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Bari 2014

Centro Interuniversitario di Studi sull’Edilizia abitativa tardoantica nel Mediterraneo

E S T R A T T O

Insulae DiomedeaeCollana di ricerche storiche e archeologiche

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© 2014 Edipuglia srl

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LA VILLA RESTAURATA E I NUOVI STUDI SULL’EDILIZIA RESIDENZIALE TARDOANTICA - ISBN 978-88-7228-723-1 - © 2014 Edipuglia srl - www. edipuglia.it113

In contrada San Nicola, nel cuore della valle deitempli di Agrigento (fig. 1), si estende il cd. quartiereellenistico-romano, in realtà un ampio settore resi-denziale della città di età romana. Il quartiere è or-ganizzato in tre isolati regolari (fig. 2) larghi circa m35, separati da tre cardines; la lunghezza delle insu-lae, nessuna delle quali è stata integralmente messain luce, è, secondo quanto è stato rivelato dalle fo-tografie aeree negli anni ’60, di m 395 1. Nella por-zione finora scavata di ciascun isolato è presente unnumero di case compreso tra 7 e 10. Si tratta di abi-tazioni di estensione, sviluppo planimetrico, ric-chezza decorativa molto diverse tra loro; il tipo ar-chitettonico predominante è quello della casa aperistilio, tipo di tradizione ellenistica, che si connotaperò in età imperiale come particolarmente apprez-zato dalle aristocrazie urbane 2; è presente anche, al-meno in un esempio, il tipo con corte tetrastila, con-frontato con tipi italici e interpretato come sintomo di una“romanizzazione” 3; esistono poi diversi casi di abitazioni concortile con un unico portico su uno dei lati 4. Sul piano de-corativo, diverse case hanno pavimenti a mosaico, risalentiad epoche diverse e dunque differenti per tecniche e motiviutilizzati. In particolare sembra che un periodo nel quale siconcentrano importanti interventi di ristrutturazione e rin-novamento decorativo sia quello compreso tra la secondametà del I secolo ed il II 5.Gli scavi nell’area furono condotti in diverse riprese 6 già

a partire dalla seconda metà dell’800, quando venne messa

in luce la grande “Casa del Peristilio”; la ricerca si intensi-ficò però negli anni ’50 del ’900, quando, con fondi dellaCassa per il Mezzogiorno, il Soprintendente Pietro Griffoportò avanti lo scavo sistematico del quartiere, rivelando cosìl’esistenza di un piano urbanistico regolare, la cui origine, gra-zie ad alcuni saggi eseguiti in profondità, fu fatta risalire adetà classica. Tra il 1953 e gli anni ’60 si moltiplicarono le cam-pagne di scavo, volte essenzialmente a mettere in luce le fasipiù interessanti dal punto di vista monumentale e decorativo,nonché a verificare l’antichità dell’impianto con saggi in pro-fondità 7 poca attenzione fu rivolta allora alle fasi di vita più

1 De Miro 2009, 411-412.2 Bonini 2006, 49.3 Sul tipo della corte tetrastila in ambiente greco Bonini 2006, 56-59.

4 De Miro 2009, 383-389.5 De Miro 2009, 407.6 Per la storia della ricerca nel Quartiere De Miro 2009, 19-32.7 De Miro 2009, 19-30.

Abitare ad Agrigentumin età tardoantica ed altomedievale

di Maria Serena Rizzo, Maria Concetta Parello

* Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento ([email protected]; [email protected])

AbstractThe so-called ‘Hellenistic-Roman Quarter’ is a residential district of the Roman city of Agrigentum. Discovered in the last years of the19th century, it was extensively excavated in the 1950s, with the aim of bringing to light wealthy Roman houses. The aim of this paper isto survey the transformation that occurred in the domus of the late Roman and early Medieval periods, by examining walls, layers andtombs that overlie the oldest buildings, and by collecting data presented in a recent book on this archaeological quarter. Our focus is onthe archaeological remains after a period of extensive destruction, possibly dating from mid-fifth century, when large rooms and houseswere often subdivided; and on burials set within former houses. At the same time, in the Roman forum nearby, public buildings wereabandoned and became covered by a thick layer of earth, while the southern section of the city was occupied by a large necropolis, asign that the urban limits of Agrigento had by then become significantly reduced.

1 - Agrigento. Il settore centrale dell’abitato (Da De Miro, Fiorentini 2009).

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tarde. Le indagini successive, le ultime delle quali condotte nel2005, sono state finalizzate prevalentemente a precisare la cro-nologia dei diversi interventi edilizi e delle ristrutturazioni ea verificare, attraverso saggi in profondità, l’antichità delpiano urbanistico regolare 8. Pochi gli elementi recuperati re-lativamente alle strutture e agli strati delle fasi più tarde, an-che a causa della difficile situazione di partenza, determinatadalle metodologie seguite dalle ricerche più antiche. La re-cente pubblicazione di Ernesto De Miro sul Quartiere, cheriassume i risultati di indagini pluridecennali, mette comun-que a disposizione una notevole mole di dati che, insieme aduna prima generale osservazione di strutture e stratigrafieancora visibili nel Quartiere, consentono di cogliere alcuni fe-nomeni di trasformazione delle unità edilizie, di cui rimaneperò tutta da definire la cronologia relativa ed assoluta, chesoltanto uno studio analitico delle strutture murarie di ciascunaunità abitativa, cui si dovrà associare l’esame dell’enormemole di materiali ceramici raccolti nel corso dei decenni di ri-cerche, potrà chiarire; in questo momento, in uno stadio an-cora iniziale dell’indagine, ci si limiterà a segnalare soltantoalcuni aspetti di questi cambiamenti, che a noi appaiono diparticolare interesse, utilizzando a fini cronologici i pochi datiresi noti dall’editore degli scavi, derivanti però da uno studioassolutamente parziale dei materiali; ciò in attesa che le in-

dagini già in corso e quelle programmate per l’immediato fu-turo apportino nuovi elementi di analisi.Si cercherà inoltre di inserire questi fenomeni di tra-

sformazione del quartiere residenziale nel più ampio conte-sto dei cambiamenti della città in età tardoantica: anche suquesto sappiamo ancora molto poco; tuttavia i dati di cui sidispone, anche se assolutamente parziali, sembra che ini-zino a delineare un quadro sufficientemente coerente, indi-cando alcune delle direzioni verso cui indirizzare le futurericerche.

