Vogrig Roberta Tesi

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  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI UDINE

    DIPARTIMENTO DI SCIENZE MEDICHE E BIOLOGICHE

    Corso di Studi in Infermieristica

    Tesi di Laurea

    IMPATTO PSICOLOGICO DELL’ABORTO:

    IMPORTANZA DELL’ASSISTENZAINFERMIERISTICA

    NEL SOSTEGNO ALLE DONNE

    Relatore: Laureanda:

    Chiar.mo Prof. Diego Marchesoni Roberta Vogrig

    ___________________________________________________

    ANNO ACCADEMICO 2012/2013

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     Alla VITA

    …imprevedibile…

     come una piuma

     trasportata dal vento.

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    ABSTRACT

    Introduzione

    Lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare l’impatto psicologico delle donne chehanno subito un aborto spontaneo o che si sono sottoposte ad interruzione volontaria di

    gravidanza (IVG), cercando di individuare le caratteristiche delle donne a rischio di evoluzione

    in problematiche di tipo psicologico. Secondariamente abbiamo voluto investigare la percezione

    del personale del reparto della Clinica di Ginecologia in merito alla propria capacità di

    relazionarsi a queste donne.

    Materiali e Metodi

    Studio prospettico eseguito presso la Clinica di Ginecologia tra giugno e ottobre 2013 in

    cui sono state incluse tutte le donne che hanno subito un aborto spontaneo o un IVG. A tutte le

    pazienti che hanno accettato di aderire allo studio è stata somministrata una batteria di

    questionari. Un ulteriore questionario è stato somministrato alle infermiere del reparto per

    l’autovalutazione riguardo la loro capacità di approcciarsi alle donne con questo problema.

    Risultati

    Delle 149 pazienti che hanno subito aborto o IVG, solo 47 hanno accettato di compilare i

    questionari. Di queste, 3 pazienti sono risultate positive a tutti e tre i questionari. Non vi sono

    dati statisticamente significativi in merito all’età, alla nazionalità o al titolo di studio. Neanche la

    storia ostetrica pregressa (pregressi aborti o figli a casa) si è dimostrata correlabile ad eventi

    avversi post aborto.

    Discussione

    Il dato più evidente è il numero di donne che ha rifiutato di partecipare allo studio,

    probabilmente dovuto al timing troppo precoce di somministrazione del test rispetto all’evento.

    Delle 3 pazienti positive a tutti e tre i questionari si evidenzia come avere figli a casa non risulta

    essere un fattore protettivo, anzi, il figlio può diventare oggetto della problematica psicologica

    post abortiva.

    Per ciò che riguarda il personale sanitario, tutte le infermiere ritengono che l’aborto

    spontaneo comporti delle sequele psicologiche, a differenza dell’IVG. Il 50% delle infermiere

    intervistate ritiene di non sapersi porre in maniera adeguata nei confronti di queste pazienti.

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    Inoltre, tutte ritengono necessaria la collaborazione con uno psicologo per la gestione della

    problematica di competenza.

    Conclusioni

    Per la gestione della problematica psicologica post aborto, abbiamo individuato un

    percorso attuabile in due tempi. Il primo con un intervento immediato durante il ricovero ed uno

    dilazionato a distanza di quattro settimane dall’evento, per consentire all’infermiere di

    approcciarsi alle pazienti nel momento in cui esse sono in grado di affrontare la perdita sul piano

    emotivo.

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    RINGRAZIAMENTI

     A voi, Mamma e Papà, che mi avete sempre incoraggiata e appoggiata in tutto, a maggior

    ragione in questo mio percorso universitario. Ci siete sempre stati per me e avete sempre provato a facilitarmi la via venendomi incontro il più delle volte. Grazie di esserci stati e grazie

    di esserci sempre.

    Un grazie a te, Mamma, che nonostante le difficoltà dell’argomento trattato in questa tesi,

    mi hai aiutato nella correzione dell’italiano, che sappiamo non esser mai stato il mio forte

    (infatti chissà quanti errori ci saranno in questi ringraziamenti!!!).

     E un grazie a te, Papà, che nonostante i tuoi soliti silenzi mi hai sempre fatto capire

    quanto ci tieni a me, anche solo con uno sguardo o un abbraccio.

     A te, Memi, una sorella, una amica, una persona con cui condividere tutto. Tu che con i

    tuoi risultati mi hai sempre spinta a seguirti e a prenderti come esempio. Con te, in questi tre

    anni, ho raggiunto tanti obbiettivi, dagli esami superati, a questo gran risultato finale. Si, perché

    senza di te non penso sarei mai riuscita a completare così bene questo bel lavoro.

    Un grazie non sarà mai sufficiente per esprimere tutto l’amore e la riconoscenza che ho nei tuoi

    confronti.

     A te, Nicola, il mio cognatino, che in più serate si è dovuto subire la piccola Greta, mentre

    noi tentavamo di lavorare alla tesi.

    Si, devo ringraziare poi anche te, Greta, tu che con un semplice “ciao zia” mi rallegri la

    giornata e mi dai una carica che nessuno è in grado di darmi.

     A te, Nicole, una amica che a poco a poco è diventata sempre più come una sorella

    adottiva. Noi che ci siamo sempre aiutate l’un l’altra nei momenti di difficoltà, riuscendo a

    superare sempre insieme tutti gli ostacoli fino ad arrivare fin qui. Un ultimo ostacolo e

    traguardo da raggiungere insieme!

     A te, Erika, che da quando ci conosciamo mi hai sempre supportato, o forse meglio,

    sopportato (!!!) anche se con i miei scleri e nervosismi pre-esami ero ingestibile. Un’amica

    sempre presente nei momenti di difficoltà e fatica. Un grazie va anche alla tua abilità nell’usare

     programmi di foto, avendomi aiutata ad inserire immagini utili in questo mio lavoro.

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     A te, Matteo, che in questi tre anni ti sei visto mettere in disparte, causa tutti i miei

    impegni universitari e di tirocinio, ma che sei comunque rimasto al mio fianco. Quando avevo

    bisogno di una spalla, la tua non mancava mai.

     A te, Nicolas, ritrovato solo nell’ultimo periodo, ma che mi hai aiutato a vivere meglio e

    con un po’ più di serenità questi ultimi mesi del terzo anno.

     A te, Elena, compagna di squadra che sei diventata subito una grande amica e confidente.

     I nostri pomeriggi in varie aule studio a studiare, i venerdì sera sempre assieme dopo

    l’allenamento e i numerosi pranzi a casa tua durante la pausa universitaria.

     A voi, Squadra, una famiglia, per il semplice fatto che stare in un gruppo come quello che

    eravamo era una gioia e mi faceva stare bene. Si perché il basket mi ha accompagnato sempre

    in questo percorso universitario e, senza, non avrei trovato sfogo migliore, seppur con la

    tristezza e l’impossibilità dell’ultimo periodo.

     A voi, Yari, Lillo e Fede, che con il vostro piccolo contributo mi avete comunque aiutato

    nella costruzione di questa tesi. Senza contare il grande sostegno che mi avete fornito,

    nonostante questo periodo davvero incasinato e stressante per me.

     A voi, infermiere ed ostetriche del reparto della Clinica di Ginecologia, che mi avete

    aiutato ed accolta nel vostro reparto sempre con molta gentilezza. Un grazie va a voi per l’aiuto

    che mi avete dato per lo studio di questa tesi, senza la vostra disponibilità non sarei riuscita a

    realizzare così questo lavoro.

     A te che leggerai questa tesi, sperando di colpirti nell'animo con un problema attuale da

    cui non ci si può nascondere.

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    INDICE 

    1. LA GRAVIDANZA: DEFINIZIONE.

    1.1 Introduzione 91.2 Cenni di embriologia 10

    1.3 Fecondazione 11

    1.4 Le modificazioni fisiologiche della gravidanza 14

    1.5 Diagnosi prenatale 22

    1.6 Rischi in gravidanza 27

    2. ESPLORAZIONE DELLE RAPPRESENTAZIONI DEL SIGNIFICATO DELLA

    GRAVIDANZA.

    2.1 Significato di gravidanza 30

    2.2 Donna: figura di accadimento 32

    2.3 Durante la gestazione 33

    2.4 Difficoltà nel cambiamento 35

    2.5 Dall’immaginazione alla realtà 38

    2.6 Mutamenti del feto in gravidanza 41

    3.  L’ABORTO: UNA DEFINIZIONE PER ESPERIENZE DIVERSE.

    3.1 Aborto spontaneo 43

    3.2 Aborto volontario 56

    3.3 Aborto oltre i 90 giorni 69

    4.  ESPLORAZIONE DELL'IMPATTO PSICOLOGICO NELL’ABORTO E DELLE

    DIMENSIONI PSICOLOGICHE PIÙ A RISCHIO.

    4.1 Cosa comporta l’aborto a livello psicologico per una donna? 71

    4.2 Chi viene interessato in un aborto 73

    4.3 Sintomi clinici prevalenti in caso di aborto 75

    4.4 Post-aborto in Letteratura 78

    4.5 Impatto psicologico nell’aborto spontaneo 81

    4.6 Impatto psicologico nell’I.V.G. 83

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    5.  IMPORTANZA DELLA FIGURA DELL'INFERMIERE.

    5.1 Perdita per la donna ed all’interno della coppia 85

    5.2 Esperienze dalla Letteratura 87

    5.3 Sostegno infermieristico 90

    6.  STUDIO

    6.1 Scopo dello studio 92

    6.2 Materiali e Metodi 93

    6.3 Risultati 105

    6.4 Discussione 120

    6.5 Conclusioni 125

    7.  BIBLIOGRAFIA 126

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    LA GRAVIDANZA: DEFINIZIONE.

    1.1 Introduzione

    Con il termine gravidanza si intende quello stato fisiologico nel quale si trova la donna che

    ha concepito e che reca nel proprio organismo il prodotto del concepimento in via di sviluppo.

    L’inizio della gravidanza coincide con il momento della fecondazione e termina con l’espulsione

    o l’estrazione del prodotto del concepimento.

    Si definisce “gravidanza fisiologica” una gravidanza in cui sono assenti condizioni

    predisponenti ad uno stato di pericolo per la madre, per il feto o per entrambi e che, quindi, è in

    condizioni di evoluzione.

    La durata fisiologica della gravidanza è di 40 settimane di gestazione pari a 9 mesi e 10

    giorni, 10 mesi lunari o 280 giorni dalla data di inizio delle ultime mestruazioni regolari.

    L’età gestazionale viene così definita partendo dalla data dell’ultima mestruazione e, in base

    a questa, si calcola la data presunta del parto.

