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LA SUDDIVISIONE DELLA
SPESA TRA SERVIZI ED
UTENTI
di Franco Pesaresi Comune di Ancona – presidente Anoss
Firenze 22-23 novembre 2007
2
Chi paga per gli anziani non
autosufficienti? 2003 Italia
Spesa complessiva stimata in 15.824 milioni
di euro (indennità di accompagnamento, badanti, ADI, SAD, altri servizi
domiciliari, contributi economici per assistenza sanitaria, assegni di cura e voucher,
assistenza semiresidenziale, assistenza residenziale)
Famiglie Stato ASL Comune Altri Totale
47,8% 26,4% 18,6% 5,2% 2,0 100,0
3
Costo medio di un posto
letto – 2001 Italia
Tipologia di
presidio
Costo medio
mensile
Costo medio
annuo
Residenza
assistenziale
1.123
13.479
Residenza
sociosanitaria
1.870
22.440
RSA 2.314
27.769
4
Chi paga per l’assistenza
residenziale? - 2001
Tipologia di
presidio
Famiglie ASL Comune altri
Residenza
assistenziale
78,3%
5,5%
8,7%
7,6%
Residenza
socio
sanitaria
61,9%
24,7%
8,2%
5,1%
RSA
46,4% 41,2%
5,2% 7,2%
5
La ripartizione della spesa
La spesa locale per la non autosufficienza poggia
essenzialmente su tre soggetti: sanità, comuni e
famiglie.
Sono soprattutto le politiche locali a determinare la
quota di spesa dei tre soggetti.
Parliamo di politiche per il finanziamento della spesa
e dunque di un aspetto strategico e centrale.
6
Le politiche per il
finanziamento
Con le politiche per il finanziamento dei servizi si
possono perseguire una pluralità di obiettivi, come:
– Ricerca equilibrio finanziario;
– Promozione di alcuni servizi o loro disincentivazione;
– Sostenere famiglie e, al loro interno, alcuni gruppi particolari
(poveri, famiglie con disabili ecc.);
– Promuovere integrazione sociosanitaria;
– Ecc.
7
I temi delle politiche
I temi principali delle politiche locali per il finanziamento dei
servizi sono relativi:
– Alla suddivisione della spesa fra il sanitario e il sociale;
– Alla suddivisione della spesa sociale fra famiglie e
comuni
La compartecipazione alla spesa delle famiglie: come
valutare il reddito
La compartecipazione alla spesa delle famiglie: chi paga
che cosa
8
1° parte
La suddivisione della
spesa fra sociale e
sanitario
9
La suddivisione della spesa
fra sociale e sanitario La suddivisione della spesa fra sociale e sanitario è stata
stabilita dai DPCM 14/2/2001 e 29/11/2001 che hanno bisogno
di recepimento regionale.
Le norme prevedono:
1. Prestazioni sanitarie a rilevanza sociale: non c’è
compartecipazione alla spesa dell’utente.
2. Prestazioni sociosanitarie a elevata integrazione
sanitaria: ci può essere la partecipazione alla spesa
dell’utente;
3. Prestazioni sociali a rilevanza sanitaria: ci può essere la
compartecipazione alla spesa dell’utente.
10
Oneri delle prestazioni
sociosanitarie (nazionale)
1. Prestazioni in fase intensiva: scarsa
integrazione. Oneri 100% sanità.
2. Prestazioni in fase estensiva: media
integrazione. Oneri 100% sanità, con
eccezioni (centri diurni, ADI).
