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R IVISTA IVISTA TEORICA TEORICA E POLITICA POLITICA DI DI P IATTAFORMA IATTAFORMA C OMUNISTA OMUNISTA PER IL PARTITO COMUNISTA DEL PROLETARIATO D’ITALIA PER IL PARTITO COMUNISTA DEL PROLETARIATO D’ITALIA 28 Luglio 2016 Luglio 2016 “Noi siamo partigiani della democrazia sovietica, della democrazia dei lavoratori, della democrazia più coerente che esista al mondo. Ma difendiamo e difenderemo a palmo a palmo, nei paesi capitalistici, le libertà democratiche borghesi, contro le quali si scagliano il fascismo e la reazione borghese, perchè così vogliono gli interessi della lotta di classe del proletariato”. Georgi Dimitrov, rapporto al VII Congresso dell’Internazionale Comunista

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RR IVISTAIVISTA TEORICATEORICA EE POLITICAPOLITICA DIDI PP IATTAFORMAIATTAFORMA CC OMUNISTAOMUNISTA

PER IL PARTITO COMUNISTA DEL PROLETARIATO D’ITALIAPER IL PARTITO COMUNISTA DEL PROLETARIATO D’ITALIA

28Luglio 2016Luglio 2016

“Noi siamo partigiani della democrazia sovietica, della democrazia dei lavoratori, della democrazia più coerente che esista al mondo. Ma difendiamo e difenderemo a palmo a palmo, nei paesi capitalistici, le libertà democratiche borghesi, contro le quali si scagliano il fascismo e la reazione borghese, perchè così vogliono gli interessi della lotta di classe del proletariato”.

Georgi Dimitrov,rapporto al VII Congresso dell’Internazionale Comunista

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Teoria e Prassi n. 28 - luglio 2016rivista teorica e politica di Piattaforma Comunistaper il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

Aderente alla Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML)

Indice

3 Editoriale. Aspetti del nostro lavoro per il Partito 6 La lotta alla trasformazione reazionaria dello Stato borghese e il referendum

12 Ergo-UAS: la metrica per l’intensificazione dello sfruttamento in fabbrica 16 Serve alla classe operaia un nuovo partito socialdemocratico? 20 Il carattere della rivoluzione italiana 22 La critica di Ana Pauker alle deviazioni dei PC di Francia e Italia 25 L'«autogestione» jugoslava, negazione dei fondamenti del marxismo-leninismo29 Contro le illusioni keynesiane e riformiste34 La lotta contro l’opportunismo e il revisionismo, condizione necessaria per la

vittoria della rivoluzione 38 La strategia USA per mantenere l’egemonia mondiale 41 La sovrapproduzione negli USA42 Moderno proletariato e internazionalismo46 Verso il 100° anniversario della grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre49 Manifesto CIPOML per il 1° Maggio 2016 50 Sviluppiamo la resistenza contro l’offensiva del capitale, la reazione e la guerra!53 Norme di organizzazione della CIPOML57 Contro l’individualismo60 La voce “Marxismo-Leninismo” nel Dizionario Filosofico di Rosenthal e Yudin64 Ultim’ora. Risurrezione revisionista

Il collettivo redazionale invita i lettori a esprimere la propria opinione sul contenuto e la veste grafica di questa rivista.

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Teoria e Prassi- supplemento di Scintilla -

Registrazione ROC: n. 21964 del 1.3.2012Editrice: Scintilla Onlus.Direttore responsabile: E. Massimino.Redazione: Via di Casal Bruciato 15, Roma.La presente edizione, chiusa il 30.6.2016, èstampata in proprio e pubblicata on-line. Si autorizza la copia e la diffusione totale oparziale, non per fini commerciali, con lacitazione della fonte.

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Nello scorso numero della rivista abbiamotirato le fila di un lavoro intrapreso da

alcuni anni ed esposto un piano di lavoro.Il compito fondamentale che ci siamo posti èconquistare gli elementi di avanguardia dellaclasse proletaria alle posizioni ideologiche epolitiche comuniste e dunque alla prospettivadella ricostruzione del Partito comunista nelnostro paese. La forma principale di attività per risolverequesto compito è la propaganda, consistente dalpunto di vista dei principi marxisti-leninisti edegli scopi rivoluzionari, per aumentare la nostrainfluenza sugli operai più avanzati, combattivi ecoscienti, più energici e capaci, avvicinarli alnostro lavoro e formare quadri sufficientementepreparati e sperimentati, che costituirannol’ossatura del futuro partito. La nostra propaganda è diretta con tutti i suoimezzi (questa rivista, il foglio “Scintilla”, ivolantini, i comunicati, il sito web, la newsletter,etc.) contro le correnti borghesi e piccoloborghesi presenti nel movimento operaio epopolare che impediscono ai proletari avanzati dicollegarsi strettamente per formareun’avanguardia rivoluzionaria e prendere ladirezione politica del movimento. Senza battere queste correnti, senza la lottaaperta contro la socialdemocrazia, strumento dicorruzione e disorientamento politico eideologico del proletariato, non si possonoattrarre dalla parte del socialismo scientifico glioperai più avanzati, più combattivi, più dinamici. Dunque lotta ideologica e politica energica alleillusioni riformiste e neokeynesiane, alledegenerazioni revisioniste, all’opportunismo e alconciliatorismo di tutti i tipi, all’economicismo eall’antipartitismo, per convincere i figli miglioridella classe operaia a separarsi nettamente edefinitivamente da tali correnti e posizioni, araggrupparsi sulle salde basi del marxismo-leninismo e dell’internazionalismo proletario. Ribaditi questi concetti chiave, passiamo adillustrare alcuni aspetti, fra di loro collegati, del

lavoro che portiamo avanti, che riteniamo siano ipiù impellenti e attuali.

Il primo aspetto è quello del reclutamento dinuovi militanti e simpatizzanti, vale a dire ilrafforzamento della nostra Organizzazionepolitica, che abbiamo sottovalutato e che dunqueponiamo di nuovo con maggiore decisione a tutticoloro che ci seguono con attenzione. Per avanzare nell’obiettivo strategico che motival’esistenza della nostra Organizzazione politica,cioè la formazione di un Partito indipendente erivoluzionario della classe operaia, per svolgere icompiti che ci attendono è indispensabileirrobustirci ed accelerare il nostro ritmo dicrescita. In altre parole, dobbiamo conquistarenuove compagne e compagni alle nostre file. Non è difficile capire che un’organizzazionecomunista, anche se ha una giusta linea politica,senza la forza e i legami sufficienti per tradurlain attività rivoluzionaria quotidiana e attrarrecosì dalla parte del comunismo dapprimal’avanguardia della classe operaia e quindi lelarghe masse di lavoratori, non potrà spingersioltre nella sua missione storica.In questo momento di riciclaggio dellefallimentari opzioni socialdemocratiche, dentrole quali i responsabili di tante sconfittevorrebbero inglobare onesti compagni e porli alcarro della politica borghese, rinnoviamo dunqueil nostro appello alla separazione completa edefinitiva dalle sirene opportuniste e alreclutamento di nuovi compagni. Il nostro appello non è rivolto solo a chi desideradiventare nostro militante. Intendiamo infattisviluppare una rete di rapporti anche con gliattivisti operai e popolari, con i giovani piùcombattivi, lucidi e consapevoli, che desideranorendersi utili alla causa della rivoluzione e delsocialismo. A questi compagni volonterosi ci rivolgiamoproponendo una collaborazione attiva in diverseforme, per divenire corrispondenti della nostrastampa, diffusori, traduttori, grafici,

Editoriale

Aspetti del nostro lavoro per il Partito

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collaboratori tematici, oppure, e ciò è dellamassima importanza, sottoscrittori che offranoun regolare contributo economico per rafforzarelo sviluppo della nostra attività politica. Come ogni compagno può capire, noi nonfacciamo campagne di “reclutamento” fittizio,che servono a raccogliere numeri, machiamiamo a una militanza vera, che richiede lapartecipazione attiva alle iniziative chesviluppiamo.

Il secondo aspetto è la promozione e il lavoroda svolgere per la formazione di nuclei proletaridi avanguardia nelle fabbriche e negli altriluoghi di lavoro, negli organismi di massa, legatialla nostra Organizzazione e alla sua linea. Si tratta di nuclei di almeno tre elementi, nonampli (se troppo ampli si dovranno suddividere),composti da proletari rivoluzionari che abbianorotto nettamente con l’opportunismo in tutte lesue forme e mantengano l’indipendenza politicae organizzativa da ogni formazione revisionistae socialdemocratica.Non possiamo, allo stato di sviluppo odierno,pensare di stabilire con questi nuclei un rapportoorganizzativo stretto, regolato in tutti i suoiaspetti dal centralismo democratico, chericonosciamo e applichiamo come principio-guida della nostra vita interna. Il legame fra l’organizzazione comunista e inuclei composti da operai comunisti e diavanguardia in questa fase è soprattuttoideologico e politico, di condivisione della lineapolitica.

Questo significa che non è necessario stabilire apriori un regolare rapporto organizzativo performare questi nuclei. Una simile posizionespesso si traduce in passività politica onell’errata concezione che prima si costruisce ilPartito e poi si fa lavoro di massa. Si deve invece cominciare subito a costituirli eavviare la loro attività di “Partito” nelle lottecontro la classe dei capitalisti, per rovesciare irapporti sociali esistenti. Questo anche prima distabilire regolari contatti fra i responsabili deinuclei operai e i fiduciari della nostraOrganizzazione. Seguendo questa strada il lavoro via via sisvilupperà e si aggregheranno altre forze, sipromuoverà in altre fabbriche il lavoro politico eorganizzativo, etc. I compiti principali dei nuclei sono: lavorare frale masse sfruttate per guidarle nella lotta per leloro rivendicazioni urgenti, così come nella lottapolitica contro il capitalismo e i suoi governi;svolgere il lavoro di agitazione politica sullequestioni di attualità, utilizzando e distribuendola nostra stampa; adattarsi a tutti gli aspetti egruppi della massa lavoratrice aiutando glioperai nella lotta, spingendo alla formazione delFronte unico proletario e dei suoi organismi(Comitati operai quali punto di arrivo di tutto unlavoro dal basso, coordinamenti, assemblee,opposizioni sindacali, etc.); smascherare icedimenti e i tradimenti dei riformisti, leoscillazioni degli opportunisti; contribuireall’elaborazione della linea dell’Organizzazionee risolvere con la propria iniziativa tutte lequestioni politiche e organizzative che sipresentano; prendere posizione sulle questionidella politica nazionale e del movimento operaiointernazionale.Anche un piccolo nucleo di compagni comunistie di operai di avanguardia può svolgere un buonlavoro fra le masse sfruttate. Chiaramente inuclei prefigurano le cellule di luogo di lavoro,base del futuro Partito comunista del Proletariatod’Italia. Per dare impulso a questo aspetto del lavoro,scambiarci esperienze, etc. proporremo esvilupperemo una serie di incontri politici conoperai avanzati, siano essi singoli o gruppi.

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Il terzo aspetto è la creazione di circoli distudio, discussione e azione comune nelterritorio, nei quartieri, nei comuni, etc.strettamente collegati alla nostraOrganizzazione, nei quali introdurrepazientemente il marxismo-leninismo. Questi circoli sono composti dai nostri militantie simpatizzanti, da proletari avanzati e coscienti,da giovani rivoluzionari, donne del popolo.Il loro compito sarà la lettura, la discussione e ladiffusione della nostra pubblicistica; il rapportoe il sostegno alle lotte della classe operaia e dellemasse popolari; la cooperazionenell’organizzazione di queste lotte, lo sforzo perprecisare e rendere più efficaci le rivendicazioniproletarie; la pubblicazione di opuscoli e lacircolazione dei testi dei classici per elevare illivello di coscienza dei membri di questi circolie dei proletari avanzati con cui sono in contatto;l’invio di corrispondenze, sottoscrizioni etc.L’attività dei circoli, basata su riunioni regolari,aiuterà i loro membri a migliorare di continuo laconoscenza della nostra linea politica e lacapacità di lavorare per la sua applicazione, afavorire incessantemente l’elevazione dellacoscienza di classe e rivoluzionaria attraversol’assimilazione dei principi del marxismo-leninismo. Chiaramente vi dovrà essere unastretta cooperazione fra i nuclei di fabbrica e icircoli territoriali.

Il quarto aspetto è la formazione, legata allapratica rivoluzionaria. E’ nostra intenzioneavviare un corso di formazione nazionale percorrispondenza, volto ad approfondire laconoscenza degli elementi fondamentali delmarxismo-leninismo e della questione delpartito, per elevare il livello teorico-politico, e diconseguenza quello pratico-politico, deicompagni partecipanti. La formazione dei quadri non è infatti unprocesso spontaneo. In essa convergonol’elemento teorico marxista-leninista, la politicaintransigente del proletariato, lo sviluppo dellapratica sociale rivoluzionaria, le conoscenzescientifiche e culturali, etc. In questo processo losforzo individuale, inserito in un processocollettivo, è decisivo. Nelle presentazione del corso esporremo

sinteticamente il programma di lavoro e il suocontenuto. Un aspetto sarà particolarmente sviluppato: laquestione del partito comunista nella concezionedei nostri classici, il suo carattere, la suaideologia, i suoi scopi, etc. Si tratta di un corso di formazione,specificamente rivolto agli operai avanzati e aigiovani rivoluzionari, per innalzare il loro livelloe aiutare la loro trasformazione in comunisticoscienti.

Per ora ci fermiamo qui, consapevoli delledifficoltà che ci attendono, ma determinati adandare avanti avendo come bussola la teoriarivoluzionaria del marxismo-leninismo esforzandoci di applicarla alla realtà concreta, conl’azione politica nel vivo della lotta di classe.La sintesi politico-organizzativa di tutto questocomplesso lavoro sarà svolta da una Conferenzanazionale che, ce lo auguriamo, costituirà unmomento di trasformazione qualitativa dellanostra esperienza collettiva.Ancora una volta, sulle questioni che poniamoall’attenzione della parte più avanzata delproletariato del nostro paese, sollecitiamo ildibattito, l’invio di lettere e contributi, di critichecostruttive. E’ tempo che chi condivide le nostre posizioni, osi sente interessato ad aprire un confrontocostruttivo, cominci a prender parte alla nostraattività, ai vari livelli possibili.Soprattutto chiamiamo i sinceri comunisti, glioperai di avanguardia a compiere passi in avanticoncreti, ad impegnarsi insieme a noi peravanzare nell’ineludibile compito dellaformazione dello strumento indispensabile perorganizzare e fare la rivoluzione, abbattere ilcapitalismo, instaurare la dittatura delproletariato e costruire la nuova società: ilPartito leninista. Unitevi al nostro lavororivoluzionario!

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La controriforma di Renzi scardina laCostituzione del 1947

Il governo Renzi, dopo aver imposto alParlamento quattro votazioni a tappe forzate, èriuscito a far approvare nell’aprile del 2016 unacontroriforma (Disegno di Legge Boschi) chestravolge i principi e i valori della Costituzionedemocratico-borghese del 1947, conquistatidalla classe operaia e dal popolo italiano con lalotta vittoriosa contro il fascismo e la monarchia. L’aspetto centrale della controriforma è ilsuperamento del “bicameralismo perfetto” edella “doppia fiducia”, caratteristichedell’assetto repubblicano italiano, le cui ragionistoriche e politiche risiedono nelle maggiorigaranzie che tale sistema offre verso i colpi dimano parlamentari e l’ascesa di un governoautoritario o fascista. Ora, con la controriforma approvata ilParlamento sarà sempre composto da Camera eSenato, ma solo la Camera dei deputati potràaccordare o revocare la fiducia al governo.Inoltre la stessa Camera avrà la preminenzalegislativa.

La controriforma abolisce il Senato elettivo,spogliandolo delle sue prerogative costituzionalie privando i cittadini della possibilità di leggeredirettamente i senatori. Si realizzano così un drasticoridimensionamento del ruolo del Parlamentoborghese e un’inedita concentrazione di poterinelle mani del governo, esaltando la funzionedominante del Presidente del Consiglio deiministri. Altri aspetti di questa controriforma sono:l’innalzamento del numero delle firmenecessarie per presentare leggi d’iniziativapopolare (da 50.000 a 150.000 firme) e per ireferendum abrogativi (da 500 mila a 800 milafirme), rendendo più difficili le forme diesercizio diretto della sovranità da parte delpopolo. Inoltre, sono riportate al potere centrale esupremo dello Stato borghese alcunecompetenze-chiave come energia, infrastrutturestrategiche, sistema nazionale di protezionecivile, tutela e sicurezza del lavoro, etc., cheerano state devolute alle Regioni.

Un cocktail micidiale

La controriforma costituzionale cammina di paripasso con la nuova legge elettorale (l’Italicum)nata sulla base dell’accordo fra Renzi eBerlusconi, che prevede: a) un ampio premio di maggioranza (il 54 % deiseggi, ovvero 340 deputati, alla lista che vince leelezioni con una minoranza di voti, al primoturno oppure al ballottaggio);b) una soglia di sbarramento antidemocratica peri piccoli partiti (per ora il 3% su base nazionale,ma salirà …);c) cento capilista bloccati, eletti cioè senzapreferenze, in quanto scelti direttamente daivertici dei partiti.Il disegno autoritario del neoliberista Renziconsiste in una perversa combinazione dellacontroriforma costituzionale e della nuova legge

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La lotta alla trasformazione reazionaria dello Stato borghese e il referendum d’autunno

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elettorale palesemente incostituzionale.I risultati del micidiale meccanismo elettorale, ilcui precedente storico è la legge Acerbo volutada Mussolini, saranno: 1. la maggioranza assoluta della Camera e,quindi, il Governo, saranno appannaggio di unsolo partito;2. anche la funzione legislativa ordinaria sarà inmano al partito vincente; il Senato potrà eccepiresulle leggi fatte dalla Camera, ma, in caso dicontrasto fra i due organi, vincerà sempre laCamera e di fatto sarà il governo a dettarecontenuti, tempi e modi del meccanismo diproduzione delle leggi;3. i piccoli e piccolissimi partiti non sarannopresenti nell'unica Camera legislativa, a causadella soglia di sbarramento;4. un buon numero di parlamentari non avràalcuna legittimazione popolare perché sarannonominati capilista dai rispettivi partiti, e a lorovolta decideranno chi mettere in lista;5. il partito che vincerà le elezioni avrà sempre ilcontrollo delle Commissioni parlamentari e - selo riterrà politicamente opportuno - potrà ancheassegnarsele tutte;6. poiché il nuovo Senato non dà la fiducia algoverno, quest'ultimo potrà essere formato dalpartito vincitore alla Camera senza necessità diaccordi con altre forze politiche e potrà cadere,sul piano parlamentare, solo per effetto di lotteintestine al partito vincitore.L’integrazione della controriformacostituzionale e dell’Italicum, modificanoprofondamente l’attuale assetto istituzionale epolitico. Delineano il passaggio dalbicameralismo perfetto all'autoritarismoperfetto, trasformando la Repubblica Italiana,caratterizzata dalla centralità del Parlamento, inuno Stato borghese autoritario e reazionario,dominato da una ristretta oligarchia.

Dalla Repubblica democratico-borghesealla Repubblica autoritaria

L’obiettivo politico perseguito dal governoRenzi è l’instaurazione di un premieratoassoluto, di tipo autocratico, senza bilanciamentiesterni, minimizzando la centralità del suffragiodiretto e l’effettivo ruolo del Parlamento, che

diviene del tutto subalterno all’esecutivo. Dunque, un governo stabile e con forti potericoncentrati nelle mani del Presidente delconsiglio, capace di imporre – senza mediazioniparlamentari - le politiche dell’oligarchia suilavoratori e le masse popolari, di approvarerapidamente le leggi necessarie a soddisfare gliinteressi dei monopoli finanziari, dei ricchi, deiparassiti. In tal modo il governo Renzi e le forzeeconomiche e politiche nazionali einternazionali (USA, NATO, UE, Vaticano,Israele) che lo supportano, punta a riscrivere irapporti di classe a favore del grande capitale, aliquidare i diritti democratici e smantellarel’impalcatura politico-istituzionale sorta dallalotta antifascista per immobilizzare edisorganizzare il movimento operaio e sindacale.Questo progetto è stato lungamente coltivato daisettori più reazionari della borghesia, che findagli anni ‘50 dello scorso secolo hannoattaccato la Costituzione, cercando dimodificarla per rafforzare il potere deicapitalisti. In tutti questi decenni la classe dominante haboicottato la Costituzione democratico-borghese, lasciando lettera morta le sueprevisioni. L’ha sempre apertamente negataall’interno delle fabbriche. Ha svuotatogradualmente il Parlamento delle sue funzioni eha realizzato de facto la crescente prevalenza delpotere esecutivo su quello legislativo egiudiziario e la sua autonomizzazione dallavolontà popolare.

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La tendenza negli ultimi decenni, dalla P2 aCraxi, da Cossiga a Berlusconi, da Napolitano aRenzi, è stata quella del passaggio dal governoparlamentare al governo presidenziale, dalsistema elettorale proporzionale a quellomaggioritario. La riforma costituzionale e l’Italicumdimostrano che lo Stato borghese, nell'epocadell'imperialismo, perde le sue - pur limitate -caratteristiche democratiche e diventa semprepiù reazionario, sopprimendo le libertà e i dirittidemocratici conquistati con il sangue dallemasse lavoratrici. Dopo il cambiamento della seconda parte dellaCostituzione, vi sarà l’attacco inevitabile allaprima parte, che già procede sul terreno politicoconcreto. Per es., il Jobs Act rovescia la formuladella Repubblica “fondata sul lavoro”, sancendoil primato del capitale e del parassitismofinanziario.Ancora una volta sono i capi liberali e riformistiche preparano il letto caldo al populismo didestra e al fascismo.

La crisi economica accelera la svoltareazionaria

Il processo reazionario ha ricevuto una forteaccelerazione dopo lo scoppio della crisieconomica del 2008, che ha approfondito ildeclino dell’imperialismo italiano e spinto laborghesia su posizioni più aggressive. L'involuzione politica, il tentativo di concentraree rafforzare il potere esecutivo, sonoindubbiamente legate alle crescenti difficoltà incui versano i deboli monopoli italiani e alla loronecessità di intensificare il predominiosull'economia e sulla società. In che modo? Controllando direttamente lo Statoe ponendolo al servizio dei loro esclusiviinteressi; utilizzando i suoi apparati e le suepolitiche per aumentare lo sfruttamento operaioe trasferire ricchezza dagli strati popolariall’oligarchia; eliminando i tradizionali“ostacoli” (la lentezza dell’azione parlamentare,le relazioni sindacali e soprattutto i diritti el’organizzazione dei lavoratori) che rallentano lasua marcia distruttiva delle conquiste sociali;armandolo per difendere le sfere d’influenza e

rapinare materie prime ai popoli dipendenti. In conformità a queste esigenze, negli ultimianni si è prodotto un costante sviluppo delprocesso reazionario, accompagnato dafenomeni quali: • La strisciante soppressione dellasovranità popolare: dal 2010 il governo in Italianon è più espressione del voto dei cittadini;prima con il Berlusconi-Scilipoti, poi con ilMonti-Passera e con il Letta-Alfano, quindi conil governo Renzi-Verdini la borghesia haadottato soluzioni “tecniche” o extra-elettorali,senza mandato popolare. • L’appannaggio quasi esclusivo dellafunzione legislativa nelle mani del governo:nelle ultime due legislature quasi l’80% delleleggi approvate sono state presentate daigoverni. • Una profonda modificazione del sistemadei partiti borghesi e piccolo borghesi, che sonoormai "liquidi", caratterizzati da un capo e da unristretto gruppo dirigente a lui devoto, senzaparvenza di democrazia politica interna eun’ampia base di massa militante.• L’accettazione passiva e integrale deidiktat di UE-BCE-FMI, dei memorandumneoliberisti, delle politiche di austerità, etc.• La modifica dello Statuto dei lavoratori,l’adozione di leggi antioperaie e di accordiantidemocratici e discriminatori in camposindacale, l’attacco alla contrattazione collettiva,la continua limitazione del diritto di sciopero. • La persistente violazione dell’art. 11della Costituzione e il rafforzamento delleoperazioni belliche all’estero al carro di USA eNATO, l’aumento delle spese militari, e lamilitarizzazione della società.Con l’avvento del governo Renzi - il segretariodel PD messo al comando dalla grandeborghesia - il processo reazionario ha raggiuntoun nuovo stadio, nel quale viene codificato alivello costituzionale quanto avvenuto sul pianopolitico, cambiando la forma statale del dominiodi classe della borghesia con un’altra forma, piùreazionaria e antidemocratica.

La spinta dei monopoli internazionali

Ovviamente, non solo i monopoli a base italiana,

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ma anche quelli stranieri sono interessati allecontroriforme costituzionali e al rafforzamentodel potere esecutivo. Uno degli ostacoli che l’oligarchia finanziariavuole abbattere per la realizzazione completadelle sue politiche criminali è costituitodall’esistenza in Europa delle Costituzioni delsecondo dopoguerra, che tutelano i dirittibasilari dei lavoratori. Ad esempio, nel maggio 2013 la JP Morgan,potente monopolio dei servizi finanziari globali(noto per la truffa dei mutui subprime e gliscandali dei titoli derivati), ha pubblicato unrapporto nel quale si indicava la necessità diintervenire politicamente negli affari internidegli Stati dell’Europa meridionale per dareimpulso a riforme costituzionali improntate allepolitiche di austerità e neoliberiste, di tipoautoritario. In questo rapporto JP Morgan definiva lecostituzioni adottate in seguito alla caduta delfascismo come «inadatte a favorire la maggioreintegrazione dell'area europea», in quantomostrano una «forte influenza del socialismoche rifletteva la forza politica acquisita daipartiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo». Questi sistemi costituzionali presentano«esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti,Stati centrali deboli, protezione costituzionaledei diritti dei lavoratori e diritto di protesta sesono adottate modifiche sgradite allo status quopolitico».Il rapporto si concludeva con una significativaaffermazione: «Il test chiave nei prossimi annisarà in Italia, dove il nuovo governo hal’opportunità di impegnarsi in significativeriforme politiche». Ovvero, sbarazzarsi dellaCostituzione del 1947. Evidentemente, il processo di trasformazioneautoritaria delle istituzioni borghesi in Italiacorrisponde a precise esigenze del capitalefinanziario internazionale che mira aincrementare lo sfruttamento della classe operaiae scaricare sui lavoratori tutte le conseguenzedelle crisi economiche, che vuole liberarsi daogni impedimento al massimo profitto, cheguarda con interesse alle privatizzazioni e agliinteressi del colossale debito pubblico italiano. Con le controriforme costituzionali e politiche il

governo Renzi ha tradotto in legge l’esigenzarappresentata dai settori più reazionari, piùimperialisti del capitale finanziario, motore dellasvolta reazionaria e fascista in tutto il mondo.

Il referendum d’autunno e le opposizionisocialdemocratiche

La legge di controriforma costituzionale è stataapprovata dal Parlamento con un numero di votiinferiore ai 2/3 dei suoi componenti. Diconseguenza, per entrare in vigore dovrà esseresottoposta, secondo quanto prevede l’art. 138della Costituzione, a un referendum popolareche si dovrebbe tenere nel prossimo ottobre. E’ il terzo referendum costituzionale che sisvolge negli ultimi quindici anni e giunge dopoquello del 2006 che bocciò il tentativo diBerlusconi di cambiare ben 57 articoli dellaCostituzione. Renzi ha più volte dichiarato: «Se perdo, vado acasa. E non solo vado a casa, ma mi ritiro dallavita politica». Può essere un bluff, in ogni caso èuna prova del fatto che l’arrogante premier hafatto grandi promesse ai circoli imperialisti chel’hanno mandato al potere. Ora cerca dicompattare il PD, mobilita i media e i professoriuniversitari, punta a fare del referendum unplebiscito personale. Gioca d’attacco contandosulla subalternità delle minoranze interne al PDe la tiepidezza dell’opposizione borghese,facendo leva sui sentimenti più reazionari.Confindustria dal suo canto ha annunciatol’appoggio a Renzi in cambio di un nuovoalleggerimento delle tasse sulle imprese.