    Se invece fosse possibile basarsi sulla data del coito fecondante la durata della gravidanza

    sarebbe di 38 settimane, pari a 266 giorni. In questo caso si parla di “età concezionale”.

    Se il parto avviene prima della 36esima settimana si definisce parto pretermine; mentre un

    parto che avviene dopo la 41esima settimana si definisce parto ritardato.

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    1.2 Cenni di embriologia

    Quando invece la cellula uovo è matura, si verifica l’ovulazione. Questa consiste nel

    rilascio della cellula uovo dall’ovaio in seguito alla rottura del follicolo. In questo momento, la

    cellula uovo intraprende il percorso della tuba, all’interno della quale, se incontra uno

    spermatozoo, può venire fecondata e qualche giorno dopo può impiantarsi nella cavità uterina,

    dando così inizio ad una gravidanza (vedi Figura 1).

    Fig. 1 – Fecondazione ed iniziale divisione cellulare dello zigote.

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    1.3 Fecondazione

    A livello fisiologico l’organismo femminile, dalla pubertà fino alla menopausa, va incontro

    a delle modificazioni, necessarie per assicurare la fertilità, a carico dell’apparato genitale che si

    ripetono ciclicamente ogni mese. Tali cambiamenti presentano diversi aspetti: ormonali,

    funzionali e strutturali.

    Sotto il controllo dell’ipofisi (ormone luteinizzante: LH e ormone follicolo-stimolante:

    FSH) a sua volta controllata dall’ipotalamo (ormone dio rilascio delle gonadotropine: GnRH),

    ogni mese le ovaie producono gli ormoni femminile (estrogeni e progesterone) e la cellula uovo

    (o ovocita), la quale rappresenta la cellula riproduttiva femminile.

    Se la fecondazione non avviene, l’ovocita viene espulso e circa 10 – 14 giorni dopo

    l’ovulazione si verifica la mestruazione. Ciò si verifica ciclicamente a cadenza all’incirca

    mensile. Ogni mestruazione si verifica a conclusione di un ciclo di attività ovarica. Pertanto la

    regolarità del ciclo è espressione della regolarità dell’attività ormonale ovarica.

    Riprendendo la fecondazione dell'ovulo da parte dello spermatozoo, questa avviene di

    norma nel terzo esterno (parte ampollare) della tuba di Falloppio. Lo spermatozoo inizia le sue

    modificazioni già a livello uterino e con la sua maturazione funzionale, detta capacitazione,

    acquisisce la capacità di perforare (col rilascio di enzimi litici) la parete dell'ovulo e quindi di

    inserire nel suo citoplasma il DNA paterno. In seguito, lo zigote così formato, continua il suo

    percorso lungo la tuba sino ad arrivare nell'utero.

    Nel frattempo procede il processo di fusione dei patrimoni ereditari dei due genitori (23

    cromosomi materni e 23 cromosomi paterni). Questa fase dura circa 24 ore, e solo dopo inizia la

    segmentazione della cellula uovo fecondata in 2 cellule, poi in 4, e così via sino ad arrivare a 64,

    e nel frattempo lo zigote si impianta nell'endometrio uterino, che in questa fase del ciclo è pronto

    ad accoglierlo.Quindi il periodo germinale inizia con la fecondazione e termina 2 settimane dopo, con la

    segmentazione dello zigote e la formazione della blastocisti.

    A questo periodo seguirà il periodo embrionale, compreso tra le 2 e le 8 settimane di

    durata. In questa fase l'embrione, che è formato da diversi foglietti embrionali, inizia ad

    abbozzare ed a differenziare tutti i principali apparati che dovranno costituire l'organismo umano

    (ectoderma, mesoderma ed endoderma).

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    Le prime fasi dello sviluppo (come descritto nella Figura 2), in biologia, prendono il nome

    di: zigote, morula, blastula, gastrula.

    Fig. 2 – Processo di Fertilizzazione 

    Con la fine del periodo embrionale si ha un abbozzo o uno sviluppo quasi completo di

    alcuni apparati e anche di alcuni organi:

      Apparato tegumentario - Si origina dall'ectoderma.

      Apparato locomotore (scheletrico e muscolare) - Si origina dal mesoderma.

      Apparato respiratorio - Si origina dall'endoderma.

      Apparato circolatorio - Si origina dal mesoderma. Alla fine della 7ma - 8a settimana

    di gestazione (SG) il cuore è funzionante.

      Apparato digerente - Si origina dall'endoderma.

      Apparato genitale ed urinario - Si origina dal mesoderma.

      Apparato endocrino - Si origina dall'endoderma.

      Sistema nervoso - Si origina dall'ectoderma. Attorno alla 4a SG esiste un primo

    abbozzo, ma la complessità del sistema rende questo sviluppo praticamente

    continuo, e non completato neppure al momento della nascita.

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    Segue il periodo fetale. A partire dalla 8a SG circa si inizia a parlare correttamente di feto

    (sino a pochi anni fa tale limite era fissato attorno ai 3 mesi). Tutti gli organi e gli apparati o

    sistemi arrivano pian piano alla loro struttura semidefinitiva, tale da permettere, al momento

    della nascita, una autonomia fisiologica dell'organismo.

    Il sistema nervoso sarà la parte più complessa e che subisce i cambiamenti più importanti

    di questa fase, oggetto di studio delle moderne Neuroscienze. Su questo processo molto delicato

    incidono fortemente gli stili di vita della futura madre sul processo. Ad esempio, l'uso di alcolici,

    il fumo, i farmaci e l'uso di droghe possono avere effetti sullo sviluppo del sistema nervoso e

    dell'organismo in genere [41;53].

    Per sintetizzare i momenti di tale sviluppo si elencano di seguito i passaggi fondamentali:

    1.  Proliferazione (da 3 settimane a 2 mesi): i neuroni vengono prodotti in modo omogeneo al

    ritmo di 250.000 al minuto, in misura molto superiore alle necessità.

    2.  Migrazione (entro 6 mesi): grazie alla funzione di sostegno della glia, i neuroni si

    dispongono nel tubo neurale (i più interni sono i primi) e cominciano a differenziarsi a

    seconda degli stimoli esterni.

    3.  Sinaptogenesi (fin dopo la nascita): le cellule nervose cominciano a legarsi tra di loro

    tramite sinapsi.

    4.  Morte cellulare: l'organismo effettua una selezione naturale dei neuroni.

    5.  Riorganizzazione sinapsi: i collegamenti che si formano sono in parte casuali. Le sinapsi

    continueranno a formarsi fino alla radicale potatura a 11-12 anni.

    Le aree del cervello si cominciano a formare a partire dall'interno. Prima si completano le

    aree primarie, poi le aree associative e infine le aree prefrontali, di integrazione visiva e di

    riconoscimento dei volti.

    L'ultima fase è la mielinizzazione, ossia l'isolamento degli assoni neuronali con una sostanzagrassa che fa da isolante e permette un passaggio efficace dei segnali elettrici [6-23].

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    1.4 Le modificazioni fisiologiche della gravidanza

    Per ciò che riguarda la diagnosi effettiva di gravidanza possono essere presi in

    considerazione segni di presunzione, che si rilevano a carico dell'organismo materno, segni di

    probabilità, che si osservano a carico della sfera genitale e segni di certezza che derivano

    dall'effettiva osservazione dell'esistenza del feto.

    Il primo sintomo riscontrabile è l'amenorrea, il cui valore diagnostico dipende in realtà

    dall'andamento del ciclo mestruale della donna (regolarità del flusso, presenza di precedenti

    amenorree patologiche, ecc.).

    Il concomitante manifestarsi di fenomeni simpatici (vomito, nausea, modificazioni del

    gusto e dell'appetito), di turbe nervose (sonnolenza, irritabilità, eccessiva emotività, stanchezza,

    ecc.), di pollachiuria, potrà ulteriormente indirizzare la diagnosi.

    Potranno essere osservate anche le alterazioni tipiche della sfera genitale (modificazioni

    delle mammelle, iperemia dei genitali esterni ecc.).

    Mentre per ciò che riguarda la palpazione dell'addome, questa non fornisce indicazioni

    particolari fino al secondo trimestre di gravidanza, infatti, sarà possibile valutare il fondo

    dell’utero solo dalla 12esima SG e lo si apprezzerà oltre il margine della sinfisi pubica.

    L’altezza del fondo incrementa fino al termine della gravidanza, si riduce solo quando la parte

    presentata del feto scende nel segmento inferiore e la cervice si prepara al parto. L’altezza del

    fondo in centimetri dovrebbe corrispondere approssimativamente alle settimane di gestazione se

    si tiene in riferimento l’ombelicale trasversa.

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    In Fig. 3 si potrà vedere l’accrescimento durante i mesi di gestazione; dove si può notare come

    l’utero avrà contorni rotondeggianti fino alla 20esima SG, quando acquisirà la forma ovoidale.

    Fig. 3 - Accrescimento dimensionale durante i mesi di gravidanza.

    Mentre l'esplorazione vaginale consentirà di valutare i cambiamenti a carico del collo

    dell'utero.

    Le modificazioni fisiologiche in gravidanza quindi sono diverse ed andranno ad interessare

    diverse parti corporee [63]:

       Modificazioni dell’utero.

    La sua tipica crescita regolare consente la valutazione obiettiva della crescita del feto e degli

    annessi. La lunghezza varierà dai 6 – 7 cm ai 30 cm circa.

    Per ciò che riguarda il peso, normalmente questo varia dai 50 – 60 g ai 1000 – 1500 g; tale

    aumento è determinato dalla ritenzione di acqua e da un’ipertrofia/iperplasia delle cellule

    miometriali.

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    Parallelamente all’aumento di volume del viscere uterino si assiste ad un importante

    incremento del suo apporto ematico, che raggiunge i 500 – 700 ml/min nelle fasi più

    avanzate della gestazione. Circa l’80% di tale flusso è destinato alla sede di impianto della

    placenta. In pratica, al termine della gravidanza, il 17% del Volume d’eiezione cardiaco sarà

    destinato all’utero gravido.

       Modificazioni cardiocircolatorie.

