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ecOsistemal’importanza delle foreste
contro i cambiamenti climatici
Anno 2 - n. 2 - marzo/aprile 2009 - € 16.25 - Poste italiane SpaSpedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004) art. 1
comma 1 DCB Milano - Autorizzazione Tribunale di Milano n. 103 del 12/2/2008
OrganO ufficiale dell’ugl federazione nazionale corpo forestale dello stato
intercettaziOni telefOniche
proposte e polemiche sulla riforma
a pag. 8
zOOmafia
la tratta disumana dei cuccioli di cane
a pag. 10
bucO dell’OzOnO
un disastro ecologico, vent’anni dopo
a pag. 12
n.2 marzo/aprile
QuestO prOdOttO è cOmpletamente biO-degradabile e riciclabile, nel pienO rispettO dell’ambiente
N. 2 - - pag. 3
sommario
4 - Editoriale
Riformare il Comparto per migliorare la sicurezza
nel Paese
6 - Inquinamento Depuratori: storie infinite
8 - il silenzio degli intercettati Proposte e polemiche per la riforma di un valido
strumento investigativo
10 - Zoomafia La tratta disumana dei cuccioli di cane
12 - Il buco dell’ozono vent’anni dopo Cronaca di un disastro ecologico (quasi) risolto
16 - Apprendistato Il “Tiber” rompe definitivamente le righe
18 - In Colombia un’arca di Noè Scoperte 10 specie di anfibi
20 - Ecosistema L’importanza delle foreste contro i cambiamenti
climatici
23 - Ambiente L’Associazione Ambiente e/è Vita in Colombia
24 - Sindacale - Intervento del Segretario Generale dell’UGL Renata
Polverini
- Nuove regole sindacali per rilanciare al lavoro e dare
potere alla retribuzione
- Comunicati a cura di Danili Scipio
editoriale
N. 2 - - pag. 4
RIfoRmARE Il CompARto pER mIglIoRARE lA SICuREZZA NEl pAESEdi Paolo Varesi / Segretario Confederale UGL
Dopo una serie d’incon-
tri ad oltranza le orga-
nizzazioni sindacali
e le rappresentanze
militari hanno final-
mente raggiunto l’accordo. Nei primi
mesi dell’anno, verranno attribuiti al-
cuni benefici economici, peraltro già
previsti per il biennio 2006 - 2007, per
una somma complessiva di circa 280
milioni di euro.
L’intesa ha consentito, inoltre, di supe-
rare gli effetti del cosiddetto “decreto
Brunetta” in materia di penalizzazioni
economiche in caso di assenza per
malattia e di recuperare terreno rispet-
to ad alcune ingiustizie retributive, ac-
cumulate in questi anni, come quella
della minore retribuzione dell’ora di
lavoro straordinario, sulla quale solo
noi dell’Ugl abbiamo avuto dapprima
il coraggio di avviare una solida azio-
ne giurisdizionale per poi impegnare il
Governo affinché riconoscesse le no-
stre ragioni nell’ambito del Patto per
la Sicurezza.
La trattativa, come spesso succede,
ha avuto alti e bassi, grazie anche alla
personalità del ministro Renato Bru-
netta, cui piace cimentarsi in accesi
confronti dialettici.
Si è comunque chiuso un ciclo.
Il Comparto sicurezza e difesa ha mo-
strato tutti i propri limiti: mancanza
di una visione d’insieme del settore;
acuita differenziazione delle singole
specificità, eccesso di scontrosità tra
rappresentanze e sindacati; disomo-
genea applicazione di analoghi istituti
normativi e retributivi.
Nel corso di questi ultimi anni, da
quando sono stati varati i decreti legi-
slativi in materia di procedure del rap-
porto d’impiego del personale delle
forze di polizia e delle forze armate, il
Per evitare inutili contrapposizioni, è necessario cogliere le diversità di ognuno rispetto ai temi comuni
Luigi Di Battista
N. 2 - - pag. 5
Comparto ha fatto molta strada, con-
sentendo a categorie, tutte di cultura
militare, di crescere maturando mag-
giore consapevolezza e una visione
più ampia del mondo del lavoro. Sono
trascorsi dieci anni e le cose sono
molto cambiate. È cambiata la struttu-
ra delle amministrazioni; i compiti at-
tribuiti alle diverse Forze; è cambiata
soprattutto l’attenzione dell’opinione
pubblica rispetto ai temi della sicurez-
za interna ed esterna al Paese oltre
che, naturalmente, la pressione poli-
tica. Non potevano essere da meno le
aspettative e i bisogni del personale e
dei propri modelli di rappresentanza.
Per tutte queste ragioni il Comparto
va presto riformato, partendo innan-
zitutto dalle norme. I decreti legislativi
istitutivi non sono più in grado di reg-
gere il passo con le mutate condizioni
operative. Immaginare di poter con-
tinuare ad impegnare organizzazioni
e rappresentanze su temi marginali e
in alcuni casi completamente estranei
ai propri compiti istituzionali, significa
rinunciare a riconoscere alle forze di
polizia e alle forze armate un adegua-
to ruolo sociale, relegandole nello
“scaffale” della solidarietà da utilizzare
quando serve.
Riformare non significa distruggere,
tutt’altro. Occorre, però, delineare
una diversa articolazione delle proce-
dure e delle materie oggetto del con-
fronto, cercando di cogliere le diversi-
tà di ognuno rispetto ai temi comuni.
Solo così si potranno evitare inutili e
dannose contrapposizioni che oggi ri-
schiano di dividere la categoria anche
su temi comuni e di portata generale.
La partita della sicurezza si gioca an-
che sul piano sindacale. Una maggiore
coesione e un senso di diffusa colle-
ganza aiuta tutti gli attori a parteci-
pare meglio e in modo più convinto
alle numerose sfide che attendono il
settore. •
N. 2 - - pag. 6
inquinamento
DEpuRAtoRI: StoRIE INfINItEdi Alberto Mauri / Agente CFS
Ancora una volta la Forestale interviene per fermare un disastro ambientale
Nonostante i controlli,
nonostante le nor-
mative, nonostante
la sensibilità ormai
acquisita e l’impor-
tanza mediatica per la tutela dell’am-
biente, è ormai un dato certo che la
maggior parte dei comuni italiani non
è a norma con i propri impianti di de-
purazione. Senza considerare quanti,
ancora oggi, scaricano le proprie fo-
gnature nei corpi recettori, tali quali.
E, sembra inutile dirlo, proprio intor-
no a questo settore c’è un giro d’af-
fari di entità macroscopica. Società,
ditte specializzate, enti di gestione...
un monte di denaro pubblico che
viene speso, a volte inutilmente, per
cercare di tamponare falle al sistema
di gestione stesso.
Gli amministratori comunali appalta-
no la gestione degli impianti anche al
fine di riversare su di esse tutte le re-
sponsabilità che ovviamente ne com-
N. 2 - - pag. 7
petono.
È tramite questi pas-
saggi che la “cosa”
diventa privata: si
passa da una gestio-
ne di interesse pub-
blico ad una di in-
teresse privato, che
deve tener conto di
spese, di bilanci e
soprattutto di pro-
fitti, senza la possi-
bilità, come nel caso
di amministrazioni
comunali, di sposta-
re semplicemente capitoli di bilancio
per far fronte a spese urgenti.
Certo è che gli impianti di depurazio-
ne, se funzionanti e salvo commet-
tere illeciti, non potranno mai avere
bilanci di gestione in positivo. Costi di
manutenzione giornalieri che, a volte,
si sommano a spese di adeguamento
che non possono essere sorretti dalle
esigue somme di appalto che le so-
cietà ricevono dai comuni.
A volte ci si trova davanti a
problemi di difficile soluzio-
ne che portano a serie valu-
tazioni.
Facile immaginare quanti
colleghi del Corpo Forestale
dello Stato ogni giorno sono
costretti a muoversi tra co-
scienza e normativa, soprat-
tutto quando in ballo ci sono posti di
lavoro in aziende messe sotto accusa
e che non di rado contribuiscono for-
temente alle dinamiche economiche
di un’intera vallata. Ma la realtà è que-
sta, e chi lavora nei Comandi Stazione
è ben consapevole di dovere tenere
ben saldi certi equilibri.
E comunque il sistema va avanti.
Alcuni comuni, un tempo lontani dal-
le città e considerati come periferie
dei contadini, oggi crescono e si tra-
sformano in quartieri residenziali, con
tutto ciò che questo comporta. Tra i
tanti e nuovi problemi a cui far fronte
c’è sicuramente quello degli impianti
di depurazione che, progettati cin-
quant’anni fa, non sono sufficienti a
supportare gli aumenti di carico do-
vuti alle nuove residenze o tantome-
no agli insediamenti industriali. L’ar-
gomento è estremamente delicato.
È tra queste districate matasse, e tra
equilibri così sottili, che proprio in
questi giorni stanno lavorando gli uo-
mini della stazione del Corpo Fore-
stale dello Stato di Barga (LU). Ed è
proprio tra le singole righe della nor-
mativa vigente che la Procura della
Repubblica di Lucca andrà a leggere
eventuali abusi o irregolarità.
Fatto è che i cittadini del comune di
Barga si sono trovati a leggere sulle
prime pagine dei quotidiani, che il
proprio territorio è stato oggetto
di violenza ambientale. “La Nazio-
ne” del 15 Gennaio
2009 intitolava ‘De-
puratore sotto se-
questro - misterioso
liquido nero, inter-
viene la Forestale’ .
Già, proprio così. Il
14 Gennaio, risalen-
do il fiume Serchio,
è stata individuata
una traccia di colore
nero che ha subito
condotto gli uomini
del CFS allo scarico
del depuratore co-
munale. Qui la triste scoperta: dagli
scarichi dell’impianto usciva un mi-
sterioso liquido di colore nero che
aveva imbrattato il canale di scolo
verso il fiume, colorando pietre e ve-
getazione e, all’uscita del condotto,
aveva formato una enorme quantità
di schiuma grigia. Tutto questo finiva
direttamente nel bacino del fiume
Serchio. Un impatto visivo agghiac-
ciante.
