismo nel quale l’autore, rivolgendo-si ad un ipotetico 20enne, lo esorta: “Vattene perché se hai vissuto i tuoi primi 20 anni in questa nazione non hai visto niente dei cambiamenti del mondo. Sei rimasto indietro. Hai vissuto 20 anni di dibat-tito pubblico schiacciati sullo scontro pro o contro Berlu-sconi”. E ancora: “Ti direi di andartene perché hai vissuto 20 anni con le stesse metro (...) Lascia questo paese, me-ticciati. Scopri la bellezza di altri corpi e di altri odori. (...) Vattene per imparare che non è vero che una laurea ti forma. (...) Vattene perché non devi leggere i giornali che aprono con le violenze per una partita di calcio”.

“Parti – conclude – lasciaci qui, come i dannati di un in-ferno da noi stessi generato”. Insomma Piccinini vuole get-tare i giovani nello sconforto e nel disimpegno, facendo sembrare che i problemi che affliggono loro come il resto delle masse popolari italia-ne cadano dal cielo, siano irrisolvibili o addirittura colpa “nostra” e non vadano ricer-cati nel sistema capitalista in crisi e nel massacro sociale imbastito dai suoi governi per salvare i profitti del grande ca-pitale. Per stroncare qualsiasi proposito di lotta arriva per-sino a sputare sulla memoria dei giovani martiri antimperia-listi e antimafiosi: “Dimentica

Genova. Lì hanno ucciso una generazione, non farti fermare anche tu. Non ascoltare quel-la canzone ‘poteva come tanti scegliere e partire, invece lui decise di restare’ è bellissima ma viene da un’altra epoca. Ho amato Peppino (Impastato ndr) e la Sicilia ma ho anche imparato che le catene non coincidono con questo sen-timento”. Non una parola sui giovani, in primo luogo operai, studenti, precari, disoccupati, che lottano quotidianamente e coraggiosamente per il la-voro, per la scuola e l’univer-sità pubbliche, per cambiare l’Italia. Ma nemmeno sui tanti giovani che sono costretti al-l’emigrazione non per “sete di avventura” ma per trovare un lavoro.

Questa è del resto l’espres-sione tipica di un intellettuale piccolo-borghese che ha pau-ra della lotta di classe e cerca di sopirla sottraendole le forze più fresche e vitali e mitizzan-do una inesistente “eldora-do” da rincorrere all’estero. Tanto che, in chiusura, l’ar-ticolo vagheggia un “senso di comunità” interclassista, perché “essere una collettivi-tà è la condivisione costante e silenziosa delle regole che consentono a tutti di andare avanti”.

Ai giovani e non solo, noi proponiamo invece di ispirar-si allo spirito di sacrificio e di lotta degli eroici partigiani che hanno reso possibile la vitto-riosa Resistenza antifascista e impegnarsi per cambiare dav-vero l’Italia lottando contro il capitalismo, per il socialismo, per conquistarsi un domani senza sfruttamento, disoccu-pazione e povertà.

Pensionati e lavoratori al Sud sono i più tartassati dall’Irpef

“Su stipendi e pensioni il peso delle addizionali comunali e re-gionali Irpef si fa sentire soprat-tutto al Sud”. A dirlo è la CGIA di Mestre che, per l’anno in corso, ha preso in esame quattro tipolo-gie di contribuenti: un pensionato con un reddito di 16mila euro (pari a un assegno mensile netto di mil-le euro); un operaio con un reddito di 20mila euro (con un salario di poco superiore 1.200 euro); un im-piegato con un reddito di 36mila euro (pari a uno stipendio di 2mila euro); un quadro dirigente con un reddito di 59mila euro (pari a una retribuzione di 3mila euro al mese).

Nel caso dell’impiegato, spiega la CGIA, il peso fiscale delle addi-zionali Irpef nelle regioni “più tar-tassate” supera la soglia dei mil-le euro.

In Calabria il costo annuo si at-testa a 1.020 euro (+305 euro ri-spetto al 2010). In Molise il ver-samento si ferma a 1.016 euro (+250 euro rispetto al 2010), men-tre nel Lazio si stabilizza a 947 euro (+254 euro rispetto a tre anni fa). Mentre il dato medio naziona-le è di 820 euro. Se si considera invece il quadro con qualifica di-rigenziale, quello che lavora in Calabria deve versare 1.668 euro (+500 euro rispetto al 2010). Se-

gue sempre il Molise con 1.663 euro (+ 410 euro) e al terzo posto dei “più tartassati” dalle addizio-nali Irpef c’è il dirigente campa-no con 1.577 euro (+436 euro). Il versamento medio nazionale si ferma a 1.374 euro. “In questo momento” sottolinea il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi “l’Irpef è più pesante per i contri-buenti del Mezzogiorno soprattut-to per la cattiva situazione in cui versano moltissime regioni del Sud in materia di sanità. Le Re-gioni in disavanzo sanitario sono state obbligate a elevare l’aliquota base, pari allo 0,9% fino al 2010, di 0,5 punti percentuali, raggiun-gendo così quota 1,4%. Dal 2010 poi quelle in disavanzo sanitario che non avevano rispettato i piani di rientro sono state costrette a in-nalzare ulteriormente l’aliquota di altri 0,3 punti percentuali, arrivan-do a toccare la soglia dell’1,7%”. “Oltre a questo” aggiunge Borto-lussi “col decreto Salva- Italia il governo Monti ha sancito l’ele-vazione dell’aliquota base dallo 0,9% all’1,23%. Di conseguen-za, le Regioni in disavanzo sani-tario hanno dovuto portare l’ali-quota all’1,73% e quelle che non avevano rispettato i piani di rien-tro addirittura al valore massimo di 2,03%”.

Nel 2011 le Regioni in disavan-zo sanitario erano Abruzzo, Cala-bria, Campania, Lazio, Molise, Piemonte, Puglia e Sicilia. Men-tre le Regioni che sono state co-strette a elevare l’aliquota Irpef fino al valore massimo del 2,03% sono state la Calabria, la Campa-nia e il Molise. Per l’addizionale comunale Irpef, invece, nel 2009 e nel 2010 era in atto il blocco, vale a dire l’impossibilità per i Comu-ni di aumentare la tassa. Solo nel 2011 e poi definitivamente nel 2012 è stata nuovamente concessa

Il PMLI produce un gros-so sforzo per far giungere alle masse la sua voce anticapitalista, antiregime neofascista e per l’Italia unita, rossa e socialista. I militanti e i simpatizzan-ti attivi del Partito stanno dando il massimo sul pia-no economico. Di più non possono dare.

Il PMLI fa quindi appel-lo ai sinceri fautori del so-cialismo per aiutarlo eco-nomicamente, anche con piccoli contributi finanziari. Nel supremo interesse del proletariato e della causa del socialismo.

Più euro riceveremo più volantini potremo diffondere contro il go-verno della grande finanza, della UE e della macelleria sociale gui-dato da Monti.

Aiutateci anche economicamente per combattere le illusioni elet-torali, parlamentari, riformiste e governative e per creare una co-scienza, una mentalità, una mobilitazione e una lotta rivoluzionarie di massa capaci di abbattere il capitalismo e il potere della borghesia e di istituire il socialismo e il potere del proletariato. Grazie di cuore per tutto quello che potrete fare.

Consegnate i contributi nelle nostre Sedi o ai nostri militanti op-pure inviateli al conto corrente postale n. 85842383, specificando la causale “Donazione”, intestato a:

PMLI - via Gioberti, 101 - 50121 FIRENZE

di pagarsi gli studi può permettersi di essere considerato meritevole”. Una protesta tanto più coraggiosa e importante dato che Amato era dato come papabile capo del go-verno. A riprova di quanto gli af-faristi che lucrano sull’università pubblica e i politicanti borghesi tengano in considerazione le ri-chieste degli studenti, ad attender-li c’erano le “forze dell’ordine” in tenuta antisommossa, che non hanno esitato a caricare più vol-

te gli studenti per impedire loro di disturbare il “prestigioso” con-vegno. “L’unica risposta che san-no dare è la polizia”, ha detto uno studente ferito alla testa.

Le cariche non hanno fatto che ingrossare il presidio. Centinaia di studenti hanno raggiunto un altro ingresso, trovandolo barricato dal-l’interno. Hanno quindi sfilato da-vanti alle altre facoltà, raccoglien-do altri studenti e puntando sulla sede del DSU, l’azienda del diritto

allo studio, per occuparla.Con altezzoso piglio borghe-

se, Amato ha snobbato gli studenti tacciandoli di essere “disinforma-ti”, come per ammonirli di non di-sturbare “gli esperti” che ne sanno più di loro. Più falsamente conci-liante Profumo che si è dichiara-to disponibile ad un incontro “ma senza urlare”, cioè abbandonando la protesta. Anche perché lui per primo non si è certo premurato di chiedere il parere degli studen-ti prima di demolire il diritto allo studio.

Come scrivono i collettivi auto-nomi di “Infoaut”, la contestazio-ne del 23 aprile “è solo una tappa di un percorso che vedrà gli stu-denti e le studentesse, giorno dopo giorno, riappropriarsi di quanto i ministri di turno, i dirigenti delle aziende per il diritto allo studio, i baroni dell’università e i rettori, vorrebbero sottrarre. Possono rin-chiudersi nelle loro stanze, sbar-rare porte e cancelli, schierare le forze dell’ordine, alzare scudi e manganelli, ma nessun ostacolo potrà fermare studenti e studentes-se che hanno deciso di lottare per il proprio futuro e per una vita di-gnitosa”.

la possibilità di aumentare le ali-quote, fino ad un massima dello 0,8%. Cosa che molti sindaci han-no fatto per bilanciare la penuria di risorse.

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8 il bolscevico / 25 Aprile N. 18 - 9 maggio 2013

IL 25 APRILE E’ VIVOIl M5S, come il PDL, ha disertato le celebrazioni della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. L’inciucio governativo tra PD e PDL

raggiunto nel giorno stesso dello storico evento offende la Resistenza. Fischiati Grasso, Fassino e Burlando. A Niscemi contro il MuosLE COMPAGNE NAPOLETANE DIRETTE DA VALENTINA IN PRIMA LINEA. A PRATO IL PMLI IN UN FRONTE UNITO ANTIFASCISTA. A CATANIA L’ANPI INVITA IL PARTITO ALLA TESTA DEL CORTEO. A MILANO IL PMLI PORTA IN PIAZZA IL RITRATTO DI STALIN.

URBAN INTERVISTATO DALLA “NUOVA PROVINCIA DI BIELLA”. A VARESE I MARXISTI-LENINISTI ANIMANO IL CORTEO CON CORI E CANTI PARTIGIANI. A FUCECCHIO I MARXISTI-LENINISTI INVITATI A PRANZO DALL’ANPI

MILANODecine di migliaia in piazza. Fischiati e

contestati gli esponenti del PD per tutto il cor-teo. Ruolo determinante del PMLI nel corteo.

Spicca il manifesto di StalinBOLDRINI CONTESTATA DAI LAVORATO-

RI LICENZIATI DEL SAN RAFFAELE

Milano. 25 Aprile 2013. Piazza Duomo (foto Il Bolscevico)

Milano, 25 Aprile 2013. Parte della combattiva Delegazione lombarda del PMLI. A sinistra col megafono, il compagno Angelo Urgo, Segretario del Comitato lombardo del Partito (foto Il Bolscevico)

Redazione di MilanoDecine di migliaia i manife-

stanti che sono scesi in piazza a Milano, città Medaglia d’Oro alla Resistenza, nel pomeriggio del 25 Aprile per celebrare il 68° An-niversario della Liberazione del-l’Italia dal nazifascismo. Al tradi-zionale concentramento in Porta Venezia sono giunti antifascisti di tutte le età, da quelli che avevano vissuto e combattuto il fascismo fino agli studenti medi che si bat-tono contro l’attuale regime neo-fascista.

Anche quest’anno il colore prevalente del corteo, che ha sfilato per le vie del centro rag-giungendo piazza Duomo, è sta-to il rosso. Il corteo ha visto la presenza con le loro insegne di sezioni dell’Anpi e dei deportati dell’Aned (Associazione naziona-le ex deportati), questi ultimi coi cartelli neri coi nomi dei lager na-zisti. C’erano intere famiglie con bambini, delegazioni dei sindaca-ti confederali e non, dei partiti, dei comitati migranti, dei centri so-ciali, e di associazioni cattoliche e umanitarie, come Emergency. E poi nutrite delegazioni delle as-sociazioni per i diritti dei migranti, dei movimenti NO TAV, NO EXPO e NO Dal Molin. Tantissimi i gio-vani tra studenti medi ed univer-sitari, organizzati dal Coordina-mento dei Collettivi, e lavoratori precari e disoccupati associati in comitati di lotta contro la pre-carietà lavorativa. Ci sono anche i lavoratori in lotta per la difesa del posto di lavoro, come quel-li dell’Ospedale San Raffaele di Segrate (Milano) presso cui sono previsti 244 licenziamenti.

Non mancano le contestazio-ni ai rappresentanti del PD, che sfilano a metà corteo dietro le loro bandiere coperti di fischi e di “vergogna” lungo tutto il per-corso.

Anche quest’anno l’avanguar-

dia antifascista dell’intero corteo l’ha rappresentato indubbiamen-te il PMLI presente con una com-battiva Delegazione lombarda con uno schieramento di rosse bandiere del Partito e di cartelli con i manifesti del PMLI sul 25 Aprile abbinati a quello realiz-zato dal Comitato lombardo per la messa fuorilegge dei gruppi nazifascisti con l’applicazione della legge 645 del 1952, ed al manifesto del Partito per il 60° Anniversario della scomparsa di Stalin, con la raffigurazione del grande Maestro del proletariato internazionale, portato in bella mostra sul cartello centrale della Delegazione.

