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MY GENERATION edizione web del bimestrale d'informazione a cura del Coordinamento FABI Giovani. Registrazione Tribunale di Roma n. 209/2012 del 5 luglio 2012 Direttore Responsabile: Lando Maria Sileoni a cura del Coordinamento FABI Giovani [email protected] Febbraio/Marzo 2018 ATTUALITÀ Smart working ed evoluzione della specie UN EQUILIBRIO (im)possibile? ATTUALITÀ Governiamo il cambiamento WELFARE Pensioni Oltre alla previdenza?

UN EQUILIBRIO (im)possibile? · 2019. 6. 5. · 3 di Mattia Pari Editoriale Coordinatore Nazionale FABI Giovani Febbraio /Marzo 2018 Editoriale UN EQUILIBRIO (im)possibile? In Italia

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MY GENERATION edizione web del bimestrale d'informazione acura del Coordinamento FABI Giovani. Registrazione Tribunaledi Roma n. 209/2012 del 5 luglio 2012 Direttore Responsabile:Lando Maria Sileoni

a cura del Coordinamento FABI Giovani [email protected]/Marzo 2018

ATTUALITÀSmart working edevoluzione della specie

UN EQUILIBRIO(im)possibile?

ATTUALITÀGoverniamoil cambiamento

WELFAREPensioniOltre alla previdenza?

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03 EDITORIALEUn equilibrio (im)possibile?

05 ATTUALITÀSmart working ed evoluzione della specie

07 ATTUALITÀGoverniamo il cambiamento

08 ATTUALITÀGrazie FABI

10 SICUREZZAI luoghi di lavoro

12 WELFAREPensioni. Oltre alla previdenza?

14 MUSICA & CONCERTILianne La Havas / Blood

15 CINEMAFortunata

16 ARTE&CULTURARivoluzione GalileoL’arte incontra la scienza

19 SPORTBase Jumping. Sport o follia?

21 ENOGASTRONOMIAGrappa. Dall’uva energia per la vita

24 CITAZIONI

CollaboratoriSimona Sacconi

Grafica di copertinaSilvia Catalucci

Ricerca iconograficaGiuditta Romiti

Edizione webMarco Ammendola

ImpaginazioneOrione. Cultura, lavoroe comunicazione

CONTATTACI: [email protected]

Direttore ResponsabileLando Maria Sileoni

Capo RedattoreLodovico Antonini

Comitato di RedazioneMattia PariPierluigi AielloRiccardo BarabaniDaniele BottazziWladimir BrottoSimone CapuaniGiovanni CorsaroAlessandro De RiccardisElisa Bianca GallinaroRoberto InchiappaGiorgio IsabellaAlberto LodaAlessio ManiscalcoFederico MostaccioLudovico PaganelliElio SfarraCaterina StramengaFrancesco UrsoAlessandro Vanoncini

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di Mattia PariCoordinatore Nazionale FABI GiovaniditorialeE

EditorialeFebbraio / Marzo 2018

UN EQUILIBRIO(im)possibile?

In Italia la disoccupazione è al 12%, il PIL pro capite è di35.865 dollari e un occupato lavora mediamente 1725ore l’anno. In Francia la disoccupazione è al 10%, il PIL

pro capite è di 42.719 dollari e si lavora mediamente 1482ore. In Germania la disoccupazione è al 3,8%, il PIL procapite è di 48.042 dollari e un occupato lavora 1371 ore.Secondo un recente conteggio del sociologo DomenicoDe Masi, se ognuno dei 23 milioni di lavoratori italianifosse occupato per le stesse ore del suo collega francese,ci sarebbe impiego per 4,4 milioni di persone in più; seinvece fosse applicato lo stesso orario dei tedeschi i postidisponibili in aggiunta sarebbero 6,6 milioni. In Italia idisoccupati sono 3 milioni da sommare ai 2,2 milioni diNEET che non studiano e non cercano un im-piego; quindi, applicando lo stesso orario mediodella Germania, raggiungeremmo la piena oc-cupazione.Ovviamente, questa è soltanto una delle teoriein campo e ce ne sono altre che non ritengonoquesto mero calcolo contabile esaustivo dellarealtà. Perché, ad esempio, resta il problemadi come non ridurre i salari a fronte di meno

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ore di lavoro e, al contempo, assumere altre personeper compensare il tempo rimasto. L’Oxfam sostiene, tuttavia, che “nel periodo 2006 –2015 il reddito dei lavoratori comuni è aumentato inmedia del 2% all’anno, mentre la ricchezza dei miliar-dari ha goduto di un incremento annuo di quasi il13%, cioè 6 volte di più”. Questa tendenza sarebbeconfermata anche da uno studio dell’OIL che, analiz-zando 133 Paesi ricchi e in via di sviluppo, ha dimo-strando come in ben 91 di questi i salari non sono au-mentati di pari passo con la maggiore produttività econ la crescita economica. Insomma, oltre al tema del-

la ripartizione delle ore di lavoro, esiste un problemaserio di distribuzione della ricchezza che continua aspostarsi dai salari ai profitti e la bilancia è lontanada un equilibrio. Una questione che coinvolge anche il nostro settorese pensiamo che, come riportato da La Repubblica, isupermanager degli otto maggiori istituti di creditodel Paese si sono spartiti nel 2016 oltre 144 milioni dicompensi e che la busta paga dei loro consiglieri d’am-ministrazione sarebbe cresciuta del 13,3%.Con la calcolatrice alla mano, è facile scoprire che i144 milioni di euro che sono andati nelle tasche dei

