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1 rinità T Liberazione Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale –70% DCB S1/LE T rinità Liberazione Periodico dei Trinitari in Italia www.trinitaeliberazione.it Anno III/n. 3 - 20 marzo 2011 ib razione nuova serie NUOVE SCHIAVIT Ù Mons. VITO ANGIULI Esiliati dalla Patria. Esiliati dall’umanità L’OSPITE DEL MESE/A tu per tu con il Vescovo di Ugento-S. Maria di Leuca QUARESIMA 2011 Pastore nel Tacco d’Italia sui passi di don Tonino Bello Mons. VITO ANGIULI L’OSPITE DEL MESE/A tu per tu con il Vescovo di Ugento-S. Maria di Leuca La Via della Croce con il Venerabile Giuseppe Di Donna Missionario Trinitario e Vescovo di Andria Pastore nel Tacco d’Italia sui passi di don Tonino Bello In Europa e nel mondo, i Trinitari celebrano i 150 anni dell'Unità d'Italia

Trinità e Liberazione marzo 2011

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trinità e Liberazione Periodico dei Trinitari in Italia n.3 anno III

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TrinitàL iberazionePeriodico dei Trinitari in Italiawww.trinitaeliberazione.it

Anno III/n. 3 - 20 marzo 2011

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NUOVE SCHIAVITÙ

Mons. VITO ANGIULI

Esiliatidalla Patria.Esiliatidall’umanità

L’OSPITE DEL MESE/A tu per tu con il Vescovo di Ugento-S. Maria di Leuca

QUARESIMA 2011

Pastore nel Tacco d’Italiasui passi di don Tonino Bello

Mons. VITO ANGIULIL’OSPITE DEL MESE/A tu per tu con il Vescovo di Ugento-S. Maria di Leuca

La Via della Crocecon il VenerabileGiuseppe Di DonnaMissionario Trinitarioe Vescovo di Andria

Pastore nel Tacco d’Italiasui passi di don Tonino Bello

In Europa e nel mondo,i Trinitari celebrano

i 150 anni dell'Unità d'Italia

2 rinitàTL iberazione

anno III numero 3

20 marzo 2011

LE RUBRICHE

3 EditorialeNicola PaparellaSudditi o cittadini?

4 OrizzontiLucia ButtazzoIl dramma dell’esilionelle pagine di storia,di letteraturae di musica

7 Perché Signore?P. Orlando Navarra

9 Pensandoci beneP. Luca Volpe

20 Quaresima 2011P. Nicola RoccaSepolti con Cristoper risorgere con LuiP. Giuseppe D’AgostinoUn cammino difficilema condivisoD. Carmine CatalanoIl Venerabile Di DonnaLo Sposalizio misticocon la Croce

24 Lo scaffale del mese

26 PresenzaGagliano del CapoRocca di PapaMedeaVenosaSS. Cosma e DamianoMadagascar

I SERVIZI

6 Secondo le ScrittureNel ricordodella Patriail futurodella vitaAnna Maria Fiammata

8 Pagine santeDamnatiomemoriaeumanaeAndrea Pino

10 Catechesi&vitaEsiliatiEstraneiin casaFranco Careglio

12 Magistero vivoÈ la fedeche liberaGiuseppina Capozzi

22 IstantaneaL’ISTITUTO“A. QUARTO DI PALO”DI ANDRIA

Riabilitareil corpo.Ma soprattuttola persona

L’OSPITEDEL MESE

14 A tu per tuMons. Vito Angiuli

Al fiancodei giovani.Per lorouna grandealleanzaeducativaVincenzo Paticchio

19 ApprofondimentiCura & Riabiltazione

Prevenire primadi curare:più diun proverbioClaudio Ciavatta

som

mar

io

Domenica 27 Febbraio 2011 il Cardinale Antonio Cañizares, ora Prefettodella Congrezione per il Culto Divino, è stato ospite della comunità di SanCarlino. Ricordando i suoi anni di ministero pastorale nel quartiere diAluche e la collaborazione con l'arcivescovo di Granada, P.Javier Carnerero,ha più volte speso parole di stima ed apprezzamento per l'Ordine Trinitario.

Il Card. Canizares a San Carlino

3rinitàTL iberazione

Editoriale

Nicola PaparellaDIRETTORE RESPONSABILENicola Paparella

[email protected]

AMMINISTRATORE UNICOLuigi Buccarello

EDITORIALE

CONSULENZA EDITORIALEVincenzo Paticchio

AMMINISTRAZIONEREDAZIONE E PUBBLICITÀ

Piazzetta Padri Trinitari 73040 Gagliano del Capo (Le)

Tel. 3382680900Fax 08321831477

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Piazzetta Padri Trinitari 73040 Gagliano del Capo (Le)

Periodico dei Trinitari in Italia

Iscritto al n. 1020 del Registrodella Stampa del Tribunale di Lecce

il 30 aprile 2009

Sudditi o cittadini?

Le foto di Mons. Vito Angiuli sonodi Max Fotografica - Acquarica delCapo

È cittadino chi può eserci-tare i propri diritti, chi puòelaborare una propria volontàe concorrere alla decisioniche riguardano il bene comu-ne. Ci siamo battuti, perché aciascuno fosse riconosciuto ildiritto di cittadinanza, edabbiamo seguito con trepida-zione le traversie dell’immi-grato nella conquista dellacarta d’identità che, in qual-che modo, simboleggia emanifesta un insieme didiritti, che chiamiamo dirittidi cittadinanza.Oggi, forse, non è più così;c’è molto di più.Accanto al Paese reale c’è,un po’ dappertutto, il Paesedisegnato dalle economie edalle politiche: un paese nelquale sembra quasi che icittadini servano soltanto afar muovere la macchina delcommercio e a dare impulsoai mercati. Qui non ci sonocarte di identità, ma debiti,tasse, costi, interessi, soffe-renze, arroganze ecc.Quando per fronteggiare lacrisi mondiale di questi anni,gli Stati Uniti intervennerocon un grandioso piano diaiuti statali alle banche, difatto premiarono i comporta-menti scorretti e fu lo Stato apagare le negligenze. Equindi, in ultima analisi, icosti furono scaricati suicittadini. Così è accadutoanche in Italia (si pensi allavicenda dell’Alitalia), inGermania, in Francia, inInghilterra... Si può dire cheun po’ dappertutto è così: ilmercato va bene quando arimetterci le penne sono lesingole persone; non va piùbene quando ad andare incrisi sono i grandi centri dipotere, perché allora inter-

vengono gli aiuti e quindinuovamente coloro chepagano le tasse.C’è da domandarsi se inquesto modo le personepossano ancora esser chia-mare cittadini o se nonmeritino, invece, l’appellati-vo di sudditi.Una volta si parlava di sudditiquando c’era il re o comun-que un potere centraleassoluto.Oggi c’è ancora qualche re,che però quasi sempre regnaaccanto ad un Parlamentodemocratico; poi però cisono tante situazioni didispotismo che fanno ugual-mente male alla dignità dellapersona.Quando, attraverso le scor-rette oscillazioni del prezzodel petrolio, ci ritroviamo adover subire intollerabiliprezzi della benzina, è evi-dente che siamo sudditi enon cittadini. Quando civiene detto che le tasse nonaumentano, ma poi scopria-mo che crescono una serie ditributi comunque dovuti, èevidente, non siamo cittadini.Quando a fronte di tasseregolarmente pagate, vengo-no meno una serie di servizi,come la raccolta della nettez-za urbana, la mensa scolasti-ca, l’asilo nido, l’ambulatoriodi zona, l’assistenza aglianziani, l’accoglienza deidisabili... non ci resta cheprendere atto di essereappena dei sudditi.Essere sudditi significaessere schiavi.E liberare i fratelli dallasudditanza è un compitostraordinario e meritevole alquali tutti siamo chiamati. Ein prima fila ci sono iTrinitari.

4 rinitàTL iberazione

Orizzonti

FORMA ESISTENZIALEDalla Bibbia, a Dante Alighieri.Da Cicerone a Napoleone.Da Sandro Pertini ad Einstein.Storie di uomini allontanati

Il dramma dell’esilio nelle paginedi storia, di letteratura e di musica

Se il viaggio è metafora della vita,l’esilio esprime una particolareforma esistenziale, l’essere, il sen-tirsi ex solum, lontano dal suolo,come spiega l’etimo, lontano dallapropria terra, dalla propria patria,da uno spazio fisico o interiore incui ci si sente in sintonia.

Una lontananza che può esseredunque reale o interiore, stato del-l’essere, condizione emotiva, fon-te di lacerazione e soprattutto sof-ferenza.

Il cristianesimo rappresenta lavita stessa dell’uomo come un esi-lio dalla vera patria, il Paradiso; laterra è un luogo transitorio, “unavalle di lacrime, in attesa del ritor-no alla vera, eterna Patria”.

Il viaggio ultraterreno di Dante,nella sua dimensione allegorica, rap-presenta, infatti, un percorso di re-denzione e liberazione personale edell’intera umanità dalla prigionia(“captivitas” ) del peccato che haesiliato l’uomo dalla originaria con-dizione di felicità.

Il tema dell’esilio esistenzialepercorre la Commedia, intreccian-dosi all’amarezza per quello con-creto, politico dalla natia Firenze,adombrato da oscure, minaccioseprofezie che si palesano poi nell’in-contro con il trisavolo Cacciaguidacon i celebri versi: “Tu lascerai ognecosa diletta/ più caramente; e que-sto è quello strale/ che l’ arco del-l’essilio pria saetta./ Tu proveraisì come sa di sale / lo pane altrui ecom’è duro calle lo scendere e ilsalir per le altrui scale” (Pd XVII55-60).

Tutta la letteratura dell’umani-tà, espressione sublimata in formesimboliche dell’inconscio colletti-vo, è costellata da storie di esiliati,individui e popoli spesso vittime delfurore di dei e di uomini che li col-piscono con la loro vendetta.

Accanto a Dante che, pur nellasofferenza, accetterà infine la suacondizione di esule fino a farnemotivo d’orgoglio “sotto l’usber-go di sentirsi puro”, si pone il miti-co Ulisse con la sua condanna aperegrinare per vent’anni lungo ilMediterraneo.

(Caltagirone nel 1871, Roma1959). Sacerdote, fu tra ifondatori nel 1919 delPartito Popolare Italiano dicui fu il teorico e l’animaorganizzativa. Convintoantifascista, portò il suopartito a schierarsi controMussolini. Per questo fucostretto prima a dare ledimissioni e poi a partirenel1924 esule prima aLondra e poi a New York.Dopo la Liberazione, purrimanendo ai margini dellavita politica, fu nominato nel1953 senatore a vita.

LuigiSturzo

Il XIV Dalai Lama, lamassima autorità delbuddhismo tibetano, è nato aQinghai nel sud est del Tibetil 6 Luglio 1935. Governò ilPaese dal 1950 al 1959,quando, dopo l’occupazionecinese, fu costretto a rifu-giarsi in India dove è a capodel governo tibetano inesilio. Uomo di dottrina, dipace, sostenitore della nonviolenza e del dialogo tra lereligioni, ha ricevuto ilPremio Nobel per la Pace nel1989. È cittadino onorario diTorino e Roma.

TenzinGyatso

Il suo destino è però il ritornoad Itaca, la patria cercata e sogna-ta, ritorno invece precluso a Fosco-lo, il poeta di un esilio esistenzialedestinato però a divenire in seguitoscelta reale, volontaria per non ce-dere alle lusinghe di un potere chevorrebbe neutralizzare il suo “libe-ral carme”.

Subirono l’esilio Cicerone, il po-eta Ovidio, nel I sec d.C gli Ebreifurono obbligati alla diaspora dallaPalestina; un esiliato eccellente èstato Napoleone, la cui stella tra-montò nella sperduta Sant’Elena.

Una forma di esilio è divenutaanche l’emigrazione, fenomenooggi di grande attualità.

La storia ci racconta della gran-di migrazioni transoceaniche del pri-mo Novecento provenienti dai paesipiù poveri dell’Europa, tra cui l’Ita-lia.

A testimoniarle lettere e fotogra-fie. Le prime raccontano i sentimentidegli uomini, le seconde ne riporta-no i volti: gli sguardi attoniti, rasse-gnati, ma anche rivolti alla speranza

solo per alcuni divenuta realtà.Gli stessi sguardi di una “dispe-

rata speranza” si possono leggereoggi nei volti degli immigrati chesbarcano a Lampedusa o lungo lecoste del Salento.

Se le emigrazioni transoceani-che vanno nell’immaginario pro-gressivamente assumendo contor-ni epici, la memoria collettiva degliitaliani sembra aver rimosso il pas-sato, non troppo lontano, della pro-pria emigrazione nei paesi europei,Francia, Germania, Svizzera, Bel-gio, dai contorni spesso drammati-ci, senza contare la stessa emigra-zione interna, Nord-Sud, a voltealtrettanto alienante e con i caratte-ri di un esilio.

La sofferenza dell’esule ha tro-vato parole e musica nel famosocoro del Nabucco in cui Verdi dàvoce alla nostalgia del popolo ebrai-co prigioniero in Babilonia: ”Va,pensiero sull’ali dorate/Va, ti posasui clivi, sui colli, /Ove olezzanotiepide e molli, /L’aure dolci delsuolo natal/[..] Oh mia patria sì

ESILIATI AI GIORNI NOSTRI

5rinitàTL iberazione

Orizzonti

di Lucia ButtazzoIl dramma dell’esilio nelle paginedi storia, di letteratura e di musica

(Parral 12 Luglio 1904,Santiago 23 settembre). Artee impegno politico caratte-rizzano la vita del poetacileno. L’opposizione aldittatore Gonzales Videla glivalse l’arresto e, più tardi,l’esilio in Argentina da dovepartì per lunghi viaggi negliStati Uniti, in Asia e inEuropa.In Italia soggiornò aIschia e Capri. Premio Nobelnel 1971, ha lasciato molteopere tra cui, “Residenzasulla terra” e “Canto gene-rale”. Postume sono statepubblicate le sue Memorie.

(Kislovodsk 11 Dicembre1818, Mosca 3 Agosto 2008 )Condannato nel 1945 a ottoanni di lavori forzati e tre diconfino per antistalinismo,lo scrittore è liberato nel1953. Nobel per la letteratu-ra nel 1970, poté ritirare ilpremio solo quattro annidopo quando, in seguito allacondanna all’esilio, fucacciato dall’ Unione Sovieti-ca e si rifugiò negli Usa perritornare in patria nel 1990.Tra le sue opere “ArcipelagoGulag” sulla persecuzionedei dissidenti russi.

AleksandrSolzenicyn

PabloNeruda

(Rangoon 19 giugno 1945)Figlia del Padre dell’ indi-pendenza birmana assassi-nato nel 1947, si è impostacome leader dell’opposizionedemocratica birmana, delmovimento della non violen-za e come attiva sostenitricedella difesa dei diritti umaninel suo paese, la Birmania,devastato dalla dittaturamilitare. Dal 1988, a fasialterne, è stata agli arrestidomiciliari e liberata solo il13 Novembre 2010. Haricevuto il premio Nobel perla pace nel 1991.

San SuuKyi

bella e perduta/Oh membranza sìcara e fatal”.

La lacerazione della lontananza,la negazione di un’azione attiva, laperdita di punti di riferimento con-notano ogni accezione del concet-to di esilio e lo rendono una durapunizione, inflitta perciò spesso dairegimi totalitari. Frequente duranteil Fascismo è il ricorso al “confi-no”, anche temporaneo, di perso-ne considerate pericolose, per fiac-carne lo spirito e la volontà. Tra ipersonaggi confinati Carlo Levi,Cesare Pavese, Giuseppe Di Vitto-rio, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossiche, proprio al confino a Ventote-ne, redissero l’omonimo Manifestoche delinea la futura Europa unita.Per non dimenticare l’esilio nel car-cere di Turi di Antonio Gramsci,“la mente a cui si doveva impediredi pensare”.

La scelta dell’esilio, che seguespesso ad un periodo di carcere odi confino, ed è perciò dettata dalpericolo, non è meno lacerante etalvolta accompagnata da sensi di

colpa. Dall’Italia fascista e dallaGermania nazista prendono la viadell’esilio politici, intellettuali, scien-ziati, medici, docenti per la Fran-cia, Inghilterra, altri paesi europeie, soprattutto gli Stati Uniti: i fra-telli Rosselli, don Luigi Sturzo, San-dro Pertini, Albert Einstein, EnricoFermi, Sigmund Freud, BertholtBrecht, per citarne solo alcuni.

Non meno violento si rivelò loStalinismo con i famigerati gulag,campi di lavoro forzato per i dissi-denti del sistema, denunciati daAleksander Solzenicyn, premio No-bel 1970, esiliato per questo dal-l’Unione Sovietica.