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lI referendum sarà un’importante battagliapolitica. Se il numero dei NO supererà quello deiSI (nei referendum confermativi non è previsto ilquorum) vi saranno due conseguenze politiche:la controriforma costituzionale sarà bocciata e ilgoverno Renzi verrà messo in crisi.Oltre al referendum costituzionale, si stannoraccogliendo le firme per abrogare alcune normedella legge elettorale Italicum, così da bloccare iltentativo di consentire a un unico partitoborghese, di conquistare la maggioranza assolutaalla Camera dei deputati, e per garantirel’elettività effettiva di tutti i deputati.Renzi e il Partito Democratico (frutto marciodella lunga trasformazione del PCIrevisionista,), in quanto principali artefici dellatrasformazione reazionaria dello Stato, hannoavviato una grande campagna politica emediatica per far approvare le controriforme,con l’appoggio dei maggiori gruppidell’economia e dell’alta finanza e il sostegno disettori di destra che hanno votato la legge Boschi(ad es. il gruppo di Verdini, legato a Berlusconie ai poteri oscuri dello Stato). Contro le riforme di Renzi si è creato un ampiocoordinamento democratico e progressista, cheraccoglie circa duecento partiti, associazioni,sindacati, etc. e migliaia a livello individuale.Questo è un fatto positivo, dimostra una grandefrattura sociale e politica sulla questione dellecontroriforme. Tuttavia, vi sono profondi limiti ed errori nelladirezione di questa convergenza.I capi socialdemocratici e riformisti, l’alasinistra della borghesia e i suoi intellettuali,nascondono agli occhi delle masse il carattere el’origine di classe delle misure reazionarie, sidistinguono per la difesa dello stato di cosepresente. Questi individui si rinchiudono nell’ambitogiuridico-costituzionale, cercando di evitare lamobilitazione e l’intervento diretto della classeoperaia, lo sviluppo di un vasto movimento dilotta contro il progetto reazionario sostenuto dalcapitale monopolistico. Vogliono evitare ilcollegamento fra la vittoria del NO alreferendum e la cacciata del governo Renzi. I revisionisti da parte loro continuano aingannare i lavoratori affermando che si può

giungere al socialismo nel quadro dell’attualeCostituzione democratico-borghese. In realtà, gli uni e gli altri non concepisconoaltro sistema al di fuori di quello capitalistico econtinuano a diffondere vecchie e disastroseillusioni. Il loro obiettivo politico è quello diriproporsi come “alternativa” di governo con unnuovo centrosinistra borghese che faccia pernosul PD.

La posizione e la lotta dei comunisti(marxisti-leninisti)

Noi comunisti (marxisti-leninisti) portiamoavanti una dura battaglia di opposizione allecontroriforme costituzionali, dalla nostraprospettiva di classe e rivoluzionaria. Contro ogni posizione di indifferentismo, nonsottovalutiamo l'importanza che hanno per laborghesia le leggi approvate dal governo Renzi,che rafforzano il potere esecutivo, restringono idiritti del Parlamento, sopprimono le libertàdemocratiche dei lavoratori, preparano una piùdura repressione contro il movimento operaio erivoluzionario. Sono misure di passaggio verso l’instaurazionenel nostro paese di un regime reazionario,antioperaio e guerrafondaio, con tratti fascisti. L’atteggiamento che i comunisti (m-l) hanno neiconfronti della democrazia borghese non ècaratterizzato dall’estraneità o dalloschematismo, e non è sempre lo stesso nelledifferenti condizioni storiche e politiche. Da convinti sostenitori della rivoluzione e delladittatura del proletariato, noi difendiamostrenuamente le elementari conquistedemocratiche che la classe operaia ha strappatoalla borghesia in decenni di lotta accanita, elottiamo decisamente affinché siano estese;denunciamo le posizioni autoritarie dellaborghesia e del governo Renzi; agiamo per farlocadere con la lotta e sotto una valanga di “NO”nel referendum, per sconfiggere il pianoreazionario del grande capitale.In questa battaglia politica non dimentichiamo ilreale carattere di classe della Costituzionedemocratico-borghese del 1947, dei diritti edelle libertà esistenti, la loro natura ristretta,condizionata e limitata dall’esistenza dello

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sfruttamento capitalistico e di uno Statoborghese che “persino nella repubblica piùdemocratica, e non soltanto in regimemonarchico, è soltanto una macchina dioppressione di una classe su di un'altra classe.”(Lenin, “Democrazia” e dittatura, 1918). Un solo esempio: il diritto al lavoro,solennemente proclamato nella Costituzione, inItalia è sostanzialmente sparito per le nuovegenerazioni.Perciò incitiamo la classe operaia e i disoccupatinon solo a mobilitarsi in massa e organizzare ilfronte unico di lotta contro l’offensivacapitalista, la reazione politica e i pericoli diguerra, ma anche per aprire la stradaall’alternativa di potere: una Repubblicapopolare con una Costituzione socialista chegarantisca i diritti ai proletari e a tutti ilavoratori, indicando i mezzi concreti perrendere effettive tali garanzie nell'attualitàpostrivoluzionaria. Sul piano tattico, diamo impulsoall’organizzazione degli operai, dei lavoratori,dei giovani, delle donne del popolo in Comitatiper il NO nei posti di lavoro, nei quartieri, etc.Questi Comitati devono avere una duplicefunzione: informare sulla natura e leconseguenze politiche e sociali dellecontroriforme costituzionali e politiche;sostenere e ampliare le lotte in corso deglisfruttati, assieme agli altri organismi di classeesistenti. Lavoriamo per manifestazioni locali e per unagrande manifestazione unitaria da tenersi aRoma prima del referendum. Chiamiamo arealizzare scioperi generali dando impulso allapolitica di fronte unico di tutte le opposizionisindacali di classe.Il successo del NO alle modifiche costituzionalipotrà infatti affermarsi solo come risultato di unalarga mobilitazione operaia e popolare contro leforze capitalistiche e di governo che dirigono idisegni autoritari e antidemocratici.

Verso l’accentuazione della lotta diclasse

La sconfitta del progetto reazionario nelreferendum d’autunno e le dimissioni di Renzi

possono creare serie complicazioni politiche allaborghesia e difficoltà a formare una nuovamaggioranza governativa, possono acuire loscontro fra i poteri dello Stato che procedeassieme alla crisi economica e all’arretramentodell’imperialismo italiano. Allo stesso tempo, la vittoria popolare su uno deiprogetti politici più importanti per la classedominante può favorire l'ascesa di unmovimento di massa capace di prassirivoluzionaria. In questa situazione si potranno aprire nuoveprospettive politiche, ponendo all’ordine delgiorno la questione di un governo che, basandosisugli organismi operai e popolari, svolga unalotta effettiva contro la reazione, prenda misuredecise contro il capitale finanziario e soddisfi leesigenze vitali della classe operaia e delle massepopolari.Se invece vincerà il SI, è prevedibile che Renzianticiperà il congresso del PD, andrà subito aelezioni anticipate con la nuova legge elettoraleper sfruttare il vantaggio e cercare di controllareParlamento e governo. Procederà così allacancellazione dei residui diritti e conquiste deilavoratori e delle loro organizzazioni, allademolizione dei servizi pubblici,all’applicazione spietata del Jobs Act e dellericette dell’UE, etc. In entrambi i casi si profila un’accentuazionedella lotta economica e politica fra le classi nelnostro paese, nella quale far crescere nella classeoperaia la coscienza di una rottura rivoluzionariacol sistema capitalista-imperialista.Per la classe operaia e per la parte più avanzatadelle masse popolari la lotta dovrà dunquecontinuare oltre il risultato del referendum, a unlivello più alto e decisivo, dentro la battaglia piùgenerale per la rivoluzione del proletariato, lasola forza sociale che può far uscire il paese dalvicolo cieco in cui l’ha trascinato la borghesia. Una rivoluzione di cui mancano ancora lecondizioni politiche soggettive - in primo luogoil Partito indipendente e rivoluzionario delproletariato - ma di cui esistono da decenni tuttele condizioni oggettive, di natura economica esociale, per il suo successo.

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Ergo-Uas: la metrica per l’intensificazionedello sfruttamento in fabbrica

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Cos’è il modello Ergo-UAS

Ergo-UAS è una nuova metrica del lavoro, ossiaun metodo per definire i tempi necessari asvolgere un determinato lavoro nelle diversepostazioni di una fabbrica e dunque perdeterminare i ritmi di produzione. Questomodello viene utilizzato in particolare nel settoreautomobilistico, con l’obiettivo di aumentarecontinuamente la produttività del lavoro (intermini marxisti, intensificare lo sfruttamentooperaio). Nata dall’aggiornamento e perfezionamento deimetodi di misurazione dei tempi MTM (MethodTime Measurement) e del TMC (Tempi deiMovimenti Collegati), già applicato in Fiat, talemetrica del lavoro è stata sviluppata epropagandata in tutto il mondo (Germania,Francia. USA, Brasile, Cina, India e sud Africa)dall’International MTM Directorate (IMD),organismo che si occupa di progettazione,organizzazione e misurazione del lavoro(Fondazione ERGO-MTM). In Italia, questa nuova metrica del lavoro è stataapplicata dal primo decennio del 2000 dapprimaagli stabilimenti della casa-madre Fca-Fiat(Melfi, etc ), ed in seguito il suo utilizzo è statoallargato ad altre aziende (Sevel) dotate dielevato livello tecnologico. In particolare, ilmetodo Ergo-UAS viene utilizzato allo scopo diriorganizzare le fabbriche FIAT secondo ilmetodo WCM (World Class Manufacturing), unariforma giapponese dell’organizzazione dellavoro che porta alle estreme conseguenze ilToyotismo, con l’obiettivo di far lavorare di piùgli operai, riducendo i costi, i tempi morti e leoperazioni “a non valore aggiunto”, aumentandocosì i ritmi di produzione. L’adozione dell’Ergo-UAS è passata ancheattraverso una serie di accordi con i sindacati(compresa la Fiom SEVEL, in via sperimentale).La dirigenza nazionale FIOM, pur criticando lasua struttura locale, non sta svolgendo alcunaseria e generale opposizione ad Ergo-UAS,contrapponendosi anzi alle lotte nelle quali sidimostra il rifiuto operaio di tale metodica.

Caratteristica peculiare della Fondazione Ergo-MTM è la ricerca della “condivisione aziendalefra le parti” (leggi consociativismo ecollaborazionismo sindacale). In Italia oltre unacinquantina di sindacalisti e delegati (di variesigle metalmeccaniche, FIOM compresa) sonostati “formati” alla religione Ergo-UAS.

L’Ergo-UAS secondo i suoi ideatori

Secondo i suoi ideatori e sviluppatori, Ergo-UASsarebbe un sistema di progettazione emisurazione del lavoro pensato per la definizionedi “tempi equi” di lavoro. Esso viene presentatocome un passo decisivo nella disciplinaergonomica, un “modello scientifico per ilcontrollo dei carichi di lavoro e della produttivitàe l’ottenimento dell’eccellenza operativa,pensato per essere uno strumento equilibratoretra le esigenze di maggior produttivitàdell’azienda e quelle di maggior protezione dellasalute dei lavoratori” (ndr: definizione diGabriele Caragnano, Direttore GeneraleFondazione Ergo-MTM Italia). Dunque unostrumento “imparziale” basato su parametriinternazionali e sulle norme di standardizzazioneISO. Attraverso tale metodica, dicono i suoisostenitori, si cerca di eliminare in modo totale itempi morti nel ciclo produttivo (e dunque leoperazioni che determinano costi per il padronesenza creare plusvalore) concentrando le azionidell’operaio alla catena di montaggio sulleattività che trasformino il prodotto, piuttosto chesulle azioni accessorie.Tale sistema cura i tempi di lavoro, analizza edefinisce la sequenza dei movimenti necessariper eseguire un determinato compito lavorativoin relazione ad un tempo standardpredeterminato; misura il livello di stress fisico(carico biomeccanico) causato dai movimentirichiesti nei vari momenti dell’attivitàproduttiva; determina i tempi per compiere imovimenti e determina le pause per l’operaio inbase al livello di fatica, individuando tempi diesecuzione presentati come certi ed equi.

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Con questa nuova metrica, i ritmi di lavorodiventerebbero sempre più omogenei e basati suvalori medi europei, ci sarebbe l’eliminazionegraduale di posture scomode, la riduzione deglisforzi e una migliore distribuzione delle pause(vedere Pomigliano per credere), e sigarantirebbe “a tutte le parti il rendimento dellavoro normale”.

La realtà di Ergo-UAS

La realtà è ben diversa. Ergo-UAS consente dispingere al massimo la cadenza produttiva dellalinea con le attività produttive cronometrate finoalla paranoia, la saturazione delle postazioni,l’inasprimento dei ritmi e dei carichi di lavoro ela drastica riduzione delle pause e dei tempimorti, fino all’estremo limite consentito dallafisiologia umana. Con ciò l’aumento dei livelli di fatica e stresspsico-fisico, degli incidenti e delle malattieprofessionali, accelerando l’usura dell’operaio,perennemente in piedi “rincorrendo” una catenasempre più veloce, con tutte le operazionirigidamente cronometrate e le postazionisaturate. Ogni movimento, ogni stilla di sudoredeve essere ottimizzata e volta al vero scopodella produzione capitalistica: il valore creatodall’operaio in aggiunta al valore della sua forza-lavoro. Ciò a maggior ragione nel “sistemaItalia”, che incontra gravi difficoltà a causa dellasfrenata concorrenza fra i monopoliinternazionali dell’auto (e degli altri settoriproduttivi). La logica è che è il lavoro del proletarioindustriale deve adattarsi alla macchina, e non ilcontrario. Niente di nuovo rispetto a quantodenunciava Chaplin in quel capolavoro disociologia del lavoro che è il suo “Tempimoderni” (1936). E per l’operaio e il delegatocombattivi, che non intendono sottomettersiall’inferno della fabbrica, che resistonoall’apparato propagandistico capitalista, c’èovviamente il rigido, spietato e dispotico sistemarepressivo dell’azienda. Un fenomeno induritosinegli ultimi tempi proprio nella FCA-Fiat, anchegrazie alla fattiva complicità dei partiti della“sinistra” borghese e dei capi e delle burocraziesindacali collaborazioniste.Insomma, dietro una visione e un linguaggioasettico, pragmatico e neutrale, dietro l’obiettivo

dichiarato dell’“aumento della produttività nelpieno rispetto dei limiti umani e della dignitàumana”, si cela una verità che l’operaio haimparato in fretta e sulla propria pelle: ErgoUAS è un modello di organizzazione del lavorocreato e realizzato per aumentare il grado disfruttamento della classe operaia. Altro che sistema operativo che “salva capra ecavoli” (le esigenze delle aziende e quelle deilavoratori, in una sorta di raggiunta “armoniauniversale applicata alla fabbrica”), altro che ilraggiungimento del giusto equilibrio fra le parti!La realtà operaia strappa la maschera a unascienza (l’ergonomia) e a una tecnologia“neutrali”, alla demagogia di chi vorrebbeconciliare l’inconciliabile: le esigenze deicapitalisti e quelle del proletario. Essa testimonial’aggravamento dei problemi di salute (fisici epsicologici) degli operai, il peggioramentogenerale delle loro condizioni di lavoro e di vita.

L’ergonomia dello sfruttamento

L’uso dell’ergonomia come strumento perl’aumento dello sfruttamento non nasce negliultimi decenni, ma è una caratteristica delsistema capitalista. Tuttavia è necessarioapprofondire teoricamente la comprensione delsistema Ergo-UAS.. La domanda a cui dobbiamo rispondere è laseguente: in quale modo specifico Ergo-UASincide sulla produzione del plusvalore, veroobiettivo del capitalista?

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Riprendiamo qui il concetto di plusvalorerelativo e di intensificazione del lavoro. I capitalisti hanno due mezzi fondamentali peraumentare lo sfruttamento dell’operaio (edunque l’estrazione del plusvalore). Il primo consiste nell’accrescere il plusvalore –cioè il valore creato dall’operaio in aggiunta alvalore della sua forza-lavoro – allungando lagiornata di lavoro (plusvalore assoluto). Il secondo mezzo, stavolta senza allungare ladurata della giornata di lavoro a causa dilimitazioni di legge e contrattuali, dei rapporti diforza tra le classi, dei limiti biologici umani, etc.,consiste nell’accrescere il plusvalore che ilcapitalista riceve riducendo il tempo di lavoronecessario a creare un valore pari a quello dellaforza-lavoro dell’operaio (plusvalore relativo).Marx, ne “Il capitale”, Libro 1 offre la seguentedefinizione: “Chiamo plusvalore assoluto ilplusvalore prodotto mediante il prolungamentodella giornata lavorativa; invece chiamoplusvalore relativo il plusvalore che derivadall’accorciamento del tempo di lavoronecessario e dal corrispondente cambiamentonel rapporto di grandezza delle due particostitutive della giornata lavorativa” (lavoronecessario e lavoro supplementare, ndr).Inoltre, ne “Il capitale”, libro 1, sez. 4, cap. 13°,3. C (Intensificazione del lavoro), Marx scriveche, “Il prolungamento smisurato” dellagiornata lavorativa (ossia l’estrazione delplusvalore assoluto, ndr) […] porta con sé […]una giornata lavorativa normale limitatalegalmente. Sulla base di quest’ultima giunge auno sviluppo d’importanza decisiva […] ilfenomeno della intensificazione del lavoro”(ossia l’estrazione del plusvalore relativo, ndr).[…] “il capitale si gettò a tutta forza e con pienaconsapevolezza sulla produzione del plusvalorerelativo mediante un accelerato sviluppo delsistema delle macchine”.La giornata lavorativa ex lege “imponeall’operaio un maggiore dispendio di lavoro inun tempo invariato, una tensione più alta dellaforza-lavoro, un più fitto riempimento dei poridel tempo di lavoro, cioè una condensazione dellavoro” - in altre parole - “una maggiorequantità di lavoro”; “Astraendodall’accrescimento del plusvalore relativomediante l’aumento della forza produttiva dellavoro, ora per esempio tre ore e un terzo di

pluslavoro su sei e due terzi di lavoro necessarioforniscono al capitalista la stessa massa divalore che fornivano prima quattro ore dipluslavoro su otto di lavoro necessario”.“La macchina diventa nelle mani del capitale ilmezzo obiettivo e sistematicamente applicato perestorcere una quantità maggiore di lavoro nelmedesimo tempo. E questo avviene […]mediante l’aumento della velocità dellemacchine. Il perfezionamento nella costruzionedel macchinario in parte è necessario peresercitare una pressione maggiore sugli operai[…]. L’arricchimento dei fabbricanti in virtùdello sfruttamento più intensivo della forza-lavoro ” - e, ovviamente non importa loro affattose esso - “distrugge la salute degli operai, ossiala forza-lavoro stessa”. Queste parole illustrano e spiegano a sufficienzala ragione essenziale della corsaall’ammodernamento del processo produttivo ela ragione del modello Ergo-UAS. Il modello Ergo UAS è uno strumento sofisticatoin mano ai padroni per aumentare la produttivitàdel lavoro riducendo il tempo di lavoronecessario e aumentando di conseguenza iltempo di lavoro supplementare, il pluslavoro. E’ dunque un mezzo per aumentare il plusvalorerelativo e dunque rafforzare lo sfruttamentooperaio. L’Ergo-UAS è oggi uno dei mezzi preferiti daicapitalisti per accrescere il tasso di plusvaloreattraverso l’intensificazione del lavoro operaio,sforzandosi però di coprire i loro luridi interessisotto una veste “scientifica” imparziale. I padroni con il pretesto della bassa produttività,dovuta agli scarsi investimenti in mezzi diproduzione, spalleggiati dai governi borghesicon le loro leggi (come il Jobs Act), applicanonuove metriche del lavoro, velocizzano i ritmi,sopprimono le minime pause previste dagliaccordi, e nei periodi di congiuntura allunganoper quanto possibile la stessa giornata di lavoro. Il modello Ergo-UAS serve proprio adaumentare lo sfruttamento del lavoro lasciandoinalterata la durata complessiva la stessa giornatalavorativa, ma saturando tutti i suoi pori,intensificando ulteriormente il lavoro. Bisognafar sgobbare di più gli operai per ricavare dalloro lavoro, a parità di salario, più plusvalore. Insomma, i progressi della scienza ergonomica, imiglioramenti tecnologici e della postura del

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lavoratore - in sistema capitalista - sono semprein funzione di una maggiore estrazione dipluslavoro, dunque di ottenimento di maggiorplusvalore (relativo) funzionale alla legge delmassimo profitto.

Elementi per una lotta contro Ergo-UAS

La questione dell’aumento della produttività,dell’esacerbazione dei ritmi e dei carichiproduttivi e del taglio delle pause, in una parolala lotta contro l’estensione dello sfruttamento infabbrica, è uno delle questioni più serie e sentitedalla classe operaia. In questi mesi in diverse fabbriche del paese(dalla Sata Fca di Melfi alla SEVEL di Atessa),si sono svolti scioperi e proteste control’aumento dei ritmi e il peggioramento dellecondizioni di lavoro, con un alto livello diadesioni e il quasi totale arresto delle linee diproduzione.Si tratta di un importante segnale di ripresa delconflitto fra capitale e lavoro, da sviluppare conl’organizzazione operaia. La mobilitazione operaia unitaria ed organizzatadal basso, per respingere concretamente ilsistema Ergo-UAS, contro l’intensificazionedello sfruttamento capitalistico, per ilmiglioramento delle condizioni di lavoro, lariduzione dei ritmi e dei carichi di lavoro, per ilripristino, il fissaggio più rigido e l’aumentodelle pause, e l’aggiunta di altri turni, lariduzione dell’orario di lavoro a parità di salario,va proseguita ed estesa, anche sfruttando lecontraddizioni interne alla FIOM e agli altrisindacati, creando il fronte unico in fabbrica eaprendo una vera stagione di lotta. Questa battaglia non può non collegarsi alla lottapiù complessiva per il salario, il CCNL e i dirittidei lavoratori, in quanto sono aspetti connessidella resistenza operaia contro il capitale. Un primo passo - indispensabile per la riuscitadelle lotte - è liberarsi dalle illusioni e dallaretorica, sostenute dai riformisti, dagliopportunisti e dalle burocrazie sindacali sullapossibilità di concertare con il padrone ritmi dilavoro e condizioni di lavoro che abbianocarattere “neutrale” tra gli interessi borghesi eproletari, in quanto “scientificamenteindividuati”. Questa conquista di carattere ideologico e

politico favorirebbe tra l’altro l’aumento dellapressione sui sindacati (nazionali, locali eaziendali) per sviluppare una vertenza generalesulla questione delle condizioni di lavoro e dellasalute in fabbrica (in tutte le sue componenti). Altri passaggi importanti sono costituitidall’elezione dal basso di Rappresentanti deiLavoratori per la Sicurezza capaci e combattivi,e la capacità di sfruttare ogni spazio disponibile(normativo e no) per sviluppare la lotta e l’unitàdegli operai su queste e le altre tematiche diclasse.

Alcune considerazioni finali

Riassumendo, Ergo-UAS dimostra, al di là dellapropaganda degli incensatori del capitalismo,che i “miglioramenti tecnici e tecnologici”all’interno del sistema di produzione capitalistahanno un chiaro carattere di classe e sono attuaticon finalità ben diverse da quanto dichiarato. Nel sistema capitalista-imperialista ognimiglioramento inerente al processo produttivo,ogni nuovo passo in avanti dell’ergonomia, è inragione del perfezionamento del sistema disfruttamento della classe operaia. Questo significa che la lotta contro losfruttamento dell’operaio, di cui l’adozione delsistema Ergo-UAS è una manifestazione, permigliori condizioni di lavoro, non potrà avereuna vera prospettiva di vittoria se non saràsviluppata in una prospettiva rivoluzionaria.Cioè se essa non sarà concepita ed inserita nellabattaglia più generale per l’abolizionerivoluzionaria del regime capitalista-imperialistae per la costruzione della società socialista-comunista.Spetta ai comunisti e ai proletari di avanguardialavorare in tal senso, sviluppando la coscienza diclasse del proletariato e conquistando allaprospettiva e alla politica rivoluzionaria la massaoperaia. La costruzione di un partitorivoluzionario ed indipendente della classeoperaia è senza dubbio lo strumentoindispensabile per il raggiungimento degliobiettivi ed aspirazioni strategici ed immediatidella classe operaia e degli altri lavoratorisfruttati.

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Serve alla classe operaia un nuovo partitosocialdemocratico?

Mentre Renzi va avanti con il suo progetto neo-liberista del “Partito della nazione”, qualchecosa si muove nelle viscere dellasocialdemocrazia italiana, alla ricerca di unavia di uscita dalla profonda crisi politica e diprospettive che l’attanaglia.Questo articolo fa da seguito a “Partitolaburista o Partito Comunista”, pubblicato suTeoria e Prassi n. 27. Qui ci occuperemo inparticolare dell’area socialdemocratica didestra, quella “classica”, in gran parteproveniente dal PCI revisionista e quindi dallediverse componenti del PD. Il processo di ricomposizione di quest’area vedeun percorso accidentato. Da mesi assistiamoalle grandi manovre riguardo la formazione del“soggetto politico unitario della sinistra”. Ad oggi, tale processo è ancora vittima dicontraddizioni evidenti. La situazione alla“sinistra” del PD è instabile e sono possibilinuove manovre, ulteriori scomposizioni eriaggregazioni, alleanze e posizionamenti.Tuttavia è fin d’ora possibile coglierne alcunitratti caratteristici.

I pezzi di Sinistra Italiana

Il cantiere aperto di Sinistra Italiana (SI)costituisce attualmente il tentativo più concretoed accreditato di ricomporre i cocci delladiaspora socialdemocratica e fondare una“nuova” formazione politica della sinistraborghese nel nostro paese. Al momento, il progetto dovrebbe comprenderei dirigenti e i parlamentari di Sinistra Italiana(Fassina-Cofferati), SEL, Altra Europa conTsipras, ACT!, componenti del movimentosindacale e burocrati sindacali, il giornale “Ilmanifesto”, pezzi dell’associazionismo deimovimenti sociali e democratici, della “societàcivile”. Anche una parte dei dirigenti di Rifondazione“Comunista”, dopo diversi ripensamenti eschermaglie, dovute ai tempi fisiologicamente

necessari a far deglutire ai riluttanti militanti loscioglimento del partito, potrebbero decidere diconfluire. Sinistra Italiana (SI) è composta in gran parte daceto politico in cerca di ricollocamento.Personaggi super-opportunisti che hannocontribuito alla sconfitta temporanea movimentocomunista e operaio e che oggi si ripresentanocome “salvatori della patria”. Il curriculum diFassina (bocconiano, viceministro, FMI,responsabile economico del PD bersaniano) èemblematico. Il traguardo politico che si pongono i dirigenti diSI è la creazione di un’alternativa di “sinistramoderna” alle politiche neo-liberiste del PD.Uno dei “padri nobili” di questo aggregato,Cofferati, parla di rilancio dei valori dellasinistra riformista, vista la definitiva edirreversibile “mutazione” genetica del PD inpartito centrista. In altre parole: si tratta di riconquistare un ruoloe uno spazio politico sfruttando la crisidell’egemonia neoliberista, cercando di attrarre idelusi e i nostalgici della sinistra borghese. Il “percorso costituente ed unitario” finorasviluppato, fatto di assemblee, convegni edincontri, che ha avuto un momento topiconell’assemblea nazionale del febbraio scorso aRoma, dovrebbe portare al congresso fondativodel partito entro la fine di questo anno.

Obiettivi e orizzonti limitati

Quali sono gli orizzonti e le prospettive entro cuista operando il futuro partito socialdemocratico? Nell’assemblea citata, uno dei dirigenti delprogetto, Stefano Quaranta (SEL) ha affermatoche nella Costituzione democratico-borghese“c’è tutto il motivo della nostra costruzione delpartito” e in essa è scritto “gran parte del nostroprogramma”. Dunque un orizzonte completamente interno allasocietà capitalistica, poiché come è noto laCostituzione del 1947 contempla il

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riconoscimento della proprietà privata dei mezzidi produzione, etc. Con queste premesse laborghesia potrà ben dire: “fate pure il partito chevolete, tanto non mi recherà alcun danno”. La preoccupazione dei dirigenti di SI è arrestareil processo di allontanamento delle massepopolari dalle “partecipazione” e dalla politicaborghese, riavvicinare i cittadini alle istituzioni erilanciare le logiche parlamentaristiche(dichiarazione di Laura Boldrini: “Fa bene allademocrazia avere una forza di sinistra che attiratutte le persone demotivate o coloro che nonhanno mai partecipato”.).Se sul piano politico SI vuole rianimarel’esanime democrazia borghese, sul pianoeconomico-sociale, il suo programma consistenel superamento del neoliberismo, per riportareil capitalismo, assieme alle sue istituzioninazionali e sovranazionali sulla “retta via” dellosfruttamento “senza eccessi”. La “lotta” si ferma dunque alle conseguenze delneoliberismo e al rilancio del welfare, per unsano riformismo socialdemocratico, senzaalcuna velleità trasformatrice dell’esistente. Gli obiettivi che si pongono i socialdemocraticisono quelli classici: limitare la povertà e lediseguaglianze sociali attuando una politica diredistribuzione del reddito; offrire sostegnosociale agli strati inferiori attraverso laricostruzione dello stato sociale; il rilancio dellepolitiche economiche neo-keynesiane e di unprogetto di politica industriale incentrato sullanazionalizzazione borghese di alcuni settoristrategici, con riguardo alle autonomie locali eregionali. Il tutto all’interno dell’illusoria“Europa sociale”. Il problema di fondo che i socialdemocratici nonpossono risolvere, e che condizionapesantemente il loro progetto, è però datodall’esaurimento pressoché totale dellecondizioni storiche che hanno generato il pattofra borghesia e socialdemocrazia. Un patto - basato sullo sfruttamento della classeoperaia, il supersfruttamento dei popoli oppressie dell’ambiente - che per decenni ha garantitoalcune limitate riforme sociali in cambio dellarinuncia alla lotta per il potere. Oggi la borghesia non può ripristinare lecondizioni di crescita e di profittabilità tipiche

dei precedenti cicli di accumulazione, stantel’aggravamento della crisi generale delcapitalismo. Non riesce ad ampliare il mercato ea promuovere i livelli occupazionali conpolitiche che hanno già dimostrato la loroinefficacia. Ha sempre più difficoltà a rapinare esfruttare a basso costo le risorse naturali. Nonpuò ridistribuire una parte dei sovraprofitti che siassottigliano sempre più. Non è in condizioni difare concessioni tali da garantire le conquiste e idiritti della classe operaia. Non ha le risorsefinanziarie per mantenere un vasto ceto medio ecooptare al tempo stesso le masse sterminate deipopoli oppressi. E non ha più nemmeno uno“spazio ecologico” per espandere ulteriormentel’economia capitalista.L’«età dell’oro» è definitivamente finita per laclasse dominante che deve smantellare ilprecedente patto sociale senza poternericostruire uno nuovo. Questa realtà pone deilimiti invalicabili a ogni progettosocialdemocratico.