Tutto questo pesa anche come un macigno sulla cre-dibilità, che il settore vorrebbe riconquistare dopo gliscandali che lo hanno travolto, ma troppi banchierifanno finta di nulla perché, davanti ai clienti, la facciacontinua comunque ad essere la nostra.Anche in questo caso, la bilancia pesa dalla parte sba-gliata e qui rischia veramente di mancare il respiro. La distribuzione e l’equità non sono utopie, mauna scelta perseguibile. Forse, come direbbe Gil-les Deleuze, occorre soltanto continuare a riven-dicare un po’ di possibile, altrimenti rischiamo disoffocare.

ditorialeE

4 Editoriale

vertici del settore equivalgono al salario annuo di circa5.500 giovani bancari.Nelle premesse del Contratto Collettivo Nazionale diLavoro c’è scritto che dovrebbe essere “posta partico-lare attenzione al tema dell’equità distributiva” e, co-me Organizzazione sindacale più rappresentativa delsettore, abbiamo preteso più volte la definizione di uncodice di autoregolamentazione per risolvere il temadei super compensi dei top manager, in particolare diquelli che hanno amministrato male e non hanno pro-dotto vantaggi per le aziende, per i lavoratori e la col-lettività.

SE OGNUNO DEI 23 MILIONI DI LAVORATORI ITALIANI FOSSEOCCUPATO PER LE STESSE OREDEL SUO COLLEGA FRANCESE, CI SAREBBE IMPIEGO PER 4,4 MILIONI DI PERSONE IN PIÙ; SE INVECE FOSSE APPLICATO LO STESSO ORARIO DEI TEDESCHI I POSTI DISPONIBILI IN AGGIUNTASAREBBERO 6,6 MILIONI

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5Febbraio / Marzo 2018

Anno 2018: non sarà un annofacile per i bancari. A dicem-bre è fissata la scadenza del

Contratto Nazionale e tutti abbia-mo ancora in mente la difficile ver-tenza per il rinnovo del 2015 e ilfatto che, se non fosse stato per lacaparbietà del Segretario Generale,Lando Maria Sileoni, e per l’irre-movibilità di tutta la FABI, oggi citroveremmo di sicuro in una situa-

zione lavorativa ben diversa e conscarse garanzie.Nonostante i moderati progressidell’economia europea e di quellaitaliana, è tuttavia necessario esse-re consapevoli del permanere diuna complessa congiuntura econo-mica, accompagnata inoltre da unasempre più crescente esigenza dirazionalizzare i processi produttivie da un'inarrestabile diminuzione

Attualità

ttualitàA di Ludovico PaganelliEsecutivo Nazionale FABI Giovani

Smart working ED EVOLUZIONE DELLA SPECIE

A FINE 2018RINNOVO DEL CCNL

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ttualitàA

6 Attualità

delle attività̀ tradizionali effettuatepresso gli sportelli, in favore di ser-vizi svolti attraverso la multicana-lità e con l’ausilio di strumenti tec-nologici e informatici sempre più̀sofisticati. La digitalizzazione delle banche èormai avviata da anni e sempre piùsta modificando il modo di fare bu-siness. Si ritiene, infatti, che in talsenso si possano aumentare del30% i ricavi derivanti da prodottie servizi molto diffusi, come adesempio pagamenti e prestiti per-sonali. Ma non solo. Il digitale per-metterà progressivamente una ri-

duzione di circa il 20-25% dei costifissi attraverso la trasformazionedei processi e degli approcci adot-tati per servire la clientela.Il Contratto Nazionale dei bancaridovrà, quindi, necessariamenteprendere atto di tali continui pro-cessi di digitalizzazione in corso,

prevedendo una disciplina contrat-tuale idonea ad accompagnare efavorire un processo di cambia-mento, che appare ormai rapido eirreversibile. Il quadro normativodovrà agevolare salde forme di tu-tela in termini di garanzia, priva-cy, sicurezza e adeguata coperturaassicurativa, nei confronti di tuttequelle lavoratrici e di tutti quei la-voratori che si troveranno semprepiù a dover svolgere la propria at-tività commerciale e di consulenzasul territorio, al di fuori della filialetradizionale, in previsione anche diuna nuova disciplina lavorativa og-

avanzati strumenti tecnologici. Illavoro da remoto presenta notevolivantaggi, in quanto permette, trale altre cose, una miglior gestionedel tempo in relazione alle esigen-ze di vita familiare e privata, grazieagli orari flessibili che esso per-mette consentendo di fatto alleaziende notevoli risparmi in termi-ni di costi di gestione. In questo senso lo sforzo del sin-dacato sarà quello di far compren-dere alle stesse aziende la loro re-sponsabilità sociale, che si esprimenel premiare la flessibilità attra-verso l’utilizzo della tecnologia, fi-

gi al centro di numerosi dibattiti esempre più frequenti sperimenta-zioni: lo Smart Working. Si tratta di un nuovo modo di ge-stire e interpretare il lavoro, resopossibile da connessioni veloci eaffidabili, oltre che da un’ampia evariegata opportunità di scelta tra

LA DIGITALIZZAZIONE DELLE BANCHE È ORMAI AVVIATA DA ANNI E SEMPRE PIÙ

STA MODIFICANDO IL MODO DI FAREBUSINESS. SI RITIENE, INFATTI, CHE IN

TAL SENSO SI POSSANO AUMENTARE DEL30% I RICAVI DERIVANTI DA PRODOTTI E

SERVIZI MOLTO DIFFUSI, COME AD ESEMPIOPAGAMENTI E PRESTITI PERSONALI

nalizzata esclusivamente a sempli-ficare la vita dei lavoratori. E per-mettere loro di svolgere l’attivitàordinaria in condizioni più agevoli,con l’intento di integrare le esigen-ze familiari e di vita in generale enon a scopo di ottenere prestazionilavorative straordinarie. n

