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anno 1- numero 10 marzo 2012 eco magazine VoiceOver Magazine: di Associazione Culturale VoiceOver, via Vilnius snc - Ladispoli (Rm) - COPIA OMAGGIO www.voiceovernetwork.it MEDIA PARTNER GUIDA SPETTACOLI All'interno tu gli even di Marzo CARTA RICICLATA 100% Revive Pure - White Offset CINEMA Stefano SOLLIMA Regista di ACAB MUSICA NOBRAINO Il nuovo album TEATRO Maurizio BATTISTA Il mio secondo matrimonio In esclusiva

VoiceOver Magazine N.10

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VoiceOver Magazine Marzo 2012

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anno 1- numero 10marzo 2012

ecomagazine

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CINEMAStefanoSOLLIMARegista di ACAB

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EventiGUIDA DI MARZOStacca la guida e portala con te!

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EDITORIALE di Flavio [email protected] aRioaRiomm

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.LL’attesa non è mai stato il mio forte. Ho sempre detestato dover attendere, aspettare. Mi son sempre sembrati momenti vuoti, privi di significato e inu-tili. Seduto sul mio posto vicino al finestrino dell’aereo, attendevo il decollo verso gli Abu Dhabi. Sei ore di aereo in cui avrei potuto ingannare il tempo vedendo dei film, ascoltando musica, giocando e via dicendo. Scorrendo le scelte cinematografiche a disposizione, mi imbatto in una produzione totalmente hollywoodiana che in Italia. Trattasi di In Time, film di Andrew Niccol, coi bello-ni di turno come protagonisti: Justin Timberlake e Amanda Seyfield. Decido di guardarlo anche perché l’idea cinematografica sembra originale. Mi stuzzica principalmente il concetto di tempo e il suo utilizzo. Intendiamoci, non mi attendo chissà quale capolavoro di arte audio-visiva, ma la curiosità c’è. Il film parte da un presupposto: alla fine del XX secolo le persone sono geneticamente programmate per vivere fino ai 25 anni. Poi, pur non invecchiando fisicamente, per po-ter continuare a vivere devono acquistare tempo. Il tempo, a conti fatti, diventa la moneta di scambio per cui la gente lavora. Ciascuno ha infatti una sorta di timer sul braccio che deve - per forza di cose - ricaricare. Questo punto nodale mi ha fatto riflettere, al di là della tra-ma hollywoodiana perfetta per un film che doveva sempli-cemente farmi passare del tempo. Il tempo può essere una moneta di scambio? Se ci si riflette, non esiste moneta o prezioso al mondo che potrebbe valere di più della possibi-lità di poter avere tempo. E come potrebbe trasformarsi la nostra vita se riuscissimo a poter governare il dio Kronos? Come vivremmo ogni singolo istante, secondo e minuto, consci che questi ultimi sarebbero da conquistare, guada-gnare e sudare ogni singolo giorno della nostra vita? Cosa faremmo per poter aver a disposizione non più la “tranquil-lità economica”, ma la “tranquillità della sopravvivenza”? Saremmo in grado di buttare tempo, attendendo, aspet-tando, lamentandoci di “tempi migliori”? Gli antichi roma-ni, e più precisamente Virgilio, avevano già concepito que-sto pensiero con la locuzione latina tempus fugit. Eppure, ancora oggi viviamo in una società in cui è la ricchezza del denaro a farla da padrone, convinti che la moneta possa acquistare e, soprattutto, ingannare il tempo, con la ten-denza a voler comparire giovani. Proprio come in In Time, dove persone di 70 anni hanno l’aspetto di un venticin-quenne, ma che devono lavorare per vivere un giorno in più. In un mondo in cui la contrazione spazio-temporale - soprattutto a livello comunicativo - è diventato il punto nodale delle nostre vite, che senso ha perdere tempo?Forse, ancora non ci siamo resi conto che il tempo non va affrontato, né ingannato. Va vissuto senza attese e mo-menti vuoti, senza indugio né riflessioni. Perché quell’at-timo, quel momento, non tornerà mai più indietro. È un secondo in meno che abbiamo per vivere realmente.

La riproduzione totale e parziale d’immagini e articoli è vietata senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. Il contenuto degli articoli rispecchia l’opinione dei singoli autori.

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RubricaBISTECCA DI TOFUAttualitàIL DIRETTOREIRRESPONSABILE

RubricaLA SUP/POSTA

GraffiFISCHIperFIASCHI London

UNDERGROUND

3030 RubricaPSYCOVER

Racconti breviIL SENSO SOTTILEDELLA VITA (DONNE)

RubricaLa NEWYORKESE

Rubrica GIRA...MONDIMusicai VERONICA?

RubricaTERRAdegliuominiINTEGRI OROSCOPO di Marzo

Progetto Misola 2011UN GRANDE SUCCESSO PERANIMO

RubricaPOLITICAMENTESCORRETTO

Altro consumoDiamo un valoreAL RICICLATO

RubricaDAGLI OCCHIDI UN 2.0ENNE

CorsiLA STENCIL ARTARRIVA A LADISPOLI

RubricaIL SAPOREDELLAMUSICA

RubricaCARRELLATED'ARTE

RubricaLaBACHECAdiALLURE

RubricaIL VECCHIOE IL BAMBINORubricaLA FINESTRADI FRONTERubricaPENSIERISMARRITI

CrossRoadsMARZO:ARIA DI PRIMAVERAE GRANDE MUSICA

CinemaESTHER ELISHARubricaFRAME

2828Wj del meseSIMONE FRACASSORadio VoiceOverPALINSESTO

2929RubricaANEDDOTI DEL ROCKAccaddeOGGI

2626Rubrica RISVEGLI

Rubrica NOMENTE

VoiceOverCONSIGLIAnei Teatri

RubricaBACKFORWARD

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RubricaREAD'n'PLAYRubricaPOLAROIDMANUALE DISOPRAVVIVENZARubricaPUNK PENSIERO

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19/17CinemaStefano SOLLIMA

MusicaIntervista aNOBRAINO

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TeatroMaurizio BATTISTA

MusicaIn esclusivaERICA MOU

VOICEOVER ECOMAGAZINE Anno 1 - Numero 10

Direttore responsabile: Flavio AtzoriResponsabile editoriale: Emiliano GiacintiResponsabile commerciale: Lorenzo Croci

Hanno collaborato:Gianfranco Marcucci, Michela Andreini, Roberto Brini, Paolo Trucchi,Alessia Fiorani, Simone Giacinti, Igor Artibani, Carlo Cuppini,Rita Leorato, Shaila Risolo, Arianna Mariani, Marzia Maier,Elena Laurenti, Marco Filacchioni, Alessio Pascucci, Gyani,Matteo Forte, Italo Gionangeli, Arcangelo Simioli, Francesca Pompili,Antonio Consalvi, Antonella Coluccia, Michele Dicorato,Roberto Fantini Perullo, Nancy Gasbarra, Aldo Anchisi, Matteo Orlando,Stefano Frischigneto, Stefano Fiaschi, Nadia Bellotti, S.G. il Nipote,Giuseppe Carella, Alessia Campodonico, Giuseppe Vitali,Marina Marcucci, Eleonora Taddei.RedazioneVia La Spezia, 74 int. 2 ladispoli (Rm)Tel. 0699220146 Cel. 392.4269182 - [email protected] grafico: Radici CreativeVia La Spezia, 74 - 00055 - Ladispoli (Rm)[email protected]

Art director: Jessica Sergi

Editore: Associazione Culturale VoiceOverPresidente: Matteo ForteVia Vilnius snc - 00055 Ladispoli (Rm)

Stampa: Tipografia Agnesotti Viterbo (Vt)Chiuso in redazione martedì 1 marzo 2012

Registrazione del Tribunale civile di Civitavecchia n. 989/2011Autorizzazione n. 5 del 20/07/2011

Era novembre e tornavamo da Bari dove con VoiceOver ed Etruria EcoFestival era-vamo stati ospiti del Me-dimex, fiera della musica del mediterraneo. L’auto-strada filava dritta e noi sul camper eravamo sdraiati alla buona nell’attesa del

ritorno a casa. All’improvviso il ragazzo che guida il cam-per spegne la radio e mette un cd, la musica parte e lui si mette a cantare. “… Balla su una tavola tra due montagne e se balli sulle onde del mare io ti vengo a guardare...”. La giovane fidanzata lo guarda complice e di getto s’in-tromette nella strofa che segue per continuare insieme la canzone. “…Prendi il cielo con le mani vola in alto più degli aeroplani non fermarti…” Perfetta sintonia. Da dietro a noi spettatori distratti dalle luci che vengono dalla strada ci sembra che tra quei due si sia messo in moto un rito sacro che chissà quante al-tre volte avranno inscenato, chissà in quanti altri viaggi quella canzone li avrà presi per mano e li avrà spinti a

condividere chissà quali sogni. I due cantano a squarcia-gola e seguono il ritmo della canzone che secondo dopo secondo diventa più incalzante e dove non arriva la voce arrivano i loro corpi che si muovono a scatti in una stra-biliante danza da seduti. Sono due perfetti interpreti di quella canzone. Si capisce all’istante che quella è la loro canzone. “Canzone d’amore, ecco il mistero” lo dice anche il cantante che aggiunge poi nel finale “Che commozione, che tenerezza”. Che è anche la nostra che assistiamo allo show.Sprigionano un’allegria guascona in quegli acuti festosi ed ho la netta percezione che stiano toccando con mano la felicità. Più che altro mi sembrano liberi. Di una libertà simile a quella del protagonista della canzone. È inutile dire che quel loro rito privato automaticamente ci con-tagia per trasformarsi in collettivo. Il camper diventa una festa di parole. Una overdose di energia allo stato puro. Sembrava che come nella canzone avessimo fermato an-che noi per un attimo “quel treno Palermo-Francoforte”.Ecco Lucio Dalla è stato questo per noi di VoiceOver. Un viaggio in camper di ritorno da Bari e due ragazzi che si amano cantando "Balla balla ballerino".

di Gianfranco MarcucciSiccome sei molto lontanopiù forte ti scriverò...

RubricaLeCARTEdiPETERS

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In un periodo storico in cui ci viene chiesto di riciclare qualunque cosa venga utilizzata, tra le polemiche che aleggiano sulla creazione di nuove discariche che nes-suno vuole ma che da qualche parte dovranno pur es-sere costruite se vogliamo evitare di essere sommersi da tutto quello che scartiamo, la parola riciclo assume troppo spesso una accezione negativa. Siamo portati a pensare che riciclare voglia dire prendere dalla spaz-zatura qualcosa che è stato buttato, maleodorante e sgualcito, così il valore che gli diamo è minimo. Sarebbe importante invece rivalutare il recupero di quello che per mille motivi viene prima usato e poi scartato, dargli un nuovo aspetto in un contenitore diverso. Il nostro magazine è fatto interamente con carta riciclata… Su queste stesse pagine, magari con un'altra forma, sono state stampate lettere, che sono diventate parole e poi frasi. Le idee continuano a vivere sotto un’altra forma, cambiando aspetto e contenuti mantenendo però l’anima, la forza e la potenza di quelle che sono e restano comunque parole. Entrare nel laboratorio di Materia Prima è come fare un salto indietro nel tempo,

DIAMO UN NUOVO VALORE AL RICICLATOmacchine da cucire, rocchetti di filo di tutti i colori e di-mensioni, scampoli di tessuto variopinti o tinta unita… Il tavolo da lavoro, fatto dalla stessa stylist, è proprio lì davanti all’ingresso perché parte integrante del labo-ratorio. Simona, giovane livornese dinamica e piena di energia, ti accoglie con in mano puntaspilli o forbici, e ti fa entrare subito nel suo mondo. Un mondo fatto di creatività, gusto ed eleganza. Quella che lei chiama confusione altro non è che un’esplosione di colori, tes-suti, manichini, stampelle. Qualcosa che nasce dalla sua mente e che, grazie alle sue doti assume una forma a volte neanche lontanamente somigliante alla sua ori-gine. Quella che era una coperta, diventa per magia la manica di un cappotto caldo ed avvolgente. Una giacca di pelle si trasforma in una borsa comoda e capiente, una t-shirt in una maglia sexy, magia… Materia Prima è un luogo magico dove il passato si fonde con il presente creando dei modelli unici rifiniti ed accurati più, di quel-li delle grandi firme. Dentro ciascuno di essi c’è tutta la passione e l’amore che la sua creatrice ci regala. Si può trovare l’abito elegante, il pantalone sportivo dipinto a mano, il cappotto in lana. Si può decidere di ridare vita a qualcosa che non si mette più, cambiandone la forma e lasciando a Simona il compito di trasformare in qual-cosa di tangibile una vostra idea. L’arte ha tante forme, tanti aspetti: c’è chi canta, chi recita, chi dipinge e c’è chi grazie alla sua abilità ed al suo gusto riesce a creare uno stile degno di atelier d'alta moda. Simona gira per i mercati, raccoglie ed accoglie il materiale che le viene dato da amici e conoscenti, svuota i suoi armadi, pren-de tutto quello che nel potenziale potrebbe diventare una borsa o un paio di scarpe. Passa le sue giornate tra tagli e imbastiture, coglie al volo una sua intuizione e

riempie gli scaffali di capi unici. L’unicità, quella che or-mai ci sta abbandonando sempre di più, globalizzati tra mode e tendenze, sempre più abituati a buttare quello che non ci piace dimenticandoci della sua anima. I no-stri vestiti raccolgono parte di noi, ne prendono l’odo-re, spesso il nostro corpo si sagoma su di loro e sapere che possono assumere una forma diversa dovrebbe es-sere uno stimolo a non gettarli via. Il vintage è tornato di moda, e tutto ciò che è moda prima o poi passa per la grande fabbrica. Si paga la marca e non la qualità, l’etichetta ed il nome… Difendiamo il lavoro artigianale fatto di fatica e sacrifici, di occhi stanchi a fine giorna-ta e mani bucate dagli spilli. Difendiamo la creatività, la fantasia, il volersi sentire unici in un mondo in cui di unico ormai è rimasto ben poco.

di Francesca Pompili

VoiceOver consiglia il sito:

www.lab-materiaprima.come di andare a trovare Simona, se capitate a Livorno,

per assaporare quella magnifica aria di nuovoche si riesce a respirare

tra qualcosa che di vecchio ha solo il suo vissuto.

ALTRO CONSUMO

ALLA SCOPERTA DI "MATERIA PRIMA" DOVE L'ARTE DE RICICLO DIVENTA MESTIERE

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Politiche militari

di Matteo Orlando

Nelle ultime settimane la maggioranza degli ita-liani è rimasta fin troppo disgustata (e ci manche-rebbe altro!) dallo scoprire i redditi della “casta tecnica” guidata da Mario Monti per riuscire a vedere il bluff che il Ministro-Ammiraglio Giam-paolo Di Paola sta portando avanti nella que-stione della riforma del settore della Difesa. La conferenza stampa dello scorso 15 febbraio ha inaugurato, questo è vero, alcuni tagli su arma-menti e personale militare, ma niente risparmi o interventi sugli sprechi. Secondo la Rete italiana per il Disarmo, le misure adottate dal governo Monti (che è sempre lo stesso della “manovra lacrime e sangue”) rappresentano un vero e pro-prio gioco di prestigio, con nessun cambiamento di rotta rispetto agli impegni presi e ribaditi dai Governi di Prodi e Berlusconi e perfettamente contiguo al modus operandi, molto italiano, de-gli appalti e subappalti che alla fin fine portano i soldi sempre nelle tasche dei soliti pochi super-imprenditori. Basti citare Finmeccanica, indu-stria italiana attiva prevalentemente nella difesa e nell'aerospazio che negli ultimi decenni ha pro-gressivamente assorbito quasi tutte le aziende italiane attive in questi settori, espandendosi in modo significativo anche all'estero, soprattutto in Stati Uniti e Gran Bretagna. Ad ogni modo, a dar retta alle dichiarazioni ufficiali, il personale militare in Italia subirà un ridimensionamento del 20% in dieci anni. Il piano punta a ridurre progres-sivamente a centocinquantamila militari e venti-mila civili, cioè quarantatremila unità in meno, il totale del personale impiegato nelle varie Armi ed in particolar modo tra ammiragli e generali con un taglio del 30%. L’annuncio di quanto stabi-lito è stato dato da un ministro Di Paola ramma-ricato ma anche un po’ compiaciuto di poter fare la propria (impercettibile) parte nella sterzata anti-crisi che invece pesa in maniera sostanziale sul welfare: “La crisi non fa venire meno funzioni fondamentali come la Difesa”. Negli ultimi anni, grazie anche alle iniziative e alle pubblicazioni di associazioni e riviste critiche nei confronti delle spese militari, come Altra Economia, è stato ac-ceso un ampio dibattito sul programma militare “JSF”, il più costoso della storia, portato avanti in partnership con Stati Uniti, Gran Bretagna ed al-tri sei Paesi (alcuni dei quali stanno seriamente ri-pensando la propria partecipazione) riguardante la progettazione, la produzione e infine l’acquisto - per quanto riguarda l’Italia - di 131 cacciabom-bardieri d’attacco Joint Strike Fighter F-35. Oggi, il Governo annuncia di aver ridimensionato il

progetto a soli 90 aerei, ma con ogni ragionevole dubbio il prezzo da sborsare rimarrà pressoché lo stesso per l’aumento del costo unitario dei mezzi. Prezzo ufficiale, non meno di 15 miliardi di euro in 11 anni, con una media di 1,25 miliar-di all’anno (il programma si concluderà nel 2023 – forse è prevista la terza guerra mondiale per quella data?), ma in questo non sono contenuti i costi di mantenimento, manutenzione e ope-ratività dei mezzi. Oltretutto i progressi tecnici fatti sino ad oggi nel programma sono tutt’altro che soddisfacenti e l’Italia ha già speso circa 2,7 miliardi di euro. Per mesi, bisogna sottolineare, si è raccontato che gli accordi industriali sono in stato così avanzato che uscire dal progetto coste-rebbe in penali tanto quanto portar a termine il progetto. Bugia. Il Memorandum of Understan-ding del JSF, cioè l’accordo fra i Paesi comparte-cipanti sottoscritto dall’Italia il 7 febbraio 2007, contiene una serie di paletti che limiterebbero a circa 904 milioni di dollari gli investimenti an-drebbero perduti.Altra grossa bugia è quella riguardante il ritorno industriale pronosticato (stabilito su un impro-ponibile 75% dell’investito) e le stime occupazio-nali per l’industria italiana al progetto. I politici e i manager più coinvolti nel programma parlano di 10mila posti di lavoro a fronte dei 600 previsti dal Governo e dei 200 previsti dai sindacati. Stu-di recenti dimostrano che spostare un miliardo di dollari dalla Difesa al comparto delle energie rinnovabili aumenterebbe del 50% il tasso di oc-cupazione e addirittura del 70% investendo in ambito sanitario. Le stime sono ancora più posi-tive riguardo l’investimento nel settore dell’istru-zione. Il Global Index of Peace, un documento elaborato dall’australiano Institute for Econo-mics and Peace evidenzia che se nel mondo non esistessero conflitti armati si recupererebbe un valore economico di 8.000 miliardi di dollari, di cui un terzo derivante dalla riconversione dell’in-dustria bellica. Appreso ciò, si consideri che la Grecia è il quinto importatore mondiale di armi, il paese europeo con le più alte spese militari (oltre il 3% del Pil; in Italia l’1,8%). Il Wall Street Journal ha rivelato che Merkel e Sarkozy avevano imposto l’acquisto di sottomarini, navi, elicotteri e carri armati come condizione per sbloccare il piano di aiuti alla Grecia. Conclude il quadro una dichiarazione del ministro Di Paola: “Per essere più europei ed atlantici dobbiamo realizzare uno strumento militare che sappia convergere con gli altri strumenti militari”.

Nelle gelide giornate di inizio febbraio, tra un disagio ferroviario e una chiusura della Capitale causa neve, una notizia ha fatto violenta irru-zione tra le cronache del grande freddo. Alla Banca d’Italia, nell’ambito di controlli sulla trasparenza dei mo-vimenti bancari, alcuni funzionari si sono accorti di una “leggera” anomalia. Dal conto corrente del partito “La Margherita” partivano regolarmente bonifici verso il conto privato del Tesoriere Luigi Lusi. Un importo di circa 13 milioni di euro in gran parte usati per acquistare abitazioni di prestigio. Potremmo essere di fronte all’ennesima, scan-dalosa ruberia individuale. Così banale da sollevare più di qualche in-terrogativo. Un ladro lascia tracce così evidenti? Si bonifica il maltolto e ci accende mutui altrettanto tracciabili? Nel partito non ci si accorge di stranezze nei bilanci? Nell’Italia di oggi la realtà supera sempre più spesso la fantasia. C’è gente che si è ritrovata a vivere in case di pro-prietà pagate da altri a propria insaputa, altri sono andati in vacanza scoprendo al momento del checkout che misteriosi benefattori aveva-no pagato il conto. Quando si dice la fortuna.Tra le righe dei resoconti giornalistici si affaccia però un’altra lettura. Le operazioni del Tesoriere potrebbero essere avvenute all’ombra di una gestione, tra il 2007 e il 2011, poco trasparente delle risorse eco-nomiche della Margherita. Anni in cui il Partito, intanto confluito nel PD, aveva in sostanza interrotto la propria attività politica pur conser-vando un’importante disponibilità economica. In sintesi la spregiudi-catezza del tesoriere si sarebbe nutrita della consapevolezza di godere di una posizione chiave legata al semplice fatto di approvare in modo confidenziale eventuali scelte dei vecchi gruppi dirigenti su quali inizia-tive politiche finanziare o meno con i soldi ancora in cassa, favorendo in questo modo questa o quell’altra corrente.Nella versione Totò Truffa, la vicenda, pur gravissima, trattandosi oltre-tutto di soldi provenienti per lo più dal finanziamento pubblico, stareb-be nel solco della “grande furbata individuale”. Materia per magistrati, in pratica una rapina, solo meno violenta e sicuramente più redditizia. È la seconda ipotesi, magari più intricata e noiosa, a sollevare interro-gativi più profondi.La Costituzione definisce i partiti come lo strumento principale attra-verso cui i cittadini concorrono a determinare la politica nazionale. Ma perché la concorrenza ci sia servono regole chiare e garantite dalla leg-ge. Per motivi storici, era già nell’aria la guerra fredda, la Costituente non previde in materia vincoli ad hoc. Sono passati gli anni, nel 1974 è stato introdotto il finanziamento pubblico dei partiti, sono caduti muri e reciproche diffidenze, sono stati vinti referendum per l’aboli-zione del finanziamento pubblico e sono state fatte leggi per supera-re l’esito del referendum e reintrodurre il contributo pubblico sotto forma di rimborso elettorale. Nel frattempo non si è mai arrivati ad una legge sui partiti politici che ponesse delle condizioni di democra-ticità e trasparenza cui collegare anche l’attribuzione di un eventuale sostegno economico pubblico (che chi scrive non considera affatto sbagliato come principio). Oggi con immenso ritardo sarebbe tempo di intervenire al riguardo. Che le rendite di posizione, anche in termini di situazioni di potere politico alimentate dalle risorse economiche a disposizione, sono l’esatto contrario della garanzia delle pari opportu-nità. Presupposto non trascurabile di un sistema democratico.

Ambiente BISTECCA DI TOFU Visione critica della situazione.

AttualitàIL DIRETTORE IRRESPONSABILEPensieri e parole sul mondo che ci circonda.

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TAGLIATE LE SPESEPER LA DIFESA.MA È SOLO UN BLUFF! Il grande freddo e lo

scongelamento dei partitidi A. Volta

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« La Grecia è il quinto importatore mondiale di armi

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DAGLI OCCHI DI UN 2.0enne

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Politicamente SCORRETTOC

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Ci sono sempre manifestanti pronti a lamentarsi di qualcosa. Basti pensare semplicemente al nostro territorio: li abbiamo visti lottare contro la riconversione a carbone di Torre Valdaliga Nord, contro la privatizzazione dell’acqua, contro la reintroduzione delle centrali nucleari in Italia e oggi li vediamo in prima linea contro l’inceneritore a Pizzo del Prete. Sabato 25 febbraio, al termine della manifestazione organizzata proprio sulle bellissime colline di Pizzo del Prete (quelle colline che la Polverini vorrebbe riempire di rifiuti e di fumi), i manifestanti hanno piantato un palo di legno e hanno tracciato per terra i confini di quello che, con il tempo, diventerà il fortino della resistenza. In un momento storico particolare, in cui il governo cerca sempre di più di relegarci al silenzio, impedendoci addirittura di scegliere i

nostri rappresentanti in parlamento, quella rete invisibile di mobilitazione civile, che si batte spesso per il bene di tutti, deve manifestare e urlare sempre più forte per farsi ascoltare e per (provare a) far valere i propri diritti. È vero, viviamo in un’epoca che sembra di eccessiva comunicazione. In questi giorni Sanremo è passato, e nessuno ha saputo risparmiarci neanche un commento. Non contava se volessimo vederlo o no, se volessimo ascoltarlo o no. Per giorni, senza sosta, tutti (tutti!) hanno parlato della farfalla di Belen e delle lunghissime videoprediche del molleggiato. Parole che parlano di parole che parlano di parole che parlano di parole. Nei talk show televisivi c’è sempre qualcuno che urla più forte e con più violenza dell’altro. Oggi sembra che non conti ciò che hai da dire, ma il modo in cui lo gridi in faccia

di Pascuino - [email protected]

Nasce la prima repubblica, poi lo scan-dalo tangentopoli. Nasce la seconda repubblica, svoltasi fra vallettopoli (e già si nota la differenza), altri soldi, mille processi, la crisi finanziaria e lo spread. Una pessima legge elettorale che pre-mia le segreterie dei partiti al posto del volere del popolo sovrano (quando ci ri-cordiamo) l'ha fatta da padrone. Si dice vogliano modificarla. Giusto. Si parla di preferenze personali (non sarebbero meglio i collegi uninominali?). Si parla di premi per i partiti più rappresentativi (leggi più grandi). Si parla di Monti. Di in-crinature che assomigliano sempre più a fratture. Da una parte il PDL allontanato dalla Lega, dall'altra il PD in disaccordo con SEL e IDV. Riguardo al sostegno a Monti, sia chiaro. Che lì, nei partiti, ha creato scompiglio.Anche tra la gente comune, tra i cittadini si parla di Monti. Che invece qui ha ri-messo un po' d'ordine. Il suo gradimen-to è al 60%. Nonostante il gradimento sui singoli provvedimenti presi sia deci-

samente più basso. Si parla dei partiti. E si sente dire che la fiducia in loro sia al 4% (fonte Demos, gennaio 2012). Quei parti-ti che della seconda repubblica sono stati elemento fondante. È ragionevole dire, a questo punto, che la seconda repubbli-ca, e con lei i partiti che la caratterizzava-no, siano sepolti? Beh, sì. A opera di chi? Dei tecnici e dei professori, dei partiti stessi, incapaci di dare una risposta pron-ta (più pronta). Ma anche di gran parte

dei cittadini, che hanno accolto con un sospiro di sollievo e un pizzico di stupore i Bocconiani e i loro modi pacati. Final-mente qualcuno di competente, altro che questi politici, sembrano dire. Poi ciò che fanno è un'altra questione, sembrano

dire, ma almeno sanno di che parlano. Ci sarà un motivo se prendono questi prov-vedimenti, no? Sembrano dire.Ora, adesso, c'è un'occasione, che però è anche un pericolo: la riforma della leg-ge elettorale. PDL, Terzo Polo e PD sono da tempo intorno al tavolo, e non è da escludere (anzi, probabilmente è condi-zione necessaria per la sua approvazio-ne) che il testo sia condiviso da tutti e tre. Se la sistemeranno per garantirsi la sopravvivenza? Prove tecniche d'intesa? Il Terzo Polo, in fondo son Democristiani, non vede l'ora di creare un “grande polo moderato” in cui far confluire i più “mo-derati” dell'uno e dell'altro schieramento (come se ci fossero anche degli estremi-sti). E se da una parte c'è un fuggi fuggi che neanche La grande fuga dall'altra le correnti sono forti che neanche la Cor-rente del Golfo. Insomma, lo scenario è (sembra) fertile. Poi chissà, magari qual-che tecnico si riscopre politico. E non è che non gli stiano facendo la corte, anzi.Se così dovesse essere, ma magari è solo

un'impressione, questa Terza Repub-blica assomiglierà tanto alla prima. E, sinceramente, noi under25 che non l'ab-biamo vissuta non è che abbiamo tutta quest'ansia di sperimentarla, anzi.Purtroppo, a meno che non ci sveglia-mo, a farne le spese saremo noi. Noi ragazzi, s'intende. È ora che la politica torni al suo ruolo originale, che ritorni ad essere l'arte di governare la società, una cosa nobile. Dai movimenti (quelli veri, non quelli dei santoni), da molte persone al momento ancora ingabbia-te dentro schieramenti antiquati e da chi magari in questi schieramenti non si riconosce, qualcosa può nascere. Deve nascere. Altrimenti sarà solamente un'altra occasione persa. Per noi s'in-tende, mica per loro.

