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GENOCIDIO DEL RUANDA

Genocidio del Ruanda

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Di Giorgia Quaresima, IIIA, a.s. 2013-2014, Ist. Compr. "San Vito", San Vito Romano (Rm). Attività: http://arringo.wordpress.com/2014/04/06/memoria-e-ricordo-oggi-i-genocidi-dimenticati_africa_iiia/

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GENOCIDIO DEL RUANDA

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Il genocidio del Ruanda fu uno dei più sanguinosi episodi della

storia del XX secolo.

Dal 6 Aprile alla metà di Luglio del 1994, per 100 giorni, vennero

massacrate e uccise sistematicamente, a colpi di fuoco,

machete e bastoni chiodati circa 500.000 persone. Il genocidio,

ufficialmente, viene considerato concluso dopo la spedizione

umanitaria, voluta e interpretata dai francesi, sotto l’autorizzazione

dell’ONU.

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DOVE SIAMO? Il Ruanda è un piccolo stato dell’Africa occidentale che non

possiede sbocchi sul mare. E’ ricco di minerali, oro e gas

naturale. I primi popoli che abitarono il Ruanda furono i Twa,

popolo di cacciatori, successivamente gli Hutu, popolo di

coltivatori e infine i Tutsi un popolo di allevatori.

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CAUSE: Il pretesto principale, forse tanto atteso dagli estremisti, fu

l’abbattimento dell’aereo e la conseguente morte del presidente

ruandese Habyarimana, al potere dal 1973. Con lui morì anche il

presidente del Burundi, entrambi di ritorno dai colloqui di pace in

Tanzania.

Il Ruanda fece il suo ingresso nella sfera politica europea alla fine

dell’Ottocento, precisamente nel 1897, quando la Germania di

Guglielmo II entrò in possesso del regno. I tedeschi vi trovarono un

regno molto organizzato con a capo un re Tutsi. Era considerato dal

popolo un semi-dio.

La popolazione era divisa in due gruppi: i Tutsi e gli Hutu. I primi

allevavano il bestiame e i secondi coltivavano la terra. I Tutsi erano

considerati aristocratici, alti, belli con fisici slanciati, pelle non molto

scura, labbra sottili e naso stretto e appuntito; mentre gli Hutu erano

rozzi, bassi con corporatura tozza, pelle scura e naso schiacciato.

Inoltre, i Tutsi fossero in realtà i discendenti del re David, e di

conseguenza li considerava una tribù caucasica di origini etiopi;

mentre identificava gli Hutu come la classica tribù negroide e

sottosviluppata.

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Dopo la Prima guerra mondiale, il Belgio amministrò il

regno di Ruanda-Urundi al posto della Germania

sconfitta. Con la dominazione belga la situazione tra le

due “etnie” diventò sempre più insostenibile, scavando

tra loro un solco sempre più profondo e incolmabile. Gli

Hutu, sempre più emarginati ed esclusi dalla società,

cominciarono ad organizzarsi: un gruppo di intellettuali

pubblicò “il Manifesto Hutu”.

Il manifesto dichiarava la sostituzione degli uomini Tutsi

ai cardinali del potere con uomini Hutu, legittimando la

violenza contri gli oppressori. Il Belgio, che fino ad allora

aveva sempre appoggiato e protetto i Tutsi,

improvvisamente cambiò strategia politica e abbandonò

i vecchi protetti per i nuovi diseredati da redimere.

L’influenza della Chiesa qui fu forte. Negli anni ’50 i

nuovi sacerdoti belgi mandati nella colonia ruandese

erano di origine fiamminga e di conseguenza gli veniva

naturale identificarsi con gli Hutu.

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Nel 1959-60 avvengono i primi incidenti gravi:

migliaia di Tutsi vengono uccisi e migliaia di

persone sono costrette a fuggire all’estero. I belgi

non muovono un dito. Nel 1962 i ruandesi

ottengono l’indipendenza dal Belgio ed eleggono

Kayibanda presidente.

L’odio verso i Tutsi non tende a placarsi, e anche

quando nel 1973 il generale Juvenas Habyarinama

prende il potere con un colpo di stato, i massacri

continueranno. Quello stesso anno migliaia di

persone vengono uccise.

Nel 1993, grazie alla scesa dell’ ONU, viene

firmato un trattato di pace tra Habyarimana e i

ribelli Tutsi, che risiedono in Uganda. Anche dopo

l'accordo di pace firmato ad Arusha nel 1993,

alcuni uomini d'affari vicini al generale

Habyarimana si fecero importare 581.000

machete dalla Cina per aiutare gli Hutu

nell'uccidere i Tutsi, perché erano più economici

delle pistole.

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CAUSE:

-Economiche

-Politiche

-Etniche

-Religiose

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CONSEGUENZE:

Numerosi autori delle stragi

rimasero impuniti o indirettamente

protetti da paesi occidentali, come

la Gran Bretagna, a causa

dell'assenza di trattati di

estradizione con il Ruanda.

Il 18 dicembre 2008, il tribunale

internazionale speciale istituito

ad Arusha, in Tanzania , ha

condannato all'ergastolo per

genocidio il colonnello Théoneste

Bagosora, nel 1994 a capo del

Ministero della Difesa ruandese e

ritenuto l'ideatore del massacro, il

maggiore Aloys Ntabakuze e il

colonnello Anatole Nsengiyumva.

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VITTIME: Maggiori sono le vittime della popolazione dei Tutsi. Le cifre

ufficiali diffuse dal governo ruandese parlano di 1.174.000 persone

uccise in soli 100 giorni, 10.000 morti al giorno, 400 ogni ora, 7 al

minuto. Altre fonti parlano di 800.000 vittime. Tra loro il 20% circa è

di etnia hutu. I sopravvissuti tutsi al genocidio sono stimati in

300.000. Migliaia le vedove, molte stuprate e oggi sieropositive.

400.000 i bambini rimasti orfani, 85.000 dei quali sono diventati

capifamiglia.

Pascal Simbikangwa, capo delle squadre della morte che guidò il genocidio: "800.000 in 4 mesi con il machete...ho fatto del mio meglio con i mezzi a disposizione”

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1.174.000

VITTIME

10.000

VITTIME AL GIORNO

7

VITTIME AL MINUTO

400

VITTIME OGNI ORA

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