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Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra Collezione didattica Rocce Intrusive, Vulcaniche e Metamorfiche Parte 1: Rocce Intrusive a cura di: T. Trua

Rocce intrusive vulcaniche

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Dipartimento  di  Fisica  e  Scienze  della  Terra    

   

 

 Collezione  didattica  Rocce  Intrusive,    Vulcaniche    e  Metamorfiche    Parte  1:  Rocce  Intrusive  a  cura  di:  T.  Trua    

   

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Collezione Rocce Intrusive, Vulcaniche e Metamorfiche

Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra – Università di Parma

PREMESSA

La collezione didattica di rocce magmatiche (intrusive ed effusive, o vulcaniche) e metamorfiche del Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra comprende campioni acquistati originariamente dall’Istituto di Petrografia e campioni raccolti negli anni da vari ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra. Negli anni ’80, la collezione didattica è stata curata dal Prof. L. Vernia (docente presso il Dipartimento ed attualmente in pensione) il quale descrisse e classificò i campioni allora esistenti, elaborando una dispensa dal titolo “Corso di Geologia: descrizione rocce”. La collezione didattica attuale è curata dai docenti T. Trua, A. Montanini ed E. Salvioli Mariani, e si avvale della collaborazione tecnica dei tecnici Sig. A. Comelli e A. Barchi (per il taglio rocce e la preparazione delle sezioni sottili). I docenti curatori hanno elaborato un catalogo diviso in tre parti (files in formato “.pdf” scaricabili dal sito web del Corso di Laurea in Scienze Geologiche (http://scienzegeologiche.unipr.it), alla voce “Didattica”): Parte 1: Rocce Intrusive, a cura di T. Trua; Parte 2: Rocce Vulcaniche, a cura di T. Trua; Parte 3: Rocce Metamorfiche, a cura di A. Montanini ed E. Salvioli Mariani. Per ogni campione è riportata una scheda contenente le seguenti informazioni: - Località di provenienza e note informative; - Descrizione macroscopica; - Descrizione microscopica (per i campioni di cui è disponibile la sezione sottile o riferimenti bibliografici utili a tale scopo); - Foto campioni; - App-… (riporta la mappa geologica schematica con localizzazione del campione). La classificazione dei campioni è basata su criteri internazionali dell’IUGS (International Union of Geological Sciences), sottocommissioni sulla sistematica delle rocce ignee (Le Maitre, 1989) e metamorfiche (Fettes et al., 2007), e richiede l’utilizzo di appositi diagrammi riportati nella sezione “Diagrammi classificativi”. Per le rocce magmatiche intrusive e le rocce metamorfiche, i criteri classificativi si basano su dati petrografici, ottenuti dallo studio in sezione sottile della roccia; per le rocce magmatiche effusive, i criteri classificativi richiedono l’analisi chimica degli elementi maggiori della roccia.

I riferimenti bibliografici citati nelle schede dei campioni sono riportati nella sezione “Bibliografia”. Immagini in sezione sottile di rocce simili a quelle presentate in questo catalogo si possono reperire nei siti web: http://www.alexstrekeisen.it/index.php (curato da A. Da Mommio); http://www.atlantepetro.unito.it/page.asp (curato da Dipartimento Scienze della Terra-Università di Torino).

La realizzazione del testo è stata un’operazione lunga e complessa. Per quanto concerne le rocce magmatiche, si è avvalsa della preziosa collaborazione del Prof. L. Vernia la cui “memoria storica”

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è stata indispensabile per il riordino dei campioni.

E’ prevedibile che il testo contenga errori, carenze e difetti la cui segnalazione da parte dei docenti e studenti è stata e sarà molto apprezzata.

UTILIZZO DELLA COLLEZIONE

I campioni della collezione sono collocati nell’Aula 38 del Dipartimento di Scienze della Terra. Da quasi tutti i campioni è stato ricavato un frammento per uso didattico (il lavoro di taglio dei campioni è stato svolto dai tecnici A. Comelli e L. Barchi). I frammenti “didattici” sono collocati in 3 armadietti (chiusi a chiave) dell’Aula 38 e sono a disposizione degli studenti interessati ad esercitarsi nel riconoscimento macroscopico i quali possono fare richiesta delle chiavi alla bibliotecaria (Sig.ra L. Gaboardi).

Sempre nell’Aula 38, in altri 3 armadietti (chiusi a chiave), è stata collocata la porzione “madre” dei campioni. Trattandosi di rocce provenienti da varie parti d’Italia e di non facile reperimento in caso di smarrimento, la porzione “madre” dei campioni potrà essere prelevata solo dai docenti. Essendo più docenti interessati ad utilizzare i campioni per uso didattico, ciascun docente s’impegna a prelevare i campioni che intende utilizzare prima dell’inizio della lezione ed a riporli nella loro corretta collocazione al termine della stessa. Utilizzo dei campioni di rocce di questa collezione all’esterno del Dipartimento: tale utilizzo è consentito solo ai docenti. Il docente che avesse tale necessità, deve farne richiesta scritta ad uno dei responsabili (T. Trua, A. Montanini, A. Comelli), specificando la sigla dei campioni che intende prelevare e la data di restituzione prevista, che deve avvenire entro una settimana dalla data del prelievo. Parma, 15/10/2013

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ROCCE INTRUSIVE (sigla “RI-…“)

* campioni di cui NON E’ DISPONIBILE frammento per uso didattico CAMPIONE   (VECCHIA

NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE e localizzazione Pag.

RI-1 P95E troctolite (T. Inzecca, Corsica) 5 RI-2a P7E granito (Montorfano, Serie dei Laghi) 7 RI-2b P8E granito (Baveno, Serie dei Laghi) 9 RI-2c P25E quarzo-monzonite (Mergozzo, Serie dei Laghi) 10 RI-3a P2E granito (Predazzo, Dolomiti) 11 RI-3b* P423E monzonite (M. Monzoni, Dolomiti) 13 RI-4 P35E tonalite (Adamello) 14 RI-5a P87E tonalite (M. Bassetta, Val Masino-Sondrio) 16 RI-5b granodiorite (Val Masino-Sondrio) 18 RI-5c P18E (a e b) granito (S. Fedelino, Como) 19 RI-6a* P426E tonalite (Cima d’Asta, Dolomiti) 20 RI-6b P427E monzogranito (Cima d’Asta, Dolomiti) 22 RI-6c P425E granodiorite (Bressanone, Dolomiti) 23 RI-7 P47E quarzo-sienite (Balma, Biella) 24 RI-8 P302E sienite a feldspato alcalino 26 RI-9 P9E granodiorite (M. Capanne, Isola d’Elba) 27 RI-10a P242E granito (Gallura, Sardegna) 29 RI-10b* P260E granito – filone basico (Ogliastra, Sardegna) 31 RI-11 granito-filone basico (Sardegna) 32 RI-12 granito (Tranas, Svezia) 33 RI-13 P120 granito-filone basico 34 RI-14 35 RI-15 P224E granito-pegmatite (M. Capanne, Isola d’Elba) 36 RI-16 P421E gabbro (Mattarana, Liguria) 37 RI-17 P97E gabbro (Mattarana, Liguria) 39 RI-18 40 RI-19(a e b)* pegmatite (Olgiasca, Como) 41 RI-20* P300E pegmatite (Olgiasca, Como) 41 RI-21* P223E pegmatite (La Maddalena, Sardegna) 43 RI-22 P191E peridotite (Locana, Torino) 44 RI-23 P193E peridotite (M. Aiona, Genova) 46 RI-24 P272E peridotite (Figline di Prato, Firenze) 48 Bibliografia pag. 49 Diagrammi classificativi IUGS pag. 51  

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-1 P95E troctolite Località di provenienza e note informative: Torrente Inzecca (Corsica orientale; App-RI 1). In questa località affiora una sequenza di rocce che rappresenta una porzione di crosta oceanica obdotta durante l’orogenesi alpina (Paleocene-Miocene) (Zarki-Jakni et al., 2003). La sequenza è composta da: peridotiti serpentinizzate, gabbri (da questa porzione provengono i due campioni RI-1), basalti e diaspri. Origine del nome “gabbro”: il nome “gabbro” fu dato dal geologo Christian Leopold von Buch alla roccia che affiora nella località omonima (Gabbro) in Val Cecina, Toscana. Descrizione macroscopica: campioni di roccia olocristallina, faneritica (= roccia con cristalli visibili ad occhio nudo) che mostrano un’associazione mineralogica simile, ma con diversa granulometria. Si tratta di rocce cumulitiche, costituite da olivina (di colore verde scuro) e plagioclasio (di colore bianco latteo), le cui dimensioni possono arrivare anche al centimetro.

