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Via Martinista ed Ordini Martinisti n. 4 Novembre 2016 La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri degli Ordini Martinisti che hanno aderito al Convegno del 05 Novembre 2016, in Albignasego (PD) Stampato in proprio

Via Martinista ed Ordini Martinisti n. 4 · Martinismo contemporaneo, ma anche il desiderio di ribadire che il Martinismo italiano, al di là delle dif-ferenziazioni, delle peculiarità,

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Via Martinista ed Ordini Martinisti n. 4 Novembre 2016

La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri degli Ordini Martinisti che

hanno aderito al Convegno del 05 Novembre 2016, in Albignasego (PD)

Stampato in proprio

VIA MARTINISTA ED ORDINI MARTINISTI VIA MARTINISTA ED ORDINI MARTINISTI

Redazione

Direttore Responsabile: Renato Salvadeo - via Bacchiglione 20 - 48100 Ravenna

Condirettori scientifici:Agostino Giacomazzo, Fabrizio Fiorini

SOMMARIOSOMMARIO

Prologo - pag.4

Manifesto del Convegno - pag.5

Documento firmato dai Gran Maestri di cinque Ordini - pag.6

Saluti del Gran Maestro dell’Ordre Martiniste - pag.7

Saluti del Gran Maestro dell’Ordre Martiniste Interieur - pag.8

APIS - S:::G:::M::: - O:::M:::E:::I:::O:::Saluto e Relazione - pag.9

IGNEUS - S:::I:::I::: Libere logge Martiniste della ToscanaPapus, genio e saltimbanco, e il Martinismo - pag.10

ANAMJI - S:::G:::M::: - O:::M:::U::: La figura e l’opera di Papus, fondatore del Martinismo, a cento anni dalla morte - pag.16

AYESHA - S:::G:::M::: - O:::M::: (filiazionene ALDEBARAN-ARJUNA)Papus e via Martinista - pag.20

ORPHEUS - S:::G:::M::: - O:::M:::M::: L’essenza dell’essere, secondo Papus - pag.24

ARTURUS - S:::G:::M::: - O:::M:::Papus ed origini dell’Ordine Martinista - pag.28

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SOMMARIOSOMMARIO

ENOCH ELIAU - G:::M:::Aggiunto - O:::M:::U:::Padova, a 100 anni dalla morte di Papus 1916 – 2016 - pag.35

GIOVANNI - S:::I:::I::: - O:::M:::Pensieri su Papus e il Martinismo - pag.37

ISSACAR - S:::I:::I::: - O:::M:::U:::Preghiera - pag.38

OBEN - S:::I:::- O:::M:::Appunti per il convegno sulla figura di Papus - pag.39

DEVI - I:::I::: - O:::M:::Spunti e riflessioni perché a volte è facile dimenticare - pag.43

AKASHA - I:::I::: - O:::M:::Cenni sul simbolismo e sui suggerimenti presenti nella via Martinista. - pag.45

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Prologo

In data 05 Novembre 2016, in Albignasego (PD),

durante il Convegno promosso dall’Ordine MartinistaEgizio, dedicato al ricordo della figura di Papus(Gérard Anaclet Vincent Encausse), si sono incontra-ti i Gran Maestri (unitamente ai fratelli delle lorodelegazioni) di Ordini Martinisti derivanti da unafiliazione di Louis Claude de Saint Martin, viva negliinsegnamenti, nella trasmissione iniziatica diMartines de Pasqually e nelle dottrine di JacobBohme, ma soprattutto e senza eccezioni, discenden-ti, con piena tracciabilità delle successioni, dallacostituzione dell’Ordine fondato da Papus e daglialtri fratelli che lo affiancarono nel 1891, compren-dendone, quindi, le indicazioni, le rituarie, i suggeri-menti formativi, sia filosofici, che operativi, stabilitiin quel contesto.

Ordine Martinista Ordine Martinista Universale Ordine Martinista Egizio Ordine Martinista (filiazione Aldebaran-Arjuna) Ordine Martinista Mediterraneo

Al fine di ritrovare nella constatazione delle originicomuni, una sempre maggior convergenza spiritualee con l'auspicio che il tempo, la perseveranza ed illungo lavoro che occorreranno, possano riportareall'unico ed originario eggregore Martinista, si sonoimpegnati reciprocamente a stigmatizzare tutti i com-portamenti, che possano alterare oltre che impropria-mente anche dolosamente, la TradizioneMartinista.Tutto ciò, consapevoli di non essere gli unici esenza alcuna volontà di autocelebrazione o

presunzione di detenere la verità assoluta masemplicemente per l’umile senso di servizioe di solenne responsabilità verso gli Ordini

da Essi rappresentati e rispetto per l’opera svolta daiMaestri Passati che li hanno preceduti.

Questo ed altro è stato precisato nel documento chepubblichiamo a pagina 5.

A seguito, vengono poi riportati gli interventi previstidal programma gia indicato nel manifesto che ripor-tiamo nella pagina successiva.

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Saluti ed auguri

Il 22 ottobre 2016, dopo una Gran Maestranza dura-

ta 38 anni il carissimo Fratello Emilio Lorenzo,Successore di Philippe Encausse nel 1978, ha conse-gnato il maglietto ad Andrè Gautièr, che è dunque il9° Gran Maestro dell'Ordre Martiniste, il PrimoOrdine Martinista del mondo fondato da Papus nel1891 e dal quale discendono tutti gli Ordini MartinistiRegolari. Il Carissimo Fratello Andrè ha voluto indirizzare alNostro Convegno alcune parole di saluto.

Carissimi Fratelli e Gran Maestri,

sarei stato molto felice di partecipare ai vostri lavorima sono,come sapete, stato nominato Gran Maestrosoltanto da pochissimi giorni e mi manca il tempomateriale per organizzare un viaggio in Italia. Spero però che l'anno prossimo potrò essere ospitedel Fratello Apis nel suo prossimo Convento ed inquella occasione forse potremo incontrarci con tuttivoi. Ringrazio di cuore i Fratelli Apis ed Arturus per i gra-diti auguri che mi hanno indirizzato in occasionedella mia nomina a Gran Maestro e spero che lenostre prossime discussioni e incontri, ci darannol'opportunità di stabilire una vera fraternità, nelrispetto, lavoro e amore fraterno tra i nostri due paesied i nostri rispettivi Ordini. Vi chiedo di portare la mia sincera amicizia a tutte lesorelle e i fratelli che partecipano al CongressoMartinista d'Italia ed un mio caloroso abbraccio difronte alle Nostre Luci.Miei carissimi fratelli ricevete anche il mio abbrac-cio sincero.

André Gautier - Gabriel S:::I:::G:::I:::

S:::G:::M:::Ordre Martiniste

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Saluti ed auguri

Sempre dalla Francia, il Carissimo Fratello Franck

Degeorges, Sovrano Gran Maestro dell'OrdreMartiniste Interieur ha voluto inviarci i suoi fraterniSaluti.

Carissimi Fratelli,

ho molto gradito l'invito del mio Fratello e amicoApis ma l'età e le mie condizioni di salute mi impedi-scono, questa volta, di partecipare. Sono molto con-tento del fatto che cinque Ordini Martinisti italiani siriuniscano fraternamente per ribadire i principi fon-damentali ed irrinunciabili del Martinismo.I lupi sono entrati nei nostri templi senza la mascheraMartinista che hanno relegato a volgari mascheroniper nascondere i loro vizi assumendo, tra l'altro, unaposizione ben lontana dello stato di essere un veroServitore Incognito. Troppi fantasisti ingannano la nostra vigilanza. Iostesso ne ho vissuta l'amara esperienza quest'anno.Eppure il rituale di Papus ci consiglia cautela e dis-crezione! I nostri errori sono lezioni di vita meravi-gliose. Noi siamo dell’opinione che l’epoca attuale,caratterizzata da una società in piena discordia e dovela confusione regna in seno ai diversi movimenti ini-ziatici, non consenta più la trasmissione come fu con-cepita e realizzata dai nostri iniziatori in passato. Inpiù, per quanto concerne la teurgia, in questa confu-sione, provoca spesso quello che Bohme chiamaval’esaltazione dell’ego. Senza apertura del proprio cuore l’iniziazioneintellettuale diventa contro-iniziazione, gene-rando fenomeni e sentimenti negativi.

L’Ordine Martinista Interiore ha intrapresouna direzione nuova, ancor più centrata sullavoro collettivo ed individuale assistito, allo

scopo di preparare i suoi adepti per essere idonei alcammino da percorrere, testimoniando nella vita quo-tidiana certi valori, per essere in seguito in grado dilavorare nel quadro della Cavalleria spirituale. Abbiamo quindi elevato il nostro livello di esigenze elavoriamo molto discretamente. I nostri incontri sono rari ma di elevata qualità.Noi continueremo a sostenere tutti gli Ordini autenti-camente iniziatici e tutti gli uomini di buona volontàe rivolgeremo a Voi un nostro pensiero il giorno delvostro incontro.Franck Degeorges

Franck Degeorges S:::I:::G:::I:::

S:::G:::M:::Ordre Martiniste Interieur

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Saluto e relazione

APIS S:::I:::G:::I:::

S:::G:::M:::Ordine Martinista Egizio

Illustrissimi Sovrani Gran Maestri ed Iniziatori ospi-

ti, Carissime Sorelle e Carissimi Fratelli Martinisti,gentili amici presenti, desidero innanzitutto ringra-ziarvi per la vostra partecipazione a questo Convegnoche ha lo scopo di onorare la memoria del dr.GèrardEncausse, Papus, (La Coruna 13 luglio 1865-Parigi26 ottobre 1916) nel centesimo anniversario della Suascomparsa terrena,ovvero, per utilizzare il termineconiato da Suo figlio Philippe, della Sua “disincar-nazione”.Molti di voi sono venuti da lontano,alcuni hannoattraversato tutta l'Italia, rendendo concreto quantoinvocato dal salmo 132 “Non c'è nulla di più bello edi più gioioso quando i Fratelli dimorano assieme”.La nostra presenza qui riveste oggi un duplice signi-ficato: certamente quello di onorare Papus, ilFondatore dell'Ordine Martinista, ovvero delMartinismo contemporaneo, ma anche il desiderio diribadire che il Martinismo italiano, al di là delle dif-ferenziazioni, delle peculiarità, e delle singole inter-pretazioni di ciascun Ordine è certamente unito nelsentimento di fraternità verso tutti i Martinisti e nelriconoscimento di quei simboli e di quei valori fon-damentali del Martinismo di cui tutti riconosciamo lavalidità.Tutti noi riteniamo che Papus debba essereconsiderato il Padre dell'Ordine Martinista, tutti noiriteniamo che il Martinismo sia una Via offer-ta agli uomini ed alle donne di desiderio per laloro Ri-Generazione e per la loro successivaRe-Integrazione (che è l'equivalente di quello

che in altra Tradizione Iniziatica nota a moltidei presenti viene definita “Osirificazione”),tutti noi riteniamo che il Martinismo debba

essere una Via “povera”, “francescana” priva di“capitazioni” o “tasse di iniziazione” come accadeinvece, purtroppo, nella maggior parte delle c.d.“Obbedienze Massoniche”, tutti noi riteniamo infineche i Simboli fondamentali ed irrinunciabili delMartinismo siano rappresentati dal Trilume, dallaMaschera e dal Mantello, con tutto ciò che segue econ quegli occulti significati che vengono spiegati alMartinista dal proprio Iniziatore all'atto del suo rice-vimento al grado di Associato Incognito. Sia benchiaro, e su ciò desidero essere molto preciso, chenessuno di noi ha la pretesa o l'autorità per definire,stabilire, categorizzare QUALI siano le autentiche eregolari Strutture Martiniste operanti in Italia e qualinon lo siano. Ci tengo a precisare che non tutte leStrutture Martiniste a vario titolo operanti in Italia edefinibili tali, sono oggi presenti, in alcuni casi perloro propria scelta, in altri casi per una mia scelta per-sonale di opportunità e di coerenza rispetto ad alcuneposizioni che non reputo idonee, al momento, a poterconcorrere nel creare quell'indispensabile clima difraternità che eventi come quello di oggi devono,necessariamente, avere. Io non ho alcun titolo perpoter stabilire chi sia o chi non sia Martinista ma sonofatti, azioni, storie personali, comportamenti, interre-lazioni con i Fratelli e le Sorelle e con il mondo pro-fano che caratterizzano come “Martinista”questo oquel Fratello, questa o quella Sorella, questa o quellaStruttura. Ho conosciuto fisicamente tutti gliIniziatori di coloro che siedono ora all'Oriente, perciòposso dire di essere certo che essi sono stati creatiMartinisti e poi Iniziatori nelle Forme Tradizionalima è soprattutto dai comportamenti, dalle parole edalle azioni che posso giudicare “Martinista” unFratello o una Sorella. Se esistono iati o contraddi-zioni tra enunciazioni e comportamenti vi è, con tutta

evidenza, qualcosa che non va. Il Martinismoè una Via Interiore, un Cammino Spirituale echi segue un Cammino Spirituale DEVE esse-re diverso dagli altri, da coloro che vivono inuna dimensione ordinaria, nel piano del con-

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tingente e del manifestato: se non lo è vi è unaunica conclusione a cui si può giungere:costui, o costei, non sta veramente seguendoun Cammino Spirituale. Fino a quando si rimane con-finati ad un ambito di genere intellettuale-dialetticonon si sta affatto seguendo un cammino Iniziatico masi sta semplicemente facendo cultura o si sta soltantoalimentando il proprio ego: si possono conoscere amemoria, rigo per rigo,tutte le opere di Saint-Martinma se poi si è incapaci di dare amore, aiuto, forza,comprensione ai propri Fratelli ed alle proprieSorelle, se si è incapaci di sacrificarsi (ovvero dicompiere un atto sacro, da “sacrum-facere”) per essi,se si è incapaci di porci fraternamente verso coloroche magari non la pensano esattamente come noi, sista semplicemente perdendo del tempo e megliosarebbe, allora, dedicarsi ad altre occupazioni, certa-mente meno impegnative e più gratificanti.Io credo, personalmente, che soltanto sfrondando ilMartinismo da tutte quelle zavorre aggiunte in modospesso arbitrario ancorché in buonafede, al suonucleo simbolico-docetico essenziale negli ultimi 40-50 anni, si potrà realmente rettificare e definitiva-mente pacificare il nostro mondo spesso così turbo-lento e complicato da apparire, nella realtà, assai piùsimile al mondo della politica che non a quello delloSpirito! Se noi ritorneremo ad un Martinismo “mini-male”, se avremo la forza di ripartire da Saint-Martine da Papus, e dai preziosi insegnamenti che Essi cihanno donato, se avremo la capacità di sfrondare ilMartinismo da ogni massonismo o da ogni pericolo-so ancorché suggestivo “magismo”, se avremo lamaturità di comprendere e di far comprendere a colo-ro che a noi si sono affidati che la tanto desiderata“Chose” va trovata DENTRO DI NOI e non fuori,allora, e solo allora potremo dire orgogliosamente diaver svolto bene il nostro compito, ovvero, comedisse l'imperatore Ottaviano Cesare Augusto sul lettodi morte “Di aver recitato bene la nostra parte”.Dunque non siamo noi a dare l'attestato di“Martinista” a questo o a quell'Ordine o a que-sto o a quel Fratello ma sono i suoi comporta-menti, affermazioni, atti a dargli o meno quel-la qualificazione, in una parola è la sua

coscienza profonda a farlo e la coscienza èsempre il giudice più severo che esista! Sealtri Fratelli o Sorelle, o altre Strutture

Martiniste vorranno unirsi a noi in questa determina-zione non potremo che esserne felici aprendo lenostre braccia per riceverli in quell'abbraccio fraternoche ogni vero Martinista deve essere sempre pronto adare! Ma poiché siamo Iniziatori e siamo stati inve-stiti da un ruolo Iniziatico molto delicato e impegna-tivo, quello della Gran Maestranza che non abbiamoné cercato né caldeggiato in nessun modo, abbiamo ilpreciso ed ineluttabile DOVERE di difendere ilMartinismo da ogni indebita contaminazione, da ognisimoniaca perversione, da ogni illogica confusionecon vie, temi, dottrine che sono estranee alMartinismo quando non in aperta antitesi con Esso.Nessuno, perlomeno io, in quanto è solo per me stes-so che sono autorizzato a parlare, intende fare “cro-ciate” o essere impegnato in “guerre” contro questo oquel personaggio poiché le guerre sono quelle chel'Iniziato combatte contro sé stesso e contro i propridemoni che quotidianamente sono in agguato ma cer-tamente intendo ed intendiamo vigilare attentamentesu quanto accade nel nostro mondo intervenendo percorreggere e rettificare affermazioni false o destituiteda ogni fondamento: di ciò, carissime Sorelle e caris-simi Fratelli potete essere certi.Relativamente al tema del Convento,ovvero alla figu-ra ed all'opera di Papus non dirò che poche cose,anche allo scopo di non annoiarvi con ripetizioni osovrapposizioni, certo come sono che le successiverelazioni degli Illustri ospiti presenti, vi fornirannomolte importanti e dettagliate notizie in merito. A mepiace sottolineare soprattutto due cose: innanzitutto ilfatto che Papus fosse figlio di padre francese, studio-so dell' alchimia, e di madre spagnola di origine gita-na. Questa intensa mediterraneità del NostroFondatore fu certamente alla base del suo notevoleeclettismo e della sagacia e fantasia che gli consenti-

rono di fare tante cose importanti in ambitoesoterico. Se volete veramente comprendere ilterreno, l'humus sul quale si sviluppò e fiorì larigogliosa pianta dell'Ordre Martiniste creatonel periodo che va dal 1888 al 1891 dovreste

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leggere il libro di Victor-Emile Michelet “ICompagni della Ierofania” che il nostro caris-simo Fratello Vittorio Vanni, oggi qui presen-te tra di noi in spirito e rappresentato dalla CarissimaSorella Marcella Matelli che leggerà la relazione cheVittorio aveva preparato per questo Convegno, tra-dusse in collaborazione con il Fratello Ovidio La Perae pubblicò nel 2004 con la sua casa editrice FirenzeLibri. Nel magico e stimolante ambiente di fin de sie-cle, nel cuore di Parigi,in rue de Trèvise 9 nel quar-tiere di Montmartre, a due passi dalle Folies Berger,Lucine Chamuel prese in affitto una piccola bottegatrasformandola in una ricchissima libreria esoterica acui diede il nome di “La Libreria delle Meraviglie”.Fu davvero un luogo delle meraviglie poiché la pic-cola libreria di rue de Trèvise divenne il croceviadelle più importanti iniziative esoteriche dell'epoca.Da lì nacque tutto: dalla rivista mensile “l'Initiation”,al settimanale “Le Voile d'Isis”, dal “Gruppo indi-pendente di studi esoterici” all'”Ordine dellaRosa+Croce Cabalistica” fondato dal conte Stanislasde Guaita. Fu in rue de Trèvise che avvenne l'incon-tro tra Papus e l'orientalista Augustin Chaboseau,incontro che permise, attraverso il propedeuticoscambio delle rispettive iniziazioni provenienti daSaint-Martin, la fondazione dell'Ordre Martiniste. Inrue de Trèvise passavano la maggior parte del lorotempo libero Sèdir, Haven, De Guaita, Barlet, Adam,Poisson, Poltri, Peladan, ovvero i componenti delprimo Supremo Consiglio dei Superiori Incognitidell'Ordre Martiniste. Rue de Trèvise, ovvero “ViaTreviso” in quanto tale via venne intitolata a Mortier,uno dei marescialli di Napoleone che l'imperatoreaveva nominato appunto, duca di Treviso. Perciò,dopo la restaurazione borbonica da “via del duca diTreviso”, essa divenne, semplicemente, “viaTreviso”! Considero un onore ed un ottimo auspicio,il fatto che poche settimane fa l'Ordine MartinistaEgizio che dirigo abbia creato, non per mio merito,una Collina proprio nella provincia di Treviso,una provincia nella quale, per quanto mi con-sta, non era presente finora alcun gruppo mar-tinista! Consentitemi dunque di terminare que-sta mia relazione introduttiva con lo scherzoso

slogan “Da rue de Trèvise a Treviso”, a volerindicare l'importanza che il Martinismo ita-liano si riappropri delle sue radici, della sua

identità, tornando a quella purezza ed a quella sem-plicità che caratterizzava il Martinismo delle origini.Possano i Nostri Maestri Passati ed in particolarePapus, Nostro comune Primo Gran Maestro, guidarei Nostri passi. Possa il Trilume rischiarare lo scenariodi questa nostra tormentata ma amatissima Patria.Possano tutti i Fratelli e le Sorelle Martinisti viveresempre in pace,armonia e fraternità Un QuadrupliceFraterno Abbraccio a tutti Voi.

