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GLI ORTI URBANI SULLA SCIA DEL “BUONGOVERNO” L’inedificabilità delle “Valli Verdi” presenti nel tessuto urbano contraddistingue Siena per l’approccio sostenibile della sua urbanistica, dovuto in parte alle caratteristiche morfologiche proprie del territorio, e in parte all’estensione e alla continuità di tali aree all’interno e all’esterno delle mura cittadine. Oltre ad una funzione urbana di termo-regolazione ed assorbimento di CO2, le valli non solo producono un benessere ambientale diffuso, ma determinano di fatto una condizione di salvaguardia naturale per alcune specie protette, sia vegetali che animali. Tuttavia, dopo essere state per lunghi secoli luoghi di vita, lavoro, economia e sussistenza, tali aree sono divenute negli ultimi anni marginali o addirittura abbandonate, necessitando oggi di un recupero paesaggistico, sociale e ricreativo sulla scia degli Orti Urbani di una volta. Tornare a vivere questi luoghi significa anche ricreare comunità miste, composte da cittadini di varie fasce di età che possano condividere la gestione dei terreni rimasti beni comuni della città e renderli fruibili secondo un rinnovato rapporto simbiotico con la terra. Nel fare produzione è implicito il fare ricerca, formazione e informazione, offrire diverse opportunità di svago e di utilizzo e tramandare al contempo i saperi propri della saggezza popolare. Riprendere a coltivare gli orti di città significa altresì ricostruire una comunità del cibo, che riscopre valori comuni attraverso i sapori unici della sua terra, del suo micro-clima e del lavoro dei suoi avi, per selezionare, adattare e migliorare le varietà coltivate o prodotte (1). È un tributo dovuto a una sapienza millenaria, la stessa che ci ha saputo tramandare i tesori dell'arte, dell'architettura e della cultura che il mondo intero ci riconosce. L’obiettivo è quello di realizzare, secondo un processo partecipativo di tipo inclusivo, una rete di orti biologici e sinergici fondati sulla permacultura , fondati cioè su principi di sostenibilità ambientale che rendono possibile l’utilizzo continuativo della terra e la permanenza dell’individuo nello stesso luogo, basandosi sulla filiera corta come metodo principale per l’alimentazione. Ad un utilizzo cosciente delle risorse naturali primarie quali l’energia solare e l’acqua piovana, si affiancheranno metodi di coltura mirati al recupero della tradizione locale e delle pratiche medievali connesse alla coltivazione di essenze officinali e di specie rare e protette. Inoltre, dalla creazione di laboratori didattici che coinvolgano l’associazionismo cittadino, il volontariato, le contrade e le scuole, possono scaturire realtà produttive vere e proprie (es: la produzione di miele, marmellate, salse, ecc.), mentre alla presenza di animali da cortile , che esercitano sui bambini un benefico effetto riguardo alla capacità di empatia, può essere associata la cura di soggetti dipendenti (pet-therapy). In particolare, la bio-diversità sarà affrontata nella coltivazione di fiori e piante ornamentali con il duplice obiettivo di utilizzare semi antichi e di specie in via di estinzione, anche grazie al contributo di ARSIA (2), dell'Università di Siena e dell'Orto botanico. Si prevede inoltre la piantumazione di alcune aiuole floreali in funzione di favorire e amplificare l’attrazione specifica di certe famiglie di farfalle che, distintive di ogni orto e identificative del progetto nella città, arricchiranno gli scenari individuati con il loro cromatismo svolazzante. Ad una fase di coordinamento generale tra i vari soggetti coinvolti, una mappatura complessiva estesa all’intera città e una sintesi dei vari progetti già elaborati nel corso degli anni, succederà una

Bernardo Giorgi Urban Gardens

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Page 1: Bernardo Giorgi  Urban Gardens

GLI ORTI URBANI SULLA SCIA DEL “BUONGOVERNO”

L’inedificabilità delle “Valli Verdi” presenti nel tessuto urbano contraddistingue Siena per

l’approccio sostenibile della sua urbanistica, dovuto in parte alle caratteristiche morfologiche

proprie del territorio, e in parte all’estensione e alla continuità di tali aree all’interno e

all’esterno delle mura cittadine. Oltre ad una funzione urbana di termo-regolazione ed

assorbimento di CO2, le valli non solo producono un benessere ambientale diffuso, ma

determinano di fatto una condizione di salvaguardia naturale per alcune specie protette, sia

vegetali che animali. Tuttavia, dopo essere state per lunghi secoli luoghi di vita, lavoro,

economia e sussistenza, tali aree sono divenute negli ultimi anni marginali o addirittura

abbandonate, necessitando oggi di un recupero paesaggistico, sociale e ricreativo sulla scia

degli Orti Urbani di una volta.

