Il principio e l'unit fontale - che fungeva da base e
fondamento sostanziale per tutte le sue manifestazioni diverse,
variabili e concrete ritorna ad essere l'argomento privilegiato
della scuola di filosofia di Elea, colonia dei focesi sulle coste
dell'attuale Campania meridionale. Prima della trattazione di
Parmenide,
4.
Zenone e Melisso, la tradizione storiografica anticipa alcuni
tratti della figura e del pensiero diSenofanedi Colofone (VI-V sec.
a.C.), molto attivo contro l'antropomorfismo religioso della
tradizione mitica e poetica greca (Omero, Esiodo). Critico della
trasposizione ed alienazione per somiglianza delle forme e delle
azioni umane agli dei, il pensatore ionico sottolinea la
persistenza sostanziale (eterna) di un'unica divinit, assolutamente
lontana da qualsiasi rappresentazione umana. L'apertura universale
e totale di questo Essere gli impedisce di essere posto o creato,
in quanto il nulla presupposto non potrebbe godere di alcuna
attivit.
5. Parmenide.
Nato e vissuto ad Elea (550-450 a.C.), Parmenide il fondatore
della scuola omonima di filosofia. Scrisse un'opera filosofica in
versi intitolataSulla Natura , della quale ci restano solo alcuni
frammenti disorganici, di difficile e controversa
interpretazione.
A fianco il testo in italiano, inglese, francese e greco
originale.
6.
Anche Parmenide pare riferirsi all'inizio del suo poema
filosofico al concetto di apertura d'orizzonte - il solido cuore
della ben rotonda verit (fr. 1) per rimarcare subito e fortemente
due vie di ricerca: l'una possibile, l'altra impossibile. La prima
- offerta dalla persuasione portata dalla verit la via che
affermala necessit dell'Essere ; la seconda quella che al contrario
la nega. Per affermare la possibilit dell'essere e del non-essere
(fr. 2). Se la prima necessit impone una logica verticale assoluta,
la seconda possibilit oscilla continuamente fra affermazione e
negazione. La prima via quella della ragione, la seconda quella
della sensibilit, dell'apertura di fronte al soggetto di una
duplice ineliminabile apparenza.
7.
Questa apertura di sensibilit del soggetto porta allora il
non-essere e l'essere ad essere egualmente possibili - identici - e
nello stesso tempo ad essere diversi, distinti, contrapposti e
separati: ognuno altro all'altro - non identici (ancora fr. 2). Si
potrebbe tradurre: insieme e non-insieme. Cos i mortali che nulla
sanno, vanno errando, gente dalla doppia testa ( ibidem ). Questa
impostazione, inoltre, consente che l'ente che appare possa prima
non-essere e poi essere, per infine di nuovo non-essere, secondo la
circolarit del tempo. Parmenide dunque costretto a negare
quell'apertura creativa e dialettica, che era stato il
raggiungimento pi importante della scuola filosofica della Ionia.
Per questo deve negare la possibilit della variazione e del
movimento ed affermare invecel'immobilitdel suo essere
necessario.
8.
Non solo: egli deve aggiungere alle caratteristiche del suo
Essere il fatto di ragione che esso non possa aprirsi ad una
valutazione di diversit. Esso deve rimanereuno .
Ricapitolando ed aggiungendo ulteriori caratterizzazioni
razionali all'Essere parmenideo:
1) la sua necessit impossibilit di nascita o di morte,
dunqueeternit ;
2) la sua immobilit coincide con la suaimmutabilit ;
3) la sua unit indifferenziazione,eguaglianza compiuta
(indivisibile ed impartibile) .
9.
Ma come operare ed agire rispetto alla giustizia di questo
Essere? Deve comunque sussistere un orizzonte di razionalit, che
consenta di generare il giudizio (opinione), combinando apertura di
diversit, confronto e relativa identificazione. Per poter fare
questo Parmenide appoggia sopra alla struttura di base della
propria ontologia fondamentale, sulla verticale della propria
logica assoluta, una coppia di opposti e divaricati fattori agenti,
reciprocamente ed unitariamente agenti al modo degli Ionici:
lanottee laluce . Questo gli consente di recuperare quella fonte
creativa e sensibile, profonda ed espressiva, che in precedenza
aveva negato: ora l'insieme delle cose del mondo ad essere vivo e
mobile.
10. Zenone.
La logica assoluta di Parmenide impedisce la nascita ed il
sorgere di una potenza e di un atto che delimitino e determinino le
condizioni e realizzino i termini di quella processualit
eventualmente circolare denominatadivenire . Senza apertura di
diversificazione, di trasformazione e di movimento dunque di
possibile molteplicit l'Essere eleate tutto pieno e se ne sta in se
stesso.
Parmenidevsdivenire 11.
Zenone di Elea (489 a.C. - ) accompagna gli sforzi del proprio
maestro Parmenide elaborando degli argomenti che impedissero
l'applicazione dei concetti dimolteplicite dimovimento(cfr. le
argomentazioni di Anassagora). Per fare questo comincia ad
utilizzare quella argomentazione, che finisce per svilupparsi come
autocontraddizione dei presupposti affermati dall'avversario
speculativo (confutazione dialettica). Questo tipo di
argomentazione porta infatti alle estreme e contraddittorie
conseguenze le premesse inizialmente adottate, in tal modo
sconfessando l'applicabilit razionale dei presupposti teorici
dell'avversario.
12.
Contro la molteplicitZenone utilizza prima la possibilit della
suddivisione all'infinito di uno spazio immaginativo finito, cos
portando a contraddizione l'iniziale affermazione della pluralit
finita degli enti. Poi sottolinea che la composizione di un unico
dai molti dipende dall'estensione di ciascuno di questi, potendo
questa tendere da zero all'infinito.
Contro il movimentoZenone costruisce quattro possibili
argomentazioni:
1) detta dello stadio, nella quale riutilizza la possibilit di
suddivisione infinita di uno spazio finito (met della met, della
met ... all'infinito e il termine della gara non si raggiunge, per
un tempo processuale infinito).
13.
2) detta di Achille e la tartaruga, che mostra la reciproca
indefinitezza dei movimenti, che procedono in parallelo, pur
avvicinandosi, ma senza incontrarsi. Aristotele risolver
questoimpasseaffermando la finalit di un termine che agisce come
atto per la potenza del movimento e che dunque lo porta a
conclusione, nella finitezza e nella determinazione.
3) detta della freccia, dove l'identificazione dei punti
spaziali e degli istanti temporali stabilisce che la freccia sia
nello steso tempo ferma ed in movimento per ogni parte del suo
tragitto. Anche qui Aristotele, per risolvere l' impasse , proporr
la teoria dei luoghi naturali del movimento, dove una relazione
finale deve necessariamente realizzarsi.
14.
4) detta delle masse nello stadio, dove la relazione di potenza
energetica (velocit di un corpo rispetto ad un altro) varia a
seconda che quest'ultimo sia in quiete od in movimento.
A fianco statua diHermes Logios 15. Melisso.
Melisso di Samo, discepolo come Zenone di Parmenide, accresce
la serie degli attributi dell'Essere eleate, aggiungendo alle
determinazioni della necessit, immobilit e unit quelle dell'
infinite dell' incorporeit .