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8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI UDINE
DIPARTIMENTO DI SCIENZE MEDICHE E BIOLOGICHE
Corso di Studi in Infermieristica
Tesi di Laurea
IMPATTO PSICOLOGICO DELL’ABORTO:
IMPORTANZA DELL’ASSISTENZAINFERMIERISTICA
NEL SOSTEGNO ALLE DONNE
Relatore: Laureanda:
Chiar.mo Prof. Diego Marchesoni Roberta Vogrig
___________________________________________________
ANNO ACCADEMICO 2012/2013
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Alla VITA
…imprevedibile…
come una piuma
trasportata dal vento.
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ABSTRACT
Introduzione
Lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare l’impatto psicologico delle donne chehanno subito un aborto spontaneo o che si sono sottoposte ad interruzione volontaria di
gravidanza (IVG), cercando di individuare le caratteristiche delle donne a rischio di evoluzione
in problematiche di tipo psicologico. Secondariamente abbiamo voluto investigare la percezione
del personale del reparto della Clinica di Ginecologia in merito alla propria capacità di
relazionarsi a queste donne.
Materiali e Metodi
Studio prospettico eseguito presso la Clinica di Ginecologia tra giugno e ottobre 2013 in
cui sono state incluse tutte le donne che hanno subito un aborto spontaneo o un IVG. A tutte le
pazienti che hanno accettato di aderire allo studio è stata somministrata una batteria di
questionari. Un ulteriore questionario è stato somministrato alle infermiere del reparto per
l’autovalutazione riguardo la loro capacità di approcciarsi alle donne con questo problema.
Risultati
Delle 149 pazienti che hanno subito aborto o IVG, solo 47 hanno accettato di compilare i
questionari. Di queste, 3 pazienti sono risultate positive a tutti e tre i questionari. Non vi sono
dati statisticamente significativi in merito all’età, alla nazionalità o al titolo di studio. Neanche la
storia ostetrica pregressa (pregressi aborti o figli a casa) si è dimostrata correlabile ad eventi
avversi post aborto.
Discussione
Il dato più evidente è il numero di donne che ha rifiutato di partecipare allo studio,
probabilmente dovuto al timing troppo precoce di somministrazione del test rispetto all’evento.
Delle 3 pazienti positive a tutti e tre i questionari si evidenzia come avere figli a casa non risulta
essere un fattore protettivo, anzi, il figlio può diventare oggetto della problematica psicologica
post abortiva.
Per ciò che riguarda il personale sanitario, tutte le infermiere ritengono che l’aborto
spontaneo comporti delle sequele psicologiche, a differenza dell’IVG. Il 50% delle infermiere
intervistate ritiene di non sapersi porre in maniera adeguata nei confronti di queste pazienti.
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Inoltre, tutte ritengono necessaria la collaborazione con uno psicologo per la gestione della
problematica di competenza.
Conclusioni
Per la gestione della problematica psicologica post aborto, abbiamo individuato un
percorso attuabile in due tempi. Il primo con un intervento immediato durante il ricovero ed uno
dilazionato a distanza di quattro settimane dall’evento, per consentire all’infermiere di
approcciarsi alle pazienti nel momento in cui esse sono in grado di affrontare la perdita sul piano
emotivo.
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RINGRAZIAMENTI
A voi, Mamma e Papà, che mi avete sempre incoraggiata e appoggiata in tutto, a maggior
ragione in questo mio percorso universitario. Ci siete sempre stati per me e avete sempre provato a facilitarmi la via venendomi incontro il più delle volte. Grazie di esserci stati e grazie
di esserci sempre.
Un grazie a te, Mamma, che nonostante le difficoltà dell’argomento trattato in questa tesi,
mi hai aiutato nella correzione dell’italiano, che sappiamo non esser mai stato il mio forte
(infatti chissà quanti errori ci saranno in questi ringraziamenti!!!).
E un grazie a te, Papà, che nonostante i tuoi soliti silenzi mi hai sempre fatto capire
quanto ci tieni a me, anche solo con uno sguardo o un abbraccio.
A te, Memi, una sorella, una amica, una persona con cui condividere tutto. Tu che con i
tuoi risultati mi hai sempre spinta a seguirti e a prenderti come esempio. Con te, in questi tre
anni, ho raggiunto tanti obbiettivi, dagli esami superati, a questo gran risultato finale. Si, perché
senza di te non penso sarei mai riuscita a completare così bene questo bel lavoro.
Un grazie non sarà mai sufficiente per esprimere tutto l’amore e la riconoscenza che ho nei tuoi
confronti.
A te, Nicola, il mio cognatino, che in più serate si è dovuto subire la piccola Greta, mentre
noi tentavamo di lavorare alla tesi.
Si, devo ringraziare poi anche te, Greta, tu che con un semplice “ciao zia” mi rallegri la
giornata e mi dai una carica che nessuno è in grado di darmi.
A te, Nicole, una amica che a poco a poco è diventata sempre più come una sorella
adottiva. Noi che ci siamo sempre aiutate l’un l’altra nei momenti di difficoltà, riuscendo a
superare sempre insieme tutti gli ostacoli fino ad arrivare fin qui. Un ultimo ostacolo e
traguardo da raggiungere insieme!
A te, Erika, che da quando ci conosciamo mi hai sempre supportato, o forse meglio,
sopportato (!!!) anche se con i miei scleri e nervosismi pre-esami ero ingestibile. Un’amica
sempre presente nei momenti di difficoltà e fatica. Un grazie va anche alla tua abilità nell’usare
programmi di foto, avendomi aiutata ad inserire immagini utili in questo mio lavoro.
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A te, Matteo, che in questi tre anni ti sei visto mettere in disparte, causa tutti i miei
impegni universitari e di tirocinio, ma che sei comunque rimasto al mio fianco. Quando avevo
bisogno di una spalla, la tua non mancava mai.
A te, Nicolas, ritrovato solo nell’ultimo periodo, ma che mi hai aiutato a vivere meglio e
con un po’ più di serenità questi ultimi mesi del terzo anno.
A te, Elena, compagna di squadra che sei diventata subito una grande amica e confidente.
I nostri pomeriggi in varie aule studio a studiare, i venerdì sera sempre assieme dopo
l’allenamento e i numerosi pranzi a casa tua durante la pausa universitaria.
A voi, Squadra, una famiglia, per il semplice fatto che stare in un gruppo come quello che
eravamo era una gioia e mi faceva stare bene. Si perché il basket mi ha accompagnato sempre
in questo percorso universitario e, senza, non avrei trovato sfogo migliore, seppur con la
tristezza e l’impossibilità dell’ultimo periodo.
A voi, Yari, Lillo e Fede, che con il vostro piccolo contributo mi avete comunque aiutato
nella costruzione di questa tesi. Senza contare il grande sostegno che mi avete fornito,
nonostante questo periodo davvero incasinato e stressante per me.
A voi, infermiere ed ostetriche del reparto della Clinica di Ginecologia, che mi avete
aiutato ed accolta nel vostro reparto sempre con molta gentilezza. Un grazie va a voi per l’aiuto
che mi avete dato per lo studio di questa tesi, senza la vostra disponibilità non sarei riuscita a
realizzare così questo lavoro.
A te che leggerai questa tesi, sperando di colpirti nell'animo con un problema attuale da
cui non ci si può nascondere.
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INDICE
1. LA GRAVIDANZA: DEFINIZIONE.
1.1 Introduzione 91.2 Cenni di embriologia 10
1.3 Fecondazione 11
1.4 Le modificazioni fisiologiche della gravidanza 14
1.5 Diagnosi prenatale 22
1.6 Rischi in gravidanza 27
2. ESPLORAZIONE DELLE RAPPRESENTAZIONI DEL SIGNIFICATO DELLA
GRAVIDANZA.
2.1 Significato di gravidanza 30
2.2 Donna: figura di accadimento 32
2.3 Durante la gestazione 33
2.4 Difficoltà nel cambiamento 35
2.5 Dall’immaginazione alla realtà 38
2.6 Mutamenti del feto in gravidanza 41
3. L’ABORTO: UNA DEFINIZIONE PER ESPERIENZE DIVERSE.
3.1 Aborto spontaneo 43
3.2 Aborto volontario 56
3.3 Aborto oltre i 90 giorni 69
4. ESPLORAZIONE DELL'IMPATTO PSICOLOGICO NELL’ABORTO E DELLE
DIMENSIONI PSICOLOGICHE PIÙ A RISCHIO.
4.1 Cosa comporta l’aborto a livello psicologico per una donna? 71
4.2 Chi viene interessato in un aborto 73
4.3 Sintomi clinici prevalenti in caso di aborto 75
4.4 Post-aborto in Letteratura 78
4.5 Impatto psicologico nell’aborto spontaneo 81
4.6 Impatto psicologico nell’I.V.G. 83
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5. IMPORTANZA DELLA FIGURA DELL'INFERMIERE.
5.1 Perdita per la donna ed all’interno della coppia 85
5.2 Esperienze dalla Letteratura 87
5.3 Sostegno infermieristico 90
6. STUDIO
6.1 Scopo dello studio 92
6.2 Materiali e Metodi 93
6.3 Risultati 105
6.4 Discussione 120
6.5 Conclusioni 125
7. BIBLIOGRAFIA 126
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LA GRAVIDANZA: DEFINIZIONE.
1.1 Introduzione
Con il termine gravidanza si intende quello stato fisiologico nel quale si trova la donna che
ha concepito e che reca nel proprio organismo il prodotto del concepimento in via di sviluppo.
L’inizio della gravidanza coincide con il momento della fecondazione e termina con l’espulsione
o l’estrazione del prodotto del concepimento.
Si definisce “gravidanza fisiologica” una gravidanza in cui sono assenti condizioni
predisponenti ad uno stato di pericolo per la madre, per il feto o per entrambi e che, quindi, è in
condizioni di evoluzione.
La durata fisiologica della gravidanza è di 40 settimane di gestazione pari a 9 mesi e 10
giorni, 10 mesi lunari o 280 giorni dalla data di inizio delle ultime mestruazioni regolari.
L’età gestazionale viene così definita partendo dalla data dell’ultima mestruazione e, in base
a questa, si calcola la data presunta del parto.