Sul posto sono stati convoca-
ti i tecnici Arpat per i rilievi
e, subito dopo, l’impianto è
stato posto sotto sequestro
di concerto con l’Autorità
Giudiziaria. Da qui è partita
l’indagine per accertare l’ac-
caduto e le responsabilità.
Si sono passati al setaccio
tutti gli allacci che sono a monte del
depuratore e, allo stato, si ha già un
quadro definito della situazione e si
è certi che a breve saranno chiare le
responsabilità.
Apprezzamenti per l’operato sono
giunti dai colleghi delle altre Forze di
Polizia, sia a conferma dei buoni rap-
porti che legano il Corpo Forestale
dello Stato alle altre realtà militari, sia
perché ancora una volta esso ha di-
mostrato di essere rappresentato sul
territorio con professionalità. •
Proprio intorno al settore dei depuratori c’è un giro d’affari di entità macroscopica.
Società, ditte specializzate, enti di gestione... un monte di denaro pubblico che viene speso, a volte inutilmente, per cercare
di tamponare falle al sistema di gestione stesso
N. 2 - - pag. 8
il silenzio degli intercettati
pRopoStE E polEmICHE pERlA RIfoRmA DI uN VAlIDo StRumENto INVEStIgAtIVodi Fabio Lancianese / Agente Corpo Forestale
Nel nostro Paese, il complesso “nodo” delle intercettazioni è un nervo scoperto
“terra di santi,
poeti, eroi e
n a v i g a t o r i ” ,
così recita un
vecchio e ri-
dondante adagio sul nostro Paese.
Ma anche Patria di spioni e tabula-
ti telefonici, a giudicare da quan-
to emerge dal tam-tam mediatico
e politico degli ultimi mesi. Il tema
delle intercettazioni telefoniche ed
ambientali è di nuovo tornato al
centro dell’attenzione a seguito di
un disegno di legge del Governo,
presentato a Giugno alla Camera, e
concernente proposte di modifica
alla disciplina sull’utilizzo di questo
strumento in-
v e s t i g a t i v o .
Si manifesta
la volontà di
limitare l’atti-
vità di ascol-
to, circoscri-
vendola, ad
esempio, ad
una lista di
delitti fino ai
dieci anni di
pena e per
una durata
massima di
tre mesi, con
una netta ri-
duzione degli
ascolti ambientali. Ulteriori propositi
di emendamento al testo, poi, pre-
figurano sanzioni per giornalisti ed
editori che ne pubblichino le trascri-
zioni, ove il procedimento non sia
ancora concluso e gli stralci riportati
non contengano rilevanze penali ai
fini dello stesso. Le polemiche tra
gli schieramenti politici in Italia, in-
vero, non sono certo una novità e
per di più i progetti di riforma ap-
paiono pretesti per lo scontro piut-
tosto che occasioni di discussione.
Ma il fatto che di questo argomento
ne discutano accanitamente anche
magistrati, giornalisti, polizia giudi-
ziaria e cittadini comuni, dimostra
che il nodo-intercettazioni è un ner-
vo scoperto nel nostro Paese, nesso
apparentemente inconciliabile tra
sicurezza e privacy. Indubbiamente,
le intercettazioni rappresentano un
formidabile strumento investigati-
vo ed una quasi immediata fonte di
prova. Ciò che le rende oggi un caso
è sicuramente l’uso improprio che se
n’è fatto al di fuori dell’ambito pro-
cessuale. Non è ammissibile vedere
le pagine dei quotidiani riempite di
conversazioni private, che spesso
non prefigurano alcun illecito, ma
che vengono utilizzate per la gogna
mediatica del personaggio famoso
di turno. Ben venga, in questo caso,
una limitazio-
ne all’accesso
ed alla pub-
b l i c a z i o n e
dei testi, con
un serio con-
trollo sulle
ditte esterne
propr ietar ie
delle appa-
r e c c h i a t u r e
ed evitando
che chiunque
possa pren-
dere visione
dei brogliac-
ci una volta
d e p o s i t a t i .
N. 2 - - pag. 9
Per quanto riguarda l’incontrollabi-
le moltiplicazione dei costi e degli
intercettati, invece, non appare una
contromisura equilibrata restringere
gli ascolti ai soli reati contro la pubbli-
ca amministrazione, mafia
e terrorismo. È innegabi-
le che se siamo arrivati a
questo punto è perché
in Italia si è intercettato
troppo, male e probabil-
mente se n’è fatto un uso
peggiore. Da calciopoli
al sottobosco della poli-
tica, dove emerge quella
rete di amicizie, richieste,
favori ed accreditamenti
ogni volta che si intercetta l’utenza
di chi è a contatto con i parlamen-
tari, sembra che l’ascolto telefonico
sia l’unico mezzo d’indagine oggi
possibile. Eppure non esiste un Car-
tesio poliziesco del tipo “Intercetto,
ergo sum”, e la polizia giudiziaria in
Italia ha dimostrato, anche in pas-
sato, di poter raggiungere risultati
eccellenti attraverso altre efficaci
modalità d’indagine, senza troppo
adagiarsi sulle sole intercettazioni.
Ma non si può invertire la tendenza
è chiara la volontà di limitare l’attività di ascolto e ulteriori proposte
di emendamento al testo prefigurano sanzioni per giornalisti ed editori
che ne pubblichino le trascrizioni. Ma le intercettazioni possono risultare
molto utili ai fini investigativi, per questo è importante l’uso che se ne fa
circoscrivando il campo dell’ascol-
to, ad esempio, alle sole ipotesi
mafiose. Ne resterebbero fuori quei
reati-mezzo quali bancarotta, traffi-
co di rifiuti, truffa aggravata etc..che
consentono agli investiga-
tori di iniziare a scoprire i
buisness delle cosche. In
conclusione, dove finisce
un valido strumento inve-
stigativo ed inizia un’in-
controllabile dispositivo
di gogna pubblica? Proba-
bilmente il confine risiede
nell’uso che poi ne viene
fatto; ma la professionali-
tà degli operatori, l’onestà
intellettuale degli editori ed il buon
senso di tutti sono esigenze che
nemmeno la migliore legge del mon-
do può favorire. •
N. 2 - - pag. 10
zoomafia
Costretti a viaggi disumani dall’est Europa spesso per venire a morire nelle case degli italiani, un traffico che coinvolge cuccioli di cane di tutte le razze
lA tRAttA DISumANA DEI CuCCIolI DI CANEdi Fabrizio Filoni / Dirigente UGL-CFS
l’inizio del 2009 ha se-
gnato per molti un pun-
to di svolta nella lotta al
traffico illegale di cuc-
cioli di animali anche
grazie all’operazione compiuta dal
Corpo Forestale dello Stato effettuato
a San Giuliano Milanese (Milano).
L’operazione, portata avanti dal Co-
mando Regionale della Lombardia
del Corpo Forestale dello Stato e dai
Nuclei Investigativi di Polizia Ambien-
tale e Forestale di Brescia e Milano, ha
avuto infatti il merito di portare il pro-
blema all’attenzione dei media e lo ha
sollevato presso il mondo politico che
ha reagito prontamente e nella giusta
direzione.
Si prospetta un nuovo reato per pu-
nire i responsabili della tratta illegale
dei cuccioli. Lo introduce il disegno di
legge per la protezione degli animali
da compagnia e nel mirino c’è in parti-
colare il commercio di cuccioli dall’Est
nel nostro Paese.
Ma qual è la storia? Ecco cosa sta die-
tro ai cani di razza.
Ogni anno in Italia vengono vendu-
te centinaia di cani di razza, molti di
questi cani però sono vittime di un
commercio clandestino senza nessun
controllo per massimizzare i guadagni
del commercio. Ecco tutta la trafila per
portare un cucciolo di razza in Italia.
I cuccioli nascono in allevamenti a con-
duzione familiare o in vere ‘fabbriche
di cuccioli’ dell’est Europa, interessan-
do in particolar modo l’Ungheria, la
Repubblica Ceca, la Polonia e la Bul-
garia. Si tratta di strutture che ospita-
no decine o centinaia di fattrici per la
riproduzione, stabulate in box picco-
lissimi con cibo solo per sopravvivere.
Una volta raggiunti i 30-40 giorni d’età,
i piccoli sono ammassati su camion o
furgoni e trasportati nel nostro Paese.
Viaggiano soprattutto di notte, spesso
con passaporti falsi o falsificati, rin-
chiusi in scatoloni o borse.
Un cucciolo straniero costa all’origine
fino a 20 volte meno del suo corrispet-
tivo italiano. Un cane di razza - di ori-
gine ungherese - si acquista dal ‘pro-
duttore’ a 200 euro. Lo stesso cane
- diventato ‘italiano’ - verrà venduto
per un prezzo compreso tra i 500 e i
1500 Euro.
In questo squallido commercio di ani-
mali spesso manca il più banale con-
trollo sanitario. L’assistenza veterinaria
rappresenta infatti un costo in più. E
si va al risparmio...Il precoce distacco
dalla madre causa ai cuccioli traumi af-
fettivi e problemi di salute. Alcuni non
superano lo sforzo del viaggio. Altri
muoiono pochi giorni dopo essere
stati venduti in Italia.
Inutile dire che la criminalità organiz-
zata, che prende in questo caso il
nome di Zoomafia, si è impadronita
del settore, e si stima che il giro d’af-
fari attorno agli animali, compreso il
commercio in esame, secondo un rap-
porto della LAV, si aggiri attorno ai 3
miliardi di euro l’anno.
Un po’ di numeri possono aiutare a
comprendere l’entità di un fenomeno
ancora troppo preso sottogamba.
Le ispezioni dei Nas parlano chiaro:
su 1189 ispezioni eseguite nell’ultimo
semestre del 2008 presso esercizi di
vendita, allevamenti, strutture di ad-
destramento, attività di dog-sitter, ser-
vizi di toelettatura, ambulatori privati
e canili sanitari, sono state accertate
634 violazioni di cui 102 a carattere
penale e 532 a carattere amministra-
tivo».