APIS S:::I:::G:::I:::

S:::G:::M:::Ordine Martinista Egizio

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Papus, genio e saltimbanco, e

il Martinismo

IGNEUS S:::I:::I:::

Libere logge Martinistedella Toscana

Mercuzio: maschera su maschera ora non temo

occhi curiosi che vengono a spiar le mie bruttezze.Questa posticcia maschera arrossir dee per me…

(da Romeo e Giulietta Atto I scena IV)

I nostri Maestri Passati, che noi evochiamo ritual-mente, erano certamente degli innovatori, degli auda-ci esploratori dei mondi spirituali. Aprivano nuovestrade, creavano dei rituali e adattavano le forme tra-dizionali ai loro tempi. Oggi il Martinismo sembra sia diventato la culla deidormienti, dei timidi epigoni spaventati dal cambiareuna sola virgola di ciò che i nostri eclettici progenito-ri creavano, con abilità e coraggio. All’inizio, Papusraccolse svariate tradizioni. La prima fu quella diRandolph ed il suo Ordine di Eulis, che reinserì inOccidente la magia sessuale. Poi creò l’OrdineKabbalista della Rosa Croce, e il Martinismo dovevaessere solo un circolo esterno, niente di più di unapropedeutica a tradizioni più riservate.Ma la semplicità della ritualità e delle cognizioni fecedel Martinismo un contesto che superò il suo secolo eche oggi è diffuso in tutto il mondo. Il concetto fon-damentale dell’unità delle tradizioni, la cuiessenza è uguale, urbi et orbi, di là della fra-seologia in cui è espressa, permette alMartinismo di spaziare in ogni ritualità, inogni tecnica iniziatica, in adeguamento perfet-

to ad ogni tradizione di Luce, senza perdereniente della sua sostanza essenziale. La liber-tà dell’Iniziato e dell’Iniziatore è il primo

Landmark Martinista, forse l’unico indispensabile,assieme al suo semplice e profondo simbolismo.Il Martinismo italiano nasce ricco di uomini e di per-sonalità ma povero di conoscenze storiche, filosofi-che, metafisiche sulla propria essenza. Come possia-mo considerare i nostri Maestri Passati se non ci tra-smisero se non pochissime nozioni sul NostroVenerabile Ordine, veramente Incognito, ma più perl’ignoranza delle generazioni dei suoi membri che perun sublime simbolismo.Anche sul suo massimo Maestro, Louis-Claude deSaint Martin, cui pur tuttavia non si è mai attribuitoconcetti dogmatici, fino a pochissimi anni fa non esi-stevano traduzioni italiane delle sue opere.Non possiamo dimenticare che l’attuale Martinismofu una creazione della fine del XIX secolo e che lesue caratteristiche ne conservano l’impronta fonda-mentale di questo tempo.Al principio quindi, fu Papus e la sua opera infatica-bile di divulgatore e di animatore della metafisica tra-dizionale. e della sua rinascita fra ottocento e nove-cento, per quanto questo Maestro Passato oscillassefra genialità e ciarlataneria.Il Martinismo attuale è una derivazione, diretta oindiretta che sia, del secolo dei Lumi, e degliIlluminati e degli Illuministi che formarono lo spiritodei suoi tempi. La sua pertinace permanenza nelnuovo millennio, ancora immerso nell'oscurità che haseguito le perdute illusioni di un progresso spiritualein armonia con quello scientifico, è talmente anoma-la che può veramente sembrare una volontà dei pianisuperiori.La passata esplosione dello pseudo-spiritualismo delNew Age è in realtà un neo-materialismo, quanto piùpericoloso quanto più ha assunto la forma dei guscivuoti di residui psichici di religioni obsolete, di

Misteri ormai scomparsi. La mistica India che i teosofi sognarono ha lastessa altissima percentuale di cialtroni e ciar-latani che vi è in Occidente, tanto che solouno stupido esotismo può produrne l'importa-

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zione.Le infinitesimali possibilità d’illuminazionepossono attuarsi nella remota Katmandu onella remotissima Roccacannuccia di Sotto, ed è piùfacile trovare insegnamento e conoscenza nellebiblioteche dell'Occidente che presso i luridissimisadu di strada di Benares. Quando per le strade vedia-mo quella sorta di dervisci mediatici che sono gliHare Krisna, molti possano credere che esista in que-sti una parvenza di spiritualità, un valore esoterico ealcuni possano illudersi di lasciarsi alle spalle lesuperstizioni del cattolicesimo abbracciando una reli-gione altrettanto arcaica, altrettanto bigotta e super-stiziosa.Robert Ambelain ha tracciato una storia impietosa delMartinismo; Arturo Reghini, forse personalizzandotroppo la sua disturna con il Gran Maestro Sacchi,(Synesius S:::I:::I:::, che aveva ribattezzatoAsinesius) ne ha messo in evidenza le contraddizionie il temporalismo. René Guènon, nonostante che lasua prima scuola di esoterismo fosse stata quella diPapus, nel 1909 ruppe ogni rapporto con i gruppi eso-terici ai quali era appartenuto, compreso l'OrdineMartinista, e non è certamente tenero con questi grup-pi che definisce come occultistici e quindi contro-ini-ziatici. Ma nel desolato panorama attuale che ha visto la fran-tumazione e la polverizzazione progressiva di ognivalenza effettivamente esoterica, la clonazione truf-faldina di Ordini e gruppi che hanno per unico scopoquello di ramazzare denari e piccoli poteri meschini,l'Ordine Martinista permane, e permarrà fin quandosarà osservata la sua povertà e il suo disinteresse.

Aldebaran S:::I:::I::: (Gastone Ventura) imponevache, a deroga della rigidissima impostazionedell'Ordine, le Logge potessero accettare dai proprimembri solo "un pizzico d'incenso ed una candelaall’anno". Ma già alcune clonazioni internetiche dell'Ordinemettono avanti le mani adunche, dichiarandoche per ricevere l'iniziazione Martinista visono delle capitazioni annuali…contraddicen-do e invertendo uno dei primi principidell'Ordine, quello della gratuità e della pover-

tà. I nostri Fratelli francesi hanno da anniaccettato il principio di non entrare in pole-mica con le innumerevoli filiazioni dell'Ordi-

ne, e di riconoscere come Fratelli tutti quelli chehanno ricevuto l'iniziazione Martinista, e assicuranole originali regole indicate da Papus.Le infinite serie di divisioni, fratture, scissioni che iltempo e gli uomini hanno prodotto, in un ambito chenon ha dogmi, ma solo principi, e che predica la liber-tà spirituale e intellettuale dei propri membri, anchequeste negatività sono comunque inevitabili, se nonaccettabili. Il Martinismo non potrà mai essere un Ordine unita-rio, non essendo una Chiesa, e non avendo grandipontefici. Non avendo ortodossia, non ha quindi ere-sie, ne ha motivo di disprezzare o perseguire alcuno. Ma nel nostro mondo attuale, in cui chi non comuni-ca non esiste, vi è la deprecabile possibilità che pre-valgano gli aspetti oscuri che ogni luce inevitabil-mente produce.Sopportiamo quindi gli Arlecchini e i Pulcinella cheusano la maschera solo per nascondere le loro bruttu-re, sopportiamo i plagi e le truffe commesse in nomedi ciò che profondamente amiamo, sopportiamo che inomi venerati dei nostri Maestri sia pronunciato dabocche impure. Gli dei a volte ridono delle nostre illusioni, dellenostre ambizioni anche se nobili e disinteressate,delle nostre spesso inutili fatiche, delle nostre costru-zioni effimere nel contingente. Ma neanche gli deipossono sorridere di una verità interiore che è piùreale quanto più inespressa, di un desiderio che è piùlancinante quanto più silente, di una volontà che è piùpotente quanto più rivolta agli abissi muti e insonda-bili della nostra povera essenza umana. Vi è un solo modo di resistere alla pressione immanedell'età oscura, conservando, tramandando e testimo-niando: perseguire la conoscenza, che è l'unico argineal prevalere della volgarità, dell'improvvisazione, del

plagio, della prevaricazione. L'ingannato nonè colpevole quanto l'ingannatore, ma n'è per-lomeno complice. Vi è un modo infallibile perriconoscere immediatamente le clonazionioccultistiche.

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Se queste ignobili qliphot chiedono denari, oprestazioni contrarie alla libertà e dignità del-l'individuo, coloro che si dichiarano iniziatidovranno ricordarsi che fra i loro mezzi operativi nonvi sono soltanto i ceri e i profumi, ma anche la spada.Questo non è un invito marziale, ma piuttosto mercu-riale. L'innocente, pur se qualcuno osi proclamarsitale, è pacifico, anche se non pacifista a tutti i costi. Imezzi operativi che la tradizione ci ha trasmesso sonoquelli rituali, anche se nell'era attuale questi strumen-ti sono difficilissimi da usare, per quanto il rito abbiaun'effettiva funzione e può collegare le nostre energiemicrocosmiche a quelle macrocosmiche. Il passato aveva tempi e ritmi diversi, e la vita era ine-vitabilmente in armonia con i cicli dell'universo. Oggisolo gli astrologi e chi segue un rito quotidiano osser-vano le fasi lunari, l'ingresso del Sole negli animalicelesti, la segnatura delle ore, il Tempo, insomma, dichi aveva la ricchezza del tempo.Nella sua estrema rarefazione rituale, il Martinismorappresenta forse un adattamento essenziale degliatroci ritmi ai quali è costretta l'umanità alla volontàdi chi vuol comunque percorrere una via spirituale.Gli antichi Veda affermano che:"coloro che vivranno nel Kalj-Yuga saranno beati,perché a loro sarà richiesto molto meno."Forse alle nostre generazioni saranno sufficienti queipochi minuti al giorno di meditazione, invocazione,preghiera, la purificazione novilunare ed altri pochi esemplici riti per tentare, con speranza, ma senza illu-sioni, la via dell'illuminazione. Ma questo non significa ignorare la grande teoriamicro-macrocosmica, la legge dell'analogia, le grandiregole rituali universali che sono valide "semper etubique". Da dove deriva ciò che di rituale è rimastonel Martinismo? quali sono le sue essenziali leggi, gliassiomi che un'auspicata primavera farà risgorgaredalle profondità della terra madre, dall'altezza infini-ta dei cieli eterni? Il problema è, ancora una volta, la conoscen-za.Quando rievochiamo i grandi personaggiMartinisti del passato, possiamo soltanto sup-porre in loro l'illuminazione e l'iniziazione

effettiva, ma dobbiamo riconoscerne senzadubbio la loro profonda conoscenza.

Dopo la morte fisica di GastoneVentura e Francesco Brunelli, con la loro grandezzaintellettuale e spirituale, i loro difetti umani e la gran-de querelle che ne derivò, potremmo scrivere qualco-sa di importante della storia del Martinismo italiano,o quantomeno una molto più modesta cronaca? Solo l'eco lontana di ormai obsolete fratture rimarcala differenza di Ordini sonnolenti, in cui la polveredel tempo e l'assenza di pensiero stratifica bigotteriee ignoranze.Spesso, di un pensiero complesso e profondo e virilecome quello di Saint Martin rimane solo un vago dor-miveglia, falsamente misticheggiante, un quietismotanto dolce da essere stucchevole, una sorta di cara-mella molle al lampone, per palati dalle gengivedeboli. D’altro canto, i tentativi di rendere l'Ordine più "ope-rativo" in senso martinezista o, meglio, "moderniz-zarlo" con neo-esoterismi alla Golden Dawn o condei neo-ermetismi - che sono comunque degni dirispetto pur esulando dalla specificità dell'OrdineMartinista - sono falliti.E questo fallimento non deriva tanto dalle enormi dif-ficoltà che ciò comporta per gli uomini che vivono lanostra era, quanto dall'incompetenza, dalla mancanzadi talento e conoscenza, dalla pigrizia e dalle ambi-zioni, appaganti di per sé, di coloro che avrebberodovuto "operare", ma in realtà non hanno mai opera-to. Che cosa direbbe Saint Martin di queste "interpreta-zioni" che non sono soltanto del nostro tempo?Lasciamo a lui stesso la parola:"Non mi sogno affatto di biasimare questi Martinisti;non è destino dei libri di diventare la preda dei letto-ri? Ma sono stupito del fatto che mi avete giudicatocosì infatuato del mio debole merito tanto da poterdare il mio nome alla mia antica scuola o a qualun-

que altra…".Il più celebre passo di Saint Martin sull'inizia-zione è il seguente:“La sola iniziazione che predico e che ricercocon tutto l’ardore della mia anima è quella

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attraverso cui noi possiamo entrare nel cuoredi Dio e far entrare il cuore di Dio in noi, percompiervi un matrimonio indissolubile, che cirenda l’amico, il fratello e la sposa del nostro divinoRiparatore. Non vi è altro mistero per giungere a que-sta santa iniziazione che sprofondarci sempre più sinnelle profondità del nostro essere e di non mollare lapresa, fin quando non siamo pervenuti a sentirne laviva e vivificante radice, in quanto allora tutti i fruttiche dovremmo portare secondo la nostra specie siprodurranno naturalmente in noi e al di fuori di noi,come vediamo accadere ai nostri alberi terrestri, inquanto aderiscono alla loro relativa radice e non ces-sano di estrarne i succhi” (Lettere a Kirchberger, 19giugno 1797).Ma questo cammino individuale verso l'iniziazione èun fattore intimo, riservato, che non necessita diesplicazione né di organizzazione, schematizzazione,ordinamento. Nel suo Mon livre verte, n.° 859, Louis Claude deSaint Martin riconosce che: “le organizzazioni e società filosofiche e altro sonodelle forme di cui ci si può anche disfare, ma chehanno avuto ed hanno tuttora degli utili effetti spiri-tuali” Ma se il desiderio e la volontà ci porteranno in unfuturo indefinito e indefinibile all'illuminazione eall'unificazione con i piani divini, queste non possonoessere esercitate senza la completezza della vita nelquaternario. La ricerca dell'iniziazione non contrasta, ma coincidecon la necessità e il gusto di vivere da uomini fra gliuomini, anche nelle eterne, e sempre nuove, contrad-dizioni interiori ed esteriori che questo comporta.Il Martinismo è forse più una metodica esoterica,un'influenza spirituale nella storia e nel pensierometafisico, che un ente organizzato. Trovare il filo d'Arianna secolare di quest'influenzanon è difficile, anche se gli studi in questo camposono per lo più inediti in Italia. Ma la Tradizione afferma che bastano benpochi per tramandare, testimoniare e diffonde-re un percorso spirituale che cambia forma enome attraverso i secoli, ma che permane nella

sua essenza nell’eternità.

IGNEUS S:::I:::I:::

Libere logge Martinistedella Toscana

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La figura e l’opera

di Papus

fondatore del Martinismo,

a cento anni dalla morte

ANAMJI S:::I:::I:::

S:::G:::M:::Ordine Martinista Universale

La storia del Martinismo, dalla sua formazione

moderna avvenuta con Papus tra il 1887 ed il 1891 eda questi guidato quale Gran Maestro sino al suo pas-saggio alla Montagna Eterna (25 ottobre 1916), èapprezzabile da un lato per la prolifica diffusionemondiale che ebbe in pochi anni e dall’altro perchéancora oggi c’è chi si adopera per mantenere integrala tradizione di questa scuola iniziatica, escludendo lecontaminazioni profane e indirizzandola esclusiva-mente all’evoluzione spirituale dell’essere umano.Dal punto di vista storico, tutto il possibile è statoscritto a più riprese da autorevolissimi Martinisti,potendo questi riferirsi a documenti originali ed inte-gri, comunque da analizzare, leggere e diffondere conl’intelligenza e l’obiettività necessarie e proprie di chiben conosce i limiti umani e nulla intende svelare senon la verità storica.Tuttavia, a distanza di circa 125 anni dalla fondazio-ne “nomina” del Martinismo moderno, ritengo siaimportante interrogarci sul motivo per cui Papus,insieme ad altri noti esoteristi dell’epoca, volle fon-dare l’Ordine Martinista.Gerard Encausse (Papus), fu iniziato mediante lacomunicazione di “due lettere e sei punti”, nel 1882agli “Amici o Intimi di Saint Martin” da HenriDelaage (definito da E. Levi scrittore fecondo,esponente di spicco di una scuola in magia,taumaturgo misconosciuto ed abile fascinato-re) ed insieme ad Agostino Chaboseau (a sua

volta iniziato allo stesso percorso da una zia)fondarono l’Ordine Martinista, costituendo-ne il primo Supremo Consiglio composto da

dodici membri: G. Encausse, Chaboseau, Chamuel,Sédir, Adam, Barrès, de Guaita, Péladan, Lejay,Montière, Barlet, Burget.Si osservi che diversi dei nomi sin qui trascritti, face-vano parte dell’Ordine della Rosa CroceKabbalistica, creato nel 1888 da Stanislas de Guaitache presiedeva il primo Supremo Consiglio formatotra gli altri da G. Encausse, Barlet ed Adam e, allamorte di de Guaita (1897), Papus stesso ne divenne ilsuccessore.Dunque, perché costituire un’altra Entità iniziatica, sepure sotto gli auspici della “Vera et AureaRosacroce”, con alcuni dei membri con cui si dedica-va diffusamente agli studi esoterici? Personalmentenon ho certezza della risposta esatta e non credo chene esista solo una.Nello stesso tempo, per quanto mi è stato insegnato eper come mi è stato trasmesso, nutro la certezza chenella storia antica, moderna o contemporanea ogniMartinista degno di tale iniziazione, mai abbia dovu-to stabilire primati o gerarchie per scalare ruoli odacquisire patacche nelle comunità iniziatiche. Laincorruttibile motivazione dei padri che hanno trac-ciato la via martinista è stata quella di ricercare sem-pre punti di sintesi e convergenza tra le varie scuole,al fine di rendere esplicita la differenza esistente trasentire un Fratello od una Sorella “altro da me” colsentirlo da cuore a cuore un “altro me”, sentimentoindispensabile per attivare la fratellanza universale.Gerard Encausse, ad attestazione delle sue qualità diindomito ricercatore ed accorto divulgatore delle dot-trine esoteriche, ricevette molteplici riconoscimentida diverse organizzazioni iniziatiche di tutto ilmondo. Tanto può essere sufficiente per sostenere chesia stato tra i pochi a sapere cogliere con cura e sen-sibilità iniziatica, il ruolo che ebbero in precedenza

Martinez de Pasqually, J.B. Willermoz eL.C.de Saint Martin.Papus inoltre, doveva avere ben chiare anchele motivazioni che condussero questi tre padridivulgatori in così breve tempo, a declinare le

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specificità “martiniste” nei rispettivi ambitiiniziatici nonostante il degrado e l’alternaevoluzione politico-sociale ed iniziatica del-l’epoca, cominciati a fine ‘700 e protrattisi fino ametà ‘800, partendo dai moti rivoluzionari francesi eproseguendo con diverse insurrezioni in Italia,nell’Impero Asburgico e nella ConfederazioneGermanica.Le parole “illuminismo” ed “illuminati” erano di granmoda in quanto originate dal presunto nuovo corsostorico – culturale di quegli anni ma richiamava deiconcetti spesso diversi e addirittura opposti, quali peresempio: la luce interiore che mediante la razionalità,prevale sulle tenebre dell’ignoranza umana e dellasuperstizione generate dai dogmi imposti dalla politi-ca e dal clero; oppure: la luce o gnosi dei mistici tracui gli esoteristi ma tra questi vi erano anche spie emistificatori infiltrati nelle organizzazioni iniziaticheper condurre nuove forme di potere politico. Questadicotomia costituì Il paradosso dell’epoca in cui, daun lato proliferavano le società iniziatiche e dall’altrosi diffondeva l’assunto che la conoscenza di percorsiquali l’occultismo o la magia, erano distorsioni esuperstizioni pari alle religioni che impedivanoall’uomo di sviluppare il proprio intelletto.In considerazione di ciò, la diffusione della correnteesoterica nella “prima forma di Martinismo” apparivaancora più sensazionale per il ruolo di mediatori cheseppero svolgere i tre primi “Maestri Incogniti”, tra ivari organismi espressione dell’occultismo europeo,distinguendosi per l’alta spiritualità e virtù di abilicesellatori nel tentativo di svelare o almeno limitare,finalità perverse che si infiltravano nei vari ambientiesoterici.Con tale riflessione, diviene automatico pensare chePapus insieme ai suoi “Compagni della Ierofania”,abbia voluto rivitalizzare lo stesso “contenitore” di untempo, in cui poter avviare quanti più iniziati allo stu-dio ed a quelle pratiche, esclusivamente dedite alsuperamento dei mali virali ricorrenti in ogniepoca, quali il materialismo e l’ateismo troppodiffusi anche in molti ambiti iniziatici, stabi-lendo un metodo tanto semplice quanto scevroda contaminazioni contro-iniziatiche. Infatti,

rispetto alla maggior parte delle scuole dioccultismo il Martinismo aveva ed ha unmetodo finalizzato a consentire, a ciascuno

dei suoi membri, la ricerca della verità quale mezzoper la reintegrazione Divina, nella piena realizzazio-ne della propria liberazione da vincoli e condiziona-menti tipici dell’uomo.Può nascere facilmente l’idea ulteriore che ilMartinismo, in quanto organizzazione trasversale agliordini iniziatici più comuni, volesse individuare “ini-ziati dal desiderio realmente puro” per realizzaregruppi più elevati e dediti alla perfetta evoluzioneverticale.Come già accennato, dalla metà del XVIII secolo inpoi si sviluppò rapidamente in tutta Europa la ricercanell’ambito dell’occultismo, mediante l’approfondi-mento anche di pratiche quali magia, chiaroveggenza,necromanzia, evocazioni, invocazioni, alchimia… .Pertanto Papus come i suoi predecessori, consapevo-le delle modalità e della leggerezza con cui certi argo-menti venivano resi disponibili a tanti adepti, si ado-però insieme ai suoi più intimi compagni di studi, pertrovare un punto di equilibrio tra un occultismo intel-lettuale (frazionato tra correnti materialiste, atee,razionaliste, filosofiche, mistiche, teosofiche, etc.) el’evoluzione coscienziale che conduce alla realizza-zione della vera ed unica Grande Opera.L’intelletto è indispensabile per approfondire i termi-ni della materia mediante lo studio e la ricerca ma nonè sufficiente quando volge e soggiace a moventi egoi-ci, limitando così di fatto la coscienza del reale sensodi una fratellanza che conduca l’umanità a vivere inarmonia e pace.La visione relativa e parziale dell’intelletto non indi-rizzato alla congiunzione tra piano orizzontale epiano verticale, abbisogna costantemente di un corri-spettivo, il ché non può consentire all’uomo di ele-varsi oltre il piano in cui regnano i conflitti generatidalla dualità. Solo facendo appello al cuore ed allo