Se invece fosse possibile basarsi sulla data del coito fecondante la durata della gravidanza
sarebbe di 38 settimane, pari a 266 giorni. In questo caso si parla di “età concezionale”.
Se il parto avviene prima della 36esima settimana si definisce parto pretermine; mentre un
parto che avviene dopo la 41esima settimana si definisce parto ritardato.
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1.2 Cenni di embriologia
Quando invece la cellula uovo è matura, si verifica l’ovulazione. Questa consiste nel
rilascio della cellula uovo dall’ovaio in seguito alla rottura del follicolo. In questo momento, la
cellula uovo intraprende il percorso della tuba, all’interno della quale, se incontra uno
spermatozoo, può venire fecondata e qualche giorno dopo può impiantarsi nella cavità uterina,
dando così inizio ad una gravidanza (vedi Figura 1).
Fig. 1 – Fecondazione ed iniziale divisione cellulare dello zigote.
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1.3 Fecondazione
A livello fisiologico l’organismo femminile, dalla pubertà fino alla menopausa, va incontro
a delle modificazioni, necessarie per assicurare la fertilità, a carico dell’apparato genitale che si
ripetono ciclicamente ogni mese. Tali cambiamenti presentano diversi aspetti: ormonali,
funzionali e strutturali.
Sotto il controllo dell’ipofisi (ormone luteinizzante: LH e ormone follicolo-stimolante:
FSH) a sua volta controllata dall’ipotalamo (ormone dio rilascio delle gonadotropine: GnRH),
ogni mese le ovaie producono gli ormoni femminile (estrogeni e progesterone) e la cellula uovo
(o ovocita), la quale rappresenta la cellula riproduttiva femminile.
Se la fecondazione non avviene, l’ovocita viene espulso e circa 10 – 14 giorni dopo
l’ovulazione si verifica la mestruazione. Ciò si verifica ciclicamente a cadenza all’incirca
mensile. Ogni mestruazione si verifica a conclusione di un ciclo di attività ovarica. Pertanto la
regolarità del ciclo è espressione della regolarità dell’attività ormonale ovarica.
Riprendendo la fecondazione dell'ovulo da parte dello spermatozoo, questa avviene di
norma nel terzo esterno (parte ampollare) della tuba di Falloppio. Lo spermatozoo inizia le sue
modificazioni già a livello uterino e con la sua maturazione funzionale, detta capacitazione,
acquisisce la capacità di perforare (col rilascio di enzimi litici) la parete dell'ovulo e quindi di
inserire nel suo citoplasma il DNA paterno. In seguito, lo zigote così formato, continua il suo
percorso lungo la tuba sino ad arrivare nell'utero.
Nel frattempo procede il processo di fusione dei patrimoni ereditari dei due genitori (23
cromosomi materni e 23 cromosomi paterni). Questa fase dura circa 24 ore, e solo dopo inizia la
segmentazione della cellula uovo fecondata in 2 cellule, poi in 4, e così via sino ad arrivare a 64,
e nel frattempo lo zigote si impianta nell'endometrio uterino, che in questa fase del ciclo è pronto
ad accoglierlo.Quindi il periodo germinale inizia con la fecondazione e termina 2 settimane dopo, con la
segmentazione dello zigote e la formazione della blastocisti.
A questo periodo seguirà il periodo embrionale, compreso tra le 2 e le 8 settimane di
durata. In questa fase l'embrione, che è formato da diversi foglietti embrionali, inizia ad
abbozzare ed a differenziare tutti i principali apparati che dovranno costituire l'organismo umano
(ectoderma, mesoderma ed endoderma).
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Le prime fasi dello sviluppo (come descritto nella Figura 2), in biologia, prendono il nome
di: zigote, morula, blastula, gastrula.
Fig. 2 – Processo di Fertilizzazione
Con la fine del periodo embrionale si ha un abbozzo o uno sviluppo quasi completo di
alcuni apparati e anche di alcuni organi:
Apparato tegumentario - Si origina dall'ectoderma.
Apparato locomotore (scheletrico e muscolare) - Si origina dal mesoderma.
Apparato respiratorio - Si origina dall'endoderma.
Apparato circolatorio - Si origina dal mesoderma. Alla fine della 7ma - 8a settimana
di gestazione (SG) il cuore è funzionante.
Apparato digerente - Si origina dall'endoderma.
Apparato genitale ed urinario - Si origina dal mesoderma.
Apparato endocrino - Si origina dall'endoderma.
Sistema nervoso - Si origina dall'ectoderma. Attorno alla 4a SG esiste un primo
abbozzo, ma la complessità del sistema rende questo sviluppo praticamente
continuo, e non completato neppure al momento della nascita.
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Segue il periodo fetale. A partire dalla 8a SG circa si inizia a parlare correttamente di feto
(sino a pochi anni fa tale limite era fissato attorno ai 3 mesi). Tutti gli organi e gli apparati o
sistemi arrivano pian piano alla loro struttura semidefinitiva, tale da permettere, al momento
della nascita, una autonomia fisiologica dell'organismo.
Il sistema nervoso sarà la parte più complessa e che subisce i cambiamenti più importanti
di questa fase, oggetto di studio delle moderne Neuroscienze. Su questo processo molto delicato
incidono fortemente gli stili di vita della futura madre sul processo. Ad esempio, l'uso di alcolici,
il fumo, i farmaci e l'uso di droghe possono avere effetti sullo sviluppo del sistema nervoso e
dell'organismo in genere [41;53].
Per sintetizzare i momenti di tale sviluppo si elencano di seguito i passaggi fondamentali:
1. Proliferazione (da 3 settimane a 2 mesi): i neuroni vengono prodotti in modo omogeneo al
ritmo di 250.000 al minuto, in misura molto superiore alle necessità.
2. Migrazione (entro 6 mesi): grazie alla funzione di sostegno della glia, i neuroni si
dispongono nel tubo neurale (i più interni sono i primi) e cominciano a differenziarsi a
seconda degli stimoli esterni.
3. Sinaptogenesi (fin dopo la nascita): le cellule nervose cominciano a legarsi tra di loro
tramite sinapsi.
4. Morte cellulare: l'organismo effettua una selezione naturale dei neuroni.
5. Riorganizzazione sinapsi: i collegamenti che si formano sono in parte casuali. Le sinapsi
continueranno a formarsi fino alla radicale potatura a 11-12 anni.
Le aree del cervello si cominciano a formare a partire dall'interno. Prima si completano le
aree primarie, poi le aree associative e infine le aree prefrontali, di integrazione visiva e di
riconoscimento dei volti.
L'ultima fase è la mielinizzazione, ossia l'isolamento degli assoni neuronali con una sostanzagrassa che fa da isolante e permette un passaggio efficace dei segnali elettrici [6-23].
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1.4 Le modificazioni fisiologiche della gravidanza
Per ciò che riguarda la diagnosi effettiva di gravidanza possono essere presi in
considerazione segni di presunzione, che si rilevano a carico dell'organismo materno, segni di
probabilità, che si osservano a carico della sfera genitale e segni di certezza che derivano
dall'effettiva osservazione dell'esistenza del feto.
Il primo sintomo riscontrabile è l'amenorrea, il cui valore diagnostico dipende in realtà
dall'andamento del ciclo mestruale della donna (regolarità del flusso, presenza di precedenti
amenorree patologiche, ecc.).
Il concomitante manifestarsi di fenomeni simpatici (vomito, nausea, modificazioni del
gusto e dell'appetito), di turbe nervose (sonnolenza, irritabilità, eccessiva emotività, stanchezza,
ecc.), di pollachiuria, potrà ulteriormente indirizzare la diagnosi.
Potranno essere osservate anche le alterazioni tipiche della sfera genitale (modificazioni
delle mammelle, iperemia dei genitali esterni ecc.).
Mentre per ciò che riguarda la palpazione dell'addome, questa non fornisce indicazioni
particolari fino al secondo trimestre di gravidanza, infatti, sarà possibile valutare il fondo
dell’utero solo dalla 12esima SG e lo si apprezzerà oltre il margine della sinfisi pubica.
L’altezza del fondo incrementa fino al termine della gravidanza, si riduce solo quando la parte
presentata del feto scende nel segmento inferiore e la cervice si prepara al parto. L’altezza del
fondo in centimetri dovrebbe corrispondere approssimativamente alle settimane di gestazione se
si tiene in riferimento l’ombelicale trasversa.
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In Fig. 3 si potrà vedere l’accrescimento durante i mesi di gestazione; dove si può notare come
l’utero avrà contorni rotondeggianti fino alla 20esima SG, quando acquisirà la forma ovoidale.
Fig. 3 - Accrescimento dimensionale durante i mesi di gravidanza.
Mentre l'esplorazione vaginale consentirà di valutare i cambiamenti a carico del collo
dell'utero.
Le modificazioni fisiologiche in gravidanza quindi sono diverse ed andranno ad interessare
diverse parti corporee [63]:
Modificazioni dell’utero.
La sua tipica crescita regolare consente la valutazione obiettiva della crescita del feto e degli
annessi. La lunghezza varierà dai 6 – 7 cm ai 30 cm circa.
Per ciò che riguarda il peso, normalmente questo varia dai 50 – 60 g ai 1000 – 1500 g; tale
aumento è determinato dalla ritenzione di acqua e da un’ipertrofia/iperplasia delle cellule
miometriali.
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Parallelamente all’aumento di volume del viscere uterino si assiste ad un importante
incremento del suo apporto ematico, che raggiunge i 500 – 700 ml/min nelle fasi più
avanzate della gestazione. Circa l’80% di tale flusso è destinato alla sede di impianto della
placenta. In pratica, al termine della gravidanza, il 17% del Volume d’eiezione cardiaco sarà
destinato all’utero gravido.
Modificazioni cardiocircolatorie.
