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Urbanistica Napoli 1

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Sezione Metodolo e e M odelli

Nel numero precedente del Bollettino, la Sezione

Metodologie e Modelli si e occupata di una citta,

Francoforte, con 1 0 scopo di analizzare alcune questioni

dellasua trasformazione ed alcune recenti realizzazioni.

Anche su questa numero si parla di una ci t ta , Napoli,

vista, pero, dall'ottica di chi si occupa di rappresentazio-

neeaffronta questioni su come sia possibile descrivere 0

rappresentare una citta.

Molte citta sono state descritte, da viaggiatori 0 da

scrittori,ed il problema e quello di capire fino ache pun-tola descr iz ione e utile ad individuarne la struttura fisi-

ca. Quando questa descrizione e fatta da un progettista,

dachiha immaginato una modificazione della citta stes-

sa e la descr ive , il problema e quello di capire fino ache

puntoquesta descrizione corrisponda ad una reale possi-

bilita di intervento sulla struttura della citta.

E ilcaso del saggio di V . Ruffo Sull'abbellimento di cui

e capace la citta di Napoli di cui si occupa Angelo De

Candiacercando proprio di superare la descrizione per

arrivare alla rappresentazione grafica, e quindi alla

visualizzazione, della modificazione proposta.

L'intervento di Assunta Carotenuto parte dalla analisi

degliarticoli pubblicati su Napoli Nobilissima, che costi-

tuiscono «unpunto di riferimento includibile per la cono-s c e n z a della topografia, dcll'arte e della storia napoleta-

n a N , per parIare degli interventi di trasformazione, del

secoloscorso, su via Duomo.

LiaM. Papa si occupa, invece, del rapporto che esiste

tra la citta di sopra, quell a visibile, e la citta di sotto,

"quella che si e sviluppata al di sotto del suolo" e cioe

quella invisibile.

II rapporto tra la citta visibile e la citta invisibile puo

anche essere la chiave di lettura degli altri interventi.

Non e un caso che e la rappresentazione, 0 il disegno

sesivuole, a rendere visibili le cose invisibili, quelle cioe

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che sono solo immaginate 0 pensate, e non e un caso chemolto spesso Ie citta sono solamente descritte ed ancora

non i: un caso che queste descrizioni spesso sono il frutto

di emozioni e di sensazioni che vengono pienamente rese

solo da scrittori, che sono in grade di cogliere la vera

anima di una citta,

Abbiamo quindi anche bisogno di quella che si po-

trebbe chiamare la "citra descritta" e che si contrappone

alIa "citta disegnata', Quest'ultima, molto pili dell'altra, e

il frutto di una interpretazione che il disegnatore fa dellacitta: e una sorta di astrazione che ha, pero, bisogno di

esprimersi attraverso un segno grafico e che quindi si

identifica con quel segno.

La descrizione, invece, anche se fedele, lascia un mar-

gine ampio alIa immaginazione e, quindi, puo far pens a-

re a soluzioni diverse ed alternative.

Ma la citta e fatta di architetture, oltre che di vuoti, ed

anche quando si parIa di architettura si puo parlare di

"architettura descritta" e di "architettura disegnata''

Quando si parla di architettura descritta ci si riferisce

fondamentalmente alle teorie, come formulazione di una

ipotesi tendente a dare una spiegazione di alcuni feno-

meni 0 modi di progettare: mentre per architettura dise-

gnata si intende principal mente il progetto non seguitodalla realizzazione.

La descrizione e il disegno sono formulazioni impor-

tanti per la comprensione dell'architettura, cosi come 1 0

sono per la comprensione della citta, anche se alla descri-

zione di una citta non sempre corrisponde una teoria sul-

la sua forma 0 sulla sua trasformabilita rna piuttosto il

racconto di come si vorrebbe che fosse la citta 0 una sua

parte; 0 di quello che si perde nella sua modificazione; 0

ancora di quello che non si vede rna c'e, e presente, e

contribuisce a farIa essere citta.

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Metodologie e Modelli ~

,

I

38

Ita prima serie di «Napoli Nobilissima»

e l'intervento di risanamento di via Duomo

a Napoli

ASSUNTA CAROTENUTO

«Napoli Nobilissima» non e stataedita con continuita nel corso degli

anni, ma per ben tre volte le sue pub-

blicazioni sono state interrotte e ri-

prese dopo periodi pili 0 meno lun-

ghi di tempo. La prima serie e andatain stampa per la prima volta nel18921

e si e conclusa nel 1906; la seconda

viene pubblicata tra il 1920 ed il

19222. La terza serie, dopo la lungapausa dovuta al confiitto bellico, ripren-

de nel 196P e prosegue fino al 1983,

per essere nuovamente pubblicata dopo

un breve intervallo, continuando tut-

tora ad uscire regolarmente,

Tra le varie serie quella iniziale

si caratterizza in modo distintivo,

soprattutto per l'impegno profuso da

coloro che l'idearono e vi collabo-

rarono, per salvare il ricchissimo pa-

trimonio culturale napoletano, in

quegli anni minacciato dall'incuria

delle auto rita competenti, ma so-

prattutto dall'intervento demolitoredel Piano di Risanamento della cit-

ta che veniva attuato nella stesso

periodo e su cui avremo modo di

ritornare pili avanti.

Con le serie successive, infatti,

pur non essendo da meno in quan-

to ad impegno nella lotta per la sal-

vaguardia dei monumenti di Napoli

e dei suoi dintorni, gli autori si sono

trovati ad operare in un contesto

ormai profondamente diverso, an-

che perche privo della stimolo del

Risanamento.

Tra le parti di citta interessate daquesta intervento Figura anche via

Duomo, limitatamente al tratto in-

feriore, quello che andava da via

Vicaria Vecchia fino alla Mari-

na (nella parte superiore la strada

era stata sistemata in modo par-

ziale negli anni precedenti: dal

marzo 1861 al 1868 il tratto da via

Foria al Vescovado e nel 1870 iltratto dal Vescovado sino alla via

Vicaria Vecchia.

Si dovra attendere fino al 1880

per completare la sistemazione del-

la via del Duomo con i lavori del

Risanarnento]", nel corso del quale

furono operati grossi tagli nel tes-

suto urbano preesistente, con il con-

seguente stravolgimento dell'imma-

gine dei luoghi e delle tradizioni ad

essi legate.

Rielaborazione di un capitolo della tesi diDottorato di Ricerca in Disegno e Rilievo

del patrimonio edilizio - VI cicio - dal tito-

10: " rilievo e 10 roppresenl'ozione comestrumenti per 10 conoscenzo del potrimo-nio orchitettonico: I'esempio di vio Duomoo Nopoli. Tutor: prof. A. Fusco, prof. C.

Cundari, Universita di Romo "La Sapienza"(sedi consorziate Nopoli, Torino e Trieste)

Su tale argomento, e su altri sem-

pre collegati a via Duomo ed allasua storia, la prima serie di «Napoli

Nobilissima» ci ha lasciato la sua

preziosa testimonianza, con non

poche pagine di indagini e descri-

zioni storiche.

La rivista nel tempo.

«Napoli Nobilissima» nasce nel

1892 da una idea di Salvatore Di

Giacomo, allora gia poeta afferma-

to, e di Benedetto Croce, anche lui

protagonista, nonostante la giova-

ne eta, della cultura napoletana,

dove si distingueva come acutoindagatore della natura della storia.

Ad essi si aggiunsero poi 1 0 sto-

riografo Giuseppe Ceci - la cui

Bibliografia per la storia delle arti

figurative dell'Italia Meridionale ri-

mane, ancora oggi, un testa essen-

ziale e di grande utilita per gli stu-

diosi della materia - che diventera

ben presto uno dei pilastri della ri-

vista, Riccardo Carafa duca D'An-

dria, Luigi Confortijr, Michelangelo

Schipa e Vittorio Spinazzola, anche

questi ultimi noti studiosi di storia

napoletana. Tutti e sette erano cer-tamente accomunati da un profon-

do amore per la citta di Napoli, per

le sue antiche tradizioni e per la sua

storia di cui erano profondi cono-

scitori, e dal desiderio di divulgare

in qualche modo questa ricchissi-

mo patrimonio culturale che minac-

ciava di scomparire per sempre.

Di storia si occupava gia da tem-

po, dal 1876 per l'esattezza, la Socie-

ta Napoletana di Storia Patria con la

pubblicazione dell'Archivio Storico

delle Provincie Napoletane diretto da

Bartolomeo Capasso.L'Archivio, tuttavia, per il suo ele-

vato ed austero tono culturale non

soddisfaceva l'esigenza, allora molto

sentita, di una divulgazione popola-

re e di storia del costume. «Napoli No-

bilissima», pertanto, nasce proprio

con l'intento di colmare tale vuoto

culturale; e, inoltre, accanto ai temi

di topografia - allora intesa con un

significate alquanto diverso da quel-

1 0 attuale, nel senso cioe di descri-

zione oltre che di misurazione di un

determinato luogo - venivano svilup-

pati interessanti argomenti di storia

dell'arte napoletana e meridionale ed

una coraggiosa difesa dei monumentidella citta che l'intervento di Risana-

mento, allora in atto, minacciava di

alterare 0, addirittura, di distruggere

del tutto.

Queste intenzioni trovano una

concreta attuazione in una rubrica

fissa, presente in tutti i numeri della

prima serie, intitolata "Notizie ed os-

servazioni" e dedicata interamente al-

l'informazione sull' operato della

Commissione Municipale per la Con-

servazione dei Monumenti' e, quan-

do opportuno, ai provvedimenti del-

la Commissione Provinciale", Di que-ste, la prima fu istituita dal Consiglio

Municipale nel1874 con l'incarico «d i

curare che nella esecuzionc di ope-

re pubbliche, e nella riJazione di

edifici, pubblici 0 privati, non va-

dana distrutti 0 dispersi stemmi,

iscrizioni e monumenti d'ogni ma-

niera, che abbiano attinenza alle

nostre antiche istituzioni, e ricor-

dina Jatti e nomi degni di essere tra-

smessi alla posterita» come anche

«di studiare il modo onde questi

monumenti, anche quando non pos-

sana e non debbano mutate luogo,diventino piu visibili, e dove occor-

ra, siano reintegrati 0 messi in ri-

lievo con apposite iscrizioni comme-

morative».

Nei suoi 18 anni di vita la Com-

missione Municipale riusci a svol-

gere efficacemente il ruolo di vigi-

lanza sui beni culturali che le era

stato affidato all'atto della sua isti-

tuzione, nonostante le moiteplici

difficolta incontrate nell'attuazione

delle proposte di volta in volta

avanzate, e chiaramente riepiloga-

te nella relazione di Antonio Colom-

bo relativa ai lavori dal giugno 1874

fino alla fine del 18987•

Ai resoconti della Commissione, e

quindi alla voce per cosi dire "uffi-

ciale", i geniali ideatori ed autori di

«Napoli Nobilissima» affiancarono

PROGETTAZIONE URBANA. 4/96 DIDATTICA E RICERCA

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e Modelli

A p a g. 3 7

P a no r ama d e Na p le s .