Spirito si può giungere alla ConoscenzaSuprema.Papus, con prudenza e chiara lungimiranza,qualificò la via martinista esplicitando:“…L’Ordine è soprattutto una scuola di cavalle-

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ria morale, che si sforza di sviluppare la spi-ritualità dei suoi membri con lo studio delmondo invisibile e delle sue leggi con l’eser-cizio del sacrificio e dell’assistenza intellettuale econ lo sviluppo, nella parte spirituale di ciascuno,d’una fede tanto più solida in quanto basata sull’os-servazione e sulla scienza… Formando il nucleoreale di questa università vivente che rappresenteràun giorno l’unione della scienza indivisa con la fedesenza specificazioni, il Martinismo si sforza di ren-dersi degno del suo nome stabilendo scuole superio-ri di queste scienze metafisiche e fisiogoniche sde-gnosamente scartate dall’insegnamento classicosotto il pretesto che sono occulte…”Riguardo all’ultimo periodo c’è effettivamente dariflettere su quanti di questi argomenti in meno dicento anni, siano ai giorni nostri trattati anche nellescuole pubbliche e come la dicotomia tra scienza espiritualità si stia colmando di contenuti inequivoca-bili.Papus intese descrivere l’Ordine come una scuola dicavalleria morale, cristiana ma laica perché non hamai promosso un’adesione a chiese specifiche edinoltre ha coniugato la “spiritualità” con la “intelli-genza”, ritenendoli elementi essenziali per favorire losviluppo di ciascun individuo liberato dall’ego, versola propria realizzazione evolutiva.Riflettendo su questi termini ed anche contestualiz-zandoli ai giorni nostri, è evidente che Papus abbiavoluto escludere ogni possibilità di governo coerciti-vo da parte di chiunque, evidenziando che nessunessere umano iniziaticamente deve aspirare a dirigerechicchessia, mentre ha il dovere di mettere ciascunonelle condizioni di poter compiere il proprio destino;questa è la pesantissima responsabilità che ha, su tuttii piani, ogni Maestro Iniziatore verso l’allievo.Ma in simili affermazioni è contenuto anche il puntodi equilibrio assoluto, in quanto la ricerca di cono-scenze occulte ed il relativo esercizio operativo, trop-po spesso era (ed è purtroppo ancora) finaliz-zato a primeggiare, soggiogare, dominare, svi-lire, manipolare.Altro elemento da sempre portatore di discor-dia nelle comunità iniziatiche è il danaro e la

sua raccolta finalizzata a dare una misura dipotenza e forza.Il Martinismo invece, chiede di operare nel-

l’unico modo possibile che è quello di costruire e maiseparare o demolire, per equilibrare ed armonizzare elo strumento più potente è il lavoro su sé stessi affin-ché possa operarsi la preghiera consapevole. In que-sto modo si potrà apprendere la differenza tra scusa-re, facoltà propria di ogni uomo, con l’esercizio delperdono che è sublime manifestazione dell’Anima.Anche su tali questioni Papus chiarì quanto segue:Non chiedendo ai suoi membri né quote né diritti diricevimento nell’Ordine né tanto meno alcun tributoregolare al Supremo Consiglio, il Martinismo è rima-sto fedele al suo spirito e alle sue origini facendodella povertà materiale la sua prima regola… I mar-tinisti non fanno magia, né bianca né nera. Essi stu-diano, pregano e perdonano, del loro meglio, leingiurie. Il Martinismo non chiede ai suoi membrialcun giuramento d’obbedienza passiva e non impo-ne loro alcun dogma, lasciandoli perfettamente libe-ri delle loro azioni. Qualsiasi rito che cancella Diodalle sue costituzioni non esiste per i martinisti”.Papus dunque, non consigliava ai suoi membri opera-zioni magiche.Con questa affermazione sicuramente intese stabilireuna peculiarità distintiva del martinismo da altriambiti iniziatici in cui si consentiva l’incoscientelibertà operativa, tenuto anche conto del periodo sto-rico in cui l’argomento della magia rappresentava ilprimo pretesto di delazione.Nel “Trattato elementare di magia pratica” pubblica-to nel 1893, tuttavia Papus offrì tutta la sua ampiaconoscenza in materia di occultismo e magia, da cuiforse è possibile chiarire l’intenzione con cui volleasserire quanto sopra, mettendo in guardia lo studio-so di magia: ”… gli si chiederà (al mago) di metterea profitto il suo lavoro per il bene dell’umanità, comepure dei profani e degli ignoranti, i quali risponde-

ranno ad ogni beneficio con attacchi sarcasti-ci e cattivi…”. Inoltre in tutto il trattato,numerosi sono i moniti e i richiami per ricor-dare al lettore che, la magia ha bisogno dellapratica, mentre la scienza occulta della teoria,

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la qual cosa rende impossibile e certamenterischioso voler fare magia senza aver appro-fondito tutto il possibile dell’occultismo.Ci resta dunque l’indirizzo fondamentale in base alquale, affinando gradualmente il senso delle praticherituali, si deve giungere alla consapevolezza che ogniatto teurgico deve essere operato con rigore e purez-za interiori affinché possa liberarsi la giusta intenzio-ne rivolta ad armonizzare e mai dominare alcunché,se non le proprie passioni inferiori.Il Martinismo di Papus ha riconsegnato all’uomo didesiderio, l’indirizzo utile affinché l’anima umanasmarrita nei vari angoli del mondo materiale, potessericongiungersi progressivamente al punto di origine,conducendo l’adepto verso lo sgrossamento di quellapietra grezza che è egli stesso, atto a realizzare quel-l’uomo nuovo in cui le forme, le passioni, le leggi, ifenomeni si sintetizzano in un’unica e quindi assolu-ta volontà.Oltretutto, l’evoluzione coscienziale di un Martinistanon conduce alla facoltà di prodursi in giudizi, quasisempre sterili e comunque disgreganti ma conduceattraverso la via del cuore ad ottenere la capacità didiscernimento tra il bene ed il male.Infatti il Martinismo, tracciati alcuni punti inalienabi-li di riferimento, ha sempre operato per favorire laricerca della verità in ogni ambito, in quanto anche uniniziato dalla cultura esoterica enciclopedica dovreb-be essere ben conscio che ciascuna dottrina contienesolo dei semi di verità che si dischiudono tra falso evero in quanto parti relative di un tutto organico ed ilricercatore necessita di tutta la sua intuizione per tro-vare la verità assoluta dentro e mediante sé stessorisalendo con volontà dei gradini bianchi e neri.Il Martinismo di tutte le epoche ha saputo, tra le varieed alterne vicende date dalle debolezze umane da cuianche gli iniziati difficilmente sono indenni, rinnova-re l’assunto che non esistono diritti ma solo doveriche si operano con senso di responsabilità, ricono-scenza e sacro-fare; in tutti i casi in cui non siè adottato questo sentimento, le strutture sedi-centi iniziatiche hanno avuto vita breve.La storia del Martinismo ha insegnato, al di làdelle certe regolarità del lignaggio che quando

si intende prescindere dalle poche e sempliciverità iniziatiche rinnovate nel tempo daiNostri Maestri Passati, si lascia spazio unica-

mente a derive i cui marosi, purtroppo travolgonoanche gli ignari.Tutti noi Martinisti, oggi e per sempre, consapevolidella nostra tradizione riferibile alle attuali e fatte

salve peculiarità di ciascun Ordine, dobbiamoricordare il debito di gratitudine verso tutti coloro checi hanno preceduti, al di là delle questioni che hannoportato a separazioni, ricongiunzioni momentanee enuove scissioni.In coscienza e quindi oltre ogni forma di protagoni-smo o autocelebrazione, conosciamo il ripetersi cicli-co delle prove tra forze contrapposte che comunque,ci hanno portato ad essere solidamente ciò che siamooggi per l’evoluzione di ciascuno di noi e soprattutto,per chi vorrà attingervi perpetuando nel tempo launica e pura Tradizione Martinista da cui tutti prove-niamo.In definitiva, abbiamo la gravosissima responsabilitàdi sacralizzare in ogni istante la Tradizione che hatracciato lo stesso solco in cui poggiamo, anche oggicon fatica, le nostre orme con riconoscenza, Amore evolontà ferma.Doniamo, prima a noi stessi, tutto ciò che di buono lanostra intelligenza, il nostro cuore e il nostro Spiritosono in grado di svelare, ricordando che sul pianofisico esploriamo mano nella mano i nostri limiti alfine di poterci ritrovare sul piano della infinita poten-za spirituale, come un unico Fratello-Sorella e cosìavremo restituito all’umanità, molto più di quantoabbiamo ricevuto.

ANAMJI S:::I:::I:::

S:::G:::M:::Ordine Martinista Universale

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Papus e Via Martinista

AYESHAS:::I:::I:::

S:::G:::M:::Ordine Martinista

(Filiazione Aldebaran-Arjuna)

Il 25 Ottobre scorso ricorreva il centesimo anniver-

sario del passaggio alla Montagna Eterna del Dr.Gerard Anaclet Vincent Encausse, a noi noto colnome iniziatico di Papus. Per la mia quasi trentennale (per la precisione sonotrascorsi 27 anni) appartenenza all’Ordine, che rap-presenta bene Papus, e per la passione iniziatica chenoi tutti condividiamo, è per me un piacere e un onoreessere qui, oggi, con voi tutti per rendere omaggioalla memoria di questo grande Maestro. Conosciamo Papus attraverso le sue opere, i suoiinnumerevoli scritti, la sua biografia, ed anche attra-verso ciò che di lui hanno scritto ricercatori ed esote-risti del secolo scorso, per la maggior parte estimato-ri che hanno riconosciuto in Lui il grande Uomo, ilgrande Studioso, l’Esoterista, l’Iniziato.; per citarneuno tra tanti, Marc Haven ,che fece parte del SupremoConsiglio dell’O:::M::: insieme a Emile Michelet alladimissione di Josephin Peladan e Maurice Barres,così scriveva di Papus: “Papus venait chez nous ypuiser la Vie et la Lumiere lui dont l’esprit etait siouvert si vif a comprendre et dont le coeur etaitcomme de l’or pur”.Non sono tuttavia mancati critici e detrattori ,per lopiù, come sempre accade, proprio fra quelliche furono a lui vicini che poi se ne allontana-rono o furono allontanati. E’ certo che Papus , grande figura carismatica,

ebbe il talento di attirare intorno a sé un’élitedi ricercatori ed occultisti del suo tempo.Fece degli studi tradizionali ed esoterici il

Tema dominante della sua vita; e seguendo la massi-ma “Noverim me,Noverim te” ritenne lo studio sullanatura umana, sul destino dell’uomo e della naturauniversale il necessario punto di partenza per la cono-scenza del Divino nell’uomo.A noi è particolarmente caro soprattutto per avereritrovato (dal latino invenies),in un’epoca segnatadall’abbattimento di ogni principio tradizionale, quelmovimento spiritualista a carattere iniziatico cui fudato il nome di Martinismo, (denominazione che sot-tolinea la filiazione L.C.de Saint Martin ). L’Ordine siprefiggeva lo scopo di operare sull’individuo al finedi reintegrarlo in quei poteri e in quegli stati dicoscienza che sono propri di ogni cammino iniziatico.Come è noto la fondazione ufficiale del Martinismorisale al 1891.Le premesse risalgono al 1888 quando Papus eChaboseau, che frequentavano lo stesso gruppo dioccultisti a Parigi, si riconobbero in possesso di unastessa trasmissione proveniente dalla scuola di L.C.de Saint Martin. Papus era stato iniziato agli intimi diS.Martin nel 1882 da Henry Delaage; AgostinoChaboseau a sua volta aveva avuto la stessa trasmis-sione da una sua zia Amalie de Boisse Mortemart.Essi si scambiarono le rispettive iniziazioni e stabili-rono di dare delle basi moderne al contenuto iniziati-co in loro possesso. Così ha origine il Martinismo,Via Iniziatica che continua a vivere oggi e a cresceremalgrado qualche scissione e degenerescenza di certigruppi . Papus ardente spiritualista fu l’anima e l’ani-matore, il principale ideatore e divulgatore di unOrdine che egli guidò ininterrottamente per 25 annifino al momento della sua morte. Ciò che noi chiamiamo Martinismo viene fuori in

un’epoca particolare dove tutto quanto poteva attene-re ai valori dello spirito stava crollando. E gli stessi

ordini iniziatici del tempo erano già in fase dideclino. La sua fondazione ufficiale, come giàdetto, risale al 1891 Quando noi stabiliamo una data precisa allafondazione dell’Ordine comprendiamo che si,

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esiste l’organizzazione umana con date stori-che precise, documenti, pezzi di carta e deno-minazioni ma poi c’è la Catena Iniziatica cuil’Ordine è collegato e ciò è altra cosa. Il grande merito di Papus fu quello di riprendere eritrovare il collegamento ad una Catena Iniziatica cheaffonda le sue radici nella notte dei tempi e riprende-re l’iniziazione diretta da Maestro a discepolo. SaintMartin fu un momento di questa catena e si è parlatodi allacciamenti che egli ebbe con antiche confrater-nite che passano per Bohme, i Rosacroce ed arrivanoai mitici saggi della Luce di alessandrina memoria.A questo proposito mi piace riportare quanto scrisseil conte Gastone Ventura in una sua relazione a pro-posito della tradizione Martinista:“Non si può inventare una via iniziatica se non nelsenso del latino invenies cioè ritrovare. Così in que-sto dominio non esiste, sic et simpliciter, un fondato-re. L’uomo che dà il nome a questa o quella scuolaesoterica, a questa o quella forma di religione non èche il DEPOSITARIO di un’influenza spirituale e diuna conoscenza ricevuta per altre vie; forse anche unuomo particolarmente QUALIFICATO cui è statoassegnato un compito. Così vengono fuori nomi,denominazioni ed organismi che continuano in viasotterranea qualcosa di più antico.”Per noi Papus fu quell’Iniziato particolarmente QUA-LIFICATO cui fu affidato il compito di riprendere eritrovare il giusto collegamento alla Catena Iniziaticache riprende l’iniziazione diretta. Ci ha fatto scopriree seguire le orme dei Maestri Passati come LouisClaude de Saint Martin, Jacob Bohme, MaitrePhilippe, di cui divenne amico e discepolo fedele, ealtri ancora.In un articolo di Claude Pasteur dedicato a MaitrePhilippe, guida spirituale di Papus, si legge che inoccasione della visita in Francia dello Zar Nicola II edella Imperatrice, Papus indirizzò loro un messaggioa nome di tutti gli spiritualisti francesi: “Rappresentanti di una delle più antiche tradi-zioni dell’umanità, noi riceviamo grazie allefraternità iniziatiche gli alti insegnamenti dellegenerazioni passate e trasmettiamo alle gene-razioni future il nostro modesto contributo a

questi alti insegnamenti”. Un simile messag-gio non poteva lasciare indifferente Nicola IIche, attratto dai problemi metapsichici,

amava circondarsi di maghi, profeti dai quali attende-va un aiuto spirituale. Papus fu ricevuto personalmente dallo Zar, acquistòinfluenza tra i suoi familiari. Si recò in Russia insie-me a Maitre Philippe; da qui origina la diffusione delMartinismo anche in Russia.Papus ha dato il via ad un Ordine iniziatico tradizio-nale, tradizionale in quanto possiede, come ci ricordaGastone Ventura, gli elementi fondamentali di unorganismo tradizionale che sono La Sovranità delGran Magistero e la libertà di coscienza dell’Inizia-tore; l’atto del transito che è l’iniziazione diretta; stu-dia e applica le due grandi vie dell’approssimazione(quella eroica e quella contemplativa) praticando lamediazione attraverso il rito e la fides; rispetta inlinea iniziatica la legge gerarchica, cioè il GrandeSostegno, intesa nel suo significato di piramide in 3gradi.In questo organismo iniziatico tradizionale Papus ,

ispirato da grandi Maestri passati, ha guidato gliUomini di desiderio sul cammino interiore che hacuore, per mezzo del quale possiamo ritrovare il divi-no che è in noi.Termini come Via cardiaca o Uomini di desideriocome il rigetto di certe forme di teatralità cerimonia-le potrebbero portare taluni detrattori a bollare ilMartinismo come via mistica piuttosto che iniziatica.Il termine “via cardiaca” anziché far pensare a formedevozionali deve essere vista alla luce dell’insegna-mento esoterico relativo al cuore inteso come centro,sede dello spirito e ci dovrebbe ricordare anche ciòche è stato chiamato “Spostamento dei Lumi”Per quanto riguarda la dizione “Uomini di desiderio”tutti noi ricordiamo ciò che scrisse a tal propositoSaint Martin:“Le désir ne resulte que de la séparation ou de la dis-

tinction de deux substances analogues soitpar leur essence, soit par leur proprietés; etquand les gens a maxime disent qu’on nedésir pas ce qu’on ne connait point, il nousdonnent la preuve que si nous désirons quel-

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que chose, il absoluement que nous avons ennous cette chose que nous désirons”. Ancora possiamo riportare quanto si attribui-sce a un Maestro che, sollecitato continuamente dalproprio discepolo che desiderava la Conoscenza, ungiorno all’improvviso gli mette la testa sott’acquatenendolo ben fermo; poi lo libera prima che soffochi.Il Maestro gli chiede cosa avesse desiderato di piùmentre non poteva muoversi né respirare. L’aria,risponde il discepolo, non pensavo ad altro che, incaso contrario sarei morto. Bene, continua il Maestro,quando desidererai la conoscenza con tutte le tueforze come desideravi l’aria per poter vivere alloraraggiungerai la conoscenza.Ecco cosa si intende per “Uomo di desiderio”.Conosciamo i fondamenti dell’OM, le dichiarazionedi principio.Gastone Ventura in Tutti gli uomini del Martinismoriporta in una nota (10 pag.37) quanto precisato inuno scritto di Papus sulle caratteristiche dellOM:“L’Ordine è soprattutto una scuola di cavalleria mora-le che si sforza di sviluppare la spiritualità dei suoimembri con lo studio del mondo invisibile e delle sueleggi con l’esercizio del sacrificio e dell’assistenzaintellettuale e con lo sviluppo, nella parte spirituale diciascuno, d’una fede tanto più solida in quanto basa-ta sull’osservazione e sulla scienza….. I Martinistinon fanno magia, né bianca né nera. Essi studiano,pregano e perdonano, del loro meglio, le ingiurie. IlMartinismo non chiede ai suoi membri alcun giura-mento d’obbedienza passiva e non impone loro alcundogma, lasciandoli perfettamente liberi delle loroazioni. Qualsiasi rito che cancella Dio dalle sue costi-tuzioni non esiste per i Martinisti”.Quindi nessun giuramento e libertà assoluta? Occorreperò qui precisare:Nessun giuramento d’obbedienza passivo, perchéquando giuriamo o promettiamo non ci impegniamocon gli uomini ma con forze sovrasensibili che nonaccettano che si giochi con loro. I tradimenti,la non osservanza dei patti, il divulgare cosecui si è giurato il segreto sono puniti non dagliuomini ma da qualcosa che aleggia invisibil-mente sull’Ordine e nell’Ordine.