TERZA REPUBBLICA (?)di Matteo Forte

Illustrazione diValentino Spadoni

Le opinioni di un nativo digitale. matteoforte facebook.com/matteofortedagliocchidiunventenne.blogspot.com

« È ragionevole dire,che la seconda repubblica,e con lei i partiti che la caratterizzavano, siano sepolti?

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DAGLI OCCHI DI UN 2.0enneLe opinioni di un nativo digitale.

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Politicamente SCORRETTOLL’immagine della Costa Concordia arenata a largo

(largo?) delle coste dell’isola del Giglio è ben impressa nelle nostre menti. Così come è impressa la triste vicenda di un capitano e un gruppo di ufficiali che abbandonano al proprio destino l’equipaggio e i passeggeri e se la danno a gambe su una scialuppa. Ma nelle nostre orecchie, al contempo, risuonano forti anche le urla del Capitano di fregata Gregorio De Falco che, ahinoi

inutilmente, tentava di far ritornare il capitano e i suoi sottoposti al proprio dovere. Così come non possiamo e non vogliamo dimenticare le tante persone che hanno rischiato la propria vita per salvare quella degli altri. Di fatto, anche in questa vicenda, che ha ancora di più minato l’immagine della nostra Italia agli occhi della comunità internazionale (se mai fosse stato possibile scendere ancora più in basso), anche qui c’è stato chi

non si è voluto sottrarre al proprio dovere. Più o meno nelle stesse ore, a pochi chilometri di distanza, proprio nel nostro territorio, nella città di Cerveteri, sono scattati i primi arresti a 4 delle 11 persone coinvolte nell’indagine sulla presunta corruzione di consiglieri e funzionari comunali da parte di imprenditori locali. Da quanto si apprende dalle informazioni diffuse dalle forze dell’ordine in merito alla vicenda, i tentativi di

di Pascuino - [email protected]

La crisi è finita. Sarà annientata, spazzata via, entro qual-che settimana sarà solo un lontano ricordo, fra un anno non ne saprà più niente nessuno.No, non è l’ennesimo mal riuscito slogan elettorale: è la verità!Pare che sia stato trovato un rimedio per aumentare del 400% il fatturato delle aziende. Chiaramente non ha funzionato in tutti i casi, però c’è stata una fetta di commercianti che, fungendo da laboratorio, ha tratto da quest’azione benefici incommensurabili.Il laboratorio si è tenuto a Cortina d’Ampezzo ad inizio Gennaio.Il rimedio è stato un blitz dell’agenzia delle entrate. Pare che la presenza dei controllori all’interno degli esercizi commerciali rassicuri i consumatori e che li porti a spen-dere quattro volte quello che spenderebbero altrimenti. Semplice, efficace. Gestori d’imprese e commercianti che fino al giorno prima avevano guadagni modesti si sono trovati d’un sol colpo i ricavi quadruplicati.A questo punto sarebbe stato normale un coro di ringra-ziamenti, canti di giubilo e politici locali con l’umore alle stelle. E invece che succede? Che i commercianti sono tristi e che il governatore della regione in questione si

offende dicendo “Eh, andate a farlo anche al sud”. Strani questi leghisti. Portano loro il metodo per quadruplicare i guadagni in un giorno e si offendono, mah.Allora noi siamo qui per gridare a gran voce che, se vogliamo uscire dalla crisi, ci auspichiamo che episodi come quelli di Cortina d’Ampezzo vengano replicati in tutta Italia (nord, centro, sud, levante, ponente, destra e sinistra, sopra e sottoterra). Il nome della campagna è

pronto: “10, 100, 1000 Cortina d’Ampezzo”. Non voglia-mo neanche i diritti, ci accontentiamo di aver risolto un enorme problema.Tra l’altro i commercianti dovrebbero essere ben lieti di pagare addirittura in prima persona lo stipendio dei funzionari preposti, visto l’indiscutibile vantaggio che portano loro.Se siete tra le attività commerciali che pensano di poter trarre vantaggio da un blitz dell’agenzia delle entrate, o

semplicemente se ne conoscete qualcuna (magari an-che senza avvisarli, sarebbe una gran sorpresa) fatelo presente all’agenzia delle entrate o anche alla Guardia di Finanza, contattateli!. Ricordate che test in laborato-rio hanno evidenziato ricavi aumentati del 400%. È vero che Natale è passato, ma che regalo!Non sprechiamo quest’occasione e spargiamo la voce.La crisi è finita!

P.S. Pare che l'invito sia stato accolto e che anche a Mila-no (il 28 e 29 gennaio) ci sia stato un bel blitz per aiutare i commercianti ad aumentare i propri introiti. Stupisce che alcune discoteche ed alcuni locali, i cui proprietari sono evidentemente spaventati dall'aumento del proprio fatturato, siano rimasti chiusi non appena saputo dei controlli.

di Matteo Forte

10, 100, 1000 CORTINA D’AMPEZZOLe minori entrate per la collettività derivanti dall'evasione fiscale,affliggono l'intera collettività per oltre 120 miliardi di euro.

Illustrazione di Valentino Spadoni

matteoforte facebook.com/matteofortedagliocchidiunventenne.blogspot.com

« Pare che la presenzadei controllori all’interno degli esercizi commercialirassicuri i consumatori

«

AGENZIA DELLE ENTRATE:Direzione Provinciale I di RomaTelefono: 06/583191 - Fax: 06/5812277E-mail: [email protected]

GUARDIA DI FINANZA: 117

"Dopo Cortina le città di Milano,Napoli, Courmayeur e anche Roma,con l'operazione Rugantino, sono stateoggetto dei blitz anti-evasione.10, 100, 1000 Cortina d'Ampezzo,ricordate?"

Page 9: VoiceOver Magazine N.10

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ai tuoi interlocutori. E non possiamo quindi non gioire del fatto che, proprio nel tempio del consumismo, durante la notte degli Academy Awards, l’evento di comunicazione mondiale per eccellenza, il premio come miglior film venga assegnato a “The Artist”, film muto. Era dalla prima edizione degli Oscar, nel lontano 1929, che un film muto non aveva più vinto la statuetta. Nel 2012, nel mondo della confusione, delle parole gridate, delle urla, delle piazzate, delle liti, nell’epoca della comunicazione estrema, dopo più di ottant’anni riscopriamo il gusto di premiare chi le parole non le usa per niente. Le parole, si sa, distraggono. Ed è per questo che il silenzio spaventa così tanto. I manifestanti di tutta Italia, in queste ore, hanno smesso di gridare. Un silenzio assordante ha sostituito ogni rumore. È il silenzio che proviene dalla

stanza di ospedale dove dal 27 febbraio è ricoverato Luca Abbà, 37 anni, militante NOTAV, folgorato e precipitato da un’altezza di dieci metri dal pilone sul quale era stato costretto ad arrampicarsi per far sentire la propria voce. Non sappiamo ancora come siano andate le cose. Se si sia trattato di un incidente o di un gesto volontario (pochi attimi prima della tragedia aveva dichiarato: “Sono pronto e disponibile ad appendermi ai fili della corrente, se non la smettete”). Sentiamo soltanto questo silenzio che ci uccide. È per questo che tutto il nostro sostegno e la nostra solidarietà va all’amico Luca Abbà, uno di noi, con la certezza che terrà duro in queste ore delicate perché sa bene quanto sia importante che continui a lottare, al nostro fianco, per un mondo migliore. Soprattutto per questo.

L’associazione culturale In Quel Posto, con sede a Ladispoli in via Vilnius, propone un corso di stencil-art, tecnica che sta avendo grande risonanza nel mondo dell'arte con-temporanea. Ma che cos’è lo stencil? “Lo stencil è una maschera che permette di riprodurre le stesse forme in serie. La ma-schera è realizzata tramite il taglio di alcune sezioni della superficie del materiale per formare un negativo fisico dell'immagine da creare. Applicando della vernice o del pigmento sulla maschera, la forma ritagliata verrà impressa sulla superficie retrostante lo stencil, in quanto il colore passerà solo attraverso le sezioni asportate” (wikipedia).Questa tecnica permetteva e permette di produrre dei multipli dello stesso soggetto, è quindi una tecnica ancestrale di stampa. Nell'ambito del corso saranno illustrate ai partecipanti varie tecniche e materiali per la produzione di immagini, verrà insegna-ta l'elaborazione grafica di un soggetto, a scelta del corsista, a partire da una foto, attraverso l’uso di software per la grafica e il fotoritocco, si avrà la possibilità di spe-rimentare vari strumenti per l'intaglio della maschera e vari materiali pittorici per il

trasferimento dell'immagine finale su di-versi tipi di supporti. Lo scopo del corso è rendere i partecipanti in grado di produrre autonomamente i propri stencil, che hanno le più svariate tipologie di applicazioni: dalla decorazione per interni, come “greche” sul-le pareti di casa o motivi per la decorazione di tendaggi, alla street art da produrre in outdoor per esprimersi ed abbellire am-bienti urbani, fino alla realizzazione di vere e proprie opere d'arte. La durata del corso è di ventiquattro ore complessive, suddivi-se in lezioni di due o tre ore a seconda della disponibilità dei partecipanti. La durata del corso, che partirà dal 15 marzo, sarà da un minimo di un mese a un massimo di due, sempre a seconda delle disponibilità. Tutti i materiali sono a carico dell' organizzazione e a disposizione dei partecipanti, che avranno modo di sperimentare la tecnica a loro più congeniale, dall'intaglio della carta semplice a quello del cartoncino pressato fino ai fogli di acetato e di poliestere, l'uso di cutter e di bisturi, la tecnica a tampone, la spugna o lo spray. Insomma ce n’è per tutti i gusti.

LA STENCIL-ARTARRIVA A LADISPOLIISCRIVITI PER ESPRIMERE LA TUA CREATIVITÀ

Per ulteriori informazioni e iscrizioni 338.4246067 - Davide

CORSI

Progetto Misola:UN GRANDE SUCCESSO PER ANIMO

SSi è ufficialmente chiuso a febbra-io il PROGETTO MISOLA 2011. Gli obiettivi che ci eravamo prefissati sono stati raggiunti e con enorme sorpresa di tutti addirittura supe-rati. Sono state vendute ben 921 cartoline regalo, i fondi raccolti sono stati pari a € 5.075,00. Una spedi-zione partita per Yako il 27 febbraio conse-gnerà ai bambini dell’Orfanotrofio la prima tranche di Misola e di altri beni alimentari. Ringraziamo tutte le persone che hanno aderito e hanno reso possibile l’autosuffi-cienza alimentare per i bambini di Yako per tutto il 2012.Ma la nostra associazione non si ferma. Per l'Africa c’è ancora molto da fare e quindi dopo varie ricerche abbiamo deciso d’in-traprendere un nuovo progetto: la costru-zione di un edificio scolastico nel villaggio di Yerba Peulh in Burkina Faso. Il progetto prevede la ristrutturazione di un edificio

e di un magazzino e permetterà a 150 bambini in età scolastica di poter stu-diare in un’aula che abbia pavimento, soffitto, finestre e banchi. Abbiamo dato il via alla raccolta fondi per il

progetto LA SCUOLA DI YERBA PEULH con una festa in maschera,

in occasione del carnevale, al Malibù Be-ach di Ladispoli. Durante la serata abbia-mo raccolto € 1.400,00. Ma non bastano, l’obiettivo da raggiungere questa volta è di 9.000,00 €, quindi abbiamo presentato nuove iniziative. Per le festività pasquali si potranno trovare in alcuni punti vendita di Ladispoli, Cerveteri, San Nicola, Cerenova, Roma e Firenze, le UOVA DI PASQUA DI ANIMO. Con un piccolo contributo a par-tire da 5,00 € si può contribuire al progetto.Tutti i dettagli sul progetto e sulle possi-bilità di sostenerlo si possono trovare su www.associazioneanimo.org e sulla pagi-na facebook Animo onlus.

Al via la campagna “QUEST’ANNO LA PASQUA è PIÙ DOLCE”a favore della costruzione della scuola di YERBA PEULH (BURKINA FASO)

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Come nascono i Nobraino? Ho letto che eravate prima una squadra di ba-sket poi musicisti.«I Nobraino sono un fatto, un dato di fatto. Ci conosciamo da una vita - ave-vamo 16 anni - ora ne abbiamo più del doppio; non ha neanche più importanza di come sono nati i Nobraino. Ad un cer-to punto abbiamo cominciato a suona-re, al di là di tante altre cose».Il nome da cosa deriva?«Sarai perfettamente in grado di fare un’analisi etimologica del nome no?! Abbiamo sempre pensato che non biso-gnasse essere razionali per fare musica, ma emozionali. Giochiamo con il fatto che Nobraino non vuol dire propriamen-te "stupido", quanto piuttosto... "Non con il cervello"».Quindi lasciarsi andare a quello che è il mondo della musica…«Almeno nel mondo del rock, che gira e orbita in questa dimensione, può pren-dersi il lusso di essere istintivo prima di tutto».Questo modo di intendere la musica, il rock e la vita, ha influito nel fatto che non vi siete legati a etichette discogra-fiche di major?«Bisogna essere onesti... Anche noi non abbiamo ricevuto chissà quali pro-poste. Siamo sempre stati autonomi,

liberi, indipendenti. Tutt’ora siamo con la MarteLive che è un’etichetta, una dimensione molto a misura d’uomo e non a misura di business. Crediamo che la musica vada fatta con misura, cn le tempistiche giuste e con una certa tea-tralità».In questo rientra anche il fatto che, nei vostri spettacoli c’è molta teatralità. Da cosa deriva questa scelta?«Diciamo che di progettualità non ne abbiamo mai avuta. Non abbiamo mai stabilito che musica, fare ne che vestiti indossare. È semplicemente il frutto di tanto tempo passato insieme dentro una stessa... Cosa e forse anche la… Noia decide delle varianti. Lo spettacolo dei Nobraino è la somma di boh… Ab-biamo fatto tipo 800 concerti. A forza di farne insieme, un giorno ti inventi qual-cosa, un giorno te ne inventi qualcos'al-tro. È una sorta di evoluzione naturale. È molto darwiniana la cosa».Da cosa attingente a livello musicale? Avete dei gruppi o delle linee a cui ispi-rarvi?«Ovviamente ognuno di noi ha degli ascolti ed ognuno di noi riporta nella sua proposta musicale. Qualcuno in particolare… Si fa fatica, anche perché io ho dei miei riferimenti, come Paolo Conte piuttosto che altra roba del can-

tautorato italiano, quello serio ovvia-mente. Ascolto anche altra roba del panorama Indie italiano. L’ispirazione si trova dappertutto. Bisogna solo essere attenti e ricettivi».Quanto c’è di romagna in quello che fate?«Tanto. Noi veniamo da una terra di in-trattenimenti, ospitalità, di generosità. la fortuna della romagna è dipesa dalla generosità, perché, una volta, faceva del turismo la sua bandiera. I Nobraino si danno molto . Uno spettacolo deve es-sere divertente in maniera sana. Abbia-mo questa sorta di missione genetica».Mi parli della tua passione per il cine-ma?«Ho una passione più in generale per l’arte visuale. Anche la fotografia mi pia-ce, la pittura, la moda mi piace molto. Il mezzo video invece mi attira, perché è una forma di arte molto completa. Ne-gli ultimi anni ho seguito le produzioni video dei Nobraino, ed è una cosa che mi diverte, mi appaga. Fa tutto parte però di un mio occhio visuale, una mia tendenza. Questo, più che la passione per il cinema, perché bisogna essere co-scienziosi che il cinema è un’arte molto complessa e grandiosa... Non bisogna fare i facili».Parliamo dell’ultimo album. Mi ha in-

curiosito la scelta del colore univoco dell’oro.«Una scelta cromatica. Volevamo fare un album monocromatico in quel sen-so. Abbiamo giocato poi con la questio-ne oro su diversi aspetti. Le scelte che facciamo tendono ad essere ad effetto sempre, ed in questo caso non siamo stati da meno».Su cosa vi siete spinti a livello musica-le?«Siamo stati semplicemente più atten-ti a fare un disco più curato. Le ultime produzioni erano più che altro pause da concerti. Questa volta abbiamo messo un atteggiamento più serio».Si tratta quindi di un disco su cui pun-tare nei concerti e non più il contrario?«Come Nobraino, abbiamo avuto sem-pre concerti migliori del disco. Adesso vorrei che ci fosse maggiore equità».Devo consigliare ad un ragazzo total-mente ignorante di musica dei Nobrai-no una canzone dell’ultimo cd. Che canzone gli consigliamo? Dammi una scelta d’impulso…«Del nuovo disco? Boh… “Il mangia bandiere”. Perché ha un sound molto fresco. Anche se l’argomento è serio… Sai…in linea di massima, il cantautorato ha preso una forma più deficente (nel senso latino)…».

Musica

NOBRAINOdi Flavio Atzori

In ESCLUSIVA per VoiceOver

VVoce profonda, gutturale, cadenzata. In una telefonata con Lorenzo Krugerbisogna fare attenzione anche ai punti di sospensione, ai momenti vuoti.Percepisci l’anima profonda dei Nobraino, dettata dall’arte e non solo dalla musica.La profondità della voce è un vincolo, un tramite per trasmetterele emozioni sotto forma di parole.

S’intitola “Disco d’Oro” il quarto album dei Nobraino in distribuzione da venerdì 9 marzo nei negozi di

dischi, sul sito www.martelabel.com e in digitale sui principali negozi on

line. Il nuovo album è stato registrato nell'autunno del 2011. I Nobraino

hanno deciso di seguire la tradizione di storici album monocromatici (White

Album dei Beatles, o il Brown Album dei Primus), e dovendo quindi scegliere

un colore hanno puntato sull'oro, metafora del bene rifugio ma anche parodia del noto

premio discografico. Due i singoli in

anteprima estratti dal “Disco d’Oro”

: “Film muto” e “Record del

Mondo”. L'uscita discografica è accompagnata dal ritorno alle scene del gruppo che

inaugurerà la ripresa del tour con una doppia data romana al Circolo degli Artisti - 9 e 10 marzo. Riparte così

dopo sei mesi di lontananza dai palchi, il viaggio attraverso l'Italia della band

in un continuum spazio musicale, in cui prenderanno posto le canzoni del

nuovo disco insieme al vasto repertorio della band romagnola.

Page 11: VoiceOver Magazine N.10

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Eventi

CROSSROADS

R

SABATO 17 MARZOGli Eiffel 65 sono un gruppo mu-sicale italodance nato nel 1998 negli studi della casa discografica torinese Bliss Corporation. Hanno vinto il triplo platino negli Stati Uniti ed il disco di diamante in Francia (l’equivalente di due dischi di platino e di un oro in Italia) con l’album Europop; il triplo platino in Germania, Inghilterra, Australia con Blue (Da Ba Dee), il disco di platino per ogni singolo pubblicato ed il disco d’oro in Italia per l'album Eiffel 65.

Da segnalare an-che l'esibizione il 18 marzo di Mike Stern, una delle mi-gliori chitarre jazz fusion del momen-to e il 30 marzo di Arti e Mestieri, sto-rica band di prog italiana.

Il Crossroads Live Club anche a Marzo propone un calendario di eventi di prima categoria.Grandi artisti e rassegne per spettacoli live di qualità unica. Qualche esempio?

MARZO: ARIA DI PRIMAVERA E DIGRANDE MUSICA

VENERDÌ 16 MARZOTornano alla ribalta dopo i fasti degli anni '80 i Matt Bianco il gruppo pop-soul britannico. Attualmente il gruppo è un duo, composto dal cantante Mark Reilly e dal musicista Mark Fisher, ma origina-riamente si formò come trio, con Reilly insieme al tastierista Danny White e alla cantante polacca Ba-sia Trzetrzelewska.

Aria di primavera, voglia di novità e straordinari even-ti al Crossroads Live Club. Il prestigioso locale, uno dei più grandi e conosciuti della Capitale, la cui fama ha raggiunto oramai ogni angolo d’Italia, inaugura la bella stagione con una programmazione audace che nei mesi di marzo e aprile vedrà susseguirsi sul gigantesco palco una serie interminabile di grandissimi artisti e che an-dranno ad arricchire il già importante vissuto di questo storico luogo dove sono già passati tantissimi nomi, da Tommy Emmanuel a Tony Levin, da Steve Lukater agli Earth Wind & Fire, dal Banco alle Orme, e dove l’ascolto perfetto della musica, 20.000 watt di potenza e quali-tà, si affianca sempre alla gradevolezza dell’ambiente, al calore dei legni degli arredi, alla simpatia e cordialità del personale, e non ultimo, alla superiore cucina ricca di ottimi cibi e di birra di primissima qualità. Crossroads sta per “incrocio” e da questa prerogativa nasce proprio la filosofia di ricercare musica a tutti i livelli e in tutte le direzioni. Non è mai stato un mistero l’ambizione della direzione artistica di portare sulle tavole di questo palco il gotha della musica mondiale, e queste settimane che stanno arrivando saranno sicuramente foriere di gran-

dissimi eventi, alcuni costruiti in esclusiva per il locale, secondo le direttive dell’attuale programmazione che cerca sempre di realizzare serate uniche ed irripetibili, all’insegna della creatività e dell’esclusività. Come ad esempio lo spettacolare evento "Pink Floyd" di febbraio con la riproposizione integrale di Atom Heart Mother da parte degli Acoustic Floyd, con coro polifonico ed orchestra di ottoni e la straordinaria partecipazione di Max Gazzè. E quindi marzo vedrà finalmente, dopo il rinvio di febbraio causa neve, l’arrivo di Billy Cobham, uno dei maggiori batteristi di sempre, un evento che si preannuncia elettrizzante ed appagante, come sempre succede quando ci sono in gioco personaggi di spessore mondiale come l’artista panamense. Ma altri spettacola-ri eventi rendono questo mese assolutamente godibile, a partire dal bassista ex UZAB Alain Caron e la sua band, alla simpatia di Tasha Rodriguez che nel giorno della fe-sta della donna porterà certamente una nota di allegria e divertimento, alla scatenata energia dei Funk Off già visti con successo sul palco del 1 maggio. Grandi eventi anche nelle settimane seguenti, un salto nei mitici anni 80 con la musica fascinosa dei Matt Bianco ed il giorno

seguente la grande festa disco con gli Eiffel 65 ed il dj Ga-bry Ponte. A concludere il week end il grandissimo Mike Stern feat. Didier Lockwood in un concerto imperdibile. E a proposito di serate evento non si può non ricordare Arti e Mestieri, storico gruppo prog italiano che dividerà il palco nientemeno che con David Cross e Mel Collins, ex King Crimson, a fine mese. Ed Aprile non sarà certa-mente da meno. Da Steve Burns allo storico gruppo de-gli Area, riunitosi da qualche mese, al sontuoso concer-to della big band dell’ormai affezionatissimo Matthew Lee per concludersi con l’evento forse più importante di sempre qui al Crossroads, il 27 e 28 aprile, con il doppio concerto della pianista giapponese Hiromi Uehara, mu-sicista straordinaria e sicuramente artista del momento, accompagnata da Simon Philips e Antony Jackson, un evento fortemente voluto dalla direzione e che lascerà sicuramente un segno indelebile fra le pareti del locale romano. E non è finita qui, novità anche per maggio e giugno, un estate tutta da sentire e che si promette di grandissimo livello. Dunque artisti di livello mondiale, ri-cordando però che il Crossroads non dimentica proprio nessuno, anche i gruppi meno conosciuti avranno la loro chance attraverso il Futura contest che inizia proprio a marzo e che andrà avanti fino alla fine della stagione, regolamento e premi sul sito. Dunque ogni serata un evento, da ascoltare e da vedere gustandosi magari una delle tante specialità della cucina, comodamente seduti al proprio tavolo.

A

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Musica

ERICA MOU

DIRETTAMENTE DA SANREMO VINCITRICE DELPREMIO DELLA CRITICA(SEZIONE GIOVANI)E PREMIO DELLASALA STAMPA RADIO TV

di Simone Giacinti

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GGiovani, stravagante, simpatica e umile.Sembra un tema delle elementari conil titolo “descriviti in quattro aggettivi”invece è semplicemente quello che arriva di Erica Mou.