I crolli di “età vandalica”

In diverse case vengono segnalati consistenti crolli datatiintorno alla metà del V secolo ed ipoteticamente collegati conle famigerate incursioni vandaliche 9. Dal punto di vista che ciriguarda, al di là della paternità delle distruzioni, l’aspetto piùinteressante è che i crolli non siano stati successivamente ri-mossi, lasciando nell’oblio pregiati pavimenti a mosaico o insigninum. Questi strati si depositano peraltro su pavimenti chegià mostravano i segni di una difficoltà a garantire la manu-tenzione degli elementi decorativi, come sembra evidente adesempio nel caso della casa IE/F 10.

8 De Miro 2009, 31-32.9 Ad esempio nella Casa della Gazzella, De Miro 2009, 90-118. 10 De Miro 2009, 90-118.

2. - Agrigento. Il Quartiere Ellenistico-Romano (Da De Miro 2009).

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Abitare ad Agrigentum in età tardoantica ed altomedievale

Le trasformazioni edilizie

Tutte le abitazioni del Quartieremostrano segni evidenti di continui re-stauri e ristrutturazioni, che modificanola planimetria originaria. Un aspettoparticolare di queste modifiche delleunità edilizie è rappresentato dal fre-quente inserimento, negli ambienti, dimuri, che li suddividono in vani piùpiccoli. Purtroppo i dati che possanoconsentire una datazione di queste tra-sformazioni non sono molti. In diversicasi le strutture murarie che realizzanola suddivisione si impostano diretta-mente sui pavimenti e, persi ormai idati stratigrafici, sono le più difficili dadatare. Una fase di trasformazioni lacui cronologia può essere meglio defi-nita è invece esemplificata dal vanod1/d2 della casa IE/IF, pavimentato conmosaico a rombi. Tale mosaico appareancora in uso, pur in pessimo stato diconservazione, fino al IV/metà del Vsecolo 11, quando viene obliterato da uncrollo; sul crollo e su un sottile stratodi interro che vi si deposita al di sopra,viene costruito un muro, che divide ilvano in due più piccoli. Casi simili, neiquali strutture poco curate in pietramee materiale di reimpiego sono costruitesu crolli di tegole, che potrebbero es-sere cronologicamente corrispondenti aquello segnalato nella casa IE/F, sonovisibili in tutta l’area (fig. 3). In altricasi, infine, il terminus post quem è of-ferto dalla deposizione di uno strato diabbandono che si è rinvenuto, conspessori diversi, in quasi tutte le abita-zioni, in alcuni casi al di sopra dei crollidi V secolo. Questo strato, stando aquanto ne viene detto, contiene cera-miche databili tra il VII e, probabil-mente, gli inizi dell’VIII secolo 12. Suquesto deposito si impostano poi una serie di nuovi inter-venti, costituiti da opere murarie, descritte come “strutture inmuratura a secco piuttosto irregolare” (fig. 4). È il caso ad

esempio degli interventi rilevati nella casa IIA13, sia all’in-terno del peristilio sia in alcuni ambienti, o nella casa IIF 14.Sembra comunque che in linea di massima anche queste ri-

11 De Miro 2009, 105.12 Vengono citati in diversi casi frammenti di sigillata africana delle

forme Hayes 105 e 91, in qualche caso anche delle lucerne “a ciabatta”.13 De Miro 2009, 138.14 De Miro 2009, 265-281.

3. - Quartiere Ellenistico-Romano. Casa IIC. Muro costruito al di sopra del crollo.

4. - Quartiere Ellenistico-Romano. Casa IIB. Muro costruito al di sopra di uno spesso riempi-mento.

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Maria Serena Rizzo, Maria Concetta Parello

costruzioni altomedievali abbiano rispettato i limiti degli iso-lati e in genere anche delle singole case, senza che sia al mo-mento documentata alcuna significativa invasione dellestrade, a testimonianza di una sostanziale continuità del-l’impianto urbanistico e di un generale rispetto degli spazipubblici. Quello delle suddivisioni dei vani e dell’invasione dei pe-

ristili sembra dunque un fenomeno che caratterizza l’utiliz-zazione delle case del Quartiere nella lunga durata e che do-cumenta un mutamento precoce, antecedente forse il Vsecolo, delle esigenze di uso degli spazi. Evidentemente igrandi vani di rappresentanza non servono più e non è forseun caso che almeno alcuni degli ambienti suddivisi in que-sta prima fase siano ampie stanze interpretate come oeci; an-che i peristili sono in moltissimi casi occupati da nuovi am-bienti 15, dando luogo ad una trasformazione radicale deltipo edilizio tradizionale. Lo stato della documentazionerende piuttosto difficile comprendere se questi interventivengano soltanto a frazionare, moltiplicandoli, i singoli vanio se siano finalizzati a creare un certo numero di unità abi-tative indipendenti, che vengono a prendere il posto delle am-pie domus più antiche 16. Simili trasformazioni nell’edilizia domestica si manife-

