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LA PROTEZIONE CIVILE Di Claudio Di Blasi Responsabile Servizio Civile Associazione Mosaico Obiettivi del Modulo Nella primavera del 2007 il CESC Lombardia, in collaborazione con Associazione Mosaico, organizzò un seminario regionale con l'obiettivo di elaborare metodologie adeguate di formazione, rivolte ai volontari in servizio civile, sul tema della Protezione Civile. Il risultato di tale seminario fu un apposito modulo, della durata di 5 ore, che è stato dato liberamente in uso agli enti di servizio civile della Regione Lombardia. Tale documento, adeguatamente “asciugato” per rispondere alle esigenze della presente pubblicazione, costituisce di fatto gran parte del presente capitolo. L'obiettivo di tale percorso di formazione, che si riesce a realizzare in modo ideale con una classe di almeno 8 persone, è decisamente ambizioso: da un lato fornire ai volontari una sorta di alfabetizzazione di base sul tema della protezione civile, dall'altro tendere un legame tra servizio civile nazionale e protezione civile, fino a prefigurare un possibile “futuro” di impegno civico del giovane, proprio nel campo della protezione civile e delle sue organizzazioni. 1

Modulo protezione civile

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LA PROTEZIONE CIVILE

Di Claudio Di BlasiResponsabile Servizio Civile Associazione Mosaico

Obiettivi del ModuloNella primavera del 2007 il CESC Lombardia, in collaborazione con Associazione Mosaico,organizzò un seminario regionale con l'obiettivo di elaborare metodologie adeguate diformazione, rivolte ai volontari in servizio civile, sul tema della Protezione Civile.Il risultato di tale seminario fu un apposito modulo, della durata di 5 ore, che è stato datoliberamente in uso agli enti di servizio civile della Regione Lombardia.Tale documento, adeguatamente “asciugato” per rispondere alle esigenze della presentepubblicazione, costituisce di fatto gran parte del presente capitolo.L'obiettivo di tale percorso di formazione, che si riesce a realizzare in modo ideale con unaclasse di almeno 8 persone, è decisamente ambizioso: da un lato fornire ai volontari una sorta dialfabetizzazione di base sul tema della protezione civile, dall'altro tendere un legame tra serviziocivile nazionale e protezione civile, fino a prefigurare un possibile “futuro” di impegno civicodel giovane, proprio nel campo della protezione civile e delle sue organizzazioni.

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PLANNING DEL GIORNO

TITOLO STRUMENTI DURATAPresentazione formatore,del modulo e partecipanti

- 5 min.

Introduzione al tema dei soccorsi:Attività: - 1^ parte - Il senso del pericolo

- 2^ parte – Il soccorso

- una scheda narrativa per il formatore e fogli bianchi per i volontari- lavagna a fogli mobili

5 min. per la lettura 10 min. lavoro individuale15 min. discussione in plenaria

15 min. lavoro in gruppo15 min. discussione in plenaria

La protezione civile Storia, funzioni, parole chiave

- lavagna fogli mobili- scheda “Alcune parole chiave” (pagg. 14,15) per ciascun volontario

30 min.

Attività: “Alle prese con una situazione di emergenza…”

- cartelloni e pennarelli oppure schede situazioni di emergenza in bianco

30 min. lavoro in gruppo30 min. plenaria e presentazione del formatore

Attività: Opzione 1- “Dai voce allospot!”

Opzione 2 - “Quando la realtà supera la fantasia.”

- spot protezione civile-pc e videoproiettore-fogli bianchi

- articoli di giornale

40 min. lavoro in gruppo20 min. discussione in plenaria

40 min. lavoro in gruppo20 min. discussione in plenaria

Il volontariato in protezione civile.La protezione civile quale forma di cittadinanza attiva

- lavagna fogli mobili 20 min.

Attività: “Diventa volontario della protezione civile!!”

- cartelloni, pennarelli e penne

30 min. lavoro in gruppo15 minuti presentazione in plenaria

Protezione civile e servizio civile volontarioAttività: “E tu partiresti?”

-Circolare 30 settembre 2004

30 min.

- Conclusioni 10 min.

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PRESENTAZIONE DEL FORMATORESe l’aula lo permette, far disporre il gruppo a cerchio, per fare in modo che ognuno possavedere gli altri direttamente in viso.Il formatore, se al primo intervento con il gruppo, presenterà prima di tutto se stesso aipartecipanti al corso, dando alcune indicazioni generali su di sé e sui propri rapporti con l’ente.

PRESENTAZIONE DEI PARTECIPANTI e DEL MODULO

In questo modulo si approfondirà il tema della Protezione Civile ed il suo legame con il ServizioCivile in termini di sviluppo di una solidarietà sociale e coscienza civile. Avvalendosi di piccoligruppi e discussioni in plenaria, il formatore analizzerà le competenze e l’etica dei volontaridella protezione civile, sviluppando parallelismi con i valori sottesi ai volontari in servizio.

INTRODUZIONE AL TEMA DEI SOCCORSI

1^ PARTE

Attività : IL SENSO DEL PERICOLO

Durata5 min. lettura10 min. lavoro individuale15 min. discussione in plenaria

Obiettivi Individuare e riconoscere sensazioni e reazioni che si manifestano in situazioni di

emergenza; Introdurre il concetto di pericolo e di soccorso.

Svolgimento1^ fase: esposizione del caso Il formatore invita i partecipanti a chiudere gli occhi e ad ascoltare la storia che narrerà cercandodi immaginare il contesto e di immedesimarsi nei personaggi.

Testo della storia: “E’ una fresca serata d’agosto. Ieri si è abbattuto un classico temporale di stagione, ma oggi ilsole splende e nonostante l’aria uggiosa hai voglia di trascorrere la serata alla sagra del paese dimontagna non molto distante dal luogo dove sei in villeggiatura. Qualche telefonata, doccia e seipronto per uscire. Arrivano due amici a prenderti, sali in macchina e si parte: una piccoladeviazione per salire la montagna, la strada a strapiombo inizia a stringersi, abbandonate lamacchina in coda (quante persone sono già alla festa!) percorrete le ultime centinaia di metri apiedi in mezzo agli alberi ammirando un panorama mozzafiato. Vi accoglie il vociare della follagià seduta ai tavoli per la cena, sale un profumo di carne alla griglia che vi fa brontolare lostomaco e vi conduce a passi veloci verso la coda per le ordinazioni. Quattro chiacchierenell’attesa e finalmente è il vostro turno: vino, costine, polenta. Cercate tra la gente un po’ dispazio per sedervi e iniziate la cena accompagnati dall’orchestrina, forse non troppo originale,ma perfettamente adatta a questo clima di allegria. Ti proponi di offrire il caffè agli amici che tihanno accompagnato, ti allontani dal tavolo e arrivi al bancone del bar quando inizi a sentire inlontananza un rumore sordo, continuo, forse tuoni in preludio del temporale. Nessuno sembraaccorgersene, aspetti di essere servito, intanto scambi due parole con la famiglia che ti è accanto:una coppia giovane, il papà tiene una bimba in braccio che stringe a sé un pacchetto di caramelle

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gommose e ti guarda con un fare timido e curioso….. quel rumore continua incessantemente,guardi il cielo minaccioso e la madre della bimba sospira dicendoti che sta per arrivare unacquazzone.. quando improvvisamente il gruppo musicale s’interrompe ed il suono si fa semprepiù vivido, si sta avvicinando.. cerchi con lo sguardo i tuoi amici, non riesci a distinguerli inmezzo a tanta gente.. pochi secondi e si alza una nebbia palpabile, con fare preoccupato lepersone iniziano ad abbandonare i tavoli, la famiglia accanto a te si allontana freneticamente. Ilrumore è ormai evidente, improvvisamente realizzi ciò che sta succedendo, provi ad urlare, ma lavoce ti si strozza in gola, e vedi solamente gente spaesata che scappa mentre qualcuno indistanza ripete “Frana”. Un attimo basta a generare l’inferno: ti senti investito da una corrente violenta, sbattuto controqualcosa, il suono assordante sovrasta le urla. poi silenzio.”

2^ fase: analisi individualeTerminata la narrazione il formatore invita i partecipanti a continuare la storia bruscamenteinterrotta. Si raccomanda al formatore di non indirizzare i partecipanti in alcun modo, quindi nonsegnalare se debbano indicare stati d’animo piuttosto che reazioni attive. La loro descrizionedeve essere completamente libera, d’impulso e senza rielaborazione, utilizzando la modalità chepreferiscono: testo, immagine, mimica.

3^ fase: discussione in plenariaIl formatore chiama ogni volontario ad esporre al resto del gruppo ciò che ha preparato.

Spunti per la discussione:- descrizione di dolore fisico VS stato d’animo

(generalmente viene descritta la paura e la confusione, a discapito del dolore fisico che alcontrario è uno degli aspetti più determinanti da considerare in una catastrofe)

- soccorso agli altri, ricerca degli amici VS fuga, isolamento(indice di atteggiamenti opposti: altruismo, solidarietà ed al contrario egoismo econcentrazione su se stessi. Quest’ultima risulta essere generalmente la risposta piùdiffusa. Si può introdurre quindi la parte seguente del modulo: il soccorso)

2^ PARTE

Attività: IL SOCCORSO

Durata15 min. lavoro in gruppo15 min. discussione in plenaria

Obiettivi Far emergere le pre-conoscenze dei partecipanti sul concetto di soccorso: modalità,

istituzioni e figure ad esso preposte

Svolgimento Tenendo come riferimento la narrazione della situazione d’emergenza, il formatore invita ivolontari, attraverso un brainstorming e sollecitando i partecipanti con alcune domande, adescrivere gli eventuali soccorsi intervenuti.Le domande di cui il formatore puo’ avvalersi per indirizzare il gruppo sono:

- Ci sono stati soccorsi?- Dopo quanto tempo sono arrivati?- Chi erano?

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- Quanti erano?- Che cosa hanno fatto?- Come erano equipaggiati?

Strumenti Lavagna a fogli mobili

Osservazioni Il formatore annoterà le risposte sulla lavagna, e cercherà di far emergere le pre-conoscenze deipartecipanti, nonché i luoghi comuni diffusi, prima di passare all’esposizione della parte teoricasulla Protezione Civile.

Al termine della presentazione della Protezione Civile consegnare ai partecipanti la scheda“Alcune parole chiave”

LA PROTEZIONE CIVILE1

Con "protezione civile" indichiamo tutte quelle “strutture e attività messe in campo dallo Statoper tutelare l'integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo didanni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi.”www.protezionecivile.it

La protezione civile è stata istituita con la legge n.225 del 24 febbraio 1992 . Definita già dalprimo articolo come un "Servizio nazionale", la Protezione Civile è coordinata dal Presidentedel Consiglio dei Ministri ed composta, dalle amministrazioni dello Stato, centrali e periferiche,dalle regioni, dalle province, dai comuni, dagli enti pubblici nazionali e territoriali e da ogni altraistituzione ed organizzazione pubblica e privata presente sul territorio nazionale. Alcoordinamento del Servizio nazionale e alla promozione delle attività di protezione civile,provvede il Presidente del Consiglio dei Ministri attraverso il Dipartimento della Protezionecivile.

Art. 1Servizio nazionale della protezione civile

1. E' istituito il Servizio nazionale della protezione civile al fine di tutelare laintegrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente dai danni o dalpericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventicalamitosi.

2. Il Presidente del Consiglio dei ministri, ovvero, per sua delega, ai sensidell'articolo 9, commi 1 e 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400 (2), il Ministroper il coordinamento della protezione civile, per il conseguimento dellefinalità del Servizio nazionale della protezione civile, promuove e coordina leattività delle amministrazioni dello Stato, centrali e periferiche, delle regioni,delle province, dei comuni, degli enti pubblici nazionali e territoriali e di ognialtra istituzione ed organizzazione pubblica e privata presente sul territorionazionale.3. Per lo svolgimento delle finalità di cui al comma 2, il Presidente delConsiglio dei ministri, ovvero, per sua delega ai sensi del medesimo comma 2,il Ministro per il coordinamento della protezione civile, si avvale del

1 www.protezionecivile.it

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Dipartimento della protezione civile, istituito nell'ambito della Presidenza delConsiglio dei ministri, ai sensi dell'articolo 21 della legge 23 agosto 1988, n.400.

LA PARTICOLARITA' DELLA PROTEZIONE CIVILE ITALIANA

A livello organizzativo la Protezione Civile Italiana si differenzia da quella degli altri Paesieuropei.

Se negli altri Paesi europei la protezione civile è un compito assegnato ad una sola istituzione o apoche strutture pubbliche, in Italia, invece, “è coinvolta in questa funzione tuttal'organizzazione dello Stato, al centro e in periferia, dai Ministeri al più piccolo comune, edanche la società civile partecipa a pieno titolo al Servizio nazionale della protezione civile,soprattutto attraverso le organizzazioni di volontariato.”