Tra i mille impegni riesco a raggiungerla al telefono. A casa, a prendere fiato dopo Sanremo, ci concede il suo tempo. È disponibilissima come sempre, allegra, con una voce che trasmette tranquillità. Si sente che vuole comunicare, che vuole trasmettere qualcosa. Ha tanta voglia di parlare e di esprimersi. Inusuale sentire uscire dalla bocca di una ragazzetta del 1990 dei ragionamenti profondi che passano da Celentano a Sergio Endrigo, dalla Puglia al movimento politico-culturale di oggi, dal sogno di viaggiare ai Foo Fighters.

Prima domanda banale e scontata ma d’obbligo: im-pressioni post Festival?«Mantengo una sensazione di grande felicità. Sono contenta per come sia andato sia dal punto di vista ar-tistico, che per le opportunità che ne derivano. Il Festival non è solo l’esibizione, è tutto quello che ci gira attorno: in-terviste con giornali, radio, la settimana prima, la settima-na dopo. Sono anche molto stanca lo ammetto, ma non è il momento di rilassarsi. Questo Festival mi ha fatto capire una cosa importante, che se l’avessi affrontato qualche anno fa non l’avrei vissuto con la giusta sanità mentale».Tutti scrivono che sei la vincitrice morale. Io personal-mente non ho mai creduto nelle vittorie morali, tu?«Non è che ha proprio senso, in effetti. Però mi sento

vincitrice lo stesso. Il premio Mia martini è una cosa a cui ho sempre ambito, per il nome, per la storia, per le persone che l’hanno vinto. Mio padre mi diceva sempre che il vincitore del Festival era quello che vinceva il pre-mio Mia Martini».Vincono due cantanti e non due cantautori, nonostan-te la folta presenza di cantautori quest’anno. Non pen-si si debba dare più importanza a questa categoria?«Si e no. Sicuramente sarebbe bello che partecipassero tutti cantautori, ma è importante molto anche la figura del paroliere. Gli interpreti sono necessari e sono difficili da trovare, anche più di un buon cantautore».Le polemiche su Celentano?«Ho difficoltà a rispondere. Questo è il Festival che in assoluto ho visto di meno. Non avevo il tempo tra pre-

parazioni, esibizioni. Ho ascol-tato un pezzo del suo discorso la prima sera, ma la seconda volta non sapevo nemmeno ci fosse. Da quello che ho letto è stata una presenza forte. In

un modo o nell’altro ne ha fatto parlare ed anche se ha detto cose non condivisibili da tutti è forte il dibattito creato attorno alle parole di una sola persona. Il dibat-tito è sempre produttivo».Ha paura di invecchiare la giovane Erica?«E certo! Proprio per questo ho scritto questa canzone, ho pensato di aver paura di invecchiare. Poi ho capito che era un paura stupida e che, in realtà, era molto più

grande la paura di non invecchiare. La canzone è stata anche una promessa per me stessa, su come vorrei in-vecchiare e con chi».Il suono e la musica da dove deriva?«I primi ascolti che ho fatto sono senza dubbio i can-tautori italiani: Guccini, Fossati, Endrigo e Tenco den-tro casa mia era all’ordine del giorno. Poi tutto ciò che ascolti entra nella tua cultura anche se non ti piace. La musica angolofona per esempio, che per forza di cose diventa musica di tutti. Soprattutto ora sono molto cu-riosa e, cerco di attingere e di farmi consigliare da tutte le persone che ho accanto, in modo da conoscere sem-pre musica nuova.C’è un po’ questa voglia di esterofilia nei giovani can-tanti di oggi. Tu invece attingi molto dalla tua terra, la Puglia.È casa mia ed è un forte punto di partenza. Mi fa stare serena e l’ambiente che mi circonda mi da tranquillità, ed è importante perché traspare in ciò che fai. Inoltre è un momento fortunato per la nostra regione, dove noi tutti siamo orgogliosi e fieri di provenire da questa terra».Secondo te, questo nuovo vento del sud è una forza a se stante o è frutto di una politica che punta a rinasce-re proprio dal Sud?«Entrambi. Penso che ci sia, per prima cosa, una com-ponente storica: le cose cambiano, i territori fertili cultu-ralmente e soprattutto musicalmente non sono sempre gli stessi. Prima la Liguria, poi l’Emilia Romagna, poi il

« Schiva chi si confortacon espressioni di gomma

«

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...COME UCCELLI SUI CAVI ELETTRICI TOUR...

VERONIKALUCA PET - JAMIE - MIK - SANDRO - PAUL

Lazio, ora siamo arrivati da noi. E in più c’è una strategia ed una consapevolezza degli entri del sud che vedono la cultura come il settore cardine per far ripartire l’economia. Quindi quando senti i tuoi sforzi sostenuti e ti senti in-coraggiata a dare il massimo, hai un incentivo maggiore».Nell’intervista precedente ci avevi detto che ami viaggiare. Ora?«Ancora ho la passione e la voglia di viaggiare. Si potrebbe unire utile e dilettevole: un bel tour all’estero».Posata la chitarra Erica ancora studia?«Per ora sono ferma. Sono al secondo anno e intendo finire il prima possibile».3 canzoni che fanno parte della playlist della tua giornata?«Aria di neve di Sergio Endrigo, che sentivo i macchina con la famiglia e mi ricorda i viaggi dell’infanzia.. Costruire di Niccolò Fabi, che per me è un must. E infine Gun di Emiliana Torri-ni».Con chi sogni di fare un duetto?«Ovviamente ho dei miti, ma non sono facil-mente raggiungibili. Una volta ho pensato a quanto sarebbe stato bello fare un duetto con David Groll, poi Mina ha scritto su Repubblica che sognava di duettare con i Foo Fighters, ca-pirai da te che… (ride ndr.) Ne ho altri, ma me li tengo per me, no si sa mai…».

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« Sono fiera di essere pugliese

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DA NON PERDEREERICA MOUIn concerto26 marzo 2012 ore 21:00Teatro Parioli - Peppino De FilippoVia Giosué Corsi, 20Info: 06.8073040www.pariolinmusica.it

AAbbiamo incontrato Luca Pet cantante dei Veronika? che il 17 marzo presente-ranno il loro ultimo disco “Come uccelli sui cavi elettrici” all'Auditorium di Brac-ciano in occasione della serata di chiu-sura del Festival Lake Music Live. Il ter-zetto di base dei Veronika? Luca - voce, Michele - batteria e Andrea - basso, in realtà proviene dall'esperienza dei VI-BRA che con l'etichetta LAKE RECORDS di Bracciano ha pubblicato già due di-schi, e dunque la domanda è d'obbligo.

Come mai avete deciso di pubblicare questo ultimo lavoro con un nuovo nome e perchè il punto interrogativo dopo il nome?«Per correttezza nei confronti del no-stro ex chitarrista, dopo la sua decisione di lasciare i Vibra, e con l'inserimento di 2 nuovi chitarristi, Alessandro e Paul, ci sembrava giusto il cambio del nome. La scelta è ricaduta su un nome molto femminile, perchè l'energia femminile è quella che fa girare il mondo e il pun-to interrogativo in realtà in un primo momento era dovuto ad un errore di stampa poi ci è piaciuta l'idea di dubbio e ambiguità che trasmetteva, in sinto-nia con i tempi che viviamo e l'abbiamo lasciato nel nome».Parlaci del disco “Come uccelli sui cavi elettrici” da dove hai preso il titolo?«Io sulla carta di identità sotto “pro-fessione” ho fatto mettere “cantante” ma come hobby guido il furgone per una ditta, e una volta mi è capitato di vedere proprio mentre guidavo il mio furgone la scena di molti uccelli appol-

laiati sui cavi dell'alta tensione e l'immagine mi ha colpito molto e rappresentava bene il contenuto del disco che è fatto di momenti di tensione alternati a brani più quieti e “come uccelli sui cavi elettrici” mi sembrava una me-tafora perfetta. Solo dopo ho scoperto che il grande Leonard Cohen aveva inciso una canzone proprio con questo titolo, ma è stato solo un caso. Per quanto riguarda il disco i brani sono sta-ti composti da Michele ed io ho lavorato ai testi. Questa volta ci siamo direttamente occupati di tutta la pre produzione e registrazione del disco che abbiamo fatto nello studio di Michele e poi abbiamo affidato il mix al grande David Lenci e fatto masterizzare da Bob Weston a Chicago».Voi siete vicentini e i vostri dischi sono prodotti da un'etichetta di Bracciano e siete molto seguiti da queste parti, ci racconti il vostro legame con questi luoghi?«Tutto è nato dalla nostra esi-bizione al Rock-ness Festival sul lago di Bracciano nel 2001, siamo stati subito ac-colti con grande affetto e dopo il concerto i re-sponsabili della Lake Records ci hanno proposto

un contratto discografico e dopo più di 10 anni siamo ancora legati a loro, con grande soddisfazione, credo reciproca! E poi sarà stato pure il vino...Il vino? In che senso?(Ride) Sai, noi veneti abbiamo la fama di apprezzare molto il vino e quando siamo arrivati a Bracciano il giorno del nostro concerto al Rockness, ci siamo presentati portando in dono una pic-cola damigiana del nostro buon rosso e abbiamo fatto un po' di baldoria. La

sera quando siamo saliti sul palco siamo stati presentati con queste parole: se suona-no come bevono ne sentire-mo delle belle!».

Musica

VERONIKA? Il nuovo album COME UCCELLI SUI CAVI ELETTRICI

Intervista a Luca Pet dei vicentini VERONIKA?

...COME UCCELLI SUI CAVI ELETTRICI TOUR...

VERONIKALUCA PET - JAMIE - MIK - SANDRO - PAUL

VERONIKA?17 marzo - ore 21:00

Auditorium di BraccianoSerata conclusiva del

LAKE MUSIC LIVE Festival.

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IlPROFILO

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Cinema

STEFANOSOLLIMAdi Eleonora Taddei

L’ITALIAe L’ABUSO di POTERE

DDopo la serieRomanzo Criminale il regista Stefano Sollima è tornatonelle sale con un altro film travolgente e che fa discutere: ACAB.

Prima i delinquenti protagonisti e ro-manzati della Banda della Magliana, ora i Poliziotti presuntuosi e violenti. Favino, Nigro, Giallini (copertina del numero di febbraio ndr) e Diele sono la squadra della celere attorno a cui gira tutto il film. Un film forte che non condanna né assolve. Ma ce lo faccia-mo raccontare dal regista stesso.

Con ACAB che messaggio voleva dare agli spettatori?«Mah, non penso che si manda un messaggio con un film. Con un film si racconta una storia, i messaggi si mandano con le mail, coi telegrammi, con le lettere. È un film: non c'è nes-sun messaggio. Preferisco definirlo tema. Qual è il tema del film? L'dio, la violenza nella nostra società, nel caso specifico a Roma».Non ha paura che con l'interpreta-zione data, si possa generalizzare e arrivare a considerare la celere e le forze dell'ordine un covo di corrotti?«No non credo proprio, non credo per-ché noi in Italia non siamo tanto abi-tuati al cinema, nel senso che se negli Stati Uniti fai una serie su un'agente dei servizi segreti che protegge il pre-sidente da un complotto dei suoi stes-si uomini, a nessuno viene in mente di chiedersi se il servizio segreto è reale o no. (La serie in questione è 24 ndr). In Francia invece fanno 36, una bellis-sima serie, dove si raccontano le azio-ni di una squadra di poliziotti corrotti. A nessuno viene in mente di doman-darsi se la polizia è veramente così, perché fuori confine si da un valore diverso a ciò che si vede. Quella è una serie, la realtà è un’altra. Solo in Italia ci poniamo il problema se facendo un film violento si crea una generazione di violenti. A me è successo con Ro-manzo Criminale e con ACAB. Quello che è successo in questi anni è stato

ed è sotto gli occhi di tutti. È eviden-te che non si può generalizzare, non si può pensare che la polizia sia tutta così. È pur sempre un film».A che tipo di pubblico voleva rivolger-si?«Ai giovani, perchè il pubblico più adulto storicamente non va a vedere film se non le commedie, poiché il ci-nema di genere, il poliziesco per esempio è stato per decenni frutto del-le produzioni americane. Mi sembrava corretto proporre anche una nostra visione di quel genere, com'era negli anni settanta. Quindi io mi sono voluto rivolgere proprio ai ragazzi, che sono stati il cuore del successo di romanzo criminale. Sono loro che vanno al cine-ma, sono loro che poi decretano i suc-cessi del cinema. Io ho 45 anni, ho due bambini piccoli, per andare al cinema mi devo organizzare, non è cosi sem-plice, paradossalmente fare un film diretto ad un mio coetaneo sarebbe, da un punto di vista concettuale e com-merciale, un suicidio. Quindi penso che sia più giusto rivolgersi ai giovani per-ché per questo genere sono più recetti-vi, rispondono, vengono nelle sale. Noi siamo usciti parallelamente a Mission Impossible, che è un filmone, un co-

lossal. Il nostro ovviamente ha metodi infinitamente più limitati, però è stato nelle sale, ha potuto competere con un colossal e la gente è andata vederlo».Cosa le piacerebbe che lo spettatore dicesse all’uscita dal cinema?«Niente, che è quello che ho visto poi. La reazione che mi ha più colpito è quella che poi mi ha reso più felice: uscendo dal cinema, non ti viene da parlarne subito, per cui io ho visto sale svuotarsi in silenzio. Ma sale anche piene di ragazzi, di quindici o sedici anni che magari erano stati anche at-tirati dal tema, dalle botte, dalla vio-lenza degli scontri, dallo stadio, che però poi uscivano silenziosi, un po’ toccati dal film. Quella mi sembrava la cosa più bella. Un'altra reazione che mi ha colpito positivamente è che non ho sentito nessuno che vedendo ACAB sia uscito gasato, come invece poteva essere con romanzo criminale. Con romanzo criminale anche una sessan-tenne, una signora, madre di famiglia, all’uscita della sala viene stuzzicata dall’idea di farsi la banda con le ami-che! Con ACAB no, perché è un ritratto cosi spietato della società e della con-vivenza civile, che è chiaro che tocca chiunque».

« Prima di chiedersichi sono gli innocenti e i colpevoli bisogna chiedersi come funziona il lavorodella Celere

Cobra

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Dal film ACAB

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Inizia la sua carriera realizzando cortometraggi. Lavora poi come cameraman per NBC, CBS, CNN realizzando diversi documentari in zone di guerra.

Dopo qualche spot tv entra nel mondo della fiction dirigendo alcuni episodi di Un posto al sole e La squadra. Nel 2005 è regista della miniserie televisiva Ho sposato un calciatore trasmessa da Canale 5.Il successo arriva nel 2008 quando realizza la serie televisiva Romanzo criminale, basata sull'omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo.Nel 2012 fa il suo esordio sul grande schermo con il film ACAB - All Cops Are Bastards, tratto dal librodi Carlo Bonini.

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Cinema

ESTHER ELISHAdi Shaila Risolo

EEsther Elisha, protagonista di La-Bas: “Un gangster movie che parla di sogni”. Il film che ha Venezia ha vinto il premio come miglior opera prima.

‘LA-BAS’ UN GANGSTER MOVIE CHE PARLA DI SOGNI

Settembre 2011, Venezia: fra i tanti film presentati alla 68esima Mostra del Cinema ce n’è uno che suscita un interesse particolare. Si chiama ‘La-Bas’. Nel cast non ci sono le solite stelle del cinema. Il regista, Guido Lombardi, è alla sua opera prima, eppure pubbli-co e critica sono stati conquistati da questo gioiellino della cinematografia italiana indipendente, in uscita nel-le sale il 9 marzo. Leone d’Oro per la miglior opera prima e Premio Kino alla 26ma Settimana della Critica, ‘La bas - educazione criminale’, racconta la sto-ria di un ragazzo africano che emigra in Italia e, riposti i propri sogni in un cas-setto, si ritrova a dover fare i conti con due sole possibilità: lo sfruttamento o la criminalità. ‘La- bas’ significa ‘laggiù’ è il termine con cui gli immigrati indi-cano l’Europa. Protagonista femminile del film è c, chiamata ad interpretare il ruolo di Suad. “Il film ha dei punti che hanno a che fare con la realtà degli im-migrati in Italia, e in partico-lare a Castelvolturno (Caserta), ma è la sto-ria di un ragazzo che vuole realizzare i suoi sogni, e che nel corso di questo tentativo si perde per strada. È un gangster movie, ma con il valore aggiunto di ade-rire alla realtà attraverso il linguaggio, le diverse lingue parlate dai prota-gonisti”. Nel film i molte-plici idiomi dei personaggi

creano un conglomerato di lingue che spostano l’asse di rappresentazione dalla finzio-ne verso il docu-film.Cosa ti ha spinto a fare que-sto film?«La sceneggiatura, l’ho trova-ta meravigliosa e ho pensato che quel film avrei voluto ve-derlo da spettattrice. È stata la prima volta che ho provato questa sensazione! Poi sono fiera di fare parte di questo progetto, il primo film italiano con un cast i cui protagonisti sono di origine africana. Mi sembra di essere entrata nella storia del cinema italia-no! Poi anche l’esperienza di Venezia, il fatto che il film abbia incontrato dei riconoscimenti. Ma sicuramente la cosa che ho apprezzato di più e stato vedere il pubblico commosso durante la proiezione. Ho sentito che eravamo riusciti ad arrivare al cuore delle per-

sone, e spero che il film con-tinuerà a suscitare le stesse emozioni quando uscirà al cinema». Il film ha un grande valo-re anche sociale, qual è il messaggio che vorresti restasse nel cuore delle persone che andranno a vederlo?«Di inseguire i propri so-gni al di là del fatto che raggiungerli sia facile o meno. Il fatto che a volte realizzarli non sia

semplice, ma che si possa continuare a sperare rispettando la dignità delle persone e la propria».Il tuo personaggio è un personaggio in evoluzione, che lo spettatore sco-pre durante il film. Un personaggio anche complesso, come ti sei prepa-rata per affrontare questo ruolo?«Mi sono preparata tentando di entra-re in connessione con la psicologia di una ragazza che desidera essere qual-cos’altro. Inoltre, ho imparato questo ‘broken english’, pidgin, e questa mu-sicalità del linguaggio mi ha permesso di avvicinarmi al personaggio. Quando studio un ruolo cerco di trovare la chia-ve giusta, il mio intento è di fare delle scelte non didascaliche. Credo sia im-portante aggiungere l’imprevedibilità, quello che non si vede, che poi è l’im-prevedibilità dell’essere umano». Come è stato lavorare con un gruppo di attori non professionisti?«Il fatto che siano in realtà quasi tut-ti musicisti, ha fatto sì che avessero comunque una ‘consapevolezza da

artista’. Direi che sul set si respirava una grande dedizione: non era un set tradizionale, non avevamo i permes-si, non avevamo i camerini, era tutto di fortuna, ma ogni persona ha dato il massimo. Ogni film dovrebbe essere così, con lo stesso tipo di messa in gio-co di sé». A Berlino i fratelli Taviani hanno vinto con un film interpretato dai detenuti del carcere di Rebibbia. Pensi che in Italia possa esserci sempre più spazio per progetti coraggiosi come questi?«Mi auguro che sia un periodo in cui sempre di più i giovani riescano a rac-contare le proprie storie così come le sentono. Quando si ha il coraggio di ri-schiare, si incontra il pubblico. Le ope-razioni di marketing impoveriscono un autore e il suo linguaggio. Il pubblico premia il coraggio ed è molto più intel-ligente di quello che il mercato crede». Cosa ti auguri per il tuo futuro?«Spero di poter scegliere sempre pro-getti solo con il cuore. Così come ho scelto di fare ‘La-Bas!’».

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NELLE SALE DAL 9 MARZO

di Shaila RisoloCinemaFRAME Il cinema visto da chi va al cinema.

Vive nei meandri della stazione di Parigi, in un luogo non ben identificato. Da qui, dal cuore della ferrovia, fra acciaio e fumo, arrivi e parten-ze, ha la sua casa e le sue avventure quotidiane, da qui guarda il mondo con i suoi occhi magici. Quegli occhi si chiudono, la giornata finisce, ma inizia il sogno. E allora eccolo, vicino ad un bi-nario. Distrattamente perde la sua chiave a for-ma di cuore, fondamentale per sbloccare il suo automa e scoprire il messaggio nascosto che gli avrebbe lasciato il padre prima di morire. Im-mediatamente salta sul binario e afferra il suo ciondolo. Ma qualcosa lo blocca. Non torna su-bito sulla banchina, resta invece a temporeggia-re sopra i binari del treno. Da lontano si sente, però, il rumore ingombrante della locomotiva che si avvicina. Lui è fermo, con i piedi incolla-ti ai ciottoli delle rotaie e quella situazione si trasforma subito nel nostro incubo. “Dai Hugo, spostati sta per arrivare il treno! Non lo vedi? Non lo senti? Perché fai così, perché sei blocca-to lì?”. In effetti lui lo vede, il treno. Lo vede e ha paura e non fa nulla. Resta fermo, impalato. E,

mentre il macchinista cerca disperatamente di arrestare la corsa, non capiamo perché lui non si muova. Proprio come quando la paura blocca e non fa andare avanti, non consente di fare le scelte migliori, diventa il nostro peggior nemi-co, una sindrome che blocca i muscoli, toglie il respiro, impedisce alle sinapsi di fare contatto. Tutto corre e noi siamo fermi. Tutto va avanti e noi stiamo a guardare. Hugo Cabret resta fermo, invaso dal terrore. Il treno lo travolge, e travolge anche la banchina, le persone, i ta-voli, i binari, la stazione. Un tornado di ferro e metallo, un razzo infuocato pronto a trascinare nel suo percorso tutto quello che incontra. Al-lora ci sentiamo come gli spettatori della prima scena proietta sul grande schermo. La famosa scena dei fratelli Lumière, che tante volte viene riproposta nel film di Scorsese. La corsa finisce. Hugo Cabret si sveglia e noi tiriamo un sospiro di sollievo. Poi però qualcosa non torna. L’orolo-gio da taschino che il protagonista aveva messo vicino al letto non c’è più. Lui si guarda il petto e scopre che si sta trasformando in una macchi-

na. Il suo cuore, il petto, le braccia e pian piano tutto il resto corpo stanno diventando di metal-lo. Proprio come il suo amico automa. Ma allora cosa succede? La stanza è invasa dai meccani-smi degli orologi. Girano, crescono, stanno per schiacciare il bambino. Al ritmo incessante e asfissiante, il corpo del bambino di trasforma in quello di un automa, perdendo completamen-te i suoi connotati naturali. E poi, quando con la ragione non riusciamo più a spiegarci cosa stia accadendo, ecco che Hugo Cabret si sveglia di nuovo. Scorsese ci sorprende, mostrando in tre minuti la potenza del sogno. Il sogno nel sogno rivela la verità ultima. Che non è solo visione, ma un condensato di paure e presagi. Cosa ac-cadrebbe al piccolo Cabret se non dovesse por-tare a termine la sua missione? Diventerebbe anche lui una macchina. Privo di cuore, di sen-timenti e di calore, sarebbe costretto a vivere come il suo automa. ‘Il sogno è il destino’, c’è scritto da qualche parte. E anche per Scorsese, così come credeva George Méliès, la realtà na-sce proprio dal sogno.

QQuando Hugo Cabretva a dormire, salutail suo amico ‘automa’, mette uno dei suoiorologi accanto al letto,e infine spegne la luce.

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Si è da poco conclusa la ricorrenza di San Valentino. Festeggiando o no è sempre un buon momento per riflettere su quella parola magica che è Amore. La parola Amore può evocare tutto. Ed è proprio a questo tutto che voglio riferirmi. Non è l’amore per un ideale, per una professione, per una causa, per una bandiera che ci muove più di ogni altra cosa? Quando si pensa all’amore ci si ferma spesso a quello di coppia. L’Amore è anche

qualcos’altro: tutto il resto intorno al rapporto di coppia. Avete mai provato a fare un lavoro che non vi piace? E poi a scoprire la magnifica e gratificante differenza con un altro che invece amate? Dobbiamo fermarci a pensare. Quello che stiamo facendo è davvero quello che abbiamo sempre voluto? Quello che abbiamo sempre amato? La persona che siamo oggi è davvero quella che

volevamo essere al punto che potremmo innamorarci

di noi stessi? Perché l’amore più importante è forse quello che possiamo provare per noi stessi. Qualcuno ha detto che l’unica relazione che dura per tutta la vita è soltanto quella con noi stessi. Ovviamente non parlo di narcisismo, ma di quella autostima che spesso l’uomo moderno perde negli ingranaggi di questo strano mondo. Possiamo sempre diventare una persona migliore, quindi non fermiamoci e soprattutto

non smettiamo di innamorarci ogni giorno. Una donna e un uomo felici sono quelli che riescono ad amare a 360 gradi, un’ardua impresa… Ma almeno vale la pena provarci! Soltanto chi è mosso dall’amore può raggiungere una serenità e un equilibrio concreto. Pensate e lottate per amare tutto ciò che vi circonda, forse è questa la vera rivoluzione. E se non avete mai

scritto una lettera d’amore, non aspettate il prossimo

San Valentino. Fatelo ora!

Scrivete quella lettera a voi stessi. Piegatela e mettetela nel vostro portafogli. Almeno una volta al mese andate a rileggerla, se non altro per capire chi eravate e chi sarete. Innamoratevi! Ogni istante della vostra vita.