3. Prestazioni in fase di lungoassistenza:
Elevata integrazione. Partecipazione alla
spesa di utenti/comune. (p.e. anziani: 50%)
11
La suddivisione regionale
degli oneri sociali e sanitari
Assistenza sanitaria per gli anziani (solo 7 regioni)
Assistenza Fase
intensiva
Fase estensiva Fase di
lungoassistenza
Domiciliare 50-60% dell’assistenza
tutelare
50-60% dell’assistenza
tutelare
50-60% dell’assistenza tutelare
Semiresidenziale 50% del costo
complessivo
50% del costo
complessivo
residenziale 100% del costo 50-100% del costo 50% del costo
12
Particolarità regionali (esempi sull’assistenza agli anziani)
Telesoccorso/teleassistenza a totale carico del SSR
in Veneto
Assegno di cura a totale carico del SSR in Umbria e
Veneto
Assistenza tutelare dell’ADI fino al 60% a carico del
SSR in Calabria, Veneto e Toscana. 100% in
Piemonte nelle fasi intensive ed estensive.
Centri diurni dal 50% al 75% a carico del SSR in
Calabria e Toscana
Assistenza residenziale dal 50% al 54% a carico del
SSR in Piemonte.
13
Partecipazione alla spesa
nelle varie fasi Modelli regionali non sempre lineari. In qualche caso
si chiede una partecipazione alla spesa in fase
intensiva ed estensiva tradizionalmente assegnate
totalmente al SSN. Solo nella fase di
lungoassistenza, che è la fase temporalmente
indeterminata del mantenimento delle condizioni di
salute, andrebbe invece richiesta una
partecipazione alla spesa da parte dell’utente per le
funzioni alberghiere.
Le quote non sostenute dalla sanità sono coperte
dagli assistiti e dai comuni.
14
Che fare?
La suddivisione degli oneri delle prestazioni fra il
sociale e il sanitario incide molto sugli oneri messi a
carico alle famiglie e sullo sviluppo dei servizi.
Alcune regioni hanno innovato.
I Fondi regionali per la non autosufficienza (FReNA)
possono intervenire su queste variabili
influenzandone gli effetti.
I maggiori finanziamenti dei FReNA come possono
ridurre i costi delle famiglie sviluppando nel
contempo i servizi?
15
Finanziare la sanità?
Un maggior finanziamento della sanità non
garantirebbe la riduzione dei costi delle famiglie e il
miglioramento dell’offerta dei servizi.
Occorrerebbe anche:
– garantire a livello regionale dei livelli quantitativi minimi di
offerta dei servizi sociosanitari;
– Aumentare la percentuale a carico della sanità dei costi dei
servizi sociosanitari.
Solo in questo modo si otterrebbe un aumento reale della
disponibilità dei servizi e si ridurrebbero gli oneri a carico delle
famiglie. Percorso difficile.
16
Finanziare il sociale?
1. Finanziamento diretto alle famiglie: riduzione dei costi delle
famiglie, aumento della domanda di servizi, maggiore libertà di
scelta. Rischio uso improprio risorse, rischio insufficienza dei
servizi.
2. Finanziamento erogato ai comuni: riduzione più contenuta
dei costi delle famiglie, aumento dell’offerta di servizi, libertà di
scelta più contenuta. Rischio di riduzione della spesa
comunale storica.
3. Occorrerebbe anche:
– garantire a livello regionale dei livelli quantitativi minimi di offerta dei
servizi sociosanitari;
– Garantire che non si riduca la spesa locale storica.
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Finanziare il sociale? Si!
Il maggior finanziamento del sociale è quello che
produce i vantaggi più significativi perché:
1. Interviene sui costi delle famiglie;
2. Sostiene l’offerta di servizi;
3. Amplia la libertà di scelta delle famiglie;
4. Questo è il settore che non ha adeguati
finanziamenti pubblici.
18
Suddivisione della spesa:
che fare?
SETTORE PROVVEDIMENTI DA ADOTTARE
Sociale Maggiori finanziamenti da devolvere al sociale.
Sanità e sociale Definire delle garanzie per i livelli quantitativi minimi di
offerta dei servizi (per evitare il razionamento occulto delle
prestazioni)
Sanità e sociale Partecipazione delle regioni e dei comuni al maggior
finanziamento del FReNA.
sanità Suddivisione dei costi nella sola fase di
lungoassistenza. Fasi intensive ed estensive a carico del
SSN. Innovazioni nelle suddivisioni degli oneri.