Anche tempi più recenti hannoconosciuto e conoscono la tristearma dell’esilio per intellettuali, ar-tisti, personalità religiose e politicheinvisi al potere.

Per anni in esilio è stato PlaboNeruda, vivono oggi in esilio il Da-lai Lama, capo spirituale del buddi-smo tibetano, e numerosi altri, uo-mini e donne che hanno spessol’unico torto di difendere i diritti

umani in particolare quelle delleminoranze. Solo recentemente èstata liberata San Suu Kyi, premioNobel per la Pace nel 1991. Era daanni agli arresti domiciliari, an-ch’essi una forma d’esilio da unimpegno coraggioso nella vita poli-tica attiva.

Lontananza, emarginazione, la-cerazione interiore impossibilità diazione e privazione della libertà sonodunque i concetti chiave implicitinel termine esilio, nel suo signifi-cato esistenziale e in quello politi-co.

L’alternativa è una realtà in cuile differenze tra i popoli siano ri-sorse, non barriere, dove tutti si ri-conoscano fratelli appartenenti adun’unica razza, l’umana; dove lapolitica è dialettica volta alla ricer-ca del bene comune. Un’utopia for-se, ma che trova nei valori cristianiuna possibile, sicura guida che, sen-za togliere autonomia alla laicità, lasostenga lungo un percorso in cuinessuno possa essere o sentirsi esi-liato.

6 rinitàTL iberazione

Secondo le Scritture

Nel ricordodella patriail futurodella vita

di Anna Maria Fiammata

6 rinitàTL iberazione

Se la poesia è il canto dell’ani-ma, nel tema dell’esilio essa dicetutto con le note più struggenti.Di fronte alle immagini che rac-conta si erge la malinconia del di-stacco, come quando ci si sentesoli e abbandonati. Tra l’uomo ela sua terra d’origine vi è un po-tente legame d’amore, a volte ge-losamente riposto nel ricordo, maspesso anche pronto per essereesibito con orgoglio come la par-te migliore di sé. Infatti, uominidi ogni tempo, cultura e religione,hanno colmato la nostalgia per laloro terra lontana con i ricordi piùbelli e più cari, così come si faquando, lontani da una madre oda un padre, si cerca di sentirlipiù vicini ritornando ai sentimenti

e alle scene dell’infanzia.La terra d’origine è un po’ ma-

dre e padre, come loro dà il nutri-mento materiale e spirituale, è cu-stode delle cose più care, essa è“patria” o anche “madrepatria”. Inogni caso la “madrepatria” conse-gna una preziosa eredità, come fan-no i genitori desiderosi di donare alfiglio tutto quanto possa servirgliper una vita buona e prospera. Ingenere accade che i genitori con-segnino al figlio non solo beni ma-teriali ma anche un insieme di valo-ri e ideali con i quali egli potrà co-struire il suo esistere nel mondo,ed è tutto questo che andrà a farparte del patrimonio ereditario.Questo insieme di valori spiritualiacquista un senso particolare se

consideriamo che esso rende pos-sibile la conoscenza ma anche ilfarsi ri-conoscere; esso agisce cioècome il segno distintivo della iden-tità di ciascuno. Allo stesso modoil senso della patria esprime non solol’appartenenza di ciascuno ad unanazione, ma incarna pensieri, sen-timenti, desideri, speranze che sonocome un nutrimento spirituale, sen-za il quale si sfiorisce, così comeaccade al corpo quando manca ilcibo. Non è difficile allora compren-dere che essere privati della pro-pria patria non genera una soffe-renza minore o meno profonda diquando si viene privati del sosten-tamento. Perdere la patria è un po’come perdere una parte di sé.

Vivere lontano dalla propria pa-

“Tu lasceraiogne cosa dilettaPiù caramentee questo è quello straleChe l’arco dello esiliopria saettaTu proverai sìcome sa di saleLo pane altrui,e come è duro calleLo scendere e ‘l salirper l’altrui scale”

(Paradiso XVII: 55-60)

“Né più mai toccheròle sacre spondeOve il mio corpofanciulletto giacqueZacinto mia, che tespecchi nell’ondeDel greco mar da cuivergine nacque Venere...Tu non altroche il canto avraidal figlio,o materna mia terra...”

(A Zacinto)

Nel ricordodella patriail futurodella vita

7rinitàTL iberazione

Secondo le Scritture

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PERCHÈ SIGNORE?a cura di P. Orlando Navarra

La spiritualità trinitariaLa spiritualità trinitaria traela sua origine dal misterotrinitario.Il mistero è una verità di fede,rivelata direttamente da Dio.Fra le tante verità di fede, cen’è una che supera le altre eche riguarda il mistero dellaTrinità, ossia il mistero di DioUno e Trino. E’ da rilevare chela Spiritualità Trinitaria èlargamente presente nelNuovo Testamento, conparticolare riferimento alVangelo di Giovanni e allelettere paoline.Presso i Padri della Chiesa sene fa menzione continuamen-te, anche se con accentidiversi. Da ricordare, inproposito, gli scritti diAtanasio e del grandeAgostino. Nel Medioevomerita una speciale attenzionela figura di Giovanni deMatha, noto anche comeGiovanni di Provenza, profes-sore di Teologia alla Sorbonadi Parigi, nato nel 1154 emorto sul Celio, nelle vicinan-ze del Colosseo di Roma il 17dicembre 1213. Fu proprioGiovanni de Matha a fondare ilprimo Ordine religioso,dedicato alla SantissimaTrinità e approvato dal PapaInnocenzo III il 17 dicembre1198.Egli non ebbe mai il pensiero di

scrivere un trattato sullateologia trinitaria, ma scrisseuna regola nella quale volletracciare i lineamenti fondamen-tali della Spiritualità Trinitaria.Chi è il Trinitario? Il Trinitarioè colui che fa della sua vita uninno di lode e di gloria allaSantissima Trinità.Il Trinitario è anche colui cheapre il suo cuore alla fratellan-za universale, che vive, prega elavora per il benessere e lalibertà di tutti gli uomini, chesente il bisogno di donarsiinteramente per chi vive aimargini della società, per glischiavi, per coloro che sonoperseguitati e incarcerati per laloro fede in Cristo, per coloroche sono poveri, infermi,emigranti, senza lavoro,drogati, costretti a prostituirsi,che sono privi della vera libertào che sono schiavi del peccato.Là dove sono tutte questemiserie, il Trinitario si sentepresente, si sente coinvolto eimpegnato a donare tutta la suavita, perché questa umanità sisenta una sola famiglia, chesotto la guida dello SpiritoSanto e insieme con Maria, è incammino verso la Trinità.La Spiritualità Trinitaria,dunque, consiste principalmen-te nel farsi dono per gli altri,perché tutti possano vivere nellavera libertà dei figli di Dio.

tria è sentire che dentro di sé si èspezzato il filo dell’armonia che legal’essere della propria fisicità al de-siderio irrinunciabile del futuro e delsenso della propria vita. Ogni se-parazione è dolorosa, ragione percui anche quella dalla propria pa-tria è una porta aperta al dolore.Proprio perché il dolore per l’ab-bandono per la propria terra puòessere profondo e lacerante, è sta-to da sempre inflitto ai deboli e aglisconfitti nelle guerre. L’esilio, in-fatti, era una pena molto diffusa nelmondo antico e medioevale, e con-

sisteva nell’allontanamento obbliga-torio dei vinti dalla madrepatria.Esso era anche una pena inflitta perreati particolarmente gravi ed erageneralmente alternativo alla penadi morte. Sono note le vicissitudinidel popolo ebraico, ma altrettantodolorose sono le pagine di storiascritte anche da altri popoli chehanno conosciuto e tutt’ora cono-scono questa realtà, per cui noncitarne anche solo uno sarebbeun’omissione non rispettosa dellasofferenza altrui. Se è vero che ilconcetto stesso di patria ci rinvia

alla parola “Padre”, è altrettantovero che non possiamo ignorarein che modo esso viene riformu-lato nel Vangelo. Gesù, infatti,parla spesso del Padre: “Tutto miè stato dato dal Padre mio” (Mt11, 27); “Ogni cosa mi è stataaffidata dal Padre mio e nessu-no sa chi è il Figlio se non ilPadre, né chi è il Padre se non ilFiglio e colui al quale il Figliolo voglia rivelare” (Lc 10, 22).Gesù si presenta come erede delpatrimonio di insegnamenti e diopere del Padre: “In verità, inverità vi dico, il Figlio da sé nonpuò fare nulla se non ciò chevede fare dal Padre; quello cheegli fa, anche il Figlio lo fa. IlPadre infatti ama il Figlio, glimanifesta tutto quello che fa egli manifesta opere ancora piùgrandi di queste, e voi ne reste-rete meravigliati” (Gv 5, 19-20).Gesù, allora, in quanto il Figliomandato dal Padre all’umanità,si presenta con un particolarepatrimonio e una speciale eredi-tà. In questo suo consegnarsi diGesù/Figlio un ruolo specialespetta alla mediazione di unaDonna, la Madre. L’eredità del-l’Eterno Padre passando per ilcuore di Maria “si è arricchita ditutto quello che lo straordinariogenio femminile della Madre po-teva portare al patrimonio di Cri-sto”, dice Giovanni Paolo II in“Memoria e Identità”.

Questo patrimonio che Cristoha portato all’umanità è un benee come tale esso sostiene e ali-menta la comunità dei cristiani.Tuttavia un distacco o un allon-tanamento da questa ricchezzanon sarebbe meno che un esilio;il viaggio esodale nel dubbio enella precarietà, con l’unica cer-tezza di non avere più certezzeNon che la Patria rivelata da Cri-sto cancelli la patria terrena degliuomini. Anzi. È possibile che pro-prio la speranza di raggiungere la“Patria celeste” rafforzi e guidi latormentata ricerca di un ritornoche l’esule deve compiere nel rag-giungere la terra natia, percepitaanche come un riappropriarsi disé e del proprio patrimonio spiri-tuale, che è anticipazione, qui eora, di quello celeste, preparatoda Dio per l’umanità e che è “vi-sione” e condivisione dell’Amoreche Egli è.

8 rinitàTL iberazione

Pagine sante

Se il sacroè condannatoall’esilio,a maggior ragionelo sarannogli uomini chedi esso profumanoe ne hanno lo stessosapore. Il rischiodi esseremetaforicamentescacciati via,di andar girovagandoper porte chiuseè tutt’altro cheun’ipotesi remota.

V iviamo la tristezza dell’esilio.No, qui Napoleone e la sperdutaisola di Sant’Elena, che tutti abbia-mo conosciuto a scuola, c’entranodavvero poco. Viviamo forse l’esi-lio più assurdo e drammatico chemai la storia abbia conosciuto: quel-lo dell’essenza più profonda postanel cuore dell’uomo, il senso delsacro. Sì, il senso del sacro, ovve-ro una ricchezza misteriosa, dimen-ticata chissà dove. Pensiamocibene: quello che un tempo era laluce calda e meravigliosa capace dicolmare il cuore umano, il sacroappunto, cioè la risposta assoluta edefinitiva che l’uomo accoglievafinalmente per dare un significatoagli interrogativi fondamentali dellapropria esistenza, è divenuto oggiun indecifrabile alfabeto, un inutilequadro di astrattismo postmoder-no, dove non si riconoscono figu-re ma solo miscugli di colori sbia-diti messi là a caso. C’è poco dastare allegri. Un tempo dalle catte-dre universitarie si insegnava a chia-re lettere che l’uomo è per sua na-tura religioso. Vale a dire che il sa-cro è una dimensione costituzional-mente inscindibile della persona, eper questo non si poteva discuteresu quale fosse la religione più anti-ca. “Dal dì che nozze, tribunali edare…” aveva scritto Foscolo in uncelebre verso del carme Dei Sepol-cri, riconoscendo come le istituzio-ni della famiglia, della giustizia e delculto verso un’entità superiore fos-sero state le autentiche chiavi chespalancarono alle «umane belve» leporte del vivere civile. E poi in fon-do, in ogni epoca, in qualunque se-colo, l’uomo non aveva mai smes-so di porsi quelle famose domandesul senso della vita e della morte esul perché l’universo intero si diala pena di esistere. Che crediamo,che in antichità non ci si chiedesseper qual motivo le stelle cadono,dove va il sole quando è notte eperché la luna cambia forma? Maerano proprio queste, anche per lafilosofia classica greca, le vie mae-stre per conoscere sé stessi, l’al-tro, il cosmo e aprirsi finalmente albisogno incolmabile d’infinito. In-somma, tutto partiva da quel Gnòtisautòn, “Conosci te stesso” scolpitosull’architrave del tempio di Delfi,dove la Pizia offriva i suoi cripticioracoli, e che Socrate prese comemotto personale, tanto da ripeterlocol suo cipiglio e con quel dàimon,il suo demone, per le vie di Atene.

Il bello sta nel fatto che tuttaquesta ricchezza era un giorno con-fluita nella teologia cristiana attra-

verso la splendida opera dei Padridella Chiesa, magnifica sintesi traEbraismo e Classicità, e per que-sto, Cristianesimo allo stato piùpuro! Certo, quale grande ereditàvenne accolta e trasmessa da quel-le anime sfolgoranti di Spirito San-to. La Rivelazione Divina era giun-ta a conclusione nella pienezza deitempi. A quelle inderogabili doman-de del cuore umano, ecco che Diostesso aveva voluto da sempre of-

frire la risposta vera, a tal punto daprendere l’uomo per mano, comeun padre col suo bambino e accom-pagnarlo fino alla conoscenza dellaVerità tutta intera. Sì, la Verità è SuoFiglio e Nostro Signore: Via, Veritàe Vita, come nel bellissimo passodi Giovanni. Rivelazione ultima edavvero sublime, fatta nel chiaro-scuro del cenacolo, la sera del Gio-vedì Santo, prima della Sua Pas-sione. Come possiamo non renderciconto del salto incredibile che lastoria umana ha compiuto con l’av-vento dell’Era Cristiana? Questocredo, questa apertura alla Verità,elevava il cuore a ciò che è subli-me. Era come una reazione a cate-na: maggiore senso del sacro se-condo l’indirizzo cristiano, maggio-re umanità, maggiore conoscenzadi sé stessi, chiamata all’amore ver-so il prossimo, chiamata a dare glo-ria a Dio attraverso la conoscenzae la custodia del creato! Sì, era pro-prio questo senso del sacro a ren-dere l’uomo ancora più autentica-mente umano e di conseguenzaancora più capace di conoscere Dioe di offrire a Lui un culto in Spiritoe Verità!...E oggi? Cosa sarà suc-cesso? Siamo giunti ad una talemiseria nella dimensione spiritualeche, pur avendo i risultati sotto gliocchi, neanche riusciamo ad accor-gerci di questa gravissima perditae ci guarderemo stupiti, chissà

TUTT’UNO CON LA PERSONAFenomenologia dell’esilio del sacronell’epoca contemporanea

di Andrea Pino

Damnatiomemoriaeumanae

9rinitàTL iberazione

Pagine sante

PENSANDOCI BENEa cura di P. Luca Volpe

Catene da spezzareL’augurio è fatto di parolesemplici e belle.Quando si dice“Buon Natale” oppure “BuonaPasqua” si vuol dare una pres-sione prolungata sull’accelerato-re della macchina umana che sitrova di fronte a noi. Ma ancoranon si specifica il proprio puntodi vista né si chiama in causacosa si auspica alla fine delpercorso. Solo desiderio? Aprescindere dalle diverseprofessioni che si esercitano tragli esseri viventi è evidente cheun avvocato desidera che conti-nuino i litigi tra i figli dell’uomo,che un titolare di pompe fune-bri... possa aumentare il suolavoro, che un medico da più nel

privato che nel pubblico possacontare molti clienti se non nellavittoria sui mali almeno nellaprevenzione. Chi più ne ha, diesempi da classificare,più ne mettanel calderone dei desideri. Vorreiscendere a delle categorie comunie accessibili a molti. Una largafetta di umanità spreca parole supossibili vincite di danaro prove-nienti da svariati giochi, lautiguadagni con il minimo indispensa-bile di lavoro, principi o principes-se azzurre nascosti in agguatoall’angolo della strada che incrociala nostra abitazione, passaggianche traumatici da uno stato dipoca o decadente salute fisica ameravigliose eccedenze ed

esuberanze. A questo puntovorrei avanzare due piccoleproposte dal cuore d’uomo: che sipossa espandere la graziadell’umanità e con il passar deglianni e l’accumulo di esperienzaaumenti il numero e la qualitàdegli amici.Come cristiano invece chealmeno qualcuno osservando erendendosi conto all’impattopossa trovare “le ragioni dellasperanza, e liberarsi di qualchecatena”. Risulterebbe interes-sante per qualsiasi figlio di Diosentirsi non un ostacolo nelcammino, bensì luce cherispende e addita il cammino achi si avvicina.