Una stampella assai fragile

Dal punto di vista ideologico e politico, SinistraItaliana è una formazione che a pieno diritto si

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inserisce nel filone del moderno social-riformismo.Vorrebbe risolvere le contraddizioni delcapitalismo senza la trasformazionerivoluzionaria della società. Accetta il mercato elo sfruttamento capitalistico, seppure conqualche regola in più per i pescecanidell’oligarchia finanziaria e sistemi dipartecipazione più ampi. Insomma, Sinistra Italiana sarà (se sarà) unPartito socialdemocratico e neo-keynesiano checercherà di mantenere le lotte operaie e popolarinelle logiche parlamentari, che avverseràl’influenza rivoluzionaria dei comunisti e delleavanguardie operaie, che negherà e combatteràla prospettiva della rivoluzione proletaria, delladittatura del proletariato e del socialismo. Dunque uno strumento di intossicazioneideologica e politica del proletariato, unostrumento per tenerlo oppresso e sottomesso, perdisorientarlo ideologicamente e corromperlopoliticamente, però meno efficace di quelli delpassato per i suoi limiti intrinseci.Il tentativo incarnato da Sinistra Italiana si rivelanei suoi aspetti fondamentali come il proseguodelle fallimentari esperienze socialriformiste eopportuniste di questi ultimi anni (quali SinistraArcobaleno, Federazione della Sinistra,Rivoluzione civile, Altra Europa con Tsipras,etc.), che hanno evidenziato la loroinconciliabilità con gli interessi generali edessenziali del movimento operaio e la lorocompleta fusione con la politica borghese.

Una specificità di queste esperienze, compresaquella di SI, è di sorgere come esperienze di“laboratorio”, di accordi fra gruppi dirigenti,senza una reale base sociale, senza un effettivo econsistente rapporto con la classe operaia, la cuicentralità, ruolo e funzione storica viene da SIapertamente negata. La classe operaia viene vista da SI solo come un“utile interlocutore” tra gli altri, una massa damanovrare. Non è concepita né come classe, nécome soggetto storico della trasformazionesociale. In realtà, SI punta a ribadire l’egemonia dellapiccola e media borghesia progressista,dell’aristocrazia operaia e della burocraziasindacal-riformista sul proletariato. Un fenomeno caratteristico di questo processo–momentaneamente messo in soffitta - è stata laCoalizione Sociale landiniana, che esprimevaesattamente ciò. Insomma, la nuova stampella del capitale nascein formato ridotto e con profonde tare strutturali:il logo è pronto, manca la sostanza.Sul piano della collocazione internazionale SInon si distingue nell’essenziale dalle altrenegative esperienze europee e internazionali(che comprendono un ampio raggio di partiti,movimenti e correnti che vanno da Syriza aPodemos, da Die Linke ai sostenitori del“socialismo del XXI secolo”). Vediamo che nei paesi in cui sonoall’opposizione, i socialdemocratici cercano inogni modo di mantenere la protesta popolaredentro il recinto delle esigenze e dellacompatibilità del capitale, si sforzano in ognimodo di diffondere le illusioni borghesi riguardouna pretesa riformabilità e democratizzazionedelle istituzioni imperialiste.Nei paesi in cui sono al governo, di regolapartecipano in modo attivo alle misure che laborghesia adotta contro la classe operaia e lemasse popolari (magari peggiorandole!)portando avanti la repressione contro le lotte deilavoratori o, addirittura alleandosi con le forze didestra (come dimostra l’esperienza di Syriza). Gli operai non possono dunque aspettarsi unpartito che rappresenti i loro interessi immediatie strategici. SI non sarà un partito politicamentee ideologicamente “autonomo ed alternativo” al

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neoliberismo e al PD, ma all’opposto saràcomplementare al PD renziano.

Rompere decisamente con lasocialdemocrazia!

I danni provocati dal moderno social-riformismo, così come dal modernorevisionismo, sono stati e sono enormi. Questecorrenti politiche svolgono tuttora un ruolonefasto di divisione e degenerazione del fronteproletario, lo conducono a nuove disastrosesconfitte, cercano di impedire agli operaiavanzati di unirsi e formare, insieme aicomunisti, una avanguardia proletariarivoluzionaria e lottare per la costruzione di unautentico Partito comunista. Quello che necessita realmente al proletariato ealle masse lavoratrici, non è dunque il riaffidarsiin modo suicida ai partiti borghesi e piccolo-borghesi (social-democratici o revisionisti chesiano), ma rompere decisamente a livelloideologico, politico e organizzativo con essi eabbracciare il socialismo scientifico!La strada da percorrere è dunque diversa econtrapposta da quella battuta da SI e dalle altrecorrenti socialdemocratiche. I primi a dover imboccare e percorre questastrada alternativa sono gli elementi diavanguardia della classe operaia, i piùcombattivi ed energici, unendosi ai comunisti(marxisti-leninisti) per portare avanti la lottacontro il sistema capitalista-imperialista e i suoigoverni, contro tutte le correnti riformiste,opportuniste, socialdemocratiche e revisioniste. L’obiettivo politico fondamentale ed urgente nonè un nuovo partito socialdemocratico, ma ilPartito Comunista del Proletariato d’Italia, per larivoluzione proletaria e la società comunista.Uniamoci, organizziamoci, lottiamo!

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SULLE CONTRORIFORME COSTITUZIONALIE LA LOTTA DEI COMUNISTI (1 EURO)

DOCUMENTI DEL XX PLENUM DELLACIPOML (3 EURO)

DOCUMENTI DEL XXI PLENUM DELLACIPOML (3 EURO)

IL PROGRAMMA DEL COMITATO NAZIONALEDI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA (2 euro)

G. DIMITROV, RAPPORTO AL VIICONGRESSO DELL’INTERNAZIONALECOMUNISTA, con prefazione a cura dellaCIPOML (3 €).

G. STALIN, DEL MATERIALISMO DIALETTICOE DEL MATERIALISMO STORICO, un testofondamentale (2 €).

G. STALIN, CINQUE CONVERSAZIONI CONECONOMISTI SOVIETICI E DISCORSO SULBREVE CORSO DI STORIA DEL PC(B)DELL’URSS (2,50 €).

E. HOXHA, QUATTRO SCRITTI IN DIFESADEL MARXISMO-LENINISMO, quaderno cheraccoglie scritti inediti in lingua italiana o didifficile reperimento (3 €).

IL FRONTE UNICO OPERAIO, I COMITATIOPERAI E LE ALTRE SUE FORME DIORGANIZZAZIONE E DI LOTTA DI MASSA (2€)

UN ALTRO MONDO E’ POSSIBILE, SICHIAMA SOCIALISMO! II edizione. Progetto diprogramma generale adottato da PiattaformaComunista (0,50 €).

“TESI DI LIONE”, approvate dal III Congressodel Partito comunista d’Italia, 1926, sotto la guidadi Gramsci (2 €).

LA PRIMA COSTITUZIONE DEL POTEREPROLETARIO. Approvata dal V CongressoPanrusso dei Soviet il 10.7.1918, inedito.Esaurito, disponibile in fotocopia (1 €).

TESI SULLA STRUTTURA EL’ORGANIZZAZIONE DEI PARTITICOMUNISTI, ADOTTATE DAL III CONGRESSODELL’I.C. NEL GIUGNO DEL 1921 (2,50 €).Esaurito, disponibile in fotocopia.

Per ricevere le pubblicazioni occorre versare irelativi importi, a cui vanno aggiunte le spese dispedizione (1,30 €), sul c.c.p. 001004989958intestato a Scintilla Onlus, indicando la causale.

OPUSCOLI DISPONIBILIOPUSCOLI DISPONIBILI

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Il carattere della rivoluzione italianaRiproduciamo il IV punto del Programma del Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista(CONUML), attualmente composto dalla nostra Organizzazione e dal PCIML.Si tratta di un punto di grande importanza, perché illustra con chiarezza e senza possibilità diequivoci la fondamentale rivendicazione politica dei comunisti del nostro paese, in frontaleopposizione alle concezioni e alle tesi revisioniste, socialdemocratiche e opportuniste. L’obiettivo della rivoluzione puramente proletaria e del passaggio diretto al socialismo - derivantedalle specifiche circostanze di un paese a capitalismo molto sviluppato come l’Italia - dev’essere ilcemento dell’unità dei comunisti, chiaramente fondata sull’adesione ai principi del marxismo-leninismo e dell’internazionalismo proletario.

I rapporti di produzione capitalistici edimperialistici dominanti da lungo tempo nellecittà e nelle campagne del nostro paese, ilcarattere e lo sviluppo delle forze produttive chesono in contraddizione insanabile con talirapporti di produzione, determinano il caratteredella rivoluzione italiana quale rivoluzioneproletaria e socialista, parte integrante dellarivoluzione proletaria e socialista mondiale. Questa fondamentale direttiva strategica era giàstata risolutamente affermata dal PartitoComunista d’Italia sotto la direzione di AntonioGramsci (Terzo Congresso, Lione 1926): “Ilcapitalismo è l’elemento predominante nellasocietà italiana e la forza che prevale neldeterminare lo sviluppo di essa. Da questo datofondamentale deriva la conseguenza che nonesiste in Italia possibilità di rivoluzione che nonsia la rivoluzione socialista.”Dunque il passaggio diretto alla dittatura delproletariato è la fondamentale rivendicazione delnostro programma nel campo politico.Decenni di revisionismo, a partire dal 1945,sotto la direzione ideologica e politica diPalmiro Togliatti hanno stravolto e liquidatoquesta prospettiva. Dapprima con l’indicazionestrategica di una illusoria democraziaprogressiva quale sbocco di una presunta (einesistente) nuova rivoluzione democraticaitaliana, e successivamente con il puro esemplice inserimento del PCI nel sistema dipotere della borghesia capitalistica e conl’integrale accettazione del parlamentarismoborghese: una soluzione interamente rifomista,gabellata come la pacifica e parlamentare viaitaliana al socialismo.

Nonostante il lavoro instancabile, ed ancoraportato avanti da ogni risma di revisionisti eopportunisti, ecc., quali i togliattiani ed altri, ilfallimento storico del riformismo e la realtà deifatti dimostrano che le politichesocialdemocratiche e neokeynesiane nonpossono risolvere in modo definitivo igravissimi problemi che angustiano la classelavoratrice e le masse sfruttate ed oppresse. Solo la rivoluzione proletaria e la sostituzionedell’attuale proprietà capitalistica dei mezzi diproduzione con la proprietà socialista possonorisolvere una volta per tutte i problemiimmediati e storici della classe operaia e dellemasse lavoratrici. Solo la società dei lavoratoripotrà porre fine allo sfruttamento, alladisoccupazione, alla fame, alla miseria, allacancellazione dei diritti e delle libertà, ai pericolidi guerra imperialista. Solo il socialismo potràrendere e garantire le condizioni materiali eculturali di vita e di lavoro, i diritti e le libertàdei lavoratori concretamente realizzati e stabilinel tempo.La questione centrale, quella non della semplicepartecipazione, della semplice gestione, ecc., maquella della conquista del potere politico daparte della classe operaia e dei suoi alleati deveessere posta al proletariato, alle masselavoratrici, in ogni occasione. Atterriti dalla prospettiva del socialismo, lediverse bande al servizio della borghesiaimperialista, continuano a sproloquiare dellapossibilità di un graduale passaggio alsocialismo, cercando di presentare la dittaturadel proletariato e il socialismo proletario comequalcosa di insensato ed obsoleto nell’epoca

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odierna, o comunque un passaggio storico oggiimpossibile. In realtà, non solo socialismo e capitalismo sonodue sistemi che non possono convivere e che siescludono a vicenda; non solo sussistono oggi,anche nel nostro paese, le condizioni oggettiveper costruire il socialismo proletario, ma lostesso passaggio dal capitalismo alla societàsocialista, passaggio possibile solo attraverso larivoluzione proletaria e la dittatura delproletariato guidata dal Partito comunista,necessita storicamente di tempi relativamentelimitati, grazie allo sviluppo raggiunto dalleforze produttive.L’esistenza delle basi materiali del socialismonon può però sostituirsi alla indispensabileazione cosciente della classe operaia e del suopartito. Si tratta in realtà di lavorareconcretamente a questo percorso, di oltrepassareogni indugio e adoperarsi per costruire tutte lecondizioni per la rivoluzione e la costruzione delsocialismo.Contro ogni mistificazione e deviazionerevisionista, la strategia rivoluzionaria che noiindichiamo vede come protagonista ilproletariato delle metropoli e dei centriindustriali, che è l’unica classeconseguentemente rivoluzionaria fino in fondo ela forza principale della rivoluzione. Larivoluzione italiana avrà il suo centro di gravitànelle città, nelle maggiori concentrazionioperaie, e la sua affermazione nelle aree urbaneè il presupposto perché la lotta si estenda e sirafforzi anche nelle campagne e in tutto ilterritorio nazionale.Diversamente da chi sostiene che la rivoluzioneavrà inizio, anche in Italia, con l’esercizio del“potere rosso” in alcune zone liberate delterritorio nazionale, noi sosteniamo che lacostruzione del nuovo apparato statale proletarionon precede, ma segue la presa rivoluzionariadel potere a livello centrale quale compitofondamentale al quale debbono esseresubordinati tutti gli altri compiti. La presa del potere è preceduta da una lunga fasedi accumulazione delle forze rivoluzionarie(classe operaia e suoi alleati), sino all’emergeredi una crisi rivoluzionaria che abbia, infine, ilsuo sbocco in una situazione rivoluzionaria

acuta (con le caratteristiche oggettive esoggettive analizzate da Lenin) che pongaall’ordine del giorno la mobilitazionerivoluzionaria delle masse sfruttate sotto laguida del partito comunista, l’insurrezione e laconquista del potere per l’abbattimento delloStato della borghesia capitalista e imperialista el’inizio della dittatura del proletariato.

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Il programma del CONUML è disponibile inopuscolo che può essere richiesto allaredazione (prezzo di 2 euro più spese dispedizione)Invitiamo tutte le organizzazioni che sidefiniscono comuniste, i sinceri compagnicomunisti, gli operai di avanguardia,leggere, discutere e fare proprio ilprogramma del CONUML. Diamo impulso alla rottura definitiva ecompleta con l’opportunismo e ilrevisionismo in tutte le loro varianti,facciamola finita con il settarismo e illocalismo, rafforziamo l’unità comunistaper costruire un solo, forte Partitocomunista (marxista-leninista), reparto diavanguardia del proletariato per laconquista rivoluzionaria del socialismo edel comunismo.

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La critica di Ana Pauker alle deviazioni dei PC di Francia e Italia

L’intervento di Ana Pauker (25 settembre 1947)

L’influenza che i comunisti si sonoconquistata in molti paesi è dovuta al fatto che ipopoli hanno visto nei comunisti delle personeche dicono la verità, anche quando questa veritàè amara. Ne è un esempio il Partito ComunistaFrancese. All’epoca di Monaco, i comunistifurono i soli che denunciarono Monaco. Quandoi socialdemocratici di vari paesi calunniaronovelenosamente l’URSS, i partiti comunisti,anche nei paesi dove regnava il terrore,spiegarono coraggiosamente ai loro popoli chel’URSS era la loro vera amica. Un’altra ragioneper cui l’influenza dei partiti comunisti si èrafforzata è la loro lotta contro gli occupanti e iquisling, la loro fiducia nelle forze popolari.

Infine, i partiti comunisti sono diventati più fortiperché sono partiti fratelli del Partito Comunista(bolscevico) dell’URSS, il partito che guida ilpaese nel quale viene costruita la societàsocialista e che ha salvato l’umanità dallaschiavitù hitleriana.

Tutti questi fattori hanno operato in favorenon solo di partiti come il Patito Comunista diJugoslavia e altri, ma anche di partiti come quellidi Grecia, Italia e altri paesi. Le larghe masse diquesti paesi si strinsero intorno ai partiticomunisti perché esse speravano che la lottapopolare guidata dai comunisti avrebbe aiutato ipopoli ad evitare gli orrori di un’altra guerra. Ipopoli hanno imparato a odiare gli aggressori. Eil volto aggressivo dell’imperialismo americanoè ora del tutto evidente.

Il Partito Comunista Francese aveva lapossibilità di sollevare il popolo intero contro

Dal 22 al 27 settembre 1947 si svolse, a Szklarska Poreba (Polonia), la riunione costitutivadell’Ufficio d’Informazione dei Partiti Comunisti (Cominform).

Vi parteciparono le delegazioni dei partiti comunisti di nove paesi: Unione Sovietica,Jugoslavia, Bulgaria, Romania, Ungheria, Polonia, Cecoslovacchia, Francia e Italia.

Il rapporto introduttivo fu tenuto dal compagno Andrej Zdanov del Partito Comunista(bolscevico) dell’URSS (in Andrej Zdanov, Politica e ideologia, Edizioni Rinascita, Roma 1950, pp.27-57).

Nel corso della riunione, i delegati del Partito Comunista Francese e del Partito ComunistaItaliano furono sottoposti a severe critiche per il modo in cui i loro partiti si erano lasciatiestromettere senza lotta dai governi a cui avevano partecipato dopo la Liberazione, per la loromancanza di combattività contro il Piano Marshall, e per l’inefficacia della loro azione dimobilitazione del proletariato e delle masse popolari contro l’imperialismo americano.

Pubblichiamo, nella nostra traduzione in lingua italiana dall’inglese, l’intervento dellacompagna Ana Pauker, della delegazione rumena (in «Annali della Fondazione GiangiacomoFeltrinelli», anno XXX-1994, Milano 1994, pp. 265-267-269).

Il documento ha un’importanza storica in quanto è uno dei primi attacchi diretti alle posizioniespresse in Europa dal moderno revisionismo. Una linea che in Italia si concretizzava in quegli anninel cretinismo parlamentare, nel legalitarismo, nella subalternità nei confronti dell’egemoniastatunitense e vaticana, nella linea di illusorio sviluppo pacifico verso il socialismo, di rinunciadella rivoluzione.

I dirigenti del PCI in quella riunione di fronte alle critiche di Zdanov e Pauker – chesollecitarono un deciso cambio della strategia e della tattica seguite dal partito italiano - feceroautocritica a parole. Ma nei fatti, continuarono a scivolare sulla disastrosa china del revisionismoe dell’opportunismo, ufficializzata nell’VIII Congresso del PCI (1956).

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l’imperialismo americano. Aveva la possibilitàdi dimostrare che Ramadier è il quislingdell’America. Era davvero necessario aspettarealtre elezioni per fare questo?

Il compagno Duclos ha voluto rallegrarcidicendo che il socialista Mollet ha ripetutoalcune affermazioni del PCF in un suo discorso.Era necessario mostrare al popolo, alla basesocialdemocratica, che Mollet, come Blum, ècontrario agli interessi popolari. Allora lamaggioranza del popolo, compresi alcunisocialdemocratici, avrebbero visto il vero voltodi Mollet, e allora forse Mollet sarebbe statocostretto a usare un linguaggio diverso.

Duclos ha detto che De Gaulle stapreparando gruppi armati per compiere delleprovocazioni contro i comunisti. A me sembrache gli imperialisti americani e De Gaulleabbiano analizzato il corso degli avvenimentipiù profondamente di quanto abbiano fatto inostri compagni. Gli imperialisti americanivedono che nell’Est europeo vi sono movimentiin direzione del socialismo e che anche laFrancia potrebbe prendere quella strada. Ciòsignifica che la questione è più seria di unasemplice disputa su poche poltrone ministeriali,e che gli imperialisti e De Gaulle lo capisconobenissimo. Vediamo anche che in Italia laquestione non si limita all’estromissione deicomunisti dal governo, che in quel paese si cercadi soffocare il Partito comunista. In una similesituazione non possiamo restare indietro con lascusa che non vogliamo isolarci dalle masse. Icompagni francesi si autodefiniscono un Partito“di governo”. Un Partito comunista non puòrestare un partito “di governo” in tutte lecondizioni!

Noi abbiamo percepito quanto è avvenutoin Francia e in Italia come un segnale d’allarme.Ciò che la reazione ha compiuto ieri in Francia ein Italia sta oggi cercando di attuarlo inUngheria, domani cercherà di farlo inCecoslovacchia, e il giorno dopo in Romania.

Il segnale d’allarme ha costretto amobilitare tutte le forze per resistere agli intrighidella reazione. Ma in Francia e in Italia tutto ilpopolo non è balzato in piedi quando i comunistisono stati espulsi dal governo. Inoltre i nostricompagni, per un certo sentimento di falsa

dignità, dicono che se ne sono andativolontariamente.

Nella sua propaganda il PCF partedall’idea che i francesi hanno bisogno degli aiutiamericani. Lo abbiamo sentito dire anche dalcompagno Longo, anche se egli ha parlato conpiù fermezza della necessità di difenderel’indipendenza nazionale. E’ giusto che icomunisti ammettano il bisogno di aiutiamericani? Allora la gente dirà: persino icoraggiosi comunisti riconoscono che abbiamobisogno di aiuto dall’America. E poiché nonpossiamo ottenerlo senza crediti americani,dovremo fare a meno della sovranità.

Né il PCF né il PCI si sono domandati sesarebbe possibile fare a meno dei crediti, sesarebbe possibile ricostruire il paese contando,in primo luogo, sulle proprie forze. Perché questipartiti hanno dimenticato l’eroico esempiodell’URSS, che ha ricostruito la sua economia incondizioni di blocco da parte di unoschieramento ostile, senza nessuno che laappoggiasse? Oggi, invece, i popoli hannol’URSS dietro di loro! Perché non hanno seguitol’esempio della Grecia?

La Grecia ha ricevuto l’«aiuto» americano,ma il Partito Comunista greco lotta contro

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Documenti del XXIPlenum della CIPOML

E’ disponibile in versione cartacea unopuscolo contenente i documentiapprovati dal XXI Plenum dellaConferenza Internazionale di Partiti eOrganizzazioni Marxisti-Leninisti(CIPOML), svoltosi in Ecuador nelnovembre 2015.Il prezzo dell’opuscolo in formatocartaceo è di 3 euro (più spese postali).Invitiamo i nostri lettori arichiederlo alla redazione!

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questo «aiuto», mobilitando il popolo control’imperialismo americano.

Vi sono altri paesi che non hanno ricevutogli aiuti americani. Hanno compiuto ogni sforzoe stanno ricostruendo le loro economie senzal’«aiuto» degli imperialisti.

Questo è quello che i compagni francesiavrebbero dovuto dire al loro popolo. Avrebberodovuto mostrare che, benché questa via sia lungae dura, essa è la via che anche il popolo francesepuò seguire.

Il compagno Duclos ha parlato di una delleparole d’ordine del PCF: amicizia non solo conl’Inghilterra e gli Stati Uniti, ma anche con tuttigli alleati. Non si deve porre l’URSS sullo stessopiano degli altri «alleati». Si deve mostrare che,anche nel passato, essi non furono autenticialleati della Francia. Al popolo si devonoricordare Dunkerque e la Ruhr. I francesi hannobisogno di veri amici, e questi amici li hanno.Quando, durante la guerra, gli imperialistiinglesi proponevano di includere la Francianell’Impero britannico, il compagno Stalinparlava di una forte e libera Francia. L’eroicalotta del popolo sovietico ebbe un ruolo decisivonella liberazione della Francia, e il popolofrancese lo sa. Fate comprendere al popolofrancese che esso non è solo, che ha nell’URSSun potente alleato, e che gode della sinceraamicizia dei paesi nei quali sono stati creatinuovi regimi democratici. Le popolazioni diquesti paesi assommano a cento milioni diabitanti, quasi tre volte la popolazione dellaFrancia. Sono un alleato da non disdegnare.

Ci saremmo tutti aspettati che il rapportodel compagno Duclos contenesse una seriaanalisi degli errori del PCF e indicasse la via pereliminare le attuali debolezze del PCF.Purtroppo, tutto ciò non fa parte del rapporto diDuclos. Eppure, quella situazione esiste già dalungo tempo nel PCF.

Ci è difficile capire come un Partitocomunista possa non ricorrere a un aiuto cosìvalido come la gigantesca esperienza, saggezza econoscenza possedute dal PC (bolscevico)dell’URSS. Anche se qualcuno volessecostringerci a rifiutare quell’aiuto, dovremmolottare per poterlo utilizzare. E’ incomprensibileche i comunisti francesi non abbiano cercato di

avvalersi dei consigli del Partito sovietico.Quanto a noi, allorché ci apprestammo, privi diesperienza, a trasformare il nostro paese dopoessere usciti dalla clandestinità, il consiglio delPC (b) dell’URSS fu prezioso per noi, come peraltri partiti comunisti. Come può uno dei partiticomunisti non avvalersi del consiglio edell’aiuto del PC(b) dell’URSS e non scambiareesperienze con altri partiti comunisti?

Per concludere, la nostra delegazionedesidera esprimere la sua opinione su un’altraquestione. Il compagno Slanski ha rimproveratoagli slovacchi di non aver subordinato le lororichieste nazionali ai comuni interessi dellademocrazia cecoslovacca.

Il popolo slovacco è stato oppresso perlungo tempo, e i popoli oppressi rimangonosensibili e sospettosi anche per lungo tempodopo essere stati liberati. Come può il popoloslovacco credere che la politica di oppressionenazionale sia finalmente terminata, quando vedeche gli ungheresi con i quali ha vissuto fianco afianco per molti secoli sono privi di diritti, sonoconsiderati come dei paria, e non sono neppureaccolti nel Partito comunista?

Si dice che i fascisti ungheresi inflisserogravi sofferenze ai cechi. Ma i fascisti ungheresihanno inflitto altrettante sofferenze, se non dipiù, agli jugoslavi. Ricordiamoci di Novi Sad.Ma in Jugoslavia gli ungheresi godono nel modopiù completo di uguali diritti. Riteniamo,dunque, che i compagni cechi debbano rivedereil loro atteggiamento sul problema ungherese.

Ringraziamo il compagno Zdanov del suosplendido rapporto. Abbiamo tratto dal rapportodel compagno Zdanov e dai rapporti dei Partiticomunisti validi insegnamenti per il nostrolavoro. In primissimo luogo, abbiamo ricavatoda questa riunione questo insegnamento, chenon dobbiamo mostrare alcuna indecisione neinostri rapporti con i nostri colleghi di governo.Dobbiamo con fiducia e risolutamente procedereper la nostra strada, tenendo stretti contatti con lemasse, e nei momenti di difficoltà con i nostricompagni di strada dobbiamo chiederel’appoggio delle masse. L’esempio offertoci dainostri vicini, che hanno realizzato più di quantoabbiamo realizzato noi, è per noi di stimolo adandare avanti nella nostra marcia.

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L'«autogestione» jugoslava, negazione deifondamenti del marxismo-leninismo e delle leggi

generali della costruzione del socialismo

Nell’articolo La proprietà socialista dello Statodi dittatura proletaria (n. 26, settembre 2015, di“Teoria e Prassi») abbiamo illustrato questofondamentale caposaldo teorico-politico delmarxismo-leninismo e abbiamo ricordato checontro di esso si appuntano, nel periodo storicoche stiamo oggi vivendo, gli attacchi«antistatalisti» dei vari neo-anarchismi,consiliarismi, comunitarismi e populismi cherappresentano altrettante varianti diquell’ideologia antiproletaria e piccolo-borgheseche è il cosiddetto “socialismo del XXI secolo”.Nel presente articolo intendiamo analizzare iprincipali assi portanti - di natura teorica epolitica - di quello che fu, prima delrevisionismo kruscioviano, il principalerevisionismo al potere nel XX secolo, ilrevisionismo titista jugoslavo, che aveva a suofondamento la teoria e la pratica della cosiddetta«autogestione».

1. «In Jugoslavia (ha scritto il compagno EnverHoxha, L’«autogestion» yougoslave, théorie etpratique capitalistes, Éditions «8 Nëntori»,Tirana 1978, p. 10) «l’esperienza dei Soviet deideputati operai e contadini, creati da Lenin sullabase della grande esperienza della Comune diParigi, è stata rifiutata. […] I titisti hannodichiarato pubblicamente di aver rinunciato inmodo definitivo al sistema statale socialista, alquale hanno sostituito un preteso nuovo sistema,il «socialismo autogestionario», nel quale ilsocialismo e lo Stato sono completamenteestranei l’uno all’altro. Questa invenzionerevisionista è una copiatura delle teorieanarchiche di Proudhon e di Bakuninsull’«autogestione operaia» e «le fabbriche aglioperai», da lungo tempo smascherate dalleconcezioni di Marx e di Lenin sullo Stato didittatura proletaria».Fin dal Manifesto del Partito comunista del

1848 Marx ed Engels avevano scritto: «Ilproletariato si servirà della sua supremaziapolitica per strappare alla borghesia, a poco apoco, tutto il capitale, per accentrare tutti glistrumenti di produzione nelle mani dello Stato,vale a dire del proletariato stesso organizzatocome classe dominante, per aumentare, con lamassima rapidità possibile, la massa delle forzeproduttive».Dopo la Rivoluzione d’Ottobre, Lenin ribadìquesta idea fondamentale per combattere - nelPartito bolscevico - i punti di vista anarco-sindacalisti del gruppo dell’«opposizioneoperaia», il quale chiedeva che le fabbrichefossero poste nelle mani degli operai e che ladirezione generale dell’economia sovietica fosseaffidata non allo Stato socialista, ma a un«congresso dei produttori» come rappresentantedi gruppi particolari di lavoratori.«Marx ed Engels - scriveva Lenin - hannolottato implacabilmente contro coloro chedimenticavano la differenza fra le classi, cheparlavano dei produttori, e dei lavoratori ingenerale». «Queste idee sono radicalmente falsedal punto di vista teorico, perché costituisconouna rottura completa col marxismo e ilcomunismo». «La comparsa di una piattaformacon le tesi che ho detto [quella del gruppodell’«opposizione operaia»] costituisceun’evidente e palese deviazione anarco-sindacalista» (Rapporto sull’unità del partito esulla deviazione anarco-sindacalista, 1921).