La mia finestra ha visto la neve, non solo la mia, anche le vostre e non potevamo non accorgercene bombardati da questa informazione. La neve ci ha benedetti e purificati come un colpo di spugna: Monti conquista l’Europa, la prima sentenza sull’Eternit apre nuove riflessioni, la Grecia implode sotto il peso delle misure anticrisi che inginocchiano sempre gli stessi, insomma, la vita scorre e mentre penso questo vedo la ragazza dell’attico di fronte al mio che sta traslocando. La vedo fare scatoloni, piegare abiti, inscatolare libri, ma sono così evidenti quei momenti di immobilità tra uno scatolone e l’altro, quelli in cui un pezzo di quella vita che si chiude riaffiora: le foto dei vecchi amici, di viaggi, i progetti ideati, realizzati, accantonati. Devi concentrarti e chiudere la tua vita, tutta, o perlomeno i pezzetti che puoi in scatole piccole piccole, perché sono più facili da trasportare e meno ingombranti. La vedo affannata, stanca, passarsi una mano sulla fronte indorata fino a notte fonde in una solitudine voluta come se quell’operazione richiedesse silenzio e concentrazione. Così sogno che le immagini che ricordo io di quella casa colorata, sempre animata e viva, le riveda lei ed inevitabilmente chieda a quelle pareti di custodirli silenziosamente. So che a questa fase distruttiva in cui si getta via il superfluo e si sradicano i chiodi dal muro, seguirà una fase costruttiva in cui ricomprare, riordinare, semplicemente ricominciare. Tutte le migrazioni siano esse da una casa, da una persona o da un continente, hanno chiuso nel profondo il dolore della separazione e l’entusiasmo per la rinascita, sempre quando si compie una scelta è inevitabile applicare a se stessi delle rinunce, ogni scelta presuppone la perdita di qualcosa e l’acquisizione di qualcos’altro. Questo vorrei suggerirle mentre si guarda intorno smarrita a controllare che non ci sia più nulla, che la vita è fatta di passi ed il primo è sempre il più difficile da fare ma gli altri seguono al primo per moto di continuità quasi per movimento meccanico. E più si cammina, più ci si allontana, o forse ci si avvicina… Chissà? In questi gesti c’è la metafora della vita e non è un caso che chi ti aiuta a varcare quella porta, siano coloro che la porta al mondo te l’hanno aperta. Si vede anche da qui che hai preso tutto quello che hai vissuto come una lezione e quel che sei oggi altro non è che il frutto dell’esperienza acquisita , ora vedi la strada che hai dietro e sorridi a chi ha incrociato quel cammino e guardi il sentiero che hai avanti e sorridi a chi incontrerai, che la vita è una strada piena di bivi, di curve, di deviazioni e ciò che conta è rispettare il senso di marcia consentendosi qualche infrazione che poi, paghi la multa e tutto torna al suo posto. Ora si volta, sospira, ruota la testa, fa un giro su se stessa, sorride e chiude la porta: BUONA VITA A TE, DONNA!

1616

di Nadia Bellotti

Il vecchio e

IL BAMBINO S.G.: il nipote

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LaFINESTRAdiFRONTE

CARTA STRACCIA

S

Occhio indiscreto sul mondo...

« Non è la specie più forte

a sopravvivere,

e nemmeno quella

più intelligente

ma la specie che risponde

meglio al cambiamento.

«

Charles Darwin

Illustrazione diValentino Spadoni

di Marzia Maier

Istantanee di una vita in un mondo bizzarro. Un diario leggero, un punto di vista e di fuga.

Pensieri SMARRITI

N“Nonno ma che te stai a legge?” gli chiedo con gli occhi sgranati in stile Spielberg (a proposito vi consiglio subito un video molto interessante The Spielberg Face, per capire bene come sono rimasto di fronte a quel vedere http://snipr.com/2215iaj). Ha in mano uno dei quotidiani da me più disprezzati. Uno tra i quotidiani più faziosi e ridicoli insieme a Il Foglio e Libero, con cui non mi pulirei nemmeno il sedere per paura di trovare qualche residuo di saliva di Giuliano Ferrara o ancor peggio qualche pelo di Vittorio Feltri. Mio nonno stava leggendo Il Giornale. Il quotidiano di quella grande penna di Sallusti. Sgrano ancora più gli occhi perché penso non sia vero quel che leggo. Quindi convinto di essermi sbagliato mi giro, esco e mi chiudo la porta dietro. Aspetto ventitré secondi fuori la porta e rientro. Mio nonno è sempre lì con in mano lo stesso quotidiano, o pezzo di carta chiamatelo come volete. Scandisco il titolone d'apertura parola per parola ad alta voce e i miei occhi rimangono strabiliati: A NOI SCHETTINO A VOI AUSCHWITZ!“L’ho visto sull’espositore e l’ho preso” dice mio nonno quasi in tono giustificatorio. “Pensavo fosse un reportage per la Giornata della Memoria e volevo leggere le solite storielle di chi è sopravvissuto, di chi narra e si fa paladino antisemita e nemmeno era nato, e tutte quelle storie trite e ritrite che tutti i 27 gennaio sento ovunque. Addirittura pensavo che mi dessero un film in omaggio”. Poi mi guarda e con la faccia di un pentito mi dice allargando le braccia e tirando su le spalle: “Io manco lo conoscevo 'sto Giornale!”Una pausa lunga è riempita dal rumore di mia nonna che lava i piatti, poi interrotta da mio nonno che mi domanda: “Ma è un fascista sto' Sallusti?”Al ché io ribatto: “A nò, non esistono più fascisti e comunisti. È vecchia 'sta divisione. Aggiornate. Per i tempi che corrono sta sparendo pure il binomio sinistra-destra. Oggi se proprio vuoi fare una distinzione puoi dire centrodestra/centrosinistra.”“Quindi una grande Democrazia Cristiana?” mi

chiede. Non so rispondere purtroppo.“Qui nell'articolo parlano di sito web. Ma cosa vuol dire sito web?” lo pronuncia non proprio bene ma quasi meglio di mio padre quindi gliela passo.“È una pagina sul computer dove si scrivono cose. Ti ricordi quando abbiamo parlato di Internet e di Feisbuc? È un po’ così. Per esempio il giornale dove scrivo io sta pure su Internet ed ha una sua pagina web”. Mi capisce, nonostante la spiegazione non sia quella di un docente di informatica nell’università della terza età. Ma poi torna alla provocazione del giornale di Sallusti.“Premesso che a me, per forza di cose i tedeschi non possono stare simpatici. Aggiungi pure che amo la mia patria quindi sentirmi attaccato da un giornale tedesco che ha paragonato tutti gli italiani a Schettino mi fa un po’ girare le palle. Però leggere quel titolo su Auschwitz mi ha fatto comunque incazzare.Ti do tre motivi per farti capire quanto sia ridicola questa esternazione agli occhi di una persona anziana come me. Per prima cosa Sallusti dovrebbe farsi un esame di coscienza, o quantomeno rispolverare un libro di storia qualsiasi per capire cosa succedeva veramente ad Auschwitz. Il secondo motivo, molto divertente, è che all’interno c’è un’altra accusa, questa fatta a Vauro, il vignettista di Santoro. Viene accusato di antisemitismo per una vignetta del 2008 che ritraeva Fiamma

Nirenstein con un naso adunco e la stella di Davide con il fascio sul petto. Te fa ride che chi scrive una cosa del genere in prima pagina poi accusa un altro di razzismo? Ed infine l’ultimo motivo. Te lo pongo come domanda perché forse non ho

ancora capito bene come funzionano le pagine web: c'entrano nella pagina web del Der Spiegel i sei milioni di morti che il Giornale gli ha lanciato addosso?”.

Leggete quello che vi pare ascoltate quello che vi pare, ma fatelo con occhio ed orecchio critico. Non prendete tutto per buono. Documenta-tevi e elaborate un vostro pensiero, internet aiuta.Io ho scritto ascoltando “A muso duro” di Pierangelo Bertoli ed sul mio comodino c’è “Romeo e Giulietta” di Shakespeare.

Proverò attraverso gli occhi di mio nonno a descrivere quelli che sono i gesti più usuali, ma per luiinconsueti, della nostra società. Spero di riuscirci con il passo di un giovane e la saggezza di un anziano.

ilvecchioeilbambino.tumblr.com

(PARADISO XXXIII,145) DANTE ALIGHIERI

L'AMOR CHE MOVEIL SOLE E L'ALTRE STELLE

Quando Vauro disegnòquella vignetta nel 2008

si era in piena campagna elettoralee la filoisraeliana Fiamma Nirestein

si candidò nel PDL, che presentava in lista un nostalgico come Ciarrapico.

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MARZOGli

EVENTIda non perdere

e portala con te!

GUIDA COMPLETA agli spettacoli ed eventi della Capitale e del Litorale

STACCA LAGUIDA a cura di

Gianfranco Marcucci

VUOI SEGNALARCI UN EVENTO? Scrivi a: [email protected]

LUNEDÌ 5

MUSICABixilander Swing OrchestraRoma - Micca Club - Via P. Micca, 7/a-ore 21:00 Rockabilly e 20s Berlin. A seguire dj set con La Notte del Giaguaro - info: www.miccaclub.com

MUSICAScala & Kolacny BrothersRoma - Teatro Sistina Via Sistina, 129-ore 21:00 - Grandi classici del rock, un piano e un coro di 40 pulzelle - info: www.ilsistina.com

MUSICAUk Subs + Tv Smith + PokerRoma - Traffic - Via Prenestina, 738 - ore 22:00 - Leggende punk dall’Inghilterra - info: www.trafficlive.org

MARTEDÌ 6

MUSICAMaxxi SoundsystemRoma - Akab - Via di Monte Testaccio, 69ore 21:00 - New disco & House - info: www.akabcave.com

TEATROL’Avaro (fino al 18 mar)Roma-Teatro India Lungo Tevere Re Papareschi, Via Pierantoni, 6 - ore 21:00 Arturo Cirillo porta in scena la commedia di Molière - info: www.teatrodiroma.net

DANZAFestival Internazionale della Danza(fino a 11 mar)Roma - Teatro Olimpico - Piazza Gentile da Fabriano, 17 - ore 21:00In scena la Compagnia Miguel Ángel Berna “Mudéjar… bailando mi tierra!” - info: www.teatroolimpico.it

MERCOLEDÌ 7

CULTURACiao America! (fino a 8 mar) - Roma - Palazzo delle Esposizioni - Via Nazionale, 194 - ore 21:00 - Sullo schermo “Medium Cool” di Haskell Wexler - info: www.palazzoesposizioni.it

MUSICAPollock ProjectRoma - Teatro Studio - c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Ambient jazz e musica libera - info: www.auditorium.com

CULTURAL’arte pubblica nel ’900 - Roma-MAXXI - Via G. Reni, 2/f - ore 18:00 - Lezione di Alessandra Muntoni dal titolo “Entra in scena l’architetto” - info: www.fondazionemaxxi.it

GIOVEDÌ 8

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICATASHA RODRIGUES-Osteria Nuova (Rm)-CROSSROADS Live Club - Via Braccianese 771 -ore 22:00-Umori, suoni e armonie dall’Africa al Sud America fino al Mediterraneo-infoline e prenotazioni: 06 3046645 - www.crossroadsliveclub.com

CULTURALibri Come(fino a 11 mar)Roma - Auditorium Parco della Musica - Viale P. De Coubertin, 30 - ore 18:00 - Il festival dei libri dell’Auditorium quest’anno e si presenta ricco di spunti - info: www.auditorium.com

MUSICABurlesque Diva’s DayRoma - Micca Club - Via P. Micca, 7/a - ore 19:00 Spettacoli di burlesque, live con Velvettoni & Sharon Moran. A segurie dj set con Feldene - info:

www.miccaclub.com

EVENTIBici a Roma(fino al 12 mar)Fiumicino (Rm) - Nuova Fiera Di Roma - Via Portuense, 1555 - ore 10:00/19:00 - A Roma la fiera dedicata alle due ruote a pedali - info: www.biciaromaexpo.it

MUSICALa Tua Fottuta Musica AlternativaRoma - Circolo degli Artisti - Via Casilina Vecchia, 42 - ore 21:30 - Poker di indie e alternative italiano con Drink to Me, News for Lulù, Appaloosa e GesamtKunstWerk - info: www.circoloartisti.it

VENERDÌ 9

MUSICAMACRO - Via Nizza (angolo via Cagliari), 138 - Roma-MACRO 138 - Via Nizza, 138 - ore 18:30Conversazione e dialogo con gli artisti partecipanti al programma di residenza del Macro. Stasera è il turno di Ishmael Randall-Weeksinfo: www.macro.roma.museum

MUSICAMama MarjasRoma - Rising Love - Via delle Conce, 14 - ore 22:00 - Reggae dal Salento. Sul palco anche Miss Mikela, Sistah Kinky, Kykah, Adriano Bono e Jamesinfo: www.risinglove.it

CULTURACiao America!(fino al 10 mar)Roma - Palazzo delle Esposizioni - Via Nazionale, 194 - ore 21:00 - Sullo schermo “Easy Rider” di Dennis Hopper - info: www.palazzoesposizioni.it

MUSICANobraino

Roma - Circolo degli Artisti - Via Casilina Vecchia, 42 - ore 21:30 - Indie cabaret. A seguire dj set con Loretta - info: www.circoloartisti.it

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICABILLY COBHAMOsteria Nuova (Rm)CROSSROADS Live Club - Via Braccianese 771 - ore 22:00 - Grande evento da non perdereinfoline e prenotazioni: 06 3046645 - www.crossroadsliveclub.com

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICALake Music Live (SCREAM FREEDOM - GLI DEI DEGLI OLIMPO)Bracciano (Rm)-Auditorium Comunale - via delle Ferriere-ore 21:00 - Rassegna di musica indipendenteinfo: www.lakemusicplace.it

SABATO 10

MUSICALittle Taver And His CrazyAlligatorsRoma - Micca Club - Via P. Micca, 7/a - ore 22:00 Rock’n’roll, rockabilly e surf da Reggio Emilia. A seguire dj set con La Notte del Giaguaro - info: www.miccaclub.com

CULTURANational Geographic Italia(fino al 13 mag)Roma - Palazzo delle Esposizioni - Via Nazionale, 194 - ore 10:00/19:00 - In mostra scatti di fotografi legati alla Society sul tema “Il senso della vita” - info: www.palazzoesposizioni.it

CULTURASalvador Dalì(fino al 30 giu)Roma - Complesso del Vittoriano - Via S. Pietro In Carcere - ore 9:30/18:30 - Erano anni che Roma aspettava una

mostra su Salvador Dalì e finalmente il momento è arrivato - Tel: 060608

MUSICALitfibaRoma - Palalottomatica - Piazzale dello Sport-ore 21:00 - Prevendite abituali

MUSICA99 PosseRoma - Orion - Viale Kennedy, 52 - ore 22:00 Riottosità vesuvianainfo: www.radiorockroma.it

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICAFUNK OFFOsteria Nuova (Rm)CROSSROADS Live Club - Via Braccianese 771 - ore 22:00 - La migliore marchin’ band italiana infoline e prenotazioni: 06 3046645 - www.crossroadsliveclub.com

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICALake Music Live (PATI - RAPSODI SMURINA)-Bracciano (Rm)Auditorium Comunale - via delle Ferriere - ore 21:00 - Rassegna di musica indipendente - info: www.lakemusicplace.it

DOMENICA 11

EVENTIUltra Temporary Vintage StoreRoma - Villa Valiani - Via R. da Forlì, 25 - dalle ore 12:00 - Solo per oggi una parte della villa si trasformerà in un negozio vintage di abbigliamento

e accessori. EVENTIMercato MontiRoma - Hotel Palatino - Via Leonina, 46/48 - ore 10:00/20:00 - Creativi, collezionisti e store selezionati vendono i propri pezzi migliori. Riferimento per lo shopping alternativo romano

CULTURACiao America!(fino al 13 mar)Roma - Palazzo delle Esposizioni - Via Nazionale, 194 - ore 21:00 - Sullo schermo “Five Easy Pieces” di Bob Rafelson - info: www.palazzoesposizioni.it

MUSICAEmis KillaRoma - Locanda Atlantide - Via dei Lucani, 22/b - ore 22:00 - hip hop - info: www.locandatlantide.com

CULTURALezioni di storiaRoma - Sala Sinopoli c/o Auditorium pParco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 11:00 Paolo Di Paolo introduce la figura di Maria Giuseppina Muzzarelliinfo: www.auditorium.com

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICAOmaggio al signor GOsteria Nuova (Rm) CROSSROADS Live Club Via Braccianese 771 ore 22:00 - Cover Band Giorgio Gaber - infoline e prenotazioni: 06 3046645 www.crossroadsliveclub.com

LUNEDÌ 12

MUSICABrad Mehldau TrioRoma - Sala Sinopoli c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Jazz per piano, contrabbasso e batteria

Page 18: VoiceOver Magazine N.10

18

Gli

EVENTIda non perdere

MARZO

info: www.auditorium.com

MUSICAPiano 3 + Francesco D’Andrea QuartetRoma - Teatro Vascello - Via G. Carini, 78 - ore 21:00 - Jazz sperimentale tutto italiano - info: www.teatrovascello.it

MARTEDÌ 13

CULTURASuoni e danze per un viaggio nel mondo di RumiRoma - Auditorium Parco della Musica - Viale P. De Coubertin, 30 - ore 21:00 In scena uno spettacolo tra musica, danza, video e poesia ispirato dai versi del più grande poeta persiano del XIII Secoloinfo: www.auditorium.com

MUSICANoel Gallagher’s High Flying BirdsRoma - Atlantico Live - Viale dell’Oceano Atlantico, 271 - ore 21:00 - Dal vivo il nuovo progetto musicale dell’ex Oasis - info: www.atlanticoroma.it

TEATROLi romani in russiaRoma - Cometa Off - Via L. della Robbia, 47 - ore 21:00 - Spettacolo di Elia Marcelli per la regia Alessandro Benvenuti. Simone Cristicchi tra i protagonisti - info: www.teatrodellacometa.it

MUSICARoberto Gatto, Han Bennink, Dado Moroni-Roma - Teatro Studio - c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Jazz - info: www.auditorium.com

DANZAFestival Internazionale

della Danza(fino al 18 mar)Roma - Teatro Olimpico - Piazza Gentile da Fabriano, 17 - ore 21:00 - In scena Eleonora Cassano in “Evita - La Duarte”. Coreografia e direzione di Silvia Vladimivsky, musiche di Sergio Vainikoff - info: www.teatroolimpico.it

MERCOLEDÌ 14

CULTURACiao America!(fino al 15 mar)Roma - Palazzo delle Esposizioni - Via Nazionale, 194 - ore 21:00 - Sullo schermo “Trash” di Paul Morrissey - info: www.palazzoesposizioni.it

MUSICAIvano Fossati (fino al 15 mar)Roma - Auditorium della Conciliazione - Via della Conciliazione, 4 - ore 21:00 - Da stasera, gli ultimi due concerti romani della carriera del cantautore - info: www.auditorium.com

CULTURAL’arte pubblica nel

’900Roma - MAXXI - Via G. Reni, 2/f - ore 18:00 Lezione di Renato Minore sulla figura di Massimo Bontempelli - info: www.fondazionemaxxi.it

GIOVEDÌ 15

MUSICAOkapi + Di GasbarroRoma - Fanfulla 101 - Via F. da Lodi, 5 - ore 22:00 Elettronica weird. A seguire dj set con Mondo Cane - info: www.fanfulla.org

MUSICAAppple PieRoma - Forte Fanfulla - Via F. da Lodi, 5 - ore

21:30 - Live e dj set folkinfo: www.fanfulla.org

MUSICALamalamelaRoma - Sinister Noise - Via dei Magazzini Generali, 4/b - ore 22:00 Lamentele - info: www.sinisternoise.com

CULTURADoris Salcedo(fino al 24 giu)Roma - MAXXI - Via G. Reni, 2/f - ore 11:00/19:00 - L’artista porta in mostra la sua “Plegaria Muda”: 166 unità scultoree nate da una ricerca condotta per tre anni nei ghetti del Sud Est di Los Angeles - info: www.fondazionemaxxi.it

MUSICAMr. T-BoneRoma - Circolo degli Artisti - Via Casilina Vecchia, 42 - ore 21:30 Roots e ska. A seguire dj set con Giovedissimo info: www.circoloartisti.it

VENERDÌ 16

MUSICANick The NightflyRoma - Teatro Studio c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Dal vivo il proggetto musicale dello storico speaker di “Monte Carlo Nights” - info: www.auditorium.com

MUSICACaparezza

Roma - Teatro Tendastrisce - Via G. Perlasca, 69 - ore 21:00-La questione meridionale vista da rapper pugliese Prevendite abituali

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICAMATT BIANCOOsteria Nuova (Rm)-CROSSROADS Live Club Via Braccianese 771 ore 22:00 - infoline e prenotazioni: 06 3046645 www.crossroadsliveclub.it

SABATO 17

MUSICAIl Teatro degli OrroriRoma - Orion - Viale Kennedy, 52 - ore 22:00 - Capovilla e soci presentano il nuovo album “Il Mondo Nuovo”info: www.radiorockroma.it

MUSICAFranco BattiatoRoma - Auditorium della Conciliazione - Via della Conciliazione, 4 - ore 21:00 - ”Up Patriots to arms” tour - info: www.auditorium.com

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICAEIFFEL 65Osteria Nuova (Rm) CROSSROADS Live Club Via Braccianese 771 ore 22:00 - infoline e prenotazioni: 06 3046645 www.crossroadsliveclub.com

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICALake Music Live (CATFISH - special guest I VERONIKA! presentazione nuovo Album)Bracciano (Rm)Auditorium Comunale via delle Ferriere - ore 21:00 Rassegna di musica indipendente - info: www.lakemusicplace.it

DOMENICA 18

CULTURACiao America!(fino al 15 mar)Roma - Palazzo delle Esposizioni - Via Nazionale, 194 - ore 21:00 - Sullo schermo “The Last Picture Show” di Peter Bogdanovichinfo: www.palazzoesposizioni.it

MUSICAIn Zaire + Heroin In ThaitiRoma - Locanda Atlantide - Via dei Lucani, 22/b ore 21:30 Tribalisimi rumorosi e death surf - info: www.locandatlantide.com

EVENTIMercato MontiRoma - Hotel Palatino - Via Leonina, 46/48 - ore 10:00/20:00 - Creativi, collezionisti e store selezionati vendono i propri pezzi migliori. Riferimento per lo shopping alternativo romano VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICAMIKE STERNOsteria Nuova (Rm)CROSSROADS Live Club Via Braccianese 771 ore 22:00 - infoline e prenotazioni: 06 3046645 www.crossroadsliveclub.com

LUNEDÌ 19

MUSICAOrchestra di Piazza Vittorio(fino al 21 mar)Roma - Sala Sinopoli c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Tre concerti per festeggiare il decennale dell’orchestra meticcia dell’Esquilino - info: www.auditorium.com

MUSICAJason MoranRoma - Teatro Studio - c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Dal vivo uno dei più giovani e talentuosi pianisti jazz di oggiinfo: www.auditorium.com

MARTEDÌ 20

MUSICAColapesceRoma - Locanda Atlantide - Via dei Lucani, 22/b ore 21:30 - Lorenzo degli Albanopower presenta il suo primo lp: “Un meraviglioso declino” - info: www.locandatlantide.com

MUSICAMaledetto JazzRoma - Le Mura - Via di Porta Labicana, 24 - ore 21:00 - Proiezione di un documentario, concerto monografico dedicato a George Benson con ospite Marco Rocchetti e jam session - info: [email protected]

MERCOLEDÌ 21

MUSICADaniele Silvestri & Pino MarinoRoma - Sala Santa Cecilia c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 In scena lo spettacolo musicale “E l’inizio arrivò in coda” - info: www.auditorium.com

CULTURADino Saluzzi, Anja Lechner, Felix SaluzziRoma - Sala Petrassi c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Vai col tango - info: www.auditorium.com

DANZAFestival Internazionale della Danza(fino al 25 mar)Roma - Teatro Olimpico - Piazza Gentile da Fabriano, 17 - ore 21:00In scena la Scuola di ballo Accademia Teatro alla Scala diretta da Frédéric Olivieri con “La Bayadère”, “Evening Songs” e “Larmes blanches” - info: www.teatroolimpico.it

GIOVEDÌ 22

MUSICAThe Field + EsperanzaRoma - Locanda Atlantide - Via dei Lucani, 22/b - ore 21:30-Axel Willner torna a Roma per presentare il nuovo “Looping State Of Mind” - info: www.locandatlantide.com

CULTURACiao America!Roma - Palazzo delle Esposizioni - Via Nazionale, 194 - ore 21:00 - Sullo schermo “Images” di Robert Altman - info: www.palazzoesposizioni.it

VENERDÌ 23

CULTURAArte cinetica e programmataRoma-Galleria Nazionale d’Arte Moderna - Viale Delle Belle Arti, 131-ore 8:30/19:30 - Retrospettiva dedicata al movimento artistico e ai gruppo italiani ed europei che lo hanno abbracciato - info: www.gnam.beniculturali.it

MUSICAMarc RibotRoma - Sala Petrassi c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Sperimentazione chitarristiche - info: www.auditorium.com

MUSICARed Light Century + The Old MatesRoma-Sinister Noise - Via dei Magazzini Generali, 4/b-ore 21:00-Indie rock-info: www.sinisternoise.com

MUSICA

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19

Gli

EVENTIda non perdere

MARZO

Gianluca GrignaniRoma - Orion - Viale Kennedy, 52 - ore 22:00 - info: www.radiorockroma.it

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICARIFF RAFF AC/DC Osteria Nuova (Rm)-CROSSROADS Live Club Via Braccianese 771 - ore 22:00 - Tribute Bandinfoline e prenotazioni: 06 3046645 - www.crossroadsliveclub.com

SABATO 24

CULTURACiao America!Roma - Palazzo delle Esposizioni - Via Nazionale, 194 - ore 21:00 - Sullo schermo “Pat Garrett and Billy the Kid” di Sam Peckinpah - info: www.palazzoesposizioni.it

MUSICAGiovanni Lindo FerrettiRoma - Orion - Viale Kennedy, 52 - ore 22:00 - info: www.radiorockroma.it

MUSICAFiorella MannoiaRoma - Palalottomatica Piazzale dello Sport-ore 21:00 - Prevendite abituali.

