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Una pubblicazione di Pisani Food Marketing Pag. 1 COME OGNI PMI ALIMENTARE PUO’ COSTRUIRE UNA PRESENZA ONLINE EFFICACE

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Una pubblicazione di Pisani Food Marketing Pag. 1

COME OGNI PMI ALIMENTARE

PUO’ COSTRUIRE UNA

PRESENZA ONLINE EFFICACE

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L’Autore di questo E-book

Maurizio Pisani

Maurizio ha lavorato 20 anni in azienda, nelle aree marketing, commerciale e general management per alcune delle marche più importanti del mercato food & beverage italiano. Ha iniziato la sua carriera in Coca-Cola, nella divisione trade marketing, per poi passare in Chiquita, dove ha lavorato per 16 anni ricoprendo vari ruoli: General Manager Packaged Goods, New Products Director, Direttore Vendite GDO, ecc. Per 6 anni, è stato

Direttore Marketing Chiquita in Italia. Nel 2011, è passato a Del Monte, come Direttore Commerciale Italia. Nel 2013 ha fondato Pisani Food Marketing, società di outsourcing & consulenza di marketing e vendite per aziende alimentari, bevande e largo consumo; e Pisani Marketing Training, che fornisce corsi e servizi di formazione sul marketing per aziende alimentari.

Maurizio ha prestato testimonianze e docenze in vari corsi e master su temi di marketing e trade marketing (Università Bocconi, Università di Bologna, ecc.), e scrive regolarmente articoli e contributi su siti e riviste del settore agroalimentare (Distribuzione Moderna, Food, Newsfood, Freshplaza.it, Freshplaza.com, Fruitbook Magazine). È laureato in Economia e Commercio all’Università di Pavia e ha conseguito un MBA alla SDA Bocconi.

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CONTENUTI

0.Introduzione: tutte le PMI alimentari devono

essere online

1.Facebook e i social media

a. il caso Dani Alves

2.Come usare il web per farsi conoscere

a. il caso Blendtec

b. il caso Innocent

3.I food blogger

4.Conclusione: che fare nel fantastico mondo di

internet?

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Introduzione

Tutte le PMI alimentari devono essere online! Un tempo, esistevano le brochure. Presentavano l’azienda, la produzione, i prodotti; e ogni impresa,

anche la più piccola, doveva averne una. La brochure era infatti il modo in cui ci si presentava ai buyer, ai potenziali clienti, al mondo esterno. La qualità della brochure era importante.

Bisognava prepararla bene, con dei bei colori, e stamparla su carta lucida e ben curata.

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Una bella brochure faceva fare “bella figura” all’azienda, le dava autorevolezza, prestigio. Oggi le brochure sono quasi sparite. Oggi l’equivalente della brochure è la presenza online. Oggi, ogni azienda, anche la piu’ piccola, se vuole farsi conoscere ed accreditarsi come potenziale fornitore affidabile, e vuole dare una bella immagine di se al mondo esterno, deve costruire bene la propria presenza online.

Un sito ben strutturato, una pagina Facebook attiva, un indirizzo email costruito con il nome dell’azienda e non su yahoo o gmail. Tutto ciò è fondamentale per fare una buona impressione sui clienti, e lo sarà sempre di più in futuro. Stupisce, quindi, vedere come molte piccole imprese non si siano ancora dotate di questi strumenti minimi.

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Come molti siti non funzionino, non siano aggiornati, siano costruiti in modo tale da rendere difficile la navigazione. Come molte pagine Facebook abbiano poche decine di fan, non siano attive, sembrino abbandonate. Come tante email provengano da indirizzi personali e non aziendali. Tutto ciò non dà una buona immagine dell’azienda. Quindi, ecco il primo passo per far conoscere la propria azienda ed iniziare a costruire la propria marca agli occhi dei potenziali clienti: crearsi una presenza online. Non essere online, o esserlo in maniera non curata o non professionale, sarà sempre più una nota di demerito per ogni tipo di azienda, di ogni settore e dimensione.

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Facebook ed i social media Detto ciò, e cioè che devi avere un sito, una pagina Facebook e magari una presenza su qualche altro social media, dobbiamo spiegare meglio un punto importante. E’ che si – devi essere presente su Facebook ed i social media.