Questa particolare struttura organizzativa (basata sul principio di sussidiarietà) è motivata sia dauna scelta istituzionale che da un’ esigenza operativa legata alle caratteristiche del nostroterritorio che presenta una gamma di possibili rischi di calamità e catastrofi sconosciuta neglialtri Paesi europei.

L'Italia è:

- un Paese geologicamente molto recente. soggetto a terremoti, frane, erosioni dei versantied erosione costiera;

- è una Nazione densamente popolata – (abbiamo costruito strade, insediamenti industrialie infrastrutture);–

- vanta un patrimonio artistico notevole da salvaguardare.

Se analizziamo la storia del nostro Paese ci accorgiamo che l’Italia è stata segnata da eventi - avolte impossibili da prevedere, ma in altri casi, purtroppo, causati dall'imperizia dell'uomo -chehanno colpito duramente le popolazioni e non hanno risparmiato edifici antichi e moderni.

“Il disastro del Vajont nel 1963, l'alluvione di Firenze nel 1966 e soprattutto i terremoti del Friulinel 1976 e dell'Irpinia nel 1980, hanno messo in evidenza che nelle situazioni di graveemergenza, gli interventi devono essere solleciti e ben organizzati e che la buona volontà deisingoli non basta. Esperienze tragiche nelle quali sono emersi chiaramente ritardi, inadeguatezzae inefficienza nell'organizzazione. La macchina dello Stato non ha funzionato perché gliinterventi - delle forze pubbliche e private impegnate nei soccorsi - non erano razionalizzati ecoordinati con metodo. Quelle immagini di morti e distruzione, che hanno profondamentesegnato la Nazione, sono però state la scintilla che ha acceso, nell'opinione pubblica e nelleistituzioni, una nuova coscienza di protezione civile, che ha portato, inizialmente, grazie a legginazionali e regionali in materia, alla creazione di un Sistema di Protezione Civile in grado direagire e agire nei casi di emergenza e che, in seguito, ha perfezionato ed esteso il concetto diprotezione civile anche alle azioni di previsione e prevenzione.”

Le aree del nostro Paese che presentano rischi sono quindi numerose ed è necessario che ilsistema di Protezione Civile assicuri in ognuna di queste aree, risorse umane, mezzi, capacitàoperative e decisionali in grado di intervenire e di operare in tempi brevissimi e con continuitàper prevenire e, per quanto possibile, prevedere i disastri.

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ORGANIZZAZIONE E MODALITA’ DI AZIONE

Il Sistema integrato della Protezione Civile coinvolge:

- i Comuni; - le Comunità Montane. - le Province; - le Regioni; - lo Stato;

A livello comunale il primo responsabile della protezione civile è il Sindaco, che ha il compitodi organizzare le risorse comunali secondo piani prestabiliti per fronteggiare i rischi specifici delsuo territorio. Ciò che è importante è riuscire a definire, in tempi brevissimi, la portatadell'evento e valutare se le risorse locali siano sufficienti a farvi fronte.

Nel caso le risorse locali non fossero sufficienti è necessario mobilitare immediatamente i livelliprovinciali, regionali e, nelle situazioni più gravi, anche il livello nazionale, integrando le forzedisponibili in loco con gli uomini e i mezzi necessari. Importante è poi identificare subito leautorità che si occuperanno della direzione delle operazioni. Una situazione di emergenzarichiede infatti che sia chiaro chi decide, chi sceglie, chi si assume la responsabilità degliinterventi da mettere in atto.

L'organismo che coordina a livello nazionale la Protezione Civile in Italia è il Dipartimentodella Protezione Civile, alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

“Questo lo situa in una posizione "superiore" rispetto ai Dipartimenti direttamente dipendenti daun "semplice" Ministero, facilitando così il coordinamento delle risorse dello Stato - e di tutti glialtri Ministeri - in caso di emergenza. L'attuale Capo Dipartimento Nazionale è il medico GuidoBertolaso. Il Responsabile della Protezione Civile in un Comune è il Sindaco, nella sua funzionedi Autorità di Pubblica Sicurezza.”

I componenti effettivi del sistema di Protezione Civile sono:

- Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco; - Forze Armate; - Forze di Polizia; - Polizia Locale; - Corpo Forestale dello Stato; - Servizio Sanitario Nazionale; - Croce Rossa Italiana; - Servizi tecnici nazionali; - Gruppi nazionali di ricerca scientifica; - Istituto Nazionale di Geofisica; - Corpo Nazionale Soccorso Alpino; - Organizzazioni di Volontariato (Gruppi Regionali, Provinciali e Nuclei Comunali); - Organizzazioni Umanitarie e di Volontariato (ONLUS).

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ALCUNE PAROLE CHIAVE

RISCHIO

La definizione di rischio rinvia a quel potenziale complesso di danni che gli eventi possonoverificarsi in un determinato territorio.

Se volessimo semplificare ulteriormente potremmo ricondurre il concetto di rischio adun’astratta formula matematica che lega pericolosità, vulnerabilità e valore esposto.

Rischio = pericolosita' x vulnerabilita' x valore

“Questa definizione può risultare, soprattutto per gli "addetti ai lavori", estremamente riduttivavisti i testi, i dibattiti, le relazioni in proposito ma rappresenta comunque una valida base da cuipartire per la definizione di ogni singolo rischio”.

PERICOLO

Il "pericolo" indica la possibilità del verificarsi di determinati eventi alla luce dei precedentistorici e delle peculiari caratteristiche del territorio .

EMERGENZA

Si verifica un’emergenza ogni volta che sul territorio si accertano condizioni di pericolo legatead eventi - naturali o causati dall'uomo - che coinvolgono beni, persone, centri abitati.

La protezione civile è vista come una "macchina di intervento in emergenza". Deve essere beneorganizzata e in grado di ridurre al minimo il tempo che intercorre tra un evento calamitoso e iprimi soccorsi e interventi. Proprio per questo motivo vengono definiti i "piani di emergenza",elaborati a livello nazionale e locale.

E’ necessario poi mantenere e promuovere:

- un continuo aggiornamento delle procedure di emergenza, in modo che tutti, al

momento del bisogno, sappiano già cosa fare e come farlo.

- uno scambio regolare di informazioni tra tutti i livelli del sistema;

- attività di formazione del personale

- esercitazioni di tutte le componenti che intervengono nella protezione civile

- potenziamento dei mezzi tecnici a disposizione.

PREVISIONE

Non bisogna puntare solo su soccorsi tempestivi, ma occorre dedicare energie e risorse allaprevisione e alla prevenzione delle calamità per proteggere con efficacia l'integrità della vita ed ilpatrimonio della comunità.

“L'attività di previsione è assicurata da un sistema di reti che collegano la protezione civile aicentri nazionali di ricerca scientifica, a sistemi tecnologici di raccolta ed elaborazione di

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informazioni sui diversi tipi di rischio e sulle condizioni che possono aumentare le probabilità dipericolo per la collettività, a centri di elaborazione delle informazioni in grado di segnalare con ilmassimo anticipo possibile le probabilità che si verifichino eventi catastrofici”.

Le attività di Previsione consistono:

- nell'acquisizione ed elaborazione di dati relativi al territorio regionale, - nello studio degli eventi calamitosi,- nell'analisi e valutazione delle condizioni socio-economiche delle realtà regionali

soggette a rischio - nella predisposizione delle mappe dei rischi presenti nella regione”.

Queste attività tecnico-scientifiche permettono alla Protezione Civile di valutare le situazioni diipotetico rischio e di elaborare gli opportuni interventi di prevenzione per evitare o mitigare idanni che derivano dalle diverse calamità.

Queste attività sono organizzate da specifici nuclei di previsione organizzati a livello nazionale eregionale.

“Attraverso la conoscenza precisa e puntuale del territorio e dei possibili fenomeni all'originedelle catastrofi, l'utilizzo di reti tecnologicamente avanzate, come le reti radar per le previsionimetereologiche, la rete nazionale dei sismografi, i sofisticati sistemi di monitoraggio dell'attivitàdei vulcani, e delle migliori competenze scientifiche e professionali disponibili mette laprotezione civile italiana in condizione di intervenire con allerta tempestivi e, quando possibile,con misure preventive come l'evacuazione delle aree a rischio. Grazie proprio all'evacuazionepreventiva delle aree a rischio la recente inondazione che ha colpito il Piemonte nel 2002 non haprovocato vittime, mentre un analogo evento verificatosi solo due anni prima si era rivelatofatale per decine di persone”.

PREVENZIONE

La prevenzione è strettamente legata alla previsione e consiste in “una serie di attività finalizzatead evitare o ridurre al minimo le probabilità che si verifichino danni causati da eventicalamitosi”. Alla base di queste attività deve esserci un'approfondita conoscenza dellecaratteristiche del territorio, dei rischi ai quali è soggetto e delle soglie di sicurezza.

La comunità svolge un ruolo centrale nell’attività di prevenzione.

“I cittadini, infatti, collaborando con le Istituzioni, possono sensibilizzarle nel compiere sceltelegate alla maggior sicurezza del territorio, e non ultimo, agire direttamente per la ProtezioneCivile diventando volontari.

Una comunità ben informata è consapevole di vivere in un territorio ad alto rischio; ogni singolocittadino, infatti, dovrebbe conoscere il piano di emergenza del proprio comune, imparare icomportamenti più corretti da tenere in caso di eventi calamitosi e compiere tutte le opere dimanutenzione e ristrutturazioni, sui propri immobili, per ridurne i livelli di pericolosità”.

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ALCUNE PAROLE CHIAVEwww.protezionecivile.it

RISCHIOLa definizione di rischio rinvia a quel potenziale complesso di danni che gli eventi possonoverificarsi in un determinato territorio.Se volessimo semplificare ulteriormente potremmo ricondurre il concetto di rischio adun’astratta formula matematica che lega pericolosità, vulnerabilità e valore esposto.Rischio = pericolosita' x vulnerabilita' x valore“Questa definizione può risultare, soprattutto per gli "addetti ai lavori", estremamente riduttivavisti i testi, i dibattiti, le relazioni in proposito ma rappresenta comunque una valida base da cuipartire per la definizione di ogni singolo rischio”.

PERICOLOIl "pericolo" indica la possibilità del verificarsi di determinati eventi alla luce dei precedentistorici e delle peculiari caratteristiche del territorio .

EMERGENZA Si verifica un’emergenza ogni volta che sul territorio si accertano condizioni di pericolo legatead eventi - naturali o causati dall'uomo - che coinvolgono beni, persone, centri abitati.La protezione civile è vista come una "macchina di intervento in emergenza". Deve essere beneorganizzata e in grado di ridurre al minimo il tempo che intercorre tra un evento calamitoso e iprimi soccorsi e interventi. Proprio per questo motivo vengono definiti i "piani di emergenza",elaborati a livello nazionale e locale. E’ necessario poi mantenere e promuovere:

- un continuo aggiornamento delle procedure di emergenza, in modo che tutti, al momentodel bisogno, sappiano già cosa fare e come farlo.

- uno scambio regolare di informazioni tra tutti i livelli del sistema; - attività di formazione del personale - esercitazioni di tutte le componenti che intervengono nella protezione civile- potenziamento dei mezzi tecnici a disposizione.

PREVISIONE Non bisogna puntare solo su soccorsi tempestivi, ma occorre dedicare energie e risorse allaprevisione e alla prevenzione delle calamità per proteggere con efficacia l'integrità della vita ed ilpatrimonio della comunità.“L'attività di previsione è assicurata da un sistema di reti che collegano la protezione civile aicentri nazionali di ricerca scientifica, a sistemi tecnologici di raccolta ed elaborazione diinformazioni sui diversi tipi di rischio e sulle condizioni che possono aumentare le probabilità dipericolo per la collettività, a centri di elaborazione delle informazioni in grado di segnalare con ilmassimo anticipo possibile le probabilità che si verifichino eventi catastrofici”.Le attività di Previsione consistono:

- nell'acquisizione ed elaborazione di dati relativi al territorio regionale, - nello studio degli eventi calamitosi,- nell'analisi e valutazione delle condizioni socio-economiche delle realtà regionali

soggette a rischio - nella predisposizione delle mappe dei rischi presenti nella regione”.

Queste attività tecnico-scientifiche permettono alla Protezione Civile di valutare le situazioni diipotetico rischio e di elaborare gli opportuni interventi di prevenzione per evitare o mitigare idanni che derivano dalle diverse calamità.Queste attività sono organizzate da specifici nuclei di previsione organizzati a livello nazionale eregionale.

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“Attraverso la conoscenza precisa e puntuale del territorio e dei possibili fenomeni all'originedelle catastrofi, l'utilizzo di reti tecnologicamente avanzate, come le reti radar per le previsionimetereologiche, la rete nazionale dei sismografi, i sofisticati sistemi di monitoraggio dell'attivitàdei vulcani, e delle migliori competenze scientifiche e professionali disponibili mette laprotezione civile italiana in condizione di intervenire con allerta tempestivi e, quando possibile,con misure preventive come l'evacuazione delle aree a rischio. Grazie proprio all'evacuazionepreventiva delle aree a rischio la recente inondazione che ha colpito il Piemonte nel 2002 non haprovocato vittime, mentre un analogo evento verificatosi solo due anni prima si era rivelatofatale per decine di persone”.