    Al sistema cardiocircolatorio sono richieste notevoli prestazioni in conseguenza dello

    sviluppo fetale e placentare e delle più elevate esigenze metaboliche dell'organismo

    materno. In particolare si riscontrano una modificazione del volume ematico e modificazioni

    cardiache. L'aumento del volume ematico si realizza soprattutto mediante l'incremento del

    volume plasmatico (il plasma può essere definito come la parte non corpuscolata del sangue)

    che inizia con la gravidanza e raggiunge il suo massimo intorno alla 32esima SG. Da questo

    periodo in poi si mantiene a tale livello fino al termine della gravidanza, quando si manifesta

    una lieve diminuzione. L'aumento può variare da individuo a individuo ma è sicuramente

    maggiore nella gravidanza plurima, nella pluripara rispetto alla primipara e, secondo recenti

    osservazioni, è correlato con il peso fetale. La maggiore richiesta di ossigeno unita

    all'incremento del volume plasmatico e dell'estensione del letto vascolare si traducono in un

    aumento della gettata cardiaca. In conseguenza di ciò tendono ad aumentare anche la

    frequenza cardiaca (70 battiti per minuto nella donna non gravida; 80 battiti alla 20esima

    SG; 85 battiti in gravidanza avanzata) e il volume di eiezione. Il cuore incrementa le sue

    dimensioni in parte per dilatazione e in parte per l'aumento delle dimensioni delle sue cellule

    (ipertrofia). In condizioni fisiologiche, tuttavia, il lavoro cardiaco non supera di molto i

    livelli pregravidici grazie all'esistenza di fenomeni compensatori.

       Modificazioni della pressione arteriosa

    La pressione arteriosa in condizioni fisiologiche si riduce sin dall'inizio della gravidanza a

    causa dell'espansione del letto vascolare, della diminuzione del tono venoso e della presenza

    dei vasi placentari, fino alla 30esima SG per tornare intorno ai livelli pregravidici dalla

    36esima alla 40esima SG.

    Si assumono come valori normali in gravidanza una pressione sistolica massima di 140

    mmHg e una pressione diastolica massima di 90 mmHg. Questi limiti, tuttavia, possono

    condurre a errori grossolani: è infatti vero che mediamente la pressione arteriosa sistolicadiminuisce di circa 10 mmHg e la diastolica di 20 mmHg; è quindi necessario conoscere i

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    valori pressori pregravidici per poter riconoscere un evento patologico. L'ipertensione in

    gravidanza è, a tutt'oggi, una delle prime cause di morte materno-fetale.

       Modificazioni dell’emostasi.

    Si avrà un progressivo aumento del volume ematico (25 – 52%), con un picco a 32 SG.

    Sebbene aumentino sia il volume plasmatico che la massa eritrocitaria, il volume plasmatico

    aumenta di più. Questo determina un’emodiluizione fisiologica in gravidanza che raggiunge

    il suo picco attorno alla 30esima SG. Infatti dalla 32esima SG il volume plasmatico rimane

    stabile mentre la massa eritrocitaria continua ad aumentare.

    L’emostasi in gravidanza prevederà quindi un aumento della produzione dei fattori della

    coagulazione a livello epatico. Il netto aumento della produzione di fibrinogeno induce un

    aumento della fibrina che viene poi depositata a livello endoteliale nella circolazione

    uteroplacentare. A questi fenomeni è associata un riduzione della fibrinolisi. Queste

    modificazioni, associate all’emodiluizione sembrano essere risposte fisiologiche volte ad

    evitare catastrofiche emorragie postpartum. Però renderanno la gravidanza uno stato di

    ipercoagulabilità.

       Modificazioni dell’apparato respiratorio.

    Nella donna in gravidanza si producono modificazioni fisiche che sono finalizzate al

    miglioramento dello scambio gassoso. Attraverso l'organismo materno, con l'intervento

    attivo dell'organo placentare, il feto viene rifornito di ossigeno ed elimina l'anidride

    carbonica. Al miglioramento di questo fenomeno contribuiscono anche variazioni delle

    caratteristiche intrinseche del sangue materno che hanno lo scopo di facilitare la cessione di

    ossigeno e la captazione dell'anidride carbonica (effetto Bohr e doppio effetto Bohr,

    rispettivamente). L'aumentata escursione del diaframma e la divaricazione delle costole

    accrescono la ventilazione respiratoria a riposo. L'espirazione è più completa e così puòessere assunto un maggiore volume d'aria che corrisponde a un aumento di circa 200 ml.

    Nella gravidanza avanzata l'escursione diaframmatica si riduce (da ciò deriva il frequente

    senso di affanno) e il maggiore scambio respiratorio viene sostenuto dal movimento

    toracico.

       Modificazioni del metabolismo lipidico.

    Durante la gravidanza si avrà un aumento del metabolismo totale con una riduzione delleriserve di glicogeno e un aumento dei lipidi nel sangue.

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       Modificazioni del metabolismo dei carboidrati.

    Si avrà una riduzione generale dell’insulina nel sangue con aumento di estrogeni e

    progesterone; le conseguenze di tutto questo sono una glicemia più bassa a digiuno e una

    glicemia più alta dopo i pasti.

       Modificazioni delle funzioni dell’apparato urinario.

    Nel corso della gravidanza l'apparato escretore renale aumenta notevolmente le sue funzioni

    con un incremento della capacità di filtrazione del plasma di circa il 90% intorno alla

    20esima SG. Ciò deriva in parte dall'aumento del volume del plasma prima descritto.

    Tuttavia questo maggiore afflusso ematico fa sì che alcune sostanze siano riassorbite con

    minore facilità dal tubulo renale e compaiano quindi nelle urine della donna gravida. Tipico

    esempio di questo fenomeno è la comparsa di piccole quantità di glucosio nelle urine

    (glicosuria). Il riassorbimento tubulare del sodio subisce un incremento durante la

    gravidanza, determinando una lieve ritenzione idrica definita in modo improprio “edema

    gravidico fisiologico”. Gli alti tassi di progesterone circolante sono inoltre responsabili di

    un'atonia della muscolatura liscia tanto degli ureteri quanto della vescica, che è causa di un

    ristagno urinario con maggiore predisposizione alle infezioni delle vie urinarie in

    gravidanza.

       Modificazioni ormonali tiroidee.

    In gravidanza la funzione endocrina sostenuta dalla placenta, dal feto e dall'organismo

    materno riveste un'importanza notevole. Nuovi ormoni specifici della gravidanza vengono

    prodotti e gli ormoni steroidei secreti anche al di fuori di questa condizione sono presenti

    con concentrazioni e rapporti quantitativi particolari. Fra gli ormoni tipici della gravidanza,

    che sono utili anche al fine di effettuare una diagnosi di certezza, la gonadotropina corionica

    umana (HCG, Human chorionic gonadotropin) viene prodotta soprattutto a livello delsinciziotrofoblasto. Si tratta di una glicoproteina costituita da due subunità denominate α e β.

    Quest'ultima è quella che viene normalmente dosata e che risulta essere responsabile della

    specificità dell'azione ormonale.

    Essa appare precocemente nel circolo ematico e nelle urine della gestante: nel sangue mostra

    un picco di incremento a cavallo della 9na-12esima SG, per poi decrescere fino a valori

    piuttosto bassi dalla 15esima-19esima SG e, infine, risalire dalla 20esima SG fino al termine

    della gravidanza; dopo il parto i livelli decrescono rapidamente. Le funzioni sembranoessere molteplici e diverse a seconda del periodo di gravidanza: all'inizio interviene nel

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    mantenimento e nella stimolazione della produzione di progesterone ed estrogeni del corpo

    luteo, poi sembra avere un ruolo nella stimolazione endocrina della placenta insieme ad altre

    azioni a livello degli organi fetali (testicoli e surreni).

    La somatomammotropina corionica (HCS, Human chorionic somatomammotropin) è un

    altro ormone prodotto a livello del sinciziotrofoblasto. Ricopre funzioni anabolizzanti sul

    feto del quale sembra, seppure in minima parte, promuovere la crescita. La sua

    concentrazione nel sangue ricalca lo stato funzionale della placenta. Pertanto, il suo

    dosaggio è di particolare importanza nella valutazione delle minacce di aborto nel primo

    trimestre, mentre nelle fasi successive bassi valori si associano a sofferenza fetale. È

    soprattutto utile nel monitoraggio della gravidanza in donne affette da diabete, nelle quali

    valori normali o lievemente elevati sono compatibili con assenza di complicanze, valori

    molto elevati sono associati a patologia diabetica non controllata e valori molto bassi

    implicano, oltre a prognosi infausta per il feto, la presenza di ipertensione. Esiste a livello

    della produzione degli ormoni steroidei (estrogeni e progesterone), essenziali per il

    mantenimento e il proseguimento della gravidanza, un'integrazione fra feto, placenta e

    organismo materno. Il feto e la placenta costituiscono un'unità funzionale nella quale

    ciascuna delle due componenti è dipendente dall'altra, poiché soltanto integrandosi sono in

    grado di sintetizzare la maggior parte degli steroidi attivi in gravidanza. L'organismo

    materno contribuisce ulteriormente all'unità feto-placentare fornendo i precursori e

    influenzando attraverso sostanze ormonali, anche con un meccanismo di feedback, le

    funzioni placentari e fetali.

       Modificazioni a livello gastroenterico.

    A carico del cavo orale si assiste a un incremento dell'irrorazione vascolare con iperemia

    delle gengive e facile sanguinamento. Talvolta l'ipertrofia gengivale è tale da simulare la

    presenza di una neoplasia orale (epulide). Lo stomaco diminuisce la secrezione acida eaumenta il tempo di svuotamento. Questi fenomeni sono responsabili della sensazione di

    replezione gastrica tipici della gravidanza. Dalla 20esima SG l'utero gravido disloca lo

    stomaco verso l'alto; tale modificazione, unitamente alla diminuzione del tono dello sfintere

    gastroesofageo sostenuto da cause ormonali, è responsabile del frequente senso di bruciore

    retrosternale dovuto al rigurgito di acido cloridrico dallo stomaco verso l'esofago. Tale

    fastidio può essere limitato o eliminato mediante l'assunzione di sostanze inerti in grado di

    tamponare l'acidità gastrica. Gli alti livelli di progesterone sono responsabili delladiminuzione della peristalsi intestinale da cui deriva la frequentissima stipsi della

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    gravidanza. Quest'ultima, associata alla costante diminuzione del tono venoso, determina la

    facile comparsa di emorroidi.

       Modificazione dei parametri metabolici.

    Nel corso della gravidanza numerosi parametri metabolici subiscono profonde

    modificazioni; si consiglia quindi di non far riferimento ai range di normalità pregravidici e

    di lasciare interpretare tali valori al medico specialista. Tipica è la presenza di una riduzione

    dell'emoglobinemia. Peraltro, è stato osservato che anche valori di emoglobina di 10-11 g/dl

    sono compatibili con una normale evoluzione della gravidanza.