Tra il 4 luglio e il 30 novembre 2008, i
Nas hanno fatto controlli, a livello na-
zionale, sulle attività di allevamento,
addestramento, ricovero e vendita di
cani. Il 6,39% delle strutture ispezio-
nate ha subito la chiusura amministra-
tiva e il sequestro giudiziario.
Per 76 delle strutture ispezionate è
stata disposta la chiusura in via penale
o amministrativa e precisamente: 9 ca-
nili comunali, 49 canili ricovero privati,
12 allevamenti, 3 locali di toelettatu-
ra, una clinica veterinaria abusiva, un
esercizio di vendita e un deposito di
mangimi. Nello specifico sono state
accertate violazioni nel 27,92% degli
allevamenti; nel 15,21% degli esercizi
N. 2 - - pag. 11
di vendita di animali; nel 11,30% de-
gli ambulatori privati; nel 29,59% dei
canili sanitari; nel 33,43% dei canili
privati.
In particolare sono stati rilevati pro-
blemi relativi a:
• assenza di vaccinazioni, certificazio-
ni ed identificazioni;
• presenza non soddisfacente di anti-
corpi post vaccinali;
• assenza del passaporto europeo e
trasformazione illegale dei cuccioli in
«italiani» per poterli vendere a prezzi
elevati;
• cuccioli strappati alle madri troppo
presto con rischi di sviluppo di pro-
blemi comportamentali;
• trasporti effettuati illegalmente addi-
rittura in spazi angusti come i bagagliai
di automobili.
Dal Dossier pubblicato dalla LAV (Rap-
porto Zoomafia 2008) risulta una det-
tagliata rendicontazione del fenome-
no, basata anche su dati ufficiali della
Federazione Nazionale dei Medici Ve-
terinari Italiani. La mortalità dei cuccioli
nella fase che va dal trasporto ai primi
mesi dopo l’arrivo in Italia raggiunge il
50%. La carenza di controlli sanitari e
la violazione della normativa in mate-
ria di vaccinazione (es. vaccinazione
antirabbica) comportano elevati rischi
sanitari per l’Italia.
Contro il commercio illegale di cuccio-
li l’informazione al pubblico è il prin-
cipale deterrente. Ne sono convinti
i medici veterinari italiani dell’ANMVI
(Associazione Nazionale Medici Ve-
terinari Italiani), impegnati in azioni di
prevenzione del fenomeno, attraverso
l’informazione agli aspiranti proprieta-
ri. Conoscere le principali irregolarità
del commercio illegale aiuta a ricono-
scere la filiera illegale, a non incappare
in una frode commerciale, ma soprat-
tutto a rifiutare un fenomeno che ha
gravi risvolti sanitari.
Le principali irregolarità a cui prestare
attenzione per riconoscere la filiera il-
legale e rifiutarla: mancanza del passa-
porto, mancanza del certificato sani-
tario, falsificazione dell’età, microchip
contraffatto, vaccinazioni non esegui-
te o irregolari.
Il Ministro degli Esteri Franco Frattini
da parte sua si sta impegnando sul
versante internazionale: “Serve più
coordinamento tra i Paesi dell’Unio-
ne da cui ha origine questo traffico.
L’obiettivo è spingerli a intensificare i
controlli all’origine, soprattutto negli
allevamenti. Ho chiesto inoltre alla
commissaria europea alla Salute, An-
droulla Vassiliou, un intervento di ar-
monizzazione delle norme, la revisio-
ne degli standard dei microchip per
una sicura tracciabilità degli stessi e
la definizione di rigorosi protocolli a
livello comunitario per tutte le patolo-
gie che rappresentano causa di morte
per gli animali”.
Come molti già hanno sottolineato,
questo commercio è alimentato so-
prattutto dalla voglia di alcune perso-
ne di avere un cane di razza, perché
reputato più di moda e più trendy.
Anche noi quindi ci uniamo agli appel-
li lanciati dalle Associazioni di volonta-
riato e ricordiamo che i canili devono
essere la prima meta per chiunque
volesse adottare un animale da com-
pagnia. Una maggiore frequentazione
di questi centri, inoltre, permetterà
senz’altro un più efficace controllo ga-
rantito proprio dalla presenza dei cit-
tadini, costringendo i gestori dei canili
ad una più corretta, legale e umana
gestione delle strutture. •
N. 2 - - pag. 12
il buco dell’ozono vent’anni dopo
Sembrava una sfida impossibile, eppure coinvolgendo tutti, la battaglia è stata vinta
CRoNACA DI uN DISAStRo ECologICo (quASI) RISoltodi Massimo Rosa (Fonti: panorama.it / Ministero dell’Ambiente / wikipedia.it)
Cos’è il Buco dell’ozono?Negli ultimi decenni è stato rilevato
che in primavera lo strato di ozono
stratosferico (compresi tra i 10 e i 30
Km di altezza), uno strato gassoso
che scherma la Terra dalle radiazioni
“ultraviolette”, si stava assottiglian-
do pericolosamente. In alcuni punti,
in corrispondenza delle zone pola-
ri, era praticamente scomparso: per
questo si cominciò a parlare di “buco
dell’ozono”.
L’ozono presente nella stratosfera ha
un ruolo importante nel filtrare il pas-
saggio della maggior parte dei raggi
solari ultravioletti (U.V.) provenienti
dal sole impedendo di raggiungere
la superficie terrestre. La funzione e
l’importanza dello strato di ozono
derivano dal fatto che i raggi UV sono
tanto energetici da scomporre impor-
tanti molecole come il DNA (potere
mutageno) e, se non sufficientemente
schermati, possono far aumentare l’in-
cidenza di tumori della pelle, l’incre-
mento delle cataratte e delle deficien-
ze immunitarie, provocando inoltre
N. 2 - - pag. 13
danni alle comunità
vegetali forestali di
interesse agronomico
e agli ecosistemi ac-
quatici. Tra i maggiori
responsabili dell’ero-
sione dello strato di
ozono sembrano es-
serci sostanze come
NO, Nox e i clorofluo-
rocarburi (CFC) commercialmente noti
come “Freons”.
Questi gas sono stati inventati negli
anni ‘20 e da allora sono stati prodot-
ti e utilizzati in grandi quantità come
refrigeranti per impianti frigoriferi e
condizionatori d’aria, propellenti per
bombolette di aerosol e come agenti
schiumogeni.
Un tempo i CFC erano considerati so-
stanze ideali per impieghi industriali
perché economici, stabili ed inerti e
pertanto non tossici; ma proprio que-
sta loro mancanza di reattività li rende
potenzialmente pericolosi per l’ozono
stratosferico.
I gas inerti non si degradano facilmen-
te nella troposfera (la fascia più bassa
dell’atmosfera) e di conseguenza rag-
giungono la stratosfera posta a mag-
giore altezza. In questa regione, per
azione dei raggi UV, le molecole ven-
gono scisse in forme più reattive che
sono in grado di interagire con l’ozo-
no e determinare la sua distruzione.
la Conferenza di montreal Circa vent’anni fa gli scienziati lancia-
rono l’allarme al mon-
do intero.
In un contesto di stret-
ta collaborazione in-
ternazionale nell’ambi-
to dell’organizzazione
delle Nazioni Unite
(Programma per l’Am-
biente - UNEP), una
sessantina di nazioni,
tra cui tutte quelle a maggior sviluppo
industriale, si sono riunite a Montreal
nel 1987 per la sottoscrizione di un
accordo.
Il Protocollo di Montreal in attuazione
della Convenzione di Vienna (1985)
ha stabilito gli obiettivi e le misure per
la riduzione delle produzioni e degli
usi delle sostanze pericolose per la fa-
scia di ozono stratosferico.
Il Protocollo stabilisce i termini di sca-
denza entro cui le Parti firmatarie si
impegnano a contenere i livelli di pro-
duzione e di consumo delle sostanze
La funzione e l’importanza dello strato di ozono deriva dal fatto che i raggi UV sono tanto energetici da scom-porre importanti molecole come il DNA e, se non suffi-cientemente schermati, possono far aumentare l’inci-
denza di tumori della pelle, l’incremento delle cataratte e delle deficienze immunitarie, provocando inoltre danni alle comunità vegetali forestali di interesse
agronomico e agli ecosistemi acquatici
N. 2 - - pag. 14
dannose (e quindi il divieto di conti-
nuare a produrre frigoriferi, condizio-
natori di automobili, materiali schiu-
mosi e tutti gli altri oggetti contenenti
questi famigerati gas), e disciplina gli
scambi commerciali, la comunicazione
dei dati di monitoraggio, l’attività di
ricerca, lo scambio di informazioni e
l’assistenza tecnica.
l’importanza del fattore meteorologico e la teoria naturale
per il Buco dell’ozonoLa comparsa (o meglio l’aggravarsi)
del fenomeno del Buco dell’Ozono
ha una certa ciclicità che coincide
con la primavera australe (il nostro au-
tunno). Nel corso dell’inverno polare
a causa delle temperature bassissime
raggiunte nella stratosfera (-80°C) si
formano delle nuvole (Nubi Strato-
sferiche Polari). È all’interno di que-
ste nubi e grazie alle sostanze in esse
contenute che avvengono i processi
che distruggono lo strato di Ozono.
Più le temperature sono basse e più
le correnti che caratterizzano il vor-
tice polare determinano la formazio-
ne di nuvole stratosferiche polari e
di conseguenza si accentua il feno-
meno del buco. Al contrario correnti
con temperature più alte inibiscono
la formazione delle Nubi Stratosferi-
che Polari e il buco avrà una minore
estensione.
Una teoria interessante è quella delle
correnti d’aria naturali e dello sposta-
mento d’aria contenente ozono ver-
so i tropici, e non della distruzione
dello strato di ozono.