Si è infatti più volte verificato che ove in unaCatena permangano determinate linee diforza eggregoriche, queste prima o poi fanno

giustizia e restituiscono Equilibri turbati. Una grandelegge cosmica è quella dell’Equilibrio. Un equilibrioturbato genera contraccolpi e per le turbative che sigenerano si paga sempre qualcosa: E’ la Legge! Quindi nessun giuramento di obbedienza passivo edognuno è libero di muoversi come vuole ma se sba-glia deve essere pronto a pagarne lo scotto. Ancora è precisato che Il Martinismo non fa magia nébianca né, naturalmente e a maggior ragione, nera. E’vero però che nel Martinismo, giunti a certi livelli, visono tecniche operative che per portarle a fondonecessitano di una vera qualificazione iniziatica. Leoperatività martiniste più impegnative non sono scrit-te da nessuna parte, non si trovano nei quaderni diistruzione ma vengono trasmesse da bocca ad orec-chio dall’Iniziatore a chi lui ritiene qualificato perriceverle ché in caso contrario potrebbero rivestireanche una certa pericolosità e per altro verso sarebbecome dare “margaritas ante porcos”. Sempre a propo-sito di Magia ed operatività Martinista, attingendo apiene mani dal passato,(senza memoria non vi è pre-sente né futuro) vorrei riportare le parole di CostantChevillon G:::M::: dell’O:::M::: di Lyon:“ La vera operatività Martinista impiega si dei gesti,delle parole, delle attitudini, degli incantamenti, matutto ciò è soprattutto interiore. Non c’è bisogno dibacchetta magica, né di spade, di cerchi o di profumi.La bacchetta è il Verbo intellettuale che costringe laverità a spogliarsi dei suoi veli. La spada è la Volontà,ferro sottile che colpisce per fissare il bene e dissol-vere il male. Il Cerchio è lo Spirito stesso impenetra-bile alle influenze malefiche della dispersione mate-riale. Il profumo è il Cuore, urna preziosa ove bruciala fiamma dell’amore ideale.”Concluderei queste mie brevi note su Papus esull’Ordine Martinista ( per me e penso per tutti voi è

facile identificare la figura di questo grandeMaestro ed Iniziato con L’Ordine da Lui cosìfortemente voluto e guidato) ricordando chePapus ci ha lasciato delle solide basi su cuilavorare, ci ha trasmesso la sua adesione ai

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valori della Tradizione attraverso le sueopere, i suoi scritti e per mezzo di questi vivela sua vita immortale perché non muore ilpensiero, il principio vitale che lo costituisce. La vitasi spegne ma, nel “Risvegliato”, il Principio vitalerimane integro.A noi “Uomini di desiderio”, qui riuniti oggi per ono-rarne la memoria e raccogliere la sua eredità, nonresta che ringraziarLo e non v’è miglior modo chequello di seguire le sue orme ed operare come Lui egli altri Maestri del Passato hanno fatto, cercando contutte le nostre forze di seguire la Via indicataci, rispet-tando i fondamenti dell’Ordine Martinista così comeci sono stati tramandati dall’origine, integralmentesenza alterare alcunché. Accettiamo le sue sempliciregole, rifugiamo da chiassi e proselitismi, da deside-ri d’ingerenza e di potere profano.Chi di noi ne fa parte, se è Vero, come la Regolavuole, Incognito e Sconosciuto agli stessi confratelli,si isoli nell’anonimato della simbolica Maschera, silasci avvolgere dalle pieghe del simbolico Mantelloper proteggersi da inquinamenti e degenerescenzenonché dalle coalizioni dei “fuoriusciti”, vigili e con-trasti le forze crescenti della controiniziazione e sisforzi di lavorare solo alla reintegrazione e alla sco-perta del Sé.

AYESHAS:::I:::I:::

S:::G:::M:::Ordine Martinista

(Filiazione Aldebaran-Arjuna)

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L’essenza dell’essere

secondo Papus

ORPHEUSS:::I:::I:::

S:::G:::M:::Ordine Martinista Mediterraneo

Carissimi fratelli, in questo mio intervento ho volu-

tamente evitato qualsiasi cenno storico sulla vita diPapus; sicuramente altri fratelli G.M. avranno mododi parlare del personaggio sotto questo punto di vista.Parlerò, invece, di come io vedo l’essenza del suo spi-rito martinista. Chi è il Gerard Encausse detto, affettuosamente, il“Magus della bell’epoque”, fondatore - al di fuoridella Massoneria - dell’Ordine Martinista (Ordinenato sotto il patrocinio postumo del FilosofoIncognito) attraverso il quale ha permesso a migliaiadi uomini e donne di desiderio di scoprire l’opera diSaint Martin, che, nel corso nel XIX° Secolo, masso-ni e non massoni hanno avuo modo di leggere traen-done grande profitto per le loro iniziazioni?

Qual è stata l’influenza del Filosofo Incognito? Andiamo per ordine.

In Russia, tra la fine del XVIII° sec. e l’inizio delXIX°, si definivano Martinisti i Massoni del RitoScozzese Rettificato che erano estimatori e cultori diSaint Martin. Sia la figura di Saint Martin, che quelladi Jean Baptiste Willermoz (che è stato l’artigiano delR.S. Rettificato) sono indissociabili da Martines DePasqually; come sia l’uno che l’altro sono statisuoi discepoli nell’Ordine dei “CavalieriEletti Cohen dell’Universo”. La primainfluenza, dunque, è quella di Martines DePasqually e del suo Ordine. Martines si propo-

neva di ristabilire l’Ordine Massonico su basieterne ma, per diverse ragioni, probabilmen-te per colpa del suo stato sociale o dalla poca

ricettività dei suoi fratelli, fallì in questa riforma.Quando Martines raggiunse l’Oriente Eterno nel1774, Saint Martin e Willermoz intrapresero le lorosingole strade; Saint Martin cessò di interessarsi allaMassoneria e finì per chiederne la radiazione dai regi-stri, dove figurava ormai soltanto come nome.L’influenza di Saint Martin è stata talmente conside-revole, nella cerchia dei suoi fratelli Eletti Cohen, daspingere molti di loro verso il Regime Rettificato.Vedremo, ora, com’era Il panorama dell’esoterismoin Europa che portò a suo tempo Papus verso le suesuccessive maturazioni.

La “Massoneria di frangia” o di “margine”.

La “massoneria di frangia” o “di margine” è natanel nostro continente, per non dire in Francia, verso lafine del diciottesimo secolo, cosa che la distinse dallacosiddetta massoneria originale e tradizionale sorta inGran Bretagna nei primi anni dello stesso secolo.Anche la stessa massoneria di frangia, però, rivendi-cava un carattere tradizionale e originale, così, a uncerto punto, l’Europa si ritrovò la “franc-maçonne-rie”, che vantava anch’essa la sua originalità, e lamassoneria che tutti conoscono i cui principi sonostati posti in Inghilterra fra il 1717 e 1723. Uominiprovenienti dalla massoneria classica sognaronoun’altra iniziazione, una forma massonica arricchita esviluppata. Così apparvero ciò che si definiscono, adesempio, gli alti gradi scozzesi, i riferimenti all’al-

chimia, alla rosa-croce, all’ordine del tempio e viadi seguito. Così in Europa continentale ed anche inAmerica, questi alti gradi sono stati integrati nellamassoneria speculativa per formare sistemi completidi cui il più conosciuto è indubbiamente il Rito

Scozzese Antico e Accettato.

Ma qual è stata, in realtà, la funzione sublime e tra-scendente della massoneria?Uomini come Cagliostro, Martines dePasqually e i loro epigoni hanno indirizzatouomini e donne di desiderio verso nuovemete. L’Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti

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Cohen dell’Universo, l’alta Massoneria

Egiziana, alcuni riti Templari, i riti di

Misraim e Memphis, il rito di Svedemborg

e molti altri riti marginali hanno svolto un ruoloessenziale nella trasmissione della conoscenza inoccidente. La “massoneria di margine” è, dunque,quella che rivendica l’occultismo come fondamento,che invia i suoi membri alla pratica delle scienzeocculte ausiliarie e all’iniziazione. (Non non dobbia-mo dimenticare che questo ha dato modo a RobertAmbelain, negli anni 60, di reinventare i rituali diMemphis-Misraim partendo da alcuni depositi tradi-zionali e dalla propria esperienza, partecipando diret-tamente a formare scuole occultiste come l’Ordine

degli Eletti Cohen, l’Ordine Martinista Restaura-

to del Dott. Philippe Encausse, figlio di Papus,l’Ordine Martinista Iniziatico, l’Ordine Cabalisti-

co della Rosa-Croce, la Chiesa Gnostica.)

Le grandi obbedienze sono davvero iniziatiche?

L’iniziazione, ovunque e sempre, tranne che nell’oc-cidente moderno, la cui cultura anti-tradizionale èdiventata planetaria, si riassume sotto tre forme:1) L’iniziazione che tutti gli uomini e le donne dellatribù devono ricevere, attraverso la quale si passadallo stato d’infanzia a quello d’adulto (corollariodella maturità sessuale).2) L’iniziazione riservata ad alcuni uomini e donneappartenenti a società pressoché organizzate dove sientra con una cerimonia che consiste nella comunica-zione di segreti, di simboli, di miti sul mondo visibi-le e invisibile, mettendo in relazione l’uomo con ilmondo e la natura, con gli dei e gli spiriti.3) La vocazione particolare di uomini e donne di eser-citare una funzione di mediazione tra visibile e invi-sibile; una funzione scismatica che richiede un’altraforma d’iniziazione, una funzione comunicata da per-sona a persona con l’approvazione e l’aiuto dellepotenze invisibili.

L’iniziazione massonica appartiene, ovvia-mente alla seconda di queste tre categorie.Essa è un’iniziazione riservata ad alcuni, la cuicerchia non si confonde con quella della tota-

lità degli uomini.

Questa trasmissione massonica a cosa

porta?

Molto concretamente porta allo stabilire dei legamipositivi con l’altro, insegnando, in definitiva, a esse-re meno mascalzoni degli altri. Questi legami positi-vi, il miglioramento delle relazioni fra te e me, il“dare-avere iniziatico” é il segno con il quale si rico-nosce l’altro come me. Alla fine il giuramento mas-sonico è (o dovrebbe essere) una forma di vera soli-darietà.La Massoneria è un veicolo gnostico che ci aiuta adandare verso Dio, a conoscere la sua volontà, nellescritture, nella natura e nel cuore degli uomini. Qual’era la posizione di Papus davanti a cotantopanorama iniziatico europeo?

Papus è un teosofo?

Personalmente ritengo che Papus, nella sua essenza,fosse un vero teosofo perché questa è stata la sua scel-ta di vita. Il Teosofo è un amico di Dio e della suasaggezza. Questo concetto di teosofo, che sembraessere classico, a mio avviso è più profondo di quan-to si possa pensare. Per il teosofo la saggezza divinavive contemporaneamente nell’uomo e nel mondo inpiena corrispondenza, poiché rappresenta il Macroco-smo e il Microcosmo.Il teosofo Papus percepisce, traduce, interpreta i segnidi questa saggezza nella natura; si tratta di trovareDio dentro di sé. Di conseguenza il teosofo è uno checercando Dio cerca sé stesso e la sua saggezza, cheinterpella Dio in sé e nel mondo, che gli parla istau-rando un dialogo nella libertà più assoluta. Il teosofo

è colui il quale fa la teologia, che ha una grande

conoscenza delle cose divine. Questa è una cono-scenza che non si acquisisce sui libri; Saint Martin,infatti, si oppone ai filosofi delle biblioteche presen-tandosi come teosofo o “Filosofo incognito”.

Il principale rimprovero che Saint Martin fa aifilosofi del suo tempo – e ciò vale anche per ilnostro tempo – sta nei loro metodi e nei loroprincipi. C’è soltanto una verità, ed è sovra-umana, una

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sola scienza, quella del cuore ed è una scien-za divina, egli colloca la filosofia fra le scien-ze dello spirito che devono essere al serviziodel cuore.Le dottrine filosofiche non poggiano su basi sicure edeterne, che sono quelle della Teosofia, e della Gnosi.Il modello del filosofo incognito ci dice che il teoso-fo è un anti-filosofo, la teosofia implica un’elezionecon la saggezza che impegna l’intero essere alla ricer-ca della verità che è essa stessa un modo di essere.

Papus è uno gnostico?

La Gnosi di Papus é la fede illuminata, è la scienzadegli esseri, è la conoscenza dell’Essere e quindi èperfezione. Questa conoscenza della verità, si acqui-sisce con l’amore di Dio e delle sue creature chepopolano la natura, che è essa stessa l’Essere. Qualsiasi religione culmina nella Gnosi perché tuttele religioni senza la Gnosi sono imperfette. Clemented’Alessandria scrive che “la fede illuminata dalla

Gnosi è superiore alla nuda fede”, così come laGnosi senza religione è una pseudo Gnosi.La Gnosi è sicuramente una conoscenza d’originedivina, perché è perfetta, essa fornisce, nel viverla, lacapacità di verificare e sperimentare le tecniche tradi-zionali, di estasi e d’illuminazione.La Gnosi ci dà la conoscenza iniziatica, che trasmutachi la riceve, che contribuisce alla nascita dell’uomonuovo mediante la conversazione con il proprioAngelo custode, che è l’iniziatore per eccellenza, checi fa passare dall’oscurità alla luce, dall’ignoranzaalla conoscenza, avvicinandoci sempre più al nostroPrincipio.La Gnosi è conoscenza universale, essa include Dio,l’uomo e l’universo con tutte le reciproche relazioni.L’uomo è immagine di Dio e il mondo è immaginedell’uomo perché è collegato alla legge delle corri-spondenze universali.Per Papus lo gnostico, oggi come ieri, è quello che èin marcia verso Dio, e la saggezza gnostica èquella che ci avvicina sempre di più a Lui.A mio avviso Papus ha intuito il concetto uni-tario di vivere e di concepire l’esistenza del-l’intero universo in generale e dell’essere

umano in particolare; un modo globale,Olistico. Millenni di storia dell’umanità e di culture

scellerate hanno condotto questo nostro mondo versouna totale frammentazione, dividendo l’uomo da séstesso e allontanandolo sempre più dalla veraCoscienza Unitaria, Umana e Spirituale. Tutti iSistemi Complessi, figli di questa frammentazione,hanno rinchiuso l’umanità in una prigione che non ciconsente di realizzare un’esperienza globale.La caratteristica di quest’umanità è ormai costruitasulla “cultura della frammentazione”. Una serie dieventi storici “integralismi religiosi, fanatismi raz-

ziali, regimi dittatoriali, violenze umane, abusi

fisici e morali, perdita delle libertà e del contatto

con la natura” hanno creato una profonda fratturanell’essere umano, un solco tra esperienze fisiche espirituali, sostituendo tutto ciò che è la naturalezzadella vita con rigide regole sociali e religiose.L'essere umano è stato frazionato, ridotto a un robot.Corpo, Mente e Spirito sono stati trattati come enti-tà distinte e non come aspetti connessi di un unicosistema-uomo.Carissimi fratelli è arrivato il momento di concepireuna Visione Olistica Universale che ci conducaverso l’espansione di una nuova Coscienza

Planetaria con la sintesi di tutti i Sistemi Complessi,unificando “le antiche vie interiori con la moderna

scienza, le medicine tradizionali con le recenti sco-

perte sulla mente, sull’ecologia e sulla spirituali-

tà”.

Oggi tutti noi, che pretendiamo di percorrere la viadello Spirito, ci ritroviamo davanti ad una scelta: Da un lato vi è questo mondo "ufficiale" con il suomodo di vivere basato sulla divisione tra materia ecoscienza, tra corpo e anima, tra scienza e spirituali-tà, frutto di questa società ammalata e causa delladevastazione ecologica, politica e umana.Dall'altro lato vi è la Visione Globale, libera e armo-

nica del Paradigma Olistico, basata sull’evo-luzione interiore, sul rispetto della vita del-l’essere umano e della natura.La realizzazione del Modello Olistico rappre-senta una vera e propria rivoluzione umana

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poiché non si tratta di una semplice concezio-ne filosofica, che può essere acquisita dailibri, ma di una visione che presuppone unaanaloga esperienza olistica del proprio essere, un’e-spansione di coscienza.L’esperienza olistica dell’essere è la piacevole perce-zione della propria globalità, è sentirsi la pienezzadell’essere nel corpo, nelle sensazioni, nella vita. Pianpiano iniziano a sciogliersi le rigide divisioni tracorpo, mente e spirito, si passa dalla testa al cuore, siaprono le percezioni sottili (forse spirituali) delnostro corpo, e si sperimenta un modo più immediatodi sentire l’energia che anima il nostro essere. Le esperienze di yoga, di meditazione, di libertàespressiva, di religiosità spontanea, di sessualità pro-fonda, di sciamanesimo, di creatività vissuta, di fusio-ne nella natura o altre forme di esperienze psichiche,non ordinarie, conducono l’uomo verso lo spirito. Tutto è come un gioco concentrico di conoscenza chesi basa su di un semplice concetto: essendo il Tuttonel Tutto, la conoscenza di sé stessi è la chiave per laconoscenza globale della grande vita di cui si è parteintegrante.Concludo con un pensiero di Albert Einstein: “Un essere umano è parte di un tutto che noi chia-miamo “Universo”, una parte limitata nel tempo enello spazio. Fa esperienza di sé, dei suoi pensieri edei suoi sentimenti come di qualcosa di separato dalresto, una specie di illusione ottica della suacoscienza. Questa illusione è una specie di prigione,ci vincola ai nostri desideri personali e all’affettoche proviamo per le persone che ci sono più vicine.Il nostro compito deve essere quello di liberarci daquesta prigione ampliando il nostro circolo di com-passione fino ad abbracciare tutte le creature viven-ti e tutta la natura nella sua bellezza. Nessuno ciriesce del tutto, ma lo strenuo tentativo di raggiun-gere questa condizione è in sé parte della liberazio-ne ed è un modo per raggiungere una maggioresicurezza interiore”.