1 84 0, N a po li , C o ll ez io ne M a je ll o.

I Da " L a citta d i N ap oli t ra v ed utis mo e cartogra-

jia", G iu lio P ane e Vlad im iro V alerio , a cura d i)

C onfron to tra la situazione a ttua le e la pian ta

Sch iavoni (J 872-1880)

CONfl lONTO COl I LA ""HTA 5C1 i1 . .. "OHI 1 '871 -101

.. _ , ...." .- .. ~" . . . . . . . ,,,_,,- ",,_,

L£GIEMOA

anehe tutta una serie di notizie, 0

comeloro stessi ebbero a definirle in

sedeprogrammatica «propost e p ra ti -ch e, isp irate a lia co nserva zio ne, a lrisp etto , a l m ig lio ra men to di tu ttoque ll o cne rappr e sen ta il n ostro p a-t rim on io an tic o , d is sem in a to p e r le v ied ella citta , m a n on a mo ro sa men tesorvegl iato»8.

Aquesta costante attivita di infor-mazione su quanta andavano facen-

dogliorgani ufficiali veniva contrap-

posta, di volta in volta, la puntuale

descrizione dei mali di cui soffrivano

molti monumenti napoletani; tutto

cio rappresentava senza dubbio

l'aspetto provocatorio, rna, nello stes-

sotempo, innovativo e modemo del-

la Rivista che, in breve tempo, cono-

scerauna grandissima diffusione, su-

scitando in tal modo un crescente

interesse intomo alle tradizioni ed ai

monumenti napoletani.

Nel 1906, dopo quindici anni difervida attivita, la prima serie di

«Napoli Nobilissima» si concluse

perche, a dire del Croce, «n on vi era -no oram ai su ffic ien ti m otivi d i in -teresse ed un adeguato numero dicollaboratori»; in realta perche egli

non era pili in grado di occuparse-

ne attivamente, in quanta l'impe-

gno che gli richiedeva uri'altra ri-

vista, "La Critica", edita a partire dal

1 903 , « gli ren deva tro pp o a rd uo at-tendere ad un altro periodico conquella rigorosa puntua lita che eg li

esig eva d a se stesso e d ag li a ltris".Nel 1920, l'iniziativa di ripren-

dere le pubblicazioni della rivista fu

presa da Aldo De Rinaldis, a quel

tempo ispettore presso la Pinacote-

ea Napoletana, che riusci a portar-

le avanti per altri tre anni. Questa

seconda e brevissima serie puo es-

sere considerata quasi un'appendi-

ce della prima, per struttura ed ideo-

logia, anche se i toni sono diventa-

ti ormai meno battaglieri 10.

«Napoli Nobilissima», nonostan-

te tutto, non era destinata a mori-

re; Roberto Pane, gia allievo di Cro-

ce, erede di un atteggiamento di

vigile partecipazione ed attento cri-tico, protagonista delle maggiori

vicende della citta, ne riprese la

pubblicazione nel 1961 con i tipi

dell 'Arte Tipografica; la terza serie

e sopravvissuta fino al 1986, anna

in cui si e avuta una brevissima in-

terruzione dovuta alla improvvisa

scomparsa del suo ideatore. In essa

Roberto Pane riprende in buona so-

stanza l'indirizzo dato dal Croce alla

prima serie: cioe una costante at-

tenzione per la storia ed i problemi

dell'arte, e, in definitiva, per la sal-

vaguardia di tutto cia che costitui-see il comune patrimonio culturale.

A quasi 90 anni di distanza, pero,

gli argomenti del dibattito si evolvo-

no verso la dimensione urbana e le

problematiche legate alIa salvaguar-

dia dei centri storici, spesso minac-

ciati da interventi distruttivi, sui quali

converge l'attenzione di coloro che

si occupavano di architettura, e tra

questi figurano anche i redattori di

«Napoli Nobilissima-".

La nuova rivista voluta e diretta

da Roberto Pane, infatti, si discosta

dalle due serie precedenti per il suocarattere pili specialistico, con ilqua-

le, pur senza perdere di vista gli aspet-

ti della cultura legati aIle antiche tra-

dizioni si sofferma su tematiche che

interessano tuttavia maggiormente gli

studiosi della materia.

Egli infatti, gia nella premessa alIa

nuova serie chiarisce che «soltantoun a riqo ro sa fed elta a l p ro gra mm a d i«N ap oli N obilissim a», ci a uto rizza asp era re in u n d ura tu ro su cc esso ; e c ia ,a nzitu tto p erc h e, in q ue sti n ostr i te m-p i d i ferro, la prima condizione chesi pone ad una rassegna e la specia-liz za zio ne . C o n q ue sto , b en in te so , n on

si v uo le in te nd ere c he i no str i c on tr i-b uti d i a rc he olo gia , s to ria a rtis tic a e du rba nistica , ci d isp en seran no d allaconsiderazione d i quei fa ttor i d i na-tu ra s oc ia le e p olitic a a i q ua li icon-tribu ti stessi sono lega ti; e cioe, inso sta nza , d a q ue lla p ie na p arte cip a-zione che e presupposto d i ogn i mo-d e rn a c u ltu ra » .Risale infine ai nostri giomi un'ul-

tim a serie della ormai secolare Rivi-

sta, che continua le sue pubblicazio-

ni sotto la direzione di Raffaele

Mormone.

Ma volendo considerare in detta-glio il ruolo svolto dalla rivista al-

l'epoca della sua fondazione, e op-

portuno ricordare innanzitutto i ca-

ratteri principali dell'intervento di ri-

sanamento urbano operato a Napoli

alIa fine del secolo scorso e le ragio-

ni che 10 promossero.

L 'i nte rv en to d i r is an amen to .

Poco dopo ilcolera delluglio 1884

e conseguentemente alIa lunga cam-

pagna di stampa nazionale volta a

sensibilizzare l'opinione pubblica sul-

le condizioni di insalubrita in cui ver-savano ampie zone della citra vec-

chia, furono definite le linee operati-

ve per la bonifica della parte pili mal-

sana del tessuto urbano; esse posso-

no considerarsi riassunte nel piano

presentato al Sindaco di Napoli nella

DIDATTICA E RICERCA PROGETTAZIONE URBANA· 4/96

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,.

stesso anna dall'ing. Giambarba (in-

gegnere capo della I divisione tee-

nica del Municipio). II Giambarba,

in un primo momento, si servi della

migliore mappa disponibile della

citta, redatta in 24 fogli dagli stessi

uffici tecnici del Comune tra il 1880ed il1887 in scala 1:2000. Tale base,

tuttavia, pill che sufficiente per un

progetto urbanistico di massima, sirivelo non idonea al progetto ese-

cutivo per il piano di risanamento.

IIGiambarba dispose allora l'esecu-

zione di un rilievo nella scala 1:200

di tutti i quartieri bassi, composto

da ben 140 tavole, che divennero

poi 220 con l'aggiunta dei rilievi

delle zone collinari destinate all'

ampliamento della citta,

Sulla base di questo piano di

massima vengono poi avviati gli

studi destinati a condurre alla

promulgazione della legge del gen-

naio 1885, per ilrisanamento dellacitta di Napoli".

Ebbero cosi inizio i complessi e

vasti lavori che si protrassero, per

la parte bassa della citra, fino al

1924, sia pure con varie interruzio-

ni, tra cui quella dovuta al conflit-

to bellico del 1915-18.

Sulla validita urbanistica di que-

sto tipo di intervento si e scritto mol-

to, in quegli anni ed in quelli succes-

sivi, e le critiche che ne sono scaturi-

te sono state per 10 pill negative, ri-

conoscendo al Risanamento nap ole-

tano un carattere chiaramente spe-culativo. In questa sede, tuttavia, non

interessa tanto approfondire tale

aspetto, quanta sottolineare che tut-

to il progetto e da valutare alla luce

del clima culturale del tempo, nonche

dei criteri urbanistici e delle teorie di

restauro diffuse in quegli anni. Esso

peraltro, ricalca, per molti versi, le

coeve esperienze di sventramento ur-

bano che si andavano compiendo in

molte grandi citra europee, sia pure

in ambienti economici sostanzialmen-

te diversi.

La parte principale dell'intervento

e rappresentata dal taglio per la rea-

lizzazione del Rettifilo, che congiun-

ge la piazza della stazione ferrovia-

ria con piazza della Borsa, da dove

prosegue dividendosi in due, da un

lato con via De Pretis fino a piazza

Municipio, e dall'altro con via G.

San felice e via A. Diaz fino a via

Toledo. IItutto viene eseguito secon-

do una logic a di cucitura tra le parti

di nuova edificazione e quelle esisten-

ti recuperate; si realizza in questa

modo una cortina ornogenea per

tipologia e stile architettonico lunge

gli assi stradali appena tracciati, cui

tuttavia non corrisponde un adegua-to intervento nel tessuto edilizio

retrostante, che conserva invece inal-

terata la precaria situazione igienl-

co-sanitaria e la abnorme dens ita

abitativa, che avevano motivato 10

sventramento dei quartieri lunge il

mare.

Tutte le opere compiute durante

questa periodo sono rappresentate in

un'unica planimetria di progetto, e

consistono, oltre che nell'apertura del

Rettifilo (attuale corso Umberto 1 ),

anche nellallargamento di via

Mezzocannone, della zona del Divi-no Amore, di S. Giovanni a Carbonara

e parte di via Duomo.

In un tale contesto «Napoli Nobi-

lissima» svolse un ruolo decisivo e

battagliero, ben diverso da quello che

sara portato avanti, negli anni futu-

ri, dalle serie seguenti, anche se non

meno impegnato sul difficile fronte

della salvaguardia del «poco che avan-

za della beliezza e delt'interesse della

citta», per dirla come i suoi redattori.

Non a caso il primo numero della

rivista usciva con un articolo di Giu-

seppe Ceci sulle chiese da abbattersicon il Risanamento, in cui pero l'au-

tore si limita a constatare che «nono-

stante esse siano 62 nessuna ha una

vera importanza in quanta all'archi-

tettura e ben poche conservano ricor-

di storici ed oggetti d'arte noteuoli»,

rna raccomanda comunque la conser-

vazione di questi reperti in un appo-

sito museo da farsi nei locali di S.

Maria Donnaregina IJ.

In altre occasioni invece, il tono si

fa polemico e l'attacco ai criteri con

cui venivano portati avanti i lavori

del Risanamento e pill forte, come ac-cade nel caso di un articolo di A.

