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Michela Badii- Panel 1 Feeding The City - Siena 25th June

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Feeding the City: Production, Representation and Engagement Symposium - Siena, 25th June Introductory Panel Sustainability in Tuscany: a modern for an ancient story?

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Page 1: Michela Badii- Panel 1 Feeding The City - Siena 25th June

Feeding the City: Production, Representation and EngagementIntroductory Panel

Sostenibilità in Toscana: un concetto moderno per una vecchia storia?

Prof. Ivo Biagianti University of Siena, Chairs of History of Modern and Contemporary Tuscany andModern History.Prof. Marina Marengo, University of Siena, Chairs of Cultural Geography and EconomicGeography.

Convenor:Michela Badii (University of Siena- University of Milano-Bicocca)

Abstract (english version)

The panel proposes an open dialogue on the topic of 'sustainability', as a cultural category, focusedon Tuscany, landscape and local food production.

We want to discuss whether, in the use of local resources, it is possible to draw lines of continuity(or discontinuity) between past and present. The contribution will enable interdisciplinaryviewpoints and perspectives of interpretation - historical, geographical and anthropological – of theeconomic and cultural-historical heritage of the area.

In Tuscany, the idea of sustainability as we define it today (Bruntland Report), has straordinaryexamples in the way local people has dealt with natural resources. Food is a key topic, as we see itboth in historical and social perspective.

How can we feed the city today? In Tuscany, the relations beetween the city and the countrysidehave always been very strong till the begining of the Sixties when the peasants abandoned thecoutryside and left behind not only the knowledge, but also the socialization practices. Thisanthropological change also implies the loss of the social value of food.

Since then, city and countryside have had distinct development. Rural areas have become marginal,expecially for the immaginary, and exploited as extensive, industrial monocoltural or for leisure,whether the city has become the only place for training, working, living.

How can we reconnect cities and rural areas? Even in big cities, urban gardening and farmers'market express the need of a renewed link with the ground.

Like in traditional cultures, where food was a key point for social relations (food as gift, exchange,sharing and socialization) we need to rediscover the symbolic value of food.

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Abstract

Il panel propone un dialogo aperto con il pubblico sul tema della ‘sostenibilità’ esplorandone ilsignificato come categoria culturale. Tre linee di riflessione su forme della ruralità toscana,paesaggio e cibo, supportate anche da una documentazione fotografica, anche d’archivio,costituiranno il filo della tavola rotonda.In particolare la discussione verterà sulle specificità del territorio toscano e senese, e se siapossibile tracciare linee di continuità (o discontinuità) tra passato e presente, nei modi disocializzazione e trattamento delle risorse locali lette oggi in chiave ‘sostenibile’. L’apportointerdisciplinare consentirà di incrociare diversi sguardi e prospettive di lettura - storica,geografica e antropologica – del bagaglio storico-culturale e economico del territorio.

Introduzione ai temi

Il titolo si pone come una interrogazione su come tracciare possibili connessioni tra la‘sostenibilità’, come idea contemporanea di sviluppo, e le specificità del territorio toscano trapassato e presente. Istituzionalmente il concetto nasce recentemente, nel 1987, dal rapportoBruntland (Commissione Mondiale sull’ambiente e lo sviluppo):

“Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettereper le generazioni future di soddisfare i propri bisogni”

Il concetto di sostenibilità contiene in sé molteplici livelli che attengono non solo alla gestioneeconomica delle risorse ma anche agli aspetti sociali e quindi culturali dell’agire dell’uomo. L’ideadi conservazione per una durevolezza delle risorse trova in Toscana straordinari esempi insiti neldeposito culturale che offre il territorio, già prima che tale concetto prendesse campo, evidenti nelleopere di addomesticamento dello spazio e nei legami che l’uomo ha intessuto intorno alle risorse eall’ambiente.

