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MORTI & FERITI - NOVEMBRE 2006 INFORTUNI Urtato dal muletto, ferito lieve Doppio infortunio, ieri pomeriggio, a San Vito al Tagliamento (sul lavoro) e a San Foca di San Quirino (domestico): le condizioni dei due feriti, soccorsi dal "118" e medicati in ospedale, non preoccupano i medici. Guariranno in 8 e 5 giorni. A San Foca un pensionato - da quanto si è appreso -è caduto da un albero, mentre raccoglieva la frutta. A San Vito, nel magazzino della Coop nella zona industriale, un extracomunitario, originario del Ghana, è stato urtato ad una gamba da un collega che stava manovrando il muletto. Il Gazzettino Cronaca di Pordenone 3/11/06 PAVIA DI UDINE. Operaio cade dalla scala Un giovane operaio di Premariacco ieri mattina è stato soccorso nella zona industriale di Lauzacco in seguito a un infortuni sul lavoro. Si chiama Stefano Gerin, ha 26 anni ed è un dipendente di una ditta di Pradamano che si occupa dell'installazione di sistemi d'allarme. Stava lavorando assieme a un collega. Dovevano montare un impianto d'allarme all'Eurostar. Gerin è salito su una scala di alluminio ed era a un'altezza di circa tre metri. Improvvisamente, per cause in corso di accertamento da parte del personale dell'Unità prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, la scala ha perso aderenza con il terreno. L'operaio ha perso l'equilibrio ed è caduto fratturandosi un femore. È stato soccorso da un'ambulanza del 118 e portato all'ospedale di Udine. La prognosi è di 40 giorno. Sul posto, per gli accertamenti del caso, sono intervenuti i carabinieri di Pavia di Udine. Il Gazzettino Cronaca di Udine 3/11/06 Antinfortunistica violata, rinvio Il giudice Piera Binotto, ascoltati alcuni testimoni, ha disposto il rinvio del processo nel quale gli imprenditori Gino e Maria Boer, soci di riferimento dell'omonima azienda (della quale era socio il fratello Vittorio Boer, morto per le ferite riportate precipitando dal tetto di un capannone), il presidente di Gea

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MORTI & FERITI - NOVEMBRE 2006

INFORTUNI

Urtato dal muletto, ferito lieve

Doppio infortunio, ieri pomeriggio, a San Vito al Tagliamento (sul lavoro) e a San Foca di San Quirino (domestico): le condizioni dei due feriti, soccorsi dal "118" e medicati in ospedale, non preoccupano i medici. Guariranno in 8 e 5 giorni. A San Foca un pensionato - da quanto si è appreso -è caduto da un albero, mentre raccoglieva la frutta. A San Vito, nel magazzino della Coop nella zona industriale, un extracomunitario, originario del Ghana, è stato urtato ad una gamba da un collega che stava manovrando il muletto.

Il Gazzettino Cronaca di Pordenone 3/11/06

PAVIA DI UDINE. Operaio cade dalla scala

Un giovane operaio di Premariacco ieri mattina è stato soccorso nella zona industriale di Lauzacco in seguito a un infortuni sul lavoro. Si chiama Stefano Gerin, ha 26 anni ed è un dipendente di una ditta di Pradamano che si occupa dell'installazione di sistemi d'allarme. Stava lavorando assieme a un collega. Dovevano montare un impianto d'allarme all'Eurostar. Gerin è salito su una scala di alluminio ed era a un'altezza di circa tre metri. Improvvisamente, per cause in corso di accertamento da parte del personale dell'Unità prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, la scala ha perso aderenza con il terreno. L'operaio ha perso l'equilibrio ed è caduto fratturandosi un femore. È stato soccorso da un'ambulanza del 118 e portato all'ospedale di Udine. La prognosi è di 40 giorno. Sul posto, per gli accertamenti del caso, sono intervenuti i carabinieri di Pavia di Udine.

Il Gazzettino Cronaca di Udine 3/11/06

Antinfortunistica violata, rinvio

Il giudice Piera Binotto, ascoltati alcuni testimoni, ha disposto il rinvio del processo nel quale gli imprenditori Gino e Maria Boer, soci di riferimento dell'omonima azienda (della quale era socio il fratello Vittorio Boer, morto per le ferite riportate precipitando dal tetto di un capannone), il presidente di Gea (società per azioni a capitale pubblico); nonché i manager della stessa Spa, Roberto Buset e Roberto Tomasini, sono chiamati a rispondere dell'ipotesi d'accusa di omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro (pena dai 3 ai 10 anni in caso di morte o disastro). Il processo è conseguenza della richiesta di archiviazione, proposta dal pm Federico Facchin, per l'accusa di omicidio colposo. Gli indagati sono assistiti dagli avvocati Giancarlo Cescutti, Roberto Collodet, Giorgio Coden, Luigi Locatello e Alberto Fenos

Il Gazzettino Cronaca di Pordenone 4/11/06

Scoppia caldaia un morto e due feriti a Gioia del ColleUn tecnico addetto alla manutenzione di una caldaia di un caseificio industriale è morto nello scoppio avvenuto mentre effettuava una riparazione all'impianto, e gravemente ustionati sono rimasti il titolare dell'azienda ed il figlio dell'imprenditore. Il fatto è avvenuto nel distretto industriale di Colle di Gioia, in provincia di Bari, alle 6,30 di stamani. La vittima

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è Antonio Santoiemma, un tecnico di 45 anni, deceduto sul colpo. Vicino a lui c'era il proprietario del caseificio, Carlo Serra, di 60 anni, che è stato avvolto dalle fiamme ed Emanuele Serra, che con il suo corpo si è buttato sul genitore per spegnere il fuoco. corpo si e' buttato sul genitore per spegnere il fuoco. Carlo Serra e' stato ricoverato con prognosi riservata nel centro "Grandi Ustioni" dell'ospedale "Perrino" di Brindisi, mentre il figlio ha riportato ustioni meno gravi. Sul posto sono A Lonate Pozzolo, nel Varesotto, due operai sono rimasti intossicati, in un cantiere edile dove stavano applicando del materiale isolante all'interno di un locale. Gli intossicati hanno 34 e 38 anni. Sono stati ricoverati in rianimazione. A Montesilvano, in provincia di Pescara, una giovane operaia di 29 anni è rimasta ferita mentre era al lavoro in un pastificio.Per motivi ancora da chiarire, è rimasta con un braccio incastrato in una macchina impastatrice.

Il Manifesto 4/11/06

Martedì un picchetto al cantiere

CASTELFRANCO. Un picchetto al cantiere per ricordare Nexhat Brikka, operaio albanese di 48 anni residente in provincia di Brescia, morto giovedì pomeriggio precipitando da un’impalcatura nel cantiere del sottopasso di via Forche. Lo annunciano i sindacati dei lavoratori edili, la categoria da sempre maggiormente a rischio di incidenti. Una «strage quotidiana», come la definisce la Fillea (Federazione italiana lavoratori legno edili e affini), che raggruppa gli addetti all’edilizia nella Cgil. Solo in questo settore sono stati 191 gli incidenti mortali in Italia nel 2005, un bilancio degno di una guerra. E non sembra che nel 2006 il trend sia cambiato: il caso più eclatante è stato il crollo di un viadotto dell’autostrada Catania-Siracusa, che il 24 giugno causò il ferimento di 16 lavoratori e la morte di Antonio Veneziano, ventottenne dipendente di una ditta di Bessica di Loria. Un’emergenza che quindi non si limita al meridione: negli ultimi otto mesi sono morti 6 operai in cantieri edili nella sola provincia di Treviso. Le intenzioni dei rappresentanti dei lavoratori sono perciò più di rivendicazione che di semplice commemorazione. Evidente l’obiettivo di dare visibilità a un problema, quello delle cosiddette “morti bianche” Ancora in discussione i dettagli della manifestazione. «Lunedì (domani per chi legge, ndr) ci troveremo per decidere», spiega Vigilio Biscaro della Cgil. Lo Spisal, incaricato delle verifiche, non ha posto sotto sequestro il cantiere ed è quindi probabile che non siano state riscontrate irregolarità a carico della ditta Mantovani, che gestisce il cantiere, nè della Sicos srl per cui lavorava Brikka. Si tratta dei lavori per la sostituzione con un sottopasso degli attuali passaggio a livello di via Forche, parte del progetto regionale per la cosiddetta metropolitana di superificie. Esprime il suo cordoglio e invita a non criminalizzare la ditta il sindaco Maria Gomierato. «Su 60 cantieri dell’Sfmr - osserva - è la prima volta che capita qualcosa del genere. Mi auguro che venga fatta luce su quello che è successo. Si tratta di una ditta seria, sappiamo come lavora». (l.z.)

