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UNA GIORNATA PARTICOLARE scheda del film la vicenda il contesto storico la propaganda fascista la propaganda fascista: la radio le leggi razziali il manifesto per la difesa della razza fascismo e omosessualità per approfondire

UNA GIORNATA PARTICOLARE - baldassarre.altervista.org · regia Ettore Scola genere Drammatico durata 105 min. sceneggiatura R. Maccari • E. Scola • M. Costanzo musiche A. Trovajoli

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UNA GIORNATA PARTICOLARE

scheda del film

la vicenda

il contesto storico

la propaganda fascista

la propaganda fascista: la radio

le leggi razziali

il manifesto per la difesa della razza

fascismo e omosessualità

per approfondire

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UNA GIORNATA PARTICOLARE

SCHEDA DEL FILM

nazione Italia / Canada

anno 1977

regia Ettore Scola

genere Drammatico

durata 105 min.

sceneggiatura R. Maccari • E. Scola • M. Costanzo

musiche A. Trovajoli

cast S. Loren (Antonietta) • M. Mastroianni (Gabriele)

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UNA GIORNATA PARTICOLARE

LA VICENDA

È il 6 maggio 1938, Hitler è in visita in Italia e la Roma fascista è tutta sulle strade per festeggiare l'incontro tra il Duce ed il Führer. In un caseggiato popolare Antonietta, moglie di una fanatica "camicia nera" e lei stessa fascista convinta, è rimasta sola in casa dopo che tutta la sua famiglia è uscita per partecipare alle manifestazioni.Il suo tran-tran quotidiano di donna-moglie-madre-casalinga è interrotto dalla fuga del suo merlo indiano, proprio per tentare di recuperarlo incontra un suo coinquilino, Gabriele, ex annunciatore radiofonico cacciato dal servizio con l'accusa di essere un "sovversivo", ma, in realtà, perché omosessuale. Sulle prime, messa in allarme dalle chiacchiere di una malevola portinaia, Antonietta diffida di lui, che si è autoinvitato a prendere un caffé in casa sua. Poi, dopo una serie di malintesi culminati con Antonietta che schiaffeggia Gabriele nel momento in cui scopre il motivo per cui è stato cacciato dalla radio, tra i due hanno il sopravvento la comprensione e la tenerezza. L'uomo e la donna si confidano reciprocamente le loro pene, hanno anche un breve incontro d'amore, ma alla sera sembrerà tutto finito: Antonietta tornerà alla sua routine familiare mentre Gabriele verrà prelevato e inviato al confino.

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UNA GIORNATA PARTICOLAREIL FILM ED IL CONTESTO STORICO

La giornata in cui si svolgono le vicende narrate è “una giornata particolare” perché è quella dell'arrivo a Roma di Hitler. E Scola ricostruisce con attenzione lo sfondo storico, utilizzando materiale originale dell'epoca e utilizzando come vera e propria colonna sonora la retorica fascista che, alla radio, celebra l'incontro.

Ovviamente “Una giornata particolare” non è solo un film storico o un film sul fascismo, è anche un film sulla condizione della donna e sulla diversità, sull’ufficialità e sulla “privacy”, sulla famiglia e sulla solitudine. Tuttavia proprio il contrasto tra la delicatezza e la sincerità dell'incontro di due solitudini, che si svolge in un'atmosfera quasi ovattata, irreale, ed il fracasso della retorica fascista, che li circonda, è una efficacissima cartina di tornasole che permette di cogliere gli aspetti più brutali del regime e la pervasività dei meccanismi utilizzati per la costruzione del consenso di massa

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UNA GIORNATA PARTICOLARELA PROPAGANDA FASCISTA

Elemento chiave di tutta la propaganda fascista era l'appello al principio della superiore "unità nazionale", l'esaltazione di un ipotetico primato nazionale, da raggiungere non più nel segno della politica liberale, ma attraverso un esplicito rifiuto degli ideali democratici ed un costante richiamo alla retorica militarista ed alla legittimità dell'uso della forza e della violenza.

L'opera di indottrinamento delle masse fu costantemente indirizzata ad un drastico annullamento della volontà individuale per l'esaltazione assoluta del sacrificio e della sottomissione alla volontà del capo per il bene della patria.

Tramite la propaganda, diffusa grazie ad un controllo politico su tutti i mezzi di comunicazione, avvenne il processo di fascistizzazione del paese, con lo scopo di orientare l’opinione pubblica, di caricarla, comunicando l'esaltazione della missione nazionale.