Al sistema cardiocircolatorio sono richieste notevoli prestazioni in conseguenza dello
sviluppo fetale e placentare e delle più elevate esigenze metaboliche dell'organismo
materno. In particolare si riscontrano una modificazione del volume ematico e modificazioni
cardiache. L'aumento del volume ematico si realizza soprattutto mediante l'incremento del
volume plasmatico (il plasma può essere definito come la parte non corpuscolata del sangue)
che inizia con la gravidanza e raggiunge il suo massimo intorno alla 32esima SG. Da questo
periodo in poi si mantiene a tale livello fino al termine della gravidanza, quando si manifesta
una lieve diminuzione. L'aumento può variare da individuo a individuo ma è sicuramente
maggiore nella gravidanza plurima, nella pluripara rispetto alla primipara e, secondo recenti
osservazioni, è correlato con il peso fetale. La maggiore richiesta di ossigeno unita
all'incremento del volume plasmatico e dell'estensione del letto vascolare si traducono in un
aumento della gettata cardiaca. In conseguenza di ciò tendono ad aumentare anche la
frequenza cardiaca (70 battiti per minuto nella donna non gravida; 80 battiti alla 20esima
SG; 85 battiti in gravidanza avanzata) e il volume di eiezione. Il cuore incrementa le sue
dimensioni in parte per dilatazione e in parte per l'aumento delle dimensioni delle sue cellule
(ipertrofia). In condizioni fisiologiche, tuttavia, il lavoro cardiaco non supera di molto i
livelli pregravidici grazie all'esistenza di fenomeni compensatori.
Modificazioni della pressione arteriosa
La pressione arteriosa in condizioni fisiologiche si riduce sin dall'inizio della gravidanza a
causa dell'espansione del letto vascolare, della diminuzione del tono venoso e della presenza
dei vasi placentari, fino alla 30esima SG per tornare intorno ai livelli pregravidici dalla
36esima alla 40esima SG.
Si assumono come valori normali in gravidanza una pressione sistolica massima di 140
mmHg e una pressione diastolica massima di 90 mmHg. Questi limiti, tuttavia, possono
condurre a errori grossolani: è infatti vero che mediamente la pressione arteriosa sistolicadiminuisce di circa 10 mmHg e la diastolica di 20 mmHg; è quindi necessario conoscere i
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valori pressori pregravidici per poter riconoscere un evento patologico. L'ipertensione in
gravidanza è, a tutt'oggi, una delle prime cause di morte materno-fetale.
Modificazioni dell’emostasi.
Si avrà un progressivo aumento del volume ematico (25 – 52%), con un picco a 32 SG.
Sebbene aumentino sia il volume plasmatico che la massa eritrocitaria, il volume plasmatico
aumenta di più. Questo determina un’emodiluizione fisiologica in gravidanza che raggiunge
il suo picco attorno alla 30esima SG. Infatti dalla 32esima SG il volume plasmatico rimane
stabile mentre la massa eritrocitaria continua ad aumentare.
L’emostasi in gravidanza prevederà quindi un aumento della produzione dei fattori della
coagulazione a livello epatico. Il netto aumento della produzione di fibrinogeno induce un
aumento della fibrina che viene poi depositata a livello endoteliale nella circolazione
uteroplacentare. A questi fenomeni è associata un riduzione della fibrinolisi. Queste
modificazioni, associate all’emodiluizione sembrano essere risposte fisiologiche volte ad
evitare catastrofiche emorragie postpartum. Però renderanno la gravidanza uno stato di
ipercoagulabilità.
Modificazioni dell’apparato respiratorio.
Nella donna in gravidanza si producono modificazioni fisiche che sono finalizzate al
miglioramento dello scambio gassoso. Attraverso l'organismo materno, con l'intervento
attivo dell'organo placentare, il feto viene rifornito di ossigeno ed elimina l'anidride
carbonica. Al miglioramento di questo fenomeno contribuiscono anche variazioni delle
caratteristiche intrinseche del sangue materno che hanno lo scopo di facilitare la cessione di
ossigeno e la captazione dell'anidride carbonica (effetto Bohr e doppio effetto Bohr,
rispettivamente). L'aumentata escursione del diaframma e la divaricazione delle costole
accrescono la ventilazione respiratoria a riposo. L'espirazione è più completa e così puòessere assunto un maggiore volume d'aria che corrisponde a un aumento di circa 200 ml.
Nella gravidanza avanzata l'escursione diaframmatica si riduce (da ciò deriva il frequente
senso di affanno) e il maggiore scambio respiratorio viene sostenuto dal movimento
toracico.
Modificazioni del metabolismo lipidico.
Durante la gravidanza si avrà un aumento del metabolismo totale con una riduzione delleriserve di glicogeno e un aumento dei lipidi nel sangue.
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Modificazioni del metabolismo dei carboidrati.
Si avrà una riduzione generale dell’insulina nel sangue con aumento di estrogeni e
progesterone; le conseguenze di tutto questo sono una glicemia più bassa a digiuno e una
glicemia più alta dopo i pasti.
Modificazioni delle funzioni dell’apparato urinario.
Nel corso della gravidanza l'apparato escretore renale aumenta notevolmente le sue funzioni
con un incremento della capacità di filtrazione del plasma di circa il 90% intorno alla
20esima SG. Ciò deriva in parte dall'aumento del volume del plasma prima descritto.
Tuttavia questo maggiore afflusso ematico fa sì che alcune sostanze siano riassorbite con
minore facilità dal tubulo renale e compaiano quindi nelle urine della donna gravida. Tipico
esempio di questo fenomeno è la comparsa di piccole quantità di glucosio nelle urine
(glicosuria). Il riassorbimento tubulare del sodio subisce un incremento durante la
gravidanza, determinando una lieve ritenzione idrica definita in modo improprio “edema
gravidico fisiologico”. Gli alti tassi di progesterone circolante sono inoltre responsabili di
un'atonia della muscolatura liscia tanto degli ureteri quanto della vescica, che è causa di un
ristagno urinario con maggiore predisposizione alle infezioni delle vie urinarie in
gravidanza.
Modificazioni ormonali tiroidee.
In gravidanza la funzione endocrina sostenuta dalla placenta, dal feto e dall'organismo
materno riveste un'importanza notevole. Nuovi ormoni specifici della gravidanza vengono
prodotti e gli ormoni steroidei secreti anche al di fuori di questa condizione sono presenti
con concentrazioni e rapporti quantitativi particolari. Fra gli ormoni tipici della gravidanza,
che sono utili anche al fine di effettuare una diagnosi di certezza, la gonadotropina corionica
umana (HCG, Human chorionic gonadotropin) viene prodotta soprattutto a livello delsinciziotrofoblasto. Si tratta di una glicoproteina costituita da due subunità denominate α e β.
Quest'ultima è quella che viene normalmente dosata e che risulta essere responsabile della
specificità dell'azione ormonale.
Essa appare precocemente nel circolo ematico e nelle urine della gestante: nel sangue mostra
un picco di incremento a cavallo della 9na-12esima SG, per poi decrescere fino a valori
piuttosto bassi dalla 15esima-19esima SG e, infine, risalire dalla 20esima SG fino al termine
della gravidanza; dopo il parto i livelli decrescono rapidamente. Le funzioni sembranoessere molteplici e diverse a seconda del periodo di gravidanza: all'inizio interviene nel
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mantenimento e nella stimolazione della produzione di progesterone ed estrogeni del corpo
luteo, poi sembra avere un ruolo nella stimolazione endocrina della placenta insieme ad altre
azioni a livello degli organi fetali (testicoli e surreni).
La somatomammotropina corionica (HCS, Human chorionic somatomammotropin) è un
altro ormone prodotto a livello del sinciziotrofoblasto. Ricopre funzioni anabolizzanti sul
feto del quale sembra, seppure in minima parte, promuovere la crescita. La sua
concentrazione nel sangue ricalca lo stato funzionale della placenta. Pertanto, il suo
dosaggio è di particolare importanza nella valutazione delle minacce di aborto nel primo
trimestre, mentre nelle fasi successive bassi valori si associano a sofferenza fetale. È
soprattutto utile nel monitoraggio della gravidanza in donne affette da diabete, nelle quali
valori normali o lievemente elevati sono compatibili con assenza di complicanze, valori
molto elevati sono associati a patologia diabetica non controllata e valori molto bassi
implicano, oltre a prognosi infausta per il feto, la presenza di ipertensione. Esiste a livello
della produzione degli ormoni steroidei (estrogeni e progesterone), essenziali per il
mantenimento e il proseguimento della gravidanza, un'integrazione fra feto, placenta e
organismo materno. Il feto e la placenta costituiscono un'unità funzionale nella quale
ciascuna delle due componenti è dipendente dall'altra, poiché soltanto integrandosi sono in
grado di sintetizzare la maggior parte degli steroidi attivi in gravidanza. L'organismo
materno contribuisce ulteriormente all'unità feto-placentare fornendo i precursori e
influenzando attraverso sostanze ormonali, anche con un meccanismo di feedback, le
funzioni placentari e fetali.
Modificazioni a livello gastroenterico.
A carico del cavo orale si assiste a un incremento dell'irrorazione vascolare con iperemia
delle gengive e facile sanguinamento. Talvolta l'ipertrofia gengivale è tale da simulare la
presenza di una neoplasia orale (epulide). Lo stomaco diminuisce la secrezione acida eaumenta il tempo di svuotamento. Questi fenomeni sono responsabili della sensazione di
replezione gastrica tipici della gravidanza. Dalla 20esima SG l'utero gravido disloca lo
stomaco verso l'alto; tale modificazione, unitamente alla diminuzione del tono dello sfintere
gastroesofageo sostenuto da cause ormonali, è responsabile del frequente senso di bruciore
retrosternale dovuto al rigurgito di acido cloridrico dallo stomaco verso l'esofago. Tale
fastidio può essere limitato o eliminato mediante l'assunzione di sostanze inerti in grado di
tamponare l'acidità gastrica. Gli alti livelli di progesterone sono responsabili delladiminuzione della peristalsi intestinale da cui deriva la frequentissima stipsi della
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gravidanza. Quest'ultima, associata alla costante diminuzione del tono venoso, determina la
facile comparsa di emorroidi.
Modificazione dei parametri metabolici.
Nel corso della gravidanza numerosi parametri metabolici subiscono profonde
modificazioni; si consiglia quindi di non far riferimento ai range di normalità pregravidici e
di lasciare interpretare tali valori al medico specialista. Tipica è la presenza di una riduzione
dell'emoglobinemia. Peraltro, è stato osservato che anche valori di emoglobina di 10-11 g/dl
sono compatibili con una normale evoluzione della gravidanza.