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di Wladimir BrottoEsecutivo Nazionale FABI Giovani

7AttualitàFebbraio / Marzo 2018

In un modo in continuo cambiamento, dobbiamocostantemente mettere dei punti fermi per difen-dere i diritti ed evitare che vengano messi in di-

scussione, trasformando gli stessi in strumenti perdifferenziare i trattamenti tra i lavoratori e crearesempre maggiori differenze tra le persone che rap-presentiamo.Per fortuna la FABI ha proposto già da tempo un nuo-vo modello di banca, che mira a valorizzare le com-petenze per non svilire le professionalità delle perso-ne e riportare nel settore anche vecchie lavorazioni

che sono state spesso esternalizzate. Requisiti fonda-mentali per mantenere prerogative contrattuali diqualità. Un progetto lungimirante che sta dimostran-

do tutta la sua attttualità.Come giovani lavoratori dobbia-mo fare quadrato e impegnarciaffinché questa proposta possa

diventare una realtà per il nostrosettore, soprattutto adesso che il rin-

novo del CCNL è alle porte.Gli anni trascorsi sono stati caratterizzati da grandicambiamenti che, come Organizzazione sindacale, ab-biamo affrontato con determinazione. Grazie alla FA-BI, infatti, sono stati riconquistati spazi e diritti chealtrimenti la parte datoriale avrebbe spazzato via. I pericoli alle porte sono quelli “digitali”, in parte pocopercettibili, che si presentano come delle mine subac-quee. Dobbiamo essere vigili, attenti e propositivi. Dob-biamo condividere sapere ed informazioni per esserepreparati al cambiamento e poterlo così governare.

Se vogliamo scrivere almeno una parte diquelle regole che costituiranno il nostro fu-

turo non ci sono altre strade. n

Governiamo ilCAMBIAMENTO

ttualitàA

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8 Attualità

ttualitàA

«Da poco più di un annosono dirigente sinda-cale.

Prima di venire qui, questa sera, misono chiesto se ero sulla giustastrada. Così sono andato a rileggerelo statuto per assaporare il nostrospirito associativo e ispiratore.L'art. 3 dello statuto dice che la FA-BI si propone lo scopo di difesa, inqualunque sede e con qualsiasimezzo, degli interessi economici,morali ed assistenziali, sia colletti-vi sia individuali, dei lavoratoribancari; si prefigge il fine del mi-glioramento ed evoluzione dellostato morale e sociale degli asso-ciati, realizzandone le legittimeaspirazioni ed affermandone i di-ritti.Desidero e auspico un sindacatofatto di persone sane ed oneste che

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO CONPIACERE L’INTERVENTO CHE FEDERICOMARIAN, GIOVANE RAPPRESENTANTESINDACALE, HA SVOLTO DURANTE IL VIICONGRESSO DELLA FABI DI PORDENONE.UN GRANDE AUGURIO DI BUON LAVORO AFEDERICO DA PARTE DELL’ESECUTIVONAZIONALE FABI GIOVANI

Grazie

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9AttualitàFebbraio / Marzo 2018

di Federico MarianRSA Pordenone

facciano sindacato in primis perragioni ideali, per vocazione e sia-no pronte a fare sacrifici a livellopersonale per perseguire questiideali. Persone che ho trovato nellaFABI, in particolare in quella diPordenone e nella figura del suoSegretario Coordinatore, EddiDriussi.Io nella FABI ci credo, ci credo per-ché è a sostegno dei lavoratori enoi dobbiamo impegnarci a man-tenere il rapporto di fiducia con ilavoratori. Valori che restano in un mondoche cambia (titolo del nostro con-gresso provinciale).

Le multinazionali della finanzastanno snaturando il lavoro, stan-no facendo perdere l'intima e pro-fonda natura del lavoro. Nel lavoronoi esprimiamo noi stessi, e met-tiamo a disposizione del mondo lenostre capacità.Noi con il lavoro e in misura mag-giore con l'attività sindacale lascia-mo la nostra impronta. Il lavoro è

intimamente connesso con il no-stro essere profondo.Per questo la FABI si batte per di-fendere i posti di lavoro, la dignitàdei lavoratori e perché tutti abbia-no la possibilità di esprimersi e da-re il proprio contributo, come spe-ro di poter contribuire anch'io inprima persona, nei prossimi anni.Grazie FABI e Forza FABI». n

IO NELLA FABI CI CREDO, CI CREDOPERCHÉ È A SOSTEGNO DEI

LAVORATORI E NOI DOBBIAMOIMPEGNARCI A MANTENERE

IL RAPPORTO DI FIDUCIA CON I LAVORATORI

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10 Sicurezza

icurezzaS

I luoghi

z La stabilità e la solidità dei luoghi,z L’altezza, la cubatura e la superficie degli

spazi a disposizione dei lavoratori,z I pavimenti, soffitti, muri, finestre e lucer-

nari, scale e marciapiedi mobili, banchine,rampe di carico,

z Le vie di circolazione, zone di pericolo, pa-vimenti e passaggi,

z Le vie di uscita e di fuga,z Le porte, i portoni, scale,z I posti di lavoro e di passaggio e luoghi di

lavoro esterni,z Il microclima e l’illuminazione dei luoghi di

lavoro,z I luoghi di refezione,z Gli spogliatoi e gli armadi per il vestiario,z I servizi igienici,z La difesa contro le polveri e dagli agenti no-

civi nei luoghi di lavoro,z Le misure contro l’incendio e l’esplosione.