La Tribuna di Treviso – 5/11/06

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PROCESSO L’ACCUSA A OPERAIO CHE FERI’ UN COLLEGA «Guidava il muletto in modo spericolato»

CASALE MONFERRATO . Guidava in modo spericolato il carrello elevatore nello stabilimento delle Officine Meccaniche Cerutti. Durante una brusca inversione investì un collega che stava transitando: l'uomo finì a terra e riportò ferite da cui guarì dopo 145 giorni di prognosi. A finire nei guai, con l'accusa di lesioni colpose, non è solo l'operaio che conduceva il muletto, ovvero Mauro Seira Ozino, 54 anni, abitante a Casale in via Cardinal Massaia, ma anche il responsabile dell'azienda per quanto concerne la prevenzione di infortuni, Giuseppe Caviglia, 57 anni, abitante a San Giorgio. In più, Seira deve rispondere della condotta ritenuta imprudente dal capo di imputazione: al processo è emerso che l'operaio era stato richiamato in altre occasioni per il modo con cui conduceva il carrello elevatore. Nell'ascoltare come testimoni due funzionari dello Spresal (il servizio dell'Asl che si occupa di infortuni), l'interesse del giudice si è concentrato sul tragitto seguito dall'operaio infortunato: «Nel punto in cui è passato c'erano le strisce pedonali? Ha tagliato il percorso esponendosi a una situazione di pericolo?». I due testi non sono stati in grado di fornire una risposta esauriente. Ed è anche su questo aspetto che i prossimi testimoni, nell'udienza del 27 aprile 2007, verranno invitati a fare chiarezza. Pur senza anticipare le conclusioni, pare di intuire che il collegio difensivo indirizzi le domande proprio allo scopo di evidenziare che la vittima dell'infortunio, a prescindere dalla presunta guida spericolata di Seira, era transitato in un luogo a rischio, dove avveniva il carico e scarico delle merci, «per quanto - ha detto uno dei funzionari dello Spresal - di persone in quell'area ne passavano». s. m.

La Stampa 5/11/06

Due vittime in incidenti sul lavoro. Erano entrambi operai stranieri

Un bilancio di morti e feriti sul lavoro che purtroppo va aggiornato quotidianamente. Nella sola giornata di ieri due lavoratori sono morti e uno è rimasto gravemente ferito. Tutti stranieri.Il primo infortunio mortale a Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso, dove un cittadino albanese di 48 anni, Nexhat Brika, di Brescia, è morto per un incidente in un cantiere. L'uomo, impiegato nella costruzione di un sottopasso ferroviario, è caduto da un ponteggio alto circa tre metri. Subito soccorso, Brika è però deceduto durante il trasporto all'ospedale.Nei pressi di Pavia, ad Albaredo Arnaboldi, ha invece perso la vita un operaio quarantenne, di nazionalità senegalese. Gueye Souleymane è deceduto per le gravissime ferite riportate a causa dell'esplosione di una cisterna, scoppiata sotto di lui. L'esplosione ha sradicato dai cardini il portellone della cisterna, che ha colpito in pieno l'uomo che stava lavorando sul posto. Inutili i soccorsi portati dal 118. La moglie e i figli dell'operaio sono in Senegal.Infine a Scansano, in provincia di Grosseto, un operaio, di origine rumena, regolarmente residente a Scansano, è caduto da un albero sul quale stava lavorando. E' stato trasportato all'ospedale di Siena per una sospetta frattura alla colonna vertebrale. La prognosi è superiore ai quaranta giorni.Proprio ieri, la Fillea Cgil (il sindacato dei lavoratori edili) di Roma e Lazio, ha proposto di promuovere il 2 novembre, giorno dei defunti, come giornata della memoria per le vittime di incidenti sul lavoro. La Fillea ha ricordato l'ultimo caso accaduto a Roma, quello di Stefan Dumea, un romeno irregolare morto pochi giorni fa dopo tre mesi di ricovero in

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ospedale. Dumea era rimasto vittima di un incidenti nel cantiere dove lavorava lo scorso 9 agosto

Repubblica (suppl. Metropoli) - 5/11/06

Ilva di Taranto . Rinviati a giudizio 7 dirigenti per 2 operai morti nel 2003

Sette persone - tra cui il presidente del'Ilva, Emilio Riva - sono state rinviate a giudizio per il crollo di una gru polivalente all'interno dell'Ilva di Taranto che il 12 giugno 2003 provocò la morte di due operai tarantini, Paolo Franco, di 24 anni, e Pasquale D'Ettorre, di 27, e il ferimento di altri 12 lavoratori. Il gup di Taranto Ciro Fiore ha così accolto le richieste dei pm inquirenti, Francesco Sebastio, Italo Pesiri e Salvatore Cosentino, che accusano gli imputati di concorso in omicidio plurimo colposo e violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. Gli imputati sonoil presidente del cda Ilva Emilio Riva, il direttore Luigi Capogrosso, i dirigenti Giancarlo Quaranta e Salvatore Zimbaro, l' amministratore unico della ditta «Cemit» di Altamura Gerardo Pappalardo, e i due dirigenti Franco Antonio Pinto e Giuseppe Bruno. «Ci auguriamo che le circostanze dell'incidente del 2003 siano accertate con il massimo rigore», ha commentato Augustin Breda della Fiom nazionale.

Il Manifesto 7/11/06

La storia di Matteo

Sabato scorso a Roma tra i tanti striscioni portati dai manifestanti contro il lavoro precario, uno diceva: "Matteo aveva un sogno: la vita". L'8 novembre 2004, Matteo Valenti, un ragazzo di 23 anni, assunto da 20 giorni come apprendista in una fabbrica di cere, stava trasportando a mano, da solo, un "pentolone" in cui avevano bollito, chiamiamoli così, vari ingredienti chimici; cosa sia accaduto non si sa, c'è stato un boato e il fuoco: nessun indumento antinfortunistico, nessun sistema antincendio, nessun allarme, nessun erogatore d'acqua (leggi:  rubinetto) funzionante, nessuno che sapesse cosa fare.Matteo è morto pochi giorni dopo a Genova.Il 18 ottobre scorso ha avuto luogo il processo, l'imprenditore della fabbrica di cere, che ricopre  per di più la carica di responsabile per la Sicurezza nei luoghi di lavoro a livello provinciale per la Confartigianato ha chiesto il patteggiamento.Ma la Giustizia in questo caso per noi era dar corso ad un processo, non perchè nella sostanza si sarebbe modificata la pena, ma per sconfiggere quel senso di impunità che avvolge inadempienze e leggerezze in tema di sicurezza.Come mai al forte richiamo del Presidente della Repubblica e del Papa non c'è stata  alcuna organizzazione delle Imprese che abbia sentito il dovere di richiamare pubblicamente i propri associati ad una azione più seria di prevenzione?Non è avvenuto neppure nella nostra provincia dove, per fortuna, il Sindaco a nome della giunta si è costituito parte civile.