    Si osserva una iperlipemia con aumento dei lipidi totali, dei trigliceridi, del colesterolo

    totale, delle β-lipoproteine, dei fosfolipidi, mentre il colesterolo HDL (High density

    lipoproteins) si mantiene pressoché inalterato. Queste alterazioni del metabolismo lipidico

    sembrano essere legate a un'aumentata mobilitazione dei lipidi del tessuto adiposo per un

    incremento della lipolisi e per una ridotta liposintesi.

    Il significato fisiologico di questa situazione risiede nel tentativo dell'organismo materno di

    preservare, per uso del feto, il glucosio e utilizzare, per l'economia dei muscoli scheletrici e

    miocardico materni, altre fonti di energia (acidi grassi liberi). Esistono tipiche alterazioni del

    metabolismo glucidico. Durante una prova da carico il picco glicemico è osservabile dopo

    30 minuti nella donna non gravida, mentre in gravidanza è ritardato e si riscontra dopo 60

    minuti. Si nota, altresì, una riduzione della concentrazione delle proteine plasmatiche a

    partire dal primo trimestre di gravidanza che interessa soprattutto l'albumina. Alcune

    sostanze sono presenti in quantità fortemente ridotta (ferro, folati), altre in quantità di poco

    ridotta (calcio, magnesio).

       Aumento del peso corporeo.

    Nelle donne gravide è rilevabile la presenza di un incremento ponderale che al termine dellagravidanza eccede quello teoricamente attribuibile al feto, al liquido amniotico, allo sviluppo

    di utero e mammelle.

    Per circa un terzo esso è attribuibile a un aumento del tessuto adiposo, necessario ad

    accumulare scorte al fine di fronteggiare l'aumento delle richieste metabolico-energetiche

    che si manifesta nella gravidanza. 

    L'incremento ponderale non dovrebbe essere superiore al 25% del peso pregravidico.

    Muovendo da questa premessa, è necessario però fare alcune considerazioni. Non esiste unvalore di incremento ponderale valido per tutte le donne, in quanto questo dipende dallo

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    stato nutrizionale pregravidico, dalla costituzione individuale, dalla presenza di particolari

    condizioni (gravidanza plurima) o di alcune patologie (diabete). L'incremento ponderale non

    è costante nel corso di tutta la gravidanza: nelle prime 20 settimane è inferiore, mentre

    diviene sensibilmente più marcato nelle seconde 20 settimane; si deve quindi sempre

    ricordare che l'eccessivo aumento ponderale nelle prime 20 settimane è difficilmente

    recuperabile nel periodo successivo. Per tali motivi è necessario impostare un regime

    dietetico individuale e tenere conto costantemente del fatto che molte delle più gravi

    patologie della gravidanza, come l'intolleranza ai carboidrati, il diabete gestazionale e la

    gestosi, riconoscono nell'eccessivo incremento ponderale uno dei maggiori fattori di rischio.

    La dieta in gravidanza deve quindi prevedere il consumo di una quantità limitata di

    carboidrati ma avere un elevato contenuto di proteine secondo le necessità dei differenti

    periodi di gestazione.

       Modificazione della cute e del sistema muscolo – scheletrico.

    Un’iperpigmentazione è presente nel 90% delle gravide. Il cloasma gravidica è rappresentato

    dalle macchie brune, a contorni netti ma irregolari, che interessano il volto. Altre zone

    interessate sono l’areola mammaria, la linea alba, le ascelle ed i genitali.

    Anche il tessuto connettivo risente dell’influenza estrogenica con formazione di smagliature.

    I legamenti, in particolar modo quelli dell’articolazione sacroiliaca e della sinfisi pubica

    diventano più soffici con conseguente aumento della lordosi.

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    1.5 Diagnosi prenatale

    La diagnosi prenatale costituisce il naturale completamento del counselling genetico

    prenatale, in quanto permette la verifica dell'eventuale rischio riproduttivo individuato e la

    conoscenza dello stato di salute del prodotto del concepimento.

    La conoscenza delle condizioni fetali è particolarmente importante quando vi sia stata

    l'insorgenza non prevedibile o improvvisa di condizione di rischio per l'embrione o il feto, come

    l'esposizione ad agenti mutageni (farmaci, radiazioni, tossici ambientali) o ad agenti infettivi del

    compartimento materno oppure l'insorgenza di malattie metaboliche favorita dalla gravidanza

    (per esempio, diabete, gestosi, cardiopatie).

    Le varie tecniche di diagnosi prenatale consentono di individuare alcune patologie

    malformative multifattoriali, le anomalie cromosomiche e le malattie geniche di cui si conosca lo

    specifico difetto, nonché la presenza del genoma di agenti infettivi (ad esempio:

    Citomegalovirus, Herpes simplex, Varicella Zooster, Rubeovirus, HIV, Toxoplasma gondii,

    Parvovirus).

    La diagnosi prenatale, inoltre, fornisce i mezzi idonei alla sorveglianza dello sviluppo

    embriofetale quando questo si discosti dalla fisiologia (permettendo, per esempio, di rilevare il

    difetto di accrescimento fetale e le sue cause).

    Attualmente, tuttavia, la motivazione che spinge più frequentemente una coppia a ricorrere

    alla diagnosi prenatale è l'età avanzata di uno o di entrambi i genitori.

    Le metodiche diagnostiche principalmente utilizzate per effettuare la diagnosi prenatale

    sono di due tipi:

    ♦  Tecniche non invasive (per immagini)o  Ultrasonografia o ecografia

    Periodo ottimale: 16-20 SG

    Possibile diagnosi: difetti strutturali feto

    Valutazione: placenta e liquido amniotico

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    o  Screening su siero materno

    Beta HCG

    Alfa feto proteina

    Triplo test

    Estriolo

    Diagnosi sulle cellule fetali nel circolo materno

    ♦  Tecniche invasive

    o  Villocentesi

    È una tecnica entrata nella pratica clinica nel 1984-85 per la diagnosi prenatale di

    malattie geniche.

    Viene eseguita tramite la puntura trans-addominale o trans-vaginale mediante ago

    da spinale (20G) sotto controllo ecografico.

    Periodo ottimale: 10-12 SG (può essere eseguito anche nel II e III trimestre di

    gravidanza).

    Tecnica: prelievo di tessuto tofoblastastico (villi coriali), come in Figura 4 e 5.

    Fig. 4 – Prelievo trans-addominale dei villi coriali.

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     Fig. 5 – Prelievo trans-cervicale dei villi coriali.

    o  Amniocentesi

    E’ stata la prima tecnica di diagnosi prenatale introdotta nella pratica clinica ed è

    tuttora la più utilizzata.

    È la tecnica di elezione per la diagnosi citogenetica (parte corpuscolata) e dosaggio

    alfa feto proteina (parte non corpuscolata).

    Rischio aborto: 0,5% e tempi di risposta di 12-20 giorni.

    Periodo ottimale: 15-17 SG (quantità di liquido amniotico 20 ml)

    Prelievo: 15-20 ml a livello trans-addominale con un ago da spinale (20G) sotto

    continuo controllo ecografico, come in Figura 6.

    L’unica impossibilità alla esecuzione del prelievo di liquido amniotico è

    l’anidramnios; in questo caso si procede alla villocentesi tardiva.

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     Fig. 6 – Diagnosi prenatale mediante amniocentesi.

    o  Cordocentesi

    Consiste in un prelievo di sangue fetale eseguito mediante ago introdotto per via

    trans-addominale sotto continua guida ecografica.

    Periodo: dalla 20 SG fino al termine.

    Tecnica: il prelievo può essere eseguito all’inserzione placentare del funicolo o nel

    tratto intra-epatico della vena ombelicale.

    o  Fetoscopia

    Periodo: ottimale dopo 18 SG

    Tessuto fetale (cute, fegato)

    Visualizzazione diretta: feto e prelievo tessuto con endoscopio

    Diagnosi: genodermatosi, difetti enzimatici tessuto-specifici

    Rischio complicanze: maggiori rispetto alla cordocentesi.

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    Entrambe le metodiche (invasiva e non-), permettono per la prima volta ai futuri genitori di

    entrare in contatto con il proprio bambino sia attraverso le immagini nel caso dell’ecografia sia

    attraverso la visione del consistente “materiale embrio-fetale”.

    Capita che questi esami vengano vissuti dalla coppia con ansia per un esito non positivo.

    Fortunatamente nella maggior parte dei casi l’ansia generata dal test diagnostico scompare di

    fronte all’esito rassicurante dell’esame cromosomico mentre, dinanzi ad una malformazione

    fetale, i genitori sono oggi impegnati a decidere tra l’interruzione della gravidanza o la sua

    continuazione. Dolorosa scelta che inevitabilmente propone il senso che per ognuno ha la vita, la

    morte, la libertà ed il diritto a decidere.

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    1.6 Rischi in gravidanza

    A fecondazione avvenuta, quindi, individuare possibili fattori di rischio sarà necessario e

    funzionale al fine di:

    -  impostare un piano di assistenza che preveda interventi congrui al livello di rischio

    valutato in itinere;

    -  individuare la figura sanitaria idonea a gestire la gravidanza in funzione del livello di

    rischio;

    -  individuare la struttura più appropriata per il management della gravidanza.

    Esistono numerose condizioni nelle quali il normale svolgimento della gravidanza è

    alterato sia per l'instaurarsi di uno stato patologico sia per la presenza di uno o più fattori che

    portano a introdurre il concetto di gravidanza ad alto rischio. Per definizione, si identifica un alto

    rischio laddove esistano, in atto o potenziali, condizioni che aumentano i pericoli per la salute

    della madre e/o del figlio. Di grande importanza, soprattutto ai fini preventivi, è il precoce

    riconoscimento di tali situazioni che, in certi casi, possono prescindere da uno stato

    obiettivamente patologico (per es., anemia grave, diabete, minaccia di parto prematuro, malattie

    infettive ecc.) e derivare invece dalla presenza di una situazione di disagio socioeconomico o di

    difficoltà assistenziali.

    Si possono distinguere più gruppi di fattori di rischio all’interno di una gravidanza:

      Fattori di rischio anamnestici

    Andando a valutare le condizioni preesistenti di gravidanza

    -  età materna < 17 anni (aa) o > 35 aa;

    -  peso gravidica > o < al 20% del BMI;

    -  fumo (> 5 sigarette/die);-  tossicodipendenza;

    -  ipertensione pre-esistente la gravidanza;

    -  sindromi immunitarie;

    -  nefropatie;

    -  diabete;

    -  cardiopatie con impegno sistemico;

    -  epilessia;-  malattie sistemiche in terapia precedentemente la gravidanza;

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    -  malattie o anomalie a carattere eredo – familiare;

    -  assunzione di farmaci teratogeni o esposizione di rischi ambientali.