quando, con tragico ritardo! Lacapacità dell’uomo di poter giun-gere alla conoscenza di Dio è stataoscurata e addirittura il naturalesenso religioso, insito nell’animo diognuno, tende ad essere anestetiz-zato da una società che, per il sa-cro, ha già deciso non solo la dam-natio ad insulam, il confino inun’isola previsto dalla legge roma-

na antica, ma addirittura ha sceltouna vera e propria damnatio me-moriae: una condanna ad esserecancellato dalla memoria umana!Non avviene forse questo allor-quando non si è più capaci o si sce-glie deliberatamente di non seminarenell’animo dei ragazzi e dei giovanila fede cristiana e allo stesso tem-po si tende a distruggere qualsiasiflebile inclinazione alla religiosità daparte loro? Nessuno si è accortoche, anche nel Nord Italia, prendepian piano piede la nefasta tenden-za che ormai spopola in tutta Euro-pa, di non presentare più i bambiniper il sacramento del Battesimo?Sotto le mentite spoglie di una mag-giore concessione di libertà verso ifigli (risposta standard da parte dichi sposa questa linea: “Non voglia-mo vincolarli e non è giusto impor-re loro questa cosa! Sono troppopiccoli per decidere, da grandi sce-glieranno da soli se andare in chie-sa o no!”) non si riesce invece acomprendere che privarli del Bat-tesimo, pietra miliare della vita cri-stiana, significa chiudere a triplamandata la porta della Grazia divi-na, sbarrare la strada verso il voltoamoroso del Padre rifiutando laPenitenza e l’Eucarestia e in defini-tiva lasciarli in balìa del peccato, ilmale più terribile, il più grande ne-mico che l’uomo possa avere. Onon ci ricordiamo più di questo?Non riusciamo più a pensare in ter-mini spirituali? Non aspiriamo piùad essere cittadini del cielo, accon-tentandoci solo di essere cittadini

del mondo e va tutto bene? Chemiserevole ottica, rifiutare l’eternoper ciò che fugge via. Possiamoben dirlo, come aveva ragione PapaSarto. Lui aveva la vista lunga e lanitida logica dei santi, tanto che aiprimi barlumi di ’900 aveva già ca-pito dove saremmo andati a finire.“ Instaurare omnia in Christo”,Istaurare ogni cosa in Cristo, avevaproposto e tanti veri eroi della no-stra fede, come Luigi Orione o An-nibale di Francia avevano subito, dislancio, raccolto la sfida. Oggi for-se non esistono più cristiani del ge-nere per coraggio e ardore? Se ilsacro è condannato all’esilio, a mag-gior ragione lo saranno gli uominiche di esso profumano e ne hannolo stesso sapore! Il rischio di esseremetaforicamente scacciati via, diandar girovagando per porte chiu-se, un po’ come nella profezia che ilcrociato Cacciaguida, caduto in Ter-ra Santa, rivela a suo nipote Dante,salito al cielo degli Spiriti Militanti, ètutt’altro che un’ipotesi remota. “Tulascerai ogne cosa diletta / più ca-ramente, e questo è quello strale /che l’arco de lo essilio pria saetta. /Tu proverai sì come sa di sale / lopane altrui, e come è duro calle / loscendere e ’l salir l’altrui scale.”(Paradiso, canto XVII, 57-60).

Questo però non deve spaven-tarci, non sarebbe da Trinitari, e indefinitiva rientra nella logica evan-gelica. Chi vuol seguire il Maestroè chiamato a prendere la propriacroce ogni giorno e percorrere isuoi passi.

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Catechesi&vita

L a situazione di chi si trova in una terra stranieraper bisogno è forse la più pesante da sostenere. Lamalattia, sofferta e vissuta nella propria terra e con ipropri cari, riesce sostenibile per quanto possa mani-festarsi grave; la mancanza di lavoro, di cibo, di beniprimari si sopporta con maggiore forza se colpiscepermettendo al povero di rimanere con le sue modestecose e con il calore di coloro che si amano. La trage-dia, la vera schiavitù, soppravviene allorchè le condi-zioni di vita sono così atroci da dover abbandonare ilsuolo noto palmo a palmo e percepito come insosti-tuibile. Il vero dramma è questo, bisogna tenerlo sem-pre presente. Di fronte alla quantità incredibile di es-seri umani - a volte quasi irriconoscibili - che appro-dano sulle spiag-ge di questo con-tinente, occorrericordare che an-che noi siamo statistranieri in altreterre e per glistessi motivi per iquali questi infeli-ci sbarcano danoi.

Tutti sappia-mo che questeconsideraz ionisono scontate.Ciò non esonerada una continuariflessione e dapressanti interro-gativi. Per scan-sare il facile de-magogismo vadetto in primo luo-go che non si pos-

I l 31 gennaio 2011 è ormai unadata significativa per la storia re-cente dell’Ordine Trinitario. Me-diante un Decreto firmato dal car-dinale Antonio Cañizares Llovera,Prefetto della Congregazione per ilCulto Divino e la Disciplina dei Sa-cramenti è stato approvato un te-sto importantissimo per la vita deitrinitari: il Rituale dell’Ordine.

Forse nessun altro libro riescead esprimere la spiritualità di un or-dine religioso quanto un rituale. Essoè il libro dove si contengono le nor-me e i testi delle sacre cerimonie pro-prie di un’ordine religioso, normal-mente antico. L’Ordine Trinitario haavuto diversi rituali lungo la sua ve-neranda e lunga storia; l’ultimo eracaduto in disuso e c’era da lungotempo il bisogno di una revisione ditutti i testi in esso contenuti, toglien-do le cerimonie ormai non consonicon i mutamenti dei tempi e con lospirito del Concilio Vaticano II e ag-

giungendo altri elementi in sintoniacon i nuovi bisogni della liturgia edella devozione dell’Ordine. Però unasimile impresa ha bisogno di un la-voro veramente imponente, metten-do insieme persone con competen-za in liturgia, diritto canonico, sto-ria e spiritualità dell’Ordine, nonchèbuoni conoscitori del ricchissimopatrimonio rituale della tradizioneviva dei Trinitari.

Il lavoro fu avviato durante ilgeneralato di P. José HernándezSánchez (1995-2007). Ci sono vo-luti più di dieci anni di studio, diredazione e di correzioni, di ricer-che d’archivio e di continui approccialla Congregazione vaticana per ilCulto Divino. Vi hanno lavorato di-

Approvato dalla Santa Sedeil Rituale dell’Ordine Trinitario

LITURGIA

LA MEMORIADi frontealla quantitàdi esseri umaniche approdanoalle spiaggedi questo continente,occorre ricordareche anche noi siamostati stranieriin altre terree per gli stessimotivi per i qualiquesti infelicisbarcano da noi

ESILIATIEstranei in casa

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Catechesi&vita

di Franco Careglio ofm conv.

versi religiosi con una serietà ed unimpegno che forse non tutti sonoin grado di cogliere, per il fatto cheè un lavoro fatto in silenzio, condedizione e premura e con un sen-so squisito della responsabilità sto-rica della mansione. Specialmentebisogna citare quattro religiosi quali“padri” del nuovo rituale: P. LuigiCianfriglia (+2004) e P. JavierCarnerero, entrambi Procuratorigenerali dell’Ordine presso la San-ta Sede; e i padri Antonio Moldón eJosé Luis Aurrecoechea, forse i mi-gliori latinisti che l’Ordine ha avutonegli ultimi tempi. Perchè - non sideve dimenticare - il Rituale appro-vato è redatto in lingua latina, co-stituendo così l’“Editio Typica” chepoi avrà bisogno della traduzionenelle diverse lingue moderne perl’uso comune.

Il Rituale costa di 3 parti: la pri-ma è l’Ordo Professionis, e cioè,tutti i riti che riguardano i momenti

di P. Pedro Aliagapiù importanti della consacrazionedei religiosi Trinitari, quali l’ingressoal noviziato, la vestizione dell’abitoe la professione. La seconda è ilBenedizionale e il Rito delle Esequie,con i testi che riguardano la mortee i funerali dei frati. La terza è ilcosì detto “Manuale”, e cioè, unaserie di devozioni tipiche deiTrinitari, che riguardano la Santis-sima Trinità, la Madonna del BuonRimedio, i Santi dell’Ordine e viadiscorrendo, ma anche venerandetradizioni dell’Ordine quali le rego-le che bisogna rispettare durante lapreghiera comune, le cerimonieproprie dei Capitoli, il modo di farela meditazione, il canto della SalveRegina, il modo di pregare laBenedicta e il Santo Trisagio...

Il Rituale è un libro che riguar-da soltanto l’Ordine Trinitario. Lesue cerimonie proprie sono stateconcesse o riconosciute lungo isecoli dalle autorità competenti. Per

dirla con parole povere e insuffi-cienti ma forse più facilmentecomprensibili, il Rituale contiene ilmodo di pregare e di celebrare ca-ratteristico dei Trinitari. Ora occor-rerà tradurre nelle lingue volgari itesti latini approvati, in modo chesi possano rendere fruibili nella vitaquotidiana delle singole comunità,ma la parte più impegnativa e deci-samente più difficile è stata supe-rata con sucesso. È il momento dicongratularsi con tutto l’Ordine perun traguardo tanto atteso e diauspicare che l’uso del Rituale di-venti motivo per pregare e per for-marsi nello spirito trinitario con unrinnovato slancio, usando con ve-nerazione i tesori contenuti in que-sto scrigno della nostra liturgia edella nostra spiritualità.

sono spalancare le porte a tutti né alcuno si può farcarico di tutti. Triste e cruda verità, che può scuoterel’animo, ma che non si può ignorare. I recentissimi epaurosi mutamenti epocali ci interpellano come nonmai, e se rimaniamo indifferenti è segno che il nostroè un cuore di pietra e non di carne. Dobbiamo ricono-scere, con la massima serenità, che l’enorme folla di

infelici che urta le nostre porteha assunto i lineamenti di unacatastrofe finale. Probabilmentenon ce ne rendiamo conto appie-no, perchè le nostre sistemazioninelle zone residenziali della storiaci impediscono di vedere i cro-cicchi e le periferie. Il rischio èanzitutto quello di non sentire ilgrido, il fermento di questi mise-ri e soprattutto il loro giudizio ter-ribile. Solo per un esercizio di in-telligenza ci accorgiamo che glisteccati di separazione scricchio-lano sempre di più. E sempre più,quindi, urge una sapienza storicache ci può venire soltanto dallaParola di Dio. Il banchetto finale,di cui parla Isaia (25,6), è un sim-bolo messianico, è un banchettoin cui la gioia conviviale delloSpirito si congiunge al dominiosulla natura, sulle cose che nonsono più proprietà gelosa ma di-ventano doni, diventano amicizia.Occorre tentare di liberarsi daldominio sulle cose, come feceroFrancesco di Assisi e Giovanni deMatha, se con onestà ci si vuoleaccostare alla tragedia di chi nonha più neppure la propria terra.

Se il mio cuore quindi è libero dalle gabbie del posses-so, del potere, allora potrò supporre di avvicinarmi aipoveri. Certo, questa sazia, annoiata, vecchia Europa,con il suo lento ma inesorabile declino demografico,non è in grado di aprire le porte alle folle. Tuttavia,qualche contributo, minuscolo e limitato, può essereofferto da tutti, e soprattutto dai cristiani.

Se vogliamo leggere il senso dell’alleanza nella suaforma più esplicita, dobbiamo ricordarci dell’amorecon cui Dio ha creato l’uomo. Adamo è il segno del-l’alleanza.

La creazione anteriore al peccato è la manifesta-zione più forte dell’alleanza di Dio. Allora l’uomo del-l’alleanza è colui che si mette a servizio del suo simile.L’amore per l’uomo è il segno tipico della fedeltà allaGrazia. Non per la persona che ci appartiene, che èdalla parte della nostra chiesa, della nostra cultura, maper la persona emarginata, a fianco di cui si pose Gesù,quando disse che l’uomo vale più del sabato. Direquesto significò sovvertire un ordine. La religione delsabato si costruiva proprio sulla sufficienza di sé, sul-l’attaccamento a sé. Gesù, anteponendo a tutto l’uo-mo e la sua causa, è andato verso la croce. Questascelta ci ricolloca nell’alleanza stabilita dal Padre.

Dunque le scelte da fare sono perentorie. Si trattadi misurare la nostra fede con la persona, qualunque siala sua provenienza e la sua religione; si tratta di rimette-re tutto ciò che abbiamo (le nostre sicurezze, le nostreculture, la nostra stessa teologia) a confronto con l’uo-mo povero per il quale tutto questo non significa niente.Non di competizione e di forza il mondo ha bisogno,ma di animazione interna al cammino storico, fatta condiscrezione e con tenacia, fino a prospettive che supe-rano la storia e che si identificano con l’eterna comu-nione con quel Dio che sarà un giorno tutto in tutti.

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Magistero vivo

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LA SUMMA THEOLOGIAESan Tommaso dice cheè nella natura dell’uomonon opporsi alle ispirazioni internee alla predicazione esternadella verità. Ed è per questoche l’incredulità è contro natura

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Se non si riconosce il valoreintangibile della legge naturale,cioè di una verità immutabile,insita nel cuore dell’uomo, si hala “dittatura del relativismo, chenon riconosce nulla di definitivoe lascia come ultima misura soloil proprio io e le sue voglie”. Ilmonito di Benedetto XVI inter-roga l’uomo contemporaneo sulproblema della conoscenza dellaverità. Nel Policraticus, Giovan-ni di Salisbury afferma che la co-noscenza umana è imperfetta,soggetta a finitezza e ai limitidell’uomo. Perseguendo la meraconoscenza umana, si perviene,perciò, a “conoscenze non indi-scutibili, bensì a probabili e opi-nabili”. Esiste, però, “una veri-tà oggettiva e immutabile, ac-cessibile alla ragione umana”:quella che Giovanni di Salisbu-ry definiva “equità”, si può oggichiamare “legge naturale”. Ora,tutta la vita dell’uomo è carat-terizzata dal desiderio di cono-scere, dalla ricerca della verità,dalla passione del domandare edall’inquietudine del trovare.Quando il cuore dell’uomo smet-te di interrogarsi e di cercare ilsuo significato vitale, si giungeallora alla morte dell’anima! È,quindi, nella condizione natura-le dell’essere umano uscire dasé, interrogarsi, essere in cercadella patria lontana. Si tratta, inuna parola, della condizione per-manente di pellegrino, di situa-zione esodale dello spirito. Eccoche l’esilio, come categoria del-lo spirito, rappresenta unaespressione dello spazio interio-re tra origine e destino, tra pos-sibilità e necessità, tra deside-rio e realizzazione.

Se ne limitiamo il significatoad una categoria concettuale, alsuo interno si può ricomprende-re un’ampia gamma di status di-versi, come il profugo, il fuggi-tivo, l’espatriato, il migrante, ilconfinato, il fuoriuscito e l’apo-lide. Di certo si tratta di una con-dizione che ha caratterizzato la

li, che agitano il suo cuore, sulfine e il senso della sua esisten-za. Heidegger parla di drammadell’uomo contemporaneo, ilquale non avverte più la neces-sità di superare la morte. Con-siderare dimora e patria il tem-po presente, anziché esilio, è lamalattia mortale della falsa il-lusione di detenere la verità! La“notte del mondo” in cui ci tro-viamo, ribadisce Heidegger, nonè la mancanza di Dio, ma il fattoche l’uomo non soffra per que-sta mancanza. Oggi assistiamoalle conseguenze nefaste del pa-ganesimo assoluto apparso nelcentro dell’Europa del ventesi-mo secolo, dopo duemila anni diannuncio del Vangelo. L’uomonon può comprendersi, nella suainteriorità ma anche nella suaesteriorità, se non si riconosceaperto alla trascendenza; Bene-detto XVI riconosce nella spe-ranza l’unica strada perché l’uo-mo non si chiuda in un nichili-smo paralizzante. E qui si inten-de la speranza della liberazioneal proprio destino, inteso comeritorno alla “patria sempiterna”di cui parlava Leone XIII nel-l’Enciclica Supremi Apostolatus.Quando le peculiarità dell’uomosembrano essere la dispersionee l’esilio lontano dalla patriadella propria identità, si realiz-za la più insuperabile delle schia-vitù: l’incredulità. Nella SummaTheologiae, San Tommaso diceche è nella natura dell’uomo nonopporsi mentalmente alle ispira-zioni interne e alla predicazioneesterna della verità. Ed è perquesto che l’incredulità è contronatura! La non credenza non èuna semplice attestazione di ri-fiuto; è sofferenza, passione,dolore infinito di solitudine eabbandono come solo la mortedi Dio può determinare. L’ateoserio, non negligente, è in con-tinua lotta con Dio, alla ricercadella verità. Lo stesso credenteporta avanti una instancabilelotta interiore per rinforzare la

modernità, soprattutto nella suafase contemporanea. Tra l’Otto-cento e il Novecento il trasferi-mento in spazi geografici diver-si da quelli di nascita non soloha costituito una strategia dif-fusa di sopravvivenza, ma si èpresentato quale fenomeno ar-ticolato e non riducibile esclusi-vamente a condizioni ecceziona-li, come le crisi economiche o leeccedenze demografiche. L’uo-mo in esilio si sente privato delradicamento precedente, di unaterra sicura sotto i piedi, è unuomo in sofferenza che ha su-bìto uno strappo doloroso. Ma ilconcetto culturale e fisico-giuri-dico di esiliato non è che una pro-spettiva della condizione più pro-fonda di esiliato dell’anima. Inrealtà l’esilio è la condizione glo-bale dell’uomo moderno, nel-l’epoca “del non più e del nonancora”. Sembra che non sia piùpossibile ripercorrere le stradedel passato, sia in senso religio-so che filosofico e del diritto.L’esilio, inteso come oblio dellospirito, riporta ad un’anima pa-ralizzata, legata da catene che latrattengono verso il basso, im-pedendole la libertà. In questosenso essere lontani dalla patriariporta ad una paralisi spiritua-le, alla mancanza di certezze. Mase ci si abbandona alla tendenzanaturale verso l’esistenza di unaverità oggettiva, si fa esperien-za personale della speranza edella carità cristiane. La Rive-lazione accende un’attesa, che èancora più grande del compi-mento realizzato. È nell’identi-tà cristiana che l’uomo si rico-nosce libero di essere se stesso,che scopre la vera direzione delsuo percorso di vita terrena.