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Daniela Levantino-Lucca

La Repubblica 7 novembre 2006

Concluso il primo studio completo. Alta l’incidenza fra le donne. Ma il picco è previsto nel 2010. Amianto, in Veneto oltre 1.000 vittime

L'amianto, uno dei killer più oscuri per la nostra salute e per decenni sottovalutato. Il Veneto è stata la prima regione ad aver messo in atto un documentato e analitico Registro regionale sui casi di mesotelioma: oltre 1000 casi notificati, su 5000 registrati in Italia. La nostra regione risulta essere tra le più esposte, terza dopo la Liguria e il Friuli Venezia Giulia, a pari merito con Lombardia e Piemonte. L'identificazione dei casi di mesotelioma è stata raggiunta attraverso la consultazione delle informazioni raccolte dal Registro tumori del Veneto, il recupero delle diagnosi di mesotelioma certo o sospetto formulate dalle strutture di Anatomia patologica del Veneto, la ricerca dei dati clinici per i residenti che sono deceduti tra il 1987 e il 1999 con diagnosi di mesotelioma pleurico o di tumore primitivo pleurico, l'identificazione dei nuovi casi tra i ricoverati tra il 1999 fino al 2004 nelle strutture sanitarie del Veneto; tutto questo analizzando le cartelle cliniche codificate alla dimissione. I dati sono sorprendenti e mostrano come il picco di tumori si avrà nel 2010, l'incidenza e la mortalità della malattia mostrano infatti un trend in crescita. La sopravvivenza risulta modesta, del 43\% ad un anno per il mesotelioma pleurico, del 34\% per quelli extra pleurici. In tutti i casi registrati è palese la presenza o l'esposizione all'amianto: nel 93\% dei maschi colpiti e nell'84\% delle donne.

Il Gazzettino 8/11/06

Infortuni sul lavoro: due morti a Brembate e a VerdelloTragico martedì per gli infortuni sul lavoro in Bergamasca. Oltre ai due operai travolti e uccisi da un camion sull'autostrada, si sono registrati altri due incidenti mortali e un infortunio che ha coinvolto due operai nel cantiere del nuovo ospedale di Bergamo. A Brembate ha perso la vita un 71enne, padre del titolare di un'azienda che si occupa di legname. La vittima è Mario Locatelli: stava lavorando all'interno di un capannone di via Grignano quando all'improvviso è stato travolto da una catasta di legno. Inutili purtroppo i soccorsi: sul posto sono poi intervenuti i sanitari dell'Asl e i carabinieri di Treviglio che stanno cercando di ricostruire l'esatta dinamica. L'artigiano è stato colpito alla testa ed è morto sul colpo.A Verdello, in un'azienda di via Piemonte che si occupa di scope, ha invece perso la vita un giovane immigrato marocchino: 34 anni, stava effettuando la manutenzione di un macchinario quando è stato colpito alla testa. I colleghi hanno dato l'allarme, ma tutti i tentativi di rianimazione dei sanitari del 118 sono stati inutili. L'extracomunitario era sposato e viveva ad Arcene: la moglie in questi giorni è in Marocco.A Bergamo due operai che stavano lavorando nel cantiere del nuovo ospedale, alla Trucca, sono stati urtati da un carico sospeso: fortunatamente le loro condizioni non desterebbero preoccupazioni. Uno è stato colpito al torace, l'altro alla caviglia. Sono stati trasportati al pronto soccorso per accertamenti. L’eco di Bergamo - 08/11/2006

Travolti da un camion impazzito. Due operai muoiono sull'A4Crescenzo Ragosta era già stato travolto da un camion sull'autostrada nel 2004

Sono due operai - Carmine Rotondo, 33 anni e Crescenzo Ragosta, 37 anni, entrambi di Costa di Mezzate - le vittime del gravissimo incidente avvenuto nella notte in autostrada, all'altezza del vecchio casello di Trezzo, in direzione Milano. I due stavano lavorando alla pulizia del manto stradale quando un autoarticolato, guidato da un 35enne di Torino, ha prima urtato il furgone con

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la segnaletica luminosa che indicava i lavori e poi li ha travolti, investendo infine una motospazzola e ferendo un altro operaio, un 27enne di Calcinate.L'incidente si è verificato intorno alle 3.40 della notte. Per cause ancora da accertare il conducente dell'autoarticolato ha perso il controllo del mezzo, provocando il disastro. I lavori che si stavano effettuando sulla corsia dell'autostrada erano regolarmente segnalati, con furgoncini e cartelli alle distanze previste e da ultimo, in prossimità degli operai, vi era un furgone con freccia luminosa. Proprio su questo è piombato il mezzo pesante, finendo poi contro gli uomini al lavoro sulla strada.Sul posto sono intervenuti i soccorritori del 118, ma per le due vittime non c'è stato nulla da fare.Gran lavoro per i vigili del fuoco e per le pattuglie della polizia stradale di Seriate. L'autostrada èrimasta bloccata a lungo, con code e forti rallentamenti anche a distanza di diverse ore dall'incidente.In un comunicato Autostrade per l'Italia ha fatto subito sapere che Le due vittime erano due operai dell’impresa di manutenzione AVR che operavano su mezzi d’opera in corsia di emergenza. Autostrade per l’Italia ha anche voluto esprimere «il proprio cordoglio alle famiglie dei due operai della AVR ed ai colleghi dell’impresa che ogni giorno lavorano sulla rete».

L’eco di Bergamo - 08/11/2006

INDUSTRIE A RISCHIO. Attenzione a edilizia, treni e navi

(D.B.) Nonostante l'amianto sia stato messo al bando già dal 1992, con legge operativa nel 1994, rimangono ancora aperte numerose situazioni di rischio lavorativo e ambientale, dovute soprattutto alla presenza di amianto o prodotti a base di amianto rimasti ad esempio nelle coibentazioni delle abitazioni, dei garage, nelle aziende.

Tra il primo contatto con l'amianto e l'insorgenza del mesotelioma può trascorrere un tempo molto lungo, raramente inferiore a 15 anni, che può superare i 60 anni. Ecco perchè si attende un boom dei casi negli anni a venire.

Finora, se si esclude l'amianto , non sono state individuate altre cause per il mesotelioma, oltre all'evidenza che l'esposizione a radiazioni ionizzanti aumenti nell'uomo la frequenza di mesoteliomi. Nei casi di mesotelioma pleurico insorti in anni recenti, la percentuale di casi di mesotelioma per i quali è ritenuta presente un'esposizione lavorativa o ambientale ad amianto è del 93 per cento nei maschi e dell'84 per cento nelle donne.

I settori considerati più a rischio sono l'edilizia civile e industriale, la costruzione e riparazione di mezzi ferroviari, tranvie e autobus, la cantieristica navale, la produzione e il commercio di cemento-amianto , l'industria chimica, la costruzione delle caldaie, l'industria tessile, ma anche la fusione di metalli preziosi e l'oreficeria, la produzione di energia elettrica, la lavorazione della ceramica artistica, la produzione di alluminio, o il lavorare nelle Forze armate.

Secondo lo studio la malattia si manifesta solamente nell'età adulta, cresce progressivamente a partire dai 45 anni. La mortalità mostra un marcato incremento ad ogni successiva fascia d'età nei maschi e nelle femmine. «Il lavoro ci è servito per poterci muovere con più cognizione in questo ambito - spiega l'assessore alla Sanità, Flavio Tosi - Adesso siamo in grado anche di tracciare linee guida per decidere come spendere con oculatezza le nostre risorse, indirizzandole nel modo più corretto. Gli studi epidemiologici servono proprio per questo: aiutarci a gestire al meglio la macchina, visto che le risorse economiche sono limitate».

Ma l'assessore fa anche un'altra considerazione: ancora una volta ha vinto il modello della "rete": Regione, Registro, Prevenzione, Spisal, Coreo, assieme per creare una visione

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d'insieme del fenomeno. «Adesso potrebbe davvero essere utile coinvolgere anche l'impresa, non solo per scoprire quali possono essere i casi, ma soprattutto per studiare un sistema di prevenzione e di tutela del lavoratore», precisa l'assessore Tosi.

Insomma, un lavoro corposo, che comunque rappresenta sola una prima pietra di un impegno ben più ampio: gli studi epidemiologici - lo dicono gli esperti - servono proprio a questo.

Il Gazzettino 8/11/06

Grave infortunio sul lavoro a Fiorina, i sindacati protestano

San Marino. Michele Tafaro, un operaio sessantenne, è in prognosi riservata per un infortunio sul lavoro avvenuto nel pomeriggio di martedì 7 novembre a Fiorina, presso il cantiere della ditta Impresit 2000. Originario di Avellino, Tafaro è dipendente frontaliero di un'azienda in subappalto.Paolo Zafferani e Gianluigi Giardinieri - sindacalisti del settore costruzioni - denunciano la mancanza di controlli, sulla sicurezza e anche sulla regolarità delle assunzioni.