2. Per i revisionisti jugoslavi la funzione delloStato proletario non è una funzione di direzionedell’edificazione socialista, ma una semplicefunzione di tutela del movimento spontaneodella società verso il socialismo. Il loroantimarxismo consiste nel puntare sull’interesseparticolaristico ed elementare dell’«uomo chelavora», operando così il rovesciamento più

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completo della concezione marxista-leninista delpassaggio al socialismo. L’autogestione è l’organizzazione dellaspontaneità, una teoria e una praticaeconomicista e codista. I revisionisti jugoslavinon facevano che teorizzare l’autonomiadell’economia dalla politica, pretendendo chel’economia dei produttori diretti potessesvilupparsi e crescere separatamente dallapianificazione generale statale avente caratterevincolante per l’intera società in transizioneverso il socialismo. Solo questacentralizzazione, associata alla partecipazione eal controllo democratico delle masse lavoratriciattraverso i vari organismi della dittaturaproletaria, può garantire la crescenteinterdipendenza di tutti i singoli processiproduttivi. Il proletariato è concepito dalmarxismo-leninismo non coma una classe che siimpadronisca del potere statale per suoi finiegoistici, come fanno le classi sfruttatrici, macome una classe che rappresenta, in ultimaistanza, tutte le masse popolari sfruttate, e leconduce all’emancipazione.Tutte le funzioni dello Stato sono quindi, perLenin, non soltanto funzioni amministrative, mafunzioni politiche (cioè hanno natura di classe,di potere di una classe nei confronti dellealtre). «Ogni legislazione diretta o indiretta, siarelativa al possesso della propria produzione daparte degli operai di una singola fabbrica, siadel diritto di questi ultimi di indebolire odostacolare l’applicazione dei decreti del poterestatale, costituirebbe la più grave alterazionedel potere dei Soviet e l’abbandono completo delsocialismo» (Lenin, Sul democratismo e ilcarattere socialista del potere dei Soviet).

Per Lenin «la politica è il’espressioneconcentrata dell’economia»; per i revisionistijugoslavi, al contrario, l’economia eral’espressione concentrata della politica.

3. I titisti sostenevano che, affidando la gestionedell’economia ai «consigli operai», lo Stato inJugoslavia avrebbe cominciato ad estinguersi. In Marx ed Engels, in Lenin e Stalin, l’estinzionedello Stato nulla ha a che vedere con l’abolizioneo l’estinzione del centralismo.

Secondo i revisionisti jugoslavi, lo Statoproletario, dopo aver inizialmentenazionalizzato i mezzi di produzione, abdicapoi alle sue funzioni centralizzatrici, alladirezione centralizzata della produzione,lasciandola alla gestione spontanea dei “consiglioperai”. Invece, solo con la presa di possesso deimezzi di produzione da parte dello Statoproletario - cioè del proletariato organizzatocome classe dominante - lo Stato può cominciaread estinguersi. Non è una presa di possessomomentanea, ma una prassi che dura finché duralo Stato proletario, e quest’ultimo dura finché ènecessaria la dittatura di una sola classe, laclasse proletaria.

4. Al fondo di tutte le teorie revisioniste deititisti jugoslavi c’era la revisione dello stessoconcetto marxista di classe operaia. Irevisionisti jugoslavi concepivano la classeoperaia come classe in sé, legata alle suecondizioni materiali, e il suo dominio comedominio della classe in sé, nel senso che glioperai dominano come produttori diretti nellefabbriche e nelle aziende, nella loroimmediatezza di classe.Nel marxismo-leninismo il concetto di azioneautonoma della classe operaia non solo non vuoldire azione diretta della classe come questa èdefinita immediatamente dalla divisione dellavoro sociale e nella posizione che essa occupaimmediatamente - come classe in sé - nelladivisione del lavoro, ma vuol dire esattamentel’opposto, nel senso che la sua autonomia diclasse la classe operaia può realizzarla solocostituendosi in classe per sé, cioè costituendoil suo partito politico. Per Marx e Lenin, non è il suo ruolo di

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«produttore» in fabbrica che fa dell’operaio ilmembro di una classe rivoluzionaria. Non sono isingoli operai, o singoli «gruppi di operai», oanche un certo numero di «consigli operai», chepossono assicurare il dominio politico dellaclasse operaia nella società. E’ solo il suocostituirsi in classe per sé, con la formazione delproprio Partito politico (il Partito comunista),che permette alla classe di esercitare, a livellonazionale, la sua egemonia su altri strati dilavoratori e di sfruttati, di conquistare il poterepolitico con la rivoluzione e di assurgere adirigente di tutto lo sviluppo sociale.

5. Il sistema «autogestionario» è anche lanegazione del ruolo dirigente del Partito nellacostruzione del socialismo. Ciò che nelrevisionismo jugoslavo viene completamenteperduto è il concetto marxista-leninista secondocui la classe operaia realizza la sua dittatura nonsolo nello Stato socialista da essa fondato, maanche sotto la direzione del suo Partitopolitico, il Partito comunista marxista-leninista. Secondo loro, il Partito non può né deve dirigerealcuna attività economica o amministrativa; puòe deve esercitare la sua influenza soloattraverso un lavoro di tipo «educativo»,svolgendo un ruolo di semplice«orientamento» ideologico. (Lo attesta anche ilmutamento - da loro compiuto - del nomeoriginario del Partito comunista jugoslavo inLega dei comunisti jugoslavi).L’esperienza storica dell’Unione Sovietica e

delle democrazie popolari ha dimostrato, alcontrario, che il ruolo dirigente indiviso delPartito Comunista quale partito rivoluzionariodella classe operaia è indispensabile nella lottaper il socialismo e il comunismo. E’ unaquestione di importanza vitale per i destini dellarivoluzione e della dittatura del proletariato.

6. I titisti erano convinti, illusoriamente, dellasostanziale irreversibilità dell’edificazioneautogestionaria del socialismo. «L’autogestione- proclamò Kardelj al VII Congresso della Legadei Comunisti jugoslavi - ha definitivamentevinto nella nostra società. Non esiste piùnessuna forza che possa scalzarla». E BrancoHorvat (Uno sguardo sulla società jugoslava,

1969) affermò: «La restaurazione delcapitalismo è oggi nel nostro paeseimpensabile. La dittatura del proletariato hacompiuto la sua missione storica e deve esseresostituita da qualche cosa che potremmochiamare «Stato del popolo lavoratore» o«Stato di tutto il popolo» (Krusciov, nel 1956,aveva fatto scuola).

7. La realtà fu ben diversa. Ogni anno chepassava mostrava in modo sempre più evidenteche in Jugoslavia non veniva costruita unasocietà socialista secondo l’insegnamentoleninista, ma vi si stava sviluppando ilcapitalismo. Solo che i passi compiuti in questadirezione venivano occultati dietro la sedicentericerca di una forma nuova, specifica, di«socialismo».La legge jugoslava permetteva l’alienazione,l’affitto, e l’ipoteca della terra, la vendita el’acquisto delle macchine agricole e il lavorogiornaliero nell’agricoltura, permettendo cosìgraduale emergere di una classe borghese nellecampagne.

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Ecco un libro che i compagni devonoleggere per controbattere le tesi

antimarxiste di ieri e di oggi.

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In regime socialista il commercio, come gli altriprocessi della riproduzione sociale, é unprocesso pianificato e diretto in modocentralizzato, che si appoggia sulla proprietàsociale socialista dei mezzi di produzione. Ilmercato interno jugoslavo era, invece, unmercato decentrato tipicamente capitalistico,nel quale i mezzi di produzione erano venduti ecomprati liberamente.Non esisteva, nella Jugoslavia«autogestionaria», il monopolio statale delcommercio estero. Questa pratica antimarxistafece dello Stato jugoslavo un vassallo delcapitale finanziario mondiale, coinvolgendo ilpaese nella nuova crisi economia e finanziariache - a partire dagli anni ‘70 del Novecento - sistava impadronendo di tutto il sistemacapitalistico mondialeNegli anni ‘60 le aziende jugoslave avevano giàacquistato un carattere sempre più capitalisticoe imprenditoriale. Si ebbe una crescita abnormedel settore terziario a scapito dell’agricoltura,aumentarono le diseguaglianze sociali e ledifferenze di reddito, insieme a quei crescentisquilibri fra regioni più avanzate e regioniarretrate che alimentarono le lacerazioni e iconflitti fra i vari gruppi nazionali dellaFederazione jugoslava (serbi, croati, sloveni,bosniaci, montenegrini, ecc). Questi conflitti sfociarono nella sanguinosa«guerra jugoslava» degli anni ‘90 del secoloscorso, che costò centinaia di migliaia di morti eoltre 3 milioni di profughi e rifugiati e siconcluse con la disgregazione dellaFederazione e la nascita di piccoli Statibalcanici nelle mani della nuova borghesiacapitalistica, soggetti all’egemonia economica epolitica dei maggiori Stati imperialisti europei.

NOTA. Nella preparazione e redazione di questoarticolo abbiamo tenuto conto, oltre che delcitato libro di Enver Hoxha, anche del volume diPetar Savic, Il revisionismo jugoslavo, MazzottaEditore, Milano 1971, che riporta le tesi deiprincipali teorici jugoslavi dell’autogestione:Edvard Kardelj in primo luogo, MilovanGilas,Vladinir Bakari, Andrija Kresic e altri.

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Ode a Stalin“Compagno Stalin, io stavo vicino al marea Isla Negra,

riposando dopo lotte e viaggi,

quando la notizia della tua morte giunsecome un colpo di oceano.

Fu dapprima il silenzio, lo stupore dellecose, e poi giunse dal mare un’ondagrande.

Di alghe, metalli e uomini, pietre, spuma elacrime era fatta quest’onda.

Da storia, spazio e tempo raccolse la suamateria e s’innalzò piangendo sul mondo

fino a che di fronte a me venne a colpirela costa e fece piombare sulle mie porte ilsuo messaggio di lutto

con un grido enorme

come se d’improvviso si spaccasse laterra. […]

Staliniani. Portiamo questo nome conorgoglio.

Staliniani. Questa è la gerarchia del nostrotempo! […]

Non è scomparsa la luce,

non è scomparso il fuoco,

anzi, aumenta

la luce, il pane, il fuoco e la speranza

dell’invincibile tempo staliniano!

Nei suoi ultimi anni la colomba,

la Pace, l’errante rosa perseguitata,

si fermò sulla sua spalla e Stalin, ilgigante,

l’innalzò sulla sua fronte.

Così videro la pace popoli distanti…”

Pablo Neruda

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«Senza teoria rivoluzionaria, non vi è movimento rivoluzionario»

Contro le illusioni keynesiane e riformiste

Un importante punto di riferimento, inlingua inglese, per la critica marxista deipostulati keynesiani è il volume Marx againstKeynes, pubblicato nel 1951 da John Eaton, uneminente economista del Partito ComunistaBritannico1. La critica di John Eaton2 alkeynesismo alla luce della degenerazione delmovimento sindacale e laburista del RegnoUnito costituisce uno dei più validi contributioccidentali per la comprensione della natura delriformismo e della sua trasformazione inposizioni riconducibili al capitalemonopolistico. Esso fu pubblicato in unmomento nel quale il keynesismo era diventatouna dottrina guida in Occidente, fino al puntoche molti economisti borghesi arrivarono acredere che il capitalismo potesse svilupparsisenza crisi. Si credeva che l’interventodell’apparato dello Stato capitalistico potesseeliminare le crisi e che il capitalismo potessecrescere all’infinito.

Eaton contestò questa concezioneantiscientifica, e previde la tendenza dello Statocapitalistico ad attrezzarsi in vista di conflittiarmati. L’opera di Eaton è valida per noi ancheperché essa denuncia la natura riformista delPartito laburista e della sua tesi sulla viaoccidentale al socialismo. Questa tesi si fondasul postulato della possibilità di un passaggio alsocialismo senza sovvertire il carattere privatodella proprietà dei mezzi di produzione, inparticolare e in primo luogo nel settore dellaproduzione industriale. Da un lato, quest’operamostra che i princìpi teorici del modernoriformismo sono tutt’altro che innovativi.

D’altro lato, essa indica che, indipendentementedalla fase della sua evoluzione, il riformismomostra la tendenza ad accettare il concetto diproprietà privata dei principali mezzi diproduzione in favore del capitale monopolistico.

In questa concezione lo Stato svolge unruolo sussidiario rispetto alla produzione. Ilruolo di quest’ultima e il suo contributoquantitativo evolvono nel tempo via via chel’accumulazione capitalistica cresce rispetto allaricchezza nazionale. Per esempio, mentre nelperiodo postbellico il concetto dinazionalizzazione poté essere preso inconsiderazione, sia pure in modo sussidiario3,l’odierno riformismo occidentale non osaneppure sollevare la questione dellanazionalizzazione dei mezzi di produzione. Illibro di Eaton ci aiuta a vedere in una prospettivastorica il riformismo occidentale,identificandone i lineamenti generali. Ciò èessenziale per l’analisi del programmaeconomico di Podemos, per capirne la genesi ela logica interna.

«La grande scoperta di Keynes consiste, inrealtà, nella sola osservazione che la crisigenerale del capitalismo sarebbe piùsopportabile se il capitalismo potesse essereindotto a rimanere nella fase di boom, insiemeall’osservazione che, in tale fase, il fatto che ilconsumo non è in grado di assorbire il prodottototale del’industria è compensato dalle spese diinvestimento» (JOHN EATON, Marx againstKeynes, Lawrence & Wishart Ltd., London1951, p. 89).

L’asserzione di cui sopra è una buona

Come contributo alla lotta teorica che i marxisti-leninisti conducono contro il modernoriformismo e le sue radici keynesiane pubblichiamo, nella traduzione della nostra redazione, unaparte dell’ampio articolo di Rafael Martinez, “Podemos’ Reformism and the revival ofkeynesianism”, in «Revolutionary Democracy», settembre 2015, pp. 64-106. La parte da noitradotta, di critica generale a Keynes e alle sue astrazioni analitiche, è quella contenuta nelle pp.82-87 del testo originario di Martinez.

Le note n. 1, 3 e 4 corrispondono, rispettivamente alle note 17, 18 e 19 del testo originario.Le note 2 e 5 sono della nostra redazione.

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sintesi dell’intento e della metodologia delkeynesismo come teoria riformista. L’ostilità diKeynes per il marxismo e per l’espropriazionead opera degli sfruttati è ben nota. Essa è statanotata ripetutamente anche da economisti estorici borghesi, come qualcosa che egli nonnascondeva nei suoi scritti e nelle sue lettere.L’atteggiamento di Keynes verso Marx era,tutt’al più, un atteggiamento condiscendente.

L’agenda riformista sembra buona, col suoatteggiamento verso il lavoro e i rapportieconomici. Ma, che il riformismo lo riconosca ono, il suo intento è quello di conservare iprincipali rapporti economici, cioè losfruttamento dell’uomo sull’uomo, conl’illusione che esso possa essere alleviato concerti mezzi. Le ricette keynesianeapparentemente forniscono questi mezzi. Ilbisogno di questi illusorii schemi economici èchiaramente anteriore ad essi. Nonostante illinguaggio involuto e l’ampiezza delle questionieconomiche trattate nella General Theory,Keynes non riesce a dimostrare la fattibilità dellaprincipale proposizione sopra sintetizzata. Eglipostula che il pieno impiego possa essereconseguito per mezzo di un’ipotetica spesa diinvestimento che coprirebbe il differenziale fra illivello necessario della domanda e il potered’acquisto delle masse lavoratrici.

A prima vista, questa affermazione sembrapiuttosto logica. Ma, come viene spiegato in unaprecedente nota, questa argomentazioneapparentemente razionale è basata su unametodologia volgare. Lasciamo da parte, per ilmomento, questo aspetto.

Se si considera un semplice cicloeconomico, iniettando risorse per ovviare allamancanza di domanda e andando incontro conesse all’offerta generata dall’attività economica,ci si può ingenuamente aspettare che, alla finedel ciclo, tutta l’offerta generata piùl’accresciuto risparmio si materializzeranno inrisorse che, saranno, a loro volta, reinvestitenella produzione, a un più alto livello.Supponiamo, per amor dell’argomento, che allafine del primo ciclo siano stati resi disponibilifondi addizionali, che nuove risorse si trovinonelle mani della classe capitalistica (e non piùnelle mani dello Stato). Si può sostenere che nerisulteranno delle risorse addizionali, anchetenendo conto della serie di fattori considerati daKeynes, nell’intensificazione della capacità diinvestire. Consideriamo la situazione piùsemplice, corrispondente a uno schema messo inmoto da una prima iniezione, il che èragionevole, poiché il pieno impiego è statoraggiunto. Con l’espansione della quantità dicapitale monetario disponibile alla fine delprimo ciclo dovuta all’iniezione4 di nuoverisorse, l’offerta è aumentata.

Come economista borghese, Keynesconsidera un nuovo stato di equilibrio in virtùdel quale il nuovo livello di offerta è oracoerente con il livello della domanda generatodall’aumento dell’occupazione (l’effettomoltiplicatore5). Ha inizio un nuovo ciclo.L’unico modo per cui il livello della domandapossa corrispondere al livello dell’offerta,mantenendo così le condizioni di equilibrio, èche il grado di sfruttamento (saggio delplusvalore come definito nel primo Libro delCapitale) e il livello dell’occupazionerimangano costanti. È realistica questa ipotesi?Ha quest’ipotesi una qualsiasi somiglianza colmodo in cui si evolve il modo di produzionecapitalistico? Questo è il punto in cui la realtà el’illusione, la scienza e la pseudo-scienza si

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confrontano e vengono verificate. L’analisi diMarx della produzione capitalistica, basata suun’ampia raccolta di dati economici e non suschemi astratti disconnessi dall’analisieconomica, è chiarissima al riguardo:

«La legge per la quale, grazie al progrediredella produttività del lavoro sociale, si puòmettere in moto una massa sempre crescente dimezzi di produzione con un dispendioprogressivamente decrescente di forza umana -questa legge, sulla base capitalistica dove nonl’operaio impiega i mezzi di lavoro, ma i mezzidi lavoro impiegano l’operaio, si esprime in ciò,che quanto più alta è la forza produttiva dellavoro, tanto maggiore è la pressione deglioperai sui loro mezzi di occupazione, e perciòtanto più precaria è la loro condizione diesistenza: vendita della propria forza perl’aumento della ricchezza altrui, ossia perl’autovalorizzazione del capitale. Il più rapidoaumento sia dei mezzi di produzione e dellaproduttività del lavoro, che della popolazioneproduttiva, si esprime dunque capitalisticamentenel fatto inverso che la popolazione operaiacresce sempre più rapidamente dei bisogni divalorizzazione del capitale» (I Grandi Classicidell’Economia. KARL MARX, Il Capitale, Libro I,Cap. XXIII, trad. di Bruno Maffi, p. 820).

Lo sviluppo del capitalismo nell’epoca delcapitalismo monopolistico ha inasprito questalegge inerente alla produzione capitalistica. Loschema di Keynes contiene in se stessoun’intrinseca contraddizione. Da un lato, egliammette che sotto il capitalismo, senza unqualche intervento esterno, il livello di consumoresta al di sotto del livello dell’offerta, dandoorigine alle crisi. Dall’altro, affinché funzioni loschema del moltiplicatore per superare le crisi econseguire il pieno impiego, Keynes devedimenticare i fattori che, in primo luogo,generano lo squilibrio tra l’offerta e la domanda.Il fatto è che lo Stato o qualunque altra forma diinvestimento non può risolvere la contraddizionefondamentale del capitalismo, contrariamente aquanto il keynesismo cerca fermamente disostenere. Keynes, e con lui il modernoriformismo, si trovano costretti ad aggrapparsiad illusorie ed ipotetiche idee. È questa l’essenzadel pensiero riformista per quanto riguarda la

produzione capitalistica e le sue contraddizioni.Eaton così sintetizza la ricetta keynesiana

per conseguire la piena occupazione comecondizione di equilibrio della produzionecapitalistica:

«L’essenza della teoria keynesianadell’occupazione è determinata dalla domandaeffettiva globale, cioè dagli acquisti complessividei beni di consumo più le spese di investimento.Nella misura in cui il reddito non speso in beni diconsumo non viene compensato dalla spesa inbeni di investimento, vi è una caduta delladomanda globale e quindi della produzione edell’occupazione complessiva, che,naturalmente, comporta una diminuzione deiredditi. Nel nostro esempio, il reddito globale(indipendentemente da mutamenti dei prezzi)cadrà molto al di sotto dei 10 000 milioni disterline se le decisioni di risparmio non sarannoaccompagnate da decisioni degli imprenditori dispendere in attrezzature di capitale ecc. almenoaltrettanto dei risparmi considerati (cioè 1 000milioni di sterline, se dovesse essere risparmiatoil 10 % dei redditi)». (JOHN EATON, Marxagainst Keynes cit., p. 34).

Proseguendo la discusione sui ciclieconomci sopra delineata, si può sostenere che,al termine del secondo ciclo sopra indicato,l’equilibrio raggiunto alla fine del primo ciclodovrà necessariamente essere rotto dalladinamica interna della produzione capitalistica,contrariamente a quanto le illusioni riformistichepossano sostenere.

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Si è condotti alla logica conclusione che,per ristabilire l’equilibrio raggiunto alla fine delprimo ciclo ma perduto alla fine del secondo, loStato dovrà iniettare delle nuove risorse, e cosìvia con il ciclo successivo, e così via e così via.L’azione dello Stato somiglia adesso a unperpetuum mobile. Ma, in fin dei conti, dovesono le risorse dello Stato che non provenganodall’appropriazione di una quota del plusvaloreprodotto dalla classe operaia nel corso dellaproduzione capitalistica? Gli economistiborghesi tendono a dissentire da questaaffermazione per il fatto che l’imposta suiguadagni di capitale sarebbe considerataprobabilmente come parte dell’utilità delcapitale. Escludendo ciò, si giunge ad un’altrasituazione assurda. Perché la classe operaiapossegga un reddito sufficiente a generare unconsumo sufficiente ad assorbire l’offertadisponibile, oltre a risparmi sufficienti a che lebanche possano finanziare degli investimenti, ènecessario appropriarsi, sotto forma di imposte,di una quota di plusvalore da iniettarenuovamente nel mercato.

Nasce allora la questione del perchél’ammontare delle tasse debba essereappropriato in primo luogo dallo Stato se essodovrà essere iniettato nuovamente nell’economia

e messo, alla fine, nelle mani dei capitalisti. Ci sipuò domandare: se l’ammontare delle tasse chesarà poi trasferito dallo Stato alla produzione nonfosse inizialmente appropriato dallo Stato e fosseinvece lasciato ai mercati, l’effetto non sarebbelo stesso? In fin dei conti, quelle risorsefiniscono in ogni modo nelle mani dei capitalisti.

La risposta a questo paradosso si trova inun altro paradosso, il postulato delmoltiplicatore; e il postulato dell’effettomoltiplicatore è una sfida all’aritmetica.

Il keynesismo opera in base all’assunto cheil mercato è di per sé incapace di conseguirel’equilibrio desiderato, non comprendendo che ladinamica fondamentale che produce questasituazione non è il laissez faire, ma sono lecontraddizioni intrinseche alla produzionecapitalistica. Il keynesismo e il riformismocondividono l’illusione che possano trovarsi deimeccanismi capaci di risolvere le contraddizioniantagonistiche radicate nella produzione gestitadal capitale.

In pratica, il keynesismo diventa unostrumento nelle mani del capitale monopolistico,non solo per il fatto che quest’ultimo svolge unruolo preminente nel mercato, ma perché oggianche l’apparato statale, le risorse e le funzioniregolative servono gli interessi del capitale.

Il riformismo nutre l’illusione chel’apparato statale possa essere usato perredistribuire la ricchezza, alleviando cosìl’«ineguaglianza dei redditi». Ma una simileaffermazione manca di fondamento economico:l’azione dello Stato serve ad accrescere ancor piùl’accumulazione del capitale, poiché ogni formadi «stimolo» va a riversarsi nel mercatocapitalistico.

Il carattere illusorio del riformismoconsiste nella sua incapacità di comprendere iprocessi economici che sottostanno alle sueproposte. Vi è, tuttavia, un prezzo pesante dapagare come conseguenza del suo discorsoeconomico. La proposta keynesiana crolla sottoil peso delle sue contraddizioni interne cheabbiamo sopra menzionato. Ciò sembra bellofinché si tratta dell’analisi e della sintesi dellasua dottrina.

Ma le politiche keynesiani hanno anchedelle gravi implicazioni pratiche, ben

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compendiate nella premonizione di Eaton:«A fini propagandistici, tutto ciò viene

descritto come una redistribuzione dellaricchezza per mezzo dei servizi sociali: è «ilsupplemento sociale dei salari». Tuttavia, unavolta messe in pratica nel mondo del capitalismomonopolistico, queste teorie assumono unaspetto molto diverso. Certo, molta parte delplusvalore viene tassata, ma il principale«servizio sociale» al quale questa parte vienedestinata è scelta dal capitalismo monopolisticostesso. È la guerra.» (JOHN EATON, Marx againstKeynes cit, p. 65).

In effetti, il keynesismo o, più in generale,la politica di intervento statale, poiché nonrisolve le contraddizioni del capitalismo ed èposta in essere per difendere gli interessieconomici e politici del capitale monopolistico,apre inevitabilmente la strada alla guerraattraverso le spese militari. I «servizi sociali»che l’intervento statale fornisce non mirano adalleviare l’«ineguaglianza dei redditi», ma adeliminare la tensione sociale e a prevenire lerivoluzioni sociali. Via via che le contraddizionidel capitale monopolistico si approfondiscono,lo Stato capitalistico diventa sempre piùbellicoso. Quello della Germania nazista è unclassico esempio in proposito, ma non è il solo.

NOTE

1. Il libro di John Eaton fu pubblicatonell’Unione Sovietica dalla «IzdatelstvoInostrannoi Literatury», Mosca 1958.

2. Del libro di John Eaton citato da Martinez nonesiste una traduzione italiana. Dell’economistamarxista inglese è stato, invece, tradotto inlingua italiana e pubblicato un altro libro: JOHNEATON, Economia politica, Einaudi, Torino1955, pp. 528, frutto del lavoro collettivo di ungruppo di economisti e storici marxisti delRegno Unito: oltre a Eaton, Maurice Dobb,Cristopher Hill, Emile Burns e altri. (N.d.R.)

3. Una parziale nazionalizzazione dell’industriabritannica fu compiuta dopo la Seconda guerramondiale sotto il dominio del capitale

monopolistico. Le nazionalizzazioni sotto ilcapitale non debbono essere confuse con lenazionalizzazioni nel periodo di transizione alsocialismo.

4. In linea di principio, alla fine del primo ciclol’ammontare del capitale monetario è aumentatoper effetto dell’appropriazione di plusvalore. Ciòavviene con o senza quell’iniezione, da partedello Stato, di risorse addizionali considerata daKeynes. Naturalmente, Keynes è inconsapevoledel concetto di plusvalore; il concetto di cui siinteressa è quello di «efficienza marginale delcapitale» (cfr. J. M. KEYNES, Occupazione,interesse e moneta. Teoria generale, Cap. XI).

5. Il moltiplicatore dell’investimento ha assuntogrande importanza nella macroeconomiaborghese, in seguito al suo impiego da parte diKeynes come elemento centrale del suo astrattomodello economico. Il moltiplicatore è il numeroche misura l’effetto sul reddito nazionalecomplessivo di un aumento (o di unadiminuzione) degli investimenti.

Per esempio, se viene speso un miliardo dieuro in lavori pubblici, quale effetto avrà, allafine, questa spesa sull’ammontare del redditonazionale?

Il miliardo speso produce un primoaumento del reddito nazionale di un miliardo. Aquesto punto, se il 90 % viene speso in consumie il 10 % viene risparmiato, il consumo totalesalirà una prima volta di 900 milioni di euro. Leimprese produttrici di beni di consumo vedrannoaumentare i loro redditi di altrettanto, e a lorovolta spenderanno in investimenti il 90% di 900milioni, cioè 810 milioni (secondo aumento), ecosì via e così via con successivi aumenti.Secondo la formula keynesiana, il moltiplicatore- in questo caso - è uguale a 10. A quale livellodi reddito avrà termine questo processo?L’effetto dell’investimento iniziale di unmiliardo cesserà, dopo un certo periodo ditempo, quando il reddito nazionale complessivosarà aumentato di 10 miliardi, cioè sarà diventatodi 1100 miliardi di euro. È realistico e fattibile,nella realtà concreta del capitalismomonopolistico, tutto questo? (N.d.R).