19
2° parte
L’APPLICAZIONE
DELL’ISEE PER LA VALUTAZIONE DEL REDDITO
20
Chi ha paura dell’ISEE?
Cresce costantemente l’uso dell’ISEE; la maggior parte delle regioni ha stabilito l’uso dell’ISEE, ma…….
Bolzano (VSE), Trento (ICEF), e Valle d’Aosta (IRSEE) hanno approvato un diverso indicatore. La Lombardia ha sospeso nel 2004 la discussione sull’ISEEL;
Campania e Basilicata (nel reddito di cittadinanza)
affiancano all’ISEE un indicatore dei consumi familiari che è gerarchicamente prevalente sull’ISEE;
21
Chi ha paura dell’ISEE?/2
La Puglia ha approvato una diversa scala di equivalenza e l’Abruzzo ha stabilito di non applicare alcune maggiorazioni della scala di equivalenza.
Il Friuli V.G. ha affidato ad una delibera di Giunta il potere di modificare l’ISEE (LR 6/2006). Inoltre nel 2000 ha modificato il valore dell’affitto e della franchigia del patrimonio.
Il Piemonte dice si all’ISEE ma anche ad altri strumenti identificati dalla regione (LR 1/2004). Con DGR 37-6500/2007 ha modificato la valutazione temporale (anno vigente se più conveniente) della situazione economica dell’ISEE. (inoltre si usa reddito non irpef per rette)
La Liguria ha aggiunto due ulteriori abbattimenti di reddito all’ISEE per l’assistenza scolastica e la formazione: -2.500 euro per ogni figlio oltre il primo; -2.500 euro per ogni disabile.
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Chi ha paura dell’ISEE?/3
L’ISEE non viene utilizzato per le prestazioni assistenziali più diffuse che sono quelle economiche nazionali.
La metà delle regioni ha modificato i parametri dell’ISEE.
E’ giusto e legittimo che si modifichi a livello regionale lo strumento per la valutazione dei redditi?
Come si inquadrano le modifiche in prospettiva dei LEPS?
Quali lezioni per il futuro?
23
Modificare l’ISEE?
E’ legittimo modificare a livello regionale l’ISEE?
Leggi regionali approvate;
Sentenza 3454/2004 Consiglio di Stato: legge ISEE prevale su legge regionale.
Lo strumento ISEE è parte dei LEPS?
Si. I requisiti di accesso alle prestazioni sono decisive per l’ammissione ai servizi.
Un ISEE regionale è compatibile con i LEPS?
La politica sociale (inclusione) si fa anche operando sulle fasce isee o sui parametri di valutazione isee. Già questa possibilità esiste (fasce). Viene ulteriormente ampliata con la facoltà di modificare anche gli elementi del reddito. Va in direzione contraria ai LEPS.
24
Quali lezioni?
Occorre recuperare un quadro di riferimento nazionale da affiancare ai LEPS per garantire il max di equità di accesso alle prestazioni sociali.
Occorre ridefinire l’ISEE in Conferenza unificata ricercando un livello alto (più dell’attuale) di condivisione per affermare la necessità di uno strumento di valutazione nazionale e correggendo alcune criticità.
Non allargherei i livelli di flessibilità attuali dell’ISEE. In subordine manterrei lo strumento nazionale con dati richiesti uguali per tutti e con attestazione di calcolo dell’ISEE basata su un algoritmo e su un set di parametri di riferimento modificabile (oggi è possibile).
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ISEE della famiglia o del
beneficiario? La norma nazionale per disabili e anziani non
autosufficienti (art. 3 c.2 ter D.Lgs. 109/1998)
La sentenza Tar Catania
ISEE familiare largamente prevalente, con le seguenti eccezioni
che prevedono ISEE del beneficiario:
– Ass. domiciliare disabili: 5. Abruzzo, Lazio, Molise, Puglia, Veneto;
– Ass. residenziali disabili: 5. Lazio, Molise, Puglia, Sicilia, Veneto;
– Ass. residenziale anziani: 5. Lazio, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia;
– Assegno di cura anziani: 4. Abruzzo, Emilia Romagna, Puglia, Umbria;
– Ass. domiciliare anziani: 3. Abruzzo, Molise, Puglia.
