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Tommaso d'Aquino - Somma Teologica - 14 II, II, 1-22. La Fede e La Speranza

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14 II-II.1-22. La fede e la speranza.djvuXIV
CASA EDITRICE ADRIANO SALANI
Ooc.tor S. Theofogiae
Ooctor S. Tbeologiae
Prior Provindalìs S. Marci et Sardiniae
Florentiae die XVII Decembris MCMLXV
IMPRIMATUR
t Antonius Episcopus Faesulanus
@ 111c~v 1,x VI - Casa .Edit1•foe Adriano Balani
Officine Gratiche Stianti, Sancasciano • MCMLXVI ~ Printed in ltaly
LA FEDE
LA FEDE (11~11. qq. 1~16)
TRADUZIONE del P. Tito S. Centi O. P. INTRODUZIONE del P. Daln1azio Mongillo O. P.
INTRODU·ZIONE
1 - Il trattato in cui S. Tommaso sviluppa la dottrina sulla fede è uno dei più perfetti della parte morale. Mazzella lo defi­ niva u absolutissimus »
1 e prima di lui Giovanni da S. Tom­ maso scrisse : <' In tradenda autem et explieanda hac virtute, summo ac scientifico ordine processit D. Thomas ».' Ed in realtà ci si trova di fronte a una costruzione dottrinale in cui l'armonioso sviluppo di tutto linsieme è perfettamente inte­ grato con la profondità e la ricchezza degli argomenti trattati.
La struttura portante di tutto il trattato è molto semplice e li­ neare: segue lo schema che farà da trama alla trattazione delle singole virtù teologali e cardinali. La considerazione della virtù in se stessa (oggetto, atto, abito) è seguita da quella dei doni e dei frutti che le corrispondono. 3 Successivamente è sviluppata la trattazione dei vizi opposti alla fede ed infine quella dei pre­ cetti positivi dati dal Signore in materia di fede e dei doni dello Spirito Santo ad essa corrispondenti.
Una delle differenze più notevoli della sistemazione della Somma nei confronti di quel le adottate precedentemente da S. Tommaso 4 è costituita dalla prospettiva. oggettivista in cui è con­ siderata la dottrina sulla fede. Il tema dell'oggetto della fede e la problematica ad esso connessa sono affrontati nella prima questione. Questa posizione corrisponde certamente a una pre­ cisa concezione dottrinale secondo cui gli atti e gli abiti si spe­ cificano in base al loro oggetto formale, e pertanto la conside­ razione dell'oggetto è e resta quella fondamentale. Non è possi­ bile approfondire i concetti di credere e di fede, se non si de­ terminà esattamente quale ne sia roggetto.
1 MA.ZZELLA C., De vtrtuttbus tnfus1s, Roma, 1894. p. 423, n. 799. :z JOHANNEs A S. TRO~u. Cursw~ theoloaicus: De fide. Prol in tract. 8 Per la dottrina generale sulle vlrtù teologali, sui doni, le beatitudlni, ecc.
st confronti U voi. X dl questa edizione, in particolare le qq. 62, 66-68 con le relative note.
' St pensi, p. es., a quella del a Sent., dd. 23-25, e del De Verttate, q. 14, aa. 1·12.
8 LA. FEDE
Si tratta, però, di una scelta estremamente significativa. Essa rende evidente in maniera incisiva r idea secondo cui alla base deJla fede c'è un'azione di Dio che si dona all'uomo; entra nella sua vHa non per distruggerla bensì per elevarla, nobilitarla e salvarla. Nt~Ua fede il maestro de] l'uomo è Dio: Dio, che per un gratuito atto di amore si manifesta all'uomo, sceglie il modo dì quf1sta sua rivelazione, la attua nella storia, la compie nel Cristo, l'adegua alle possibilità e risorse dell'intelligenza umana.