PREVENZIONE La prevenzione è strettamente legata alla previsione e consiste in “una serie di attività finalizzatead evitare o ridurre al minimo le probabilità che si verifichino danni causati da eventicalamitosi”. Alla base di queste attività deve esserci un'approfondita conoscenza dellecaratteristiche del territorio, dei rischi ai quali è soggetto e delle soglie di sicurezza.La comunità svolge un ruolo centrale nell’attività di prevenzione. “I cittadini, infatti, collaborando con le Istituzioni, possono sensibilizzarle nel compiere sceltelegate alla maggior sicurezza del territorio, e non ultimo, agire direttamente per la ProtezioneCivile diventando volontari. Una comunità ben informata è consapevole di vivere in un territorio ad alto rischio; ogni singolocittadino, infatti, dovrebbe conoscere il piano di emergenza del proprio comune, imparare icomportamenti più corretti da tenere in caso di eventi calamitosi e compiere tutte le opere dimanutenzione e ristrutturazioni, sui propri immobili, per ridurne i livelli di pericolosità”.

Attività: ALLE PRESE CON UNA SITUAZIONE D’EMERGENZA

Durata30 min. lavoro in gruppo30 min. plenaria e presentazione del formatore

Obiettivi Individuare i buoni comportamenti da seguire in caso di situazioni di emergenza.

Svolgimento Il formatore divide i partecipanti in piccoli gruppi (max 5 persone) ed assegna ad ognuno di essiuna tematica d’emergenza tra le seguenti:

- incendio boschivo- eruzione vulcanica- terremoto- nube tossica- fulmini- rischio idrogeologico

Ogni gruppo dovrà creare una rappresentazione dell’emergenza ed una tabella indicantecomportamenti corretti e scorretti da attuarsi nella determinata situazione. A turno esporranno latabella al resto dell’assemblea. In conclusione il formatore descriverà le caratteristiche di ognunodei suddetti casi di emergenza, analizzando il ruolo che la protezione civile è chiamata a svolgeree i necessari comportamenti da attuare nel coinvolgimento.

Strumenti Un cartellone ed un pennarello per ogni gruppo.

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In alternativaUtilizzare le schede di ciascuna tematica d’emergenza (pagg. 17-26) lasciando in bianco la parterelativa ai buoni comportamenti dei cittadini.

Osservazioni Il formatore avrà come riferimento delle schede specifiche per integrare i contenuti relazionatidai vari gruppi.

1- INCENDIO BOSCHIVO

Come tutti gli ambienti naturali anche il bosco è messo in continuo pericolo da comportamenti scorretti da parte dell’uomo. In particolare l’accensione di un fuoco e il suo espandersi incontrollato può dare origine all’incendio, fenomeno che soprattutto d’estate mette in serio pericolo la sopravvivenza di questo nostro amico. Il fuoco spesso ci da una mano (per esempio per cucinare) ma è necessario fare molta attenzione perché con il fuoco non si gioca: se ne perdiamo il controllo può velocemente distruggere qualsiasi forma di vita o oggetto che incontra sul suo cammino.In generale il fuoco nasce quando sono presenti 3 elementi:• Il combustibile: tutto ciò che può bruciare (es. la carta, il legno, la benzina…)• Il comburente: l’ossigeno presente nell’aria• Il calore: tutto ciò che può provocare l’aumento della temperatura (es. un fiammifero o una sigaretta accesa, una scintilla, un fulmine…)Se solo uno di questi tre elementi viene a mancare non ci può essere la combustione (ossia il fuoco quando brucia).È il comportamento dell’uomo la principale causa degli incendi. Purtroppo sono molte le persone che lasciano incustoditi fuochi utilizzati per bruciare le erbacce o per cucinare durante un pic-nic, o che gettano sigarette ancora accese dal finestrino. Ci sono poi molte persone che appiccano gli incendi in maniera volontaria con la precisa intenzione di bruciare grandi zone di territorio per poterne ricavare vantaggi economici. In questo modo si mette in pericolo non solo la sopravvivenza del bosco ma la vita delle persone che abitano nelle sue vicinanze.

COMPITI DELLA PROTEZIONE CIVILE:

Il Dipartimento di Protezione Civile partecipa alla lotta attiva contro gli incendi, ovvero al loro spegnimento, gestendo la flotta aerea antincendio dello Stato attraverso il Centro Operativo Aereo Unificato (COAU), e coordina le attività di pianificazione, prevenzione e previsione del rischio attraverso il Servizio Rischio Incendi Boschivi. Inoltre partecipa a campagne di informazione e sensibilizzazione anche in collaborazione con altri enti o associazioni, ed organizza corsi di formazione per preparare personale specializzato.

COMPITI DEL CITTADINO:

Quello che tutti noi possiamo fare è rispettare alcune norme comportamentali semplici ma efficaci:

• non accendere fuochi in prossimità di aree boscate• non parcheggiare la macchina, specie se ha la marmitta catalitica, sull’erba secca• non abbandonare rifiuti, perché facilmente infiammabili• non gettare sigarette ancora accese a terra• in caso di avvistamento di un incendio non avvicinarsi alle fiamme e chiamare il 1515 del Corpo Forestale dello Stato o il 115 dei Vigili del Fuoco (la chiamata è gratuita) o i numeri

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che le diverse Regioni mettono a disposizione.

2- ERUZIONE VULCANICA

Esistono diversi tipi di eruzioni vulcaniche, ma, in linea generale, è possibile suddividerle principalmente in effusive ed esplosive:

Un’eruzione effusiva si verifica quando il magma è fluido e povero di gas, per cui può fuoriuscire tranquillamente (prendendo il nome di lava) e formare una colata lavica: una sortadi fiume incandescente che scorre lungo le pendici del vulcano. Le colate laviche generalmente procedono piuttosto lentamente, lasciando il tempo per mettersi in salvo. In alcuni casi però, lave molto fluide possono raggiungere velocità elevate, diventando molto pericolose.Un’eruzione esplosiva si verifica quando il magma è viscoso e ricco in gas. In questo caso il gas tende a liberarsi con violenza, trascinando con sé brandelli di magma frammentato e blocchi di roccia strappati dal camino vulcanico. I frammenti di magma che vengono espulsi vengono detti piroclasti e prendono il nome di ceneri (i più sottili), lapilli o bombe (i più grandi). Le eruzioni esplosive possono produrre anche le cosiddette colate piroclastiche (o nubi ardenti) che consistono in una sorta di valanghe di gas e materiale incandescente che scorrono lungo le pendici del vulcano ad alta velocità distruggendo tutto ciò che incontrano. Le eruzioni esplosive sono quindi più pericolose di quelle effusive, perché non lasciano il tempo di scappare. Nel caso di vulcani di tipo esplosivo è importante perciò che la popolazione venga evacuata prima dell’inizio di un’eruzione. In linea generale comunque le eruzioni esplosive sono meno frequenti delle eruzioni effusive.

Oltre alle colate di lava e alle colate piroclastiche, i vulcani possono presentare altri fenomeniche possono essere pericolosi. Naturalmente non tutti questi fenomeni si verificano su tutti i vulcani. a. lancio e caduta di materiali grossolani (bombe e blocchi)La ricaduta di bombe vulcaniche e di blocchi di roccia strappati dalle pareti del camino vulcanico, avviene normalmente nelle immediate vicinanze dei crateri, pertanto può rappresentare un pericolo soltanto per eventuali escursionisti che dovessero avvicinarvisi al momento dell’eruzione.b. emissione, caduta e accumulo di materiali fini (ceneri e lapilli)Il materiale fine emesso nelle eruzioni normalmente non rappresenta un pericolo immediato per le persone, tuttavia può causare disturbi temporanei alla respirazione, agli occhi, disagi alla circolazione aerea e stradale, intasamento delle grondaie, degli scarichi stradali, danni all’agricoltura. Inoltre se emesso in grandi quantità può accumularsi sui tetti delle case fino a provocarne il crollo.c. emissioni di gasIl gas che fuoriesce dai crateri viene normalmente disperso dal vento e non costituisce un pericolo. Esistono però alcuni luoghi, anche nei dintorni di vulcani non più attivi, dove possono verificarsi emissioni di gas dal suolo che, accumulandosi in zone depresse possono diventare pericolosi.d. colate di fango (lahars)La grande concentrazione di vapore in atmosfera che si verifica a seguito delle eruzioni, è spesso causa di piogge che possono asportare il materiale fine (ceneri) emesso dal vulcano e depositatosi al suolo, creando delle vere e proprie colate di fango che scorrono ad alta velocità, causando gravi danni.e. frane

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La risalita del magma all’interno del vulcano può causare dei rigonfiamenti della superficie dell’edificio e la fatturazione delle rocce dei versanti, creando condizioni favorevoli per l’innesco di frane.f. maremoti (tsunami)Nel caso di vulcani sottomarini o che si trovano in prossimità del mare (ad es. isole vulcaniche), eventuali frane o eruzioni possono generare dei maremoti. La caduta in mare di grandi quantità di materiale espulso dal vulcano o franato dai suoi versanti, può causare la formazione di onde molto alte che, riversandosi sulle coste possono causare danni gravissimi.La formazione di frane sui vulcani e di maremoti sono fortunatamente fenomeni abbastanza rari.g. terremotiLa risalita del magma dall’interno della Terra verso la superficie causa la fatturazione delle rocce della crosta terrestre ed è pertanto accompagnata da terremoti che si ripetono frequentemente e, sebbene normalmente siano di bassa intensità, talora possono provocare anche gravi danni.h. incendi Il materiale eruttato dai vulcani, in forma di lava o di prodotti piroclastici, ha sempre una temperatura elevata, pertanto, venendo in contatto con la vegetazione, può provocare incendi.

COMPITI PROTEZIONE CIVILE:

Il Dipartimento della Protezione Civile, insieme ad altri enti, svolge una serie di attività per ridurre il rischio vulcanico in Italia.Tali attività si possono suddividere in: - sorveglianza dei vulcani, previsione e prevenzione delle eruzioni;- difesa dalle eruzioni e gestione delle emergenze;- ripristino delle normali condizioni di vita a seguito di un’eruzione. Sorveglianza dei vulcani, previsione e prevenzione delle eruzioniPrevedere un'eruzione vulcanica significa prevedere dove e quando avverrà e di che tipo sarà.Dove e quando?La risalita del magma è accompagnata da una serie di fenomeni, detti precursori, che consistono in deformazioni del terreno, terremoti, variazioni di composizione e temperatura delle acque dei pozzi e delle sorgenti e dei gas emessi dal suolo. Questi fenomeni possono essere rilevati da strumentazioni particolari, molto sensibili, che vengono posizionate nelle aree vulcaniche e acquisiscono i dati 24 ore al giorno. Grazie a queste strumentazioni è normalmente possibile prevedere con buon anticipo dove e quando avverrà un’eruzione.Di che tipo?Per prevedere invece di che tipo sarà la prossima eruzione occorre effettuare studi sulla storiaeruttiva del vulcano per conoscere come si è comportato in passato, ogni quanto tempo si è verificata un’eruzione di una determinata energia e ipotizzare per il futuro un comportamentosimile.Un altro importante contributo è dato dagli studi geofisici per indagare quale è la struttura profonda del vulcano, quanto magma è presente nella camera magmatica e a che profondità sitrova.Lo scenario e il piano d’emergenzaUna volta individuato il tipo di eruzione più probabile, è possibile predisporre uno scenario eruttivo, cioè una simulazione dell’eruzione, per capire quali sarebbero le aree coinvolte dai fenomeni.Sulla base dello scenario si elabora poi il piano di emergenza che prevede tutte le azioni da attuare in caso di crisi e generalmente contempla l'evacuazione della popolazione dalle aree esposte.La prevenzione

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Oltre alla previsione è molto importante la prevenzione. Ad esempio è necessario evitare che si costruiscano nuovi edifici nelle aree a rischio vulcanico, è opportuno informare la popolazione che vive nelle aree a rischio, nonché gli escursionisti che si recano sui vulcani. Il Dipartimento della Protezione Civile inoltre supporta la realizzazione e il miglioramento dei sentieri sui vulcani attivi e lo sviluppo di iniziative educative, soprattutto nelle scuole, volte a incrementare la conoscenza dei rischi, dei piani di emergenza, delle norme di comportamento da osservareDifesa dalle eruzioni e gestione delle emergenzeIn caso di eruzione dei vulcani italiani, il Dipartimento della Protezione Civile interviene con propri uomini e mezzi sui territori interessati dai fenomeni vulcanici, per attuare i piani di emergenza, soccorrere le popolazioni e ridurre gli effetti dannosi e realizzare iniziative di difesa (deviazione delle colate laviche, evacuazione della popolazione, raccolta e smaltimento delle ceneri, distribuzione di mascherine protettive per la caduta di ceneri…).Ripristino delle normali condizioni di vita A seguito di eruzioni vulcaniche il Dipartimento della Protezione Civile contribuisce al ripristino delle normali condizioni di vita, prevedendo lo stanziamento di fondi e promuovendo una serie di iniziative per la ricostruzione degli edifici e per il rilancio dell’economia della zona colpita.