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ISEE della famiglia o del
beneficiario?/2 Effetti diversi in relazione al campo di applicazione:
ASSEGNO DI CURA (concessione di un assegno sotto un certo reddito isee)
Non conoscendo la composizione familiare del beneficiario difficile
definire l’impatto di una delle due ipotesi.
Non c’è teoricamente impatto diverso sulla spesa pubblica delle 2
ipotesi.
L’ISEE del solo beneficiario non tiene conto della solidarietà
intrafamiliare. Non considera neanche il reddito del coniuge. Tende
dunque a produrre risultati iniqui.
27
27
ISEE della famiglia o del
beneficiario?/3
Retta struttura residenziale (contribuzione del comune sotto un certo reddito isee)
Effetti ISEE familiare Effetti ISEE del beneficiario
Considera solidarietà intrafamiliare.
E’ più equo.
Non considera solidarietà
intrafamiliare. E’ meno equo.
Responsabilizza economicamente
la famiglia. Riduce
istituzionalizzazione.
Deresponsabilizza
economicamente la famiglia.
Aumenta istituzionalizzazione.
Maggiori costi per famiglia Maggiori costi per i comuni
28
ISEE del beneficiario?
Non deriva da obbligo di legge ma, ovviamente, si
può adottare
E’ tendenzialmente iniquo
Ha effetti diversi in relazione al campo di
applicazione. In qualche caso contenuti.
Nell’assistenza residenziale:
– Ha effetti sui bilanci e sui comportamenti familiari
– Ha effetti sui bilanci comunali
– Tende a far aumentare l’istituzionalizzazione
29
I familiari sono tenuti a
partecipare alla spesa?
Fino al 2004, il coinvolgimento dei familiari nel pagamento
delle rette non trovava facile soluzione con le disposizioni
sugli alimenti del codice civile (art. 433 e seguenti).
Il familiare è tenuto a contribuire ma a richiedere l’aiuto
doveva essere l’assistito. Un ente non poteva sostituirsi
all’interessato e pretendere gli alimenti a carico del parente
inadempiente.
Nel 2004, la Corte di Cassazione (sentenza 3629/2004),
resuscitando la L. 1580/1931 ha invece stabilito che i familiari
anche non conviventi hanno oneri di solidarietà obbligatori
verso i propri componenti più deboli e che possono subire
azioni degli enti assistenziali per la rivalsa di quanto speso
dall’ente pubblico per l’assistenza dell’anziano parente.
30
Redditi fiscalmente non
rilevanti
Alcune varianti regionali dell’ISEE considerano anche
i redditi che l’ISEE non considera (indennità di
accompagnamento, pensioni di invalidità, rendite
INAIL, contributi vari, ecc.).
Per esempio: I sistemi di Trento e della Valle d’Aosta
nonché Puglia e Sicilia per i redditi del solo
beneficiario.
Anche su questo aspetto qualche aggiustamento si
impone, da adottare a livello nazionale
31
Le soglie di esenzione ISEE
Le soglie di esenzione ISEE vanno da 2.400 euro (Calabria) a 8.000 euro (Liguria). La media è 5.050 euro.
Le soglie ISEE di esclusione dalle agevolazioni vanno da 16.501 (Molise) a 36.000 euro (VDA).
Negli assegni di cura, l’ammissione con ISEE max diversissimi (da 8.200 a 34.000).
Una disparità eccessiva delle condizioni di accesso rende diseguale la fruibilità dei LEPS.