MUSICACaracallas Total ShowRoma - Angelo Mai - Via delle Terme di Caracalla, 55/A - ore 22:00 - Spettacolo-concerto a cura di Francesco Forni e Armando Pirozzi. A seguire dj set con Bluemotion - info: www.angelomai.org

MUSICABen L’Oncle SoulRoma - Sala Sinopoli c/o Auditorium pParco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Gente che riesce a diventare famosa con una cover di “Seven Nation Army” - info: www.auditorium.com

MUSICAAmycanbe + Vegtable GRoma - Circolo degli Artisti - Via Casilina Vecchia, 42 - ore 21:30 Slow electro indie. A seguire dj set con Screamadelica - info:

www.circoloartisti.it

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICABLACKBERRY’S BandOsteria Nuova (Rm)-CROSSROADS Live Club - Via Braccianese 771 -ore 22:00 - Rolling Stone Tribute - infoline e prenotazioni: 06 3046645 www.crossroadsliveclub.com

DOMENICA 25

MUSICAYar EnsembleRoma - Teatro Studio - c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 Indie rock da Londra. A seguire dj set - info: www.auditorium.com

MUSICAEugene ChadbourneRoma - Dal Verme - Via L. dal Verme, 8 ore 22:00 - Tre live di elettronica spaziale dala label di Lorenzo Senni Burgerdreams

LUNEDÌ 26

MUSICAErica Mouore 21:00Teatro Parioli - Peppino De FilippoVia Giosué Corsi, 20Info: 06.8073040www.pariolinmusica.it

MARTEDÌ 27

CULTURAFucking Good ArtRoma - MAXXI - Via G. Reni, 2/f - ore 18:30

Nel pensiero comune, “artista” e “uomo che non vuole legami per viaggiare senza meta” si corrispondono - info: www.fondazionemaxxi.it

CULTURACiao America! (fino al 28 mar) - Roma-Palazzo delle Esposizioni - Via Nazionale, 194 - ore 21:00 - Sullo schermo “Badlands” di Terrence Malick - info: www.palazzoesposizioni.it

MERCOLEDÌ 28

MUSICAMan on Wire + Omid + Sad Side ProjectRoma - Init - Va della Stazione Tuscolana, 133 ore 22:00 - Showcase di indie italiano firmato Jestrai - info: www.initroma.com

MUSICAMestRoma - Traffic - Via Prenestina, 738 - ore 22:00 - Punk rock dagli States - info: www.trafficlive.org

TEATROIncendiRoma - Teatro India Lungo Tevere Re Papareschi, Via Pierantoni, 6 - ore 21:00In scena lo spettacolo di Wajdi Mouawad per la regia di Renzo Martinelliinfo: www.teatrodiroma.net

GIOVEDÌ 29

CULTURA

Andrea Rivera(al 31 mar)Roma - Teatro Ambra Jovinelli - Via G. Pepe, 43 - ore 21:00 - Teatro da citofono. In scena lo spettacolo “Pericolo pubblico” - info: www.ambrajovinelli.org

MUSICASimple PlanRoma - Orion - Viale Kennedy, 52 - ore 22:00 Power pop da classificainfo: www.radiorockroma.it

MUSICASamuele BersaniRoma - Auditorium della Conciliazione - Via della Conciliazione, 4 - ore 21:00 - info: www.auditorium.com

MUSICAFedezRoma - Circolo degli Artisti - Via Casilina Vecchia, 42 - ore 21:30 Hip hop - info: www.circoloartisti.it

VENERDÌ 30

MUSICADarkness FallsRoma - Circolo degli Artisti - Via Casilina

Vecchia, 42 - ore 21:30 - Indie e wave al femminile dalla Danimarca - info: www.circoloartisti.it

EVENTIPhotoshow(fino al 2 apr)Fiumicino (Rm) - Nuova Fiera Di Roma - Via Portuense, 1555 - ore 10:00/19:00 - Torna a Roma il principale appuntamento fieristico italiano dedicato alla fotografia e all’Immagine digitale - info: www.fieraroma.it

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICAARTI & MESTIERI-Osteria Nuova (Rm)-CROSSROADS Live Club Via Braccianese 771 ore 22:00 - infoline e prenotazioni: 06 3046645 www.crossroadsliveclub.com

SABATO 31

MUSICABandabardòRoma - Orion - Viale Kennedy, 52 - ore 22:00 Sirecupuera la data rimandata causa neveinfo: www.radiorockroma.it

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICAARTI & MESTIERIOsteria Nuova (Rm)-CROSSROADS Live Club Via Braccianese 771 - ore 22:00 - ABBADREAM infoline e prenotazioni: 06 3046645 - www.crossroadsliveclub.com

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20

Il

SAPORE DELLA MUSICA Ogni mese una ricetta diversa, da preparare a suon di musica.Press play and let’s start cooking

Cimentarsi con i grandi che hanno fatto la storia della musica è sempre un im-presa ardua ma è da questi personaggi che escono i piatti e le ricette migliori, almeno lo spero!.

Un nome, Bruce Springsteen, una leg-genda. “Io sarò anche il presidente, ma lui è e resta il Boss” (Barack Obama); un soprannome guadagnato a colpi di Rock. Con le sue canzoni, ha aiutato generazio-ni di americani non solo metaforicamen-te. Con l’album The Rising è intervenuto sulla tragedia degli attentati dell'11 set-tembre aiutando fattivamente la popola-zione del New Jersey, dove è nato.Non sto qui a raccontarvi la sua storia, a marzo infatti uscirà il suo nuovo album e tour negli States. Quindi, per omaggiare questo grandioso artista, gli dedichere-mo una Cheescake in the U.S.A. Prepa-rate la Playlist, gli Ingredienti e let’s start coking!

Iniziamo con l’ultima arrivata, la nuova canzone del Boss We take care of our on con la giusta carica. Mettete sul fuoco 2 cucchiai di zucchero, lasciatelo sciogliere aggiungete i blueberry, lasciateli cuocere per 2-3 minuti circa. Fate lo stesso con i lamponi. Frullate il tutto lasciando le due salse separate.Occhi aperti e non Blinded by the light perché vanno frullati con un cutter i bi-scotti; quando saranno sbriciolati per

bene fate sciogliere il burro in un pentolino e unitelo ai biscotti. Aspettando qualche minuto, per non bruciarvi, preparate la base con i biscot-ti ricoprendo con l’impasto il fondo di quattro bicchieri o degli stampi mono-porzione.Lasciatelo solidificare in frigorifero. Montare la panna è un’operazione che richiede la giusta carica, e quale pezzo se non Born in the U.S.A.? Prendete le fruste e montatela a neve. Quando la panna sarà montata perfetta-mente, è ora di trasferirci per le Streets of Philadelphia. (Passatemi la battuta). Prima di unire il philadelphia alla panna lavoratelo con lo zucchero a velo in una terrina, poi aggiungete a mano a mano la panna girando sempre dal basso verso l’alto.

Tutto è pronto. Per completare la ricet-ta va preparato il piatto e non è un caso che ad accompagnarci in sottofondo ci sia Born to Run la canzone simbolo del Boss. Prendete i bicchieri con la base biscottata e iniziate a sovrapporre uno strato di impasto della cheescake, salsa ai lamponi, cheescake, salsa ai mirtilli fino a riempire i bicchieri. Lasciateli so-lidificare in frigo.Dopo 20 minuti avrà la giusta consisten-za e sarete pronti ad assaggiarlo e gu-starvi un Glory Day.

di Marco Filacchioni

PLAY LISTWe Take Care Of Our Own Blinded by the LightBorn in the U.S.A Streets of PhiladelphiaBorn to RunGlory DaysThe RiverHungry HeartI'm on FireThe Rising

INGREDIENTI(per 4 persone)

5 digestive (o biscotti a piacere) 80/100g circa

300g Philadelphia75g zucchero a velo

200ml Panna montata25g Burro

100g Mirtilli 100g Lamponi

4 cucchiai di Zucchero

Cheescake in the U.S.A.

H“Hey kid, you think that's oil? Man, that ain't oil, that's blood”

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FFrancesco, un mio amico, si iscrisse all’Ac-cademia Delle Belle Arti, dopo aver inva-no cercato di far felice il padre frequen-tando Scienze Politiche per due anni e aver dato quattro esami, per l’università di allora, Francesco non stava messo poi male con i corsi di studio, ma era insod-disfatto, si sentiva in una sorta di limbo, aspettando con rassegnazione la destina-zione definitiva.Un pomeriggio ci ritroviamo a fare un giro con Emilia, una tipa molto alternativa (detto tra noi… Mi piaceva), che ci propo-se di andare a una festa speciale, dove ci sarebbero state delle performances

artistiche, un po’ concettuali. Francesco piaceva a Emilia, e quindi ero rassegnato a reggere il moccolo, ma Ciccio non se la filava, lui era rapito dalle performance, mi sembrava John Belushi in “The Blues Brothers” quando inizia a vedere la luce. Ciccio il giorno dopo andò in Accademia, prese informazioni e aspettò gli esami di ammissione, li superò e, superò soprat-tutto l’esame, apparentemente proibitivo e decisamente ostico, con il padre. Sono passati un po’ di anni e vi assicuro che Cic-cio si ritiene un uomo fortunato, ha fatto quello che sognava, si destreggia fra ma-teriali, colori, fotocamere e, purtroppo, computer.A volte mi fermo a guardarlo quando, come dice lui, è in fase creatina e, mi vie-ne spontaneo chiedergli se quelle strane alchimie gli sono state insegnate in ac-cademia. Lui mi sorride e mi dice di no, ma farebbe altre mille volte l’Accademia. Quest’ultima gli ha insegnato poco, ma gli ha dato tanto, ha intriso le sue narici di odori di legno, di colori, di polvere di

stucco, di palline di polistirolo, di toner, di acido acetico, di sbianca… E soprattutto lo ha reso pregno della curiosità di guar-dare.Andare a bottega, per nutrire, come i giovani talenti di un tempo, volontà, sensibilità, competenza tecnica e intelli-genza, a diretto contatto con simili e non, respirando arte in ogni istante. Porta al sogno appassionato dell’immaginazione. Aprire uno spazio artistico, affinché si possa regalare una congrua opportunità ai viaggiatori di nutrirsi del mondArte e di sperimentare, percepire sempre in modo più peculiare la realtà circostante, svilup-

pando la capacità di scoprire nuovi linguaggi, nuove visioni, di ascoltare edemozionarsi, di provare meraviglia della no-stra potenzialità troppo spes-so sottovalutata.Il gesto creativo (spesso sopi-to) deve riprendere vigore in un potente e giocoso confron-to con gli altri, facendo sue le grandi lezioni degli artisti del passato, ma soprattutto con i contemporanei. Allora perché non riusciamo a capire l’im-portanza dell’Accademia?

Perché vorremmo che ci vengano risolti tutti gli assiomi dei processi tecnici della creatività.Kant dice: “Arte è libertà creatrice Arte è libera da qualsiasi regola l’oggetto artisti-co è tale solo se creato spontaneamente. Se la bellezza artistica fosse riducibile alla semplice esecuzione di un insieme di re-gole prestabilite, l’arte sarebbe un’attivi-tà puramente meccanica. L’opera d’arte sarebbe eseguibile automaticamente da parte di chiunque avesse appreso le regole dell’arte. Dunque l’arte è tale se e solo se non segue nessuna regola prede-terminata […] l’artista segue delle regole ma queste non vengono a lui imposte dall’esterno, è lui stesso che liberamente le crea…”Francesco dopo avermi menzionato il pensiero di Kant (in passato, risultatomi poco simpatico), mi ha convinto, e penso che a tornare indietro avrei scelto anch’io le performances dei concettuali, all’uscita con Emilia… Che fra l’altro non sapeva ne-anche baciare.

di Giuseppe Carella

Arte/Design

CarRellate D’ARTE

CICCIOe L'ACCADEMIARacconto semi-serio di un ragazzo

che avrebbe voluto essere artista. E c'è riuscito.

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Sol LeWitt

InstallationKaldor Family

Collection AGNSW

Sol LeWitt MuralNYC's Columbus Circle subway station

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Lasciarsi andare al pianto, riconosce-re la vera bellezza quando la si vede ma non saperla descrivere a parole, una filosofia di vita, la voglia sfrenata di essere indipendenti ma al tempo stesso aver paura del futuro e di af-frontarlo da soli: siamo noi; siamo gio-vani. Quando si parla di noi si pensa sempre al peggio, di giovani irrespon-sabili incapaci di pensare con la pro-pria testa, influenzati da una società che sembra portarci ad essere ciò che in realtà non siamo per piacere alle altre persone e non sentirci "diversi." Io sono giovanissima, ho sedici anni, e non voglio essere rappresentata da quest'immagine che poi molto spesso non è la verità, ma un'illusione creata solo perché è più facile spiegare la no-stra generazione in questo modo, an-zichè ascoltarci, saper interpretare le nostre paure, i nostri sogni, aprire gli occhi e rendersi conto che il mondo è bello perché è vario. Noi giovani, oggi siamo chiamati ad essere studenti e figli, ma siamo anche chiamati a cono-scere diverse cose, sperimentare varie emozioni tra cui l'odio e la cattiveria come è giusto che sia. Credo che sia giusto perché per combattere questi sentimenti, dovremmo conoscerli, per contrastarli dovremmo individuarne il punto debole e disintegrarli, facendoli uscire dalle nostre vite. Ma se la fami-glia è davvero ciò che dovrebbe esse-re, essa ci insegnerà che al mondo non ci sono sono la cattiveria e l'odio, ma anche sentimenti come la gratitudine, l'umiltà e la generosità, sentimenti che potrebbero rendere migliore non solo la nostra vita, ma anche quella di chi ci sta accanto. Ma, al contrario di ciò che si possa pensare, andando contro una gran parte dell'opinione pubblica, noi giovani siamo davvero degli esseri sensibili, esseri che hanno bisogno di qualcuno, sempre, al loro fianco. Esseri in cui si può investire gran parte del proprio amore, perché, anche se spesso non lo dimostriamo, la ricompensa, ciò che torna indietro da parte nostra, è sempre dieci volte tanto. Siamo esseri di cui si può andar fieri, ma quando non è così, quando ci

mettiamo nei guai, non è perché sia-mo cattivi, al contrario, molto spesso è una semplice e disperata richiesta d'aiuto che poniamo ai nostri cari, difronte ai problemi che la vita ci presenta, difronte alle difficoltà che in alcune situazioni sembrano essere più grandi di noi; aspettiamo solo che qualcuno se ne accorga e ci porga una fune facendoci capire che non siamo soli, mai; una fune chiamata speranza. Ma soprattutto si, siamo esseri che abbiamo un grandissimo bisogno di amare, ma anche di esseri amati a no-stra volta. Ragazzi, non scoraggiamo-ci, distinguiamoci dall'immagine che ci viene associata e dimostriamo ciò che siamo realmente, i problemi, non lo nego, ci sono e ci saranno sempre; la differenza la fa il modo in cui deci-diamo di affrontarli, la differenza sia-mo noi! Spesso basta solo una piccola scintilla per far esplodere una carica enorme; con quella scintilla il mondo, il nostro mondo, può cambiare dando-ci la possibilità di riscattarci e di far ri-credere chi ancora non crede in noi. E' un'impresa? Si, ma è un'impresa dove si guadagna più di ciò che si spende. Regaliamoci un'opportunità, quell'op-portunità di dimostrare che sappiamo ragionare con la nostra testa che, cre-detemi, non è un'utopia!

Centro StudiARCADIA Acli

Via della Fenice, 500055 Ladispoli

tel 06.9947592 - [email protected]. arcadiacentrostudi.it

centro studi arcadia

22

NOI GIOVANINEL MONDO.

scritto dalla studentessa Adria Varone

Come nasce l'idea del dress code?«Un po' stanchi delle solite serate, abbia-mo iniziato con l'intento di creare qualco-sa di diverso che coinvolgesse il pubblico in prima persona. Ne è nata Extravagan-za: un grande contenitore di scenografie, musica, performance e costumi. Per ogni tema ci lasciamo influenzare da tutto ciò che ci circonda: telefilm, cinema, musica e moda: Love Boat; Medical; Rockabilly; Geriatric; Woodstock; Galà Bordello sono solo alcuni dei tanti temi che abbiamo fatto. Siamo molto attenti nella ricerca dei dettagli, ma spinti sempre da tanta autoironia. Il risultato è positivo: la gente ha sempre più voglia di partecipare a se-rate del genere».Chi c'è dietro extravaganza?«Extravaganza è un progetto targa-to Demò, un gruppo di cinque amici, ognuno proveniente da diversi ambiti lavorativi (grafici, designer, videomaker, musicisti, compositori, scrittori, ingegneri gestionali, PR) che hanno deciso di unire il loro know how per coordinare e pro-gettare a 360° qualsiasi tipo di evento. Vogliamo scuotere fino al limite la creati-vità e la libertà di espressione della gente e creare dei bei momenti da ricordare. Momenti che rimangano impressi come in una fotografia».Tutto si svolge all’interno di Lanificio 159, come mai la scelta di una location del genere?«Il Lanificio 159 è sicuramente uno dei migliori locali a Roma. Abbiamo iniziato a collaborare con loro saltuariamente già prima di progettare Extravaganza e ci siamo resi subito conto che gli spazi si prestavano bene alle nostre esigenze sce-nografiche. Anche lo stesso staff del Lani-ficio crede molto nel progetto e ci suppor-ta con professionalità e coinvolgimento, dal personale addetto alla sicurezza che intrattiene con noi la gente in attesa all'ingresso ai barman che ad ogni evento sfoggiano look in tema con la serata».Un anticipo sui prossimi dress code?«I dress code sono top secret e vengo-no svelati solo poche settimane prima dell'evento sulla nostra pagina Facebook Se siete curiosi, vi invitiamo ad iscrivervi. Siamo certi che non rimarrete delusi».Un aneddoto simpatico su di voi?«Basterebbe spiarci ogni volta che alle-stiamo qualche scenografia per Extra-vaganza. Potreste trovarci su un'ambu-lanza degli anni '60 a sirene spiegate o su un vecchio calesse a prenderci al lazo. L'evento per noi inizia già dal "montag-gio". Siamo cinque pazzi che fanno il la-voro più divertente del mondo!Creatività allo stato puro ragazzi...accen-

dete la lampadina del cervello e volate con la fantasia...possiamo finalmente spogliarci di tutto ciò che si è nella vita di tutti i giorni per calarsi nelle braghe di qualcunaltro, magari un anziano signore in ciabatte e plaid oppure da ultimo dei mohicani, oppure ancora da allegro chi-rurgo, con un’unica raccomandazione ...quella di non prendersi mai troppo sul serio! Hasta la vista amigos».

www.facebook.com/eventidemo

LaBACHECAdiALLURE

[email protected]

di Allure

CProbabilemte è il mantra che recita ognuno di noi quando tra amici un pò perplessi ci si domanda “E stasera che si fa?”. Stanchi dei soliti schemi? Dei locali troppo bon ton o troppo scatafascio? Beh come solito Allure vi da una dritta. Vi dice nulla Extravaganza? Si tratta dell’associazione di cinque men-ti argute che hanno deciso di imbat-tersi nell’organizzazione di serate folli e

indimenticabili, quelle di cui ti ritrovi a parlare anche a distanza di anni, che ri-mangono a lungo negli archivi temporali di tutti coloro che ne prendono parte. Qui non esistono tabù nè regole precise se non un dress code da seguire in base al tema della serata. Mi rivolgo a loro, ho difronte caratteri decisi e variegati, sono veramente curiosa di sapere cosa li ha spinti nell’impresa.

Che barba... Che noia... Non succede mai niente!C’era qualcuno che non faceva che ripeterlo vi ricordate?

Nel rispetto della legge n.28 del 22/02/2000 in materia di disposizioni

per la parità di accesso ai mezzi d’informazione durante la campagna

elettorale e per la comunicazione politica pubblicata VoiceOver Network

comunica in vista delle elezioni amministrative del 6 e 7 maggio 2012 e dei possibili ballottaggi del 20 e 21

maggio 2012 che mette a disposizione pagine a pagamento del magazine, del

portale web e della web radio per la diffusione di comunicazioni pubblicitarie

delle diverse formazioni politiche. L’associazione culturale VoiceOver

garantisce pari trattamento per tutti i candidati e per tutti i partiti. I listini prezzi sono pubblici e verranno pubblicati il 15

marzo 2012 sul sito webwww.voiceovernetwork.it

AVVISOPER PUBBLICITÀ

ELETTORALI

Page 23: VoiceOver Magazine N.10

23

- Alla tua età credi ancora nelle favole?Questa è una domanda che spesso mi sento ripetere- Sì,sì,sì!!!Rispondo sempre così, con convinzione, oggi più che mai!Anzi sono così convinta in questo periodo che lo scrivo, lo ribadisco e lo sottoscrivo… Aggiungo anche: Che Fortuna!Che fortuna… Ci sono ancora le favole che illudono, che permettono ad un lupo e una capretta di incontrarsi, in una capanna buia, durante una notte di temporale.

[…] “Anch’io se fossi capitato in questa capan-na da solo, in una notte di temporale, mi sarei sentito perduto”. Anche il lupo non aveva capito che il suo com-pagno era una capra.

Non solo in una favola vera può capitare anche che né il lupo né la capra capiscano l’identità dell’altro e che diventino amici.

[…] “Di solito vado a cercare qualcosa da mangiare nei dintorni, ai piedi della monta-gna dove abito.”“Anch’io faccio cos씓Da quelle parti il cibo è molto buono”“Sì, il profumo è invitante”“E morbido da masticare”“Anche se lo mangi tutti i giorni non ti stanca”[…] “Che buona l’erba” disse la capra. “Che buona la carne” disse il lupo… Ma il fragore di un tuono coprì quelle parole.“Sai da bambino ero magrolino: anche adesso lo sono, ma a quei tempi mia madre mi dice-va sempre: mangia ancora, mangia ancora!”“Ma guarda, anche la mia mi diceva; Se non mangi abbastanza non riuscirai a scappare.

Ti mancherà il fiato per correre”“Ah,ah,ah, ci assomiglia-mo veramente molto”

Sono così felice nel vedere come la loro ami-cizia, pur agevolata dalle circostanze, sia così spontanea, sincera, tenera!

[…] “Improvvisamente il boato di un tuono fece tremare la capanna.“Aiuto!”I due si strinsero.Ah, scusami, è che mi sono spaventato”“Sì,non importa,anch’io ho avuto paura”“Però, ci assomigliamo molto, vero?”“Abbiamo avuto la stessa reazione”“La prossima volta, perché non ci troviamo a mangiare col bel tempo?“Va bene. Pensavo che sarebbe stata una pes-sima serata, per via del temporale, ma sicco-me ho incontrato un buon amico, si è rivelata migliore di quanto non m’immaginassi”

Quando il temporale finisce i due amici si salutano cortesemente, dandosi appunta-mento per il giorno dopo. L’autore lascia un finale apertoIo, che credo ancora nelle favole, sono con-vinta che la favola finisca con il trionfo della loro amicizia, inconsueta ma possibile proprio perché l’amicizia non ha schemi predefiniti, non ha limiti e confiniI bambini che credono nelle favole lo sanno molto bene, senza aver bisogno di nessuno che glielo insegni, Purtroppo quando si diven-ta grandi tutto ciò si dimentica.

Tratto da “In una notte di temporale” di Yuichi Kimura, Salani

Educarci all’altro: stralci d’autore per raccontareun mondo sempre più uguale e sempre più diverso.

LeCARTEdiPETERSIN UNA NOTTE DI TEMPORALE

di Marina Marcucci

Page 24: VoiceOver Magazine N.10

È una fortuna che gli uomini eterosessuali siano piuttosto esclusi dalla moda,

un anno abbiamo la donna burlesque, un anno la donna in carriera. Se gli

stilisti fossero maschi ed eterosessuali andrebbe di moda sempre la donna

vacca.//////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////

Perché la mia generazione non può sognare un'Italia senza corruzione,

un'Italia dove la "furbizia" non sia un valore superiore all'onestà, un'Italia

affidabile, lavoratrice come i nostri cugini d'oltralpe, dove gli imprenditori del

"quartierino" siano semplicemente dei delinquenti, dove l'evasione fiscale

sia semplicemente un reato, come una comune rapina? Un'Italia civile, quella

civiltà che, 2000 anni fa, siamo stati noi a far conoscere al mondo intero?

credo che lei mi debba delle spiegazioni. Ieri sera, infatti, sono rincasata dopo una dura giornata di lavoro, tra impegni al mi-nistero, consulenze private, ripetizioni di greco al figlio ritardato del notaio et due partite professionali di bridge con l’associa-zione “Zie di Ostuni” che si trova in trasfer-ta a Roma. Visto che il mio maggiordomo è in USA per un corso di aggiornamento ob-bligatorio alla Casa Bianca et - infausta con-comitanza - il suo vice è in ospedale con gli orecchioni, et - colmo della sfortuna! - il vi-ce-vice si è preso uno sciagurato permesso di ben tre giorni per tornare in Nigeria per rivedere i suoi 14 figli (adducendo come giustificazione il fatto che non li vede dal ’92... non c’è davvero limite al patetismo della servitù!)... insomma: trovandomi in questi giorni a deficere dei miei inservienti negri, devo sbrigare un po’ di vili occorren-ze domestiche quotidiane da sola. Non dico fare la lavapiatti e il bucato, per l'amor

del buon Dio che sempre ci guarda et, come nella Genesi, si compiace! I piatti di porcel-lana li butto dalla finestra dopo averli usa-ti, è ovvio, et anche le mutande sporche, le appallottolo et lancio giù dal balcone in testa alla plebaglia che abbia l'ardire di passeggiare troppo accostata ai muri della mia magione - ma questo lo faccio anche comunemente: è così digestivo il lancio del piatto fuori dalla finestra senza neanche alzarsi dalla tavola, tra un rutto all’escargot et un peto al caviale... è così rasserenante gettare le mutande di seta con la sgomma-ta marròn in faccia agli interinali, agli ope-rai e ai disoccupati, e a tutta quella feccia che sogna il posto fisso vicino a mammà, come dice la mia ministrevole collega, non crede dr. Suppinski? Ma sto divagando, ac-cidenti!, me lo diceva sempre la maestra di filosofia morale medievale alla scuola elementare dei gesuiti... “Paolina Severina, su non divagare! Torniamo ai principi di

economia domestica di Kant!”. Insomma, per farla breve, dr. Suppinsky, anche ieri sera, rincasando, ho dovuto aprire di mia mano la cassetta delle lettere e arraffare la corrispondenza. E tra le bollette (che cestino, tanto le pagherò tra 18 anni con una risibile mora), richieste di raccoman-dazioni di vecchi amici (che ignoro, perché noi del governo Monti siamo quelli onesti) e inviti a cena dell'emiro del Stikazzistan (che declino garbatamente perché so che è interessato solo al mio quattrino e non al mio buon cuoricin), che cosa mi ritrovo tra le manin? Una busta gialla con dentro una banconota da 20 euro et un bigliettin che reca scritto in sul rovescio: “Omaggio del dr. Suppinsky”. Ora io mi domando et dico: che cosa l'ha spinta a questo inconsueto et inconsulto gesto? Forse che noi ci conoscia-mo? Forse che lei mi deve qualcosa? Forse che intedeva raccomandarmi suo nipote (ma con 20 euro per cosa crede di poter

raccomandare qualcuno, per la pizzeria dell'egiziano di via Teomondo Scrofano a Vibo Valentia?)? O forse che intendeva at-tuare una sottile et impertinente presa per il deratano della sottoscritta, magari per via della mia limpida et onesta et ammirevole trasparenza nel dichiarare pubblicamente che mi incamero onestamente 7 milioni di euro lordi l'anno, ovvero 250 mila euro net-ti al mese, ovvero 8 mila euro puliti puliti al giorno, mentre la media degli italiani ne pi-glia 23 mila all'anno e i più sfigati (che non son pochi) tirano a campar con mille euro al mese se poi a mille ci arrivano??La prego fornire risposta precisa et circo-stanziata.