Ma devi sapere che cosa fare. Molti si lanciano a capofitto su questi canali, spinti da tanti testi di marketing, in cui vari esperti affermano che ogni azienda deve impegnarsi per costruire una “relazione biunivoca con i consumatori”.

Negli stessi testi, qualcuno degli esperti autori di questi libri poi estremizza, addirittura affermando che “il vecchio modo di comunicare è morto, ora esistono solo i social media”. Ehi, aspetta un attimo. Tutti questi sono concetti molto validi. Ma non esageriamo – non valgono allo stesso modo per tutte le marche. Prendiamo il caso dei prodotti alimentari, di cui stiamo parlando

noi.

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Per questi prodotti l’importanza dei social media, e la possibilità di ottenere risultati eclatanti su questi mezzi, è sicuramente più limitata che per altri. Pensiamo che i consumatori cerchino davvero sui social media informazioni sulle diverse marche di pomodori prima di andare ad fare acquisti? O vogliano avere una “relazione biunivoca” con una marca di carote, di carne fresca o di mozzarelle? Probabilmente no. Cercheranno informazioni in rete prima di scegliere in che villaggio turistico passare le vacanze estive, o per capire se una marca di televisori funziona meglio o peggio di un’ altra. E gradiranno entrare in relazione con il loro operatore telefonico (perlomeno, per risolvere il problema di quegli addebiti strani in fattura) o con la loro marca di automobili preferita (beh, dire su Facebook che mi piace la pagina Mercedes ha qualche fascino in più rispetto a fare “ like” sulla pagina del cavolfiore dell’azienda Alfa). Il punto è che Facebook e i social media non possono essere utilizzati da tutte le marche nello stesso modo. Per le marche “sociali”, quelle che rivestono un ruolo importante nella vita delle persone, di cui le persone sono propense a parlare, questi mezzi rappresenteranno un elemento fondamentale di ogni piano di comunicazione. Per la altre (incluso quella che avrai costruito tu), potranno ricoprire solo un ruolo complementare ad altri mezzi. Ha senso quindi Facebook per una marca di un prodotto alimentare o una bevanda? Certamente si, ma sapendo che saranno pochissime le persone che si avvicineranno spontaneamente alla marca.

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Perciò, questa marca si dovrà impegnare a sviluppare continuativamente contenuti realmente interessanti per gli utenti, e ad investire costantemente nella sponsorizzazione dei post. Una fatica molto superiore a quella che devono fare marche più “sociali”, che i consumatori cercano spontaneamente e con cui vogliono interagire. Ma una fatica che devi assolutamente fare – perché il presente ed il futuro della comunicazione stanno proprio lì, nel mondo digital.

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UN ESEMPIO CHE CI FA CAPIRE QUANTO SONO IMPORTANTI, OGGI, I SOCIAL MEDIA

Quello che è successo nel maggio 2014 è un fenomeno da studiare attentamente.

E’ successo che a un giocatore del Barcellona, Dan Alves, viene lanciata una banana dagli spalti mentre

sta battendo un calcio d’angolo: un insulto razzista, a cui Dani risponde nella maniera più naturale

possibile: sbuccia la banana e se la mangia.

E un infinito numero di personalità (calciatori, politici, ecc) ripete lo stesso gesto, fotografandosi

mentre mangia una banana e postando la foto sui social network.

Dal nulla, la banana diventa simbolo dell’anti-razzismo. Un fenomeno mondiale, con milioni di foto

postate in rete, condivisioni e quant’altro.

Probabilmente, quello che è successo non ha influito granché sui consumi di banane al mondo.

Ma deve farci riflettere.

Ci indica quanto, oggi, siano potenti i social network.

Ci fa capire come oggi un’idea vincente si possa propagare all’istante, in tutto il mondo, senza investirci

nulla.

Il mondo del marketing è cambiato.

Un tempo, le idee si trasmettevano tramite spot televisivi, annunci sui giornali e così via.

Cose che costavano (e costano) tanti soldi.

Oggi le idee forti vanno direttamente al consumatore, senza più passare per i mezzi tradizionali (che

ogni anno vedono calare drammaticamente numero di investitori e quantità di soldi investite).