Si osserva una iperlipemia con aumento dei lipidi totali, dei trigliceridi, del colesterolo
totale, delle β-lipoproteine, dei fosfolipidi, mentre il colesterolo HDL (High density
lipoproteins) si mantiene pressoché inalterato. Queste alterazioni del metabolismo lipidico
sembrano essere legate a un'aumentata mobilitazione dei lipidi del tessuto adiposo per un
incremento della lipolisi e per una ridotta liposintesi.
Il significato fisiologico di questa situazione risiede nel tentativo dell'organismo materno di
preservare, per uso del feto, il glucosio e utilizzare, per l'economia dei muscoli scheletrici e
miocardico materni, altre fonti di energia (acidi grassi liberi). Esistono tipiche alterazioni del
metabolismo glucidico. Durante una prova da carico il picco glicemico è osservabile dopo
30 minuti nella donna non gravida, mentre in gravidanza è ritardato e si riscontra dopo 60
minuti. Si nota, altresì, una riduzione della concentrazione delle proteine plasmatiche a
partire dal primo trimestre di gravidanza che interessa soprattutto l'albumina. Alcune
sostanze sono presenti in quantità fortemente ridotta (ferro, folati), altre in quantità di poco
ridotta (calcio, magnesio).
Aumento del peso corporeo.
Nelle donne gravide è rilevabile la presenza di un incremento ponderale che al termine dellagravidanza eccede quello teoricamente attribuibile al feto, al liquido amniotico, allo sviluppo
di utero e mammelle.
Per circa un terzo esso è attribuibile a un aumento del tessuto adiposo, necessario ad
accumulare scorte al fine di fronteggiare l'aumento delle richieste metabolico-energetiche
che si manifesta nella gravidanza.
L'incremento ponderale non dovrebbe essere superiore al 25% del peso pregravidico.
Muovendo da questa premessa, è necessario però fare alcune considerazioni. Non esiste unvalore di incremento ponderale valido per tutte le donne, in quanto questo dipende dallo
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stato nutrizionale pregravidico, dalla costituzione individuale, dalla presenza di particolari
condizioni (gravidanza plurima) o di alcune patologie (diabete). L'incremento ponderale non
è costante nel corso di tutta la gravidanza: nelle prime 20 settimane è inferiore, mentre
diviene sensibilmente più marcato nelle seconde 20 settimane; si deve quindi sempre
ricordare che l'eccessivo aumento ponderale nelle prime 20 settimane è difficilmente
recuperabile nel periodo successivo. Per tali motivi è necessario impostare un regime
dietetico individuale e tenere conto costantemente del fatto che molte delle più gravi
patologie della gravidanza, come l'intolleranza ai carboidrati, il diabete gestazionale e la
gestosi, riconoscono nell'eccessivo incremento ponderale uno dei maggiori fattori di rischio.
La dieta in gravidanza deve quindi prevedere il consumo di una quantità limitata di
carboidrati ma avere un elevato contenuto di proteine secondo le necessità dei differenti
periodi di gestazione.
Modificazione della cute e del sistema muscolo – scheletrico.
Un’iperpigmentazione è presente nel 90% delle gravide. Il cloasma gravidica è rappresentato
dalle macchie brune, a contorni netti ma irregolari, che interessano il volto. Altre zone
interessate sono l’areola mammaria, la linea alba, le ascelle ed i genitali.
Anche il tessuto connettivo risente dell’influenza estrogenica con formazione di smagliature.
I legamenti, in particolar modo quelli dell’articolazione sacroiliaca e della sinfisi pubica
diventano più soffici con conseguente aumento della lordosi.
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1.5 Diagnosi prenatale
La diagnosi prenatale costituisce il naturale completamento del counselling genetico
prenatale, in quanto permette la verifica dell'eventuale rischio riproduttivo individuato e la
conoscenza dello stato di salute del prodotto del concepimento.
La conoscenza delle condizioni fetali è particolarmente importante quando vi sia stata
l'insorgenza non prevedibile o improvvisa di condizione di rischio per l'embrione o il feto, come
l'esposizione ad agenti mutageni (farmaci, radiazioni, tossici ambientali) o ad agenti infettivi del
compartimento materno oppure l'insorgenza di malattie metaboliche favorita dalla gravidanza
(per esempio, diabete, gestosi, cardiopatie).
Le varie tecniche di diagnosi prenatale consentono di individuare alcune patologie
malformative multifattoriali, le anomalie cromosomiche e le malattie geniche di cui si conosca lo
specifico difetto, nonché la presenza del genoma di agenti infettivi (ad esempio:
Citomegalovirus, Herpes simplex, Varicella Zooster, Rubeovirus, HIV, Toxoplasma gondii,
Parvovirus).
La diagnosi prenatale, inoltre, fornisce i mezzi idonei alla sorveglianza dello sviluppo
embriofetale quando questo si discosti dalla fisiologia (permettendo, per esempio, di rilevare il
difetto di accrescimento fetale e le sue cause).
Attualmente, tuttavia, la motivazione che spinge più frequentemente una coppia a ricorrere
alla diagnosi prenatale è l'età avanzata di uno o di entrambi i genitori.
Le metodiche diagnostiche principalmente utilizzate per effettuare la diagnosi prenatale
sono di due tipi:
♦ Tecniche non invasive (per immagini)o Ultrasonografia o ecografia
Periodo ottimale: 16-20 SG
Possibile diagnosi: difetti strutturali feto
Valutazione: placenta e liquido amniotico
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o Screening su siero materno
Beta HCG
Alfa feto proteina
Triplo test
Estriolo
Diagnosi sulle cellule fetali nel circolo materno
♦ Tecniche invasive
o Villocentesi
È una tecnica entrata nella pratica clinica nel 1984-85 per la diagnosi prenatale di
malattie geniche.
Viene eseguita tramite la puntura trans-addominale o trans-vaginale mediante ago
da spinale (20G) sotto controllo ecografico.
Periodo ottimale: 10-12 SG (può essere eseguito anche nel II e III trimestre di
gravidanza).
Tecnica: prelievo di tessuto tofoblastastico (villi coriali), come in Figura 4 e 5.
Fig. 4 – Prelievo trans-addominale dei villi coriali.
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Fig. 5 – Prelievo trans-cervicale dei villi coriali.
o Amniocentesi
E’ stata la prima tecnica di diagnosi prenatale introdotta nella pratica clinica ed è
tuttora la più utilizzata.
È la tecnica di elezione per la diagnosi citogenetica (parte corpuscolata) e dosaggio
alfa feto proteina (parte non corpuscolata).
Rischio aborto: 0,5% e tempi di risposta di 12-20 giorni.
Periodo ottimale: 15-17 SG (quantità di liquido amniotico 20 ml)
Prelievo: 15-20 ml a livello trans-addominale con un ago da spinale (20G) sotto
continuo controllo ecografico, come in Figura 6.
L’unica impossibilità alla esecuzione del prelievo di liquido amniotico è
l’anidramnios; in questo caso si procede alla villocentesi tardiva.
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Fig. 6 – Diagnosi prenatale mediante amniocentesi.
o Cordocentesi
Consiste in un prelievo di sangue fetale eseguito mediante ago introdotto per via
trans-addominale sotto continua guida ecografica.
Periodo: dalla 20 SG fino al termine.
Tecnica: il prelievo può essere eseguito all’inserzione placentare del funicolo o nel
tratto intra-epatico della vena ombelicale.
o Fetoscopia
Periodo: ottimale dopo 18 SG
Tessuto fetale (cute, fegato)
Visualizzazione diretta: feto e prelievo tessuto con endoscopio
Diagnosi: genodermatosi, difetti enzimatici tessuto-specifici
Rischio complicanze: maggiori rispetto alla cordocentesi.
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Entrambe le metodiche (invasiva e non-), permettono per la prima volta ai futuri genitori di
entrare in contatto con il proprio bambino sia attraverso le immagini nel caso dell’ecografia sia
attraverso la visione del consistente “materiale embrio-fetale”.
Capita che questi esami vengano vissuti dalla coppia con ansia per un esito non positivo.
Fortunatamente nella maggior parte dei casi l’ansia generata dal test diagnostico scompare di
fronte all’esito rassicurante dell’esame cromosomico mentre, dinanzi ad una malformazione
fetale, i genitori sono oggi impegnati a decidere tra l’interruzione della gravidanza o la sua
continuazione. Dolorosa scelta che inevitabilmente propone il senso che per ognuno ha la vita, la
morte, la libertà ed il diritto a decidere.
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1.6 Rischi in gravidanza
A fecondazione avvenuta, quindi, individuare possibili fattori di rischio sarà necessario e
funzionale al fine di:
- impostare un piano di assistenza che preveda interventi congrui al livello di rischio
valutato in itinere;
- individuare la figura sanitaria idonea a gestire la gravidanza in funzione del livello di
rischio;
- individuare la struttura più appropriata per il management della gravidanza.
Esistono numerose condizioni nelle quali il normale svolgimento della gravidanza è
alterato sia per l'instaurarsi di uno stato patologico sia per la presenza di uno o più fattori che
portano a introdurre il concetto di gravidanza ad alto rischio. Per definizione, si identifica un alto
rischio laddove esistano, in atto o potenziali, condizioni che aumentano i pericoli per la salute
della madre e/o del figlio. Di grande importanza, soprattutto ai fini preventivi, è il precoce
riconoscimento di tali situazioni che, in certi casi, possono prescindere da uno stato
obiettivamente patologico (per es., anemia grave, diabete, minaccia di parto prematuro, malattie
infettive ecc.) e derivare invece dalla presenza di una situazione di disagio socioeconomico o di
difficoltà assistenziali.
Si possono distinguere più gruppi di fattori di rischio all’interno di una gravidanza:
Fattori di rischio anamnestici
Andando a valutare le condizioni preesistenti di gravidanza
- età materna < 17 anni (aa) o > 35 aa;
- peso gravidica > o < al 20% del BMI;
- fumo (> 5 sigarette/die);- tossicodipendenza;
- ipertensione pre-esistente la gravidanza;
- sindromi immunitarie;
- nefropatie;
- diabete;
- cardiopatie con impegno sistemico;
- epilessia;- malattie sistemiche in terapia precedentemente la gravidanza;
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- malattie o anomalie a carattere eredo – familiare;
- assunzione di farmaci teratogeni o esposizione di rischi ambientali.