stano, pur con differenze anche notevoli, soprattutto nella cro-nologia, nei diversi centri e nelle diverse parti dell’impero erappresentano uno degli aspetti più vistosi del cambiamentodelle città tardo antiche 17. Le diverse spiegazioni che nesono state tentate, utili a comprendere aspetti del nuovomodo di abitare nelle singole realtà urbane, non sono ingrado ancora, a nostro avviso, di offrire una interpretazionegenerale a un fenomeno che si manifesta ampiamente nelmondo post-antico 18. Nel caso di Agrigento è difficile, peresempio, ipotizzare che le suddivisioni dei vani di molte do-mus possano manifestare l’esigenza di una occupazione più

intensiva dello spazio urbano, considerato anche che, a po-che decine di metri dal Quartiere, nell’area che era stata oc-cupata dal Foro, si formavano nella stessa epoca ampie areevuote e la necropoli avanzava ben all’interno della cinta ur-bana, a testimonianza di una disponibilità di spazi creatasicon il progressivo restringimento dell’area effettivamenteabitata. Né ci sono ragioni per ipotizzare, per Agrigento,l’insediamento di nuovi gruppi sociali o etnici, tale da mo-dificare in modo significativo la composizione della popo-lazione urbana 19. La vitalità delle campagne, dove tra lafine del IV ed il V secolo si moltiplicano gli insediamenti ru-rali 20, e la continuità delle importazioni dall’Africa e dal-l’Oriente fino al VII secolo inoltrato suggeriscono di non in-terpretare i fenomeni descritti in termini esclusivi di “crisieconomica” 21; d’altra parte, l’ipotesi di un trasferimento so-stanziale dei ceti aristocratici nelle campagne, avanzata peraltre aree 22, si scontra con l’assenza, nel territorio agrigen-tino per quest’epoca, di ville o comunque di abitazioni concaratteri di lusso 23. L’inserimento sempre più importantedella Chiesa nel possesso terriero può in effetti aver ridottoil peso dell’aristocrazia senatoria e provinciale nella proprietàfondiaria, e in generale alcuni settori della nobiltà possono es-sersi indebolite politicamente ed economicamente, tanto dadover ricorrere alla protezione e all’aiuto del Papa 24. Tutta-via, le élites siciliane sono detentrici, ancora alla fine del VIsecolo, di fette significative della proprietà terriera o sono im-pegnate nella gestione dei fondi ecclesiastici 25, e possono an-che essersi rafforzate in particolari circostanze, ad esempioquando, nel corso del VII secolo, la perdita dell’Egitto daparte di Bisanzio sembra aver rilanciato il ruolo della Sicilianelle forniture annonarie di Costantinopoli 26. D’altra parte,proprio l’arrivo di merci importate, in città e nelle campagne,fino al VII secolo inoltrato, testimonia la capacità delle éli-tes locali di tenere in vita un sistema di scambio a lunga di-

15 Anche questo è un fenomeno generale, Baldini Lippolis 2005,40-41.

16 Come avviene per esempio a Mérida tra V e VI secolo. Sulle tra-sformazioni dell’edilizia residenziale nella Penisola Iberica Chavarria2008.

17 La bibliografia sull’argomento è ormai amplissima; tra le sintesipiù recenti, Christie 2006, 227-246; Brogiolo 2011, 65-73.

18 Come osserva, per la Spagna, Chavarría 2008, 325-326. 19 Anche queste spiegazioni sono state utilizzate per altre città, Bro-

giolo 2011, 75.20 Rizzo c.d.s. Dalla lettura delle Epistole di Gregorio Magno Ro-

berta Rizzo ricava per l’epoca del Papa un’analoga impressione di so-stanziale prosperità delle campagne siciliane, Rizzo 2008, 100-113. Siveda anche su questo argomento e sul rapporto tra città e campagna,Caliri 2006, che sottolinea comunque la continuità del ruolo delle cittànell’organizzazione e nell’amministrazione del territorio.

21 I risultati delle ricerche archeologiche più recenti dimostrano che,contrariamente a quanto era possibile sostenere ancora pochi anni fa,si veda ad esempio Vera 1997-98, 65, proprio dalla fine del IV/inizi delV secolo le campagne agrigentine conoscono, come diverse altre zone,soprattutto nella parte meridionale ed orientale dell’isola, un’espan-sione del popolamento rurale, che, nonostante siano evidenti in diversi

siti le tracce di distruzioni violente intorno alla metà del V secolo, con-tinua fino al VI-metà del VII secolo. Una sintesi relativa al territorio diAgrigento in Rizzo 2010; Rizzo c.d.s.

22 Sul tema Wickham 2005, 602-609.23 Una parziale eccezione potrebbe essere rappresentata dall’inse-

diamento di Saraceno di Favara, dove si può forse individuare un set-tore residenziale in un gruppo di vani (XXXII-XIII, XXXV), cheriutilizzano e ristrutturano le strutture della villa altoimperiale e in cuila struttura semicircolare segnalata da G. Castellana come indizio diuna trasformazione in cappella cristiana, Castellana, McConnell 1990,38, potrebbe essere interpretata invece come stibadium (devo il sug-gerimento a Luca Zambito, che ringrazio).

24 Anche nei casi, comunque, nei quali personaggi connotati comeinlustres o magnifici sono costretti a ricorrere all’aiuto ecclesiastico,ciò sembra avvenire per esigenze legate comunque ad uno stile di vitaelevato, Caliri 2006, 157-158.

25 Caliri 1997, 19-70; una visione ottimistica della ricchezza e deltenore di vita delle aristocrazie isolane in Rizzo 2008, 49-59. Sulla ric-chezza dell’aristocrazia tardoantica, sulle strutture patrimoniali, sullacomposizione e sul ruolo del ceto dei conductores, Vera 1983.