Oggi si possono creare personaggi e marche in giorni, non anni; ma allo stesso modo, marche e

personaggi possono essere distrutti in qualche ora, se fanno o dicono le cose sbagliate.

Certo, i prodotti e le marche alimentari sembravano, fino a qualche tempo fa, immuni da questa

rivoluzione: era facile e ragionevole pensare che sui social media si parlasse volentieri dell’ultimo film

uscito o del nuovo modello di telefonino, e un po’ meno della nuova varietà di pomodori o di

merendine al cioccolato.

Abbiamo visto che non è così.

La banana e Dani Alves, Barilla e la famosa esternazione sulla famiglia.

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Qualsiasi prodotto e marca possono diventare protagonisti , in positivo o negativo, nel giro di

poche ore. Anche quelli più apparentemente banali.

Che fare, quindi?

Se ancora non lo si è fatto, attrezzarsi per capire come funzionano i social media e la rete, iniziare a costruirci la propria presenza, impostare la propria strategia di relazione digital: queste sono le cose da fare per tutte le marche che aspirano a diventare o rimanere tali nel prossimo futuro.

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Come usare il web per farsi conoscere Hai mai sentito parlare di Blendtec? Forse no. E’ un’azienda americana che produce frullatori. Nel 2006 il suo fondatore, Tom Dickson, voleva far

conoscere i suoi prodotti ai potenziali acquirenti, ma non aveva soldi per una campagna pubblicitaria tradizionale. Aveva, però, un ottimo prodotto: un frullatore capace di frullare

praticamente qualsiasi cosa. Da qui, la sua idea: girare vari video, in cui metteva alla prova il suo prodotto facendogli frullare le cose più strane: palline da golf, telefoni cellulari e cosi via. Per poi postare i video su Youtube, e vedere cosa succedeva. E cosa è successo?

Che in poco tempo, i suoi video hanno ottenuto decine di milioni di visualizzazioni, ed in qualche anno Blendtec è diventata famosa in tutto il mondo. Il budget di investimento? Praticamente 0.

Certo, questo è un caso estremo, in un settore diverso dal nostro e molto difficile da ripetere.

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Ma l’esperienza di Blendtec ci deve far riflettere sulle possibilità che internet ed il mondo digitale offrono oggi a tutte le aziende. Oggi, ogni azienda, anche con budget limitati, può iniziare a farsi conoscere. Con budget limitati, infatti, ogni azienda può costruire il suo sito web e renderlo potenzialmente visibile in tutto il mondo. Può ottimizzare il sito stesso per renderlo più visibile ai motori di ricerca. Può strutturare una campagna con Google Ad Words per farsi conoscere più rapidamente da chi cerca informazioni. Può preparare la sua pagina Facebook ed impostare un piano di comunicazione. Può creare video e postarli su Youtube. E altro ancora. La scusa tradizionale “non ho abbastanza soldi da investire per far conoscere la mia marca” non regge più. Oggi, con budget decisamente inferiori a quelli necessari anni fa, ogni azienda può aspirare a costruire la sua identità e la sua marca. Ma attenzione: non è così facile come sembra. Per ottenere qualche ritorno, bisogna avere un obiettivo chiaro, un piano di azione ben strutturato ed essere costanti nelle proprie attività. E poi bisogna essere creativi, innovativi, originali, bisogna scegliere le strade giuste ed il momento giusto. Facile? No di certo. Ma tentare vale sicuramente la pena.

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Un esempio di azienda alimentare che ha avuto successo grazie (anche)

al mondo digitale

Per i pochi che non ne hanno mai sentito parlare, Innocent è un'azienda inglese fondata nel 1998

da tre giovani amici - con un budget di marketing praticamente nullo - per produrre smoothies di

frutta fresca. Oggi, il fatturato dell'azienda supera i 100 milioni di sterline (e tra l'altro, nel 2013 i

tre amici hanno venduto il 90% del business a Coca-Cola, per una cifra totale di quasi 300 milioni

di sterline).

Come è stato possibile arrivare a risultati di questo tipo, partendo da zero e con pochissimi soldi

da investire?

Vale la pena analizzare la storia di Innocent, perché quello che hanno fatto i tre amici inglesi può

diventare un grande insegnamento per tutte le aziende che non pensano di poter aver successo

nel marketing perché non hanno grandi budget disponibili per il marketing.