Fattori di rischio attuale
Andando a valutare le condizioni che riguardano l’attuale gravidanza. Gli indici di rischio
sono:
- rilievi ecografici anomali;
- ipertensione gestazionale;
- gravidanza multiple;
- infezioni con rischio di trasmissione fetale;
- incontinenza cervico – istmica;
- malformazioni uterine;
- miomi uterini;
- presentazione podalica a termine;
- dati di laboratorio patologici:
o dismetabolismo glucidico;
o funzionalità renale alterata;
o coagulopatie, trombofilia;
o attività metabolica epatica alterata;
o lesioni cellulari epatiche;
o emoincompatibilità materno – fetale.
Non meno importanti saranno le possibili infezioni in gravidanza che sarà giusto tenere
sotto controllo. Le principali infezioni pericolose per il feto sono raggruppate sotto la sigla
TORCH :• Toxoplasmosi
Eziologia: Toxoplasma Gondii;
Modalità di trasmissione: gatto come ospite definitivo;
Vie di trasmissione: carne poco cotta, verdure non/poco lavate;
Danno fetale: cerebrale, neurosensoriale, sistemico;
Suscettibilità: tutta la gravidanza;
Prevenzione: misure igieniche;Terapia: antibiotici (rovamicina soprattutto).
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• Rosolia
Eziologia: Virus della Rosolia;
Modalità di trasmissione: contagio interumano;
Danno fetale: cerebrale, neurosensoriale, sistemico;
Suscettibilità: < 16 SG;
Prevenzione: vaccinazione;
Terapia: nessuna.
• Citomegalovirus
Eziologia: Citomegalovirus;
Modalità di trasmissione: contagio interumano (soprattutto urine lattanti);
Danno fetale: cerebrale, neurosensoriale, sistemico;
Suscettibilità: tutta la gravidanza;
Prevenzione: (misure igieniche);
Terapia: controlli vari.
• Herpes virus.
Eziologia: Herpes Simplex;
Modalità di trasmissione: abbassamento delle difese immunitarie (se già comparso in
precedenza);
Danno fetale: ritardo dello sviluppo, microcefalia o idrocefalia, compromissione della
vista e di altri organi (se la gravida contrae il virus per la prima volta);
esantema diffuso, manifestazioni a carico della mucosa del naso e della bocca,
congiuntivite, infezioni disseminate a vari organi, encefalomeningite (se Herpes genitale
al momento del parto);
Suscettibilità: al momento del parto se presenza di Herpes genitale;Terapia: a base di antisistemici virali (se prima contrazione dell’infezione);
utilizzo di farmaci per uso locale, pomate o cerottini ad azione antivirale,
antinfiammatoria o anestetica (se già comparso in precedenza).
In generale, sarebbe bene tracciare una sierologia all’inizio della gravidanza per
identificare i soggetti immuni, realizzando controlli seriati nelle pazienti recettive [23-47].
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ESPLORAZIONE DELLE RAPPRESENTAZIONI DEL SIGNIFICATO
DELLA GRAVIDANZA.
2.1 Significato di gravidanza
Il termine gravidanza equivale alle immagini magiche del sorriso, dei gorgoglii neonatali
e, soprattutto, dell’immagine di una "donna raggiante" per il semplice fatto di essere incinta. È
una parola che simboleggia la gioia, la speranza per il futuro, i sogni e le relazioni ancora da
realizzare, e forse, il passo successivo nella scala della vita – la genitorialità. Per alcune persone
rappresenta il compimento di uno degli obiettivi più importanti di tutta la vita [56].
L’attesa di un figlio, come è già stato messo in evidenza da diversi autori [4], rappresenta
per ogni donna un momento di grandi cambiamenti. È un evento cruciale e il modo di viverlo è
influenzato da fattori, oltre che biologici, anche psicologici, sociali ed economici.
Durante questo periodo ciò che avviene nel corpo avviene anche nella mente: si
susseguono una serie di aggiustamenti di ordine fisico, mentale e pratico che provocano un certo
impatto su tutte le parti interessate. Nasce in gravidanza il bisogno di una nuova immagine di sé
come donna in relazione alle figure genitoriali, al partner e ai rapporti sociali. Compare uno stato
psichico, in cui si ripropongono conflitti psicologici dei primi periodi dello sviluppo a cui è
necessario trovare soluzioni nuove e diverse da quelle esperite nell’infanzia e nell’adolescenza.
La gravidanza, in particolar modo la prima, può essere considerata come un'opportunità per
acquisire una nuova posizione di equilibro sia all'interno del proprio mondo interiore di infanzia,
sia sul piano esterno delle relazioni interpersonali dell'età adulta. È quindi proprio la tensione
interiore a rendere di vitale importanza, in questa fase, il sostegno dell'ambiente circostante, vale
a dire del partner, della famiglia e della società nel suo complesso.
La gravidanza e il post parto possono essere concepite come un unico processo che
comprende entrambi: la maternità. Diventare madre infatti è un’esperienza unica nella vita che
inevitabilmente influenza molti aspetti, quali, quello della vita individuale, di coppia, della
famiglia allargata e sociale [22].
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Negli ultimi decenni hanno avuto luogo grandi cambiamenti nel comportamento sociale e
sessuale delle donne: recentemente la maternità rappresenta un tema che si può definire ai
margini della cultura e dell’identità femminile, essendo ormai superato il tradizionale assioma
che legava donna e madre in un binomio inscindibile.
Un tempo il divenire madre costituiva il momento di realizzazione femminile per
eccellenza, la capacità generativa rappresentava l’essenza della femminilità.
Oggi i processi sociali di emancipazione femminile hanno mutato sia il ruolo della donna,
sia il concetto della sua identità, a tal punto che la maternità si inserisce in un progetto più ampio
di vita.
La procreazione dei figli è diventata effettivamente una scelta da combinare con altre, con un
conseguente difficile connubio tra aspettative e realtà.
Per la maggior parte delle donne che vivono nella nostra società, dare alla luce un bambino
si scontra necessariamente con il compito di saper coniugare il tempo da dedicare alla cura e alla
crescita della propria creatura con il tempo da impiegare nell’attività lavorativa.
Una donna deve essere in grado di organizzare il proprio tempo per evitare di escludere una cosa
o l’altra, a seconda dell’impatto emotivo che la gravidanza le può aver provocato.
La donna, infatti, ha solo 9 mesi per affrontare un’ampia riorganizzazione della propria
vita, cambia il corpo, la propria identità di figlia e di donna, le relazioni sociali, di coppia, la
sessualità, la vita lavorativa e il ruolo che assume all’interno della società. Lo stato di confusione
che si crea accomuna questo periodo all’adolescenza, fase di sviluppo in cui una giovane donna
si trova a confrontarsi con le proprie pulsioni, istinti, incertezze e dubbi in modo da dover
riadattare le esigenze psichiche e fisiche alla “nuova personalità”.
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2.2 Donna: figura di accudimento
La madre è una figura di accudimento e questo sistema trova un suo consolidamento,
inizialmente nell’adolescenza, per poi raggiunge il suo maggiore sviluppo nella fase di passaggio
alla condizione di genitore, la cosiddetta “Fase critica”: gravidanza, nascita e primi mesi di vita
del bambino. Esso è inoltre influenzato dalle caratteristiche del bambino che verrà alla luce
nonché da fattori ambientali e sociali, condizioni socio-economiche, supporto sociale, presenza o
meno di un partner.
Il sistema comportamentale dell’accudimento, secondo Solomon e George [60], non può
essere considerato solo come un’estrapolazione dalle esperienze di attaccamento precoci della
madre. Esso ha le sue fondamenta nei modelli operativi interni del sé e degli altri nel contesto
delle relazioni di attaccamento dell’infanzia, ma rappresenta anche un modello distinto con una
sua propria traiettoria evolutiva.
Nel processo di costruzione di un modello del sé, l’individuo inizia proprio
nell’adolescenza a costruire una rappresentazione di sé come figura di accudimento, che si pone
in modo parallelo, ma distinto, rispetto alla rappresentazione di sé come figlio attaccato.
La costruzione della rappresentazione del sé come figura di accudimento segue due linee:
una è relativa alla previsione di sé come figura di accudimento capace di proteggere; un’altra è
rispetto alla motivazione ad essere una figura di accudimento.
Ma il cambiamento maggiore nella costruzione della rappresentazione di sé come figura di
accudimento avviene nella fase di transizione alla condizione di genitore. Il periodo che va dalla
gravidanza alla nascita ed infine, ai primi mesi di vita del bambino, è caratterizzato da
significativi cambiamenti neurologici e ormonali. La nascita e i segnali emessi dal bambino
influenzano il sistema di accudimento.
Questa fase è potenzialmente capace di creare disorganizzazioni e riorganizzazioni
psicologiche. Costituisce un passaggio di prospettiva da quello di figura attaccata ai proprigenitori a quella di accudimento per il proprio figlio. Normalmente, quando questi cambiamenti
avvengono, il sistema di accudimento funziona venendo attivato da stimoli specifici, come una
situazione di pericolo.
Il sistema di accudimento consente, dunque, di organizzare delle strategie comportamentali
e psicologiche in modo da offrire protezione.
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2.3 Durante la gestazione
Esistono altri processi che caratterizzano la donna nella fase di gestazione e cioè
l’attaccamento emotivo, la maturazione e la regressione.
Le donne sviluppano l’attaccamento emotivo verso il feto già durante la gravidanza [22].
Uno studio indica che l’attaccamento madre-feto inizia subito dopo il concepimento, anche nelle
donne che progettano di abortire, in quanto i processi psicologici sottostanti a questa relazione
precoce vanno al di là del controllo cosciente della madre.
Peppers e Knapp [46] affermano che per una madre il bambino che porta in grembo è stato
parte di lei fin dal momento del concepimento. L’amore materno diventa profondo fin dalle
primissime fasi e lega con forza la madre al suo bambino.
Dunque, secondo questi autori, l’attaccamento della madre al suo bambino, inizia molto
prima della nascita.