26 Prigent 2006.

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Abitare ad Agrigentum in età tardoantica ed altomedievale

stanza 27. Un impoverimento relativo, ri-spetto alla capacità di spesa di cui di-sponevano precedentemente, ed uncambiamento culturale, che induce iceti urbani a non rappresentarsi più at-traverso le forme tradizionali di mani-festazione del prestigio, la domus o lavilla 28, privilegiando invece forme diesibizione della ricchezza legate allanuova connotazione cristiana 29, po-trebbero rappresentare una delle possi-bili chiavi di lettura di questi cambia-menti, da valutare accanto ad altrisegnali di profonda trasformazionedella struttura urbana, quale in primoluogo la defunzionalizzazione e l’ab-bandono, nel V secolo, e dunque in rap-porto con la prima evidente fase di crisidel Quartiere, dell’area del Foro, di cuisi discuterà più avanti.

Le tombe

Numerose tombe, isolate o organizzate in piccoli gruppidi due o tre sepolture ravvicinate, sono sparse in tutta l’areadel Quartiere (fig. 5), con una densità minore nell’insula I,scavata in parte agli inizi del secolo scorso, senza che venisseconservata la documentazione delle fasi più tarde. Attual-mente è possibile individuare circa 40 tombe, in gran parteinserite all’interno di singoli vani di alcune abitazioni, di cuirispettano gli orientamenti e di cui utilizzano in diversi casii muri perimetrali come parete laterale delle casse litiche. Ungruppo di tombe, inoltre, è inserito nell’ambitus che dividein due l’insula III, denunciando la dismissione e l’abbandonodel sistema di drenaggio delle acque. Va tuttavia rilevato cheun sistema di canalette attraversa longitudinalmente gli assistradali, in relazione con il più alto e più recente dei piani dicalpestio conservati dei cardines, la cui datazione non è almomento precisabile. Qualche tomba, infine, invade le strade,tagliando in un caso la canaletta che la percorre longitudi-nalmente. Si possono distinguere tre tipi di tombe, a cassa mono-

litica ricavata in grandi blocchi di arenaria, a cassa co-struita con grandi lastre di pietra, infine sepolture terragnedelimitate da pietre infisse verticalmente nel terreno. Nelmomento in cui si scrive è in corso un’indagine di scavo su

alcune di esse, rivelatesi tutte sepolture plurime, riutilizzatea lungo, spostando ed ammassando lateralmente i resti de-gli inumati più antichi. Tradizionalmente la presenza delletombe è stata messa in relazione con un monastero rupestreche, secondo Ernesto De Miro, si installerebbe non lontano,sullo stesso poggio di San Nicola, nei pressi dell’area cheera stata in passato occupata dall’ekklesiasterion. I primi,preliminari risultati dello scavo in corso, che ha accertatola presenza di inumazioni femminili e di infanti, induce adescludere questa connessione. L’organizzazione delle se-polture in piccoli gruppi sparsi, prevalentemente entro sin-goli vani delle antiche abitazioni, il fatto che esse siano im-postate su spessi riempimenti, analoghi apparentemente aquelli sui quali si impostano in diversi casi strutture mura-rie, che testimoniano la continuità di occupazione a fini abi-tativi dell’area, ci sembra suggeriscano la coesistenza, eforse anche la prossimità, dei nuclei cimiteriali con settoriancora abitati, secondo una forma di coabitazione tra mortie vivi comune nelle città altomedievali 30. Rimane da sta-bilire la cronologia di queste deposizioni funerarie: in attesache nuovi dati vengano dalle indagini, si può osservareche gli editori degli scavi segnalano la presenza, nei riem-pimenti al di sotto delle tombe, di sigillata di VII secolo(forme Hayes 105 e 91D) e in qualche caso anche di fram-menti di lucerne “a ciabatta”.Quelli cui abbiamo accennato sono soltanto alcuni aspetti

27 Sul rapporto tra ricchezza delle élites e complessità dei sistemi discambio Wickham 2005, 706-707.

28 Sul problema delle élites tardoantiche e della possibilità di per-cepirle archeologicamente, si veda, tra l’altro, Wickham 2005, 602-609; Lewitt 2004; Bowes, Gutteridge 2006.

29 Rizzo 2008, 185-186 e 243-247.30 L’ingresso delle sepolture all’interno dello spazio urbano, non

solo in relazione con luoghi di culto o con sepolture di martiri, è un fe-nomeno ormai ben documentato nelle città altomedievali. Una sintesirelativa alle città italiane in Christie 2006, 254-259.

5. - Quartiere Ellenistico Romano- Tombe nelle case IIB/IIC.

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della trasformazione del modo di abitare nel Quartiere in etàtardoantica, che sarà interessante approfondire in futuro;molti altri temi dovranno essere oggetto di attenzione, dal-l’ingresso di attività produttive ed artigianali all’interno delquartiere residenziale, di cui sono visibili diverse tracce, alladismissione del sistema di smaltimento delle acque, eviden-ziata dall’inserimento di tombe negli ambitus, alla possibilepresenza di luoghi di culto. Essenziale sarà riuscire ad otte-nere, con la revisione dei vecchi scavi e con l’impostazionedi nuove indagini, elementi significativi di cronologia, checonsentano di uscire dallo stato di incertezza attuale sulladatazione delle trasformazioni più significative; ciò nel-l’ambito di un progetto generale di revisione e studio dellefasi tardoantiche e altomedievali di Agrigento.

(M.S.R.)