Descrizione microscopica (Accordi, 1998): rocce a struttura granulare, allotriomorfa (= roccia in cui prevalgono cristalli con abito anedrale) con cristalli di plagioclasio (circa il 55%) di composizione labradoritica, ed olivina (il restante 45%) spesso alterata in serpentino. I minerali accessori sono rappresentati da sporadici cristalli di magnetite. Foto campioni:

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App-RI 1 – Corsica (Zarki-Jakni et al., 2003) – Triangolo rosso: sito campione RI-1.

 

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-2a P7E granito Località di provenienza e note informative: Montorfano (Novara; App-RI 2). Il plutone granitico di Montorfano fa parte del batolite composito che si estende da Biella alla sponda occidentale del Lago Maggiore, noto in letteratura come “Graniti dei Laghi” (età: 283-275 Ma; Boriani et al.,1988; Schaltegger e Brack, 2007). Le altre porzioni del batolite sono: il “granito rosa di Baveno” (vedi campione RI-2b), il “granito verde di Mergozzo (vedi campione RI-2c) ed i plutoni di Biella-Valsessera, Alzo-Roccapietra e Quarna. Il batolite si è formato durante il ciclo magmatico, legato ad una dinamica distensiva, che ha interessato il basamento delle Alpi Orientali (costituito dai paragneiss e micascisti della “Serie dei Laghi”) nel Permiano, successivamente al picco regionale legato all’orogenesi ercinica (340-305 Ma). Origine del nome “granito”: il nome “granito” deriva dal latino granum (a grani), con riferimento alla struttura olocristallina di questo tipo di roccia. Descrizione macroscopica: roccia olocristallina, faneritica, a grana media, costituita da: quarzo (ialino = trasparente, con colore sul grigio a causa della riflessione della luce sui bordi dei minerali circostanti); plagioclasio e K-feldspato, entrambi di colore bianco latteo, e quindi non distinguibili; biotite, presente in quantità molto ridotta rispetto alle altre fasi mineralogiche, riconoscibile dall’abito laminare o pseudoesagonale e dal colore nero lucido. Descrizione microscopica (Accordi, 1998): struttura granulare, ipidiomorfa (= roccia in cui prevalgono cristalli con abito subedrale) costituita da cristalli di quarzo (30%), plagioclasio a composizione oligoclasio-andesina (32%), K-feldspato ortoclasio (28%), pertitico ed alterato in minerali argillosi, e biotite (10%). Apatite e zircone sono presenti come minerali accessori; clorite, muscovite ed epidoto sono presenti come minerali d’alterazione della biotite. Foto campione:

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App-RI 2 – I “Graniti dei Laghi” (Gandolfi e Paganelli, 1974) - Quadrato rosso: sito campione RI-2a (“granito di Montorfano”); cerchio rosso: sito campione RI-2b (“granito di Baveno”); triangolo rosso: sito campione RI-2c (“granito di Mergozzo”).

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-2b P8E granito Località di provenienza: Baveno, Lago Maggiore (vedi App-RI 2). Il corpo intrusivo granitico che si rinviene a Baveno fa parte di un batolite composito, di età permiana, le cui parti affioranti sono note come “Graniti dei Laghi” (vedi campione RI-2a). Descrizione macroscopica: roccia leucocratica (= di colorazione chiara), olocristallina, faneritica, a grana medio-grossa che deve il suo colore rosa al colore del feldspato dovuto probabilmente all’alterazione delle modeste quantità di Fe che sostituisce l’Al nel reticolo cristallino. Si riconoscono: quarzo (ialino sul grigio), feldspato (di colore rosa), plagioclasio (bianco latteo) e biotite (di colore nero lucido). Descrizione microscopica (Accordi, 1998): struttura granulare, ipidiomorfa costituita da quarzo (40%), K-feldspato ortoclasio pertitico (30%), plagioclasio di composizione oligoclasio (25%) e biotite (5%), quasi totalmente alterata in clorite. Apatite e zircone sono presenti come minerali accessori. Foto campione:

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-2c P25E quarzo-monzonite Località di provenienza e note informative: Mergozzo, Novara (vedi App-RI 2). Il corpo intrusivo di Mergozzo appartiene ai “Graniti dei Laghi” (vedi campioni RI-2a e RI-2b) ed affiora nella porzione settentrionale del plutone di Montorfano, di cui rappresenta la porzione modificata da eventi idrotermali connessi all’insediamento del plutone nella crosta. Il processo idrotermale ha causato le trasformazioni in albite dell’originario plagioclasio e K-feldspato (albitizzazione) e in clorite dell’originaria biotite, conferendo alla roccia il colore verde da cui deriva il nome “granito verde” con il quale il corpo intrusivo di Mergozzo è noto in letteratura (Gandolfi e Paganelli, 1974). Descrizione macroscopica: roccia a struttura olocristallina, faneritica, a grana medio-grossa. Si riconoscono porzioni occupate da feldspati (di colore bianco latteo) e da minerali femici (di colore verde). Foto campione:

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-3a P2E granito Località di provenienza e note informative: intrusione di Predazzo, Val di Fiemme (Dolomiti). In quest’area (vedi App-RI 3) affiorano due corpi intrusivi di età di Triassico medio (217 e 230 Ma): l’intrusione di Predazzo e l’intrusione dei M. Monzoni. L’intrusione di Predazzo è di forma subcircolare ed è costituita da una porzione centrale, in prevalenza a composizione granitica (alla quale si riferisce il campione RI-3a), ed una porzione esterna, relativamente più giovane, la cui composizione varia da monzonitica a sienitica (Castellarin et al., 1982). L’intrusione di Predazzo è comagmatica con le vulcaniti emesse dall’apparato vulcanico centrale di M. Mulat, di cui rappresenta le radici profonde, venute a giorno in seguito a sprofondamenti calderici. I prodotti magmatici triassici (intrusivi ed effusivi) di quest’area mostrano un carattere orogenico ed un’affinità calcalcalina (Lucchini et al., 1982).

Descrizione macroscopica: roccia olocristallina, faneritica, composta da K-feldspato (rossastro), quarzo (ialino sul grigio), plagioclasio (bianco latteo) e biotite (di colore nero lucido). Descrizione microscopica (Accordi, 1998): struttura granulare, ipidiomorfa con cristalli di quarzo (40%), ortoclasio pertitico (45%), plagioclasio di composizione oligoclasio (10%) e biotite (5%). Ortoclasio e plagioclasio sono vistosamente alterati in minerali argillosi e/o in aggregati sericitici. La biotite è anch’essa alterata in aggregati di clorite, epidoto e muscovite. Foto campione:

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App-RI 3 – Intrusione di Predazzo (in alto) e dei Monti Monzoni (in basso) (Castellarin et al., 1982) - Cerchio rosso: sito campione RI-3a. Triangolo rosso: sito campione RI-3b.

 

 

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-3b* P423E monzonite Località di provenienza e note informative: intrusione dei M. Monzoni, Val di Fiemme (Dolomiti). L’intrusione dei M. Monzoni, coeva dell’intrusione di Predazzo (vedi campione RI-3a e App-RI 3) è costituita da porzioni di monzodioriti, monzogabbri, gabbri e localmente monzoniti (da cui deriva il campione RI-3b). Il bordo dell’intrusione è caratterizzato da vistose aureole metamorfiche, formatesi in seguito alla messa in posto in condizioni crostali (Lucchini et al,1982). Descrizione macroscopica: roccia olocristallina, faneritica, nella quale si riconoscono plagioclasio e K-feldspato (entrambi di colore bianco latteo), pirosseni (di colore verde scuro) e biotite (di colore nero lucido). Descrizione microscopica (Lucchini et al, 1982): struttura granulare, ipidiomorfa con cristalli di K-feldspato pecilitico (30%), plagioclasio zonato di composizione An75-50 (44%), quarzo (5%), clinopirosseno, spesso con bordo di anfibolo (6%), anfibolo (6%), biotite (6%) e opachi (3%). Ortoclasio e plagioclasio sono vistosamente alterati in minerali argillosi e/o in aggregati sericitici. La biotite è anch’essa alterata in aggregati di clorite, epidoto e muscovite.