Innanzitutto, i tre fondatori sono stati bravissimi nel creare dei prodotti qualitativamente

fantastici. Il che costa tempo, impegno e richiede capacità – ma non comporta grandi investimenti

di denaro. Produrre un prodotto ottimo costa relativamente poco di più rispetto a produrne uno

buono. Soltanto, richiede molta più fatica. E' più facile accontentarsi di qualcosa di livello standard

che impegnarsi nella ricerca del meglio.

Quindi, prodotti ottimi, superiori alla norma, come base di partenza. Ma anche avere un ottimo

prodotto, spesso, non basta. E qui l'altro colpo di genio dei fondatori di Innocent: hanno costruito

una marca eccezionale. A partire dalla storia alle spalle: si legge che tutto partì dai tre amici che

ad un festival musicale regalavano bottiglie dei loro smoothies chiedendo ai passanti di bersi il

contenuto e gettare la bottiglia in un bidone "si" o in un bidone "no" – per rispondere alla

domanda "dobbiamo lasciare il nostro lavoro ed iniziare a produrre seriamente questi smoothies?

Una storia simpatica, no? Sicuramente fuori dall'ordinario, e che fa parlare.

In linea con la loro storia, i tre amici hanno poi sviluppato un packaging divertente, ricco di

humor, delle etichette che anziché riferire noiosamente gli ingredienti del prodotto raccontavano

storie utili e simpatiche.

Tutto ciò (prodotti, storia, packaging, etichette) ha contribuito a creare una marca unica,

distintiva, in grado di farsi notare. Prodotti eccezionali, superiori alla norma del settore; ed una

marca distintiva, unica, originale sono stati per Innocent la base di partenza della strada verso il

successo.

E poi? Quali sono stati i passi successivi, che hanno portato il fatturato di Innocent da zero a più di

100 milioni di sterline in una decina di anni, e che le aziende che hanno budget di marketing

limitati possono provare a ripetere?

In realtà, i passi fondamentali sono stati due.

Il primo è stato una sapiente strategia di distribuzione e trade marketing.

Anziché, come avrebbero fatto in molti, precipitarsi a presentare i propri prodotti alle grandi

catene di supermercati, che forse avrebbero storto il naso di fronte a prodotti ancora sconosciuti e

non supportati da investimenti di marketing tipici delle grandi multinazionali, Innocent iniziò la

propria distribuzione dal basso: dal cosiddetto "fuori casa" – in Inghilterra, composto dai tanti

negozi takeaway che vendono panini e bevande pronti al consumo.

E – si noti bene – limitando la distribuzione ai "take away" di un'area geografica specifica, la città

di Londra, dove maggiore era la possibilità di successo, vista la presenza di tanti giovani

"professional" che potevano essere interessati a prodotti come quelli proposti da Innocent.

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Ecco quindi il primo spunto che tutti possono trarre dalla storia di successo dell'azienda inglese:

scegliere bene i propri canali di vendita, le aree geografiche e i clienti in cui la propria offerta ha più

possibilità di avere successo, e concentrarsi lì; per estendere la distribuzione al resto del mercato

solo in un momento successivo, una volta consolidati i buoni risultati iniziali. Una scelta che,

evidentemente, non necessita di investimenti di marketing, ma aumenta a dismisura le probabilità

di successo di qualunque prodotto.

Qual è stato, invece, il secondo fattore che ha permesso ad Innocent di far crescere

esponenzialmente il proprio fatturato in poco più di un decennio?

Sappiamo tutti che quando si lanciano sul mercato nuovi prodotti è fondamentale farlo sapere ai

consumatori. Altrimenti, il rischio forte è che i nuovi prodotti accumulino polvere sugli scaffali dei

supermercati. Ma come contattare i potenziali consumatori, se non si hanno soldi da investire in

costose campagne pubblicitarie?

