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I l 24 e il 25 febbraio 2013 si terranno le elezioni politi- che italiane a causa dello scioglimento anticipato delle Camere avvenuto il 22 dicembre 2012. Mario Monti e i “tecnici”, dopo aver preso un paese ormai in ginocchio a causa della crisi economica e dell’inadeguatezza del governo precedente che non ha saputo fronteggiare le problematiche che stavano incombendo sul paese, ha ridato ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, cosa non acca- duta con l’insediamento del governo tecnico poiché, trattan- dosi di una situazione di emergenza, le massime cariche dello stato avevano deciso di incaricare Monti affinché formasse un nuovo governo che riuscisse a portare fuori dalla crisi il nostro paese.Nonostante tutto, Monti ha deciso di ricandi- darsi formando una sua lista, portando avanti il programma politico che aveva intrapreso durante la sua legislatura e veri- ficando se il popolo italiano crede realmente nel suo progetto politico. Anche Berlusconi, nonostante il fallimento politico del suo precedente governo, ha deciso di ricandidarsi per il “bene degli italiani”, promettendo di togliere l’Imu... ►PAGINA 4 IL GIORNALE DEL LICEO CANNIZZARO ELEZIONI 2013: SARÀ LA VOLTA BUONA? LA PROPAGANDA DELL’OMOSESSUALITÀ ALLA SCOPERTA DELLA NOSTRA TERRA S ono passati ormai mesi dal mio ritorno dall’Africa eppure sembra ieri. Mi sembra ancora di riuscire a sentire l’odore della terra secca, cercando il suo colore rosso tra il triste grigio dell’asfalto. Mi alzo ogni mattina con la voglia di un po’ di silenzio, ma ciò che trovo è solo confuso rumore. È questo il tanto famoso “mal d’Africa”? Può essere. Ricordo il mio viaggio con una precisione sensazionale... ►PAGINA 7 PALERMO NUMERO 1 FEDERICA RESTIVO IV R U na notizia comparsa recentemente sui quotidiani internazionali riguar- da l’emanazione in Russia d’una legge che punisce “la propaganda” dell’omosessualità tra i minori, approvata praticamente all’unanimità dal parlamento della federazione russa, anche se il voto appare falsato da alcuni parlamentari che hanno votato anche per gli assenti. «D’ora in poi sarà dunque reato parlare in pubblico dei diritti dei cittadini gay. La definizione, strategica- mente un po’ vaga, di “propaganda” darà al giudice la possibilità di punire con pesanti multe (fino a 15mila euro) artisti, attori ma anche comuni cittadini colti ad esprimere un’opinione in pubblico sulla situazione degli omosessuali. Ma soprattutto mettere al bando o vietare preventivamente eventi, manifestazioni, concerti, che possano essere ritenuti a rischio di propaganda gay» spiega un giornalista della Repubblica. C’è da considerare che nella società russa vige un forte integralismo politico e religioso in favore dell’omofobia, atteggiamento discriminatorio della maggioranza della popolazione nei confronti delle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali)... ►PAGINA 11 I l giorno 14 dicembre 2012 presso i locali del li- ceo scientifico S. Cannizzaro il primo incontro del progetto Librospot ha avuto l’onore di ave- re come ospite la scrittrice Marcella Croce, che ha presentato il libro Guida ai sapori perduti e la sua ultima opera Viaggio nella Sicilia profonda. Mar- cella Croce ha al suo attivo una ricca bibliografia e una vita sorprendente e interessante: ha conseguito il dottorato in letteratura italiana presso la Univer- sity of Wisconsin-Madison (USA), ha tenuto con- ferenze negli Stati Uniti, in Giappone e in Israele, è giornalista e collabora con il quotidiano La Re- pubblica. Durante la conferenza ha raccontato di come nacque in lei l’interesse per la sua terra, la Sicilia, e il desiderio di conoscerla...►PAGINA 11 VALENTINA CARDELLA IV F 04/02/2013 ASANTE SANA AFRICA! MANFREDI LAGUARDIA III P & RICCARDO BELLAVISTA IV G ANDREA LICANDRO IV G

febbraio 2013

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Il primo numero dell'a.s. 2012-13 del giornalino scolastico del L.S. Cannizzaro di Palermo

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Il 24 e il 25 febbraio 2013 si terranno le elezioni politi-che italiane a causa dello scioglimento anticipato delle Camere avvenuto il 22 dicembre 2012. Mario Monti e

i “tecnici”, dopo aver preso un paese ormai in ginocchio a causa della crisi economica e dell’inadeguatezza del governo precedente che non ha saputo fronteggiare le problematiche che stavano incombendo sul paese, ha ridato ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, cosa non acca-duta con l’insediamento del governo tecnico poiché, trattan-dosi di una situazione di emergenza, le massime cariche dello stato avevano deciso di incaricare Monti affinché formasse un nuovo governo che riuscisse a portare fuori dalla crisi il nostro paese.Nonostante tutto, Monti ha deciso di ricandi-darsi formando una sua lista, portando avanti il programma politico che aveva intrapreso durante la sua legislatura e veri-ficando se il popolo italiano crede realmente nel suo progetto politico. Anche Berlusconi, nonostante il fallimento politico del suo precedente governo, ha deciso di ricandidarsi per il “bene degli italiani”, promettendo di togliere l’Imu... ►PAGINA 4

IL GIORNALE DEL LICEO CANNIZZARO

ELEZIONI 2013: SARÀ LA VOLTA BUONA?

LA PROPAGANDA DELL’OMOSESSUALITÀ

ALLA SCOPERTA DELLA NOSTRA TERRA

Sono passati ormai mesi dal mio ritorno dall’Africa eppure sembra ieri. Mi sembra ancora di riuscire a sentire l’odore della terra secca, cercando il suo colore rosso tra il triste grigio dell’asfalto. Mi alzo

ogni mattina con la voglia di un po’ di silenzio, ma ciò che trovo è solo confuso rumore. È questo il tanto famoso “mal d’Africa”? Può essere. Ricordo il mio viaggio con una precisione sensazionale... ►PAGINA 7

PALERMO NUMERO 1

FEDERICA RESTIVO IV R

Una notizia comparsa recentemente sui quotidiani internazionali riguar-da l’emanazione in Russia d’una legge che punisce “la propaganda” dell’omosessualità tra i minori, approvata praticamente all’unanimità

dal parlamento della federazione russa, anche se il voto appare falsato da alcuni parlamentari che hanno votato anche per gli assenti. «D’ora in poi sarà dunque reato parlare in pubblico dei diritti dei cittadini gay. La definizione, strategica-mente un po’ vaga, di “propaganda” darà al giudice la possibilità di punire con pesanti multe (fino a 15mila euro) artisti, attori ma anche comuni cittadini colti ad esprimere un’opinione in pubblico sulla situazione degli omosessuali. Ma soprattutto mettere al bando o vietare preventivamente eventi, manifestazioni, concerti, che possano essere ritenuti a rischio di propaganda gay» spiega un giornalista della Repubblica. C’è da considerare che nella società russa vige un forte integralismo politico e religioso in favore dell’omofobia, atteggiamento discriminatorio della maggioranza della popolazione nei confronti delle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali)... ►PAGINA 11

Il giorno 14 dicembre 2012 presso i locali del li-ceo scientifico S. Cannizzaro il primo incontro del progetto Librospot ha avuto l’onore di ave-

re come ospite la scrittrice Marcella Croce, che ha presentato il libro Guida ai sapori perduti e la sua ultima opera Viaggio nella Sicilia profonda. Mar-cella Croce ha al suo attivo una ricca bibliografia e una vita sorprendente e interessante: ha conseguito il dottorato in letteratura italiana presso la Univer-sity of Wisconsin-Madison (USA), ha tenuto con-ferenze negli Stati Uniti, in Giappone e in Israele, è giornalista e collabora con il quotidiano La Re-pubblica. Durante la conferenza ha raccontato di come nacque in lei l’interesse per la sua terra, la Sicilia, e il desiderio di conoscerla...►PAGINA 11

VALENTINA CARDELLA IV F

04/02/2013

ASANTE SANA AFRICA!

MANFREDI LAGUARDIA III P &RICCARDO BELLAVISTA IV G

ANDREA LICANDRO IV G

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VITA SCOLASTICA VITA SCOLASTICA 2 3

Il miglior modo di crescere come individuo è quello di fare esperienza.Chi vi scrive è uno dei trenta ragazzi che ha partecipato al

progetto POR C5 “Lavorare in Europa”, svoltosi tra il 23 set-tembre ed il 21 ottobre 2012. Quattro settimane in una delle città più grandi ed affascinanti del mondo, Londra, possono davvero cambiare il tuo modo di pensare.Oltre ad esserci calati in un clima diverso, siamo entrati a con-tatto con il mondo del lavoro. Impiegati come volontari in vari “charity shop” (negozi gestiti da volontari nei quali si vendo-no oggetti di seconda mano donati dai cittadini; una parte del ricavato va in beneficienza) sparsi per tutta la città da soli o in piccoli gruppi, siamo stati messi in ottime condizioni per migliorare il nostro inglese relazionandoci col pubblico e con i colleghi, e soprattutto per crescere come individui. L’esperienza lavorativa è stata molto positiva, sia perché ovviamente rappre-sentava per noi un’assoluta novità, sia perché abbiamo avuto modo di conoscere gente fantastica che ha reso il tutto meno pesante ed il più piacevole possibile.E’ sorprendente rendersi conto di quanto possa essere impor-tante riuscire a comunicare con gli altri. Attraverso l’inglese, è possibile confrontarsi con gente proveniente da tutto il mondo

e riuscire ad apprezzare differenze e punti d’incontro tra diffe-renti culture e tradizioni. Il confronto con gente diversa da te e da ciò che sei abituato a conoscere, può darti veramente tanto a livello umano.Londra è una città capace di lasciarti a bocca aperta. Difficile riuscire ad immaginare quanto sia grande finché non la si visi-ta, difficile anche riuscire a comunicare la suggestione che tra-smette. Per entrare nello spirito della città, però, non bisogna fermarsi a visitare solamente le zone turistiche come il centro o le zone commerciali. Per comprenderne veramente lo spirito bisogna visitare le zone residenziali, entrare a contatto con i veri londinesi e rendersi conto come all’interno della stessa me-tropoli possano coesistere delle realtà completamenti differenti tra loro.Sono davvero entusiasta di aver potuto partecipare a questo progetto. Un’esperienza stancante ma pienamente soddisfacen-te, capace di mostrarci una quotidianità differente da quella in cui viviamo, in una città completamente diversa dalla nostra Palermo.Non uno dei partecipanti si farebbe scappare l’occasione di ri-petere quelle quattro settimane, se solo ne avesse l’occasione.