Occorre dunque coniugare una sensibilità non solo ecologico-ambientale ma anche storico culturale,una visione di lungo periodo su come le risorse locali hanno risposto ai bisogni, agli equilibrisociali, che oggi sembrano sfumarsi nella proliferazione di opzioni produttive e di consumo. Questo panel si sofferma proprio su queste due linee: il tempo (ovvero la storia) e lo spazio, ovverola costruzione dei luoghi (territorio, paesaggio). Il paesaggio, agrario e urbano, come operazione creativa dell’uomo che può essere decifrato con unocchio consapevole già dall’estetica stessa. E tra le risorse un sicuro riferimento è il cibo, comevalore universale e allo stesso tempo relativo, vettore di diversità culturale anche interna allecomunità. I modelli alimentari che distinguono la dieta toscana (oggi si direbbe mediterranea)restano sostanzialmente immutati (ortaggi, pane, vino, olio, carne) sono cambiati semmai i circuitidi approvvigionamento e produzione (de-territorializzata, industrializzata). Ma essi assumono unsignificato molteplice se letto in base all’uso sociale. Prodotti e pietanze cosiddette tradizionali sonostate per lungo tempo modello dietetico delle classi popolari che, vedendo in esse il riflesso dellapropria povertà, proiettavano nell’aspirazione ai costumi alimentari urbani (espressi nell’eccessoalimentare festivo ad esempio), un simbolo di temporanea ricchezza, mentre oggi assistiamo ad unrovesciamento dei valori, nell’identificare nella ruralità un modello di benessere, della persona edell’ambiente.

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Come si può dunque oggi nutrire la città: uno dei nodi centrali del ‘modello toscano’, e del centroItalia in generale, è stato lo stretto rapporto tra città e campagna, un rapporto reciso negli anni 60’con l’industrializzazione ed il conseguente esodo dalle campagne, a cui è seguita una drasticaperdita delle agri-culture locali, dei saperi e delle pratiche di socializzazione intorno alle risorse, lecui ripercussioni si propagano ancora oggi. In questa rottura col mondo agricolo, lo storico EricHobsbawn individua uno tra i più grandi mutamenti antropologici del ‘900: “è venuta a termine lalunga era nella quale la stragrande maggioranza del genere umano è vissuto coltivando campi eallevando animali (Il secolo breve, ed. orig. 1994: 21).Da allora città e campagna hanno avuto sviluppi paralleli: quest'ultima, sempre più marginalizzatanell’immaginario locale (la terra come una vergogna) e dalle politiche stesse (regionali, europee)che l’hanno ridotta a passivo serbatoio di monocolture industriali, si è chiusa in una sublimazioneestetica, mondo di servizi, turistico, di loisirs (leisure), e la città unica dimensione del lavoro, delladignità, della formazione della persona. Solo dagli anni 80' avviene un parziale recupero delle campagne, con i cosiddetti neo-rurali, ma inchiave di mercato di nicchia, di élite. Cosa si recupera dunque oggi di un lascito interrotto, perriattivare una relazione sostenibile? Come riconnettere il mondo agricolo ai ritmi della città (eviceversa), ripensando in chiave di continuità innovativa quel lascito che le civiltà agricole (come lamezzadria) hanno inscritto nel paesaggio e nei modi di produrre e culturalizzare le risorse. Alcuniesempi sono ben visibili: gli orti, che ostinatamente i vecchi contadini, e i loro discendenti, hannori-creato in città, nelle periferie, quasi come un bisogno, da urbanizzati, di continuità con la terra;oppure i mercati, spazi dello scambio economico, ma anche della socializzazione, oggi relegati afunzioni secondarie (quella che oggi cerchiamo di riattivare con la cosiddetta filiera corta). Come nelle società tradizionali, dove ad esempio l'alimentazione fungeva da consolidamento dirapporti sociali (come dono, come condivisione, scambio e socializzazione), è opportuno ritrovare ilvalore simbolico del cibo. Non come avviene spesso nei prodotti tipici, dove la rigidità deidisciplinari europei impedisce spesso alle comunità di organizzarsi autonomamente in base alleproprie forme di riconoscimento.In una società non più governata da grandi momenti collettivi (religiosi, civili) sempre più soggettaa derive individualizzanti – il corpo individuale che sceglie come farsi da sé –, è opportuno forseintercettare linguaggi e spazi che rispondono alla contemporaneità e ai nuovi bisogni. Lasostenibilità oggi può essere proposta come una scelta, un progetto per l'individuo, e dunque puòinfiltrarsi nei nuovi regimi dietetici o negli spazi di riconoscimento di un certo tipo di uomocontemporaneo, come nell’impegno civico, nella convivialità e militanza, nelle pratiche agro-ecologiche e riattivando quei piani di socialità connessi alle forme locali (di lavoro, dicondivisione), che siano tuttavia spazi inclusivi, attivati dal basso, capaci di restituire vitalità allerisorse – siano esse agricole, artistiche o paesaggistiche.