Alla luce delle conoscenze provenienti dalla ricerca ar-cheologica che negli anni ha interessato diversi settori del-l’area urbana 31 molto poco possiamo dire, ad oggi, del-l’aspetto complessivo di Agrigentum tardoantica. Gliinterventi infatti sono stati mirati all’indagine di alcuni com-plessi pubblici della città di età romana 32 e manca una letturad’insieme relativa alle trasformazioni dell’intero abitato. Qualche informazione di carattere generale si può desu-

mere dai dati resi noti di recente nella Carta Archeologica eSistema Informativo Territoriale del Parco della Valle deiTempli 33. Secondo il recente studio, infatti, dall’analisi della

distribuzione dei frammenti ceramiciin superficie appare abbastanza evi-dente che l’abitato in età romana subi-sce una notevole contrazione, occu-pando solo un’ampia fascia centraledell’area urbana di età classica 34. A par-tire dal IV secolo la città appare in de-clino; le tracce di occupazione si sonoritrovate sulla Collina dei Templi e nelleimmediate vicinanze, intorno al Pog-gio di San Nicola e nel Quartiere Elle-nistico-Romano, dove sono stati trovatimateriali che arrivano fino al VII se-colo. Sempre l’indagine di superficieha messo in rilievo che la diffusione ditegole con decorazione a pettine, uti-lizzate a partire dalla seconda metà delV secolo, comprende un’area abba-stanza limitata, poco più ampia rispettoall’area del Quartiere Ellenistico-Ro-

mano. Inoltre la diffusione di tombe isolate, sempre nel-l’area del quartiere ellenistico-romano, lascia pensare ad unararefazione e riduzione dell’abitato in età tardoantica e alto-medievale 35.A partire dunque dalle tracce che abbiamo a disposizio-

ne, benché frammentarie e spesso generiche, proveremo adevidenziare le trasformazioni che riguardano ambiti diversidella città per provare a darne una lettura complessiva. La co-siddetta Collina dei Templi, a sud dell’abitato, occupata daun’imponente area sacra costituita da una fila di edifici tem-plari di età classica 36 e definita sul lato meridionale dal murodi fortificazione, a partire dal III secolo subisce una serie ditrasformazioni che determinano un cambio radicale della suafunzione nell’ambito degli spazi della città tardoantica. Lemura, secondo quanto si evince dalla recente pubblicazionesulle fortificazioni, erano state destrutturate dopo la conqui-sta romana 37, quando la città non ha più necessità di una pro-tezione nei confronti dell’esterno, successivamente vengonorifunzionalizzate accogliendo una parte della necropoli chea partire dal IV-V secolo interessa buona parte della collina 38.Nella parte della fortificazione che utilizzava il banco di roc-cia naturale appositamente lavorato vengono infatti scavatinumerosi arcosoli polisomi (fig. 6) che ne compromettono larobustezza39. Alla fine del VI secolo il Tempio della Concordia,dopo un impegnativo intervento strutturale, viene trasformatoin Cattedrale 40. L’area dunque perde non solo le sue funzio-ni originarie ma anche la connotazione di area urbana; ciò av-

31 De Miro 2009; De Miro, Fiorentini 2011.32 Area del c.d. Tempio di Iside (De Miro, Fiorentini 2011); Ginna-

sio (De Miro, Fiorentini 2011).33 Belvedere, Burgio 2012.34 Bordonaro et alii 2012, 137, fig. 41.35 Bordonaro et alii 2012, 137.

36 Mertens 2006, 194-198; 315-323.37 Fiorentini 2009, 67. 38 Mercurelli 1948; Bonacasa Carra 1995; Bonacasa Carra, Ardiz-

zone 2007.39 Mercurelli 1948, 44-52.40 Mercurelli 1948, 29-43; Bonacasa Carra, Ardizzone 2007, 62.

6. - Collina dei Templi. Tombe ad arcosolio scavate nel settore meridionale delle mura.

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Abitare ad Agrigentum in età tardoantica ed altomedievale

viene anche nel settore della collina aNord-Ovest del tempio della Concordiadove, attraverso la trasformazione di unsistema di cisterne di età classica in uncomplesso di sepolture ipogeiche 41, lanecropoli che in età protoimperiale siestendeva immediatamente fuori lemura entra all’interno dello spazio del-la città classica. Dentro le mura l’area ci-miteriale si espande sia in direzione Nordche in direzione Est ed Ovest, occupandogli spazi contigui ai templi di Giunone,della Concordia e di Ercole, disponen-dosi anche lungo quello che è stato in-terpretato come l’asse di un canale delsistema di deflusso delle acque relativoall’intera area urbana ormai in disuso, esembra essere abbandonata nel corso delV sec. d.C. 42. Successivamente l’area inquestione cambia ancora funzione: tral’XI e la prima metà del XII secolo infatti viene destinata adaccogliere un quartiere artigianale di cui si conoscono due for-naci che si impiantano sopra la necropoli tardoantica 43. Al-tro settore profondamente interessato da trasformazioni è quel-lo del Foro, dove, secondo gli scavatori, nel corso della pri-ma età imperiale, in seguito al riassetto urbanistico dell’in-tera area che comportò l’ampliamento verso Nord del terrazzodel bouleutèrion fu creato uno spazio sul quale sistemare unnuovo edificio pubblico 44. All’interno di un triportico che de-limitava una piazza di forma rettangolare venne realizzato untempio (fig. 7), costituito da una cella su alto basamento, conpodio antistante, con accesso mediante rampe laterali sim-metriche 45. Sulla base di alcuni reperti rinvenuti, tra i qualiun oscillum con bollo raffigurante un personaggio femmini-le probabilmente identificabile con Iside, è stato proposto da-gli scavatori di riconoscere nel tempio un Iseo 46. Un eventotraumatico, databile poco oltre la metà del IV sec. d.C., se-gna il crollo e l’abbandono del settore orientale dell’impiantoedilizio. Tra la seconda metà del IV e la prima metà del V se-colo d.C. il complesso mantiene la sua funzione di area mo-numentale almeno nella sua porzione occidentale, che subi-sce comunque dei rimaneggiamenti che comportano il rial-zamento del piano di calpestio originario 47. Alla metà del Vsecolo un violento incendio determina la distruzione defini-tiva delle strutture e tra la fine del V e gli inizi del VI seco-lo d.C. l’area è definitivamente obliterata da un potente riportodi terreno che annulla il forte dislivello tra l’edificio templare