PROGETTO LAVORARE IN EUROPA:L’ESPERIENZA CHE TI CAMBIA

LUCA GENCHI V E

Il giorno 14 dicembre 2012 presso i locali del liceo scientifi-co S. Cannizzaro il primo incontro del progetto Librospot ha avuto l’onore di avere come ospite la scrittrice Marcella

Croce, che ha presentato il libro Guida ai sapori perduti e la sua ultima opera Viaggio nella Sicilia profonda. Marcella Croce ha al suo attivo una ricca bibliografia e una vita sorprendente e interessante: ha conseguito il dottorato in letteratura italiana presso la University of Wisconsin-Madison (USA), ha tenuto conferenze negli Stati Uniti, in Giappone e in Israele, è giornalista e collabora con il quotidiano La Re-pubblica. Durante la conferenza ha raccontato di come nacque in lei l’interesse per la sua terra, la Sicilia, e il desiderio di conoscerla fino in fondo per riscoprire tradizioni antiche e cadute in di-suso, ma sempre affascinanti. Ha saputo utilizzare le passioni come occasione di ricerca documentata condotta con rigore scientifico, ha saputo mettere in evidenza una sapienza multi-forme che deriva dalla ricchezza della nostra cultura. Guida ai sapori perduti non è solo un libro di ricette, 40 per essere precisi, ma è anche un saggio di etnografia che sa affasci-nare il lettore. Questi scopre che in ogni città la stessa ricetta viene declinata in modi diversi. La scrittrice ha raccontato di aver capito di sapere molto poco sulla cultura siciliana quando un professore le suggerì di trattare l’argomento dei pupi sicilia-ni per la tesi di dottorato negli Stati Uniti. Si è resa conto allora di quanto la nostra terra fosse affascinante e ricca di una cultura

millenaria, al che decise di approfondirne anche le feste e i cibi, ritenendo che questi fossero la chiave per analizzare la nostra cultura, segnata da una moltitudine di popoli. Facendo le sue ricerche scoprì alcuni cibi sconosciuti dei quali poche persone erano e sono a conoscenza. Tra questi la professoressa Croce ha citato: le Minni di Virgini dette di Sant’Agata a Catania in onore della Santa patrona della città; la Ventre, cioè una delle parti in cui veniva diviso lo stoccafisso; le alghe e i mauri; il suino nero dei Nebrodi; lo zuzzu di Randaz-zo, cioè un insieme di varie parti del maiale; le ossa di morto; i baci di Pantelleria; la pasta reale di nocciole dei Nebrodi; la cuddrinedda, un cibo molto elaborato che fino a poco tempo fa solo tre donne sapevano fare; le pecorelle pasquali di Erice; i panarieddi di Caltagirone, le frascatole; gli nfasciatieddi; i fun-ciddi; i piscirè; le nfigghiulate e molto altro ancora. Molti di questi cibi sono nati in conventi, introdotti da suore come Suor Virginia che inventò le già citate Minni di Virgini. L’incontro è stato reso ancora più coinvolgente grazie all’attenzione del pubblico e ad alcuni ragazzi che gentilmente hanno preparato dolci tipici siciliani da far assaggiare. La pro-fessoressa è riuscita a riscoprire cibi e usanze che molti di noi avevamo dimenticato o di cui non avevamo mai sentito parlare, ha saputo emozionare e incuriosire i lettori ed ascoltatori tra-smettendo la passione che l’ha accompagnata in questo lungo e accurato studio della nostra fantastica terra.

ALLA SCOPERTA DELLA NOSTRA TERRAANDREA LICANDRO IV G

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ATTUALITÀ E CULTURAIL COLLETTIVO 4 5

Il 24 e il 25 febbraio 2013 si terranno le elezioni politiche italiane a causa dello scioglimento anticipato delle Camere avvenuto il 22 dicembre 2012.

Mario Monti e i “tecnici”, dopo aver preso un paese ormai in ginocchio a causa della crisi economica e dell’inadeguatez-za del governo precedente che non ha saputo fronteggiare le problematiche che stavano incombendo sul paese, ha ridato ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, cosa non accaduta con l’insediamento del governo tecnico poiché, trattandosi di una situazione di emergenza, le massime cariche dello stato avevano deciso di incaricare Monti affinché formas-se un nuovo governo che riuscisse a portare fuori dalla crisi il nostro paese.Nonostante tutto, Monti ha deciso di ricandidarsi formando una sua lista, portando avanti il programma politico che aveva intrapreso durante la sua legislatura e verificando se il popolo italiano crede realmente nel suo progetto politico.Anche Berlusconi, nonostante il fallimento politico del suo precedente governo, ha deciso di ricandidarsi per il “bene degli italiani”, promettendo di togliere l’Imu (Imposta Municipale Propria) cioè un’imposta patrimoniale che si applica sulla ren-dita degli immobili posseduti, introdotta proprio dallo stesso governo Berlusconi nel 2011; via Equitalia, una società pubbli-ca italiana incaricata della riscossione dei tributi, molto critica-ta per i lunghi tempi d’attesa, elevati tassi d’interessa, frequente pignoramento dei beni, anche essa attivata da Berlusconi nel 2005; e promettendo infine meno tasse per tutti, della serie ‘più facile a dirsi che a farsi’. Ovviamente, il cavaliere scende di nuovo nel faticoso campo delle elezioni con il suo solito cavallo di battaglia, forse in ritardo di trent’anni, “contro i magistrati politicizzati e i comunisti”!Un altro candidato alle elezioni è Beppe Grillo, il quale nel 2009 dopo la sua entrata in politica ha creato il MoVimen-to cinque stelle. Grillo ed il suo movimento si propongono di prendere provvedimenti mirati alla riduzione dell’inquinamen-to e al miglioramento dei servizi pubblici come incentivi alla ricerca di fonti rinnovabili, installazione di una rete di piste ciclabili cittadine, espansione del verde urbano, miglioramento dei trasporti pubblici non inquinanti, piano di mobilità per i disabili, connessione web gratuita per i residenti dei comuni.Alla presentazione delle liste sono spuntate le cosiddette “liste civette”, cioè liste create per confondere le idee agli ignari vo-tanti con simboli palesemente simili a quelli di altre liste, come è accaduto per una lista con lo stesso logo del MoVimento cin-que stelle. Inoltre, l’ex procuratore aggiunto della procura distrettuale an-timafia di Palermo nonché editorialista del Fatto Quotidiano,

Antonio Ingroia, in vista delle elezioni, decide di scendere in politica a capo della coalizione Rivoluzione Civile, formata da Italia dei Valori, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Federazione dei Verdi. Così, il 7 Gennaio, una volta tornato dal Guatemala, inizia la sua campagna elettorale che punta a ri-solvere molti problemi di tipo socio-economico in Italia, attra-verso i seguenti provvedimenti: proposta di una nuova politica antimafia, archiviazione dei progetti TAV e ponte di Messina, ripristino dell’articolo 18 dei lavoratori, contrasto di razzismo e omofobia, abbattimento del tasso d’interesse sul debito pubbli-co, tagli sulle spese militari e ritiro delle truppe italiane attual-mente occupate nei teatri di guerra.Infine, ultimo ma non per importanza, Pier Luigi Bersani, che dal lontano 1980 è dentro il mondo della politica, ricopren-do l’incarico di Ministro dello Sviluppo Economico nel primo Governo Prodi e, dal 2009, quello di segretario del Partito De-mocratico, si candida a capo della coalizione di centro-sinistra.Nel luglio 2012 Bersani si è candidato alle elezioni primarie della coalizione di centro-sinistra insieme a Renzi, Tabacci, Vendola e Puppato ed il 2 dicembre ha vinto il ballottaggio contro Renzi, grazie a 1.706.457 voti, pari al 60,9% del totale. Con la sua candidatura a premier egli si propone, tra le altre cose, di dare più peso al mondo del lavoro, anche dal pun-to di vista delle medio-piccole imprese, modificare la riforma Fornero, investire maggiormente sulla cultura e sulla ricerca, e attuare una revisione dell’Imu e della patrimoniale.Ebbene ci troviamo di nuovo di fronte a questo emozionante “spettacolo” elettorale, in cui, col passare degli anni e dei gover-ni, gli italiani sono sempre più stanchi di votare il cosiddetto “male minore”. Abbiamo scritto quest’articolo per informare i lettori ancora ignari dei cambiamenti del teatro politico italia-no, sempre più scabroso e raccapricciante. Forse tu non ti interessi della politica ma la politica si interessa di te.