Al concentramento i marxisti-leninisti hanno diffuso centinaia di copie di un volantino riportante estratti dall’editoriale de Il Bol-scevico sul 25 Aprile, ricevendo spesso approvazione a seguito della lettura dell’inequivocabile titolo. Diffuse anche copie de Il

Bolscevico n. 16 abbinate al nu-mero 12 che riportava il discorso del compagno Angelo Urgo, Se-gretario del Comitato lombardo del PMLI, ed alcuni passi salienti di interventi pronunciati da altri compagni lombardi alla Comme-morazione di Stalin svoltasi nella Sede milanese del Partito il 10 marzo scorso.

“Il 25 Aprile non si tocca, ono-re e gloria ai partigiani” risuonava dal megafono del PMLI cogliendo

l’approvazione dei presenti che hanno rilanciato altri nostri slogan come quelli per l’applicazione del-le norme di attuazione della XII di-sposizione transitoria e finale del-la Costituzione anche affinché si contrasti la proliferazione assistita dei gruppi squadristici nazifascisti attuata dalla giunta provinciale milanese del berlusconiano Gui-do Podestà (“I nazifascisti e chi li protegge, non vanno tollerati ma messi fuorilegge” e “L’apo-logia di fascismo è un reato, è incostituzionale non va tollera-to”), contro il revisionismo storico neofascista e la riabilitazione dei repubblichini (“No al revisionismo della storia, antifascista sempre la nostra memoria”, “I repubbli-chini di Mussolini, sian sempre ricordati come degli assassini”), contro l’interventismo nostrano (“L’Italia dall’Afghanistan si deve ritirare fuori dai confini nemmeno un militare”, “Le spese inutili/sono da tagliare / missioni di guerra/da

cancellare”), in appoggio ai diritti dei migranti. Non potevano certo mancare quelli contro il regime neofascista e il nascente governo di unità capitalista e neofascista Letta-Berlusconi: “Occorre un nuovo 25 Aprile, questo regime deve finire!”.

La delegazione del PMLI - gui-data dal compagno Urgo, per la qualità politica delle parole d’or-dine scandite e per le canzoni partigiane e comuniste proposte (“Bella Ciao”, “Fischia il Vento”, “L’Internazionale”…), ha attirato presso di sè sempre più manife-stanti di ogni età suscitando ap-plausi e saluti a pugni alzati da chi sostava ai bordi del corteo.

Saluti a pugno chiuso e di-chiarazioni di approvazione e di stima anche per aver portato in piazza il manifesto di Stalin at-torno al quale molti hanno voluto essere fotografati posando coi nostri compagni, mentre le spo-radiche provocazioni anticomuni-ste contro il grande Maestro non hanno avuto seguito ed in alcuni casi hanno suscitato, al contrario, la difesa della sua figura da parte di manifestanti. Le poche e sterili provocazioni sono state spazzate via dai nostri compagni al grido: “Viva il compagno Giuseppe Sta-lin, terrore dei borghesi, terrore dei fascisti, terrore di tutti i falsi comunisti!”.

In Piazza Duomo si sono svol-ti i comizi conclusivi, il principale quello della presidente della Ca-mera Laura Boldrini. Ella si è la-sciata andare a un’apologia della Costituzione del ’48 non certo per denunciare le controriforme che ne hanno ribaltato lo spirito democratico-borghese e l’hanno di fatto cancellata, ma per affer-mare che essa sarebbe ancora operativa a garanzia dei diritti fondamentali, come quello al lavo-ro o addirittura dell’emancipazione femminile. Sulle fandonie del suo presunto “diritto al lavoro garan-tito dalla Costituzione” la Boldrini è stata duramente contestata dai lavoratori in lotta del San Raffae-le e da molti che rilevavano che nulla veniva detto per il ripristino dell’art. 18 dello Statuto dei La-voratori e per l’abrogazione delle leggi Fornero, 30 e Treu. Ancora la Boldrini ha esaltato la “gran-dezza” dell’art. 11 della Costitu-zione senza dire una parola sulla sua continua flagrante violazione come ancora avviene con la guer-ra di occupazione in Afghanistan. Chiacchiere al vento a proposito della sua dichiarata indignazione per la negata cittadinanza ai lavo-

BIELLAIl neopodestà di Biella contestato

dagli antifascisti alle celebrazioni organizza-te dal Comune. Al mattino una delegazione

del PMLI depone una corona di fi ori rossi al monumento partigiano. Urban intervistato da

“La Nuova Provincia di Biella”

25 Aprile 2013. L’omaggio dell’Organizzazione di Biella del PMLI al monu-mento partigiano di piazza Martiri della Libertà. Sulla destra col pugno alzato, il compagno Gabriele Urban. Responsabile del Partito per il Piemonte (foto Il Bolscevico)

San Donato (Biella). Veduta della manifestazione organizzata dall’ANPI (foto Il Bolscevico)

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Biella del PMLIIl 68° Anniversario della Li-

berazione dal nazi-fascismo è stato celebrato in provincia di Biella con tante iniziative pubbli-che molto partecipate che hanno inequivocabilmente mostrato che i sentimenti di attaccamento ai valori ispiratori della Resistenza e dell’antifascismo sono più vivi che mai nel cuore delle masse popolari biellesi che forse più di altri hanno dato, in numero di partigiani e staffette partigiane trucidati dai nazifascisti, alla Li-berazione tanto che la città di Biella, Medaglia d’oro al valor militare, venne liberata un giorno prima rispetto al resto del Paese, esattamente il 24 aprile 1945.

La prima iniziativa è stata quel-la istituzionale organizzata dal

Comune di Biella con un corteo partito dal monumento ai caduti di tutte le guerre vicino ai “Giardini Zumaglini” e arrivato all’ingresso del Palazzo di Città dov’è presen-te una targa commemorativa dei giorni di lotta dell’Aprile 1945. Nel suo discorso ufficiale il sindaco di Biella, Dino Gentile, eletto anche coi voti della Fiamma tricolore e del movimento “La Destra”, non è proprio riuscito a trattenersi nel dire che vanno anche rispettati e ricordati “quei soldati che, in buo-na fede, hanno combattuto per la parte sbagliata” e, visto che c’era, ha brevemente parlato degli esuli istriani e chiosato sulle falsità del-la vicenda delle foibe, al termine della seconda guerra mondiale, cercando di fare passare per vere le menzogne raccontate dagli storici revisionisti secondo i quali sarebbero stati gettati nelle foibe

ratori migranti e ai loro figli.La presidente della Camera

ha voluto imbellettare l’attuale regime neofascista in via di completamento e il suo nascente “democratico” governo.

Occorre comprendere che tenere alta la bandiera della Re-sistenza oggi significa combat-tere contro il capitalismo e il suo governo e lottare per conquistare il socialismo, che è la società che avevano in mente anche gli anti-fascisti e i combattenti partigiani più avanzati e coscienti. Affinché questa mèta storica torni ad es-

sere patrimonio ideale di milioni di lavoratori, antifascisti e masse popolari, occorre un PMLI ancor più forte e radicato che la difen-da, la propagandi e la porti avanti ogni giorno nella lotta di classe!

Viva il 25 Aprile!Viva le partigiane e i parti-

giani!Liberiamoci dal governo Let-

ta-Berlusconi e dal regime neo-fascista!

Teniamo alta la bandiera della Resistenza combattendo il capi-talismo e il suo governo, per il socialismo!

Page 9: Il bolscevico n°18-2013

N. 18 - 9 maggio 2013 25 Aprile / il bolscevico 9migliaia di oppositori del regime jugoslavo e donne o uomini per il semplice fatto di essere italia-ni. Tali passaggi sono costati al sindaco del partito di Berlusconi fischi e un “Abbasso il sindaco Gentile” da una parte dei presen-ti tra cui militanti del PMLI ed il Segretario provinciale del Partito della Rifondazione Comunista di Biella (PRC), Valter Clemente.

Nella serata di mercoledì 24 aprile, come ogni anno, l’ANPI provinciale ha organizzato una fiaccolata a Biella facendo tappa ai più importanti monumenti par-tigiani della città dinanzi ai quali sono stati letti alcuni brani di let-tere di partigiani e di staffette par-tigiane. Dopo la polemica dello scorso anno, quando attraverso un comunicato ufficiale l’ANPI provinciale invitava tutti i parteci-panti a presentarsi senza bandiere di partito o striscioni, quest’anno erano presenti tantissime insegne di organizzazioni sindacali, grup-pi antimafia e antirazzisti, partiti politici tra cui il PRC e il PMLI; quest’ultimo ha portato per tutto il corteo anche il proprio cartello con le parole d’ordine “Teniamo alta la bandiere della Resistenza, combattiamo contro il capitali-smo e il suo governo, per il socia-lismo”. L’Organizzazione biellese del PMLI ha inoltre diffuso centi-naia di copie del proprio volantino sul 68° della Liberazione accolto con interesse dai manifestanti.

Il mattino del 25 Aprile, pun-tualmente alle ore 9, come preannunciato da un comunica-to stampa dell’Organizzazione locale del Partito e rilanciato dal

quotidiano La Stampa, militanti e simpatizzanti del PMLI si sono dati appuntamento davanti al monumento partigiano di piazza Martiri della Libertà di Biella per deporre alla base del monumento una stupenda corona di garofani rossi con una fascia rossa ripor-tante la scritta “I marxisti-leninisti biellesi ai partigiani caduti”.

Dopo le fotografie i compagni si sono diretti verso la frazione di Lace del Comune di Donato in provincia di Biella per partecipa-re al corteo ufficiale organizzato dall’ANPI provinciale. La sfilata si è diretta verso il “Memorial Par-tigiano”, il monumento partigiano ricavato dalla parziale ristruttu-razione di un cascinale utilizzato durante la guerra di Liberazione come luogo di importanti riunioni e scambi d’informazioni tra i par-tigiani biellesi e quelli eporediesi; tanta è la vicinanza e l’amicizia tra queste due popolazioni che anco-ra oggi, presso tale luogo monu-mentale, si incontrano per festeg-giare unitariamente il 25 Aprile le delegazioni dell’ANPI del biellese e del canavese. L’Organizzazione biellese del PMLI ha portato per tutta la manifestazione il cartello ufficiale di Partito e diffuso cen-tinaia di copie del volantino. Il compagno Gabriele Urban è sta-to intervistato da un giornalista de La Nuova Provincia di Biella. Le dichiarazioni del compagno Urban, corredate da una bella fo-tografia dello spezzone del PMLI e del PRC che hanno marciato insieme al corteo, sono apparse sul numero di sabato 27 aprile del bisettimanale biellese.

VARESEIl PMLI anima con cori e canti antifascisti

i manifestanti che in buona partenon restano ad ascoltare i discorsi

dei rappresentanti istituzionali

Un aspetto del corteo organizzato a Varese. Col cartello il compagno Alessandro Frezza, Responsabile dell’Organizzazione di Viggiù del PMLI, mentre concorda gli slogan da lanciare col megafono (foto Il Bolscevico)

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Viggiù del PMLIUna giornata radiosa in tutti i

sensi, come radioso era il sol del-l’avvenire che riscaldava il cuore delle partigiane e dei partigiani che combattevano sulle monta-gne e nelle città contro le bestie naziste e fasciste. Così sono stati accolti nella calda mattinata di giovedì 25 Aprile un centinaio tra donne, uomini, anziani, giovani, e coppie con bambini, che hanno salutato in piazza a Varese il 68° della Liberazione.

I manifestanti si sono concen-trati in piazza San Vittore prima della partenza del corteo. Pre-senti in maniera ufficiale compa-gni dell’Organizzazione di Viggiù e di Milano del PMLI, giovani del movimento studentesco: “Sem-pre in lotta”, il movimento pacifi-sta “Donne in nero” e alcuni com-pagni della base del PRC.

I marxisti-leninisti, organizzati con la divisa del Partito, cartello-ne, bandiera e megafono si sono prodigati nell’elevare il livello an-tifascista della manifestazione

con la parola d’ordine “Alziamo la bandiera della Resistenza, contro il capitalismo e il suo governo, per il socialismo”, riportata sia sul manifesto che sui volantini. Lun-go il corteo che ha attraversato tutta la città sono state intreccia-te interessanti discussioni con ex partigiani, giovani studenti e don-ne. Sono stati lanciati vari canti partigiani ripresi dai manifestanti che si univano ai marxisti-leninisti in un sol coro antifascista. “Bella Ciao”, “Fischia il vento”, “Valse-sia”, e “l’Internazionale”, richiesta a gran voce dallo spezzone del-le “Donne in nero”, hanno dato il buon giorno alla popolazione varesina.

Arrivati nei pressi di Largo Re-sistenza, dinanzi al monumento ai partigiani, sono state deposte delle corone di fiori ed è stata in-tonata “Bella Ciao”, per quanto un’agente della Digos prima di arrivare in piazza avesse ammo-nito i marxisti-leninisti di starsene buoni e zitti... il suo “consiglio” ancora aspetta una risposta.

Una novità alla conclusione del corteo rispetto agli anni pas-

SUCCESSO DEL VOLANTINAGGIODEL PMLI A LECCO PER IL 25 APRILEIn occasione della Festa del-

la Liberazione è avvenuto un vo-lantinaggio del PMLI a Lecco, nel corteo mattutino e nel concerto Resistente nel pomeriggio. Sono stati distribuiti molti volantini e affissi altri.

La risposta è stata positiva da parte di chi ha ricevuto il volan-tino, e c’è stato un forte interes-

se verso il contenuto del volantino stesso e del PMLI.

Un successo propagandistico sulla strada che porta al sociali-smo con il Partito marxista-lenini-sta italiano!

Con i Maestri vinceremo!

Un compagno studentedi Lecco

sati è stata la decisione sponta-nea di una buona parte dei ma-nifestanti di non entrare nella sala Montanari per ascoltare i discorsi dei rappresentanti delle istituzioni borghesi che avrebbero dovuto chiudere le celebrazioni. PMLI,

“Donne in nero”, e i ragazzi di “Sempre in lotta” hanno infatti formato un presidio fuori dal-la sala continuando ad intonare canzoni proletarie e antifasciste, onorando nel modo migliore la gloriosa Resistenza partigiana.