Foto campione:

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-4 P35E tonalite Località di provenienza e note informative: massiccio dell’Adamello (vedi App-RI 4). Il massiccio dell’Adamello rappresenta la più estesa massa plutonica terziaria (età oligocenica: 42-29 Ma) affiorante delle Alpi, ricoprendo un’area di circa 700 km2 all’intersezione della Linea del Tonale con la Linea delle Giudicarie. Le masse magmatiche che costituiscono il plutone si sono messe in posto successivamente alla collisione tra le placche continentali Europea ed Africana e mostrano una composizione in prevalenza granitoide (tonaliti e granodioriti); solo nella porzione meridionale del plutone sono presenti porzioni a composizione mafica (Schaltegger et al., 2009). Origine del nome “tonalite”: il nome “tonalite” deriva dalle rocce dell’Adamello. Fu utilizzato per la prima volta dal geologo tedesco Gerhard Vom Rath (1830-1888) il quale notò che la paragenesi delle rocce dell’Adamello era differente da quelle riscontrate a quel tempo nelle rocce ignee. Descrizione macroscopica: roccia olocristallina, faneritica, costituita da quarzo (ialino sul grigio), plagioclasio (bianco latteo), anfibolo (di colore scuro) e biotite (di colore scuro e lucentezza vitrea). Localmente si notano degli addensamenti o inclusi ricchi di minerali femici (note con il nome di “schlieren”) a composizione dioritica. Descrizione microscopica (Accordi, 1998): struttura granulare, ipidiomorfa costituita da plagioclasio, di composizione andesina-labradorite (40%), quarzo (35%), scarso ortoclasio (2%), anfibolo orneblenda (13%) e biotite alterata in clorite (10%). Si notano orli mirmechitici laddove il plagioclasio è a contatto con il K-feldspato ortoclasio. Foto campione:

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App-RI 4 – (In alto) Schema geologico delle Alpi Meridionali (Schaltegger e Brack, 2007). (In basso) Adamello (Schaltegger et al., 2009) - Triangolo rosso: sito campione RI-4.

the advection of liquids and heat from uplifted por-tions of the mantle. As a consequence, several mag-matic processes may act almost contemporaneously atdifferent crustal levels. These processes include partialmelting of mantle rocks, segregation of melts andtheir ascent into the crust, contamination of melt bycrustal material and emplacement of hybrid magmasin the upper crust or at the surface. The life time ofsuch crustal scale magmatic systems could be as shortas a few million years. Precise U–Pb age determina-tions are needed to test for postulated genetic linksamong magmatic rocks. We anticipate that high-res-olution U–Pb age data from a series of co-magmaticrocks across Earth’s crust may provide a sufficientlyprecise temporal framework to assess such relation-ships. Magmatic rocks suitable for this purpose couldinclude the following: (1) lower to middle crustalgabbros to diorites, originating from partial melts inthe underlying mantle; (2) granitoid rocks in themiddle-to-upper crust and (3) shallow intrusive andvolcanic rocks, such as flows and tuffs in extensionalbasins and caldera structures at the surface. Themajority of these lithologies are expected to have a

hybrid character, still recording the mantle heritage ofparental magmas, but contaminated to differentdegrees by crustal materials. Unfortunately, coherentgeological exposures exhibiting magmatic rocks on atruly crustal scale are rare.

This study focuses on one such exceptional setting inthe Southern Alps (Northern Italy; Fig. 1), wheremagmatic rocks of supposed Early Permian age havesolidified at different levels of the Earth’s crust. It is ouraim to establish a sound geochronological frameworkfor the duration of the Early Permian magmatism in theSouthern Alps on the basis of available and new U–Pbages. This framework will serve as a test for thehypothesis of coeval crustal scale magmatism as previ-ously proposed by several authors (see references be-low). In addition, Sr–Nd–Pb data of granitoid rocksfrom the literature in combination with new results ofinitial Hf isotopic ratios of dated zircons provide a time-and inheritance-resolved evaluation of the isotopiccomposition and origin of the melts. For these purposeswe analysed U, Pb and Hf isotopes of zircons frommagmatic rock samples of the Athesian VolcanicGroup (Bolzano/Bozen), the Lugano-Valganna area,

MilanoVenezia

5 0 100 km0

SOUTHERN ALPS12°E10°

46°N

C A R N I AD O L O M I T E S

VAL TROMPIA /VAL CAFFARO

OROBIC Basins

LUGANO / VALGANNA

Brescia

Giudi

carie

TREGIOVO

Brixen

C.ma d'Asta

SOUTHERN ALPS (area south of Insubric Line)

Continental basin fills

Mainly acidic volcanics

L O M B A R D Y

Bozen

M. Orfano

Malenco

Adamello

Lower crustal rocks including magmatics(Ivrea - Verbano Zone pp.)

(Variscan) metamorphic (Greenschist-Amphibolite-facies) upper crustal rocks

AUSTROALPINE UNITS(north of Insubric Line)

Upper Permian - Tertiary units

Tertiary Adamello intrusives

Ticino

Piave

Adige

Etsch

Trento

Adriatic Sea

Sondalo

Granitoids / Diorites, Gabbros

M.Collon / Matterhorn

Sesia gabbros

Val Malenco: Permian crust-mantle assembly

Lower Permian granitoids / gabbros

Biella

IVRE

A-VER

BANO

ZO

NE

Baveno

ATH

ESIA

N V

OLC

AN

IC G

RO

UP

Low-grade metamorphic 'basement' unitswith U.Carboniferous - L.Permian cover

TIONE

LAGHIGRANITES

Pr e - Pe r m i a n b a s e m e n t a n d Lo w e r Pe r m i a n u n i t s

SU-99-7SU-99-8

SU-99-6

PBFT3PBFT5

SU-98-3SU-98-4a

Sample localities

SA-1M.Sabion

SA-1

Fig. 1 Distribution of pre-Early Permian basement and coverrocks of the Southern Alps and location of samples taken forU–Pb age dating. The black frame approximately marks the

crustal section displayed in Fig. 5. Also indicated are Austroal-pine areas with dated Early Permian magmatic rocks (north ofInsubric Line)

1132 Int J Earth Sci (Geol Rundsch) (2007) 96:1131–1151

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Group, 2005) and reducing tracer calibration uncertainties (Schoeneet al., 2006; Schmitz and Schoene, 2007), and thorough monitoring ofanalytical conditions during mass spectrometric analysis (described inSláma et al., 2008). Part of this effort is a community-wide intercalibra-

tion effort for removing inter-laboratory biases (Condon and Membersof the Earthtime Working Group, 2005; Sláma et al., 2008; see mostrecent status on www.earth-time.org). Furthermore, we are able toquantify the initial subsolidus cooling of a crystallized magma body

Fig. 1. Geological map of the Adamello batholith in N Italy. Inset: Map of Re di Castello unit, southern Adamello, with (1) Western Adamello tonalite, (2) Mte. Re di Castello tonalites,(3) Lago d'Arno/Lago Boazza leucotonalites, (4) Badile granodiorite, (5) Bruffione granodiorite, (6) Listino tonalite, (6a) Listino poprphyry ring structure, (7) Galliner tonalite,(8) Passo del Termine/Val Paghera leucotonalites, (9) Lage della Vacca tonalites, (10) Blumone gabbros and quartz-diorites, (11) Alta Guardia tonalite, (12) Val Fredda tonalite.Sample localities are indicated by asterisks.