ELEZIONI 2013: SARÀ LA VOLTA BUONA?MANFREDI LAGUARDIA III P &RICCARDO BELLAVISTA IV G

“A well regulated Militia, being necessary to the secu-rity of a free State, the right of the people to keep and bear Arms, shall not be infringed.”(2° emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’Ame-rica)

1789, Tredici Colonie unite, odierni Stati Uniti. E’ appena terminata la furiosa e cruenta Guerra d’Indipendenza ameri-cana. Essa ha portato, nel giro di alcuni mesi, ad una completa scissione del territorio, che allora si configurava come Tredici Colonie, dal Regno di Gran Bretagna. E’ perciò prioritario re-digere una legge fondamentale dello Stato, una “Costituzione”, che uniformi tutte le disposizioni esistenti. Molto discusso e dibattuto fu il 2° emendamento della suddetta costituzione, che afferma il principio secondo il quale ogni cittadino è libero di armarsi al fine di garantire la propria libertà.2012, Stati Uniti. Furia omicida si abbatte su una cittadina del Connecticut; è STRAGE. 20 il numero delle vittime di età compresa tra i 5 e 10 anni, mentre il bilancio complessivo ammonta a 28. Un pazzo, un folle, (non vi è altro modo per definirlo), armato con tre fucili d’assalto irrompe in una scuola elementare e spara contro tutto ciò che incontra… oggetti, ma-teriale scolastico e, purtroppo, anche docenti, ragazzi, bambini. Una delle peggiori e più efferate stragi nella storia degli States. “I nostri cuori sono infranti” commenta il presidente Barack Obama con un moto appena velato di amarezza e rassegnazio-ne; e conclude: “Diremo basta alle armi facili…”

Era ora, commenteranno in molti, ricordando che quest’orrore costituisce l’ultimo di una gamma di eccidi che hanno fatto sprofondare l’America nel terrore e nello sconforto… E uno stato che possa definirsi tale, a mio parere, non dovrebbe per-mettere che avvengano simili atrocità: dovrebbe al contrario di-fendere la sua popolazione, e, in particolar modo, le fasce più deboli, gli anziani, i BAMBINI… Si riaccende dunque l’aspro dibattito sul diritto di armarsi a piacimento, diritto sancito ap-punto nel 2° emendamento della Costituzione americana. Dif-ficile da comprendere se pensiamo che l’ovetto Kinder è stato bandito per il timore che i bambini possano morire soffocati in-gerendo la sorpresa contenuta al suo interno… Altro che ovet-ti, qui è bastato un ragazzo con dei seri problemi mentali che, dopo essersi procurato le armi dalla madre, si è recato a scuola uccidendo decine di innocenti. E l’interrogativo che in molti si pongono è… Ma è veramente giusto così? Ma ripensandoci, potremo mai risolvere il problema impeden-do ai cittadini di armarsi? NO… certamente ai criminali non risulterebbe affatto difficile procurarsi un fucile! Non tutti però se lo chiedono… i bambini e i docenti ammazzati non potran-no farlo; il Natale loro lo passeranno così: a pensare, a pensa-re che forse tutto ciò si sarebbe potuto evitare… Ma è inutile piangere sul latte versato: quello da fare ADESSO è impedire che tali stragi si ripetano: si pensa già ad un premio in denaro da assegnare a coloro i quali consegneranno i propri fucili di grosso calibro, di certo non indispensabili per la difesa personale; tutti noi, intanto, possiamo solo sperare; sperare che questo cancro della società moderna venga definitivamente estirpato.

NATALE A NEWTOWNVINCENZO MANFRÈ II A

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“È con gioia che mi unisco a voi”.

È con queste parole che il santo padre, anche detto pontefice, anche detto Papa, anche detto Bene-detto XVI esordisce su twitter ‘’benedendo’’ tutti

di cuore. E questa si che è una novità. E’ vero che con Papa Giovanni avevamo visto il vaticano aprirsi, am-pliare i propri orizzonti (se così si può dire), insomma adattarsi al così detto progresso, ma twitter rappresenta un vero e proprio salto in avanti, o magari nel vuoto... chissà. E’ di certo un modo ben studiato per avvicinarsi ai giovani la cui maggior parte, detto tra noi, preferisce tenersi alla larga da quella che è sempre stata una spe-cie di fabbrica-tabù. <<Non so stabilire se il suono delle campane contribuisca alla pace dei morti. Per i vivi esso è orribile>> diceva Georg Lichtenberg. E così improvvi-samente i social network diventano qualcosa di positivo anche agli occhi dei moralisti per eccellenza, si, proprio quelli che hanno sempre sostenuto che bisogna guardarsi negli occhi per comunicare. Ma ecco che sua EMINEN-ZA ritratta: <<Se i network sono chiamati a mettere in

atto la loro grande potenzialità, le persone che vi parte-cipano devono sforzarsi di essere autentiche, perchè in questi spazi non si condividono solamente idee e infor-mazioni, ma in ultima istanza si comunica se stessi>>. Ed eccola qui la Chiesa, quella che con tanta baldanza di orpelli cela i suoi paradossi moralisti. Perchè, sen-za reticenza, è indispensabile denunciare questa sopita ‘’presa per i fondelli’’.Essa infatti si dichiara apertamen-te contro l’omosessualità, contro la sessualità prima del matrimonio, contro..., contro..., contro... Poi però un giorno Papa Ratzinger apre felicemente la sua twitt-fi-nestra e incoraggia i giovani a comunicare se stessi. Parla di ‘’autenticità’’ sua eminenza, quell’autenticità che nega alle preferenze sessuali ‘’diverse’’, alle persone ‘’diverse’’. Forse questo Benedetto pontefice, il Vaticano e la Chiesa prima di pensare di affacciarsi dalla loro finestra virtuale dovrebbero camminare tra la gente e guardarli negli oc-chi questi giovani, riconoscere la loro autenticità nel loro sguardo e, soprattutto prima di chiedere loro di comu-nicare se stessi la chiesa dovrebbe essere pronta e aperta al messaggio che potrebbe arrivare, qualunque esso sia.

@PONTIFEXLAURA BONAFEDE V E

Sono passati ormai mesi dal mio ritorno dall’Africa eppure sembra ieri. Mi sembra ancora di riuscire a sentire l’odore della terra secca, cercando il suo colore rosso tra il triste grigio dell’asfalto. Mi alzo ogni mattina con la voglia di un po’ di silenzio, ma ciò che trovo è solo confuso rumore. È questo il tanto famoso “mal d’Africa”? Può essere. Ricordo il mio viaggio con una precisione sensazio-nale. D’altronde, come potrei mai dimenticare qualcosa? L’africa travolge senza dare la possibilità di selezionare ciò che vorrai ricor-dare e allora, per non dimenticare, devi prendere tutto. E io ho preso tutto: l’ansia e l’entusiasmo, la gioia e la paura, la diffidenza e la fiducia. Non voglio scrivere quanto sia bella l’Africa... chi c’è già stato lo sa, chi non c’è stato lo immagina. Voglio scrivere di come quindici giorni in Africa possono cambiarti la vita. In realtà è iniziato tutto a Palermo: l’organizzazione del viaggio e i pre-parativi hanno incrementato la nostra voglia d’Africa e ci hanno resi sempre più coscienti di ciò a cui andavamo incontro. Eppure, per quanto tu possa immaginare, per quanto tu possa cercare di prepararti, quando poggi il primo piede sulla terra del continente nero, ti rendi conto di non essere mai abbastanza pronto. Che fare allora? Sorridere. Si, perchè ciò di cui si ha più bisogno in Africa è il sorriso: il sorriso dei bambini, degli adulti, di chi è con te. E proprio questo sorriso il nostro gruppo di viaggio se l’è portato dietro sempre: da Kongwa a Dar es Salaam. Dopo le prime dieci traumatiche ore di strada su un dalla-dalla, abbiamo fatto la splendida conoscenza di Emanuela e Martina. Due ragazze sensazionali, volontarie dell’L.V.I.A., che ci hanno accompagnato nel nostro primo approccio con questa cultura totalmente diffe-rente. Loro, insieme ad Italo, sono state due figure estremamente importanti nel nostro viaggio. Mi chiedo come sarebbe stato senza di loro... in realtà non credo di voler conoscere la risposta. Sono stati un’esempio di vita per me. Due ragazze, giovani e belle, in un periodo tanto emblematico della loro vita, hanno deciso di dedi-care una spessa fetta della loro esistenza ad un progetto nel quale credono fermamente. Questa cosa mi ha profondamente toccato. Nel momento in cui ci si chiede chi essere nella vita, piombano nella propria esistenza due figure del genere. La mia stima nei loro confronti, e nei confronti di chi come loro, è inesprimibile.Dicono che il viaggio sia la meta, probabilmente è così. Non è importante dove siamo arrivati, ma come... ogni singola tappa, ogni villaggio ci ha insegnato qualcosa che nel complesso perde-rebbe il suo autentico valore. Ogni villaggio è stato un’esperienza di vita, unica e irripetibile, che ci ha permesso di costatare quanto importante sia il fare bene per fare del bene. E in questo i volontari sono stati bravissimi. Probabilmente il loro lavoro è una goccia in un oceano, per sanare le lacerazioni nel sistema sociale africano c’è bisogno di molto di più che una validissima squadra di associa-zioni e volontari. Un proverbio africano però, ci ricorda che ogni baobab ha per genitore un piccolo seme. Quando potremo, allora, raccogliere i frutti di quanto si continua a seminare? A giudicare