È stabilito dall’art. 65 del D.lgs.81/08 che i lo-cali sotterranei o semisotterranei siano vietatiallo svolgimento di attività lavorative, in de-roga a tale disposizione possono essere desti-nati al lavoro locali chiusi sotterranei o semi-sotterranei, quando ricorrano particolari esi-genze tecniche. In tali casi il datore di lavoroprovvede ad assicurare idonee condizioni diareazione, di illuminazione e di microclima.

I LUOGHI DI LAVORO DEVONO ESSEREOBBLIGATORIAMENTE CONFORMI

AI REQUISITI DI SEGUITO RIPORTATI E INSERITI NELL’ALLEGATO IV DEL

D.LGS 81/2008 E SUCCESSIVE MODIFICHE

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11SicurezzaFebbraio / Marzo 2018

GLI OBBLIGHI DEL DATORE SUI LUOGHI DI LAVOROz I luoghi di lavoro devono essere conformi ai requisiti

stabiliti dalla normativa,z Le vie di circolazione interne ed esterne che condu-

cono ad uscite o uscite di emergenza devono esseresgombre allo scopo di consentirne l’utilizzo in casodi emergenza,

z I luoghi di lavoro, gli impianti e i dispositivi devonoessere sottoposti a manutenzione tecnica regolare,

e devono essere eliminati, il più velocemente possi-bile, i difetti rilevati che possano pregiudicare la si-curezza e la salute dei lavoratori,

z I luoghi di lavoro, gli impianti e i dispositivi devonoessere sottoposti a regolare pulitura, per assicurarele condizioni sanitarie adeguate,

z Gli impianti e i dispositivi di sicurezza, destinati allaprevenzione o all’eliminazione dei pericoli, devonoessere sottoposti ad una manutenzione periodica eal controllo del loro funzionamento. n

di Caterina StramengaEsecutivo Nazionale FABI Giovani

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OLTRE ALLA PREVIDENZACOMPLEMENTARE,ESISTONO ALTRE FORMEDI ACCANTONAMENTOPATRIMONIALE CHEGARANTISCONO UNSOSTEGNO DEL REDDITOA LUNGO TERMINE?Sono molti gli strumenti che permettono op-zioni di risparmio a lungo termine a sostegnodel reddito percepito in pensione.Tra le varie soluzioni possibili, molti lavora-tori pongono a confronto i fondi pensione e ifondi comuni di investimento.Seppure abbiano entrambi lo scopo di accan-tonare risorse, i primi lo fanno a scopo “pre-videnziale”, mentre i secondi sono più stru-menti prettamente finanziari di accumulo di

ANCHE IN QUESTO NUMEROAPPROFONDIAMO ALCUNI IMPORTANTIASPETTI CHE RIGUARDANO IL WELFAREED IN PARTICOLARE QUELLE TEMATICHE

CHE INTERESSANO NOI GIOVANI. CHIUNQUE VOLESSE PROPORCI DELLEARGOMENTAZIONI DA TRATTARE PUÒFARLO SCRIVENDO A [email protected]

PensioniOLTRE ALLAPREVIDENZA?

12 Welfare

elfareW

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Febbraio / Marzo 2018

a cura di Alessandro Vanoncini Esecutivo Nazionale FABI Giovanie Sergio Valvano Dipartimento Nazionale Welfare FABI

questo 20% dalla tassazione agevolata del 12,50%su titoli obbligazionari appartenenti a taluni paesi);

z invece i rendimenti dei fondi comuni scontanoun’imposta del 26%;

z la prestazione erogata dai fondi pensione è sottopo-sta ad aliquota fiscale massima del 15%, che si riducedi uno 0,3% per ogni anno di iscrizione alla previ-denza complementare successivo al 15°, fino adun’aliquota minima del 9%;

z Riepilogando: il risparmio destinato ad investimentifinanziari ha scontato le imposte ad aliquota IRPEF(dal 23 al 43%) all’origine (ossia è il frutto di unaparte di reddito risparmiato e non speso in beni oconsumi), mentre quello previdenziale è stato di fat-to sottratto alla tassazione di cui sopra (deducibili-tà), i suoi rendimenti hanno pagato minori imposte,e solo alla fine pagherà imposte fra il 9 ed il 15%.

Se si considera poi l’impignorabilità e la non seque-strabilità del risparmio previdenziale, e cioè destinatoai fondi pensione, e ancora l'aspetto non trascurabileche – nel caso di adesione collettiva ai fondi pensione–, nel nostro settore è previsto il versamento di un si-gnificativo contributo anche da parte del datore di la-voro in concomitanza a quello del lavoratore, i van-taggi della previdenza integrativa per noi bancari nonsono indifferenti rispetto ad altre forme di accumulodi capitale. n

patrimonio con la semplice finalità della gestione delrisparmio. Nello specifico, i fondi comuni di investimento sonoun patrimonio che si compone di tante piccole quotedetenute dai singoli risparmiatori.Ogni soggetto che vi aderisce destina al fondo un ca-pitale di importo variabile, secondo le rispettive esi-genze e capacità di risparmio. Nell’ambito dei fondi comuni di investimento, i PAC(Piani di Accumulo di Capitale) rappresentano la ti-pologia più simile ai fondi pensione: con cadenza pre-stabilita ed entro un arco temporale predeterminato ilrisparmiatore si impegna a versare al fondo un impor-to fisso, ferma restando la facoltà di disinvestire il ca-pitale versato o una quota di esso in ogni momento.