Http://www.libertas.sm 08/11/2006

Infortuni sul lavoro: due morti a Brembate e a Verdello

Tragico martedì per gli infortuni sul lavoro in Bergamasca. Oltre ai due operai travolti e uccisi da un camion sull’autostrada,si sono registrati altri due incidenti mortali e un infortunio che ha coinvolto due operai nel cantiere del nuovo ospedale di Bergamo. A Brembate ha perso la vita un 71enne, padre del titolare di un'azienda che si occupa di legname. La vittima è Mario Locatelli: stava lavorando all'interno di un capannone di via Grignano quando all'improvviso è stato travolto da una catasta di legno. Inutili purtroppo i soccorsi: sul posto sono poi intervenuti i sanitari dell'Asl e i carabinieri di Treviglio che stanno cercando di ricostruire l'esatta dinamica. L'artigiano è stato colpito alla testa ed è morto sul colpo.A Verdello, in un'azienda di via Piemonte che si occupa di scope, ha invece perso la vita un giovane immigrato marocchino: 34 anni, stava effettuando la manutenzione di un macchinario quando è stato colpito alla testa. I colleghi hanno dato l'allarme, ma tutti i tentativi di rianimazione dei sanitari del 118 sono stati inutili. L'extracomunitario era sposato e viveva ad Arcene: la moglie in questi giorni è in Marocco.A Bergamo due operai che stavano lavorando nel cantiere del nuovo ospedale, alla Trucca, sono stati urtati da un carico sospeso: fortunatamente le loro condizioni non desterebbero preoccupazioni. Uno è stato colpito al torace, l'altro alla caviglia. Sono stati trasportati al pronto soccorso per accertamenti.

L'Eco di Bergamo - 08/11/2006

Travolti da un camion impazzito. Due operai muoiono sull'A4

Sono due operai - Carmine Rotondo, 33 anni e Crescenzo Ragosta, 37 anni, entrambi di Costa di Mezzate - le vittime del gravissimo incidente avvenuto nella notte in autostrada, all'altezza del vecchio casello di Trezzo, in direzione Milano. I due stavano lavorando alla pulizia del manto stradale quando un autoarticolato, guidato da un 35enne di Torino, ha

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prima urtato il furgone con la segnaletica luminosa che indicava i lavori e poi li ha travolti, investendo infine una motospazzola e ferendo un altro operaio, un 27enne di Calcinate.

L'incidente si è verificato intorno alle 3.40 della notte. Per cause ancora da accertare il conducente dell'autoarticolato ha perso il controllo del mezzo, provocando il disastro. I lavori che si stavano effettuando sulla corsia dell'autostrada erano regolarmente segnalati, con furgoncini e cartelli alle distanze previste e da ultimo, in prossimità degli operai, vi era un furgone con freccia luminosa. Proprio su questo è piombato il mezzo pesante, finendo poi contro gli uomini al lavoro sulla strada.Sul posto sono intervenuti i soccorritori del 118, ma per le due vittime non c'è stato nulla da fare. Gran lavoro per i vigili del fuoco e per le pattuglie della polizia stradale di Seriate. L'autostrada è rimasta bloccata a lungo, con code e forti rallentamenti anche a distanza di diverse ore dall'incidente.In un comunicato Autostrade per l'Italia ha fatto subito sapere che Le due vittime erano due operai dell’impresa di manutenzione AVR che operavano su mezzi d’opera in corsia di emergenza. Autostrade per l’Italia ha anche voluto esprimere «il proprio cordoglio alle famiglie dei due operai della AVR ed ai colleghi dell’impresa che ogni giorno lavorano sulla rete».

L'Eco di Bergamo - 08/11/2006

Crescenzo Ragosta era già stato travolto da un camion sull'autostrada nel 2004

Lontani parenti, originari di Teano, in Campania, le due vittime del tragico incidente sull'autostrada avevano praticamente sempre lavorato insieme, e abitavano entrambi a Costa di Mezzate.

Il più anziano dei due - Crescenzo Ragosta, 37 anni - lascia nel dolore sia la compagna, dalla quale 8 mesi fa ha avuto un figlio, sia la prima moglie, che ora vive in Sicilia con i due bambini nati durante il matrimonio. Due anni fa Crescenzo Ragosta era rimasto vittima di un altro incidente proprio mentre lavorava lungo l'autostrada, a Stezzano: anche allora fu travolto da un camion, e riportò una serie di fratture che lo costrinsero a casa per moltissimo tempo. Era tornato a lavorare un mese fa, ma ad amici e parenti aveva più volte confessato che quel lavoro sull'A4 ora gli faceva molta paura.

Anche la seconda vittima - Carmine Rotondo, 33 anni - lascia un figlio in tenerissima età: l'uomo si era sposato con una 27enne, anche lei di origini campane, dalla quale quattro anni fa ha avuto un bambino.

L'Eco di Bergamo - 08/11/2006

Amianto, in Svizzera è segreto di Stato

La Svizzera forse non si trova in Europa. E’ il sospetto che viene alle decine di migliaia di familiari di morti d’amianto a causa delle condizioni di lavoro del minerale nelle fabbriche Eternit: solo a Casale Monferrato se ne contano 900, fra operai, impiegati e persone che non hanno mai varcato i cancelli dello stabilimento locale della multinazionale svizzera.

Un lancio dell’agenzia di stampa svizzera Ats dà il senso di questo ulteriore sgomento: la Corte federale svizzera ha imposto ieri a Suva (l’azienda autonoma di diritto pubblico che assicura contro gli infortuni i dipendenti di oltre 100 società nella Confederazione) di

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consegnare a Guariniello i documenti richiesti per poter proseguire le indagini sul «cancro» dell’amianto. Ripartite dal decesso di immigrati italiani che in Svizzera avevano lavorato all’Eternit. Finalmente. E invece...Invece Suva, a quanto pare, potrà riappellarsi al governo invocando il segreto di Stato: l’ha già fatto e il ministero federale di giustizia e sicurezza, che ora dovrà ripronunciarsi, rispose che non vi era motivo di temere un’indebita ingerenza del «magistrato italiano» nelle attività di un ente elvetico di diritto pubblico.

La Corte federale consente a Suva questa nuova scappatoia. Dal 2001 il procuratore aggiunto torinese ha avuto dalla Svizzera soltanto l’elenco dei dipendenti italiani delle fabbriche Eternit di Niederurner e Payerne, fra i cantoni di Glarona e Vaud.Da quella lista, e con l’aiuto dei comitati di parenti delle vittime, Guariniello è risalito a un centinaio di decessi di nostri connazionali. Ma a Suva ne risultano quasi il doppio: 196. Emerge dalle carte che dovrebbero essere consegnate al magistrato torinese e di cui «Ats» ha avuto le prime anticipazioni. «L’importanza di quegli atti per la nostra inchiesta si può desumere anche solo da questa prima informazione che non conoscevamo», commenta il magistrato torinese.Guariniello aveva chiesto con rogatoria internazionale di ricevere l’intera documentazione in possesso di Suva (con particolare riferimento alle cartelle mediche) su tutti i lavoratori italiani colpiti da malattie professionali collegate alla lavorazione dell’amianto. E - snodo decisivo delle indagini - le prescrizioni impartite dagli anni 60 in poi ad Eternit per prevenire la strage di lavoratori. Con il dispaccio dell’agenzia di stampa svizzera si apprende che sono 397 i documenti Suva in materia da trasmettere al procuratore aggiunto torinese.