e l’area circostante. Sullo strato di riporto si riconoscono in-dizi di una frequentazione sporadica caratterizzata da strut-ture precarie realizzate con materiale di reimpiego. Le ulti-me tracce di occupazione del sito, costituite da un piccolo com-plesso edilizio che si posiziona in corrispondenza del porti-co orientale, sono riconducibili alla prima metà del VII secolod.C. Per i periodi successivi nell’area non ci sono tracce dioccupazione. Questo spazio della città dunque, luogo fon-damentale per la stessa vita civica, dopo la distruzione del com-plesso sacro, perde la sua connotazione di area pubblica pertrasformarsi in un luogo abbandonato dove molto probabil-mente scaricano delle fornaci per anforette e ceramica comuneche dovevano trovarsi nelle immediate vicinanze. Una revi-sione ancora in corso dei materiali provenienti dal riporto diterreno che ricopre gran parte dell’area, indicato dagli scavatoricome il risultato delle opere di sistemazione urbana che avreb-bero interessato l’area dopo gli avvenimenti legati al saccodi Genserico, ha restituito un numero consistente di scarti dicottura, che documenterebbero l’attività di fornaci che pro-babilmente furono impiantate in prossimità dell’area del Forodopo la sua defunzionalizzazione. Altra area che subisce importanti cambiamenti tra il tar-

doantico e l’altomedioevo è quella in cui viene costruito il Gin-nasio (fig. 8) 48. Collocato tra l’agorà alta e la collina dei tem-pli il complesso viene edificato in contemporanea con il rin-novamento dell’impianto urbano datato al II sec. a.C. 49. Re-staurato in età augustea 50, viene distrutto tra la fine del II e

41 Mercurelli 1948, 52-67; Bonacasa Carra, Ardizzone 2007, 61-64.42 Bonacasa Carra 1995, 5-41.43 Bonacasa Carra, Ardizzone 2007, 65-68; Ardizzone 2009, 275-276.44 De Miro, Fiorentini 2011, 45-46.45 De Miro, Fiorentini 2011, 50-57.

46 De Miro, Fiorentini 2011, 57-61.47 De Miro, Fiorentini 2001, 56-57.48 De Miro, Fiorentini 2011. 49 De Miro, Fiorentini 2011, 99-100.50 De Miro, Fiorentini 2011, 100

7. - Poggio di San Nicola. Area del Tempio romano.

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Maria Serena Rizzo, Maria Concetta Parello

la prima metà del III secolo 51. Dopo un lungo periodo di ab-bandono in età costantiniana nell’area viene costruito un nuo-vo complesso architettonico costituito da due edifici rettan-golari, posti in posizione simmetrica, e da un edificio circo-lare centrale 52. Gli edifici costituiscono l’esito di un interventoorganico ed unitario di riqualificazione monumentale del-l’isolato e sembra fossero destinati ad attività commerciali,mercantili e di scambi economici 53. La frequentazione del-l’area sembra concludersi nel 360 d.C. Segue una fase di di-

struzione e abbandono con la spoliazione dell’intero complessoed il collasso del sistema di drenaggio. A partire dal VI seco-lo sull’area si depositano spessi strati alluvionali. Successi-vamente parte del settore oggetto dell’indagine viene occupatada apprestamenti artigianali. Nel VII secolo viene costruito untorchio 54 riutilizzando in parte i ruderi di uno degli edifici dietà costantiniana e nell’ VIII-IX 55 secolo vengono impianta-te due fornaci che occupano l’area del cardo che definiva adEst il complesso. Anche in questo caso si assiste al doppio fe-nomeno di destrutturazione degli edifici pubblici che erano sta-ti costruiti almeno in due momenti diversi e di rifunzionaliz-zazione dell’area. L’area del Ginnasio e degli edifici pubbli-ci posteriori dunque, da spazio centrale nell’impianto urbanisticodella città classica deputato ad essere polo aggregativo per lacomunità cittadina, in seguito al collasso del sistema fogna-rio e stradale, diventa luogo destinato a piccoli impianti pro-duttivi. In quanto tale, in età altomedievale anche questo spa-zio non sarà più avvertito come interno alla città. Partendo dai dati relativi alle tre aree pubbliche indagate

o sulle quali sono ancora incorso indagini ciò che si può dire,dal punto di vista archeologico, è che probabilmente anchead Agrigentum, tra il IV ed il VI secolo si verificano unaserie di fenomeni di trasformazione comuni a diverse altrecittà dell’Impero 56. Tra questi, l’abbandono dei luoghi diculto pagano 57 e degli edifici pubblici civili a cui segue la de-molizione ed il riuso delle aree che perdono la loro funzioneoriginaria 58. Questo è ciò che accade nell’area del Ginnasioe del Tempio Romano dove, con il crollo degli edifici e l’ab-bandono delle infrastrutture quali strade e fogne, le aree per-dono la loro connotazione di spazi pubblici e si prestano adaccogliere impianti di tipo produttivo. Nell’area del ginnasiosi impiantano un torchio e successivamente due fornaci enell’area del tempio romano i reperti rinvenuti nello stratoche ricopre l’ultima fase di vita del complesso lasciano pen-sare che nelle vicinanze dovevano esserci delle fornaci per laproduzione di ceramica comune e di anfore. Infine, l’areadella collina dei templi, con la presenza della necropoli chesi estende longitudinalmente dal tempio di Giunone al tem-pio di Eracle, diventa spazio esterno alla città, mentre il tem-pio della Concordia subisce la trasformazione da luogo diculto pagano in luogo di culto cristiano. Per quanto riguardale aree pubbliche di Agrigentum dunque le dinamiche ana-lizzate si potrebbero schematizzare attraverso un modello ditrasformazione 59 che consiste nella loro defunzionalizza-zione e successiva trasformazione in aree produttive (Gin-

51 De Miro, Fiorentini 2011, 84-85.52 De Miro, Fiorentini 2011, 85-89.53 De Miro, Fiorentini 2011, 89-93.54 De Miro, Fiorentini 2011, 95.55 De Miro, Fiorentini 2011, 95. Secondo l’Ardizzone le fornaci,

per le loro caratteristiche morfologiche, sarebbero contemporanee a

quelle ritrovate a Nord della Collina dei Templi e dunque databili tral’XI ed il XII secolo (Ardizzone 2009, 277).