lJn'altra nota caratteristica di questa sintesi dottrinale è co­ stituit.a dall'unificazione di tutti i problemi che riguardano la fede nell'ambito di una sola trattazione, nel corso della quale si sviluppano gli aspetti dommatici, psicologici, etici, apologetici. Si affronta lo studio dell'oggetto della fede, del suo atto, dei preambula fidei, cioè dei motivi di credibilità, dei diversi pro­ blcnni concernenti il rapporto fede-Chiesa, ecc. Questa conce­ zione unitaria, a djfferenza di quella dissociativa seguita dai teologi posteriori e divenuta prevalente nella teologia moderna, pern1ettc non solo di fondare esattamente l'aspetto apologetico dell'atto di fede, n1a anche di valorizzare le ricchezze teologali di questa virtù~ e di porla <·osì a base di un'autentica e integrale pedagogia, capace di dirigere efficacemente il ministero verso i non e redenti. ·
Per avere una visione integrale della concezione tomista della fede, è necessario considerarla nella prospettiva del perfeziona­ rnento che le reca la carità e dell'influsso che riceve dai doni d(!llo Spirito Santo. In questo contesto l'assenso integrale del credente. al rnistero non è più visto in chiave di nuda e astratta adesione nozionale ad alcune verità; ma, come esso è in realtà per coloro che vivono la grazia, quale adesione vitale a Dio .che coin unica a.Il' i ntell ìgenza umana la conoscenza del suo mistero, f' che in questa comuni on(• fonda la possibilità di una risposta di conoscenza e di amore da parte della creatura.
Il caso della fede, però, è singolare. Dalla rivelazione sap­ µiamo che alcuni uomini non accettano il dono integrale di Dio che si comunica all'uomo: nella decisione della loro libertà lo frantum'ano e sj limitano ad arcettare Dio esclusivamente come maestro. non come padre. ·~ il caso della fede ((informe », ed è nettamente distinto da quello della fede « formata n. Mentre questa ultima è adesione ddl' intelligenza a Dio amato con an1ore di rarità. la prima è pura adesione intellettiva al mistero di Dio (cfr. q. 6, a. 2, nota).
80 prr sviluppare una teologia integrale della fede è necessa­ rio tener 11resente il conf.esto vita.le dell' ,<interazione» psicolo- 1-dca delle varie virtù teologali, la trattazione della fede informe è pur essa necessaria, perchè mostra ciò in cui formalmente consiste 1 'assenso a Dio-Verità.
INTRODUZIONE 9
Fonti del trattato.
2 _ cc Il trattato sulla fede non presenta nella Somma la stessa originalità di altri trattati creati quasi integralmente, o in gran parte, da S. Tommaso in questa opera teologica della maturi­ tà .... Questa minore originalità non desta meraviglia. Il tema della fede fu, naturalmente, uno dei primi sottoposti alla spe­ culazione e discussione teologica delle scuole sin dall'inizio della Scolastica, a causa dell'abbondanza di materiale che su di esso si trova nella S. Scrittura e nei Padri. Abbozzato da Ugo di S. Vittore e soprattutto da Pietro Lombardo nelle sue Sentenze (3 Sent., dd. 23-25), esso riceve una prima sistemazione scienti­ fica in Guglielmo di Auxerre, che sarà completata da Filippo il Cancelliere e dai grandi scolastici anteriori a S. Tommaso: Alessandro di Hales, S. Alberto Magno e S. Bonaventura». 1
II Luoghi paralleli.
3 - S. Tommaso aveva già studiato la dottrina sulla fede, specie quella esposta nelle qq. i-7 della Il-Il, anche precedente­ mente nelle altre sue opere e particolarmente, in 3 Sent., dd. 23- 25, e De Veritate, q. 14, aa. 1-12, sulla falsariga della tematica e dell'ordine seguito da Pietro Lombardo, da cui si scosterà nella Somma per seguire una prospettiva decisamente oggettivistica.