      Fattori di rischio attuale

    Andando a valutare le condizioni che riguardano l’attuale gravidanza. Gli indici di rischio

    sono:

    -  rilievi ecografici anomali;

    -  ipertensione gestazionale;

    -  gravidanza multiple;

    -  infezioni con rischio di trasmissione fetale;

    -  incontinenza cervico – istmica;

    -  malformazioni uterine;

    -  miomi uterini;

    -  presentazione podalica a termine;

    -  dati di laboratorio patologici:

    o  dismetabolismo glucidico;

    o  funzionalità renale alterata;

    o  coagulopatie, trombofilia;

    o  attività metabolica epatica alterata;

    o  lesioni cellulari epatiche;

    o  emoincompatibilità materno – fetale.

    Non meno importanti saranno le possibili infezioni in gravidanza che sarà giusto tenere

    sotto controllo. Le principali infezioni pericolose per il feto sono raggruppate sotto la sigla

    TORCH :•  Toxoplasmosi

    Eziologia: Toxoplasma Gondii;

    Modalità di trasmissione: gatto come ospite definitivo;

    Vie di trasmissione: carne poco cotta, verdure non/poco lavate;

    Danno fetale: cerebrale, neurosensoriale, sistemico;

    Suscettibilità: tutta la gravidanza;

    Prevenzione: misure igieniche;Terapia: antibiotici (rovamicina soprattutto).

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    •   Rosolia

    Eziologia: Virus della Rosolia;

    Modalità di trasmissione: contagio interumano;

    Danno fetale: cerebrale, neurosensoriale, sistemico;

    Suscettibilità: < 16 SG;

    Prevenzione: vaccinazione;

    Terapia: nessuna.

    •  Citomegalovirus

    Eziologia: Citomegalovirus;

    Modalità di trasmissione: contagio interumano (soprattutto urine lattanti);

    Danno fetale: cerebrale, neurosensoriale, sistemico;

    Suscettibilità: tutta la gravidanza;

    Prevenzione: (misure igieniche);

    Terapia: controlli vari.

    •   Herpes virus.

    Eziologia: Herpes Simplex;

    Modalità di trasmissione: abbassamento delle difese immunitarie (se già comparso in

    precedenza);

    Danno fetale: ritardo dello sviluppo, microcefalia o idrocefalia, compromissione della

    vista e di altri organi (se la gravida contrae il virus per la prima volta);

    esantema diffuso, manifestazioni a carico della mucosa del naso e della bocca,

    congiuntivite, infezioni disseminate a vari organi, encefalomeningite (se Herpes genitale

    al momento del parto);

    Suscettibilità: al momento del parto se presenza di Herpes genitale;Terapia: a base di antisistemici virali (se prima contrazione dell’infezione);

    utilizzo di farmaci per uso locale, pomate o cerottini ad azione antivirale,

    antinfiammatoria o anestetica (se già comparso in precedenza).

    In generale, sarebbe bene tracciare una sierologia all’inizio della gravidanza per

    identificare i soggetti immuni, realizzando controlli seriati nelle pazienti recettive [23-47]. 

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    ESPLORAZIONE DELLE RAPPRESENTAZIONI DEL SIGNIFICATO

    DELLA GRAVIDANZA.

    2.1 Significato di gravidanza

    Il termine gravidanza equivale alle immagini magiche del sorriso, dei gorgoglii neonatali

    e, soprattutto, dell’immagine di una "donna raggiante" per il semplice fatto di essere incinta. È

    una parola che simboleggia la gioia, la speranza per il futuro, i sogni e le relazioni ancora da

    realizzare, e forse, il passo successivo nella scala della vita – la genitorialità. Per alcune persone

    rappresenta il compimento di uno degli obiettivi più importanti di tutta la vita [56].

    L’attesa di un figlio, come è già stato messo in evidenza da diversi autori [4], rappresenta

    per ogni donna un momento di grandi cambiamenti. È un evento cruciale e il modo di viverlo è

    influenzato da fattori, oltre che biologici, anche psicologici, sociali ed economici.

    Durante questo periodo ciò che avviene nel corpo avviene anche nella mente: si

    susseguono una serie di aggiustamenti di ordine fisico, mentale e pratico che provocano un certo

    impatto su tutte le parti interessate. Nasce in gravidanza il bisogno di una nuova immagine di sé

    come donna in relazione alle figure genitoriali, al partner e ai rapporti sociali. Compare uno stato

    psichico, in cui si ripropongono conflitti psicologici dei primi periodi dello sviluppo a cui è

    necessario trovare soluzioni nuove e diverse da quelle esperite nell’infanzia e nell’adolescenza.

    La gravidanza, in particolar modo la prima, può essere considerata come un'opportunità per

    acquisire una nuova posizione di equilibro sia all'interno del proprio mondo interiore di infanzia,

    sia sul piano esterno delle relazioni interpersonali dell'età adulta. È quindi proprio la tensione

    interiore a rendere di vitale importanza, in questa fase, il sostegno dell'ambiente circostante, vale

    a dire del partner, della famiglia e della società nel suo complesso.

    La gravidanza e il post parto possono essere concepite come un unico processo che

    comprende entrambi: la maternità. Diventare madre infatti è un’esperienza unica nella vita che

    inevitabilmente influenza molti aspetti, quali, quello della vita individuale, di coppia, della

    famiglia allargata e sociale [22].

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    Negli ultimi decenni hanno avuto luogo grandi cambiamenti nel comportamento sociale e

    sessuale delle donne: recentemente la maternità rappresenta un tema che si può definire ai

    margini della cultura e dell’identità femminile, essendo ormai superato il tradizionale assioma

    che legava donna e madre in un binomio inscindibile.

    Un tempo il divenire madre costituiva il momento di realizzazione femminile per

    eccellenza, la capacità generativa rappresentava l’essenza della femminilità.

    Oggi i processi sociali di emancipazione femminile hanno mutato sia il ruolo della donna,

    sia il concetto della sua identità, a tal punto che la maternità si inserisce in un progetto più ampio

    di vita.

    La procreazione dei figli è diventata effettivamente una scelta da combinare con altre, con un

    conseguente difficile connubio tra aspettative e realtà.

    Per la maggior parte delle donne che vivono nella nostra società, dare alla luce un bambino

    si scontra necessariamente con il compito di saper coniugare il tempo da dedicare alla cura e alla

    crescita della propria creatura con il tempo da impiegare nell’attività lavorativa.

    Una donna deve essere in grado di organizzare il proprio tempo per evitare di escludere una cosa

    o l’altra, a seconda dell’impatto emotivo che la gravidanza le può aver provocato.

    La donna, infatti, ha solo 9 mesi per affrontare un’ampia riorganizzazione della propria

    vita, cambia il corpo, la propria identità di figlia e di donna, le relazioni sociali, di coppia, la

    sessualità, la vita lavorativa e il ruolo che assume all’interno della società. Lo stato di confusione

    che si crea accomuna questo periodo all’adolescenza, fase di sviluppo in cui una giovane donna

    si trova a confrontarsi con le proprie pulsioni, istinti, incertezze e dubbi in modo da dover

    riadattare le esigenze psichiche e fisiche alla “nuova personalità”.

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    2.2 Donna: figura di accudimento

    La madre è una figura di accudimento e questo sistema trova un suo consolidamento,

    inizialmente nell’adolescenza, per poi raggiunge il suo maggiore sviluppo nella fase di passaggio

    alla condizione di genitore, la cosiddetta “Fase critica”: gravidanza, nascita e primi mesi di vita

    del bambino. Esso è inoltre influenzato dalle caratteristiche del bambino che verrà alla luce

    nonché da fattori ambientali e sociali, condizioni socio-economiche, supporto sociale, presenza o

    meno di un partner.

    Il sistema comportamentale dell’accudimento, secondo Solomon e George [60], non può

    essere considerato solo come un’estrapolazione dalle esperienze di attaccamento precoci della

    madre. Esso ha le sue fondamenta nei modelli operativi interni del sé e degli altri nel contesto

    delle relazioni di attaccamento dell’infanzia, ma rappresenta anche un modello distinto con una

    sua propria traiettoria evolutiva.

    Nel processo di costruzione di un modello del sé, l’individuo inizia proprio

    nell’adolescenza a costruire una rappresentazione di sé come figura di accudimento, che si pone

    in modo parallelo, ma distinto, rispetto alla rappresentazione di sé come figlio attaccato.

    La costruzione della rappresentazione del sé come figura di accudimento segue due linee:

    una è relativa alla previsione di sé come figura di accudimento capace di proteggere; un’altra è

    rispetto alla motivazione ad essere una figura di accudimento.

    Ma il cambiamento maggiore nella costruzione della rappresentazione di sé come figura di

    accudimento avviene nella fase di transizione alla condizione di genitore. Il periodo che va dalla

    gravidanza alla nascita ed infine, ai primi mesi di vita del bambino, è caratterizzato da

    significativi cambiamenti neurologici e ormonali. La nascita e i segnali emessi dal bambino

    influenzano il sistema di accudimento.

    Questa fase è potenzialmente capace di creare disorganizzazioni e riorganizzazioni

    psicologiche. Costituisce un passaggio di prospettiva da quello di figura attaccata ai proprigenitori a quella di accudimento per il proprio figlio. Normalmente, quando questi cambiamenti

    avvengono, il sistema di accudimento funziona venendo attivato da stimoli specifici, come una

    situazione di pericolo.

    Il sistema di accudimento consente, dunque, di organizzare delle strategie comportamentali

    e psicologiche in modo da offrire protezione.

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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      2.3 Durante la gestazione

    Esistono altri processi che caratterizzano la donna nella fase di gestazione e cioè

    l’attaccamento emotivo, la maturazione e la regressione.

    Le donne sviluppano l’attaccamento emotivo verso il feto già durante la gravidanza [22].

    Uno studio indica che l’attaccamento madre-feto inizia subito dopo il concepimento, anche nelle

    donne che progettano di abortire, in quanto i processi psicologici sottostanti a questa relazione

    precoce vanno al di là del controllo cosciente della madre.

    Peppers e Knapp [46] affermano che per una madre il bambino che porta in grembo è stato

    parte di lei fin dal momento del concepimento. L’amore materno diventa profondo fin dalle

    primissime fasi e lega con forza la madre al suo bambino.

    Dunque, secondo questi autori, l’attaccamento della madre al suo bambino, inizia molto

    prima della nascita.