Miola in cui si legge che «la lotta per

la salvezza dei monumenti napoleta-

ni e di una difficolti: scoraggiante, ma

pure non bisogna ritrarsi dal tentarla

ed occorre soprattutto non darla vin-

Metodologie e Modelli

~ I

I

ta ai distruttori odierniJra i quali an-

novero come ipii: pericolosi taluni

che per voter salvare distruggono, non

diuersamente da altri, ma peqqios".Analogo spirito ritroviamo in un

altro scritto del Miola: «lnuece che

cosa si propene? Demolire, demolire

il bello, l'antico, demolire una parte

del palazzo Casacalenda, che perde-

rebbe con do ogni importanza, de-molire la Jacciata del bel palazzo

Corigliano e una meta di quello di San

Severo; (... J Sistemare, spostare, doe

alterate e sconvolgere ogni cosa, e non

certo a vantaggio dei monumentis":

L'atteggiamento generale della Ri-

vista, tuttavia, non e pregiudizial-mente contrario al Risanamento, rna

e di sostanziale adesione ai criteri ed

alla ideologia che sostengono il Pia-

no, come si pua constatare leggendo

le parole del Croce che, a proposito

dei lavori per l'ampliamento della

strada del Porto afferma: «dietro silevano gia altissime le costruzioni del

Risanamento. Di questi grandi e pom-

posi edifici tutti abbiamo detto e di-

ciamo dal punto di vista artistico piut-

tosto male. Ma, in uerita, chi li guar-

da con gli occhi ancora oJJesi dalla

sozzura antica della Napoli morente,

non puo mostrarsi di un gusto esteti-

co troppo sottile e raffinato. In quei

palazzi bisogna vedere le macchine

esecutrici di una giustizia troppo a

lungo aspettata: son a vere ghigliotti-

ne, che tagliano la testa a centomila

sozzure messe in [ilax": 0 ancora leparole di G. Cosenza che nell'articolo

sulla chiesa ed il convento di S. Pie-

tro Martire esordisce: «Chi ora per-

correndo 1 0 spazioso Corso Umberto

I, principale via del riordinamento

edilizio napoletano, uede prospettar-

si su di esso, lateralmente laJacciata

di S. Pietro Martire, non potra non

ricordare che sino a pochissimi anni

innanzi, per giungere alla piazzetta

su cui si aprono le porte della chiesa

e del chiostro, or Jabbrica di tabac-

chi, bisognava attrauersare un 'intrica-

ta rete di caratteristici chiassuoli po-

polari che il benefico piccone del Ri-

sanamento ha Jatto sparire ed ha

modificati, apportando salubrita e

nettezza net sudiciume aggrumito Jra

le mura delle altissime, ingombranti

abitazioni» 17.

PROGETTAZIONE URBANA. 4/96 DIDATTICA E RICERCA

Me

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Me todo log ie e Modelli

Essiattribuiscono dunque al Risa-

namento una funzione quasi puri-

ficatrice ed innovativa indispensa-

bile, necessaria a sanare in parte i

mali che affliggevano il centro sto-

rico della citta.

In definitiva si puo constatarecome l'attenzione dei redattori del-

la rivista era costantemente rivolta

all'attuazione del piano di Risana-mento ed aile sue conseguenze sul

patrimonio culturale della citta, cer-

cando, da una parte di fissare in

modo indelebile i ricordi di luoghi

efatti ad essi legati che stavano per

essere cancellati per sempre, e dal-

l'altra di sensibilizzare l'interesse e,

quindi, la partecipazione dell'opi-

nione pubblica alla storia della cit-

ta, dei suoi monumenti e delle sue

tradizioni millenarie. In questo loro

dupliceintento essi sono sicuramen-

te riusciti; basti pensare aile mo-

bilitazioni promosse per la salvezzadi alcuni edifici destinati divers a-

mente alla distruzione (Croce di

Lucca),e all'incredibile mole di no-

tizie, molto dettagliate eben docu-

mentate, di volta in volta fornite ed

ancora oggi fonte inesauribile e pre-

ziosa di informazione.

~N apoliNo bilissima » e l'intervento diR is an am e nto in v ia D u om o .

Vi e un certo numero di articoli

della rivista che riguardano in rna-

nieraparticolare ilDuomo e le vicende

storiche ad esso legate. Mi riferiscosoprattutto a quelli che si incontrano

nelle pagine dedicate aile cosiddette

-Notizie ed osservazioni» a cura di

Don Ferrante e Don Fastidio, (pseu-

donimidi Giuseppe Ceci e Benedetto

Croce),in cui vengono date notizie

suilavori che si andavano svolgendo

nella Cattedrale ed in particolare sul

completamento della facciata, realiz-

zata proprio in quegli anni'", Tali

scritti,tuttavia, esulano dall'argornen-

to che qui ci interessa approfondire,

per cui saranno esaminati soltanto

quelli che riguardano l'intervento di

risanamento in via Duomo, che pos-

sono raggrupparsi in due categorie

principali: da una parte quelli recanti

notizie di ritrovamenti archeologici

conseguenti ai lavori di scavo e di

demolizione e, dall'altra quelli volti

41~-- lI

I

alia documentazione di luoghi ormai

scomparsi.

Nella prima di queste categoric

rientrano alcuni scritti di Vittorio

Spinazzola che informano su impor-

tanti ritrovamenti archeologici nel-

l'area occupata in parte dal tracciato

di via Duomo, avvenuti negli anni dal

1889 al 1891: « Im po rta nti re sid ui d i

un 'aniica s trada si so n rin ven uti neila vo ri d i Risanamento d ella v ia d ellaS elle ria , in se zio ne P en din o. S eb be nei tra tti finora scoperti di questa la -s tr ic ato n on si tro vin o in p erfetta li-n ea Jra lo ro , p ure e parso che appar-

tengano ad una so la via , chc faceuap er o le qq er i g om iti» e continua dan-

do tutta una serie di dettagli circa

l'esatto percorso di questa strada che si

snodava sotto un tratto di via Duomo'" ,Gli articoli pili significativi ed in-

teressanti sono quelli che descrivono

edifici, luoghi e tradizioni scomparsi

o trasformati dal piccone del Risana-mento: ci riferiamo ad esempio alla

piazza della Sellaria 0 Selleria, ubicata

in corrispondenza dell'attuale piazza

Nicola Amore, che con la via del

Pendino costituiva un unico vasto

spazio aperto al limite dell'insedia-

mento greco, ampliato e regolarizzato

nel suo tracciato da Alfonso I

d'Aragona. Ad essa la rivista riserva

un ampio spazio prima con gli arti-

coli di Giulio De Montemayor sulla

giostra che vi si teneva ai tempi di

Alfonso d'Aragoria e sul famoso

Catafalco del Pendino eretto in occa-sione della festivita del Corpus Do-

mini" e poi con quelli di Bartolomeo

Capasso sulla fontana della Selleria

fatta edificare, sul suo limite occiden-

tale, nel 1649 dal vicere conte

D'Ognatte, su disegno di Cosimo

Fanzago, e poi smontata durante i

lavori del Risanamento per essere

ricomposta nel 1903 in piazzetta del

Grande Archivio".

Lo stesso valore di documentazio-

ne ha 1 0 scritto di Alfonso Miola dove

a testimonianza delle ricostruzioni e

dei restauri che si andavano eseguen-do in quegli anni a Napoli ed in Ita-

lia in generale, viene riportato e de-

scritto 10 spostamento di Palazzo

Cuomo 0 Como come «un ed if ic an teesem pio d i un m odello d i restauro ne!su o qen ere u nico , tra sp ortato d i d ove

stava e ricom posto pietra su p ietrain via del D uom o, che ne rimane findove la vista d i quello arriva , cio perlu ng hissim o tra tto , c om e ir ra dia ta d au n 'e m an az io ne in eJ Ja bile d i b elle zz a.T a le r ic o st ru z ione fu davvero per lacitta n ostra u n avuenimento artist icod i prim 'ordine, e Ju dovu to ad una pp assio na to a ma to re d ell'a rte a nti-

c a. a l p rin cip e G a eta no F ila ng ie ri, c hepose in quel palazzo il suo priva tomus eD f acendol o pubblicoe",

Da quanta abbiamo sin qui detto,

risulta evidente l'importante ruolo

svolto da «Napoli Nobilissima» fin

dalla sua nascita, in uno dei periodi

certo pili travagliati della storia ur-

bana della citta di Napoli.

Quella prima serie, peraltro, costi-

tuisce, ancora oggi, un punto di rife-

rimento ineludibile per la conoscen-

za della topografia, dell'arte e della

storia napoletana, e non vi e quasi

contributo contemporaneo, anche seriguardante un preciso episodio della

stratificazione della citta che non tro-

vi riscontro nelle sue pagine.

, La prima serie e andata in stampa presso la tipo-

gratia di Vladimiro Vecchi a Trani sotto la direz ionedi Benedetto Croce, rnent re la r is tampa e stata cura-

ta dall'editore Arturo Berisio di Napoli nel 1969.

2 La second a serie fu edita da Riccardo Ricciardi e

diretta da Aldo De Rinaldis.

J La terza se rie vol uta da Roberto Pane fu pubblicata

con i tipi del l'Arte Tipografica.

4 Giancarlo Alisio, Napoli ed it Risanamento - Recu-

pero di una st rut tura urbana, Napoli 1980.

5 La Commissione Municipale fu istituita dal Consi-

glio Comunale nella seduta del 7 marzo 1874 su pro-

posta dell'assessore Pizzuti. Essa era composta dal

Capasso, presidente , e dai consiglieri Filangieri, Ga-

lante, D'Arnbra, Minichini, Travagl in i, Maldarel li,

Solari, Castellaneta, Pisante, Subrano, De Petra,

Sogliano, Giusso, Cali e Minervini. In tutto so n o 16

componenti. Segretario amministrativo e FerdinandoColonna.

6 La Commissione Provinciale per la conservazione

dei Monumenti, istituita con R. Decreto del 5 maTZO

1876 e composta, per la Provincia di Napoli, da otto

membri e due aggiunti: il Capasso, il D'Ambra, il

Filangieri, il Principe di S tigliano Colonna, il Duca

di Maddaloni, il Sambiase Sanseverino, 10 scultore

Buccini, il Ruggiero, ilMorell i ed i1 Minervini.

OIOATTlCAE RICERCA PROGETTAZIONE URBANA • 4/96

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Metodolo ie e Modelli I,

n alto:

Palazzo Cuomo e la facciata della chiesa di S.

Severo in un'immaqine del D'Ambra da Giancarlo

Alisio, Napoli ed ilRisanamento - Recupero di

una struttura urbana. Napoli. 1980.

In basso:

Palazzo Cuomo in un'immagine attuale.