COMPITI DEL CITTADINO:

PrimaPrima di un eruzione è bene informarsi se si abita in un’area soggetta a rischio vulcanico e quali sono i fenomeni che potrebbero verificarsi. E’ bene inoltre informarsi sul piano d’emergenza del proprio Comune, per seguire più agevolmente le eventuali operazioni di evacuazione. DuranteEsistono varie tipologie di eruzioni vulcaniche, ciascuna delle quali può presentare diversi fenomeni pericolosi (colate di lava, caduta di ceneri, colate piroclastiche…). A seconda del tipo di fenomeno può essere diverso il comportamento da adottare, pertanto, tieniti costantemente aggiornato tramite la radio e gli altri mezzi di comunicazione e rispetta le indicazioni che saranno diramate di volta in volta dalla protezione civile. In caso di caduta di ceneri vengono riportate di seguito alcune norme di comportamento da osservare.DopoLe eruzioni vulcaniche possono durare anche molto a lungo e a volte possono svolgersi in piùfasi, dando l’impressione di un cessato pericolo. Anche al termine dell’eruzione possono comunque sempre verificarsi fenomeni pericolosi. Perciò è molto importante non fare ritorno nelle zone evacuate se non dopo che le autorità ne avranno dato il permesso e osservare comunque scrupolosamente le istruzioni che verranno diramate.ApprofondimentoCosa fare in caso di caduta di ceneri vulcaniche?La caduta di ceneri vulcaniche, anche per periodi prolungati, non costituisce un grave rischio per la salute. Tuttavia, la prolungata esposizione alle ceneri più sottili può provocare disturbi alla respirazione. Il contatto con gli occhi, inoltre, può causare delle abrasioni o infiammazioni.Durante le fasi di caduta di ceneri è bene adottare alcune precauzioni, in particolare per i bambini, le persone anziane e chi soffre di malattie respiratorie o cardiache:> Durante le fasi di caduta delle ceneri (o durante le giornate ventose se la cenere è già al suolo) è consigliabile rimanere in casa con porte e finestre chiuse o comunque uscire avendo cura di indossare una mascherina e possibilmente occhiali per la protezione dalle polveri.

> In caso di contatto con gli occhi evitare di strofinarli, ma lavarli abbondantemente con

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acqua.

> Rimuovere periodicamente la cenere dai propri ambienti (cortile, giardino), avendo cura di bagnarle preventivamente, al fine di evitarne il sollevamento. Durante queste operazioni indossare mascherina e occhiali.

> Provvedere a rimuovere periodicamente le ceneri accumulatesi sui tetti delle case, anche con l’aiuto di ditte specializzate e di adeguati mezzi di sicurezza (ponteggi e imbracature), al fine di evitare un sovraccarico eccessivo e prevenire possibili crolli, nonché l’intasamento delle grondaie.

> Non disperdere le ceneri lungo le strade, ma raccoglierle in sacchetti da depositare nei puntidi raccolta individuati dal Comune. Le ceneri infatti possono costituire un pericolo per la circolazione stradale e intasare i tombini e le reti fognarie.

> Guidare con particolare prudenza nei tratti di strada coperti di cenere.

> Evitare l’uso di moto e biciclette.

> La frutta e la verdura eventualmente ricoperte di cenere possono essere consumate dopo un accurato lavaggio.

> Gli animali da compagnia (cani, gatti, ecc.) dovrebbero essere tenuti in casa.

> La cenere vulcanica ingerita dagli animali al pascolo può provocare serie conseguenze sull’apparato digerente. Pertanto, in caso di abbondante caduta di ceneri, è consigliabile approvvigionare il bestiame con foraggio privo di ceneri

CURIOSITA’: I VULCANI IN ITALIA

In Italia esistono numerosi vulcani, alcuni dei quali si possono considerare ormai estinti, altri non danno eruzioni da tempi più o meno lunghi, ma potrebbero riattivarsi, e vengono quindi detti quiescenti, altri invece danno eruzioni molto frequentemente e ne hanno date anche negli ultimi anni e sono i più attivi. Naturalmente non tutti i vulcani sono pericolosi allo stesso modo.Il rischio nei dintorni di un vulcano infatti dipende sia dal tipo di fenomeni che si possono manifestare, sia dalla presenza di insediamenti umani nelle vicinanze. Un vulcano che si trovasse in una zona disabitata infatti presenterebbe in ogni caso un basso livello di rischio. VesuvioIl Vesuvio è certamente il vulcano a rischio più elevato in Italia. La sua ultima eruzione è avvenuta nel 1944. L’elevato rischio è dato principalmente da due fattori:1. si prevede che la prossima eruzione del Vesuvio sarà di tipo esplosivo, con sviluppo di colate piroclastiche;2. sulle pendici del Vesuvio si trovano oggi numerosi centri abitati che si sono sviluppati molto negli ultimi decenni, pertanto attualmente si contano circa 600mila abitanti esposti al rischio.StromboliUn vulcano del tutto particolare è lo Stromboli che è costantemente in attività. Le sue esplosioni si ripetono ogni 20 minuti circa e consistono nel lancio di materiale incandescente a diverse decine di metri al di sopra del cratere, che creano uno spettacolo unico. Talvolta però possono avvenire eruzioni maggiori durante le quali i prodotti possono raggiungere anche i centri abitati causando gravi danni, come è avvenuto a Ginostra il 5 aprile 2003 e

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ancor prima nel 1930. Lo Stromboli saltuariamente può dare anche attività effusiva con colate di lava che si riversano generalmente lungo il versante detto Sciara del Fuoco (cioè strada del fuoco) fino a raggiungere il mare.Il 30 dicembre 2002 invece si è verificato un maremoto, causato da una grande frana proprio lungo la Sciara del Fuoco. Fortunatamente non vi sono state persone coinvolte dall’onda.EtnaUn altro vulcano che è frequentemente in attività è l’Etna, che con i suoi 3350m di altitudine è il vulcano attivo più alto d’Europa. La sua attività consiste generalmente nel lancio di materiale incandescente fino ad alcune centinaia di metri di altezza e nella formazione di colate di lava che scorrono lungo le sue pendici. Quando l’emissione di lava dura per lungo tempo, o quando avviene da bocche poste a bassa quota, può arrivare a minacciare i paesi chesi trovano ai piedi del vulcano. Normalmente però il lento procedere delle colate laviche dà iltempo per l’evacuazione della popolazione. Negli ultimi decenni inoltre sono state sperimentate con successo delle tecniche di deviazione delle colate laviche tramite l’escavazione di canali artificiali, l’uso di esplosivo, la costruzione di barriere di terra. Gli altri vulcani più importanti che si trovano in Italia sono:Campi Flegrei, Ischia, Vulcano, Lipari, Isola Ferdinandea, Pantelleria

3- TERREMOTO

Quando in un territorio è possibile subire un danno a causa del terremoto, si parla di rischio sismico. Le conseguenze del terremoto dipendono, però, dal luogo dove capita: se avviene in un deserto, dove nulla può essere danneggiato, il rischio è nullo; se avviene in una città affollata, il rischio di subire danni sarà molto grande.Il terremoto è un fenomeno naturale, improvviso ed imprevedibile, che dura molto poco. Avere paura del terremoto è normale, ma bisogna imparare a conoscerlo e sapere come comportarsi per ridurre al minimo le sue conseguenze.Potete immaginare la Terra come un enorme uovo sodo, dove all'interno c'è un nucleo più duro, al di sopra una parte più soffice, il mantello, e per finire un sottile guscio esterno, la crosta terrestre. La crosta è rotta in numerosi pezzi, chiamati placche, che galleggiano sul mantello e si spostano molto lentamente le une rispetto alle altre. Le placche, che nella realtà sono fatte di roccia, spingendosi con forza finiscono per rompersi in profondità lungo delle spaccature chiamate faglie e dal punto in cui si rompono (ipocentro) si propagano tante onde che raggiungono la superficie, scuotono il terreno e tutto ciò che è stato costruito al di sopra; un po' come quando gettiamo un sasso in uno stagno dove abbiamo messo a galleggiare una barchetta di carta. I danni maggiori si hanno proprio sopra l'ipocentro e l'area più danneggiatasi chiama epicentro.Il terremoto non si può prevedere, non si può cioè sapere quando e dove capiterà e quanto sarà forte. Gli scienziati, però, sanno quali sono le zone dove i terremoti sono già avvenuti nel passato a partire, addirittura, dai tempi degli antichi romani. E poiché avvengono sempre nelle stesse zone, sappiamo dove è possibile che avvengano di nuovo. Nel nostro paese le zone più pericolose sono quelle dell'Italia centrale e meridionale, della Sicilia e del Friuli.Una scossa di terremoto fa oscillare le case come se una grossa mano la spingesse di lato, avanti e indietro. Se le case non sono state costruite bene, possono crollare come un castello di carte. Per questo, nelle zone pericolose (classificate sismiche) bisogna costruire le case seguendo delle regole, le norme antisismiche (anti-terremoto), che renderanno le case più robuste e in grado di resistere allo scuotimento del terremoto.Per stabilire quanto è stato forte un terremoto bisogna misurarlo. Ma come possiamo misurarlo? Il primo modo, ed anche l'unico che poteva essere usato nei secoli passati, è osservare gli effetti che una scossa sismica provoca sulle costruzioni, sull'uomo e

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sull'ambiente. Attraverso la scala Mercalli, dal nome dell'importante scienziato che ha avuto l' idea di classificare gli effetti in dodici gradi, possiamo stabilire l'intensità del terremoto. Oggi abbiamo anche un altro modo di misurare la sua forza grazie ad uno strumento, il sismografo, un pendolo che termina con un pennino e registra su di una striscia di carta le oscillazioni del terreno provocate dall'onda sismica. Misurando l'ampiezza della traccia lasciata dal pennino sul foglio di carta (sismogramma) possiamo stabilire l'energia del terremoto attraverso la magnitudo Richter , dal nome dello scienziato americano che l'ha ideata. Gli strumenti, però, possono solo dirci la forza del terremoto ma non quanti danni la scossa ha provocato, per questo è necessario usare la scala Mercalli.

COMPITI PROTEZIONE CIVILE:

Il terremoto non si può prevedere, per questo la protezione civile deve essere sempre pronta ad intervenire quando avviene una scossa sismica. Il nostro territorio è tenuto sotto controllo attraverso una serie di strumenti chiamati sismografi in grado di registrare anche la più piccola vibrazione del terreno. Tutti questi strumenti sono collegati con una sala di controllo che, quando avviene un forte terremoto, avvisa la protezione civile comunicando dove è avvenuto (epicentro) e quanto è stato forte (magnitudo). La protezione civile si mette immediatamente in contatto con le zone colpite ed organizza i soccorsi. Dopo un terremoto il problema più importante è quello di sistemare tutte le persone che sono rimaste senza casa. Vengono montate le tende, le cucine da campo per fornire pasti caldi e si cominciano a pulirele strade dai calcinacci. Nel minor tempo possibile i tecnici della protezione civile controllano tutte le case per stabilire se sono sicure e se le persone che ci abitavano possono rientrare. Tutto il lavoro svolto dalla protezione civile ha lo scopo di far tornare rapidamente le persone alla vita normale, di tutti i giorni. Qualche volta i danni che hanno subito le case devono essere riparati prima che le persone possano tornare ad abitarci e per fare questo e farlo bene c'è bisogno di tempo. In questo caso la protezione civile si occupa di realizzare dei villaggi di casette prefabbricate dove le persone potranno attendere che la loro casa venga riparata e diventi più sicura e, forse, anche più bella di prima.

COMPITI DEL CITTADINO:

-Allontanarsi da finestre e vetri, o comunque da oggetti che potrebbero cadere-Non uscire su scale o balconi-Se possibile aprire le porte per evitare che si incastrino i battenti ed imprigionino-Ripararsi sotto mobili resistenti o sotto le travi portanti dei muri-Non utilizzare ascensori-Non usare fiamme libere-Evitare l’uso del telefono

All’aperto:-Allontanarsi da edifici, cavi elettrici, strade strette, ponti, sentieri ripidi, pareti franose, spiagge, argini e dighe, in quanto posti maggiormente pericolosi.-Non avvicinarsi ad animali spaventati

Dopo la scossa:-Chiudere gas, acqua e luce-allontanarsi da casa-evitare l’uso dell’automobile

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4-NUBE TOSSICA

Questo genere di emergenza appartiene al rischio industriale, causato in conseguenza di una perdita, di un incendio o di un’esplosione di fabbriche o laboratori dove vengono utilizzate sostanza pericolose, che causano nubi velenose che si diffondono nell’atmosfera, a rischio per l’uomo e per l’ambiente.