Ecco la risposta vincente di Innocent: con un’innovativa strategia di comunicazione basata su

internet, ed in particolare sulla produzione di contenuti e sull’utilizzo dei social media. Sin dai primi

giorni, infatti, l’azienda inglese ha un blog in cui pubblica contenuti interessanti per i suoi

consumatori target: dai consigli per alimentarsi in maniera sana, alle ricette per preparare merende

per i figli, e così via. L’obiettivo del blog non è fare pubblicità ai prodotti Innocent, ma proporre ai

lettori articoli coinvolgenti e degni di essere condivisi. Il tutto utilizzando un tono diretto, umano,

simpatico e divertente, molto lontano dallo stile di comunicazione tipico di molte aziende (quelle che

rispondono alle mail con “la ringraziamo per averci contattato…”, per capirci).

I contenuti poi vengono amplificati tramite un eccellente utilizzo dei social media.

La combinazione di contenuti interessanti, spesso condivisi dai lettori con i loro amici, ed un ottimo

utilizzo dei social media per diffonderli ha consentito ad Innocent di raggiungere una grande

popolarità nel giro di pochi anni.

Ci sono voluti tanti soldi, per fare tutto ciò?

Assolutamente no.

Tanto ingegno, volontà di sperimentare vie nuove, capacità di scrivere cose interessanti per i lettori–

ma sicuramente non un budget di marketing elevato.

D’altronde, internet ha reso il mondo della comunicazione molto più democratico.

Qualcuno ha detto, a ragione, “in passato il successo del marketing era funzione della grandezza del

tuo portafoglio; ora è funzione della grandezza del tuo cervello”. Niente di più azzeccato per

descrivere l’enorme cambiamento del marketing in questi ultimissimi anni – e per far riflettere tutte

le aziende che ancora pensano che si possa avere successo nel marketing solo se si hanno grandi

budget da investire

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I food blogger La maggior parte delle aziende alimentari di dimensioni medie riceve, quasi ogni giorno, mail da parte di un food blogger. Le mail, più o meno, recitano così: “Salve! Sono xy ed ho un blog che parla di prodotti alimentari. In più ho anche una seguitissima pagina Facebook (ecc. ecc.). Vorrei ricevere dei campioni gratuiti dei vostri splendidi prodotti, per poterli recensire e parlarne sul mio blog. Il mio indirizzo è…”

Ti è mai capitato? Immagino di si, perché, quello dei food blogger è, ormai, un esercito. Un esercito che sembra perennemente attivo, in movimento, alla ricerca di prodotti da assaggiare e di cui parlare nei propri blog.

Ed è un esercito che val la pena far combattere al proprio fianco. Abbiamo detto, infatti, che la presenza online è, ormai,

fondamentale per ogni PMI alimentare.

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Ed ogni pagina web che parla dei tuoi prodotti è una manna del cielo, per te. Sia perché ti fornisce visibilità, sia perché (questa è una questione un po’ tecnica, di cui non entreremo nei dettagli) ogni link al tuo sito migliora la visibilità del tuo sito stesso agli occhi dei motori di ricerca. Ma attenzione: quello dei food blogger è un esercito di cui devi scegliere bene i soldati. Non tutti, infatti, saranno disposti a combattere per te; alcuni dei food blogger che ti contattano potrebbero essere veramente solo interessati ad un pasto gratis (cioè ai tuoi campioni omaggio). E poi, questo è ovvio, i food blogger più importanti, quelli con più seguito, non ti cercheranno, ma sarai tu a doverli rincorrere, coinvolgere, incentivare a parlare dei tuoi prodotti – con concorsi, presentazioni ed altre iniziative allo scopo. Per impostare al meglio le tue attività con i Food Blogger, puoi farti aiutare da una società di PR che sia forte sulla parte di digital PR. Ce ne sono ormai tante, e quella che sceglierai sarà in grado di guidarti per mano nel promettente mondo dei food blogger e di permetterti di sfruttare la loro forza, per fornire un bell’impulso alla presenza online della tua marca e dei tuoi prodotti.

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Conclusione: che fare nel fantastico mondo di

internet? Quindi, se hai letto con attenzione i paragrafi precedenti spero di essere riuscito a passarti un messaggio molto importante: internet deve avere uno spazio sempre maggiore nelle tue strategie di comunicazione. Che fare, dunque?

Prima di tutto, scegli una buona web agency. Non illuderti, non puoi fare tutto tu. Devi avere un partner, qualcuno che possa realizzare tutto quello che serve in campo digital. Qualcuno che sappia bene il mestiere, e che sia in grado di supportarti al meglio. Inizia dalla base: un bel sito, che riesca non solo a spiegare chi sei e quali sono i tuoi prodotti, ma che comunichi anche il posizionamento della tua marca, la sua idea differenziante, la sua distintività.