L’attuale cultura secolare,invece, tende non solo a negareogni segno della presenza di Dio,ma a disorientare e offuscare laretta coscienza dell’uomo. Pri-vato del suo riferimento a Dio,l’uomo non riesce più a rispon-dere alle domande fondamenta-

È la fede che libera dall’esilioe riconduce alla vera patriaÈ la fede che libera dall’esilioe riconduce alla vera patria

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Magistero vivo

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di Giuseppina Capozzi

BENEDETTO XVIIl Papa riconosce nella speranza l’unicastrada perché l’uomo non si chiuda in unnichilismo paralizzante. E qui si intendela speranza della liberazione al propriodestino, inteso come ritorno alla “patriasempiterna” di cui parlava Leone XIIInell’Enciclica Supremi Apostolatus.

sua fede e perfezionarla. Comeconsiglia san Josemaría Escrivá(Cammino 263):“Non ti scorag-giare. La tua sconfitta di oggi èallenamento per la tua vittoriadefinitiva”.

Sondare gli atteggiamenti ele disposizioni interiori, com-prendere l’inclinazione che diri-ge il cuore e quella da cui parto-no atti, parole e azioni rappre-sentano l’esercizio interiore perraggiungere la grazie e la forza.E sono “la riflessione, il silen-zio, lo studio e la meditazione,che favoriscono la crescita dellavita interiore e cristiana”(C.C.C. 2186). In particolare ènel silenzio, insopportabile al-l’uomo ‘esteriore’, che si svelail Mistero. Non si tratta di unafuga, ma di una scelta volonta-ria di stile di vita. Allora l’uo-

mo, cercatore di senso, non na-sconde più a se stesso la tragici-tà della morte, caratteristicadella modernità, ma la cogliecome condizione di pensiero e divita. Sono il dolore e la morteche costringono l’uomo ad inter-rogarsi e che gli rivelano la bel-lezza dell’esistenza e la dignitàdel suo essere chiamato alla vita.In questo stato di ricerca dellapropria patria, la più grande ten-tazione è quella di sentirsi arri-vati, di non avvertire più la ne-cessità di comprendere il propriodestino, ritenendo di averne lapiena gestione e controllo. Co-lui che ritiene di dominare l’og-gi o il credente convinto di pos-sedere la certezza della fede sen-za lottare, sono due facce dellamedesima posizione di esodo sen-za ritorno. La rinuncia alla lotta

è uno spegnersi alla vita, e nelcredente questo riduce la fede adun dato sociologico, ad una sem-plice rassicurazione mondana,ad una delle tante ideologie chehanno illuso il mondo, come haillustrato mons. Bruno Fortenella sua presentazione alla Let-tera ai cercatori di Dio. Nella ri-cerca della verità, la vera diffe-renza non è tra credenti e noncredenti, ma tra pensanti e nonpensanti, tra coloro che hannoil coraggio di lottare per conti-nuare a credere e coloro chehanno rinunciato a cercare. Lapresunzione di detenere la veri-tà, la seduzione di un Dio cheambisce a spiegare ogni cosa,definito in tutte le sue forme emanifestazioni, rientrano nellepretenziose quanto illusorie ideo-logie moderne. Essere ammira-tore di Gesù, come diceva S. Kie-rkegaard nel suo Esercizio del cri-stianesimo, è cosa diversa dall’es-serne imitatore: nel primo casose ne resta distanti e distaccati,nel secondo si aspira ad identifi-carsi con Lui.

La fede è scandalo, è sovver-sione di ogni domanda, è racco-glimento con la propria anima;la forma è quella di una solitu-dine che è responsabilità perso-nale di scelta, solitudine che sifa esperienza di condivisionenell’unità spirituale con l’altro.Ecco, allora, che lo svelamentodel comune vincolo di unità esolidarietà universale si schiu-de attingendo al mistero del Cri-sto. In una parola è il popolo diDio di cui parla la Lumen Genti-um. La condizione di esiliato,come stimolo per il cammino ela crescita, ha come presuppostinaturali e ineludibili la libertà ela dignità della persona; ed ènella rivelazione del dono dellafede che si apre all’uomo il sen-so della sua appartenenza allapiù grande famiglia umana. Lascoperta è che la fede cristianaci libera dall’esilio e ci ricondu-ce alla nostra vera patria.

la fede che libera dall’esilioe riconduce alla vera patria

la fede che libera dall’esilioe riconduce alla vera patria

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A tu per tu

Al fianco dei giovani. Per lorouna grande alleanza educativa

Mons. VITOANGIULI

Una vita nei seminari. Dapprimaper formarsi al sacerdozio. Poi comeeducatore, vice rettore, direttorespirituale ed infine come docente.Quasi in contemporanea, un’altravita come collaboratore diretto del-l’Arcivescovo di Bari-Bitonto fino adivenirne il Pro-vicario generale. In-fine, dallo scorso 2 ottobre, una terzavita. Da vescovo. È una sintesi moltosommaria, che non racconta la per-sona ma che spiega perfettamente ilsenso di un servizio instancabile nellaChiesa e per la Chiesa.

È mons. Vito Angiuli, il 66° Pa-store della Diocesi di Ugento-S.Maria di Leuca, da pochi mesi in-

sediatosi nella sede cui il Santo Pa-dre lo ha destinato.

Nelle sue parole tutto l’entusia-smo pastorale riveniente dal suorecente inizio. Ma anche le preoc-cupazioni di chi è ‘alle prime armi’in un servizio che Mons. Angiuliidentifica con l’immenso amore diun padre verso i suoi figli.

Eccellenza, arriva per lei laprima fatidica scadenza dei cen-to giorni da Vescovo. È troppopresto per fare un bilancio. Masicuramente potrà raccontare ailettori di Trinità e Liberazione leprime impressioni e anche le pri-

me sensazioni ed emozioni diquesta nuova avventura mini-steriale.

Se vogliamo essere precisi circail riferimento ai “cento giorni daVescovo” dovremmo considerare ilpunto dal quale cominciamo a con-tare i giorni del mio episcopato. Lamia nomina è stata resa pubblicail 2 ottobre 2010, sono stato ordi-nato il 4 dicembre 2010 e ho fattoil mio ingresso in Diocesi il 19 di-cembre 2010. Sono consapevoleche dal punto di vista mediatico i“cento giorni” rappresentano unadata “fatidica” e che, alla sua sca-denza, si è soliti fare un primo bi-

Mons. VITOANGIULI

A COLLOQUIO CON IL VESCOVO DI UGENTO-S. MARIA DI LE UCATre ‘fari luminosi’ per il cammino diocesano: la dimensione popolaredella fede, l’esempio e la testimonianza di Don Tonino Bello,la forte devozione per la Madonna, la Vergine de finibus terrae

Al fianco dei giovani. Per lorouna grande alleanza educativa

A COLLOQUIO CON IL VESCOVO DI UGENTO-S. MARIA DI LE UCATre ‘fari luminosi’ per il cammino diocesano: la dimensione popolaredella fede, l’esempio e la testimonianza di Don Tonino Bello,la forte devozione per la Madonna, la Vergine de finibus terrae

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A tu per tu

di Vincenzo Paticchio

IL 66° PASTORE DELLA CHIESA UGENTINA

Al fianco dei giovani. Per lorouna grande alleanza educativa

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lancio. Solo che essere Vescovo, inprimo luogo, vuol dire essere unpadre che ama i suoi figli, non ilcapitano di una industria o un al-lenatore di una squadra di calcioai quali si chiede di verificare i ri-sultati raggiunti. Non voglio, tut-tavia, sottrarmi dal dare una rispo-sta alla sua domanda, anche per-ché la “nuova avventura ministe-riale” - per usare la sua espressio-ne - è carica di una numerosa seriedi emozioni e di sentimenti. In sin-tesi, mi sembra che in questo pri-mo periodo del mio ministero epi-scopale si possano individuare trefasi, ognuna delle quali si caratte-

rizza per una particolare atmosfe-ra emotiva. Prima dell’annuncioufficiale della mia nomina, ho av-vertito un senso di inadeguatezzacirca il compito che mi veniva af-fidato. Mi sembrava vi fosse unasproporzione tra il dono dell’epi-scopato e la mia capacità di corri-spondervi in modo adeguato. Su-bito dopo l’annuncio, è prevalso unsentimento di gioia, misto alla con-siderazione che mi veniva chiestodi assumere questo gravoso com-pito con una grande senso di re-sponsabilità. A distanza di qualchemese dall’ordinazione constatoquotidianamente che è Dio a con-

durre la mia vita e che è Lui a sor-reggere la mia debolezza con unagrazia speciale, quella che i teolo-gi chiamano “grazia di stato”. Oraavverto in modo sempre più chiaroche ascoltare la sua chiamata, fi-darsi e affidarsi alla sua volontàsia il modo migliore per dare spes-sore e qualità alla mia vita.

Come è stato l’incontro con

la terra del Capo di Leuca? Qua-li sono i problemi sociali più gra-vi che ha trovato? Ha già cono-sciuto le tante povertà?

Mons. Vito Angiuli è nato a Sannicandro diBari il 6 agosto 1952. È entrato nel SeminarioMinore di Bari, dove ha frequentato i corsiginnasiali e liceali fino alla maturità classica.Ha compiuto gli studi filosofico-teologici nelSeminario Regionale di Molfetta.È stato ordinato sacerdote il 23 aprile 1977 perl’Arcidiocesi di Bari-Bitonto.Nel 1993 ha ottenuto la Laurea in Filosofiapresso l’Università degli Studi di Bari e nel1997 il Dottorato in Teologia Dogmatica allaPontificia Università Gregoriana.Questi gli incarichi più significativi da luiricoperti finora:1977-1982 Vicario-parrocchiale a Sannicandrodi Bari.1981-1982 Educatore nel Seminario Arcivesco-vile di Bari1982-1990 Vice-Rettore del Seminario Regio-nale di Molfetta.Dal 1990 Padre Spirituale del SeminarioRegionale di Molfetta.

Dal 1990 Docente presso l’Istituto TeologicoPugliese.1993-1998 Direttore dell’Ufficio PastoraleDiocesano.1994-1998 Vicario Episcopale per la Pastorale.1995-1998 Vicario Episcopale perl’Evangelizzazione.Dal 1998 Pro-Vicario Generale di Bari-Bitonto.Dal 2000 Direttore dell’Istituto Superiore diScienze Religiose Odegítria di Bari.È autore di alcuni volumi e ha pubblicatonumerosi articoli concernenti materie filosofi-co-teologiche e storico-catechetiche, soprattut-to sulla “Rivista di Scienze Religiose”.Il 2 ottobre 2010 è stato eletto Vescovo diUgento-S. Maria di Leuca. Il 4 dicembre 2010nella Cattedrale di Bari ha ricevuto la consa-crazione episcopale dall’Arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Francesco Cacucci. Il 19dicembre 2010 ha fatto il suo ingresso nellaDiocesi di Ugento-S. Maria di Leuca.

Al fianco dei giovani. Per lorouna grande alleanza educativa

16 rinitàTL iberazione

A tu per tu

I giovani sono lo specchio di una societàche ha smarrito le radici cristianee le evidenze etiche che sorreggevanola vita, ha offuscato l’orientamentoverso un futuro pieno di speranza e,tuttavia, cerca ansiosamente un sensoall’esistenza e un fondamento che diapiù solidità al singolo e alla società

La permanenza per oltre un decennio nel PontificioSeminario Regionale di Molfetta, mi ha consentito diconoscere la realtà pugliese da un punto di vista socia-le ed ecclesiale. Pertanto, prima di venire nella diocesidi Ugento-Santa Maria di Leuca, avevo una certa co-noscenza del territorio salentino. Naturalmente il con-tatto personale mi ha consentito di comprendere megliola situazione attuale. Mi sembra che tra i problemi so-ciali più rilevanti vi sia la mancanza di lavoro e dioccupazione con la conseguente crescita del precariatoe di nuove forme di povertà. In una recente indaginerealizzata dal “Centro Servizi Volontariato Salento” dalsignificativo titolo ‘Le sfide delle nuove povertà’ se-gnalava un’accresciuta difficoltà della provincia diLecce rispetto a quelle riscontrabile in altre regioni del-l’Italia. Si calcola che il tasso di precarietà abbia rag-giunto il 75% degli avviamenti registrati nel 2007 atempo determinato. Un secondo aspetto si riferisce allanecessità dei giovani di spostarsi in altre città e regioniper intraprendere gli studi universitari. Nell’attuale si-tuazione, secondo l’indagine precedentemente citata,“l’emigrazione dei giovani nelle regioni del Nord spes-so non li mette più a riparo dal bisogno di sostegno daparte della famiglia di origine. Mentre si contrae lacapacità di risparmio delle famiglie - una capacitàappannaggio solo dei redditi più elevati - le banchelanciano il mutuo “finalizzato alla liquidità”.

E dal punto di vista religioso, il popolo che ilSignore le ha affidato, come lo ha trovato?

Il popolo della diocesi ugentina si caratterizza in-nanzitutto per una forte carica di umanità. Virtù qua-li l’accoglienza, la disponibilità a venire incontro aibisogni di coloro che sono nell’indigenza, la cordiali-tà e la gentilezza nel tratto, la generosità nel mettere adisposizione le proprie risorse per il bene altrui sonocaratteristiche largamente diffuse. Sul piano religio-so, si nota una forte presenza della pietà popolare. Lapartecipazione alle feste religiose, ai riti, alle proces-sioni, a tutte le altre manifestazioni della religiositàpopolare è largamente sentita e, di solito, raccogliel’intera comunità presente dei diversi paesi.

Quali saranno i punti centrali del suo servizionella Chiesa di Ugento-S. Maria di Leuca? A qualirealtà saranno rivolte le sue prime attenzioni pa-storali?

Nel messaggio che ho inviato alla diocesi subitodopo la mia nomina ho sottolineato che ritenevo esse-re un aspetto significativo del mio ministero quello di“mettermi in ascolto”. Mi sembra che questa sia unapriorità assoluta, prima di formulare qualsiasi tipo di

progettazione pastorale. Sono profondamente convintoche una Chiesa particolare abbia una sua storia, unsuo cammino, una sua caratteristica e una sua origi-nalità che occorre conoscere e, per certi versi, asse-condare. Solo dopo essermi inserito vitalmente nel tes-suto della comunità diocesana potrò formulare alcu-ne indicazioni pastorali. Ciò però non significa vive-re in una sorta di “limbo” o in una zona franca. Visono, infatti, aspetti che balzano subito all’attenzio-ne e che si presentano come elementi portanti del cam-mino della Chiesa ugentina. Nella omelia durante laMessa di ingresso in diocesi ho fatto cenno a tre ca-ratteristiche fondamentali che devono essere come“fari luminosi” del cammino diocesano: la dimen-sione popolare della fede, l’esempio e la testimo-nianza di Don Tonino Bello, la forte devozione per laMadonna, la Vergine de finibus terrae.