209U. Schaltegger et al. / Earth and Planetary Science Letters 286 (2009) 208–218

 

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-5a P87E tonalite Località di provenienza: plutone della Val Masino-Val Bregaglia (provincia di Sondrio) (vedi App-RI 5). In questa località affiora la porzione centro occidentale del plutone terziario (30-25 Ma) di Val Masino-Val Bregaglia. Il plutone si è formato durante l’orogenesi alpina e risulta costituito da vari tipi di rocce granitoidi ad affinità calcalcalina: una tonalite (nota anche come “serizzo”) da cui proviene il campione RI-5a; una granodiorite, porfirica per fenocristalli di K-feldspato che occupa il nucleo del plutone (nota anche come “ghiandone”, vedi campione RI-5b); filoni di granito a due miche (noto anche come “granito di S. Fedelino”, vedi campione RI-5c), tardivi e limitati al margine occidentale del massiccio (zona di Novate Mezzola) (Montrasio e Trommsdorff, 1983; vedi anche Geositi della provincia di Sondrio: www.irealp.it/fetcher/media/pubblicazioni/libri/geositi_SO.pdf ). Descrizione macroscopica: roccia olocristallina, faneritica, caratterizzato da un elevato indice di colore (60-65%), dato da cristalli di anfibolo (di colore scuro), e da una struttura debolmente orientata dei plagioclasi (bianco latteo). Foto campione:

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App-RI 5 – Plutone della Val Masino-Val Bregaglia (Crespi e Schiavinato, 1967) - Triangolo rosso: sito del campione RI-5a; cerchio rosso: sito del campione RI-5c.  

 

 

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-5b granodiorite Località di provenienza e note informative: località ignota del settore nord del plutone terziario (30-25 Ma) affiorante in Val Masino-Val Bregaglia (Sondrio) (vedi App-RI 5). Il campione proviene dal litotipo “ghiandone” del plutone, caratterizzato da una tessitura porfirica per centimetrici cristalli di K-feldspato immersi in una massa granulare simile a quella del “serizzo” (vedi campione RI-5a). Descrizione macroscopica: roccia olocristallina, faneritica, caratterizzata dalla presenza di centimetrici (3-10 cm) cristalli di feldspato (dalla letteratura sappiamo essere K-feldspato ortoclasio) cui si associano cristalli di plagioclasio, biotite, orneblenda e (scarsi) di quarzo. In uno dei campioni si osserva un incluso di roccia più scura; si tratta di un frammento di “serizzo” e testimonia un processo di mescolamento avvenuto tra le due masse magmatiche durante la messa in posto del plutone. Foto campione:

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-5c P18E granito Località di provenienza e note informative: S. Fedelino (vedi App-RI 5). Il campione si riferisce al granito “a due miche” che si ritrova lungo il margine occidentale del massiccio terziario della Val Masino-Val Bregaglia (vedi campione RI-5a). La caratteristica di questo granito è data dalla coesistenza di due miche (biotite e muscovite), a testimoniare un contributo da parte di fusi crostali. Descrizione macroscopica: roccia olocristallina, faneritica, con basso indice di colore (leucogranito) caratterizzata dalla presenza di due miche (biotite, di color argento, e muscovite, di colore nero lucido); altri fasi mineralogiche riconoscibili sono i feldspati (di colore bianco latteo) ed il quarzo (ialino sul grigio). Descrizione microscopica (Accordi, 1998): roccia granulare, ipidiomorfa costituita da quarzo (40%), plagioclasio di composizione oligoclasio-andesina (20%), K-feldspato ortoclasio a volte pertitico (25%), biotite (5%) e muscovite (10%). Apatite e zircone sono presenti come minerali accessori. Foto campione:

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-6a* P426E tonalite Località di provenienza e note informative: Cima d’Asta, Val Calamento - Dolomiti (vedi App-RI 6). Il complesso intrusivo di Cima d’Asta è situato a Nord della linea della Valsugana, dove attraversa gli scisti cristallini subalpini. Il plutone fa parte dell’estesa associazione di rocce ignee (intrusive ed effusive) calcalcaline che ha interessato il basamento delle Alpi Meridionali nel Permiano (280-260 Ma) e della quale fanno parte le intrusioni di Bressanone-Chiusa (campione RI-6c). La porzione affiorante del plutone di Cima d’Asta mostra una varietà di litotipi (Bargossi et al., 1999): quarzo-monzoniti, tonaliti (a cui si riferisce il campione RI-6a) e monzograniti (a cui si riferisce il campione RI-6b). Inlcusi femici microgranulari di varie dimensioni sono localmente presenti. Descrizione macroscopica: roccia olocristallina, faneritica costituita da quarzo (ialino sul grigio), plagioclasio (bianco latteo), anfibolo (di colore scuro) e biotite (di colore nero lucido). Descrizione microscopica (Accordi, 1998): struttura granulare, ipidiomorfa con cristalli di quarzo (25%), plagioclasio di composizione andesina-labradorite (45%), K-feldspato ortoclasio pertitico (5%), anfibolo orneblenda (10%) e biotite (15%) alterata in clorite o epidoto. Apatite e zircone sono presenti come minerali accessori. Foto campione:

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App-RI 6 – Intrusioni di Cima d’Asta e di Bressanone – Dolomiti (Bargossi et al., 1998) - Triangolo rosso: sito dei campioni RI-6a e RI-6b; cerchio rosso: sito campione RI-6c.

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-6b P427E monzogranito Località di provenienza: Ponte del Salton, Cima d’Asta, Dolomiti. Il campione si riferisce alla porzione monzogranitica del plutone (vedi campione RI-6a). Descrizione macroscopica: roccia olocristallina, inequigranulare, ipidiomorfa a grana medio-grossa. Si riconoscono: quarzo (ialino di colore grigio), plagioclasio e ortoclasio (entrambi di colore bianco latteo) e biotite (di colore nero lucido). Descrizione microscopica (Accordi, 1998): struttura granulare, ipidiomorfa costituita da K-feldspato ortoclasio (30%), spesso pecilitico, quarzo (40%), plagioclasio spesso zonato e di composizione oligoclasio (15%), e biotite (15%). Nelle porzioni di contatto tra plagioclasio e K-feldspato si notano concrescimenti mirmechitici. Apatite e zircone sono presenti come minerali accessori. Foto campione:

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-6c P425E granodiorite Località di provenienza e note informative: Rio di Pusteria (Bressanone) (vedi App-RI 6). Il complesso intrusivo di Bressanone è composto da due fasce distinte di rocce i cui magmi si sono intrusi circa 280 Ma fa: una fascia ha composizione granodioritica-granitica ed affiora lungo il margine settentrionale del Sudalpino; l’altra è dioritico-granitica ed affiora a sud-est della prima. L’intero corpo intrusivo è delimitato a nord dalla Linea della Punteria e dalla Linea delle Giudicarie, a sud dalla Linea delle Giudicarie (Bargossi et al., 1999). Descrizione macroscopica: roccia olocristallina, faneritica, a grana media. I componenti fondamentali riconoscibili sono: quarzo (ialino di colore grigio), plagioclasio e K-feldspato (entrambi di colore bianco latteo), e biotite (di colore nero lucido). Descrizione microscopica (Accordi, 1998): struttura granulare, ipidiomorfa costituita da quarzo (40%), plagioclasio zonato e di composizione andesinica (35%), K-feldspato ortoclasio (10%), biotite (15%). Apatite, zircone e allanite sono presenti come minerali accessori. Foto campione:

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-7 P47E quarzo-sienite Località di provenienza: Balma, Valle del Cervo (Biella). Il plutone oligocenico (37-42 Ma) affiorante, per circa 35 km2, nella zona Sesia-Lanzo (vedi App-RI 7) si trova intruso nelle rocce del basamento prealpino (eclogitici e metapeliti). Da un punto di vista composizionale, il plutone ha una struttura concentrica: nella porzione esterna (“Complesso monzogranitico”) prevalgono quarzo-monzoniti a grana media; la porzione più interna (“Complesso sienitico”), a grana fine, varia in composizione da monzonitica a quarzo-sienitica (a quest’ultima si riferisce il campione RI-7); infine, la porzione centrale (“Complesso granitico”) ha una composizione monzogranitica, caratterizzata da cristalli centimetrici di K-feldspato che conferiscono alla roccia una tessitura porfirica. Origine del nome “sienite”: il nome “sienite” deriva da Syene, l’antica Assuan, in Egitto, dove esistono cave di questo tipo di roccia sfruttate fin dall’antichità. Descrizione macroscopica: roccia olocristallina, faneritica a grana media con un’associazione mineralogica data da: feldspato (di colore rosa), plagioclasio (bianco latteo), anfibolo (di colore scuro) e biotite (di colore nero lucido). Descrizione microscopica (Accordi, 1998): struttura granulare, ipidiomorfa costituita da K-feldspato ortoclasio pertitico (50%), plagioclasio di composizione oligoclasio (20%), quarzo (<10%), anfibolo orneblenda (15%) e biotite (5%). Titanite, apatite e magnetite sono presenti come minerali accessori. Foto campione:

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App-RI 7 – Balma, Valle del Cervo (Bigioggero e Tunesi, 1988) - Triangolo rosso: sito campione RI-7.