Si è scoperto che la circolazione
dell’atmosfera in Antartide è simile a
quella di un grande vortice: durante
molti mesi dell’anno, esiste una massa
d’aria, che è isolata dal resto dell’at-
?
mosfera e che circola intorno al polo
sud. Alla fine della primavera, il vorti-
ce si rompe e ciò determina l’afflusso
di aria con gran contenuto di ozo-
no proveniente dalle zone tropicali.
Quest’aria proveniente dalle zone
tropicali è più ricca di ozono perché
la radiazione solare più intensa favori-
sce la formazione di questo gas nelle
zone più calde. Lo spostamento av-
viene spontaneamente perché l’aria
della stratosfera migra dalle grandi
altezze sopra i tropici, dove si forma
abbondante ozono, verso altezze
minori delle regioni sopra i poli.
Quando al polo sud torna il sole, il
suolo riscaldandosi, riscalda l’aria
sovrastante povera di ozono che,
poiché è meno densa a causa del ri-
scaldamento, sale fino a raggiungere
la stratosfera. Qui questa massa d’aria
diluisce lo strato ricco di ozono pre-
sente in quel luogo spostandolo an-
che lateralmente. Fenomeni come
questo, dove correnti d’aria, causa-
te da variazioni termiche, salgono e
scendono, sono normali e accadono
a tutte le latitudini. I movimenti atmo-
sferici che spostano masse d’aria da
una zona ad un’altra del globo ter-
restre non distruggono l’ozono, ma
in maniera più semplice lo ridistribui-
scono e quindi questa teoria appare
più rassicurante rispetto a quella che
riguarda alcune sostanze prodotte
dall’uomo. Questa teoria, basata sulle
dinamiche atmosferiche esistenti so-
pra i poli, ha tuttavia il difetto di non
giustificare il motivo per cui il polo
sud faccia sempre più fatica a recu-
perare i normali livelli di ozono.
Situazione odierna e prospettive future
Oggi, a vent’anni di distanza, Guido Di
Donfrancesco, ricercatore dell’Enea
(Ente per le nuove tecnologie, l’ener-
gia e l’ambiente) fa il punto della si-
tuazione.
“Negli anni Settanta-Ottanta nessu-
no pensava che i CFC facessero male
al pianeta, poiché essi erano inerti,
cioè innocui, nella troposfera, la fascia
dell’atmosfera più vicina alla superficie
terrestre”, spiega Di Donfrancesco: “Ma
non sapevamo che invece, una volta
saliti nella stratosfera, questi CFC rea-
givano con l’ozono. In prossimità del
Polo Nord e del Polo Sud avvenivano
delle reazioni catalitiche, agevolate
dalle nubi stratosferiche polari, in cui i
CFC si degradavano creando composti
che distruggevano lo strato d’ozono”.
Quando gli scienziati se ne accorse-
ro, ormai il danno era fatto: “In alcuni
punti dell’Artide e dell’Antartide, in
particolari periodi dell’anno, vi erano
milioni di chilometri quadrati di atmo-
sfera completamente privi di ozono;
inoltre, si era verificata una diminuzio-
ne globale della percentuale di ozono
in tutta l’atmosfera, anche alle medie
latitudini”.
L’allarme impose una cooperazione
internazionale: “Si può considerare il
Protocollo di Montreal come il primo
N. 2 - - pag. 15
grande accordo per la salvaguardia
dell’atmosfera del pianeta” dice Di
Donfrancesco: “Da quel momento la
produzione dei CFC dannosi per l’ozo-
no si è quasi fermata, anche se natu-
ralmente rimangono da smaltire quelli
prodotti prima del 1989. Per esempio,
nei prossimi decenni continueranno
purtroppo ad essere immessi nell’at-
mosfera CFC provenienti dai materia-
li schiumosi prodotti in questi ultimi
vent’anni”.
I risultati però sono globalmente inco-
raggianti: “Entro il 2060 la fascia di ozo-
no dovrebbe essere completamente
recuperata” conclude il ricercatore:
“Ormai tutti i frigoriferi e i condizio-
natori sono alimentati con “gas verdi”,
CFC “rielaborati” in modo da essere
inattivi alle reazioni con l’ozono”.
Una grande vittoria anche per il fron-
te ecologista: “È stato dimostrato che
non è vero che l’ambiente è nemico
del progresso”, dice Andrea Poggio,
vicedirettore di Legambiente: “Sem-
brava una sfida quasi impossibile: risol-
vere il problema del buco dell’ozono
coinvolgendo e responsabilizzando
tutti, governi e grandi imprese. Eppu-
re, salvo rare eccezioni di Paesi in cui
ancora si viola il trattato, la battaglia è
stata vinta. Noi pensiamo che questa
sia stata la “prova generale”: adesso la
grande battaglia che bisogna affronta-
re è quella contro l’emissione dei gas
climalteranti, cioè quelli che provoca-
no mutamenti climatici come il surri-
scaldamento della Terra”. •
N. 2 - - pag. 16
apprendistato
Il “tIBER” RompEDEfINItIVAmENtE lE RIgHEdi Dott. Marco Fratoni / Funzionario CFS
Riflessione aperta sul “I Corso di Formazione Biennale per Commissari Forestali”
Immagino... quel giorno... avran-
no tirato un profondo sospiro, i
40 Commissari frequentatori del
“Corso Tevere”.
A festeggiarli, nella storica sede
della Scuola Superiore di Polizia di
via Pier della Francesca, in occasione
dell’ultimo giorno di apprendistato,
sono in molti: le famiglie, gli amici di
sempre, i colleghi di ieri e quelli di do-
mani, i docenti, le autorità convenute,
i vicini Commissari della Polizia di Sta-
to. Cala il silenzio, cresce l’eccitazione,
l’attenzione è massima. Nella sala Parisi
fa ingresso il Capo del Corpo Forestale
dello Stato, Cesare Patrone. La cerimo-
nia ha inizio.
Le parole del Capo Corso, Marco Di
Fonzo, seguono il saluto del Direttore
della Scuola, Prefetto Mario Esposito. È
la volta del Signor Capo. Con conosciu-
to e maieutico fair play, regalerà ai Fun-
zionari una corroborante emozione,
manifestando, apertis verbis, sincero
compiacimento.
Sfilano uno ad uno i Commissari, per
partecipare, soprattutto, la sua stretta
di mano, segno sacralizzato di appar-
tenenza e fede civile.
Per loro è il coming out. Il rito della foto
di gruppo, sullo sfondo del loggiato
che accompagna il cortile dell’istituto,
conclude ogni celebrazione.
Il “I Corso di Formazione Biennale per
Commissari Forestali” ha avuto carat-
tere residenziale, diviso tra la sede ca-
pitolina della Scuola Superiore di Poli-
zia e la sezione distaccata di Spoleto.
Agli insegnamenti professionalizzanti
oggetto delle docenze istituzionali, si
sono affiancati i contenuti pluridiscipli-
nari del prestigioso Master di II livello in
“Scienze della Sicurezza Ambientale”,
diretto dal Vice Capo del Corpo, Fau-
sto Martinelli, e compartecipato dalla
stessa Amministrazione, dalla Polizia di
Stato, dall’Università Sapienza di Roma
- Facoltà di Giurisprudenza.
Gli stages operativi sono stati curati dal
dottor Antonio Mostacchi: in Cadore, a
Sabaudia, nel Sangro, nel Maceratese.
Non sono mancati momenti ludici.
I corsisti hanno altresì conseguito,
nell’ambito del modulo armi e tiro, le
qualifiche di Direttori di tiro e di Ufficiali
di armamento. L’architettura della com-
plessa macchina è stata assicurata dal
contributo di più attori.
Taluni, protagonisti del proscenio,
come il Direttore del Corso, dott. An-
tonio Giusti, ed il Dott. Alessandro Bet-
tosi, Tutor del gruppo. Altri, addetti alla
delicata regia, come l’ingegner Bernar-
dino Abruzzese e la dottoressa Cinzia
Gagliardi. Sull’intera compagine, l’egida
accorta dell’ingegner Gaetano Priori,
nella doppia veste di reggente dei ser-
vizi IV e VI.
Il logo dell’allegorico crest, celebrativo
del “Corso Tevere”, è opera del decano
della squadra, Massimo Pippoletti, per
tutti mentore di grande umanità.
Mi sia concessa, a latere, una piccola
considerazione. L’esperienza del Corso
insegna la comunione di spazi e tempi,
il rispetto delle idee.
La condivisione, presto, assume sfuma-
ture mixofobiche: nel breve periodo?
Non perfettamente sostenibile! L’ine-
vitabile creolizzazione delle abitudini,
degli interessi, dei saperi, delle convin-
zioni e delle coscienze, imposta dalla
vita in comunità, non tarda, però, a ma-
nifestare i suoi effetti munifici. È noto
quanto la promiscuità riesca ad incu-
riosire... Meticciandosi, percorsi di vita,
apparentemente lontani, si incontrano
per negoziare, nel gruppo, una nuova
identità. In che modo? Concorrendo
alla formazione di una sorta di think-
tank informale, libero e indipendente,
informato ai principi della differenza e
della diversità, capace di stimolare un
dibattito costruttivo sebbene critico,
etico-scientifico, multipolare ma inclu-
sivo, aperto e attuale.
Mantener viva la rete di contatti intra-
presi, perché la camaleontica fiamma
di questa giovane fucina di pensiero
rimanga sempre ossigenata ad illumina-
re la via ragionevole del dialogo, il mio
antropologico auspicio.
A tutti i forestali, l’augurio di una vita
professionale appassionante sempre. •
N. 2 - - pag. 18
in colombia un’arca di noè
SCopERtE 10 SpECIE DI ANfIBI
di Alessia Manfredi (Fonte: repubblica.it)
Gli esemplari osservati durante una spedizione del Conservation Institute nella regione di Darien. Identificati anche rettili e uccelli mai visti prima e rari animali in via d’estinzione
DIECI nuove specie di
anfibi, esemplari mai
visti altrove. La scoper-
ta, che ha entusiasma-
to il mondo scientifico,
è stata fatta durante una spedizione
nella regione montuosa di Tacarcuna,
in Colombia, nella zona protetta del
Darien, al confine con Panama: un’area
che si è rivelata agli studiosi come una
ricchissima nuova Arca di Noè.