Sua (eccellenza)Ministra Paolina Severina

*****Per ragioni di precisione et circostanzia-zione et brevitas risponderò solo all'ultima delle sue domande: sì.

te vojo dì ’na cosa, ma la vojo dì a tutti i giornalisti demmerda come te. Ah, prima me devo presentà. So’ er capo de la ban-da de tombaroli de la negropoli de Cerve-teri, nun so se me spiego – perché io me spiego ma nun me piego, cioè... me piego ma nun me spezzo, però se me ’ncazzo te spezzo! Perché c’è un giornalista demmer-da der Coriere che ha scritto che ce stan-no i tombaroli che se portano via i vasi e i mosaici e li mortacci loro. E dice che è ’no schifo e che ce dovrebbero fermà, se no je tolgono l’unnesco, ar sito der cazzo. Je

vojo di’, a ’sto giornalista, a tutti li giorna-listi demmerda der monno, che de certe cose nun se deve parlà, perché chi nun par-la campa, e chi parla crepa, o dice anche er proverbio. Nun so se rendo – perché io rendo, ma nun m’arendo... però se me ’ncazzo poi sò orendo! De ’ste cose nun se deve parlà: de la negropoli, de li negri, de la monnezza, der lavoro nero, de li morti ammazzati, de la droga, de li mortacci loro, de tutte ’ste cose ce occupamo noi, che ce capimo. Perciò io giro intorno alla negropoli quanto me pare, con la smart

e co’ l’occhiali scuri, e controllo che i regaz-zini spaccheno tutto per bene, che quanno viene l’unno... L’unnesco... Come cazzo se chiama, qua ce deve stà er macello vero, così quello je toje er padrocinio, e noi famo er ladrocinio, e poi ce costruimo l’arbergo. Ma questi sò cazzi mia, e voi ve dovere fa li vostri, cioè dovete parlà de la farfalla de

Belen. Se no, ve famo scoppià le rote, e er cervello.

Giggi er tombarolo*****Egregio signore, le garantisco che in questo magazine nessuno scriverà mai una riga su tale argomento.

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La SUP@POSTA del Dr. Suppinski

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Egregio dr. Suppinsky,

A stronzo,

IIl dr. Sarlo Suppinski, tuttologo di fama internazionale e professore emerito in sette università sparse nel globo, risponde ogni mese alle domande dei lettori.Scrivete, a vostro rischio, a [email protected].

UNA POLTRONAPER DUE

FischiperFIASCHIStefano Fiaschi

QUELLO CHE C’È... C’È! CON SCONTI INCREDIBILI E VERI!

Page 25: VoiceOver Magazine N.10

AAlla fioca luce delle ultime candele, in questi freddi giorni di venti devastanti, polveri che si alzano nelle strade, lontani richiami di animali perduti, qui e ora, ho acquisito una nuova consapevolezza: la Terra non è fatta per gli uomini.La Natura non ci vuole, disprezza la nostra specie come noi abbiamo sempre fatto con Lei. Il mondo si è ribellato all’opera distruttiva degli umani; la loro cupi-digia ha fatto il resto.Non ne sento la mancanza, non mi piacerebbe essere con nessun altro tranne me in questo momento. Il ri-cordo di mia moglie, quello mi perseguita, ma anche lei diviene spesso un flebile ricordo di cui posso fare a meno. Le giornate sono lunghe, lunghe e senza fine, ma stare solo è una terapia che allarga la mente. E ti constringe a pensare.Così, anche se il tempo si dilata e non c’è più alcuna distinzione tra il giorno e la notte, tranne che il riflesso opaco di un sole imbrunito che penetra sempre più a fatica, riesco a capire con esattezza il mio ruolo, giorno dopo giorno, qui e ora!Gli echi di morte rimbalzano tra le pareti di questa stanza e tra le membrane del mio corpo, urla strazianti di antichi pensieri che perdono consistenza e contatto con la realtà.Il pensiero.Nel momento stesso in cui non c’è nessun’altra forma di confronto, quando non esistono più nè paragoni nè accompagnamenti... a che serve? Che motivo ha di esistere? Che motivo ho di dare voce o spiegazione a quanto ho saputo, immagazzinato, riflettuto nella vita?L’ultimo uomo sulla terra!Suona strano se paragonato al fatto che fino a qualche giorno fa non lo erodopo aver pensato di esserlo stato. Poi ho risolto il problema.Ed eccomi, pronto a dire, ingarbuglia-re il cervello, fare con le poche forze rimaste.Quando tutto il cibo finirà sarà forse ar-rivato il mio momento?

Nessuno lo saprà mai.Così come la prova che io sia vivo non sussiste perchè nessuno lo può dimostrare!Tante volte ho detto che tutto questo mi sembrava strano, che poteva essere qualsiasi cosa e il contrario di tutto.Nell’avamposto di mondo che mi ospita, ho passato gli ultimi mesi a ripetere e ripetermi che ero l’ul-timo uomo sulla Terra.Presenze umane a cui sono riuscito a togliere la vita hanno messo in dubbio il mio principio base; poi sono riuscito a rimanere di nuovo solo e a dimostrare il mio assioma.Buio, fame, freddo, malattie: questi sono i miei compagni.Vago da giorni per dimostrare la mia tesi e non ho trovato niente e nessuno in grado di confutarla.L’esistenza ha preso una nuova piega e io ne faccio parte.Lascio questo testamento in memoria di me, a quanti riusciranno un giorno a ripopolare questa terra ormai distrutta.Per quante volte l’abbia detto, ammetto di essermi sbagliato.E lo ripeto, qui e ora.Io NON sono l’ultimo uomo sulla Terra. Nos-signore.Il nuovo corso degli eventi ha fatto sì che ac-cadesse un miracolo.

Da queste ceneri, da queste polveri che scorrono tra le mie mani ger-

moglierà il seme della Nuova Rinascita.Lo dico Io.Io che sono il capostipite, l’Adamo della Nuova Era.IoQui e ora.

Il primo uomo sulla Terra.Per sempre....

Lo urlo al buio, negli angusti perimetri della notte.E quando un cane abbaia capisco che è tempo di ri-cominciare.

Fine

©Copyright WGAwest, Igor Artibani, 2011Riproduzione riservata

di Igor Artibani - [email protected]

La

25

readMichela MurgiaAVE MARYEditore: Einaudi - Prezzo: 16€

Ave Mary, con le parole della autrice stessa, è un li-bro di esperienza, non di sentenza. È un libro “sulle donne che conosco e in cui mi riconosco....ma anche sugli uomini, sia quelli che ci vorrebbero silenti, sia gli altri che vorrebbero amarci per come siamo e non per come tutti dicono che dovremmo essere” .In poco più di cento pagine M. Murgia articola una profonda e acuta disamina del ruolo che è stato asse-gnato alla donna nella nostra società e dell’influenza fondamentale che l’educazione cattolica ha avuto in questo disegno. L’autrice ci racconta come, secondo la sua tesi, l’interpretazione di Maria quale figura do-cile ed obbediente sia stata utilizzata dalla chiesa per giustificare la predominanza del maschio nella nostra società relegando il ruolo della donna soprattutto a quello di madre e moglie. Ave Mary è un invito a guardarci dentro e fuori di noi e a riflettere sulle di-

namiche tra uomo e donna della nostra società, sui falsi bisogni e sui falsi valori perché si tratta di “un falsa storia da cui non esce nessuno se se non ci decidiamo ad uscirne insieme”.

playMADDALENA

di Alessandro Mannarino.................................................

....................

Consigli

read'n'playAntonella Coluccia da Genova ci suggerisceuna letture e Giacio da casa ci accostauna canzone. Buona lettura, e buon ascolto!

Che si scriva, si parli, o solo si sia visti,restiamo impercettibili. E ciò che siamonon può in una parola o in un volto tradursi.Da noi l’anima nostra è infinitamente lontana.Per quanta forza nei nostri pensieri mettiamoper mostrare l’anima come fanno i vetrinisti,i nostri cuori restano indicibili.Per quanto ci mostriamo, noi restiamo ignoti.L’abisso tra le anime non può essere colmatoda un miraggio della vista o dal volo d’un pensiero. Perfino nel fondo del nostro essere restiamo nascosti quando alla nostra mente parliamo di noi stessi.Siamo i sogni che di noi facciamo, parvenze di anime,E all’uno resta dell’altro il sogno dell’altrui sogno.

Fernando Pessoa, 1909

Ladi Paolo [email protected]

Venezia - Gennaio 2012

Se nu te scierri mai delle radici ca tienirispetti puru quiddre delli paisi lontani!

Se nu te scierri mai de du ede ca ienidai chiu valore alla cultura ca tieni!

Sud Sound System - Le Radici ca tieni(Dialetto Salentino)

PUNKPensieri

Anche i muri parlano,basta saperli ascoltare!

di Gianfranco Marcucci

Page 26: VoiceOver Magazine N.10

LC"Cosa è per te la felicità?" mi chie-

se una volta un mio insegnante a scuola. Ero molto giovane e risposi che mi avrebbe fatto felice avere tanti soldi così non avrei avuto bi-sogno di lavorare, una casa gran-de, una bella ragazza senza impe-gni, e tanta libertà. Lui mi rispose che ero troppo superficiale, per lui la felicità era avere una buona cultura, essere rispettato, amato, e avere una bella famiglia. Cavolo, mi sentii un cretino ma mi passò presto. Nella vita molto spesso sperimentiamo sia l'infelicità che gli stati euforici di gioia e, poi, tut-to ricade avvolto da mille emozio-ni negative.Col tempo non ho più cercato quel tipo di felicità che desideravo da ragazzo. Con gli anni sono cambia-te le richieste alla vita e i deside-ri… fino a che non è successa una comprensione, semplice e antica come è antica la meditazione: la felicità è già in dotazione alla vita di ciascuno di noi, perché cercar-la fuori? Perché non rilassarci in essa? Ma come? Ecco allora il grande segreto.Immaginate di essere un attore sul palcoscenico, di interpretare un ruolo molto emozionante e coin-volgente. Per essere convincenti il vostro personaggio deve essere

credibile. Dovete cercare di pro-vare le emozioni del dramma che state recitando con tutte le sue sfumature e reazioni. Ma da qual-che parte, dentro di voi, sapete bene che siete un attore-attrice. È solo una scena, non è reale e dura un tempo breve. L'attore e l'attri-ce sanno bene qual è la loro iden-tità perché conoscono se stessi e chi sono in realtà.Nella vita - questo immenso pal-coscenico - accade la stessa cosa: possiamo perderci nel ruolo che recitiamo con tutti i suoi precipizi o esaltazioni emotive e dimenti-care la nostra vera natura, iden-tificandoci con ogni speranza e desiderio, rabbia, gelosia, e infe-licità oppure recitare bene la no-stra parte guardandola passare e con sottile felicità assistere a que-sto gioco senza tempo.Con gli anni assisto anche allo sbiancare dei miei capelli, osservo che prendo nota delle esperienze della vita in diversi modi... Eppure dentro di me nulla cambia, quel testimone è sempre lì a guardare il bene e il male che scorre dentro e fuori.Senza cercarne il senso… La feli-cità, al tavolino di un bar, sorseg-giando uno spritz e guardando la gente passare.

UNA STRANA SITUAZIONELa domanda più importante da farsi è sicura-mente: che cosa vuoi? Siamo dei maestri nel dire cosa non vogliamo, cosa ci dà fastidio, chi non vogliamo vedere e cosa non voglia-mo fare. Quando chiedete a qualcuno che non vuole qualcosa cosa vuole veramente, la risposta è quasi sempre vaga. Qualsiasi azio-ne ha un suo specifico scopo. Perseguiamo continuamente un obiettivo, ma non sempre sappiamo esattamente qual è. Il comporta-mento umano è finalizzato sempre ad uno scopo. Cosa vuoi in questo preciso momen-to? Quando chiedete ad un bambino cosa vuole fare da grande, risponde quasi sempre di voler fare qualcosa che lo appassiona. Se chiedete ad un teenager cosa vuole vera-mente, nella maggior parte dei casi risponde: “boh, non lo so”. C'è differenza fra obiettivi e risultati. Il risultato è l'esito di ciò che voglia-mo ottenere veramente nella vita e si perce-pisce solo quando lo otteniamo. L'obiettivo è ciò che vogliamo. A volte non riusciamo ad ottenere il risultato che vogliamo per diversi fattori che possono dipendere direttamente o indirettamente da noi stessi. Quando fissia-mo degli obiettivi ci facciamo limitare da ciò che è possibile in quel momento specifico, diminuendo così la possibilità di conseguire un grande risultato. Per i campioni del mon-do delle varie discipline sportive che hanno battuto un record, gli obiettivi erano di anda-re oltre il limite che qualcun'altro aveva già segnato. Decidendo cosa vogliamo di gior-no in giorno, noi creiamo il nostro futuro. Dicendo cosa non vogliamo, non arriviamo da nessuna parte. La paura di non riuscire a raggiungere un risultato ci limita in partenza e la paura di commettere degli errori ci impe-disce di agire al meglio. La cosa importante

è non concentrarci sul problema. Fissarsi sul problema genera domande come: perché ho quel problema? Di chi è la colpa? In che modo mi blocca? Scoprire il perché di qual-cosa o darne la responsabilità a qualcuno ci lascia in una situazione di stallo. Quando ti poni un obiettivo molto ambizioso, le perso-ne che hai intorno ti scoraggiano dicendoti che è impossibile riuscirci e che sei un pazzo a pensare di farcela. Se guardiamo ai grandi uomini o ai grandi leader, quasi tutti sono sta-ti considerati dei folli. Solo grazie ad una forte focalizzazione sull'obiettivo e ad una grande determinazione, ce l'hanno fatta, ignorando ciò che pensavano gli altri. I motivi per cui non riusciamo a raggiungere i risultati voluti sono: 1 Non sono realisticamente raggiungi-bili 2 Non sono sufficientemente supportati da una grande motivazione 3 Non sono i no-stri veri obiettivi. Porsi le giuste domande aiu-ta a trovare la strada per migliorare. I giappo-nesi lo chiamano Kaizen, continuo e costante miglioramento. Uno dei segreti per miglio-rare è appunto farsi le domande giuste. Una volta chiaro il risultato che si vuole consegui-re, dobbiamo farci delle domande di verifica. Sei in grado di intraprendere e di perseguire fino in fondo questo risultato? Il risultato è specifico? Hai un'idea chiara di quando dove e con chi lo volete raggiungere? Quali sono le tue risorse disponibili? Quali conseguen-ze ha il conseguimento del risultato? A cosa devi rinunciare? Insomma, per cambiare in meglio dobbiamo essere capaci di formulare le domande giuste in uno specifico momento della nostra vita ed avere un atteggiamento tendenzialmente positivo.La domanda finale per te è: vuoi veramente migliorare?

Crescita personale, spiritualità e salute.Ascoltare il vostro cuore e il vostro istinto.

di Michele Dicorato

NOMENTE

LA DOMANDA GIUSTA

RISVEGLI

TUTTI NOI CERCHIAMO LA FELICITÀ,MA NESSUNO LA TROVA: O È NASCOSTA ASSAI

BENE OPPURE CERCHIAMO MALE.

di Gyani

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Page 27: VoiceOver Magazine N.10

Annunciato come una commedia, “Il Mio Secondo Matrimonio” è in realtà uno spet-tacolo di cabaret spezzato dalle vicissitudini di un divorziato (Maurizio Battista) che sta per risposarsi. Battista solleva il sipario esibendosi in un’abbondante mezz’ora di assolo, seguen-do il filo dei temi abituali: satira dei giornali e delle situazioni vissute “dai romani”, quel-le cose che solo chi possiede il senso della “romanità” può comprendere: neve, me-tropoli ingestibile, politica pigra.Poi apre il cuore dello spettacolo, la com-media, con le donne. È qui che lo spettaco-lo si fa “universale”, e Battista abbandona ogni campanilismo per cercare di afferrare il pubblico con l’argomento più sentito, prendendo per sé tutta la scena e lascian-do le briciole ai co-interpreti che verranno dopo. Parla di donne che aspirano, tutte, a essere mogli, o a tenere gli uomini al guinzaglio – un uomo in particolare, almeno: Maurizio Battista, proprio lui, alla sua seconda corsa a ostacoli verso il matrimonio. Paludato in un completo stile “giorno più importante della vita”, in attesa della sposa ritardataria, con un’occhiata al pantalone calante e una al passato, Battista si lancia

in una mordace disamina delle storie speri-mentate dopo un divorzio su cui non si sof-ferma, a dimostrazione di una scottatura non ancora guarita.Saltando (anche letteralmente) da una donna all’altra, il comico romano le scudi-scia tutte, stemperando un sarcasmo fero-ce con battute infilate una di seguito all’al-tra e provocando il pubblico. Dall’obesa che si presenta sfoggiando completini leopar-dati e lo trasforma in muratore, all’intellet-tuale fanatica d’arte moderna che lo frain-tende considerandolo “artista de noantri”, Battista descrive un universo di donne con un limitatissimo senso della realtà umana, tutte unite nell’intento di trasformare ogni malcapitato in modo da costringerlo, pren-dendolo per stanchezza o chissà che altro, a lavorare per i loro scopi. La rassegna di figure femminili prosegue fino ad arrivare alla futura sposa, in ritardo all’altare come da copione, e personificazione di uno ste-reotipo così classico che di più non si può: la nevrotica/isterica, non più tanto giovane, angosciata perché deve accasarsi il prima possibile, determinata a non lavorare e a restare succube di mammà. Come se non bastasse, la signorina Francesca sembra ben decisa a ricavare dal matrimonio con

Battista due soli piaceri, sfilargli il portafo-glio e insegnargli a fare le pulizie. Ma chi me lo fa fare, si chiede Battista più e più volte, spalleggiato dal prete furbo e dal diacono fradicio di vino, e il pubblico resta in attesa mentre la futura sposa sbraita come un’ossessa cercando di costringere quel pover’uomo di Maurizio. Eh già, ma chi glielo fa fare? Va bene la solitudine insopportabile e la necessità inspiegabile di venire derubato dei sudati soldi dalla donna che lo sposa quasi solo per questi, va bene la voglia insopprimibi-le di essere bacchettato e diretto da una moglie/mamma, ma a un certo punto si intuisce pure che Battista, nonostante le proteste, la voce grossa e gli ammicca-menti da povero sfruttato, non disdegna di essere costretto a fare le pulizie, con un’attenzione particolare al lavaggio dei pavimenti: da muratore con la soggettona in completo leopardato a colf con la futura moglie. Eppure il comico romano sembra così concentrato sugli stereotipi da abban-donare questo punto senza morderlo, forse troppo preso dal suo ruolo di trascinatore dello spettacolo, e lascia il pubblico un po’ interdetto.Ma chi gliel’ha fatto fare?

UNA COLF A CREDITO ILLIMITATO:A

di Alessia Fiorani

VoiceOver consiglia

neiTEATRIa marzo

FORWARDBACK di Alessia Fiorani

AL TEATRO SISTINA BATTISTA SI RISPOSA FINO ALL’11 MARZO

BACK "Bambole non c'è un euro": si è sentito il bi-sogno di ribadirlo. Gli ingredienti dello spettacolo di Pippo Franco al Sistina hanno seguito il solito filone senza scosse, cosa che gli italiani, con la migliore buo-na volontà, non sono riusciti a fare. A guardare il palco sembra che gli anni non siano trascorsi: la combinazio-ne di battute, belle donne e canzoni ammicca molto al passato, al punto che il titolo, a parte alcune scene che descrivono un futuro prevedibile, risulta superfluo.

Percorso da un buonismo che vorrebbe forse suggerire qual-cosa di diverso, tutto si perde nelle esibizioni delle bal-lerine e nelle infedeltà di uno dei due interpreti, che sono il vero fulcro dello spettacolo. Perché sforzarsi tanto di rendere profondo e moralista il cabaret? Alla fine si ha l'impressione, come al solito, che le risate servano solo a rendere la vita meno amara, come se non ci fosse futuro.

FORWARD Andata in sce-na al Teatro India e al Tea-

tro Tor Bella Monaca, "Gli Innamorati Immaginari" ha riportato alla luce l'antica e geniale tradizione della commedia dell'arte. Basata su antichi cano-vacci, la commedia è stata interpretata da giovani attori che si sono prestati perfettamente alla regia energica di Leonardo Petrillo. Quando non erano sul palco gli attori si muovevano comunque intor-

no, sollecitando la partecipazione di un pubblico sorpreso ed eccitato. Danza, musica, scherma e giochi fanno da cornice alle due movimentatis-sime ore di racconti su "chi s'assomiglia non si piglia". Visto il successo della rappresentazione, la speranza è che si sia riaperta la strada antica e allegra di un teatro 'partecipato' che ha insegnato a recitare a braccio e ha portato nutrimento alle scene per lunghi secoli.

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Ostia Lido ospiterà Fran-cesco Pannofino al Teatro Nino Manfredi dal 20 mar-zo al 1 aprile nella comme-dia "I Soldi Non Servono a Niente". Il trio di protagoni-sti (con Pannofino recitano Emanuela Rossi e Felice Della Corte) si sfida in una divertente commedia degli equivoci diretta da Claudio Boccaccini, il regista di "Le Belle Notti" e "Il Rompiballe" e creata da Nino Marino, l'auto-re di "Gente Di Facili Costumi". E, oltre a un segreto terribile, agli equivoci e ai colpi di sce-na, gli attori racconteranno anche qualcosa di delicato e inaspettato. Dal 10 aprile anche al Sala Umberto.

Mariangela Melato, diretta da Luca Ron-coni, sarà al Teatro Argentina in "Nora alla Prova da 'Casa di Bambola'", adatta-mento dell'opera di Ibsen. L'attrice inter-

preta il doppio ruolo Nora/Kristine (l'amica e confidente della protagonista), lasciando così intravedere uno spaccato piuttosto ampio sui comportamenti femminili. Il titolo merita una particolare attenzione e anticipa le decisioni della protagonista che, oltre a ribellarsi alla tradizione, fa un passo in più e mette in dub-bio le certezze dei personaggi che interpreta-no un ruolo, facendo teatro nel teatro. Dal 13 marzo al 1 aprile.

"Diceria dell'Untore" sarà lo spettacolo di punta di marzo al Teatro Eliseo (in programma-zione dal 28 febbraio al 11 marzo). Luigi Lo Cascio e Vincenzo Pirrotta (anche regista e sceneggiatore) mettono in scena la prima trasposizione drammaturgica del romanzo-capolavoro di Gesualdo Bufalino. Lo Cascio, il protagonista, un reduce di guerra, racconta quello che ha vissuto sulla pelle, il conflitto eternamente irrisolto fra amore e morte. Pirrotta ha affrontato la sfida di mantenere per quanto possibile il linguaggio di Bufalino, esaltandolo con le particolari atmosfere cre-ate in scena.

Teatro

ILMIOSECONDOMATRIMONIO

Page 28: VoiceOver Magazine N.10

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9:00/11:0IO, ME E GIACIO(Simone"Giacio"Giacinti)14:00/15:00DI PADRE IN FIGLIO(Alessandro Esposito eSimone Cappelli)15:00/17:00COFFEE BREAK (Luca Caroselli)18:00/20:00PERCORSO ALTERNATIVO(Gianluca"Toxic"Onorati eLuca"Verne"Virno)20:00/21:00 BLACKSTYLE (Felice"Bandito"Sorrentinoe Riccardo"Rick"Paoluzzi)21:00/22:00 BOYSOVER("Granny"-"Caspermat" e"YoghiNoise")22:00/23:00 AMOREAL CUBO (Gabriele Abis e Giorgia"Giogio'"Cesarini)23:00/24:00 ATUTTADANCEALL NIGHT LONG(Alessandro"Stolav"Valotta)

/Lun

9:00/11:00IO, ME E GIACIO(Simone"Giacio"Giacinti)11:00/12:00PISTONI ROVENTI (Flavio Atzori)14:00/15:00DI PADRE IN FIGLIO(Alessandro Esposito eSimone Cappelli)20:00/22:00IntoNANDO(Simone Biferari)22:00/23:00NOI SIAMO FUORI(Simone Romagnoli e Flavio Atzori)23:00/24:00VOICEOVER RHUM(Daniele Scotti-Flavio AtzoriMarco Filacchioni e Wj-Fancy)

/Mar

11:00/13:00WAKE UP VOICEOVER(Giuseppe Fresca)14:00/16:00TUTTILIB(E)RI!(Valerio Valentini)18:00/20:00PERCORSOALTERNATIVO(Gianluca"Toxic"Onoratie Luca"Verne"Virno)20:00/22:00VIETATO L'ASCOLTO (Giorgia Fiorini)22:00/23:00ALLACCIATELE CINTURE (MatteoForte e Simone Cappelli)23:00/24:00ELECTROSHOCK(Felice Sorrentino)

/Mer

11:00/13:00WAKE UP VOICEOVER(Giuseppe Fresca)15:00/17:00 OGNIMALEDETTA DOMENICA(Valerio Dieni)18:00/20:00 MADEINSUD(Ciro Atteo e Alessio De Sclavis)20:00/21:00TITOLI DI CODA (Shaila Risolo e Gianfranco Marcucci)21:00/22:00 A NOI PIACE COSI' (Simone Fracasso-Marco Giorgi-Mattia Ubaldi e Valerio Salviani)22:00/23:00 SCALO A GRADO (Gianfranco Marcucci e Emiliano Giacinti)23:00/24:00 NORMALEAMMINISTRAZIONE(Roberta AgrestiniMarco Filacchioni eRoberta Fantini Perullo)

/Gio

11:00/13:00WAKE UP VOICEOVER(Giuseppe Fresca)14:00/16:00TUTTILIB(E)RI!(Valerio Valentini)16:00/18:00LA DIFFERENZA TRA D. E D.(Daniel Coltrinaux eEditori Viktor)20:00/21:00 ATUTTADANCE(Alessandro"Stolav"Valotta e Francesco"Granny"Granata)21:00/23:00 LIFE4MUSIC(Giovanni"Joe Intenso"Izzo)24:00/02:00 THE ROCK SIDE "NIGHT EDITION"(Wj-Fancy e Giovanni Mendiola)

/Ven

11:00/13:00WAKE UP VOICEOVER(Giuseppe Fresca)15:00/16:00INTERVISTACON LA CITTÀ(Stefano Fierli)16:00/17:00TUTTA SCENA(Sarah Penge eEleonora Foglio)17:00/19:00FRA L'APERITIVOE IL GIUSE(Francesco De Angelis)20:00/21:00VOICEOVER CLUB CHART (Alessandro"Stolav"Valotta e Francesco"Granny"Granata)

/Sab

negli orari non coperti dai programmi... VoiceOver ti fa compagnia con musica h24

SIMONE FRACASSO acculturato wj di"A noi piace così" in onda tutti i giovedìdalle 21 alle 22.

