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UDA: “ IL VIAGGIO “
Percorso pluridisciplinarei elaborato dalla classe 2^A di Enego – A.S. 2016/17
Ma ci saranno ancora degli innamorati che in una notte d'inverno si faranno trasportare su una slitta tirata da un generoso cavallo per la piana di Marcesina imbevuta di luce lunare? Se non ci fossero come sarebbe triste il mondo.
Mario Rigoni Stern ( Marcesina 2001 )
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LAVORO PLURIDISCIPLINARE : IL VIAGGIO
Finalità Motivare gli studenti a collaborare, confrontarsi con gli altri, ascoltando il
punto di vista altrui
Motivare gli studenti a confrontarsi, alla responsabilità, solidarietà e consapevolezza dei propri talenti
Favorire la partecipazione nelle attività formali ed informali
Motivare a ricavare da fonti diverse (scritti, internet, etc…) informazioni utili
per i propri scopi
Saper organizzare le informazioni per riferirle ed eventualmente per la scrittura di relazioni, utilizzando anche programmi di scrittura
Trovare soluzioni nuove a problemi di esperienza
Competenze
COMPETENZE SOCIALI E CIVICHE: agire in modo autonomo e responsabile, lavorare in gruppo e saper collaborare; confrontarsi con gli altri ascoltando e rispettando il punto di vista altrui
SPIRITO DI INIZIATIVA E IMPRENDITORIALITA’: lavorare con creatività e fantasia, saper progettare e pianificare; discutere in gruppo i criteri e le motivazioni delle scelte
IMPARARE AD IMPARARE: partecipare attivamente alle attività portando il proprio contributo personale, organizzare il proprio apprendimento; organizzare le informazioni per riferirle, utilizzando anche programmi di scrittura
CONSAPEVOLEZZA E D ESPRESSIONE CULTURALE: Conoscere e
collocare nello spazio e nel tempo fatti ed eventi della storia; individuare trasformazioni intervenute nelle strutture delle civiltà, nella storia e nel paesaggio
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IL VIAGGIO NEL TERRITORIO
La proprietà collettiva - uso civico.
Ha scritto Mario Rigoni Stern “ Nel territorio dei Sette Comuni non esistono castelli di nobili, non esistono ville di Signori, né cattedrali di vescovi, per il semplice fatto che la terra è del popolo e i suoi frutti sono di tutti come ad uso antico”. Ancor oggi la maggior parte del territorio dei comuni dell’Altopiano non è proprietà privata e nemmeno proprietà pubblica – demaniale, ma proprietà collettiva, proprietà a “mani riunite” secondo il costume tedesco. Secondo il diritto di origine germanica questa proprietà collettiva deriva dalla occupazione di terre lavorate, bonificate, rese abitabili e utili dagli antichi abitatori e tramandate ai giorni nostri, senza diritto di possesso individuale, ma con diritto di godimento dei frutti, per questo viene anche chiamata proprietà di uso civico.
La questione confinaria dei CIPPI di Marcesina
Passeggiando tra le faggete e le abetaie della Piana di Marcesina ci si imbatte in “sassi” contrassegnati da un numero. Sono i “Cippi di Confinazione” posti da una Commissione internazionale creata dalla conferenza di Rovereto del 1750. Fu questa una questione lunga e travagliata che vide contrapposte le genti dell’Altopiano, sudditi fedeli della Serenissima, con le popolazioni trentine della Valsugana, sotto la signoria dei Principi- Vescovi di Trento, feudatari dell’Imperatore d’ Austria. L’origine della lite si fa risalire al 1276, subito dopo la caduta degli Ezzelini, quando la città di Vicenza e la comunità di Grigno avviarono una trattativa per definire la divisione della piana di Marcesina, non esistendo una delimitazione preesistente riconosciuta. La controversia dava origine ad episodi di abusi e di violenze tra i pastori di Enego-Foza da una parte ed i grignesi dall’altra. (G. Balzani, F. Gioppi –Alpi di mezzogirono – 2001 – Euroedit. Ed. – Trento). Per questo motivo furono collocati dei cippi confinari partendo dal termine “Cardinale”,
posto in zona “Laghetti”, oggi conosciuto come il n° 10, il più importante di tutta la linea
confinaria:”la qual pietra è della figura che appar in margine con lettere da una parte verso
settentrione AV significante Austria e verso mezzogiorno VE significanti Venetia da quel
termine hanno ordinato, che per i periti si deva tirar una linea reta sino alla sommità del
Spigolo di Zogomalo, volgarmente deto il Spizo di Zogomalo con i termini tra mezo d’esser
segnati con la Croce”.