Fra le specie osservate per la prima
volta dagli erpetologi del Conservation
International, organizzazione ambien-
talista americana, e dagli ornitologi
della Ecotropico Foundation, ci sono
tre rane velenose della famiglia delle
Dendrobatidae, tre dalla pelle traspa-
rente - attraverso la quale è possibile
vedere gli organi interni - dei generi
Nymphargus, Cochranella e
Centrolene; una rana arlec-
chino del genere Atelopus,
due appartenenti al genere
delle Pristimantis e una sa-
lamandra Bolitoglossa. Ora
verranno presentate alla co-
munità scientifica per certi-
ficare che non siano effetti-
vamente mai state osservate
prima, e per stabilirne lo
stato di conservazione e il
rischio di estinzione.
La Colombia detiene già
il record come Paese che
ospita la più ampia comunità anfibia al
mondo, con 754 specie censite, ma la
scoperta degli scienziati è di buon au-
spicio: gli anfibi sono ottimi indicatori
dello stato di salute dell’ecosistema.
Con la loro pelle porosa offrono indi-
cazioni precise sul degrado ambienta-
le causato dalle piogge acide, metalli
pesanti o pesticidi. E sono utilissimi nel
tenere sotto controllo gli insetti, evi-
tando il diffondersi di malattie come la
dengue o la malaria. Una buona noti-
zia, quindi, anche alla luce degli effetti
del surriscaldamento globale, che, se-
condo alcune previsioni, metterebbe
a rischio almeno un terzo delle specie
anfibie note.
Oltre agli anfibi, nella spedizione dura-
ta tre settimane, gli scienziati del Con-
servation Institute hanno identificato
anche 20 rettili e 120 specie di uccelli
che sembra si trovino solo in Colom-
bia o che non erano mai stati osservati
qui anche se sono stati trovati in altre
regioni del mondo. Hanno osservato
anche altri rari esemplari: mammiferi
considerati in via d’estinzione, come
il tapiro di Baird, diversi tipi di scim-
mie e di gruppi di peccari “dal labbro
bianco” (Tayassu). Un vero tesoro, ri-
vendicato con orgoglio dal ministro
dell’Ambiente colombiano: “Ancora
una volta dimostriamo di essere leader
nella biodiversità, nel mondo. Senza
dubbio, questa scoperta rappresenta
una tappa fondamentale per la scien-
za e la salute dell’uomo”, ha detto
Juan Lozano.
La regione colombiana di Darien è
molto importante per la biodiversità e
storicamente è servita come
ponte per lo scambio di flo-
ra e fauna fra il Nord e il Sud
America, ma è a rischio per
lo sfruttamento del terri-
torio: tra il 25 e 30% della
vegetazione è minacciata
per la deforestazione. Gra-
zie alle nuove scoperte, gli
scienziati si augurano che
vengano introdotti nuovi
vincoli ambientali e che sia
istituita di una nuova area
protetta, nelle colline di Ta-
carcuna. •
N. 2 - - pag. 20
ecosistemal’ImpoRtANZA DEllE foREStE CoNtRo I CAmBIAmENtI ClImAtICIDi Antonio Lumicisi (Fonte: qualenergia.it)
Il ruolo degli ecosistemi forestali per il raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto e per la fase successiva al 2012. Come potranno
beneficiarne i paesi in via di sviluppo e quelli industrializzati? Mercato ufficiale e mercato volontario. Cosa succede in Italia?
l’appuntamento di Co-
penaghen (Unfccc-
COP15, Dicembre
2009) si avvicina e
l’anno appena iniziato
risulterà decisivo a livello globale per il
lancio di programmi concreti sulla so-
stenibilità ambientale ed energetica.
Un ruolo da protagonista lo avranno
senz’altro le foreste del nostro piane-
ta che, oltre a continuare a garantire
la qualità della vita umana, potranno
essere un valido supporto anche per il
raggiungimento degli obiettivi deline-
ati nel Protocollo di Kyoto e in quello
che sarà il suo seguito, dopo il 2012.
Gli ecosistemi forestali hanno tre carat-
teristiche fondamentali che li rendono
strategici per le politiche ambientali
ed energetiche: la prima riguarda il
loro ruolo di “assorbitori” di CO2 at-
mosferica, la seconda riguarda il ruolo
delle foreste nella produzione soste-
nibile di biomassa a fini energetici da
N. 2 - - pag. 21
utilizzare in sostituzione
di fonti fossili e la terza il
ruolo che i prodotti legno-
si possono svolgere come
serbatoi di carbonio, incen-
tivando quindi l’utilizzo di
materiali eco-compatibili a
basso contenuto energeti-
co. Per quanto riguarda le
ultime due caratteristiche,
ci limitiamo a confermare
che, soprattutto nel nostro
Paese, un’oculata politica energetica
dovrà tener conto del ruolo che pos-
sono svolgere le biomasse, la bioener-
gia in generale, e l’utilizzo di prodotti
eco-compatibili. Le potenzialità sono
alte, come messo in evidenza in diver-
se occasioni dalle diverse associazioni
di categoria e stakeholders nazionali,
in particolare da Itabia (Italian Biomass
Association) che a breve presenterà
un Rapporto sullo stato dell’arte nel
nostro Paese, ma ancora diverse sono
le barriere che si frappongono al loro
pieno sviluppo.
Sorvolando sul ruolo “ambientale” che
le foreste hanno in termini di lotta al
degrado del territorio, lotta alla deser-
tificazione, regimazione delle acque,
stabilizzazione dei suoli, sviluppo di
economie locali, ecc., ci concentria-
mo, invece, sulla prima caratteristica
inerente gli ecosistemi forestali, che
sin dall’inizio ha attirato l’attenzione in
sede di negoziato internazionale per
il Protocollo di Kyoto. È infatti indub-
bio il ruolo svolto, soprattutto a livello
politico. Non ci sarebbe stata nessuna
firma a Kyoto nel 1997 se tale caratte-
ristica di “assorbitori” di CO2 non fosse
stata inserita all’interno del nascente
Protocollo. Le foreste, quindi, hanno
permesso di finalizzare quello che a
tutt’oggi è considerato uno dei trat-
tati ambientali più importanti a livello
internazionale. Ancora oggi si fanno
polemiche sul fatto che l’introduzione
delle foreste nel Protocollo di Kyoto
possa considerarsi una scappatoia per
evitare ulteriori impegni nei comparti
energetici senza considerare invece
l’ottima sinergia che si potrebbe met-
tere in atto, soprattutto combinando
strategicamente le tre caratteristiche
sopra enunciate.
La storia si ripete e nel corso di
quest’anno si finalizzeranno i negozia-
ti internazionali che sanciranno a Co-
penaghen l’avvio del post-2012. È opi-
nione dei maggiori esperti che, senza
un diretto coinvolgimento del ruolo
degli ecosistemi forestali,
a Copenaghen non vi sarà
nessun accordo, o meglio
nessun accordo che valga
la pena ricordare.
Quando si parla di ecosiste-
mi forestali come protagoni-
sti nella lotta ai cambiamen-
ti climatici si fa riferimento a
due grandi settori: le fore-
ste già esistenti e le nuove
foreste da far sviluppare a seguito di
specifici programmi. Le grandi fore-
ste già esistenti nei Paesi in via di svi-
luppo al momento non sono incluse
nelle regole del Protocollo di Kyoto,
ma si spera lo siano dal 2012 in poi
attraverso il noto meccanismo REDD
(Reducing emissions from deforesta-
tion and degradation) che dovrebbe
regolare la produzione di crediti di
carbonio derivanti dalla deforestazio-
ne (e degrado forestale) evitata. L’at-
tuale nodo negoziale è capire come
e se tali crediti possano essere messi
a disposizione dei Paesi sviluppati per
ottemperare ai propri impegni di ridu-
zione delle emissioni, e non sono po-
chi coloro che ritengono che il legame
con il mercato del carbonio risulti vita-
le per una sopravvivenza di lungo pe-
riodo del meccanismo stesso. Quindi,
per la prima volta, si darebbero degli
incentivi economici (pari alla CO2 non
emessa) che darebbero un “valore”
economico alla foresta in quanto tale
e, in definitiva, contrasterebbero con-
N. 2 - - pag. 22
?
cretamente la defore-
stazione.
L’altro grande settore
di riferimento, le nuove
foreste, che si identifi-
cano con le attività di
afforestazione e rifore-
stazione, è anch’esso
soggetto a particola-
ri attenzioni. Come è
noto, è possibile all’in-
terno del meccanismo
del CDM del Protocollo
di Kyoto utilizzare i cre-
diti derivanti dai pro-
getti di afforestazione
e riforestazione (A/R
CDM), ma con regole
e modalità talmente complicate che,
ad oggi, esiste solo un progetto di ri-
forestazione regolarmente registrato
presso il Comitato esecutivo del CDM.
Le regole complicate derivano anche
dalle decisioni adottate relative all’eli-
gibilità del progetto, la sua addiziona-
lità e la contabilizzazione dei crediti
che ne derivano. Sicuramente tali re-
gole dovranno essere semplificate, ma
senza abbassare la guardia sull’integri-
tà ambientale dei progetti.
Al di fuori della contabilità ufficiale
del Protocollo di Kyoto, ci sono tanti
progetti di riforestazione che regolar-
mente vengono implementati in tutto
il mondo e che in parte vengono uti-
lizzati per “compensare” le emissioni
di CO2. Questa compensazione viene
regolata nel cosiddetto mercato vo-
lontario che, seppur lodevole, non
è incluso all’interno del Protocollo di
Kyoto. Aziende, cittadini, eventi, ecc.
possono richiedere la compensazione
delle emissioni prodotte dalle proprie
attività rivolgendosi al mercato volon-
tario per acquistare i relativi certificati
di riduzione delle emissioni e, quindi,
finanziare ulteriori progetti di rifore-
stazione.
