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Storia
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Vidkun Quisling
Da Wikipedia, l'enciclopedia
libera.
Vidkun Abraham Lauritz
Jonssøn Quisling
Vidkun Abraham Lauritz
Jonssøn Quisling (Fyresdal,
18 luglio 1887 – Oslo, 24
ottobre 1945) è stato un
militare e politico norvegese.
Ufficiale dell'esercito e
fondatore nel 1933 del
partito fascista norvegese, il
Nasjonal Samling, fu uno dei
più famosi collaborazionisti,
mettendosi al servizio di
Hitler e delle forze armate
tedesche che all'inizio della
Seconda guerra mondiale
avevano occupato la
Norvegia. Durante l'invasione
capeggiò un governo
fantoccio che aveva il
compito di tradurre in atto la
volontà degli occupanti. Fu
presidente della Norvegia dal
febbraio 1942 alla fine della
Seconda guerra mondiale,
mentre il legittimo governo
socialdemocratico di Johan
Nygaardsvold si trovava in
esilio a Londra. Nel corso del
conflitto il termine "quisling"
fu perciò usato per indicare i
capi dei governi
collaborazionisti con i nazisti.
Tale denominazione si
adopera ancora oggi nei
confronti dei governi che si
mettono al servizio degli
occupanti stranieri[1].
Al termine della guerra
Quisling venne fatto
prigioniero dal Fronte
patriottico norvegese. Dopo
un processo per alto
tradimento, venne
condannato a morte e
giustiziato il 24 ottobre 1945.
Indice [nascondi]
1 Biografia
2 Influenze
3 Onorificenze
4 Note
5 Bibliografia
5.1 In norvegese
5.2 In inglese
5.3 In italiano
6 Voci correlate
7 Altri progetti
Biografia[modifica | modifica
wikitesto]
Quisling era figlio del
genealogista e sacerdote
della Chiesa di Norvegia, Jon
Lauritz Qvisling, di Fyresdal.
Entrambi i suoi genitori
appartenevano ad alcune
delle più antiche e note
famiglie di Telemark
("Qvisling" era il cognome
usato da suo padre, ma la
famiglia era anticamente
ricordata anche come
"Quislinus" e "Quislin").
I suoi primi anni furono
coronati da un relativo
successo; nel 1911, l'anno
del diploma, era diventato il
miglior cadetto
dell'Accademia di guerra e
conseguì il grado di maggiore
nell'esercito norvegese.
Lavorò con Fridtjof Nansen in
Unione Sovietica durante la
carestia degli anni Venti[2],
contribuendo al
miglioramento delle relazioni
diplomatiche tra Gran
Bretagna e URSS (per questo
nel 1929 gli venne attribuito
l'Ordine dell'Impero
Britannico, poi revocatogli nel
1940 da re Giorgio VI[3]).
Iniziò anche la sua carriera
politica, ricoprendo l'incarico
di ministro della difesa nei
governi agrari 1931-1933[4].
Il 17 maggio 1933, giorno
della Costituzione norvegese,
Quisling e l'avvocato Johan
Bernhard Hjort formarono il
Nasjonal Samling ("Unità
Nazionale"), il partito fascista
norvegese. Il Nasjonal
Samling aveva una
connotazione
anti-democratica,
Führerprinzip, e Quisling era
in procinto di diventare il
Fører (in norvegese significa
leader, equivalente del
tedesco Führer e dell'italiano
"Duce"). In alcune occasioni
è stato definito lo "Hitler di
Norvegia". Il partito continuò
ad avere modesto successo;
alle elezioni del 1933,
quattro mesi dopo che il
partito era stato formato,
ottenne 27.850 voti
(approssimativamente il
2%), col sostegno
dell'Associazione di aiuto ai
contadini norvegesi con cui
Quisling aveva rapporti dal
tempo in cui era membro del
Movimento agrario. Tuttavia,
quando la linea del partito si
spostò da una connotazione
religiosa ad una di maggior
sostegno verso i tedeschi e
apertamente anti-semita, nel
1935, la Chiesa non offrì più
il suo supporto, e alle elezioni
del 1936 il partito ottenne
meno voti che nel 1933.
Quando, il 9 aprile 1940, la
Germania invase la Norvegia,
Quisling divenne il primo
uomo nella storia a
proclamare un colpo di Stato
durante un programma
radiofonico, annunciando
l'instaurarsi di un governo ad
hoc durante la confusione
dell'invasione, nella speranza
che i tedeschi lo
sostenessero. Lo scenario in
cui si svolse questa azione fu
la fuga aerea verso nord del
re e del governo, e Quisling
ebbe il timore che tutto il
potere politico potesse finire
in mani tedesche, a discapito
della popolazione
norvegese[5]. Quisling aveva
fatto visita ad Adolf Hitler in
Germania l'anno precedente,
ma il dittatore tedesco pensò
che non gli potesse essere
d'alcuna utilità. Quisling
aveva scarso appoggio dalla
popolazione e il suo governo
durò solamente cinque
giorni, dopo i quali Josef
Terboven fu nominato
Reichskommissar, l'incarico
più elevato in Norvegia, agli
ordini diretti del Führer. Il
rapporto tra Quisling e
Terboven fu teso anche se
quest'ultimo, considerando
probabilmente un vantaggio
avere un norvegese in
un'apparente posizione di
potere, per ridurre il
risentimento della
popolazione nominò Quisling
Presidente dei Ministri nel
1942, un incarico che
l'autoproclamatosi Fører
assunse il 1º febbraio 1943.