Altri aspetti della dottrina erano stati sviluppati nei commenti scritturistici: In loan., cc. 4, 6, 7, ii; Ad Hehr., c. ii; nei Quod­ libeti 2, a. 6 e 6, a. 2; e nella Contra Gentiles 1, c. 6; 3, cc. 152, 154; In Boet. De Trinitate, q. 3, a. 1.
Le qq. 8-i6 della Il-Il presentano invece un carattere di no­ vità nei confronti deJle opere precedenti di S. Tommaso. Alcuni accenni al loro contenuto si riscontrano in 3 Sent., dd. 34-35 per i doni;~ Sent., dd. 39-43; 4 Sent., d. i3, q. 2 per i peccati contro la fede.
1 URDANOz T .. in SUMA ESPA~ .• t. VII, Tralados de la (e, ecc., Madrid, 1959. PP. 15-16.
Per la storia della dottrina della fede nella prima Scolastica, cfr. G. ENGLHARDT, ~te Entwtcklung der dogmaltschen m.aube11spsychol0gi.e in der Mittelalterlicher1 "&;!«Jlasttk von Abelardtszelt (Um 1140) bls zum Phtltpp dem Ka11z1.er (t 1236). -unster, 1933; M. D. CHENU, «La psycbologie de la foi dans la théologie du 'XIII s. », Etudes 4' htstotre lttt. et doctr. du XIII s., Paris-Ottawa, 1932.
10 LA FEDE
La Rivelazione di Dio.
4 -- Se si considera attentamente la struttura della prima questione del De fide vi si riscontra un'autentica teologia della rivelazione 1 intesa non tanto come l'atto misterioso dì Dio che si comunica all'uomo, quanto come effetto di questo intervento sovrano. Già nel primo articolo ci si trova di fronte al dato di fatto fondamentale: Dio si manifesta all'uomo e chiede di es­ sere accolto e riconosciuto solo perche è Dio, la Verità. La Ve­ rità semplice e sempre esistente (a. i, S. c.) si rivela all'uomo, si adatta alla condizione psicologica, epistemologica, storica della sua natura (aa. 2-7), garantisce la trasmissione e l'appro­ fondimento ecclesiale di se stessa (aa. 8-10), per mettere questa creatura assetata di felicità in condizione di realizzare il miste­ rioso dialogo della salvezza. L' in1portanza dell 'argomènto ri­ chiede che lo si consideri in tutti i particolari. ·
Per un mistero di amore di cui non potremo mai penetrare l'altezza e la profondità, Dio ha elevato l'uomo all'ordine della grazia e gli ha partecipato la conoscenza della sua vita intima; affinchè que.sti, accogliendo Ja rivelazione «del sacramento della sua volontà» (Efes. 1, 9), «credendo sperasse e sperando amasse» (S. AGOSTINO, De cathechì.zandis rudibus, cc. 4, 8. PL 40, 316). Dio poichè {(ci ama con1e qualcosa di sè » {II-Il, q. 30, a. 2, ad i), con successivi interventi nella storia dell'uomo, con parole e con faU.i, ci ha manifestato non solo ciò che concerne se stesso, ma anche ciò che ha messo a disposizione dell'uomo perchè si salvi (q. :1., a. 7).
S. Tommaso ha descritto chiaramente i momenti di questa· progressiva manifestazione della gloria di Dio. La sua dottrina su questo punto deve essere ricavata da quanto egli dice nel De Lege (1-11, qq. 98-106), nel De Fide (Il-li, q. 1, a. 7), nel De Prophetia (Il~II, q. 174, a. 5) e nel De Verbo Incarnato '(III, q. 1, aa. 5-6). In questi CQntesti egli traccia a grandi linee la sto­ ria deBa salvezza., la quale può essere così compendiata. L'eco­ nomia della manifesta~ìono divina è orientata tutta a preparare gli nomini ad accogliere il Cristo, ad aderire a lui, che è l'unico mediat.ore di salvezza. 1 Dio ha guidato l'uomo al Cristo che non Solo è Inedìatore di grazia, ma anche la pienezza di tutta la rivelazione di Dio. Nessun uomo infatti si è salvato, in nes-
1 I ... 'ol'ieutamento cristocentrtco della rivelaztone è messo in rilievo espressa­ mente tn tutti i contesti precedentemente citati, in cui è sviluppata la dottrina sul progresso 1Jelln 1·ive1azione medesima (r:fr. Il-Il, q. iO, a. iO).