7 Relazione del Commissario incaricato cav. Anto-

nio Colombo letta nell'adunanza ordinaria del 22

dicembre 1B99 riguardante i lavori compiuti dal giu-

gno 1B74 fino a tutto l'anno 1B9B.

, Introduzione a cura della Redazione al primo nu-

mero di «Napoli Nobilissima» andato in stamp a nel

1B92 ed indirizzata .ai nos tri benevol i l et tori ».

9 Roberto Pane, prefazione al primo numero della

nuova serie della Rivista uscita nel maggio 1961.

10 Forse per questa stretta analogia tra Ie due sene,

la r istampa curata nel 1969 (efr. nota 1) l e cornprese

entrambe.

II E da ricordare che Roberto Pane era stato intanto

protagonis ta insieme a Gazzola nel la estensione del la

carta del Restauro (Carta di Venezia del 1964) dove

viene sancita la necessar ia saldatura t ra archi tettura

ed ambiente,

12 Aile vicende della legge per il Risanamento di

Napoli e l egata anche la defin izione del la prima legge

sugli espropri.

Il Alfonso Miola, Ricostruzioni e restauri, vol. XI,

pp.129 -133.

14 Alfonso Miola, Edilizia, vol. XII. pp.161-163.

15 Benedetto Croce. L'agonia di una strada, vol.Ill,

pp. 177 -IBO.

16

Giuseppe Cosenza. La chiesa ed il convento di S.Pietro Martire -1 - La regione Calcaria. La[ondazio-

ne angioina, vol. VII I, pp. 135 -13B.

17 Don Fastidio, La nuova Facciata del Duomo, vol.

XN. pp. 110. 114.

I' Vittorio Spinazzola, Noti zie di ant ichi ta scoper tc

nel la cit ta d i Napoli . vol. I. pp. 94 - 95 -111-112.

19 Giulio de Montemayor. La piazza della Sella ria,

vol. V . pp. 17 - 23, 106 - Ill, 116 -123. vol. VI, pp. 4

- B, 40 - 45. 70 - 73. B7 - 92, 106 - lOB.

20 B. Capasso, L'epitaffio de l Mercato e la fontana

della Sellaria, vol. VI. pp. 113 -119,133 -140.

21 Alfonso Miola, Ricos truzioni e res tauri, vol. XI,

p.133 ..

-.,

PROGETTAZIONE URBANA' 4/96 "~ ~4f DIDATTICA E R I CE RCA

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M e to do io gi e e Modelli 43

1 1 1 sagg io diuV incenzo Ruffo Sull'abbelliment~1

d i cu i e capace la citta di N apoli:

un 'u top i a real i zza b il e

ANGELO DE CANDIA

IIsaggio S ull'a bb ellim en to d i c ui ec ap ac e la c itta d i N ap oli di VincenzoRuffo fu pubblicato a Napoli per la

prima volta nel 1789, ed e stato re-

eentemente ristampato, in occasione

del eentenario della prima edizione,

eon un saggio introduttivo di FrancoStrazzullo 1.

1 1 Ruffo, cui spesso e stata rico-

nosciuta la sola qualita di lucidotrattatista teo rico, mediante una de-

serizione esc1usivamente letteraria,

priva cioe di qualsiasi disegno, pro-

pone un originale progetto di ri-

strutturazione urbanistica della citta

di Napoli, sottovalutato dai contem-

poranei e raramente citato dai po-

steri, rna di fatto attuato, a pili ri-

prese, non solo nelle linee princi-

pali di imposfazione rna finanche in

aleuni emblematici particolari.

Pur non trascurando gli aspetti

biografici e quelli pili generali le-

gati all'inquadramento storico e te-orieo deU'Architetto saggista, ho ri-

tenuto di porre in risalto gli argo-

menti pili legati al tema specifico

della tesi, evidenziando l'efficacia

illustrativa della semplice descrizio-

ne letteraria degli interventi. Que-

sta impostazione mi ha spinto ad

approfondire in particolare due sag-

gi eui it Ruffo fa direttamente 0 im-

plicitamente riferimento: it Saggiosull 'architettura di M. A. Laugier-

ed iP rin cipi d i archite ttu ra civiledi F. Milizia ', nell'intento di evi-

denziare che la sua formazione te-oriea, pur essendo immersa nella

eultura europea di quegli anni, si di-

stingue per alcuni contenuti origi-

nali assumendo dignita ed autono-

mia proprie".

I)IDATTICA E RICERCA * %

Rielaborazione di un capitolo della tesi di

Dottorato di Ricerca in Disegno e Rilievo

del patrimonio edilizio - VI cicio - dal tito-

10 : Dalla descrizione verbale alia rappre-

sentazione grafica della spazio costruito.

Tutor: prof. G. Fusco, Universita di Roma

"La Sapienza" (sedi consorziate Napoli,

Torino e Trieste)

II lavoro di ricerca abbraccia, at-

traverso un arco temporale ampio, sia

i1contesto culturale nel quale i1Ruffosi forma ed elaboro Ie sue proposte

progettuali, sia i numerosi interventi

esecutivi che successivamente, per

oltre un secolo, ricalcarono Ie sue

originali indicazioni urbanistiche, di-

mostrando la modernita della sua

impostazione progettuale, efficace,

realistica e coerente can la sua trat-

tazione teorica.

II Ruffo nacque a Cassano nelle

Murge, in provincia di Bari, nel 1749.

A Napoli si forma cultural mente e

professional mente nella cerchia del

VanviteUi. Per i1Di Domenico egli ful'unico tra gli allievi del maestro a

scegliere « qu ale te ma d ella su a ric er-ca il c hia rim e nto te or ic o d ei p rin cip idell'archite ttura e quello del ruolod e lla c itta »" . In qualita di architetto

progetto pochissimo: a Mola di Bari

il palazzo Alberotanza e la chiesa di

S. Chiara, mentre presso Conversano

il castello Marchione", II suo nome e,

dunque, legato alIa sua attivita di

trattatista: a lui si devono oltre al

S ag gio su ll'a bbe llim en to d i c ui e ca-pace la citta d i Napoli dedicato, nel

1789, al Re Ferdinando N di Borbone,anche ilprecedente Saggi o ragi ona tosu ll'o rig in e e d e sse nza d eli'a rc hite t-tu ra c iv ile dedicato al Granduca di

Firenze Pietro Leopoldo. In anonimato

pubblico ancora un saggio sulla

R in no va zio ne d ei p ro getti re la tiu i a l-l'abbellim ento ed a lia polizia dellac itta d i N a po li, la cui data di pubbli-cazione secondo ilDi Domenico risa-

le al 1779, mentre ilCapasso propen-

de per il 179]1. Infine, nel 1790 pub-

blico ilSagg io filo so fi co s ui b ello .Morlnel 1794 a Caserta. Nella scarna

bibliografia a lui dedicata, ove come

si e detto vengono ricordate Ie quali-ta del trattatista, si trascurano Ie sue

importanti intuizioni progettuali,

puntualmente attuate nel corso delle

trasformazioni urbane dei decenni

successivi, a conferma che il Saggiosu ll 'abbe ll imen to . .. e di fatto ( (unpro-g etto re alis ta p er N a po lis " e non cer-

tamente ((un bel progetto da m atto»

come fu definito da Lorenzo Giusti-

niani nel 18039•

II progetto di rinnovamento urba-

nistico del Ruffo e la prima proposta

organica di intervento sulla citta di

Napoli concepita secondo i principidell'Illuminismo e segue, dopo quasi

due secoli di immobilismo, Ie radica-

li trasformazioni aragonesi e vicereali

del XV e XVI secolo".

La citta nata dalle episodiche tra-

sformazioni cinquecentesche nel

corso degli anni si era trasformata,

o meglio deformata, cosi come Ie

leggi restrittive ed alcuni episodi

contingent! Ie avevano consentito,

oppressa nella sua espansione dalle

mura e dai vincoli delle pram-

matiche vicereali. Grandi insule ur-

bane, inglobate nel patrimonio ec-c1esiastico « Pro a mp lia nd a ec clesiav e l monast er io» 11, erano state sottratte

all'edilizia borghese, di conseguenza

la disomogenea crescita urbana era

avvenuta principalmente in vertic a-

, PROGETTAZIONE URBANA • 4/96

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44

Nella pagina precedente:

Le proposte progettuali del Ruffo lungo l'asse di

via Foria

In questa pagina:

Planimetria generale con l'indicazione degli in-

terventi proposti dal Ruffo

Metodologie e Modelli

I

Ie, anche perche le pram-matiche

avevano impedito, almena ufficial-

mente, qualsiasi insediamento fuo-

ri le mura. Solo nel 1717 Carlo VI

di Borbone concesse l'autorizzazio-ne a costruire liberamente, rna la

prammatica non sorti l'effetto desi-

derata e la citta continuo ad espan-

dersi nei borghi esterni in modo

disorganico ed episodico. L'edilizia

ecciesiastica, invece, fu bloccata

solo nel 1740 con una circolare del

ministro Brancone che sand l'ob-

bligo del regie assenso per l'amplia-

mento e la costruzione delle fabbri-

che religiose".

In questi anni la popolazione, se-

condo il Capasso, raggiunse le

350.000 unita e l'eccessiva densita

abitativa cerco sfogo naturale nella

ristrutturazione degli antichi edifi-

ci, nelle soprelevazioni sempre pili

ardite e negli ampliamenti, occu-

pando le residue superfici dei giar-

dini e dei cortili.

Nonostante le grandi realizzazioni

compiute nel corso del Settecento, i

Borboni mancarono l'obiettivo di una

profonda ristrutturazione del tessuto

urbano poiche focalizzarono l'attivi-ta progettuale principalmente sulle

opere legate agli interessi della corte,

concentrando i finanziamenti per

l'abbellimento dei siti reali e per le

strade che ne costituivano l'accesso.

Altri sporadici interventi non furono

comunque programmati in una pro-

spettiva globale di trasformazione

della citta, anche se e innegabile che

fornirono allo stesso Ruffo 10 spunto

per definire il nuovo assetto urbani-

stico della citta e le priorita esecutive

del suo piano di interventi.

La situazione della citta alla metadel secolo diciottesimo venne effica-

cemente descritta dal Duca di Noja

Giovanni Carafa nella nota.lettera al-

l'amico Fragianni: «Mancano in essa,

e con grave incomodo, da che dismesso

il cavaicare, il numero delle carrozze

e cresciuto, le strade larghe e diritte,

molto pili mancano le piazze; ondevengono r icuprendosi di bo tteqn e lepoche vie larqhe, che vi sono, quasi

niuna ne resta comoda e spaziosas",Negli anni in cui scriveva il Ruffo

la popolazione della citta era salita a

440.000 abitanti e, se per numero di

unita Napoli era certamente la pili

popolosa d'ltalia, addirittura per den-

sita abitativa superava le maggiori

capitali europee.