dagli sguardi incontrati sulla nostra strada, molto presto. La voglia di fare e di vita che esprimono i volti incontrati per strada io non l’ho mai vista. Nemmeno in Italia, nemmeno sul volto della perso-na più benestante al mondo. E in questo consiste la straordinarietà dell’Africa: nel sapere apprezzare la semplicità delle piccole azioni con la certezza che esse diventeranno grandi.Dopo aver trascorso una settimana nei pressi di Kongwa, visitan-do i villaggi in cui erano state realizzate opere idriche con i fondi raccolti tra il 2011 e il 2012, ci siamo spostati ad Iringa. Altra esperienza sensazionale: abbiamo conosciuto Lucio e Bruna, due pensionati bolognesi che alle partite di burraco hanno preferito istituire un centro di accoglienza per bambini disabili. Essi difatti vengono allontanati dalla famiglia, perchè ritenuti vittime di stre-goneria, e costretti a mendicare in strada abbandonati a se stessi. La pazienza e la dedizione di questa splendida coppia ha restituito la dignità che era stata tolta a questi bambini, garantendo loro le cure necessarie e l’affetto di una famiglia. Da Iringa ci siamo spo-stati a Pomerini, dove abbiamo fatto la conoscenza di fra Paolo, missionario italiano che da più di dieci anni dedica la sua vocazio-ne ai bambini sordomuti. Su modello del progetto di Lucio e Bru-na, con l’aiuto di volontari ha costruito un centro di riabilitazione frequentato da tantissimi piccoli pazienti che vengono educati e aiutati per affrontare nel migliore dei modi il loro handicap. Ciò che più colpisce di più di fra Paolo non è il suo carisma, non è la sua bontà... sono i suoi piedi: due piedi che rifiutano le scarpe, che non vogliono portare alcuna calzatura. Due piedi scalzi, scalzi come quelli dei bambini. Due piedi che hanno fatto tanta strada, e tanta gliene auguro di fare. Due piedi che non conoscono riposo, che si muovono il giorno come la notte sui pedali di un automobi-le che all’occorrenza diventa ambulanza, che corrono veloci verso chiunque abbia bisogno d’aiuto. Fra Paolo non è un medico, ma ha imparato ad esserlo: il villaggio non dispone di alcun ospedale, di alcun centro sanitario, e nel momento del bisogno è lui che mette a disposizione di chiunque le sue conoscenze. La gratuità di quest’uomo non conosce eguali. Lasciato Pomerini ci siamo spo-stati verso Dar es Salaam, dove siamo stati ospitati presso la sede del COPE. È stata l’ultima tappa del viaggio nella vera Africa, da lì infatti ci siamo poi spostati verso Zanzibar per cinque giorni di pura vacanza. È stato quasi un trauma passare dalla povertà più assoluta dei villaggi al lusso sfrenato di una località turistica. Eppure, anche lì abbiamo trovato qualcosa di unico... la gentilezza di coloro che offrivano qualsiasi servizio per potersi guadagnare da vivere, la loro totale disponibilità verso qualsiasi capriccio di turisti da tutto il mondo, la loro pazienza nell’imparare un po’ di tutte le lingue. Tirando un po’ le somme, è questo il vero splen-dore dell’Africa: la sua dinamicità, la voglia di vita che trasmette, l’entusiasmo, la speranza che un giorno anche per lei arriverà la pace e la gloria che tanto si merita.

ASANTE SANA AFRICA!FEDERICA RESTIVO IV R

ATTUALITÀ E CULTURAATTUALITÀ E CULTURA 6 7

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Tra governi tecnici, mass me-dia, multinazionali al coman-do dell’intero pianeta, i giovani

cercano il modo di farsi sentire dal ‘68 ad oggi, e così iniziano le occupazioni, le autogestioni, le cogestioni ed i cortei. Metodi di protesta che si vedono e rive-dono da ben 44 anni. Non c’era studente che non appartenesse a qualche corrente politica/filosofica, non un’università non occupata o quanto meno autogestita, le radio passavano While My Guitar Gen-tly Weeps (Beatles). Era il ‘68, passato alla storia come l’anno della rivoluzione studentesca, del Maggio francese. Cosa portava le masse a scendere in piazza? Il sistema scolastico classista e obsoleto, la visione capitalistica del lavoro che a di-scapito del lavoratore incentivava il pro-fitto. Gli allievi rivendicavano una voce dentro gli organi decisionali scolastici, affinché si potesse avere una scuola am-ministrata da studenti per studenti. Spontaneamente si accesero dibattiti nelle scuole, favorendo la diffusione di quelli che erano i problemi scolastici e successivamente mondiali, come la di-scriminazione razziale e i governi au-toritari dell’America latina. Strumenti di protesta studentesca nel ‘68 furono le occupazioni di spazi inutilizzati o di strutture scolastiche e universitarie come mezzo di propaganda o creazio-ni di centri sociali per lo svolgimento

di assemblee e laboratori. Le manife-stazioni, furono lo strumento più uti-lizzato, poiché bloccavano le strade e rendevano inevitabile il coinvolgimento dei passanti, permettendo una maggio-re diffusione delle idee e dei problemi. Giornali e manifesti rivestivano muri delle facoltà, con date di assemblee e cortei. La musica fu influenzata moltis-simo dalle proteste, in Italia famosissima “La canzone del Maggio” di De André. Il ‘68 siciliano fu segnato dal terremoto del Belice nel mese di Gennaio che la-sciò senza casa circa 70 000 persone. Nel post Belice ci fu una migrazione verso Palermo. La creazione di case dove poter far alloggiare gli sfollati fu relativamen-te breve, lunghi, come al solito, furono i tempi burocratici per l’assegnazione di esse. Oltre agli studenti e gli operai dunque trovarono le azioni di protesta come strumento di rivalsa anche gli sfollati, che occuparono le case. Il movimento del ‘77 fu il primo a dichiararsi aparti-tico, fuori dalle logiche dei sindacati.Il ‘68 permise l’entrata nelle universi-tà di quella che era la classe operaia del tempo, con un relativo aumento della popolazione benestante grazie all’istru-zione (sopprimendo, seppur in mini-ma parte, l’immobilismo culturale). interessò il ‘77 lo sviluppo del movimen-to femminista e di liberazione omoses-

suale, l’antiproibizionismo per la lega-lizzazione della marjuana. Gli scontri in piazza portarono diversi morti, ricordia-mo Francesco Lorusso, che durante una carica della polizia fu colpito da diversi proiettili. Questi anni furono quelli dell’inizio del-le Brigate Rosse, della lotta armata allo stato e del rapimento di Aldo Moro. Molti studenti decisero di lasciare la po-litica e le proteste per la paura di essere coinvolti in atti di terrorismo. A palermo già nel ‘76 10 000 studenti medi mani-festavano occupando per primi le scuole. L ‘89 vide la nascita di un altro movimento studentesco, iniziato con l’occupazio-ne della facoltà di lettere di Palermo. Il nome di quest’ultimo fu dato dall’avvistamento di una pan-tera a Roma, «la pantera siamo noi» fu lo slogan del movimento. Dopo pochissimo tempo 7 facoltà e al-trettante scuole superiori occuparono, permettendo la diffusione della Pantera in tutto lo stivale, ricreando il clima del ‘6. Nel febbraio dell’anno successivo ci fu un’assemblea nazionale del movimento a Palermo, che aveva come punto del gior-no l’allargamento del movimento ad al-tre categorie quali : docenti, personale di amministrazione. La suddetta non portò a nessuna forma alternativa di protesta lasciando la decisione a tutte le facoltà e scuole.

‘68 TRA IERI E OGGIMICHELE MINARDI II B

Il movimento per comunicare co-minciò ad utilizzare una rete di fax. Accanto alla rete fax nacque Okku-panet, un blog che aveva la pretesa di unire tutto il movimento, dall’Ita-lia alla Cina passando per la Francia. Ad un seminario di una facoltà romana intervenne un ex brigatista, accenden-do nell’opinione pubblica l’idea che la Pantera stesse creando una forza armata contro lo stato. Dopo questa vicenda il movimento si disgregò e tutte le facol-tà disoccuparono, l’ultima fu quella di architettura di Palermo dopo ben 127 giorni. Arriviamo all’ultimo grande mo-vimento studentesco fino ad oggi , quello dell’Onda Anomala. La protesta contro quasi 10 anni di go-verno Berlusconi raggiunge l’apice con la legge 133 del ministro Maria Stella Gel-mini , che riduce le ore di insegnamento, accentua il valore del voto in condotta e taglia tutte le sperimentazioni(portando il livello d’insegnamento Italiano tra i più bassi in Europa).L’anticostituzionalità delle leggi era alla base delle manifestazioni, seguite poi da alcune gaffe del ministro, come l’esisten-

za di un tunnel di 730 km...le occupazioni durarono relativamente poco rispetto a quelle viste in preceden-za, pur mantenendo una certa attrazione mediatica.Diversi scontri fecero perdere di credibi-lità il movimento che dopo due anni non riuscì più a farsi sentire mediaticamente. Ma dopo quasi mezzo secolo dal ‘68, cosa porta ancora una volta gli studenti nelle piazze? In quest’ultimo decennio caratterizzato da una mal-politica, che ha portato una situazione di crisi nazionale, l’Italia ha deciso di adottare una politica di “austerity” tagliando i fondi alla scuole pubbliche (ma aumentando quelli delle scuole private) e ad altri enti pubblici. Gli studenti di scuole fatiscenti dove i calcinacci cadono addosso (appunto scuole pubbliche) scendono in piazza per chiedere non un taglio ai fondi ma un aumento dei suddetti. Centinaia di pagine Facebook riguardanti collettivi, centri sociali, orari di assemblee e gior-nate di manifestazione. Il web diventa quello che erano i muri prima, permet-tendo però un aggiornamento continuo. Ai cortei poche centinaia di

persone contro le migliaia del ‘68, i me-todi precedenti vengono attuati da pochi nostalgici che cercano di coinvolgere tut-ti gli studenti e che vogliono cambiare le cose, le occupazioni sono viste da tutti come un pretesto per perdere giorni di scuola (non che nascano per questo) .Le proteste studentesche in Italia nasco-no e sono nate soprattutto da un malore interno, ma non mancano le situazioni internazionali come quella del ‘68.Sono fatte da occupazioni, che restano comunque la forma di protesta social-mente accettata, e di scontri con la Poli-zia. Si sono susseguiti anni di apparente calma, ma comunque interessati da cor-tei e manifestazioni per mostrare il dis-senso. La maggior parte dei movimenti, pur dichiarandosi apartitici, possono es-sere collocati in una sinistra democratica e non violenta.Una visione a 360° dei moti studenteschi evidenzia un adattamento della protesta al periodo storico a cui appartiene e la protesta odierna non può che rispecchia-re un periodo caratterizzato dal qualun-quismo e dal menefreghismo .