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-8 P302E sienite a feldspato alcalino Località di provenienza: ignota. Descrizione macroscopica: roccia olocristallina, inequigranulare a grana grossa. Si riconoscono cristalli di feldspato (ialino sul grigio) di dimensioni centrimetriche e minerali femici (di colore scuro). Descrizione microscopica (Accordi, 1998): il campione risulta costituito da K-feldspato ortoclasio (80%), olivina (10%), clinopirosseno (5%) e biotite (5%). Apatite e magnetite sono presenti come minerali accessori. Foto campione:

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-9 P9E granodiorite Località di provenienza e note informative: M. Capanne, Isola d’Elba (vedi App-RI 9). Il campione proviene dall’intrusione affiorante in località M. Capanne (Rocchi et al., 2003). Il plutone di M. Capanne fa parte delle masse intrusive di età neogenica (5-7 Ma) affioranti nell’areale toscano (Elba, Giglio, Montecristo, Gavorrano, Campiglia M.), e connesse alla prima fase di apertura del Mar Tirreno. Il plutone ha una forma domiforme, una grana medio-grossa, in cui spiccano cristalli centimetrici di K-feldspato (Coli et al., 2001). Descrizione macroscopica: roccia olocristallina, faneritica a grana medio-grossa formata da plagioclasio e K-feldspato (entrambi di colore bianco latteo), quarzo (ialino sul grigio), e biotite (di colore nero lucido). Sono presenti anche centimetrici cristalli di K-feldspato, a volte isorientati, ed inclusi mafici microgranulari. Descrizione microscopica (Accordi, 1998); struttura granulare, ipidiomorfa costituita da plagioclasio, spesso zonato, di composizione oligoclasio-andesina (40%), quarzo (30%), K-feldspato ortoclasio a volte pertitico (20%) e biotite (10%). Apatite e zircone sono presenti come minerali accessori. Gli inclusi mafici, la cui composizione varia da tonalite a monzogranito, consistono principalmente di plagioclasio e biotite (Rocchi et al., 2003). Foto campione:

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App-RI 9 – Isola d’Elba (Rocchi et al., 2003) - Triangolo rosso: sito del campione RI-9. Cerchio rosso: sito del campione RI-15.  

 

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-10a P242E granito Località di provenienza e note informative: Gallura (Sardegna settentrionale) (vedi App-RI 10). Le plutoniti affioranti nelle aree di Gallura (campione RI-10a) e di Ogliastra (costa di Arbatax, Sardegna orientale; campione RI-10b) fanno parte del segmento sardo del “batolite sardo-corso”, la cui messa in posto è avvenuta nell’ultimo stadio dell'orogenesi ercinica (tra 302 e 284 Ma; Devoniano-Permiano sup.). Le rocce ignee che lo costituiscono hanno affinità calcalcalina e composizione variabile da basico ad acida (gabbrodioriti, tonaliti-granodioriti, monzograniti e leucograniti; Poli et al., 1989). Il campione RI-10a si riferisce ad un campione di granito. Le plutoniti intrudono complessi metamorfici (facies da zeolitica ad anfibolitica) legati anch’essi all’orogenesi ercinica (età 344-290 Ma). Descrizione macroscopica: roccia olocristallina, faneritica, a grana medio-grossa con cristalli centimetrici di K-feldspato (rosa) associati a cristalli di dimensioni molto minori di plagioclasio (bianco latteo), quarzo (ialino) e biotite (di colore nero lucido). Descrizione microscopica (Accordi, 1998): struttura granulare, ipidiomorfa costituita da quarzo (40%), K-feldspato ortoclasio a volte pertitico (30%), plagioclasio zonato di composizione oligoclasio (25%) e biotite (5%). Apatite, magnetite e zircone sono presenti come minerali accessori. Foto campione:

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App-RI 10 – Gallura e Ogliastra, Sardegna (Poli et al., 1989) - Triangolo rosso: sito del campione RI-10a; cerchio rosso: sito del campione RI-10b.      

 

 

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-10b * P260E granito-filone basico Località di provenienza: Ogliastra, Sardegna orientale. In quest’area affiorano masse magmatiche intrusive (con un caratteristico colore rosato) che fanno parte del segmento sardo del “batolite sardo-corso”, e legate all’orogenesi ercinica (vedi App-RI 10). Le rocce intrusive di Ogliastra sono attraversate da dicchi basici, legati all’attività magmatica effusiva del Carbinifero sup-Triassico (Carmignani et al., 1999). Descrizione macroscopica: il campione mostra il contatto netto tra una porzione olocristallina granitoide ed una afirica di colore scuro. La porzione olocristallina ha una struttura faneritica, a grana medio-grossa, con cristalli di feldspato (di colore rosa) e quarzo (ialino sul grigio) prevalenti sul plagioclasio (di colore bianco latteo); si riconoscono anche rari cristalli di biotite (di colore nero lucido). La porzione afirica si riferisce ad una massa magmatica basica che ha attraversato il plutone, successivamente al completo raffreddamento di quest’ultimo, come dimostra il bordo vetroso visibile al contatto tra i due tipi di roccia, formatosi in seguito al brusco raffreddamento subito dall’intrusione basica. Descrizione microscopica (Accordi, 1998): la porzione olocristallina ha tessitura granulare ipidiomorfa e risulta costituita da quarzo (35%), K-feldspato ortoclasio pertitico (40%), plagioclasio di composizione oligoclasio (20%) e biotite (5%). Non essendo disponibile la sezione sottile della porzione afirica (roccia subvulcanica = roccia formata in condizioni crostali di bassa profondità), non è possibile fornirne la descrizione microscopica. Foto campione:

   

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-11 granito - filone basico Località di provenienza e note informative: località ignota della Sardegna (vedi campione RI-13). Descrizione macroscopica: roccia olocristallina, faneritica a grana medio-grossa composta K-feldspato (di colore rosa) e quarzo (ialino sul grigio) prevalenti rispetto al plagioclasio (di colore bianco latteo) e biotite (di colore nero lucido). La porzione di roccia basica risulta afirica, di colore nero, e mostra un orlo vetroso a contatto con la roccia incassante. Descrizione microscopica (Accordi, 1998): struttura granulare, ipidiomorfa, costituita da quarzo (35%), plagioclasio oligoclasio di composizione andesina (20%), K-feldspato ortoclasio (40%) e biotite (5%). Foto campione:

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-12 P5E granito Località di provenienza: Tranas (Svezia). Descrizione macroscopica: roccia olocristallina, ipidiomorfa costituita da cristalli centimetrici di K-feldspato e plagioclasio (entrambi rossastri e quindi non distinguibili sul campione a mano), quarzo ialino e scarsa biotite (di colore nero lucido). Descrizione microscopica (Accordi, 1998): il campione risulta costituito da K-feldspato microclino, pecilitico con struttura pertitica (45%), quarzo (40%), plagioclasio di composizione oligoclasio (10%) e biotite (5%). Magnetite, zircone fluorite e muscovite sono presenti come minerali accessori. Foto campioni:

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-13 P120E granito – filone basico Località di provenienza e note informative: ignota. Descrizione macroscopica: il campione rappresenta la porzione di contatto tra una roccia intrusiva, olocristallina, ed una roccia subvulcanica, nera ed afirica. La porzione di roccia olocristallina mostra una struttura granulare ed una grana media. I componenti riconoscibili in questa porzione sono: plagioclasio e K-feldspato (entrambi di colore bianco latteo), quarzo (ialino sul grigio), e biotite (di colore nero lucido). Il contatto con la porzione subvulcanica è netto, marcato da una pellicola arancione, con un bordo ben visibile su entrambi i litotipi rocciosi, dovuto ai processi petrologici connessi all’evento intrusivo. Descrizione microscopica (Accordi, 1998): il campione risulta costituito da quarzo (30%), plagioclasio di composizione andesinica (35%), K-feldspato ortoclasio (10%), biotite (25%). Apatite e zircone sono presenti come minerali accessori. Foto campione:

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-14 Località di provenienza e note informative: Descrizione macroscopica: Descrizione microscopica Foto campione: App-RI 14 –

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-15 P224 pegmatite in granodiorite Località di provenienza e note informative: S. Piero in Campo, M. Capanne, Isola d’Elba (vedi App-RI 9). Il campione proviene dall’intrusione affiorante in località M. Capanne e rappresenta una vena pegmatitica. Le pegmatiti sono rocce magmatiche a grana grossa, di colore chiaro-biancastro dovuto alla prevalenza di cristalli di K-feldspato e quarzo, spesso associate ad apliti. Le pegmatiti e le apliti si formano durante l'ultimo stadio di raffreddamento di un magma acido, dando luogo ad intrusioni in cui sono presenti minerali ricchi nella componente volatile (muscovite) ed elementi quali litio, uranio e terre rare (es. tormalina, granato, apatite). In particolare, le pegmatiti presenti nel plutone del M. Capanne sono ricercate dai collezionisti di minerali in quanto contengono cristalli di tormalina e berillo (Coli et al., 2001; Lucci  e  Pucci,  2012). Descrizione macroscopica: la porzione di granito è olocristallina, faneritica a grana grossolana; si riconoscono cristalli di quarzo (ialino), plagioclasio (bianco latteo) e ortoclasio (rosato), cristalli di biotite, il cui colore nero lucido conferisce alla roccia un indice di colore medio. La porzione di pegmatite risulta costituita in prevalenza da cristalli di K-feldspato, mentre rari sono i cristalli di quarzo e di tormalina (piccoli cristalli aciculari). Descrizione microscopica (Accordi, 1998): l’osservazione in sezione sottile è stata effettuata solo sulla porzione di granito. Il campione mostra una tessitura granulare, ipidiomorfa, costituita da quarzo (30%), plagioclasio spesso zonato e di composizione oligoclasio-andesina (35%), K-feldspato ortoclasio a volte pertitico (20%) e biotite (15%). I minerali accessori sono rappresentati da sporadici individui di apatite e zircone. Foto campione:

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-16 P421E gabbro Località di provenienza e note informative: Mattarana, Passo del Bracco, Liguria orientale (vedi App-RI 16). In quest’area affiorano le rocce dell’Unità del Bracco costituite da una porzione “inferiore” di ofioliti, deformate in ambiente oceanico e che comprendono peridotiti inglobanti masse di gabbri (da cui provengono i campioni RI-16 e RI-17) e rocce ultramafiche cumulitiche; su questa sequenza poggiano in discordanza basalti a pillow (geochimicamente simili ai MORB) a loro volta coperti da sedimenti oceanici (Cortesogno et al., 1987). Da un punto di vista tettonico, l’Unità del Bracco appartiene alle Unità Liguridi Interne (vedi didascalia App-RI 16). Il contatto gabbro-peridotite incassante non mostra segni di un brusco raffreddamento del fuso magmatico basico, indicando che la temperatura della peridotite al momento dell’intrusione doveva essere simile a quella del magma basico. Il gabbro del Bracco ha spesso una grana grossa, con cristalli decimetrici di pirosseno (varietà diallagio) e plagioclasio. I gabbri con questo tipo di tessitura sono noti come “eufotidi”, termine oggi in disuso. Origine del nome “MORB”: il nome MORB è l’acronimo di “Mid Ocean Ridge Basalt”, termine utilizzato per indicare basalti geochimicamente simili a quelli emessi lungo le dorsali oceaniche. Descrizione macroscopica: il campione è olocristallino, faneritico a grana grossa; presenta un elevato indice di colore dato dall’abbondante clinopirosseno (di colorazione verde lucido); le porzioni di colore bianco latteo sono costituite da plagioclasio. Foto campione:

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App-RI 16 – Figura 1 (in alto): Unità Liguridi Interne ed Esterne (modificata da Marroni e Tribuzio, 1996) - Le ofioliti dell’Appennino Settentrionale sono resti della porzione ligure della litosfera oceanica Tetidea e rappresentano due domini paleogeografici distinti: un dominio intra-oceanico (Liguridi Interne), il cui analogo sono gli slow-spreading ridges ed un dominio rappresentante una zona “fossile” di transizione oceano-crosta, con porzioni di lherzolite associate a basalti tipo MORB e rari olistoliti di crosta continentale (Liguridi Esterne). Figura 1 (a destra): Mattarana, P.sso del Bracco (Cabella et al., 1997) - Triangolo rosso: sito dei campioni RI-16 e RI-17.  

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Introduction Riccardo Tribuzio Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Pavia, Italy The ophiolite bodies of the Alpine-Apennine belt are lithospheric remnants of the Ligure-Piemontese (or western Tethys) basin. This basin, developed in the Middle to Upper Jurassic in conjunction with the opening of the Central Atlantic Ocean, separated the Europe-Iberia plate to the northwest from the Africa-Adria plate to the southeast.

Ophiolite sequences representing different palaeogeographic domains of the Ligure-Piemontese basin are exposed in eastern Liguria (northern Apennine, Fig. 1). In particular, the ophiolites are found within the Ligurian tectonic units, which represent the uppermost nappes of the northern Apennine stack and are subdivided into two main groups (e.g. Marroni et al. 1998). In the External Ligurian units, the ophiolites are associated with rocks of continental origin and are attributed to a marginal ocean domain (Fig. 2). The ophiolites from the Internal Ligurian units show no relationship with continental material and are ascribed to a distal portion of the Ligure-Piemontese basin. In the External Ligurian units, ophiolite bodies occur as slide blocks (up to km-scale, Marroni et al. 1998), together with slide blocks of continental origin, within Upper Cretaceous sedimentary mélanges. These ophiolites are mostly represented by mantle and basalt flow sequences, with minor gabbros and Middle Jurassic-Upper Cretaceous pelagic sediments. The rocks of the continental crust are essentially peraluminous granitoids, gabbro-derived granulites and lower-crust pyroxenites (Marroni et al. 1998; Montanini and Tribuzio 2001) of late Palaeozoic age (Meli et al. 1996; Renna and Tribuzio 2009a). The peraluminous granitoids are locally in primary contact relationships with the ophiolitic basalts and the pelagic sediments (Molli 1996).

Figure 1. Sketch map of the eastern Liguria Apennine (slightly modified after Marroni and Tribuzio, 1996). 1 Plio-Quaternary deposits; 2 post-orogenic Ranzano sequence (late Eocene-early Miocene); 3 Antola Helminthoid flysch unit (Campanian-Paleocene); 4 Internal Ligurian unit (Middle Jurassic-Paleocene); 5 sedimentary mélanges of the External Ligurian units; 6 Helminthoid flysch and associated sedimentary sequences of the External Ligurian units; 7 Tuscan and Canetolo units; 8 main ophiolitic bodies from Internal and External Ligurian units.