I due mercati paralleli (volontario e
ufficiale) rimarranno tali almeno fino
al 2012. Dopo questa data si vedrà
se le regole del Protocollo di Kyoto
cambieranno al fine di permettere
un’estensione della contabilità ufficia-
le anche a soggetti al momento non
eligibili. L’elemento di maggiore impor-
tanza, da sottolineare nel distinguere i
due mercati, sono le regole che li ca-
ratterizzano. Non sempre, purtroppo,
le regole di eligibilità, addizionalità e
contabilizzazione sono così stringen-
ti all’interno del mercato volontario e
non tutti gli sviluppatori di progetto si
dettano regole ferree. Il rischio di ac-
quistare certificati di riduzione delle
emissioni provenienti da progetti fore-
stali già venduti sul mercato volontario
esiste e l’unico modo per combatter-
lo è di richiedere la “tracciabilità” del
certificato che potrà essere rilasciata
solo se chi ha sviluppato il progetto
avrà anche organizzato un sistema di
contabilità trasparente ed etico. Ov-
viamente, l’ideale sarebbe che anche
i certificati emessi nel mercato volon-
tario avessero le stesse caratteristiche
dei crediti rilasciati dai progetti AR
CDM del Protocollo
di Kyoto, almeno dal
2012 in poi, quali che
siano le future regole
e modalità che li con-
traddistingueranno.
Cosa succede in Italia?
Le foreste potrebbe-
ro coprire il 10-15%
dell’impegno nazionale
di riduzione delle emis-
sioni di gas serra, ma
nonostante il successo
ottenuto a livello inter-
nazionale per veder ri-
conosciuto il valore del
patrimonio forestale
italiano, ci sono ancora difficoltà nella
fase di attuazione. Senza il concreto
avvio del Registro nazionale dei ser-
batoi di carbonio, il nostro Paese non
potrà certificare e contabilizzare i cre-
diti di carbonio derivanti dalle proprie
foreste, con un danno che si aggira
intorno a 1,5 miliardi di euro.
Per quanto riguarda nello specifico le
attività di afforestazione e riforestazio-
ne, a livello nazionale non si è mai po-
tuto avviare il programma inserito nella
delibera Cipe 123/2002 per mancanza
di fondi assegnati e le uniche azioni ri-
scontrabili sono quelle messe in atto da
alcune Regioni o da iniziative private.
Tra queste ultime, “Parchi per Kyoto” si
profila come la più grande iniziativa di
sviluppo di nuove foreste sul territorio
nazionale. L’adozione di regole ferree
e una contabilità rigorosa potrà iden-
tificare “Parchi per Kyoto” come l’azio-
ne di riferimento per quelle imprese
che intendono investire nella foresta-
zione in Italia, auspicando l’avvio di un
mercato europeo che includa anche i
crediti derivanti da progetti forestali al
fine di creare un circolo virtuoso ove
tutti avrebbero da guadagnare: l’am-
biente, le imprese e l’intero Paese. •
N. 2 - - pag. 23
ambientel’ASSoCIAZIoNE AmBIENtE E/è VItA IN ColomBIAA cura dell’Associazione Ambiente e/è Vita
Continua l’attività dell’Associazione Ambientalista del Ministro delle Infrastrutture Sen. Altero Matteoli
lunedì 16 febbraio nell’ Au-
ditorium dell’Università di
Boyacà in Colombia è stato
sottoscritto un importante
accordo internazionale che
vede coinvolti la medesima Università,
CorpoBoyacà’, CorpChivor, Ambiente
eè Vita e l’Università di Udine. L’accor-
do prevede la realizzazione di una ri-
serva naturale mirata ala conservazio-
ne e allo studio dei colibrì. All’interno
della riserva che sarà cogestita da Cor-
poBoyacà, CorpoChivor e Ambiente
eè Vita, attraverso un suo rappresen-
tante in Colombia, verrà realizzato il
terzo “Centro per la salvaguardia dei
colibrì del Sud America.
L’attività scientifica e di ricerca sarà
coordinata dal prof. Stefano Rimoli
direttore del Parco Tropicale insedia-
to all’interno delle serre storiche del
Castello di Miramare a Trieste.
Ambiente eè Vita sarà rappresentata
dal sig. Roberto Iuretigh, già indicato
dall’Associazione quale
consulente
presso la VI
Commissio-
ne perma-
nente della
Regione FVG,
da alcuni anni
trasferitosi in Co-
lombia e al quale vie-
ne conferita la delega
coordinatore del Comitato Tecnico
Scientifico di Ambiente eè Vita, che
ha annunciato anche la nomina di Ro-
berto Iuretigh quale referente locale
della Associazione, la professoressa
Margherita Hack a nome del Parco
Tropicale di Miramare e il prof. Susmel
a nome del Rettore dell’Università di
Udine.
Le conclusioni sono state tratte dal
rappresentante del Ministero de Me-
dio Ambiente della Colombia On.
Juan Cordoba cui ha risposto da Roma
il sen. Andrea Fluttero che ha ribadito
l’importanza che le iniziative ambien-
tali siano anche occasione di sviluppo
economico, culturale e sociale. •
per sviluppare, per conto di Ambien-
te eè Vita, rapporti di collaborazione
con associazioni ambientaliste suda-
mericane e con le comunità degli ita-
liani residenti in quell’area geografica.
Dopo i saluti da parte delle autorità e
dei rappresentanti delle istituzioni ed
in particolare de Rettore dell’Universi-
tà di Boyacà dott.ssa Rosita Cuervo Pa-
yeras e del direttore di CorpoBoyacà,
ing. Miguel Arturo Rodriguez Monroy
il proff. Rimoli ha illustrato il progetto
e i contenuti dell’accordo che è stato
sottoscritto e che sarà integrato dalle
firme dei rappresentanti del Ministero
per l’Ambiente.
Terminata la breve cerimonia sono
intervenuti il sindaco di
Miraflore, dove sarà
realizzata la nuova
struttura, e - in video
conferenza dall’Italia
- Sergio Bisiani quale
Il Sen. Altero Matteoli
N. 2 - - pag. 24
sindacale
INtERVENto DEl SEgREtARIo gENERAlE DEll’ugl RENAtA polVERINI
L’Ugl chiede al Governo di accelerare sugli aiuti necessari a fronteggiare la crisi
“Non sappia-
mo ancora
se siamo
o meno
al punto
di caduta minimo della crisi - ha det-
to il segretario generale dell’Ugl, Re-
nata Polverini - ma siamo in evidente
ritardo. Una accelerazione e anche
un gettito importante di risorse sono
assolutamente necessari. Il governo
deve muoversi con più tempestività
e rendere disponibile uno sforzo fi-
nanziario adeguato alla crisi. Abbia-
mo questioni che riguardano tutta
l’economia a partire dal settore auto
e da quello chimico-farmaceutico. La-
voratori e imprese devono spronare
il governo perché metta in campo in-
terventi efficaci per affrontare questa
situazione” .
Dopo il primo incontro a palazzo Chi-
gi con le parti sociali, resta ancora
aperta la partita per le risorse desti-
nate agli ammortizzatori sociali: 8 mi-
liardi annunciati di cui ancora non c’è
certezza. Anche per quanto riguarda
il sostegno all’auto, non sono state
ancora definite le misure da adottare.
Intanto le immatricolazioni di autovet-
ture hanno subito un ulteriore crollo
e anche in altri settori si annunciano
decisioni drastiche: Indesit, grup-
po Merloni, sarebbe intenzionata a
chiudere la fabbrica di None a Torino
dove lavorano 600 persone. “Un ful-
mine a ciel sereno” per l’Ugl che ha
ricordato come l’azienda fosse una di
quelle ritenute solide.
Per il leader dell’Ugl “occorre soste-
nere le imprese affinché continuino
a produrre e garantire il manteni-
mento dei posti di lavoro, così come
è necessario sostenere i redditi per
aiutare le famiglie in difficoltà e con-
tribuire alla ripresa
dei consumi. Serve
una riduzione del
carico fiscale sui
redditi da lavoro
e da pensione”.
Un alleggerimen-
to che l’Ugl chie-
de da tempo nella
convinzione che si
debba procedere
più rapidamente,
anche con graduali-
tà, all’introduzione
del quoziente fa-
miliare. Resta infatti
l’esigenza di dare
una risposta all’im-
poverimento del
potere d’acquisto
di salari e pensioni,
che la crisi ha ag-
gravato. Per quan-
to riguarda poi, in
particolare, la crisi
dell’auto, Polverini ribadisce come “se
è necessario prevedere incentivi alle
imprese, orientati alla ecompatibilità,
anche per non far perdere il vantag-
gio che l’Italia aveva già acquisito in
questo campo, altrettanto necessario
è che siano legati al mantenimento
della produzione in Italia a tutela dei
posti di lavoro”. •
Renata Polverini
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l’accordo per la “Riforma
degli assetti contrat-
tuali”, giunge dopo un
lungo e faticoso dibat-
tito che ha coinvolto le
organizzazioni sindacali e le associazio-
ni datoriali per circa un decennio, cioè
dalla fine del periodo sperimentale che
avrebbe dovuto accompagnare l’appli-
cazione del precedente Accordo del
1993, i cui effetti hanno caratterizzato
il modello di relazioni industriali e sinda-
cali nel nostro Paese.
Se a quei tempi l’obiettivo era di con-
tenere il costo del lavoro, attraverso un
meccanismo di adeguamento delle re-
tribuzioni rigido, oggi la priorità è ridare
vitalità ai salari per rilanciare il potere
d’acquisto delle famiglie.
Il nuovo accordo contiene tutta una
serie di novità che presto toccheran-
no la nostra vita quotidiana ed intro-
duce criteri di produttività, dinamica
retributiva, efficienza della pubblica
amministrazione, nel comune obiettivo
dello sviluppo economico e della cre-
scita occupazionale. Esso rappresenta
la cornice politica di tutta una serie di
accordi interconfederali che definiran-
no specifiche modalità, criteri, tempi e
condizioni per dare attuazione ai princi-
pi espressi, per un modello contrattuale
comune nel settore pubblico e privato.