Per celebrare l’evento nel 1606 fu celebrata una messa in zona Barricata, alla cui memoria
venne scolpita la cosiddetta “Pria della messa”, tuttora ben conservata e recante le
incisioni anche di due successive celebrazioni, rispettivamente del 1892 e del 1926. La
posizione del cippo cardinale e con esso la lunga linea retta che lo collegava allo Spigolo
del Giogomalo, località denominata Hanepoz ad Est dei Castelloni di San Marco, dove era
stato posto il termine denominato Ancudine, detto anche “Termine di Maria Teresa” , si
prestava a nuove contestazioni.
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Nel tempo molte altre perizie non risolsero la questione, per cui si dovette attendere la
Seconda Sentenza Commissionale Roveretiana del 13 maggio 1752, la quale pose ordine
alle numerose controversie confinarie tra Serenissima ed Impero Asburgico. La
conseguenza di quell’accordo fu la posa in opera di N° 33 cippi lapidei numerati,
dall’Hanepoz fino al Pianello di Grigno Valsugana, passando per Marcesina e M.te
Frizzon. Per quanto discussi da ambo le parti questi termini mantengono intatta la loro
validità dal 1752 ad oggi, sancendo in modo univoco il limite tra Grigno ed Enego.
A proposito della vertenza il dispositivo recita: ”risalendo da 150 a questa parte, e fors’anche più, ed è vivissima ancora, cosicché non solo devastazioni ai campi avvennero, ma ben anco tanti mali, tanti incendi, ferimenti e morti dall’una ed all’altra banda … Perciò noi qui volendo sgravarci la coscienza, affin di poter dire, che tutto quello che stava in noi fu fatto, accesi nel desiderio di veder pur finiti que’ contrasti, ordiniamo che quella parte del contenzioso monte, là dove non vi ha selva, ma soltanto pascoli, sia de’ Vicentini; là dove stanno le selve, vogliamo, che siano fatte tre porzioni, due delle quali sia de’ vicentini, l’altra dei Grignesi”. Cfr.: Ivonne Cacciavillari, “ I cippi di Marcesina” Signumpadova Editrice. Nel 1905 un’apposita commissione per la revisione dei confini, concordata tra Austria e
Italia, rilevò una difformità tra le carte topografiche e catastali in uso, ed accertò che
numerosi cippi posti nel 1752 non erano più rintracciabili, probabilmente distrutti o rubati,
al loro posto vi erano nuove croci scolpite, al di fuori degli allineamenti originali.
I delegati italiani e austriaci non trovarono un accordo per cui la commissione espresse il
parere “che sino a quando i due Governi non siano addivenuti ad una soluzione definitiva il
terreno compreso fra Val Porcile e Porta Incudine ( passo di Castelnuovo) sia dichiarato
per qualunque effetto neutro”. A distanza di un secolo l’accordo tra i due governi, oggi tra
Veneto e Trentino, non è mai stato formalizzato e la questione confinaria rimane aperta.
I SENTIERI
La definizione giuridica di sentiero è la seguente : strada a fondo naturale formata da
pedoni e animali con il loro continuo calpestio.
I sentieri si classificano in :
sentiero turistico, riguarda mulattiere o evidenti sentieri che si trovano vicino a paesi;
sentiero escursionistico, senza difficoltà tecniche; sentiero di traversata, collega le valli o passa da rifugio a rifugio.
La segnaletica riguardante i sentieri è importante per l’orientamento e si rappresenta con
righe parallele di colore rosso e bianco. ( Sentieri C.A.I.)
Gli uomini preistorici per praticare la caccia si servirono dei sentieri tracciati dagli stessi
animali, scoprirono così luoghi adatti in cui stabilirsi, qui costruirono nuove dimore e
cominciarono a praticare le coltivazioni.
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Col passare del tempo gli uomini hanno reso i sentieri più percorribili, così potevano
utilizzarli per gli scambi commerciali: nascono le mulattiere.