PARMADiffuso il volantino del PMLI. Molto richiesto

“Il Bolscevico” dedicato a Stalin.Gli interventi di Pizzarotti (M5S) e Bernazzoli

(PD) improntati all’interclassismo

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Parma del PMLIDiverse centinaia di antifasci-

sti hanno festeggiato il 25 Aprile prendendo parte alla manifesta-zione svolta a Parma, città Meda-glia d’Oro per la Resistenza.

Il lungo corteo si è snodato da Piazzale Santa Croce ed è termi-nato nella centralissima Piazza Garibaldi.

Il rosso è stato il colore domi-nante e durante il corteo più vol-te sono state intonate le canzoni partigiane “Bella ciao” e “Fischia il vento”. Ammirevole ed esem-plare la partecipazione di diversi partigiani che nonostante l’età hanno voluto essere presenti al-l’iniziativa.

Assenti il PD e il Movimento cinque stelle.

Hanno partecipato al corteo militanti e simpatizzanti dell’Or-ganizzazione di Parma del PMLI che ha diffuso centinaia di copie del volantino sul 25 Aprile e te-nuto alte per tutto il percorso le bandiere dei Maestri e del Partito.

Sono state diffuse diverse copie de “Il Bolscevico”, in particolare molto richieste sono state fatte per il numero speciale su Stalin.

La manifestazione si è conclu-sa con i comizi delle rappresen-tanze istituzionali. In particolare quelli del neopodestà Federico Pizzarotti (M5S) e del presidente della provincia Vincenzo Bernaz-zoli (PD) sono stati entrambi in-centrati sull’interclassismo.

Pizzarotti ha affermato che oc-corre solidarizzare gli uni con gli altri, senza distinzione di classe, “bisogna mettere da parte l’egoi-smo, porsi a disposizione della comunità”. Sulla stessa linea Bernazzoli secondo cui un nuo-vo fascismo è possibile quando “ognuno pensa ai propri interessi. Per questo occorre uscire al più presto da questo circolo vizioso in cui la rabbia si trasforma in ricerca di un nemico su cui sfo-garsi”.

Per noi il 25 Aprile e il ricordo della Resistenza significa lottare contro il capitalismo tramite la lotta di classe per il socialismo.

Parma, 25 Aprile 2013 (foto Il Bolscevico)

25 Aprile a Rovato (Brescia)

SINDACA LEGHISTA NEGA ALLA BANDA

CITTADINA DI ESEGUIRE “BELLA CIAO”

Roberta Martinelli, sindaca leghista di Rovato in provincia di Brescia, per il suo primo 25 Aprile da neopodestà del co-mune lombardo ha vietato alla banda cittadina di eseguire nel proprio repertorio musicale in occasione della cerimonia per il 68° della Liberazione i can-ti partigiani “Bella ciao” e “Fi-schia il vento”.

Anzi ha fatto aprire il ceri-moniale con l’inno di Mameli e il “Piave mormorò” che riguarda la prima guerra mondiale e nul-la hanno a che fare con la Resi-stenza e la guerra di Liberazione dal nazifascismo. Dal pubblico si sono levate proteste e fischi e

sono state lo stesso intonate sia “Bella ciao” che “Fischia il ven-to” aiutati dal coro degli alunni delle scuole elementari.

Fievoli voci di protesta da parte di esponenti del PD che in-vece di denunciare il grave atto fascista della neopodestà Mar-tinelli si sono limitati a dire: “Questa giunta non ha ancora capito che in queste circostan-ze rappresenta tutti, non solo chi li ha votati”. Un’opposizione di cartone che non onora i tanti partigiani che diedero la propria vita fino al 26 aprile del 1945 proprio a Rovato, teatro di uno degli ultimi scontri militari con-tro i nazifascisti.

MODENAIn piazza gli operai della Terim e moltissimi

giovani antifascistiDUE RAGAZZE SI FANNO FOTOGRAFARE

CON LE BANDIERE DEL PMLI

Dal corrispondente dell’Organizzazionedi Castelvetro di Modenadel PMLI

Un sole splendente ha ac-compagnato i partigiani, i reduci, gli antifascisti, fra i quali nume-rosi giovani, che sono scesi in piazza a Modena il 25 Aprile per celebrare il 68° Anniversario della Liberazione, dedicato quest’anno alle donne antifasciste. Un corteo

ha attraversato le vie del centro per concludersi in piazza Grande, al suono di canti antifascisti. Pre-senti gli operai Terim, impegnati in una dura lotta che dura ormai da sei anni contro i licenziamenti e la chiusura degli stabili, i quali hanno rilanciato la rivendicazione dell’esproprio del padrone per la nazionalizzazione della fabbrica.

Nel corteo risaltavano le ban-diere rosse e il cartello “Teniamo alta la bandiera della Resistenza

Modena, 25 Aprile 2013 (foto Il Bolscevico)

FERRARAUn 25 Aprile tutto istituzionale

è quello che si è svolto a Ferrara. Non solo come negli anni passati i simboli di partito non c’erano, ma questa volta, peggiorando le cose, erano addirittura vietati. Proibiti all’insegna del “vogliamo-ci bene”, abbracciamoci e dia-moci anche qualche bacio.

Nostro intento era andare a Copparo, paese della provincia, dove si commemoravano 5 par-tigiani massacrati dai repubbli-chini, ma, per un inconveniente, abbiamo deciso di ripiegare sulla manifestazione di Ferrara centro, credendo, o meglio sperando, che fosse cambiato qualcosa ri-spetto alle celebrazioni deludenti del 2012 e del 2011. Purtroppo è andata pure peggio.

A parte la cerimonia con la posa di corone di fianco alle mura del Castello dove sono stati fucilati dei patrioti, la cerimonia era tutta monopolizzata dai rap-presentanti dei corpi militari, Po-lizia, Esercito, Marina e Carabi-

nieri mentre un folto gruppo non definito inneggiava ai due marò prigionieri in India. La banda ha suonato di tutto all’infuori delle canzoni partigiane e della Libera-zione. Forse per non scomodare il lavoro del democristiano Letta e di Vittorio Emanuele Napolitano. Nei discorsi ufficiali gli oratori si sono ben guardati dallo spendere parole di esaltazione della Resi-stenza. Poi la messa (quella non può mai mancare).

Disgustati dagli eventi non consoni con le nostre idee ci sia-mo allontanati dicendo mai più a Ferrara per la manifestazione isti-tuzionale.

In provincia ci sono state ma-nifestazioni bellissime come a Comacchio, Portomaggiore, Ar-genta.

Avanti con forza per l’Italia unita, rossa e antifascista, coi Maestri e col PMLI vinceremo!

I simpatizzanti di Ferrara del PMLI

combattendo il capitalismo e il suo governo, per il socialismo”, portate dai militanti e simpatiz-zanti della provincia di Modena del PMLI e fotografate e apprez-zate a più riprese (e in alcuni casi riportate dalla stampa locale), addirittura due ragazze hanno voluto farsi fotografare tenendo in mano le bandiere. Particolar-mente emozionante l’incontro con un’anziana antifascista che, visibilmente commossa, si è feli-citata di vedere dei giovani tenere alta la bandiera rossa, abbrac-ciando calorosamente i compa-gni. Dopo una buona diffusione de “Il Bolscevico” e interessanti discussioni con i partecipanti, i marxisti-leninisti hanno reso omaggio agli eroici caduti della Resistenza.

Uno spirito antifascista vivo e sentito, quello della piazza e dei marxisti-leninisti, che non ha nulla a che vedere con il discor-so celebrativo ufficiale tenuto dal presidente della provincia Emilio Sabattini (PD), in sostan-za un’apologia del sistema “de-mocratico” in realtà capitalista e neofascista italiano, l’esatto con-trario della società nuova per la quale avevano lottato i partigiani. Non stupisce se si pensa che la giunta piddina di Modena va da tempo a braccetto con gruppi apertamente fascisti come Casa Pound e manganella gli antifasci-sti che protestano. A riprova che i vertici del PD, dopo avere rin-negato da tempo il comunismo, hanno tagliato i ponti anche con l’antifascismo.

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10 il bolscevico / 25 Aprile N. 18 - 9 maggio 2013

RIMINIIl PMLI, unico Partito

in piazza con la bandiera

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di RiminiLa Cellula “Stalin” di Rimini

del PMLI ha partecipato alla ma-nifestazione del 25 Aprile con la bandiera del Partito e un bel car-tello col manifesto dedicato al-l’Anniversario della Liberazione. Il ritrovo è stato al Parco Cervi. Da lì è partito il corteo che è sfilato in piazza Tre Martiri dove è stata de-posta una corona di fiori sul luogo dove vennero impiccati i tre mar-tiri partigiani. Uno di questi prima di morire urlò “Viva Stalin”.

Il corteo è poi arrivato in piaz-za Cavour dove si sono svolti i di-scorsi ufficiali, quello del sindaco di Rimini, quello dell’esponente dell’ANPI e infine quello del se-gretario della Cgil di Rimini.

Quella del PMLI è stata l’uni-ca bandiera di Partito presente in piazza, oltre a quelle dell’ANPI e della CGIL. La partecipazione è stata numerosa. La nostra ban-diera e il cartello sono stati molto fotografati.

Nel pomeriggio i compagni della Cellula hanno partecipato alla “Pedalata della pace” orga-nizzata dal Centro sociale anziani di Torre Pedrera, di cui il compa-gno Tino Bruni è attivista. Hanno partecipato in più di duecento e in bicicletta è stata raggiunta la riva di un laghetto dove il Centro sociale ha offerto una ricca me-renda. Cantando e ballando sia-mo arrivati a sera, poi siamo tor-nati a casa, stremati, ma contenti della magnifica giornata.

Rimini, 25 Aprile 2013. Al centro il compagno Tino Bruni col cartello del PMLI

FORLI’I marxisti-leninisti ben accolti

dagli ex partigiani che ringraziano il Partito per la costanza e la coerenza

Forlì. Manifestazione per il 25 Aprile in piazza Saffi . Sullo sfondo il cartello e la bandiera del Partito (foto Il Bolscevico)

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di ForlìIl 25 Aprile i marxisti-leninisti

forlivesi hanno partecipato alla celebrazione che si è svolta in Piazza Saffi.

Alla presenza di diverse cen-tinaia di antifascisti le autorità cittadine hanno depositato del-le corone di fiori ai lampioni dei Martiri e al Sacrario dei Caduti per la Libertà. Dal palco il sindaco Balzani ha svolto un breve saluto mentre il discorso celebrativo era stato affidato al Presidente della Consulta comunale dei cittadini stranieri. Un intervento evidente-

mente concordato e annacquato, totalmente inoffensivo che non ha trattato del sacrificio partigiano e tantomeno ha denunciato il neo-fascismo e il razzismo sempre più diffusi.

I compagni del PMLI, come sempre ben accolti dagli ex partigiani che hanno ringraziato per la partecipazione e si sono complimentati per la costanza, era presente con la bandiera del Partito e il cartello sul 25 Aprile. Sono stati diffusi un centinaio di volantini con l’Editoriale sulla Li-berazione e diverse copie de “Il Bolscevico” n. 15.

RAVENNAPartecipazione del PMLI

Ravenna, 25 Aprile 2013. Il compagno Franco Melandri fotografato assieme al partigiano Egidio Errani, comandante Gim, della prima compagnia Distacca-mento “T. Lori” (foto Il Bolscevico)

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Ravenna del PMLIAnche quest’anno l’Organiz-

zazione di Ravenna del PMLI ha partecipato alla manifestazione

dell’ANPI in occasione della Libe-razione.

L’iniziativa si è aperta con la visita e la deposizione degli omaggi floreali ai cippi posti sui luoghi ove caddero numerosi

GABICCE MAREPartecipazione del PMLI

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Gabicce Mare del PMLIIn occasione dell’Anniversa-

rio della Liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo, si è svolto un corteo a Gabicce Mare (Pesaro Urbino).

Il corteo, organizzato dalle istituzioni locali, è partito da da-vanti il comune percorrendo Via-le Vittoria e depositando corone davanti ai monumenti dei caduti, deposizione seguita da squilli di tromba.

Presenti l’ANPI e il comune di Gabicce Mare, alcuni partiti con le rispettive bandiere: PMLI, PD, PRC.

Il corteo è terminato con il discorso del sindaco (che ha provocato malumori negli altri partiti, poiché di evidente pro-paganda elettorale), della presi-dentessa ANPI della sezione di Gabicce Mare, e di un ex parti-giano.

L’Organizzazione locale del PMLI ha distribuito alcune decine di volantini sul 25 Aprile.

PRATOIl Fronte unito antifascista contrasta

la parata militare istituzionale dando vita a una sentita manifestazione.

Il PMLI cuore rosso dell’iniziativaPrato, 25 Aprile (foto Il Bolscevico)

Dal corrispondente della Cellula “G. Stalin” di PratoIn ricordo delle decine di mi-

gliaia di partigiani morti durante l’occupazione nazi-fascista, la Cellula “G. Stalin” di Prato del PMLI ha preso parte al corteo cittadino per il 68° Anniversario della Liberazione nell’ambito del Fronte unito Antifascista insieme alla Federazione della Sinistra, il Comitato gay e lesbiche di Prato, Azione Civile-Ingroia, e l’associa-zione Alba.

Militanti, simpatizzanti e amici pratesi del PMLI hanno rappre-sentato il cuore rosso della ma-nifestazione e marcato la propria presenza in difesa dei valori e de-gli insegnamenti della Resistenza in totale disaccordo con la “cele-brazione” clerico-istituzionale e in particolare con la provocatoria parata militare in piazza Duomo imposta dal prefetto Maria Guia Federico in combutta con la giun-ta del neopodestà berlusconiano Roberto Cenni che invece vor-rebbero ricondurla sotto il falso simbolo dell’unità nazionale, sna-turandola e facendole perdere la sua vera identità antifascista.