IN COSA DIFFERISCONO QUINDI LO STRUMENTO DEL PAC E LA PREVIDENZACOMPLEMENTARE?In primis, come descritto sopra, la finalità degli stru-menti è profondamente differente. In secondo luogo,poi se pure entrambi garantiscano elevate flessibilitànei casi prestabiliti di necessità di capitale, l'aspettofiscale differisce e non di poco.Infatti:z i versamenti ai fondi pensione possono essere de-

ducibili dal reddito imponibile fino ad un importoannuo pari a 5.164,57 €;

z per i fondi comuni non è prevista alcuna agevola-zione in fase di versamento;

z i rendimenti dei fondi pensione sono soggetti adun’imposta sostitutiva del 20% sul risultato nettomaturato in ciascun periodo d’imposta (mitigato

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a cura di Roberto InchiappaEsecutivo Nazionale FABI Giovaniusica & concertiM

14 Musica & concerti

LIANNE LA HAVASBLOOD

Lianne La Havas cantautrice britannica ha esordito nel 2012 con ildisco "Is Your Love Big Enough?", vendendo 200.000 copie e di-ventando uno dei talenti più apprezzati nel panorama della British

music. In pochi anni ha raggiunto le vette delle classifiche, grazie allasua voce limpida con influenze blues e grazie al suo modo di scrivere di-retto. Ma è sicuramente nel suo ultimo album "Blood" che si nota, grazieall'esperienza di questi anni, una cura particolare nella scrittura. L'albumprende la sua ispirazione dalle sue radici, in parte giamaicane e in partegreche, e la canzone "Unstoppable" che apre quest'album, dimostra atutti la sua bravura nel ritagliarsi uno spazio nel mondo musicale soul,blues, black. Amata musicalmente dal cantante Prince, molti si sonoslanciati nel definirla la nuova stella del soul post Amy Winehouse.

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a cura di Giovanni CorsaroEsecutivo Nazionale FABI Giovani

FORTUNATA

FORTUNA S. F. - NOME DIUN’ANTICA DIVINITÀ ROMANA,PERSONIFICAZIONE DELLA FORZACHE GUIDA E AVVICENDA IDESTINI DEGLI UOMINI, AI QUALIDISTRIBUISCE CIECAMENTEFELICITÀ, BENESSERE,RICCHEZZA, OPPURE INFELICITÀ E SVENTURA.

LLa definizione del dizionarioTreccani richiama una “for-za” che guida e plasma i de-

stini dell’umanità: per qualcuno èla fortuna, per altri il trascendente,per altri ancora semplicemente ilcaso. Di qualunque cosa si tratti,non sembra essere stata molto cle-mente con la protagonista dellastoria che vi raccontiamo. Fortu-nata [2017 - ITA - 103 min.] è unainteressante pellicola diretta daSergio Castellitto su sceneggiaturadi Margaret Mazzantini, che harappresentato l’Italia al 70mo Fe-stival di Cannes, nell’ambito dellarassegna “Un certain regard”. Lastoria racconta di una giovane don-na, madre di una bambina di 8 an-ni, alle prese con la separazione dalmarito, che cerca – nonostante ledifficoltà – di realizzare il suo so-gno: aprire un negozio di parruc-chiera. L’ambientazione è una pe-

riferia romana multietnica, frene-tica, a tratti crudele, teatro sul qua-le si avvicendano una serie di per-sonaggi controversi, ma tutti acco-munati da una “lucida disperazio-ne” nei confronti di un’esistenzache non sembra dare loro chancesdi riscatto sociale. Nel cast, oltre al-la bravissima protagonista JasmineTrinca, troviamo Stefano Accorsinel ruolo di Patrizio, psichiatra in-fantile al quale Fortunata si rivolgeper risolvere un problema della fi-glia Barbara, ma con il quale finisceper instaurare una relazione moltoparticolare, Alessandro Borghi cheinterpreta Chicano, amico e sociodella protagonista, personaggiocomplicato alle prese con tossico-dipendenza, disturbi psichiatrici euna madre malata di Alzheimer e

Cinema

inemaC

FILMDA NONPERDERE

Edoardo Pesce nel ruolo di Franco,ex marito ancora troppo presente,violento e deciso a rendere la vitaimpossibile alla sua ex. Gli argomenti trattati sono tanti,tutti complessi e dolorosi. Si vadalla crisi economica alla ricerca direalizzazione personale, dalla vio-lenza domestica agli effetti che leseparazioni hanno sui figli, dall’in-tegrazione degli immigrati alla ge-stione dei malati psichiatrici, dallatossicodipendenza all’eutanasia. Ecco, se possiamo muovere unacritica è proprio questa, dentro ilfilm c’è così tanto che potrebbe di-sorientare lo spettatore e non farglicogliere il messaggio fondamenta-le: che la vita è importante e valesempre la pena di essere vissuta atesta alta, pur nelle avversità. Menzione particolare merita il rac-conto della terapia psicanalitica,tanto cara al Castellitto-attore,protagonista – tra l’altro – dellafortunata serie “in Treatment” nel-la quale interpretava uno psichia-tra alle prese con una serie di pa-zienti e con i loro problemi. La re-gia è molto dinamica, a tratti ner-vosa, e ben si adatta alla storia cheracconta. Molto bella la fotografiae anche la colonna sonora. Il filmprova a raccontare la vita dellagente comune, ma l’impressione èche non riesca pienamente nell’in-tento, a causa – probabilmente –dell’eccessiva caratterizzazione deipersonaggi che risultano un po’ ec-cessivi e a tratti poco credibili. Inogni caso ottima la prova dellaTrinca premiata sia a Cannes cheai nastri d’argento. Resta un lavorointeressante. Da vedere. n