I messaggi furono rivolti a tutte le categorie della società italiana e vennero diffusi incessantemente attraverso la radio, la stampa e il cinema.

In seguito alla nascita dell’impero l'Italia fascista venne celebrata sulla stampa con tutta l’enfasi comunicativa possibile. La popolazione fu investita da una emissione continua di messaggi in cui era prevalente il tema dello scontro ideologico.

Si cercò di dare una giustificazione alle iniziative di guerra e di conquista dell'impero, anche attraverso un evidente uso politico della storia, riscritta sulla base dei miti della romanità, e delle imprese coloniali, riviste in chiave eroica, per la costruzione del consenso al fascismo.

Sia attraverso la riproposizione di materiali dell'epoca, sia attraverso la finzione filmica, “Una giornata particolare” permette di analizzare alcuni dei temi centrali della propaganda fascista:● TEATRALIZZAZIONE DELLA POLITICA● CULTO DEL DUCE● EDUCAZIONE DEI GIOVANI● USO DEI MASS-MEDIA● ESALTAZIONE DEL MILITARISMO

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UNA GIORNATA PARTICOLARELA PROPAGANDA FASCISTA: LA RADIO

Più di ogni altro mezzo di comunicazione assunse un ruolo di primo piano. I programmi, in cui erano presenti svago ed informazioni allo stesso tempo per aumentare il numero degli ascoltatori, erano costituiti per lo più da discorsi del Duce o del Fuhrer, cronache di manifestazioni ufficiali, conversazioni sul razzismo.A dire il vero, il fascismo inizialmente si limita a utilizzare il potente mezzo di comunicazione come un altoparlante nazionale per i discorsi di Mussolini e a esercitare il controllo e la censura sui notiziari e l'informazione, la cui fonte esclusiva fu costituita per molti anni dall'agenzia di stampa del regime, l'Agenzia Stefani.

Solo a partire agli anni '30, con l'apertura di Radio Scuola e di Radio Rurale, il fascismo dimostra l'intenzione di fare uso "scientifico" della radio come mezzo di propaganda e di produzione del consenso per accelerare il progetto di "fascistizzazione della società italiana".Per iniziativa dell'Ente radio rurale (1933), la radiofonia fece il suo ingresso nello spazio scolastico: a quel punto l'aspetto propagandistico ebbe la meglio sugli aspetti favolistici della prima fase. Vennero realizzati sceneggiati radiofonici che rievocavano momenti di una storia d'Italia ridotta ad aneddoto o a leggenda; si cantarono le glorie del regime, spendendo i personaggi più cari ai bambini assieme ai più esperti radiocronisti in visite guidate, che documentassero lo sforzo di modernizzazione del paese prima, la sua forza bellica poi.

Al di là del problema concreto di dotare tutte le scuole di un apparecchio o di un sofisticato impianto centralizzato di diffusione, lo stato fascista impose all'industria la costruzione di un particolare apparecchio, il Radiorurale, destinato a questo specifico scopo e adorno sull'altoparlante di due fasci littori fra spighe di grano.

Il 5 ottobre 1924 la URI (Unione Radiofonica Italiana) inaugura le trasmissioni con un discorso pronunciato da Benito Mussolini. Il fenomeno delle radioaudizioni, inizialmente ostacolato da costi che sembravano proibitivi per il nostro paese assai povero, prese il via solo a partire dagli anni Trenta, agevolato anche dalle iniziative del regime che dotò ogni Casa del Fascio di un apparato ricevente denominato “radio popolare” e assunse in seguito il motto "Ogni paese deve avere la sua radio", sostenendo la diffusione di apparecchi economici come la radio Rurale e la Radio Balilla.Nel 1927 la URI si trasformerà in EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche).La EIAR si trasformerà nel 1944 in RAI (Radio Audizioni Italia)

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UNA GIORNATA PARTICOLARELE LEGGI RAZZIALI FASCISTE

A partire dal 1938 il regime fascista avvia un'opera di legislazione razzista volta alla discriminazione dei diversi ed in particolare degli ebrei.Si comincerà con l'espulsione dalla scuola pubblica, dall'insegnamento universitario e dalle sedi dell'alta cultura, fino ad arrivare ai provvedimenti del 1942-43 che prevedevano la precettazione degli ebrei per il servizio di lavoro forzato.