 

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-17 P97E, 17 gabbro Località di provenienza e note informative: Mattarana, Passo del Bracco, Liguria orientale. Campione di gabbro “eufotide” della successione ofiolitica dell’Unità del Bracco (vedi campione RI-16). Origine del nome “ofiolite”: il nome deriva dal greco (ophìs: serpente e lithòs: roccia) ed indica rocce i cui colori risultano simili a quelli della pelle dei serpenti. Le ofioliti comprendono non solo le peridotiti serpentinitizzate, ma anche gabbri e basalti (detti anche diabasi). Descrizione macroscopica: i campioni sono olocristallini, faneritici a grana grossolana; presentano un elevato indice di colore dato dall’abbondante clinopirosseno (di colore verde lucido); le porzioni di colore bianco latteo sono costituite da plagioclasio. Foto campioni:

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-18 Località di provenienza e note informative: Descrizione macroscopica: Foto campione:

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-19 (a e b)* pegmatiti Località di provenienza e note informative: Olgiasca, Lago di Como (App-RI-19). Nella penisola di Olgiasca, filoni pegmatitici, ricchi di minerali rari (apatite, fluorite, granato, tormalina, uraninite, zircone, etc), intrudono lo "gneiss di Morbegno" (che affiora a sud del plutone della Val Masino-Val Bregaglia, App-RI-5). Per una breve descrizione sulle pegmatiti si veda la scheda RI-15. Descrizione macroscopica: entrambi i campioni di pegmatite mostrano un contatto netto con la roccia incassante ("gneiss di Morbegno") ed una tessitura faneritica a grana grossa nella quale si riconoscono cristalli di K-feldspato e quarzo. Nel campione RI 19a sono visibili anche piccoli cristalli neri di tormalina e piccolissimi cristalli isodiametrici rossastri, che potrebbero essere di granato. Foto campioni:

CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-20* P300E pegmatite Località di provenienza e note informative: Olgiasca, Lago di Como (App-RI-19). Descrizione macroscopica: il campione in oggetto è costituito esclusivamente da grossi individui di quarzo. Foto campione:

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App-RI 19 – Olgiasca, Como (Spalla et al., 2002) - Triangolo rosso: sito campioni RI-19 e RI-20.  

 

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-21* P223E pegmatite Località di provenienza e note informative: località ignota. Descrizione macroscopica: roccia olocristallina, faneritica nella quale si riconoscono centimetrici cristalli di tormalina (di colore nero) e K-feldspato (di colore bianco latteo). Foto campione:

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-22 P191E peridotite Località di provenienza e note informative: Pont Canavese, Val Locana, Torino (App-RI-22). In quest’area affiorano rocce ultrafemiche, classificate come peridotiti (vedi diagramma Ol-Opx-Cpx), appartenenti alle “peridotiti piemontesi” affioranti ad ovest di Lanzo. Descrizione macroscopica: roccia olocristallina, a struttura faneritica, grana grossa e colore scuro che rende difficile la distinzione tra i tipi di minerali femici (olivina e pirosseni) che la costituiscono. Descrizione microscopica (Accordi, 1998): il campione risulta costituito da olivina (65%), clinopirosseno (15%) e ortopirosseno (20%). Foto campione:

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App-RI 22 – Schema tettonico del Massicio di Lanzo (Kaczmarek e Muntener, 2008) – Il campione RI-22 proviene dall’area delle serpentiniti Piemontesi affioranti ad ovest di Lanzo.

early Mesozoic, during the opening of the LigurianTethys.The Lanzo peridotite has an overall fertile compositionwith respect to primitive mantle abundances, with calcu-lated melt extraction of about 6% in the northern bodyand 6^12% in the southern body (Bodinier, 1988). Theextracted melts have a transitional mid-ocean ridge basalt(T-MORB) composition in the north, and aT- to normal(N-)MORB composition in the central and southernpart, respectively (Bodinier, 1988). The Lanzo massif

shows evidence of melt formation and melt extraction(Boudier & Nicolas, 1972; Boudier, 1978; Nicolas, 1986)such as plagioclase^pyroxene clusters, plagioclase lensesand dunites. More recent studies emphazize the role of‘asthenospherization’ of a previous lithospheric mantledomain (Mu« ntener & Piccardo, 2003; Piccardo et al.,2004; Mu« ntener et al., 2005). The massif contains numerousigneous rocks ranging from troctolites and olivine gabbrosto oxide gabbros and porphyritic basaltic dykes (Boudier& Nicolas, 1972; Boudier, 1978; Bodinier et al., 1986;Kaczmarek et al., 2008), cutting mantle structures andpyroxenite layering.The high-temperature deformation history of the

Lanzo massif was originally attributed to the emplacementof mantle diapirs and thus the shear zone structuresmay have developed in response to diapiric uprise of thelherzolite body in a more or less symmetric extensionalgeometry (Nicolas, 1986). An alternative hypothesis wasthat they may have developed in an asymmetric system,as for example in the Ligurian peridotites (Vissers et al.,1995).The primary minerals of the peridotites and the gab-

broic dykes were partially transformed into eclogite-faciesparageneses during Alpine metamorphism (Kienast &Pognante, 1988; Pelletier & Mu« ntener, 2006), in particularat the borders of the massif (Fig. 1). In the northwesternpart the peridotite core is surrounded by serpentinizedperidotites and strongly foliated serpentinites (Bente &Lensch, 1981). In places, the top of the mantle rocks iscovered by ophicarbonate breccias (Pelletier & Mu« ntener,2006).

F I ELD RELAT IONS OF AH IGH-TEMPERATUREMANTLE SHEAR ZONEMapping and distribution ofperidotite microstructuresObservations of deformation features in the field and sub-sequent study of thin sections allow five types of micro-structure (a complete description of the microtextures isgiven below) to be distinguished. Deformation texturesvary progressively from porphyroclastic to mylonitic.The deformation is often gradational and can changebetween outcrops. The five microstructural groups are:(1) porphyroclastic texture; (2) porphyroclastic fine-grained texture (PFG); (3) proto-mylonite; (4) mylonite;(5) mylonite containing ultra-mylonite bands. Modal com-positions, microstructural groups and degree of alterationare summarized in Table 1. The porphyroclastic texture(1) is characterized by large, centimetre-scale, weaklydeformed olivine, orthopyroxene and clinopyroxene crys-tals embedded in a matrix (Fig. 3a). Spinel grains are

Lyon

Lanzo area

Torino

Genova

FirenzeLigurian sea

ITALY

AUSTRIA

GERMANY

FRANCE

SWITZERLAND

N

Pyroxenitelayering

Foliation

central body

southern body

northern body

Mt Druina

Mt Civrari

Mt Sapei

Rubiana

Val della Torre

Lanzo

Ceres

Viu

Col del Lis

Mt MusineAlmese

5 Km0

Sturadi Viu

Stura di Lanzo

Caselette

Gran Paradiso orthogneiss

Sesia Lanzo zone (gneiss minuti)

Mesozoic Metasediments

Piemontese ophiolitic metabasite

Piemontese and Lanzo serpentinites

Lanzo peridotite

Late cenozoic sedimentary cover

Mt Arpone

Richiaglio

Uia di Calcante

Fig. 1. Tectonic map of the Lanzo massif, modified after Boudier &Nicolas (1972), Boudier (1978) and Pognante (1989). The box corre-sponds to the detailed study area shown in Fig. 2.

KACZMAREK & MU« NTENER MELT MIGRATION AND DEFORMATION

2189

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ovember 3, 2010

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-23 P193 peridotite Località di provenienza e note informative: Monte Aiona, Val d’Aveto, Genova (vedi App-RI 29). All’interno dell’Unità del M. Aiona si trovano rocce ultrafemiche variamente serpentinizzate; i campioni meno alterati mostrano un’associazione mineralogica tipica di lherzoliti. Il campione RI-29 proviene dalla località della Pria Burgheisa (versante sud del Monte Aiona) che rappresenta uno dei pochi esempi di quest’area di peridotite lherzolitica scarsamente serpentinizzata. Descrizione macroscopica: roccia olocristallina che mostra una disposizione dei cristalli di pirosseno (in rilievo e di colore verde scuro) secondo bande parallele fra loro; tale disposizione è stata generata dal processo di riequilibrio metamorfico che la roccia ha subito. Nelle cavità si osservano più frequentemente cristalli di olivina che, essendo serpentinizzata, risulta più facilmente erodibile. Descrizione microscopica (Accordi, 1998): roccia granoblastica costituita da olivina (70%), ortopirosseno (15%), clinopirosseno (15%). Cromite e plagioclasio sono presenti come minerali accessori. Foto campione:

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App-RI 29 – M. Aiona, Liguria (Montanini et al., 2008).