15Febbraio / Marzo 2018

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rte&culturaA

16 Arte&cultura

PadovaPalazzo del Monte di PietàSino al 18 marzo 2018

RIVOLUZIONE GALILEOL’arte incontra la scienza

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di Frog

17Arte&culturaFebbraio / Marzo 2018

La mostraconcepita da Gio-vanni C.F. Villa per la Fon-dazione Cassa di Risparmio

di Padova e Rovigo racconta, perla prima volta, la figura complessi-va e il ruolo di uno dei massimiprotagonisti del mito italiano edeuropeo. In un’esposizione dai ca-ratteri del tutto originali, dove ca-polavori assoluti dell’arte occiden-tale in dialogo con testimonianze ereperti diversi, consentono di sco-prire un personaggio da tutti sen-tito nominare ma da pochi real-mente conosciuto.Dalla mostra emerge l’uomo Gali-leo nelle molteplici sfaccettature:dallo scienziato padre del metodosperimentale al letterato esaltatoda Foscolo e Leopardi, Pirandelloe Ungaretti, De Sanctis e Calvino.Dal Galileo virtuoso musicista edesecutore al Galileo artista, tratteg-giato da Erwin Panofsky quale unodei maggiori critici d’arte del Sei-

didi acquerelli e schizzi dello stessoGalileo, che mostrano la sua altis-sima qualità di disegnatore. Loscienziato era del resto un attentoosservatore dell’arte, come confer-mano i commenti salaci su delletarsie lignee – “prive di morbidez-za e fatte di legnetti” – ma anchesu Arcimboldo, autore di “capricciche hanno una confusa ed inordi-nata mescolanza di linee e colori”.L’influenza delle conquiste galile-iane e della scienza moderna sullacultura artistica è evidente già nelprimo Seicento: con la minuziosaresa della natura, come testimo-niano le straordinarie opere deiBrueghel e di Govaerts, ma anchein una pittura che recepisce imme-

cento; dal Galileo imprenditore –non solo il cannocchiale, ma ancheil microscopio o il compasso – alGalileo della quotidianità. Poichél’uomo, eccezionale per potenzad’intuizione e genio scientifico, loera anche nei piccoli vizi e debo-lezze, quali gli studi di viticoltura ela passione per il vino dei Colli Eu-ganei – rifiutando la “vil moneta”baratta i suoi strumenti di preci-sione con vino “del migliore” – o laproduzione e vendita di pillole me-dicinali.Per documentare “Rivoluzione Ga-lileo” Giovanni C.F. Villa riuniscein Palazzo del Monte di Pietà a Pa-dova un numero impressionante diopere d’arte, a partire dagli splen-

DOPO GALILEO NULLAFU COME PRIMA. E NONSOLO NELLA RICERCA

ASTRONOMICA E NELLESCIENZE, MA ANCHENELL’ARTE. CON LUI,

IL CIELO PASSA DAGLIASTROLOGI AGLI

ASTRONOMI

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rte&culturaA

18 Arte&cultura

diatamente la prorompente porta-ta delle ‘macchine’ di Galileo.Nel 1610 Galileo pubblica il Side-reus Nuncius, e un effetto imme-diato si può scorgere nella celebreFuga in Egitto di Adam Elsheimer,prima raffigurazione della Via Lat-tea. E poi in una sequenza di artisticapaci di raffigurare la luna cosìcome vista con il cannocchiale,tanto che una notevole sezione dimostra racconta proprio la scoper-ta della luna da Galileo fino ai gior-ni nostri. Anche il genere della na-tura morta sviluppa nuove formulecompositive: i simboli della vanitas

Granduca Leopoldo II di Lorenacostruiva, in Palazzo Torrigiani, laTribuna di Galileo, straordinarioambiente immaginato quale sinte-si iconografica della scienza speri-mentale, da Leonardo a Galileo.Dopo il centrale episodio fiorenti-no di Santa Croce, eternato da UgoFoscolo, l’Ottocento diviene il se-colo dei monumenti dedicati a Ga-lileo. Ecco allora Pisa, Roma, laLoggia degli Uffizi a Firenze pergiungere alla trentaseiesima statuadei grandi padovani in Prato dellaValle. A sancire il mito di Galileoaccanto a quello di Dante, lo scien-ziato-umanista capace di una rivo-luzione epocale per l’umanità am-piamente riverberata nell’arte.La mostra sviluppa un’ampia se-zione d’arte contemporanea che daPreviati, Pelizza da Volpedo e Ballagiunge fino ad Anish Kapoor, pre-sente in mostra con l’opera di aper-tura.Così sette secoli di arte occidentale,intrecciandosi con la scienza, latecnologia e l’agiografia galileiana,restituiscono compiutamente laparabola umana di Galileo celebra-to in una Padova che lo vide prota-gonista per 18 anni. Ricordati dalloscienziato come i più felici per lalibertà concessagli dallo Studio pa-tavino, allora ai vertici della cultu-ra europea. Ed è la stessa Univer-sità agli Studi di Padova che, comeha annunciato il suo Rettore, prof.Rosario Rizzuto, ha deciso di af-fiancare alla Mostra un program-ma di iniziative, incontri, appro-fondimenti sulla figura di colui cheè stato uno dei suoi più illustri do-centi e Maestri. n

lasciano il posto ad una raffigura-zione documentaristica legata allosviluppo delle scienze naturali. Epoi un racconto iconografico percapolavori, tra le quali spicca il di-pinto del Guercino dedicato al mi-to di Endimione, con una delle pri-me raffigurazioni del cannocchialeperfezionato dallo scienziatopisa-no. Tra gli anni Venti e Trenta delsecolo prende vita una vera e pro-pria “bottega” galileiana, ovverouna generazione di artisti (Artemi-sia Gentileschi, l’Empoli, StefanoDella Bella, ecc.) in grado di con-dividere le suggestioni offerte dallalezione dello scienziato. Come leOsservazioni astronomiche di Do-nato Creti ora in Pinacoteca Vati-

cana: straordinarie tele raffigu-ranti stelle e pianeti ritratti in

modo da mostrare l’aspettoche presentano al telesco-

pio, evocando le scopertegalileiane.Giovanni C.F. Villa por-

ta i visitatori anchedentro alla “costru-zione” del mito ga-lileiano in epoca ot-tocentesca. Si era

nel 1841 quando il

L’influenzadelle conquiste

galileiane e dellascienza moderna sulla

cultura artistica è evidentegià nel primo Seicento

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di Pierluigi AielloEsecutivo Nazionale FABI Giovani