ORPHEUSS:::I:::I:::

S:::G:::M:::Ordine Martinista Mediterraneo

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Papus e le origini

dell’Ordine Martinista

ARTURUS S:::I:::I:::

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Tra le diverse cose che mi si presentarono improv-

visamente alla mente nella primavera del 2013, dopola mia elezione a Gran Maestro dell’Ordine Martini-sta, si impose come sorta limpidissima dal nulla, l’e-sigenza di tentare un recupero in amicizia, per lomeno a livello di dialogo, dei contatti con le diversediaspore Martiniste esistenti in Italia.E’ un’idea che nasce dalla convinzione che proprioperché tutti noi (nessuno escluso) siamo uomini nelladimensione materiale, abbiamo la tendenza a compie-re continui errori che portano alla disarmonia. Però adognuno può e deve essere data la possibilità di com-prenderli e di scegliere di voler invertire una eventua-le tendenza che, in funzione dei suggerimenti dellapropria coscienza, ritenga sbagliata. Ad ogni modo, quando ci si mette umilmente al ser-vizio dell’emanazione spirituale che auspicabilmentepreghiamo ci sorregga sempre, l’azione concepita sisviluppa comunque, anche nei modi più impensati esi incontrano persone come ad esempio il FratelloApis, a loro volta a disposizione di progetti conver-genti.Così, si sono improvvisamente create situazioni edincontri ritenuti improbabili anni addietro; alcunestrutture, tramite i loro uomini e donne piùrappresentativi, hanno iniziato con molta cau-tela a parlarsi. In qualche caso c’è stata diffi-coltà a comprenderci, in altri ci si è ricono-sciuti come compagni di viaggio verso una

direzione comune; quindi, si è iniziato a col-laborare serenamente per il progetto riguar-dante l’apertura di un dialogo sempre più fra-

terno ed il ritrovamento delle radici comuni.Oggi, ancora una volta ci si ritrova tra uomini e donneinseriti in diverse strutture Martiniste a parlare di noi,delle nostre origini, dell’attualità Martinista e forse aformulare anche qualche progetto.Poiché il tema principale su cui siamo impegnati adisquisire, ruota attorno alla figura di Papus (GérardAnaclet Vincent Encausse) ed alla costituzionedell’Ordine Martinista, credo che sarebbe opportuno,come premessa, tentare di riassumere molto breve-mente il contesto sociale, storico, in cui visse ed incui si svilupparono diversi, molteplici avvenimentiche ci riguardano (quindi mi si perdonerà se la miasintetica, seguente esposizione, desunta da ricercatoristorici molto più bravi e documentati di me, potràrisultare abbastanza grossolana).In Francia, la prima metà del XIX secolo fu caratte-rizzata da turbolenze derivate dalla caduta diNapoleone Bonaparte, dalla problematica restaura-zione della monarchia dei Borboni (che però contem-plava un interessante cambiamento concettualeriguardo a quella nuova sovranità nazionale che rim-piazzò la sovranità di diritto divino), dalle esperienzecoloniali e dall’industrializzazione nazionale. Comenaturale conseguenza a queste novità, si manifestòovviamente una recrudescenza del conflitto mai sopi-to tra monarchici e borghesi liberali che detenevano ocontrollavano le risorse finanziarie ed industriali.Il popolo subiva come sempre i diversi impulsi ed eradi volta in volta strumentalizzato per provocare vio-lentemente dei cambiamenti. Un esempio eclatante lotroviamo tra la fine 1847 ed i primi mesi del ‘48, dovea seguito di avvenimenti abbastanza “banali” si giun-se all’ennesima rivolta che, gestita malamente, primaindusse il re ad abdicare e poi a crearsi la situazioneche portò alla costituzione della seconda repubblica,

e quindi ai successivi, ormai soliti bagni disangue per recuperare una qualche forma diordine.Periodo comunque interessante poiché, sep-pur non si ponesse alcun freno alle conquiste

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coloniali, sancì la fine dello schiavismo inquella nazione ed una regolamentazione del-l’orario di lavoro (limitazione della giornata adieci ore a Parigi e a undici ore in provincia); si istituìanche il suffragio maschile e poi con la solita stranez-za camaleontica, francese, si elesse come presidente,eroe del popolo, difensore degli operai immigrati,Luigi Bonaparte, il nipote di Napoleone che nell’im-maginario di molti rimaneva un fulgido esempio dellagrandezza imperiale francese.Così non c’è da meravigliarsi se circa tre anni dopoLuigi, con un colpo di stato, scioglieva l’assemblearepubblicana, costituiva le premesse per istituire unnuovo secondo impero e diveniva Napoleone III.Ovviamente nel nuovo impero che si espandeva oltreche in Africa, anche in Indocina ed in Messico, lalibertà di stampa venne limitata e gli oppositori ven-nero perseguitati.Credo sia importante comprendere il contesto in cui siviveva a poco più di 150 anni addietro e lo sviluppar-si poco dopo di alcune cose.In questo periodo turbolento e poi negli anni successi-vi, possiamo individuare anche buona parte delle ori-gini del così detto occultismo contemporaneo.E' a partire da quest'epoca la riscoperta e la diffusionenel pubblico delle proposte di occultismo pratico rife-rite ai molteplici filoni d’interesse come ad esempio:dell’antica alchimia, sia spirituale, che sperimentale(in particolare la versione quattrocentesca di NicolasFlamel e/o la rivisitazione tra il magico e lo scientifi-co derivata dal secolo precedente, tramite personaggicome il Conte di Saint-Germain, Giacomo Casanova.L’ermetismo filosofico era mantenuto vivo in alcuneorganizzazioni massoniche particolari, e nelle struttu-re sedicenti rosacrociane. Ovviamente, vanno ancheconsiderate le ipotesi d’indagine tramite la divinazio-ne già esplosa nel secolo precedente con i Tarocchi(Jean-Baptiste Alliette). Si mettevano in evidenza pra-ticanti più o meno scientifici del magnetismo (disce-poli di Franz Anton Mesmer, Puysegur, J.M.Charcot, Ambroise-Auguste Liébeault,Hippolyte Bernheim, ecc.), mentre altri si dedi-cano allo studio della numerologia, o si spinge-vano verso lo spiritismo (riferito a Allan

Kardec pseudonimo del pedagogista franceseHippolyte Léon Denizard Rivail). Non vannoper altro dimenticate correnti più mistiche od

esoteriche rappresentate dalle dottrine di EmanuelSwedenborg, dalla Società Teosofica di MadameBlavatsky, oppure dalle massonerie egiziane, dailasciti di Cagliostro, dalle rivisitazioni cabalistichecristiane, rinascimentali e seicentesche, non sempreben comprensibili nell’intrecciarsi con alcuni movi-menti gnostici di quel periodo. La corrente pitagorica era allora rappresentata dagliallievi di Fabre d'Olivet.Non erano certamente pochi anche i seguaci della cor-rente occultista tradizionale che faceva riferimentoagli insegnamenti dell'abate Constant, più noto con lopseudonimo di Eliphas Lévi, come pure quelli chederivavano dalle visioni di Wronski, da Louis Lucas eda altri.Non si può certo dimenticare che continuavano a cir-colare scritti e suggestioni riguardanti Jacques deLivron de la Tour de la Case Martinez de Pasqually,meglio noto come Martinez de Pasqually. A lui si devela creazione del misterioso Ordine dei CavalieriMassoni Eletti Cohen dell’Universo, tramite cui, pro-babilmente intendeva anche riformare in qualchemodo la Massoneria francese. La sua dottrina cristia-no-cabalistica era sintetizzata nel Trattato dellaReintegrazione degli esseri. Operativamente costitui-va un sacerdozio iniziatico atipico rispetto a qualsiasialtro ordine, compresa la massoneria. Infatti, l’evoca-zione durante le riunioni di una super intelligenza spi-rituale chiamata “Chose” che si manifestava attraver-so segnali luminosi e acustici detti “passes”, avrebbecostituito una tangibile presenza dell’emanazione spi-rituale divina. De Pasqually morì misteriosamente aSanto Domingo nel 1774, in un viaggio per il recupe-ro di un’eredità. Di fatto l’Ordine dei Cohen cessò conlui, e le sue chiavi teurgiche non furono trasferite adalcuno. In mancanza di un vero erede, l’Ordine non

aveva più ragione di esistere, anche perchénessuno fu più in grado di produrre le stessemanifestazioni che provocava Martinez.Forse avrebbe potuto diventarlo Saint Martin(da lui iniziato), che tuttavia preferì seguire un

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iter diverso.A tal proposito va evidenziato che in quelperiodo dell’800 a cui ci si riferisce, c’eranoancora, in numero indefinito, i cenacoli degli Intimi diSaint-Martin, ovvero singoli soggetti o piccoli rag-gruppamenti mai organizzati in un ordine vero e pro-prio, ma che diventeranno uno straordinario strumen-to di coesione e di propulsione per quello che diverràl’Ordine Martinista.Contemporaneamente, in ambito religioso cristiano, siaveva il completamento della restaurazione francesedi buona parte degli antichi ordini ecclesiastici, tra cuiad esempio, la Compagnia di Gesù e l'OrdineBenedettino.Tali complessi fenomeni cultural-spirituali così appa-rentemente caotici ebbero come conseguenza che lestrutture tradizionali iniziatiche iniziarono una sorta dicampagna propagandistica, probabilmente per argina-re la diffusione incontrollata di una sorta di pseudomisticismo, mescolato a superstizioni e non di rado, amistificazioni di ogni genere. Tutto ciò accadeva mentre Napoleone III, anche aseguito di un periodo di massimo fulgore economico,politico, militare, favoriva un processo unitario inItalia, che però andava contro gli interessi del Papatoe che in qualche modo riportava una parte dell’opi-nione francese ad avere nuovamente una certa ostilitàverso la struttura ecclesiastica cattolica, così legata alpotere temporale.Proprio in questo periodo nacque Gérard AnacletVincent Encausse; ovvero il 13 luglio 1865 a LaCoruña (Spagna), figlio di Louis studioso d'alchimia.Fu battezzato, educato secondo la tradizione cattolicae ricevette il sacramento della Prima Comunione il 26aprile 1877 nella chiesa di Saint Pierre de Montmartre,a Parigi; si sposò il 23 febbraio 1895 nella chiesa diNotre-Dame-d'Auteuil, sempre a Parigi. Credo cheperò, successivamente, a seguito dei suoi studi, deisuoi scritti e di tutto quello che creò, sia stato scomu-nicato, come tanti altri, non solo allora, in fun-zione dei dispositivi previsti dal diritto canoni-co della chiesa cattolica. Studiò al collegio militare Rollin dal 1888 al1891, mentre svolgeva il servizio militare, otte-

nendo il grado di Ufficiale di Sanità il 24maggio 1891. In seguito, l'11 giugno 1892,divenne anche maestro di scienze. Si laureò

alla Scuola di Medicina di Parigi con una tesi sullemalattie nervose, che per quel tempo si rivelò un veroe proprio trattato sull'argomento. Abitava aMontmartre, e possedette parecchi studi medici, il piùfamoso dei quali era a Parigi, al 5 rue de Savoie. Sioccupò di ipnosi al seguito del dottor Luys, massimaautorità del tempo in materia di guarigioni attraversotale pratica che sosteneva dovesse essere esercitata daimedici abilitati ai soli fini terapeutici. Seppe peròanche essere un uomo allegro e mondano, prendendoparte ad attività dello "chat noir" sulla collina diMontmartre (locale molto in voga tra la fine dell'800,e gli inizi del 900). Passava moltissimo tempo nellebiblioteche alla ricerca di testi antichi. Questo gli per-mise d’evidenziare una tradizione occidentale con isuoi valori che nulla avevano da invidiare a quellaorientale.Nel 1893, Encausse fu consacrato vescovo dellaChiesa gnostica di Francia, da Jules Doinel che avevafondato questa chiesa nel 1890 forse anche con l'in-tento di far rivivere la religione dei Catari. Ad ognimodo, tra il 1894 ed il 1895 fu affiliato alla SocietàTeosofica da cui poi si dimise per divergenze conMadame Blavatsky. Nel marzo 1895 si unì al Templeof the Golden Dawn, Ahathoor di Parigi, e nel 1897fondò la società alchemica della Francia , insieme aSaint-Yves d'Alveydre, Jollivet Castelot, di Guaita edaltri. Credo che la sua curiosità lo portasse ad essereiniziato a molteplici percorsi di vario tipo, esplorandola maggior parte delle strutture più importanti, nonsolo massoniche, di quel periodo, come ad esempioquelle di derivazione da Emmanuel Swedenborg, incui ricopri ruoli di vertice.La sua prima opera letteraria apparì nel 1884; segui-rono parecchie opere sulle scienze occulte, i tarocchi,la Kabbala, la magia, la reincarnazione, i numeri,

seguite anche da opere su Martinez dePasqually e Louis Claude de Saint-Martin,sugli ispiratori del movimento da lui fondato,detto appunto Martinismo e quindi dello stes-so Ordine Martinista.

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Pubblicò anche Mysteria, il Volo d'Iside, ilLotus la rivista Teosofica, le riviste spiriticheLuce di Parigi e Luce d'Oriente.In merito al nome “Papus” da lui assunto, i bene infor-mati sostengono che fosse mistico e magico, ricondu-cibile ai numi; sembra lo avesse preso dal Nuctémérondi Apollonio da Tiana in relazione al nome del geniodella prima ora, il genio della medicina.A Parigi frequentava gli esoteristi del tempo; tra quel-li a Lui più vicini si possono ricordare: Stanislas deGuaita (nobile d'origine lombarda), Sedir (Yvon LeLoup impiegato alla B.N.F.), Joséphin Péladan, AlbertFaucheux, il cui pseudonimo è F.-Ch. Barlet, MarcHaven (Dr. Emmanuel Lalande).Nel 1888, incontrò Pierre-Augustin Chaboseau che gliconfidò di avere ricevuto anche lui un'iniziazione risa-lente a L. C. de Saint-Martin. Coincidenza perlomeno"strana" che però diede ancora più forza e autorità alnuovo Ordine che si andava costituendo, e la cui strut-tura sarà definitivamente stabilita nel 1891.

Il suo incontro con Maitre Philippe di Lione, noto tau-maturgo, forse il più potente e famoso di quel tempo,cambierà la sua visione del mondo. Papus diventerà ilpiù tenace sostenitore della mistica cristiana e quindidella via cardiaca che Saint-Martin di cui aveva rice-vuto il lascito iniziatico, tramite Henri Delaage, avevachiamato la Via Interiore.Nizier Anthelme Philippe, meglio conosciuto con ilnome di Maître Philippe de Lyon o Monsieur Philippe,nacque il 25 aprile 1849 a Loisieux, un piccolo villag-gio della Savoia che a quell’ epoca faceva ancora partedell’Italia, e morì il 3 agosto, 1905 ad Arbrestle, vici-no a Lyon, dove visse ed operò per la maggior partedella sua vita. Non canonizzato dalla Chiesa Cattolicadi cui faceva parte e non riconosciuto dal grande pub-blico o dal governo, Maître Philippe (M. Philippe) fudefinito ed acclamato come un guaritore inviato delCielo veramente eccezionale.Papus si recò in Russia con Maitre Philippealla corte degli Zar, da sempre appassionati discienze esoteriche; qui si scontrò anche conRasputin, del quale ci raccontano le cronache,ebbe una pessima impressione.

Nel suo discorso inaugurale della Scuola diMagnetismo e Massaggio di Lyon, Papus chevi aveva messo a capo Maitre Philippe, dichia-

rò, in particolare, di essersi reso conto tramitePhilippe, dopo tante ricerche, studi di ogni tipo, chesolo l’esercizio della carità in terra, il lenire la soffe-renza umana, avrebbero avuto riscontro positivo nelmondo invisibile.Pochi si sacrificarono come Lui alla causa che avevaintrapreso; attirò mistici e ricercatori eccezionali; licondusse nell'opera comune tanto ricercata ed utileagli uomini di desiderio. Papus fu l'uomo che donòtutto sé stesso alle scienze dette occulte. Fu lui che,come sostengono molti, fece dei Martinisti dei seri estimati operai di Cristo, suggerendo di ricercare cono-scenza dell’uomo, della natura e della dimensionedivina, di mettersi al servizio dello Spirito, accoglien-do gli uomini di desiderio, rispettandoli e trasmetten-do tutto quello che poteva essere stato trovato/scoper-to.Quando scoppiò la prima guerra mondiale, fu al fron-te, medico a bordo di un'ambulanza. Qui forse a causadei gas impiegati in guerra, si ammalò gravemente aipolmoni. Rimpatriato, pur sapendo di non avere spe-ranze continuò il suo lavoro di medico e ricercatore,fino al 25 ottobre 1916, quando morì all'ospedale dellaCarità di ParigiRiportando l’attenzione sull’Ordine Martinista, credopossa essere stato più o meno riscontrato da parte dialcuni o molti dei presenti che ultimamente tanti sistanno appassionando incuriosendo del mondoMartinista (eppure per molti decenni, erano ben rariquelli che sapevano della sua esistenza); così, in pre-messa come accenno di colore, mi permetto di farenotare (per quel poco che mi potrebbe competere) che,al giorno d’oggi, spesso disquisiscono pubblicamentedi tale percorso, oltre a coloro che sono giustamentepreposti a farlo, anche alcuni che non ne fanno proprioparte (non sono neanche associati), oppure che ne

sono stati esclusi, oppure che facendone partesono ancora solo ai primi passi, e/o che anchese ne hanno completato l’iter formale, forse benpoco ne hanno veramente compreso.In tal modo, nell’immaginario generale posso-

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no formarsi idee o preconcetti anche moltoerrati. Però, a pensarci bene, sarebbe suffi-ciente avere la volontà d’indagare per com-prendere, ad esempio, che:• Papus non va affatto confuso od equiparato conLouis Claude de Saint Martin e meno che mai conMartinez de Pasqually.• L’Ordine Martinista, sin dalla costituzione, altre alfondamentale lascito iniziatico, si ispirò profonda-mente alle Filosofie di Saint Martin ed alle sue visio-ni interiori luminosissime, ma ebbe come base conso-lidata anche molto altro. Dal 1889 al 1898 i delegatidi 30 mila aderenti alle numerose e varie scuole spi-ritualiste parteciparono al gruppo indipendente distudi esoterici, che divenne il centro di reclutamentodel Martinismo, a partire dalla costituzionedell’Ordine, a Parigi 1891, con i primi 21 membri (tracui de Guaita, Péladan, Papus e tutti gli occultisti finoa quel momento isolati).• L’Ordine Martinista anche se Papus ed altri aveva-no ricevuto molte iniziazioni dalle diverse massone-rie esistenti al loro tempo e frequentavano strutturereligiose particolari, assumendo anche incarichiimportanti, non è in alcun modo associabile allaMassoneria od alle Chiese Gnostiche; purtroppo alcu-ni hanno sempre fatto di tutto per tentare maldestra-mente, di trasformarlo in qualche cosa di massoneg-giante o di dipendente da quelle chiese. Non a caso,mi permetto di ricordarlo, dopo la morte di Papus,Alessandro Sacchi (Sinesius) si separò nel 1923 dallastruttura francese, in quel periodo sempre più conta-minata da idee massoniche e/o settariamente religio-se (vedi le disposizioni di Bricaud), per ritornare alleformule più semplici delle origini costitutive.• L'Ordine persegue la lotta contro il materialismo el'ateismo e, in collegamento con le altre fratellanzeiniziatiche, combatte l'ignoranza, dando al simboli-smo la grandissima importanza che gli compete intutte le reali iniziazioni. Non si occupa di politica, di problemi sociali,di questioni economiche/finanziarie e tantomeno interviene in questioni d'ordine religio-so. Permette e facilita gli studi, mantenendo lapiù assoluta tolleranza e la tutela della libertà

dell’individuo.• Riguardo la formazione e la preparazionepersonale, sarà bene non scordare che venne

istituita a Parigi nel 1897, su promozione ed in ambi-to Martinista, la prima scuola superiore, libera, dellescienze ermetiche con personaggi come, ad esempio:Papus, il dr. Marc Haven, il dr. Rozier, Serge Basset,Sédir, Jollivet-Castelot, ecc.

Come si può intuire il percorso Martinista teso versola rigenerazione spirituale e la reintegrazione negliambiti originali, si svela un poco alla volta, solo acoloro che lo desiderano veramente, come qualchecosa di straordinario, ma complesso, e la formazioneprevista, nei vari livelli di sviluppo, non è certo allaportata di chiunque (soprattutto, poi, la parte riguar-dante i metodi e le pratiche per la ricerca interiore eper le possibili interazioni con ciò che non è solo nel-l’ambito materiale).Vale la pena soffermarsi un attimo a pensarci, se lacosa può rivestire un certo interesse personale, emagari gettare nel cestino, senza alcun rimpianto, lemolte inesattezze che possono essere state lette ingiro (magari anche allontanandosi prudentemente dachi le avesse scritte e dette).Consentitemi quindi di accennare cautamente a qual-che cosa di questo percorso, escludendo per ora ogniriferimento a quelle predisposizioni organizzative chenecessitano alle esigenze del consorzio umano chetramite regole statutarie sancisce le modalità associa-tive, indispensabili per un sereno modo di vivereassieme nelle diverse strutture.Partirò inevitabilmente dalla formula pentagrammati-ca con cui si inizia qualsiasi cosa (parole o scritti) suquesta via. Personalmente non mi azzardo a suggeri-re le consuete decodificazioni di maniera, tramite cuialcuni vorrebbero con tali lettere fissare una corri-spondenza certa con il nome del Cristo, anche perchéun suono simile viene raggiunto con altre lettere

come oppure che sembrerebbe-ro essere quelle più appropriate per identifica-re Gesù. Preferisco stimolare una sana curio-sità nel cercare di comprendere come mai siastata utilizzata una scritta dei cabalisti cristia-

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ni di quasi 400 anni addietro. Ognuno si daràquindi la risposta a cui la personale ricerca loporterà.L’inserimento di una “Shin” al centro del tetragram-ma divino è in effetti qualche cosa che non fa certostare tranquilli anche se non si è di origine ebraica,ambito nel quale non certo pochi potrebbero quindiimmaginarla anche come una formulazione comeminimo irriverente. In tale sfera (quella ebraica), adesempio, è noto che alcune fonti fanno associarequella lettera anche ad un nome divino che suscita,con ragione, molto timore e che viene raramentevocalizzato in quella formulazione di El Shaddai ( ) che i Kohanim, rivolgono alla congregazioneriunita per la preghiera, benedicendoli, e formandocon le mani la lettera “Shin” per invocarlo.Durante tale invocazione, ritenuta grandiosa ma terri-bile, gli uomini presenti radunano i propri figli attor-no a loro e si nascondono tutti sotto lo scialle da pre-ghiera al fine di schermarsi dalla temibile presenza diEl Shaddai (il Distruttore, il Dio degli eserciti o delleschiere) che era il nome con cui Dio si era reso notoad Abramo, Isacco e Giacobbe.Non va per altro dimenticato che forse la traduzionepiù esatta è quella di Dio delle creature.Quindi, anche una percezione intuitiva di El Shaddai,che tutto può dare e tutto può togliere in un istante,potrebbe rappresentare una base interessante su cuicostruire un tentativo d’immaginare l’immanenzadivina con la semplicità della fede del bambino che sistupisce e crede senza arrovellarsi in inutili ragiona-menti di onnipotenza. Però come accennavo poc’an-zi, comunque nel pieno rispetto degli insegnamentiche ogni Iniziatore sta rivolgendo ai propri discepoli,credo che ognuno potrà/dovrà cimentarsi in una ricer-ca personale sul mistero di quella Shin inserita nellequattro lettere che già di per sé identificano Dio.Un altro elemento su cui credo sia opportuno fissarel’attenzione, è la particolare istruzione personale dicoloro (maschi o femmine) che possano avereil desiderio e la predisposizione a camminaresulla nostra strada, in modo da essere in gradodi elevarsi al di sopra delle esigenze dellamateria e di penetrare nei mondi sottili.