A Torino sono indagati per disastro doloso e omissione dolosa di norme antinfortunistiche i vertici Eternit in quegli anni: i fratelli svizzeri Stephan e Thomas Schmidheiny, fra i paperoni del globo, e il barone belga Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne. E’ in gioco un risarcimento alle vittime a dir poco importante: decine di milioni di euro. Se ne comincerà a parlare il 21 novembre, con la prima udienza della causa civile al tribunale di Genova, dove Eternit Italia aveva la sede legale

La Stampa – 10/11/06

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Ferrovie verso un altro stopSciopero di 24 ore tra il 2 e il 3 dicembre, per la revoca dei licenziamenti politici, la rimozione del pedale a «uomo morto». E contro la privatizzazione del gruppo Fs

Francesco Piccioni. Per una volta avremmo voglia di chiamare in causa la «cosiddetta» Commissione di garanzia che disciplina il diritto di sciopero nei servizi pubblici, ente figurativamente «terzo» tra aziende e sindacati. Al presidente Antonio Martone potremmo in questo caso chiedere: esistono per caso sanzioni applicabili nei confronti di un'azienda che «costringe» i lavoratori a scioperare contro una propria decisione già dichiarata illegittima da un numero considerevole di autorità?E' il caso delle Ferrovie dello stato, naturalmente. L'assemblea nazionale dei delegati «rls e rsu» ha infatti appena confermato uno sciopero di 24 ore, dalle 21 di sabato 2 dicembre alla stessa ora del giorno successivo. E' stata scelta la domenica per non danneggiare i pendolari, e sono stati invitati i sindacati a sostenere l'iniziativa, con disponibilità anche a scegliere una data diversa. Le ragioni dello sciopero sono però il vero oggetto dell'ipotetica domanda alla commissione di Martone. Si chiede infatti a Fs di revocare il licenziamento di tre dei quattro ferrovieri licenziati per aver collaborato con la trasmissione di RaiTre, Report, che documentava come la sicurezza sui treni fosse spesso un optional. E, naturalmente, la rimozione dai locomotori del «pedale a uomo morto».Nulla di nuovo. direte. Sì e no. I licenziati, qualche tempo fa, erano cinque. «I quattro di Report» più Dante De Angelis, il macchinista e «delegato alla sicurezza» che si era rifiutato di guidare un eurostar dotato appunto dell'«uomo morto». Ma il licenziamento di Dante è stato revocato il 18 ottobre scorso; mentre quello di uno dei «quattro» era già stato imposto dal tribunale di Genova («illegittimo»). Logica avrebbe voluto che fossero stati revocati anche gli altri tre licenziamenti. E invece no. Gli avvocati di Fs hanno aperto con loro una trattativa, ma sembrano tirarla per le lunghe, proponendo aperture più blande (per l'azienda) della pura e semplice revoca.E dire che sull'argomento si è pronunciata all'unanimità la Commissione trasporti della Camera, se ne è occupato personalmente il ministro Bianchi e ha dato assicurazioni anche l'amministratore delegato, Mauro Moretti. Lo stesso schieramento che aveva garantito la rimozione dell'«uomo morto», pseudosistema di sicurezza inventato negli anni '30. Basti dire che, a oggi, un solo «pedale» è stato rimosso: quello a bordo della «Tartaruga 044», ovvero il locomotore che aveva provocato un'ingiunzione della procura di Prato e della locale Asl. Sembra che l'a.d. Moretti abbia anche cercato di «scambiare» l'eliminazione dell'«uomo morto» con l'«agente unico», ovvero con l'imposizione di un solo macchinista alla guida del treno invece degli attuali due. Una riduzione di personale che, nelle attuali condizioni tecnologiche della rete, mette pesantemente a rischio ferrovieri e passeggeri. L'azienda dice: «In altri paesi va un solo macchinista». Vero. Ma questo è in parte il risultato di una pesante sconfitta operaia (in Francia e Inghilterra) negli anni '80; in parte dipende dal fatto che le reti di quei paesi sono tecnologicamente più avanzate (e orograficamente meno complesse) di quella italiana. Dove convivono tre «sistemi» di sicurezza diversi: nulla sulle linee a binario singolo (la maggior parte), il Scmt e la «ripetizione continua di segnale in macchina». Delle tre solo l'ultimo funziona davvero (quando qualcosa interrompe la corrente lungo i binari), mentre il Scmt segnala solo la velocità massima ammessa tra un semaforo e l'altro. Che «scambio» si cerca, al dunque?La conferma dello sciopero serve dunque a richiamare le Fs agli impegni già presi, eliminando ogni tentativo di «ridurne» la portata. La »Commissione» di Martone non vede qualche «irragionevolezza» (diciamo così) nel comportamento dell'azienda?Più in generale, si sciopera anche per diradare le nebbie sul futuro di Fs. Da un lato infatti

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vengono enfatizzati 2 miliardi di perdite nel 2005; dall'altra si procede con il passaggio di immobili dalla holding a Fs, che dovrebbe poi rivenderli per poter acquistare del nuovo «materiale rotabile». Infine, si annuncia una nuova modalità di acquisto dei biglietti (attiva però da giugno, sembra) tramite telefono cellulare. Una serie di segnali che preoccupano a questo punto la generalità dei ferrovieri (a partire dagli addetti alle biglietterie, ovvio), e non solo i macchinisti, che di questa categoria sono storicamente il nerbo.Segnali tutti interni alla logica della «privatizzazione». Come del resto è «naturale» per una s.p.a. Ovvero la forma societaria che «è concettualmente la negazione di un'azienda che svolge un servizio di interesse pubblico». Paradossale, o demenziale, se questa spa è per di più posseduta al 100% dallo Stato; che ci mette perciò capitali senza però esaudire il necessario «pubblico interesse».

Il Manifesto 12/11/06

La vittima è Michele Grauso, 55 anni di Napoli: è morto poco dopo l’arrivo in ospedale. Sequestrato il cantiereCede un solaio, operaio precipita e muore L’infortunio alle 18 all’interno del nuovo Provveditorato, vicino al Casaleno

di ALDO SIMONI. L'urlo, straziante, ha rotto il silenzio della notte che stava per scendere. Era l’urlo di un operaio che, nonostante fossero le 18, era ancora al lavoro, in un cantiere: quello del nuovo Provveditorato, a due passi dallo stadio Casaleno, a Frosinone. La vittima si chiamava Michele Grauso, aveva 55 anni e veniva da Napoli. Quando è arrivato al Pronto soccorso dell’ospedale di Frosinone era ormai morto. Sulla dinamica dell’infortunio stanno lavorando sia gli agenti della polizia che i funzionari dell’Ispettorato del Lavoro insieme ai colleghi della Asl (Ufficio della Medicina del Lavoro). Dalla prima ricostruzione pare che l’operaio stesse camminando su un solaio provvisorio, fatto di tavole e, improvvisamente, è caduto giù facendo un volo di 4 metri. Nel cantiere, a quell’ora, c’erano altri cinque suoi amici che hanno dato l’allarme chiamando il 118. Dalla vicina postazione di via Armando Fabi è subito partita un’ambulanza che ha raccolto il corpo di Michele Grauso che era ancora vivo. Ma la corsa verso l’ospedale Umberto Primo di Frosinone è stata inutile: quando è arrivato al Pronto Soccorso l’operaio è spirato. Nel frattempo è stato avvertito il dottor Giancarlo Pizzutelli della Asl mentre il vice questore Cristiano Tatarelli e il capo delle Volanti Carlo Bianchi cominciavano ad interrogare gli altri operai presenti al momento della tragedia. Contestaulmente sono stati verificati i documenti del cantiere da cui è emerso che tutti gli operai erano regolarmente assunti (è stato così subito scartata l’ipotesi di operai al lavoro in nero). «Ciò non toglie - spiegano gli investigatori - che l’orario per lavorare in un cantiere è alquanto insolito: se non altro perchè la visibilità è scarsa e perchè la stanchezza (per chi si alza la mattina presto) comincia a farsi sentire». Dell’accaduto è stato subito informato anche l’ingegnere capo dell’Amministrazione provinciale che ha dato in appalto i lavori di ultimazione del nuovo Provveditorato. Ieri pomeriggio erano in cantiere due ditte di Napoli: una elettrica (che sta ultimando tutta la rete) e una edile alla quale faceva capo, appunto, Michele Grauso. In tarda serata la polizia ha relazionato al sostituto procuratore Tomassini che ha disposto il sequestro del cantiere. Questa mattina, alla luce del sole, sarà eseguito un controllo più dettagliato sul posto della disgrazia. «Sicuramente - spiegano i funzionari della Asl - le fotografie scattate dalla polizia scientifica potranno essere utili; ma, considerando l’oscurità, abbiamo ritenuto opportuno programmare un altro controllo del cantiere». Per la cronaca va detto che in provincia di Frosinone ogni anno vengono aperti circa 1.800

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cantieri, di questi ne vengono controllati circa 700. «Un record - commenta il dottor Giancarlo Pizzutelli della Asl - perchè la media nazionale è molto più bassa".