19Sport

Il Base Jumping è l’estremizzazione di uno sport giàdi suo molto estremo, il paracadutismo. Consistenel lanciarsi con un paracadute da una superficie

collegata a terra come grattacieli, montagne, funico-lari o ponti. Una ulteriore estremizzazione è data dalcompiere una serie di evoluzioni utilizzando una spe-ciale tuta che ricrea delle ali.Premettiamo subito che stiamo parlando di uno sportestremo ed in parecchi casi mortale e per questo vie-tato in molti paesi nel mondo; l’intento del nostro ar-ticolo è descriverlo per cercare di capire che cosa spin-ge un giovane a praticarlo e rischiare la propria inco-lumità.Il desiderio di volare sembra essere innato nell’uomo.Dimostrazione ne è la presenza nelle principali mito-

logie antiche di figure per metà uomo e metà uccellocome la sfinge per gli Egizi o di racconti di uomini chesono riusciti a librarsi in aria come Icaro per i Greci.Dal mito, grazie a menti brillanti come quella di Leo-nardo Da Vinci, durante il Rinascimento si è passatiad immaginare macchine volanti per poi arrivarenell’Ottocento alla realizzazione dei primi alianti e delprimo aereo dei fratelli Wright. Nonostante le incre-dibili mete raggiunte dalla ricerca aeronautica, l’uomonon si è mai rassegnato all’idea che per volare dovesseutilizzare un mezzo, tanto da voler ricreare quanto dipiù simile potesse esserci a delle vere e proprie ali peruna persona, la tuta alare.Questa tuta una volta indossata crea tre membrane,due tra le braccia ed il corpo ed una terza tra le gambe,

Febbraio / Marzo 2018

portS

Sport o follia?

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portS

20 Sport

rendendo così disponibile al paracadutista una vera epropria superficie alare. Ciò gli permette durante la ca-duta d’indirizzare la propria traiettoria non più soloverticalmente, ma anche in obliquo, tanto da ricordareil volo di un uccello in picchiata o le planate tra i ramidegli scoiattoli volanti. L’utilizzo di tale strumento èparticolarmente apprezzato dai base jumper, poichédovendosi lanciare da altezze non elevatissime ne ral-lenta la caduta e, quindi, aumenta il tempo di volo di-sponibile prima di aprire il paracadute. Inoltre, gli per-mette di allontanarsi più velocemente dalle pareti diroccia da cui si lanciano, quindi, anche se non nasceper questo scopo, ne dovrebbe aumentare la sicurezza.Come spesso accade, tuttavia, non è lo strumento ad

essere pericoloso, ma l’utilizzo che se ne fa. Ciò chepermette la tuta alare è qualcosa d’inimmaginabile si-no a pochi anni fa, gli atleti più estremi possono arri-vare ad una velocità in orizzontale di 180 km/h. Suinternet e sui social network spopolano i video in cuisi vedono atleti che sfiorano cime di alberi su un pen-dio, o che passano in mezzo a pareti di roccia distantipochi metri, riducendo il margine d’errore ai minimitermini. Tutto ciò si traduce in un numero molto altod’incidenti mortali, più di 300 ad oggi. Le vittime, so-no spesso giovanissime, ed il contributo in termini divite umane non ha confini geografici poiché tocca di-verse nazionalità.I rischi evidentemente non scoraggiano la voglia diemozioni sempre più estreme, il desiderio di oltrepas-sare il limite e di poterlo raccontare, imprimendolonella memoria collettiva attraverso delle immagini gi-rate con una telecamera fissata sul casco. n

I RISCHI NON SCORAGGIANO LA VOGLIA DI EMOZIONISEMPRE PIÙ ESTREME, IL DESIDERIO DIOLTREPASSARE IL LIMITE...

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21Febbraio / Marzo 2018 Enogastronomia

di Simone CapuaniEsecutivo Nazionale FABI Giovani

Dall’uva energiaper la vitaLa grappa è un distillato uni-

co al mondo perché è rica-vato dalla distillazione di

una materia prima solida: la vi-naccia, ovvero le bucce dell’uvadopo che questa è stata spremutaper fare il vino. Il nome deriva daltermine grapa con cui è chiamatoin Lombardia e con varianti nelleregioni limitrofe il raspo. Non vi èalcuna relazione con il monteGrappa e, quindi, neppure conBassano del Grappa, dove pur sitrovano alcune delle più celebridistillerie del Veneto.Non è chiaro definire con precisio-ne la nascita della produzione di

molto lontane. Secondo una leg-genda, si attribuisce ad un legiona-rio romano del I secolo a.C., dopoil suo ritorno dall' Egitto, di avertrafugato un impianto di distilla-zione, e di aver iniziato la produ-zione di un distillato dalle vinaccedi un vigneto di cui era assegnata-rio in Friuli, usando le tecniche ap-prese. Lo storico Luigi Papo fa ri-

distillato di vino. I metodi di distil-lazione per la sua produzione si so-no sviluppati tra l'VIII e il VI secoloa.C. in Mesopotamia e furono pre-sto applicati al vino per la prepa-razione dell'acquavite. Questi pro-cessi vengono citati dagli alchimi-sti a partire dal XII secolo d.C. An-che la distillazione dalle vinacce haprobabilmente origini storiche