Questo aspetto rappresenta la prima
grande novità soprattutto rispetto ad al-
cune categorie come quella delle forze
di polizia, che fatte salve le specifiche
materie demandate alla legge, saranno
interessate dall’Accordo.
L’assetto della contrattazione collettiva
è confermato su due livelli: il contratto
collettivo nazionale di lavoro di cate-
goria e la contrattazione di secondo li-
vello. Il Ccnl avrà durata triennale, tanto
per la parte economica che per la parte
normativa ed avrà la funzione di garanti-
re la certezza dei trattamenti economici
e normativi comuni a tutti i lavoratori del
settore.
Al fine di rendere più coerente con
l’andamento dei prezzi al consumo, in
sostituzione del tasso di inflazione pro-
grammata sino ad oggi utilizzato per de-
terminare la percentuale di incremento
retributivo, viene introdotto un nuovo
indice previsionale costruito sulla base
dell’IPCA (indice dei prezzi al consu-
mo armonizzato, elaborato da Eurostat
per l’Italia) depurato della dinamica dei
prezzi dei beni energetici importati.
L’elaborazione della previsione sarà affi-
data ad un soggetto terzo. Si procederà
inoltre alla verifica degli eventuali sco-
stamenti tra inflazione prevista e reale
effettivamente osservata, considerando
i due indici sempre al netto dei prodot-
ti energetici importati. Il recupero degli
eventuali scostamenti sarà effettuato
entro la vigenza di ciascun contratto na-
zionale.
Nel settore pubblico, in particolare, la
definizione del calcolo delle risorse da
destinare agli incrementi salariali sarà
demandata ai ministeri competenti, pre-
via concertazione con le organizzazioni
sindacali, nel rispetto e nei limiti della
programmazione della legge finanzia-
ria, assumendo anche in questo settore
l’indice IPCA quale parametro di riferi-
mento per l’individuazione dell’indice
previsionale.
Nel settore pubblico la verifica degli
scostamenti sarà effettuata alla scaden-
za del triennio contrattuale. A differen-
za del settore privato, nel pubblico gli
eventuali scostamenti dell’inflazione
saranno recuperati nel triennio succes-
sivo. Per consentire il superamento del-
le odiose “una tantum”, è previsto un
meccanismo di copertura economica
che interviene alla scadenza del con-
tratto precedente, in grado di garanti-
re gli aumenti dalla data di decorrenza
del nuovo contratto.
L’accordo segna, quindi, un deciso
spartiacque nella storia delle relazioni
sindacali per tutta una serie di motivi, in
parte già descritti, ma soprattutto per-
ché tenta di rimettere al centro delle
dinamiche economiche il lavoro e i la-
voratori.
In una cornice così ampia è logico che
dovranno trovare spazio le specifiche
esigenze del personale delle forze di
polizia, delle forze armate e dei vigili
del fuoco. Ma su questo il nostro sin-
dacato non ha mai tradito le aspetta-
tive dei propri associati. Anzi già ora
è impegnato per rimettere la barra al
centro rispetto certe concessioni fatte
negli anni passati. Valga come esempio
la richiesta da parte sindacale di espun-
gere dalle risorse per il rinnovo del
contratto di lavoro la spesa dei buoni
pasto e degli straordinari, che devono
tornare ad essere a carico delle rispet-
tive Amministrazioni. •
NuoVE REgolE SINDACAlI pER RIlANCIARE Il lAVoRo E DARE
potERE AllA REtRIBuZIoNEdi Paolo Varesi / Segretario Confederale UGL
sindacale
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lAZIo: uN ANNo DI uglDi Luciano Luciani / Segretario Regionale UGL-CFS Lazio
Quello passato è stato un anno intenso, ricco di battaglie che hanno visto l’Ugl sempre impegnata per il riconoscimento dei nostri diritti
un calvario. Così si po-
trebbe definire per
i forestali del Lazio
l’anno che si è appe-
na concluso. Un anno
che, come tutti i calvari, si è concluso
con la sofferenza maggiore: l’enorme
ritardo nell’accredito dello stipendio
e della 13esima mensilità.
Ma andiamo per gradi e ripercorria-
mo tutte le tappe...
Abbiamo iniziato col peso sulle spalle
di un anno, preciso preciso, di arre-
trati di buoni pasto da percepire. Il 14
febbraio la CONSIP emetteva un co-
municato con il quale spiegava che,
causa ricorsi TAR, la gara non si sa-
rebbe sbloccata prima di luglio 2008.
L’UGL, con nota del proprio studio
legale dell’8 aprile, chiedeva lumi sul
perché si fosse ac-
cumulato tale ritar-
do nell’erogazione,
diffidando il Co-
mando Regionale a
dare attuazione a
tutte le misure ne-
cessarie per sana-
re tale situazione.
Fu così che, sotto
tali pressioni, il Co-
mando Regionale,
tramite apposita
gara, fu in grado
di liquidare i buoni
pasto fino a maggio 2007 e, a settem-
bre grazie allo sblocco della CONSIP,
di sanare tutto il pregresso fino al
2008 compreso. Ricordiamo che se la
CONSIP non fosse stata sbloccata, il
Comando Regionale avrebbe potuto
indire ulteriore gara solo a gennaio
2009 restando fermi con l’erogazione
a maggio 2007... ma questa, fortuna-
tamente, è un’altra storia.
Era sempre febbraio, quando l’UGL
portò il Regionale a conoscenza
dell’esistenza di una sede di polizia
a Roma (il 1° Reparto Mobile), dove
poter svolgere corsi di addestramen-
to per i servizi di Ordine Pubblico
unitamente al personale dell’Ispetto-
rato Generale. E fu così che anche il
Lazio fece i primi “veri” corsi di O.P..
Se adesso vi state chiedendo “perché
non vengono organizzati altri corsi?”.
La risposta è semplice: perché nessu-
no dei nostri Dirigenti ha dato ascol-
to alla Scrivente quando ciò gli fu ri-
chiesto (riunione del 12 novembre),
ed ora, che anche gli altri si stanno
preparando al G8, non hanno tempo
per noi.
Maggio fu anche il mese in cui l’UGL
scese in campo per la mancata li-
quidazione degli straordinari della
campagna A.I.B. del 2007, scrivendo
direttamente al Dipartimento della
Protezione Civile della Regione Lazio
che, con casuale coincidenza ed in
concomitanza della presentazione
alla stampa della campagna A.I.B.
2008 della Regione Lazio, “elargì”
circa 800.000 euro che servirono
a pagare parte degli emolumenti in
questione. Solo di
fronte alla minaccia
di un’azione legale
che l’UGL stava pro-
muovendo a tutela
dei diritti dei propri
iscritti, chiedendo
l’accesso agli atti e
i tabulati con tutte
le competenze da
liquidare, il Regio-
nale liquidò tutto
l’A.I.B. del 2007.
Siamo a novembre
2008...
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Ah sì, la campagna A.I.B. del 2008, è
vero... Quella del 2008 è stata forse
la campagna A.I.B. che ci ha visti... to-
talmente assenti. Non so se qualcuno
possa essersene accorto, ma ormai
quando scoppia un incendio il privato
cittadino, qualora non dovesse chia-
mare il numero verde della Regione
Lazio che compare sugli innumerevoli
spot televisivi, chiama il 1515. Da qui
la segnalazione viene girata alla C.O.R.
del Lazio, la quale a sua volta la rigira
alla S.O.U.P. della Regione, che infine
attiva VV.FF. e squadre di Protezio-
ne Civile per lo spegnimento a terra
e la flotta, ripeto flotta, di elicotteri
della Regione (dislocata dove brucia:
Roma, Frosinone e Latina così come i
distaccamenti boschivi dei VV.FF.) che
nell’arco di qualche minuto (perché
per farli alzare basta una telefonata
senza passare per il C.O.A.U.) rag-
giunge l’incendio. Se mai questa esta-
te qualcuno si fosse accorto del CFS,
ciò è avvenuto solo grazie all’attività
di P.G. di qualche NIPAF o di qual-
che Comando Stazione temerario. Il
periodo delle vacche grasse coi soldi
dell’A.I.B. è finito! Una piccola nota su
Castel Fusano: finché erano presenti
le altre Forze di Polizia la prefettu-
ra pagava l’O.P., ma quest’anno, in
cui eravamo presenti solo noi con le
FF.AA., no... Noi dell’UGL ci abbiamo
provato, anche qui, scrivendo al que-
store. E gli altri?
Arriviamo infine a novembre e, men-
tre l’amministrazione tenta di farci
ingoiare l’amaro boccone delle pian-
te organiche, abbiamo già il sentore
di quelli che saranno i botti di fine
anno! Con lo stipendio di novembre
si verificano i primi ritardi negli ac-
crediti. Giustificazione del Regiona-
le: “le banche passano in ritardo alla
Banca d’Italia per il ritiro dei mandati,
ma state tranquilli: la data di valuta è
comunque quella corretta”. Noi tran-
quilli ci siamo stati... e la fine del sig.
Tranquillo abbiamo fatto! A dicembre
stipendi e 13esime vengono accre-
ditati, per chi non ha un c/c Banco-
posta, il 30 e il 31! Noi, che invece
vogliamo far stare tranqulli qualcuno
altro, abbiamo chiesto informazioni
alla Banca d’Italia, e questa ci ha con-
fermato i ritardi dell’Amministrazione.
Vi scriviamo in attesa delle azioni che
il nostro studio legale, attivato per
l’ennesima volta, deciderà di intra-
prendere. Nel frattempo speriamo
che qualcuno decida di risparmiarci
l’ennesimo calvario...
P.s. Ricordiamo che una “rievocazione
storica” delle tappe del calvario 2008
è visibile al seguente link: http://www.uglcorpoforestale.it/segreterieregio-nali/lazio.html
N. 2 - - pag. 28
sindacaleAl Sig. Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali
Dott. luca ZAIA
Prot. 51
oggEtto: protocollo di Intesa “Regione lazio - guardia di finanza” nella lotta agli incendi boschivi.