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Ecco cosa devi fare, con l’aiuto della web agency che avrai scelto, per impostare un sito efficace:

scegli bene il dominio (cioè, il “nome” del sito), che dovrà essere, se possibile, uguale al nome della tua marca o della tua azienda, originale ma breve, semplice e facilmente memorizzabile. L’estensione (cioè, quello che viene dopo il punto) migliore è .com, oppure .it se non hai ambizioni di operare all’estero

progetta bene i contenuti, cioè quello che vuoi raccontare della tua azienda e dei tuoi prodotti. Mettiti sempre nei panni dell’utente, e rendigli facile e divertente la visita sul tuo sito, con informazioni interessanti e facili da trovare. Metti in conto che dovrai aggiornare spesso il sito, quindi assicurati che il sito sia strutturato in modo tale da permetterlo (la piattaforma migliore, di più facile utilizzo e più diffusa per questo scopo si chiama wordpress: chiedi alla tua agenzia di usare quella!)

cerca, visto che vendi alimentari, di puntare molto sull’immagine dei prodotti, con delle fotografie professionali, coinvolgenti, in grado di trasmettere al meglio la qualità ed il gusto dei tuoi prodotti. La grafica del sito è importante!

In generale, ricordati che il tuo sito è il tuo biglietto da visita, quindi punta molto sulla sua qualità. Affidati a professionisti, non all’amico dell’amico che “è bravo con il PC”. Voler risparmiare a tutti i costi può portarti a risultati scadenti – e questo non farà certo bene alla tua marca. Il sito, ovviamente, deve essere ottimizzato per i motori di ricerca (si chiama SEO, Search Engine Optimization). Cioè dovrà essere strutturato in modo tale, per capirci, che appaia il più in alto possibile quando le persone cercano determinate parole chiave (dette “keywords”, in inglese) sui motori di ricerca. Questa è una parte un po’ tecnica: se hai scelto una buona agenzia, ci penseranno loro.

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Poi organizza la tua presenza sui social media.

Facebook è il social media per eccellenza in Italia. Devi avere, perciò, come minimo, una pagina Facebook. Una pagina professionale, che rappresenti bene la tua marca e la tua azienda. Una pagina viva, che sia costantemente aggiornata – non c’è cosa più brutta di vedere bacheche in cui l’ultimo post risale ad un anno prima. Ricordati bene: devi aprire una pagina apposta per la tua marca, non un profilo personale.

E’ molto semplice farlo, in Facebook, ma moltissimi qui si confondono. Una pagina business ti permette tante cose che un profilo personale non può fare (ad esempio, la pubblicità) Tieni conto che, però, non basta avere una pagina Facebook e postare ogni tanto qualcosa per ottenere risultati. Vediamo un esempio concreto.

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Giovanni (nome di fantasia) è un imprenditore ortofrutticolo. Da anni, produce e vende ortofrutta con la marca della sua azienda, fondata tanti anni prima dal padre. Tempo fa, ha letto da qualche parte che quasi 25 milioni di Italiani sono presenti su Facebook. E che creare una pagina per la propria marca non costa nulla. “Perché no?”, si è chiesto. Ed eccolo, a leggere materiali trovati qua e là su internet, per capire come creare la propria pagina su Facebook. Dopo qualche tentativo, ed alcune serata spese davanti al PC, voilà: la pagina è pronta. Giovanni la pubblica, e – seguendo la miglior pratica consigliata da tanti esperti – inizia ad invitare amici, parenti e dipendenti a diventare fan della sua pagina. Vede il numero di fan crescere. 10, 50, 100 fan: Giovanni è comprensibilmente entusiasta. “Vuoi vedere che ho trovato un modo gratuito di farmi pubblicità?”, pensa. E quindi inizia a pubblicare tutto quello che riguarda la sua azienda, i suoi prodotti, le sue novità. Andiamo avanti nel tempo. Sono passati ormai tre mesi dalla data di pubblicazione della pagina. E che è successo, da allora? Poco o nulla. I fan sono sempre 100, perlopiù amici e parenti. I post pubblicati da Giovanni ricevono qualche apprezzamento, ma i “mi piace” si

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contano ormai sulle dita di una mano. I commenti dei fan, ormai, sono spariti. Giovanni è scoraggiato. “Vuoi vedere”, ora pensa, “ che tutto il tempo che ho passato a costruire questa pagina e a pubblicare contenuti non è servito a nulla?” La situazione di Giovanni è comune a tante aziende, piccole e grandi, che notano che la loro pagina Facebook non dà i risultati aspettati. Perché? Le motivazioni possono essere tante.