Parliamo di giovani. Oltre che ai sacerdoti, aireligiosi e alle comunità parrocchiali, lei, all’ini-zio del suo episcopato a Ugento-S. Maria di Leucaha inviato una “riservata” ai giovani. A ciascunolei ha voluto offrire due suggerimenti: “cogli l’at-timo fuggente” e “va’, dove ti porta il cuore”, in-vitandoli, fuori da ogni possibile equivoco, a cer-care la gioia: quella che dura nel tempo e quellain grado di coniugare allo stesso tempo passioni,emozioni e intelligenza. E poi li ha invitati allasperanza e al coraggio del sacrificio, indispensa-bile per il raggiungimento degli obiettivi persona-li. Che cosa pensa dei giovani di oggi?

Devo innanzitutto congratularmi per la Sua atten-zione alla Lettera che ho inviato ai giovani all’iniziodel mio mandato. Effettivamente, li ho invitati a sco-prire la vera gioia, quella che dura nel tempo e chenon consiste nel rincorrere esperienze effimere e pas-seggere. Ritengo che i giovani siano lo specchio diuna società che ha smarrito le radici cristiane e leevidenze etiche che sorreggevano la vita, ha offusca-to l’orientamento verso un futuro pieno di speranza e,tuttavia, cerca ansiosamente un senso all’esistenza eun fondamento che dia più solidità al singolo e allasocietà. Occorre prendere coscienza di questa situa-zione e cogliere tutte le aperture presenti nel cuore deigiovani per infondere in loro sentimenti di fiducia edi speranza circa la possibilità di creare le condizioniper un reale cambiamento dell’attuale stato delle cose.

Non pensa che essi vivano in una sorta di “esi-lio” rispetto alle quotidiane preoccupazioni dellapolitica e della società globali? Non crede che siaormai urgente una svolta culturale radicale per

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A tu per tu

Il carisma dei Trinitari è ridiventatomolto attuale tanto che dovrebbe costituireun elemento comune a tutti i membridella Chiesa. Lungi dal disinteressarsidell’uomo, il riferimento alla Trinitàè il vero fondamento di una prassipastorale che sa coniugare in modomirabile azione e contemplazione

fare in modo che la rotta del futuro viri a lorofavore?

Certo, nell’attuale situazione socio-culturale si notanei giovani un riflusso nel privato e la ricerca di unbene-essere personale. Apparentemente sembra che essisiano disinteressati rispetto ai grandi problemi delmondo. In realtà, è presente in loro un grande anelitoalla giustizia, alla pace, alla solidarietà. D’altra parte,le condizioni economiche e sociali hanno creato unsenso di incertezza circa il futuro. I cambiamenti poli-tici, sociali ed economici che si stanno verificando inseguito al fenomeno della globalizzazione sono repen-tini e radicali. E ciò rende difficile governarli e orien-tarli. In questo contesto, occorre una grande alleanzaeducativa per aiutare i giovani a discernere i fenome-ni che si agitano nel mondo e ad affrontare con co-raggio le sfide del tempo presente.

A questo proposito, a quali traguardi mira“l’opzione educativa” della Chiesa per il prossi-mo decennio? Quale il ruolo delle comunità par-rocchiali in questo compito così difficile?

Innanzitutto, occorre sottolineare che è stata laChiesa, più che ogni altra istituzione, a richiamarel’importanza della questione educativa. Il grido diallarme che il Papa e i vescovi hanno lanciato circail tema dell’emergenza educativa è certamente il se-gno di una grande sensibilità e di una preoccupazioneper il bene della persona e della società. Il fine a cuitende “l’opzione educativa” può essere espresso conle stesse parole degli orientamenti pastorali dell’Epi-scopato italiano per il decennio 2010-2020: educarealla vita buona del Vangelo. Al fondo, vi è la consa-pevolezza che la prospettiva contenuta nel Vangelosia una risposta ai bisogni fondamentali dell’uomo.E, pertanto, l’educazione dei giovani ai valori pro-pugnati dal Vangelo costituisce la premessa indispen-sabile per dare qualità e bellezza alla vita.

E dello stato di salute della famiglia in Italiacosa pensa? Non crede che già la mancanza di ri-spetto per la vita fin dal suo nascere, da partedella cultura contemporanea, sia da un lato, unforte segnale di debolezza dell’istituto familiaree, dall’altro, l’evidenza di una grande disatten-zione (per non dire altro) verso il valore della fa-miglia fondata sul matrimonio?

Da diverso tempo, la Chiesa ha messo in guardiala società e le istituizioni circa il pericolo di assumereuna cultura radicale che fondandosi su un accentuatoindividualismo e sul primato dei diritti individualimette in discussione valori fondamentali della vita

personale e familiare proponendo modelli di famigliadiversi da quella costituita dall’unione tra un uomo euna donna sul fondamento di un amore che si esprimeattraverso il patto matrimoniale. All’allargamento deidiritti individuali al di fuori di un riferimento all’in-tenzione creatrice di Dio rischia di creare un profondafrattura con una visione oggettiva dell’ordine moraleper esaltare bisogni ed emozioni soggettive. Conti-nuamente la Chiesa ricorda che la famiglia è un benesociale e che la salvaguardia di questo fondamentaleistituto costituisce una grande ricchezza per i singolie per l’intera società.

Per non trascurare i problemi economici chele famiglie affrontano quotidianamente lottandocontro una crisi globale che non lascia in pacenessuno...

Il piano etico si salda con quello sociale. Se l’isti-tuto familiare è un bene, occorre salvaguardare la suaincolumità sia sul piano morale e normativo sia suquello economico e finanziario. La crisi dell’econo-mia internazionale sta creando gravi difficoltà per iceti più deboli. Proprio in un momento come questooccorre sostenere le fasce più deboli e le famiglie piùin difficoltà, anche perché la famiglia è il più effica-ce ammortizzatore sociale.

Nella sua diocesi, a Gagliano del Capo, vive e operauna comunità trinitaria che oltre alla parrocchia delpaese cura anche un istituto che accoglie i disabilimentali. Fin dalla loro nascita i Trinitari si sono ado-perati per la liberazione e la redenzione degli schia-vi. Oggi, forse, gli schiavi in catene non esistonopiù. Esistono, però, tante nuove schiavitù che “co-stringono” l’uomo a false forme di libertà. Credeche il carisma trinitario sia ancora attuale?

Colgo questa occasione per esprimere tutta la miastima e la mia riconoscenza alla comunità dei PP. Tri-nitari per la loro significativa presenza nella Diocesi diUgento-Santa Maria di Leuca e per il loro serviziopastorale e socio-assistenziale. In un tempo nel quale,sulla scorta del Concilio Vaticano II, la Chiesa ha ri-scoperto il dogma trinitario come punto di riferimentoper la riflessione teologica e la vita della comunitàcristiana, il carisma dei PP. Trinitari è ridiventato moltoattuale tanto che dovrebbe costituire un elemento co-mune a tutti i membri della Chiesa. Anche perché nonvi è niente di più concreto di una “spiritualità trinita-ria”. Lungi dal disinteressarsi delle concrete situazionidell’uomo, il riferimento alla Trinità è il vero fonda-mento di una prassi pastorale che sa coniugare in modomirabile azione e contemplazione.

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Approfondimenti

di Claudio CiavattaCURA&RIABILITAZIONE

A colloquio con il dott. Angelo Foresta, biologo e tecnicodella prevenzione, Segretario nazionale dell’Unpisi

Prevenire prima di curare: più di un proverbio

Il dott. Angelo Foresta

A cura del Centro di Riabilitazione dei Padri Trinitari di Venosa

Da alcuni anni si parla semprepiù frequentemente di prevenzione.Numerose sono le variabili che im-pattano negativamente sulla salutedella popolazione. Ad esempio lamassiva immissione in ambiente dinuove sostanze chimiche, allergiz-zanti e tossiche; la circolazionemondiale di persone, merci e ali-menti; l’ingresso in Italia di popo-lazioni con maggior suscettibilità apatologie tipiche dei paesi di pro-venienza; non va poi dimenticatocome un evento di per sé positivo,come quello dell’allungamento del-la vita, abbia generato un fenome-no paradossale che è l’incrementodel numero di soggetti fragili e por-tatori di cronicità. Accanto agli in-terventi di assistenza, diagnosi ecura, la prevenzione svolge un ruolofondamentale. Tra le professionicoinvolte approfondiamo attraver-so la nostra rubrica il ruolo del Tec-nico della prevenzione negli ambien-ti e nei luoghi di lavoro, intervistan-do Angelo Foresta, Biologo e Tec-nico della prevenzione, SegretarioNazionale Unpisi (Unione Naziona-le Personale Ispettivo Sanitariod’Italia) e Coordinatore per le atti-vità pratiche di tirocinio del Corsodi Laurea in “Tecniche della Pre-venzione nell’Ambiente e nei Luo-ghi di Lavoro” dell’Università diPalermo.

Di cosa si occupa il Tecnicodella Prevenzione?

Il Tecnico della Prevenzione èl’operatore sanitario che, in pos-sesso del diploma universitario abi-litante, è responsabile, nell’ambi-to delle proprie competenze, di tut-te le attività di prevenzione, veri-fica e controllo in materia di igie-ne e sicurezza ambientale nei luo-ghi di vita e di lavoro, di igienedegli alimenti e delle bevande, diigiene di sanità pubblica e veteri-naria. Tale attività viene svoltanelle varie articolazioni delleAziende Sanitarie Locali (princi-palmente presso il Dipartimento di

Prevenzione) e presso le Arpa(Agenzie Regionali PrevenzioneAmbientale) delle Regioni. Quindipossiamo dire che concorre a tregrandi attività di Prevenzione nelnostro paese che sono la “Sicurez-za Ambientale”, la ”Sicurezza neiLuoghi di Lavoro” e la “SicurezzaAlimentare”. Nell’espletamento ditali compiti il Tecnico della Pre-venzione assume la qualifica diUfficiale di Polizia Giudiziaria neicasi in cui accerti dei reati.

Come si connette questa fi-gura professionale nei processidi cura e riabilitazione?

Il ruolo svolto dal Tecnico del-la Prevenzione si caratterizza mol-to nei processi di prevenzione. Taliprocessi, molto spesso, sono morti-ficati dalla programmazione dellaspesa sanitaria, perché i loro effet-ti non sono immediatamente e fa-cilmente misurabili dai managero ancora di più dalla politica chegoverna il sistema salute. Interve-nire con attività di prevenzione nel-l’ambito della “Sicurezza Ambien-tale”, “Sicurezza nei Luoghi di La-voro” e“Sicurezza Alimentare”, fasi che possa diminuire il numerodei processi di cura e riabilitazio-ne; vi lascio immaginare quantiinterventi sanitari sull’uomo si po-trebbero evitare ogni anno grazieall’attività di vigilanza del Tecni-

co della Prevenzione in relazione ainfortuni sul lavoro, intossicazionialimentari, avvelenamenti da fro-di alimentari, avvelenamenti daingestioni di funghi velenosi, con-seguenze sull’uomo dell’uso di in-quinanti ambientali, avvelenamentidi falde acquifere, uso eccessivo dianticrittogamici negli alimenti ve-getali etc.

Quali sono i punti di forza edi criticità presenti nel nostroPaese ?

La strutturazione del sistemasanitario nazionale è sicuramenteun punto di forza. Tale struttura-zione permette un’azione capilla-re su tutto il territorio nazionale conun’applicazione omogenea dei pia-ni nazionali di prevenzione. Inol-tre, i cittadini trovano immediatarisposta alle segnalazioni che ven-gono inoltrate ai competenti uffi-ci, con il Tecnico della Prevenzio-ne impegnato in prima fila a con-correre alle attività di prevenzioneper una risposta pronta alla doman-da di salute proveniente dalla po-polazione. Per quanto riguarda lecriticità, sicuramente, è da anno-verare tra queste la mancanza dipubblicità sulle attività svolta daiTecnici della Prevenzione. L’esem-pio più lampante è quello di iden-tificare, nell’immaginario colletti-vo, il personale dei carabinieri delNas quale depositario della prero-gativa degli interventi sulla “Si-curezza Alimentare”, quando gliinterventi per numero (oltre che perqualità) dei Tecnici della Preven-zione del Ssn è dieci volte superio-re. Altra criticità è legata, comedetto precedentemente, ad una ten-denza a subire, più che in altri set-tori, tagli sulla spesa sanitaria acarico dei Dipartimenti di Preven-zione. Ciò determina una sensibi-le contrazione dei fondi a disposi-zione delle attrezzature e della for-mazione che risultano strategica-mente importanti nell’attività delTecnico della Prevenzione.

20 rinitàTL iberazione

Sepolti con Cristoper risorgere con Lui

I padri Trinitari della provinciadella natività B.V.M., Istituto“Quarto di Palo”, oltre all’opera diriabilitazione fisico-motoria e socia-le, collaborano con la diocesi di An-dria per la causa di beatificazionedi Mons. Giuseppe Di Donna, reli-gioso dell’ordine Trinitario, missio-nario in Madagascar e Vescovo dellasuddetta diocesi dal 1940 al 1952,morto ad Andria il 2 gennaio 1952in concetto di santità, dopo una lun-ga e sofferta malattia (tumore alpolmone destro con metastasi allacolonna vertebrale).

Il Santo Padre Benedetto XVI,con la firma al Decreto di Venera-bilità il 4 luglio 2008, indica il Ve-scovo modello di vita cristiana au-

I l Messaggio che Benedetto XVIha consegnato alla Chiesa Univer-sale lo scorso Mercoledì delleCeneri, propone di vivere il tempodella Quaresima secondo la sintesiprimordiale del cammino catecu-menale. I primi cristiani, infatti,utilizzavano proprio il tempo dipreparazione alla Pasqua, come uncammino di penitenza e di spiritua-lità per tutti i catecumeni cheavrebbero ricevuto i sacramentidell’Iniziazione durante la Vegliapasquale, liturgia volutamentecostruita, fin dall’inizio, intorno aisegni battesimali: il fuoco, il cero,le promesse battesimali e l’acqua.Un itinerario, dunque, che partendodalla liberazione dal peccato(penitenza) doveva consegnare ilcatecumeno alla libertà dei figli diDio nella notte della Risurrezione.Ecco allora spiegato il tema dellameditazione del Santo Padre.Attingendo alla Lettera ai Colosse-si il Papa ripete: “Con Cristo sietesepolti nel Battesimo, con lui sieteanche risorti”. Il nostro battesimo,dunque, quello scelto per noi dainostri genitori e confermato, colpassare degli anni, da maturescelte di fede, possiamo ancheleggerlo come una sorta di sepol-

dell’itinerario quaresimale.Queste tappe intermedie diconoanche che c’è una distanza dacolmare: la distanza tra la miaidentità di battezzato e la concretasituazione nella quale mi trovocome singolo e come comunitàcredente in questo determi-nato momento della mia vitae della vita della Chiesa, ladistanza - citando Agostino -tra la “misericordia/fedeltà” di Dio e le mie“miseria/infedetà”.Il mio augurio è quello divivere questa Quaresimacome tempo della sepoltura.Quasi un tempo buio e triste dalquale, però, attraverso le fessuredella pietra fredda del nostropeccato possiamo tutti scorgere ibagliori dell’alba di Pasqua. Ilgiorno in cui, anche noi, risorge-remo insieme con Lui. Soltantocosì potremo mettere un’altratessera nel nostro personalemosaico di santità. Quello che ilSignore, con la nostra collabora-zione, sta costruendo per ciascunodi noi, il quale quando saràcompleto, alla fine della nostravita, ci trasfigurerà in creaturerisorte.

tura col Cristo immolato per lanostra redenzione.L’immagine che viene alla mente èquella del Battesimo per immersio-ne: scendere nell’acqua per poiriemergere purificati e nuovi,rende bene l’idea della sepoltura edella risurrezione. Il Battesimo,dunque, ha dato un senso vero adogni esistenza da cristiani. Battez-zati vuol dire essere risorti conCristo. Persone, cioè, in grado ditoccare il fondo del peccato masoprattutto capaci di riemergereliberi. Da risorti. Una storia che siripete ogni giorno: immersi nelnostro peccato quotidiano, pronti aripartire da risortiI temi quaresimali, scanditi nellecinque tappe domenicali, attraversol’ascolto della Parola, sono anchetemi trinitari perché raccontano dimiseria e di limiti umani, maparlano anche di riscatto e diliberazione. Anzi la speranzapasquale si concretizza propriaattraverso la liberazione dal malepiù estremo, la morte. È il prevale-re della vita che regala la libertà aibattezzati.È la Scrittura proclamata didomenica in domenica e di giornoin giorno a costituire l’ossatura

tentica e riuscita, riconoscendo diaver vissuto le virtù teologali e car-dinali in maniera eccellente.

La vicepostulazione svolge nu-merose iniziative pastorali, anzitut-to la celebrazione annuale del ricor-do del pio transito il 2 gennaio, quel-la del 2 di ogni mese con la pre-ghiera presso la tomba nella chiesacattedrale; la distribuzione agli am-malati di un piccolo opuscolo con-tenente una breve biografia, la pre-ghiera del Trisagio e la preghiera diintercessione; la pubblicazione deisuoi scritti e di un bollettino trime-strale.