Lo spezzone rosso in rispo-sta all’arroganza della parata militare, ha dimostrato un since-ro riconoscimento alle gesta dei nostri partigiani e ha replicato al patriottardo inno nazionale, del vogliamoci tutti bene in nome del nazionalismo e del governo delle “larghe intese”, intonando il can-

to di “Bella Ciao”, scandita anche dalla musica proveniente dal po-tente megafono.

Al concentramento in Piazza Duomo sono state diffuse alcu-ne centinaia di copie dell’impor-tante volantino unitario dal titolo “Teniamo alta la bandiera della Resistenza; lottiamo uniti contro il capitalismo, il neofascismo, il revisionismo, lo sfruttamento e la precarietà”. Inoltre sono state di-stribuite alcune “pezze” rosse in-vitando i manifestanti a indossar-le per simboleggiare le ferite e il sangue versato dai partigiani per liberare l’Italia dai nazi-fascisti.

Durante il corteo diversi ma-nifestanti hanno dimostrato ap-prezzamento alle nostre iniziative, più volte hanno richiesto il volan-tino con gli slogan unitari molti dei quali, su richiesta, sono stati lanciati dal megafono del PMLI e ripresi dal corteo durante tutto il tragitto. Tra gli slogan più richiesti: “Ieri, oggi e anche domani gloria eterna ai partigiani”, “Il 25 Aprile è Festa popolare No alla parata mi-litare”, “Viva i partigiani liberatori, contro i repubblichini massacra-tori”, “Il 25 Aprile non è feriale, la Liberazione è Festa nazionale”, “I morti non sono tutti uguali, i nazi-fascisti sono i criminali”.

Causa lavori in piazza Delle Carceri il percorso del corteo è stato accorciato e la cerimonia ufficiale con deposizione della corona di alloro è avvenuta sotto le logge in piazza del Comune.

Prato, 25 Aprile 2013. A conclusione del corteo, i compagni della Cellula “G. Stalin” di Prato del PMLI, della Federazione della Sinistra, del Comitato gay e lesbiche di Prato, Azione Civile-Ingroia e dell’associazione Alba hanno deposto un mazzo di fi ori sotto la lapide celebrativa del V Anniversario della Liberazione (foto Il Bolscevico)

All’arrivo del corteo sotto le finestre del palazzo comunale è stato lanciato lo slogan: “Fuori i fascisti dai palazzi” a rimarcare l’incompatibilità totale della loro presenza nelle istituzioni pubbli-che di una nazione che è nata dallo spirito antifascista e che il capitolazionismo delle forze di “sinistra” e pseudo democratiche stanno facendo risorgere.

A conclusione del corteo, in memoria dei Partigiani caduti, i compagni facenti capo alla Cel-lula “G. Stalin” di Prato del PMLI, Federazione della Sinistra, il Co-

mitato gay e lesbiche di Prato, Azione Civile-Ingroia, e l’asso-ciazione Alba hanno deposto un bellissimo mazzo di fiori sotto la lapide commemorativa del V An-niversario della Liberazione posta sotto il portico in piazza Del Co-mune. La breve ma toccante ce-rimonia è stata molto apprezzata dai manifestanti che hanno rilan-ciato lo slogan “Ieri, oggi e anche domani, gloria eterna ai partigia-ni” e intonato a gran voce “Bella Ciao” prima di salutarsi dandosi appuntamento al corteo del 1° Maggio.

partigiani che combattevano in queste zone.

Poi un breve corteo ha attra-versato la città fino alla piazza centrale dove hanno parlato un rappresentante del comune di Ravenna e un dirigente locale dell’ANPI.

Presente il PMLI con la ban-diera rossa del Partito.

Non molti i giovani mentre le file degli ex partigiani si assotti-gliano ogni anno. Conforta la pre-

senza di Egidio Errani (Tolmino) nome di battaglia Comandante Gim, che fu combattente nelle valli attorno a Ravenna con la XXVIII Brigata Garibaldi. Per for-tuna che qualcuno resiste all’età che avanza.

Tocca al PMLI tenere alta la gloriosa bandiera della Resisten-za e portare nel futuro gli ideali che portarono alla Liberazione dell’Italia dalla barbarie nazifa-scista!

Accade nullaattorno a te?

RACCONTALO A ‘IL BOLSCEVICO’Chissà quante cose accadono attorno a

te, che riguardano la lotta di classe e le con-dizioni di vita e di lavoro delle masse. Nella fabbrica dove lavori, nella scuola o universi-tà dove studi, nel quartiere e nella città dove vivi. Chissà quante ingiustizie, soprusi, ma-lefatte, problemi politici e sociali ti fanno ri-bollire il sangue e vorresti fossero conosciuti da tutti.

Raccontalo a “Il Bolscevico’’. Come sai, ci sono a tua disposizione le seguenti ru-briche: Lettere, Dialogo con i lettori, Contri-buti, Corrispondenza delle masse e Sbatti i signori del palazzo in 1ª pagina. Invia i tuoi ``pezzi’’ a:

IL BOLSCEVICOC.P. 477 - 50100 FIRENZE

Fax: 055 2347272 -

e-mail: [email protected]

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N. 18 - 9 maggio 2013 25 Aprile / il bolscevico 11FIRENZE

Il PMLI attivo nelle celebrazioni per il25 Aprile. Proclamato lo sciopero sindacale

contro le aperture dei negozi. Non lasciare la piazza ai revisionisti e ai falsi antifascisti

Firenze, 25 Aprile 2013. Un momento del corteo. In primo piano la delegazione del PMLI (foto Il Bolscevico)

Firenze, 25 Aprile 2013. L’arrivo del corteo in piazza Tasso durante la manife-stazione organizzata nel pomeriggio dall’ANPI provinciale (foto Il Bolscevico)

Redazione di Firenze

Tante le iniziative fiorentine in occasione del 68° Anniversario della Liberazione dal nazifasci-smo.

Militanti, simpatizzanti e amici del PMLI non si sono risparmiati per essere presenti alle celebra-zioni in maniera militante e attiva.

Una delegazione guidata dal-la Responsabile toscana Claudia Del Decennale ha partecipato al consueto appuntamento cittadi-no in Piazza dell’Unità. Un’occa-sione sempre più istituzionale e militarizzata che però gli antifa-scisti e i sinceri democratici non possono e non devono lasciare nelle loro mani. Nessuna piazza deve essere lasciata in mano ai falsi antifascisti, agli antidemo-cratici, ai revisionisti, agli antico-munisti, tanto meno il centro cit-tadino, teatro della vittoria della Resistenza sul nazi-fascismo. In questo spirito d’unità antifascista d’esempio gli attivisti della Se-zione ANPI “Oltrarno” che erano presenti la mattina e hanno par-tecipato anche alle altre iniziative della giornata.

Il PMLI era l’unico partito po-litico presente al corteo, con il cartello con i manifesti ad hoc per il 25 Aprile e il 1° Maggio, le bandiere dei Maestri e del Partito, i corpetti e ha diffuso il volantino con da una parte estratti dell’edi-toriale sul 25 Aprile e dall’altra quello sul 36° Anniversario della fondazione del Partito. Prima del corteo un attivista dell’Anpi, non-ché ex sindacalista, si è avvicina-to alla Delegazione affermando: “sono molte le cose politiche che mi dividono da voi, ma sono con-tento di vedervi in quest’occasio-ne, non dobbiamo essere divisi nell’antifacismo, anche in questo tipo d’iniziativa”. Altri passanti si sono fermati per brevi discussio-ni sull’attualità. Durante il corteo che ha raggiunto Piazza della Signoria, molte le foto al bellis-simo cartello e alle compagne e ai compagni che hanno intonato “Bella Ciao”.

Dopo il corteo, il neopode-

stà fiorentino, il presidenzialista Matteo Renzi (PD), ha incentrato il suo discorso in Palazzo Vec-chio non sulla Resistenza, sul contributo dei partigiani, sul loro valore, ecc., che ovviamente non sono suoi. Ha invece utilizzato la “tribuna” per un suo discorso po-litico, esaltando la rielezione del nuovo Vittorio Emanuele III, Na-politano, promuovendo le larghe intese tra PD e PDL per la forma-zione del nuovo governo e riba-dendo agli elettori del suo partito contrari a questo “inciucio” che è “offensivo” opporvisi. D’altronde cosa potevamo aspettarci da chi proprio in occasione del 25 Apri-le stringe la mano agli esponenti PDL come Massimo Parisi e Ga-briele Toccafondi ammiccando al fatto che ormai non sono più all’opposizione.

La giornata è proseguita con l’oramai consueto pranzo in Piaz-za Poggi sempre a cura dell’ANPI e poi con la festa antifascista in Piazza S. Spirito. Un momento che ha visto alcuni nostri compa-gni attivi nell’ANPI dare il proprio contributo per la riuscita dell’ini-ziativa in un grande spirito di uni-tà antifascista. Banchini, musica e una bellissima mostra sulle foi-be.

La Delegazione del PMLI gui-data dal Segretario della Cellula “Nerina ‘Lucia’ Paoletti”, con le proprie insegne, si è riformata al momento del corteo unitario. La manifestazione che ha visto la partecipazione di moltissimi gio-vani e giovanissimi, attivisti del-l’ANPI, di Firenze antifascista, del CPA FI-SUD, è partita da Piazza S. Spirito con la deposizione di una corona di fiori rossi al monu-mento a Potente, per dirigersi a Piazza Tasso dove è stata depo-sitata un’altra corona alle vittime dell’eccidio del 17 luglio 1944.

Durante il corteo sono stati distribuiti centinaia di volantini e un giovane ci ha richiesto la spilla di Stalin. Dalle finestre le persone salutavano i manifestanti con il pugno chiuso e all’arrivo in Piaz-za Tasso le persone sedute sulle panchine del giardino hanno ap-

MUGELLOOttima accoglienza riservata al PMLI,

come mai in passato. Molti i giovani presenti

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Vicchio del Mugello del PMLIIl 25 Aprile, 68° Anniversario

della Liberazione dal nazifasci-smo, si è tenuto a Borgo San Lo-renzo (Firenze) il tradizionale cor-teo di deposizione delle corone ai vari cippi e monumenti ubicati nel centro del maggiore comune mugellano. In testa al corteo la banda musicale di Marradi che al monumento alla Resistenza ha finalmente eseguito “Bella ciao” dopo aver suonato per ben due volte l’inno di Mameli marcando il solito clima nazionalista e pa-triottardo imposto a livello istitu-zionale. In testa al corteo le varie associazioni combattentistiche.

Borgo San Lorenzo (Firenze), 25 Aprile 2013 (foto Il Bolscevico)

VALDISIEVE A Pontassieve presente solo la bandiera del

PMLI. Interessante iniziativa nel pomeriggio dell’ANPI di Rufi na

Pontassieve (Firenze), 25 Aprile 2013. Con la doppia bandiera dei Maestri e del Partito, il compagno Loris Sottoscritti (foto Il Bolscevico)

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Rufi na del PMLIA Pontassieve (Firenze) si è

svolto il consueto corteo per celebrare a livello territoriale la Liberazione dell’Italia dal nazifa-scismo. Presenti circa 250 ma-nifestanti, oltre alle locali sezioni dell’ANPI di Pontassieve e di Rufina e ai gonfaloni delle ammi-nistrazioni comunali del Valdarno e della Valdisieve. Assenti tutti i partiti ad eccezione del PMLI che attraverso le compagne e i compagni dell’Organizzazione di Rufina ha portato in piazza le sue rosse bandiere.

Una presenza fondamentale quella del Partito che non è sfug-gita ad alcuni manifestanti che si sono rivolti ai compagni con frasi di apprezzamento: “Almeno voi avete sempre le bandiere rosse in pugno!” è stato il saluto di un mi-

litante della “sinistra” del PD, che non ha risparmiato dure critiche ai vertici (anche locali) del proprio partito per gli ultimi avvenimenti di carattere nazionale.

Per il resto l’iniziativa è stata di basso tono e, purtroppo, si se-gnala ancora una volta la scarsa presenza di giovani. Giovani che invece la sezione ANPI di Rufi-na ha cercato di coinvolgere nel pomeriggio, promuovendo un’ini-ziativa alla quale hanno parteci-pato decine di ragazzi che hanno potuto confrontarsi sul tema del-l’antifascismo con i rappresen-tanti dell’ANPI locale, acquistare libri ed altro materiale e contem-poraneamente ascoltare brani attinenti al tema della Resistenza e alle lotte della classe operaia intonati da sette diversi gruppi e solisti che si sono avvicendati nel loggiato di villa Pantellini a Rufi-na.

FUCECCHIOIl PMLI porta in piazza l’antifascismo

militante, anima e colora di rosso il corteo

Redazione di FucecchioCome ogni anno a Fucecchio

il 25 Aprile viene ricordata la Li-berazione dal nazi-fascismo. Una rivolta di popolo che ci liberò da anni di dittatura fascista e poi di occupazione tedesca che, nella nostra zona, portarono numerosi lutti. Tra bombardamenti e cadu-

ti nella guerra voluta da Musso-lini prima, e stragi naziste come quella del Padule di Fucecchio poi, nel nostro comune ci furono centinaia di morti.

I marxisti-leninisti di Fucec-chio hanno portato in piazza l’an-tifascismo militante, che si batte contro i fascisti di oggi e lotta

plaudito con emozione. Cantate le canzoni partigiane “Bella Ciao” e “Fischia il vento”.

CGIL, CISL e UIL hanno pro-clamato anche a Firenze lo scio-pero dei lavoratori dei negozi commerciali, costretti a lavorare in una giornata simbolo della no-stra storia nazionale a causa del-le liberalizzazioni introdotte dal governo Monti e ben accolte dal

neopodestà Renzi.Sia il Tg3 regionale che altre

tv locali, sia le cronache dei mag-giori quotidiani hanno incentrato i loro servizi sul berlusconino Ren-zi, ignorando la sentita partecipa-zione dei fiorentini alle celebrazio-ni. Un modo di fare informazione truffaldino e di fatto asservito al potere borghese politico e istitu-zionale.

le proprie bandiere. I compagni marxisti-leninisti, militanti, simpa-tizzanti e amici, avevano il cartel-lo col manifesto del 25 Aprile del Partito, le bandiere dei Maestri e del PMLI, i fazzoletti rossi al collo del Partito e dell’ANPI e le spille. Ad aspettarci in piazza prima del concentramento abbiamo trova-to l’amico Gianni che negli ultimi anni in questa ricorrenza viene con noi per portare la bandiera rossa. Un lavoro egregio di cui ringraziamo il compagno che, tra l’altro, si è distinto nel richiedere alla banda l’esecuzione di “Bella ciao”.