INTRODUZIONE 11
sun-periodo della storia, se non per la fede implicita o esplicita nel Cristo (cfr. 1-11, q. 106, a. i, ad 3; q. 107, a. i, ad 2, 3).
5 _ Per attuare il disegno salvifico di preparazione al Cristo, Dio ha scelto un popolo che è stato costituito custode della ri­ velazione, depositario delle successive manifestazioni di Dio: il popolo eletto (I-Il, q. i08, aa. 4, 5, 6). Agli altri uomini non era preclusa, però, la via della salvezza, giacchè anche essi erano in qualche modo oggetto di cura da parte di Dio, non es­ sendo stati trascurati dalla primitiva rivelazione divina. Il po­ polo eletto è stato invece guidato direttamente da Dio: ad esso i misteri divini sono stati rivelati, ed è stata data una legge, una norma di condotta, denominata poi legge antica, perchè sostituita da quella del Cristo che è nuova per antonomasia.
La rivelazione divina è avvenuta attraverso successivi inter­ venti di Dio, mediante i quali è divenuta più esplicita, sia la dottrina sulla divinità in se stessa, sia quella sul mistero del­ r Incarnazione. La rivelazione perfetta è quella della patria. 1
La più perfetta dimensione della rivelazione è quindi escato­ logica. La rivelazione del tempo è ordinata a quella dell'eter­ nità, la prepara e da essa sarà perfezionata.
Dio ha manifestato all'uomo il suo piano salvifico in tappe successive, che possono essere così individuate:
- prima del peccato 2
l al tempo della legge al tempo della grazia.
• S. Tommaso parla espressamente della rivelazione finale, la rlvelazione della gioria: sl av1·à fn pa.trta. e sarà la rivelazione perfetta. « PropheUa est sicut qutddam tmperfectum tn genere divtnae revelaltonts, unde dicitur I ad Cor. i3, 8-9, quod prophetiae evacuabuntur, et quod ex parte propbetamus, i. e .• tmper­ tecte. Perfectto divinae revelationis ertt tn patria, unde subditur [v. IO]: "Cum venerit quod perfectum est. evacuabitur quod ex parte est " ,, (I Cor. c. 13, lect. 3; cfr. Il-li, q. 171. a. 4, ad 2). « Cognitio prophetlca alia est a cognitione perfecta quae erit in patria. Unde et distlnguitur ab ea sicut impertectum a pertecto, et ea ad veniente evacuatur, ut patet per Apost. I ad Cor. 13, 8 ss." (ll-11, q. 173, a. 1). •« Contemplatio quae tollit necessitatem fldel est contemplatio patriae, qua su­ pernaturalis veritas per cssentiam videtur" (11-11, q. 5, a. 1, ad 1 ; cfr. De veruate, q. 14, a. 9, ad 2).