In questa Quaresima, la vicepo-stulazione propone, in un’edizionerinnovata, la Via Crucis ispirata ai

testi del Santo Vescovo, ricordan-do lo Sposalizio mistico con la Cro-ce, momento saliente della sua espe-rienza umana e religiosa.

Il 26 marzo 1926, venerdì dipassione, che precede la settimanasanta, a conclusione degli esercizispirituali in preparazione alla mis-sione in Madagascar, solennizza conun atto tangibile la sua consacra-

Lo Sposaliziomistico

con la Croce

IL VENERABILE GIUSEPPE DI DONNA

LE RIFLESSIONI

di P. Nicola Rocca

trinitaria 2011uaresimaQ

21rinitàTL iberazione

Ci siamo accostati alla celebra-zione delle ceneri con la quale gliuomini di fede iniziano il camminoverso la Pasqua. Questo simbolosacramentale ci insegna a prende-re coscienza delle nostre fragilità,del quanto sia costellata di limiti lanostra avventura terrestre, ci aprele porte del mistero pasquale edella comprensione piena di comeDio su quella croce si è fatto uomo.

L’umiltà è uno dei doni piùgrandi del Signore e non èun caso che le grandi mentio le grandi intelligenzevestano il corpo di uomini dicarattere umile, spessoinfatti il non accettare inostri limiti o che qualcunoci venga in soccorso ciinduce a persistere nell’er-

rore; anche in quel caso Dio cimette alla prova e più ci è possibileguardare il mondo dai rami più altidell’Albero dell’esistenza, più nondobbiamo dimenticarci di essere isuoi piccoli.Quella Croce ci ricorda ognigiorno l’ora del nostro riscatto. Ilgenere umano nasce a nuova vita inquel momento, se è vero che larinascita ebbe inizio quando Diostesso decise per mezzo del Figlio

di scendere fra di noi, è su quellaCroce che il mistero si compie.L’uomo immagine del divino come èstato creato (Genesi 1,27) e comeviene confermato dalla redenzionedei peccati per mezzo di quellaCroce, mistero che più avvicinal’immagine al suo creatore. Mal’immagine stessa è un limite, vivedi luce riflessa.La Quaresima è l’occasione perriflettere sul nostro stato e perriprendere con il cuore sgombro ilnostro cammino verso la redenzio-ne, il riscatto e la rinascita. Uncammino da poter condividere congli altri, un cammino di riflessionee di opere, un cammino di caritàcristiana dai gesti semplici. Uncammino da affrontare nella fiduciaal Signore, nell’affidare il corpo el’anima nelle sue mani senzarenitenza come ci ha dimostratoGesù Cristo immolandosi e offertosulla Croce.Abbiamo un compito durante talepercorso: creare tra noi il senso dicomunione e corresponsabilità.Due aspetti complementari deldono di Dio, della nutrizione dellanostra anima per mezzo del pane edel vino. Ricevere questo dono inpiena serenità, ma avere anche la

capacità di rispondere ad esso conprontezza e con gioia; nel riscatta-re i nostri peccati il Cristo ci donala vita, la speranza di un futurodiverso. La nostra missione diuomini di fede è quella di non farein modo che la possibilità del futurosia preclusa, anche quando questacomporta dolori nel presente etaglia il legame con il passato.Credere che insieme, condividendoe facendoci corresponsabili nelprodurre un progetto, questo sirealizzi; guardare oltre i confiniche ci siamo posti come uomini,siano questi geografici, logistici oimpostici dalla società civile, inquanto sono limiti che gli uominipossono superare.L’augurio come Trinitario è divivere la Pasqua come momento diriflessione e di libertà, liberi dalpeccato ma anche liberi di poterscrutare all’orizzonte il nostrofuturo.

zione a Cristo e decide di seguirlosulla via della Croce. Decide di co-struire e portare nel suo corpo unacroce di legno irta di chiodi (con-servata nella chiesa dell’istituto“Quarto di Palo”). Con sapienza,egli delinea negli appunti spirituali,i vantaggi della croce: “La croce cidistacca dai beni mondani. Ci faavanzare molto nell’amore a Gesù.Si diviene simili a Lui. Ci rende carial cuore di Cristo. Ci fa trionfaredal demonio. Ci fa strumenti nellemani di Dio per convertire le ani-me. Ci riempie di spirituale dolcez-za.”

Ecco come avviene lo sposali-zio mistico: “Sposalizio mistico conla Croce. Sua dote: Gesù. Mia dote:

non bere mai fuori pasto. Non cer-care comode posizioni. Ogni gior-no 5 Pater, Ave e Gloria col Trisa-gio tenendo le mani in croce. Pre-gando non appoggiarsi. Il brevia-rio, se non si recita in coro o inviaggio, recitarlo in ginocchio. Conanimo generoso andare incontro allaCroce quando viene. Mi obbligo dipiù ad accrescere giornalmente taledote con atti non previsti nel con-tratto”.

Da qui traspare la vera ascesidel cristiano: conformarsi a Cristo,diventare un altro Cristo. La suatestimonianza diventa esempio divita per ogni cristiano, le sue virtùvissute in modo eccezionale non cidistaccano da lui, ma ci avvicinano

a Gesù, nostro Maestro. Per que-sto noi possiamo chiedere al Vene-rabile la grazia che tanto sospiria-mo, quella della nostra conversio-ne.

In questo tempo di Quaresima,in cui Dio rivela la sua misericor-dia, volgendo il nostro sguardo aColui che hanno trafitto, siamo in-coraggiati e accompagnati nel cam-mino di perfezione cristiana dal-l’esempio mirabile del Vescovo San-to.

di d. Carmine Catalano

DEI PROVINCIALI

di P. Giuseppe D’Agostino

Un cammino difficilema condiviso

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Istantanea

Riabilitare il corpo . Ma soprattutto la personadi P. Michele Siggillino

di Annalisa Nastrini

Viaggio in una struttura riabilitativa d’eccellenza che si pone obiettivi molto ambiziosi: l’inserimento dei pazienti nel tessuto sociale

La storia

Il Centro di Riabilitazione “ A.Quarto di Palo e Mons. G. Di Don-na” dell’Ordine dei Padri Trinitari,con sede in Andria (BA), nasce nel1963 come Istituto ad internato perminori affetti da handicappsicofisici o da irregolarità dellacondotta. Successivamente l’Uffi-cio del Medico Provinciale di Bari,con Decreto n. 5426 del 10/10/1966, dava la possibilità ai PadriTrinitari di aprire e gestire nella Cittàdi Andria, un Istituto Medico psico-pedagogico per il recupero di sog-getti disabili, regolarmente autoriz-zato dal Ministero della Sanità. Con-vertito in seminternato, nel 1974l’Istituto assume progressivamen-te il carattere di Centro di riabilita-zione, dando vita a servizi aperti alterritorio secondo le linee di un pro-getto volto al recupero funzionalee all’integrazione sociale delle per-sone in situazione di handicap. Indata 4 settembre 1989 viene sotto-scritta, tra la Regione Puglia - As-sessorato alla Sanità e l’Ente mo-rale legalmente riconosciuto conD.P.R. n. 23 del 2 gennaio 1975:Provincia della Natività BMV dei PP.Trinitari, quale gestore del Centro“ A. Quarto di Palo e “ Mons. G. DiDonna ”, la Convenzione n. 3131per l’erogazione agli aventi dirittodelle prestazioni sanitarie dirette alrecupero funzionale e sociale deisoggetti affetti da minorazioni fisi-che, psichiche, sensoriali e/oplurime, dipendenti da qualunquecausa, ai sensi degli articoli 14, let-tera m), 26 e 44 della legge 833/78. La stessa Convenzione abilita il

Centro ad erogare gli stessi servizicon tutte le altre Aziende USL pre-senti sul territorio nazionale. Oggiil Centro di Riabilitazione “ A. Quar-to di Palo e Mons. G. Di Donna”

dei Padri Trinitari svolge un’attivi-tà riabilitativa completa e in diversedirezioni, affermandosi nel territo-rio come importante punto di rife-rimento nel settore.

L’INTERVISTA

Padre Nicola Rocca, da mol-ti anni la presenza dei Trinita-ri ad Andria è molto significa-tiva per i benefici di missionee di santità che la città ha vis-suto e vive ancora oggi. Il pas-saggio del Servo di Dio Mons.Giuseppe Di Donna, trinitarioe vescovo di Andria, ha lascia-to tracce indelebili. Quale il si-gnificato di questa presenza aigiorni nostri?

La presenza dei Trinitari adAndria risale all’inizio degli anni’50, quando Mons. Giuseppe DiDonna, al rientro da una missio-ne in Madagascar, ordinato Ve-scovo di Andria, ci propose lagestione di un terreno, donato daAngelo Quarto di Palo, per lacostruzione di un centro che fossedi aiuto per le persone in diffi-coltà. Accettammo con entusia-smo il suo invito e nacque, nel1963, l’attuale Istituto per mino-ri affetti da handicap psicofisicio da irregolarità della condotta.Erano anni molto difficili, digrandi difficoltà economiche esociali, il centro accoglieva or-

Il responsabile del Centro: per loro guardiamo al futurofani e bambini con graviproblematicità. Negli anni, poi, hamantenuto questa missione. Pertutti questi motivi, il ricordo diMons. Di Donna è tuttora moltovivo ed attuale nei cuori di tutti icittadini di Andria e non solo.

L’Istituto Quarto di Palo è unarealtà d’eccellenza che opera nelcampo della riabilitazione. Qua-li sono oggi i servizi più impor-tanti?

L’Istituto offre, oggi, molti ser-vizi, tra cui il servizio riabilitativodi seminternato (semiresidenziale),che è rivolto a soggetti affetti daminoranze fisiche, psichiche o sen-soriali; il servizio riabilitativo am-bulatoriale, rivolto a disabili neu-romotori e psicofisici di ogni età;il servizio riabilitativo, che effet-tua trattamenti di kinesiterapia, te-rapia occupazionale, psicomotrici-tà e logoterapia, rivolto a disabilineuromotori e psicofisici. I nostriservizi sono indirizzati ad unautenza composta di circa 600-700persone: a loro si dedica la comu-nità religiosa, di cui faccio parte,

IstitutoA. Quarto

di PaloAndria

23rinitàTL iberazione

Istantanea

a soprattutto la personaViaggio in una struttura riabilitativa d’eccellenza che si pone obiettivi molto ambiziosi: l’inserimento dei pazienti nel tessuto sociale

Il Centro di Riabilitazione sorgea circa 2 Km del centro abitato eoccupa una superficie pari a circa38.000 metri quadri, di cui circa10.000 mq coperti in manufatti su

Centro. Il Centro di riabilitazioneeroga una serie di servizi.Innanzitutto il Servizio Riabilitativodi Seminternato (Semiresidenziale),che si svolge tutti i giorni dalle ore8.30 alle ore 15.00 presso le strut-ture del Centro e rivolto a soggettiaffetti da minoranze fisiche,psichiche o sensoriali dipendenti daqualunque causa, dai 3 anni inpoi.Poi c’è il Servizio RiabilitativoAmbulatoriale, che si si svolge pres-so gli ambulatori di kinesiterapia(KT), terapia occupazionale (OT),psicomotricità (PM), e logoterapia(LT) nei giorni dal lunedì al venerdìed è rivolto a disabili neuromotori epsicofisici di ogni età. Gli operatoridel centro portano avanti, poi, il Ser-vizio Riabilitativo Domiciliare, che sisvolge presso il domicilio/casa delpaziente/utente nei giorni dal lunedìal venerdì ed è rivolto a disabilineuromotori e psicofisici di ogni età,allettati o con gravi difficoltà di mo-vimento e di trasporto. Il ServizioRiabilitativo Extramurale “Scolasti-co” invece, è di supporto all’inte-grazione scolastica e si svolge pres-so le varie scuole dell’obbligo con-venzionate in stanze opportunamenteallestite. E’ rivolto a ragazzi frequen-tanti le scuole dell’obbligo portatoridi disabilità psicofisiche, con parti-colare riferimento a Disturbi dell’Ap-prendimento, Disturbi del Linguag-gio, Trisomia 21, Insufficienze men-tali, Autismo e patologie correlate.Tutti i trattamenti riabilitativi sonoerogati da un’èquipe composta daneurologo, psicologhe, assistentisociali, terapiste della riabilitazione.

più livelli e 28.000 mq destinati averde attrezzato, parco giochi, spa-zi, giardini, parcheggi e viabilitàinterna.Tutta la struttura si compo-ne di: una palazzina, posta in posi-zione centrale, destinata a “Residen-za dei Religiosi ”; una “Cappella”dove vengono celebrate regolar-mente tutte le funzioni religiose an-che per l’esterno; un primo manu-fatto denominato “Quarto di Palo”destinato a presidio sanitario; unsecondo manufatto denominato“Mons. Di Donna” destinato an-ch’esso a presidio sanitario; un terzomanufatto denominato “San Gio-vanni De Matha” destinato a presi-dio di fisiokinesiterapia; una palaz-zina, posta in una posizione legger-mente decentrata, destinata ad “Uf-fici amministrativi ”; altri corpi ac-cessori per il ricovero dei mezzi ditrasporto, i laboratori artigiani e idepositi. Tutti i manufatti presentinel Centro sono circondati da ampispazi scoperti, giardini, parco gio-chi, campo sportivo, area parcheg-gi e zone di servizio. La presenzadel verde è predominante con zoneben attrezzate e a servizio dei ra-gazzi. Oltre al presidio nella città diAndria, il Centro si avvale di uncomplesso a Margherita di Savoia(FG), utilizzato per il soggiorno esti-vo dei ragazzi, posto in prossimitàdella spiaggia e delle dimensioni paria circa 2.000 mq, di cui 600 coper-ti. Vi è infine una tenuta a Castel delMonte estesa circa 30 ettari, con al-l’interno alcuni manufatti destinatisempre ad attività finalizzate alrecupero dei ragazzi presenti nel

I servizi

Il responsabile del Centro: per loro guardiamo al futuroe altri 170 dipendenti, compostida laici terapisti, medici, educa-tori, assistenti sociali.

Quali progetti sono in can-tiere e quali prestazioni si pre-vedono per il prossimo futuro?

I nostri servizi non si limitanoe non si fermano al momento ria-bilitativo. Il nostro obiettivo fi-nale è restituire, ove possibile, lecapacità e le autonomie, per po-ter permettere ai nostri disabili unpossibile inserimento nel tessutosociale. In questo senso, e conquesta finalità, stiamo promuo-vendo attività a livello coopera-tivistico, attivando progetti e or-ganizzando attività che si svolge-ranno a Castel del Monte, dovepossediamo 30 ettari di terreno,strutture e servizi. All’interno diquesta realtà, i ragazzi si cimen-tano nella produzione artigiana-le di prodotti locali nei laborato-ri. La speranza è che, ove possi-bile, possano acquisire delle co-noscenze e delle abilità che sianoeventualmente trasferibili in uncontesto lavorativo.

24 rinitàTL iberazione

Lo scaffale del mese

AA.VV.Il digiunonella Chiesa Antica

39,00euro

13,00euro

14,50euro

19,00euro

24

In questa antologia ditesti patristici il digiunoè presentato nel suosignificato individuale ecollettivo; nella suaportata spirituale,aperta tanto al cristianoimpegnato in una via diparticolare ascesiquanto a quello ancorapienamente mescolatonelle faccende delmondo; nella sua indolepenitenziale e in quella“imitativa”, pezzo nonesclusivo ma comun-que importante dellasequela di quel Maestroche ha lasciato l’esem-pio e le motivazioni deldigiuno del battezzato.In questo orientamentocristologico sta indefinitiva il nocciolodella specificità deldigiuno dei cristiani inuna società caratteriz-zata sempre più dallapluralità delle voci.Come è caratteristicadella collana, il libro ècorredato da ampieintroduzioni cheoffrono dettagli impor-tanti sul contestoculturale e ecclesialedei singoli autori.

G. CORTIGlorificail tuo Figlio

A. GUGLIELMIIl librodi Luca

C. DELHEZPregare?Facile

Non è raro sentire dibambini che hannovissuto una breveesistenza, segnati dallamalattia e dalla soffe-renza.Ma è senz’altro menocomune che unbambino di tredici anni,consapevole della fineimminente, conforti lamadre dicendole: “Nontemere, mamma... Senon avessi fatto lacresima, come avreifatto?Se non avessi ricevutolo Spirito Santo, comeavrei potuto arrivarefino a qui?”.