Se rifugio al chiuso:

- Mantenersi sintonizzati mediante radio o TV sulle stazioni emittenti indicate dall'Autorità ovvero prestare attenzione a messaggi inviati tramite rete telefonica- Non usare il telefono. Lasciare libere le linee per le comunicazioni di emergenza- Chiudere le serrande delle canne fumarie e tamponare l'imbocco di cappe o camini, sigillarecon nastro adesivo le prese d'aria di ventilatori e condizionatori- Sigillare con nastro adesivo o tamponare con panni bagnati le fessure degli stipiti di finestree porte e la luce tra porte e pavimento- Se il rifugio è costituito da un bagno tenere aperta la doccia per dilavare l'aria interna- In caso di necessità tenere un panno bagnato sugli occhi e davanti al naso e alla bocca

In caso di evacuazione:- Abbandonare la zona seguendo le istruzioni dell'autorità e possibilmente seguendo percorsi trasversali alla direzione del vento che si allontanano dal punto di rilascio- Tenere possibilmente un fazzoletto bagnato sulla bocca o sul naso- Non utilizzare le auto per evitare l'ingorgo del traffico con blocco dell'evacuazione e per non intralciare l'intervento dei mezzi di soccorso - Dirigersi al punto di raccolta indicato nella documentazione fornita dalle Autorità - Evitare l'uso di ascensori- Possibilmente portare con se un apparecchio radio. Mantenersi sintonizzati sulle stazioni emittenti indicate dall'autorità e prestare attenzione ai messaggi inviati- Non andare a prendere i bambini a scuola. sono protetti e a loro pensano gli insegnanti

Al cessato allarme:

- Porre particolare attenzione nel riaccedere ai locali, particolarmenti quelli interrati o semiinterrati dove vi possa essere ristagno di vapori - Attenzione al possibile crollo di parti di edifici o strutture- Aprire tutte le finestre e le porte per areare i locali interni

5-FULMINI

Durante un violento temporale:

Se ci si trova all’aperto:-Allontanarsi da punti che sporgono sensibilmente rispetto ai dintorni (alberi isolati od elevati, creste e cime, campanili e torri, tralicci e gru)La distanza da questi punti deve essere sufficiente (almeno 30 metri)

- Evitare il contatto con gli oggetti esposti (alberi, canne da pesca, ombrelli, sci,

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bandiere, antenne)- Evitare il contatto con oggetti dotati di buona conduttività elettrica (l’albero metallico

di una barca, la bicicletta, la moto)- Togliere di dosso tutti gli oggetti metallici (orologi, monili, casco)- Evitare posizioni a rischio che favoriscano il passaggio della corrente attraverso il

corpo, per contatto con il terreno o altri corpi direttamente colpiti dal fulmine: non stare seduti per terra mantenendo contatto con due punti, non tenersi per mano se si è in gruppo, non stare sdraiati o distesi a terra. Posizioni ritenute sicure sono: stare accovacciati e con un solo punto di contatto con il terreno, a piedi uniti, magari seduti su uno zaino; accovacciarsi su di una corda arrotolata, possibilmente asciutta. Sdraiarsi su un materassino se non si è a contatto con il bagnato. Se si è in gruppo, mantenere una distanza di una decina di metri l’uno dall’altro

- Non sostare in luoghi quali piscine o laghi, allontanarsi dall’acqua- Buoni rifugi sono: grotte, bivacchi, fienili, automobile., cabine telefoniche, vagoni

treno, aereo, roulotte. Evitando il contatto con la struttura stessa, allontanandosi dalle pareti esterne e non sostando sull’uscio.

Se ci si trova in casa:-Non utilizzare apparecchi elettrici-Scollegare televisori, antenne, linee telefoniche, gas e luce-Evitare ascensori, usci, balconi e tettoie-evitare di lavarsi

6- RISCHIO IDROGEOLOGICOE’ legato alla terra e all’acqua, comprende infatti le alluvioni, le frane e le valanghe.

In caso di alluvione bisogna:- Chiudere il gas, l’impianto di riscaldamento e quello elettrico- Se possibile allontanarsi verso colline, montagne, luoghi sicuri ed elevati in generale.- Se si è in casa, salire ai piani superiori senza cercare di chiudere le falle: c’è il pericolo di

venir travolti all’improvviso da masse d’acqua maggiori. - Evitare i ponti- In automobile, se l’auto venisse travolta dall’acqua e cadesse in un fiume o in un canale,

chiudere i finestrini e attendere che l’abitacolo si riempia d’acqua. Una volta pieno sarà più facile aprire le portiere per uscire e mettersi in salvo.

In caso di frana bisogna:- Raggiungere un luogo sicuro- Non utilizzare fiamme libere (fiammiferi, accendini, torce). Se la frana avesse

danneggiato tubature del gas si correrebbe il rischio di un’esplosione.- Non gridare. L’equilibrio della zona à già instabile e un rumore forte potrebbe provocare

un’altra frana.

In caso di valanga bisogna:- Cercare di mantenere uno spazio libero davanti al viso e al petto per poter respirare.- Muovere braccia e gambe come per nuotare e tentare di rimanere in superficie.- Se si finisce sotto la neve e si perde la percezione dello spazio, si può determinare la

propria posizione con l’aiuto della saliva: se va verso il naso ci si trova a testa in giù e viceversa.

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Svolgere in alternativa l’attività 1 “Dai voce allo spot!” oppure l’attività 2 “Quando la realtà supera la fantasia”

OPZIONE 1 Attività 1: DAI VOCE ALLO SPOT!

Durata40 min. lavoro in gruppo20 min. discussione in plenaria

Obiettivi Individuare i buoni comportamenti da seguire in situazione di emergenza.

Svolgimento Il formatore divide i partecipanti in 4 gruppi e mostra senza audio uno o più spot dellaprotezione civile a seconda del tempo a disposizione. Gli spot sono reperibili sul sito della protezione civile www.protezionecivile.it e riguardano leseguenti emergenze:

- Alluvione (10 mn di lavoro in gruppo e 5 mn di esposizione)- Black out (10 mn di lavoro in gruppo e 5 mn di esposizione)- Caldo (10 mn di lavoro in gruppo e 5 mn di esposizione)- Incendi (10 mn di lavoro in gruppo e 5 mn di esposizione

Ogni gruppo dovrà creare il sonoro e i dialoghi dello spot individuando i comportamenti correttie scorretti da attuarsi nella determinata situazione. A turno ogni gruppo esporrà il proprio lavoroagli altri gruppi. In conclusione il formatore mostrerà ai partecipanti lo spot con l’audiooriginale.

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NORME UNIVERSALI:

Ora sai distinguere i diversi tipi di rischio e come reagire nel caso dovessi trovarti in una delle condizioni di pericolo descritte. Quando si viene coinvolti in un’emergenza non è sempre facile capire cosa stia succedendo. le persone possono dare informazioni sbagliate o frasi prendere dal panico e creare confusione. In caso d’emergenza, bisogna sempre:-Mantenere la calma-Se i soccorsi non sono già arrivati, contattare le autorità e dare l’allarme:112 Carabinieri113 Polizia115 Vigili del Fuoco118 Ambulanza-Nei luoghi pubblici, seguire le indicazioni in verde, mai quelle in rosso che indicano pericolo.-Non correre.-Non attardarsi a raccogliere oggetti personali se non strettamente necessari-Mai fermarsi a guardare quello che succede: si rischia di creare intasamenti, di ostacolare i soccorsi e inoltre ci si espone inutilmente al pericolo.-Seguire attentamente le istruzioni delle autorità competenti.

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Strumenti - Pc- Videoproiettore- Spot della Protezione Civile- Fogli di carta

Osservazioni Si consiglia di mostrare a ripetizione continua lo spot in modo da far lavorarecontemporaneamente i 4 gruppi.Si consiglia di lavorare su uno spot alla volta.

Attività 2: QUANDO LA REALTA’ SUPERA LA FANTASIA

Durata40 min. lavoro in gruppo20 min. discussione in plenaria

Obiettivi Verificare l’apprendimento dei concetti espressi e riassumere il contenuto dell’intero

modulo.

Svolgimento Il formatore divide i partecipanti in piccoli gruppi (max 5 persone) e consegna ad ognuno undifferente articolo di giornale riguardante episodi di catastrofi e/o calamità.

Ogni gruppo dovrà analizzare il testo e, alla luce di quanto espresso in precedenza, valutare icomportamenti corretti e fallimentari che hanno caratterizzato l’accadimento.

L’attività si concluderà con una libera discussione a piena assemblea al riguardo.

Strumenti Un articolo di giornale per ogni gruppo.In allegato (pagg. 29-37) il formatore può trovare articoli dei seguenti avvenimenti:

- Katrina (disastro idrogeologico)- Sarno (disastro idrogeologico)- San Giuliano (terremoto)- Seveso (nube tossica)- Escalaplano (fulmini)- Patti (incendio)

OsservazioneIl formatore può dare a ciascun gruppo dei suggerimenti di riflessione in merito al temadell’articolo.

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Katrina smaschera il razzismo (www.che-fare.org)

Lee Sustar

La dimensione della devastazione, conseguente all’uragano, non sarà conosciuta che fra moltesettimane. Ma sappiamo già chi sopporterà il peso di questa tragedia: i poveri di New Orleans e di tuttala Costa del Golfo

Decenni di incuria burocratica e di razzismo, unitamente all’impatto del riscaldamento del pianeta,hanno ampliato la forza d’urto dell’uragano Katrina su New Orleans e su altre regioni del Sud.

I mass media dominanti si sono concentrati per lo più sui danni subiti dalle grandi proprietà: ad esempiodai casinò gravemente danneggiati della costa del Mississippi, che sono stati duramente colpiti daKatrina e dagli hotel per turisti del quartiere francese di New Orleans. Ma fuori della portata dei riflettoridei media, vi sono innumerevoli altri, che non hanno un’assicurazione sufficiente - o non hanno affattoun’assicurazione - per ricostruire la loro esistenza.

Come in tutti i disastri “naturali”, si è riaffermata una logica assai poco naturale: coloro, che avevano dimeno da perdere, sono quelli che hanno perso di più.

Così, sulla Costa del Golfo nelle città del Mississippi, che sono state direttamente colpite dall’arrivodell’uragano sulla terraferma, i grandi hotel, benché gravemente danneggiati, sono rimasti in piedi. Altrestrutture - addirittura interi quartieri e centri abitati - sono stati cancellati dalla carta geografica. “Questoè il nostro tsunami”, ha detto qualcuno facendo un paragone con il disastro, che lo scorso dicembre hacolpito le rive dell’Oceano Indiano.

Una deviazione dell’ultimo minuto della traiettoria dell’uragano ha spinto Katrina ad est di New Orleans,inducendo le autorità cittadine a pensare di aver evitato una catastrofe. Ma il giorno dopo che l’uraganosi era abbattuto, le condizioni hanno cominciato a mutare rapidamente. Parte del sistema di dighe, cheprotegge dalle inondazioni la città posta sotto il livello del mare, ha ceduto - a quanto pare a nord, lungola riva del lago Pontchartrain -, lasciando sotto le acque l’80% di New Orleans.

Con l’elettricità e le comunicazioni fuori uso, si è saputo poco dei quartieri più poveri di New Orleans,tranne che - come era prevedibile - hanno sopportato il peso maggiore del disastro. Si diffondono vocidi cadaveri trasportati via dall’inondazione. Nessuno avrebbe più energia elettrica, né speranza diaverla per giorni e, forse, per settimane.

Il peggio, forse, deve ancora venire. Le acque, che hanno inondato New Orleans, erano inquinate dirifiuti e di rottami. E, quando l’inondazione alla fine rifluirà, si lascerà dietro un terreno adatto allosviluppo di epidemie.

L’impatto di Katrina era visibile anche prima che l’uragano raggiungesse la terraferma; era evidentenelle immagini degli evacuati allineati per trovare rifugio dentro il Superdome di New Orleans: inmassima parte poveri e afroamericani costretti a cercar rifugio in uno stadio di football, perché senzaautomobile o privi di denaro.

“Il pomeriggio [del giorno prima che l’uragano arrivasse], il Superdome è piombato nel caos assoluto”,riferiva il Miami Herald. “Alla fine sotto la vigilanza della Guardia Nazionale della Louisiana sono arrivaticirca 30.000 rifugiati. La fila frustrata per entrare nello stadio ha raggiunto la lunghezza di diversi stadidi football. Le persone bevevano da bottiglie vuote, si trascinavano i propri beni in sacchetti di plastica,cercavano di farsi aria sventagliando l’aria umida, avevano portato con sé la birra e le sigarette e sipreparavano a una permanenza di due giorni, mentre verso le 4 pomeridiane torrenti di pioggia hannocominciato a infradiciarle”.

Una volta dentro il Superdome, agli evacuati veniva ordinato di rimanere ai loro posti dopo il coprifuoco.Il numero dei gabinetti era insufficiente e, quando è mancata l’energia elettrica, i generatori sono riuscitia alimentare l’illuminazione, ma non l’aria condizionata. L’uragano ha aperto diversi buchi nel tetto equanti erano sotto hanno dovuto ammucchiarsi per ripararsi dalla pioggia che cadeva dentro.