    Essi hanno descritto nove eventi che contribuiscono alla formazione dell’attaccamento

    della madre al proprio bambino:

    1) La pianificazione della gravidanza.

    2) La conferma della gravidanza.

    3) L’accettazione della gravidanza.

    4) La percezione dei movimenti fetali.

    5) L’accettazione del feto come un individuo.

    6) La nascita.

    7) Il vedere il bambino.

    8) Il toccare il bambino.

    9) Il prendersi cura del bambino.

    Di questi, i primi cinque avvengono prima della nascita del bambino.

    Robinson et al [49], descrivono l’attaccamento della madre al figlio come quello che

    probabilmente è il legame più forte tra gli esseri umani. Innanzitutto perché il bambino ha

    vissuto nove mesi nel grembo materno e successivamente perché la madre ne ha assicurato la

    sopravvivenza. Enfatizzano, inoltre, l’unicità e specificità di questa relazione che perdura nel

    tempo.

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    Questo tipo di attaccamento va ben oltre gli elementi tangibili, come i movimenti fetali, ma

    include passaggi come la preparazione e l’adattamento alla gravidanza. Già prima della nascita,

    una madre è in grado di concettualizzare il proprio bambino e di fare progetti sul modo in cui la

    presenza del bambino contribuirà alla vita familiare.

    La maturazione è quell’enorme spinta che motiva la donna al raggiungimento di uno scopo e

    che può assumere diversi aspetti: dal punto di partenza dei ruoli di figlia e di moglie fino a

    ricoprire il ruolo che è giudicato più stabilizzante nella sua maturità, quello della maternità.

    La maturazione consiste nel passaggio da figlia a madre, con la relativa presa di coscienza, da

    parte della donna, della realtà della gravidanza, durante la quale la donna affronta le ansie e le

    paure che, con il proseguire della gestazione, prendono sempre maggior concretezza e vividezza.

    Passando a considerare l’aspetto regressivo, si osserva che esso è un fenomeno che tende a

    riportare la donna gravida a esperienze di tipo infantile ed è conseguenza del processo di

    identificazione che avviene tra madre e figlio. Mano a mano che la madre sente di avere una vita

    che cresce in lei tende a identificarsi sempre più con il suo bambino, venendosi così a creare

    un’immagine fantasmatica, immaginaria, di un bambino ideale. Parallelamente a questo vi è

    anche lo sviluppo del timore di perdita del figlio o di una sua eventuale malformazione [20].

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    2.4 Difficoltà nel cambiamento

    La gravidanza, come la pubertà o la menopausa, è un periodo di crisi che comporta

    profondi cambiamenti sia psicologici che fisici. La gravidanza si presenta come un’epoca di crisi 

    transizionale dove emergono conflitti tra la nuova vita e quella trascorsa, il ruolo sociale e

    lavorativo raggiunto e quello che si dispiegherà, tra gioie e timori, in cui i protagonisti del

    vissuto mentale sono molteplici: la donna stessa, il feto, le figure parentali, il partner.

    Tutto ciò implica una nuova elaborazione della propria identità, con la rivalutazione dei

    rapporti che intrattiene. Dunque, è di per sé un momento stressante che coinvolge tutte le aree

    della persona, creando cambiamenti sia psicologici che cognitivi [15].

    Per ciò che riguarda gli aspetti psichici, questi sono caratterizzati tanto da componenti

    gratificatori quanto da componenti d’angoscia.

    In questi due aspetti si ritrovano sia gli elementi legati alla vita che quelli evocanti la

    morte; infatti, proprio nel momento in cui il vivere trova la sua spinta iniziale, vi è il timore che

    il processo non vada a compimento. Pertanto tutta la gravidanza è permeata da queste due forze,

    con andamenti ciclici.

    Inoltre, ogni gestazione, anche se molto desiderata e con un decorso senza complicazioni,

    può suscitare sentimenti contraddittori: la gravidanza non è da intendersi come un intervallo di

    vita costellato di sole gioie e speranze, come si vorrebbe nella sua concezione più romantica, ma

    spesso si presenta come un periodo caratterizzato anche da fragilità psicologiche, ansie, timori e

    angosce. Queste accompagnano più o meno silenziosamente tutto il processo e possono emergere

    con maggiore intensità in prossimità del parto [59].

    Quando si sta per diventare madre, è sempre per la prima volta: per la donna l’esperienza

    della gravidanza vissuta, appartiene ogni volta ad un territorio a lei sconosciuto, anche se già

    sperimentato. E come ogni nuova esperienza porta con sé angosce, paure, solitudine e sofferenzache spesso si manifestano senza preavviso, cogliendo la donna di sorpresa. È facile pertanto che

    una donna viva una molteplicità di sentimenti contrastanti e che resterà incuriosita e spaventata

    dalla diversità di questi.

    Fin dal momento del concepimento, si verificano nella donna una serie di cambiamenti non

    solo esterni ma soprattutto interni: la gravidanza può essere considerata oltre che una fase di

    sviluppo anche un’esperienza di crisi.

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    Una donna non prova mai un sentimento di onnipotenza come nel momento in cui dà vita a

    un altro essere umano. Si tratta di una prerogativa riservata al sesso femminile e la donna, in quel

    momento, più che in ogni altro della sua vita, si sente investita di un potere enorme. Al tempo

    stesso, tuttavia, può accadere che la futura madre, nell'identificarsi con il proprio bambino,

    regredisca emotivamente a uno stadio infantile.

    La prima gravidanza, in particolare, può configurarsi come un momento di crisi nella

    ricerca di identità di una donna.

    La gravidanza e il parto, infatti, rappresentano situazioni di notevole stress fisico e

    psicologico che possono sfociare, sotto sfavorevoli condizioni interne ed esterne, verso soluzioni

    di tipo patologico [11].

    Supponiamo che una giovane donna viva nelle migliori condizioni possibili, che sia felicemente

    sistemata e che, sia lei che il marito, attendano con ansia di veder realizzati i loro desideri di

    infanzia divenendo genitori di un bambino vero. La donna sa che sarà sostenuta dal marito

    durante la “malattia” più felice e sana della sua vita. È inoltre ben consapevole che i disturbi ed i

    cambiamenti corporei indotti dalla gravidanza sono temporanei e che, al termine di essa, avrà un

    bambino come ricompensa per i suoi disagi. Eppure, con tutte le gioie e i piaceri che una

    gravidanza desiderata può arrecare, alla notizia di essere incinta la donna può provare paure e

    ansie inaspettate: può avvertire un nuovo e insolito senso di solitudine, causato dalla

    consapevolezza di dover portare in sè il bambino e affrontare da sola (per quanto il marito possa

    darle sostegno e amore) l'esperienza ignota del parto. Può sentirsi infelice per l'imminente perdita

    di libertà, poiché la nascita del suo bambino creerà il legame della relazione madre-figlio dal

    quale non si libererà mai.

    Fortunatamente comunque, la gravidanza è un processo la cui durata consente alla futura

    madre di adattarsi a divenire tale, sia fisicamente sia emotivamente. Allo stesso tempo la madre

    deve poter rimanere quella bambina che era stata, per identificarsi con il bambino che porta ingrembo.

    Lei può sentirlo, anche se non può vederlo, come un'estensione del proprio sé.

    Nel corso di questo processo ogni neo-madre sviluppa un assetto mentale che sarà diverso

    da quello che aveva in precedenza. Questo nuovo assetto materno determinerà i pensieri della

    donna, le speranze, le paure, influenzerà le emozioni e le azioni, imprimerà una svolta nelle

    scelte e nelle abitudini.

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    Si parla, infatti, di travaglio fisico e di travaglio psicologico: da un lato la gravidanza dà

    alla madre il tempo fisico di riorganizzare uno spazio concreto nel mondo reale, dall’altro lato le

    consente di riorganizzare il suo spazio interno per creare e contenere l’idea di sé come genitore e

    come madre.

    Il comportamento di questo periodo non è altro che un’espressione della labilità emotiva che la

    donna vive in questi mesi, in cui l’umore potrà oscillare tra emozioni e sentimenti contrastanti tra

    loro, connotando una sorta di “malessere fisiologico”.

    Il corpo aiuta in tal senso: mutando, preannunciando e testimoniando, giorno dopo giorno

    dei cambiamenti in atto; il fisico si adegua ritmicamente allo stato della gestante mentre

    l’adattamento psicologico è più delicato, coinvolge la donna su più piani e può avvenire in

    momenti diversi e dilatati nel tempo. Inoltre, il corpo che muta e, in particolare, la crescita della

    pancia, segnalano il crescere del bambino, oltre che concretamente anche dell’immagine e del

    posto che il bambino acquisisce nei pensieri della madre.

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    2.5 Dall’immaginazione alla realtà

    Per una coppia che desidera di diventare genitore, il progettare di avere un bambino,

    l’immaginare che ruolo avrà e che cambiamenti apporterà nella loro vita, saranno momenti

    importanti.

    “Il bambino immaginario” contiene aspetti di desideri, paure, fantasie, timori, aspettative e

    precede e facilita l’incontro con il bambino reale. Il bambino già visto, pensato, immaginato con

    gli occhi della fantasia, precostituito, aiuta la madre ad immedesimarsi nel ruolo e a “pre-

    conoscere” il bambino, accogliendolo dentro di sé [38].

    Un aspetto particolarmente interessante in merito all’immaginazione dei futuri genitori, è il

    legame con le innovazioni tecnologiche. Da una parte, i progressi nel campo delle ecografie,

    come si vede in Figura 7, hanno permesso di poter vedere molto presto il bambino (ecografie con

    battito cardiaco a partire dalla 6a settimana di gestazione), di vederlo con sempre maggiore

    chiarezza (ecografie tridimensionali e quadridimensionali) e, pensando in termini di sistema di

    accudimento, di offrire uno stimolo affinché questo si attivi più precocemente.

    Fig. 7 – Ecografie tridimensionali nelle diverse settimane di gestazione.

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    Studi riguardanti periodi di gravidanza più avanzati [7] sono riusciti a riportare in modo

    generale dati significativi riguardo l’impatto emotivo derivante dall’uso dell’ecografia. Dopo

    l'esposizione ecografia 2D e 3D è risultato un aumento dell’attaccamento materno-fetale,

    soprattutto nelle donne che ricevono il loro primo esame ecografico a circa 12 SG.

    L’ecografia, quindi, ha un impatto positivo sull’attaccamento materno-fetale, in particolare nel

    primo trimestre [55].