Ringraziamo il compagno An-tonio Banchi del PRC che, come sempre, ha curato ottimamente le riprese fotografiche. Anche con

Quest’anno, rispetto agli anni passati, c’è stata una maggiore partecipazione, circa 300 gli an-tifascisti che si sono ritrovati in piazza Dante, specialmente gio-vani, frutto anche di una buona cura di quest’aspetto, con il coin-volgimento di diverse classi delle medie inferiori che, al termine del corteo, hanno effettuato delle let-ture di brani sulla Resistenza e di riflessioni sulla gita effettuata con la scuola al museo fratelli Cervi di Gattatico (Reggio Emilia); letture che hanno riscosso l’attenzione e il plauso dei presenti. Insomma, è stato un 25 Aprile con una “mar-cia superiore” rispetto alle occa-sioni precedenti.

Come forze politiche presenti ufficialmente l’Organizzazione di Vicchio del Mugello del PMLI e il circolo borghigiano del PRC con

gli altri compagni del circolo del PRC ci siamo salutati con calore e reciproca stima.

Diffuse alcune decine di vo-lantini con estratti dell’editoriale de “Il Bolscevico” sul 25 Aprile, accettato con interesse dai par-tecipanti. Diffuse tutte le copie che avevamo a disposizione de “Il Bolscevico” a giovani e anzia-ni, che hanno donato significativi contributi economici. Alcuni di questi interlocutori hanno lasciato l’indirizzo di posta elettronica per essere iscritti nella mailing-list del Partito. Un pensionato ha pro-messo un contributo economico ed ha affermato: “Sono iscritto al PRC, però vi ammiro per quello che fate”.

Insomma, un’accoglienza nei nostri confronti mai avvenuta in passato in questi termini, in

questa importantissima ricor-renza. Evidentemente è dovuta all’attuale fase politica che vede la cosiddetta sinistra radicale ai minimi storici, sotto tutti gli aspetti, che non offre prospettive di vero cambiamento della socie-tà, e che ha schifato l’elettorato di sinistra per il vergognoso in-ciucio governativo tra PD e PDL, rimettendo in pista Berlusconi. Di

conseguenza questo elettorato ripone maggiore attenzione per il Partito autenticamente comu-nista, il PMLI. L’importante è che questa attenzione sia indirizza-ta da parte nostra per riuscire a stabilire e sviluppare un rapporto duraturo nel tempo con gli ele-menti più avanzati e combattivi nell’interesse della causa del so-cialismo.

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12 il bolscevico / 25 Aprile N. 18 - 9 maggio 2013

ROMAPartecipato corteo e numerose iniziative nella

capitale. Volantinaggio del PMLI

Dal corrispondente della Cellula “Rivoluzione d’Ottobre” di Roma

Grande il corteo che il 25 Aprile ha sfilato nella capitale in occasione dell’Anniversario della Liberazione. Più di 10mila secon-do i dati forniti dall’ANPI.

Il corteo, partito dall’Arco di Costantino, ha proseguito il suo cammino lungo viale Aventino, passando per piazza Albania si è poi riversato a Porta San Paolo, da sempre luogo simbolo della Resistenza romana grazie alle lapidi commemorative ai cadu-ti della Resistenza, poste al lato della Piramide Cestia.

Durante il corteo sono stati intonati a gran voce e più volte i canti simbolo della lotta di Libe-razione “Bella Ciao”, “Fischia il vento”, “Bandiera Rossa” ed an-che “l’Internazionale”.

Moltissime le bandiere rosse sventolanti che hanno accom-pagnato il corteo insieme alle bandiere di popoli tuttora in lotta come quelli curdo e palestinese. Tra le varie bandiere rosse spic-cava quella del PMLI che è stata ben accettata vicino allo striscio-ne del Comitato Popolare di Lotta per la Casa con cui abbiamo con-diviso gran parte del corteo.

Diversi i messaggi di stima e solidarietà rivolti dai passanti al PMLI, presente con compagni romani e civitavecchiesi, che si è fatto notare grazie alla distribu-zione dei volantini riguardanti il

25 Aprile e per il cartellone sfog-giato in piazza durante gli inter-venti finali.

Condivisibile il messaggio lan-ciato dal palco da Vito Francesco Polcaro, presidente dell’ANPI Roma che dice: “Auspico che Roma sia finalmente liberata dal fascismo, dalle troppe aggressio-ni neofasciste che si susseguono e dall’affissione di manifesti che sono una vistosa apologia di fa-scismo”. In effetti nei giorni scorsi un gruppo di estrema destra nel quartiere San Lorenzo ha imbrat-tato una scritta inneggiante ai partigiani, subito rivendicando il gesto con una telefonata all’Ansa perché anzitutto erano in cerca di un po’ di visibilità.

Altro dato positivo dalla gior-nata sono stati i numerosissi-mi altri eventi sparsi per tutta la capitale, sopratutto nei quartieri popolari in occasione della Festa della Liberazione, all’insegna di pranzi sociali, concerti, proiezioni di film ed anche una gara ciclisti-ca.

Basti questo ai neofascisti in doppiopetto (vedi voci prove-nienti dalla giunta Alemanno) se-condo cui il 25 Aprile non sareb-be una Festa da celebrare.

Particolarmente grave è che il M5S, al pari del PDL, ha disertato sprezzantemente le celebrazioni della Resistenza nella Capitale. Una decisione grave confermata dalla decisione di presentare un fascista quale candidato del M5S ad Aprilia in provincia di Latina.

Roma, 25 Aprile 2013 (foto Il Bolscevico)

TERAMONel corteo la bandiera del PMLI

fa da punto di riferimento per gli antifascisti controbilanciando la soverchiante presenza

dei corpi militari Dal corrispondente dell’Organizzazione di Pineto del PMLI

Come in molte piazze d’Italia, anche a Teramo, in occasione del 68° Anniversario della Libe-razione dal mostro nazifascista, i marxisti-leninisti erano presenti con le bandiere dei Maestri e del PMLI.

Le celebrazioni striminzite e frettolose, organizzate dal Comu-ne di Teramo e dalla provincia in collaborazione con l’ANPI, hanno avuto inizio, presso Largo Ma-donna delle Grazie e sin da subito è parso chiaro l’andazzo: il con-centramento da cui sarebbe par-tito il corteo per proseguire verso il centro cittadino, era un proflu-vio di “forze dell’ordine”, ben al di là delle aspettative. Infatti era così soverchiante il numero dei poliziotti, carabinieri e guardia di finanza rispetto ai manifestanti intervenuti da sembrare una vera propria parata militare.

Il PMLI, rappresentato dall’Or-ganizzazione di Pineto (Teramo), era l’unico dei partiti antifascisti a tenere alta la bandiera rossa.

Dopo che la banda musicale aveva intonato la solita marcia militare, il corteo si è avviato ver-so il centro storico. Solo in corri-spondenza di Corso San Giorgio la presenza dei teramani unitisi al corteo mano a mano e accodatisi in buona parte alle bandiere del PMLI ha controbilanciato la ver-gognosa e parossistica parata militare imbastita con tutta evi-denza con la complicità dell’ANPI provinciale e con la latitanza col-pevole di tutti i sedicenti partiti antifascisti. Questi ultimi di fatto ammutoliti, forse sommersi dalla ributtante canea antipartigiana del Movimento 5 stelle, divenuto

da qualche mese primo partito elettorale nella provincia e che ha scelto deliberatamente di diser-tare manifestamente il corteo del 25 Aprile per allestire, lo stesso giorno, i propri banchini di pro-paganda.

È parso chiaro che il M5S a Te-ramo, come altrove, ha fatto una scelta di campo, stando coi revi-sionisti ed i fascisti vecchi e nuovi per erodere sistematicamente da destra le basi elettorali della pu-trescente “sinistra” borghese.

Il corteo si è concluso in corso Mazzini, con il discorso del neo-podestà di Teramo Brucchi (PDL) - che in sostanza non ha aggiunto nulla alla già vomitevole propa-ganda patriottarda dei mass me-dia di regime - e con la schifosa marcia militare suonata in sosti-tuzione della popolare canzone antifascista “Bella ciao”.

L’Organizzazione di Pineto del PMLI ha partecipato al corteo dif-fondendo opportunamente il vo-lantino “Teniamo alta la bandiera della Resistenza” e diverse copie de “Il Bolscevico” suscitando un caloroso interesse tra i manife-stanti.

L’atmosfera e la parata mili-taresca all’insegna del più bieco revisionismo storico tuttavia non permettono alla borghesia di im-padronirsi fino in fondo di una ri-correnza così emblematica per il proletariato e le masse popolari. È stato troppo il sangue versato per liberare il Paese dal nazifa-scismo ed è stata quella rossa la principale bandiera della Resi-stenza. Dal 1977 essa ha la falce e martello e l’effige di Mao.

Viva il 25 Aprile!Teniamo alta la bandiera della

Resistenza!Coi Maestri ed il PMLI vince-

remo!

Fucecchio (Firenze). Un momento nel corteo che ha visto la qualifi cata presenza del PMLI. Con la bandiera dei Maestri il compagno Andrea Cammilli (foto Il Bolscevico)

contro chi vorrebbe chiudere, in nome della “pacificazione”, quel-la pagina gloriosa della nostra storia vissuta in prima fila dalla parte più avanzata dei Partigiani, quella comunista, che non voleva solamente abbattere il fascismo ma indirizzare l’Italia verso il so-cialismo.

I compagni di Fucecchio e di altri comuni limitrofi hanno distri-buito un volantino che invitava a tenere alta la bandiera della Re-sistenza e a lottare contro il ca-pitalismo per il socialismo. Con i loro “corpetti”, le bandiere rosse, il megafono e un piccolo regi-

stratore dal quale è stata lanciata “Bella Ciao”, i compagni hanno colorato e animato il breve e al-tresì piuttosto mesto corteo.

Gli esponenti PD e il sindaco dello stesso partito sono appar-si abbacchiati, preoccupati dal dover spiegare ai loro elettori le ragioni di un governo assieme al neoduce Berlusconi.

Le celebrazioni sono conti-nuate alla Casa del Popolo con il pranzo collettivo organizzato dall’Anpi a cui hanno preso parte anche alcuni nostri compagni. La giornata si è conclusa con il canto delle più note canzoni partigiane.

Teramo, 25 Aprile 2013 (foto Il Bolscevico)

ARZANO (Napoli)In alcune centinaia aderiscono al corteo organiz-zato dal “Comitato antifascista area nord di Na-poli”. Le marxiste-leniniste di Napoli e provincia

protagoniste assolute del rosso spezzone del PMLIVALENTINA INTERVIENE ALL’ASSEMBLEA DI PIAZZA RIMARCANDO IL SIGNIFICATO STORI-CO DEL 25 APRILE E DELLA SUA ATTUALITÀ

NELLA BATTAGLIA CONTRO ILCAPITALISMO, PER IL SOCIALISMO

Dal corrispondente della Cellula “Vesuvio Rosso” di NapoliNel 68° Anniversario della Li-

berazione dell’Italia dal nazifa-scismo si è svolto, in una bella giornata di sole, un corteo antifa-scista per le vie di Arzano (Napoli) che si è concluso con un’assem-blea in piazza. La manifestazione è stata promossa dal “Comitato antifascista area nord di Napoli” e vi hanno partecipato alcune centinaia di manifestanti. Il cor-teo ha percorso il centro di Ar-zano, partendo e terminando alla villa Comunale, dove si è svolta l’assemblea antifascista. Durante

tutto il corteo sono stati lanciati numerosi slogan e intonate can-zoni antifasciste, una su tutte “Bella Ciao”.

Il Comitato antifascista di Ar-zano si è venuto a creare spon-taneamente dopo un’iniziativa provocatoria dei nazifascisti di Casapound organizzata il 24 marzo scorso.

All’importante e indimentica-bile giornata ha partecipato, su invito dello stesso Comitato, la Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI, rappresentata preva-lentemente da compagne mili-tanti e simpatizzanti napoletane o della provincia di Napoli gui-

Arzano (Napoli), 25 Aprile 2013. Un momento del corteo. In primo piano lo stri-scione dei disoccupati di Casoria. Appena dietro si notano le insegne del PMLI (foto Comitato antifascista area nord di Napoli)

date dalla compagna Valentina. Le compagne hanno partecipato con fierezza al corteo, sventolan-do con orgoglio le rosse bandiere del PMLI attirando l’attenzione di molti giovani, anziani e abitanti del luogo.

Un antifascista ha voluto che il suo figlioletto si fotografasse sotto la bandiera del PMLI. Pe-raltro le nostre compagne hanno stabilito una forte unità d’azio-ne coi disoccupati (USB) e con gli studenti, nel lancio di slogan antifascisti e anticapitalisti. Un atteggiamento rivoluzionario e antifascista opposto a quello dei partiti della “sinistra” borghese

della gloriosa Resistenza metten-do in rilievo l’importanza di es-sere partigiani sempre, lottando per tenere fuori Casapound e altri gruppi simili dalle nostre città, combattendo contro il capitali-smo e lottando per il socialismo. L’intervento di Valentina è stato molto apprezzato e applaudito dai presenti.

L’unica nota stonata è stata la “strana e casuale” vicinanza al corteo da parte delle “forze del-l’ordine” che si sono mantenute sempre in vicinanza (troppo) allo spezzone delle marxiste-lenini-ste.

Dunque, una bellissima mani-

occupati a leccarsi le ferite della recente sconfitta elettorale.