ATTUALITÀ E CULTURAATTUALITÀ E CULTURA 8 9

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ATTUALITÀ E CULTURA11

Una notizia comparsa recentemente sui quotidiani internaziona-li riguarda l’emanazione in Russia d’una legge che punisce “la propaganda” dell’omosessualità tra i minori, approvata pratica-

mente all’unanimità dal parlamento della federazione russa, anche se il voto appare falsato da alcuni parlamentari che hanno votato anche per gli assenti. «D’ora in poi sarà dunque reato parlare in pubblico dei diritti dei cittadini gay. La definizione, strategicamente un po’ vaga, di “propaganda” darà al giudice la possibilità di punire con pesanti multe (fino a 15mila euro) artisti, attori ma anche comuni cittadini colti ad esprimere un’opi-nione in pubblico sulla situazione degli omosessuali. Ma soprattutto met-tere al bando o vietare preventivamente eventi, manifestazioni, concerti, che possano essere ritenuti a rischio di propaganda gay», spiega un giornalista della Repubblica. C’è da considerare che nella società russa vige un forte integralismo politico e religioso in favore dell’o-mofobia, atteggiamento discriminatorio della maggioranza della popolazione nei confronti delle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali) originato da una tradizione culturale e politica di demonizzazione dei “diversi”; “diversi”, questi ultimi, che tutelano l’eterogeneità e garantiscono l’equilibrato processo evolutivo di ogni società umana. È solo nel 1993, cioè 4 anni dopo la caduta del “muro” e delle “cortine di ferro sovietiche”, che l’omosessualità viene depenalizzata in Russia at-traverso l’abrogazione dell’articolo 121 del codice criminale, che puniva con l’arresto l’omosessualità volontaria; il perdurare di un radicato sentimento omofobico ha però fatto sì che si ripercorressero alcune delle infime strade della discriminazione sessuale. Si tratta evidentemente di una perpetua-zione di condanna di comportamenti sessuali specifici, che attengono alla libertà di orientamento personale. Mascherato sotto la parola di “ostacolo alla propaganda dell’omosessualità”, si vuole di fatto impedire e punire la diffusione di comportamenti omosessuali che trovano ostacoli e resistenza nell’oscurantismo della simil-dittatura putiniana ed in generale nella società russa, tradizionalmente orientata verso la limitazione della libertà delle idee e dei comportamenti della persona, favorevole invece alla diffusione della cultura dettata dal partito dominante. Ma è forse giusto che una cultu-ra nazionale diventi un campo minato dove le libertà individuali, le espressioni autentiche e pure dell’Ego vengono messe a repentaglio insieme ai diritti, alle speranze e ai sogni di giustizia dell’indi-viduo? A voi le necessarie conclusioni.

LA PROPAGANDA DELL’OMOSESSUALITÀVALENTINA CARDELLA IV F

Numerosi sono stati gli scontri in tutta la Russia dopo l’approvazione della Legge anti-gay.

Dal primo momento in cui ho letto l’articolo “Mittente: Cultura; Destinatario: Noi” sono nate dentro di me delle riflessioni spontanee. Così, vorrei ampliare, o meglio approfondire quanto detto dai nostri compagni.A cosa serve la cultura? Già, questa domanda sembra ridicola; credo che molti vedano la cultura come qualcosa di impegnativo e noioso, ma anche chi se ne interessa sarebbe messo in difficoltà da una domanda del genere. Chi non ne sente il bisogno la vede come “una vecchia nonna con gli occhiali, seduta preferibilmente su una poltrona di fronte al fuoco scoppiettante” e chi invece ne è in possesso in fondo in fondo, crede che sia qualcosa di discriminante, fatta per pochi e solo per il gusto di sbatterla in faccia ad altri. Effettivamente da questi punti di vista, questa parolona non significa proprio nulla! Perché noi potremmo vivere tran-quillamente senza discorrere di attualità, storia o filosofia.La cultura non è fatta solo per chi ha tempo o condizioni economiche migliori di altri, è per tutti e non dev’essere mai un ele-mento subordinante come spesso si rivela. Ancora una volta, a cosa serve??? In merito ho un’esperienza personale. Di recente è venuta a fare supplenza nella mia classe un’insegnante di filosofia e iniziando un dialogo con la classe, ora non ricordo bene l’ar-gomento, mi sono trovato su posizioni differenti rispetto all’insegnante. Ne ho approfittato per parlarne con il mio compagno di banco, illustrando dove secondo me la professoressa avesse torto, nel momento in cui terminai la mia riflessione il mio compagno commentò: “Sai troppe cose.”.Questo per dire come il mio stile di pensiero, formatosi con la cultura, divergendo da quello della professoressa abbia fatto presa sul mio compagno. Quindi la cultura non serve proprio a nulla! Ragionando per assurdo, si presenta un aspirante capo del gover-no dicendo: “La democrazia fa schifo! Io ho la saggezza per governarvi senza alcun bisogno di costituzione!” e la folla festante gli va dietro, allora chi ha gli strumenti e la conoscenza adatta si fa avanti dicendo: “Cavolate! La democrazia ha una serie infinita di vantaggi!” e comincia ad elencarli, distruggendo il discorso del candidato.Torniamo alla realtà, nel mondo reale non esistono dibattiti così elementari, ci sono purtroppo oratori dalla lingua sottile e con scopi contorti e nella realtà chi non ha certi requisiti è facilmente vittima di falsi profeti. Aggirare la massa è sempre molto facile per chi è dotato di una certa cultura, ma è proprio questo uno dei problemi fondamentali di chi è acculturato, si fraintende la cultura, la si pensa spesso come un mezzo di potere e non di servizio. Dite di no? Provate sinceramente a chiedervi a cosa serva la cultura se credete di averne, se non saprete rispondere vorrà dire che in fondo la vedete come qualcosa per sopraelevarvi rispetto agli altri. Ma questi ancora potrebbero essere discorsi lontani da noi ragazzi…. Invece no! Come potrebbe confermare la mia esperienza, perché l’ignoranza è un campo molto fertile per chi ci vuole comandare come burattini! Basta guardare il mondo di oggi, siamo tutti omologati in base a standard comuni lanciati dai “burattinai” della nostra epoca, quali le grandi multinazionali dell’abbiglia-mento, i mass media, la pubblicità ecc... Tutto questo esiste con lo scopo di illudere su un’eventuale possibilità di una vita migliore grazie a quel prodotto e a non farci pensare che noi potremmo benissimo vivere senza.Ma la cultura è noiosa! Dipende cosa intendete voi per cultura! Ne esiste di tanti tipi, molti non si formano sui libri di scuola, ma con un approccio pratico. Si dice tanto che sbagliando si impara, non è forse vero? Ma a volte gli sbagli sono dolorosi, quindi non sarebbe meglio prevenire? Per questo esistono i libri e quant’altro, “La storia per capire il presente!” dice sempre la mia prof, anziché ripetere certi errori dalle conseguenze catastrofiche perché non impariamo da millenni fatti da storie di altri uomini? Un altro mio professore dice che alla base di ogni disciplina risiede il perché delle cose, solo se ci interroghiamo un argomento ci interesserà davvero! Forse perché la vita per molti è tutta un perché!Quindi da ogni singola cosa si può imparare, anche dalla più insignificante, perché l’individuo si forma con la conoscenza e l’e-sperienza. Vi invito quindi a distaccarvi dai soliti stereotipi, ad aver voglia di conoscere più cose possibili; pensate, immaginate e guardate oltre quel che vedete, già, si conosce anche aprendosi a punti di vista diversi dal proprio, cercando di capire quelli altrui….In conclusione vorrei far notare che la libertà di pensiero è alla base della democrazia, come sappiamo, ma se ci fosse qualcun che volesse “liberamente” farci pensare quel che vuole lui? La cultura è un’arma importantissima al giorno d’oggi, indispensabile per la nostra reale libertà.