    L’immaginazione, come sottolinea Salvini [52], viene quindi ridimensionata da un

    processo cognitivo, razionale, oggettivante, che riduce le fantasie e le proiezioni emotive

    negative; è facilmente intuibile, però, che l’interruzione di questo processo può essere causa di

    un disturbo, che, a seconda dell’età gestazionale in cui avviene, riveste gradi diversi di gravità.

    In genere, comunque, la donna reagisce positivamente alla gravidanza, soprattutto se

    questa è stata desiderata, accettata e si inserisce in una buona relazione affettiva con il padre del

    bambino.

    Con il trascorrere del tempo, l'esperienza del bambino che comincia a scalciare e a

    muoversi all'interno del suo corpo permette alla giovane donna di ripercorrere senza pudore e

    timore le prime fantasie e i primi pensieri inerenti alla gravidanza.

    L'impatto determinato dalla nascita e dalla presenza fisica del bambino permette che la

    realtà irrompa nelle speranze e nei sogni dei genitori, così che la loro immagine idealizzata viene

    a essere necessariamente modificata.

    Dopo il parto il bambino non è più una fantasia e certamente non è neppure un giocattolo.

    In questo momento, quindi, è necessario stabilire una relazione reale con un bambino reale. Il

    piacere legato alla prospettiva della realizzazione di desideri a lungo vagheggiati e l'orgoglio di

    un'acquisizione così esaltante vengono a misurarsi con la realtà dell'essere genitori con tutte le

    frustrazioni, le preoccupazioni e le delusioni che ciò comporta. Dopo la nascita, così, ha inizio unperiodo di adattamento, segnato in primo luogo dalla nuova condizione di separazione fisica. La

    madre, il cui corpo ha protetto il bambino per nove lunghi mesi, prova ora un senso di vuoto e

    deve pertanto rassegnarsi alla separazione e alla solitudine. Allo stesso tempo, però, è necessario

    che da un lato, mantenga una fusione emotiva con il proprio bambino, come se costituisse con lui

    ancora un'unità, dall'altro, impari a riconoscerlo come un individuo distinto da sé e parte del

    mondo esterno.

    Un processo così delicato e complesso può richiedere giorni, settimane e persino mesi.Soltanto dall'interazione con il bambino può svilupparsi un vero amore materno.

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    Si impara a essere madre dal contatto con un bambino in carne e ossa e ogni donna ha un suo

    ritmo di apprendimento. È importante sottolinearlo, perché alcune donne possono sentirsi

    disorientate e avere sensi di colpa, se non riescono a provare immediatamente un amore

    travolgente per il proprio bambino. Spesso l'allegria e il sollievo per un parto riuscito sono

    seguiti da un periodo di depressione e delusione della madre.

    In questo caso lo staff dei medici dell'ospedale può svolgere un ruolo fondamentale

    nell'aiutare la donna a superare il trauma del parto, facendo in modo che la neo-mamma possa

    sentirsi curata per sé stessa, quasi fosse una bambina.

    È fondamentale, pertanto, concedere alla puerpera il tempo necessario perché possa

    costruirsi un rapporto con il bambino. In tal senso rivestono un ruolo di fondamentale importanza

    per la madre gli elementi vitali del contatto corporeo e dell'olfatto che accompagnano e

    caratterizzano ogni rapporto intimo.

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    2.6 Mutamenti del feto in gravidanza

    Durante la gravidanza, la donna (come già descritto in precedenza) subisce un’ambivalenza

    di emozioni e sensazioni riguardo al proprio bambino.

    Analizzando i vari periodi avremo quindi:

       Dal primo al terzo mese 

    La donna scopre di essere incinta e iniziano le gioie e le preoccupazioni insieme. Ma resta

    protetta dal timore di lasciarsi andare alla gioia e all’entusiasmo fino alla fine del terzo mese,

    per cui fatica a realizzare. In questo trimestre è come se la donna fosse avvolta in una bolla:

    si sente stanca, assonnata, con un senso di torpore, in alcuni casi con nausee e mostra fatica

    ad immaginare il proprio bambino. Il fisico inizia a mutare, ma sono cambiamenti lievi che

    avverte solo lei.

       Dal quarto al sesto mese 

    Il fisico inizia a mutare vistosamente, la donna assume anche davanti agli altri il ruolo di

    gestante. Il periodo “più a rischio” è passato e la donna può lasciarsi andare all’entusiasmo e

    all’accettazione di avere un bambino. Le prime ecografie mostrano un piccolo formato e si

    iniziano a sentire i movimenti fetali. Inizia quindi un dialogo con il bambino che porta alla

    relazione di attaccamento innescando la fantasia ed il processo di immaginazione del

    bambino.

    Tale processo inizia verso il quarto mese di gravidanza, momento in cui le donne

    incominciano a giocare con le proprie fantasie che si fanno via via sempre più specifiche, sul

    fisico e sul carattere che il bambino potrebbe avere.

       Dal settimo al nono mese 

    Verso il settimo mese il bambino immaginario arriva al massimo della sua elaborazione.Recenti studi dimostrano come la madre dall’ottavo mese inizi a disfare questa immagine

    elaborata, a smantellarla.

    Al momento della nascita il bambino reale e quello immaginario si incontreranno per la

    prima volta e la madre non può permettersi che tra i due esista una differenza troppo

    marcata. Deve proteggere se stessa ed il bambino reale da eccessive discrepanze derivanti

    dalle aspettative che ha creato nella propria mente. Negli ultimi due mesi di gestazione la

    donna si concentrerà più su aspetti concreti dell’arrivo di un bambino.

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    Lo spazio fisico è pronto, quello mentale si sta adeguando ed ora è il momento in cui una

    futura madre inizia a creare uno spazio concreto all’interno della propria casa e della propria

    vita: si concentrerà sul momento del parto, sul ritorno a casa, sulla logistica della casa, sul

    corredino, sul sopporto nel post partum, e tanto altro ancora.

    Inizierà così a realizzare che a breve arriverà un bambino ed, insieme a lui, farà spazio al

    ruolo che avrà all’interno della propria vita e ai cambiamenti che apporterà.

    Il parto quindi rappresenterà l’ultimo step di questo percorso, iniziato con la fecondazione.

    Segna il primo processo di separazione di un altro individuo da sé; il dolore ha la funzione

    protettiva, di marcare in modo deciso questa differenziazione, in quanto apertura alla nuova

    esperienza dell’incontro tra la madre e il suo bambino.

    A livello personale l’esperienza del dolore, con la modalità con cui è vissuto, rappresenta un

    evento da integrare nella propria maturazione: la donna attraversa uno sconvolgimento del

    proprio confine corporeo (dilatazione, apertura, anche lacerazione) e poi, dal punto di vista

    psichico, sperimenta il senso del proprio limite, il senso della perdita di controllo, la possibilità

    di scoprire come contenere le proprie sensazioni e le proprie emozioni dall’intensità ignota e

    imprevedibile. Alla sua conclusione assistiamo a una ricomposizione dell’esperienza nella sua

    globalità, attraverso la narrazione della storia personale, unica e irripetibile testimonianza che ha

    lo scopo di restituire coerenza alla donna e di vedere il bambino come persona e altro da sé.

    D’altra parte, molte donne che hanno dovuto ricorrere al cesareo per motivi ostetrici,

    riportano un senso di inadeguatezza e di fallimento, senso di colpa, di nascita incompleta, senso

    di aver mancato al ruolo di partecipante attivo al parto. Ciò rimanda al modo con cui l’esperienza

    di parto mancato è integrata poi nei propri significati personali e se si tenderà a valutare il

    proprio valore in termini di prestazione ottimale (il parto attivo spontaneo, “naturale”) nei

    confronti di se stessa e degli altri.

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    L’ABORTO: UNA DEFINIZIONE PER ESPERIENZE DIVERSE

    3.1 Aborto spontaneo

    Anche se le definizioni di aborto spontaneo variano a livello internazionale,

    dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è definito come l'espulsione prematura di un

    embrione o un feto dall'utero fino a 23 settimane di gravidanza e di peso fino a 500 grammi [71].

    Invece, la definizione di aborto data della Società Italiana di Medicina Perinatale (SIMP) è

    la seguente:

    “L’aborto rappresenta un evento clinico che in seguito ad un inizio spontaneo del travaglio,

    a qualsiasi stadio dopo l’impianto, porta all’espulsione parziale o completa del prodotto del

    concepimento. Rappresenta altresì un evento nel quale il feto, se presente, pesa 499 grammi o

    meno o, qualora il peso sia sconosciuto, la gravidanza è durata meno di 22 settimane di

    gestazione complete o il feto risulta minore di 25mm di lunghezza.”

    Complessivamente, circa il 12-15% di gravidanze clinicamente riconosciute si conclude

    con un aborto spontaneo [69] e può essere ricorrente nel 2 – 3% di questi casi, con un crescendo

    della frequenza all'aumentare dell'età materna.

    La classificazione dell’aborto spontaneo avviene in dipendenza di due fondamentali fattori:

    la modalità con cui l’aborto può manifestarsi e l’evoluzione clinica e cronologica dello stesso.

    Le modalità dell’aborto si suddividono in:

    -   Aborto completo

    Quando si verifica spontaneamente l’espulsione totale del materiale abortivo (embrione +

    placenta).

    Tale situazione può più facilmente verificarsi nei periodi più precoci della gravidanza (5-7

    settimane di gravidanza). In questi casi può verificarsi un episodio di emorragia, di variabile

    entità, accompagnato a dolore al basso ventre o lombo-sacrale. Entro alcuni giorni emorragia e

    dolore regrediscono pressoché totalmente, e in occasione di un eventuale controllo medico

    l’ecografia non evidenzia alcuna immagine riferibile a residui abortivi ancora presenti in utero.In tali circostanze talora può succedere che, in assenza di un precedente accertamento della

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    gravidanza (con ecografia o test di gravidanza), l’episodio abortivo (spontaneamente risoltosi

    con l’espulsione totale del materiale deciduo-ovulare) potrebbe essere erroneamente interpretato

    come un ritardo mestruale, con un flusso un po’ diverso dal solito.

    -   Aborto incompleto

    Quando si interrompe, con la morte del feto, l’evoluzione della gravidanza, e quindi si

    verifica l’espulsione parziale di materiale abortivo, come viene illustrato nella Figura 8.

    Con l’ecografia si evidenzierà la persistenza nell’utero di residui di materiale abortivo (residui

    embrio-fetali e/o annessiali).

    In conseguenza di ciò continua con variabile entità una perdita di sangue, talora associata a

    dolore dovuto alla contrazione dell’utero che cerca di espellere spontaneamente il materiale

    abortivo. Lo svuotamento dell’utero (mediante isterosuzione o revisione della cavità uterina,

    detta anche raschiamento) pone termine al sanguinamento e al dolore. 