La trasmissione iniziatica è diretta, esclusiva,da Maestro ad allievo; trasmissione adatta arisvegliare le possibilità latenti in ciascun

Uomo di desiderio, che è colui che ha intuito la natu-ra divina, insita nella forma umana e che vuole stu-diare le vie per rendere consapevolmente coscientetale intuizione, intraprendendo il sentiero della reinte-grazione per liberarsi dal condizionamento e daldeterminismo della caducità umana.Credo di non invadere il terreno di alcuno se accennoanche al fatto che i primi passi per verificare tutto ciòsono descrittivamente semplici, come nel suo com-plesso lo è esteticamente il metodo dell’Ordine (ledifficoltà, come tutti sanno, risiedono nella messa inpratica di ciò che solo a parole appare semplice).Infatti, prima di ogni cosa (quindi, anche dell’accul-turamento tecnico/operativo) è necessario riscontrarela personale capacità di concentrazione della volontà,nella modalità che mi piace definire: “a freddo”. Si tratta, da sempre, di una esplorazione propedeuticaper chi, solo poi, vorrà sperimentare anche qualchemeditazione “strutturata”, o meglio le 14 previste,estremamente efficaci per indagare su sé stessi e perconquistare quello stato di quiete, non solo mentale,che solo la consapevole, cosciente, progressiva, cono-scenza ed accettazione di sé stessi può consentire. E’spesso un indispensabile ed utile riscontro della per-sonale debolezza e dell’impreparazione interiore. E’una prima presa di coscienza molto importante periniziare a conoscersi.Sappiamo che è una prova che non pochi (soprattuttoi più “talentuosi” e “dotati”) hanno malauguratamen-te sottovalutato, finendo per rivolgersi, in funzionedei veli o dei gusci che alimentano la personalitàmateriale, al lato adrenalinico e passionale al fine diraggiungere uno stato simile di focalizzazione delpensiero, e non di rado, a causa delle conseguenzecollaterali, rischiando poi di “scivolare” fuori dallacatena Martinista.

Riguardo all’utilizzazione del canale cultura-le, occorre tenere presente che ogni personaha i suoi limiti, soprattutto per ciò che attieneal tentare di comprendere qualche cosa trami-te esemplificazioni simboliche, oppure analo-

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gie e convergenze di quegli argomenti cultu-rali ma anche tecnico-operativi che potremmodefinire come colonne portanti. L’obiettivo èovviamente quello di conseguire conoscenza di sé edi tanto altro, attraverso strumenti come, ad esempio,quelli dell’alchimina, dell’astrologia, dell’ermetismo,della kabbalah, ecc. Si tratta ovviamente, per lo più dilimitazioni derivate, in prima istanza, dalle personalicaratteristiche intellettuali.Se però quella che alcuni definiscono come la radiceceleste dell’anima dell’individuo fosse almeno unpoco “luminosa”, i concetti di cui si prenderebbevisione gli parlerebbero e lo influenzerebbero ugual-mente.Al contrario, se ad un soggetto mancasse tale identi-ficazione interiore, qualsiasi materia potrebbe esser-gli spiegata, o illustrata anche mediante metafore edanalogie, ma egli non si congiungerebbe mai vera-mente all’essenza più nobile di essa.Così l’accensione di lumi e la costruzione di catenespirituali, operative, avrebbero solo un effetto dimaniera, anziché quello previsto e da altri realizzato.

Mi rendo conto di aver dissertato anche troppo alungo, ma come spesso accade per certi argomenti,credo che tutti noi potremmo continuare a parlarne ead interrogarci per giorni.D'altronde, questo è il motivo per cui siamo qui oggiriuniti. Ovvero, oltre che per ricordare Papus per ini-ziare un dialogo che ci possa portare a ritrovare conprudenza, umiltà e quindi con tutto il tempo di cui cisarà necessità, quelle radici iniziali, quelle semplicidisposizioni sfrondate da ogni aggiunta successiva, incui possiamo riconoscere oltre alle solite verifichedelle ascendenze, ciò che ci accomuna indubitabil-mente nel predisporre, non solo ritualmente, i pensie-ri, nel formulare le parole, nel produrre le azioni, equindi nell’identificarci come veri componenti dell’e-gregora unica Martinista.Tutto ciò, sempre nel pieno rispetto dell'esclu-sività e della peculiarità del patrimonio doce-tico di ognuno, ma anche con la consapevo-lezza che attorno a noi si stanno palesandoderive magistiche, sincretistiche e/o simonia-

che, sempre più evidenti in diversi ambientidi frangia, con origini non ben definite, conpredisposizioni contaminanti e devianti per

tutti quanti ignari vi approcciano, rispetto l’ortodos-sia, l’umiltà e la semplicità d’intenti di una viaMartinista.

Nell’abbracciare tutti quattro volte, auguro i miglioriauspici per pace, salute e serenità.

ARTURUS S:::I:::I:::

S:::G:::M:::Ordine Martinista

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Padova, a 100 anni dalla

morte di Papus 1916 – 2016

ENOCH ELIAUS:::I:::I:::

G:::M:::AggiuntoOrdine Martinista Universale

Nel mio lungo iter iniziatico martinista, attualmen-

te appartenendo all’O:::M:::U:::, posso con certezzaaffermare che è molto più facile dividere che addizio-nare. L’addizione prevede un continuo aggiungere untrarre a se, un aumento; la divisione un continuo fra-zionamento, una separazione del numero iniziale,della una unica cosa.L.C. de Saint Martin, che la sua Luce ci illumini, hachiarito in “Simbologia dei numeri” che (parafraso)l’operazione dell’addizione è azione benefica che peraltro conduce alla moltiplicazione e quella della divi-sione è azione demoniaca (nel senso cristiano del ter-mine). Malgrado questo ammonimento ho potutoconstatare, avendoli vissuti, i forti contrasti che s’an-davano verificando alla fine degli anni ’80 nell’alloraO:::M:::A:::T:::, (a cui ho felicemente appartenuto finin grado di Iniziatore e con la nomina di GranCerimoniere dell’Ordine), e che si sono conclusi conil “grande scisma” all’inizio degli anni ‘90, perché lenostre forze divisive erano maggiori di quelle aggre-ganti ; avevamo compiuto, secondo il Ph.Inc., che lasua Luce ci illumini, la matematica operazione delladivisione.L’occasione offertaci dall’Ordine Martinista Egiziosotto l’egida del Sovrano Gran Maestro Apis acui hanno aderito quattro Gran Maestri diOrdini Martinisti italiani e il Fondatore eCoordinatore delle Libere Logge Martiniste

della Toscana, che hanno ricordato la figurastorico iniziatica di Papus a cento anni dallamorte, a me risulta essere un evento epocale,

perché ci fa toccare con mano che si può ancora ope-rare con il metro dell’addizione senza per nulla scal-fire la propria entità numerica, identità definita e col-laudata che si riverbera scintillante nell’eggregore diogni singolo Ordine, senza mai peraltro dimenticarciche le radici comuni comunque appartengono allostesso martinistico albero, destinato, in tempore suo,a fiorire e poi a far toccare con mano i suoi preziosifrutti.Il martinista è povero ed essenziale: su questo piano,il piano del quaternario, dove si mostra con la suamaschera. Ancora ricordo la sensazione, il contatto,dapprima fisico con la maschera che mi fece indossa-re al momento della mia associazione il mioIniziatore: quel contatto non l’ho più dimenticatocome se fosse diventato parte integrante del mio com-posto umano, quella parte di me Incognita che avreb-be contribuito, in quanto a tentativi, a ridurre il mio, imiei ego.Eppoi il mantello, capace di farmi rigenerare e difen-dere dalle forze entropiche, che di certo, ho poi impa-rato, non vengono tanto dall’esterno di noi; e anche,il mantello, come catalizzatore di Luce. Ecco alloraapparire alla mia memoria, le parole del N.V.G.M.P.Nebo, che la sua Luce ci illumini, che integre vi ritra-smetto: “ Essenza Onnipotente e Eterna che sono Io,circonda con l’energia elettronica invincibile i mieicorpi, rafforza il magico Mantello che respinge e dis-integra ogni cosa avversa, rafforza il magicoMantello che attira e realizza ogni cosa favorevole,Mantello permanente nel segno della Luce”.Oggi, se crediamo nei parametri dell’Invisibile, il N.V. G. M.P. Papus, che la sua Luce ci illumini, è quipresente e gioisce di questa azione univoca, fonda-mentalmente martinista.Il martinista “lavora al buio” nella solitudine della

propria notte stellata ma offrendo all’altro,spesso da Incognito, la propria solidarietà, ilproprio reale grado acquisito, offrendo quellaLuce che al momento dell’Associazione,quella volta, ha permeato tutto il suo essere

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attraverso lo strumento prezioso del proprioIniziatore che l’ha a lui risvegliata, con laparola l’atto il contatto l’intenzione. “Tutto quello che abbiamo acquisito non è nostro, omeglio non lo dobbiamo trattenere per noi, ha daesser sempre ridato tutto all’esterno in qualunqueoccasione del nostro quotidiano vivere”, così il mioIniziatore, N.V.G.M.P. Giovanni Aniel, che la suaLuce ci illumini, mi immetteva esperienzialmente neimisteri della dazione, del dare incondizionato, e ciòsignificava, che sì, al di là della strada maestra dellaFratellanza, si apriva la via dell’Amicizia, assai pre-ziosa per il nostro e altrui ascenso.Se il fr. Apis è d’accordo farei un omaggio a tutti noicon la lettura di alcuni versi tratti dal Poema deiMondi, opera cardine, da me ideata nel 1984, che nonha inizio né fine, senza luoghi né personaggi, ma contutte le caratteristiche del romanzo in versi; quindichiedo, magari tra i fratelli/sorelle più giovani didarmi l’incipit, ovvero il numero del verso da dovedovrò cominciare la lettura.Viene scelto il verso 723 che leggo con altri 9 versi,dopo aver letto l’invocazione al Poema, come sonosolito fare: (Trascrivo…)723 e seg.

“ …il suo calore in cielo.Hai rapito i però, cannabizzato la mente

con l’ausilio della parolapredando la purezza col fascino

del neonato, ammaliato il presentecon la chilitudine dei ‘te’

tantitudine del cielo che preparala tua presenza rovistando l’ogginella luce della cecità conclami

il te stesso nell’equazione dell’altro…”

Ringrazio ancora, e non per forma ma per cardias, ilfr S. Gran Maestro Apis, , per quello che, attraverso ilsuo Ordine, è riuscito a fare oggi per gran parte delmartinismo italiano, in asse con tutti iN.V.M.P. tra cui brilla Papus, perché sento chequesto è un Convegno Speciale, e così, allostesso modo ringrazio i fratelli che hanno con-tribuito a questo aumento di Luce: Igneus,

anche se a distanza, Fondatore eCoordinatore della Comunità delle LibereLogge Martiniste della Toscana, Anamji

Gran Maestro dell’O.M.U., Ayesha S. Gran Maestrodell’O.M. (filiazione Aldebaran-Arjuna), HorpheusS. Gran Maestro dell’O. M. Mediterraneo, Arturus S.Gran Maestro dell’O.M. .

Pace Gioia SerenitàENOCH ELIAU

S:::I:::I:::G:::M:::Aggiunto

Ordine Martinista Universale

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Pensieri su Papus

e il Martinismo

GIOVANNI S:::I:::I:::

Ordine Martinista

Ogni ordine presente qui è di derivazione diretta

Papus: Ordini Martinisti che posso supporre manten-gano inalterate le regole e gli ambiti ritualidell’Ordine Martinista originario.Ordine che fu anche tentativo di affrancare l’esoteri-smo spiritualista della secolarizzazione dei RitiMassonici.Papus fa sua la strada indicata da Saint Martin: ini-ziazione libera con imposizione delle mani, a tutti glieffetti un battesimo iniziatico.Papus è un medico ed il suo compito è curare, purifi-care il suo paziente dalle malattie, così il Martinismopurifica l’interiorità riscoperta dall’individuo deside-roso di conoscere facendo emergere il Sé, tentando ilconseguente controllo dell’io; e tale tentativo di puri-ficazione ha inevitabili riflessi sull’umanità, di cuiogni individuo fa parte.Insomma il Martinista come una sorta di Rabbinolaico, consapevole del poco o nulla che sa, indica conpazienza, discrezione, prudenza e attenzione una pos-sibile via di ritorno al Padre.Il Martinista considera il contatto uomo-divinitàdiretto senza altro intermediario che la sua coscienza,che viene risvegliata tramite le 14 meditazioni tratteda Sedir.Il Martinista fa e dona senza chiedere nulla in cam-bio, nel modo più sconosciuto possibile, non per altroi simboli fondamentali sono la maschera ed ilmantello, con il massimo altruismo possibile ecercando di limitare l’ego al nulla. Nienteribalta piena di luci, niente denaro. SoloAmore per chi ne ha bisogno, e spesso questo

Amore è perdono.Per fare ciò si prepara, in apparente solitudi-ne, lavorando duramente su sé stesso, sulla la

propria interiorità e prega. Chiede aiuto in purezza,rivolgendosi anche ai piani più sottili e la sua pre-ghiera trova accoglimento se Io e Se sono in equili-brio.Credo che il messaggio che Papus ci invia attraversoil Martinismo sia un messaggio saggio, dirompenteed originale, in un certo qual modo esotericamenteolistico. L’azione di ogni Martinista, è strettamente collegataal tessuto in cui vive ed è parte dell’Uno.Il messaggio Martinista può essere accolto dai giova-ni e dai meno giovani, come il collante mancante frale varie generazioni che hanno bisogno di conoscersie di rispettarsi. Collante trasversale per uomini difede diversa e soprattutto collante fra femmina emaschio che con attributi e qualificazioni differentitrovano, nello stesso percorso, la corretta comple-mentarietà.Non è mio desiderio dilungarmi oltre.Credo che questa giornata sia una delle più importan-ti giornate che si possano desiderare, come Martini-sta.Trovare Sorelle e Fratelli uniti nello scopo primariodi creare un’eggregora di luce per il bene di questomondo, che ha tanto bisogno di donne o uomini chedanno senza chiedere e che cercano così il passaggioverso il Padre.Carissimi Gran Maestri grazie per questo sforzo nelritrovarvi e Vi chiedo, se possibile, che pensiate allapossibilità di lanciare una catena operativa comuneper aiutare e proteggere il mondo dal male.

GIOVANNI S:::I:::I:::

Ordine Martinista

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PREGHIERA

ISSACAR S:::I:::I:::

Ordine Martinista Universale

Signore, hai legato i cieli alla terra seminando nel-

l’anima dei tuoi eletti il germe dello spirito di verità.Signore, hai legato la terra ai cieli facendo fruttifica-re in questi stessi eletti tale germe divino.Signore, voi avete messo nei germi tutte le proprietàabbreviate nel loro principio: e poiché siete voi stes-so il nostro principio, tutte le luci e tutte le virtù pos-sono brillare in noi.Imiterò Giacobbe, non ti lascerò andare se non dopoche l’angelo mi avrà benedetto.La mia anima langue in te.Benedicimi della benedizione terrestreBenedicimi della benedizione celesteBenedicimi della benedizione divinaBenedicimi della benedizione del santuario, dellaforza, dell’intelligenza dell’amore.Ed io celebrerò l’immensità della tua misericordia edella tua potenza ed umilierò i tuoi nemici.Dio mi darà un ostaggio di tale alleanza e questoostaggio non mi lascerà più.Metterà delle guardie fedeli su tutta la mia persona. Ilmio corpo la mia anima, ed il mio spirito, sarannocustoditi dalle sentinelle del Signore.La mia parola si è lanciata verso il mio Dio, è salitaverso la sua soglia, ha bussato alle sorgenti della vita.La sento scendere in me, esse cercano in me, dovun-que, ciò che loro appartiene.Esse sono la vita.Tutto ciò che in me vive è il loro bene.Esse sono la pace, la gioia, la felicità.

Israele, tu fosti scelto per essere il cantoredella terra.Non interrompere mai i tuoi concerti e che la

terra non langua mai più nel sonno

ISSACAR S:::I:::I:::

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Appunti per il convegno sulla

figura di Papus

OBEN S:::I:::

Ordine Martinista

Pur avendo utilizzato come Martinista, vademe-

cum/rituali sostanzialmente elaborati da Papus,approvati poi in Venezia a Cura del Venerabile OrdineMartinista, rispetto alla mia iniziazione, credo diessermi avvicinata relativamente tardi, più consape-volmente alla figura ed opera di Papus. Come noto,pseudonimo quest’ultimo del Dottore in MedicinaGerard Anaclet Vincent Encausse (suo nome comple-to), nato a Corunha in Spagna il 13 luglio 1865 emorto a Parigi il 26 Aprile 1916. Ritengo possa essere utile, anche se trattasi di materiasicuramente ampiamente nota in ambito Martinista,riportare qualche breve nota storica su Papus permeglio focalizzarne la formazione e dotazione inizia-tica conseguita in vari ambienti esoterici e circoli eso-terici. Del resto credo che anche il suo particolaremodo di firmare possa costituire una ulteriore occa-sione di riflessione sulla sua formazione. Di padre francese e madre spagnola, la famiglia diGerard Encausse si trasferisce a Parigi quando questiè ancora piccolo. A Parigi egli si appassiona allascienza ermetica e a quanto si narra (almeno nellebiografie reperibili) trascorre lunghi periodi nelle saledella Biblioteque National, consultando soprattuttoopere di alchimia, magia e Qabbalah, appro-fondendo anche la conoscenza dell’opera diEliphas Levi (Constant Alphonse Louis) evenendo a conoscenza di scienze mediche diimpostazione ippocratica, ma alternative

rispetto alla medicina tradizionale dell’epo-ca. Grazie a questi studi sicuramente egli impa-

rò ad usare presto il principio dell’analogia, che poiutilizzerà non solo nella pratica medica, ma in ogniambito nel tentativo di unificare tutte le scienze inun’unica disciplina. Appena ventenne entra a far parte della SocietàTeosofica dalla quale esce dopo un breve periodo,pare per la tendenza eccessivamente orientaleggiantedegli insegnamenti teosofici. Si può tuttavia ritenereche è negli ambienti e circoli esoterici francesi cheavviene sostanzialmente la principale formazione delgiovane Gerard Encausse, che con lo pseudonimo diPapus lascierà all’esoterismo un importante contribu-to in termini di organizzazione e di ricerca. Papus acquisisce progressivamente le conoscenze edesperienze che nel 1891 lo porteranno, unitamente adAgostin Chamboseau (con il quale condivideva all’e-poca anche l’appartenenza al consiglio dell’Ordinekabbalistico della Rosa Croce rinnovata fondata nel1888 dal marchese Stanislao de Guaita), a fondere erivitalizzare le tradizioni esoteriche rispettivamenteacquisite e sviluppate quali discepoli legittimi e rego-lari di Luis Claude de Saint Martin, fondando nel1891 L’Ordine Martinista. Giova a tal fine ricordareche nel 1882 Gerard Encausse era stato iniziato agli“intimi di Saint Martin” da Henri Delaage e AgostinoChamboseau era in possesso di una analoga inizia-zione ricevuta nel 1886 da Madame Amelie de BoisseMontemart. Da vero “uomo di desiderio”, almeno a quanto si puòdedurre dalla sua opera, Papus si dedicò senza rispar-miarsi alla ricerca ed alla pubblicazione dei risultaticonseguiti, divenendo un grande divulgatore dell’e-soterismo, nelle sue varie forme: dalla qabbalah, alsapere egizio antico, alla scienza dei numeri, alla sim-bologia. Instanzabile ricercatore nel 1893 divenneanche vescovo della Chiesa Gnostica di Francia, fon-

data da Julies Doniel e membro della GoldenDawn (tempio di Ahathoor, Parigi). Considerato che sicuramente ciascuno puòlasciare e tentare di trasmettere ai suoi disce-poli solo ciò che ha conseguito e vissuto, ri-

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tengo che sicuramente vasta ed ampia sia“l’eredità” esoterica lasciata da Papus alcostituito Ordine Martinista nel quale ha fattoconfluire metodi e studi relativi alla tradizione tesaalla possibile “reintegrazione” di ogni uomo di desi-dero mediante la via del cuore indicata da L. Claudedi Saint Martin. Papus attraverso lo scambio reciproco di iniziazionirealizzato con Agostino Chamboseau ha cercato, tral’altro, sicuramente di recuperare dal punto di vistainiziatico un maggiore collegamento con la via ini-ziatica di L. Claude di Saint Martin. Sappiamo poi daJean Chamboseau stesso che Papus fu l’anima e l’a-nimatore di questo movimento. Egli raccolse intornoa sé dei martinisti già iniziati come lui individual-mente per dare corpo ed organizzazione a questoOrdine che ha concepito dotato di un carattere digrande spiritualità. PAPUS sapeva che:- “finito e infinito sono due principi della creazionedel mondo”, che i numeri sono divini e cose in séstessi. Uno e L’intero chiaramente appartengono allasfera dell’infinito. Laddove le parti e la pluralitàappartengono alla sfera del finito” (Traduzione diPapus al libro X su gli Elementi di Euclide). L’aritmetica Teosofica, ben conosciuta da Papus,peraltro afferma: “Uno è lo spirito del Dio vivente; e’il suo nome che vive per sempre. Due è lo spirito daquesto spirito. In esso egli scolpì le 22 lettere”. Si può notare che Il numero 1 è anche simboleggiatodalla corona ed il numero 2 dalla croce. Croce e coro-na sono, di regola, simbolicamente e inseparabilmen-te associate poiché sono essenzialmente Uno, essen-do differenti e separate solo in senso relativo. Unopuò anche essere identificato con la testa e la corona,due con il cuore e la croce. Quando il matrimoniomistico tra la testa ed il cuore è consumato, la crocepotrebbe anche divenire il giogo, che è leggero, ed ilcarico che è luce, la luce della corona della VitaImmortale. Le nostre meditazioni ci aiutano qualiMartinisti a riconoscere le emozioni per poisottometterle, per purificarle e innalzarle efare del cuore il grande centro dell’amore nel

corpo; ciò anche per consentire, a chi lo desi-dera, che gli aspetti inferiori del due possanoessere rettificati.