Il saggio del Ruffo, come la let-

tera del Duca di Noja, si apre con

un' esaltazione delle bellezze della

citta: l'architetto menziona le pili

meritevoli opere realizzate dai so-

vrani; ben pili pungenti appaiono

le sue critiche alla situazione di fat-to: «I I centro ... di questa Capitatenon e affatto cambiato - nonostanteche iBorboni abbiano ampliato e

nobilitato la citta - vi si uede 1 0 stes-

so numero di piccole strade strette

e tortuose ncllc quali non si respira

PROGETTAZIONE URBANA. 4/96 DIDATTICA E R I CE RCA

MI

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DIDATTICA E RICERCA PROGETTAZIONE URBANA • 4/96

chI' lordura ... I'd in cui l'incontrade i l l ' vetture I' la g ran folla del po po-1 0 cag ion a in ogn i istante imbarazzis en za nume ro . .. si puo ben dire, sen -z a tim or e d i offendere il v er a che, ec-c ett ua tin e aLcun i p e zz i I 'd a lc un e s tr a-d e... N ap oli n el to ta le o ffre L ap ili d i-sordinata ed irreqolare delle cittas":

II Ruffo non si limita alla semp l i ce

elencazione dei disagi e delle disfun-zioni rna intuisce con lucidita Ie prin-

c ip a li c a re n z e: « II tra fflco , g li sp azi,g l i edi fi c i pubblic i» e la mancanza di

verde.Da questa a na lis i p er p ar ti l'ar-chitetto pugliese fa scaturire un pro-

getto organico costruito secondo

un'unica logica, guidata dalle connes-

sioni con la rea Ita economic a e so-

ciale della capitale, mai disgiunta

dall'analisi del territorio circostante

e del paesaggio",

Mentre il Duca di Noja si era limi-

tato a descrivere la carenza di strade

larghe e decorose, il Ruffo nella suanitida introduzione illustra anche le

ragioni teoriche delle proprie scelte

progettuali ed evidenzia che in una

citta moderna deve essere privilegia-

to ilcollegarnento viario tra il centro

urbano ed il territorio circostante,

assicurando un regolare deflusso al

traffico veicol are. Il Saggio sull' ab-beuimento . .. e , di fatto, un dettaglia-to programma di opere per il risana-

mento e la razionalizzazione urbani-

stica della citta ed e importante sot-

tolineare che esso non scaturi da un

evento catastrofico 0 da una partico-lare volonta imprenditoriale (l'origi-

ne cornune della maggior parte dei

principall interventi straordinari nel

Mezzogiorno post-unitario) rna ebbe

origine dalla nitida constatazione di

alcune disfunzioni valutate alia luce

della cultura illuministica 16.

Deriva certarnente dal Milizia e dal

Laugier l'organizzazione formale del

testa che e diviso secondo i cinque

elementi che concorrono ~~Aormate

una be ll a citta» 17: gli ingressi, le stra-

de, le piazze, gli edifici e Ie aree ver-

di, rna e del Ruffo la particolare im-postazione teorica del progetto tutta

basata sulla valutazione delle sue

conseguenze sulla viabilita, Ie cui

principali direttrici diventano cen-

tripete: dal territorio circostante verso

ilperimetro dell'antico nucleo urba-

no, senza mai trascurare gli aspetti

paesaggistici Iegati alia scelta dei trac-

ciati viari collinari ed alla ristrut-

turazione urbanistica del tessuto esi-

stente. L'attenzione per il territorio ecertarnente retaggio della formazio-

ne culturale vanvitelliana, rna nel

Ruffo si precisa «Implicitamente de -terminanie La qualita [unzionale del-

l'interuento su quella jormale; la po -sizione d eg li in g re ss i ed il r ap po rtoco n il territorio determina le strade,

La tram a di queste determine le piaz-z e e gli spazi pubblici, questi La p re-senza d eg Li edificis",Ingressi, strade e piazze restituisco-

no razionalita al tessuto urbano ga-

rantendo il funzionamento dell'appa-

rato amministrativo della capitale. Gli

ingressi sono le moderne porte della

citta e si differenziano in principali,

secondari e minori in funzione del-

l'intensita di traffico e del rapporto

con il territorio circostante. Il Ruffopropone la demolizione delle vecchie

porte e degli ultimi tratti di murazio-

ne, poiche «si o ppo neva no alla L iberac omuni ca zio n e d ei q ua rti er is '" ; in cor-rispondenza di ciascun ingresso prin-

cipale, per sottolinearne la funzione

rappresentativa, l'architetto propone

la realizzazione di un Arco Trionfale".

Dagli ingressi si raggiungono i di-

versi quartieri della citta attraversan-

do piazze regolari e strade larghe e

diritte. Le strade si sviluppano secon-

do gli assi che collegano gli ingressi

con i luoghi ove si svolge la vita po-litica ed amministrativa della citta, in

maniera da apparire come la natura-

le continuazione della viabilita extra-

urbana. Il Venditti riferendosi alla ge-

ometria del nuovo tracciato stradale

parla di: «U n 'impostazione poLicentri-ca d ella citta.: o tte nu ta a ttr av er sotraccia ti stellari... in torno a centric iv ic i d ive rs i . .. »21 protesa verso le areeperiferiche costituite dalle propaggini

collinari. Le piazze evidenziano i luo-

ghi pili rappresentativi della vita pub-

blica e commerciale della citta, gli edi-

fici principali che ne delimitano il pe-rimetro rappresentano le istituzioni

pelitiche ed amministrative: ministeri,

polizia, tribunale ... Mentre gli edifici

privati delimitano il contorno delle

nuove strade, oltre i marciapiedi al-

berati.

E importante sottolineare che il

nuovo tessuto viario progettato dal

Ruffo, costituito in parte da nuovi

tracciati ed in parte da allargamenti

di strade esistenti, non incide la ma-

glia stradale del centro antico ne quel-

10 dei borghi fuori le mura. Cosi come

Ie grandi opere borboniche volute da

Carlo III e da Ferdinando IV sono

ubicate lunge il perimetro nel nucleocentrale della citta, se non addirittura

alia periferia dell'abitato, allo stesso

modo gli interventi previsti dall'archi-

tetto pugliese lambiscono appena la

citta aragonese. Le nuove strade cir-

condano il centro antico, marcando-

ne il contorno, come una murazione

virtuale e tracciano le direzioni di col-

legamento con il territorio. Il Ruffo,

ritenendo inattuabile un massiccio

sventramento del centro e scartando

ogni ipotesi per una sua riabilitazio-

ne strutturale e funzionale, si limite a

circondarlo con un anello stradale cheavrebbe cornpletato l'asse strada le

della marina, il cui ampliamento era

stato avviato pochi anni prima per or-

dine Ferdinando IV,assicurando ugua-

le fluidita al traffico veicolare dei

quartieri limitrofi. La nuova citta bor-

ghese si sarebbe sviluppata lungo le

pendici collinari e verso i siti ameni

di Chiaia e Posillipo escludendo ogni

ipotesi di recupero e riuso del patri-

monio edilizio esistente. La realizza-

zione di nuove strade e l'allargamen-

to di altre esistenti avrebbe modifica-

to radical mente 10 schema viario del-la citta consentendone l'attraver-

samento da Capodichino a Toledo, ta-

gliando i vecchi borghi ed aggirando

l'impenetrabile centro antico, Cosi la

nuova citta policentrica avrebbe avu-

to lunge il suo asse principale, fino a

Toledo, una struttura costituita da

«U na serie di spa zi 'corridoio's",

L'amore per il paesaggio e per il

verde era cornune a molti illuministi

napoletani e ad illustri viaggiatori

stranieri, consapevoli delle bellezze

del Golfo e, per contrasto, del malsa-

no agglomerato urbano. II Ruffo fapropria l'istanza di molti e coniuga

con personale intuito il tracciato del-

le nuove strade con il superbo pano-

rama delle pendici collinari". Anche

le strade cittadine vengono arricchi-

te da filari di alberi, mentre nelle zone

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46

1-!

costiere e sulle colline numerosi

poggioli trasformano Ie strade in veri

e propri viali per il pubblico passeg-

gio. II parco urbano diventa per il

Ruffo uno degli elementi pili imp or-

tanti del progetto di risanamento cit-

tadino secondo i principi del saggistaLaugier": i viali alberati ed i giardini

pubblici concorrono a garantire il

decoro cittadino indispensabile aduna capitale inserita nel G ra nd T ou r":

Tra Ie indicazioni progettuali pili

significative spiccano la realizzazio-

ne di un Orto Botanico, ubicato aile

spalle del Palazzo degli Studi, nel

giardino del convento dei Teresiani e

la creazione di un grande "Passeggio

pubblico'?" nell'area del convento di

S. Maria degli Angeli aile Croci, aile

pendici della collina di Capodimonte

ed, in ultimo, l'ampliamento della

Villa Reale lunge la spiaggia di Chiaia.

Iparchi ed i viali alberati contribui-

scono a riequilibrare il rapporto trala bellezza della natura e quelle della

citra costruita, soprattutto nei percorsi

collinari costruiti secondo itinerari

panoramici che anticipano i monu-

mentali ingressi alia citta,

L'impostazione, quasi esclusiva-

mente percettiva, della lettura del tes-

suto esistente si trasferisce identica-

mente aile indicazioni progettuali, Ie

quali restano fondate su basi pura-

mente visuali. La ricerca della fun-

zionalita dei percorsi non e fondatasullo sviluppo di schemi astratti di

elaborazione, ne si individuano altrimodelli di riferimento se non quelli

morfologici, per i quali Ie relazioni

complementari alia funzionalita del-

10 schema urbano, quali i percorsi e

Ie distanze, scaturiscono da una

razionalizzazione di tipo geometrico:

il Ruffo si limita a rendere Ie strade

pili rettilinee e pili larghe per con-

sentire un'immediata individuazione

percettiva degli assi che congiungo-

no i diversi poli costituiti dalle piazze.

II Sag gio su ll' a bbellim cnto ... non

puo essere considerato una proposta

progettuale direttamente realizzabile,

mancando dei grafici necessari; rna,

certamente, rappresenta un progetto

attuabile in grade di suggerire idee

concrete per il miglioramento della

citta, come appare dalle elaborazio-

ni grafiche qui riportate nelle quali,

adoperando una base cartografica po-

steriore, sono stati evidenziati gli in-

terventi realizzati a pili riprese nel

corso dell'Ottocento, specificando Ie

date ed il riferimento descrittivo ri-

portato nel saggio del Ruffo.