In generale, però, sono due gli errori fondamentali che molte aziende alimentari (e di altri settori) fanno nel gestire la loro

presenza su Facebook: 1) pensano che la gente sia interessata alla loro marca o ai loro prodotti. E quindi continuano a parlare di quello. Purtroppo, non è così. Con qualche eccezione, la gente va su Facebook per vedere che fanno gli amici, condividere foto e tante altre cose. Raramente per essere informati sulle novità della mela A o dell’arancia B. Novità che quindi passeranno perlopiù inosservate. Che devono fare, dunque, la mela A e l’arancia B per coinvolgere ed interessare chi legge? Dovranno capire chi sono i loro fan, studiare cosa li

appassiona e sforzarsi di produrre contenuti rilevanti. Il tutto, però, senza scordarsi la propria marca. Nella scelta dei post dovranno

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trovare, dunque, un giusto compromesso tra cosa interessa ai fan e cosa interessa all’azienda. Non è così facile come sembra. 2) pensano che su Facebook sia tutto gratis. Una volta, forse, questo era vero. Negli ultimi tempi, però, (e con una forte accelerazione da quando Facebook si è quotata a Wall Street), per avere successo bisogna investire. Non solo per pagare chi deve produrre i contenuti, ma anche per ampliare la propria base di fan e per far arrivare i propri post ad un numero maggiore di persone. Non ci vogliono grandi budget, ma qualcosa si. La sintesi è che è facile creare una pagina Facebook, ma è molto più difficile avere un qualche minimo successo. Ci vogliono competenze specifiche, tempo e qualche risorsa da investire. Altrimenti, meglio lasciar stare. Non scoraggiarti: fatti aiutare da esperti (la web agency di cui sopra) se ne senti il bisogno, oppure dedica qualche ora del tuo tempo ad impratichirti e ad imparare come funziona il tutto. Ma sappi che non puoi farne a meno: un buon sito ed una pagina Facebook sono oggi fondamentali per ogni marca. Sono la base da cui partire per costruire la tua presenza online. Comincia da qui. Prepara tutto bene, e poi procedi. Tieni aggiornato il sito, con notizie interessanti, novità, pubblicando ricette o consigli per l’uso dei tuoi prodotti; posta poi le notizie sulla tua pagina Facebook ed investi qualche decina di euro a settimana per veicolare i tuoi post. Sponsorizzare i post su facebook è un’operazione molto semplice, e ti offre il grande vantaggio di poter scegliere con una grande precisione il target di persone a cui vuoi far vedere le tue notizie.

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Ad esempio, cioè, se operi principalmente in una regione (diciamo, ad esempio, la Puglia) puoi fare in modo che i tuoi post vengano mostrati a chi vive in Puglia.

Oppure, se i tuoi prodotti sono venduti in tutta Italia ad un target ben preciso di persone, puoi rivolgerti solo a quel target. Le possibilità di targeting che ci offre Facebook sono tantissime (si può scegliere il target per interessi, età, città di residenza, e molto altro), e vale la pena sfruttarle bene.

Poi, se hai tempo e risorse, espandi la tua presenza su altri canali sociali. Ad esempio, Youtube: fantastico, se punti sulle ricette o se hai contenuti video interessanti. Oppure Instagram, se hai molto materiale fotografico a disposizione. Ed infine, definisci una strategia di approccio al mondo dei food

blogger, selezionando i più adatti a te.

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Ed – ultima cosa – stai sempre attento alle evoluzioni in corso sulla rete: lì tutto cambia in fretta, e quello che funziona oggi potrebbe essere sostituito domani, con una rapidità che nemmeno puoi immaginarti.

Contattaci:

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