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Fin dalla sua nascita, la teoria marxista si èevoluta nella lotta contro varie correntiopportuniste più o meno presenti nel movimentooperaio internazionale, in particolare in Europa.Lenin, in un testo del 1908 («Marxismo erevisionismo»), ha ricordato brevemente labattaglia teorica che Marx e Engels condusserodagli anni 40 fino alla fine del XIX secolo,contro varie correnti e teorie opportuniste cheagivano dentro il movimento operaio: contro igiovani hegeliani radicali che auspicavanol’idealismo filosofico, contro il proudhonismo,contro il bakuninismo, contro il positivismo diDühring (F. Engels, «Anti–Dühring»).La vittoria del marxismo come teoria dellaliberazione della classe operaia era innegabilealla fine del secolo. Ma, questa lotta non era finita, poiché lapenetrazione di questa ideologia nel movimentooperaio prese nuove forme e nuove basi.Così, nel 1890 l’antimarxismo si manifestaall’interno del marxismo stesso. Bernstein è statouno dei primi che ha proposto di revisionareMarx, dando così origine al nome di«revisionismo» di questa corrente che ha presodiversi sviluppi con l’evoluzione del movimentocomunista internazionale.Questa corrente prese nomi diversi in diversipaesi ed ebbe rappresentanti nelle organizzazioniche si richiamavano alla teoria della classeoperaia.Sul terreno filosofico, i revisionisti attaccavanoil materialismo dialettico e difendevano teorieapertamente idealiste, basando i loro fondamentisu autori antichi e moderni, come Kant.Sul terreno dell’economia politica, respingevanola tendenza verso la concentrazione dellaproduzione che, secondo essi, non si realizzavanella realtà; respingevano anche la nozione delle

crisi cicliche che, affermavano, si manifestavanoraramente, e pretendevano persino che gliantagonismi di classe tendevano ad attenuarsi.Sul terreno politico, i revisionisti concentravanola loro azione contro la teoria della lotta di classee quella dello Stato. Pretendevano che le libertàdemocratiche e il suffragio universaleriappacificavano la lotta di classe e la rendevanoobsoleta.Arrivavano a dichiarare che lo Stato non era unorganismo di dominazione di classe, ma che essoesprimeva la volontà della maggioranza.Lenin, degno erede di Marx e de Engels, risposea questi revisionisti e confutò le loro tesi. Conquest’ottica, pubblicò nel 1909 la sua magistraleopera «Materialismo e Empiriocriticismo»smascherando le loro teorie filosofiche,argomentando sulla base degli avanzamenti nelcampo della scienza, in particolare della natura,a partire da quanto sviluppato da Engels. Inquanto alla pretesa confutazione delle crisicicliche del sistema capitalista e della lotta diclasse, è la stessa realtà che si è incaricata diprovare il contrario.Come evidenzia Lenin, il revisionismo èinevitabile poiché esso si radica nella societàmoderna. Tra le altre cause, esso si genera acausa della proletarizzazione costante di settoridella piccola borghesia a conseguenza dellosviluppo del capitalismo; questi elementi(piccoli produttori ed altri) si incorporano allefile della classe operaia, ma conservano la loroideologia di classe che li porta a cercare diadattare il marxismo ai loro interessi, per cuiricorrono alla sua revisione.Lenin termina il lavoro succitato con questoparagrafo:«La lotta ideologica del marxismorivoluzionario contro il revisionismo alla fine del

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La lotta contro l’opportunismo e il revisionismo, condizione necessaria per la vittoria

della rivoluzioneTraduciamo e pubblichiamo per la sua lucidità e rilevanza il seguente articolo a firma del PartitoComunista degli Operai di Tunisia, apparso sul numero 28 (2014) di Unidad y Lucha, organo dellaConferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML).

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secolo XIX non è che il preludio delle grandibattaglie rivoluzionarie del proletariato, cheavanza verso la completa vittoria della suacausa, nonostante tutti i tentennamenti e ledebolezze degli elementi piccolo-borghesi.» (V.I.Lenin, Marxismo e revisionismo, 1908).Lenin condusse allo stesso tempo una lottaimplacabile contro le correnti opportuniste erevisioniste nel seno stesso del suo partito, ilPOSDR, correnti la cui espressione si concentrònel menscevismo. Senza questa lotta la vittoriadella prima rivoluzione proletaria non sarebbestata possibile.Tutta la storia del POSDR (a partire del 1912Partito Bolscevico) è la storia della lotta controcorrenti opportuniste e revisioniste. La nascitadel partito alla fine del secolo XIX fu possibilegrazie alla lotta condotta dai marxisti, comePlekhanov, contro il populismo russo che allorala forma più avanzata dell’opportunismo inRussia.Quando Plekhanov fondò «l’Unione di Lotta perla Liberazione della Classe Operaia» si pose dueobiettivi: diffondere il marxismo tra la classeoperaia e lottare contro il populismo chepredominava dentro di essa. Il primo congressocelebrato nel 1898 che diede nascita al «PartitoOperaio Socialdemocratico di Russia» nonraggiunse i suoi obiettivi. Con nove delegatipresenti, Plekhanov non poté realizzare ne un programmarivoluzionario ne le basi di un partito, veraavanguardia organizzata della classe operaia.Lenin, che non potè assistere a questo congressoperché deportato in Siberia, si dedicò a partire daquesto momento a lottare contro queste carenze,e dalle pagine de l’ Iskra continuò la battagliacondotta da Plekhanov contro il populismo, eanche per denunciare «l’economicismo» e il«marxismo legale», correnti opportuniste sortein Europa, che ebbero rapidamente deirappresentanti in Russia. L’Iskra servì anche perassicurare la unità dei marxisti sulla base di unprogramma e a preparare un congresso degno delpartito della classe operaia, i cui principi furonoesposti da Lenin nella sua opera «Che Fare?»(1902).Il secondo congresso, che ebbe luogo nel 1903,adottò un programma rivoluzionario che venne

mantenuto fino alla presa del Potere e che fucambiato per uno nuovo nell’8º congresso delpartito celebrato nel 1919. In quel congresso(1903) ci fu un gran dibattito sui principiorganizzativi, particolarmente sull’articoloprimo dello statuto, che oppose la concezione diLenin a quella di Martov, e che diede luogo allanascita delle correnti menscevica e bolscevica inseno al partito.Intorno a queste due correnti si cristallizzò lalotta ideologica e politica in seno al POSDR,lotta che si mantenne nei seguenti congressicelebrati in tempi brevissimi: il 3º nel 1905, il 4ºnel 1906, il 5º nel 1907, silurati con un lavorosubdolo ed atti scissionistici dei menscevichi cheLenin denunciò nella sua opera «Un passoavanti, due passi indietro» (1904). Il 6ºcongresso ebbe luogo nell’aprile 1917, allavigilia della Grande Rivoluzione di Ottobre. Main precedenza, di fronte al sabotaggiomenscevico, Lenin non indugiò nel convocareuna conferenza del Partito, che si tenne a Praganel 1912, nella quale i bolscevichi si costituironoin partito marxista.Questa lotta si acutizzò in seguito. Stalin dovettecondurre una lotta ideologica continua e tenacecontro le correnti borghesi che sorsero dentro alpartito. Tre principali correnti borghesi misero inpericolo il socialismo sovietico:• Il trotskismo che con verbosità di «sinistra»sviluppò una linea antisovietica e anticomunistache corrispondeva perfettamente alle necessitàdell’imperialismo tedesco e statunitense.• Il bucharinismo, che era una riedizione dellalinea socialdemocratica nelle condizioni delsocialismo, che auspicava la estinzione dellalotta di classe, l’integrazione di elementicapitalisti nel socialismo, e la conciliazione conle correnti mensceviche.• Il nazionalismo borghese che utilizzava lemasse di certe nazionalità spinte dalla borghesianazionale contro il socialismo, con la parolad’ordine dell’indipendenza.Lo scontro contro queste tre correnti ideologichefu di un significato storico per la vittoria delsocialismo e il consolidamento della dittatura delproletariato.Stalin non dovuto solo lottare contro questecorrenti dentro il PCUS. Dal 1948, criticò ed in

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seguito denunciò la politica seguita da Tito. Iltitismo era di fatto una sintesi delle tre correntiborghesi sconfitte in Unione Sovietica durantegli anni venti, trenta e quaranta.In quest’epoca la borghesia internazionaledenunciò «il controllo» che Stalin volevaimporre alla Yugoslavia e appoggiò la «politicadi indipendenza» de Tito. Tuttavia, questa lottanon era per il «controllo» dell’indipendenza, matra la linea marxista–leninista e la linea borghese.La lotta contro Tito non era banale, essa in realtàera la continuazione delle lotte condotte da Staline dal PCUS contro i nemici del bolscevismo.Con l’avvio nel 1948 della lotta contro ilrevisionismo di Tito, Stalin dimostrò chiarezza efermezza di principi. Quarantacinque ani piùtardi la storia ha confermato pienamente le sueprevisioni.Dopo la morte di Stalin, a seguito al XXCongresso del PCUS, il revisionismo si costituìin linea direttrice del partito. Fu il più grandetradimento del marxismo-leninismo e laprincipale causa della divisione edell’indebolimento del movimento comunistainternazionale. Il rapporto di Krusciov al XXCongresso, il suo rapporto segreto su Stalin, esuccessivamente il rapporto al XXII congresso,nel 1962, sono una esposizione completa dellalinea revisionista, borghese, in seno alMovimento Comunista Internazionale.

Il Partito Comunista di Cina e il Partito delLavoro di Albania ebbero il merito storico didifendere conseguentemente il marxismo-leninismo contro il revisionismo kruscioviano

Perché e come le concezioni revisionisteed opportuniste ostacolano la vittoriadella rivoluzione?

Dopo il XX Congresso del PCUS, questo partitoha trascinato il movimento comunistainternazionale sulla via del revisionismo, elanciato la teoria del passaggio pacifico alsocialismo. I partiti comunisti che adottaronoquesta tesi, cessarono di essere partiti per larivoluzione e si convertirono in semplici partitisocialdemocratici che lavorano per migliorare ilsistema capitalista.Così, il parlamentarismo e la via elettorale sonole uniche prospettive offerte alla classe operaia.La questione del Potere e la sua conquista daparte del proletariato mediante la violenzarivoluzionaria non sono valide per questi partiti.La teoria della lotta di classe si è trasformata incollaborazione di classe. Ciò ha portato alladegenerazione di questi partiti.Oggi, la maggior parte di loro si sono trasformatiin semplici partiti borghesi che costituisconodelle appendici ai regimi al servizio delcapitalismo mondiale.L’eredità del movimento comunistainternazionale, la scienza della rivoluzioneproletaria, che è la sintesi teorica delle lottecondotte dalla classe operaia durante due secoli,sono state accantonate e sostituite da unaideologia borghese che in nulla si distingue daquella dei partiti borghesi. Da allora ilrevisionismo è uno dei maggiori pericoli per larivoluzione.

Perché il revisionismo è un pericoloprincipale?

Perché si è trasformato nella manifestazione piùimbrogliona e più sottile dell’ideologiaborghese. E’ un’ideologia apparentementemarxista, usa fraseologia rivoluzionaria, peròquello che fa è confondere le masse.Il revisionismo è parte integrante dell’ideologia

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borghese, degli oppressori, serve per annichilirela vigilanza della classe operaia e la suadisposizione a lottare per la sua emancipazione.Ma per raggiungere i loro fini, i revisionistinecessitano delle masse, hanno mantenuto unaparte di esse sotto la loro influenza. Le utilizzanoin lotte di breve respiro tanto sul terrenoeconomico come su quello politico. I revisionistivigilano contro la radicalizzazione delle masse ela loro politicizzazione rivoluzionaria. Temonoche le masse elevino il loro livello ideologico.Indipendentemente dall’etichetta che utilizzino,che si chiamino marxisti, marxisti-leninisti omarxisti-leninisti-maoisti, i revisionisti finisconosempre per mostrare con la loro pratica politica,la loro ideologia borghese e i loro veri interessidi classe.Essi trasformano la filosofia marxista in filosofiaborghese, la dialettica rivoluzionaria inevoluzionismo volgare. Trasformano l’economiamarxista in economia borghese e il socialismoscientifico in socialismo scientifico insocialismo borghese.Al riguardo, Engels spiegava già che durantelunghi periodi il movimento operaio accumulaun «colossale mucchio di spazzatura» che ènecessario scopare. Si tratta, dunque, di uncompito permanente che occorre venga fattoproprio dagli stessi partiti marxisti-leninisti, enel seno stesso delle classi popolari, per blindarlicontro l’influenza di ogni tipo di ideologiaborghese.Questo è un compito fondamentale che comemarxisti dobbiamo assolvere per preparare lecondizioni per la vittoria della rivoluzione.Denunciare occasionalmente il revisionismo èinsufficiente per cacciarli dalla direzione e dallefila del movimento operaio e popolare, uncompito che dovrebbe garantire i partiti marxisti-leninisti e cercare di attrarre verso di essi leavanguardie operaie dei sindacati e altreorganizzazioni di massa. Per raggiungere questo obiettivo dobbiamounirci alle masse, organizzarle, mobilitarle,politicizzarle e costruire con esse leorganizzazioni necessarie per la lotta e prepararela rivoluzione.Spiegare, educare, apprendere e lottarerisolutamente con le masse senza perdere di vista

che tutto ciò è parte dei preparativi ineluttabiliper la rivoluzione proletaria.In sintesi, riteniamo che la storia del movimentooperaio è stata contraddistinta, durante tuttaesistenza, dalla teoria e l’azione del socialismoscientifico, vale a dire, del marxismo, e poi dalmarxismo–leninismo, per guidare la lotta dellaclasse operaia e delle masse lavoratrici.Questa azione, indispensabile per assicurare lavittoria della rivoluzione, si sviluppa sempremediante una lotta tenace contro le ideologie nonproletarie, per denunciare e isolare all’internodella classe operaia e dei suoi alleati, leconcezioni propagate dalla borghesia con l’aiutodi certi elementi, agenti coscienti o incoscienti,del nemico di classe su tutti i fronti, quelloideologico, quello politico, quello culturale eorganizzativo.Questa lotta si svolge anche all’interno delpartito comunista.E’ quindi, dovere di ogni militante conoscere leesperienze storiche del movimento operaio, delleorganizzazioni e partiti rivoluzionari proletari,gli insegnamenti dei teorici del socialismoscientifico. Per questo dobbiamo studiare estudiare sempre questi insegnamenti perconoscere meglio il nemico di classe, percombatterlo meglio ora e in futuro.

Partito Comunista degli Operai di Tunisia

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La strategia USA per mantenere l’egemonia mondialeDalla risoluzione sulla situazione internazionale approvata dal XXI Plenum della CIPOML

Lo sviluppo ineguale del capitalismo nei varipaesi, le crescenti difficoltà economiche epolitiche, il tentativo di scaricare le conseguenzedella crisi sui propri rivali, hanno portato a unaggravamento dei rapporti fra le potenzeimperialiste.Non si tratta solo di una più accesa concorrenzaeconomica e finanziaria in tutti i continenti, didispute commerciali e politiche per i mercati, lematerie prime, l’acqua dolce e le terre fertili,etc., ma di una accentuata instabilità dei rapportiinternazionali e di un inasprimento delle tensionimilitari, di preparazione a una nuova spartizionedel mondo da compiersi con la forza armata.La politica e la strategia egemonicadell’imperialismo USA incontrano una rispostapiù decisa da parte dell’imperialismo russo ecinese che non sono disponibili a sopportare ildominio mondiale dei nordamericani e cercanodi infrangere il loro “ordine mondiale”. Vi sono molti fuochi di guerra che possonoevolvere, a causa della crescente aggressivitàimperialista, in una guerra generalizzata. Iconflitti armati locali e regionali in Siria, Iraq,Libia, Yemen, Ucraina, Africa centrale eorientale, in Afghanistan….la tensione crescentenel Mar della Cina e nel Pacifico, nei Balcani, inPakistan, in Venezuela e Colombia, etc.,l’impulso al riarmo delle potenze imperialiste, lamilitarizzazione delle economie e latrasformazione reazionaria e fascista degli Statiborghesi, sono espressione delle contraddizioniinterne ed esterne del capitalismo, della lotta perla supremazia, che fanno crescere il pericolo diuna guerra di ampia portata.La Siria, porta del Medio Oriente (e del petrolio)è oggi un campo di battaglia della disputainterimperialista. Sul suo territorio sono presentidirettamente le forze militari di potenzeimperialiste rivali, e dei loro alleati, cheagiscono con scopi e interessi contrapposti. Lasituazione è pericolosa, e può degenerarefacilmente in uno scontro diretto.Anche in America Latina vi sono evidenti

manifestazioni di contraddizioniinterimperialiste. Nel “cortile di casa” degliyankees, Cina e Russia sono riuscite a ottenereuna importante presenza commerciale e attività,specialmente nel settore dell’estrazionemineraria e del petrolio. Davanti a ciò gli USA ela NATO cercano di riprendere l’iniziativamilitare e commerciale nella regione, con lainstallazione di nuove basi militari, così comecon i trattati tipo il TTIP, che approfondiscono ladipendenza dei popoli della regione.In questo scenario, l’imperialismo USA - fortedella sua potenza militare, finanziaria,tecnologica e delle trasformazioni energetiche -ha elaborato una strategia per sostenere i suoiinteressi e conservare il suo “ordine mondiale”scosso dalla crescita economica, militare e diinfluenza di altre potenze imperialiste chevogliono sottrarsi al dominio nordamericano. A tale scopo, la superpotenza americana puntada un lato a rafforzare e dirigere un ampiosistema di alleanze con Stati e “sub-Stati”subalterni e vassalli; dall’altro a impedire aqualsiasi altra potenza di acquisire un potere parial proprio, prevenendo la formazione di alleanzeimperniate su potenze imperialiste rivali chepossono scalzare la sua egemonia nel mondocapitalista. Il piano strategico degli USA si basa su un vastoprogramma di misure di ordine militare,economico, energetico, politico, diplomatico, edè accompagnato da una ipocrita campagnaideologica. Questo piano di lunga prospettiva non sifocalizza su una sola area, ma ha il mondo comecampo di azione, e definisce un insieme dipriorità in funzione degli interessi globalidell’imperialismo USA: a) il riequilibrio della forza militare nella regionedell’Asia-Pacifico, baricentro economicomondiale, per contenere la crescita dellasuperpotenza cinese e le altre potenze emergentiche disputano la sua supremazia e i suoi privilegiin questa area cruciale; b) il mantenimento del

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dominio in Europa tramite la NATO, peraccerchiare la Russia e contenere l’ascesadell’imperialismo tedesco, ostacolando le suerelazioni con Russia e Cina; c) una fortepresenza militare nel Golfo Persico e il ridisegnodelle frontiere del Medio Oriente; d) ilmantenimento della supremazia militare etecnologica, modernizzando e rafforzamento gliarmamenti nucleari e convenzionali,riorganizzando le forze armate per combattere inpiù guerre regionali di lungo periodo, nonchéguerre locali in diversi continenti; f) campagnedi controguerriglia e controinsorgenza urbana,tramite le loro agenzie e in accordo con alleatilocali; g) bloccare attacchi diretti agli USA,agendo unilateralmente e con ogni mezzo suscala mondiale; g) mantenere la stabilità interna,minacciata dalle rivolte sociali, prevenendo laloro estensione (nel mese di luglio è iniziatanegli USA una vasta esercitazione militare per ilcontrollo del territorio, in previsione di rivoltepiù ampie di quelle di Ferguson e Baltimora). L’area Asia-Pacifico è il cuore della strategiaegemonica degli USA. Nei prossimi cinque annigli USA avranno il 60% della loro flotta navalenel Pacifico. In quest’area gli USA mirano aridefinire in senso più aggressivo l’alleanza conGiappone, Sud Corea, Australia, Filippine eTailandia, riarmando questi paesi. Sono ancheimpegnati a rafforzare le relazioni con India,Indonesia, Malaysia e Vietnam. Attraversol’ASEAN e l’East Asia Summit voglionorealizzare in questo continente un’alleanza, infunzione anticinese e antirussa. In Asia centrale, la NATO sta incorporando laGeorgia, continua ad «approfondire lacooperazione» con Kazakistan, Kirghizistan,Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan, percontrastare l’Unione economica eurasiatica(comprendente Russia, Bielorussia, Kazakistan,Armenia e Kirghizistan). USA e NATO continuano la guerra inAfghanistan, paese di importanza geostrategica.Allo stesso tempo, gli USA minacciano altriStati, come la R.P.D. di Corea, che possonocompromettere in qualche modo i loro interessi orappresentare minacce locali. In Europa si osserva il passaggiodell’imperialismo nordamericano a una politica

estremamente aggressiva e apertamenteespansionista. La piena integrazione nella NATOnei paesi balcanici e orientali, l’estensione dellasua area operativa e la triplicazione delle truppedi impiego rapido nell’Europa dell’est sonoaspetti chiave della manovra di accerchiamentodella Russia. Mentre accelera l’«ammodernamento» dellearmi nucleari USA schierate in Europa, gliyankee riorganizzano le loro forze in funzione diappoggio dei nuovi vassalli (Ucraina, Georgia,Moldova…).L’Ucraina è de facto inquadrata nella rete dellaNATO, come paese chiave per stringered’assedio la Russia e distruggere le sue relazionicon la Germania. In Europa centrale e nelBaltico, la NATO ha schieratocacciabombardieri che «pattugliano» i cieli, ailimiti dello spazio aereo russo. Nel Mar Nero siconcentrano navi da guerra nordamericane,canadesi, tedesche, italiane, turche, bulgare eromene, oltre a quelle russe. Esiste la possibilitàdi una escalation militare nella regione delDonbass, in cui la classe operaia e lapopolazione è nella morsa delle rivalitàinterimperialiste.In questo momento c’è in Italia, Spagna ePortogallo “Trident Juncture 2015”, la piùgrande esercitazione militare della NATO dallafine della guerra fredda, che serve a provare la“Forza di risposta” e particolarmente la “Forza dipunta”. Vede la partecipazione della UE e dellaUnione africana. Evidenziamo il ruolo assegnato alla Spagna, conlo scudo antimissile e la creazione di un forza diintervento rapido, che può essere operativa in 48ore.

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Mentre la NATO aumenta la pressione sullaRussia, assistiamo alla continua ingerenza degliUSA sui suoi alleati per “condividere il fardellodelle spese militari”, così come per costringerela UE a firmare il TTIP (ed in Asia l’accordoTranspacifico), in contrapposizione alla “Nuovavia della seta cinese” e ai gasdotti russi per leforniture energetiche all’Europa.Da osservare che i paesi UE dipendenti dalpetrolio e dal gas della Russia (es. Italia) o conforti legami industriali e commerciali (es.Germania) hanno difficoltà a seguire la politicadi guerra e sanzioni imposta dagli USA einvocano una “soluzione politica”. Il Medio Oriente, area caratterizzata da forteinstabilità politica, non ha la stessa importanzadi prima per gli USA. Invece della presenzamilitare diretta, l’intervento imperialista yankeesi attua organizzando golpe e guerre civilireazionarie; addestrando, finanziando e armandoil fondamentalismo islamista e altre forzecontrorivoluzionarie, oscurantiste e reazionarieche si oppongono violentemente al campo delleforze rivoluzionarie e progressiste,antimperialiste e democratiche.La strategia del “caos costruttivo” in Siria, inIraq e in Libia, realizzata con l’apportodell’esercito irregolare dell’ISIS (unsottoprodotto degli interventi imperialisti nellaregione) serve per colpire i processirivoluzionari e democratici, impedire chepotenze rivali possano trarre vantaggio dal vuotopolitico, guadagnando posizioni e indebolendol’egemonia USA.Chiaramente, dietro il pretesto della “lottacontro il terrorismo”, c’è la guerra per ilcontrollo delle risorse minerarie e petrolifere,delle zone strategiche, ci sono le rivalità tra lepotenze imperialiste e i loro alleati locali.In questa convulsa regione gli USA possonocontare sull’alleanza con il sionismo israeliano,la Giordania, l’Egitto, le quattro monarchie delGolfo e l’Arabia Saudita. Altri aspetti da evidenziare sono: il piano diequilibrio di potere fra forze sunnite e scite, percontrollare entrambe; l’accordo sul nucleare conl’Iran, che permette a Washington di indirizzarerisorse e mezzi sui conflitti maggiori e rendedisponibile il petrolio e il gas iraniano all’UE,

diminuendo la dipendenza energetica dallaRussia.L’accordo di Vienna sul nucleare, firmato dalregime islamico d’Iran e i “5+1”, è stato redattoin funzione degli interessi dell’imperialismonordamericano, che ha imposto le sue regole adetrimento della sovranità nazionale del popoloiraniano.

In America Latina, l’imperialismonordamericano cerca di mantenere la suaegemonia minacciata dalla Cina e dal altri paesiimperialisti e sviluppa la sua politica bellicistaappoggiandosi su governi lacchè, come nel casodel Peru, Messico, Cile e Colombia. La NATOha stipulato nel 2013 un illegale «Accordo sullasicurezza» con la Colombia, già impegnata inprogrammi militari (tra cui la formazione diforze speciali). Questo accordo è una minacciadi intervento militare nella regione, ed è volto inparticolare all’accerchiamento del Venezuela,già sottoposto al blocco economico e aun’offensiva mediatica che preludonol’aggressione. Essenziale per l’imperialismo USA è laformazione di un triangolo di influenza fraCentro America, Colombia e i Caraibi, percontrastare la crescente penetrazione finanziariae commerciale della Cina nel vecchio “cortile dicasa”. In questo senso va compresa la recenteapertura a Cuba, con la rinuncia del criminaleblocco economico e politico.In Africa, dopo aver demolito la Libia eorganizzato il golpe militare in Egitto, gli USA,oltre a intensificare la loro presenza militare (es.Niger), a creare una rete di infrastrutture bellichee a preparare interventi militari (es Nigeria),stanno potenziando l’assistenza militare edeconomica all’Unione Africana. Iniziative comePower Africa, Trade Africa e AGOA servono adaumentare la capacità di rapina delle risorsenaturali, l’influenza politica e per frenare lacrescente presenza cinese nel continente. Evidentemente le altre potenze imperialiste nonsi limitano a guardare, ma difendono i propriinteressi e zone di influenza contro i loro rivali.

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I grafici che pubblichiamo in questa pagina sonostati elaborati dalla Federal Reserve (USA).Esprimono l’andamento della produzioneindustriale USA dagli anni ’70 ad oggi e il gradodi utilizzazione degli impianti industriali. Nella grafico in basso si può notare che dopo lecrisi degli anni 70-80 il livello di utilizzazionedegli impianti industriali negli USA risaliva all’85-88%.Dopo la crisi del 2008 invece la capacità diutilizzazione – che è un indice rivelatore dellasovrapproduzione - non ha mai superato il 77%. Attualmente è di circa del 75%, ovvero 5 puntiinferiore alla media dell’intero periodo 1975-2015, ben lontano dal tasso desiderato daicapitalisti per spremere la massima quantitàpossibile di plusvalore. Studiando l’andamento complessivo dagli anni’60 a oggi, si vede chiaramente che la tendenzaalla sovrapproduzione si fa più netta, in modoparticolare dalla seconda metà degli anni’90 ad oggi (cioè con la “globalizzazione”).Nel comparto manifatturiero (linea rossa)questa tendenza ad un inferiore grado diutilizzazione degli impianti si evidenziamaggiormente. Cosa ne possiamo concludere? Che negliUSA si sta verificando una cronicasovrapproduzione relativa (non assoluta);ovvero sussiste un eccesso di capitale nelleforme di capacità produttivasovrabbondante, di merci invendute, diforza lavoro eccedente, ecc. Ciò si accompagna alla caduta tendenzialedel saggio di profitto, legge che esprime losviluppo della forza produttiva sociale dellavoro costretta nell’involucro capitalista. La contraddizione immanente edinsuperabile fra due aspetti costitutivi delcapitale, produzione e valorizzazione, si fapiù acuta nell’ex locomotiva mondiale delcapitalismo, che non riesce più a usciredallo stadio della “ripresa anemica”registrata negli ultimi anni ed è sempre piùorientata alla speculazione finanziaria.