Egli nota anche cbe a ogni grado di rivelazione corrisponde nell'uomo un lume proporzionato. «Veniente perfecto, evacuatur imperfectum quod et opponitur: sicut fldes, quae est eorum quae non Videntur, evacuatur visione ventente,, (I, q. 58, a. 7, ad 3). « Adveniente aperte visione excluditur fldes, de cutus rattone est ut sit non apparentium 11 (11-ll, q. 4, a. 4, ad 1). •< Dilectio et cognitio naturalts est lmpertecta respectu dllectionls et cognitionis beatae ,, (1, q, 62, a. 7, arg. 1). « I»ertectio adventens tomt 1mperfectionem sibi opposltam. Imperfectio autem naturae non opponitur pertectioni beatttudinis, sed substernitur ei.. .. Et similiter imperfectio cognitionts naturalis non opponttur perfecttoni cognitionis gtoriae .... 11
(ibid .. ad 1). Nel 4 Cont. Gent .• c. 1, enumera una triplice conoscenza umana di Dio: prima,
quella della ragione; « secunda est prout divina verttas tntenectum humanum excedens per modum revelationts in nos descendit, non tamen quasi demonstrata ad v.ldendum, sed quasi sermone prolata ad crcdendum .... Ad tertiam cognitionem pertmet quta prima veritas cognoscetur, non sicut eredita, sed sicut visa "·
2 II-11, q. 2, a. 7. Per il caso di Adamo, capostipUe dell'umanità, rfr. 1, q. 94, a. 3.
12 LA FEDE
".
{
giustìzia originale
peccat.o originale : {
età della legge di natura; età della legge mosaica; età della redenzione.
Tutte tendono alla restaurazione della gloria. Elemento molto importante: nelle singole epoche la più perfetta mani­ festazione divina è st.ata que.!la che si è verificata in colui che lha inaugurata: e' Nelle singole ère la prima rivelazione fu la più eccellente» (q. i74, a. 6).
La rivelazione si è svolta secondo un'economia discendente e gerarchica: essa fu 1nanifestata dapprima agli angeli secondo l'ordine delle gerarchie celesti~ per mezzo degli. angeli è stata con1unicata ai più grandi fra gli uomini, profeti e apostoli e, per mezzo di essi, a tutti gli altri uo1nini. 2
6 - Analogan1ente alla manifestazione della rivelazione si svolge la diffusione della conoscenza delle verità di fede: gli uomini sono eruditi su di esse attraverso altri uomini. Coloro che hanno la missione di insegnare tali verità debbono averne una conoscenza più approfondita.
Il progresso della rivelazione, pertanto, non è avvenuto omo­ geneamente al succedersi dei tempi. L'inizio di ogni nuova èra è segnato da una più intensa manifestazione di Dio che poi viene esplicitala e approfondita nei successivi inter­ venti divini di queH'èra medesima. In ogni epoca, nel proto­ tipo o capostipite di essa, Dio ha proposto <e quanto conveniva insegnare al popolo) secondo i tempi, in maniera chiara o sim­ bolica» (11-11, q. i, a. 7, ad 3). Il progresso nella manifesta­ zione della riv(~Ìazione non risulta da un'evoluzione dello varie ère: ar·riva d'un tratto, scaturisce da un hrusco passaggio: da successivì diretti interventi di Dio, grazie ai quali una luce nuova si diffonde sul mondo. ~ vero che Dio si rivelò anche ai 'fnaiores che si susseguivano nel corso delle singole ère. Queste rivelazioni accrescevano il dato rivelato in se stesso; però, sin­ golarment.e considerate, ognuna di esse manifestava un aspetto di vei·ità· non così fondarnentale con1e quello che ora stato ri-
1 L'eienrazione (lelle r:re della storia òella. salvezza è stata sovente indicata da S. Tommaso (rfr. 11-Jl, q. 'l, a. 7: q. 17.iJ. a. 6; 1-11, q. 106, a. 4, ad 1; q. 103, a. 3).
2 Q. 2. a.6 (c.fr. la nota apposta a quel testo). Questo concetto fu illustrato f}a S. Tommaso anche nel discorso pronunziato all'Università tli Parigi quando inlr.iò la sua attività di Maestro in teologia, commentando le parole del Salmo 103, f/I: « Rigans montes de superioribus suis, de fructu operum tuorum satta­ bttur terra 11 ... Uex <:oelorum et Domlnu!l. llanc legem ab aeterno instituit, ut provtdentiae suae dona ad infima pe:r media pervenirent. Unde Dionysius 5 cap. Ecctesta.slicae Hiera1·ctilae dlcit: Lex: Deitatls sacrattssima est. ut per prima me· <Ila addueantur art sui divinissimam lu<·em., (Opuscula Theologtca, Martetti. 1954, I, n. 102\)).