Quando il sistema delle dighe è saltato e New Orleans dopo il passaggio dell’uragano ha cominciato a

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essere inondata, il Superdome è diventato un’isola circondata da acqua profonda, inquinata di petrolioe immondizia. Le condizioni dentro allo stadio, secondo le notizie della stampa, hanno continuato a“deteriorarsi”: nelle prime 36 ore, all’interno del Superdome, sarebbero morte almeno due persone.

Benché New Orleans sia intrinsecamente vulnerabile agli uragani - gran parte della città è sotto il livellodel mare -, i governanti, a qualsiasi livello, si sono rifiutati di prendere le precauzioni necessarie aminimizzare il rischio o a garantire una sicura e ordinata procedura di evacuazione.

Il sistema delle dighe, essenziale per una città circondata dall’acqua da tre lati, non è stato potenziatoper sostenere una tempesta di categoria 4 o 5. Grazie a George Bush e alla sua “guerra al terrorismo”.Negli anni 1990, a seguito di inondazioni in cui hanno perso la vita sei persone, il governo federale hacostituito il Southeast Louisiana Urban Flood Control Project (Progetto per il controllo delle alluvioniurbane della Louisiana sudorientale, conosciuto come SELA). È stato incaricato di attuare il progetto ilCorpo del Genio Militare, che ha speso 500 milioni di dollari per puntellare le dighe e per costruirestazioni di pompaggio.

“Ma restavano da attuare progetti per almeno 250 milioni di dollari”, ha scritto sul sito Philadelphia DailyNews Web un blogger, che si firma Attytood. “Eppure, dopo il 2003 il flusso di dollari federali indirezione del SELA è avvenuto col contagocce. Il Genio Militare non ha mai cercato di nascondere ilfatto che la ragione della distorsione erano i carichi di spesa per la guerra in Iraq e per la sicurezzanazionale, aggravati dalla riduzione delle tasse federali. Secondo un articolo comparso il 16 febbraio2004 sul New Orleans CityBusiness, all’inizio del 2004 di fronte all’impennata del costo del conflitto inIraq, il Presidente Bush avrebbe proposto di spendere meno del 20% di quanto il Genio Militare dicevache fosse necessario per il Lago Pontchartrain”.

Stando alla ricerca di Attytude, benché quella del 2004 sia stata per gli uragani la peggiore stagione amemoria d’uomo, il governo federale avrebbe imposto per quell’anno “la più esorbitante riduzione difinanziamenti per gli uragani e il controllo delle inondazioni di tutta la storia di New Orleans”.

Qual’è la ragione di questa negligenza? Benché sia una notissima meta turistica, New Orleans è unadelle città più povere degli USA, con una popolazione composta al 67% da afroamericani. Nelmunicipio, o nella contea di Orleans, il 34% delle famiglie vive al di sotto del livello di povertà federale:un argomento, che è stato il centro della costituzione di una nuova coalizione popolare nel corso di unmeeting tenutosi proprio pochi giorni prima che si abbattesse Katrina.

Da anni si sapeva molto bene quali sarebbero state le dimensioni della minaccia. L’oceanografo JoeSuhayda aveva creato un modello dettagliato dell’impatto di un uragano di categoria 5, che si abbattesu New Orleans, mostrando che gran parte della città sarebbe affondata sotto 20 piedi d’acqua,provocando decine di migliaia di vittime. Nel 2004 l’uragano Ivan ha appena scansato la città,evidenziando l’urgente necessità di un piano di evacuazione praticabile.

“I bianchi ricchi sono fuggiti dalla Big Easy sui loro fuoristrada, mentre i vecchi neri, prevalentementesprovvisti di automobile, sono stati lasciati dietro nelle loro baracche sotto il livello del mare e nelle lorovecchie case in affitto a fronteggiare la furia delle acque”, scriveva l’attivista Mike Davis a proprosito deipiani di evacuazione per Ivan. “New Orleans si è preparata per decenni all’inevitabile sommersione daparte dell’ondata tempestosa di un uragano di categoria cinque. I responsabili della difesa civile hannoammesso di avere a portata di mano 10.000 sacchi per salme, per fronteggiare lo scenario peggiorepossibile. Ma sembra che nessuno si sia preoccupato di ideare un piano per evacuare gli abitanti piùpoveri o più deboli della città”.

Davis, lo scorso anno, ha dichiarato al Socialist Worker che la crescita della forza e della frequenzadegli uragani è da imputare al riscaldamento del pianeta. È in gioco un certo numero di fattori climatici.Ad esempio, qualcosa conosciuta come l’oscillazione del nord Atlantico (NAO), che comporta variazioninella pressione atmosferica e nelle temperature del mare, è un fattore che contribuisce a accrescere ilnumero degli uragani. Ma il riscaldamento del pianeta, causato dall’inquinamento atmosferico, haprobabilmente peggiorato le cose.

Davis ha dichiarato: “Le temperature dell’Atlantico tropicale sono più alte del normale, quindi fornisconopiù energia agli uragani. Ciò non lo si può attribuire direttamente al riscaldamento del pianeta, maun’intensificazione della NAO è proprio quello che ci si può aspettare. Tutte le estati dell’emisfero

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settentrionale ora sembrano promettere disastri climatici di qualche tipo”.

Ma il disastro climatico può tornar utile, se per caso sei un azionista o un funzionario di un’importantecompagnia petrolifera. I giganti del petrolio erano pronti a usare la scusa di Katrina per far alzare iprezzi della benzina oltre il record raggiunto nell’ultimo mese.

La dimensione della devastazione, conseguente all’uragano, non sarà conosciuta che fra moltesettimane. Ma sappiamo già chi sopporterà il peso di questa tragedia: i poveri di New Orleans e di tuttala Costa del Golfo.

La tragedia di Sarno del 1998 (www.flanet.org)5 maggio 1998: bastano due giorni di pioggia continua, unita ad un irrazionale disboscamento, per dareorigine alla tragedia.

Dai fianchi del Monte Alvaro, resi molli dalle abbondanti precipitazioni, si aprono infatti quarantacinquefrane diverse, in precipitosa corsa verso i paesi che, sui due versanti, sono sorti alle sue pendici.Una valanga di fango travolge Sarno e Quindici, lambendo anche i paesi più prossimi come Siano,Episcopio e Bracigliano.Dopo aver quasi completamente distrutto l’ospedale di Villa Marta, ove il numero delle vittime restatuttavia contenuto grazie alla prontezza del personale che spinge i ricoverati a trovare rifugio al secondopiano dello stabile, l’ondata di fango, rocce e detriti investe violentemente la scuola locale, ove travolgeper centinaia di metri insegnanti e alunni. Crollano numerose abitazioni, interi nuclei familiari vengonospazzati via in un attimo dalla slavina. Solo dopo alcune ore la Protezione Civile riesce a raggiungere iluoghi del disastro, e gli stessi tentativi di recupero dei dispersi vengono bloccati dal fango, alto più didue metri, che intrappola uomini e mezzi.

Il bilancio sarà pesantissimo: centoquarantasette i morti, quasi duecento i dispersi, quattrocento gliedifici crollati, duemila gli sfollati, l’economia locale in ginocchio.

Gli Angeli di San Giuliano (www.lastoriasiamonoi.rai.it)

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Seveso 1976: la nube tossica (www.pagine70.com)Seveso 10 luglio 1976 ore 12.37

Nello stabilimento chimico dell' ICMESA una valvola di sicurezza del reattore A-101 esplode provocando lafuoriuscita di alcuni chili di diossina nebulizzata. (la quantità esatta non è quantificabile, qualcuno dice 10-12 chili, altri di appena un paio). Il vento disperde la nube tossica verso est; nella Brianza. Il giorno dopo,domenica 11 luglio, nel pomeriggio, due tecnici dell'ICMESA si recano dal sindaco di Seveso, EmilioRocca, per metterlo al corrente di ciò che è accaduto nello stabilimento e rassicurandolo che la situazionenon desta preoccupazioni perché è già tutto sotto controllo. Dopo 4 giorni dall'incidente inizia la moria deglianimali, muoiono galline, uccelli, conigli. Le foglie degli alberi ingialliscono e cadono, e gli alberi in brevetempo muoiono come tutte le altre piante. Nell'area interessata vivono circa 100.000 persone. E solo dopopochi giorni si verificano i primi casi d'intossicazione nella popolazione. Il giorno 15 il sindaco emana unordinanza di emergenza: divieto di toccare la terra, gli ortaggi, l'erba e di consumare frutta e verdure,animali da cortile, di esporsi all'aria aperta. Si consiglia un'accurata igiene della persona edell'abbigliamento. Ci sono i primi ricoveri in ospedale e gli operai dell'ICMESA si rifiutano di continuare alavorare. Soltanto il 17 luglio appaiono i primi articoli sul "Giorno" e sul "Corriere della Sera". L'accadutodiviene di dominio pubblico. Il 18 luglio parte un indagine dei carabinieri del comune di Meda ed il pretoredecreta la chiusura dello stabilimento. Si procede all'arresto del direttore e del vicedirettore della fabbricaper disastro colposo. Ma ancora il 23 luglio dalla prefettura non viene ancora presa nessuna decisione sucome far fronte all'emergenza. I casi d'intossicazione aumentano, i più colpiti sono i bambini. Si da nome aduna malattia finora quasi sconosciuta: la Cloracne. La cloracne è il sintomo più eclatante dell'esposizionealla diossina, colpisce la pelle, soprattutto del volto e dei genitali esterni, se l'esposizione è prolungata sidiffonde in tutto il corpo. Si presenta con comparsa di macchie rosse che evolvono in bubboni pustolosigiallastri, orribili a vedersi e di difficile guarigione, e la pelle cade a brandelli. Può essere compromessaseriamente la funzionalità epatica. L'inalazione del composto crea problemi respiratori. Il 23 luglio dopo 13giorni dall'incidente la verifica incrociata delle analisi effettuate dalle strutture sanitarie italiane e deiLaboratori Givaudan dell'ICMESA confermano una presenza notevole di TCDD nella zona maggiormentecolpita dalla nube tossica. Il 10 agosto una commissione tecnico-scientifica stila una mappatura della zonacontaminata. Si decide di evacuare l'area circostante l'impianto per circa 15 ettari, e le famiglie residentinelle zone più colpite sono invitate ad abbandonare le proprie abitazioni. Reticolati sono posti per delimitarele zone pericolose. La commissione classifica il terreno contaminato in 3 zone a seconda della quantitàdella diossina presente sul terreno: "zona A" molto inquinata, "zona" B poco inquinata, "zona C" di rispetto.Continuano i casi d'intossicazione e aumentano i ricoveri ospedalieri tra la popolazione di Seveso, Meda,Desio e Cesano Maderno. Tra la popolazione colpita ci sono parecchie donne incinte e si diffonde lapreoccupazione per gli effetti della contaminazione sui futuri nascituri. Ma gran parte degli "esperti" tendonoa tranquillizzare tutti sminuendo gli effetti della diossina. Si fanno migliaia di analisi del sangue e delle urine,ma non si arriva a capo di nulla. Ulteriori controlli dei terreni fanno estendere la zona A suddividendola in 7sotto sezioni. Intanto la televisione ed i giornali continuano a mostrare filmati e foto di bambini ricoverati inospedale con i piccoli volti coperti da estese macchie rosse e le zone contaminate dove si aggirano uominiin tute bianche sigillate che raccolgono campioni di terreno e bruciano carcasse di animali. L'11 ottobredopo 3 mesi, gli abitanti evacuati dalla zona A rientrano nei loro terreni e indicono una protesta bloccandola strada Meda-Milano. Vogliono rientrare nelle loro case e riprendere possesso della loro vita. Protestanocontro il progetto della Provincia e della Regione di costruire un inceneritore a Seveso. Ritorna l'esercitoper controllare la zona inquinata ed impedirne l'accesso. Sale la tensione e il malcontento verso leistituzioni che sembrano non voler prendere provvedimenti adeguati. Si chiede la bonifica dell'area comeera stato promesso e si suggerisce l'asportazione del terreno inquinato e la collocazione in siti adeguati.Proprio per la tutela degli abitanti nel 1977 viene istituito l'Ufficio Speciale per Seveso.