Negli anni immediatamente sue-

cessivi alia pubblicazione del saggio

nessuna tra Ie opere proposte dal

Ruffo era stat a ancora intrapresa, percui non deve meravigliare il negati-

vo giudizio espresso dal Giustiniani

nel 1803 che ne escludeva ogni pos-

sibile attuazione per gli elevati costi

di realizzazione. Ma gia tre anni pili

tardi Giuseppe Bonaparte dette ini-

zio ad un vasto programma di inter-

venti finalizzati sia ad interessi mili-

tari che ad un'espansione dell'area

urbanizzata verso Ie colline. Questo

programma fu proseguito ed amplia-

to da Gioacchino Murat che intraprese

la realizzazione di un sistema di ar-

terie di comunicazione che divente-ranno nel corso dei decenni succes-

sivi, dopo la restaurazione borboni-

ca, il teatro dei nuovi ambienti edili-

zi della citta borghese". Ad un'anali-

si attenta, riferita all'intero arco tem-

porale del decennio francese, risulta

evidente che molti degli interventi

suggeriti dal Ruffo furono eseguiti

senza stravolgerne I'impostazione

originaria. Che tali opere fossero chia-

ramente riconducibili aile proposte

dell'Architetto pugliese fu riconosciu-

to esplicitamente, nel 1839, dal se-

gretario del Consiglio Edilizio dellacitta che, riferendosi al Saggio , scris-

se: eP ieno d i u tili suqqerim enti e da l

quale le belle e maqnifiche opere fat-

te qui da l 1806 a l 1815 so no sta te

prodotto": Tale giudizio positivo fu

poi confermato dal Capasso che rife-

rendosi al Ruffo scrisse: «L e su e idee ,

che il G iu stin iani qua lifico com e pro -

qetto da ma tto , sono sta te poi nella

maggior parte , com e ved iam o ogg i,

esequ ite con grande van taggio e de-

cora della nostra citta» 29.

Tra Ie opere pili importanti intra-

prese durante il Decennio Francese

emerge la sistemazione del Largo di

Palazzo cui fu data la forma circolare

addossata alia collina di Pizzofalcone

suggerita dal Ruffo, il quale si era

spinto fino a proporre una «Balau-

stra ta sopra il P ortico guarnita di

tren ta sta tue , che con terrebbero la

serie cronolog ica de ' nostri Re da

Ruggiero fino a Carlo I I I ) ) 3 0 . II Corso

Napoleone, aperto al transito nel

1810, era stato gia descritto dal Ruffo

come la grande "Strada per Capodi-

monte" dall'ingresso secondario del-Ia "Piazza degli Studi" (oggi salita S.

Teresa}". Nel 1808 furono iniziati i

lavori per la realizzazione della nuo-va strada verso Posillipo e Fuorigrotta

seguendo un tracciato panoramico in

leggera salita cosi come indicato dal-

l'Architetto pugliese", il quale, nel-

l'ambito dei lavori di sistemazione

della grotta, aveva finanche propo-

sto l'esecuzione dei lavori alia fac-

ciata della chiesa di Piedigrotta, poi

effettivamente intrapresi nel 1818 e

completati dall'Alvino ne11853. Sem-

pre in quegli anni" fu dato incarico

per l'allineamento di via Foria, pro-

prio eliminando la strettoia in corri-

spondenza della strada dei Vergini in-dicata dal Ruffo e furono realizzati e

poi immediatamente distrutti, prima

della restaurazione dei piccoli giar-

dini in corrispondenza di Porta S.

Gennaro.

Nel 1812, nell'area settentriona-

Ie furono realizzate la Calata Capo-

dichino e la strada del Campo (oggi

via Don Bosco) entrambe secondo

Ie direttrici proposte dal Ruffo ed

in collegamento con l'asse viario di

via Foria. Finanche l'arco trionfale,

previsto dall'Architetto alia fine dei

due viali, fu progettato nel 1813 dalDe Fazio e poi mai esegulto ", L'Or-

to Botanico, voluto da Giuseppe

Bonaparte nel 1807, fu realizzato

presso l'Albergo dei Poveri dove il

Ruffo aveva ubicato il "Pubblico

passeggio", confermando la desti-

nazione a verde del sito rna limi-

tando l'estensione del parco".

L'altra area verde della citta, ov-

vero la Villa Reale di Chiaia, realiz-

zata da C. Vanvitelli nel 1778, fu pro-

lungata ed ampliata negli anni com-

presi fra il 1807 ed il 1811, proprio

nella direzione di Mergellina".

Anche la soppressione dei mona-

steri cittadini, gia avviata dalla Re-

pubblica Partenopea nel 1799 e

poi decretata dal governo napo-

leonico era stata gia proposta dal

Ruffo e con tanto vigore e decisione

PROGETTAZIONE URBANA • 4/96 DIDATTICA E R I CE RCA

Gl

il

c

I (I

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G li ingressi e Ie stra de p rin cip ali c on fro nta te c on

il t es su t o v ia r io s e tt e ce n te s co .

quanta mai ne era stato speso pri-

ma da nessun architetto nel corso

delpur ampio dibattito anti cleric ale

promosso dalle forze intellettuali e

politiche.

Dopo la restaurazione borbonica

siaFerdinando I che Francesco I silimitarono a completare le opere ini-

ziatedal governo francese senza ap-

portare modi fiche all'impostazioneprogettuale indicata dal Ruffo. Le

dueuniche proposte innovative ri-

spettoal programma incompiuto del

decennio trascorso furono la siste-

mazione e l'ampliamento del Largo

di Castello e la realizzazione di un

mercato in prossimita di porta S.

Gennaro, anche in questo caso sen-

za discostarsi dall' orientamento

progettuale deU'Architetto pugliese.

Ispirandosi al Ruffo, che aveva pro-

postodi affidare l'esecuzione del suo

progetto al Tribunale di Forti-

ficazione Acqua e Mattonata,Ferdinando II, nel 1839, invio al

Consiglio Edilizio le proprie Appun-tazioni pe r 1 0 abbellimento di Na-pOW7 . Questo documento contiene

ottantanove articoli corrispondenti

ad altrettante opere, suddivise se-

condo piiorits, rna integrate in un

unico piano di intervento organico

che presenta moltissimi punti in

comune con ilSaggio del Ruffo.

Tra Ie opere intraprese duranteil

regno di Ferdinando II, in partico-

lare le realizzazioni lunge l'asse di

via Foria e di Toledo e quelle nel-

l'area orientale compresa tra S. Gio-

vanni a Carbonara ed ilPonte della

Maddalena richiamano le partico-

lareggiate indicazioni del Ruffo.

Lunge via Toledo nel 1852 furono

progettate opere di abbellimento

delle facciate ed in corrisponden-

za del Foro Carolino (1839)38. L'area

delle Fosse del Grano fu al centro

di numerose proposte tra le quali

una, nel 1847, prevedeva un'al-largamento in corrispondenza del

47---- ---- ~~-~-------,

Palazzo degli Studi, cosi come in-

dicato nel Saggio. II tracciato di via

Foria fu definitivamente rettificato

ed abbellito e furono intrapresi,

dopo il1846, i lavori per l'aperturadel varco verso S. Giovanni a

Carbonara (l'attuale via Cirillo);

sempre nella stesso anna iniziaro-

no anche i lavori per la sistemazio-

ne e l'ampliamento della via deiFossi (oggi via Rossaroll e corso

Garibaldi). Nel 1885 incornincio la

costruzione di via Arenaccia, pro-

prio lunge il tracciato dell'alveo

indicato nel Saqqio>, fino al Ponte

della Maddalena (oggi rispettiva-

mente: via Arenaccia, corso Lucci e

corso Novara).

Per completare il lungo elenco di

analogie che unisce le "Appun-

tazioni" di Ferdinando II al Saggio

bisogna fare riferimento anche agli

articoli riguardanti la proposta di de-

molizione delle porte cittadine e larealizzazione dei mercati alimentari

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48

Dettaglio delle propostc prqettuali del Ruffo lun-

go via Toledo

Nel suo S ag gio filo so fieo su l bel-lo il Ruffo si allontana dalle posi-

zioni teoriche del Laugier e del Mi-

lizia criticando la teo ria della ca-

panna che non e « pro du zio ne d ellana tura rna dell'industria dell'uo-

rnon 40 rifiutandone anche le relative

conseguenze: dalle teorizzazioni sui

naturalismo a quelle sulle decora-

zioni in architettura. Laugier pro-pone un'impostazione critica e

normaiizzatrice facendo scaturire

ogni conseguenza dall'unico arche-

tipo iniziale della capanna primiti-

va, che assume il ruolo di un prin-

cipio eronologieo strutturale ed este-

t ieo. L'archetipo precede I'architet-

tura e tutte le scelte formali discen-

dono razionalmente da esso. II Ruffo

si avvale della medesima imposta-

zione metodologica, il suo progetto

e rigidamente strutturato in manie-

ra che Ie singole scelte scaturisca-

no da un unica impostazione razio-nale: dalla periferia verso il centro,

passando attraverso gli ingressi e Ie

strade principali di accesso, fino agli

edifici privati ed al verde dei giar-

dini. Tuttavia egli riscatta l'inevi-

tabile astrazione della rigida strut-

tura teorica del progetto proprio

collegando Ie singole sceite formali

alle esigenze urbanistiche, territo-

riali e paesaggistiche.

La struttura razionale del piano e

la sua chiara esposizione consentono

una lettura inequivocabile dei singe-

li interventi anche se il testo e privodi ogni riferimento grafico: il Ruffo

suddivide la descrizione delle opere

per argomenti rna poi la riassume in

un unico quadro nel qua Ie descri-

ve paesaggi e luoghi lungo i percorsi

privilegiati delle citra abbellita.

Mdodo]o [«Mod,lli ~ M e

~r

da distribuire nei singoli quartieri

che, pur nella loro genericita, rical-

cano Ie proposte dell'Architetto

pugliese sempre mirate ad un

ammodernamento del sistema viario

e commerciale della citta,

La puntuale veri fica delle opere

successivamente realizzate confer-

rna l'attuabilita delle proposte avan-

zate dal Ruffo e consente di inqua-drare in una visione organica gli

interventi pubblici descritti, in ap-

parenza episodici e non altrimenti

riconducibili ad un piano urbanisti-

co unitario.

Inoltre, tale verifica reintroduce

la problematica, appena accennata

nella introduzione, circa i rapporti

che legano il Ruffo al Laugier ed al

Milizia. Tali autori sono un riferi-

mento inequivocabile per il Ruffo,

il quale, per o non si limita a

riproporre una semplice esposizio-

ne delle tesi avanzate dal Laugier:non detta regole teoriche valide in

assoluto rna descrive un progetto

che ha tutti i requisiti di concretez-

za e di attuabilita, II filo che li con-

giunge in un'unica corrente di pen-

siero conferma l'inserimento del

progetto del Ruffo nell'ambito del

contesto culturale europeo contem-

poraneo e, contemporaneamente, ne

sottolinea la piena autonomia. II

Ruffo e talmente calato nella realta

urbanistica della citta da poter as-

sumere una sua personale strada te-

orica e progettuale che 10 distingueda ogni riferimento culturale pre-

cedente proprio perche egli non

teorizza in astratto rna prop one in-

terventi concreti, attingendo dai piu

moderni ed elaborati schemi di pen-

siero dell'Europa contemporanea.