Tornare a vivere questi luoghi significa anche ricreare comunità miste, composte da cittadini di

varie fasce di età che possano condividere la gestione dei terreni rimasti beni comuni della

città e renderli fruibili secondo un rinnovato rapporto simbiotico con la terra. Nel fare

produzione è implicito il fare ricerca, formazione e informazione, offrire diverse opportunità di

svago e di utilizzo e tramandare al contempo i saperi propri della saggezza popolare.

Riprendere a coltivare gli orti di città significa altresì ricostruire una comunità del cibo, che

riscopre valori comuni attraverso i sapori unici della sua terra, del suo micro-clima e del lavoro

dei suoi avi, per selezionare, adattare e migliorare le varietà coltivate o prodotte (1). È un

tributo dovuto a una sapienza millenaria, la stessa che ci ha saputo tramandare i tesori

dell'arte, dell'architettura e della cultura che il mondo intero ci riconosce.

L’obiettivo è quello di realizzare, secondo un processo partecipativo di tipo inclusivo, una rete

di orti biologici e sinergici fondati sulla permacultura, fondati cioè su principi di sostenibilità

ambientale che rendono possibile l’utilizzo continuativo della terra e la permanenza

dell’individuo nello stesso luogo, basandosi sulla filiera corta come metodo principale per

l’alimentazione. Ad un utilizzo cosciente delle risorse naturali primarie quali l’energia solare e

l’acqua piovana, si affiancheranno metodi di coltura mirati al recupero della tradizione locale e

delle pratiche medievali connesse alla coltivazione di essenze officinali e di specie rare e

protette. Inoltre, dalla creazione di laboratori didattici che coinvolgano l’associazionismo

cittadino, il volontariato, le contrade e le scuole, possono scaturire realtà produttive vere e

proprie (es: la produzione di miele, marmellate, salse, ecc.), mentre alla presenza di animali

da cortile, che esercitano sui bambini un benefico effetto riguardo alla capacità di empatia, può

essere associata la cura di soggetti dipendenti (pet-therapy).

In particolare, la bio-diversità sarà affrontata nella coltivazione di fiori e piante ornamentali con

il duplice obiettivo di utilizzare semi antichi e di specie in via di estinzione, anche grazie al

contributo di ARSIA (2), dell'Università di Siena e dell'Orto botanico. Si prevede inoltre la

piantumazione di alcune aiuole floreali in funzione di favorire e amplificare l’attrazione specifica

di certe famiglie di farfalle che, distintive di ogni orto e identificative del progetto nella città,

arricchiranno gli scenari individuati con il loro cromatismo svolazzante. Ad una fase di

coordinamento generale tra i vari soggetti coinvolti, una mappatura complessiva estesa

all’intera città e una sintesi dei vari progetti già elaborati nel corso degli anni, succederà una

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fase di bonifica delle aree individuate mediante interventi di potatura e pulizia in genere.

Conseguentemente, un rilievo topografico, a vista o strumentale a seconda dei casi, fornirà la

base per la definizione del progetto vero e proprio, che sarà realizzato con il contributo delle

competenze necessarie.

Tra i potenziali sviluppi del progetto, come già avvenuto ad esempio a Stoccolma, l’orto può

essere affiancato da un piccolo frutteto, un’area pic-nic, serre per coltivazioni invernali, un bar,

un vivaio ed altro ancora, in funzione dell’impegno e della fantasia del gruppo che alla fine

potrebbe addirittura trasformarlo in un’attività imprenditoriale vera e propria.

Il restauro e il riuso delle mura cittadine sarebbe infine complementare per il ruolo di

congiunzione ad esse correlato. Un camminamento perimetrale al suolo e in quota, interno o

immediatamente esterno alle mura stesse, fornirebbe di fatto un circuito pedonale alternativo

per riscoprire visuali inedite sia sulla città, sia sul paesaggio circostante; una “passeggiata di

confine”, che potrebbe mettere a sistema una rete di percorsi ciclo-pedonali indirizzati sia ai

parcheggi scambiatori, sia ai quartieri residenziali altimetricamente compatibili, all’insegna di

un’ecologia smart e di un economia green.

Note: 1) ad es: il dragoncello senese, varietà ottenuta da adattamento di quello francese

portato a Siena nel 774 d.C. dai francesi al seguito di Carlo Magno;

2) ARSIA: Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione del settore Agricolo

forestale.