    Fig. 8 – Aborto incompleto.

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    -   Aborto interno

    Quando non si ha un’espulsione del materiale fetale/embrionale dopo 24h dalla morte dello

    stesso, come mostrato in Figura 9.

    Nell’evoluzione naturale di un aborto spontaneo solitamente l’arresto dell’evoluzione della

    gravidanza (cioè la morte del feto) può non comportare sintomi. Talvolta l’unico segno che fa

    sospettare l’aborto è la scomparsa dei comuni sintomi della gravidanza, ad esempio la nausea o

    la tensione del seno. Va detto peraltro che tali segni, pur in una gravidanza in normale

    evoluzione, non sono sempre così chiaramente presenti in tutte le donne. Dopo un variabile

    periodo di tempo (giorni o anche settimane) dalla morte dell’embrione compaiono dei sintomi

    (perdite di sangue e dolore) dovuti al tentativo dell’utero di espellere il materiale abortivo. Molto

    spesso la diagnosi di aborto ritenuto viene fatta casualmente, in una donna con sintomi assenti o

    molto modesti, in occasione di un controllo ecografico. In tale circostanza si documenta

    l’esistenza in utero di una gravidanza, ma senza i segni di vita del feto (battito cardiaco e

    movimenti fetali).

    Fig. 9 – Aborto interno.

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    Mentre per ciò che riguarda l’evoluzione clinica, avremo:

    -   Minaccia di aborto

    Quando vi sono sintomi (dolore e/o perdite di sangue) che fanno temere il rischio che la

    gravidanza possa interrompersi con un aborto, ma vi sono segni che indicano che la gravidanza è

    tuttora in corso; ad esempio potrebbero esservi perdite di sangue e nel contempo l’ecografia

    permette di visualizzare l’embrione con il battito cardiaco presente.

    È possibile la regressione della sintomatologia.

    In Figura 10 si può vedere come, in questo caso, si presenti un collo chiuso ed un feto vitale.

    Fig. 10 – Minaccia d’aborto

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    -   Aborto inevitabile

    Prima della 20esima SG con sanguinamento endouterino, senza espulsione embrio-fetale

    ed annessiale; sarà impossibile proseguire la gravidanza per modificazioni del collo dell’utero

    che si presenta raccorciato e dilatato.

    In Figura 11, si può visualizzare un collo aperto ed emorragia.

    Fig. 11 – Aborto inevitabile.

    -   Aborto ritenuto

    L’espulsione del prodotto del concepimento non avviene entro le 8 settimane che seguono

    l’accertata morte dell’embrione/ feto.

    -   Aborto in atto

    L’osservazione dell’espulsione del prodotto del concepimento.

    -   Aborto precoce

    Se avviene prima della 12esima SG.

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    -  Aborto tardivo 

    Se avviene tra le 13 e le 24 SG.

    -   Aborto infetto

    L’interruzione di gravidanza che si accompagna o segue un’infezione degli organi genitali.

    -   Aborto settico

    L’interruzione di gravidanza che si accompagna o segue uno stato settico materno.

    La sintomatologia dell’aborto spontaneo è piuttosto limitata e si deve fondamentalmente al

    distacco e successiva espulsione di embrione/feto ed annessi.

    Negli aborti precoci l’unico sintomo è un sanguinamento similmestruale, talvolta

    accompagnato da dolorabilità pelvica diffusa.

    Le cause di aborto spontaneo sono innumerevoli, tant’è vero che un elenco esaustivo non

    esiste e non avrebbe utilità. Nella maggioranza dei casi di aborto spontaneo la causa non è

    riconoscibile, molto spesso si tratta di episodi sporadici, cioè non legati a fattori presenti in

    maniera continuativa nella stessa donna, e quindi non necessariamente ripetitivi. In tali casi può

    esservi una causa genetica e spesso legata all' età materna. E' infatti noto che il rischio di aborto

    spontaneo cresce con l'aumentare dell' età, potendo raggiungere il 40% di possibilità nelle donne

    oltre i 40 anni.

    Utile all’atto pratico appare invece una sintetica distinzione delle principali cause perepoca gestazionale, come in Tabella 1.

    ABORTO SPONTANEO PRECOCISSIMO

    Cause embrionali

    -  Monosomie autosomiche o sequenza genetiche

    letali

    Cause materne

    -  Fattori immunologici 

    -  Deficit della fase luteinica 

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    ABORTO PRECOCE

    Cause embrio/fetali

    -  Aneuploidie embrionali e/o traslocazioni

    cromosomiche dei genitori

    -  Malformazioni embrionali incompatibili con lavita

    Cause materne

    -  Anomalie uterine (ipoplasia, malformazioni,

    miomi, setti, sinechie, etc.)

    -  Endocrinopatie (diabete, ipo/ipertiroidismo,deficit ormonali, etc.)

    -  Malattie infettive e/o immunitarie

    ABORTO TARDIVO

    Cause materne

    -  Incompetenza cervico-istmica

    -  Malformazioni uterine

    -  Ipertensione grave

    -  Nefropatie gravi

    -  Diabete grave

    -  Malattie sistemiche (emoglobinopatie, LES, …)

    -  Malattie infettive (streptococco B, battericidi, LUE, etc.)

    -  Fattori iatrogeni (radiazioni, terapia antiblastica citostatica, etc.)

    Tab. 1 – Principali cause dell’aborto.

    Le cause possono riguardare anche problematiche genetiche, infatti l’80% degli aborti su

    base genetica è ascrivibile a forme di aneuploidie derivanti dell’alterazione della gametogenesi

    femminile (preponderante) e maschile; da errate mitosi nelle prime fasi di divisione blastomerica

    o da fertilizzazioni anomale da cui originano embrioni polipoidi.

    In campo autoimmune, invece, la sindrome da anticorpi anti – fosfolipidi (PL) resta la

    maggior causa di aborto, attraverso lo sviluppo di processi trombotici Lupus Anti Coagulant

    (LAC) - dipendenti a carico della decidua basale.

    A livello diagnostico, un primo percorso generale deve essere finalizzato a verificare:

      la diagnosi di gravidanza

      la sua localizzazione

      la sua evoluzione.

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    L’anamnesi e l’esame obiettivo (EO) permetteranno poi di valutare:

      la durata dei cicli mestruali e la loro regolarità

      l’eventuale utilizzo di metodi anticoncezionali e tipologia degli stessi

      possibili irregolarità mestruali e tipologia dell’ultimo ciclo

      la durata dell’eventuale amenorrea e la datazione di eventuali rapporti sessuali in

    periodo fecondo

      la data di comparsa, il carattere spontaneo o indotto, l’abbondanza e la tipologia

    dell’emorragia

      la scomparsa di segni simpatici (come nausea e vomito) se presenti in precedenza

      l’espulsione di materiale ovulare

      la presenza e la localizzazione di algie pelviche come per attività contrattile uterina

      la normalità dei parametri vitali

      la presenza di febbre

    Il β human Chorionic Gonadotropin (hCG) test, infine, con risultato positivo indicherà la

    gravidanza, ed è altamente specifico sin dal secondo giorno di ritardo delle mestruazioni.

    L’hCG è una sostanza che viene prodotta molto precocemente dopo il concepimento e che

    aumenta costantemente fino al terzo mese di gravidanza; la sua presenza nell’urina fa si che il

    test di gravidanza risulti positivo. In alcune situazioni può risultare utile misurare la quantità

    della β hCG nel sangue, infatti, l’aumento della produzione dell' hCG (valutato su più prelievi

    nell’arco di un certo periodo di tempo) consente di documentare una sua attiva produzione da

    parte della placenta e ciò indirettamente ci da informazioni sull’evoluzione della gravidanza.

    Ovviamente la visualizzazione ecografica di un feto vitale toglie valore all’hCG: le immagini

    ecografiche parlano da sè senza bisogno di ulteriori commenti. Ma talora, nelle fasi più precoci

    della gravidanza, di fronte ad immagini ecografiche dubbie, il dosaggio della β hCG può esseredi aiuto nella valutazione del caso.

    Mentre per ciò che riguarda la prognosi, questa deve essere doppia, andando a valutare sia

    gli eventuali rischi per il feto, che per la donna.

  • 8/17/2019 Vogrig Roberta Tesi

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    L’ecografia transvaginale (TV) è sufficiente nella maggior parte dei casi a definire i dubbi

    diagnostici e prognostici poiché consente:

    -  di identificare, dalla SG, la sacca ovulare, circondata da cellule trofoblastiche

    lievemente iperecogene;

    -  di visualizzare dalla 6 SG la comparsa dell’embrione e dell’attività cardiaca del

    medesimo, tanto da permettere di documentare la localizzazione intrauterina e

    l’evoluzione della gravidanza;

    -  di definire l’eventuale presenza di una condizione di “blighted ovum”, ovvero di un

    uovo cieco, laddove esista una camera gestazionale priva di echi embrionali.

    I possibili trattamenti non sono molti, se non l’asportazione del materiale embrionale ed

    ovulare della cavità uterina, attraverso:

       Astensione terapeutica

    Se la paziente presenta un aborto completo con spessore endocavitario successivo minore

    ai 12mm, si può ipotizzare una condotta di attesa.

    Quando i valori β hCG sono < 1500 Ui/l (stabili o in regressione in controlli seriati), la

    maggior parte delle donne con età gestazionale di 8 – 13 SG non mostra ritenzione di materiale

    ovulare alle successive valutazioni ecografiche. In questi casi l’atteggiamento di attesa è da

    considerarsi l’opzione di prima scelta. Tuttavia, in caso di persistenza di residui ovulari ed

    abortivi oltre il limite di 8 – 15 gg, o in caso di gravidanza oltre la 14 SG, è preferibile un

    trattamento, sia esso medico o chirurgico [25].

      Trattamento medico

    I presidi più utilizzati oggi in tutto il mondo sono gli analoghi delle prostaglandine E2 eF2α ed, in specie, il gemeprost e il misoprostol (non Italia). Se l’epoca di gestazione supera le 14

    SG o le 20 SG, la revisione chirurgica della cavità uterina richiede di “default” una preparazione

    farmacologica.

    Tra i protocolli di maggiore efficacia e più rapida attenzione troviamo:

    -  Gemeprost per via vaginale, 1mg ogni 3h per 15h, ripetibile;

    -  Gemeprost per via vaginale, 1mg ogni 12h fino a dilatazione ottenuta;

    In percentuale variabile, tutti i protocolli indicati possono da soli, ess