I percorsi sono descritti attraverso un

susseguirsi di inquadrature attraver-

so le quali il Ruffo consente alletto-

re di verificare l'effetto percettivo

dei nuovi interventi lasciandosi in-

fluenzare dalla ricca tradizione del

vedutismo partenopeo.

IVincenzo Ruffo, Sul l'abbei limento di cui e capace

la cit ta d i Napol i, Edizioni Benincasa, Roma , 1989.2 Marc Antoine Laugier, Saggio sull 'Architettura, Edi-

zioni Aes tetica, Palermo, 1987.

3 Francesco Milizia, Principi di archite ttura civile,

Stamperia di Jacopo de'Rossi, Fina le , 1781.

4 Tra le fonti bibliografiche contemporanee cfr.

Gateano Borrelli Rojo, Un proqetto realista per Na-

poli, in .La Scena Territorlales n. 5/6, Napoli, 1979;

Alfredo Buccaro, Istituzioni e trasJormazioni urba-

ne nella Napoli detl'Ottocento , E.s. I., Napol i, 1985,

SErnesto Di Domenico, Vincenzo Ruffo, un trattatista

tra eredita vanvitell iana e neoclassicismo, in .Att i

del congresso internazionale Luigi Vanvitelli e il Set-

tecento europeo., Caserta, 1973, Napoli, 1979, II,p. 331.

6 CfT.Gaetano Borrel li Rojo, op. cit.

7 Ivi, p. 332.

8

Gaetano Borrell i Rojo , op. cit ., p. 34., Lorenzo Giustiniani, Dizionario geograjico ragio-

nato del Regno di Napoli, Napoli, 1803, VI, p. 260.

\0 Giancarlo Alisio, Urbanist ica napotetana del set-

tecento, Bari, 1979, p. 7.

" Cfr. il memoriale del 1712 degli ambasciatori ita -

l iani presso la regina Eli sabetta, pubbl icato integral-

mente da Franco Strazzullo in Edilizia ed Urbanisti-

ca a Napoli dal '500 al '700, Napoli, 1968. L'origi-

nale e in A.S.N. Lettere Reali, volume 21, fascio 13.

12 Per conoscere l 'intero corpo del le leggi promulga-

te dallo statista occorre far riferimento al de Sariis,

Cod ic e delle Leggi del Regno di Napoli; Napoli , 1792

ed alla raccolta dei Regali Dispacci del Gatta en-

t rambi cus todit i presso la bibl ioteca del l·A.S.N.

13 Giovanni Carafa Duca di Noja, Lettera ad un ami-

co contenente alcune considerazioni sull'utilita che

si trarrebbe da un 'esatta carta topograjica della cit-

ta di Napoli e del suo contado , Napol i, 1750, p .13.

Cfr. anche Cesare De Seta, Napoli in Le citta nella

storia d'ltalia, Laterza, Bari, 1981.

14 Vincenzo Ruffo, op. cit ., p. 20.

ISVincenzo Ruffo, op. cit ., p. 20.

16 Cfr . Cesare De Seta, op. cit ., p. 206.

17 E. Di Domenico, op. cit ., p. 338 .

. . .

g~,..~,

PROGETTAZIONE URBANA· 4H _ ,- y

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e Modelli

Gli interventi realizzati nell'area orien ta le nella

pianta del Real Officio Topografico della Guerra

(1861) ,

Tratta da Alfredo Buccaro, Ist ituzioni e t rasfor-

mazioni urbane nella Napoli dell'Ottocento, E.S.I.,

Napoli, 1985.

18 Ivi, p. 339.

"Vincenzo Ruffo, op. cit ., p. 19.

2OVincenzo Ruffo. op. cit ., pp. 29 e 31.

"Arnaldo Venditti, Architettura neoclassica a Na-poli, E.5.I., Napoli, 1961, p.19.

22 Ernesto Di Domenico, op. cit ., p. 343.

23 Cfr. Vanna Fraticelli, II giardino napo le tano - Set-

t ec en to e d O t to ce nt o. Electa, Napoli, 1993, p. 80.

"Vanna Fraticelli, op. cit ., pp. 63 e seguenti.

"Vanna Fraticelli, op. cit ., p. 80.

"Vincenzo Ruffo, op. cit ., p. 64.

27 Alfredo Buccaro, op. cit ., p. 112.

28 Gabriele Quattromani, De l Consiglio Edilizio, in

«Annali Civili del Regno de lle Due Sicilie» a. 1840,

f. XLVIII, p . 93. Cfr, anche Alfredo Buccaro op. cit .,

p.73.

29 Bartolomeo Capasso, Sulla circoscriz ione civil e ed

ecclesiastica e sul la popoiaz ione della citta d i Napo-

li dalla fine de l secolo XIII fino al 1809, in «Atti

dell 'Accadernia Pontaniana», Napoli , 1883, p .164.

3OVincenzo Ruffo, op. cit., p. 48.

3] Vincenzo Ruffo, op. cit. , p. 52.

32 Vincenzo Ruffo, op. cit ., p. 35.

33 Alfredo Buccaro, op. cit. , p. 114, cfr. V. Ruffo op.

cit., p. 53.

J4Alfredo Buccaro, op. cit., p. 117.

35 Alfredo Buccaro, op. cit ., p. 114, cfr. V. Ruffo op.cit., p. 65.

36 Alfredo Buccaro, op. cit ., p. 219.

37 Alfredo Buccaro, op. cit ., pp. 248 e seguenti,

3 . Alfredo Buccaro, op. cit ., pp 183 e seguenti, Cfr.

anche V. Ruffo, op. cit ., p. 49.

J9 Cfr . anche Vincenzo Ruffo, op. cit ., p. 26.

<0Arnaldo Venditti, op. cit ., p. 14.

49

DIDATTICA E RICERCA PROGETTAZIONE U ANA. 4 9

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Metodoiogie e M o d e l l i

~50

I Poz~i e fontane: segni di una rabdomanticai relazione urbana col sottosuoloI

I

LlA M. PAPA

Ira i temi che sicuramente espri-

mono il ruolo assunto sui visibile da

un elemento connotativo che ha un

suo naturale contesto nel sottosuolo,

vi e quello dell'acqua, esigenza

insostituibile per l'uomo, risorsa fon-

damentale per la costituzione e la ere-scita di qualsiasi comunita.

La sua ricerca era un'arte che go-

deva di alta considerazione fin dal-l'antichita. Per questo motivo i

"venox" - cacciatori di vene - erano

oggetto di grande stima 1.

Iematica dun que rice a e comples-

sa per le competenze professionali che

chiama in gioco e sulla quale, in que-

sta sede, vorremmo fornire un con-

tributo afferente 10 specifico della

rappresentazione. Ci sembra interes-

sante percio analizzare se e come ven-

gono evocati alcuni dei "percorsi" che,

naturalmente 0 forzatamente, l'acqua

e indotta a compiere per acquistare

rilevanza tangibile nella configura-zione di una citta, ad esempio Napo-

li, che da essi viene innervata, 0 con-

notata, con manufatti che spesso ne

esaltano l'aspetto monumentale.

Pozzi, serbatoi, canali, fontane,

hanno preso, nel corso dell'evoluzio-

ne urbana, dimensioni di progetti ar-

chitettonici ed urbani, rappresentan-

do la conclusione materica di quei

percorsi ai quali prima si faceva rife-

rimento e dei quali non vi e spessopercezione.

Con il '700 si e avuto un gran dis-

sertare di idraulica, che nel frattem-po e diventata una scienza rigorosa.

Fourier introduce il concetto di "fal-

da" per indicare «le superfici delimi-

tate da rami di alcune sezioni coni-

che» che prima venivano definite "su-

perfici" e che G. Monge, nel 1807,

chi ama "involucri'".

Nel contempo le grandi capitali

come Roma, Parigi, ed anche Napoli,

vedono coesistere ambizioni ed inno-

vazioni, progettualita e volonta di ab-

bellimento, favorite ed esaltate dalla

presenza dell'acqua, di cui vengono

sempre pili rappresentate le "architet-

ture in vista", e non il connubio esi-

stente tra elementi funzionali e formali.

Parigi e tra le poche citta in cui le

fonti bibliografiche e grafiche testi-

moniano rigorosamente il fiorire di

progetti che operano sui "visibile" del

IIseguente saggio rappresenta un appro-fondimento su alcuni argomenti di studio

affrontati nel corso dello svolgimento del-la tesi di DoHorato di Ricerca in Disegno e

Rilievo del patrimonio ediliz.io - cicio VIII.Tutor prof. G. Fusco

territorio, soprattutto tra la fine del'700 e 1'800, con progetti che oscillano

tra utopia e sperimentazione, e dei quali

viene fornita una documentazioneesaustiva e rigorosa nella ineludibilita

dei criteri di rappresentazione.

II riferimento a Parigi in questa

sede non e dun que casuale, anche se

la capitale francese ha una configu-

razione divers a da quella napoleta-

na, nella quale l'acqua potabile si

palesa per il tramite di elementi che

afferiscono pili alia sfera dell'umano

operare che del naturale. Inoltre non

e sicuramente trascurabile il peso as-

sunto, per la storia urbanistica

partenopea, dal decennio francese e

dagli interventi che 10hanno ace om-pagnato. Indubbiamente a Napoli la

configurazione geofisica del sito ha

condizionato non poco i percorsi na-

turali dell'acqua, oltre che le opere

realizzate dall'uomo. In riferimento ai

primi, ad esempio, vi e una situazio-ne diversa tra la zona orientale della

citta, rispetto a quell a occidentale.

Infatti il suolo su cui poggia la citta

in vista ad est e formato da terre sab-

biose attraversate da una falda incli-

nata verso il mare, mentre nella par-

te occidentale, tufacea, l'acqua si e

fatta strada per sgorgare in pili puntied alimentare pozzi.

Per quanta attiene, invece, i percor-

si antropici, vi e una notevole varieta e

.numero degli stessi che popolano il

sottosuolo. In realta se volessimo pen-

sare ad una "zonizzazione verticale",

o ad un "modello a spessore'", po-

tremmo evocare una serie di spazi

funzionali, in uso 0 dismessi, posizio-

nati a quote diverse in relazione so-

prattutto alia loro epoca di esecuzio-

ne. Esse competono prevalentemente

a quelle opere acque-dottistiche che

hanno fatto di Napoli una delle citra

meglio servite dal punto di vista idri-

co. In particolare sono cunicoli e cana-

li della Bolla e del Carmignano, posi-

zionati a maggiore profondita, men-

tre i manufatti dell'acquedotto del Seri-

no, sono pili vicini allivello del suolo.