Essi hanno descritto nove eventi che contribuiscono alla formazione dell’attaccamento
della madre al proprio bambino:
1) La pianificazione della gravidanza.
2) La conferma della gravidanza.
3) L’accettazione della gravidanza.
4) La percezione dei movimenti fetali.
5) L’accettazione del feto come un individuo.
6) La nascita.
7) Il vedere il bambino.
8) Il toccare il bambino.
9) Il prendersi cura del bambino.
Di questi, i primi cinque avvengono prima della nascita del bambino.
Robinson et al [49], descrivono l’attaccamento della madre al figlio come quello che
probabilmente è il legame più forte tra gli esseri umani. Innanzitutto perché il bambino ha
vissuto nove mesi nel grembo materno e successivamente perché la madre ne ha assicurato la
sopravvivenza. Enfatizzano, inoltre, l’unicità e specificità di questa relazione che perdura nel
tempo.
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Questo tipo di attaccamento va ben oltre gli elementi tangibili, come i movimenti fetali, ma
include passaggi come la preparazione e l’adattamento alla gravidanza. Già prima della nascita,
una madre è in grado di concettualizzare il proprio bambino e di fare progetti sul modo in cui la
presenza del bambino contribuirà alla vita familiare.
La maturazione è quell’enorme spinta che motiva la donna al raggiungimento di uno scopo e
che può assumere diversi aspetti: dal punto di partenza dei ruoli di figlia e di moglie fino a
ricoprire il ruolo che è giudicato più stabilizzante nella sua maturità, quello della maternità.
La maturazione consiste nel passaggio da figlia a madre, con la relativa presa di coscienza, da
parte della donna, della realtà della gravidanza, durante la quale la donna affronta le ansie e le
paure che, con il proseguire della gestazione, prendono sempre maggior concretezza e vividezza.
Passando a considerare l’aspetto regressivo, si osserva che esso è un fenomeno che tende a
riportare la donna gravida a esperienze di tipo infantile ed è conseguenza del processo di
identificazione che avviene tra madre e figlio. Mano a mano che la madre sente di avere una vita
che cresce in lei tende a identificarsi sempre più con il suo bambino, venendosi così a creare
un’immagine fantasmatica, immaginaria, di un bambino ideale. Parallelamente a questo vi è
anche lo sviluppo del timore di perdita del figlio o di una sua eventuale malformazione [20].
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2.4 Difficoltà nel cambiamento
La gravidanza, come la pubertà o la menopausa, è un periodo di crisi che comporta
profondi cambiamenti sia psicologici che fisici. La gravidanza si presenta come un’epoca di crisi
transizionale dove emergono conflitti tra la nuova vita e quella trascorsa, il ruolo sociale e
lavorativo raggiunto e quello che si dispiegherà, tra gioie e timori, in cui i protagonisti del
vissuto mentale sono molteplici: la donna stessa, il feto, le figure parentali, il partner.
Tutto ciò implica una nuova elaborazione della propria identità, con la rivalutazione dei
rapporti che intrattiene. Dunque, è di per sé un momento stressante che coinvolge tutte le aree
della persona, creando cambiamenti sia psicologici che cognitivi [15].
Per ciò che riguarda gli aspetti psichici, questi sono caratterizzati tanto da componenti
gratificatori quanto da componenti d’angoscia.
In questi due aspetti si ritrovano sia gli elementi legati alla vita che quelli evocanti la
morte; infatti, proprio nel momento in cui il vivere trova la sua spinta iniziale, vi è il timore che
il processo non vada a compimento. Pertanto tutta la gravidanza è permeata da queste due forze,
con andamenti ciclici.
Inoltre, ogni gestazione, anche se molto desiderata e con un decorso senza complicazioni,
può suscitare sentimenti contraddittori: la gravidanza non è da intendersi come un intervallo di
vita costellato di sole gioie e speranze, come si vorrebbe nella sua concezione più romantica, ma
spesso si presenta come un periodo caratterizzato anche da fragilità psicologiche, ansie, timori e
angosce. Queste accompagnano più o meno silenziosamente tutto il processo e possono emergere
con maggiore intensità in prossimità del parto [59].
Quando si sta per diventare madre, è sempre per la prima volta: per la donna l’esperienza
della gravidanza vissuta, appartiene ogni volta ad un territorio a lei sconosciuto, anche se già
sperimentato. E come ogni nuova esperienza porta con sé angosce, paure, solitudine e sofferenzache spesso si manifestano senza preavviso, cogliendo la donna di sorpresa. È facile pertanto che
una donna viva una molteplicità di sentimenti contrastanti e che resterà incuriosita e spaventata
dalla diversità di questi.
Fin dal momento del concepimento, si verificano nella donna una serie di cambiamenti non
solo esterni ma soprattutto interni: la gravidanza può essere considerata oltre che una fase di
sviluppo anche un’esperienza di crisi.
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Una donna non prova mai un sentimento di onnipotenza come nel momento in cui dà vita a
un altro essere umano. Si tratta di una prerogativa riservata al sesso femminile e la donna, in quel
momento, più che in ogni altro della sua vita, si sente investita di un potere enorme. Al tempo
stesso, tuttavia, può accadere che la futura madre, nell'identificarsi con il proprio bambino,
regredisca emotivamente a uno stadio infantile.
La prima gravidanza, in particolare, può configurarsi come un momento di crisi nella
ricerca di identità di una donna.
La gravidanza e il parto, infatti, rappresentano situazioni di notevole stress fisico e
psicologico che possono sfociare, sotto sfavorevoli condizioni interne ed esterne, verso soluzioni
di tipo patologico [11].
Supponiamo che una giovane donna viva nelle migliori condizioni possibili, che sia felicemente
sistemata e che, sia lei che il marito, attendano con ansia di veder realizzati i loro desideri di
infanzia divenendo genitori di un bambino vero. La donna sa che sarà sostenuta dal marito
durante la “malattia” più felice e sana della sua vita. È inoltre ben consapevole che i disturbi ed i
cambiamenti corporei indotti dalla gravidanza sono temporanei e che, al termine di essa, avrà un
bambino come ricompensa per i suoi disagi. Eppure, con tutte le gioie e i piaceri che una
gravidanza desiderata può arrecare, alla notizia di essere incinta la donna può provare paure e
ansie inaspettate: può avvertire un nuovo e insolito senso di solitudine, causato dalla
consapevolezza di dover portare in sè il bambino e affrontare da sola (per quanto il marito possa
darle sostegno e amore) l'esperienza ignota del parto. Può sentirsi infelice per l'imminente perdita
di libertà, poiché la nascita del suo bambino creerà il legame della relazione madre-figlio dal
quale non si libererà mai.
Fortunatamente comunque, la gravidanza è un processo la cui durata consente alla futura
madre di adattarsi a divenire tale, sia fisicamente sia emotivamente. Allo stesso tempo la madre
deve poter rimanere quella bambina che era stata, per identificarsi con il bambino che porta ingrembo.
Lei può sentirlo, anche se non può vederlo, come un'estensione del proprio sé.
Nel corso di questo processo ogni neo-madre sviluppa un assetto mentale che sarà diverso
da quello che aveva in precedenza. Questo nuovo assetto materno determinerà i pensieri della
donna, le speranze, le paure, influenzerà le emozioni e le azioni, imprimerà una svolta nelle
scelte e nelle abitudini.
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Si parla, infatti, di travaglio fisico e di travaglio psicologico: da un lato la gravidanza dà
alla madre il tempo fisico di riorganizzare uno spazio concreto nel mondo reale, dall’altro lato le
consente di riorganizzare il suo spazio interno per creare e contenere l’idea di sé come genitore e
come madre.
Il comportamento di questo periodo non è altro che un’espressione della labilità emotiva che la
donna vive in questi mesi, in cui l’umore potrà oscillare tra emozioni e sentimenti contrastanti tra
loro, connotando una sorta di “malessere fisiologico”.
Il corpo aiuta in tal senso: mutando, preannunciando e testimoniando, giorno dopo giorno
dei cambiamenti in atto; il fisico si adegua ritmicamente allo stato della gestante mentre
l’adattamento psicologico è più delicato, coinvolge la donna su più piani e può avvenire in
momenti diversi e dilatati nel tempo. Inoltre, il corpo che muta e, in particolare, la crescita della
pancia, segnalano il crescere del bambino, oltre che concretamente anche dell’immagine e del
posto che il bambino acquisisce nei pensieri della madre.
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2.5 Dall’immaginazione alla realtà
Per una coppia che desidera di diventare genitore, il progettare di avere un bambino,
l’immaginare che ruolo avrà e che cambiamenti apporterà nella loro vita, saranno momenti
importanti.
“Il bambino immaginario” contiene aspetti di desideri, paure, fantasie, timori, aspettative e
precede e facilita l’incontro con il bambino reale. Il bambino già visto, pensato, immaginato con
gli occhi della fantasia, precostituito, aiuta la madre ad immedesimarsi nel ruolo e a “pre-
conoscere” il bambino, accogliendolo dentro di sé [38].
Un aspetto particolarmente interessante in merito all’immaginazione dei futuri genitori, è il
legame con le innovazioni tecnologiche. Da una parte, i progressi nel campo delle ecografie,
come si vede in Figura 7, hanno permesso di poter vedere molto presto il bambino (ecografie con
battito cardiaco a partire dalla 6a settimana di gestazione), di vederlo con sempre maggiore
chiarezza (ecografie tridimensionali e quadridimensionali) e, pensando in termini di sistema di
accudimento, di offrire uno stimolo affinché questo si attivi più precocemente.
Fig. 7 – Ecografie tridimensionali nelle diverse settimane di gestazione.
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Studi riguardanti periodi di gravidanza più avanzati [7] sono riusciti a riportare in modo
generale dati significativi riguardo l’impatto emotivo derivante dall’uso dell’ecografia. Dopo
l'esposizione ecografia 2D e 3D è risultato un aumento dell’attaccamento materno-fetale,
soprattutto nelle donne che ricevono il loro primo esame ecografico a circa 12 SG.
L’ecografia, quindi, ha un impatto positivo sull’attaccamento materno-fetale, in particolare nel
primo trimestre [55].