nogastronomiaE

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22 Enogastronomia

nogastronomiaE

LE GRAPPE DI ALTA QUALITÀVENGONO SERVITE TUTTE

A TEMPERATURA AMBIENTE PER ESALTARNE AL MEGLIO

I PROFUMI ED IL SAPORE

che riservavano per sé il vino o ma-gari il distillato di questo, lascian-do alla popolazione ciò che restava:ovvero le bucce, i semi e i raspidell’uva fermentata. Sicuramentequesta Grappa era molto diversadal distillato che oggi conosciamo.Doveva essere molto più secca, sa-tura di sostanze a volte sgradevolie pungenti: la Grappa attraversò leepoche con queste caratteristichedi bevanda semplice, forte e bru-ciante. La Grappa conquistò defi-nitivamente un posto nella storiadurante la Grande Guerra e ilMonte Grappa ben ne testimonial’importanza. Essa divenne il co-

raggio liquido necessario agli Alpi-ni per affrontare i pericoli e le dif-ficoltà. La Grappa del passato eraprodotta con alambicchi a bagno-maria o a fuoco diretto, con meto-do artigianale a ciclo discontinuo.Non erano ancora impiegati glistrumenti industriali di distillazio-ne, giunti in Italia solo alla metàdel secolo scorso. Non erano anco-ra diffuse nemmeno le grappe pro-venienti dalla selezione di un solotipo di vitigno, fatto salvo quelle diMoscato o Malvasia. Esisteva es-senzialmente la classica GrappaBianca, frutto della distillazione divinacce miste.

salire la prima produzione in Friulinel 511 d.C. ad opera dei Burgundi,che dalla vicina Austria, duranteuna breve installazione a Cividale,applicarono le loro tecniche usatenella distillazione da sidro di melealla distillazione a partire da vinac-ce, ottenendo quindi la grappa. Lanascita della prima distilleria aBassano del Grappa (VI) nel 1779determinò una vera e propria rivo-luzione e segnò l'inizio della distil-lazione moderna in Italia, attraver-so l'introduzione del metodo di di-stillazione "a vapore".La Grappa originariamente nonera destinata ai ceti più abbienti,

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EnogastronomiaFebbraio / Marzo 2018 23

di Simone CapuaniEsecutivo Nazionale FABI Giovani

L'idea di produrre una gamma digrappe cosidette monovitigno, ov-vero prodotte da un'unica tipologiadi uva, ha di fatto cambiato la per-cezione della Grappa, elevandolada prodotto di basso livello a distil-lato di pregio. Questa "svolta co-pernicana" si deve alla famigliaNonino che nel 1973 registra il ter-mine monovitigno. Agli stessi No-nino si deve nel 1984 la nascitadell' acquavite d'uva, distillata dal-l'uva, intesa come frutto.Nel secondo dopoguerra, la societàitaliana conobbe un momento disviluppo senza precedenti. Gli ita-liani cambiarono il proprio stile divita, godendo di una condizioneeconomica favorevole. I gusti mu-tarono radicalmente e con essicambiò anche il modo di vivere e

vasia, Moscato e Traminer aroma-tico, “invecchiata” quando maturaper almeno 12 mesi in botti di le-gno, “riserva invecchiata o stravec-chia:”quando matura per almeno18 mesi in botti in legno.Le grappe di alta qualità vengonoservite tutte a temperatura am-biente per esaltarne al meglio iprofumi ed il sapore. Spesso, permode locali o per mascherare pro-dotti mediocri, la grappa viene ser-vita fredda o da freezer, come ac-cade per altri distillati come la vod-ka. La qualità della grappa, comeaccade per il vino, dipende dal tipoe dalla qualità delle uve usate, maanche dall'impianto di distillazionee dalle capacità tecniche del ma-stro distillatore.Il totale dei produttori di Grappain Italia è di circa 130 unità. Si sti-ma che circa il 63% delle distilleriesi trova nel Nord-est. Segue ilNord-ovest con una percentualenettamente inferiore, pari a circail 23%. Al Centro-Sud, invece, sitrovano poco più del 14% delleaziende. La maggior quota di di-stillerie produttrici di Grappa sitrova in Veneto con 45 unità, men-tre 38 si trovano in Trentino e 24nel Piemonte. Sorprende il datodella Toscana che ne conta appena4, come la Sicilia che ne conta sol-tanto 3.Per legge il contenuto alcolico nondeve essere inferiore al 37,5% involume, mentre non è fissato un li-mite massimo: tipicamente, manon è una regola, varia tra il 40% eil 60%. Ricordiamo quindi che sitratta di un prodotto da consumarecon moderazione. n

considerare la Grappa. Si iniziò adassaggiare la Grappa, abbando-nando un po’ alla volta l’abitudinedi bere senza distinzioni di gusto edi grado alcolico. Assieme al mu-tare del gusto, anche la Grappa si èfatta più morbida, meno aggressi-va, rivelando tutta la sua nobiltà,anche attraverso prolungati affina-menti in legno.La grappa può essere classificatain base all'affinamento e/o lavora-zioni che seguono la distillazione.Una grappa può essere definita“giovane” quando è conservata incontenitori inerti (ad esempio invetro o in acciaio) fino alla vendita,“aromatica” quando deriva da uvearomatiche quali Brachetto, Mal-

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24 Citazioni

di BiancaneveitazioniC

“A noi giovani costa doppia faticamantenere le nostre opinioni in un tempoin cui ogni idealismo è annientato edistrutto, in cui gli uomini si mostranodal loro lato peggiore, in cui si dubitadella verità, della giustizia e di Dio”.Anna Frank

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STOPALLA VIOLENZASULLEDONNE

CHI PICCHIAUNA DONNANON È UN UOMO

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