Il Messaggero, 14/11/06

Tutti gli abusi di FincantieriA Sestri Levante gli infortuni vengono registrati come «malattie», così si risparmia sull'Inail. E intanto cresce la protesta di sindacati e sindaci contro la privatizzazione

Sara Farolfi. Infortuni trasformati in malattia nello stabilimento Fincantieri di Sestri Levante. L'ultimo episodio, che ha portato alla mobilitazione ieri in Liguria, risale a venerdì scorso, quando un lavoratore, precedentemente infortunato, si è visto recapitare una lettera a firma Inail. Nessun infortunio, secondo l'Istituto assicurativo, ma malattia, di competenza pertanto dell'Inps. «Dopo decine di casi simili, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso - afferma Bruno Manganaro, segreteria Fiom di Genova - E che ha portato venerdì a una protesta immediata nei reparti di salderia e prefabbricazione, dove l'episodio si era verificato, e oggi allo sciopero di tutto lo stabilimento».Il canovaccio dell'operazione, spiegano dal sindacato, è piuttosto semplice. Per l'azienda è sufficiente spedire una lettera all'Inail in cui si dichiara che l'infortunio non sussiste. E guadagnare così una consistente riduzione del premio assicurativo da versare all'Istituto assicurativo. Poi è l'Inail stessa a informare l'interessato, scaricandone in questo modo i costi all'Inps. Il lavoratore invece rischia la decurtazione del 50% dello stipendio (dopo alcune settimane di malattia), oltre a un eventuale licenziamento (per troppe assenze legate alla malattia), e all'impossibilità di chiedere, nel caso l'infortunio si riveli pesante, ulteriori visite di controllo, fino al riconoscimento di invalidità. Quanto basta dunque per fare scatenare una sonora protesta, con tanto di blocco stradale, all'interno dello stabilimento. Protesta conclusasi in tarda serata, quando si è saputo della convocazione, per lunedì, da parte del Prefetto di Genova, dell'azienda e dell'Inail provinciale, oltre che dei sindacati.Nello stabilimento Fincantieri di Sestri, denunciano i sindacati, soltanto nel 2005 si sono verificati 150 casi di infortunio. «Un numero consistente - dichiara ancora Manganaro - se si considera che gli operai sono circa 500». Una cifra che, per di più, non tiene conto di quanti, negli stessi cantieri, lavorano con le ditte di appalto. Circa 2 mila persone, a Sestri, molte delle quali immigrate (e perciò ricattabilissime), contrattualizzate, quando va bene, con la cosiddetta «paga globale» (il meccanismo per cui, al costo di 8 euro l'ora, tutti i diritti sono monetizzati, dall'infortunio ai permessi sindacali). «Insomma - conclude il sindacalista - tante belle navi, ma poi la qualità del lavoro è questa».La questione degli appalti, d'altra parte, è ormai un vecchio tarlo della cantieristica nostrana: basti pensare che per Fincantieri lavorano oltre 9200 occupati diretti, a cui si aggiungono, come addetti delle ditte di appalto, almeno altri 15 mila lavoratori. Ma l'azienda ora pare avere altro per la testa. C'è il progetto di privatizzazione e quotazione in Borsa, nelle intenzioni dell'ad Giuseppe Bono. Un progetto che, secondo i sindacati, rischia di compromettere seriamente la missione industriale di Fincantieri, «perché la Borsa - spiega Sandro Bianchi (Fiom) - chiede rendimenti in progressione e a due cifre, in un settore, come quello della cantieristica, strutturalmente ad alto rischio e bassa redditività». Un progetto sul quale, oggi, è atteso un primo pronunciamento del governo (che, attraverso Fintecna, detiene il 99% delle azioni) di fronte alla Commissione trasporti della Camera. E contro il quale è partita anche la mobilitazione dei sindaci delle città cantiere, che si riuniranno in un'assemblea aperta, promossa dal sindaco di Castellammare di Stabia, venerdì prossimo. I sindacati invece saranno ricevuti dal

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Presidente della Camera il prossimo 22 novembre: chiedono che sul progetto di privatizzazione ci sia una discussione in Aula.

Il Manifesto 14/11/06

MOMBELLO RICOVERATO AL CTO: GRAVISSIMO E’ colpito alla testa dal braccio della gru

MOMBELLO . Grave infortunio sul lavoro ieri mattina in località cascina Agabio. Dalle 8 gli operai e il titolare dell’impresa edile di Giovanni Marotta di Cocconato stavano allestendo il cantiere per i lavori al fabbricato di Gaetano Bellini. Un’ora e mezza dopo, nelle operazioni di montaggio della gru, un cavo si è spezzato e il figlio del titolare, Cateno Angelo di 20 anni, è stato colpito alla testa dall’estremità del braccio. Il giovane è caduto a terra in stato di incoscienza. Oltre al trauma cranico, la botta gli ha procurato una profonda ferita alla guancia. Le condizioni sono subito apparse gravi. Scattato l’allarme, sono intervenuti un’ambulanza del 118 e i carabinieri della stazione di Cerrina. Nell’attesa che da Torino giungesse l’elisoccorso il ragazzo ha ripreso coscienza. Sedato e intubato il muratore è stato trasferito al Cto in quanto le condizioni meteorologiche erano proibitive per il volo verso l’ospedale di Alessandria. In mattinata, sono intervenuti anche gli ispettori dello Spresal dell’Asl 21 di Casale. La prognosi del giovane, che era al suo primo giorno di lavoro nella ditta del padre, è riservata. g. sc.

La Stampa – Sezione Alessandria – 14/11/06

INFORTUNIO AD ARONA . Operaio cade dal tetto di capannone

ARONA . Per controllare un’infiltrazione d’acqua è salito sul tetto, è scivolato e poi è caduto a terra fratturandosi i olsi. E’ stato operato ieri mattina Piotr Cotelea, 42 anni, vittima di un infortunio sul lavoro nel negozio di abbigliamento San Carlo, in via San Giorgio ad Arona. L’incidente è avvenuto nel tardo pomeriggio di lunedì. Attorno alle 17 Cotelea era salito sulla copertura del capannone per controllare un’infiltrazione d’acqua: ha spostato alcune tegole sul tetto ma poi è scivolato cadendo da un’altezza di cinque metri. L’operaio è stato ricoverato all’ospedale di Borgomanero dove ieri mattina è stato operato ai polsi. Sul posto è intervenuto subito lo Spresal, il servizio dell’Asl contro gli infortuni sul lavoro, che ha raccolto le testimonianze dei colleghi. b. c.

La Stampa – Sezione Novara – 15/11/06

Infortuni. Un morto e diritti negati nelle CartiereUn operaio della Cma di Cassino è morto, mentre svolgeva la sua attività all'interno dell'azienda «Nuove cartiere di Tivoli», lungo la via Tiburtina. L'operaio è stato trovato all'interno della macchina, dove era entrato per fare la manutenzione. La dinamica dell'accaduto è ancora tutta da chiarire, perché l'operaio lavorava completamente da solo. L'area e la macchina sono state poste sotto sequestro dalla procura di Tivoli, che ha aperto un'inchiesta. Il problema della sicurezza e del rispetto dei diritti dei lavoratori, nelle aziende del settore grafica e cartiere, è molto sentito nella zona est di Roma, dove opera la «Nuove cartiere di Tivoli», che con i suoi 80 lavoratori a tempo determinato è la realtà più importante del Lazio con una rilevanza nazionale. «Il problema non è tanto la 'Nuove Cartiere'», sottolinea la segretaria della Slc-Cgil di Roma est, Genni Bagalà, «ma le cooperative che lavorano all'interno dell'azienda, dove i lavoratori svolgono attività a cui non sono preparati. Per non essere scoperte, le cooperative lavorano di notte usando

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anche extracomunitari non in regola». Altro problema è quello degli appalti e subappalti, gestito da aziende che impiegano quasi soltanto operai precari o «in nero». «Questo fa sì che ci sia dumping tra aziende», spiega la Bagalà; «più tagliano il costo del lavoro e non rispettano i diritti dei lavoratori, e maggiore è la possibilità di avere appalti e i subappalti». Negli ultimi 5 anni tutte le aziende del settore hanno ridotto il personale del 50% e hanno usato la cassa integrazione. Le stime indicano la messa in mobilità di 347 operai in 5 anni. Sempre in provincia di Roma, a Monterotondo, ieri è morto un operaio che lavorava sulla linea ferroviaria. Anche in questo caso i motivi del decesso sono ancora da accertare.