32
3° parte
RETTE E
COMPARTECIPAZIONE
NELLE RSA IL CASO DI STUDIO
33
Il caso di studio: le RSA (rette e compartecipazione)
Le norme nazionali, che hanno bisogno di recepimento
regionale, hanno stabilito che la sanità si fa carico dei
seguenti costi:
100% dell’assistenza residenziale sociosanitaria in fase
intensiva (durata breve e definita, elevata complessità dell’intervento);
100% dell’assistenza residenziale sociosanitaria in fase
estensiva; (durata media o prolungata ma definita, minore complessità dell’intervento);
50% dell’assistenza residenziale sociosanitaria in fase di
lungoassistenza. (durata prolungata o permanente, assistenza di mantenimento).
34
Prime indicazioni
Peso troppo basso degli oneri sanitari. Oggi è ormai accettata la graduazione in 1) residenze assistenziali, 2) residenze protette, e 3) RSA. In queste ultime dovrebbero andare casi totalmente non autosufficienti con pesanti necessità assistenziali solo meno complesse di quelle erogabili nelle lungodegenze post-acuzie ospedaliere. Per cui un onere limitato al 50% appare inadeguato a coprire tutte le spese sanitarie.
In base alle norme nazionali, nelle RSA che prevedono una degenza massima (e quindi anche un ricambio intenso delle degenze) non si dovrebbe applicare alcuna partecipazione alla spesa dato che in questo caso rientriamo nelle tipologie intensive ed estensive.
35
RSA: chi decide le tariffe?
Nella maggioranza delle regioni la Giunta
regionale stabilisce le tariffe delle RSA.
In più di un terzo delle regioni le tariffe sono
stabilite dagli enti gestori. In questo ultimo
caso spesso la Giunta regionale stabilisce la
quota sanitaria.
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Chi decide la tariffa? effetti
Decisione della Giunta regionale: uniformità delle
tariffe. Ma non tiene conto dei differenti standard
alberghieri (non promuove miglioramenti).
Decisione degli enti gestori: grande diversità delle
tariffe. Record a Bolzano min 70 euro max 130 euro,
varia anche la quota sociale e sanitaria. Tiene conto
dei differenti standard alberghieri ma differenze
eccessive, cittadino privo di punti di riferimento e
della possibilità di valutare (e di tutela). Iniquità.
37
Chi decide? Proposta
Decida la Giunta regionale la tariffa delle RSA specificando la
quota sanitaria e la quota sociale/alberghiera.
La Giunta stabilisce che la quota sociale può aumentare in una
certa misura legando l’aumento ad una modifica certa e
verificabile dello standard alberghiero (per esempio stanza
singola) non prevista dagli standard di autorizzazione e
accreditamento. E’ molto importante la precisione per evitare
scorrettezze nell’uso della norma.
In questo modo è possibile garantire l’uniformità di trattamento
nei limiti di quanto previsto dalle norme sull’autorizzazione e
sull’accreditamento, non si penalizzano le strutture che offrono
di più, si danno punti di riferimento certi agli utenti.
38
Le tariffe delle RSA
Tariffe molto diverse fra una regione e l’altra.
Lombardia 68,33 €, Calabria 130,38 €. Media €
95,18.
Le tariffe dipendono dai diversi standard assistenziali
garantiti dalle varie regioni. In alcuni casi le singole
regioni propongono 2 o 3 livelli assistenziali. Questo
significa standard di personale anche molto diversi.
Alcune regioni forniscono alcuni fattori produttivi alle
RSA (MMG, assistenza farmaceutica, ecc.) e anche
questo incide sulle tariffe.
39
Standard assistenziali RSA (tabella non aggiornata)
Regione Infermieri Addetti assistenza/OTA
Lazio 1/5 – 1/10 1/15 – 1/20
E. Romagna 1/6 – 1/12 1/ 2,2 – 1/ 3,5
Sardegna 1/6 1/ 1,8 – 1/ 2,2
Umbria 1/ 6,7 1/ 2,5
…….. ……. ……………
Toscana 1/10 1/2
Piemonte 1/10 1/ 2,5
Bolzano 1/10 1/ 2,5
Lombardia 1/18 (nat) 1/3
Puglia 1/30 1/20-1/30
40
Tariffe e standard
Le tariffe sono in buona parte una funzione degli standard di personale
(ed altro). Ma una RSA che garantisce un infermiere ogni 6 ospiti è
uguale ad una RSA che ne garantisce uno ogni 30 ospiti? Esiste un
livello minimo che possa far riconoscere le RSA? Ciò che in una regione
può essere identificata come una casa di riposo o una RP può in una
altra regione chiamarsi RSA?