Nel nostro territorio ci sono molti sentieri costruiti dall’uomo, questi venivano usati per
raccogliere la legna, per trasportare il fieno, per intrattenere rapporti sociali, in quanto
costituivano delle scorciatoie per raggiungere più velocemente le varie contrade o case
isolate.
Una mulattiera molto frequentata, che si trova a sud di Enego, è quella della Val Gadena
che congiunge il canale del Brenta con le contrade Lessi, Frisoni, Stoner e
Marcesina.(sentiero nr 784)
Da Coste di San Marino, in Valsugana, partono due sentieri: uno per Godeluna, l’altro per
Valgoda.(sentiero nr 786)
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Dalla contrada della Piovega di Sotto, ai piedi di Enego, parte la via pubblica, affiancata da
un sentiero, che passa per Fosse, raggiunge Enego e tocca le località di Lekke, Lerke,
Lambara, Valmaron fino a raggiungere la Piana di Marcesina. (sentiero nr 791)
Il sentiero della Piovega, una volta raggiunto il centro di Enego, si dirige verso il Trentino,
attraversando le contrade di Coldarco di Sopra, Frizzon, Grignarebbe, per poi scendere,
attraverso una mulattiera molto scoscesa in Valsugana, precisamente nella località Masi
Ornè.
Dalla contrada del Pianello di Sotto, situata ai piedi di Enego, parte un sentiero usato dai
contrabbandieri che, passando sull’antico confine tra l’Impero Asburgico e la Repubblica
della Serenissima, arriva in provincia di Trento, presso “la croce di Freddur”e nello stesso
tempo si congiunge con Enego.
Da Grigno partono altri due sentieri : “lo strodo del Traverso” e il sentiero “della Vertica”.
Dopo la seconda guerra mondiale questi sentieri persero importanza, ora invece hanno
riacquistato visibilità perché sono percorsi da innumerevoli escursionisti.
Proprio sull’ Altopiano dei Sette Comuni c’è un sentiero chiamato “Calà del Sasso”, conta
4444 scalini, parte da Valstagna ed arriva in contrada Sasso, ad Asiago, è la più lunga
scalinata d’Italia.
Sentiero di traversata: convalle del Canale del fiume Brenta
La mulattiera della Val Gadena è caratterizzata da un ambiente selvaggio dove vivono
l’orso, le aquile, i camosci. In primavera ed in autunno le valli che raccolgono le acque
della conca di Marcesina si spingono nella Valgadena e si crea un torrente, con un solco
molto profondo, che attraversa la valle fino ad arrivare in pianura, riversandosi poi nel
fiume Brenta.
In passato, questa valle era percorsa da cacciatori e da greggi. Qui all’altezza del Covolon
venne costruito uno sbarramento per bloccare la discesa dell’esercito austriaco.
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Adesso la valle è percorsa da escursionisti che rimangono affascinati dalla bellezza dei
luoghi.
Il museo Tridentino di scienze naturali, con l’aiuto di collaboratori locali, ha scoperto il
Riparo Gadena, detta anche grotta dell’Angelo o Covolon. Questo riparo costituisce una
ulteriore prova che l’Altopiano dei Sette Comuni è stato abitato già dal Paleolitico
Superiore, quando l’uomo viveva in simbiosi con la natura, in piccoli gruppi sostenendosi
con un’economia di caccia, pesca e raccolta di frutti ed erbe spontanee. In questo
contesto anche l’Altopiano di Marcesina offriva alle bande di cacciatori nomadi condizioni
ottimali per la sopravvivenza, e occasioni di rifugio sia in aree aperte che in ripari sotto
roccia o grotte, come appunto il Riparo Dalmeri, il Riparo Gadena e la Grotta di Ernesto.
Per arrivare al Monte Spitz, vicino alla contrada di Stoner, c’è un sentiero che risale la
valle, questo si incrocia con la via del tabacco e permetteva ai contrabbandieri, fin dopo la
seconda Guerra Mondiale, di scambiarsi il tabacco e di oltrepassare il confine, per arrivare
in Tirolo.
La strada aveva una lunghezza di due metri e venti, aveva piccoli paracarri ai lati a una
distanza di tre metri l’uno dall’altro.