La campagna contro gli ebrei e la legislazione contro di essi non furono introdotte dal fascismo per imposizione della Germania. Esse furono iniziativa e prodotto autonomo del regime fascista, anche se sicuramente influenzate dal contesto europeo e internazionale, in cui l'alleanza con la Germania rispondeva a una scelta di campo fondamentale, contro la democrazia e per la modifica ad ogni costo, anche a costo della guerra, dell'ordinamento di pace che aveva fatto seguito alla conclusione del primo conflitto mondiale. Tuttavia la spinta a una politica della razza nel fascismo italiano fu connaturata allo stesso retaggio nazionalista, che esaltava la superiorità della stirpe come fatto biologico e non solo culturale; che esaltava l'espansionismo italiano attraverso la concezione tardo-coloniale delle colonie come colonie di popolamento, ossia sede di trasferimento e di nuovo insediamento dell'eccedenza demografica dell'Italia e simbolo di superiorità della civiltà e della razza italiane. L'antisemitismo fascista si colloca così al crocevia tra l'inserimento, con la lotta ai "diversi", in un motivo tipico del pensiero antidemocratico e antiegualitario della destra fascista e filofascista e la ricerca di una identità forte dell' "italiano nuovo" tipica della fase di costruzione dell'impero. La costruzione dell'italiano nuovo comportava l'omogeneizzazione di una mentalità collettiva; la collettivizzazione di un modello fascista applicato agli individui e alla società, e l'irrigidimento di questo comportamento in un modello razzista. La possibilità di utilizzare direttamente la mobilitazione all'interno della stessa società italiana offerta dal fatto di additare l'ebreo come "il nemico fra noi", fu la ragione ultima della riesumazione e addirittura dell'invenzione di un pericolo ebraico.

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UNA GIORNATA PARTICOLAREIL MANIFESTO PER LA DIFESA DELLA RAZZA

LE RAZZE UMANE ESISTONOLa esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano ad ereditarsi. Dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono razze umane differenti. ESISTONO GRANDI RAZZE E PICCOLE RAZZENon bisogna soltanto ammettere che esistano i gruppi sistematici maggiori, che comunemente sono chiamati razze e che sono individualizzati solo da alcuni caratteri, ma bisogna anche ammettere che esistano gruppi sistematici minori (come per es. i nordici, i mediterranei, ecc.) individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, la esistenza delle quali è una verità evidente. IL CONCETTO DI RAZZA È CONCETTO PURAMENTE BIOLOGICOEsso quindi è basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche, religiose. Però alla base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza. Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto antico costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto sulle altre, sia che tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine, che persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze. LA POPOLAZIONE DELL'ITALIA ATTUALE È NELLA MAGGIORANZA DI ORIGINE ARIANA E LA SUA CIVILTÀ ARIANAQuesta popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti preariane. L'origine degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell'Europa. È UNA LEGGENDA L'APPORTO DI MASSE INGENTI DI UOMINI IN TEMPI STORICIDopo l'invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da ciò deriva che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è variata notevolmente in tempi anche moderni, per l'Italia, nelle sue grandi linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa: i quarantaquattro milioni d'Italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta maggioranza a famiglie che abitano l'Italia da almeno un millennio. ESISTE ORMAI UNA PURA "RAZZA ITALIANA"Questo enunciato non è basato sulla confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico-linguistico di popolo e di nazione ma sulla purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l'Italia. Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana. È TEMPO CHE GLI ITALIANI SI PROCLAMINO FRANCAMENTE RAZZISTI Tutta l'opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l'indirizzo ariano-nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra-europee, questo vuol dire elevare l'italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità. È NECESSARIO FARE UNA NETTA DISTINZIONE FRA I MEDITERRANEI D'EUROPA (OCCIDENTALI) DA UNA PARTE E GLI ORIENTALI E GLI AFRICANI DALL'ALTRASono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l'origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili. GLI EBREI NON APPARTENGONO ALLA RAZZA ITALIANADei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all'infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano l'unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani. I CARATTERI FISICI E PSICOLOGICI PURAMENTE EUROPEI DEGLI ITALIANI NON DEVONO ESSERE ALTERATI IN NESSUN MODOL'unione è ammissibile solo nell'ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono ad un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall'incrocio con qualsiasi razza extra-europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani.