Al termine del corteo si è svol-ta una bellissima e proficua as-semblea dove anche la compa-gna Valentina ha preso la parola a nome della “Vesuvio Rosso”. Ella ha rimarcato il significato storico

Un antifascista si fa fotografare con il fi glio che stringe la bandiera del PMLI (foto il Bolscevico)

festazione per ricordare il 25 Apri-le, con uno spirito proletario e con le rosse bandiere del PMLI in piaz-za, tenendo ben in alto la bandie-ra della Resistenza, combattendo con coraggio e determinazione il capitalismo, il suo governo e lot-tando per il socialismo.

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Alcune compagne della rossa delegazione organizzata dalla Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI (foto Il Bolscevico)

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N. 18 - 9 maggio 2013 25 Aprile / il bolscevico 13BENEVENTO

I marxisti-leninisti partecipanoin modo militante al corteo

Benevento, 25 Aprile 2013. Il partigiano Giuseppe Crocco con un nostro compa-gno durante la manifestazione (foto Il Bolscevico)

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Buonalbergo del PMLI

Promosso dall’ANPI Sannio, il corteo è stato aperto dalla ban-da musicale che intonava “Bella Ciao”. Partito da piazza Orsini ha attraversato corso Garibaldi fino a piazza Matteotti. La manifesta-zione ha visto la partecipazione del partigiano Giuseppe Crocco, classe 1923 (nome di battaglia “Caramba”), alcuni esponenti dei sindacati CGIL, CISL e UIL, i Gio-vani del PD, il PRC, il PCL.

L’Organizzazione di Buonal-bergo (Benevento) del PMLI ha partecipato con la bandiera rossa del Partito, distribuendo Il Bol-scevico e i volantini con l’Edito-riale sul 25 Aprile.

Questa giornata è stata im-portante per la città di Benevento che, ormai da anni, non festeg-giava in modo appropriato la Li-berazione dai nazifascisti. È stata l’occasione per far conoscere alle masse beneventane che il PMLI è presente e lotta per il socialismo

contro il fascismo vecchio e nuo-vo.

Alla manifestazione ha parla-to Antonio Conte, Presidente del ANPI Sannio, il quale ha ricordato i problemi legati al lavoro che si riflettono nella società e le ca-renze dei governanti dimostratisi non all’altezza del compito asse-gnatigli, ha esortato a non arren-dersi ricordando sempre i valori antifascisti e della Resistenza. Ha portato la sua testimonianza anche il partigiano Crocco ricor-dando quando combatteva tra le fila partigiane all’età di 19 anni in Liguria.

L’Organizzazione di Buonal-bergo ha consegnato al partigia-no il volantino del PMLI, e una copia de Il Bolscevico che è sta-ta ben accettata, facendosi fare delle foto come testimonianza di questa giornata.

La partecipazione del PMLI è stata menzionata solo dal giorna-le online La Gazzetta di Beneven-to, che però ha censurato come sempre le immagini della presen-za dei marxisti-leninisti.

LECCE

Lecce, 25 Aprile 2013 (foto Il Bolscevico)

CATANIAPartecipata manifestazione. Attiva e qualifi ca-ta presenza del PMLI. Intervista di “Antenna uno” al Segretario della Cellula del PartitoL’ANPI INVITA IL PMLI A RISALIRE

LA TESTA DEL CORTEO

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” della provincia di CataniaIn occasione del 68° Anniver-

sario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo un partecipato corteo, indetto dall’ANPI della provincia di Catania, è partito in mattinata da piazza Stesicoro per concludersi in piazza Dante.

Alcune migliaia di partecipan-ti, varie le associazioni, i parti-ti politici e i collettivi presenti in piazza. Tra questi: l’Arcigay, che prima dell’inizio del corteo ha de-posto sotto il grande platano di via Dusmet, “l’arvulu russu” (l’al-bero rosso), un mazzo di gerbere in ricordo degli omosessuali che lì si riunivano negli anni ’30, vittime

Catania. Il rosso spezzone del PMLI al corteo del 25 Aprile. Col cartello il com-pagno Sesto Schembri, Segretario della Cellula “Stalin” della provincia di Cata-nia del PMLI (foto Il Bolscevico)

Catania. L’auto su cui campeggiava la gigantografi a de “Il Bolscevico” sul 25 Aprile (foto Il Bolscevico)

MANIFESTO NAZIONALISTADEL PD PER IL 25 APRILE

Che il PD guardi alla Resi-stenza e al 25 Aprile sempli-cemente considerandolo l’at-to di nascita della repubblica borghese sulle macerie del re-gime fascista è noto e affonda le sue radici lontane nella po-litica togliattiana interclassista che sposava l’unità nazionale intorno alle nuove istituzioni repubblicane borghesi mentre rinunciava definitivamente a ogni idea di successiva lotta per il socialismo e di sviluppo della rivoluzione per la conqui-sta del potere politico da par-te del proletariato. Ma che ora guardi alla Resistenza in chia-ve nazionalista e con simbolo-gie e slogan saccheggiati alla destra nazionalista e fascista,

questo è davvero troppo.È quanto accaduto col ma-

nifesto che il partito del pre-sidente incaricato di formare il nuovo governo dell’inciucio ha realizzato quest’anno. A prima vista c’è sembrato di avere davanti un manifesto partorito dal PDL o dai fascisti ripuliti. E ciò deve fare riflette-re tutti gli antifascisti e persi-no gli autentici democratici e deve spingerli a prendere le distanze e a contrapporsi a questo partito che ormai si è trasformato nelle forme e nei contenuti in un partito del re-gime neofascista, complice del neoduce Berlusconi nella restaurazione del fascismo sotto nuovi simboli e vessilli.

della repressione fascista dell’al-lora questore Molina (una qua-rantina furono deportati sulle iso-le Tremiti). Presenti PMLI, PRC, PDCI, SEL, PD, M5S (quest’ultimI spesso criticatI dai manifestan-ti e dalla presidente dell’ANPI di Catania durante il comizio finale), Centro popolare Experia, Città Felice Catania, G.A.P.A. e altri.

Il lungo serpentone ha tocca-to le centrali via Etnea, via Vit-torio Emanuele II, via Plebiscito (quartiere popolare orfano della sede del Centro popolare Experia sgomberata dalle “forze dell’ordi-ne” il 30 ottobre 2009). All’impor-tante momento commemorativo che ha visto protagonisti gli attivi-sti dell’Arcigay è seguito il ricordo della staffetta partigiana catane-se Graziella Giuffrida. Davanti alla sua casa, in via Bellia, è stata de-positata una corona di fiori.

Presenti un paio di candidati neopodestà, assente un terzo, Enzo Bianco, spesso attaccato dall’avanzato e combattivo spez-zone anticoncertativo aperto dal grande striscione “La Resistenza vive nelle lotte. Contro lo sfrutta-mento, il fascismo, le guerre im-perialiste!”

Il PMLI non ha fatto mancare il proprio contributo partecipando attivamente alle riunioni organiz-zative della manifestazione. In piazza erano presenti compagne e compagni militanti e simpatiz-zanti della Cellula “Stalin” della provincia di Catania, i quali, per l’occasione, hanno portato un auto addobbata con manifesti (“Teniamo alta la bandiera della Resistenza combattendo il ca-pitalismo e il suo governo, per il socialismo”, la prima pagina in-grandita de “Il Bolscevico” n. 16), bandiere dei Maestri e del Parti-to, No-Muos, due trombe grazie alle quali si potevano ascoltare canzoni proletarie e partigiane e gli slogan lanciati dai compagni. I marxisti-leninisti della provincia di Catania, durante lo svolgimento del corteo, tenevano ben alte le

bandiere oltre ad un cartellone su cui campeggiavano il manifesto del 25 Aprile e un ingrandimento della pagina 2 de “Il Bolscevico” n.16. Altri tre manifesti sono stati esposti prima dell’inizio e al ter-mine della manifestazione: “Con Marx per sempre”, “Cancellare Muos, smantellare le antenne, smilitarizzare la Sicilia, opponia-moci al capitalismo e al suo go-verno per il socialismo”, “Se vuoi il cambiamento aderisci al PMLI e combatti il capitalismo e il suo governo, per il socialismo”.

Diffuse alcune centinaia di co-pie del volantino del Partito sul 25 Aprile e varie copie de “Il Bolsce-vico” n. 16. Intervistato dall’emit-tente televisiva “Antenna uno” il

Segretario della Cellula, compa-gno Sesto Schembri.

I marxisti-leninisti catanesi nella fase conclusiva della mani-festazione sono stati fatti avan-zare, su richiesta dell’ANPI che apprezzava le canzoni partigiane come “Bella Ciao”, “Festa d’Apri-le”, “La Brigata Garibaldi” che provenivano dal nostro impianto

audio, in testa al corteo (subi-to dietro l’ANPI). Nel frattempo qualche “partigiano della costitu-zione” vistosi sopravanzare non poteva far altro che inghiottire il boccone amaro in silenzio.

Il corteo si è sciolto in piaz-za Dante, dopo l’intervento del-la presidente dell’ANPI Santina Sconza.

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14 il bolscevico / PMLI N. 18 - 9 maggio 2013

Una voce di chiarezza rispetto al trasformismo

imperante

Continuiamo la pubblicazione dei pareri di alcuni simpatizzanti e amici del PMLI sull’Editoriale di Scuderi per il 36° compleanno del Partito.

La prima e unica volta che avevo visto il compagno Scuderi è stata al Tribunale di Firenze, in cui avvenne l’assoluzione dalle infamanti accuse di “Istigazione alla diserzione” del processo del 1991, nel periodo in cui il nostro Paese, e le altre nazioni imperia-liste, aggredirono il popolo ira-cheno e il loro ex alleato Saddam durante la guerra del Golfo.

In quell’occasione, ancora stu-dente, mi ero presentato per ma-nifestare la mia solidarietà; sono passati più di 20 anni e a volte mi viene in mente che avrei dovuto sfruttare il mio essere più gio-vane e l’impeto che ne derivava per dare un maggior contributo in quello in cui credevo e invece non l’ho fatto. In tutto questo tempo il mio carattere e la mia vita hanno subìto quello che si può ritenere un “imborghesimento”, da me probabilmente accettato in piena coscienza e volontarietà, ma che forse si è insinuato subdolamente e in modo meschino.

Ad oggi, se vogliamo fare un

resoconto, vorrei rivedere le mie priorità e valori, mentre il compa-gno Scuderi, con il suo Editoria-le, manifesta la stessa coerenza di 20 anni fa, traslata nell’analisi della realtà di oggi.

Una realtà che è sotto gli oc-chi di tutti, un imperialismo che si manifesta sempre più crudo, intollerante e intollerabile, sia nella sua componente militare che in quella produttiva fatta di monopoli privati e di Stato, di massimo profitto e di sfruttamen-to, che si palesa nella crisi eco-nomica capitalistica odierna con “Più disoccupati e licenziati, più cassaintegrazione, più poveri, più senza casa, più tagli alla sanità, ai servizi sociali, ai servizi pubblici e all’istruzione, più caro vita, più tasse e imposte, più evasione fi-scale, più precarietà, più alta età pensionabile, più disuguaglianze sociali, di reddito, territoriali e di sesso, più divario tra Nord e Sud, più omofobia e femminicidio, più accordi sindacali separati, più tagli alla democrazia sindacale,

ai diritti sindacali e alla contrat-tazione nazionale, più potere pa-dronale e discriminazione sinda-cale nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro, più suicidi per difficoltà economiche”.

E quali sono le risposte dei partiti parlamentari? Giocare alle tabelline con le loro percentuali di voto, credendo ancora che il numero di voti presi, sia la mani-festazione della loro rappresen-tatività nella società; se credono questo o sono in malafede o sono degli incompetenti.

In questo scenario le contrad-dizioni crescono e si consolida-no: c’è chi si professa di “sinistra” e poi fa inciuci e abbracci con gli “impresentabili”, c’è chi si profes-sa non violento e gandhiano e poi spacca tutto uno studio radiofo-nico, c’è chi afferma una cosa e poco dopo la smentisce, c’è chi dice di fare il bene di tutti in nome dell’Europa e poi massacra con le sue politiche un’intera classe lavoratrice, c’è chi si professa paladino (populista) della giusti-zia contro la dilagante corruzione e poi accoglie chi promuove at-teggiamenti fascistizzanti.

I 3 punti evidenziati da Scude-ri ben delineano il precario equi-librio in cui ci troviamo: la svolta presidenzialista, come risposta in senso repressivo, rispetto alla normale dialettica democratico-borghese, la frantumazione della classe dominante borghese, evi-

dente proprio nel governissimo PD-PDL, in cui, piuttosto che smembrarsi si accetta di passare sopra anche al volere dell’eletto-rato e ai propri principi, ammes-so che ce ne sia ancora rimasto qualcuno, e, infine, l’esigenza di cambiamento, in gran parte cat-turato dall’illusoria speranza nel M5S, perfettamente integrato nel sistema capitalistico e con chia-re impostazioni liberiste, che per loro natura non possono rappre-sentare le basi di sincero cambia-mento.

Non resta a questo punto che prendere atto della situazione di crisi politica, sociale e economica e considerarla per quello che è: non un evento naturale, indipendente dall’uomo e che l’uomo deve ac-cettare, trovando le soluzioni per limitare i danni e creando le con-tromisure, quando questo accadrà nuovamente, ma piuttosto l’evi-denza che le leggi economiche, sociali e culturali vigenti costruite dal capitalismo e dai suoi governi sono sbagliate e storicamente ob-solete e che è necessario e inevi-tabile cambiarle, con qualcosa di più avanzato, ossia con il sociali-smo e le sue leggi.

Per tutto questo un ringrazia-mento sincero al compagno Scu-deri per il suo chiaro e esauriente Editoriale e ai pionieri che 36 anni fa dettero vita al PMLI.

Leonardo - Prato

IL PMLI unico a tenere alta la speranza del

proletariatoForza compagni,siete gli unici che in questi mo-

menti così difficili tenete alta la speranza del proletariato.