Un’altra osservazione: dallo studio dei cicli e delloro periodo appare evidente che la prossimacrisi non è lontana. Con essa il capitale eccedente saràviolentemente distrutto (per gli operai ciòsignifica licenziamenti di massa) per cercare diricreare le condizioni di un nuovo cicloespansivo. L’economia di guerra è funzionale aquesta distruzione.L’andamento dell’economia capitalisticadimostra che la contraddizione tra lo sviluppodelle forze produttive sociali e i rapportiborghesi di produzione ha raggiunto un livelloacutissimo e senza precedenti.Le forze produttive sono divenute troppo potentie collettive per essere costrette nell’obsoletoregime della proprietà privata. Questo è ilproblema, la cui soluzione consiste nellarivoluzione e nel socialismo. La redazione

La sovrapproduzione negli USA

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Moderno proletariato e internazionalismo

Classe operaia e internazionalismoproletario

Il proletariato è una classe internazionale i cuiinteressi sono in irriducibile contrasto con gliinteressi della borghesia. I proletari di tutti i paesi hanno in comune nonsolo la schiavitù salariale e la miseria, ma anchel’odio verso gli sfruttatori e le loro istituzioni,condividono il bisogno di emancipazione, diliberazione della società dalla proprietà privata,dallo sfruttamento, dall’oppressione sociale enazionale. Ciò è alla base della loro fraternità esolidarietà. La comprensione del proletariato di tutti i paesicome un’unica classe con comuni interessi escopi è il fondamento dell’internazionalismoproletario.Il carattere internazionale della classe operaia èoggi più evidente rispetto al passato e abbracciai cinque continenti. Fattori di questa evidente internazionalizzazionesono: l’espansione dei centri della produzione edella circolazione delle merci e dei servizi al difuori delle regioni “nordoccidentali”,particolarmente nelle cosiddette “economie invia di sviluppo”; la creazione del modernomercato mondiale con cui i monopolicapitalistici hanno annullato ogni caratterenazionale al lavoro salariato; la crescenteproletarizzazione della popolazione mondiale ela creazione di una riserva internazionale diforza-lavoro; il crescente flusso migratorio; unacomplessa divisione internazionale del lavoro euna “catena del plusvalore” che si estende e siarticola in ogni paese, dal livello più basso; losviluppo dei mezzi di comunicazione, deitrasporti di massa, etc.La posizione e la politica internazionale dellaclasse operaia si basano dunque su condizionioggettive presenti come mai prima.

In contrasto di principio col nazionalismoborghese e piccolo-borghese, la coscienza diclasse degli operai è la comprensione delmovimento di emancipazione del proletariato,che li porta a riconoscersi in una classeinternazionale che lotta per abbattere i rapportidi sfruttamento capitalistici e costruire la societàpianificata dei produttori associati. E’ laconsapevolezza della necessità di avere unostrumento speciale per dirigere questa grandeimpresa: il Partito comunista, che agisce e lottacome reparto del movimento operaio ecomunista internazionale. La solidarietà internazionale di classe delproletariato dimostra la teoria e la praticadell’unità, della sincera cooperazione edell’aiuto reciproco tra le organizzazioni delmovimento operaio e comunista di tutti i paesinella lotta per l’emancipazione dalla schiavitùsalariata e la liberazione dei popoli soggiogatidall’imperialismo.Per realizzare la “società collettivista, fondatasulla proprietà comune dei mezzi di produzione”(Marx, Critica al Programma di Gotha, 1875), èindispensabile la dittatura rivoluzionaria delproletariato così come la solidarietà proletariainternazionale, l’aiuto internazionalista deilavoratori di tutto il mondo.L’internazionalismo proletario è conforme agliobiettivi storici generali della classe operaiapreparando la futura unione dei lavoratori in unasola economia mondiale, il superamento deiconfini nazionali dovuto alla completaestinzione delle classi e dello Stato, che potràaffermarsi solo con il comunismo.

Lo sviluppo dell’internazionalismo

Storicamente l’internazionalismo proletario ha ilsuo punto di partenza con la pubblicazione del“Manifesto del Partito Comunista” (“Gli operai

Pubblichiamo la seconda parte di un nostro articolo apparso su Unidad y Lucha n. 32, organo dellaConferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML). Il testo è inedito in italiano.

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non hanno patria…Proletari di tutti i paesi,unitevi!”) e la successiva fondazione, da parte diMarx e Engels, della I Internazionale (1864-1872). Essa gettò le basi della grande opera dellarivoluzione proletaria, della sostituzione delsistema capitalista con un sistema comunistamondiale. Ebbe come figlia la Comune di Parigi.La II Internazionale (1889-1914), ha avuto ilmerito di sviluppare in estensionel’organizzazione internazionale degli operai,abbassandone però il livello rivoluzionario escadendo nell’opportunismo. Il suointernazionalismo fatto di parole fu abbandonatonella pratica e sostituito dalla collaborazionedella classe operaia con la borghesia di ognipaese. La prima guerra imperialista mondiale fornì laprova dell’abiura dell’internazionalismoproletario da parte degli opportunisti cheappoggiarono i governi imperialisti. Sideterminò così il fallimento della IIInternazionale e la rottura completa deicomunisti col socialsciovinismo. Nelle conferenze di Zimmerwald e Kienthal ibolscevichi posero le basi della rinascitadell’associazione internazionale del proletariatorivoluzionario, libera dalle influenzeimperialiste e scioviniste.La III Internazionale Comunista (1919-1943),nata dopo la Rivoluzione Socialista d’Ottobre,dichiarò guerra all’opportunismo, alsocialsciovinismo borghese e piccolo-borghese,cominciando a tradurre in pratica la parolad’ordine della dittatura del proletariato, nellaquale si riassume lo sviluppo del socialismo edel movimento operaio.Lenin ha apportato profonde innovazioni alcontenuto e alla prassi dell’internazionalismoproletario, in base ad alcune esigenzefondamentali: a) lottare senza tregua contro i governi borghesie lo sciovinismo da “grande potenza”, tipicodegli opportunisti delle nazioni dominanti, e ilparticolarismo “nazionale” tipico dei “socialisti”delle nazioni oppresse; b) avvicinare, unire il proletariato dei paesiimperialisti al proletariato e alle masse oppressedei paesi dipendenti e coloniali, allo scopo diabbattere il comune nemico, l’imperialismo;

c) subordinare gli interessi della lotta proletariain un paese agli interessi di questa lotta nelmondo intero, poiché “l’interesse dellarivoluzione operaia internazionale sta al disopra dell’integrità territoriale, della sicurezza,della tranquillità di questo o quello, e piùesattamente del proprio Stato nazionale” (Larivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky,Pravda n. 219, 11.10.1918, in Opere complete,vol. 28).d) concepire la rivoluzione vittoriosa e lacostruzione del socialismo in un solo paese (o inalcuni paesi), come un mezzo “per sviluppare,appoggiare, svegliare, la rivoluzione in tutti ipaesi” (La rivoluzione proletaria e il rinnegatoKautsky, opuscolo dell’ottobre-novembre 1918,in Opere complete, vol. 28), ciò anche a costo digrandi sacrifici nazionali pur di rovesciare ilcapitalismo internazionale. Su queste basi, Lenin ha chiarito l’essenzadell’internazionalismo proletario nell’epocadell’imperialismo e ha elaborato una suaformulazione matura, caratterizzata da unaconcezione del processo rivoluzionariomondiale che vede la partecipazione e l’attivacollaborazione delle grandi masse sfruttate eoppresse di tutti i paesi.

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Comunisti perciò internazionalisti

Alla luce di quanto sopra, è evidente chel’internazionalismo proletario non è uncomplemento della teoria del movimento diemancipazione del proletariato, un aspettosecondario o un “optional” della teoria e dellatattica della rivoluzione socialista e delladittatura del proletariato, un supplementoromantico della politica rivoluzionaria.Al contrario, è un principio fondamentale eintegrante del marxismo rivoluzionario, unacaratteristica essenziale del movimento operaioe comunista e uno dei suoi compiti primari,perché riflette le condizioni di esistenza, ilcarattere e i comuni interessi del proletariatointernazionale, esprimendone, al di sopra delledifferenze e delle specifiche caratteristichenazionali, la sua funzione storico-universale. Il comunismo nasce e si sviluppa come forzainternazionale, riflettendo la natura e il caratteredel proletariato. Il movimento reale delproletariato rivoluzionario è per sua naturainternazionalista poiché è l’espressione di unaclasse che abolisce un modo di produzione,quello capitalistico, che è a sua volta una forzainternazionale. Di conseguenza, la lotta controquesto barbaro sistema non può esserecircoscritta a un solo o ad alcuni paesi, ma è unalotta internazionale.Sotto questo punto di vista, la lotta della classeoperaia di un dato paese contro la propriaborghesia non è che un aspetto dello scontrointernazionale tra borghesia e proletariato, e laconquista del potere in un paese da parte dellaclasse operaia non è che un momento dellosviluppo della rivoluzione del proletariato neglialtri paesi.L’internazionalismo proletario è una delle piùimportanti armi della rivoluzione sociale e unacondizione indispensabile della lotta per lacompleta e definitiva vittoria del proletariato sulcapitalismo e la borghesia, che non può essereraggiunta su scala nazionale, ma solo su scalamondiale.Siamo internazionalisti perché siamo comunisti.Non possiamo essere comunisti senza essereorganicamente e coerentementeinternazionalisti.

Il tradimento revisionista e la lotta deimarxisti-leninisti

I revisionisti e i socialdemocratici hanno semprecercato di attaccare, deformare, annacquare laconcezione e la pratica dell’internazionalismoproletario.Abbiamo accennato alla vergognosa abiuracompiuta dagli opportunisti della IIInternazionale. Nella seconda metà del ‘900,abbiamo visto altri tradimenti e disconoscimentidella causa dell’internazionalismo proletario. Ricordiamo le posizioni nazionaliste borghesisviluppate dalla cricca titoista; la degenerazionerevisionista kruscioviana-brezneviana che pose«la coesistenza pacifica» al postodell’internazionalismo proletario come principiofondamentale della politica estera dei paesisocialisti e dei Partiti comunisti; la politicarevisionista dell’abbandono dell’appoggio aimovimenti rivoluzionari e di liberazione deipopoli oppressi; le elemosine e le minacce alposto dell’aiuto fraterno e internazionalista; lemene sciovinistiche di grande potenza deirinnegati sovietici e cinesi; la rinunciadell’educazione dei comunisti e delle masselavoratrici nello spirito dell’internazionalismoproletario e della solidarietà tra i popoli. L’abbandono del marxismo-leninismo comportanecessariamente la falsificazione e il rifiutodell’internazionalismo proletario. Questo è ciòche avvenuto anche attraverso “nuove” teorieanticomuniste quali “la teoria dei tre mondi”,“l’eurocomunismo”, “il socialismo del XXIsecolo”, “il pragmatismo populista”, nelle qualinon c’è traccia dell’internazionalismo proletario,ma vi sono forti aspetti di nazionalismo, disciovinismo, di localismo e di ristrettezzamentale.I revisionisti e i socialdemocratici, tutti gliopportunisti, si sono sempre battuti con tutte leforze e i loro strumenti per togliere dalle manidel proletariato l’internazionalismo e sostituirlocon il nazionalismo borghese e piccoloborghese, di cui sono i portavoce nelle file dellaclasse operaia. Le vicende del movimento comunistainternazionale dimostrano che la pressione el’influenza nefasta dell’imperialismo e dei suoi

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agenti opportunisti non si sono manifestate soloall’esterno, ma anche all’interno dei partiticomunisti e nella sfera stessadell’internazionalismo proletario, della suaconcezione e della sua pratica vivente. Questa attitudine rovinosa si è espressa a voltecon manovre e posizioni ideo-politiche esplicite,di volgare rifiuto dell’internazionalismoproletario e di passaggio al nazionalismocontrorivoluzionario, di resa all’imperialismo. Altre volte si è manifestata in maniera piùsottile, con forme meno evidenti, ma non menopericolose. Ad esempio: ponendo gli interessi dellarivoluzione proletaria internazionale al di sottodegli interessi, della tattica e dei compitiimmediati di questa o quella sezione delproletariato; restringendo la concezionedell’internazionalismo proletario e limitando lasua portata solo ad alcune aree del mondo(provincialismo); proclamandol’internazionalismo, ma offrendo uno scarsocontributo nella sua pratica, dove è piùnecessario; valutando i governi borghesi“progressisti” come un utile appoggio alla lottadella classe operaia e dei popoli; esprimendoriluttanza all’adozione di un’organizzazione euna disciplina internazionale dei Partiticomunisti; imboccando passo dopo passo la viadell’avvicinamento e dell’amicizia con i partitisocial-liberisti, opportunisti, etc. I comunisti (marxisti-leninisti) devono difenderel’internazionalismo proletario, realizzando inogni fase un’analisi per scoprire come, con losviluppo delle contraddizioni fondamentali dellanostra epoca, appaiono e si riproducono germi ecorrenti dannosi nel seno stesso del proletariatorivoluzionario. Grazie all’esperienza accumulata siamo inmigliori condizioni per capire come, dove e conquali forme si manifesta la pressione el’influenza imperialista-revisionista nei Partitirivoluzionari del proletariato, per smascherare ecombattere decisamente i fenomeni e leposizioni pericolose.Nelle attuali condizioni di ripresa delmovimento operaio e comunista internazionale,è assolutamente indispensabile che i Partiticomunisti innalzino dovunque la gloriosa

bandiera dell’internazionalismo proletario,elevando il suo livello. La fedeltà ai principi dell’internazionalismoproletario, la sua applicazione coerente in tutti ipartiti e le organizzazioni del movimentooperaio e comunista, il consolidamentodell’unità, della solidarietà e dellacollaborazione delle forze marxiste-leniniste,sono più che mai necessari e costituiscono uncompito fondamentale per la preparazione dellarivoluzione. La soluzione di questo compito passa attraversodelle azioni concrete: impegnare di più i nostriPartiti e Organizzazioni nella propaganda e nellapratica di un reale internazionalismo proletario;rafforzare i legami di solidarietà della classeoperaia e organizzare azioni comuni neidifferenti paesi per perseguire i nostri scopi;sviluppare le relazioni fraterne e la cooperazionecon le realtà comuniste che non hannoabbandonato i principi del marxismo e delleninismo; integrare i militanti comunisti chevivono in altri paesi nel lavoro per la costruzionedi Partiti, Organizzazioni e correnti marxisti-leninisti; contribuire allo sviluppo e alrafforzamento ideologico, politico eorganizzativo della Conferenza Internazionale diPartiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti(CIPOML) nella prospettiva di una nuovaInternazionale Comunista per creare la guidaunitaria della lotta rivoluzionaria del proletariatoe dei popoli oppressi. Gli avvenimenti, l’ineluttabile evoluzione dellalotta di classe, contribuiranno a questi sviluppi.

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VERSO IL CENTESIMO ANNIVERSARIO DELLA GRANDERIVOLUZIONE SOCIALISTA D’OTTOBRE

(novembre 1917-2017)

I comunisti, i rivoluzionari, i proletari e ilavoratori coscienti di tutto il mondo celebrano efesteggiano l’anniversario della gloriosaRivoluzione Socialista d’Ottobre. Con maggiorslancio e fermezza lo faremo nel 2017 inoccasione del centenario di quegli storici “diecigiorni che sconvolsero il mondo“.

La rivoluzione bolscevica fu l’eroicaimpresa che comunicò un’alba rivoluzionaria. Icannoni dell’incrociatore “Aurora”annunciarono che si apriva una nuova epoca,l’epoca della sconfitta del capitalismo e dellacostruzione della nuova società senza sfruttatorie senza sfruttati.

Con la Grande Rivoluzione d’Ottobre ilproletariato conquistò il potere, espropriò glisfruttatori, instaurò la sua dittaturarivoluzionaria e costruì uno Stato di tipo nuovo.Secondo le parole di Lenin: “In Russia l’interoapparato burocratico è stato spezzato, di essonon è rimasta pietra su pietra, tutti i vecchigiudici sono stati rimossi, il parlamentoborghese è stato sciolto, e proprio agli operai eai contadini è stata data una rappresentanzamolto più accessibile. Essi hanno sostituito iloro Soviet o hanno posto i loro Soviet al disopra dei funzionari. Sono i loro Soviet adeleggere i giudici. E già solo questo fatto èbastato perché tutte le classi oppressericonoscessero che il potere sovietico, cioèquesta data forma di dittatura del proletariato, èun milione di volte più democratico dellarepubblica borghese più democratica” (Larivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky).

Lo Stato sovietico dimostrò che ilsocialismo è un ordinamento sociale superiore, acondizione che vengano seguiti fermamente isuoi princìpi e si marci verso il comunismo.

L’ “Ottobre Rosso” cambiò radicalmente ilcorso della storia mondiale, che dette inizio a

una nuova tappa del suo sviluppo, la tappa dellacrisi generale del capitalismo e del passaggio alsocialismo. Ha impresso una svolta indelebilenella strategia e nella tattica rivoluzionaria, neimetodi di lotta e nelle forme di organizzazione,nella mentalità, nella cultura, nelle tradizionidella classe operaia e dei suoi alleati nella lottacontro l’imperialismo e il capitalismo, per larivoluzione e il socialismo.

In seguito alla rivoluzione diretta daibolscevichi di Lenin e di Stalin, ebbe inizioun’ondata di rivoluzioni proletarie nei paesiimperialisti e capitalisti, di rivoluzioni popolari edemocratiche che vengono condotte a terminesotto la direzione del proletariato e sotto lebandiere dell’internazionalismo nei paesidipendenti e coloniali.

Il trionfo della Rivoluzione Socialistad’Ottobre dette impulso alla formazione dipartiti comunisti in tutto il mondo e allacostruzione dell’Internazionale Comunista, perraggruppare l’avanguardia del proletariato eorganizzare la rivoluzione mondiale.

Con la creazione dell’Unione Sovietica ela costruzione del socialismo la classe operaia, icontadini, le donne, i popoli ottennero grandibenefici materiali e culturali. I lavoratoriraggiunsero elevati livelli di benessere grazieall’industrializzazione socialista e allacollettivizzazione dell’agricoltura, allapianificazione economica che pose fine airapporti di produzione capitalistici e all’anarchiatipica del vecchio sistema.

La classe operaia si trasformò in una classetecnica e ideologicamente avanzata. Fu postotermine alla disoccupazione. Il processo diemancipazione della donna e la suapartecipazione alla direzione del paese progredìdi pari passo con l’edificazione del socialismo.

I furiosi assalti degli imperialisti fallirono

Manifesto approvato dal XXI Plenum della CIPOML, in diffusione permanente sino all’anniversariodell’Ottobre.

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dinanzi alla ferrea volontà dei lavoratori e deipopoli di non retrocedere alla condizione dischiavi, dinanzi alla potenza e all’unità politicadello Stato socialista.

La Costituzione socialista del 1936, e lasconfitta della belva nazifascista che determinòla liberazione di molti paesi e l’instaurazione diregimi di democrazia popolare, rappresentaronodelle grandi conquiste per i popoli del mondo.

La Rivoluzione Socialista d’Ottobre fu unevento che è oggi di grande attualità, ricco dipreziosi insegnamenti per la lotta del proletariatoe di altre classi oppresse contro lo sfruttamento el’oppressione.

Essa costituisce la dimostrazione praticache la rivoluzione non è solo un’aspirazionepopolare, ma è possibile e necessaria perabbattere il dominio della borghesia e costruirela nuova società, nella quale “quelli che oggi nonsono nulla dovranno essere tutto”, e checambierà il mondo.

Negli anni che ci separano da quel grandeavvenimento, le contraddizioni fondamentali e imali endemici del capitalismo si sono aggravati,mentre le forze rivoluzionarie della classeoperaia e dei popoli sono cresciuteoggettivamente a livello internazionale.

L’idea della rivoluzione proletaria è diassoluta attualità dinanzi allo sfruttamento eall’oppressione di cui soffre l’immensamaggioranza dell’umanità, alla miseria e alladiseguaglianza crescenti, alle guerre di rapina, alparassitismo di un pugno di ricchi sempre piùricchi, alla demolizione delle conquiste socialistrappate dai lavoratori, al saccheggio e aldominio neocolonialista, alla devastazioneambientale provocata dal sistema capitalista.

Le ragioni per la rivoluzione sono piùattuali che mai e le sue premesse materiali sisono sviluppate. Il passaggio a una migliorforma di organizzazione per la società umana, aun nuovo e superiore ordinamento sociale, èun’esigenza sempre più urgente per le classisfruttate e oppresse dal capitale. È “un problemaposto e da risolvere“ mediante la lotta dellemasse oppresse e sfruttate.

La scomparsa dell’URSS e di altri paesisocialisti è stato un duro colpo. Il socialismo hasubìto una sconfitta temporanea che non invalida

le sue realizzazioni, la sua necessità. In realtà,non è la Rivoluzione d’Ottobre, né il socialismoproletario che sono falliti. Sono falliti iltradimento, il revisionismo e l’opportunismo,che sviano i lavoratori dai loro interessi eobbiettivi di classe.

Nonostante l’incessante propagandaanticomunista, diventa ogni giorno più chiaroche il barbaro e moribondo sistema capitalista-imperialista può offrire soltanto sfruttamento,miseria e guerra.

Ci troviamo in un periodo di risvegliopolitico della classe operaia, dei popoli, dellagioventù, che non vogliono più sopportare ilgiogo e i fardelli imposti dal capitalismo edall’imperialismo.

Avanzano il rifiuto e la lotta contro leconseguenze della crisi, contro lo sfruttamento,le diseguaglianze e la povertà, contro i diktat, gliinterventi e le aggressioni imperialiste.

Cresce la consapevolezza che le cose nonpossono continuare così come sono, che nelcapitalismo non c’è salvezza, che è necessariauna profonda trasformazione sociale pereliminare la rovina economica, sociale, morale,ecologica, i massacri che l’umanità soffreinevitabilmente sotto il dominio dei monopolicapitalisti che obbediscono a una sola legge:quella del massimo profitto.

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Per realizzare questa trasformazione èimprescindibile la conquista del potere statale daparte della classe più rivoluzionaria e avanzatadella società, la forza dirigente dellatrasformazione a livello politico, pratico,intellettuale e morale: il moderno proletariato.

Di fronte alle tesi revisioniste, riformiste eopportuniste, che hanno condotto la classeproletaria a dolorose sconfitte, la rivoluzioneproletaria si conferma come l’unica soluzioneallo sfruttamento e all’oppressione dei popoli.

L’ultima e profonda crisi del capitalismo, equelle che verranno, dimostrano che la società inregime capitalistico è un ostacolo allo sviluppodelle forze produttive: è quindi necessariospezzare con la rivoluzione questa funestasituazione.

La questione che si pone con urgenza è:dittatura del capitale monopolistico o dittaturadel proletariato?

La vittoriosa Rivoluzione Socialistad’Ottobre ha dimostrato che la classe operaiapuò conquistare il potere e dirigere la societàsenza la borghesia e contro di essa, che icomunisti possono e debbono svolgere un ruolodeterminante.

L’Ottobre sovietico ci insegna che icomunisti, i migliori elementi del proletariato, igiovani rivoluzionari, debbono far propri questiinsegnamenti e continuare la lotta, rompendochiaramente con l’opportunismo di ogni tipo eunendosi sotto le bandiere del marxismo-leninismo e dell’internazionalismo proletario.

Celebreremo e attualizzeremo in ognipaese il centenario dell’Ottobre Rosso in modocombattivo e unitario, mettendo in risalto il suoimperituro significato, la sua importanzainternazionale e la profonda attualità dellarivoluzione proletaria per trasformareradicalmente il mondo.

Prepariamoci a celebrare ovunque,degnamente ed unitariamente, nel 2017 il 100°anniversario della Grande RivoluzioneSocialista d’Ottobre, con commemorazioni,seminari, incontri e altre attività.

Sviluppiamo in ogni paese lamobilitazione per raggruppare i comunisti, irivoluzionari, gli operai combattivi, diffondiamole ragioni del comunismo, unica forza in gradodi organizzare e dirigere in modo conseguente leforze della rivoluzione sociale in tutti i paesi.

Invitiamo i Partiti e le Organizzazionipolitiche, sociali, sindacali, giovanili, delledonne, dei contadini, degli indigeni di tutti ipaesi, che condividono le nostre posizioni diprincipio, a unirsi con noi per realizzare incomune le attività e costruire un poderosoMovimento Comunista e OperaioInternazionale.

Un secolo dopo il vittorioso “assalto alcielo” compiuto dai bolscevichi, riaffermiamoche l’unica alternativa sicura alla barbarieimperialista e capitalista è la rivoluzione e ilsocialismo!

Viva la Grande Rivoluzione Socialistad’Ottobre!

Viva il marxismo-leninismo!Viva l’internazionalismo proletario!

Ottobre 2015

Conferenza Internazionaledi Partiti e Organizzazioni

Marxisti-Leninisti(CIPOML)

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Operai e lavoratori di tutti i paesi! I capitalisti e i loro governi continuano senza

pause l’offensiva contro i lavoratori e i popoli.I licenziamenti e l’intensificazione forzata

dello sfruttamento, le riduzioni di salario e ilpeggioramento delle condizioni di lavoro, laflessibilità e la precarietà del lavoro, i piani diausterità e le grandi ingiustizie incrementano iprofitti dei monopoli e aggravano la situazionedelle masse lavoratrici.

Al giorno d’oggi, la miseria colpisce ampistrati di lavoratori che producono tutta laricchezza sociale, la disoccupazione giovanileha conseguenze drammatiche, mentre un pugnodi ricchi diviene sempre più ricco.

Le corrotte classi dominanti rafforzano imetodi autoritari e prepotenti dei loro governi,liquidano i diritti e le libertà democratiche deilavoratori, reprimono duramente le protesteoperaie e popolari, per perpetuare così i loroprivilegi e il loro potere.

Le potenze imperialiste e capitaliste sono sulpiede di guerra, contro gli interessi della classeoperaia e dei popoli. Riarmano, diventanosempre più aggressive per imporre il lorosfruttamento e dominio.

Come risultato della spoliazione economica edelle guerre di saccheggio, si producono grandiondate migratorie dai paesi poveri e dipendenti aquelli ricchi e dominanti che chiudono le lorofrontiere.

Allo stesso tempo l’imperialismo con le sueguerre e aggressioni militari genera il terrorereazionario e fascista, che è utilizzato perridisegnare le mappe di intere regioni emantenere le masse nell’oscurantismo.

Nella situazione attuale, che comprova che ilcapitalismo è incompatibile con gli interessidella classe operaia e dei popoli, la CIPOMLchiama a celebrare questo Primo Maggiorafforzando l’unità e la solidarietà di classe, percreare nella lotta comune il fronte unico di tutti ilavoratori contro l’offensiva capitalista, lareazione politica, la politica di guerraimperialista e il terrore fascista.

Che la classe operaia riprenda fiducia nellapropria enorme forza e rafforzi la sua unità e lalotta in ogni paese e in tutto il mondo.

Estendiamo e intensifichiamo la lotta controlo sfruttamento capitalista e gli attacchi deipadroni, che sono favoriti dai loro compliciopportunisti, per la difesa intransigente degliinteressi politici e economici della classe operaiae delle sue organizzazioni, affinché il peso dellacrisi ricada sulle classi dominanti.

Estendiamo e intensifichiamo la lotta controla reazione borghese in tutte le sue forme,alziamo la bandiera delle libertà e dei diritti dellaclasse operaia e delle masse popolari minacciatidalla borghesia e dalle forze reazionarie efasciste.

Estendiamo e intensifichiamo la lotta controle guerre di rapina, gli interventi imperialisti,contro la corsa agli armamenti e le misure dimilitarizzazione applicate dai governi borghesi.

Uniamo e rafforziamo in ogni paese leorganizzazioni della classe operaia contro laborghesia, per spezzare la catena imperialista ededificare la nuova società senza sfruttamentodell’uomo sull’uomo.

Viva il Primo Maggio, giornatainternazionale di solidarietà del proletariato!

«Proletari di tutti i paesi, unitevi!»

Comitato di Coordinamento dellaConferenza Internazionale di Partiti eOrganizzazioni Marxisti-Leninisti(CIPOML)

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Manifesto per il Primo Maggio 2016

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In poco tempo la situazione in Europa si ènotevolmente aggravata. Nonostante ci sianobuone condizioni per la crescita economicacapitalista, come i crediti a bassi tassi, uncambio favorevole dell’euro, il prezzo delpetrolio ai minimi e miliardi di euro iniettatidalla BCE, l’economia ristagna e una nuova crisisi sta avvicinando, a causa delle irresolubilicontraddizioni del capitalismo. Dentro questisviluppi, la ricchezza di un pugno di magnatis’ingigantisce, mentre i poveri diventano piùpoveri. Si spendono cifre folli per le armi e leguerre, mentre ci sono sempre meno fondi per lenecessità sociali.

Nella situazione attuale, la classe dominante, isuoi partiti conservatori o socialdemocratici, isuoi governi, attaccano le conquiste della classeoperaia, come i contratti collettivi nazionali dilavoro e vogliono rendere più facili ilicenziamenti dei lavoratori. A ciò si aggiungonoi tagli del salario e delle spese sociali, i tentatividi ridurre ulteriormente le pensioni ed estenderela vita lavorativa. Tutto questo conduce ad unaumento della sfiducia nei confronti dello Stato,delle sue istituzioni e dei diversi partiti borghesi,siano essi della vecchia destra, conservatori,socialdemocratici o liberali.

In questo contesto, gli Stati vengono trasformatipasso dopo passo in stati di polizia con governiautoritari, accompagnati dalla crescita deimovimenti e partiti di destra, nazionalisti,razzisti nonché fascisti, che si presentanodemagogicamente come “sociali” e appoggianoquesta trasformazione in stati polizieschi. Dietroil pretesto della “lotta contro il terrorismo” lelibertà democratiche vengono demolite.