Il Manifesto 17/11/06

INCIDENTE IN UN CANTIERE DI PIAZZA MEDICI Ferito da pezzo di ferro caduto dall’impalcatura

ASTI . «Mio marito è a letto, ma sta bene. Ha solo qualche cerotto sulla fronte: non ha voluto andare in ospedale. Se però quel pezzo di ferro lo avesse preso qualche millimetro più vicino alla testa, adesso non so se potremmo parlarne ancora al presente». Enrica Borsato è la moglie di Daniele, 85 anni, pensionato, che ieri mattina intorno alle 12 è stato protagonista di una brutta avventura. L’anziano stava tornando a casa a piedi (abita in vicolo Monticone), passando per via Cesare Battisti e piazza Medici. A un certo punto, arrivato all’altezza del palazzo che ospita l’«Aci», mentre camminava sulla strada ha sentito qualcosa «sferragliare» sopra di lui, su un ponteggio montato per alcuni lavori di ristrutturazione. Non ha fatto in tempo a scostarsi che un tondino di ferro lo ha sfiorato cadendo sul selciato. Borsato si è reso conto di essere stato leggermente «toccato» dal ferro. Alcuni passanti hanno prestato i primi soccorsi al pensionato: sono arrivati i sanitari del «118» e gli agenti delle Volanti. Il medico e l’infermiere in servizio sull’ambulanza hanno insistito per trasportarlo al «Massaja», ma l’anziano ha rifiutato. «Sto bene, sto bene - ha ripetuto più volte - E’ stato solo uno spavento. Ho avuto molta fortuna». Ora le indagini sono affidate ai tecnici dell’Ispettorato del lavoro e dello Spresal, il servizio infortunistico dell’Asl 19. Bisognerà accertare se siano state rispettate tutte le misure di sicurezza previste per i cantieri edili. Pare che il tondino sia caduto da un’altezza corrispondente al quarto piano dello stabile, forse a causa della disattenzione di un operaio, oppure è rimbalzato. Dovranno essere valutate tutte le misure di sicurezza del cantiere visto che la zona è molto trafficata. Il palazzo di via Battisti (ospita gli uffici «Aci» e altri negozi) qualche settimana fa era stato scenario di un’altro epiodio: dal cornicione erano caduti alcuni pezzi di intonaco che fortunatamente non avevano colpito nessun passante. Proprio per riparare quel danno è stato allestito il ponteggio con i lavori di ristrutturazione.

La Stampa – Sezione Asti 17/11/06

Operaio si stritola la mano mentre lavora

Gaglianico. Grave infortunio in un’azienda tessile di Brusnengo. Per cause ancora in fase di accertamento da parte dei carabinieri di Masserano e dello Spresal, interventi sul posto, un operaio di 32 anni, F.R., ha avuto la mano destra ghermita dalla macchina alla quale era addetto. L’uomo è stato soccorso dal 118 e trasportato all’ospedale di Biella. Le sue condizioni non sarebbero preoccupanti. f. p.

La Stampa – Sezione Biella 17/11/06

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Ancora due infortuni sul lavoroUno a Cazzano, l'altro a SchilparioAncora due infortuni sul lavoro nella Bergamasca. A Cazzano Sant'Andrea è rimasto ferito un operaio manutentore di Clusone che stava lavorando su una macchina con un rullo in movimento. L'uomo si è rotto l'omero e lacerata un'ascella. A Schilpario, invece, un giovane operaio di origine rumena è scivolato mentre lavorava alla posa di uno chalet di servizio alla seggiovia. È stato ricoverato con l'elicottero ai Riuniti, dove è in osservazione per un serio trauma cranico.L'incidente di Cazzano è avvenuto verso le 11 in un reparto del Copertificio Zambaiti, in via Cav. Radici. Ne è rimasto coinvolto un 41enne residente a Clusone: la manica della tuta si è impigliata nel cilindro in movimento di una carda che ha trascinato con sè anche il braccio destro dell’uomo. Soccorso dai colleghi del reparto e poi dagli operatori del 118 l’infortunato è stato trasportato all’ospedale di Clusone dove i medici hanno emesso una prognosi di guarigione in 60 giorni. Sul posto i carabinieri della stazione di Gandino e i tecnici dell’Asl del distretto di Albino.A Schilpario l'incidente è avvenuto verso le 11.45, alla Conca di Epolo. Il giovane rumeno, 27 anni, lavorava insieme ad alcuni colleghi, tutti dipendenti di una ditta di Brembilla. Stavano posando uno chalet vicino alla seggiovia quando il giovane è scivolato, urtando violentemente la testa contro i legni che servivano per la costruzione. Subito è stato chiamato il 118 ed è arrivato l'elisoccorso che ha trasportato l'operaio ai Riuniti di Bergamo dove il giovane si trova sotto osservazione. Sono intervenuti anche i carabinieri di Vilminore e i tecnici dell'asl.

L’eco di bergamo - 24/11/2006

Da vent’anni azioni legali contro quell’azienda”Bruciano vivi nella fabbrica

CAMPELLO (Perugia). Quattro operai morti nell’oleificio in fiamme, tre italiani e uno romeno. L’esplosione alle 13, in uno dei silos della raffineria di olio d’oliva «Umbria Olii» di Campello sul Clitunno, è stata sentita in tutta la zona e in molti hanno lasciato le case, per precauzione. I quattro uomini, il titolare della ditta di manutenzione (Maurizio Manili di Narni) e tre dipendenti (Tullio Mottini di Massa Martana, Giuseppe Coletti di Amelia e il romeno Vladimir Todar) stavano lavorando per congiungere due serbatoi, operazione richiesta dall’Ufficio Dogane per agevolare ispezioni e prelievi.Il botto poi il fuocoA causare l’esplosione sarebbe stata la scintilla di una saldatrice: il silos, carico di vapori residui delle lavorazioni, è stato scaraventato in aria per 50 metri ed è ricaduto accartocciandosi sul tetto di un altro stabilimento. Un boato che ha gettato nel panico gli abitanti della zona. Una deflagrazione che ha riportato alla memoria il terremoto del ‘97. «Prima ho pensato al rombo del motore di un aereo, poi ho creduto che fosse un terremoto», dice Daniela Fabiani, testimone della tragedia, lo sguardo verso la colonna di fumo nero che si alza minacciosa a due passi da casa.Paura in paeseL’odore acre e pungente di olio bruciato ha costretto i duemila residenti a chiudere porte e finestre prima ancora che spuntassero i fogli bianchi del Comune, quelli che invitavano a sigillare tutti gli infissi. Sull’asfalto, a larghi rivoli, non ha smesso di scorrere fino a sera l’olio defluito dal deposito in fiamme, una delle maggiori raffinerie europee di olii d’oliva, in funzione da mezzo secolo.Per i cinquecento abitanti del gruppo di case sulla collina è scattato l’ordine di evacuazione della prefettura di Perugia, poi revocato in seguito alle rassicurazioni dell’Arpa sulla non tossicità dei fumi. Il disastroVenti gli automezzi dei vigili del fuoco che sono arrivati in paese, provenienti anche dalle province di Arezzo e Macerata. I pompieri hanno lavorato fino a mezzanotte per domare completamente le fiamme e dichiarare chiusa l’emergenza. Due dei corpi (tutti