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/PALINSESTO Your VoiceYour Radio

Il wj del mese diradiovoiceover.it

SIMONE FRACASSO

18:00/20:00 LAZIO GRANDE LAZIO(Felice Sorrentino-Francesco Granata)20:00/21:00 BLOODYINDIE (Lorenza Blasi-Marta Moser)21:00/23:00 MASCELLE STRETTE (Matteo Orlando)23:00/24:00 DELL'AMORE ED ALTRI DEMONI(Andrea Gherardi-Riccardo Rossi-Riccardo Bartolini)

/Dom

Conduttore radiofonico...perchè?«In realtà più che un conduttore sono un tuttofare! Mi è sempre piaciuto comunicare e appena mi è stata data l'opportunità di farlo "a tutto il mondo" , trami-te il microfono di una web radio ho colto la palla al balzo!».Qual'è il tuo film preferito?«Senza dubbio "Big Fish" di Tim Burton è quello che più si avvicina al mio modo di vivere e vedere la vita. Consapevole della realtà, difficile da affrontare, ma meravigliosa se farcita con un pò d'immaginazione».Cosa c'è sul tuo comodino?«Il libro "Viva Tutto!" di Lorenzo Jovanotti Cherubini, un cubo di Rubik e l'inseparabile accoppiata Taccuino/Pilot G-Tech C4».La musica nella tua vita...«Non potrei mai farne a meno...in quattro parole: La mia migliore amica».Chi sono le tue muse?«Senz'altro mi faccio ispirare da tutto ciò che mi cir-conda, a partire dalle piccole cose, ma sopratutto i libri che leggo. Sono un chiacchierone, ma mi piace anche ascoltare e i libri hanno tanto da dire!».La tua playlist ideale....«Frank Sinatra-I get a kick out of youJovanotti - La linea d'ombraThe Strokes - SomedayCecco - La libertàMichael Franti & Spearhead - Obama Song».Come ti vedi tra 10 anni?«Sicuramente con la pancia, il resto chi lo sa!».

C

AL VIA LA NUOVA PROGRAMMAZIONE

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Tel. 338.8581181

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Page 29: VoiceOver Magazine N.10

AccaddeOGGI

2 marzo 1933 - Il film King Kong viene presentato per la prima volta a New York, diretto da Merian C. Cooper, Ernest B. Schoedsack. Nella realtà, Kong era un pupazzo articolato di una cinquantina di centimetri, ricoperto di peli di coniglio. Fu filmato, immagine per immagine, da Willis O'Brien e dalla sua équipe, su dei plastici rappresentanti la giungla e la città di New York.

4 marzo 1966 - John Lennon pronuncia la celebre frase: "I Beatles sono più famosi di Gesù". 4 anni dopo, i Beatles si separarono ufficialmente.

6 marzo 2005 - Rubate alcune opere del pittore Edvard Munch appartenenti ad una collezione privata dell'albergo Refsnes Gods, a sud di Oslo, Norvegia. Le opere consistono in due litografie, un acquerello - Vestito blu, un autoritratto ed il ritratto del commediografo August Strindberg. Le opere verranno ritrovate il giorno seguente. L'opera più conosciuta del pittore: L'urlo è divenuto il simbolo di un mondo ferito e spaventato dagli orrori delle guerre mondiali, dell'Olocausto, della bomba atomica. Munch ne aveva dipinto quattro versioni: una era stata rubata e poi ritrovata dopo alcuni mesi nel 1994. Nel 2004 nel museo di Oslo furono trafugati altri due capolavori - L'urlo e la Madonna - ci vollero due anni per ritrovarli.

7 marzo 1933 - Nasce il gioco da tavolo più diffuso al mondo: Il Monopoli. Secondo l'editore americano Hasbro, questo gioco è stato giocato da circa 750 milioni di persone dal 1935, anno in cui Charles Darrow lo registrò, rendendolo il più giocato gioco da tavolo della storia.

17 marzo 1991 - In seguito ad un controllo antidoping Diego Armando Maradona viene trovato positivo alla cocaina. «So di aver fatto del male prima di tutto a me stesso e quindi alla mia famiglia, alle mie figlie. Credo che in futuro imparerò a volermi più bene, a pensare di più alla mia persona. Non mi vergogno però. Non ho fatto male a nessuno, salvo a me stesso e ai miei cari». Dichiarò l’argentino. Nel 1994, durante i mondiali americani, Maradona fu trovato positivo all’efedrina.

29 marzo 1946 - La Piaggio presenta sul mercato la Vespa, storico modello di scooter della Piaggio, fu brevettato su progetto dell'ingegnere aeronautico Corradino D'Ascanio. Il nome, divenuto in seguito famoso in tutto il mondo, sembra sia nato da un'esclamazione di Enrico Piaggio che alla vista del prototipo esclamò: «Sembra una vespa!», per via del suono del motore e delle forme della carrozzeria.

31 marzo 2005 - Washington - muore Terri Schiavo, dopo aver vissuto per 15 anni in coma vegetativo. Il 18 marzo il marito Michael aveva ottenuto dal Tribunale l'autorizzazione ad interrompere l'alimentazione artificiale della moglie, malgrado i genitori della donna fossero decisamente contrari. La lenta morte della donna diventa un grande caso mediatico sia negli USA che nel resto del mondo.

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di Roberto "Wj Fancy" Fantini Perullo

Un viaggio nella storiadella musica Rock, tra aneddoti,

curiosità e protagonisti.

A

Aneddoti del ROCK

BOHEMIAN RAPSODY:i Queen all’...Opera! (seconda parte)

Avevamo lasciato i Queen - intenti a produrre quello che sarebbe diventato il loro capolavo-ro, “Bohemian Rapsody” - alle prese con osta-coli tecnici apparentemente insormontabili: le tecnologie di registrazione disponibili all’epoca erano a dir poco insufficienti. Nastri “corti”, piastre di registrazione multitraccia con “po-che tracce” disponibili contemporaneamente, mixer con “pochi canali”: insomma serviva un miracolo, o un’invenzione. Ed i Queen, Freddie Mercury in testa, inventarono!Per i nastri magnetici, pensarono bene di crea-re dei supporti per bobine di grandezza esage-rata, sui quali avvolsero veri e propri chilometri di nastro costruito aggiuntando molte sezioni di nastro magnetico l’una all’altra. Per la regi-strazione vera e propria ed il successivo mixag-gio, sovrapposero più e più volte intere sezioni di brano, fino a 180-200 volte, per creare que-gli inconfondibili effetti di riverbero e coro che contraddistinsero questo capolavoro. Tutto questo lavoro venne svolto per sei settimane, a parire 24 agosto 1975, nel “Rockfield Studio 1” a Monmouth, in Galles, guadagnandosi la pal-ma della produzione musicale rock più costosa di sempre. La sua lunghezza – oltre sei minuti – e la sua struttura, che richiamava un vero e proprio brano di musica classica (una “rapsodia”, da cui il nome del brano stesso) lo resero poco “radio-fonico” (in radio, i brani musicali non devono oltrepassare i tre-quattro minuti di lunghezza) e ancor meno adatto ad essere pubblicato come singolo su un - allora - “45 giri”. Una mo-numentale mole di lavoro sprecata?Freddie Mercury aveva molti amici nel campo della musica, tra i quali un dj, Kenny Everett, il quale, venuto a conoscenza di questo incredi-bile progetto dei Queen, ne chiese una copia a lavoro finito, con la promessa di non tra-

smetterlo via radio. Per fortuna di “Bohemian Rapsody”, in barba alla promessa fatta al suo amico (della quale Freddie Mercury era sicuro che non l’avrebbe mantenuta!) Kenny Everett iniziò da subito a trasmettere per radio il brano dei Queen, addirittura fino a quattordici volte al giorno. Un “battage” così serrato di un brano rock in radio non poteva che avere il successo che co-munque meritava, per cui la casa discografica fu praticamente costretta, a furor di popolo, a pubblicare il singolo di “Bohemian Rapsody”, per l’occasione in formato EP (di grandezza poco meno di un LP a 33 giri, visti i sei minuti di lunghezza!). Per la cronaca, il lato B del sigolo si intitola “I’m in love with my car”, un brano composto e can-tato dal batterista Roger Taylor, inciso “live”, che parla della passione del batterista dei Que-en per le 4 ruote.Anche il videoclip promozionale di “Bohemian Rapsody” è un capolavoro di cinematografia: assieme ad alcuni video dei Beatles ed il video di “Waterloo” degli Abba, è precursore dei vi-deoclip moderni.Questo capolavoro rock dei Queen fa parte dell’album “A Night at the Opera”, ed ha totaliz-zato, come singolo, 50 settimane di vetta della classifiche nel Regno Unito e ben 56 settimane (più di un anno, quindi) di primo posto nella “Billboard” statunitense. È stata eletta “Canzo-ne del Secolo” nel Regno Unito e ha anche un altro singolare primato: ha raggiunto la prima posizione della classifica di vendite britannica ben due volte in periodi diversi, nel 1975 (anno di uscita) e nel 1992 (come colonna sonora del film “Fusi di Testa” con Mike Myers).Un capolavoro vero, “Bohemian Rapsody”, da un genio vero, Freddie Mercury.Alla prossima e... Up the Rocksiders!

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Partendo da questa citazione possiamo ritenere, quindi il corpo, come lo sfondo di tutti gli eventi psichici, concezione alla quale si è giunti dopo l'emancipazione della psicologia dall'ambito filosofico, che da Platone a Cartesio considerava l'uomo, invece, come scisso in due entità: la psiche (lo spirito) e il corpo (la materia). Negli ul-timi tempi si è arrivati a capire come lungi dall'essere un oggetto in sé, proteso su se stesso, il corpo rappresenta un'apertura verso il mondo, un protendersi verso le cose. Ogni movimento da esso generato è un'azione che invia fuori da se il proprio essere, assumendo quindi una funzione predittrice del reale modo di essere di un individuo. Il corpo comunica attraverso codici definiti convenzionalmente "co-municazione non verbale" ed esprime in modo coerente e sintetico una moltepli-cità di messaggi anche molto complessi. Esso è un filtro del linguaggio della nostra psiche attraverso il quale si manifesta e si evidenzia l'Io che pensa, che vive, che per-cepisce. Prendere in considerazione il cor-po significa capire un sistema di codici che esprimono le più profonde sensazioni. Da queste considerazioni, quindi, è evidente come il movimento corporeo possa espri-mere il significato di un pensiero, possa rappresentare un imitazione di un movi-mento, come avviene nel caso di bambini piccoli, possa essere legato ad un emozio-ne controllata o meno dal sistema nervo-so. Risulta di conseguenza più incisivo ed immediato rispetto alla parola e questo è

di fondamentale importanza, ad esempio, nel caso di individui con deficit sensoriali o nel caso specifico, che intendo riportare in questo articolo, di bambini che necessita-no di un intervento terapeutico. In questi casi, infatti, la comunicazione non verbale assume un'importanza fondamentale ri-spetto al linguaggio parlato. I bambini pic-coli, in particolare, si servono del proprio corpo per comunicare con l'esterno ed è molto importante che l'adulto esponga la propria corporeità per rispondere ai loro segnali. Ed è proprio tenendo in considera-zione questo aspetto che vorrei riportare una distinzione tra la psicoterapia infantile e quella adulta. Come ben sappiano, l'at-tenzione per il linguaggio corporeo e la comunicazione pre e paraverbale è fonda-mentale anche nelle analisi con gli adulti. Qui però il corpo dell'analista è in ombra e quello del paziente, a meno che non si tratti di patologie gravi o di pazienti molto regrediti, assume una posizione in un cer-to senso marginale, in quanto si è intenti a cogliere maggiormente aspetti simbolici e verbali. Il corpo esiste nei silenzi, nel tono della voce, nei movimenti, nelle posizioni che sia il paziente sia il terapeuta assu-mono all'interno del setting. Nella stanza d'analisi infantile, il corpo, invece, è il gran protagonista fin dalle prime battute: “tutto nella stanza degli adulti appare immobile, mentre tutto è in movimento in quella dei bambini” (Flegheneimer, 1983). Il setting interno, teso all'ascolto e alla comprensio-ne, in presenza dei bambini ha bisogno di

essere oggetti-vato in un set-ting particolare che non può che essere rappre-sentato da pos-sibilità di gioco e d'espressione corporea destinato a facilitare la comprensione del giovane paziente. È molto importante che l'analista sia responsivo nello stare al gioco del bambino, traducendo a volte il tutto in drammatizzazioni con conseguenti azioni fisiche e corporee che assumono un signi-ficato ed un effetto terapeutico. In terapia è molto importante cercare di "essere con il corpo" del bambino, fargli compagnia nelle tensioni, nella compulsività, nella ri-petitività e nella giocosità che danno vita ai suoi movimenti o che cristallizzano la sua inibizione. Il corpo, dunque, come luo-go d'incontro, sede della comunicazione tra bambino e terapeuta, strumento della relazione e quindi ponte necessario per la distanza necessaria ad ogni atto conosciti-vo. Il terapeuta profondamente implicato entra in relazione con il bambino in un dia-logo infraverbale autentico, in cui ciascu-no vive il corpo dell'altro in una dialettica costante tra pensiero e azione; il pensiero infatti è azione proprio perché il bambino con il suo corpo esprime le sue emozioni, la sua vita affettiva e l'azione al contrario è pensiero perché agendo con gli oggetti esplorando lo spazio, scoprendo il suo cor-po il bambino accede alla capacità di rap-presentazione di sé e degli altri e quindi al

pensiero. In una comunicazione a livello così primitivo, un sorriso, una immobili-tà un gesto è necessariamente vissuto e non può essere razionalmente control-lato a rischio di perdere ogni autenticità nella relazione terapeutica. Il terapeuta deve quindi fare affidamento alla sua spontaneità entrando in una sorta di at-teggiamento empatico a livello corporeo, a livello psico-tonico. Le conoscenze teo-riche sono evidentemente necessarie, ma resteranno inutilizzate finché non saranno vissute appunto sul corpo. Per dare o rida-re senso ad un gesto o ad un movimento del bambino è necessario che l'adulto 'abi-ti quel luogo'. Seguendo il percorso che il bambino indica possiamo imparare a tro-vare nuovi significati ad un azione che si ripete senza fine: così ad esempio, il suono che possiamo dare al movimento, il limite che sappiamo porre con il nostro corpo, la noia che possiamo riconoscere con l'im-mobilità dei gesti, costituiscono un terre-no sul quale e dal quale può prendere vita una relazione. Concludendo possiamo ri-badire quindi che il corpo non costituisce solamente un antecedente della parola, ma una dimensione importante, che ne-cessita di un suo riconoscimento in ogni fase dello sviluppo.

a cura del Dott. Italo Gionangeli - Neuropsichiatria Infantile - Analista C.I.P.A.

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T“Tutto ciò che siamo, le nostre emozioni, i nostri sentimenti,come anche la nostra attività intellettuale sono inseparabili dal nostro corpo”Pierre Vayer, 1974

Rubrica PSYCOVERIL CORPO IN PSICOTERAPIA INFANTILE

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N“Nessun uomo è un’isola” (John Donne) “Perché dovrebbe esserlo una donna, allora?” (Io)

Una notte ferma e tersa come l’esecuzione di un brano di jazz. Le stelle in alto, crome e bi-scrome. Angela attraversò quel pentagramma fino ai gradini in fondo alla piazza, trascinando con fatica i ricordi sulle ruote disassate del suo carrello. Arrivata dall’altra parte riprese fiato. Si voltò a guardare la strada percorsa, il cielo smise di suonare ma suonò l’orologio sulla torre. Mai tornare, andare sempre, convincendosi che la via fosse quella. Andare sempre, le diceva papà quando ancora esistevano gambe su cui trottare e i carrelli servivano nelle discese ripide, e non come case su ruote.Andare e non tornare l’avevano praticato una vita intera, lui e lei. E sapere che con la vita non si scherza non diminuì per Angela il senso di quei tradimenti. Le ruote cigolarono nel silenzio della piazza antica, e tutto sembrò risuonare chiaro tranne il cuore cigolante di lei. Guardò in lonta-nanza cercando oltre il ricordo del padre e il con-fortante trotta trotta cavallino, e vide la giovane donna fermarsi davanti al locale. Le finestre illu-minate, la silouette lunghissima davanti alle sue gambe, il selciato freddo della notte.

*****Angela rabbrividì dentro il suo caldo e confor-tante paltò, chiedendosi che vita fosse, la sua. Quali le caselle già percorse, gli imprevisti e le probabilità già voltati sul tavolo e quanti passag-gi dal Via. Il suo ruolo nel mondo, in quello spa-zio vuoto, sotto un cielo che cadeva a grappoli come note, e quella sera troppo magica. Fissò sospettosa la parte lontana della piazza. Sui gra-dini della chiesa una povera vecchia raccoglie ciò che continua a cadere da un carretto stracol-mo. Sporco su sporco, miseria su miseria; il cielo suona ma la vecchia non sente. Angela nemme-no. Angela distoglie lo sguardo dagli inutili ge-sti della vecchia, da quel chinarsi e raccogliere sapendo di doversi poi chinare ancora. Angela continua invece a ispezionare il fondo del suo caldo cappotto. Sa di non sapere più niente di sé e della vita, e questo le sembra una costante forte. Sprofonda le mani nelle tasche andando a cercare uno dei tanti ciondoli che porta sempre con sé. Quanto ingombro in quel bagaglio che anche lei trascina nel suo mai quieto vivere. Ta-sta con le dita gli angoli piegati di una fotografia, e sorride. Olbia 1969. La spiaggia quasi deserta, la bambina sembrava triste. Nelle foto appariva sempre corrucciata, come accecata dal sole. Sarà stata quella fronte già importante, l’aria se-ria che veniva scambiata per tristezza. Torna con lo sguardo alla vecchia, che ha finito di rasset-tare il carrello riponendo la mobilia in ordine, e sorride pensando che in fondo tra le sue tasche e quel carretto non c’é differenza.

*****La luna per fortuna era nuovamente un disco bianco, e nessuno se lo era mangiato. Angeli-na sospirò spingendo in fuori le persiane per far entrare la luna nella stanza. Polvere, e buio, nella stanza; la luce blu della luna, fuori. Angela guardò la piazza, vide la signora vecchia curva sul carrello e la signora giovane curva sulle sue tasche, e rabbrividì. Chiese alla luna una risposta ma quella si limitò a cantare, e sembrava come il coro della Butterfly, quando lei aspettava di scorgere il fil di fumo. Angela sprofonda nella finestra appena sotto il disco bianco, e si perde nelle cose.

Angela Angelina / di notte o di mattinaIl vento sarà lieve / i baci saranno neveAngela Angelina / Ti giri, ed è mattinaLa luna splende chiara / la notte fugge amara,a nascondersi impaurita / risveglia la tua vitarisveglia il tuo sorriso. / Angela Angelina

L’aveva composta per lei il nonno, ma poco dopo averle insegnato ad amare la Butterfly era andato via lasciando tutti gli orologi da riparare, e il ricordo di cose buone. Che ne può sapere un orologiaio di poesie? Angela sorride scorgendo

nel rilievo della luna il nonno, alto, con il gilet nero sulla camicia bianca, le maniche arrotolate. Era altissimo, il nonno.

*****Angela tossì, e sembrava che un pezzo di vita si staccasse a ogni colpo di tosse. Il percorso dei suoi anni si sfilacciava tra la miseria e le malattie, e tutto quel daffare è fatica sprecata, tanto ne cadono sempre più di quante ne riesci a racco-gliere. È in notti come queste che la verità arriva più facile. Questa luna non può mentire.Era come quei pezzi di pane che restano in gola a mezza corsa, e non vanno su né giù, fan-no groppo e tu devi calmarti e aspettare che scendano. Angela si sedette faticosamente sul gradino anche oggi in attesa, e alzò le mani da-vanti alla prepotenza della luna. Poi, complice la luna, tornò timidamente a sognare. Le cose che sognava si accalcavano senza ordine come una foto nel cortile di scuola. Sognò l’amore che arrivava e quello che va via. Sognò le piccole e grandi crudeltà che per amore si fanno, e sognò la paura di farle e il dolore di riceverle, e sognò col puntiglio e la precisione bastarda di chi vive e conosce gli errori, ma tanto li rifà. Non c’era garanzia o esenzione, nei suoi sogni. Niente in-dulto per il cuore.E poi, secoli che non riusciva a farlo, si sognò bambina. Alzò lo sguardo verso la finestra in fondo alla piazza, e a fatica si rivide affacciata, a sprofondare col mento tra i gomiti, e sognare sotto quella luna di collina. Angela An-gelina, sembra cantare la luna.

***** Angela tentava di annullarsi dentro il caldo del suo cappotto, ci si raggomitolava abbracciando quel tesoro di ricordi. Da piccola lo faceva spes-so. Quando era piccola era innamorata di due cose: il nonno e la luna, ed entrambi abbraccia-vano così. Sfiorò nella tasca la foto di nonno, la riconobbe perché era lucida e tutta rugosa, era rimasta accartocciata per tanto tempo dentro un cassetto della mamma, chissà a seguito di quale rabbia. La immaginò col tatto, non aveva bisogno di vederla. Lui, in piedi accanto al bordo basso di un’aiuola, camicia e gilet, sguardo se-rio, e un taglio di luce che arrivava di sbieco e formava un cono di polvere dorata nel cortile della vecchia casa.

Angela passa in rassegna qualche altro tesoro: un bottone, una tesserina plastificata, una chia-ve chissà di dove. Poi tira fuori le mani interro-gando ansiosa l’orologio. Sorveglia gli accessi della piazza quadrata, ma non arriva nessuno. Cercò nelle tasche e nei suoi cindoli la cura all’ansia. Sfiora con le dita angoli di memoria e conchigliette raccolte chissà dove, e sassolini dipinti a mano, e dolori conservati con la cura di chi non se ne può disfare, santini e immagi-nette catalogati in una lunga litania. Passa con le dita sopra tutto questo, sugli ingombri di una vita da elefante, con la tortura di una memoria purtroppo mai fallace, a trasportare la propria mole e la propria casa come quella della barbo-na che da lontano la fissa. E tasta, stringe, porta il suo cuore in punta di dita, non trova aiuto né conforto. Nessun appiglio per ritrovare la spinta, nessuna sporgenza in quelle catenine consunte. Rabbrividisce allora delusa dalla luna. Il cielo, deluso anche lui, sbrodola una cascatella di note come un giro di blues.

***** Angelina dall’alto fu la prima a vedere i nuovi arrivati. Erano persone a cui sicuramente lei avrebbe un giorno voluto bene; scesero dall’au-to, ridevano, uno portava in mano una bottiglia; si diressero verso la donna che li aspettava, sor-ridendo sguaiati. E lei corse loro incontro, e An-gelina ne riconobbe finalmente il sorriso, e tutti si salutarono con affetto. La bambina vide tutto questo e sorrise alla luna, sapendo che ora tutto sarebbe tornato a posto. Salutò nonno Gugliel-

mo che le sorrideva da lassù e chiuse la persia-ne alla notte e alla vecchia piazza. Dentro casa era buio, ma di un tepore senza sogni. E tornò a dormire.

***** Angela li vide arrivare per seconda, dalla parte dove stava, ed erano il ritratto di qualcosa di bel-lo. Ricordava i loro volti, ma la vita a volte gioca strani scherzi e ti mostra facce che ti sembra di conoscere ma mischia i posti, confonde i riferi-menti, e tu non ricordi più se quel viso apparte-neva a quel ricordo e a quel contesto. Succede, e questo è dolore grave perché è dimenticanza. Ma succede.Angela represse l’ultimo colpo di tosse e si rassettò per i nuovi ospiti, che pure non se la filarono. Ricontrollò il carrello, pietoso check up dall’esito sempre regolare. Quattro ruote, due camere e cucina: tutto lì, piegato compres-so stropicciato consumato, rap-preso perfino, pronto a seguir-la dovunque le gambe abbiano ancora la forza di andare. Li guar-dò uno per uno, vide quello con la bottiglia alzare il braccio per salutare, si accorse di quanto era bella la giovane donna. Che belle gambe magre, anche le sue un tempo erano state belle; ma era davvero tanto tempo fa, e forse non erano ne-anche belle come queste.La giovane signora pareva felice, salutava anche lei, e nella piazza si sentivano chiare le loro voci che sembravano i padroni dell’universo.

Ehi! ma non arrivavate più.

L’abbiamo fatto apposta. Siamo tornati indietro a riprendere questa, la stavamo dimenticando.

Ehi, ma lo sapete che questo è un ristorante come si deve? Perché avete portato il vino?

Ma come, cresci ma perdi la memoria? Questo è Sauternes, sentenziò quello con la bottiglia in mano. Non è vino normale.

E sorridevano tutti come a dire: nessuno di noi lo è. Angela si china con pudore a raccogliere le ultime carabattole, torna ancora a guardarli come incapace di staccarsi da quel ricordo ri-trovato. Poi accade, quando non pensava più che sarebbe accaduto. I suoi occhi incontrano quelli dell’altra, e per un attimo si riconoscono. Stanno così, per lunghissimi istanti, una verso l’altra, a tirare la bisettrice della piazza, a fissarsi sospettose e con cautela mentre gli amici e le cianfrusaglie affacciate al carrello fanno il tifo per questa situazione bizzarra. Accade con la fatalità delle cose sublimi, e la magia delle cose a cui in fondo non si crede. Come il fil di fumo della Butterfly, esile e lontano. Accade, con quel fissarsi dentro e quella at-tenzione ai dettagli che entrambe conoscono troppo bene. Accade, con quella memoria degli occhi che tanto male ha sempre portato a en-trambe.La giovane allora si avvicina, tutto il suo cache-mire avanza morbido verso l’altra. L’altra spazzo-la con la mano ciò che può, e si tira su mentre le ossa non la seguono come vorrebbe. E infine restano a pochi centimetri una dall’altra, mentre la piazza assiste in silenzio, e la luna ormai cresce come un’overture di Gershwin.

Dai, Angela, vieni qua! A che fai?, quello con la bottiglia chiama agitando il braccio.

E la giovane sorride alla vecchia, come a scusar-si di loro, e la vecchia sorride senza denti senza scusarsi di come sarebbe diventata, ma col sol-

lievo di chi vede gli altri, per fortuna, diversi da sé. E restano così per un tempo indefinito. Una guarda l’altra come a dire: e ora? L’altra guarda come a rispondere: non trovo più sotto quale piega sia la mia vita. Una guarda come a dire: ec-comi finalmente qua, ma non so come fare. Una sorride sdentata, e come a voler dire: tranquilla.