56 Brogiolo 2011, 34-35.57 Brogiolo 2011, 54-59. 58 Brogiolo 2011, 73-76. 59 Brogiolo 2011, 73-76.

8. - Planimetria dell’area del Ginnasio.

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Abitare ad Agrigentum in età tardoantica ed altomedievale

nasio e area del Foro), o cimiteriali (Collina dei Templi), pro-babilmente ormai periferiche se non esterne rispetto aglispazi occupati in età tardoantica dalla città.

(M.C.P.)

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Wilson R.J.A. 1990, Sicily under the Roman Empire, Warmin-ster.

Introduzionedi Patrizio Pensabene e Carla Sfameni

1. LA VILLA DI PIAZZA ARMERINA: I NUOVI SCAVI

E GLI INTERVENTI DI RESTAURO

Patrizio Pensabene, Nuove scoperte alla Villa del Casaledi Piazza Armerina: magazzini, terme e fornaci

Guido Meli, Presentazione dei risultati del restauro e degliinterventi di musealizzazione

2. CONTINUITÀ E DISCONTINUITÀ NELL’EDILIZIA RESIDENZIALE TARDOANTICA

IN SICILIA

Premessadi Paolo Barresi

Lorenzo Guzzardi, Nuove scoperte nel Siracusano

Roger J.A. Wilson, La villa tardoromana di Caddeddi (SR)sul fiume Tellaro e i suoi mosaici

Giovanni Di Stefano, Kaukana: architetture private e pub-bliche del quartiere vandalo

Roger J.A. Wilson, Punta Secca (‘Kaukana’): i risultatidegli scavi canadesi 2008-2010

Paolo Barresi, Continuità degli schemi architettonici delleville marittime di età imperiale nelle ville tardoantiche

Carmela Ariano, I mosaici geometrici di Piazza Armerina:gli influssi degli schemi italici

Carmela Bonanno, La villa romana di Gerace e altri inse-diamenti residenziali nel territorio ennese

Roger J.A. Wilson, La villa romana di Gerace: primi ri-sultati della ricerca geofisica

Rosario P.A. Patané, Quid quartum? Arare. Per l’archeo-logia dell’ambiente nella Sicilia centro-orientale

Maria Serena Rizzo, Maria Concetta Parello, Abitare adAgrigentum in età tardoantica ed altomedievale

Valentina Caminneci, Abitare sul mare. L’insediamento co-stiero nella Sicilia occidentale in età tardoantica

Rossella Giglio, Lilibeo tardoantica e medievale: note sullecaratteristiche dello spazio urbano

Cristina Soraci, La «ragguardevole proprietà» di Melaniae Piniano: nuove ricerche

Mario Mazza, Sicilia tra Occidente e Oriente: villae, vil-laggi e comunità di villaggio nell’economia agraria della Tarda Antichità

3. EDILIZIA RESIDENZIALE E POTERE PUBBLICO

Premessadi Isabella Baldini

Isabella Baldini, Palatia, praetoria ed episcopia: alcune os-servazioni

Maria G. Parani, Icons of Power: Images of Palaces in LateAntique Art

Giulia Marsili, La committenza architettonica attraverso imarchi dei marmorari: il caso del Palazzo di Antiocoa Costantinopoli

Burcu Ceylan, Episcopeia as a reflection of the image ofthe bishop

Denis Sami, “And build a new church there faithful to Godand the bishop’s palace that you want”. The Seventh-Cen-tury Life of Bishop Gregory and the Bishop-Residence ofAgrigento

Debora Pellacchia, I “Bagni del clero”. Edilizia termalenel quartiere episcopale ravennate (V-IX secolo)

Sonia Gutiérrez Lloret, Julia Sarabia Bautista, L’episcopiodel Tolmo de Minateda (Albacete, Spagna). Architettura efunzione degli ambienti tra la fine del VI e l’inizio dell’VIIIsecolo

Gian Pietro Brogiolo, Alexandra Chavarría Arnau, Villae,praetoria e aedes publicae tardoantichi in Italia settentrio-nale: riflessioni a partire da alcune ricerche recenti

Riccardo Villicich, La villa teodericiana di Galeata: risul-tati e prospettive dopo le recenti campagne di scavo

4. EDILIZIA RESIDENZIALE E PROGRAMMI ARCHITETTONICI

E DECORATIVI

Premessa di Patrizio Pensabene e Carla Sfameni

Mariarosaria Barbera, Marina Magnani Cianetti, Salvo Bar-rano, Da Massenzio a Costantino: le indagini in corso nelc.d. tempio di Minerva Medica

Rita Volpe, Vivere nel Suburbio di Roma in età tardoantica

Enrico Gallocchio, Aule tardoantiche a pianta basilicale:considerazioni architettoniche e decorative a partire dal-l’esempio della Villa del Casale

Carmelo G. Malacrino, I nuclei termali delle ville romanecalabresi fra il II e il IV secolo d.C.: Roggiano Gravina, Mal-vito e Casignana