Vidkun Quisling rimase al
potere fino al suo arresto,
avvenuto il 9 maggio 1945 in
una residenza di Bygdøy a
Oslo cui aveva dato il nome
di Gimlé, come il posto dove,
nella mitologia norrena, si
erano stabiliti i sopravvissuti
dal Ragnarök. La casa, ora
chiamata Villa Grande, è oggi
un museo dedicato alle
vittime dell'Olocausto[6]. Nei
processi che seguirono la
guerra, Quisling, insieme ad
altri due dirigenti del
Nasjonal Samling, Albert
Viljam Hagelin e Ragnar
Skancke, fu dichiarato
colpevole di alto tradimento e
condannato a morte. Le
accuse si basavano
soprattutto sulla sua
condotta durante la guerra: il
colpo di Stato dell'aprile
1940, la revoca dell'ordine di
mobilitazione, i suoi
innumerevoli incoraggiamenti
alla popolazione norvegese
ad arruolarsi volontariamente
nell'esercito tedesco, la sua
collaborazione alla
deportazione degli ebrei, le
responsabilità nell'esecuzione
di patrioti norvegesi e molto
altro.
La condanna alla fucilazione
fu eseguita nella Fortezza di
Akershus[7]. Le sue ultime
parole prima di essere
fucilato furono: "Sono
condannato ingiustamente, e
muoio innocente."[8] Dopo la
morte il suo corpo venne
cremato e le ceneri furono
interrate nella sua cittadina
natale, Fyresdal.[9] La
sentenza è stata oggetto di
controversie, in quanto la
pena capitale è stata
reintrodotta nel codice
legislativo norvegese dal
governo in esilio nel gennaio
del 1942, dopo esser stata
abolita nel 1815. La Corte
Suprema definì le condanne
a morte incostituzionali in
base all'articolo 97 (Effetto
retroattivo). Maria
Vasilijevna, la vedova
d'origine russa di Quisling,
visse ad Oslo fino alla sua
morte nel 1980[10]. Non
avevano avuto figli[11].
Influenze[modifica | modifica
wikitesto]
Il termine quisling divenne
sinonimo, in alcune lingue
europee, tra cui inglese,
italiano, norvegese, danese,
svedese, finlandese,
olandese, greco, croato e
serbo, per "traditore", in
particolare riferito a chi
collabora con gli invasori. Il
termine fu coniato dal
quotidiano inglese The Times
nel fondo del 15 aprile 1940
intitolato Quisling ovunque.
L'articolo affermava: «Ci
sono Quisling in ogni paese
d'Europa»[12]. Filippo
Anfuso, ambasciatore della
Repubblica Sociale Italiana in
Germania, nelle sue memorie
scrive: «La cosa che più
offendeva Hitler, sulle labbra
di Mussolini, era sentirgli dire
che non voleva essere un
Quisling»; «A Hirschberg lo
ripeté tante volte che
Dornberg [il capo del
protocollo di Hitler] mi fece
presente come sarebbe stato
opportuno che io gli dicessi
che Hitler stimava
grandemente Quisling e
come questo suo disprezzo
per la persona di Quisling
sarebbe stato
incomprensibile in
Germania»[13].
Onorificenze[modifica |
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Commendatore dell'Ordine
dell'Impero Britannico
(Regno Unito) - nastrino per
uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine
dell'Impero Britannico
(Regno Unito)
— 1929, espulso nel 1940
Note[modifica | modifica
wikitesto]
^ Current Biography 1940,
pag. 669
^ "Quisling Victory", Time
Magazine, 30 ottobre 1933
^ "People", Time Magazine:
p. 1. 24 giugno 1940
^ "Tale of Two Brothers",
Time Magazine: p. 2. 22
aprile 1940
^ Paul M. Hayes, "Quisling"
(David & Charles, Newton
Abbot, 1971), p. 212–7.
^ (EN) Norway turns traitor
Quisling's home into symbol
of tolerance, highbeam.com,
30 agosto 2005. URL
consultato il 21 settembre
2014.
^ Justice-I, Time Magazine,
5 novembre 1945
^ Bratteli & Myhre 1992, p.
198.
^ Cohen 2000, p. 279.
^ Yourieff, Alexandra
Andreevna Voronine; Kirsten
A. Seaver (2007), In
Quisling's shadow: the
memoirs of Vidkun Quisling's
first wife, Alexandra, Hoover
Institution Press. p. 457.
ISBN 978-0-8179-4832-0
^ Dahl, Hans Fredrik (1999).
Quisling: A Study in
Treachery, Cambridge
University Press. p. 129.
ISBN 978-0-521-49697-1
^ Quislers, Times Magazine,
15 aprile 1940
^ Filippo Anfuso, Roma
Berlino Salò, p. 389, cit. in
Luigi Ganapini, La repubblica
delle camicie nere. I
combattenti, i politici, gli
amministratori, i
socializzatori, 3ª ed., Milano,
Garzanti [1999], 2010, ISBN
88-11-69417-5.
Bibliografia[modifica |
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In norvegese[modifica |
modifica wikitesto]
Dahl, Hans Fredrik (1991).
"Quisling - En fører blir til."
Oslo: Aschehoug. (BIBSYS)
Dahl, Hans Fredrik (1992).
"Quisling - En fører for fall."
Oslo: Aschehoug. (BIBSYS)
Borgen, Per Otto (1999).
"Norges statsministre." Oslo:
Aschehoug. (BIBSYS)
In inglese[modifica | modifica
wikitesto]
Oddvar K. Høidal, Quisling: A
Study in Treason, Oslo:
Norwegian University, 1988
ISBN 8200184005
Hans Fredrik Dahl, Quisling:
A Study in Treachery, New
York: CUP, 1989.
In italiano[modifica |
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G. Payne Stanley, Il
fascismo. Origini, storia e
declino delle dittature che si
sono imposte tra le due
guerre, Roma: Newton
Compton, 2006.