Il volume presentameditazioni bibliche sulcapitolo 17 del Vangelosecondo Giovanni, notofin dal XVI secolocome “preghierasacerdotale” e, piùrecentemente, come“preghiera dell’unità”.Il brano giovanneoriferisce le ultime paroledi Gesù prima del suoarresto e della suapassione: alla presenzadel Padre, Gesùcommemora il suopassaggio nel mondo,prega per i discepoli,perché abbiano la forzadi compiere la loromissione, e per tutticoloro che crederannonelle generazioni futureaffinché abbiano laperfezione dell’unità traloro e con il Padre.“Inserirsi in questapreghiera”, scriveGianluigi Corti presen-tando il suo commen-to, “vuol dire sentirsiprotetti dall’affettuosaattenzione del Signore,vincere la paura delmondo, ritrovare lasperanza per un futurodi gloria”.

Come fare per iniziarea pregare?Sono sicuro di andarein paradiso se prego?A queste e ad altredomande rispondel’autore con la fran-chezza, la sapienza e lasemplicità che giàcaratterizzava il suoprecedente volume:Gesù. Le sue rispostenon si esaurisconosulla pagina, malasciano sempre apertolo spazio per la ricercae la riflessione, invitan-do i giovanissimi lettoriall’approfondimentopersonale.

25rinitàTL iberazione

Lo scaffale del mese

25

12,50euro

15,00euro

D. MANETTIL’aldilà nei messaggidi Medjugorje

AA.VV.Educareinsieme

10,00euro

13,00euro

G. CORINIEducatiall’amore

F. SIGNORACCIKarol. La vitadi Giovanni Paolo II

Fin dalle sue primeapparizioni aMedjugorje (1981), laMadonna ha espressoin moltissimi messaggiil suo profondodesiderio di salvezzaper tutta l’umanità. Altempo stesso, non haperò mancato dirichiamare la gravitàdella situazione presen-te, ammonendo unmondo che oggi piùche mai rifiuta Dio,perché sedotto dagliinganni del demonio.Esaminando i principa-li messaggi delleapparizioni diMedjugorje, PadreLivio, direttore diRadio Maria,ripropone i passaggiessenziali degli appellialla conversione rivoltidalla Regina della Paceall’umanità, mostrandocome da essi emergaun chiaro rimando aldestino eterno dell’uo-mo, chiamato aguardare alla mortecome a una realtà sìdrammatica, ma pursempre di passaggioverso l’eternità.

Storia, vita e pontifica-to di Karol Wojtyla, datutti conosciuto comeGiovanni Paolo II. Lanarrazione parteimmergendo il lettorein uno dei momenti piùsignificativi del suopontificato: il giubileodei giovani, quandoGiovanni Paolo II, il 18agosto 2000, parla adue milioni di ragazzi,provenienti da 163Paesi diversi, chehanno invaso lacapitale con la lorogioia e la loro sete disperanza.

Questo itinerariobiblico si costruisceintorno a una domandatutt’altro che scontata:come cristiani, credia-mo davvero all’amore?“Assistiamo inermi aun marketing deisentimenti, regolatiquasi come le attivitàdi Borsa, perdendoperò spesso e volentie-ri le regole del gioco”.L’Autore propone unpercorso di riscopertadell’amore, comeprincipio di vita e difelicità. In questopercorso sono tracciatedue dimensioni del-l’amore: la prima siriferisce all’esperienzaumana di amicizia,affetto, solidarietà, laseconda invece indicala dimensione teologaledell’amore, frutto delloSpirito, che sperimentail perdono e il dono disé. È la parola di Dioche illumina questopercorso perché èl’unica parola che rivelala persona a sé stessa eapre orizzonti ampi chesuperano le visionidell’esperienza umana.

Il volume presenta unaproposta teorico-pratica di interventoformativo centratasulla promozione e ilpotenziamento di unaeducazione efficacenei confronti dei figli.Vengono presi inesame alcuni elementifondamentali dell’es-sere famiglia quali gliaspetti educativicentrali nella relazionegenitori-figli. Riferi-mento fondamentale èil sistema educativosalesiano, che conti-nua a dimostrarsiattuabile ed efficace.

26 rinitàTL iberazione

Presenza

QuiGaglianodel Capo

In-tessere un cammino di fede e di speranza

In-tessere un cammino o percosì dire un “cammino in-tessere”è la modalità che un gruppo di gio-vani che lavorano presso il Centrodi Riabilitazione dei Padri Trinitaridi Gagliano del Capo, hanno sceltoper vivere un’esperienza di rifles-sione e con-divisione all’insegna delcarisma trinitario.

Un percorso fatto di tessere,proprio come il mosaico di SanTommaso in Formis del quale si ècelebrato l’ottocentesimo comple-anno (1210-2010).

Qualcuno sosteneva che nessu-na carovana ha mai raggiunto il suomiraggio, ma solo i miraggi hannomesso in moto le carovane. Il pro-posito di San Giovanni de Matha diliberare gli schiavi, che ha coinvol-to religiosi, religiose e laici per ottosecoli, è nato da un miraggio-visio-ne che il fondatore ebbe durante lacelebrazione della sua prima messa.L’idea del cammino, dell’andare, delcostruire esperienze di liberazione hacaratterizzato la vita e le opere deitrinitari nel corso dei secoli.

Il Congresso Internazionale,presso l’Università Urbaniana aRoma, è stato un invito a rifletteresui colori e sui significati, sulla cro-ce dell’Ordine Trinitario, una cro-ce disarmata tra Crociate e Gihad.

I giovani provenienti dal Salen-to hanno allestito, nell’aula Magnadell’Urbaniana, la mostra dei qua-dri realizzati da artisti salentini sultema “libertà e liberazione”.

Un mosaico realizzato dai ra-gazzi ospiti del Centro di Riabilita-zione di Gagliano del Capo e il qua-dro di Roberto Russo (educatore eartista che da più di 20 anni lavoranello stesso Centro) hanno attribu-ito alla mostra un valore aggiunto,in quanto opere realizzate da chiquotidianamente sperimenta l’ap-partenenza alla “Famiglia” e la pre-senza incarnata dei trinitari nella vitadelle persone socialmente più fra-gili.

La croce trinitaria segna il col-

legamento tra cie-lo e terra: il ros-so rappresenta ladivinità, il blul’umanità: dueenergie, uguali edistinte, che sfo-ciano nella veritàe nell’amore.

L’approcciononviolento deicompagni di SanGiovanni de Ma-tha, in tempo dicrociate, saràtema di appro-fondimento degliincontri di rifles-sione che per-metteranno aigiovani, coinvol-ti nelle opere enelle esperienzetrinitarie, di procedere alla costitu-zione di un generazione laica inte-grata nella “Famiglia Trinitaria” macapace di esprimere una propriamodalità di impegno e di crescita,come un filo rosso che attraversala storia e la geografia delle missio-ni trinitarie nel mondo.

La sfida, peraltro già condivisacon il padre Generale dell’Ordinein visita pastorale a Gagliano neldicembre 2010, è quella di aderire,con energia e consapevolezza, adun progetto con-diviso in grado difortificare e proiettare verso il fu-turo il carisma, antico e attuale, dellaredenzione e liberazione da ogniforma di schiavitù.

Cercare la propria identità nonsignifica isolarsi in una individuali-tà vuota ma credere fortemente nelsenso di appartenenza ad una co-munità o ad un gruppo. Identità si-gnifica prendere atto di ciò che siè, la ricerca di una vita autentica ègià principio di liberazione da cate-ne invisibili.

Le catene invisibili che RobertoRusso ha rappresentato in una nuo-va versione (in figura) dell’anticoSignum Trinitario, si rompono at-traverso la pratica del dono, viven-

do senza riserve l’attitudine a rico-noscere nell’alterità la strada privi-legiata per giungere a Dio, promuo-vendo esperienze alternative a quellemercantili in cui la dignità della per-sona non conta.

Emerge dai discorsi fatti neimomenti di condivisione la volontàdi camminare insieme, di fare spa-zio a percorsi di vita comune, aforme di apertura senza riserve allenuove sfide, nell’ostinata e maivana ricerca del senso della vita.

Due grandi appuntamenti comepretesto per incontrarsi:

- la Giornata Mondiale dellaGioventù 16-21 agosto 2011 Ma-drid (Spagna);

- la V Assemblea Intertrinitaria22-26 agosto 2011 Avila (Spagna).

Come dice il filosofo: “Qualco-sa si sta muovendo, in direzioni ine-dite”. Ci sono giovani vite carichedi una energia diversa, “portatricisane” di presente, di umanità, maivittime di un’adesione passiva. Lavita è così, sfiorisce e rifiorisce.Proprio là dove non te lo aspetti.Come l’erba che, ostinata, bucaanche l’asfalto più scuro.

Se è vero che camminando siapre cammino, carissimi “giovanitrinitari” è tempo di ripartire.

I giovani dell’Istituto

27rinitàTL iberazione

Ottobre: Teatro ed Oltre

Presenza

La revisione dell’organodi Paola Casetti

L’organo è uno strumento molto complesso edantico. Sembra che le sue origini risalgano al III seco-lo a.c., quando in Grecia sarebbe stato realizzato ilprimo esemplare addirittura su progetto di Archimede.Ma fu soprattutto nel Medio Evo che divenne lo stru-mento liturgico per eccellenza e, considerato nel pen-siero del tempo come un riflesso sulla terra dell’armo-nia celeste, fu definito immagine dell’harmonia mundi.In una chiesa l’organo non è un semplice comple-mento d’arredo dal momento che, oltre ad arricchirneil patrimonio (e per questo è necessario conservarlo inbuono stato), svolge un importante ruolo d’interazionecon la liturgia.

All’inizio di quest’anno, dopo le feste natalizie, nelSantuario della Madonna del Tufo, per circa due mesi,attorno all’organo, un via vai di tecnici, operai, scalemobili per calare dalla cantoria la consolle e le canne.Tutto questo per attuare un’importante ed impegnati-va opera di revisione e ristrutturazione, affidata alladitta Mascioni che ha costruito proprio quest’organooltre sessant’anni fa. Durante il periodo dei lavori sene è avvertita certamente la mancanza, sebbene si siaprovveduto, attraverso un altro strumento, ad accom-pagnare le voci del coro che anima la liturgia. L’orga-no del Santuario, del tipo “multiplo” con trasmissionielettromeccaniche, è stato realizzato, quale opera n°640, nel 1949 dalla Famiglia Vincenzo Mascioni, fa-miglia che dal 1829 svolge la sua attività tramandan-dola di padre in figlio e vanta un ruolo di primo pianonella storia dell’arte organaria in Italia. L’organo cheattualmente si trova nel Santuario ha subito varispostamenti. Nato per l’istituto delle Suore di NostraSignora, in Roma, dove è rimasto fino al 1953, fuinaugurato dal maestro Ferruccio Vignanelli (1903-1988), concertista di fama internazionale e titolare dellacattedra di organo presso il Conservatorio di musica aSassari. Successivamente, dopo un primo trasferimen-to, sempre in Roma, nella chiesa di S. Lucia, lo stru-mento ha trovato la sua sistemazione definitiva nelSantuario della Madonna del Tufo in Rocca di Papa.Posto nella cantoria, sulla bussola d’entrata, nella pa-rete di controfacciata, diviso in due casse ai lati dellatrifora centrale, l’organo con le sue canne s’imponemaestoso rispetto all’ampiezza della chiesa, e non c’èvisitatore che non lo noti mentre osserva il preziososoffitto ligneo a cassettoni, ma è soprattutto nel suo-no che, attraverso i suoi registri, realizza meravigliosearchitetture sonore dalle vastissime gradazioni. L’inau-gurazione ufficiale avverrà il giorno di Pasqua con unconcerto che sarà replicato il lunedì dell’Angelo. Altriconcerti di musica sacra sono in programma per lastagione estiva per far sì che il Santuario sia anche unfaro di cultura per l’uomo di oggi.

QuiRoccadi Papa

Prosegueanche per que-st’anno l’ini-ziativa pro-mossa dal-l’AssociazioneCulturale “ ilCerchio” delCentro Resi-denziale VillaSanta Mariadella Pace deiP.P.Trinitari diMedea, riguardante la formazione teatrale degli opera-tori e dei volontari che operano in ambito di disabilità.Visto il successo di partecipazione ottenuto l’annoscorso si è pensato di mantenere anche per quest’annola stessa tipologia di intervento, organizzando tre labo-ratori teatrali condotti da altrettanti professionisti delsettore che vadano a toccare diverse specificità del te-atro sociale. Lo scopo è quello di promuovere lo scam-bio esperienziale tra coloro che operano in questo am-bito, per favorirne una crescita personale e di conse-guenza professionale, aprendo nuove prospettive di in-tervento che vedano il mezzo teatrale quale veicolo pri-vilegiato di comunicazione. Il calendario dei laboratorisarà il seguente: venerdi 14 e sabato 15 ottobre “L’usodella voce in teatro” condotto da Antonella Grusovin(Ts); venerdi 21 e sabato 22 ottobre “Danze dal mon-do” condotto da Claudia Contin Arlecchinodella ScuolaSperimentale dell’Attore (Pn). Laboratorio pratico diformazione con percorsi di movimento-ritmo-comuni-cazione-drammatizzazione attraverso danze, ritualità,musiche e leggende provenienti da varie parti del mon-do; venerdi 28 e sabato 29 ottobre “L’immaginariomalato” condotto da Mirko Artuso. In apertura dellamanifestazione è prevista una Lectio magistralis con-dotta da Giulia Innocenti, docente universitaria pressola Cattolica di Milano, nella giornata di sabato 8 ottobre,che parlerà della nascita in Italia del teatro sociale.

In attesa di questo evento, l’Associazione sarà im-pegnata nell’organizzazione del consueto appuntamen-to estivo con la rassegna “Teatro e Dintorni”, giuntaormai alla sesta edizione. Nella splendida cornice delparco del Centro Residenziale dei P.P. Trinitari si alter-nano tre serate dedicate alla danza, al teatro ed allapoesia, dove gli ospiti del Centro hanno la possibilitàdi esprimersi assieme a professionisti provenienti daaltre realtà. L’Associazione sarà inoltre promotrice diuna mostra fotografica dedicata agli scatti più recentidi Fabio Gerussi, uno degli ospiti del Centro stesso.

Numerosi quindi gli appuntamenti culturali in pro-gramma per quest’anno: chiunque volesse contattarel’associazione o contribuire alla loro realizzazione puòscrivere al seguente indirizzo [email protected]

QuiMedea

28 rinitàTL iberazione

Presenza

QuiVenosa

Il Carnevale in piazza con la Nave dei piratidi Donato Monaco

Domenica 27 Febbraio nella cit-tà di Venosa si è svolta la terza edi-zione del Carnevale in Piazza, ma-nifestazione organizzata dall’asso-ciazione culturale “La lente suVenosa”. Il Centro di Riabilitazionee Formazione professionale dei Pa-dri Trinitari ha accettato l’invito,partecipando con un carro allego-rico “La nave dei pirati” e l’affer-mata “Banda senza problemi”. E’stata una vera e propria sfida tra-sformare un semplice carrello darimorchio in una splendida nave. Egrazie alla pazienza degli operatori,ma soprattutto dei ragazzi, in parti-colare dei laboratori di meccanicae falegnameria, è stato realizzato unvero e proprio gioiello che ha sba-lordito tutta la Città. Il Carnevale èper i nostri ospiti un’occasione im-portante di festa e di ritrovo con lefamiglie. Operatori, volontari e ra-gazzi in queste ultime settimane sisono concentrati sull’evento: dallarealizzazione del carro, alla realiz-zazione dei vestiti per la sfilata edelle decorazioni varie che hannorallegrato ogni angolo del nostroCentro.

Il filo conduttore di ogni attivitàè stato l’entusiasmo nel voler met-tersi in gioco affascinati dal climache il Carnevale trasmette. Duran-te la sfilata è stato per noi motivodi orgoglio vedere i nostri ragazziinteragire con il pubblico e riceve-re i complimenti per l’ottimo lavo-ro svolto. La ricompensa più gran-de, infine, è stata tornare al Centrostringendo tutti insieme le due cop-pe ricevute: primo classificato “Lanave dei pirati”, terzo classificatola “Banda senza problemi”. Un par-ticolare ringraziamento va al nostrodirettore Padre Angelo Cipolloneche, come sempre, ci supporta intutto ciò che permette ai nostri ra-gazzi di mettere in mostra le lorograndi capacità.