INTRODUZIO~E 13
velato a colui col quale la nuova èra aveva avut,o inizio. Si trat­ tava di rivelazioni completive del dato originario. Mosè « par­ lava .... per proporre inizialmente la legge; gli altri profeti in­ vece parlavano.... per indurre il popolo all'osservanza della legge di Mosè,, (q. 174, a. 4).
Nell'azione di Dio bisogna aneora distinguere gli interventi diretti a guidare il popolo nella via del bene, e che non ven­ nero mai meno, 1 da quelli intesi ad esplicitare il dato rivelato attraverso successive illuminazioni divine. Nell'ambito di que-:­ sti ultimi, poi, differisce l'economia di rivelazione per il mi­ stero della divinità e quella per il mistero dell'Incarnazione. Il. mistero di Dio, infatti, fu rivelato con ordine progressivo, però sempre più pienamente in colui nel quale Dio inaugurava una nuova èra di salvezza: Abramo, Mosè, Gesù Cristo. 2 Il mistero dell'Incarnazione, invece, fu conosciuto tanto più pienamente quanto più l'umanità si avvicinava a tale avvenimento: cc Circa il mistero dell'Incarnazione .... alcuni che vissero dopo Mosè ri­ cevettero rivelazioni più chiare di lui». a
~ un'applicazione dell'economia generale secondo cui Dio nerf eziona l 'uon10 seguendo << l'ordine del progresso nel bene » (III, q. 1, aa. 5, 6). Esso può essere considerato secondo i due momenti del processo di perfezionamento (III, q. f, a. 6). Se si considera il progresso da parte del perfettibile, questi passa dall'imperfetto al perfetto attraverso un progressivo sviluppo. Se invece si considera la causa del perfezionamento, appare evidente che il perfetto precede l'imperfetto sul quale agisce.
1 11-Il, q. 174, a. 6, ad 3: f( Et singulis temporibus non defuePunt aliqul pro­ phetiae spiritum habentos, non qutdem ad novam doctrtnam fldet depromendam, sed ad humanopum actuum directionem ''·
2 • Prtma revetatio ante legem facta est Abrahae .... Isaac vero facta est inferior revelatio, quasi fundata super revelatione facta Abrahae .... Et slmiliter ad Iacob .... SimtUter m statu legis. prtma revelatto facta Moysi futt ecellentior: super quam fnndatur omnis alia Prophetarum revelatto. rta in tempore grattae, super revela­ tione (acta Aposlolts de flde unt.tatts· et Trtnttatts fundatur tota fides Ecclestae " fll~II. q. 174, a. 6). - ft Quantum ad eognìtionem dtvtnitatts plenlssime Moyses tnstructus fuit .. (De Verttate. q. 12. a. 14): egli, infatti, « pJenlus fult tnstructus de stmplicitate divinae essenttae .. (11-11, q. 174. a. 6).
3 De Vera., q. 12, a. H, ad 1; 11-11, q. 174. a·. 6. « Ea quae ad mystepia Christi perttnent tanto distinctius cognoverunt quanto Chrlsto proptnquiores fuerunt,, (11-11. q. 2. a. 7; cfr. ibid., q. 1. a. 7, ad 4). - « Visio Moysi fuit exceuentior quantum ad cognitionem divinitatis: sed Davtd plenius cognovit et exspressit mystertum inearnationis Christi" (11-11, q. 174, a. 4, ad 1). In questo contesto bi­ sogna includere anche il passo di 1. q. 57, a. 5, ad 3, il quale. cosi eome giare. _pare enunciare un principio più assoluto: «Inter ipsos etiam prophetas, poste­ riores cognovernnt quod pPiores non rognoverunt. secundum illud Psalmi 118. 100: "Super senes intenexi ". Et Gpegorius dicit quod…