C’è chi ritiene che Giosuè, come riportato nel vecchiotestamento, si possa riferire proprio alla manifesta-zione degli aspetti inferiori del due con le seguentiparole:- Scegliete oggi chi volete servire, se gli Dei che iVostri padri servirono oltre il fiume, oppure gli Deidegli Ammorrei, nel paese dei quale abitate. Quantoa me e alla mia casa vogliamo servire YAHWEH”(Giosuè 24:15). YAHWEH (יהוה) ha valore ghematrico 26 ossia 2volte il numero primo 13. ADAD (חדד) ha valore 13,egli è nella mistica ebraica uno dei sette re di Edom(il 4° corrispondente a Tifered). ADAD è quindi il redi Tifered il centro del cuore il luogo più adatto persperimentare l’identità tra uno e amore.Del resto sino che non ci si è spiritualmente rigenera-ti credo che non si possa, in ogni ambito, essere cheservi. In questo senso vedi anche Paolo ai Galati(Galati 4:1-7): “Ora io dico che per tutto il tempo chel’erede è minorenne non è affatto differente dal servo,benché sia signore di tutto, egli è trattenuto in schia-vitù tra gli elementi del mondo per mezzo della legge,sotto tutori e amministratori”. Credo possa essere d’interesse osservare poi che ilquadrato di 2 ossia il numero 4 corrisponde al valoreghematrico del termine aramaico, recepitodall’ebraico ABBA’ אּבא (padre). Termine confiden-ziale con cui solo i “reintegrati” ormai adulti, ossianati in spirito attraverso il “riparatore”, potrebberolegittimamente chiamare il padre, poiché non piùservi, ma elevati al rango di figli.Penso che ogni esoterista dovrebbe cercare consape-volmente di avere dentro di sé ben chiaro (anche senon è cosa facile e scontata) chi sta servendo e cosavuole o può fare. Del resto, in ogni ambito, quando sihanno padroni diversi, se non si ha rispetto e com-

prensione dei diversi obbiettivi e ruoli all’in-terno del tutto, credo sia molto impegnativorimanere uniti. E’ difficile rimanere uniti e comprendersisoprattutto quando si decide di salire il gradi-

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no dell’iniziazione, e suoi successivi livelli,utilizzando anche i materiali e gli elementidei piani intermedi per costruire e mantenereaperta una via per consentire di arrivare in alto. Disperdersi, o essere dispersi, in più linee, metodi,che non si riconoscono e dialogano può interessarevari ambiti. La modalità di “dispersione” di chi vor-rebbe rimanere unito ed aspirare al cielo non è cosanuova e mi rammenta il simbolismo rappresentatodalla torre di babele (in ebraico:מגדל בבל migdal babel= valore ghematrico 111) la leggendaria costruzionedi cui narra la bibbia nel libro della genesi 11, 1-9; lacui storia peraltro ricorda un poema sumerico piùantico (Enmerkar e il Signore di Aratta). Credo sia interessante osservare che anche il nomecompleto della lettera Alef (אלפ) abbia valore 111 alpari di Pele (ּפלא) meraviglia, miracolo, e che 111 è ilanche il valore di Admoni (אדמוני) il rosso, unappellativo di Esav, e di Meunakh (מאנכ) verticale, edell’inizio del secondo comandamento che proibiscel’idolatria Lo Yiehe Lekha (לא יהיה לך) non avrai. Per la mistica ebraica l’episodio della torre non con-traddirebbe peraltro il principio secondo cui l’uomodovrebbe cercare di elevare la propria anima ed ilproprio spirito, sino a Dio, ma bensì enfatizzerebbe ilfatto che l’elevazione a Dio dovrebbe avvenire nellospirito e non nella materia. L’episodio biblico dellatorre di babele starebbe pertanto a significare chel’ascesa verticale Meunakh (מאנכ) andrebbe effettuatatramite l’umiltà e la semplicità e non tramite l’alteri-gia l’orgoglio e la presunzione. Modalità, questa distudio e ricerca, a noi ben nota e precisata nei ritualidell’Ordine Martinista. Del resto per essere Superiorein alto è bene essere sconosciuto e lontano dai clamo-ri e glorie del mondo in basso.L’Ordine Martinista concepito da Papus, del resto,vuole sostanzialmente essere una società di illumina-ti. Le società di illuminati come Papus stesso precisava(v. Martinezisme, Willermozisme, Martinismee Massonerie pubblicato a Parigi nel 1899)sono legate all’invisibile che li dirige ed il loroprincipio di esistenza e durata ha origine su unpiano superumano e il loro governo avviene

dall’alto in basso. Questo scriveva Papus,che le distingueva dalle società dei massoniche per lo meno in Francia non apparivano

legate direttamente all’invisibile e tutto il loro gover-no si svolgeva dal basso vero l’alto con selezione suc-cessive per elezione ed il loro principio di esistenzaavrebbe tratto origine per lo più dai suoi membri.Quindi come diceva Papus non vi dovrebbe essereconfusione tra l’illuminismo, o centro superiore distudi ermetici, e la massoneria, centro inferiore diconservazione del simbolismo dei rudimenti dell’ini-ziazione ermetica, riservato ai principianti. Papusriteneva che solamente entrando nelle fratellanze diilluminati, i massoni potessero ottenere la conoscen-za pratica della luce e progredire.Come sappiano alla morte di Papus nel 1916 è inizia-ta la frammentazione dell’Ordine Martinista. Senzasuccessione diretta a Gran Maestro viene eletto ilsegretario generale dell’Ordine Charles Detrè (Teder)ma la sua elezione, effettuata pare da tre persone, èpoi invalidata da uno degli stessi votanti che si pro-clama Gran Maestro di un ordine dissidente. Successivamente Bricaud Martinista e al contempopatriarca della chiesa gnostica sosterrà di avere rice-vuto la trasmissione orale da Teder e si proclameràGran Maestro. Questo provocherà un’altra scissionein Francia, avendo il Bricaud modificato i rituali,sospeso l’ammissione delle donne e preteso che peradire al Martinismo il postulante debba possedere ilterzo grado massonico. Venendo alle vicende Nazionali, ciò comporterà nel1923 il distacco dei Martinisti Italiani dalla LineaGnostica di Bricaud e l’avvocato Sacchi (Sinesius)venne proclamato dal Gran Consiglio Nazionale deiSuperiori Incogniti Gran Maestro Universale DelMartinismo, linea Papus. Le vicende susseguitesi dalla morte di Papus chehanno portato alla scissione dei Martinisti in Franciaed in Italia, hanno per certi aspetti costituito un

“copione” che pur cambiando qualche detta-glio nelle motivazioni si è sostanzialmenteripetuto più volte e che ha portato attraversodiaspore e scissioni, all’attuale situazione delMartinismo.

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Situazione in cui spesso a farla da padronesono le peculiarità e differenze tra i singoliMartinisti, anziché le analogie ed i punti diconvergenza, come credo che Papus, il fondatore delMartinismo, abbia voluto insegnare con il suo esem-pio. In primis con il suo metodo di ricerca teso sem-pre alla convergenza ed all’unità della conoscenza inogni ambito (facendo sempre di più luci una solaluce) e poi costituendo e organizzando l’OrdineMartinista per preservare la tradizione esotericafacente soprattutto capo a Louis Claude de SaintMartin e a tutto ciò che quest’ultimo attraverso le sueesperienze aveva realizzato.Ovviamente in questa sede non mi dilungherò a par-lare della figura di Louis Claude de Saint Martin,delle sue idee di possibile reintegrazione individualedell’uomo, delle sue esperienze e visioni, delle sueprese di posizione e della sua formazione; argomentiquesti ultimi che esulano dal tema del presente con-gresso e che peraltro ritengo conosciuti o conoscibilia chi mi ascolta. Questo perché proprio grazie aPapus l’eredità spirituale di Louis Claude de SaintMartin credo possa essere potenzialmente presentenel DNA di ogni vero Martinista, attraverso una cate-na ininterrotta di iniziazioni. Ritengo però di riportare le seguenti parole di LouisClaude de Sant Martin circa il suo modo di concepirel’iniziazione:“ la sola iniziazione che predico e cerco con tuttol’ardore della mia anima è quella con la quale pos-siamo entrare nel cuore di Dio e far entrare il cuoredi Dio in noi per compiervi un matrimonio indissolu-bile, che ci renda l’amico, il fratello e la sposa delnostro divino riparatore. Non c’ è altro mistero perarrivare a questa Santa Iniziazione che affondaresempre di più nelle profondità del nostro essere e noncedere finchè non siamo giunti ad estrarne la viventee vivificante radice; perché allora tutti i frutti chedovremo portare, secondo la nostra specie, si pro-durranno naturalmente in noi e fuori di noi,come capita alle piante terrestri, perché sonoaderenti alla propria radice e non cessano disucchiarne il frutto”.Il percorso di ogni esoterista teso ad illumina-

re i dedali della sua interiorità credo lo possaportare ai più diversi ambiti di ricerca e veri-fica, anche apparentemente antitetici, ma

ritengo che il percorso del Martinista non possa maiprescindere dai valori e principi enunciati dal fonda-tore dell’Ordine stesso. Terminerò quindi leggendo, anche se è già sicura-mente ampiamente nota a tutti i presenti, la dichiara-zione di principio emanata a Parigi dal primoSupremo Consiglio Dell’Ordine Martinista: -“L’ordine è essenzialmente spiritualista, combatte

con tutte le sue forze l’ateismo e il materialismo e, incollegamento con le altre fratellanze iniziatiche,combatte l’ignoranza e dà al simbolismo l’importan-za che gli compete in tutte le serie iniziazioni. Non sioccupa di politica e tantomeno di questioni d’ordinereligioso, mantenendo la tolleranza più assoluta”. Ritengo tale dichiarazione di per sé esaustiva adesprimere tutto ciò che il Martinismo è o dovrebbeessere. Credo che sia importante riflettere sui conte-nuti della dichiarazione che rappresentano la matricevoluta dallo stesso Papus fondatore dell’Ordine econsiderare che la profonda comprensione dei princi-pi enunciati ed il loro fedele rispetto possano rappre-sentare l’unica medicina per mantenere sempre vivala nostra tradizione e superare ogni possibile difficol-tà.

OBEN S:::I:::

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Spunti e riflessioni

perché

a volte è facile dimenticare

DEVI I:::I:::

Ordine Martinista

In occasione del convegno tenutosi in occasione del

centenario dalla morte di Papus, alcuni fratelli esorelle sono stati giustamente sollecitati ad una medi-tazione attiva sul tema della giornata. Ne è emersauna ricerca sulla metodologia del Martinismo, conte-stualizzata nel contemporaneo. Si è cercato quindi disviscerare una sorta di promemoria per sé stessi, ten-tando piuttosto grossolanamente di capire dove ci tro-viamo: in quale epoca, con quali persone, in qualestato dell’essere. Di seguito, offro un piccolo tributo di elucubrazionesul tema trattato, per quanto umile e scarsamente cul-turale potrà essere.Certamente una riunione raggruppante diversi Ordininon sarebbe mai avvenuta se Papus non avesse svol-to il lavoro per il quale viene ricordato: costruendo lanostra struttura, cominciando quel lavoro di trasmis-sione che è propria del Martinismo. Trovo immensa-mente triste che dopo la sua morte, come è noto ai piùdotti di me, quella che doveva essere un ambito diriconciliazione si sia trasformato poco luminosamen-te in un terreno di contrasti e disgregazioni. La “sepa-razione” cui ogni iniziato tenta di fuggire per avviar-si verso la reintegrazione si manifesta davvero neimodi più palesi, e di conseguenza meglionascosti. Mi sono domandata molte volte per-ché una struttura che si propone come scopoprincipale proprio la reintegrazione, non soloindividuale ma anche e soprattutto universale,

che dovrebbe essere permeata da intenzioni,pensieri, parole, azioni che mirano all’ascesadell’anima, siano invece soggette ad eventi e

situazioni sfocianti in soluzioni di natura a mio avvi-so più bassa. Ma chi accede ad un percorso spirituale si promette disottoporsi a sacrifici per ottenere il proprio migliora-mento spirituale. E quale maggior sacrificio se non rinunciare al soddi-sfacimento del proprio ego? Il quale soffre, si lamen-ta, si strugge, tentando di far cadere la parte lumino-sa con sé, purtroppo molte volte riuscendoci, vanifi-cando tutti gli sforzi fino a quel momento compiuti.Eppure il nostro Ordine potrebbe quasi essere asso-ciato ad un percorso monacale: ci mette in guardiasull’ignavia, che si manifesta in innumerevoli modi,facilmente riconducibili a numerose scuse e giustifi-cazioni per tutti gli ostacoli che noi stessi abbiamoposto sul nostro cammino, al fine di non svolgere ilavori che, sempre noi stessi ci siamo promessi; ciindica le differenze fra preghiera, invocazione edevocazione, sottolineando poi il metodo e l’approcciogiusto, al fine di non sconfinare in deliri di potere efavole auto-raccontate che portano quindi da altreparti ma non verso il percorso che si è deciso, si speracoscientemente, di seguire; definisce l’utilizzazionedi tutti gli strumenti che l’uomo ha a disposizione,come il pensiero, la parola, l’azione, e di come questiinfluenzino concretamente il mondo esterno e possa-no modificare, che ci piaccia o no, il nostro stato del-l’essere in base alle scelte che compiamo caratteriz-zando la qualità dell’essenza più intima.Persino in grado di associato, le meditazioni suggeri-te dall’Ordine sono uno strumento base per iniziareconcretamente un lavoro di ricerca interiore. Esseinfatti ci “costringono” a metterci di fronte al nostroio, ai nostri comportamenti, alle nostre reazioni, allenostre scelte. Tutte cose che hanno contribuito allacostruzione dei gusci della nostra personalità profana,

che noi vogliamo comprendere e sublimare inun’ascesa verso la nostra vera essenza.Troppo spesso infatti, a mio avviso, si dimen-tica una parola fondamentale con cui usiamodesignare il nostro percorso: interiore.

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Non a caso, il Martinismo è una via prevalen-temente solitaria, dove l’iniziato fin dal primogrado rende conto esclusivamente a sé stesso,senza dover enunciare tutti i suoi vizi in una piazza.Eppure, mano a mano che si acquisisce consapevo-lezza, ci si rende conto che dentro sé stessi non si èaffatto soli. Anzi, le entità che noi andiamo tantoricercando sono molto più manifeste dentro di noi cheal di fuori. Mi permetto di portare alla vostra attenzione unesempio per farmi meglio comprendere: è abbastanzacomune, una volta cominciato un percorso spirituale,desiderare passionalmente aver subito riscontro diquanto si va cercando; ci si aspettano incredibili feno-meni paranormali, l’acquisizione di poteri sovranna-turali, la visione improvvisa della realtà senza veli. Molte volte potrebbe essere percepito come una delu-sione il fatto che tutto questo non si verifica necessa-riamente. Ma è anche questa una prova a cui siamosottoposti; infatti saremmo solo inutilmente facilitatise durante il nostro percorso trovassimo un angelo eun diavolo ad indicarci quale strada percorrere.Sarebbe probabilmente facilissimo, senza alcunriscontro di coscienza, utilizzando solo l’ascolto confede verso l’angelo, non seguire le indicazioni forni-teci dal nostro lato oscuro. Ma la via che viene perse-guita attraverso una ricerca appunto interiore non èfacile. Tanto più che, ammettendo il ragionamentofinora esposto, potremmo dire visto, che siamo dota-ti di libero arbitrio, che siamo proprio noi ad avercreato le nostre personali entità negative, le qualialbergano in nessun’altro luogo se non nascoste nelnostro intimo; le più preoccupanti, nascoste anche ainostri stessi occhi. E’ in questo modo che ne siamoschiavi, esse ci manovrano e noi senza renderceneconto non possiamo farne a meno. Concludendo, credo che la bellezza del nostro per-corso sia proprio quella di non soggetti ad afferma-zioni di verità assolute, dogmatiche e indiscriminata-mente imprescindibili per tutti. Invece, si è invitati sempre all’autoanalisi,costantemente rimettendo in dubbio tuttoquello che si era appreso fino a quel momen-to, creando così una sorta di esercizio medita-

tivo continuo ed inarrestabile. Forse perché se fossimo già riusciti nell’im-presa ultima, non ne avremmo bisogno.

DEVI I:::I:::

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Cenni sul simbolismo

e sui suggerimenti presenti

nella via Martinista.

AKASHA I:::I:::

Ordine Martinista

Quando Papus fondò l’Ordine Martinista nel 1891,

fissò i fondamenti che ancora oggi sono gli stessi; traquesti, il sistema iniziatico in tre gradi e in particolarmodo, la seguente linea guida: “L’ordine è essenzialmente spiritualista, combattecon tutte le sue forze l’ateismo ed il materialismo; incollegamento con le altre fratellanze iniziatiche,combatte l’ignoranza e dà al simbolismo la grandis-sima importanza che gli compete in tutte le serie ini-ziazioni. Non si occupa di politica e tanto meno diquestioni d’ordine religioso. Permette e facilita glistudi, mantenendo la più assoluta tolleranza.” Si evidenzia così quanto sia importante il simboli-smo, anche se nel Martinismo i simboli non sono cosìnumerosi come, per esempio, nella Massoneria, chesecondo il parere di alcuni, potrebbe apparire, da que-sto punto di vista, una via più facile. Lo studio del simbolismo è quindi alla base del

nostro insegnamento.