Questo è il grande tema dei contenuti delle prestazioni, del diritto
all’equità di trattamento e dell’esigibilità del diritto.
Un contributo lo fornisce la Commissione nazionale LEA che identifica i
contenuti assistenziali delle RSA (assistenza medica 160 minuti/die per nucleo,
infermiere h24, assistenza globale >140 minuti, assistenza infermieristica >36 minuti).
Se acquisiamo questo come il punto di riferimento (modificabile dalla
regioni in alto) possiamo ridurre la variabilità delle tariffe, garantire uno
standard uniforme e permettere al cittadino di esigere una prestazione
che ha contenuti simili ed esigibili in tutto il territorio.
41
Tariffe per paziente o per
struttura? Tutte le tariffe misurano il costo di una giornata di
degenza. Si va verso tariffe legate alle effettive
necessità assistenziali del paziente?
Metà delle regioni hanno previsto RSA organizzate
con più livelli assistenziali (2 o 3) a cui sono spesso
associate differenti tariffe.
La Lombardia, con il Sosia, ha previsto tariffe legate
alle condizioni degli ospiti. L’Emilia Romagna ha previsto
due tipologie di pazienti con la stessa identica tariffa.
Le altre regioni hanno previsto una sola tariffa per tutti
gli ospiti delle RSA.
42
Tariffe legate al paziente
Le tariffe basate sui sistemi classificatori dei pazienti (Sosia, RUG) di
basano sull’assorbimento medio di risorse di ogni tipologia di ricoverato.
E’ la struttura che adegua i suoi programmi assistenziali in base alla
tipologia degli ospiti.
E’ un sistema più equo perché remunera i gestori in base alla
complessità dei casi che si trovano ad assistere.
E’ difficilmente verificabile che, in una struttura generalista, i pazienti più
bisognosi avranno davvero quanto previsto dalla retta (in termini di
assistenza). Maggiori garanzie si avrebbero in moduli omogenei o in
grandi strutture.
Contrasta con un sistema di accreditamento che prevede standard di
personale statici. La spesa non è predeterminata.
Necessita di un sistema di controllo della classificazione dei pazienti e di
erogazione dell’assistenza.
43
La tendenza attuale rette per livelli assistenziali
La tendenza attuale prevede la realizzazione di strutture
modulari che prevedono la contemporanea presenza di moduli
con diversi livelli assistenziali (2 o 3) ognuno dei quali con una
diversa tariffa collegata al diverso contenuto assistenziale.
In questo modo si cerca di tener conto delle esigenze
assistenziali dei pazienti, gli anziani non si devono spostare se
cambia la loro situazione, ma sono gli anziani che devono
adattarsi alla organizzazione della struttura.
La classificazione è limitata (2 o 3) e dunque meno equo
dell’altro, gli standard assistenziali sono garantiti, remunerazione
più compatibile con il sistema di accreditamento, necessita di un
sistema di controllo meno incisivo. La spesa max è
predeterminata.
44
In futuro
In futuro, è molto probabile che si diffondano tariffe legate ai
sistemi di classificazione dei pazienti, visto che almeno 8 regioni
stanno sperimentando i RUG.
Ma non dappertutto, tenuto conto che queste hanno bisogno,
come abbiamo visto, di strutture grandi e di un sistema
informativo e di controllo molto efficienti.