L’immaginazione, come sottolinea Salvini [52], viene quindi ridimensionata da un
processo cognitivo, razionale, oggettivante, che riduce le fantasie e le proiezioni emotive
negative; è facilmente intuibile, però, che l’interruzione di questo processo può essere causa di
un disturbo, che, a seconda dell’età gestazionale in cui avviene, riveste gradi diversi di gravità.
In genere, comunque, la donna reagisce positivamente alla gravidanza, soprattutto se
questa è stata desiderata, accettata e si inserisce in una buona relazione affettiva con il padre del
bambino.
Con il trascorrere del tempo, l'esperienza del bambino che comincia a scalciare e a
muoversi all'interno del suo corpo permette alla giovane donna di ripercorrere senza pudore e
timore le prime fantasie e i primi pensieri inerenti alla gravidanza.
L'impatto determinato dalla nascita e dalla presenza fisica del bambino permette che la
realtà irrompa nelle speranze e nei sogni dei genitori, così che la loro immagine idealizzata viene
a essere necessariamente modificata.
Dopo il parto il bambino non è più una fantasia e certamente non è neppure un giocattolo.
In questo momento, quindi, è necessario stabilire una relazione reale con un bambino reale. Il
piacere legato alla prospettiva della realizzazione di desideri a lungo vagheggiati e l'orgoglio di
un'acquisizione così esaltante vengono a misurarsi con la realtà dell'essere genitori con tutte le
frustrazioni, le preoccupazioni e le delusioni che ciò comporta. Dopo la nascita, così, ha inizio unperiodo di adattamento, segnato in primo luogo dalla nuova condizione di separazione fisica. La
madre, il cui corpo ha protetto il bambino per nove lunghi mesi, prova ora un senso di vuoto e
deve pertanto rassegnarsi alla separazione e alla solitudine. Allo stesso tempo, però, è necessario
che da un lato, mantenga una fusione emotiva con il proprio bambino, come se costituisse con lui
ancora un'unità, dall'altro, impari a riconoscerlo come un individuo distinto da sé e parte del
mondo esterno.
Un processo così delicato e complesso può richiedere giorni, settimane e persino mesi.Soltanto dall'interazione con il bambino può svilupparsi un vero amore materno.
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Si impara a essere madre dal contatto con un bambino in carne e ossa e ogni donna ha un suo
ritmo di apprendimento. È importante sottolinearlo, perché alcune donne possono sentirsi
disorientate e avere sensi di colpa, se non riescono a provare immediatamente un amore
travolgente per il proprio bambino. Spesso l'allegria e il sollievo per un parto riuscito sono
seguiti da un periodo di depressione e delusione della madre.
In questo caso lo staff dei medici dell'ospedale può svolgere un ruolo fondamentale
nell'aiutare la donna a superare il trauma del parto, facendo in modo che la neo-mamma possa
sentirsi curata per sé stessa, quasi fosse una bambina.
È fondamentale, pertanto, concedere alla puerpera il tempo necessario perché possa
costruirsi un rapporto con il bambino. In tal senso rivestono un ruolo di fondamentale importanza
per la madre gli elementi vitali del contatto corporeo e dell'olfatto che accompagnano e
caratterizzano ogni rapporto intimo.
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2.6 Mutamenti del feto in gravidanza
Durante la gravidanza, la donna (come già descritto in precedenza) subisce un’ambivalenza
di emozioni e sensazioni riguardo al proprio bambino.
Analizzando i vari periodi avremo quindi:
Dal primo al terzo mese
La donna scopre di essere incinta e iniziano le gioie e le preoccupazioni insieme. Ma resta
protetta dal timore di lasciarsi andare alla gioia e all’entusiasmo fino alla fine del terzo mese,
per cui fatica a realizzare. In questo trimestre è come se la donna fosse avvolta in una bolla:
si sente stanca, assonnata, con un senso di torpore, in alcuni casi con nausee e mostra fatica
ad immaginare il proprio bambino. Il fisico inizia a mutare, ma sono cambiamenti lievi che
avverte solo lei.
Dal quarto al sesto mese
Il fisico inizia a mutare vistosamente, la donna assume anche davanti agli altri il ruolo di
gestante. Il periodo “più a rischio” è passato e la donna può lasciarsi andare all’entusiasmo e
all’accettazione di avere un bambino. Le prime ecografie mostrano un piccolo formato e si
iniziano a sentire i movimenti fetali. Inizia quindi un dialogo con il bambino che porta alla
relazione di attaccamento innescando la fantasia ed il processo di immaginazione del
bambino.
Tale processo inizia verso il quarto mese di gravidanza, momento in cui le donne
incominciano a giocare con le proprie fantasie che si fanno via via sempre più specifiche, sul
fisico e sul carattere che il bambino potrebbe avere.
Dal settimo al nono mese
Verso il settimo mese il bambino immaginario arriva al massimo della sua elaborazione.Recenti studi dimostrano come la madre dall’ottavo mese inizi a disfare questa immagine
elaborata, a smantellarla.
Al momento della nascita il bambino reale e quello immaginario si incontreranno per la
prima volta e la madre non può permettersi che tra i due esista una differenza troppo
marcata. Deve proteggere se stessa ed il bambino reale da eccessive discrepanze derivanti
dalle aspettative che ha creato nella propria mente. Negli ultimi due mesi di gestazione la
donna si concentrerà più su aspetti concreti dell’arrivo di un bambino.
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Lo spazio fisico è pronto, quello mentale si sta adeguando ed ora è il momento in cui una
futura madre inizia a creare uno spazio concreto all’interno della propria casa e della propria
vita: si concentrerà sul momento del parto, sul ritorno a casa, sulla logistica della casa, sul
corredino, sul sopporto nel post partum, e tanto altro ancora.
Inizierà così a realizzare che a breve arriverà un bambino ed, insieme a lui, farà spazio al
ruolo che avrà all’interno della propria vita e ai cambiamenti che apporterà.
Il parto quindi rappresenterà l’ultimo step di questo percorso, iniziato con la fecondazione.
Segna il primo processo di separazione di un altro individuo da sé; il dolore ha la funzione
protettiva, di marcare in modo deciso questa differenziazione, in quanto apertura alla nuova
esperienza dell’incontro tra la madre e il suo bambino.
A livello personale l’esperienza del dolore, con la modalità con cui è vissuto, rappresenta un
evento da integrare nella propria maturazione: la donna attraversa uno sconvolgimento del
proprio confine corporeo (dilatazione, apertura, anche lacerazione) e poi, dal punto di vista
psichico, sperimenta il senso del proprio limite, il senso della perdita di controllo, la possibilità
di scoprire come contenere le proprie sensazioni e le proprie emozioni dall’intensità ignota e
imprevedibile. Alla sua conclusione assistiamo a una ricomposizione dell’esperienza nella sua
globalità, attraverso la narrazione della storia personale, unica e irripetibile testimonianza che ha
lo scopo di restituire coerenza alla donna e di vedere il bambino come persona e altro da sé.
D’altra parte, molte donne che hanno dovuto ricorrere al cesareo per motivi ostetrici,
riportano un senso di inadeguatezza e di fallimento, senso di colpa, di nascita incompleta, senso
di aver mancato al ruolo di partecipante attivo al parto. Ciò rimanda al modo con cui l’esperienza
di parto mancato è integrata poi nei propri significati personali e se si tenderà a valutare il
proprio valore in termini di prestazione ottimale (il parto attivo spontaneo, “naturale”) nei
confronti di se stessa e degli altri.
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L’ABORTO: UNA DEFINIZIONE PER ESPERIENZE DIVERSE
3.1 Aborto spontaneo
Anche se le definizioni di aborto spontaneo variano a livello internazionale,
dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è definito come l'espulsione prematura di un
embrione o un feto dall'utero fino a 23 settimane di gravidanza e di peso fino a 500 grammi [71].
Invece, la definizione di aborto data della Società Italiana di Medicina Perinatale (SIMP) è
la seguente:
“L’aborto rappresenta un evento clinico che in seguito ad un inizio spontaneo del travaglio,
a qualsiasi stadio dopo l’impianto, porta all’espulsione parziale o completa del prodotto del
concepimento. Rappresenta altresì un evento nel quale il feto, se presente, pesa 499 grammi o
meno o, qualora il peso sia sconosciuto, la gravidanza è durata meno di 22 settimane di
gestazione complete o il feto risulta minore di 25mm di lunghezza.”
Complessivamente, circa il 12-15% di gravidanze clinicamente riconosciute si conclude
con un aborto spontaneo [69] e può essere ricorrente nel 2 – 3% di questi casi, con un crescendo
della frequenza all'aumentare dell'età materna.
La classificazione dell’aborto spontaneo avviene in dipendenza di due fondamentali fattori:
la modalità con cui l’aborto può manifestarsi e l’evoluzione clinica e cronologica dello stesso.
Le modalità dell’aborto si suddividono in:
- Aborto completo
Quando si verifica spontaneamente l’espulsione totale del materiale abortivo (embrione +
placenta).
Tale situazione può più facilmente verificarsi nei periodi più precoci della gravidanza (5-7
settimane di gravidanza). In questi casi può verificarsi un episodio di emorragia, di variabile
entità, accompagnato a dolore al basso ventre o lombo-sacrale. Entro alcuni giorni emorragia e
dolore regrediscono pressoché totalmente, e in occasione di un eventuale controllo medico
l’ecografia non evidenzia alcuna immagine riferibile a residui abortivi ancora presenti in utero.In tali circostanze talora può succedere che, in assenza di un precedente accertamento della
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gravidanza (con ecografia o test di gravidanza), l’episodio abortivo (spontaneamente risoltosi
con l’espulsione totale del materiale deciduo-ovulare) potrebbe essere erroneamente interpretato
come un ritardo mestruale, con un flusso un po’ diverso dal solito.
- Aborto incompleto
Quando si interrompe, con la morte del feto, l’evoluzione della gravidanza, e quindi si
verifica l’espulsione parziale di materiale abortivo, come viene illustrato nella Figura 8.
Con l’ecografia si evidenzierà la persistenza nell’utero di residui di materiale abortivo (residui
embrio-fetali e/o annessiali).