I paracarri impedivano ai tronchi di rotolare a valle. Ad un certo punto la Val Gadena viene
intersecata da due sentieri: la Calora e il sentiero di Raccordo. Più avanti incontra un
sentiero che la collega all’Altopiano e proseguiva verso la Piana di Marcesina.
Sentiero della corda : Costa- Godeluna
Da San Marino partono due sentieri che raggiungono Godeluna. Sono sentieri piuttosto
difficili perché vi è una salita molto ripida chiamata di Val Capra.
È anche chiamato sentiero della Corda perché una volta vi passava la teleferica.
Proseguendolo si trovano molti incroci, uno di questi porta a Valgoda.
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I CAPITELLI NELLE CONTRADE
I capitelli furono costruiti come una preghiera per:
sconfiggere tante paure delle popolazioni;
ottenere guarigione dal santo o dalla Madonna;
allontanare la peste.
L’uomo timoroso, dal Medioevo fino al secolo 18° chiedeva ai santi mediatori, la soluzione
ai suoi problemi per sconfiggere la sorte avversa. La maggioranza delle intitolazioni dei
capitelli riguarda la Madonna: perché è la grande Mediatrice, colei che soccorre, aiuta a
sopportare e a vivere. Dopo di Lei, ci sono i Santi, gli intermediari tra Dio e gli uomini,
coloro che hanno acquistato la loro credibilità coi miracoli.
I motivi per cui un capitello venne o viene commissionato sono:
Commemorazione di eventi significativi; Grazia ricevuta; Richiesta di protezione e di soccorso; Illuminazione notturna; Ornamento e decorazione; Espressione di solidarietà (religiosa, culturale, civica e sociale); Memoria di antiche organizzazioni nel territorio (chiese, campi santi).
Capitello Mariano di Fosse di Mezzo ( Pasqualoni )
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Capitello Madonna con bambino e Padre Pio, via Guglielmo Marconi
Un po’ di storia
Questo capitello è alto e snello, addossato alla parete nel lato ovest. L’interno della nicchia
rappresenta la Madonna con il Bambino in piedi che poggia sulle ginocchia. Invece sul lato
destro dell’immagine si trova Padre Pio da Pietrelcina. I colori dell’immagine sono vivaci e
belli.
Due pilastri a forma di parallelepipedo sono appoggiati al davanzale. Sopra l’arco vi è una
mensola con una tabella però senza particolari scolpiti. Sul lato sinistro dell’arco vi è Santa
Giustina (patrona di Enego) invece sul lato destro vi è Sant’Antonio di Padova.
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Capitello di Cornetta
In località Cornetta, situato nel bosco, troviamo un capitello che originariamente era stato
costruito su un albero. Il Capitello fu dedicato alla Madonna perché un bambino le si era
rivolto dopo un malore. Ora però al posto della Madonna situata sull’albero, c’è un
bellissimo capitello che hanno costruito gli abitanti della contrada.
Esso è costituito da un tetto a punta con una struttura in legno ancorata al terreno con dei
sassi che provengono dal monte Ortigara. All’interno, è presente una Madonna con in
braccio il Bambino Gesù, donata dal parroco di Enego. Questi piccoli centri religiosi
possono essere realizzati in pietra o in muratura, tutti, però, sono a forma di “Casetta”.
La nicchia si apre sopra una base dove viene accolto il Signore, o la Vergine Maria o un
Santo. Sopra alla base c’è una travatura a forma di triangolo spiovente.
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Il viaggio tra i boschi di Marcesina
Con questo lavoro, s’illustra la catastrofe da schianti da neve verificatasi nell’inverno
2008-09 nei boschi del patrimonio comunale di Enego. Vengono esaminati nel dettaglio le
cause, le misure di intervento adottate, i principali responsabili dell’alterazione della qualità
del legno e gli interventi da attuare in futuro, per evitare altri eventi del genere.
L’EVENTO ATMOSFERICO
Come tutti gli abitanti dell’Altopiano ricorderanno, la stagione invernale 2008-2009 si è
contraddistinta da ragguardevoli precipitazioni a carattere nevoso, le quali hanno raggiunto
addirittura i 6 metri. E’ così che si sono verificati ingenti danni ( il fusto dell'albero si
spezzato) e ribaltamenti ( piante completamente sradicate ), che hanno interessato vaste
porzioni di aree boschive del Comune, alle quote comprese tra i 1.300 e i 1.500 metri.