MA…. TUTTO QUESTO A COSA SERVE?!DAVIDE MARLETTA II A

ATTUALITÀ E CULTURA10

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LO SAI CHE?12

ALICE CALANDRA III H

LA DEMOCRAZIA VIRTUALE

“Sunu2012”: in wolof, la lingua più diffusa nel Senegal, vuol dire “il nostro 2012”, e nel Febbraio scorso ha svolto la funzione di fon-

damentale piattaforma di partecipazione civica in vista delle presidenziali. Infatti, le ultime elezioni senegalesi sono state precedute da proteste e scontri: la rabbia da parte dei cittadini trova causa nella candidatura dell’ex presidente Abdoulaye Wade; nonostante la Costituzio-ne imponga il limite massimo di due mandati, il Con-siglio Costituzionale senegalese (composto da cinque giudici, tutti nominati da Wade) ha convalidato la sua terza candidatura il 27 Gennaio.Abdoulaye Wade, nel 2000, era succeduto al prece-dente presidente socialista Abdou Diouf sotto il segno del sopi, il cambiamento. La politica di Diouf era stata incentrata sulla riorganizzazione amministrativa e fi-nanziaria a causa delle difficoltà economiche del paese, a discapito della cultura e del sociale; Wade, eletto, fu celebrato come simbolo della democrazia e favorì la promozione delle arti e degli artisti in Senegal (citiamo la costruzione del Monumento alla Renaissance Afri-caine e il sostegno alla terza edizione del Festival Mon-dial des Arts Nègres); inoltre fu lui che nel 2001 in-trodusse il limite dei due mandati presidenziali. Negli ultimi anni i cittadini senegalesi avevano però notato un graduale cambiamento del presidente verso l’auto-

ritarismo che aveva caratterizzato Diouf, e una antide-mocraticità che si è appunto manifestata nella violazio-ne della legge costituzionale sulle ricandidature.Nasce così Sunu2012, un sito libero e aperto in cui i cittadini possono esprimere le loro opinioni, condivi-dere notizie e quindi stimolare la gente ad un controllo maggiore nei confronti dell’attività del governo. Il cre-atore è il trentenne Cheikh Fall, che fino al 2007 non aveva mai votato. <<Ho sfruttato la mia passione per il web per rimettere il cittadino al centro della democra-zia. Non avevo mai sentito parlare di e-democracy, ma era proprio quello che avevo in mente>>. E-democra-cy: è grazie a questo che Wade è stato alla fine scon-fitto da Macky Sall (che ha tra l’altro dichiarato: <<il vincitore è il popolo senegalese. Abbiamo dimostrato al mondo che la nostra democrazia è matura>>) ?Sicuramente è un fenomeno indubbiamente inte-ressante e soprattutto in crescita: in Italia svolge una funzione simile OpenParlamento, che offre un aggior-namento quotidiano (anche via e-mail) sui lavori del Parlamento da fonti ufficiali (Camera, Senato, Mini-stero dell’Interno), oltre la possibilità di discuterne nel forum della comunità; in Egitto, invece, il sito MorsiMeter (con relativo account Twitter) monitora da Giugno il presidente Muhammed Morsi, il primo democraticamente eletto.

SCIENZA E TECNOLOGIA13

La Stazione Spaziale Internazionale (ISS, ovvero Inter-national Space Station) è in orbita dal 20 novembre 1998 e dal 2 Novembre del 2000 è abitata a turno da vari equipaggi. Siamo nel 1972: la Nasa vorrebbe costruire una base spaziale e contemporaneamente decide di mandare avanti il progetto dello shuttle, una navetta in grado di portare grossi carichi nello spazio. Nasce così Skylab, la prima stazione orbitante americana, dotata di attrezza-ture scientifiche di alta tecnologia. Tempo prima l’Unione Sovietica aveva già realizzato la Salyut 1, la prima stazione spaziale esistente, e suc-cessivamente l’Almaz. In seguito verranno costruiti dei sostituti alla Salyut 1, fino ad arrivare alla Salyut 7.Dopo dieci anni James Beggs, amministratore della Nasa, vuole cercare un appoggio internazionale nella costruzione di una stazione spaziale ed alcuni paesi europei si mostrano disponibili; in quanto membro dell’Esa (European Space Agency, Agenzia Spaziale Europea), anche l’Italia partecipa, sotto il governo del premier Bettino Craxi.Il 25 gennaio 1984 il presidente americano Ronald Re-agan, temendo la rivalità sovietica, fa un annuncio im-portante: <<Ho dato mandato alla Nasa di sviluppare una stazione spaziale con equipaggio permanente, e di farlo entro un decennio. Vogliamo coinvolgere i nostri Paesi amici a condividere questa sfida e i benefici. Così, uniti, possiamo rafforzare la pace, la prosperità costrui-re e aumentare la libertà di tutti coloro che condivido-no i nostri obiettivi>>.L’Unione Sovietica però ancora una volta precede gli altri paesi: il 19 febbraio 1986 lancia il primo compo-nente di Mir, “Pace”, la sua nuova stazione spaziale. I

sovietici sembrano avere un notevole vantaggio rispetto agli altri Paesi, ma l’URSS inizia a sgretolarsi nel 1990 compromettendo situazione.La Russia post-comunista naviga nel vuoto dal punto di vista politico, ma è decisa a non abbandonare Mir e gli altri progetti, i quali avevano dato fama e credibili-tà in passato. In questo clima particolare interviene in aiuto all’ex-rivale il presidente americano Bill Clinton. Questa scelta è stata fatta anche per motivi politici: il presidente voleva impedire che altri stati potessero usufruire dei potentissimi ed efficienti veicoli di lan-cio russi (i Soyuz). La costruzione di una base spaziale internazionale risulta essere un potenziale strumento diplomatico. Viene scelto il nome di “International Space Station”, al posto di “Freedom”, il nome scelto da Reagan in epoca di rivalità. Il primo componente mandato in orbita nel 20 novem-bre 1988 è Zayra, un modulo di fabbricazione russa. Due settimane dopo parte il primo space shuttle. In seguito collaborano anche altre quindici nazioni, tra cui undici dell’Esa (Belgio, Danimarca, Francia, Ger-mania, Paesi Bassi, Norvegia, Spagna, Svezia Svizzera e Regno Unito). Tra le varie componenti più importanti fornite da essa, troviamo un braccio meccanico, alcuni particolari della stiva e il modulo laboratorio Colum-bus. Il modulo Leonardo è stato costruito in Italia ed è finora l’ultimo aggiunto (24 febbraio 2011). E’ perma-nente e contiene pezzi di ricambio ed altre forniture. Il prossimo componente ad essere inviato sarà Nauka, di fabbricazione russa, nell’estate del 2013.Oggi la Stazione Spaziale Internazionale ospita vari laboratori scientifici e i principali ambiti di ricerca ri-guardano medicina spaziale, fisica, biologia, scienza dei

materiali, astronomia, cosmologia e meteoro-logia. Ancora oggi è in continua costruzione e sarà ultimata entro la fine del decennio.Questo miracolo dell’ingegneria aerospaziale ogni giorno purtroppo è esposto a numerosi pericoli, malfunzionamenti nei vari impian-ti, collisioni con detriti spaziali, esposizione a radiazioni cosmiche. Capita di frequente che l’equipaggio debba uscire in fretta dalla stazione, per il forte rischio di collisioni con rocce e meteore. Fino ad oggi, fortunatamen-te, non è mai accaduto nulla di grave.

DAVIDE ANGELINI II C

STORIA DELLA STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE

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EUGENIO CANNATA IV C &CLARA LA LICATA IV E

EUGENIO CANNATA IV C &CLARA LA LICATA IV E

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Questo mese la nostra rubrica tratterà di alcune delle colonne sonore più significative della storia del cinema

Ennio Morricone può essere considerato a ragione uno dei più grandi compositori di colonne sonore della storia del cinema. Le sue colonne sonore hanno accompagnato ed

esaltato le scene più significative delle opere di grandi registi italia-ni, come Bernardo Bertolucci, Sergio Leone, Pier Paolo Pasolini, Elio Petri e Giuseppe Tornatore e di grandi registi internazionali, come Brian De Palma e Roland Joffè. Grazia alla sua immensa vena creativa, Morricone ha conferito al genere della colonna so-nora una dignità artistica che la rende uno dei generi più apprez-zati sia dal pubblico che dalla critica. Tra i suoi innumerevoli ca-polavori, la colonna sonora dello splendido film di Sergio Leone Il buono, il brutto, il cattivo rappresenta sicuramente l’opera più apprezzata nonché la più amata dal grande pubblico, come dimo-stra il lunghissimo elenco di tributi e cover realizzati, tra gli altri, da artisti come Metallica, Ramones, Muse o Bruce Springsteen.La caratteristica principale della colonna sonora è la presenza di fischi, spari e jodel che contribuiscono a ricreare in modo magi-strale l’atmosfera western e che costituiscono gli elementi essen-ziali del motivo, divenuto poi celebre, che si ripropone durante tutto il film, senza apparire mai scontato né ripetitivo. Il tema musicale ricorda il verso del coyote e, come ha affermato lo stesso Morricone in un’intervista, è stato realizzato grazie alla sovrap-posizione di due voci maschili, inoltre esso assume una tonalità acuta alla comparsa del Biondo (Clint Eastwood), un’altra scan-zonata a quella del Brutto (Eli Wallach) ed una più cupa a quella del Cattivo (Lee Van Cliff). Dopo i titoli di testa, troviamo il brano “Il Forte”, in cui una tromba ed un’armonica scandiscono una melodia molto lenta e triste, a sottolineare la solitudine e l’esasperazione dei soldati del reggimento sudista che non hanno neppure di che mangiare. Dopo “Il Deserto”, che parte piano e cresce progressivamente creando un’atmosfera densa di suspense, e “La Carrozza dei Fantasmi”, in cui compare all’improvviso una tromba solista dando l’idea di un miraggio o dell’accendersi di una speranza per il Biondo, è il momento della “Marcetta”, che rappresenta una bellissima melodia suonata con l’armonica a boc-ca e fischiata dai prigionieri che dà l’idea della loro stanchezza nei confronti della guerra civile. Tema ancor più evidente nella struggente “La storia di un soldato”, il cui testo commovente mette a nudo gli orrori e le tragedie della guerra civile e che confluirà nella seguente “La morte di un soldato”. Alla fine del film arrivano i due capolavori che rendono indimenticabili le sequenze finali della pellicola di Sergio Leone: “L’estasi dell’oro”, in cui percussioni, fiati, archi e la splendida voce di Edda Dell’Orso in un crescente continuo accompagnano il Brutto nella sua corsa verso l’oro e “Il triello” che, con le sue melodie di chitarra spagnoleggianti, scandisce la celebre sequenza del “triello” tra i tre protagonisti per la conquista dell’oro. Il Capolavoro di Sergio Leone è dunque tale anche con il contributo dell’immensa colonna sonora di Morricone, che, come racconta il compositore stesso, egli adorava pensare come ciò che avrebbe reso poesia ogni sequenza del film.