Nello stesso momento la politica di guerra èsempre più estesa. Sotto la direzione eall’interno della struttura della NATO, l’UE e isuoi membri, specialmente il Regno Unito, la

Francia e la Germania intervengonomilitarmente in Siria, Libia, Iraq, Afghanistan,Somalia, Mali, etc. Questa è la causa principaledel gran numero di rifugiati che voglionoraggiungere l’Europa. Le potenze imperialisteutilizzano le conseguenze delle loro stessepolitiche aggressive, imperialiste, come pretesto,per intervenire di più e consolidare l’Europafortezza, per impedire alle vittime delle loropolitiche di trovare un luogo sicuro dovepossano sopravvivere e vivere. In questoscenario si è realizzato l’accordo tra l’UE eTurchia. E’ un accordo contro l’umanità, unaccordo con un regime che disprezza le libertà ei diritti democratici basilari, che calpesta eschiaccia ogni opposizione democratica assiemealle sue radici e cerca di sconfiggeremilitarmente la lotta di liberazione nazionale delpopolo curdo.

La questione dei rifugiati ha mostrato eapprofondito le contraddizioni all’internodell’UE e i diversi scopi delle classi dominanti.Ha aggravato la crisi politica dell’UE e delle sueistituzioni.

Inoltre, si utilizzano i rifugiati per intensificareed estendere gli stati di polizia, sempre colpretesto della “lotta contro il terrorismo”. Ciòapre spazi alle destre e ai fascisti, con l’appoggiodi settori della borghesia, degli Stati borghesi edei media. Tutti questi movimenti reazionariservono alla borghesia per dividere i lavoratori ei movimenti popolari, per metterli l’uno control’altro, invece di lottare insieme contro la classedominante ed i suoi governi.

Ma queste misure della borghesia non risolvonoi problemi, al contrario li aumentano.

La resistenza della classe operaia e dei lavoratoricontro gli attacchi dei padroni e dei governi diogni colore (di destra, socialdemocratici, da solio in alleanza…) sta aumentando in tutti i paesi.

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Sviluppiamo la resistenza contro l’offensivadel capitale, la reazione e la guerra!

Dichiarazione della riunione regionale europea dei membri della CIPOML, svoltasi nel maggio2016 in Germania.

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Gli attacchi sono oggi concentrati sugli statutidei lavoratori, come possiamo vedere in Francia.Un enorme movimento sta mobilitando centinaiadi migliaia di lavoratori, i sindacati, la gioventù,che lottano per il ritiro di questo progetto con lemanifestazioni e gli scioperi, a livello locale enazionale. È una controriforma che arriva dopomolte altre che hanno tradotto in pratica leprincipali esigenze dei padroni: libertà dilicenziamento, più flessibilità, salari più bassi,più sfruttamento.

Gli stessi attacchi sono portati avanti negli altripaesi, come in Italia, in Germania, Norvegia,Spagna, etc., dove i diritti dei lavoratori e lacontrattazione collettiva sono minati o soppressi.In questo modo si cerca di limitare la capacitàdegli operai di agire uniti.

La resistenza si sta sviluppando anche contro lacriminalizzazione degli scioperi e deisindacalisti combattivi, specialmente quandoviene opposta la violenza di classe alla violenzadel capitale e del suo Stato. Il numero deisindacalisti arrestati sta aumentando. Alcunimovimenti di solidarietà si sono sviluppati alivello internazionale, specialmente per quantoriguarda i monopoli che hanno stabilimenti indiversi paesi. Ma questa forma di solidarietà èancora limitata e dev’essere sviluppata.

L’imperialismo e il capitale monopolisticostanno attaccando e calpestando la sovranitànazionale e le istituzioni elette. Questo non èsolo il caso di paesi meno sviluppati, ma anchedi paesi imperialisti avanzati.

La resistenza e la lotta contro l’UE e la suapolitica neoliberista, contro la sua politicareazionaria e disumana verso i rifugiati e imigranti, contro la sua politica di guerra, dicrescente tensione con la Russia, portata avantiin stretto legame con la NATO, si stasviluppando in tutti i paesi. I diktat dell’euro e leloro conseguenze sono evidenti, specialmente inGrecia, ma anche negli altri paesi.

L’opposizione all’UE sta crescendo inDanimarca, in Olanda, dove si sono svolti deireferendum connessi alla questione della UE. Inogni caso, il rifiuto dell’UE sta diventando piùforte e maggioritario fra i popoli, specialmente

fra i lavoratori e masse popolari.

Una prossima occasione sarà il referendum nelRegno Unito: la prospettiva del “Brexit” èconcreta e rende furibonda l’oligarchiafinanziaria, i capi dei partiti di destra esocialdemocratici, i grandi padroni, i leader pro-UE degli altri paesi; anche Obama ha interferitoa favore del mantenimento del Regno Unitonell’UE.

Noi appoggiamo apertamente i democratici eforze progressiste che stanno svolgendo lacampagna a favore del “Brexit.” Se ciò accadrà,si creerà una nuova situazione politica, siapprofondirà la crisi politica dell’UE e verràspronata l’opposizione all’UE negli altri paesi.Sosteniamo decisamente il diritto dei popoli aduscire dall’UE. Sosteniamo i popoli chechiedono un referendum per uscire dall’UE.

Diversi trattati internazionali sono discussi enegoziati in gran segreto tra i rappresentantidell’UE e degli USA: il TTIP è uno di questitrattati le cui conseguenze saranno enormi eassai pericolose. Aumenterà il potere deimonopoli, sia di quelli nordamericani sia diquelli europei, contro tutti i lavoratori e i popoli.Ci sono anche altri trattati in discussione, inspecifici settori, come il TISA, che è un progettoanti-democratico che mira alla privatizzazionepermanente dei servizi pubblici e delle risorse.Tutti hanno lo stesso obiettivo: aprire i mercati aimonopoli e aumentare la concorrenza fra ilavoratori, a beneficio del capitale, imporre idiktat dei monopoli, usando gli Stati come imigliori difensori dei loro interessi privati.

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Grandi dimostrazioni si stanno sviluppandodurante l’ultima tappa di questi negoziati. Nullaè ancora deciso: una vittoria del movimentopopolare è possibile. Dobbiamo rinforzare lamobilitazione per fermare i negoziati e farlifallire.

La politica aggressiva della NATO staincontrando un crescente movimento diresistenza che dice “No alla guerra, No allaNATO”, che proclama la necessità della suadissoluzione e rivendica “fuori dalla NATO” neipaesi membri di questa alleanza politico-militarediretta dall’imperialismo degli Stati Uniti.Questo movimento sta denunciando anche ilegami fra UE e NATO.

Un altro aspetto della politica della NATO è lapressione esercitata sui governi per aumentare lespese di guerra, per acquistare sempre più armiprodotte dai monopoli nordamericani edeuropei, che competono in questo mercato.

Noi uniamo le nostre voci alla denuncia dellacrescente militarizzazione degli Stati edell’intera società, del crescente potere politicoed economico dei monopoli del complessomilitar-industriale.

Uniamo le nostre voci al movimento che dice“fondi per l’istruzione e la salute, non per learmi, non per la guerra!”.

Lavoriamo per sviluppare un poderosomovimento internazionale contro la guerra.

Un movimento che lotti per farla finita con leguerre in Iraq, Siria, Afghanistan.

Un movimento che dica “no all’aggressione allaLibia!”.

Un movimento che denunci la “guerra contro ilterrorismo in Africa” intrapresa dalle potenzeimperialiste, specialmente Francia e Germania,in stretto rapporto con l’imperialismo USA.Uniamo le nostre voci con i popoli e leorganizzazioni di questi paesi che lottano per ilritiro delle truppe straniere, per la loroindipendenza e sovranità, specialmente in Mali.Appoggiamo in particolare la lottarivoluzionaria del popolo del Burkina Faso edegli altri paesi neocoloniali che stanno

affrontando la Francia, gli Stati Uniti e gli altripaesi imperialisti.

Il sistema capitalistico e imperialistico porta allagrande maggioranza dei lavoratori e dei popolisolo miseria, povertà, repressione e guerra.Questo sistema non è riformabile nell‘interessedei lavoratori e dei popoli, e non può offrirealcun futuro ai popoli e ai giovani. Ribadiamo lanostra convinzione che un cambiamentorivoluzionario ed il socialismo sono necessari.Questo sarà il messaggio che come Partiti eOrganizzazioni Marxisti-Leninisti diffonderemofra i lavoratori e i popoli del mondo in occasionedel centesimo anniversario della Rivoluzioned’Ottobre.

Il socialismo è il futuro!

Dichiarazione della riunione regionale deimembri europei della CIPOML.

Germania, maggio 2016

Partito Comunista degli Operai diDanimarca (APK) Partito Comunista degli Operai diFrancia (PCOF) Organizzazione per la Costruzione delPartito Comunista degli Operai diGermania (Arbeit Zukunft)Movimento per la riorganizzazione delPartito Comunista di Grecia (KKE 1918-1955) Piattaforma Comunista - per il PartitoComunista del Proletariato d’Italia Organizzazione Marxista-LeninistaRevolusjon di Norvegia Partito Comunista di Spagna (marxista-leninista) – PCE (m-l)Partito del Lavoro (EMEP) di Turchia

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Norme di organizzazione dellaConferenza Internazionale di Partiti

e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML)

Siamo la Conferenza Internazionale di Partiti eOrganizzazioni Marxisti-Leninisti,l’integrazione ideologica, politica eorganizzativa dei partiti rivoluzionari delproletariato di vari paesi e continenti.Rappresentiamo gli interessi della classe operaianei nostri paesi e su scala internazionale. Ciproponiamo di demolire le fondamenta delsistema capitalista-imperialista, conquistare ilpotere, costruire il socialismo, abolire ogni tipodi disuguaglianza sociale, distruggere le classisociali, emancipare l’umanità ed instaurare ilcomunismo.

Siamo i continuatori dell’organizzazioneinternazionale dei lavoratori e dei comunisti,iniziata dalla classe operaia d’Europa e dallavoro infaticabile di Karl Marx e FriedrichEngels che si è concretizzata nell’AssociazioneInternazionale dei Lavoratori, è proseguita nellaprima tappa della II Internazionale e si èsviluppata nell’Internazionale Comunistafondata da Lenin e Stalin, il Comintern, e inseguito nel periodo rivoluzionario delComiform.

Ci solleviamo contro il revisionismocontemporaneo che aggredì la direzione delPartito Comunista e il potere dello Stato e ladirezione dell’URSS, combattiamo in manieraconseguente le tesi opportuniste che negano ilcarattere di classe del partito e dello Statoproletario, che tramarono con l’imperialismo e il

capitalismo per opporsi alla rivoluzione e alsocialismo.

Ci riconosciamo come protagonisti della lottaideologica e politica contro la teoria dei TreMondi e il maoismo, che cercarono di deviare laclasse operaia, i popoli e i comunisti dalla rottacerta della rivoluzione e del socialismo.

Insieme al compagno Enver Hoxha, siamo staticombattenti per la rivoluzione, in difesa delmarxismo-leninismo; sempre abbiamo lottatoper l’unità internazionale dei comunisti.

Siamo sorti, in quanto ConferenzaInternazionale di Partiti e OrganizzazioniMarxisti-Leninisti (CIPOML), al culminedell’offensiva anticomunista scatenatadall’imperialismo e dalla reazione dopo ilcollasso dell’URSS, il crollo del socialismo inAlbania, immersi nel riflusso della lottarivoluzionaria e sindacale della classe operaia,delle serie sconfitte sofferte dal movimento diliberazione nazionale.

Siamo emersi come una necessità storica per lacontinuazione della lotta per la rivoluzione ed ilsocialismo in ciascuno dei nostri paesi, percontribuire al trionfo della rivoluzioneinternazionale del proletariato.

Dopo vari sforzi, discussioni franche e puntuali,accordi ed impegni, varie iniziative, tra le qualievidenziamo le riunioni multilaterali degli anni

Pubblichiamo di seguito un documento di grande valore politico, scaturito dal XXI Plenum dellaCIPOML. Le Norme di organizzazione, previamente discusse in ogni Partito e Organizzazione esuccessivamente adottate all’unanimità dopo un ampio dibattito, sono l’espressione dell’elevatolivello di unità politica e ideologica raggiunto dalla Conferenza in oltre venti anni di intenso eproficuo lavoro.Le Norme sono una pietra miliare nel processo di rafforzamento e sviluppo della CIPOML, inquanto organizzazione internazionale del proletariato rivoluzionario in lotta per una nuovaInternazionale Comunista.Il testo è tratto da “Unidad y Lucha” , n. 32, aprile 2016.

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‘80, la Rivista Internazionale Teoria e Pratica, icampeggi internazionali della GioventùAntifascista e Antiimperialista, gli incontri dipartiti tra il 1991 e il 1993, ci siamo costituitinell’agosto del 1994.

Siamo la congiunzione ideologica, politica edorganizzativa dei partiti e organizzazionimarxisti-leninisti in un’iniziativa internazionaleche proclama i principi della lotta di classe edell’ internazionalismo proletario, la necessitàdella violenza rivoluzionaria per abbattere ildominio dell’imperialismo e del capitalismo,l’instaurazione della dittatura del proletariato ela costruzione del socialismo, la lotta per ilcomunismo.

Riconosciamo come un’eredità storica di grandevalore, di validità attuale e per tutti i paesi, ilpensiero di Marx, Engels, Lenin e Stalin;aderiamo in maniera militante ai principirivoluzionari del marxismo-leninismo e con laloro guida ed ispirazione lottiamo nei nostripaesi per organizzare e fare la rivoluzione.

L’adempimento della responsabilità di dirigerela causa della classe operaia e dei popoli per laliberazione sociale e nazionale, per larivoluzione e il socialismo, per l’emancipazione,tiene in conto la necessità di lottare in difesa delmarxismo-leninismo, dei suoi principirivoluzionari, del suo sviluppo; comporta laresponsabilità di smascherare, denunciare ecombattere fino alle ultime conseguenze ilrevisionismo in tutte le sue varianti ed ognimanifestazione dell’opportunismo nel seno delmovimento operaio e rivoluzionario e all’internodei partiti comunisti.

Il Proclama Comunista approvato a Quito, nel1994, ci identifica pienamente e lo proponiamocome una Dichiarazione che al tempo stesso ciunifica e ci chiama a svilupparla nelle nuovecondizioni.

In quanto Partiti membri della CIPOML,invitiamo i Partiti e le Organizzazioni di tutti ipaesi che difendono e lottano per il comunismoad unirsi con noi per la costituzione di unpotente Movimento Comunista InternazionaleMarxista-Leninista, che si proietti nellaricostruzione dell’Internazionale Comunista, altempo stesso che ci impegniamo a dare il nostrocontributo su tutti i piani per la costituzione e losviluppo di nuovi partiti marxisti-leninisti.

NORME DI ORGANIZZAZIONE

Sono membri della Conferenza Internazionale diPartiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti(CIPOML) i partiti e organizzazioni che sonocostituiti nei propri paesi e si proclamanocomunisti, che aderiscono al marxismo-leninismo, denunciano e combattono ilrevisionismo e l’opportunismo in tutte le lorovarianti, che lottano per organizzare e dirigere lalotta della classe operaia e dei popoli per larivoluzione e il socialismo; che accettano ilProclama Comunista e le Norme diOrganizzazione della CIPOML.

Possono essere membri i partiti e leorganizzazioni marxisti-leninisti di qualsiasipaese che decidono di far parte della CIPOML;per fare ciò essi devono sottoscrivere il

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Proclama Comunista, le Norme diOrganizzazione e beneficiare dell’avallo di duepartiti o organizzazioni membri della CIPOML.

Il processo di ammissione nella CIPOMLcontempla un periodo iniziale di due annidurante i quali si partecipa come osservatore, cisi integra nei dibattiti e nelle decisioni dellaCIPOML, ad eccezione del diritto di voto, e sipartecipa alle sue attività.

L’integrazione organica viene decisa nellaPlenaria della Conferenza con l’approvazionedei due terzi dei partecipanti.

La CIPOML stabilisce che essa riconoscel’esistenza di un solo partito marxista-leninistain ogni paese; propone che le organizzazioni chesi proclamano marxiste-leniniste in uno stessopaese lavorino per la loro unificazioneideologica, politica, programmatica eorganizzativa, obiettivo che la Conferenzaappoggerà decisamente.

Tutti i Partiti e Organizzazioni aderenti allaCIPOML assumono i seguenti doveri:

I.- Difendere il marxismo-leninismo. Lottarecontro i suoi detrattori di tutte le specie.

II.- Impegnarsi attivamente nella lottarivendicativa e politica della classe operaia e delpopolo e dirigerla tenendo sempre presente laprospettiva della presa del potere.

III.- Praticare l’internazionalismo proletario.

IV.- Difendere ed applicare le decisioni dellaCIPOML

V.- Contribuire al processo di radicamento esviluppo dei membri della CIPOML, in quantopartito di avanguardia della classe operaia nelproprio paese.

VI.- Contribuire e aiutare alla costruzione e allosviluppo di nuovi partiti e organizzazionimarxisti-leninisti nei paesi dove non esistono.

VII.- Partecipare attivamente alle diverseiniziative internazionaliste definite dallaCIPOML quali: le sessioni plenarie dellaConferenza, le riunioni regionali dei partiti, icampeggi internazionali antifascisti eantiimperialisti della gioventù, gli incontrisindacali e le altre che verranno approvate infuturo.

VIII.- Aiutare la pubblicazione della rivistaUnità e Lotta, diffonderla tra i militanti, la classeoperaia e la gioventù.

I Partiti e Organizzazioni membri dellaCIPOML hanno i seguenti diritti:

I.- Partecipare con pieno diritto di parola e divoto alle Plenarie della Conferenza, alle riunioniRegionali di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti.

II.- Partecipare alla redazione di Unità e Lotta.

III.- Criticare in modo costruttivo la politica el’attività degli altri membri della CIPOML.

8. La CIPOML può espellere dalle sue fila ipartiti e le organizzazioni che deviano dalleposizioni marxiste-leniniste, che assumanoposizioni revisioniste ed opportuniste, chetradiscano la causa della rivoluzione e delcomunismo.

Per l’espulsione dalla CIPOML si deveprocedere con attenzione e riflessione; si devegarantire la difesa del partito odell’organizzazione e procedere quando non visia la possibilità di correzione e rettifica. Ladecisione di espellere un membro dellaCIPOML viene presa nella Sessione Plenariadella Conferenza, e richiede il voto dei due terzidei partiti partecipanti.

I Partiti o le Organizzazioni che non partecipanoin maniera regolare alle Plenarie e alle attivitàdella CIPOML, per un periodo di tre anni, senzacausa giustificata, si considerano esclusi dallaCIPOML per loro propria volontà.

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9. La Sessione Plenaria della Conferenza èl’organo decisionale della Conferenza di Partiti eOrganizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML),si autoconvoca e si riunisce ogni anno e, senecessario, in via straordinaria su convocazionedel Comitato di Coordinamento o su richiestadella maggioranza dei membri.

La Conferenza discute e approva risoluzionipolitiche generali, così come su questioniconcrete relative a problemi e situazionispecifiche. L’approvazione delle decisioni èpresa a maggioranza. Le decisioni dellaConferenza sono obbligatorie per gli aderentialla CIPOML.

La Plenaria della Conferenza accetta l’ingressodi nuovi membri e decide sull’espulsione deisuoi membri.

La Conferenza può stabilire Commissioni diLavoro per trattare problemi specifici.

La Plenaria della Conferenza elegge ogni anno ilComitato di Coordinamento della CIPOML,analizza le sue attività e le approva.

Solo la Plenaria può modificare le Regole, perfarlo deve dibatterle in due sessioni consecutive.

10. Le Riunioni Regionali devono sviluppare leloro discussioni e attività nel quadro delledecisioni generali della CIPOML, devonocontribuire allo sviluppo dei partiti eorganizzazioni membri, alla costruzione di altripartiti nei paesi dove essi non esistono.

11. Il Comitato di Coordinamento (Co.Co.), èeletto ogni anno dalla sessione Plenaria dellaConferenza, che decide il numero dei suoicomponenti.

Tutti i membri della Conferenza possonopresentare la loro candidatura al Co.Co.

Il Co.Co. lavora tra una Plenaria e l’altra dellaConferenza, adottando iniziative politiche dicoordinamento, dichiarazioni politiche e disolidarietà nel quadro degli orientamenti dellaConferenza.

Il Co.Co. deve collaborare con il Partito o

l’Organizzazione che assume la sede dellaPlenaria della Conferenza.

Il Co.Co. rende conto delle sue attività allaPlenaria della Conferenza.

12. I rapporti tra i Partiti e OrganizzazioniMarxisti-Leninisti si stabiliscono sul piano diuguaglianza, sono fraterni e camerateschi,esprimono l’internazionalismo e la solidarietà.

I rapporti tra i partiti e organizzazioni dellaCIPOML si basano sul reciproco rispettoriguardo le decisioni di ciascun membro, perònon escludono la critica e il dibattito politicinella prospettiva di avanzare nel processo dellarivoluzione internazionale del proletariato.

13. La rivista Unità e Lotta è la pubblicazioneufficiale della CIPOML, il suo scopo è difendereil marxismo-leninismo a livello internazionale,analizzare la situazione del movimento operaio erivoluzionario, illustrare le esperienze dei nostripartiti e organizzazioni.

Unità e Lotta viene pubblicata ogni sei mesi.Ogni partito deve inviare a tempo debito il suoarticolo e diffondere i contenuti della rivista tra irivoluzionari e la classe operaia del propriopaese.

14. Per il compimento delle attivitàinternazionaliste ciascun partito eorganizzazione membro della CIPOML siimpegna a contribuire con una quota annuale, ilcui ammontare viene deciso volontariamente daparte di ciascun membro.

15. Il Comitato di Coordinamento rende contoogni anno della gestione finanziaria.

Ottobre 2015

XXI Riunione Plenaria della Conferenza Internazionale

di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML)

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Al momento del suo secondo arresto, il 16agosto 1995, Manoel Lisboa, fondatore delPartito Comunista Rivoluzionario PCR, cheallora aveva 21 anni, si dichiarò marxista-leninista e scrisse: “Il risveglio della coscienzaumana verso i problemi sociali, verso i problemidi milioni di sfruttati è una sentimento che fascattare in ogni persona una serie dicambiamenti per una migliore e adeguatacondotta nella vita personale”(1).A differenza di quello che ripetono gliintellettuali piccolo borghesi, essere marxista-leninista non è un cliché. Significa acquisire unanuova ideologia, un'ideologia caratterizzata dallaconquista di una nuova società nella quale nonesista lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo,significa risvegliare la coscienza su problemisociali; scoprire le vere cause della povertà, dellafame, della disoccupazione, comprendendo chela lotta di classe è la leva della trasformazionesociale; significa lottare per porre fine a questeingiustizie e, principalmente, dedicare la propriavita a questa lotta, alla rivoluzione.Così, ogni militante che entra nel PartitoComunista Rivoluzionario che è marxista-leninista, approfondisce il suo impegno con imilioni di sfruttati presenti nel nostro paese e nelmondo, ed allo stesso momento inizia unprocesso di cambiamento nella sua vita,abbandona le vecchie concezioni e idee eacquista una nuova coscienza, un nuovo modo divedere il mondo, il che lo porta a una nuovacondotta della sua vita.

La lotta tra il vecchio e il nuovo

Tuttavia, a volte, si scivola in questo processo diprofonda trasformazione personale,manifestando presunzione e arroganza neirapporti con i compagni o nelle riunioni deinostri collettivi. Dibattiti che possono esserecondotti in maniera più tranquilla,improvvisamente si trasformano in una

discussione in cui nessuno sente o prestaattenzione a ciò che l'altro dice, ma solo a quelloche lui stesso dice. Spesso si arriva in un vicolocieco e, quel che è peggio, alcuni portanorancore per queste discussioni invece di fareautocritica sul comportamento tenuto. Ilcollettivo, con molti nuovi militanti, assiste aquesti scontri in silenzio, chiedendosi se c’è unreale motivo per tutta questa discussione eperché tanta agitazione e ostilità se siamo fracompagni. Altri militanti si preoccupano troppoper il loro riconoscimento e si comportano comese credessero che le cose sarebbero andatemeglio se fossero stati essi stessi al comando.Non vi è dubbio che questi comportamenti sonomanifestazioni delle vecchie concezioniindividualiste, residui di costumi egoistici, deltipo "quello che conta è il successo individuale enon quello collettivo ". E’ evidente che questapresunzione non ha nulla a che vedere con ilnuovo uomo o con la nuova donna, né si tratta diuna virtù; al contrario, il leninista è anzitutto unapersona semplice, altruista e impegnata semprepiù con i milioni di oppressi esistenti nel mondoche con sé stesso. Anche se difende sempre ildibattito e la discussione, deve lottare perchéquesto sia fraterno, affinché ogni discussionesfoci nello sviluppo di una nuovaconsapevolezza del Partito e non in unasituazione di vincitori e vinti.

Lenin: semplice come la verità

In effetti, nel libro “Breve storia illustrata diLenin”, di Elio Bolsanello, troviamo il seguentepassaggio: "Alla domanda sulla caratteristicapiù importante di Lenin, Dimitri Pavlov, operaiodi Samara, ha risposto a Maxim Gorky: "Lasemplicità. E’ semplice come la verità". Lo stesso ha affermato John Reed, autore dellibro "I dieci giorni che sconvolsero il mondo":"Lenin è così semplice, così umano e allo stessotempo così saggio e fermo” (2).

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Contro l’individualismoTraduciamo l’articolo di Luiz Fàlcao, dirigente del Partito Comunista Rivoluzionario (Brasile)apparso su Unidad y Lucha n. 31, ottobre 2015.

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Anche Nadezhda Krupskaja nel suo articolo“Lenin, propagandista e agitatore” ha affermatoche "Lenin non sopportava le persone cheguardavano le masse dall'alto verso il basso.Parlava sempre con le persone umili con rispettoe si interessava sinceramente a ciò che facevanoe pensavano. Non solo parlava, ma ascoltava,cercando di imparare e non solo di insegnare.”Ma al di là della presunzione comunista,abbiamo un'altra manifestazione diindividualismo, non meno dannosa per laconquista della nostra profonda unità ideologica:la resistenza all'autorità all'interno del Partito, inparticolare alle decisioni su cui non si è accordo. Quando c’è intesa su una decisione presa, vatutto bene; ma se l'orientamento approvato non èquello che si è difeso, c’è il silenzio, o si vacontro la decisione che il collettivo ha adottatoper dimostrare che "avevo ragione io e ilcollettivo ha sbagliato". Alcuni arrivanoaddirittura ad avere conversazioni individualiper mettere in discussione la correttezza delladecisione presa dal collettivo.Per di più considerare la propria posizione la piùcorretta, diffondere la diffidenza all’interno delPartito equivale a coltivare lo scetticismo nellarivoluzione, poiché il Partito è il principale

strumento del quale dispone la classe operaia perporre fine alla schiavitù ed allo sfruttamentoimposto dallo stato borghese e, come la storia hagià dimostrato innumerevoli volte, senza unaprofonda coesione e unità di azione nel partitorivoluzionario non è possibile sconfiggere laclasse dei capitalisti, né costruire una nuovasocietà. Chiaramente, come ha affermato Stalin, “Nessunesercito in guerra può prescindere da uno StatoMaggiore sperimentato, senza esserecondannato alla sconfitta.”Anche uno sciopero o un’occupazione per esserevittoriosi necessitano di una grande unità tra iloro partecipanti e di una direzione ferma ecoesa.Quello che dobbiamo garantire è l’esistenza deldibattito permanente nei collettivi ed evitare diprendere decisioni senza discussione. Anche ilPartito richiede un'azione nella società, non puòrimanere a guardare la banda che passa, e questolo farà meglio se tutti siamo coscientidell'importanza della nostra unità. Perciò, dopo la contesa, la lotta, dobbiamo unircitutti e lavorare per conquistare i nostri obiettivi:sviluppare la coscienza e l’organizzazione dellemasse e far crescere il Partito. Infatti, indebolire l'autorità all'interno del Partitoè disprezzare il ruolo di un'organizzazione dirivoluzionari, è cadere nel vecchiospontaneismo. Inoltre, come ha detto Engels, non si può inalcun modo difendere una rivoluzione e starecontro l'autorità, poiché, "una rivoluzione ècertamente la cosa più autoritaria che si possaimmaginare" (Engels, Sull’autorità).Tuttavia, quando valutiamo questi eventi efacciamo queste osservazioni, tutti concordano,riconoscono di non aver agito correttamente epromettono che questo non si ripeterà. Altri sonopiù onesti e dicono che sanno di aver sbagliato,però non cambiano.Ora, non è possibile sconfiggere l’antico conatteggiamenti superficiali e vuote promesse; ènecessaria una lotta titanica, essere perseverantie non mollare. Anche perché, "quando il nuovo èappena nato, sia in natura come nella vitasociale, il vecchio rimane sempre più forte perun certo tempo" (Lenin, La grande iniziativa).