CAUSE
Molteplici sono i fattori che singolarmente o congiuntamente hanno portato all’evento
calamitoso:
1. Le precipitazioni nevose anticipate non hanno permesso al suolo di gelare.
In più, i suoli erano pieni d’acqua a causa delle copiose piogge;
ciò ha ridotto la capacità di ancoraggio degli alberi al suolo tramite le radici.
2. La neve, pesante in quanto bagnata, ha influito sullo sradicamento delle piante dal
terreno.
3. Molti privati, in seguito ai notevoli contributi pubblici erogati, sono stati indotti ad
attuare dal dopoguerra ad oggi il rimboschimento anche in terreni agricoli,
preferendo le colture più redditizie. Per questo motivo, è avvenuto un
impoverimento delle specie arboree presenti e, di conseguenza, del sottosuolo.
Di fatto questi boschi monospecifici sono molto fragili ed in essi si sono riscontrati i
maggiori danni.
4. Fitopatia (patologia vegetale) chiamata “carie del legno”, malattia che provoca la
graduale e progressiva degradazione dei tessuti legnosi delle piante.
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I RILIEVI
A seguito di tutto ciò, già dal mese di gennaio del 2009 sono stati effettuati diversi
sopralluoghi in quasi il 50% delle particelle forestali.
Visto l’ingente quantità di schianti verificatesi nelle zone dell’Altopiano a quote comprese
tra i 1.300 – 1.500 m. s.l.m., il Servizio Forestale Regionale di Vicenza ha chiesto a tutti i
Comuni di segnalare l'entità degli schianti al fine di adottare specifiche misure di
intervento.
Successivamente, nei mesi di maggio-giugno, sono stati effettuati sopralluoghi in tutta la
superficie comunale interessata per verificare le zone effettivamente interessate da
schianti, e l'entità del legname schiantato.
L’ITER AMMINISTRATIVO ed INIZIO LAVORI
Il Comune di Enego ha potuto, primo fra tutte le amministrazioni comunali interessate,
predisporre ed effettuare le prime aste per la vendita del legname crollato con prezzi
interessanti. Come si è proceduto:
- individuazione dei confini dell'area schiantata di ciascun lotto;
- individuazione delle vie di trasporto e strascico e dei luoghi di deposito del legname;
- verifica di eventuali attacchi parassitari in atto.
Terminate le pratiche burocratiche, si son visti subito i primi risultati. Tutto ciò grazie alle
macchine combinate, altamente specializzate per il taglio e l’esbosco. Tali mezzi sono in
grado di garantire produttività molto elevate, ma ci sono degli aspetti negativi: l’aspetto più
delicato riguarda i possibili danni al suolo e al soprassuolo.
ALTERAZIONE DELLA QUALITA’ DEL LEGNO
Il legno, costituito prevalentemente da sostanze organiche, è facilmente deteriorato da
funghi ed insetti che si servono di queste sostanze per il loro nutrimento. Funghi ed insetti
sono responsabili di attacchi che provocano danni ingenti, in termini economici, di
sicurezza e di protezione del patrimonio culturale.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Dopo vari rilievi ed analisi, si può ritenere che i boschi misti debbano essere estesi il più
possibile. Il loro essere più “forti” ( ancoraggio al terreno, resistenza agli agenti nocivi ed al
clima ostile ), li fanno preferire ai boschi monospecifici, redditizi ma delicati.
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VIAGGIO NELL’ALIMENTAZIONE MONDIALE
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“LES ANIMAUX DE L’ ÉTABLE “D’ ENEGO”
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i i Il lavoro completo è disponibile nei singoli PowerPoint di disciplina; le pagine qui rappresentate costituiscono un
estratto.
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IL GEGHE: mappatura interattiva di un sentiero di Enego
la mappa interattiva del Geghe è consultabile al seguente indirizzo:
https://www.google.com/maps/d/edit?mid=1HBTpsZxhbm-
h6Y7keTqqVVR6epw&ll=45.937672516433025%2C11.714694128434758&z=18
o cliccando qui