TOP TEN

1. Il buono, il brutto, il cattivo – Ennio Morricone2. Furyo – Ryuichi Sakamoto3. Easy Rider – The Birds, Bob Dylan, Jimi Hen-drix4. This Must Be the Place – David Byrne5. The Wall – Pink Floyd6. Koyaanisqatsi – Phi-lip Glass7. Coffee and Cigaret-tes – Tom Waits, Iggy Pop8. Giulietta degli Spiriti – Nino Rota9. Apocalypse Now – The Doors, Francis Ford Coppola10. Trainspotting – New Order, Iggy Pop, Brian Eno, Lou Reed, Underworld

Titolo originale: Django UnchainedNazione: Stati UnitiAnno: 2012Genere: Spaghetti Western; PulpDurata: 165’Regia: Quentin TarantinoCast: Jamie Foxx, Leonardo Di Caprio, Christoph Waltz, Samuel L. Jackson, Franco Nero, Kerry Washington

Non si vedeva un western da ormai parecchi anni e l’ultimo è stato realizzato dal direc-tor tanto amato Quentin Tarantino. Egli aveva dichiarato già nel 2007, in un’intervista, che avrebbe prima o poi realizzato uno spaghetti western probabilmente per omaggiare i

grandi Sergio Leone e Sam Peckinpah da cui prende sempre tantissimi spunti e citazioni. Django Unchained è, in particolare, un omaggio a Django di Sergio Carbucci, girato nel ’66. La trama è differente dal film precedentemente citato ma troviamo delle linee comuni: Il protagonista è lo stesso e, in entrambi i film, egli è alla ricerca della moglie. Django Unchained è ambientato in Te-xas e la prima scena si apre con una litania in sottofondo a scandire i passi degli schiavi incatenati che stanno per essere portati al mercato degli schiavi dai fratelli Speck, ma di certo il protagonista (Jamie Foxx) non continuerà la sua vita da schiavo! Ecco che a salvarlo arriva il dottor Schultz (Christoph Waltz), un ex dentista diventato cacciatore di taglie. Schultz ha bisogno di Django per riconoscere i fratelli Brittle, dei banditi sui quali pende una grossa taglia e che quindi potrebbero fargli guadagnare una grossa somma di denaro. Per questo motivo “convincerà”, con molta persua-sione, i fratelli Speck a vendergli lo schiavo. Fatto il colpaccio con i Brittle, Schultz scopre l’abilità di Django con le armi da fuoco e tra i due inizia ad instaurarsi una forte amicizia che li spingerà a proseguire per un anno intero la loro attività di cacciatori di taglie. La seconda parte del film è incentrata sulla ricerca della moglie di Django, Broomhilda, una schiava venduta al sadico Calvin Candie (Leonardo Di Caprio), un uomo che possiede molte terre e che gestisce il sistema delle lotte tra mandingo. A mio parere è spettacolare l’interpretazione del 64enne Samuel L. Jackson nel ruolo del capo della servitù di Candyland. Il film tratta il tema della schiavitù negli Stati meridionali del Nordamerica, che risulta molto delicato nonché controverso. Infatti, nell’intervista rilasciata nel 2007, Tarantino affermò che avrebbe voluto trattare questo argomento proprio perché è uno dei temi più complessi della storia americana e perché nessuno prima di lui aveva avuto il coraggio di esporlo in tale modo. Ovviamente, non può mancare il sangue! Tipico dei film tarantiniani un po’ splatter e sadici, in cui, tuttavia, se si è abituati al genere, si può prendere tutto con molta ironia. Molto bella la scena dell’uccisione di uno dei fratelli Brittle in un campo di cotone, in cui il rosso del sangue contrasta con il bianco del cotone, rappresentando “la metafora perfetta della vendetta da parte degli schiavi e la realtà stessa di questi che, tagliandosi con le piante, macchiavano il coto-ne” (Tarantino). E ancora molto divertenti la scena in cui i personaggi indossano dei sacchetti in testa alla maniera del Ku Klux Klan, che sembra tratta da un film di Mel Brooks, e la comparsa di Tarantino che finirà per morire dopo poche battute, al solito suo! Troviamo tantissime citazioni dei classici del western, da Giù la testa a Il buono, il brutto, il cattivo e tutta la storia di Broomhilda è tratta dall’opera di Wagner L’anello del Nibelungo.Possiamo sicuramente affermare che il film è riuscito molto bene e può essere anche un grande spunto di riflessione sulle tematiche riguardanti lo schiavismo. Inoltre è impreziosito dall’incon-fondibile colonna sonora di Ennio Morricone e da un cast eccezionale composto dal grandissimo Samuel L. Jackson, che lavora con Tarantino dal ’94 (Pulp Fiction), Leonardo Di Caprio, Jamie Foxx, Christoph Waltz e lo stesso Franco Nero, protagonista del primo Django!Le sue ultime due pellicole hanno molto in comune… aspettiamo solamente l’arrivo di Killer Crow per completare La trilogia storica.

Questo mese la nostra rubrica tratterà di alcuni dei film western più significativi della storia del cinema

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RECENSIONI16 RECENSIONI 17

E se... Dio esistesse sul serio? E se avesse come figlio davvero un tipo chiamato Gesù? E se questo tipo suonasse divinamente (ahah!) la chitarra? E se sette giorni in paradisso valessero cin-

que secoli sulla terra? Dio, il capo, non potrebbe permettersi nem-meno una settimana di ferie senza trovare al suo ritorno l’umanità stravolta! E così fu... Dio lasciò l’uomo nel medioevo e lo ritrovò nel ventunesimo secolo. Trovò il Vaticano nel pieno del suo delirio d’on-nipotenza, il buco nell’ozono, un quarto delle foreste che aveva lascia-to e l’uomo convinto di poter fare quello che gli pare: non si doveva forse infuriare? Ovviamente! Le soluzioni erano due: l’apocalisse (ma chi di voi passerebbe migliaia di giorni a guardare qualche procario-te?) o... farLo tornare! E così, nella prima settimana dell’Aprile 1979, una vergine ragazza da qualche parte nel Midwest degli Stati Uniti inizia a nutrire qualche preoccupazione perchè ha saltato il ciclo...Le parole di Niven ci raccontano quello che abbiamo sempre sperato di sentirci dire. Vi renderete conto leggendo che a un Dio così sareste disposti a credere. Questo libro è l’unica possibilità di coniugare fede e ragione, di riappropriarci della nostra spiritualità. Attenzione: con-tiene tutte le risposte che avete rinunciato a cercare, a patto che siate dotati di una mentalità sufficientemente aperta. Leggetelo, ma fatelo senza pregiudizi. Vi renderete conto che, nel bene o nel male, questa sarà in ogni caso un’esperienza unica.

È recentemente uscito nelle sale cinematografiche il film “La Mi-gliore Offerta” di Giuseppe Tornatore, il film tratta della storia di Virgil Oldman, interpretato da Geoffrey Rush (Il discorso del Re,

Pirati dei Caraibi), abilissimo e rinomatissimo battitore d’aste, esperto d’arte e restauro ed uomo dall’intelligenza e dalla perspicacia eccezionali, e di come il suo mondo perfettamente inquadrato e “sterilizzato” sia stato sconvolto a partire da una semplice telefonata. Eccezionale il personaggio che Tornatore ci propone, un uomo decisamente fuori dal comune, appas-sionato e motivato in quello che fa al punto da divenire il migliore nel suo campo. E’ tuttavia il suo spessore quello che tiene gli spettatori incollati alle poltrone del cinema, il risvolto umano oltre la facciata, il tormento, la misantropia, il tentativo di dare a tutto un valore per cui essere venduto/comprato, l’uomo nascosto sotto la corazza. Il binomio Rush/Tornatore offre allo spettatore un personaggio in cui rivedersi, un personaggio da osteggiare, o, addirittura, con cui mettersi in competizione nel tentativo di cogliere il tassello sempre mancante del puzzle che permetterebbe di districare il fittissimo intreccio che il regista e gli altri personaggi creano attorno ad Oldman, un intreccio che non lascia passare luce che possa illuminare il filo conduttore dei nostri pensieri e che una volta compreso e districato ci stupisce e abbaglia per la sua genialità . La storia ed i per-sonaggi secondari, tra cui spicca un ammirevole Jim Strugges (Across The Universe, 21), manipolano il protagonista e lo spettatore, rendendo il film un’iniezione di adrenalina pura; in definitiva l’ultimo film di Tornatore si rivela davvero “La Migliore Offerta”.