 

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CAMPIONE (VECCHIA NUMERAZIONE) CLASSIFICAZIONE RI-24 P272 peridotite (serpentinizzata) Località di provenienza e note informative: Figline di Prato, Firenze. Peridotite affiorante nell’area di Prato ( nota anche come “verde di Prato”), storicamente cavata nei dintorni del borgo medioevale di Figline, una frazione di Prato localizzata sulle prime pendici dell’Appennino. Descrizione macroscopica: il campione mostra i colori tipici di una serpentinite, con un colore prevalente verdastro a chiazze più scure. Queste ultime rappresentano probabilmente minerali relitti (ortopirosseni) della paragenesi primaria. Descrizione microscopica (Accordi, 1998): roccia completamente serpentinizzata con associazioni a serpentino, clorite e magnetite. La paragenesi originaria doveva essere quella di una peridotite, con olivina prevalente, ortopirosseno abbondante e clinopirosseno subordinato; sporadicamente poteva essere presente un plagioclasio calcico. Foto campione:

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Bibliografia Accordi S., 1998. Le rocce intrusive della collezione didattica di petrografia dell’Università di Parma. Tesi di Laurea, Università di Parma, 191 pagg. Bargossi G.M., Rottura A., Vernia L., Visonà D. e Tranne C.A., 1998. Guida all’escursione sul distretto vulcanico atesino e sulle plutoniti di Bressanone-Chiusa e Cima d’Asta. Memorie della Società Geologica Italiana, vol. 53, 23-41 Bargossi G. M., Del Moro A., Ferrari M., Gasparotto G., 1999. Caratterizzazione petrografico-geochimico e significato dell’associazione monzogranito-inclusi femici microgranulari della Vetta di Cima d’Asta (Alpi Meridionali). Mineralogia e Petrographica Acta, vol. XLII, 155-179 Bigioggero B. e Tunesi A., 1988. The “Valle del Cervo” plutonic body. Notes to the field trip on 1st October 1987. Rend. Soc. It. Min. Petrol., vol. 43-2, 355-366 Boriani A., Burlini L., Caironi V., Giobbi Origoni E., Sassi A. e Sesana E., 1988. Geological and petrological studies on the hercynian plutonism of Serie dei Laghi – geological map of its occurrence between Valsesia and Lago Maggiore (N-Italy). Rend. Soc. It. Min. Petrol., vol. 43(2), 367-384 Cabella, R., Garuti, G., Oddone, M. e ZaccariniF., 2002. Platinum-Group Element geochemistry in chromitite and related rocks of the Bracco gabbro complex (Ligurian Ophiolites, Italy). 9thInternational Platinum Symposium, July 21-25 2002, Billings, Montana (USA). A.Boudreau ed.: Extended Abstracts, 69-72. Carmignani L. et al., 1999. Carta geologica e strutturale della Sardegna e della Corsica, scala 1:500.000, Servizio Geologico d’Italia Castellarin A., Lucchini F., Rossi P. L., Sartori R., Simboli G., Sommavilla E., 1982. Note geologiche sulle intrusioni di Predazzo e dei M. Monzoni. In: Guida alla Geologia del Sudalpino Centro Orientale (Ed: A. Castellarin e G. B. Vai), Soc. Geol. Ital., 211-219, Casa editrice: Pitagora, Bologna. Coli M., Conticelli S., Pandeli E., Moratti G., Papini P. e Tommasini S., 2001. C-Western Elba. Ofioliti, vol. 26, 347-356 Cortesogno L., Galbiati B. e Principi G., 1987. Note alla “carta geologica delle ofioliti del Bracco” e ricostruzione della paleografia Giurassico-Cretacica. Ofioliti, vol. 12 (2), 261-342 Crespi R. e Schiavinato G., 1967. Contatti tra plutoniti e rocce incassanti nel settore sud-occidentale dell’intrusione terziaria di Val Masino-Val Bregaglia. Bollettino della Società Geologica Italiana, vol. 86, 381-393 Gandolfi G., Paganelli L., 1974. Ricerche geologico-petrografiche sulle plutonici erciniche della zona del Lago Maggiore. Memorie della Società Geologica Italiana, vol. 13(1), 119-144 Kaczmarek, M.-A. e Muntener, O., 2008. Juxtaposition of melt impregnation and high-temperature shear zones in the upper mantle; field and petrological constraints from the Lanzo Peridotite (Northern Italy). Journal of Petrology, vol. 49, 2187-2220.

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Diagrammi classificativi (secondo normativa IUGS)

(vedi sito web: http://www.dst.unipi.it/dst/rocchi/SI/Home.html)

Diagramma classificatico-modale QAPF per rocce con M<90 (Le Maitre, 1989) (Q=quarzo; A=feldspato alcalino; P=plagioclasio; F=feldspatoide)

Diagrammi classificatico-modale per le rocce gabbroidi.

09/10/13 16:10Le rocce plutoniche

Pagina 1 di 2http://www.dst.unipi.it/dst/rocchi/SI/R._plutoniche.html

Home R. vulcaniche R. plutoniche R. subvulcaniche Microstrutture Approfondimenti References

Roccia plutonica:

Si definisce plutonica (o intrusiva) una roccia ignea formatasi a profondità considerevole all’interno della Terra per solidificazione di unmagma, ed è caratterizzata da una grana da medio a grossa e da una tessitura granitoide. Seguendo la classificazione IUGS (InternationalUnion of Geological Sciences Subcommission) queste si classificano modalmente in base alle proporzioni di cinque gruppi di minerali:Q = quarzo e polimorfi della silice, A = feldspati alcalini; P = plagioclasio (di composizione maggiore di An5) e scapolite; F = feldspatoidi(foidi); M = tutti gli altri minerali (mafici). Se la percentuale dei minerali mafici è minore di 90, la roccia è classificata utilizzando il doppiotriangolo QAPF. Rocce con M maggiore di 90, si definiscono Ultramafiti e si classificano con diagrammi triangolari specifici.

silexite

granitoidi ricchi in Qtz

granito a feldspatialcalini

tonalite

granodiorite

monzogranitosienogranito

quarzo monzodiorite

quarzo diorite

diorite

quarzo monzogabbro

quarzo gabbro

quarzo anortosite

monzodiorite

monzogabbro

gabbroanortosite

granito

diorite a foidigabbro a foidianortosite a foidi

monzodiorite a foidimonzogabbro a foidi

quarzo monzonitequarzosienite

quarzo sienite afeldspati alcalini

sienite monzonitesienite a feldspatialcalini

sienite a foidi monzonite a foidi

sienite a feldspatialcalini e foidi

foid dioritefoid gabbro

foidolite

foid sienite

foid monzosienite foid monzogabbro

foid monzodiorite

M ≥ 90

QAPF Streckeisen, A. L., (1974)

Le rocce plutoniche

 

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Diagrammi classificatico-modale per le rocce ultrafemiche (M>90)

Page 53: Rocce intrusive vulcaniche

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04/10/13 11:49M ≥ 90

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Ol

Cpx

dunite

lherzolite

harzburgite wehrlite

clino-pirossenite

orto-pirossenite websterite

olivinwebsterite

olivinortopirossenite olivin

clinopirossenite

Duniti

Peridotiti

Pirosseniti

Opx

Ol

Px Hbl

peridotitea horneblenda

peridotitepirossenica

peridotite a pirossenoed horneblenda

pirosseniteolivinica pirossenite

a olivinae horneblenda

pirossenitea horneblenda

pirossenite

horneblenditeolivinicahorneblendite

a olivinae pirosseno

horneblenditea pirisseno

horneblendite

Duniti

Peridotiti

Pirosseniti eHorneblediti

dunite

Ultramafiti:

Rocce ultrafemiche (M ≥ 90)