La quota sociale non dovrebbe essere influenzata dall’adozione
di questi sistemi. Da sempre si presume che le necessità
alberghiere siano simili indipendentemente dalla classificazione
dei pazienti. Semmai la quota sociale è molto più influenzata dal
soggetto che decide le tariffe (regione o gestori).
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La ripartizione dei costi
sanitari e sociali delle RSA Alcune regioni (Abruzzo, Basilicata, Bolzano, Lazio, Marche, Piemonte)
hanno fatto un interessante lavoro di dettaglio sulla
assegnazione al sociale o al sanitario di ogni singolo
costo. Ma la sintesi finale, in genere, appare
predeterminata o non tiene conto dei risultati.
Una analisi dettagliata dei costi effettivi sociali e
sanitari realizzata senza i vincoli economici che
condizionano poi le scelte probabilmente
collocherebbe ad un livello più basso del 50% gli
oneri assistenziali/alberghieri (come peraltro risulta dalle analisi dell’Abruzzo
e di Bolzano).
46
La compartecipazione
dell’ospite In tutte le regioni gli oneri relativi alle prestazioni di natura
alberghiera e socioassistenziale sono a carico dell’utente, e se questi non può, del comune per la parte mancante.
Si passa da € 19,74 della Basilicata a € 58,94 (ipotesi max) del Lazio. La media nazionale è 39,74.
La percentuale di costo a carico dell’utente va dal 18,5% della Basilicata al 64% della Lombardia (Sosia 8). La media è del 42%.
47
La compartecipazione
dell’ospite/2 Le quote di compartecipazione dell’utente di RSA sono
tendenzialmente elevate, se teniamo conto della connotazione sanitaria della struttura e dei redditi degli anziani.
Le quote di compartecipazione – in euro e in % - sono eccessivamente diversificate (1 a 3) nel panorama regionale. In qualche caso si supera il 50% di spesa per l’utente fissato dalle norme nazionali.
In genere non sono definiti i parametri in base ai quali si definisce la quota sociale.
Le regioni devono utilizzare l’occasione dei fondi per la non autosufficienza per ridurre gli oneri delle famiglie e per armonizzare le
tariffe.
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Ciò che l’ospite non paga
L’assistenza residenziale in fase intensiva ed estensiva dovrebbe essere a totale carico della ASL. Solo alcune regioni lo rammentano facendo pagare la quota degli ospiti: dal 31° in E. Romagna, dal 46° nelle Marche, dal 61°(Lazio, Liguria). Bisognerebbe arrivare a 60 giorni.
Non tutta la pensione degli ospiti è disponibile per la compartecipazione. Una somma mensile deve essere garantita all’ospite per le sue esigenze personali, che è: Campania e Lazio € 320,88 (pensione sociale), Abruzzo € 160,44, Umbria € 155, Marche € 129, Piemonte € 110, Liguria € 103, Friuli € 92,80.
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Rette e reddito
Poche regioni prevedono delle riduzioni della quota di
compartecipazione in relazione ai bassi redditi dei
pazienti. Ci pensa il comune.
Con ISEE: Lazio 3 fasce: sopra 25.000 euro si paga il
50%, tra 13.000 e 25.000 il 40% e sotto 13.000 euro
si paga il 40% ma con il contributo del comune.
Senza ISEE: Abruzzo: reddito familiare inf. a 20.000
utente paga il 20% della retta (invece del 40%). Il
resto il comune.
50
Idee su rette e reddito
ISEE poco adatto per gli anziani non autosufficienti
collocati in RSA. In questo caso occorre sapere quale
è il suo reddito disponibile mensilmente e quale è la somma
che deve rimanere nelle sue tasche. Con questi dati si può sapere se è in
condizione di pagare la quota di compartecipazione ed eventualmente quanto
debbano pagare altri.
ISEE familiare serve per eventuale partecipazione
alla spesa di parenti.
La regione fissi le regole generali (i criteri) per la
partecipazione ai costi dei servizi per tutelare i redditi
più bassi e siano poi i comuni ad applicarle.
51
GRAZIE PER
L’ATTENZIONE