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Fulmine uccide 2 giovani (www.tgcom.mediaset.it)

Cagliari,folgorati durante scampagnata

Due giovani sono morti folgorati a Escalaplano (Cagliari) durante una scampagnata. Altri tre, invecesono rimasti feriti, uno è grave. Il gruppetto di amici stava passeggiando tra i campi quandoall'improvviso è scoppiato un violento nubifragio. A questo punti i giovani hanno immediatamente cercatorifugio sotto alcuni alberi secolari. Rifugio risultato fatale.L'episodio è avvenuto intorno alle 15 alla periferia di Escalaplano, piccolo centro ai confini tra leprovince di Cagliari e Ogliastra (ora passato nel territorio proviciale del capoluogo dopo la nascita deinuovi enti intermedi). Le vittime sono Mauro Serra, 30 anni, e Mauro Pisanu, di 22 entrambi diEscalaplano. Altri due amici della comitiva sono rimasti feriti: Roberto Frau, di 32 anni, è stato trasportatoin elicottero all'ospedale Marino di Cagliari dove è ricoverato nel reparto di rianimazione; si trova, invece,nel nosocomio di Muravera Jonathan Usala, di 19 anni: secondo quanto si è appreso le sue condizioninon sono gravi. I giovani nel pomeriggio avevano deciso di incontrarsi per una gita nelle campagne di Escalaplano,quando sono stati sorpresi dal temporale. Per non bagnarsi si sono radunati sotto un grande alberoche è stato distrutto dal fulmine. Sul posto sono accorsi i vigili del fuoco del distaccamento di San Vito,ambulanze e un elicottero del 118, la guardia medica, che ha dato l'allarme ai carabinieri della stazionedi Escalaplano.

Incendi, tragedia alla festa di compleannowww.repubblica.it)Tre morti carbonizzati nell'agriturismo

Oltre alle vittime almeno 20 gli ustionati. Abbandonate centinaia di abitazioniIl sindaco di Patti: "Non c'è stata la prontezza da parte della Protezione civile" Il titolare di rifugio: "Eranotutti in preda al panico. C'erano anche dei bambiniROMA - Il fuoco uccide nel Sud. A Patti, nel Messinese, un'impiegata e due clienti di un agriturismo sonomorti carbonizzati ed una ventina di clienti sono stati ricoverati con gravi ustioni. Fiamme e terrore inSicilia, la gente fugge da casa spaventata. Il fuoco lambisce gli ospedali e distrugge centinaia di ettari diboschi. Il sindaco di Patti accusa: "Non c'è stata la prontezza da parte della Protezione civile". Dopo iltragico rogo un mese fa a Peschici in Puglia, ritorna l'emergenza incendi in Meridione. La situazione ècosì grave che in ausilio ai pompieri, il ministero della Difesa ha deciso di inviare in Calabria e Siciliaelicotteri e uomini delle forze armate. La tragedia durante la festa di compleanno. C'era una festa di compleanno nel Rifugio del falco aPatti dove tre persone sono morte ed un'altra ventina è rimasta ustionata nell'incendio dell'agriturismo. Inun primo momento si era sparsa la voce che i morti fossero tre ma in tarda serata la Protezioneregionale siciliana ha reso ufficiale il numero delle vittime. Tra i dipendenti e gli ospiti del rifugioricoverati, ci sono pazienti con l'80 e anche il 90% del corpo martorizzato dal fuoco. Il corpo di CostantinoCucinotta, 51 anni, di Cislago in provincia di Varese, fratello di Matteo di cui si festeggiava ilcompleanno, è stato rinvenuto appena fuori dal rifugio. La seconda vittima, Concettina Scafidi, 39 anni,impiegata nell'agriturismo, era seduta in auto: stava tentando di scappare dal fuoco. Nella notte è mortapoi anche Lucia Natoli, magistrato presso il tribunale dei minori di Messina, cognata di CostantinoCucinotta. "Rimanete uniti ma sono scappati nel bosco". Antonino Ansà è il proprietario dell'agriturismo: "Ho detto atutti di rimanere uniti, ma la gente era in preda al panico ed è fuggita sparpagliandosi". Quando lefiamme hanno avvolto la struttura, nella sala era in corso una festa di compleanno, con circa cinquantaospiti, tra cui anche alcuni bambini. Ansà, insieme ad una donna anziana, si è salvato rifugiandosi inun'ala del complesso turistico.Traditi dal vento. Le operazioni di soccorso sono state ostacolate dalle macchine dei clientidell'agriturismo che avevano tentato di fuggire ma che sono stati costretti ad abbandonare le auto e aproseguire a piedi. Secondo le prime ricostruzioni dei carabinieri, in un primo momento le fiammeavrebbero raggiunto un distributore di benzina poco distante dalla struttura. Il pericolo di un'esplosioneaveva fatto dirigere in zona tutti i soccorsi, ma il vento improvvisamente ha cambiato direzione e haraggiunto repentinamente il rifugio cogliendo di sorpresa clienti e personale. Il sindaco: "Non è intervenuto nessuno". Il sindaco di Patti, Giuseppe Venuto, accusa la Protezione civiledi aver tardato nell'inviare i soccorsi: "Da ieri sera alle 20 abbiamo chiamato e abbiamo chiestol'intervento dei Canadair per spegnere i fuochi. Non c'è stata la prontezza da parte della Protezionecivile. Capisco che c'è stata un'emergenza - ha concluso il sindaco di Patti - ma è andato tutto in cortocircuito: non è intervenuto nessuno, solo le forze dell'ordine e le autobotti del comune, nessun altro

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aiuto". Ma il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, gli risponde: "Noi mandiamo i mezzi aereidove ci vengono segnalate le situazioni più difficili. Non possiamo mandare i Canadair ovunque, ci sonoanche gli elicotteri. Abbiamo cercato di fronteggiare tutte le situazioni, facendo in alcuni casi anchemiracoli. Se non ci sono state altre vittime - conclude - è anche grazie all'intervento massiccio disposto". A fuoco la Sicilia. Gli incendi si susseguono ormai da ieri da Messina a Cefalù, aiutati da un forte ventodi scirocco e dalle alte temperature. Impossibile quantificare l'estensione dell'area devastata così come ilnumero di case, aziende agricole e villette distrutte. A Naso l'incendio minaccia ormai centinaia diabitazioni. Molte le case evacuate. Il sindaco Vittorio Emanuele parla di "situazione di abbandonoassoluto". I carabinieri hanno anche fatto evacuare alcune abitazioni a Gioiosa Marea e San Giorgio. Paura per l'ospedale di Cefalù. Per diverse ore c'è stato allarme anche per l'ospedale "San Raffaele-Giglio"di Cefalù, dov'era scattato il piano di emergenza: l'intervento di due Canadair ha evitato che ilfuoco si avvicinasse ulteriormente alla struttura e non è stato necessario allontanare i pazienti. Allarmecessato anche per i 111 ospiti dell'hotel Paradiso, fatto evacuare nel primo pomeriggio. Le fiamme hannodistrutto tutti gli alloggi del personale dell'albergo che si trova di fronte l'ospedale. In contradaMontagnola, a Bagheria, evacuata una casa di riposo. Nessuno dei venti anziani ricoverati è rimastoferito. Chiusa al traffico per alcune ore la circolazione sull'autostrada A29 Palermo-Trapani, in direzionedel capoluogo siciliano, tra Capaci e Tommaso Natale. Chiusa temporaneamente anche la A20 Messina-Palermo.

(22 agosto 2007)

PROTEZIONE CIVILE E VOLONTARIATO

Il VOLONTARIATO ha sempre rivestito un ruolo chiave nelle operazioni di protezione civile,soprattutto nell'opera prestata a soccorso di popolazioni colpite da eventi calamitosi.Negli ultimi anni si è assistito ad una crescente consapevolezza che la protezione civile non è, enon deve essere, questione esclusiva degli addetti ai lavori, ma è e deve diventare sempre piùpatrimonio di tutta la collettività.A cominciare dai presupposti giuridici a finire agli operatori veri e propri tutto l’universo dellaprotezione civile viaggia in questa direzione. Il Volontariato di Protezione Civile infatti rappresenta l'espressione di una moderna coscienzacollettiva del dovere di solidarietà, di una nuova forma di partecipazione e di cittadinanza attiva,che si manifesta prevalentemente nelle situazioni di urgenza, ma che oggi vuole esseresviluppata in senso più ampio come comune desiderio di conoscenza e rispetto del territorio ericerca di forme di sviluppo sostenibili.

IL VOLONTARIO DI PROTEZIONE CIVILETratto dal sito della protezione civile : www.protezionecivile.it Il volontariato di Protezione civile, divenuto negli ultimi anni un fenomeno nazionale che haassunto caratteri di partecipazione e di organizzazione particolarmente significativi, è fenomenonato sotto la spinta delle grandi emergenze verificatesi in Italia a partire dall'alluvione di Firenzedel 1966 fino ai terremoti del Friuli e dell'Irpinia. In occasione di questi eventi si verificò, per laprima volta nel dopo guerra, una grande mobilitazione spontanea di cittadini di ogni età econdizione, affluiti a migliaia da ogni parte del paese nelle zone disastrate per mettersi adisposizione e "dare una mano". Si scoprì in quelle occasioni che ciò che mancava non era lasolidarietà della gente, bensì un sistema pubblico organizzato che sapesse impiegarla evalorizzarla. In tal senso, si mossero le accuse del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, ilquale, proprio in occasione del terremoto dell'Irpinia, denunciò, rivolgendosi alla Nazione,l'irresponsabilità, l'inerzia, i ritardi di una Pubblica Amministrazione disorganizzata ed incapacedi portare soccorsi con l'immediatezza che quella sciagura richiedeva.Lo stesso Presidente rivolgeva un appello agli italiani, con queste parole:"Voglio rivolgere anche a voi Italiane e Italiani un appello, senza retorica, che sorge dal miocuore…., qui non c'entra la politica, qui c'entra la solidarietà umana, tutti gli Italiani e le Italianedevono sentirsi mobilitati per andare in aiuto di questi fratelli colpiti da questa sciagura".Da allora è iniziata l'ascesa del volontariato di Protezione civile, espressione di una modernacoscienza collettiva del dovere di solidarietà, nella quale confluiscono spinte di natura religiosa e

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laica, unite dal comune senso dell'urgenza di soccorrere chi ha bisogno e di affermare, nella piùampia condivisione dei disagi e delle fatiche, il diritto di essere soccorso con la professionalità dicui ciascun volontario è portatore e con l'amore che tutti i volontari dimostrano scegliendo,spontaneamente e gratuitamente di correre in aiuto di chiunque abbia bisogno di loro. Negliultimi dieci anni, una illuminata legislazione ha riconosciuto il valore del volontariato associato(legge quadro 266/91), come espressione di solidarietà, partecipazione e pluralismo,incoraggiandone e sostenendone sia la cultura che lo sviluppo organizzativo.Quando nel 1992 fu istituito, con la legge 225/92, il Servizio Nazionale della Protezione civile,anche alle organizzazioni di volontariato è stato espressamente riconosciuto il ruolo di "strutturaoperativa nazionale", parte integrante del sistema pubblico, alla stregua delle altre componentiistituzionali, come il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, le Forze Armate, le Forze di Polizia,il Corpo forestale dello Stato, ecc. La crescita del volontariato di Protezione civile è in continua,salutare espansione su tutto il territorio nazionale.La forte apertura innovativa del Dipartimento della Protezione civile della Presidenza delConsiglio dei Ministri, e l'attenzione sistematica a ridurre al minimo le "barriere" burocratichetra volontariato e Stato centrale, fatta anche di quotidiane e coraggiose scelte amministrative, hacontribuito al nascere di una identità nazionale del volontariato di Protezione civile, che si èrivelata di fondamentale importanza nelle gravi emergenze degli ultimi anni, e che si tende ora aricondurre e ricreare, anche a seguito delle riforme sul decentramento amministrativo (D. Lgv.112/98), in seno alle autonomie locali (Regioni, Province e Comuni).L'obiettivo condiviso con le Associazioni di volontariato di Protezione civile è di creare in ogniterritorio un servizio di pronta risposta alle esigenze della Protezione civile, in grado di operareintegrandosi, se del caso, con gli altri livelli di intervento previsti nell'organizzazione del sistemanazionale della Protezione civile (sussidiarietà verticale), valorizzando al massimo le forze dellacittadinanza attiva ed organizzata presente in ogni comune d'Italia (sussidiarietà orizzontale), inpiena integrazione con le forze istituzionali presenti sul territorio.

PROFESSIONALITA’All'interno delle organizzazioni di volontariato esistono tutte le professionalità della societàmoderna, insieme a tutti i mestieri; questo mix costituisce una risorsa, sia in termini numerici chequalitativi, fondamentale soprattutto nelle grandi emergenze, quando il successo degli interventidipende dal contributo di molte diverse specializzazioni (dai medici agli ingegneri, dagliinfermieri agli elettricisti, dai cuochi a i falegnami). Alcune organizzazioni hanno scelto la stradadi una specifica alta specializzazione, quali i gruppi di cinofili e subacquei, i gruppi diradioamatori, gli speleologi, il volontariato per l'antincendio boschivo.Questo significa che la Protezione civile per la tipologia e l’urgenza degli interventi non puòessere un volontariato improvvisato e caotico; ma al contrario è necessaria un’ottimaorganizzazione, un sistema efficiente e formato da persone che hanno una disponibilità illimitataed un’elevata competenza nello svolgere le attività di volta in volta loro richieste.

ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO NELLA PROTEZIONE CIVILELe organizzazioni di volontariato che intendono collaborare nel sistema pubblico di Protezionecivile, si iscrivono in appositi albi o registri, regionali e nazionali. Al momento, nell'elenco nazionale del Dipartimento della Protezione civile sono iscritte circaduemila cinquecento organizzazioni (tra le quali i cosiddetti "gruppi comunali" sorti in alcuneregioni italiane), per un totale di oltre un milione e trecentomila volontari disponibili.2 Di essi,circa sessantamila sono pronti ad intervenire nell'arco di pochi minuti sul proprio territorio,mentre circa trecentomila sono pronti ad intervenire nell'arco di qualche ora. Si tratta di associazioni a carattere nazionale e di associazioni locali, queste ultime tra di lorocoordinate sul territorio di comuni, province e regioni, in modo da formare, in caso di necessità,

2 http://www.protezionecivile.it/volontariato/index.php

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un'unica struttura di facile e rapida chiamata per gli interventi. Più è alto il livello organizzativodelle associazioni, più solide sono la loro efficacia e la loro autonomia.

Le organizzazioni di volontariato di protezione civile possono dunque assumere la formagiuridica di Associazioni o Gruppi comunali.

ASSOCIAZIONIViene considerato Associazione di volontariato di protezione civile ogni organismo liberamentecostituito, senza fini di lucro che svolge attività di previsione, prevenzione e soccorso in caso dieventi calamitosi, avvalendosi prevalentemente delle prestazioni personali, volontarie e gratuitedei propri aderenti queste Associazioni svolgono, inoltre, una importante attività di formazionedella coscienza di Protezione Civile.

Le associazioni oltre a fare riferimento alle leggi che regolano la “Protezione Civile” devonorispettare anche la normativa prevista per tutte le associazioni di volontariato, a prescindere dalproprio settore di attività.Tutte le Associazioni infatti nell’atto costitutivo e nello statuto, devono espressamenteprevedere:

- l’assenza dei fini di lucro;- la democraticità della struttura;- l’elettività e la gratuità delle cariche associative;- la gratuità delle prestazioni fornite dagli aderenti;- i criteri di ammissione e di esclusione dei soci- gli obblighi e i diritti dei soci;- l’obbligo di formazione del bilancio- le modalità di approvazione del bilancio da parte dell’assemblea soci;- le modalità di devoluzione del patrimonio in caso di scioglimento o cessazione

dell’associazione.Presso ogni Regione e Provincia autonoma sono istituiti dei Registri generali delle Associazionidi volontariato.

GRUPPI COMUNALII Gruppi comunali sono invece una diretta emanazione dell’Amministrazione comunale laquale costituisce il gruppo con propria delibera e ne approva anche il regolamento.Questi gruppi per la loro particolare forma giuridica sono iscritti in un apposito Elenco evengono richiesti requisiti di ammissibilità diversi rispetto a quelli richiesti alle Associazioni divolontariato iscritte nei Registri regionali.

La legge nazionale che ha istituito il Servizio nazionale della protezione civile prevede che leorganizzazioni di volontariato siano considerate strutture operative nazionali e assicura la loro lapiù ampia partecipazione all’attività di previsione, prevenzione e soccorso, in vista o inoccasione di calamità naturali o catastrofi.Le Organizzazioni di volontariato (Associazioni e Gruppi comunali), iscritte nei registriregionali, nonché in elenchi o albi di protezione civile, possono chiedere, per il tramite dellaRegione o Provincia autonoma presso la quale sono registrate, l’iscrizione nell’Elenco nazionaledel Dipartimento della Protezione Civile.

L’elenco di tutte le associazioni iscritte al Dipartimento della Protezione civilehttp://www.protezionecivile.it/volontariato/organizzazioni.php

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COME DIVENTARE VOLONTARIPer poter svolgere attività di protezione civile in qualità di volontario in supporto delle istituzionipreposte al coordinamento degli interventi, è necessario essere iscritti presso le organizzazioni divolontariato protezione civile regolarmente inserite negli appositi elenchi esistenti.Chi desidera diventare volontario di protezione civile potrà, all'atto dell'iscrizione presso unaorganizzazione di volontariato di protezione civile, valutare una serie di elementi checaratterizzeranno la propria attività nel settore scelto:

- ambito territoriale di evento (nazionale, regionale, comunale ecc.);- ambito dimensionale dell'evento (tipo a), tipo b), tipo c) l. 225/92);- eventuale specializzazione operativa dell'organizzazione (sub, cinofili, aib ecc.);- livello di partecipazione con le attività istituzionali;- disponibilità richiesta ecc.;- vicinanza della sede.

Gli elenchi regionale e/o nazionale sono consultabili rispettivamente presso la regione nellaquale si intende svolgere in prevalenza l'attività di protezione civile o presso l'ufficiovolontariato del dipartimento della protezione civile

Coloro che desiderano svolgere attività di Protezione Civile in primo luogo devono individuaresul proprio territorio una Associazione che opera in questo campo o possono chiedere al Comunedi appartenenza di far parte del Gruppo comunale, se costituito.Nel determinare la scelta dell’Organizzazione (Associazione o Gruppo Comunale) cui entrare afar parte può risultare importante conoscere l’ambito prevalente di operatività; i principali ambitiin cui le Organizzazioni prestano la loro attività sono: assistenziale, antincendio, cinofilo, logistico, radiocomunicazioni, sanitario, soccorso alpino.

I volontari che aderiscono alla Associazione o al Gruppo Comunale devono:- assicurare la propria disponibilità all’attuazione delle attività programmate;- partecipare ai corsi di formazione e di addestramento;- possedere requisiti di moralità, affidabilità, capacità operative.

Ai volontari impiegati in attività di soccorso ed assistenza in vista o in occasione di eventicalamitosi, vengono garantiti, dalla legge nazionale relativamente al periodo di effettivo impiego(che il datore di lavoro è tenuto a consentire, per un periodo non superiore a 30 giornicontinuativi e fino a 90 giorni nell’anno, elevabili rispettivamente a 60 e 180 gg in caso diemergenza nazionale):

- il mantenimento del posto di lavoro pubblico o privato- il mantenimento del trattamento economico e previdenziale da parte del datore di lavoro

pubblico o privato- la copertura assicurativa

Gli Enti Istituzionali, ai quali poter richiedere informazioni in materia di volontariato, sonoschematicamente riassumibili in:

Dipartimento della Protezione Civile - Ufficio volontariato - Via Ulpiano, 11 -00193 ROMA(tel.: centr. 06/6820.1; diretto 06/6820.363)

Regione Lombardia - Servizio Protezione Civile - Via Fara 26 - 20124MILANO (tel. centr. 02/6765.1; diretto 02/6765.2485; fax 02/6765.2994;

È possibile trovare tutte le Associazioni di volontariato di protezione civile sui seguenti siti:- www.protezionecivile.regione.lombardia.it/normativa_regionale.aspx - per la RegioneLombardia- www.protezionecivile.it

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PROTEZIONE CIVILE E CITTADINANZA ATTIVAIl volontariato è una importante risorsa sociale che viene incontro alle numerose esigenza dellavita civile, costituendo un importante supporto alle Istituzioni.Nell’ambito della Protezione Civile l’esperienza ha dimostrato come sia essenziale l’apporto cheanche i cittadini possono dare in ogni situazione di emergenza sia adottando misure disalvaguardia e comportamenti di autodifesa sia sapendo prestare un primo soccorso. Per questo motivo è fondamentale che i cittadini sia coinvolti e informati nelle attività diProtezione civile anche nei cosiddetti periodi di “pace”, vale a dire, e non solo nei casi diemergenza.La presenza e l’impegno del volontario costituiscono un elemento di impulso che contribuisce apromuovere lo sviluppo della cultura di protezione civile, e rappresenta un valido supporto pergli enti pubblici nell’attività di assistenza alla popolazione.Il ruolo insostituibile assunto oggi dal volontariato di Protezione civile, nel suo ruolo di custodenaturale di ciascun territorio e forza civile di tutela e protezione di ciascuna comunità, merita nonsolo un pieno riconoscimento, ma anche un crescente sostegno pubblico per le dotazioni dimezzi, di materiali, di attrezzature, di formazione, preparazione e aggiornamento, tantonecessarie per l'ottimale utilizzo delle energie che vengono offerte in aiuto della collettività.

La partecipazione è un diritto e un dovere di ciascun cittadino, esercitare un influsso e dare uncontributo allo sviluppo della società attraverso l’attenzione e la tutela del proprio territorio, lasolidarietà con comunità in difficoltà è uno dei modi più significativi per essere un cittadinoattivo.

Alcuni frasi tratte da interviste rilasciate da esponenti della protezione civile:A TERRA FUTURA -Guido Bertolaso – Capo del Dipartimento della Protezione civile italiana« La protezione civile lavora dentro la società civile e si riconosce in essa. Basta con ledecisioni calate dall'alto: bisogna sporcarsi le mani, incontrare la gente e spiegare i progetti»(riferimento alla questione dello smaltimento dei rifiuti in Campania)

Firenze, nel convegno "La Cittadinanza attiva per la protezione civile", a cura dell'Arci.Valorizzare il rapporto diretto con i cittadini, l'impegno della protezione civile e delleassociazioni di volontariato, per costruire politiche e interventi dal basso, partendo dalle realiesigenze delle persone: questi i temi trattati.

Leonardo Domenici, sindaco di Firenze e presidente dell'Anci nazionale- Spesso le calamitànaturali avvengono nei comuni più piccoli, dove non ci sono volontari per le emergenze. E'necessario, quindi, intervenire qui. Il volontariato, l'associazionismo, l'impegno sociale sonoindispensabili ma guai se pensassimo che possono sostituire le istituzioni: queste realtà sonoforti solo se anche le istituzioni pubbliche sono forti».

Attività : DIVENTA VOLONTARIO DELLA PROTEZIONE CIVILE!!

Durata30 min. lavoro in gruppo15 min. presentazione in plenaria

Obiettivi Riflettere sul legame tra volontariato, protezione civile e cittadinanza attiva

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Svolgimento Il formatore divide i partecipanti in 4 gruppi e consegna a ciascuno di loro un cartellone e deipennarelli.I gruppi sulla base delle osservazioni emerse riguardo al rapporto tra cittadinanza attiva,volontariato e protezione civile sono chiamati a realizzare un cartellone di promozione delvolontariato in protezione civile.

Strumenti - Cartelloni- Pennarelli e penne

Osservazioni Il formatore può suggerire ai ragazzi di elaborare prima di tutto uno slogan e poi lavorare sulcartellone anche divisi evidenziando diversi aspetti o punti importanti.Un ulteriore suggerimento può essere quello di concentrarsi su uno specifico organo diprotezione civile: vigili del fuoco, cinofili, ecc.

SERVIZIO CIVILE NAZIONALE E PROTEZIONE CIVILELa circolare “DISCIPLINA DEI RAPPORTI TRA ENTI E VOLONTARI DEL SERVIZIO CIVILENAZIONALE”

Il servizio civile prevede tra le sue funzioni la possibilità di impiego di volontari in attività diprotezione civile in caso di calamità, in ogni caso solo con esplicito consenso del volontario.6. Temporanea modifica della sede di servizio

6.2. In occasione di emergenze di protezione civile - sia nella fase della calamità che in quella post emergenziale – o di missioni umanitarie, l’ente può impiegare i volontari, per un periodo non superiore ai trenta giorni, previa acquisizione in forma scritta del loro consenso ed autorizzazione dell’Ufficio nazionale, presso altre sedi dello stesso ente in Italia o all’estero, per interventi organizzati dall’Ente stesso. L’Ufficio nazionale garantisce il rimborso delle spese di vitto e alloggio nonché delle spese di viaggio limitatamente all’andata e ritorno. Resta a carico dell’ente la stipula di apposita assicurazione per i rischi connessi alle attività svolte in altre sedi.

Attività : E TU PARTIRESTI??

DurataDiscussione in plenaria libera

Obiettivi Far emergere le pre-conoscenze dei partecipanti sul ruolo dei volontari negli interventi di

Protezione Civile; Far riflettere sulle implicazioni emotive ed operative del partecipare ad interventi di

soccorso in situazioni di calamità.

Svolgimento

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1^ FaseIl formatore attraverso un brainstorming e domande, invita i volontari a condividere con ilgruppo le proprie conoscenze e opinioni sul volontariato:

- Chi partirebbe come volontario in caso di una calamità?- Perché si? Perché no?- Quale contesto vi immaginereste di trovare?

2^ Fase Successivamente il formatore legge al gruppo la parte della Circolare del 30 settembre 2004 chechiama i volontari in servizio civile ad interventi di Protezione civile in caso di calamità. (si veda la parte teorica che segue)Domande di sollecito:

- Ne eravate al corrente?- Quale tipo di aiuto sentite che potreste fornire?

Strumenti Circolare rapporti tra enti e volontari in servizio civile

Osservazioni Il formatore durante la discussione in gruppo, risponde ai dubbi dei ragazzi e fornisce indicazionisul rapporto tra volontariato e protezione civile, nonché le modalità con le quali diventarevolontario.

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