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semicarbonizzati) sono stati recuperati solo durante la notte.Seduto su un muretto in cemento, il volto trasfigurato in una maschera di disperazione, Giorgio Del Papa, titolare dell'Umbria Olii, non sa capacitarsi. Non ha avuto nemmeno il tempo di cambiarsi, raggiunto dalla notizia dell’esplosione mentre si trovava in sella alla sua bici da corsa, per una sgambata. Con la tuta da biker indosso, gli occhi velati di sgomento, non fa che scuotere la testa, come ad allontanare lo spettro del disastro.L’accusa nei confronti di Del Papa è quella di omicidio colposo plurimo, aggravato dall’inosservanza delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Pesanti le conseguenze economiche dell’esplosione che ha distrutto due dei dodici silos presenti sul lato nord dell’azienda, polverizzando nel giro di qualche ora tre milioni di euro.Un bollettino di guerra, la conta dei danni. E ancora quattro morti bianche che allungano la scia di sangue degli incidenti sul lavoro in Umbria, maglia nera in tema di infortunistica. Senza contare le ricadute negative per l’occupazione.Paolo Pacifici, come sindaco cosa si sente di dire in una giornata come questa?«I cittadini di Campello devono stare tranquilli: l’incendio è circoscritto». Qual è stata la sua prima reazione?«Si continua a morire di lavoro. Ho pensato questo, sa? Ho pensato a loro, le vittime. E alle loro famiglie». L’«Umbria Olii» già in passato è finita nel mirino degli ecologisti per l’inquinamento del fiume Clitunno.. «Si tratta di un problema ventennale, con azioni legali ancora in corso. L’azienda aveva già predisposto risorse per la riqualificazione dell’impianto di depurazione e l’installazione di un nuovo scarico per i rifiuti di lavorazione» Che fine ha fatto la verde Umbria degli slogan?«Il problema è un altro. Il problema si chiama sicurezza nei luoghi di lavoro». Cosa farà domani?«Cosa sto facendo oggi, dirà. Stasera. Subito. Con il presidente della Regione verificheremo di persona lo stato dei luoghi e poi agiremo. Per due giorni il Comune di Campello proclamerà il lutto cittadino».

La Stampa 26/11/06

Porto, raccolte 2.200 firme per la targa che ricordi la morte di Franco Cicciarella

Serata di profondo impegno civile, venerdì scorso, al rinnovato teatro Comunale di Monfalcone, quando è andato in scena lo spettacolo «Camalli», aperto al pubblico e allestito grazie a Carico sospeso, il coordinamento sorto in memoria di Franco Cicciarella, il portuale scomparso nel 2005 a seguito di un infortunio sul lavoro in un piazzale di Portorosega.Nell’ambito dell’iniziativa, la compagna di Franco Cicciarella, Elena Fedel, che presiede l’associazione, ha consegnato al sindaco Gianfranco Pizzolitto, presente assieme all’assessore regionale alla Cultura, Roberto Antonaz, e all’assessore al Sociale, Cristiana Morsolin, le oltre 2.200 firme di cittadini raccolte per apporre una targa commemorativa dentro il porto di Monfalcone. Una richiesta, questa, per un anno rimasta congelata. «Tante persone – ha esordito Elena Fedel – si sono riunite attorno a questo progetto di Carico Sospeso per promuovere insieme una efficacie cultura della sicurezza in ambito lavorativo: il nostro intento non è quello di sostituirci agli enti preposti ma di unire le forze in un obiettivo che è comune. Ogni giorno quattro persone risultano vittime di infortuni, aggiungendosi alla lunga lista delle morti bianche: noi non crediamo che il lavoro sia un altare a cui immolare un tale sacrificio. E per questo abbiamo un progetto ambizioso: collaborare con le istituzioni esistenti per sviluppare un pensiero critico, perché lavoro e vita non possono divergere, ma devono andare di pari passo. Il problema della

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sicurezza è un problema legato alla dignità e al valore della persona. La produttività non deve intaccare il rispetto della vita. Quando leggiamo sul giornale: “Incremento di attività in porto: tripli turni in banchina”, io mi chiedo cosa ciò comporti in termini di lavoro per il dipendente. Anche per questo abbiamo la volontà di costituire, passo dopo passo, un’offerta di sostegno e di aiuto legale per i lavoratori. Oggi abbiamo distribuito un depliant che un domani si trasformerà in libretto d’istruzioni sulla sicurezza. Infine – ha concluso - ringrazio tutti voi che siete venuti davvero numerosi a questo appuntamento, come pure la Provincia, il Comune e la Regione, per aver patrocinato la manifestazione». «Cercherò di portare a casa l’obiettivo della targa», ha assicurato il sindaco Pizzolitto.

Il Piccolo di Trieste, 27/11/06

Operaio morto: indagato l'impresario

ALGHERO. C’è un indagato per omicidio colposo nella tragica vicenda nella quale Carmelo Tilocca, operaio algherese di 63 anni, sposato e padre di quattro figli, precipitato nel primo pomeriggio di venerdì scorso dal ponteggio di un cantiere in località Mandra Porcu sulla strada che conduce al Santuario di Valverde. Caduta che gli è costata la vita. Stamane nell’Istituto di medicina legale si svolgerà la perizia necroscopica sul corpo dell’operaio. Una volta espletato l’esame, la salma di Carmelo Tilloca sarà restituita alla famiglia per le onoranze funebri. L’uomo nella caduta aveva riportato un grave trauma cranico, fratture in diverse parti del corpo e lesioni alla colonna vertebrale. Nella stessa serata di venerdì scorso, viste le gravissime condizioni, l’operaio era stato trasferito dall’ospedale civile di Alghero al centro specialistico di rianimazione del Santissima Annunziata di Sassari dove purtroppo ha cessato di vivere. Le ferite riportate nel violento impatto al suolo dopo un volo di poco inferiore ai sei metri di altezza si sono rivelate gravissime e letali. Le indagini vengono svolte dai carabinieri della Stazione della Compagnia di via Don Minzoni, coordinati dal comandante maresciallo Favarolo. Sabato mattina il sostituto procuratore della Repubblica del Tribunale di Sassari, dottor Francesco Gigliotti, ha svolto un sovralluogo sul posto dove è avvenuto l’incidente, in località Mandra Porcu sulla direttrice per il Santuario di Valverde, disponendo il sequestro giudiziario dell’intero cantiere al cui interno si trovava anche l’auto dell’operaio. Il provvedimento del magistrato era finalizzato ad accertare eventuali responsabilità soprattutto in materia di sicurezza sul lavoro. Questione piuttosto delicata quest’ultima anche alla luce della recente normativa che è stata adottata dal Legislatore in modo piuttosto severo allo scopo di ridurre le morti bianche nei cantieri. Ed è proprio sul rispetto delle norme di sicurezza che si stanno accentrando le attenzioni degli inquirenti.L’inchiesta si muove ora su due direttrici diverse: quella giudiziaria nelle mani della Procura della Repubblica che già registra un indagato per omicidio colposo, e che presumibilmente riguarderà il titolare dell’impresa che ha allestito il cantiere per la realizzazione della palazzina di due piani, l’impresario Giuseppe Piras, e quella tecnico amministrativa che viene svolta dall’Ispettorato del Lavoro di Sassari. E saanno proprio i funzionari dell’Ispettorato a svolgere un ulteriore sovralluogo nel cantiere sulla strada di Valverde. A margine dell’intera e dolorosa vicenda va segnalato che i familiari dell’operaio deceduto dopo la caduta dal ponteggio, stanno vivendo da venerdì scorso, da cinque giorni dunque, un vero e proprio percorso fatto di sofferenza e disagio. Intanto per la drammatica e improvvisa scomparsa del loro congiunto, il dolore per la tragica notizia che giunge la sera di venerdì, quando ormai Carmelo Tilloca era atteso a casa per la fine

Page 18: illavorodebilita.files.wordpress.com€¦  · Web viewIl fatto è avvenuto nel distretto industriale di Colle di Gioia, in provincia di Bari, alle 6,30 di stamani. La vittima è

dell’attività lavorativa della settimana, ma anche per l’esasperante attesa dello svolgimento delle procedure di legge. Un argomento quest’ultimo piuttosto serio che mai è stato affrontato in termini operativi, per esempio comn l’immediato svolgimento delle stesse procedure, con lo scopo di ridurre il disagio dei familiari colpiti dal lutto soprattutto quando il tragico evento giunge in condizioni drammatiche e di emergenza, come appunto in un incidente sul lavoro.

La Nuova Sardegna 28/11/06