In conseguenza di ciò continua con variabile entità una perdita di sangue, talora associata a
dolore dovuto alla contrazione dell’utero che cerca di espellere spontaneamente il materiale
abortivo. Lo svuotamento dell’utero (mediante isterosuzione o revisione della cavità uterina,
detta anche raschiamento) pone termine al sanguinamento e al dolore.
Fig. 8 – Aborto incompleto.
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- Aborto interno
Quando non si ha un’espulsione del materiale fetale/embrionale dopo 24h dalla morte dello
stesso, come mostrato in Figura 9.
Nell’evoluzione naturale di un aborto spontaneo solitamente l’arresto dell’evoluzione della
gravidanza (cioè la morte del feto) può non comportare sintomi. Talvolta l’unico segno che fa
sospettare l’aborto è la scomparsa dei comuni sintomi della gravidanza, ad esempio la nausea o
la tensione del seno. Va detto peraltro che tali segni, pur in una gravidanza in normale
evoluzione, non sono sempre così chiaramente presenti in tutte le donne. Dopo un variabile
periodo di tempo (giorni o anche settimane) dalla morte dell’embrione compaiono dei sintomi
(perdite di sangue e dolore) dovuti al tentativo dell’utero di espellere il materiale abortivo. Molto
spesso la diagnosi di aborto ritenuto viene fatta casualmente, in una donna con sintomi assenti o
molto modesti, in occasione di un controllo ecografico. In tale circostanza si documenta
l’esistenza in utero di una gravidanza, ma senza i segni di vita del feto (battito cardiaco e
movimenti fetali).
Fig. 9 – Aborto interno.
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Mentre per ciò che riguarda l’evoluzione clinica, avremo:
- Minaccia di aborto
Quando vi sono sintomi (dolore e/o perdite di sangue) che fanno temere il rischio che la
gravidanza possa interrompersi con un aborto, ma vi sono segni che indicano che la gravidanza è
tuttora in corso; ad esempio potrebbero esservi perdite di sangue e nel contempo l’ecografia
permette di visualizzare l’embrione con il battito cardiaco presente.
È possibile la regressione della sintomatologia.
In Figura 10 si può vedere come, in questo caso, si presenti un collo chiuso ed un feto vitale.
Fig. 10 – Minaccia d’aborto
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- Aborto inevitabile
Prima della 20esima SG con sanguinamento endouterino, senza espulsione embrio-fetale
ed annessiale; sarà impossibile proseguire la gravidanza per modificazioni del collo dell’utero
che si presenta raccorciato e dilatato.
In Figura 11, si può visualizzare un collo aperto ed emorragia.
Fig. 11 – Aborto inevitabile.
- Aborto ritenuto
L’espulsione del prodotto del concepimento non avviene entro le 8 settimane che seguono
l’accertata morte dell’embrione/ feto.
- Aborto in atto
L’osservazione dell’espulsione del prodotto del concepimento.
- Aborto precoce
Se avviene prima della 12esima SG.
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- Aborto tardivo
Se avviene tra le 13 e le 24 SG.
- Aborto infetto
L’interruzione di gravidanza che si accompagna o segue un’infezione degli organi genitali.
- Aborto settico
L’interruzione di gravidanza che si accompagna o segue uno stato settico materno.
La sintomatologia dell’aborto spontaneo è piuttosto limitata e si deve fondamentalmente al
distacco e successiva espulsione di embrione/feto ed annessi.
Negli aborti precoci l’unico sintomo è un sanguinamento similmestruale, talvolta
accompagnato da dolorabilità pelvica diffusa.
Le cause di aborto spontaneo sono innumerevoli, tant’è vero che un elenco esaustivo non
esiste e non avrebbe utilità. Nella maggioranza dei casi di aborto spontaneo la causa non è
riconoscibile, molto spesso si tratta di episodi sporadici, cioè non legati a fattori presenti in
maniera continuativa nella stessa donna, e quindi non necessariamente ripetitivi. In tali casi può
esservi una causa genetica e spesso legata all' età materna. E' infatti noto che il rischio di aborto
spontaneo cresce con l'aumentare dell' età, potendo raggiungere il 40% di possibilità nelle donne
oltre i 40 anni.
Utile all’atto pratico appare invece una sintetica distinzione delle principali cause perepoca gestazionale, come in Tabella 1.
ABORTO SPONTANEO PRECOCISSIMO
Cause embrionali
- Monosomie autosomiche o sequenza genetiche
letali
Cause materne
- Fattori immunologici
- Deficit della fase luteinica
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ABORTO PRECOCE
Cause embrio/fetali
- Aneuploidie embrionali e/o traslocazioni
cromosomiche dei genitori
- Malformazioni embrionali incompatibili con lavita
Cause materne
- Anomalie uterine (ipoplasia, malformazioni,
miomi, setti, sinechie, etc.)
- Endocrinopatie (diabete, ipo/ipertiroidismo,deficit ormonali, etc.)
- Malattie infettive e/o immunitarie
ABORTO TARDIVO
Cause materne
- Incompetenza cervico-istmica
- Malformazioni uterine
- Ipertensione grave
- Nefropatie gravi
- Diabete grave
- Malattie sistemiche (emoglobinopatie, LES, …)
- Malattie infettive (streptococco B, battericidi, LUE, etc.)
- Fattori iatrogeni (radiazioni, terapia antiblastica citostatica, etc.)
Tab. 1 – Principali cause dell’aborto.
Le cause possono riguardare anche problematiche genetiche, infatti l’80% degli aborti su
base genetica è ascrivibile a forme di aneuploidie derivanti dell’alterazione della gametogenesi
femminile (preponderante) e maschile; da errate mitosi nelle prime fasi di divisione blastomerica
o da fertilizzazioni anomale da cui originano embrioni polipoidi.
In campo autoimmune, invece, la sindrome da anticorpi anti – fosfolipidi (PL) resta la
maggior causa di aborto, attraverso lo sviluppo di processi trombotici Lupus Anti Coagulant
(LAC) - dipendenti a carico della decidua basale.
A livello diagnostico, un primo percorso generale deve essere finalizzato a verificare:
la diagnosi di gravidanza
la sua localizzazione
la sua evoluzione.
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L’anamnesi e l’esame obiettivo (EO) permetteranno poi di valutare:
la durata dei cicli mestruali e la loro regolarità
l’eventuale utilizzo di metodi anticoncezionali e tipologia degli stessi
possibili irregolarità mestruali e tipologia dell’ultimo ciclo
la durata dell’eventuale amenorrea e la datazione di eventuali rapporti sessuali in
periodo fecondo
la data di comparsa, il carattere spontaneo o indotto, l’abbondanza e la tipologia
dell’emorragia
la scomparsa di segni simpatici (come nausea e vomito) se presenti in precedenza
l’espulsione di materiale ovulare
la presenza e la localizzazione di algie pelviche come per attività contrattile uterina
la normalità dei parametri vitali
la presenza di febbre
Il β human Chorionic Gonadotropin (hCG) test, infine, con risultato positivo indicherà la
gravidanza, ed è altamente specifico sin dal secondo giorno di ritardo delle mestruazioni.
L’hCG è una sostanza che viene prodotta molto precocemente dopo il concepimento e che
aumenta costantemente fino al terzo mese di gravidanza; la sua presenza nell’urina fa si che il
test di gravidanza risulti positivo. In alcune situazioni può risultare utile misurare la quantità
della β hCG nel sangue, infatti, l’aumento della produzione dell' hCG (valutato su più prelievi
nell’arco di un certo periodo di tempo) consente di documentare una sua attiva produzione da
parte della placenta e ciò indirettamente ci da informazioni sull’evoluzione della gravidanza.
Ovviamente la visualizzazione ecografica di un feto vitale toglie valore all’hCG: le immagini
ecografiche parlano da sè senza bisogno di ulteriori commenti. Ma talora, nelle fasi più precoci
della gravidanza, di fronte ad immagini ecografiche dubbie, il dosaggio della β hCG può esseredi aiuto nella valutazione del caso.
Mentre per ciò che riguarda la prognosi, questa deve essere doppia, andando a valutare sia
gli eventuali rischi per il feto, che per la donna.
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L’ecografia transvaginale (TV) è sufficiente nella maggior parte dei casi a definire i dubbi
diagnostici e prognostici poiché consente:
- di identificare, dalla SG, la sacca ovulare, circondata da cellule trofoblastiche
lievemente iperecogene;
- di visualizzare dalla 6 SG la comparsa dell’embrione e dell’attività cardiaca del
medesimo, tanto da permettere di documentare la localizzazione intrauterina e
l’evoluzione della gravidanza;
- di definire l’eventuale presenza di una condizione di “blighted ovum”, ovvero di un
uovo cieco, laddove esista una camera gestazionale priva di echi embrionali.
I possibili trattamenti non sono molti, se non l’asportazione del materiale embrionale ed
ovulare della cavità uterina, attraverso:
Astensione terapeutica
Se la paziente presenta un aborto completo con spessore endocavitario successivo minore
ai 12mm, si può ipotizzare una condotta di attesa.
Quando i valori β hCG sono < 1500 Ui/l (stabili o in regressione in controlli seriati), la
maggior parte delle donne con età gestazionale di 8 – 13 SG non mostra ritenzione di materiale
ovulare alle successive valutazioni ecografiche. In questi casi l’atteggiamento di attesa è da
considerarsi l’opzione di prima scelta. Tuttavia, in caso di persistenza di residui ovulari ed
abortivi oltre il limite di 8 – 15 gg, o in caso di gravidanza oltre la 14 SG, è preferibile un
trattamento, sia esso medico o chirurgico [25].
Trattamento medico
I presidi più utilizzati oggi in tutto il mondo sono gli analoghi delle prostaglandine E2 eF2α ed, in specie, il gemeprost e il misoprostol (non Italia). Se l’epoca di gestazione supera le 14
SG o le 20 SG, la revisione chirurgica della cavità uterina richiede di “default” una preparazione
farmacologica.
Tra i protocolli di maggiore efficacia e più rapida attenzione troviamo:
- Gemeprost per via vaginale, 1mg ogni 3h per 15h, ripetibile;
- Gemeprost per via vaginale, 1mg ogni 12h fino a dilatazione ottenuta;
In percentuale variabile, tutti i protocolli indicati possono da soli, ess