Gli acquedotti, forte segno di ur-

banizzazione per la citta, hanno ali-

mentato terme, fontane monumentali

e private, pozzi. Sebbene l'acqua dei

pozzi abbia coperto in larga misura il

fabbisogno idrico nei tempi pili anti-

chi, finora a tali manufatti "poveri" estat a dedicata scarsa attenzione. «(...)

II pozzo rappresenta la parte edilizia

della citta sotterranea, una edilizia[antastica, ardimentosa, non soqqet-

ta a reqolamenti edilizi, ma purtutta-

via organizzata (... ) > > 4 . COS1scrive G.

Melisurgo ne11889, a conclusione del

minuzioso lavoro di indagine com-

piuto nel sottosuolo napoletano, du-

rante il quale egli riscontra la pre-

senza di circa 4288 pozzi, sia nella

tipologia di "pozzo isolate", ossia ter-

minale di un canale, che di "passag-

gio", ossia adiacente al percorso del

canale".

Di tali opere ci parlano vari autori

e testi pili 0 meno antichi , confer-mandoci l'utilita dell 'acquisizione

delle testimonianze storiche e biblio-

grafiche, in particolare per una real-

ta complessa come quella napoleta-

na laddove il "descritto" offre un con-

tributo determinante per evocare l'ar-

ticolazione delle opere nel sottosuolo.

Scarsa e invece la documentazio-

ne grafica elaborata per la conoscen-

za di tali opere. Eppure quella esisten-

te da la dimensione dell'accurato stu-

dio e della elaborata soluzione dei

problemi funzionali legati alia lora

esecuzione.

Un rapido accenno, a titolo di

esempio, merita la cisterna del chio-

stro grande della certosa di S.

Martino, il cui pozzo ha un diametro

di m 8,50 ed e profondo ben m 20,70

(Fig. 1).

Ma la peculiarita dell'opera e quelladi essere parte di un complesso siste-

ma, non documentato graficamente,

del quale fanno parte can ali, cunicoli

e cisterne, pensato alia meta del '500

per raccogliere l'acqua piovana di

6000 mq di tetti, terrazzi e giardini''.

Ancora qualcosa va detto sulle

fontane. In generale questi manu-

fatti, ubicati nelle piazze, lungo le

strade 0 all'interno di edifici mo-

numentali, hanno segnato in manie-

ra evidente la struttura del mondo

occidentale. Si pensi aile fontane di

PROGETTAZIONE URBANA' 4/96 DIDATTICA E RICERCA

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e Modelli

Nor imberga , 0 a quelle di Perugia e

Siena, alla continuazione di questa

tradizione romana nel mondo bizan-

tina e nella civilta moresca, culmina-

ta nella fontana dei leoni nell'Alham-

bra di Granada.

Le fontane di Napoli, posiziona-

tesulla linea degli acquedotti, posso-

no essere considerate dei capisaldi di

riferimento per testimoniare una espan-

sione urbana in funzione della quale

spesso sono state fatte "emigrate" Sic-

che per la conoscenza di una piazza 0

di una strada della citta, variata nella

sua configurazione per effetto della

spostamento di elementi architettonicio di mutate condizioni ambientali, sono

oltremodo importanti le fonti docurnen-

tarie. In particolare quelle storiche ciforniscono informazioni e descrizioni

anche accurate sul numero, la posizio-

ne e la tipologia della gran parte di tali

opere, nonche talvolta su alcuni aspet-

ti tecnici.

Cia e dimostrato gia dall'iniziati-

va di Alfonso d'Aragona, duca di

Calabria, il quale, oltre a far compie-

re il censimento di 70 fontane, ne

fece rilevare i bronzi delle bocche, con

le relative sezioni.

Di tali diverse forme di "cannoli di

bronzo", per mezzo dei quali l'acqua

veniva erogata a fontane 0 formali,G. Russo trovava, nell"800, un grafi-

co in « ( . . . ) un manuale di 'Prattica

degli apprezzi Jeudali e burghesatici,cosi di stati e terre, come di territo-

ri '(...[», In esso erano riportate le di-

mensioni delle varie forme utilizzate,

tra le quali quella di sezione maggio-

re era denominata ancora "alfonsina"

nella meta del '6007•

In riferimento invece agli elabora-

ti grafici prodotti si deve constatare

Cc c~ c: c"C c

C

• OGETTAZIONE URBANA. 4/96

51

In alto: (Fig. 1)

Pianta e sezione del pozzo del chiostro della cer-

tosa a S. Martino a Napoli. Da: M. A. De Cunto,

La cisterna del chiostro grande della certosa di S.

MArtino a Napoli, Napoli Nobilissima, vol . VII ,

Fasc. I-II, 1968.

In basso: (Fig. 2)

G. Van Wittel, Mergellina della Torretta, Firen-

ze, Palazzo Pitti.

che le fontane napoletane sono par-

zialmente 0 scarsamente documenta-

teoLa gran parte delle rappresentazioni

sono di tipo pittorico, quasi a voler

sottolineare l'appartenenza indifferen-

ziata di tali manufatti ad un "quoti-

diano", pili che ad un monumentale.Di quelle ricordate superficialmen-

te anche nei testi e possibile trovare

qualche rara rappresentazione solodopo attenta ricerca. Vale per esse

l'esempio della fontana fatta erigere

dal conte di Lemos nel 1614, all'ini-

zio di via Piedigrotta, e per la preci-

sione dinanzi alla Torretta",

Il non rinvenire descrizione alcu-

na di tale fontana in tanti testi pur

circostanziati, ci ha indotto a cercar-

ne traccia nelle rappresentazioni gra-

fiche coeve 0 di non molto posterio-

ri, come la veduta di Napoli da

Mergellina, di P. Antoniani, 0 la pili

famosa Mergellina dalla Torretta, di

G. Van Wittel (Fig. 2). Esse ci dannoconferma della originaria posizione

assunta dalla fontana, fomendo in-

formazioni sulle sue caratteristiche

tipologiche che peraltro risultano af-

fini a quelle di altre fontane seicen-

tesche, e rispecchiano un ruolo mo-

numentale ad esse affidato in rispo-

sta ad un gusto per l'abbellimento

che si consolida a partire dalle pili

importanti innovazioni urbanistiche

cinquecentesche.

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52

1 - - -I,

Non piu dunque fontane-abbeve-

ratoi, spesso addossate ad edifici, rna

corpi a se stanti, di rilevanza monu-

mentale, con una tipologia che richia-

rna sovente il portale, 0 l'arco trion-

fale. Se a Napoli le fontane, per ric-

chezza di informazioni bibliografiche,

sono sicuramente riconosciute come

segni della memoria storica dell'evo-

luzione urbana, fortemente legate al-l'espansione della citta nella misura

in cui l'urbanizzazione viene suppor-

tata dalla erogazione di acqua, pur-

tuttavia di esse e stato scarsamente

curato l'aspetto documentario carto-

grafico, salvo per alcune fontane

monumentali poste in siti urbani di

particolare suggestione ambientale,

vedi ad esempio la fontana della Si-

rena, per la quale, tuttavia, non si

giunge al grado di compiutezza in-

formativa che caratterizza, ad esem-

pio, i grafici delle fontane parigine

riportati nel bel volume del 1813 diA. Duval" ,In esso ogni fontana, come ad

esempio la seicentesca Fontane du

P a rv is N o tr e Dame , alimentata appun-

to dalle acque della pompa di Notre

Dame, viene descritta e rappresenta-

ta rigorosarnente, anche nelle parti

decorative. La stessa composizione

delle immagini, all'interno dell'unico

grafico, denota l'accuratezza infor-mativa, e chiarisce l'importante fun-

zione monumentale affidata al ma-

nufatto, grazie anche all'uso di scaledi rappresentazione differenziate per

l'alzato, le anfore-bocche, e la pian-

ta, quest' ultima penalizzata a vantag-

gio del prospetto e, ancor piu, delle

anfore che richiamano due vasi greci

della collezione del cavaliere Hamilton.

Le qualita di ingegno, oltre che ar-

tistiche, testimoniate dai manufatti

napoletani dei quali si e fatta una

rapida e parziale trattazione, merite-

rebbero sicuramente un rinnovato

impegno condotto nell' ottica della

conoscenza e rappresentazione di tali

beni culturali, che ponga rimedio aduna sorta di divaricazione che si eprodotta tra la documentazione e de-

scrizione grafica delle tecniche di

In basso: (Fig. 3)

Pianta, prospetto e sezioni di una delle quattro

fontane di place Royale a Parigi.

Da: M . Genieys, Essai sur Ie moyen de condure,

d'edlevar et de distribuer les aux, Paris, 1929.

Biblioteca Nazionale Braidense, Milano.

captazione e distribuzione dell'ac-

qua, e quella afferente le peculiarita

squisitamente formali delle opere

finite (Fig. 3).

, Renate Tolle-Kastenbein, Archeologia deli'acqua.

La cultura idraulica nel mondo c Iassico, Longanesi,

Milano, 1993, p. 33.

2 AA .VY . , Parigi e Ie vie d'acqua, in «Ra s segna - , anno

IX, 29/1 marzo, 1979.

3 Corrado Beguinot, L'uso del sottosuolo in una poli-

tica di piano, in II mondo sotterraneo, Incontri di

Studio dell 'l sti tu to di Archi tettura e Urbanistica,

a.a.1966-67, Universlta di Napoli, Facolta di Inge-

gneria, p.15.

4 Guglielmo Melisurgo, Napoli sotterranea, Colonnese

Editore, Napoli, 1979, p. 21.

5 Ibidem.

6 Mario A. De Cunzo, La cisterna del chiostro grande

del la cer tosa di S: Martino a Napol i, in eNapoli No-

bi lissima», Vol. VII , Fasc. I -I I, 1968, pp. 59-64.

7 Giuseppe Russo, Storia di Napoli dalle origini ai

1860, Societa pel Risanamento ( a cura della ), Arte

Tipograf ica, Napol i, 1960, pp. 196-200.

8 Benedetto Croce, La vil la di Chiaia., in «Na pc l i No-

bilissima», Vol. I, Fasc. I-II, 1892, pp. 3-11.

, Amaury Duval, Les fontaines des Pari s, anciennes

et nouve lles; ouvrage contenant soixante planches

dessinees et qrauecs au trat, Par M. Moisy, Paris,

1813, pp. 32-34.

DETAILS D'UNE DES QUATRE FONTAINES DE LA PLACE ROYALE

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