Mi fa molto piacere ricevere vostre notizie che peraltro leggo sempre sul vostro glorioso gior-nale.

Vi saluto fraternamente.Franco -

Borgo S. Lorenzo (Firenze)

Non credevo esistesse ancora chi grida a viva voce gli ideali

comunistiCompagni,ho avuto modo di visitare il vo-

stro sito e a dire il vero non crede-vo che ancora esistessero dei veri comunisti, che gridano a viva voce gli ideali di giustizia e verità, che si ostinano a credere che la poli-tica sia e debba essere al servizio dei proletari, dei ceti sociali meno fortunati e non un mezzo parafeu-dale proiettato a servire solo gli in-teressi dei privilegiati.

Assisto con disgusto a quello che sta accadendo, sia a livello lo-cale che nazionale, ma io mi chie-do si possano ancora definire di si-nistra partiti come il PD che, dice per il bene dell’Italia, si allea con dei fascisti nazistoidi, come quel-li del PDL.

Tutto ciò è scandaloso, ormai è da molto tempo che non mi reco alle urne, era come se nell’aria sentissi che ormai il voto ai par-titi in lizza non serviva più a nul-la perché in buona sostanza sono tutti parte di una medesima classe plutocratica.

Tino, via e-mail

I resistenti algerini si ispirarono ai

partigiani italianiBuongiorno compagni,ho ben accolto l’editoriale de

Il Bolscevico sul 68° Anniversario della lotta del proletariato e delle masse contro il fascismo e il nazi-smo in Italia.

È stata una lotta alla quale i re-sistenti algerini si sono ispirati per

condurre la guerra anti-coloniale del 1954-1962, e l’aiutante capo Ahmed Ben-Bella (vecchio presi-dente algerino dal 1962 al 1965) che partecipò in Italia alla batta-glia di Monte Cassino insieme ad altri algerini, tunisini e marocchi-ni, ha sempre testimoniato l’ascen-dente positivo che hanno lasciato i partigiani italiani e francesi sulla gioventù algerina dei tempi della Seconda guerra mondiale impe-rialista.

Saluti rivoluzionari.Mohamed - Algeria

Equitalia vessa i lavoratori per conto

del capitalismoOrmai le persecuzioni e le ves-

sazioni di Equitalia contro i lavo-ratori sono diventate azioni ag-gressive e spregiudicate perpetrate da un’agenzia statale di vera e pro-pria usura istituzionalizzata.

Purtroppo, ogni singola verten-za con Equitalia resta confinata sul piano squisitamente tecnico, ma la questione è di natura prettamente politica per cui andrebbe affronta-ta in termini politici, organizzando iniziative pubbliche e corali con-tro Equitalia, sempre più forte con i deboli e sempre più debole con i forti.

Da anni ormai, gli Stati nazio-nali sono costretti a svolgere l’in-grato compito di esattori per conto del capitale finanziario interna-zionale. Pertanto, è il capitalismo dell’alta finanza il vero nemico. In questo “ingrato compito” Equita-lia è ormai uno strumento di estor-sione legalizzata, di violenza am-ministrativa organizzata, di ricatto e terrorismo esattoriale. È la mano armata dell’esattore statale per conto del capitalismo finanziario internazionale, organizzata come un vero e proprio cappio da “cra-vattari”.

Qualche sedicente “liberal”, in passato, sosteneva che le tasse erano anche una forma di giustizia sociale. Ma la verità è che il mec-canismo di esazione delle tasse e dei debiti rappresenta oggi il vero atto d’imperio esercitato dallo Sta-to moderno sulle persone. Oltre si-mili metodi c’è probabilmente solo il saccheggio selvaggio e de-vastante.

Lucio Garofalo - Lioni (Avellino)

Questo manifesto, realizzato a cura del Comitato lombardo del PMLI, verrà por-tato in piazza alla manifestazione del 1° Maggio a Milano

BANCHINI PER IL PROSELITISMODEL PMLI IN ROMAGNA

➥ Ravenna SABATO 11 MAGGIOPiazza Sighinolfi - dalle 9,30 alle 12

➥ Rimini SABATO 11 MAGGIOPiazza Tre Martiri - dalle 15 alle 19

Riceviamo da Firenze e volentieri pubblichiamo

Iniziativa per il 1° Maggio del PMLI a Catania

In occasione del 1° Mag-gio, Giornata internazionale dei lavoratori, il PMLI ha or-ganizzato un banchino nella centrale piazza Stesicoro dalle ore 9,30.

Facendo seguito al co-municato della nostra Cellula (http://www.pmli.it/intimida-zionecatania1maggio.htm) in cui veniva denunciata l’intimi-dazione poliziesca subita dai compagni durante un’analoga iniziativa tenuta dal PMLI in piazza il 1° Maggio 2012 a Ca-

tania, facciamo nuovamente appello a tutte le Organizza-zioni antifasciste catanesi alle quali sta a cuore il 1° Maggio affinché scendano numerosis-sime in piazza con noi in un lar-go fronte unito per festeggiare la Giornata internazionale dei lavoratori.

Viva il 1° Maggio!Viva la classe operaia e i

lavoratori!La Cellula “Stalin” della pro-vincia di Catania del Partito marxista-leninista italiano

L’unico partito che in Italia crede nel socialismo, lo propaganda e lavora per il suo avvento è il PMLI. E lo fa instancabilmente da 36 anni, non contando i 10 anni precedenti alla fondazio-ne, sicuro che prima o poi riuscirà a far conoscere, apprezzare e condividere la sua proposta alla classe operaia, a tutti gli sfruttati e gli oppressi e alle ragazze e ai ragazzi che vogliono un nuovo mondo.

Altri, a parole, solo ora, improvvisamente, senza dare alcuna spiegazione sulle trascorse po-sizioni riformiste, parlamentariste, governative e antistaliniste, inneggiano al socialismo, alla dit-tatura del proletariato, alla rivoluzione proletaria e a Stalin. Si tratta di Comunisti sinistra popo-lare-Partito comunista del trotzkista e opportunista Marco Rizzo, sostenuto dai partiti comunisti revisionisti greco, coreano del Nord, cubano e vietnamita e dal governo della “sinistra” borghese venezuelana, e propagandato dai media della destra borghese italiana. Ma non è credibile e affi-dabile in quanto ignora Mao, il suo pensiero e la sua opera, in particolare la Grande Rivoluzione culturale proletaria.

Una nuova manovra della borghesia per oscurare il PMLI e contendergli lo spazio. Non le ba-sta il cordone sanitario che fin dalla sua nascita gli ha stretto attorno. Ma ciò non ci impressiona. Continueremo a fare quello che abbiamo fatto sempre, migliorandolo in base alle esperienze e alle conoscenze via via acquisite.

(Dall’editoriale di Giovanni Scuderi per il 36° anniversario della fondazione del PMLI“Lottiamo per cambiare l’Italia”, Il Bolscevico n. 15/2013, www.pmli.it/Scuderi36anniPMLI2013.htm)

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N. 18 - 9 maggio 2013 esteri / il bolscevico 15In Bangladesh

RIVOLTA OPERAIA CONTRO LE MULTINAZIONALIDopo la strage nelle fabbriche tessili di Savar

Si chiamava Rana Plaza l’edi-ficio di otto piani a Savar, 30 chilometri dalla capitale Dacca in Bangladesh, che il 24 aprile è collassato su se stesso. Dalle macerie i soccorritori hanno tirato

fuori oltre 2 mila persone, più di 350 morte, un migliaio quelle feri-te e risultano ancora al momento in cui scriviamo diverse centinaia di dispersi. Il palazzo ospitava cinque fabbriche tessili, fornitori

per grandi catene di abbiglia-mento come l’inglese Primark e alcuni grandi marchi europei, un centro commerciale e una filiale bancaria.

Il 23 aprile, il giorno prece-dente al crollo, alcuni ispettori avevano dichiarato il palazzo ina-gibile e pericolante, con evidenti profonde crepe in tutti i muri. Non un caso dato che la struttura era stata costruita in maniera illegale da un giovane imprenditore su uno stagno prosciugato in modo artificiale. E le autorità non aveva-no detto nulla. Mentre la direzione della banca teneva a casa i dipen-denti, gli altri padroni costringeva-no i lavoratori a continuare la pro-duzione minacciando multe. Gran parte delle vittime e dei feriti sono operaie e operai, molti minorenni, costretti a lavorare in condizioni al limite del disumano, in turni mas-sacranti per circa 28 euro al mese

come nelle decine di migliaia di fabbriche low-cost del paese. In condizione di schiavitù.

Il 25 aprile, giornata di lutto nazionale, decine di migliaia di lavoratori in particolare del set-tore tessile scendevano in piazza a Dacca per chiedere maggiore sicurezza sul posto di lavoro e chiedevano a gran voce “la pena di morte per i proprietari delle fab-briche”. Il corteo sfilava fin sotto il palazzo del Bangladesh Garment Manufacturers and Exporters Association, l’associazione pa-dronale degli esportatori dove si scontrava con la polizia. Scontri anche nella città satellite a nord di Dacca, Gazipur, sede di molte aziende tessili; molti dimostranti armati di spranghe e bastoni as-saltavano le fabbriche e ne impo-nevano la chiusura, occupavano le strade e alzavano baricate.

La rivolta operaia prosegui-

va anche il 26 aprile, in partico-lare nella capitale dove migliaia di manifestanti continuavano a chiedere la punizione dei respon-sabili della tragedia e si scontra-vano con la polizia.

Sotto la pressione della rivol-ta operaia il ministro degli Inter-ni del Bangladesh ammetteva, ma solo adesso, che l’edifico violava le norme di costruzione e prometteva la punizione dei re-sponsabili. La polizia di Dacca e la Capital Development Authority, l’autorità governativa di gestione della capitale, aprivano due in-chieste separate. Le stesse pro-

messe di qualche mese fa dopo che oltre cento lavoratori, in gran parte donne, erano rimaste ucci-se da un incendio scoppiato nella loro fabbrica dalla quale non era-no potute fuggire perché l’uscita di sicurezza era sta sbarrata dal padrone. Vittime del sistema di delocalizzazione che aumenta i profitti delle grandi aziende ca-pitalistiche del settore e che as-sieme ai padroni locali si mettono in tasca la ricchezza prodotta da quasi de milioni di operai che ve-dono meno che le briciole di un giro d’affari di circa 20 miliardi di dollari all’anno.

Dacca (Bangladesh), 24 aprile 2013. Un’operaia ferita viene soccorsa dopo il drammatico crollo di un intero palazzo fabbrica

La manifestazione di protesta dopo il crollo del palazzo dove sono morti centi-naia di lavoratrici e lavoratori

RIMANGIANDOSI LE PROMESSE DI PRAGA DEL 2009 SUL DISARMO NUCLEARE

Obama adegua le atomiche europee per gli F-35 Lo scorso 22 aprile il giornale

britannico The Guardian ha reso noto che il Pentagono si appre-sta a spendere 11 miliardi di dol-lari per ammodernare circa 200 ordigni nucleari tattici, quelli del tipo B61, dislocati nelle basi Nato ma sotto il controllo americano in Europa per trasformarli in “bom-be atomiche intelligenti” del tipo teleguidato e adattate per essere trasportate e sganciate dai cac-cia “invisibili” di ultima generazio-ne, gli F-35. Di queste almeno 50, altre fonti dicono 90, sono nella base italiana di Aviano e 20 a Ghedi. L’investimento del Penta-gono rientra nel piano di Barack Obama di ammodernamento de-gli arsenali militari dell’imperiali-smo americano.

Le bombe del tipo B61 sono

atomiche antiquate costruite alla fine degli anni Sessanta e hanno una potenza massima di 340 chi-lotoni, vale a dire oltre 30 volte la bomba lanciata dagli Usa su Hiro-shima. Quelle dislocate nelle basi in Europa sono di un modello a potenza “ridotta” a 50 chilotoni; si tratta comunque sempre di armi di distruzione di massa. Grazie al-l’investimento del Pentagono non andranno in pensione ma allun-gheranno la propria vita, saranno trasformate in bombe atomiche fi-loguidate e saranno pronte e ope-rative entro il 2020, in tempo per essere usate anche dagli F-35.

La decisione di Obama è una palese e pericolosa giravolta ri-spetto la decisione annunciata in quello che è considerato lo “sto-rico” discorso di Praga dell’aprile

2009 quando dichiarò che gli Sta-ti uniti avrebbero fatto passi con-creti verso un mondo senza armi nucleari. Affermazione demago-gica che contribuì a fargli avere il paradossale premio Nobel per la pace a fine anno. Sulla scia di quella promessa nel 2010 il Pen-tagono si impegnava a ridurre il numero degli ordigni atomici e a non svilupparne di nuovi.

A Praga Obama aveva affer-mato che “l’esistenza di migliaia di armi nucleari è il lascito più pericoloso che ci sia arrivato dalla Guerra Fredda (...). Oggi la Guerra Fredda non esiste più ma esistono invece migliaia di questi ordigni (...) Dobbiamo essere uniti

per il diritto di tutti i popoli a vi-vere affrancati dalla paura nel XXI secolo”. Annunciava quindi quale sarebbe stata la strada per arri-vare a un mondo senza armi nu-cleari, una strada decisa e con-trollata dalla prima superpotenza atomica mondiale, l’imperialismo americano.

Allora la Germania e altri membri europei della Nato quali Belgio, Lussemburgo, Norvegia e Olanda, avevano proposto il riti-ro delle armi nucleari americane dall’Europa, ritenute inutili dopo la fine della “guerra fredda”. Era la soluzione più facile ma la pro-posta veniva bocciata da Obama che utilizzava a pretesto le richie-

ste di alcuni stati dell’Est appena entrati nella Nato che volevano mantenere la protezione di difesa americana “contro la Russia”. Le bombe rimanevano così in quat-tro paesi europei membri della Nato (Germania, Italia, Belgio, Olanda) e in Turchia, stivate nelle basi americane o in quelle alleate ma sempre sotto il controllo Usa per effetto degli accordi di “Nu-clear Sharing”, gli accordi fra i quali quello tra Italia-Usa risalenti ai tempi della “guerra fredda”.