È stato pubblicato il bando per la quarta edizione del “Premio TomasoViglione: Uguaglianza nella diversità”. Questa iniziativa, promossa nel2008 dal Centro di Riabilitazione dei Padri Trinitari di Venosa, ha loscopo di contribuire a promuovere, diffondere e radicare una sempremaggiore sensibilità nei confronti della disabilità. Questa edizione delPremio prevede il coinvolgimento degli alunni di tutte le scuole delDistretto, che potranno presentare la candidatura insieme ai propri do-centi, presso la segreteria della propria Scuola, entro il 20 marzo. Iltermine entro cui consegnare gli elaborati è fissato per il 16 maggio,mentre la selezione delle candidature è prevista per il 20 maggio alleore 10, presso la sede del nostro Centro di Riabilitazione, in piazza DonBosco, 3. La cerimonia di consegna del Premio, infine, si svolgeràentro la fine di giugno in data da concordarsi successivamente allavalutazione degli elaborati. Il Liceo Classico “Quinto Orazio Flacco” diVenosa rappresenterà, nella quarta edizione del Premio Viglione, le scuoledella Città di Venosa. Inoltre è stato già costituito il Comitato di valuta-zione che dovrà selezionare le candidature al Premio. Questo sarà pre-sieduto dal Sindaco di Venosa, Avv. Bruno Tamburriello. Il Comitatorisulta così composto: Avv. Bruno Tamburriello, Presidente del Pre-mio, Sindaco di Venosa; Prof. Mario Lasala, Rappresentante delle scuoledi Venosa; Dr. Claudio Ciavatta, Rappresentante del Centro dei PadriTrinitari; Sig.ra Adriana Ciriello, Presidente dell’Associazione dei Ge-nitori dei Ragazzi Ospiti del Centro di Riabilitazione dei Padri Trinitaridi Venosa; Dr. Pasquale Amendola, Direttore Generale dell’Az. Sanita-ria di Potenza.

Premio ‘Tomaso Viglione’:Uguaglianza nella diversità

29rinitàTL iberazione

Presenza

Una comunità che cammina passo dopo passo

QuiSanti Cosmae Damiano

Per la parrocchia di Sant’Antonio da Padova è tempodi organizzare il nuovo anno, le iniziative di questo pri-mo periodo coinvolgono il gruppo catechesi, quelloliturgico e tutta la comunità parrocchiale. Per quest’an-no sono venti le giovani coppie di fidanzati che hannoiniziato il corso di preparazione al sacramento del ma-trimonio, un percorso di consapevolezza e conoscen-za del senso che Dio da ad esso, della sua origine e delsuo fine, delle sue diverse realizzazioni lungo tutta lavita, nonché delle sue molteplici difficoltà. La graziaricevuta con il sacramento del matrimonio è una gra-zia che incide nel concreto, fa vivere le cose di tutti igiorni in modo diverso e dal momento che gli sposihanno la grazia di vivere come Cristo, di essere assor-biti dentro questa relazione, essi hanno la grazia di vi-vere la fedeltà e l’indissolubilità di un’unione che ri-marrà tale nonostante le innumerevoli difficoltà ed osta-coli che, se ben interpretati, aiuteranno la famiglia acrescere in forza e coesione. Ebbene, con la parolamatrimonio si cessa di definire la coppia tale e si iniziaa prospettare la coppia come famiglia e fulcro dellabontà divina. Questi incontri sono tenuti periodicamentee con cadenza settimanale da una solida coppia di co-niugi della comunità parrocchiale che hanno esperien-za attiva di vita matrimoniale sacramentale. Il Corsoterminerà il prossimo 27 marzo a Cori, dove sono pre-visti due giorni di ritiro spirituale presso il ConventoTrinitario. Una volta al mese la coppia di coniugi cheprepara al matrimonio incontra i genitori dei bambinidel catechismo: il prossimo incontro è fissato per il 20Marzo. In questa occasione si ha l’opportunità di con-frontarsi con chi vive le stesse nostre esperienze edifficoltà di genitori disorientati di fronte ai repentinicambiamenti comportamentali e psicologici dei proprifigli, oppure problematiche inerenti la vita coniugale.Ognuno può portare la propria testimonianza e pren-dere spunti di discussione dalle testimonianze altrui. Ilfilo conduttore degli incontri proposti è il ruolo deigenitori come modelli adulti, capaci di dare regole, masoprattutto capaci di aiutare a leggere la realtà e diaccompagnare l’adolescente verso una interazioneadulta e responsabile con il mondo. Ripensare la fami-glia partendo proprio dalla “connessione” tra i coniu-gi, all’amore e al sostegno reciproco aiutando nellacrescita i propri figli, che non sono una proprietà, mauna possibilità per perpetuare la volontà di Dio e speri-mentare il suo immenso amore per noi. Per le settima-ne di Quaresima e preparazione alla Santa Pasqua diresurrezione sono previste le seguenti attività: Venerdì15 Aprile, il gruppo catechesi sta organizzando la ViaCrucis con i ragazzi del 2° e 3° anno di preparazionealla Santa Cresima. Un’occasione molto sentita da que-sti giovani che ogni settimana si incontrano per medi-tare sulle soste che hanno portato Gesù a morire sullacroce dei nostri peccati e a resuscitare per la nostra

salvezza. Il 17 Aprile mattina (Domenica delle Palme)ci sarà la benedizione dei ramoscelli di ulivo o dellepalme presso il Convento delle Suore Trinitarie di SanLuca, per poi proseguire in processione verso la chie-sa di Sant’Antonio di Padova dove verrà celebrata laSanta Messa, con la lunga lettura della Passione diGesù. Il racconto della Passione viene letto da tre per-sone che rivestono la parte di Cristo (letta dal sacer-dote), dello storico e del popolo. Il trionfale ingressodi Gesù a Gerusalemme in sella ad un asino, osannatodalla folla che lo salutava agitando rami di palma (cfr.Gv 12,12-15) segna per noi un’occasione per ricor-dare l’umiltà con cui dovremo vivere le nostre giorna-te trionfali che dovrebbero essere solo gradite a Dio.Il 21 Aprile (Giovedì Santo) si terranno le celebrazionidella Cena domini che dona il solenne inizio al triduopasquale, la liturgia prevede il rito della Lavanda deipiedi per confermare quello che Gesù stesso fece dopol’Ultima Cena. Per il 22 Aprile (Venerdì Santo) ViaCrucis tradizionale e veglia di preghiera il sabato not-te.

Durante il periodo di Quaresima nelle varie fami-glie della comunità parrocchiale si stanno organizzan-do incontri di preghiera a casa delle famiglie e ognifamiglia che ospita il gruppo liturgico potrà coinvol-gere tutti i propri vicini e i parenti interessati a parteci-pare alla Lectio Divina, un momento di raccoglimen-to e preghiera per leggere, ascoltare e esplorare il van-gelo della domenica. Sono previsti almeno 4- 5 incon-tri per tutto il periodo di Quaresima.

30 rinitàTL iberazione

Presenza

P. Angelo: storia di una vocazione missionaria

QuiMadagascar

Il 18 marzo p. v., grazie all’in-vito insistente di Angelo Paris ad ac-compagnarlo, mi recherò in Mada-gascar. La mia immaginazione si èmessa a galoppare. Ho lasciato ilMadagascar nel 2001. Ritornare nelpaese che ho servito per 32 anni,incontrare le persone con le qualiho collaborato, sarà bellissimo e hopensato di rendervi partecipi di que-sta mia emozione. Ma cosa raccon-tare? Come ridurre 32 anni in duepagine? Da dove iniziare? Quandoleggerete questo articolo, io starògià sul posto. E poi Missionario,perché? Da ragazzo, aspirante, leg-gevo “il Piccolo Missionario” e lavenuta nel collegio di qualche mis-sionario, che ci raccontava qualcheavventura o la sua vita, accendevala mia fantasia e l’entusiasmo diadolescente. Da studente professoinvece, specie già in teologia, il miosogno era occuparmi di giovani, diformazione; erano gli anni che pre-cedevano il ‘68 e la rivolta giovani-le si covava anche in convento, perquanto eravamo molto chiusi. Ri-cordo che preparavamo anche noialle Fornaci, una “lettera” (Docu-mento) in cui accumulavamo tuttele critiche; io, quasi incredibile, eroil caporione, l’animatore principa-le. Poi, vedendo la grande derivache prendeva, mi dissociai. Con mec’era Antonio Marchionni, Salva-tore Minonne, ecc. A quei tempiavevo anche un bel talento di ani-matore di feste e spettacoli, inco-raggiato dal P. Paolo Cipollone,maestro quando eravamo a S. Cri-sogono. Avevo imparato a fare ilburattinaio, il prestidigitatore; natu-ralmente amavo cantare, cantischerzosi, allegri, poco impegnati-vi, ma che suscitavano l’ilarità del-l’ambiente allora molto serio deinostri conventi. Facevamo del Te-atro, alle Fornaci fu un successo“Ti presento mia moglie”; natural-mente le donne era dei frati trave-stiti (immaginarsi portare le donnein collegio a quei tempi!). Ho vis-

di P. Angelo Buccarello

suto una bella gioventù! Nonostantela mia poca inclinazione agli studi,per la vita sociale ero un vulcano,proprio un “una ne fa e cento nepensa”. Nel collegio avevamo il cir-colo missionario: io succedevo nelladirezione a fr. Antonio Scopelliti,ora vescovo in Madagascar. Svi-luppavo fotografie nella mia came-retta, ero stato promotore delle pri-me biciclette, ricuperate nel depo-sito della polizia municipale diRoma. Era subito dopo il concilio,e potevamo uscire con la zimarrainvece che con l’abito, che era piùfastidioso. Un vulcano, stile che poiho conservato anche in Madaga-scar, tanto che nei primi tempi, pri-ma di isolarmi nella foresta, i mieiconfratelli mi definivano “il vulca-no”. Il “ciclone” era P. Luigi Savi-gnano.

Dicevo, dunque, che pensavo diimpegnarmi nella formazione. Macirca due anni prima dell’Ordina-zione sacerdotale, al refettorio del-le Fornaci, un giorno si leggeva unalettera circolare dell’allora genera-le, P. Michele Nardone, rientrato dapoco da una visita alle Missioni delMadagascar, accompagnato da P.Bernardino, procuratore delle Mis-sioni. La lettera circolare ci raccon-tava il lavoro grande ma anche af-fascinante dei nostri missionari,

l’immensa messe e la mancanza dipersonale, il grande bisogno di mis-sionari; si concludeva con un invi-to pressante a tutti, e specialmenteai giovani, ad offrirsi di lavorare seianni nelle Missioni: poi sarebberorientrati in Italia, arricchiti di unesperienza umana e pastorale.

Quella lettera fece vibrare il miocuore: ricordo benissimo questomovimento interiore, che allora in-terpretai come un segno. Per alcu-ni giorni, tra fervore ed esitazioni,ansie e speranze, ma anche pauresi intercalavano, ma il vulcano erapartito. Mi decisi di parlarne al Pro-curatore. Confesso che la sua rea-zione mi deluse un po’. Mi aspetta-vo una reazione entusiasmante, senon proprio un abbraccio. Non cifu. Forse io ero proprio l’ultimo chesperavano si candidasse per que-sto. Mi disse di pensarci su, di ri-flettere bene e che poi ne avremmoparlato. Anche le mie esitazioni in-terne erano tante. Ce l’avrei fatta?Io che avevo un mucchio di pro-blemi, di difficoltà; ero un tipo com-plessato, un timido, al di là delleapparenze. Di carattere piuttostovolatile, per non dire farfallone. Miconsigliavo allora con P. Venanzio,confessore e direttore spirituale.Lui mi consigliò di andare a fare untest psicologico dai salesiani. Il ri-

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Presenza

Oggi torno in Madagascar; paese che ho impara-to ad amare e ho servito per 32 anni e che, pur aven-dolo dovuto lasciare 10 anni fa, porto ancora nelcuore. Un paese dove ho incontrato tanta gente po-vera, sofferente, ma di una bontà eccezionale, capa-ce, anche se poverissima, di levarsi il pane della boccaper aiutare gli altri. Un popolo capace di solidarietà ecompassione; carcerati, vittime d’ingiustizie e so-prusi, capaci di pensare agli altri; criminali, ma purricchi di tanta umanità. Vado a trovare i trinitari cheoggi hanno un grande numero di vocazioni, i miei excollaboratori nell’opera a favore dei carcerati (ACPo Tonga Soa), ma soprattutto tanta gente che vivenell’estrema povertà a causa dell’egoismo di pochi.Vorrei tanto aiutare i bambini, i carcerati le loro fa-miglie povere, materialmente e spiritualmente. Vi chie-do espressamente un’offerta da portare e distribuireai più bisognosi. Sarei contento e vi sarei ricono-scente se qualcuno volesse darmi una somma, an-

sultato fu catastrofico: consiglioassoluto di non partire in missione.Immaginare la mia reazione, tuttoandò in corto circuito. Ma non miarresi. Ne parlavo comunque e miconsigliavo. Ricordo il parere diMons. F. Vollaro, che, testimonedelle mie animazioni a refettorio, citeneva ed era entusiasta di avermi.Era il demonio o era Dio? Però,contrariamente alla mia indole re-missiva, ricordo che strinsi i pugnie dissi: tutto dice di non andare e ioinvece ci vado (forse ero anche in-fluito dalla canzone allora in voga:“Vengo anch’io. Non tu no!”). Al-lora anche P. Bernardino ritrovò ilsuo entusiasmo e anzi si diede dafare presso la congregazione perfarmi ordinare sei mesi prima, invista di farmi fare il 4° anno di teo-logia in Madagascar e così impara-re contemporaneamente la lingua edessere subito efficiente. Dovevocomunque essere ordinato in Italiae al mio paese. Era il 28/06/1968.Fui il primo dei Trinitari italiani adessere ordinato fuori Roma e alpaese proprio, forse anche in me-rito alla morte di mio padre avve-nuta per accidente giusto 10 mesiprima. Una grande solennità, miamadre era preoccupata. Invece poitutto si risolse con l’aiuto di P. Co-simo Bleve che si occupò dell’or-

ganizzazione, e P. Bernardi-no, P. Biagio Miranda e la co-munità di Gagliano che pre-sero a carico tutte le spese.Don Nino Fersurella, alloraparroco di Castrignano e cheera stato un po’ anche all’ori-gine della mia vocazione, erafiero di mostrare il nuovopresbiterio della chiesa, ap-pena fatto dopo le riformeliturgiche del Concilio. Fuiordinato da Mons G. Ruoto-lo che da oltre 30 anni diri-geva la Diocesi di Ugento-SantaMaria di Leuca. Ma stava per riti-rarsi. E quindi fui anche l’ultimosacerdote ordinato da lui. Fu mez-za apoteosi per Castrignano. Ricor-do che la notte prima, passai diver-se ore in preghiera, ciò che non miriusciva di fare troppo durante il rito,preoccupato dell’evento e delle coseda fare. Prostrato per terra, duran-te il canto delle Litanie dei Santi, midomandavo cosa stavo facendo. Misentivo indegno, vuoto…Poi misono abbandonato nelle mani delSignore, disposto a fare la Sua vo-lontà, qualunque essa fosse. La SuaVolontà, era il leitmotiv delle miepreghiere, fare la volontà di Dio.Che tutto in me si realizzasse dellasua volontà. Non so se fu una cir-costanza fortuita, una grazie spe-

ciale, o comunque un segno, nel1968 non ricordo perché, Paolo VIvolle dare lui stesso il crocifissomissionario a qualche centinaia dimissionari, e vi ero anche io. Cro-cifisso che poi ricevetti di nuovonel ’69 prima della partenza dal Pro-vinciale di allora, P. Luigi Di Fon-zo, anche quello al mio paese. L’8ottobre 1968, partenza; 3 giornidopo, l’arrivo nella terra dei mieisogni. Mi accompagnava P. Alber-to Pesce, superiore della Missioneche tornava in Madagascar dopoqualche mese di vacanza. È oppor-tuno pubblicare questa storia? Perme è un’occasione per dire grazieal Signore che è all’origine di tutto.Forse incoraggerà anche qualcunoa scoprire la propria vocazione.

(continua dal Madagascar…)

IL RITORNO

che piccola, per alleviare qualche povero che cono-sco o conoscerò. Nel 2010, grazie alla vostra gene-rosità, ho potuto inviare aiuti per circa 64.000 €, dicui 60.000 sono andati in Madagascar. Di questi:32.000 per le adozioni, per i figli di carcerati e pove-ri; 15.000 per i carcerati; 13.000 per la formazionedei nostri giovani seminaristi.

Il Signore vi benedica e vi ricompensi dandovi ilcentuplo. Chi volesse dare un offerta ma non puòincontrarmi personalmente può servirsi del conto cor-rente postale è n° 80457039 intestato a P. AngeloBucarello, specificando se per adottati, carcerati, po-veri, vocazioni, intenzioni di messe, o altro. Partiròper il Madagascar il prossimo 18 marzo e penso difermarmi laggiù almeno un mese. Accompagnatemicon la vostra preghiera, io farò altrettanto per voi.Un cordiale abbraccio, a tutti, anche a nome di tuttequelle persone e quei bambini che, grazie a voi, sonoriuscito ad aiutare un po’.

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