E poi come a offrirsi in sacrificio: lascia tutto a me, carica pure, sembra una schiena fragile ma è allenata… E la prima chiude quasi gli occhi come colpita e affondata, e come a dire: devo proprio?, ma lo sà che deve proprio, e lo spa-zio tra loro diminuisce ulteriormente. Arrivano quasi a sfiorarsi adesso - non completamente perché pare che non si incontrino mai come due rette – e in fondo non possono toccarsi e veni-re a contatto perché rappresentano due mondi diversi, non collidono al pari materia e antima-teria, particelle antagoniste, e restano ferme ad

accarezzare le curve delle loro vite ma senza il coraggio di violare quell’ultimo millimetro; lei era ciò che non voleva che l’altra diventasse, l’al-tra era ciò che lei sarebbe potuta essere e quello che avrebbe potuto aver perso.Angela fece scorrere un dito, con infinita lentez-za, su una ruga più lunga di Angela, e per un atti-mo diventarono davvero una sola cosa. L’amico col Sauternes restò col braccio a mezz’aria, qual-cun altro con la bocca aperta, ma nessuno in fondò capì bene cosa stava accadendo.Poi,lentamente,Angela sfilò le mani dalle tasche del cappotto, e portando in superficie i suoi tesori stese le mani piene all’altra. E la guardò ancora come a dire: io ti regalo tutto, ma tutto è un peso pesante…

E l’altra guardò decisa come mai era stata, e guardava come a dire: ho sopportato cose peg-giori, e persone che mi interessavano meno.

E Angela, allora, stende bene le mani cariche e lo fa. Lo fa perché non può fare altrimenti, non perché ne capisca bene il senso. Meglio così. E si libera delle sue gioie sapendo solo che que-sto andava fatto, e va fatto ora o mai più, che va fatto proprio in quella piazza e in questa sera pungente di marzo. Si libera dei suoi pesi e solo qualche piccolo dolore le resta aggrappato al fondo della tasche, ma tintinna insieme alle stelle e poi le stelle tornano a fermarsi. Tutto il resto, tutti i ciondoli gli umori i ricordi, i rimasu-gli, i biglietti del treno strappati le ricette le foto-grafie consumate dal tempo e le lettere ricevu-te e quelle mai spedite, le lettere che avevano creato dolori fortissimi e quelle che avevano annoiato, tutto quanto il resto si trasferisce alle mani curve della vecchia e da là subito nel car-rello, due vani e cucina, laggiù in fondo al tinello buono, velocemente dentro un cassetto che era rimasto aperto ora lei sa perché, e lo sanno en-trambe,ed Angela sorride ad Angela,e anche Angela sorride ad Angela,e ciascuna poi riprende la sua strada allontanan-dosi dalla piazza, col sorriso ancora dentro e la luna in fondo al cuore.

Racconti brevi

IL SENSO SOTTILE DELLA VITA (DONNE)di Aldo Anchisi

« È tempo che sfuggeNiente paura Che prima o poi ci riprendePerché c’è tempo, c’è tempo, c’è tempo, c’è tempo Per questo mare infinito Di gente.

«

Ivano Fossati - “C’è tempo”

Cerveteri, vigilia di un 8 marzo auguraledi particolare magia e di particolare attesa,quando penseresti che tutto sia un arrivo - e forse lo è pure -ma quando tutto è anche,misteriosamente,partenza di qualche altro viaggio.E a viaggiare, per fortuna, ci sei sempre tu.E i ciondoli in tasca, a volte sono ingombro, a volte conforto.La vita non ci deve spaventare.La vita siamo solo noi.

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AA volte ho bisogno di guardare il cielo, ma nella penisola di Manhattan questo semplice gesto diventa quasi un’impresa eccezionale. È impossibile contemplare l’orizzonte, scrutare l’azzurro, ammirare le stelle o giocare con le nuvole. C’è un susseguirsi di grattacieli che impedisce allo sguardo di per-dersi nell’infinito. Allora quando questo desiderio diventa impellente ci sono solo due soluzioni possibili: o salire fino all’ultimo piano di un grattacielo o andare a Brooklyn, dove è ancora possibile perdere la vista in spazi larghi e ariosi. Per chi vive a Manhattan, Brooklyn sembra un luogo lontano e irraggiungibile. Ci sono newyorchesi che solo a sentirne pronunciare il nome rabbrividiscono facendo smorfie di ter-rore. Ma se fosse una città sarebbe la terza degli Stati Uniti per numero di abitanti, e in realtà occupa gran parte del territorio di NYC. È un crogiolo di quartieri, tanto variegato da rendere la sua fisionomia indescrivibile e inafferrabile. Appena credi di aver colto l’essenza di un quartiere ecco che cambia nuovamente, angolo dietro angolo, semaforo dopo semaforo. Negli ultimi anni poi la maggior parte dei giovani ha scelto di trasferirsi in questa parte di città. Un po’ per via dei prezzi degli affitti di Manhattan, un po’ perché le tendenze spingono verso i quartieri di Brooklyn, poiché è qui che nascono le mode che in seguito da Manhattan si diffonderanno nel resto del pianeta. Ma questa mattina, dopo settimane di lavoro su e giù per le avenues della pe-nisola, voglio andare a Brooklyn per soddisfare il semplice, ma impellente bisogno di respirare davanti all’azzurro. Così prendo la metro, linea F, fino a York Street. Destinazione: Dumbo. È un quartiere relativamente nuovo e si trova sotto i due ponti, il Manhattan Bridge e il Brooklyn Bridge. È for-mato soprattutto da vecchi docks ristrutturati, trasformati in moderni loft costosissimi. Dopo anni di lavori per valo-rizzare questa zona, ci vivono soprattutto giovani famiglie, professionisti e artisti, in un clima calmo e disteso, dove il traffico è inesistente, la vita è lenta e l'ambiente sorriden-te e solare. È un pezzo di città nascosto, all’ombra dei due ponti. Arrivata a Dumbo ho subito la sensazione infatti di essere sbarcata dall’altra parte del mondo, quando invece sono solo ad una fermata di metro. Sembra un territorio di frontiera, fra il passato del porto e il presente caratterizzato dallo spirito di un quartiere trendy. Mi ricordo che da qual-che parte vendono del sushi a portar via e decido di andarlo a mangiare nei giardinetti davanti al fiume. E qui mentre immergo il nighiri di tonno nella soia, alzo lo sguardo e per la prima volta dopo mesi un cielo azzurro ampio e spazio-so si apre verso l'infinito, partendo dalla linea tracciata dai ponti. Davanti ho lo spettacolo dello skyline di Mahnattan, così come appare in molti film e cartoline. Qui nella calma di questo piccolo quartiere, NYC si trasforma in una bolla di caos e rumori. Un suono tonfo e pieno attraversa l’acqua e arriva sulle sponde di questa parte di città. Dall'altro lato ci sono stress, folla, taxi gialli a tutta velocità, caffè nei bic-chiere di cartone, la città 'che non dorme mai', i negozi di fiori di Chealsea, i bar dell’east village, le signore dell’upper side e le luci di midtown. Ma per ora, sdraiata al sole, da questa parte del fiume voglio godermi il panorama e deci-dere, come Mary Poppins, di saltare nel quadro non appena cambierà il vento.

LaNewyorkeseLa Grande Mela attraverso lo sguardo di unamoderna Alice nel Paese delle Meraviglie

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Racconti di un viaggiatore alla scoperta di luoghi meravigliosi tra Parole&Musica

di Giuseppe Vitali

Gira...MONDI

Parte I

Ci sono momenti in cui eventi sportivi e mon-dani si uniscono. Momenti in cui percepisci il desiderio di esserci,di seguire una passione; in questo caso 2 passioni da vivere. Questi erano i pensieri che mi giravano in testa men-tre percorrevo il Mar Tirreno a bordo di una nave della Moby partita da Olbia e diretta a Civitavecchia. Dinnanzi al mare tetro delle ore 4.30 del mattino, mi apprestavo a sogna-re come potesse essere la costa azzurra di li a poche ore, dato che fino a poche ore prima ero immerso in quel di Nuoro! D’altronde qui non dedichiamo un’esperienza ad una città ma a 2 eventi per eccellenza! Arrivato al porto di Civitavecchia con le prime luci del mattino, con le cuffie dell’Iphone che strillano Due del Teatro degli Orrori, sono in viaggio direzione aeroporto di Fiumicino a bordo di una fiam-mante decapottabile rossa quasi fosse un presagio al Gran Premio che si sarebbe dispu-tato a Montecarlo quel fine settimana; qui si cambia compagnia, ora di gran lunga miglio-re rispetto alla nottata. Di primo mattino, si cambia musica: le casse dell’auto suonano i Bee Gees e la loro Night Fever. Arrivato a Fiumicino ancora stordito dalla nottata pas-sata in mare, colazione, check-in e di volata verso il gate della Blu Panorama destinazione Nizza. Non ero mai atterrato all’Aeroporto Cote d’Azur, e devo dire che apprezzo sem-pre più i piccoli ed ordinati aeroporti rispetto ai mega scali stile Roma Fiumicino o Londra Heathrow; recuperati infatti i bagagli nel giro di 10 minuti, passo dall’aereo a passeggiare per le Boulevard Renè Cassin per raggiun-gere l’hotel. Sulle note dei Zero 7 in Waiting line giriamo per Nizza, città molto ordinata e vivibile. Raggiungiamo la piccola località di Antibes, per l’esattezza Juan-les-Pins, dove ci aspetta una graziosa e ridente cittadina ma-rittima molto gettonata per quei turisti che intendono esplorare la costa azzurra in auto, in yacht o con qualsiasi altro mezzo possibi-le. Giusto il tempo di rilassarsi un po’, gustare l’intramontabile baguette francese con sopra un po’ di formaggio roquefort e siamo pronti per la serata. Raggiungiamo Cannes dove si sta svolgendo il festival del cinema, quindi cit-tà ornata a festa, e la reale possibilità di incon-trare registi, attori, attrici, produttori dai più famosi agli emergenti e, sulle note dei Crystal Waters con la loro Gypsy Woman, superiamo la miriade di fans accorsi per scorgere dal mi-tico tappeto rosso l’arrivo dei tanto attesi vip; ci dirigiamo infine verso l’auditorium muniti di biglietti per le proiezione dei film in gara. Qui conosciamo quasi per caso il simpatico Dario Ballantini vestito da Valentino per Stri-

scia la notizia, oltre ad uno di quei volti che vedi al cinema e in televisione e non sai mai come diamine si chiama: parlo di Omar Ben-son Miller, attore nero grosso come un arma-dio famoso per alcune parti in film e serie tv come CSI New York, American Pie Bad Camp ed 8 Mile. Ci dirigiamo verso il rinfresco con Omar neanche ci facesse da bodyguard per quanto abbia una stazza imponente, e prose-guiamo verso la proiezione del film tra mille telecamere e flash rivolte in tutte le direzioni possibili ed immaginabili. Usciti dalla sala, ri-troviamo tutta la baldoria che c’era all’inizio della proiezione a dimostrazione che la festa era appena ricominciata e si sarebbe protrat-ta per tutta la nottata. Usciti dall’auditorium decidiamo di andare a cenare in qualche po-sto e avviciniamo verso i ristoranti di fronte agli yacht ormeggiati li di fronte. Chiamarli yatch è un po’ riduttivo: mi trovo immerso in una miriade di colori e bandiere di ogni paradiso fiscale presente nella terra: Isole Cayman, Principato di Monaco, Cuba, Papua e anche alcune bandiere italiane. Una molti-tudine di catamarani, panfili, persino il For-ce Blue di Briatore e lo yacht lancia di Lapo Elkann. Con tutto questo colore e musiche differenti provenienti dalle imbarcazioni pas-siamo nei giro di 15 metri da Bob Sinclair in Love Generation a Rihanna in Pon de Replay concludendo con la versione lounge di Space cowboys di Jamiroquai. Concluso il giro pano-ramico tra i catamarani di grandezza minima 80 mt ci Avviciniamo all’hotel Majestic sulla promenade de la croisette poiché si terrà una festa offerta dalla produzione del film che abbiamo finito di vedere qualche ora prima. Qui ci accomodiamo in delle bolle a forma di poltrone in attesa che ci portino da bere. Durante la festa conosciamo un gruppo di au-straliani che ci prendono in simpatia sarà la musica alta, il tasso alcolico elevato per tut-ti e la presenza di donne mozzafiato in ogni angolo che ci raccontano che loro stanno li con un catamarano intestato ad una società fantasma con sede legale alle isole cayman e che domenica andranno a Montecarlo per vedere il gran premio, e su questo possiamo difenderci anche noi, dato che avevamo prov-veduto a prendere in tempo utili i biglietti on-line sul sito della fia. Questa però è un’altra storia e l’esperienza delle rosse di Maranello a Montecarlo la saprete al prossimo numero nella parte due: destinazione Montecarlo.

Cdi Shaila Risolo

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Cerco una canzone della mattina che si trasforma in Garden degli Ernomus Extinct Dinosaurs, rivivo nel contatto con l'acqua, gioisco al pensiero della mia camicia a pois, non leggo i giornali

italiani, ho fame di pane, cerco mia ma-dre telematicamente e ovviamente ho perso il telefono.Sono per strada, sguardo beffardo al ragazzetto del macellaio che pretende che io capisca il suo accento irish, pas-so lenta davanti alla casa dove quattro anni fa abitavo con Sara e dove, vista la dotazione di un giardino dal prato cura-to, bagni in camera, moquette carta da zucchero e un biliardo al centro della living room in pochi mesi trasformam-mo la luxury villa di Waldegrave Road in Disneyland, che ne causò l'aspettato sfratto. Affretto il passo ho solo quin-dici minuti prima che arrivi il treno e voglio fumare prima di prenderlo. Non posso non girarmi a guardare la struttura del St. Mary College: campi da tennis, da rugby, da calcio, piscine, palestre, campus, chiesa, aule, labora-tori, parco, pista da atletica e soprat-tutto la benedizione che diede con le sue mani il Papa due anni fa, arrivando appositamente da Roma incontrando i futuri campioni olimpionici della na-zionale inglese comunemente chiamati studenti che vivono come nei telefilm americani.Arrivo nella pretty stazione di Straw-berry Hill in tempo per fumare, faccio il viaggio in treno ascoltando due can-

zoni di Pink Martini come ripasso della lezione di francese e prendo l'insana decisione di scendere dal treno diretto a Waterloo. La stazione è Vauxhall e non penso molto prima di intravedere i miliardi di antenne e parabole sui tetti, graffiti ovunque, supermercati tutto ad un pound, bicchieri di carta take away abbandonati sui secchi, sotto dietro e lungo i cornicioni dei sottopassaggi, buste di patatine, filtri pestati, filippine con giacchetto asky e i piedi minuscoli, mercati di frutta e verdura indiani, Bob Marley, British African-Caribbean com-munity, banchi di accessori per telefo-nini, spacciatori, puttane, i Clash e le Guns of Brixton.Brixton è il quartiere più chiacchiera-to, più malfamato, più Vittoriano, più divertente, meno controllato e troppo multietnico di Londra.I parchi circondano le lunghe strade trafficate dai bus con autisti blinda-ti nella cabina, si estendono fino alla Brixton Prison, che sembra un incubo a metà fra Rebibbia e il video di The Wall dei Pink Floyd. Soliti volti gonfi da alcool e mani rosse che tengono strette lattine di birra ridono liberi alle battute dei compagni che gli ciondolano intor-no. Mi chiedo per quale squadra si tifi qui a Brixton.

Ndi Arianna Mariani

London

UNDERGROUNDBrixton e Bowie

Non troverò, ma cercherò per tutto il giorno la scusa per saltare la lezione di francese, mentre pigra strangolo la bustina dell’Earl Gray tea stringendola viva con la sua corda attorno al cucchiaino.

Osservo tutto questo dalla scalinata della Brixton Accademy da dove sono uscita e ho trascorso l'ultima ora e mez-za. Sono seduta bevendo Ribena alla fragola, mentre ringrazio la lezione di francese che mi ha permesso di uscire di casa, deviare e investire ventisette sterline per ascoltare quell'uomo di un'età che poteva essere qualsiasi, con un dolcevita verde bottiglia, una giacca di velluto blu e delle scarpe lunghissime che leggeva delle poesie di Shakespe-are, con un suono così British degno esponente di una generazione cresciuta a Brixton quando la vita era sommossa. Era lo stesso uomo che ho visto appa-rire la prima volta a dodici anni in un concerto nel film "Noi ragazzi dello Zoo di Berlino". È stato il mio Albachiara moment. Perche io ci ho creduto dav-vero come tutti, quando cantavo la sua Heroes. Mi faceva fantasticare la scelta dei suoi amici. Perchè lui è nato al 40 Stansfield Road - Brixton - e si chiama David Bowie. Oggi, tornato a casa sua ha sussurrato parole e poesie che non ho capito ma che ancora mi tengono in-collata su questa scalinata circondata da bohemiens, fannulloni, punks e artisti.Ora di scendere perché, la strada a me piace vista dal basso. Con una bustina ricordo. Baci da Brixton.

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Marzo OROSCOPO

«Venere viaggia veloce ed entrerà nel vostro se-gno già il 5 marzo, congiungendosi poi a Giove. Questo connubio tra i due paesi “benefici” della Tradizione è davvero un ottimo transito per voi. Complessivamente il mese in arrivo porterà un sollievo, un compimento, un successo, comun-que una soddisfazione: mettetecela tutta per realizzare i vostri progetti di lavoro, i vostri sogni d’amore, per affrontare e risolvere le cose che non vanno o richiedono più attenzione».

Toro

«Finalmente un mese più generoso! Comincia una fase più vivace anche per il vostro lavoro; alcune situazioni potrebbero sbloccarsi, dopo un inizio anno frustante. Attenzione in amore: la dissonanza di Venere e Giove potrebbe ren-dervi troppo sicuri di voi stessi, testardi, un po’ rigidi o persino arroganti. Sarebbe meglio, poi, evitare storie con partner non liberi, lontani o eccessivamente gelosi».

Leone

«Il cielo di questo mese astrologico presenta qualche dissonanza: niente di grave, ma qual-che momento faticoso va messo in conto. In linea generale, è dunque possibile che il mese sia più noioso che impegnativo, e che quindi avvertiate un certo calo di tono psicofisico, seppur passeggero. Vale però la pena di por-tare pazienza, in prospettiva dei prossimi mesi: riposate, sistemate le cose in corso, fate pro-grammi, e preparatevi quindi ad una primave-ra-estate di riscossa!».

Bilancia

«A giudicare dal cielo del mese, sembra già primavera per voi. Resta un cielo di grande recupero, un cielo più promettente o persi-no sognante! Un cielo, soprattutto, che offre sostegni proprio là dove servono. Attenzione comunque agli sporadici temporali che posso-no presentarsi anche in primavera. Pur tra alti e (pochi) bassi, potrete avvertire nel corso del mese i mutamenti della vostra energia e del vostro umore, del vostro stesso approccio alla vita. Fondamentale la presenza della speranza, nel verde primaverile».

Capricorno

«Il mese si presta a regalarvi soddisfazioni e no-vità interessanti. I pochi transiti dissonanti po-tranno essere senz’altro gestiti meglio. Occhio co-munque alle giornate più nervose e confuse, tra le quali si evidenziano il 9, 15 e 16 marzo. Qualche momento nervoso nelle relazioni di coppia è an-cora possibile, ma non dovrebbe essere niente di eccezionale. Le problematiche affettive o la-vorative attuali diventano immediatamente più abbordabili, se pensiamo alla primavera 2011».

Cancro

«C’è un bel movimento planetario che vi coin-volge in questo mese, il quale vi saprà regalare una bella carica di iniziativa, intuizioni feconde, forse qualche piacevole sorpresa. Non si esclu-dono anche momenti più delicati o stressanti, in particolari se o quando vi sentirete troppo frenati o influenzati nella vostra libera espres-sione e affermazione: cautela, nel caso, perché il mese risulterà più soddisfacente e proficuo se eviterete colpi di testa».

Ariete

«La prima parte del mese è ancora un po’ stra-na, incerta, con alternanze di umore e buone idee che si arenano nella pigrizia o negli osta-coli. Testa e cuore sembrano proprio darsi il cambio, in questo mese, al seguito dei pianeti corrispondenti. Tutto sommato, avrete a di-sposizione risorse e strumenti per affrontare eventuali problemi in corso o certe giornate più antipatiche. Insomma, non sarà il mese mi-gliore dell’anno ma non va poi tanto male, anzi, diciamo pure che va meglio».

Gemelli

«La prima parte del mese è ancora un po’ nervo-sa, confusa, ma già dal 15 marzo le cose andranno meglio e saranno caratterizzate da maggiore sicu-rezza, fiducia e forse qualche bella soddisfazione un po’ a tutti voi. Indubbiamente è strano, questo periodo, per voi: da un lato vi porta qualche dub-bio, da un altro Marte vi rende dinamici. Eppure qualcosa vi aiuta a rimanere calmi, ottimisti e quasi fatalisti. Onorate il presente e andate incon-tro al futuro: non è poco, e non è da tutti.».

Vergine

«Il mese astrologico presenta qualche aspetto contradditorio, e quindi sembra avere tutte le intenzioni, tranne quella di essere un mese noio-so o banale. Non dovrebbe dispiacervi, visto che amate le emozioni. I transiti planetari saranno intensi, generosi, che stimolano la mente, il cuo-re, l’anima. In questo mese ritroverete la vostra grinta, senza rabbia ma con creatività. In ambito lavorativo non è più tempo per pessimismo o rassegnazione: è invece il tempo giusto per muo-vere le cose, fare proposte, prendere contatti».

Scorpione

«Non sarà il mese migliore dell’anno ma nem-meno vi mancheranno le risorse per renderlo comunque proficuo. Come al solito sono i con-testi individuali a fare la differenza, e chi non ha particolari problemi in corso se la caverà con qualche giornata storta. In questo mese i giorni più delicati saranno l’1, 2,7,8 e 14 marzo, nei quali aumenterà l’emotività e le reazioni istin-tive. In compenso, per il lavoro, marzo sembra davvero un buon mese».

Sagittario

Sono passati quasi 5 mesi dalrientro dei Burkina Kamba.

Undici persone che non si conoscevano tra loro, che in nome di un ideale comu-ne – abbracciato per istinto – hanno co-minciato a lavorare insieme e che si sono infine trovate catapultate in una realtà sconosciuta di cui solo avevano sentito parlare.Una realtà difficile, dove la condivisione è stata d’importanza fondamentale per far-si forza e per ottenere piccoli grandi risul-tati. Un’esperienza ricca per ognuno di noi e per ognuno di noi la forte emozione regalata dai bambini dell’orfanotrofio di Yako. Un’esperienza che non si dimentica e che imprime una svolta nella vita di chi la vive. Talmen-te forte e coinvolgente che ciascuno ha promesso a se stesso di ripeterla.Ci siamo dati un anno di tempo per lavo-rare qui in Italia, studiare e portare avanti un progetto a lungo termine, far conosce-re e sensibilizzare prima di tornare a Yako con altri risultati concreti.Ma un anno è lungo se un pezzetto di cuore è rimasto là!Novembre rimane la data comune del nostro ritorno, ma intanto ognuno scal-pita valutando se sia possibile un viaggio più vicino almeno per abbracciare i bam-bini!Certo non è facile, Yako non è dietro l’an-golo, ci vogliono almeno una decina di giorni a disposizione e un biglietto aereo che purtroppo non è gratuito.Ma Daniela ed Elena sono riuscite ad or-ganizzarsi e saranno le prime a tornare a Yako alla fine di febbraio.La nostra collaborazione con l’organizza-zione non governativa Bambini nel De-serto ha allargato gli orizzonti e il viaggio delle nostre due amiche è diventato il pretesto per promuovere un campo di lavoro.Non abbiamo avuto molto tempo per lavorarci , eppure appena pubblicato sul sito di Bambini nel Deserto c’è stata una

risposta istantanea: 5 persone hanno su-bito aderito da varie parti d’Italia: Roma, Milano, Brescia, Vicenza e molte altre ci hanno contattato per chiederci altre date.Il perché di questo successo è piuttosto semplice: a differenza di tanti campi di lavoro, questo non richiede specializza-zioni (anche se avremo un geometra a disposizione a cui sono già stati assegnati compiti specifici) ma tanta buona volon-tà, tanto amore per cullare bambini sfor-tunati e tanta umiltà per vivere la vita dei più umili della terra.

In questo viaggio non ci saranno gli obiettivi ambiziosi dello scorso

settembre come le visite dei medici o la costruzio-ne di alcune strutture, ma soprattutto la condi-

visione del quotidiano.Sembra banale, ma non

lo è. Perché dietro c’è uno scopo ben preciso: dare un

esempio di come rapportarsi con i bambini, per garantire loro una vita mi-gliore.I punti cruciali che avevamo individuato erano proprio l’alimentazione, l’igiene, il rapporto interpersonale. Bambini mal-nutriti (per ragioni economiche), spesso sporchi (anche per fattori ambientali), senza qualcuno che li stimoli a cammina-re o a giocare.I nostri volontari faranno proprio questo: con sistematica regolarità puliranno gli ambienti, i bambini, controlleranno l’ali-mentazione (la vendita delle cartoline di Natale ci permetterà 4 cicli di dieta alta-mente proteica e l’acquisto di molti altri generi alimentari!), li faranno giocare.Qualcosa che non può venire imposto dall’alto (i soliti “bianchi” che la fanno da padrone!) ma che si insinua con la com-partecipazione e cambia la mentalità e la cultura di un popolo troppo impegnato a combattere la sua battaglia contro la po-vertà per capire che una crescita dignito-sa ha bisogno di certe attenzioni.Andremo avanti così, a piccoli passi, con la certezza che l’amore può cambiare il mondo.Buon viaggio ragazzi!

di Alessia Campodonico

«Il mese astrologico in arrivo vuole invitarvi a fare un bilancio innanzitutto interiore, per con-fermare le vostre risorse e trovarne, scoprirne d nuove. Un mese, dunque, in parte contradditto-rio e un po’ stressante. Potrete incontrare una fase di scoraggiamento, incognite sul futuro che vi rendono incerti e timorosi. Ma non perdetevi d’animo: Venere sarà splendida già da aprile, e parla di un futuro prossimo, a cui vale la pena dare fiducia, andandogli incontro».

Acquario«Parte alla grande questo mese, il quale sem-bra abbastanza stabile e gratificante, e per ren-derlo migliore dovete solo sforzarvi di usare il buonsenso, la concretezza, l’obiettività e razio-nalità: tutte doti che non vi caratterizzano certo in modo particolare ma di cui non siete affatto sprovvisti… Se volete. Sul lavoro aumenta un po’ l’inquietudine e contemporaneamente di-minuisce la pazienza: puntante sul fare decisio-ni ponderate e pianificate».

Pesci

Una fetta di mondo chiamata:

TERRA degli UOMINI INTEGRI

di Rita Leorato

Cronache, progetti e pensieri dall'Orfanotrofio Wend Mib Tiri (Burkina Faso)

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