14 luglio 1938

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UNA GIORNATA PARTICOLARELA REPRESSIONE DELL'OMOSESSUALITÀ DURANTE IL FASCISMO

La politica esplicitamente "razzista" del fascismo italiano contro gli omosessuali durò tre anni (dal 1936 al 1939), l'inserimento degli omosessuali tra i gruppi di cittadini da colpire per la "tutela della razza" avvenne palesemente per scimmiottare la Germania nazista, ma venne goffamente trapiantato su un terreno culturale del tutto incongruo. La decisione, frutto di un entusiasmo astratto, interferì infatti con la tradizione razzista preesistente, disturbandola, e soprattutto cozzò contro una tradizione di repressione dell'omosessualità estremamente efficace e collaudata, rischiando di intralciarla e di rivelarsi addirittura controproducente. Il paradosso maggiore di tale decisione fu questo: definire gli omosessuali in quanto "razza", al pari degli ebrei o dei negri, significava riconoscere loro uno status di gruppo sociale, per quanto deviante e criminale. Ciò contraddiceva in pieno la strategia seguita fin lì dal fascismo, che a sua volta si basava su almeno un secolo di tradizione giuridica e repressiva italiana, che puntava a cancellare del tutto l'omosessualità negandole qualsiasi spazio di visibilità, fosse pure deviante. Si spiega così il risultato modesto di questa politica: meno di 90 condanne al confino "politico" per "difesa della razza" inflitte ad omosessuali tra il 1936 e il 1939; e di queste 42 sono opera di un unico questore di Catania, Molina, che prese troppo sul serio una decisione che i suoi colleghi, per lo più, si limitarono a snobbare.Questo "fallimento" non apparirà del tutto strano a chi noti che promulgando il Codice Rocco nel 1931 il fascismo aveva appena avuto, cinque anni prima delle leggi razziali, l'occasione di introdurre leggi anti-omosessuali in Italia. Ebbene: l'idea era stata scartata proprio per non dare pubblicità al fenomeno dell'omosessualità. Gli italiani sono troppo virili per essere omosessuali: ecco la parola d'ordine del regime... Per settant'anni gli italiani avevano ripetuto che l'omosessualità era un tipico vizio da inglesi e da tedeschi, e proprio il fascismo avrebbe dovuto confessare l'inconfessabile, e cioè che l'omosessualità esisteva perfino in Italia? Il confino stesso, "politico" o comune, era comminato agli omosessuali non sulla base di una legge apposita, bensì sulla base del Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza, che dava alla polizia il potere discrezionale di eliminare dalla convivenza sociale un individuo che avesse un atteggiamento "scandaloso". Per questo non era necessario un processo regolare (ne bastava uno sommario), non erano necessarie prove, in quanto le prove le doveva fornire la polizia, che proponeva il confino e la cui "parola d'onore" costituiva prova essa stessa. Bastava che la polizia affermasse che una certa persona "dava scandalo": tutto qui.In questo modo fu facile punire quegli omosessuali che non vivevano in modo sufficientemente segreto la loro condizione. Altri metodi repressivi di cui si trova traccia negli archivi sono il pestaggio (normale sotto il fascismo), l'uso delle classiche bottiglie d'olio di ricino, il licenziamento se si lavorava per un ente pubblico e, molto spesso, anche l'ammonizione (una specie di arresto domiciliare) sotto la sorveglianza costante della polizia.

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UNA GIORNATA PARTICOLAREPER APPROFONDIRE

BIBLIOLGRAFIA

COLLOTTI ENZO, Il fascismo e gli ebrei, Bari, 2003DE FELICE RENZO, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Torino, 1993.SARFATTI MICHELE, Mussolini contro gli ebrei, Torino, 1994.SARFATTI MICHELE, Le leggi antiebraiche spiegate agli italiani di oggi, Torino, 2002.

LINKSIl regista: Ettore Scolahttp://it.wikipedia.org/wiki/Ettore_Scola

Le leggi razziali in Italiahttp://it.wikipedia.org/wiki/Leggi_razziali_fasciste

I testi delle varie leggi razzialihttp://cronologia.leonardo.it/ugopersi/leggi_razziali_italia/leggi_razziali_italia.htm

La Shoah (un lavoro realizzato da una classe del “G.B. Vico”, con una parte sull'applicazione delle leggi razziali nel liceo)http://www.baldassarre.altervista.org/SHOAH/html/home.html

Fascismo e omosessualihttp://www.oliari.com/storia2/fascismo.html