Sig. ministro,
Apprendiamo con imbarazzo e sconcerto che nella giornata di ieri, 9 Febbraio, la Regione Lazio ha siglato un protocollo
d’intesa con il competente Comando Regionale della Guardia di Finanza, teso a favorire l’impiego delle Fiamme Gialle
nella lotta agli incendi boschivi.
Il Corpo Forestale dello Stato, da sempre, svolge un ruolo centrale nella lotta agli incendi boschivi, anche sotto il profilo
investigativo e scientifico.
Un accordo del genere non solo calpesta 187 anni di storia ed il lavoro di migliaia di Forestali che durante ogni campagna
antincendi, nonostante le gravi e croniche insufficienze di mezzi, Uomini e risorse finanziarie, svolge un servizio altamente
professionale, ma rischia di generare, a parere della Scrivente, una grave e pericolosissima situazione di sovrapposizione
di competenze; giova ricordare, infatti, che il decreto 28 aprile 2006 “Riassetto dei comparti di specialità delle Forze di
polizia” - il c.d. decreto Pisanu - fissa in Capo al Corpo Forestale dello Stato la competenza in materia di prevenzione e
contrasto agli incendi boschivi.
Si ritiene senz’altro positiva la collaborazione ed il coordinamento di tutte le Istituzioni nel contrastare tali fenomeni
criminosi, ma occorre prioritariamente rispettare - per economicità e razionalizzazione della spesa pubblica - gli ambiti
d’intervento e di specialità di ciascuna forza di polizia.
Alla luce di ciò, attesa la ormai manifesta debolezza della nostra Amministrazione, si chiede un autorevole intervento
della S.V. affinchè si giunga ad un chiarimento politico con la Regione Lazio, onde evitare disorientamento del personale
in servizio sul territorio e nel contempo razionalizzare l’azione di governo nel settore della sicurezza.
In attesa di cortese riscontro, si porgono Distinti Saluti.
Roma, 10 febbraio 2009Il Segretario Nazionale
Danilo Scipio
Alla Segreteria del fondo Assistenza, previdenza e premi
oggEtto: Convenzione quadro Aperta con Banche - Dipartimento pubblica Sicurezza.
Il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha emanato in data 6 Febbraio 2009 una Circolare - che ad ogni buon fine
si allega in copia - con la quale si sono riassunte tutte le banche ed intermediari finanziari convenzionati con il Fon-
do Assistenza per il personale della PS, per l’erogazione di prestiti da estinguersi con delegazione di pagamento.
Alla luce di ciò si chiede di incrementare il ventaglio di offerte ad oggi riservate al personale del Corpo Forestale
dello Stato richiedendo - tramite avviso pubblico - la collaborazione degli istituti operanti con la Polizia di Stato.
In attesa di riscontro, si porgono Cordiali Saluti.
Roma, 16 febbraio 2009Il Segretario Nazionale
Danilo Scipio
N. 2 - - pag. 27
N. 2 - - pag. 30
sindacale
N. 2 - - pag. 27
Ignazio La Russa tra i giornalisti
N. 2 - - pag. 32
sindacale
DIRIgENtI REgIoNAlI
ABRuZZo - SEgREtERIA REgIoNAlESEGRETARIO - DI GREGORIO ENRICO - C.DO STAZIONE L’AQUILA - 3397491670
VICE SEGRETARIO - GALLUCCI VINCENZO - CTA GRAN SASSO
BASIlICAtA SEgREtERIA REgIoNAlESEGRETARIO - MORESCHI DANIELE - COMANDO PROV.LE POTENZA - 3292018805
VICE SEGRETARIO - CALABRESE SAVERIO - COMANDO PROV.LE POTENZA - 3288074626
CAlABRIA - SEgREtERIA REgIoNAlE SEGRETARIO - CARIDI SAVERIO - CTA REGGIO CALABRIA - 3289215441
VICE SEGRETARIO - CASSARINO GIUSEPPE - CITES CATANIA - 3296215260VICE SEGRETARIO - CIPPARRONE NATALE - C.DO STAZIONE LAINO - 3284857903
CAmpANIA - SEgREtERIA REgIoNAlESEGRETARIO - CENERE GIOVANNI - COMANDO REG.LE NAPOLI - 3201752713
VICE SEGRETARIO - MAGLIONE ROBERTO - COMANDO PROV.LE NAPOLI - 3486403411
EmIlIA RomAgNA - SEgREtERIA REgIoNAlE SEGRETARIO - RUSCILLO VINCENZO - C. PROV. REGGIO EMILIA - 3493176540
VICE SEGRETARIO - DI MIERI ADRIANO - C.DO STAZIONE PAVULLO NEL FRIGNANO - 3472300779
lAZIo - SEgREtERIA REgIoNAlESEGRETARIO - LUCIANI LUCIANO - ISPETTORATO GENERALE - 3296469350
lIguRIA - SEgREtERIA REgIoNAlESEGRETARIO MASSARI ROBERTO - COMANDO PROV.LE LA SPEZIA - 3343385962
VICE SEGRETARIO - VANDELLI MARINA - C.DO STAZIONE PONTEDECIMO - 3479203255
lomBARDIA - SEgREtERIA REgIoNAlESEGRETARIO REGGENTE - CLAUDIO CICETTI - COMANDO STAZIONE BARZIO - 3381106084
VICE SEGRETARIO REGGENTE - PANICHELLA DAVIDE - COMANDO REG.LE MILANO - 3465890944
mARCHE - SEgREtERIA REgIoNAlESEGRETARIO - CIUFOLI DANILO - C.DO STAZIONE CAGLI - 3381029473
molISE - SEgREtERIA REgIoNAlESEGRETARIO - PANICHELLA DOMENICO - C.DO STAZIONE CAMPOBASSO - 3381073681
VICE SEGRETARIO - GIOIA PAOLO - C.DO STAZIONE CAMPOBASSO - 3287087251VICE SEGRETARIO - DI PAOLO IOLANDA - REGIONALE CAMPOBASSO - 3398788670
pIEmoNtE - SEgREtERIA REgIoNAlESEGRETARIO REGGENTE - MANCUSO MAURIZIO - COMANDO REG.LE TORINO - 3462446329
VICE SEGRETARIO - SCARLATA LUIGI - COMANDO REG.LE TORINO - 3407468728VICE SEGRETARIO - LUCCHESE IGNAZIO - COMANDO REG.LE TORINO - 3290832858
puglIA - SEgREtERIA REgIoNAlESEGRETARIO - LUISI ANTONIO - REGIONALE BARI - 3473734503
VICE SEGRETARIO - PANZA GIOVANNI - CITES BARI BIS - 3403702423VICE SEGRETARIO - TEDESCHI GIUSEPPE - REGIONALE BARI - 3388413609
VICE SEGRETARIO - NETTI EUGENIO - C.DO STAZIONE MOTTOLA - 3288390261
SICIlIA - SEgREtERIA REgIoNAlESEGRETARIO - CASTRONOVO VINCENZO - NUCLEO CITES PALERMO - 3394294487
SCuolE - SEgREtERIA SCuolE DEl C.f.S.SEGRETARIO REGGENTE - DI LIETO MARCO - SCUOLA CITTADUCALE - 3332502734
toSCANA - SEgREtERIA REgIoNAlESEGRETARIO - IGNESTI VINCENZO - PROVINCIALE AREZZO - 3281647912
VICE SEGRETARIO - PETRANGELI ANGELO - UTB SIENA - 3478828359VICE SEGRETARIO - CHIARA CONCETTO G. - C.D: STAZIONE AREZZO - 3289538074
umBRIA - SEgREtERIA REgIoNAlESEGRETARIO - STROPPA MARCO - REGIONALE PERUGIA - 3398501020
VICE SEGRETARIO - FRATONI MARCO - PROVINCIALE PERUGIA - 3478608252
SEgREtERIA ISpEttoRAto gENERAlESEGRETARIO - ZUCCA ROBERTO - ISPETTORATO GENERALE - 3331156745
VICE SEGRETARIO - FLAVIO DI LASCIO - ISPETTORATO GENERALE - 3470951455
SEgREtERIA CoA uRBE E SEDI DIStACCAtESEGRETARIO REGGENTE COA - FRANCESCHINI MASSIMO - C.O.A. URBE - 3204783731
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Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004) Art. 1 comma 1 - DCB MilanoAutorizzazione Tribunale di Milano n. 103 del 12/2/2008Il corrispettivo per l’abbonamento a questo periodico è escluso dal campo di applicazione dell’IVA ai sensi e per gli effetti del combinato disposto dall’ Art. 22 della legge 25/02/1987 n. 67 e dell’ Art.2.3° comma, lettera i) del D.P.R. del 26/10/1972 n.633 e successive modifiche e integrazioni. Qualora l’abbonato non dovesse trovare la pubblicazione di proprio gradimento potrà avvalersi della clausola di ripensamento e ottenere il rimborso della somma versata, richiedendola in forma scritta nei ter-mini previsti dalla legge. Dal rimborso sono escluse soltanto le eventuali spese accessorie, così come individuate ai sensi dell’ Art. 3 comma 2. Per soli fini amministrativi, l’abbonato che non intenda rinnovare l’abbonamento è pregato di darne tempestivamente comunicazione scritta alla società di diffu-sione. è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e dei materiali pubblicati senza la preventiva autorizzazione scritta dall’Editore. I contenuti e i pareri espressi negli articoli sono da considerare opinioni personali degli autori stessi, pertanto non impegnano il Direttore né il comitato di redazione. Si precisa che “Sicurezza Ambiente” non è una pubblicazione dell’Amministrazione Pubblica, né gli addetti alla diffusione possono qualificarsi come appartenenti alla stessa. La dir-ezione declina ogni responsabilità per eventuali errori e omis-sioni, pur assicurando la massima precisione e diligenza nella pubblicazione dei materiali.
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_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
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Ragione sociale o ditta intestataria (nome del titolare)
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
Nome _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __ Cognome _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
Tel _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Numero di ricevuta _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Codice abbonato _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
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(indicare l testata)
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