Secondo quanto riferisce il Guardian, l’amministrazione Oba-ma definisce l’ammodernamento delle bombe con l’aggiunta della possibilità della guida “un cam-biamento non significativo per cui non viola gli impegni del 2010”. In-vece così non è tanto più che non

solo la bomba è molto più precisa e efficace ma ancora potenzial-mente più letale se trasportata in profondità nel territorio “nemico” dal caccia-bombardiere F-35. E non a caso la notizia ha fatto riz-zare le orecchie a Mosca.

Come dovrebbero interessare l’Italia dato che Belgio e Olanda hanno già denunciato gli accordi di “Nuclear Sharing” e la Germa-nia non ha nessuna intenzione di acquistare i caccia F-35 per cui potremmo essere il principale paese europeo a ospitare bombe e caccia. Certamente a Aviano, probabilmente anche a Ghedi.

Una cosa certa è che la deci-sione di Obama rappresenta un inaccettabile passo in avanti ver-so un nuovo riarmo generalizzato.

CENTINAIA DI MIGLIAIA GLI SCHIAVI IN EUROPA Seimila accertati in Italia. La maggior parte provengono dalla Romania, Bulgaria, Cina, Estremo oriente e AfricaPRIME VITTIME LE DONNE

Nei 27 stati dell’Unione eu-ropea (Ue), tra il 2008 e il 2010, sono state identificate 23.632 vit-time della tratta di esseri umani, di persone che vengono sistema-ticamente private della propria li-bertà e costrette a lavorare senza compenso, a mendicare per altri o a prostituirsi. Sono solo i casi accertati che rappresenterebbero solo una minima parte di quelli reali. Sono persone che vengono comprate e vendute nel fiorente mercato clandestino che garan-tisce lauti guadagni alle organiz-zazioni criminali e che cresce in parallelo con la crisi economica che colpisce i lavoratori e le mas-se popolari del continente. In al-tre parole nella progredita Europa esiste ancora la schiavitù.

La schiavitù dei nostri tempi è il titolo del rapporto Eurostat, il rapporto diffuso il 15 aprile dagli uffici della commissaria Ue agli Affari interni Cecilia Malström che

ha denunciato il dato e delineato una situazione tremenda.

Secondo gli osservatori del comitato permanente sul traffi-cking, il traffico di esseri uma-ni, istituito a Bruxelles presso la Commissione, si può ritenere credibile che il numero di per-sone ridotte in schiavitù siano parecchie centinaia di migliaia in tutta l’Unione. Mentre i soli casi accertati sono in costante cresci-ta, dai 6.309 nel 2008 ai 7795 nel 2009 fino ai 9.528 nel 2010, con un incremento complessivo del 18%. A fronte di questo aumento si registra al contrario una dimi-nuzione del 13% del numero del-le incriminazioni dei responsabili dei traffici illegali, sempre nei tre anni presi in esame. In altre pa-role i moderni mercanti di schiavi agiscono senza intoppi da parte dei governi europei, stabiliscono sempre più fitti rapporti di affari con la criminalità organizzata e

possono consolidare un fatturato stimabile nell’ordine di molti mi-lioni di euro.

Il rapporto denuncia che le pri-me vittime del meccanismo della schiavitù sono le donne, ben il 68% delle quasi 24 mila ufficiali, il 17% uomini, il 12% ragazze e il 3% ragazzi.

La maggioranza delle vittime identificate sono state costrette alla prostituzione o alla schia-vitù sessuale, il 62%, il lavoro nero coatto è al secondo posto col 25% dei casi; seguono in percentuali minori altre forme di sfruttamento schiavistico come la compravendita di bambini da impiegare come mendicanti o per l’orribile pratica del prelievo di organi. La maggior parte del-le vittime identificate nei paesi dell’Unione europea provengono dalla Romania e dalla Bulgaria e sono prevalentemente di etnìa rom; altre vittime del commercio di schiavi provengono da paesi extraeuropei come la Cina, i pae-

70 sono stoccate nelle basi Nato in Italia

Tre immagini che denunciano alcune situazioni di brutale sfruttamento di lavoratori immigrati all’interno della Ue. Da sinistra: a Huelva in Spagna per la raccolta delle fragole, a Rosarno (Reggio Calabria) durante la raccolta delle arance e nel sud dell’Inghilterra per la raccolta dell’uva

si del Sud-est asiatico o dai paesi africani, Nigeria in testa.

Il fenomeno non è certo nuo-vo e si può dire che la Ue, molto attenta e pronta a intervenire in aiuto quando a soffrire sono le grandi banche o a punire nei casi di non rispetto dei paesi membri dei parametri di bilancio, solo di recente ha mosso qualche passo contro il fenomeno della schiavi-

tù. Solo dal 2011 esiste una di-rettiva della Commissione e del Consiglio europei che prescrive misure nazionali di prevenzione e repressione del traffico di es-seri umani che dovevano esse-re riprese nelle legislazioni degli Stati entro lo scorso 6 aprile. Il termine è scaduto e soltanto sei paesi l’hanno adottata: Repubbli-ca Ceca, Lettonia, Finlandia, Un-

gheria, Polonia e Svezia.Il governo italiano lo ha fatto

parzialmente inserendo nella le-gislazione solo il reato di “traffico di esseri umani”. Tanto è bastato per scoprire che in Italia c’è sta-ta una percentuale relativamente alta dei casi di schiavitù accertati, più di 6 mila sui 24 mila venuti alla luce in tutta l’Unione nei tre anni presi in considerazione.

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16 il bolscevico /governo letta N. 18 - 9 maggio 2013

OPPONIAMOCIAL GOVERNO LETTA-BERLUSCONICHE AFFOSSA IL CAMBIAMENTO DEMOCRATICO BORGHESE E UFFICIALIZZERÀ

IL REGIME NEOFASCISTA, PRESIDENZIALISTA E FEDERALISTA

LOTTIAMO PER CAMBIARE L’ITALIACOL SOCIALISMO E COL POTERE DEL PROLETARIATO

Documento dell’Ufficio politico del PMLI

In base ai partiti che lo co-stituiscono, alla compagine go-vernativa, al programma, agli obiettivi che si propone e al di-segno politico a cui si ispira, il governo Letta-Berlusconi è un governo al servizio del capita-lismo, della classe dominante borghese e dell’Unione europea imperialista.

Questo mostruoso governo lo dobbiamo al presidente della Repubblica, il rinnegato Gior-gio Napolitano, che ha riaperto la porta governativa al neoduce Berlusconi, come il re Vittorio Emanuele III l’aprì a Mussolini. Lo dobbiamo al PD che, dopo il diktat-ricatto di Napolitano che minacciava di dimettersi, ha clamorosamente e vigliacca-mente abbandonato la linea del cambiamento e di alternativa al PDL, cedendo su tutta la linea a Berlusconi. Lo dobbiamo in-fine all’ambizione e all’oppor-tunismo del nuovo presidente del consiglio Enrico Letta, un democristiano di lungo corso, esponente di prima linea del-l’imperialismo italiano ed euro-peo, grande amico dell’imperia-lismo americano.

Due sono i punti fondamen-tali che caratterizzano politi-camente e storicamente questo nuovo governo. Il primo riguar-da l’alleanza governativa dei due principali partiti della clas-se dominante borghese, quello della sua destra, il PDL, e quel-lo della sua “sinistra”, il PD, che per venti anni si sono combat-tuti e dichiarati alternativi l’uno dell’altro, e che ora si sono mes-si insieme nel tentativo di far su-perare al capitalismo la peggio-re crisi economica e finanziaria che da cinque anni lo dilania.

Per far digerire questa allean-za ai militanti di base e ai par-lamentari riottosi del PD, Letta è ricorso alla metafora della lot-ta tra Davide (PD e PDL) contro Golia (la crisi del capitalismo) dicendo che “dobbiamo spo-gliarci della spada e dell’arma-tura che in questi anni abbiamo indossati e che ora ci appesan-tirebbero”. Al momento ce l’ha fatta a convincere i parlamenta-ri del suo partito, quantunque ri-mangano divisi in più frazioni, ma sarà molto più difficile far rientrare il dissenso di larga par-te della base del PD.

Il secondo punto fondamen-tale che caratterizza questo go-verno riguarda il suo obietti-vo di cambiare la Costituzione per arrivare alla repubblica pre-sidenziale, che era già nei pia-ni dei fascisti storici, di Craxi e Amato, della P2 di Gelli e di Berlusconi, e che gli ultimi pre-sidenti della Repubblica con in testa Napolitano hanno realizza-to di fatto. Per questo Letta ha lanciato una “convenzione co-stituente”, come “punto essen-ziale” del suo programma, che per altro è in contraddizione con l’attuale quadro costituzionale, in quanto sarà composta anche da elementi non parlamentari. Essa sarà gestita dal ministro delle riforme istituzionali Gae-tano Quagliariello, un uomo di Berlusconi. Sarà anche comple-tata la “riforma” federale, come ha assicurato al giornale del PD Graziano Delrio, ministro degli affari regionali e delle autono-mie. Con buona pace dell’unità nazionale.

Letta si vanta di aver svec-chiato la compagine governati-va e di avervi messo più donne. Ma da un punto di vista di clas-se, ciò non conta proprio nul-la. Basta dire che ministra degli esteri è la radicale Emma Boni-no, atlantista di ferro, interventi-sta amica dei sionisti israeliani, iperliberista e antisindacale. La nomina di una ministra di colo-re è solo fumo negli occhi, non cambia la sostanza delle cose e la natura borghese, capitalista, imperialista e antipopolare del governo.

Lo comprova il suo program-ma incentrato sulla fedeltà al-l’Unione europea che vuol tra-sformare negli Stati Uniti di Europa. Evidentemente non sono bastati la politica di lacri-me e sangue del precedente go-verno Monti e i vincoli di bilan-cio immessi nella Costituzione.

Letta ha detto che il lavoro è la priorità del governo. Ma in concreto nel programma non c’è nulla di risolutivo, solo panni-celli caldi e il rilancio del fami-gerato apprendistato. Ma come si può pensare di risolvere que-sto drammatico problema quan-do si arriva a dire che il Mezzo-giorno deve “crescere da solo”? No signori! È il governo nazio-nale e tutto lo Stato che devono

intervenire con tutta la loro for-za economica e finanziaria, e at-traverso una lotta concreta alle mafie, di cui non c’è traccia nel discorso programmatico. Come non c’è traccia della necessità di snidare i mafiosi dentro i circo-li industriali, finanziari, bancari, agricoli e istituzionali.

Il proposito di abbattere le tasse ai padroni e di tagliare la spesa pubblica è un chiaro se-gnale che i lavoratori, i pen-sionati, i cassintegrati, i preca-ri, i disoccupati, i giovani non avranno nemmeno le briciole

del sontuoso banchetto dei ca-pitalisti, dei borghesi, dei ricchi e dei loro tirapiedi governativi, istituzionali.

Non sarà un caso che Letta, come tutti coloro che sono inter-venuti durante il dibattito parla-mentare sulla fiducia al gover-no, non hanno detto una sola parola sul 25 Aprile, ricorrenza appena celebrata, e sul 1° Mag-gio, appena il giorno dopo della fiducia. Consideriamo comun-que una profanazione della Re-sistenza l’accordo tra il PD e il PDL raggiunto ufficialmente il

25 Aprile.Per quanto detto, il governo

Letta-Berlusconi non merita al-cun credito, consenso, appoggio diretto o indiretto. Una “opposi-zione costruttiva”, come ha di-chiarato il trotzkista neoliberale Vendola, fa solo il gioco del go-verno e lo copre a sinistra. Esso invece va combattuto a viso aperto, attraverso una dura op-posizione di classe e di massa nelle fabbriche, in tutti i luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle uni-versità, nelle piazze, nelle orga-nizzazioni di massa, specie sin-

dacali. Contiamo in particolare sull’apporto della classe ope-raia, dei disoccupati, dei precari e dei giovani. Si alzi alto e forte il grido: Abbasso il capitalismo e i suoi servi! Viva il socialismo, il potere al proletariato! Si pren-da coscienza che perdurando il capitalismo è impossibile cam-biare veramente l’Italia. Nessu-no può farlo, nemmeno il giuri-sta Stefano Rodotà, apologeta della Costituzione, delle istitu-zioni e della democrazia borghe-si e capitalistiche, la cui funzio-ne è quella di tenere le masse di sinistra all’interno della vigente società borghese. L’ha dichiara-to egli stesso ancora una volta in questi giorni con queste pa-role: “Io devo lavorare per con-sentire il miglior funzionamento della democrazia, che significa anche dare una risposta sul ter-reno dell’integrazione tra de-mocrazia rappresentativa e par-tecipativa”. È sostanzialmente la stessa funzione del M5S del milionario qualunquista Grillo legato a doppio filo alle picco-le e medie imprese per le quali Crimi ha invocato al Senato un piano Marshall.

Imbroglioni politici si susse-guono in continuazione, e non si può fare nulla per impedirlo. Una cosa però si può fare, ed è quello di non farsi imbrogliare. La via è una sola: acquisire al più presto la cultura del proleta-riato e della rivoluzione sociale e politica, ossia il marxismo-le-ninismo-pensiero di Mao, e ca-pire che è possibile rovesciare cielo e terra se uniti, a milioni, sotto le bandiere rosse dei Mae-stri e del PMLI si dà battaglia al capitalismo e al suo governo qualsiasi sia la sua etichetta, si lotta quotidianamente per mi-gliorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse e si pre-parano le condizioni soggettive della rivoluzione socialista.

Un nuovo mondo ci attende, lottiamo per conquistarlo!

Avanti con forza e fiducia verso l’Italia unita, rossa e so-cialista!

Coi Maestri e il PMLI vince-remo!

L’Ufficio politico del PMLI

Firenze, 30 aprile 2013