Mi sono chiesta perché questa importanza del simbo-lismo, cosa abbia il simbolo che lo rende così fonda-mentale e perché Papus lo evidenzi in questo modo. Leggendo alcune note di Allegri, ho notatoquesto inciso:“Il simbolo grafico è un punto d’appoggiodella nostra volontà e ciò perché ha la poten-

za, datagli da secoli, di richiamare zone pro-fondissime del nostro Ego.Ogni simbolo vero, antico, autentico si con-

nette intimissimamente col Mondo delle idee, dellequali non è che una speciale e spesso rudimentalepianta, grafica o diagramma.” Il simbolo come “punto d’appoggio” è come se fosseil filo di Arianna per ritrovare la via di qualcosa a cuila nostra volontà si può appoggiare senza perdersi.In un’altra citazione (Mead - Così in alto come inbasso), troviamo:“Nell’apprendere il linguaggio dei Simboli è neces-sario conservare la mente libera, plastica, adattabi-le; se noi persistiamo nel mantenerci attaccati alleantiche rotaie non ci familiarizzeremo mai con esso.La bellezza dei grandi simboli sta nell’infinita varie-tà dei loro modi di interpretazione; e se pensiamo cheper ogni simbolo c’è un significato definito, non fac-ciamo che paralizzare quel simbolo che è nella nostramente, lasciandola cadere morta e piatta nel superfi-ciale.Bisognerebbe che maneggiassimo i simboli come ilmatematico maneggia le cifre, senza dimenticare cheessi sono i giocattoli degli dei. A mio avviso, il segre-to della interpretazione sta innanzi tutto, nel portareil simbolo nella propria mente e non già questa nelsimbolo.” Questo riferimento fa vedere come sia importantelasciare “morire” la personalità profana per avventu-rarsi negli ambiti del simbolismo, senza i vecchischemi mentali. Il simbolo non ha un’unica interpre-tazione. Ogni spirito si avvicina ad esso con la suaintelligenza. Così, diamo al simbolo la possibilità diattivarsi in noi, facendolo entrare in profondità nelnostro essere e noi, entrandoci in profondità, nella suamolteplicità di significati. Marco E. Allegri quando fu imprigionato, durante laseconda guerra mondiale, bussò la nostra batteria sulmuro per ricollegarsi al Rito ed all’egregora. In lui,

questa simbologia era diventata un’azionereale. “Lo studio, la meditazione, il silenzio, la con-centrazione sui simboli tradizionali provoca-no continue manifestazione che confortano

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fede e speranza. Il simbolo diventa realtà” Cosa mi potrebbe servire per addentrarmi nelsimbolo, senza rischiare di sfiorarlo solosuperficialmente?• Predisposizione e qualità dell’anima

• Concentrazione

• Silenzio

• Meditazione

• Contemplazione

Credo che queste possano rappresentare alcuneimportanti chiavi di accesso per inoltrarsi nello studiodei simboli, altrimenti non se ne ricava alcuna consa-pevole comprensione, e conseguentemente nonavviene nessuna trasformazione del proprio essere,dato che senza muoversi con efficacia nell’indagine,non si riesce concepire la realtà del simbolo che con-seguentemente non riesce attivarsi in noi.La predisposizione “celeste” dell’anima è la condi-zione essenziale per avere la possibilità d’intuire ciòche non sia esclusivamente materia, a prescinderedalla dotazione intellettiva. Senza una predisposizio-ne “luminosa” è molto improbabile che un simbolo oqualsiasi altra cosa possa rivelare la propria originenei piani sottili più elevati, a prescindere dalla forma-zione culturale e scolare.La concentrazione “a freddo”. Non è semplicemen-te una capacità di indirizzare i propri sforzi mentali suuna determinata azione che si stia compiendo. Infatti,nell’ambito della nostra via, si deve evitare che siastimolata da emozioni forti, egoistiche, cupide, pas-sionali che portano inevitabilmente all’oscurità dellacontro-iniziazione. Poiché raramente qualcuno è stato abituato a farlo, ènecessario iniziare a controllare il fisico, con esercizisemplici e per lo più di breve durata (all’inizio, pernon più di qualche minuto). Poi si potrà tentare di cal-mare anche la mente, concentrandosi su qualcheoggetto piccolo, ma ben in vista, escludendo progres-sivamente qualsiasi disturbo fisico e psichico.Ad ogni modo, il significato di concentrazio-

ne è: far confluire o convergere in uno stessopunto. Se si guarda la parola “concentrare”,ricaviamo che tramite la sua radice viene esal-tato il “centro”, che si può collegare al nostro

centro interiore, ovvero il cuore. Così, sipotrebbe intuire anche il possibile significatodi : bussare alla porta del cuore. In tal

modo, ci si collegherebbe, tramite la coscienza, alla“via cardiaca” introducendoci a piani diversi daquelli materiali. Se, al contrario, ci si concentra sul-l’onda portante e stimolante delle passioni, notiamoche è un’opzione scelta istintivamente da molti,anche potenzialmente con grandi talenti, in quanto ècoerente con le esigenze della materia; quindi facileda esercitare. Però le cupide passioni si intrecciano aiveli da cui ci si dovrebbe liberare per “conoscere” laverità su sé stessi e su altro, se si desidera veramentecamminare verso la Luce del Padre; quindi, è pocoprobabile che questo tipo di concentrazione adrenali-nica possa portare a dirigersi in alto. Attraverso la concentrazione si può acquietare la

mente.

La concentrazione e la progressiva riduzione dei“rumori” esterni ed interni permettono la Meditazio-

ne. Si può raggiungere una padronanza delle attivitàdella mente. Solo quando la mente sarà assolutamen-te acquietata, pacifica, silenziosa e consapevole,quasi senza pensieri, potrà dirigersi senza limiti,dove sarà necessario. La meditazione con il centroacquietato da stimoli passionali ci permette di trova-re la personale essenza, la voce dell’anima che è col-legata con lo Spirito. La concentrazione “a freddo”, il silenzio e la medita-zione sono i presupposti per l’ultimo punto, la

Contemplazione: Durante la meditazione, è possibi-le riuscire a fissare lo sguardo interiore ed il pensierosu qualcosa che suscita ammirazione, stupore, mera-viglia.Con questa premessa mi è più chiara la ben conosciu-ta citazione di Saint-Martin: “la sola iniziazione èquella con la quale possiamo entrare nel cuore di Dioe far entrare il cuore di Dio in noi, per compiervi unmatrimonio indissolubile, che ci renda l’amico, il fra-

tello e la sposa del nostro divino Riparatore.”Nel Martinismo sono pochissimi simboli pro-posti all’indagine. Tra questi, i più evidentisono rappresentati da: Trilume, tappetini di

diverso colore, Maschera e Mantello.

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Ci viene precisato che il Trilume può rappre-sentare: “Una sola ed unica luce che emanada tre Lumi differenti, così pure come unasola ed unica verità emana da sorgenti diverse.”Naturalmente ha molti altri possibili significati, tracui la dottrina esoterica dell’unità, sia relativa allareligione, che alla scienza. Papus ha precisato nella fondazione dell’Ordine, chela nostra via combatte l’ateismo ed il materialismo incollegamento con le altre fratellanze iniziatiche. Haben sottolineato che nessuno culto può attribuirsi ilmonopolio del possesso della verità per cui si puòfacilmente dedurre che, seppur nel suo libro“Martinezismo, Willermozismo, Martinismo eMassoneria” abbia sottolineato il carattere essen-

zialmente cristiano del Martinismo, non esistealcuna chiesa del Martinismo.A tal proposito, Saint-Martin scrive:“…Ma aggiungo che gli elementi misti sono il mezzoche Cristo doveva assumere per arrivare sino a noi,invece noi dobbiamo spezzare, attraverso questi ele-menti per arrivare sino a lui, fintanto che riposeremosu questi elementi, saremo arretrati. — Ora, voi nonignorate già che il riparatore e la causa attiva sonola stessa cosa”. L’ipotetico carattere cristiano per alcuni risalterebbeanche dalla presenza dalla Shin nel tetragramma יהוהche diventa יהשוה.Ciò porterebbe anche a questa enunciazione: “E’ iltempio del vero Dio, che è il centro della parola.Quando il Cristo è venuto, ha reso la pronuncia diquesta parola più centrale e più interiore, poiché ilgran nome che queste quattro lettere esprimevano èl’esplosione quaternaria o il segnale cruciale di ognivita; mentre Gesù Cristo portando dall’alto la ש haunito il santo ternario al gran nome quaternario, dicui tre è il principio”Ad ogni modo, su questo percorso, non si escludenessun uomo di desiderio dall’entrare nell’Ordine edal percorrere la nostra via, qualsiasi sia la suareligione. L’idea di Papus era la comunione universaled’iniziati, sacerdoti di tutti i culti uniti per ilprogresso sul cammino dell’Umanità verso la

perfezione. Perciò anche nella scienza deve avvenirequesto sorgere dell’Unità dalla diversità e

deve avvenire un conciliare del materialismo con lospiritualismo.Il principio di questo lavoro verso la perfezioneriguarderebbe in prima istanza, la purificazione delnostro essere. Il Trilume lo indica con le tre luci chesi assommano nell’immissione di un’unica luce che sidirige verso la nudità spirituale e la compenetra finoa rivestirla . Questo crea in noi un sentimento d’umiltà, se in noic’è il desiderio di sacrificare le proprie passioni, dibruciarle a questa fiamma. Saint-Martin scrive:“Quando soffriamo per le nostre opere false e infette,il fuoco è corrosivo e bruciante e tuttavia deve esser-lo meno di quello che serve da fonte a queste falseopere; così ho detto più per sentimento, che perraziocinio, che la penitenza è più dolce del peccato.Quando soffriamo per gli altri uomini, il fuoco è piùaffine all’olio e alla luce, così, sebbene ci strazi l’a-nima e ci inondi di lacrime, non si passa per questeprove senza ricavarne deliziose consolazioni esostanze più nutrienti”.Questo ci potrebbe portare direttamente ai tre tappe-tini che hanno un significato direttamente collegato aquesto concetto. Il significato più “materiale” è sem-plicemente riguardante il sistema gerarchicodell’Ordine. Come ogni istituzione creata da uomini,ha bisogno di una struttura che sia gestibile nella mol-teplicità organizzata di persone che sono in essa. Collegata alla nudità spirituale che viene colpita dallaLuce si potrebbe immaginare l’analogia con i coloridei tappetini e le fasi alchemiche. Nero, bianco erosso, dalla Nigredo verso l’Albedo per giungere allaRubedo. Inoltre, come suggerisce il rituale, questa sequenza:può indicare simbolicamente le parti del corpo.

Il primo tappetino quello nero, il ventre, checorrisponde al corpo che può indicare laforza fatale della natura che è cieca, il desti-no. Il secondo tappetino bianco il petto checorrisponde alla vita nell’uomo e alla forza

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universale nel mondo che può indicare forzasemi fatale e semi intelligente del cervelloagisce per mezzo della volontà umana che èpotente quanto il destino. E il terzo tappetino rosso latesta che indica il pensiero (immagine dei lumi) chepuò indicare la forza sovraintellettuale e superco-sciente che chiamiamo Provvidenza. Questa si puòaccoppiare alla volontà umana, solo con il suo libe-ro e assoluto consenso.Vediamo come nel processo interiore riferito al tap-petino nero, nel quale siamo completamente senzadifese contro le forze fatali della natura, possiamoavere anche la possibilità d’unire la nostra volontàcon quella divina. Questo ci riporta alla citazionenella quale Saint-Martin parla dell’unica vera inizia-zione che unisce il cuore dell’uomo con quello divi-no. Sorprendente e indicativo è il fatto che questo nonpuò accadere senza il nostro libero e assoluto consen-so. Il divino ci lascia sempre la libertà di scelta suquale sentiero percorrere. L’indagine simbolica che viene suggerita dai tre tap-petini e dal Trilume, potrebbe svelarsi come una baseper poter accedere agli altri due. Se non si riesce adintuire qualche cosa con i primi simboli, l’indaginesugli altri può portarci in basso invece di portarci inalto. Non è mai da sottovalutare l’opzione del nostrolibero e assoluto consenso; non sappiamo dove possaessere la sua fonte, fin quando non sia stato fatta perbene l’esplorazione di noi stessi.“Energie una volta invocate, sia pure per obbligo dicostumanza, finiscono fatalmente per rispondere afatalità che vorremmo chiamare Provvidenza”Negli altri due simboli questa citazione potrebbedivenire sempre più illuminante ed evidente.Quando si indaga sulla figura della maschera impa-riamo che quella dovrebbe servire per: l’ autocrea-zione della personalità mediante l’isolamento e lameditazione. Mediante la maschera la tua personalità mondanascompare.E da te stesso, nel più completo isolamentoche devi trarre i principi del tuo avanzamen-to nella via iniziatica. IMPARA AD ESSERETE STESSO.

Il valore della propria libertà, che per mezzodella volontà è potentissimo di fronte aldestino e alla Provvidenza.

Sotto la maschera dovrei essere libera, progressiva-mente sempre più libera; in effetti, lo sarò solo seavrò ritrovato e riconosciuto la mia vera personalità-essenza. Infatti senza questa consapevole coscienzac’è il rischio o la certezza di non aver rimosso le tantealtre maschere, o veli, o gusci delle quali nella mag-gioranza dei casi, non si è consci. Infatti, non sarà possibile trarre da me stessa, lacosciente consapevolezza dei principi, se sotto adun’ulteriore maschera quel mio essere continua adessere sepolto da mille maschere sconosciute. Invecedi ricreare la personalità, a seguito di una scelta mia,non farò altro che perdermi in altri strati oscuri, con-dizionati da un destino obbligato (tappetino nero,forza fatale) perché non conscia di quello che si è.Non comprendendo correttamente i suggerimenti delnostro metodo, c’è il rischio concreto di crearsi unamaschera di ferro dalla quale sarà molto arduo uscire. Qualche cosa di simile può riguardare il mantello.Il mantello indica la necessità della prudenza, servi-ta dalla volontà per distruggere i funesti effetti dell’i-gnoranza. L’uomo dopo essersi isolato nello studio di sé stessoperviene mediante la meditazione a creare la pro-pria personalità. Egli può allora affrontare senza tema gli altri uomi-ni, a deve sempre stare in guardia. Tutte le forzefatali, che egli avrà dominate una alla volta lo attac-cheranno in massa tentando di abbatterlo. Ch’egli sappia allora ripiegare intorno a sé il man-tello misterioso che rende insensibili agli attacchidell’ignoranza.Il collegamento con il Trilume ed i tappetini sembre-rebbe molto evidente. Il mondo materiale come sem-pre tende a sopraffarci. Le forze fatali del mondomateriale possono tranquillamente vincerci, soprat-

tutto se la fase della Nigredo non è stata supe-rata completamente. Perciò tutte le forzeoscure continuano ad avere facile accesso innoi che possiamo conseguentemente soccom-be alla loro seduzione.

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Lo studio del mantello implica un lavoro dafare: Isolarsi nella calma della propria

coscienza.

Questo ci riporta a quanto accennato sopra in meritoalla concentrazione senza stimoli passionali (concen-trazione a freddo) che ci porta nella calma della pro-pria coscienza dove dobbiamo, se vogliamo, tentare illavoro della Nigredo.Mi sono chiesta cosa si trova sotto il mantello? Cosaè il mantello?Penso che sia molto facile confonderlo con un sem-plice guscio a protezione da qualche cosa che cipotrebbe minacciare nella realtà materiale. Così, sup-pongo che se non si medita adeguatamente non si sco-prirà affatto quale possa esser la sua funzione più pre-ziosa nei confronti della minaccia costituita da forzefatali, intorno e dentro di noi, che sono sempre lìpronte ad attaccarci, con grandi possibilità che si soc-comba ad esse invece di vincerle. Nell’introduzione dello Zohar (edizione Pritzker)viene descritto il mondo (interiore ed esteriore)come un miscuglio di elementi divini e demoniaci.Sia la traccia divina con le sue dieci Sefirot, che laspaventosa struttura con i suoi molti strati diQelippot, o gusci demoniaci, possono essere trovatiin esso. Se il divino è in noi, lo è anche il suo contrario; per-ciò invece di avvicinarci al divino c’è sempre ilrischio di rafforzare questi veli e tutto ciò che ad essiè collegato, finendo in un’oscurità assoluta nellaquale la luce divina non può entrare. Invece di con-quistare il mantello, potremmo creare ulteriori stratidi gusci.Riportandoci all’unica luce che colpisce la nostranudità spirituale, sembrerebbe evidenziarsi la neces-

sità di essere disposti a metterci a nudo; l’umiledesiderio di sacrificare le proprie passioni e di bru-ciarle è un atto di volontà al quale nessuno ci obbliga,ma che può sorgere dal cuore.Quando ci vengono suggerite le 14 medita-

zione estrapolate con scelta oculata, da

quelle di Sedir, ci si rende conto che costitui-scono un aiuto per metterci a nudo riguardo aciò che si pensa, si dice, si opera; ovviamente,

di nuovo, appare la necessità della concentra-zione a freddo, per evitare di stimolare queigusci dai quali, creando ed entrando nella

calma interiore, ci dobbiamo invece liberare vincen-do gli stimoli delle cupide passioni.Probabilmente è a seguito di questo lavoro che laluce, somma di tutti le luci, può colpire la nostra nudi-tà spirituale e può ricoprirla. Potrebbe essere questo ilmantello misterioso: un mantello di luce che non faentrare l’ombra. Ma, come ho premesso, prima diaverlo coscientemente a disposizione dobbiamo estir-pare i gusci di oscurità che ci siamo creati e chepotrebbero farci andare direttamente verso il basso. Per questo ci vuole l’assoluta consapevole accettazio-ne che in noi c’è anche l’ombra. Senza arrendersi aquesta realtà, e se non si percepiscono i veli, nessunprogresso sarà possibile. Da tutto ciò, si può dedurre che, sia il mantello, che lamaschera, sono strettamente collegati alla nostra puri-ficazione interiore, alla conoscenza di noi stessi e allascelta libera della nostra volontà in merito a qualesentiero desideriamo percorrere. Ovviamente, da quanto ho accennato, risulta eviden-te che a causa della sempre possibile arroganza edella supponenza, invece di trovarsi, alla fine, conuna maschera tramite la quale diventiamo “uno sco-nosciuto fra altri sconosciuti”, sotto la quale creiamola propria personalità, e invece di ripiegare il man-tello misterioso intorno a sé, ci si potrebbe trovare adaver edificato delle costruzioni di piombo, persi nel-l’oscurità dove difficilmente riuscirà entrare la lucedivina. Chissà, forse è proprio questa la condizione nellaquale ci troviamo e magari da qualche parte un po’ diluce ha trovato modo di fare il suo ingresso per richia-marci verso la luce divina. Tramite i suggerimenti simbolici che possono indi-carci la via per noi più idonea da seguire, forseriuscendo a percorrerla, potremmo creare le condizio-

ni affinchè la Provvidenza si allei con lanostra volontà. Avviandomi al temine di questa digressione,mi domando spesso perché diventi sempre più

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difficile nella società odierna percorrere unpercorso come il nostro? Esiste una costante, che riguarda le battaglieinteriori.E’ sempre più difficile interagire anche soloincidentalmente con la molteplicità di coloro cherimangono proiettati esclusivamente verso l’esterno,ignorando più o meno volutamente l’universo interio-re. In questo tempo, molti sono convinti di avere pos-sesso della verità, accecati da una cultura che insistesull’ipotesi consumistica, in funzione della quale l’i-potetica conoscenza deve essere facilmente disponi-bile per tutti anche quando in realtà questi non sonoassolutamente interessati a conoscere veramentequalsiasi cosa si possa porre al di là dei soddisfaci-menti materiali. La conseguente pseudo conoscenza diventa così soloun altro lusso da esibire, od uno strumento di potere,ma che non trova nessuna proiezione verso l’interio-rità. Siamo in una società con presunzioni ugualitarie incui nessuno è però uguale. In molti attualmente affer-mano: Società in cui un pesce viene giudicato dallasua abilità di salire l’albero. Così magari ci si trovaad essere uno che è pesce, ma si ha solo letti moltilibri sul come si arriva alla punta dell’albero. Cieco a causa della propria superbia, non si ha nienteda insegnare e un povero individuo che ci si affida,magari veramente pronto a salire l’albero, si troverà arimanere immerso nel lago a leggere libri su quelloche dovrebbe fare fuori dall’acqua, non uscendonemai neppure lui, anche a causa nostra,.Come accennavo all’inizio, i principi del nostroOrdine, fissati da Papus, sono rimasti attuali come loerano in passato; ovvero, sono collegati ad una sortadi lotta che si sviluppa in un mondo in cui il divinoviene spesso rifiutato e il guscio oscuro glorificato. Nell’ottica di una esigenza di rigenerazione spiritua-le, contestuale all’auspicio di reintegrazione nellaluce divina, tutti ed a maggior ragione gli iniziati,dovrebbero sentire l’obbligo di lavorare su disé, di impegnarsi veramente per essere prontianche per dare una mano al prossimo nel ten-tare di realizzare questa impresa. Non riuscire ad essere sinceri con sé stessi,

non essere umili e non piegarsi alla consape-volezza della propria oscurità, porta anche adessere manchevoli oltre che per sé stessi

anche verso il prossimo, e all’impossibilità di rag-giungere lo scopo finale.Concludendo, sarà bene tenere presente che in gene-rale, nel contesto sociale in cui viviamo oggi, gli stru-menti di base per addentrarsi nella comprensionedella simbologia e per rendere operativamente con-crete le scelte che ne potrebbero conseguire, sembra-no divenire sempre più difficili da essere efficace-mente utilizzati. La nuova generazione sembrerebbesempre meno preparata per questi compiti, meno chemai allenati dall’infanzia. Contemporaneamente,l’offerta di fantasie New Age è sempre più ampia, esempre più fuorviante. Risulta così evidente l’impor-tanza per tutti noi di rimanere con gli occhi aperti,prima di tutto per noi stessi, ma poi anche per il pros-simo e per dargli una mano dove e quando sia possi-bile.

AKASHA I:::I:::

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