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L’individuo e il collettivo

Ma perché compagni e compagne che sonodichiaratamente marxisti–leninisti hanno questiatteggiamenti? Come spiega Marx, "Le idee della classedominante sono in ogni epoca le ideedominanti". In una società capitalistica comequella in cui viviamo, le idee che dominano sononaturalmente quelle della borghesia.E quali sono? “Sfruttare un altro essere umano aproprio vantaggio, è giusto e degno"; "Per averesuccesso nella vita bisogna essere competitivi inogni momento, superare i propri rivali nelmercato"; “Le cose sono quello che sono ed èimpossibile cambiare il mondo”. Questa ideologia è riproposta quotidianamentemilioni di volte in ogni film, in ogni giornale, inogni show televisivo o radiofonico, su internet eda tutte le istituzioni borghesi esistenti nellasocietà capitalista. Esercita pertanto un’enormeinfluenza sulle persone, senza che queste se nerendano conto.In altre parole, la contraddizione tra l’individuoe il collettivo non è frutto del caso; è figlia di unidea dominante nella nostra società: quella percui l'individuo è più importante di tutto; che peressere una persona non bisogna rinunciare allapropria idea e bisogna sempre imporre i propriinteressi e la propria sua volontà sull'altro, adogni costo, a prescindere dal male che causa;quindi, la presunzione e l'arroganza non nasconodal nulla: sono figlie della morale borghese ehanno come base la proprietà privata dei mezzidi produzione.Parlando con la gioventù comunista sovieticaLenin ha descritto così questa mentalitàborghese: “Se ho il mio lavoretto da medico, da ingegnere,da professore o da funzionario, che mi interessadegli altri? Se io mi schiero con i potenti, possomantenere il mio posticino e forse posso farecarriera e diventare un borghese”(3).

Il nostro successo è la rivoluzione

Tutte queste idee determinano uncomportamento di rivalità e di concorrenza tra lepersone. Voler essere migliore rispetto agli altri e

fare tutto per il proprio successo personale.Il comunista ha un'altra mentalità, il suo scoponon è il successo personale, ma la liberazionedella classe operaia, la fine della sofferenza deilavoratori, è la conquista di una nuova società, diun mondo migliore e della fratellanza tra ipopoli, invece delle guerre.In realtà, non è possibile la vittoria dellarivoluzione senza sconfiggere la vecchia societàe affermare il nuovo tanto nelle masse comenell’individuo.Il vero comunista dev’essere attento a questiatteggiamenti, avere la coscienza che essi sono lacontinuità in noi di ciò che è vecchio e arretratoe sono estremamente dannosi per la lottarivoluzionaria.Non è sufficiente dunque lo studio delmarxismo-leninismo; si deve mettere in praticala solidarietà fra compagni quotidianamente,sviluppare un’effettiva solidarietà con tutte lepersone oppresse, tenendo a mente come hannovissuto e come si comportavano nella loro vitaMarx, Engels, Lenin, Stalin, Che Guevara e altrigrandi rivoluzionari: coltivare la semplicità enon la presunzione nella propria vita personale.

Partito Comunista RivoluzionarioBrasile, Settembre 2015

Note

1) Il primo arresto di Manoel Lisboa, è avvenutonel 1964, quando fu imprigionato per 15 giorni.“La vita e la lotta del comunista Manoel Lisboa”.Edizioni Manoel Lisboa.2) “Breve storia illustrata di Lenin”, ElioBolsanello, Edizioni Manoel Lisboa.3) “I compiti dei giovani comunisti”, EdizioniManoel Lisboa.

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Il marxismo-leninismo è la teoria del movimentodi emancipazione del proletariato, la teoria e latattica della rivoluzione socialista proletaria edella dittatura del proletariato, la teoria dellacostruzione della società comunista. " La storia della filosofia e la storia della scienzasociale insegnano con tutta evidenza che nelmarxismo non c'è niente che assomigli al"settarismo", nel senso di una dottrina rinchiusain se stessa, pietrificata, sorta al margine dellastrada maestra dello sviluppo della civiltàmondiale. Al contrario, il genio di Marx risiedeprecisamente nell'aver dato risposte alledomande che il pensiero avanzato dell'umanitàaveva già posto. La sua dottrina è sorta come lacontinuazione diretta e immediata delle dottrinedei rappresenti più eminenti della filosofia, dell'economia politica e del socialismo. " (Lenin). La filosofia del marxismo - il materialismodialettico e il materialismo storico - costituisce ilfondamento teorico del comunismo, la baseteorica del partito marxista. Difendendo nelmodo più risoluto il materialismo filosoficocontro tutti i tentativi di deformarlo,combattendo contro le varie forme dell'idealismofilosofico, Marx ed Engels non si sono fermati almaterialismo dei loro predecessori, ma hannodato nuovo impulso alla filosofia, arricchendolacon le acquisizioni della filosofia classicatedesca, in particolare la filosofia di Hegel. Lapiù importante di queste acquisizioni è ladialettica. L’anima del marxismo è la dialetticamaterialista, ”la dottrina dello sviluppo nella suaforma più completa, più profonda e più esentedall' unilateralità, la dottrina della relativitàdella conoscenza umana, che ci dà un riflesso

della materia in costante sviluppo. " (Lenin). "Approfondendo e sviluppando il materialismofilosofico, Marx lo perfezionò e lo estese allaconoscenza della natura fino alla conoscenzadella società umana. Il materialismo storico diMarx é una conquista formidabile del pensieroscientifico. Al caos e all'arbitrarietà che fino adoggi regnavano nelle concezioni della storia edella politica, è succeduta una teoria scientificanotevolmente integrale e armoniosa, che mostracome, in seguito alla crescita delle forzeproduttive, da una forma di vita sociale se nesviluppa un'altra più elevata, come, peresempio,il capitalismo nasce dal feudalesimo."(Lenin). In opposizione alle teorie idealiste chericonoscono l'idea, l’intelligenza, come ilfondamento dello sviluppo della società, Marxha dimostrato che il regime economico, lecondizioni materiali di produzione e non le idee,sono il fondamento sul quale si erigono lesovrastrutture politiche, etc.; che la forzatrainante dello sviluppo nelle società divise inclassi antagoniste, è la lotta di classe. L’opera principale di Marx, "Il Capitale" èdedicata allo studio del sistema economico dellasocietà capitalistica. “Dove gli economistiborghesi vedevano delle relazioni tra oggetti(scambio di merci per mezzo di altre merci),Marx scoprì relazioni tra persone" (Lenin). Nella sua teoria del plusvalore, Marx ha descrittola fonte dei profitti e della ricchezza della classecapitalista. "La teoria del plusvalore è la pietraangolare della teoria economica di Marx"(Lenin). Studiando le leggi che governano lo sviluppo delmodo di produzione capitalista, Marx ha

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La voce “Marxismo-Leninismo” nel Dizionario di Filosofia di Rosenthal e Yudin

Il “Dizionario di Filosofia” di M. M. Rosenthal e P. Yudin - apparso in Unione Sovietica nel 1939- è uno strumento voluto dal Partito bolscevico con il proposito di migliorare la preparazioneteorica degli operai e della gioventù. Dalla seconda edizione di quest’opera (1940), inedita in italiano, traduciamo e pubblichiamo lavoce “Marxismo-Leninismo”.Successivamente, con l’avvento del revisionismo al potere, furono pubblicate versioni del Dizionarioche risentono di un’impronta ideologica opportunista.

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spiegato il carattere inevitabile della sua morte eil trionfo del comunismo. Rispetto alfeudalesimo, il capitalismo che lo ha sostituitoera un sistema più progressivo. Ma una forma disfruttamento e di oppressione dei lavoratori fusostituita con un’altra. Come riflessodell'oppressione capitalista e della protestacontro di essa, immediatamente cominciarono asvilupparsi diverse dottrine socialiste. Il socialismo primitivo era un socialismoutopico: criticava aspramente il regimecapitalista, lo condannava, fantasticava su unsistema migliore, in cui non c'era sfruttamento,ma non ha potuto indicare una vera e propriastrada. Marx ed Engels sono stati i primi atrasformare il socialismo da un sogno a unascienza. Essi hanno messo in luce il ruolostorico-universale della classe operaia comebecchino del capitalismo e artefice della societàsocialista. Il principio principale nel marxismo è la dottrinadella dittatura del proletariato. Marx ha scrittoche "tra la società capitalistica e la societàcomunista vi è il periodo della trasformazionerivoluzionaria dell'una nell'altra”, e che lo Statoin questo periodo “non può essere altro che ladittatura rivoluzionaria del proletariato". Per la lotta contro la borghesia, il marxismo dotòla classe operaia di una teoria rivoluzionaria,dando al movimento dei lavoratori, che fino adallora si era sviluppato in modo spontaneo, unorientamento socialista. Quando si rilevarono leprime manifestazioni dell’influenza delle ideemarxiste sulle masse, tutte le forze della vecchiaEuropa si unirono per la santa crociata contro ilmarxismo. La borghesia ha combattuto econtinua a combattere contro il marxismo, nonsolo con la violenza. "La dialettica della storia ètale, che la vittoria del marxismo teoricocostringe i suoi nemici a travestirsi da marxisti.Il liberalismo interiormente putrefatto, tenta dirivivere nella veste dell'opportunismosocialista." (Lenin). "L'opportunismo non sempre consiste nelrinnegare apertamente la teoria marxista oalcune sue tesi e conclusioni. A volte,l'opportunismo, si manifesta nel tentativo diaggrapparsi a certe tesi isolate del marxismo,che hanno già cominciato a invecchiare, e di

convertirle in dogmi, per evitare in tal modol'ulteriore sviluppo del marxismo e con esso, diconseguenza, la crescita del movimentorivoluzionario del proletariato" (Storia delPartito Comunista (bolscevico) dell’U.R.S.S.,Breve corso). Il marxismo è una scienza creativa. I fondatoridel marxismo hanno sempre considerato la loroteoria come una teoria rivoluzionaria, comeguida per l’azione. Morto Engels, Lenin, ilformidabile teorico, e dopo la sua morte, i suoidiscepoli con Stalin alla testa, sono gli unicimarxisti che non solo hanno smascheratoimplacabilmente gli opportunisti di tutte le rismee difeso il marxismo contro il suo snaturamento,ma hanno anche impresso nuovi ed enormiimpulsi alla teoria marxista, arricchendola connuove esperienze, nelle nuove condizioni dellalotta di classe del proletariato.Hanno dimostrato praticamente edeffettivamente l'onnipotenza del marxismocreativo. Il marxismo-leninismo è la concezionedel mondo unica, inscindibile, armonica escientifica della classe operaia. Marx ed Engels hanno agito e lottato nel periododel capitalismo industriale che ancora sisviluppava in linea ascendente, nel periodo in cuiil proletariato si stava preparando per larivoluzione. Lenin e Stalin, i geniali discepoli di Marx edEngels, hanno agito nel periododell'imperialismo, nel periodo del capitalismoagonizzante, nel periodo delle rivoluzioni

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proletarie, nel periodo in cui la rivoluzioneproletaria aveva già trionfato in un paese e hainaugurato l'era della democrazia proletaria, l'eradei Soviet, l'epoca della costruzione delsocialismo. "Ecco perché il leninismo è un nuovosviluppo del marxismo" (Stalin). Il leninismo è il marxismo dell'epocadell'imperialismo e delle rivoluzioni proletarie."... Lenin non “ha aggiunto” nessun “nuovoprincipio" al marxismo, così come non haabolito nessuno dei “vecchi" principi delmarxismo" (Stalin). Basandosi pienamente edinteramente sui principi del marxismo, Lenin loha continuato, tenendo conto delle nuovecondizioni, della nuova fase, imperialista, delcapitalismo. Stalin, nella sua intervista con la primadelegazione operaia nordamericana, segnalò ilcontribuito di Lenin al tesoro del marxismo. Inprimo luogo, Lenin elaborò il problemadell'imperialismo, nuova fase del capitalismo. "Ilmerito di Lenin, e di conseguenza quel che c'è dinuovo in Lenin, è che egli, sulla base dei principifondamentali del "Capitale", ha fatto unaargomentata analisi marxista dell'imperialismocome fase suprema del capitalismo, mettendonea nudo le piaghe e scoprendo le condizioni che

determinano la sua fine inevitabile. Questaanalisi costituisce la sostanza della nota tesi diLenin secondo cui nelle condizionidell'imperialismo, è possibile la vittoria delsocialismo in singoli paesi capitalisti presiseparatamente" (Stalin). Quindi, Lenin sviluppò l'idea di Marx sulladittatura del proletariato, scoprendo il poteresovietico come sua forma statale; Lenin definì ladittatura del proletariato come la formaparticolare dell’alleanza di classe del proletariatocon le masse sfruttate delle classi non proletarie(contadini, etc.); dimostrò che nella societàdivise in classi la dittatura del proletariato è iltipo più elevato di democrazia. L’aspettofondamentale nel leninismo è la teoria delladittatura del proletariato, il che rende anche illeninismo "la teoria internazionale dei proletaridi tutti i paesi e serve ed è obbligatoria per tuttii paesi senza eccezione, inclusi i paesi sviluppatidal punto di vista capitalistico" (Stalin). Sulla base delle nuove condizioni, nel periodo ditransizione dal capitalismo al socialismo, in unpaese circondato da Stati capitalisti, Lenin posein modo nuovo il problema delle forme e deiprocedimenti della costruzione efficace delsocialismo, dando fondamento alla possibilità dicostruire una società socialista nel paese delladittatura del proletariato, circondato da Staticapitalisti, a condizione che questo paese nonfosse strangolato da un intervento militare. Leninha indicato le forme e le modalità concrete dellacostruzione del socialismo, dimostrando chenell’U.R.S.S. esiste tutto il necessario per il suotrionfo. Inoltre, Lenin ha sviluppato l'idea diMarx sull’egemonia del proletariato, elaborando"un sistema armonico della direzione dellemasse lavoratrici della città e della campagnada parte del proletariato, non solo nell'opera diabbattimento dello zarismo e del capitalismo,ma anche nell'opera di edificazione socialistadurante la dittatura del proletariato" (Stalin). Sulla questione nazionale e coloniale, Lenin,sulla base delle idee di Marx, le sviluppò,adattandole alla nuova epoca, riunì quelle idee inun tutto unico, in un sistema armonico diconcezioni sulle rivoluzioni nazionali e colonialinell'epoca dell'imperialismo, dimostrando che lasoluzione della questione nazionale e coloniale è

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indissolubilmente legata al rovesciamentodell'imperialismo, proclamò che “la questionenazionale e coloniale è parte integrante dellaquestione generale della rivoluzione proletariainternazionale" (Stalin). Lenin ha dotato la classe operaia russa e la classeoperaia internazionale di una teoria armonica sulPartito, sui fondamenti politici, tattici, organici eteorici di detto partito, un partito di tipo nuovo,radicalmente diverso dai partiti della SecondaInternazionale completamente infettatidall'opportunismo. La teoria di Marx, Engels e Lenin ha avuto il suoulteriore sviluppo nei lavori di Stalin, che nonsolo ha smascherato implacabilmente i nemicidel leninismo, non solo ha difeso contro di lorol'unità, il carattere monolitico e la purezza delPartito bolscevico, ma ha sviluppato e sostenutola teoria di Lenin sul partito. Sulla base della teoria di Lenin, Stalin hacontinuato a sviluppare la teoria sulla possibilitàdi vittoria del socialismo dapprima in alcunipaesi e persino in un solo paese separatamente, enell'impossibilità del suo trionfo simultaneo intutti in paesi, nelle condizioni dell'imperialismo.Stalin ha continuato a sviluppare le grandi ideedi Lenin sull’industrializzazione del paese e lacollettivizzazione dell'economia agraria, haelaborato il programma della via ditrasformazione socialista della campagna e dellaliquidazione dei kulak come classe sulla basedella collettivizzazione totale. Stalin ha elaborato e sviluppato ulteriormente gliinsegnamenti di Marx, Engels e Lenin sulloStato nelle condizioni del socialismo, mentrepermane l’accerchiamento capitalista. Ha dotatoil Partito e il popolo dell'Unione Sovietica dellaconoscenza delle leggi della lotta di classe nellenuove condizioni e ha indicato il ruolo che loStato proletario svolge nella difesa delleconquiste del comunismo. I lavori di Stalin sullaquestione nazionale appartengono alle miglioripagine della letteratura marxista mondiale inquesto ambito. Stalin ha continuato a svilupparela teoria di Marx, Engels e Lenin sul socialismoe il comunismo, dimostrando che il movimentostakanovista sta preparando le condizioni per ilpassaggio dal socialismo al comunismo. Sotto la direzione di Stalin, i principi

fondamentali del comunismo scientifico sonogià praticamente realizzati nell’U.R.S.S. esanciti dalla Costituzione, la Costituzione delprimo Stato socialista del mondo. Nella Costituzione staliniana è sintetizzata lagigantesca esperienza della costruzione dellasocietà socialista in U.R.S.S.. I problemi piùdifficili delineati nelle loro linee essenziali daMarx, Engels e Lenin - i problemi dellatransizione dal socialismo al comunismo,dell'abolizione dei contrasti tra città e campagna,tra il lavoro manuale e il lavoro intellettuale -sono stati elaborati da Stalin, e sotto la suadirezione si stanno praticamente risolvendo inURSS. Stalin insegna che l'asse dei compiti storici nelperiodo del socialismo è il compitodell’assimilazione della teoria marxista-leninistaper i quadri dell'intellettualità sovietica.Padroneggiare il marxismo-leninismo significaimparare a distinguere la sua lettera dalla suaessenza, assimilarne il contenuto, imparare adusarlo nelle differenti condizioni della lotta diclasse, saperlo arricchire, sviluppare e dargliimpulso in consonanza con la nuova situazionestorica e i nuovi obiettivi. Un potente mezzo di assimilazione delmarxismo-leninismo è la "Storia del PartitoComunista (bolscevico) dell’ U.R.S.S., Brevecorso" realizzato dal Comitato Centrale delPartito Bolscevico, con la partecipazionepersonale di Stalin.

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Risurrezione revisionistaUltim’ora

Si è svolta dal 24 al 26 giugno, a San Lazzaro diSavena (BO), la “costituente comunista” che haportato a termine il processo di risurrezione delPCI revisionista.Sono confluiti in questo progetto il P”C”dI,settori di Rifondazione “Comunista”, alcuneassociazioni, intellettuali e militanti di altreorganizzazioni, o senza partito, che non hannosaputo né voluto fare i conti seriamente e fino infondo con l’eredità del moderno revisionismo.Questa ri-rifondazione (la prima fu quella del1991 di Cossutta, Garavini e Libertini,miseramente fallita) è avvenuta nel nomedell’abbandono delle categorie fondamentali delsocialismo scientifico. La teoria marxista dello Stato, la prospettivadella rivoluzione e della dittatura delproletariato, per fare degli esempi, sono assentinei documenti politici, sostituite dallapartecipazione allo Stato borghese, dalla teoriadell’evoluzione pacifica e della coalizione con laclasse dominante. La questione essenziale del potere viene vistaunicamente come ampliamento degli spazi dellademocrazia borghese. In economia, la ricetta per uscire dalla crisi delcapitale è il minestrone riscaldato keynesiano,l’intervento e il controllo pubblicodell’economia capitalistica, la nazionalizzazioneborghese di alcune aziende strategiche. Ci siferma alla critica del neoliberismo,riproponendo il capitalismo monopolistico diStato. La razionalizzazione capitalistica vieneconcepita come “alternativa al presente stato dicose”. Ma il socialismo è tutt’altra cosa! L’orizzonte strategico rimane completamenteinterno alla Costituzione democratico–borghesedel 1948. Il cuore del programma politico è il“welfare state” borghese, mentre si alimentanole solite illusioni socialdemocratiche e si additaun non meglio precisato “governo democratico”(il vecchio centrosinistra rimesso a nuovo?)come sbocco politico. Insomma, più sono mature le premesse materialidel socialismo e più quest’obiettivo vienesfumato e ritenuto lontano.

Sul piano internazionale si spaccia la pericolosatesi secondo cui bisogna appoggiarsi su unimperialismo per combatterne un altro.L’atteggiamento nei confronti dei cosiddetti“paesi emergenti” è antimarxista, perché non sibasa su un’analisi dei rapporti di produzionepredominanti all’interno di questi paesi. Invece di praticare in modo coerentel’antimperialismo ci si limitaall’antinordamericanismo e si butta a mare lasolidarietà proletaria internazionale in nomedella difesa dell’imperialismo cinese(contrabbandato per socialismo) e russo. L’orizzonte dei moderni revisionisti è il “mondomultipolare”, non il mondo socialista ecomunista. E riguardo l’UE non dicono unaparola chiara per l’uscita da questa istituzioneimperialista, antidemocratica e guerrafondaia(ma avanzano solo una mezza “ipotesi di uscitadall’euro”).Anche la posizione assunta sulla teoria del“socialismo del XXI secolo” e sul ruolo deicosiddetti governi “alternativi” dell’AmericaLatina – che nella maggioranza dei casi hannoservito gli interessi dei monopoli e deicapitalisti, limitandosi a rinegoziare ladipendenza dall’imperialismo - è rivelatrice diun approccio che non ha nulla di marxista-leninista, ma tutto di riformista e disocialdemocratico. Il quadro è sufficientemente chiaro: la differenzanon è nei dettagli, ma nei principi e nellaconcezione fondamentale del comunismo (v.nota). A San Lazzaro è risorto il vecchio revisionismosotto le spoglie del “togliattismo e delberlinguerismo del XXI secolo”. Un’opzione che si distingue dalle altre opzionirevisioniste e socialdemocratiche solo peradoperare il nome e il simbolo del “PCI 2.0”, perrecuperare vecchie e fallimentari tesi riformiste(“la via italiana al socialismo”, etc.) con nuoviargomenti. Il “socialismo” di cui parlano i risuscitatori delPCI revisionista non ha nulla a che vedere conl’abolizione dei rapporti borghesi di produzione,

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nè col socialismo proletario, che è possibile soloin via rivoluzionaria. E’ solo una terminologiache serve a coprire l’obiettivo di miglioramentieconomici e politici da realizzare sul terrenodegli attuali rapporti di produzione, tramite ilcretinismo parlamentare, senza intaccare ilrapporto fra capitale e lavoro salariato. Il succo della questione è che i modernirevisionisti si proclamano comunisti solo persabotare la lotta rivoluzionaria per il potere, peropporsi al marxismo-leninismo, per farsopravvivere il capitalismo più a lungopossibile.Quello che è uscito dalla “assembleacostituente” non è altro che l’ennesimo tentativodi aggregazione del revisionismo in crisi efrantumato, per tornare a galla dopo il crack diRifondazione e la stagnazione del PCdI,aggrappandosi al mito e al logo del PCI con isoliti intenti elettoralisti. In ogni caso, i risuscitatori di San Lazzaro nonpotranno ricreare le condizioni storiche epolitiche che portarono alla realizzazione del piùgrande partito revisionista dell’occidentecapitalistico.La scarsa levatura di certe operazionirevisioniste e opportuniste, l’incollaggio afreddo di pezzi sulla base di una “cultura affine”,non devono però farci sottovalutare lapericolosità dell’operazione “rilancio”.Quello che ci preoccupa è il ritardo del fattoresoggettivo nel nostro paese, il disarmoideologico e politico della classe operaia, gliostacoli che vengono posti alla sua azione reale.La ricostituzione del PCI revisionista tendeinfatti: a) ad accrescere il disorientamento diquella parte – ancora purtroppo maggioritaria -della classe operaia che ha temporaneamenteperduto la volontà di farla finita col capitalismo;b) a dare uno sbocco politico illusorio a quellaparte della classe operaia che conserva oaddirittura accresce la sua volontà di abbattere ilcapitalismo.In questo senso l’operazione di San Lazzarorappresenta un problema in più, specie per glioperai avanzati che ancora non riescono asbarazzarsi della influenza nociva delrevisionismo o che si lasciano ingannare daisimboli esibiti dai dirigenti di questo partito.

A questi operai diciamo: abbiamo davanti agliocchi la parabola fallimentare del revisionismokruscioviano e brezneviano, del togliattismo,dell’eurocomunismo, etc.; abbiamo visto a qualegrave sconfitta hanno condotto il socialismo, ilmovimento comunista e operaio. I dirigenti delPCI risuscitato non hanno fatto minimamente iconti con il moderno revisionismo, che per loroesiste solo da Bertinotti in poi. Nelle loro tesinon c’è neanche l’ombra di un bilanciodell’esperienza storica compiuta, delle causedella restaurazione del capitalismo in URSS,della degenerazione del PCI in partitosocialdemocratico, della vittoria dellacontrorivoluzione. Navigano nelle stesse putrideacque di allora e procederanno lungo la stessarotta disastrosa. Perché seguirli? Quale fiduciapossiamo riporre in questi dirigenti? L’esperienza storica dimostra che finché non cisi distacca nettamente e definitivamente dairappresentanti dell'opportunismo e delrevisionismo non è possibile uscire dalladebolezza, dalla confusione e dalla dispersioneche caratterizza oggi il movimento operaio, nonè possibile dar vita a una coerente politica diclasse e non si può seguire nessuna prospettivadi trasformazione rivoluzionaria della società.Nell’attuale situazione italiana il compito deimarxisti-leninisti, dei proletari d’avanguardia,dei sinceri rivoluzionari è denunciare queste“nuove” e insidiose manifestazionidell’opportunismo di destra, raddoppiando glisforzi per avvicinare la costruzione di un solo eforte Partito comunista, basato sui principi delmarxismo-leninismo e dell’internazionalismoproletario.Oggi come ieri, lo smascheramento senza pietàdel revisionismo e del riformismo in tutte le suevarianti e manifestazioni, la separazione aperta esenza equivoci dei comunisti dalle correntiinfluenzate dalla borghesia e dalla piccolaborghesia esistenti nel movimento operaio, lalotta contro di esse, si presentano come unanecessità assoluta e urgente per riprendere la viadella lotta rivoluzionaria per il socialismo e ilcomunismo. Dobbiamo fare quello che indicava con grandechiarezza Gramsci: “Prima dividersi, ossiadividere l'ideologia rivoluzionaria dalle

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ideologie borghesi (socialdemocrazia di ognigradazione); poi unirsi, ossia unificare la classeoperaia intorno all'ideologia rivoluzionaria”.L’unificazione di tutti i gruppi comunisti, deisingoli comunisti e dei migliori elementi delproletariato in un unico e forte partitoindipendente e rivoluzionario basato sui principidel marximo-leninismo e dell’internazionalismoproletario, che sappia mettersi alla testa dellaclasse operaia e di tutti i lavoratori sfruttati, è ilprimo compito da adempiere nel nostro paese.

NotaNel n. 23 di Teoria e Prassi (ottobre 2011),abbiamo criticato il libro “Ricostruire il partitocomunista. Appunti per una discussione”, diDiliberto, Giacchè e Sorini (più Catone), nelquale sono contenute le tesi-chiave checostituiscono la traballante architetturaideologica del PCI risuscitato. Invitiamo i compagni e i lettori che voglionoapprofondire la questione della lotta alle“moderne” versioni del revisionismo alla letturadella rivista citata, disponibile sul sitowww.piattaformacomunista.com

AppendiceI teorici e i politici del P"C"I risuscitato a SanLazzaro non hanno fatto altro che riesumare, convecchi e nuovi trucchi verbali, la fallita "viaitaliana e democratica" al socialismo delrevisionista Palmiro Togliatti, tutta basata sulfamoso "nesso democrazia-socialismo" cosìcome l'hanno sempre intesa tutti i riformisti. Vediamo che cosa scriveva, in proposito, unoche se ne intendeva, il "principe" dei revisionistiEduard Bernstein, in un volume che costituiscetuttora un «classico» del revisionismo e delriformismo, “I presupposti del socialismo e icompiti della socialdemocrazia” (1902), trad.ital., Laterza, Bari 1974. «Nella democrazia i partiti, e le classi che stannodietro ai partiti, imparano presto a conoscere ilimiti del loro potere e ad impostare ogni voltasoltanto quelle azioni che essi sperano di poteragevolmente realizzare in base alle circostanzeobiettive. Anche quando spingono le lororivendicazioni al di là del loro segreto pensiero,per poter cedere al momento dell'inevitabile

compromesso - e la democrazia è l'alta scuoladel compromesso - lo fanno sempre conmoderazione. Il diritto di voto, in democrazia,rende virtualmente il suo titolare partecipe dellacosa pubblica, e questa partecipazione virtualedeve tradursi a lungo andare in unapartecipazione effettiva. Ad una classe operaianumericamente e intellettualmente nonsviluppata il diritto di voto può apparire permolto tempo ancora il diritto di scegliersi ilproprio "macellaio", ma con lo svilupponumerico e intellettuale dei lavoratori essodiventa lo strumento per trasformare realmente irappresentanti del popolo, da padroni, inservitori del popolo» (op. cit., p. 187).«Ma il suffragio universale è soltanto unframmento di democrazia, anche se è unframmento che alla lunga è destinato ad attrarregli altri come il magnete attrae i frammenti diferro. E' un processo che certamente avanza piùlentamente di quanto molti desiderano, e tuttaviaè in atto. Per favorire questo processo, lasocialdemocrazia non ha strumento migliore chequello di porsi senza reticenza, anche sul pianodottrinale, sul terreno del suffragio universale edella democrazia, con tutte le conseguenze chene derivano per la sua tattica. Praticamente, cioènei suoi atti, la socialdemocrazia in fondo lo hasempre fatto.O forse ha un senso aggrapparsi alla frase delladittatura del proletariato in un periodo in cui,dappertutto, i rappresentanti dellasocialdemocrazia si pongono praticamente sulterreno dell'azione parlamentare, dellarappresentanza proporzionale e dellalegislazione pubblica - tutte cose checontraddicono alla dittatura? Oggi questa frase èsopravvissuta a se stessa a tal punto che l'unicapossibilità di conciliarla con la realtà è dispogliare il termine "dittatura" del suosignificato effettivo e di attribuirgli un senso piùsfumato. Tutta l'attività pratica dellasocialdemocrazia è rivolta alla creazione disituazioni e presupposti che rendono possibile egarantiscono un trapasso senza rotture violentedal moderno ordine sociale ad un ordinesuperiore» (op. cit. p. 189).

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