Jerzy Zelazowski, Eleonora Gasparini, Edilizia residenzialetardoantica a Ptolemais: topografia e apparati decorativi

Grażyna Bąkowska-Czerner, Continuità d’uso e trasfor-mazioni delle abitazioni a Marina El-Alamein in età tar-doantica

Rafał Czerner, Trasformazione della decorazione architet-tonica di Marina El-Alamein in età tardoantica

Carla Sfameni, Tra culto e decorazione: aspetti di “reli-gione domestica” in età tardoantica

5. EDILIZIA RESIDENZIALE E PRODUZIONE

Premessa di Giuliano Volpe

Roberta Giuliani, Edilizia residenziale e spazi del lavoro edella produzione nelle città di Puglia e Basilicata tra Tar-

INDICE DEL VOLUME

doantico e Altomedioevo: riflessioni a partire da alcunicasi di studio

Maria Turchiano, Edilizia residenziale e spazi del lavoro edella produzione nelle ville di Puglia e Basilicata tra Tar-doantico e Altomedioevo: riflessioni a partire da alcunicasi di studio

Marisa Corrente, Vincenza Distasi, Maria Grazia Liseno,Stato della ricerca sull’architettura rurale e gli assetti deltardoantico nella Puglia settentrionale

Marisa Corrente, Maria Cioce, Piccoli e medi insediamentirurali dell’Apulia centro-settentrionale nell’età tardoan-tica

Gianluca Mastrocinque, Spazio residenziale e spazio pro-duttivo ad Egnazia (Fasano-BR) in età tardoantica

Paola Galetti, Strutture del paesaggio: spazi domestici eproduttivi dell’edilizia residenziale tardoantica e altomedievale tra pensiero agronomico e organizzazioneeconomico-insediativa

6. EDILIZIA RESIDENZIALE IN HISPANIA: PALAZZI E GRANDI RESIDENZE

Premisa di Isabel Rodà de Llanza

Ricardo Mar, Arnau Perich, Casa y ciudad en la Hispaniatardoantigua. La evolución de los modelos tipológicos

Josep Maria Macias Solé, El territorio y la ciudad de Ta-rraco

Julia Beltrán de Heredia Bercero, Edilizia residenziale tar-doantica a Barcellona: i palatia di Barcino

Virginia García-Entero, Carmen Fernández Ochoa, YolandaPeña Cervantes, Eva Zarco Martínez, La evolución arqui-tectónica del edificio palacial de Carranque (Toledo,España). Primeros avances

Cesáreo Pérez González, Olivia V. Reyes Hernando, La re-sidenza di Coca (Segovia)

Carmen Fernández Ochoa, Fernando Gil Sendino, La villaromana de Veranes (Gijón, Asturias)

José-Antonio Abásolo, Actuaciones arqueológicas en la“nueva Olmeda” (2005-2009)

Miguel Angel Valero Tévar, El triclinium de la villa de No-heda (Villar de Domingo García, Cuenca)

Rafael Hidalgo Prieto, Aspetti dell’interpretazione del com-plesso palatino di Cercadilla a Cordova

7. LA VILLA DI PIAZZA ARMERINA: NUOVI SCAVI E NUOVE RICERCHE

Premessadi Patrizio Pensabene e Paolo Barresi

Chiara Carloni, Diego Piay Augusto, Le terme meridionali:nuovi scavi 2010-2012. L’evoluzione del frigidarium

Francesca Verde, Reperti numismatici dal frigidarium delleterme meridionali

Rossana Scavone, I resti faunistici del frigidarium delleterme meridionali della villa di Piazza Armerina: analisipreliminare

Lourdes Girón Anguiozar, Eleonora Maria Cirrone, Le termemeridionali: nuovi scavi 2010-2012. Studio preliminare deimateriali dal settore settentrionale e dal frigidarium

Chiara Carloni, Francesco Puzzo, Maximilian Ventura, Leterme meridionali: il calidarium e le fasi di riutilizzo in etàmedievale

Antonio Alfano, Simona Arrabito, Sebastiano Muratore, Inuovi scavi alla Villa del Casale. L’area ad oriente delleterme meridionali

Patrizio Pensabene, Lorenzo González De Andrés, JavierAtienza Fuente, La Villa del Casale en Piazza Armerina:cálculo volumétrico y análisis tipológico de los mármolesde revestimiento y de los elementos arquitectónicos

Antonio Alfano, Simona Arrabito, Sebastiano Muratore, LaVilla del Casale e l’insediamento di Sofiana: un SIT per laviabilità tra il tardoantico ed il medioevo

8. RESTAURO E CONSERVAZIONE

Premessa di Daniela Esposito

Daniela Esposito, Architettura, ruderi e paesaggio. Prote-zione: forme e significati. Alcune riflessioni

Paolo Vitti, Materia o forma del manufatto antico: cosa sitrasmetterà alla nostra progenie?

Francesca Condò, L’effimero necessario. L’uso delle fontidocumentarie nella “ricostruzione” materiale e virtuale disistemi archeologici complessi

Fausto Carmelo Nigrelli, Maria Rosaria Vitale, Dalla Villa alpaesaggio. Il tema della protezione e della musealizzazionedel sito archeologico di Piazza Armerina fra esigenze con-servative, concezione del paesaggio e pianificazione delterritorio

Beatrice A. Vivio, Materia e forma del restauro archeolo-gico

Anelinda Di Muzio, Strutture protettive: architettura perl’archeologia. Criteri di progettazione

Gianfranco Dimitri, Ilaria Pecoraro, Insediamenti elleni-stico-romani fra Campomarino e Monacizzo (Taranto):problemi di lettura e di conservazione

Considerazioni conclusivedi Roger J.A. Wilson

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