FEDERICA RESTIVO IV R

A VOLTE RITORNOANDREA PERINZANO V E

LA MIGLIORE OFFERTA

John Niven (Irvine (Regno Unito), 1972) è uno scrittore scoz-zese.Nato nella contea di Ayrshire, si è laureato in letteratura inglese nel 1991 alla Glasgow University.Conclusi gli studi, per circa dieci anni ha lavorato per diver-se etichette musicali tra le quali anche la London Records. Nel 2002 ha lasciato l’industria della musica per dedicarsi a tempo pieno alla scrittura.Come scrittore ha debuttato con il romanzo breve intitolato Music from Big Pink, pubblicato nel 2005 e subito opzionato dalla CC Films per ricavarne un adattamento cinematografico.Il successo arriva nel 2008 con Kill Your Friends, un romanzo satirico basato sulla breve esperienza di Niven quale scoprito-re di nuovi talenti per le etichette musicali. Il sito web Word Magazine ha definito l’opera di Niven, tradotta in sette lingue, come “il miglior romanzo britannico dopo Trinspotting”.Dopo Kill Your Friends Niven ha pubblicato altri tre roman-zi: The Amateurs (2009), A volte ritorno (2011) e Cold Hands (2012). Ha inoltre scritto sceneggiature originali e collaborato con quotidiani e riviste tra cui Q magazine e The Independent.

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PENSIERI E PAROLE PENSIERI E PAROLE18 19

Ciao! Mi chiamo Orto e ho 17anni. Mi ricordo di una storia d’amore che vedeva protagonisti il ragazzo e la ragazza più strani del mondo. Come i due si siano conosciuti? Non ha importanza, come del resto non hanno importanza i loro nomi e cognomi, le loro ambizioni, i loro fallimenti e le loro vittorie.Mi ricordo di Lui che aspettava davanti la casa di Lei, mi ricordo di diluvi che bagnavano i volti fradici di pal-lidi esseri affaccendati in faccende di normale e pura natura, presi e ripresi dal fiato che come un metronomo scassato rompeva il tempo venendo però ripreso dal vento.Che poi anche quello era gelido e tagliente, come del resto è la gente che con i suoi pensieri e curiosità uccide gli incantesimi e brucia le pellicole dei film.Lui era uno di quelli che al cinema guardano il film e Lei beh... Lei non era una di quelle, lei beh.. gli insegnò che è di vitale necessità voltarsi e osservare le loro facce assortite e i loro volti pieni di emozioni non proprie espropriate da falsi idoli resi tali da registi egoisti.Mi ricordo bene di questa storia d’amore, se ci penso bene mi viene in mente una macedonia di emozioni prese in prestito dal reparto bambini di una libreria in centro, mi viene in mente frutta, tanta, succosa, dolcemente amara frutta mischiata a perdite di benzina e note di piano mai ascoltate.Mi ricordo benissimo di questa storia d’amore, ma non c’è molto da dire.Lei era una di quelle inclassificabili, Lui però non sapeva che tale definizione la classifica, la soffoca e probabil-mente la uccide.Lui era pazzo e Lei era pazza. Ma lo si sa che la follia e l’amore vanno insieme, l’amore è folle e la follia è così innamorata da non accorgersene.Mi ricordo di baci e di pianti, di canzoni e musiche divertenti, di cimiteri affollati e di gente, non di persone in particolare! Solo ed esclusivamente di gente, una massa significativamente insignificante agli occhi dei Due. Un bacio e il mondo era altrove, un sorriso e il mondo tornava, uno sguardo e il mondo stesso piangeva perché incapace di fare altro.Mi ricordo di una sera in particolare, era buio e freddo, e Gli si congelavano le mani.Cambiare marcia non è mai stato così amaro. Quella sera i due si persero ma non per la strada,si persero nell’infinito vuoto che regge l’universo in silenzio, facendo finta di non esistere… e beh… quella sera i due lo trovarono, il VUOTO. Vorrei però sfatare un’atroce convinzione quale vede gli occhi dei Due persi nell’immenso infinito, non è mica possibile perdere l’infinito dentro il nulla! Poiché le due cose se portate agli estremi sono la medesima. E quella sera, infatti, non erano gli occhi di Lui e Lei ad essersi persi nel vuoto, ma il vuoto ad essersi unito a questi in un tutt’uno, riempiendoli di nulla, riempiendoli di infinito.Mi ricordo di una storia d’amore, una storia d’amore fatta di sguardi pieni di tutto, di desideri e di canzoni, di film che Lui guardava e di cupa tristezza che nessuno dei Due notava.Mi ricordo di due persone, un Lui e una Lei e finché almeno un narratore, quale spesso vede se stesso protago-nista, si ricorda di una tale storia beh… questa rimane viva e vera, almeno sulla carta, almeno nella sua testa. Mi ricordo di una storia d’amore.

Botanico.

ROSALINDA LIOTTA VE

QUELLE SFUMATURE CHE FANNO LA DIFFERENZA

Su ogni tipo di griglia del registro, accanto ad ogni nome ci stanno numeri, siamo la massa degli studenti, una grande maratona di giovani che si sottopongono a tantissime prove, dove chiaramente coloro che giungono alla fine sono veramente in pochi. La scuo-la di massa tende all’omologazione degli individui, siamo tutti uguali. E che vuol dire? Siamo tutti esseri umani ma ognuno di noi ha un’ identità e una storia diversa.Ci stupiamo quando leggiamo della qualità e del fascino delle le-zioni di Socrate, non impartiva alcuna lezione, lui “sapeva di non sapere” e cosi con la sua arte maieutica, cogitava insieme ai suoi allievi, semplicemente confrontandosi su vari punti di vista dell’ oggetto da conoscere.Non per nulla poco prima di bere la cicuta, per l’ultimo fatal so-spiro, Socrate dialogava con i suoi allievi.Torniamo ad oggi. Cosa si intende per conoscenza? Cosa si inten-de per insegnamento? Cosa è la scuola?Posso sapere la lezione in modo brillante e averla dimenticata completamente la settimana successiva, perché? Riporto una bre-ve parentesi della “kirghisia” di Silvano Agosti: “ qui non ci sono scuole, i bambini giocano tutto il giorno” “e quando studiano?” “ loro non studiano, imparano”.Spinto dalla curiosità e dalla passione, dalla sete di conoscenza, solo con questo animo l’uomo proverà a sentire il profumo del-le verità e la loro essenza. Il ruolo dell’insegnante svilito e poco considerato, è uno dei lavori più difficili da sempre. Perché dietro i numeri, vediamo persone, infinite storie, tanti piccoli mondi, dunque dovranno esserci tanti metodi di apprendimento per ogni uomo che si presta a conoscere qualcosa. Siamo più o meno 25 per

classe, troppi, incollati alle sedie a guardare le spalle dei compagni e la lezione è un po’ come una medicina, somministrata a tutti allo stesso modo. Il risultato lo conosciamo. Ognuno di noi, pro-fessori e allievi, si ricorda almeno di un ragazzo che è rimasto in-dietro, nessuno lo ricorda stupido o inetto, magari aveva bisogno solo di più tempo, ma ci ricordano che siamo ad una maratona e così chi si ferma è fuori, e poi i professori, dal canto loro, “non si possono fermare, devono finire il programma ministeriale”. Nes-suna colpa ai professori, nessuna a noi, “si salvi chi può”!Supponendo che ogni professore che insegna una materia, abbia una passione per i suoi studi, passione che purtroppo così’ arriverà solo a pochissimi. Guardiamoci intorno. È follia.Dovremmo, prima di studiare la storia dell’umanità, conoscere la nostra storia e impararne le date più belle, prima di sapere quali sono i cinque sensi, passare anni a conoscerli, prima di studiare arte,stare ore ad abituarci alla bellezza e alle emozioni che un quadro offre. E prima di ogni cosa, dovremmo imparare a scegliere. Dalle cose più piccole, come un colore piuttosto che un altro, scegliere la nostra risata o come guardare una persona negli occhi, solo cosi sceglieremo sin da piccoli della nostra vita. Dovremmo imparare chi siamo e poi ad essere semplicemente noi stessi. Invece di dire “buongiorno” la mattina, chiedere “come stai?”. Sentire chi ci circonda in una piccola aula, altrimenti non si sen-tirà più nulla nella vita.

Un aromasibillinoti avvolgeil nidodel ventrebruno.

AscoltaIncantevolevergine.

Filanole maniingenue.

E’ unprato di nevela tuavoce, e veli d’ àgatacadonocome ninne nannePervinca.

OrComponi,Fra i nastripaglierinidella chiomala mia penaaustèra.

Ortuttointorno.E’ dittàmo,per ilmio amorevenale.

Quell’amoretersocome letue magnolieai seni.

UN AROMAEMANUELE MILAZZO II C

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REDAZIONE:

Caporedattori:Clara La Licata V EEugenio Cannata V C

Vicecaporedattore:Alice Calandra III H

Impaginazione e Grafica:Antonino Faraone IVEGloria Varrica IV R

Docente Referente:Prof.ssa Elena Santomarco

Hanno collaborato:Luca Genchi V EAndrea Licandro IV GManfredi Laguardia III PRiccardo Bellavista IV GVincenzo Manfrè II ALaura Bonafede V EFederica Restivo IV RMichele Minardi II BDavide Marletta II AValentina Cardella IV FDavide Angelini II C

Andrea Perinzano V ERosalinda Liotta V E