The “Griffin” – A Genoese 16th century cannon in the Royal Artillery Museum at Woolwich (GB)

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A bronze cannon placed in a Genose stronghold of Corsica since 1563.

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    estta.tt ID"t~co16; R. G. RIDELLA,. II {:;;"~ff)neritfflvate - U ti cannone (;.';in~er;,efl,'esGf!)dielluRepubbUm a i 8enGl~anel.Rseyal J1.rtill~ry .M u se :u m a W o olw i ch (OJ!), IIp . 1 S8 ~ I 8 \ 8

    LIGURES4ivista di Archeologia, Storia,Arte e Cultura Ligure

    Istituto Internazionale di Studi LigonBordighera 2006

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    LIGURES, 4 (2006)

    II Grifone ritrovato. Un cannone cinquecentesco dellaRepubblica di Genova nel Royal Artillery Museum

    a Woolwich (GB)RENATO GIANNI RIDI'LI.A

    1. INTRODUZIONEL'oggetto che mi accingo qui a prescntare, al di

    Ii i della sua imponenza materiale - 3 metri eli lun-ghezza e due tonnellate e mezzo di bronze - e del-le sue indubbie qualita artistiche (fig. 1). configuraun esempio quasi perfetto e assolura mente raro dicome il data archeologico possa compiutarnenrc in-tegrarsi con le inforrnazioni storiche di [onte archi-vistica. Un particolare elerneruo el i nconoscibilita,del quale parieremo estesarnente pill avanti, ci per-mette infatti di seguire sui documenti d 'archivio Ievicende e gli spostarnerui del nostro cannone nel-l'arco di oltre tre secoli. In aggiunta a cio, la sua in-dubbia affidabilita e la severa bellezza del suo ap-parato decorative, ci consentiranno eli contestare ef-ficacemente la critica esprcssa da lin noto trauatistaspagnolo el i fine Cinquecento, circa 1 ;1 qualira delleartiglierie eli produzione genovcsc.II punto di arrivo delle sue peregrinazioni e rap-

    presentato dal Royal Artillery Museum localizzatonel sobborgo londinese di Woolwich, aile cui colle-zioni nel 1885 accede un nuovo pezzo d'artiglieria(fig. 2) al quale viene dato iI numero eli inventarioII1264; ripescato sulle coste del Nord Africa verosi-milmente da una nave inglese, la sua registrazione diingresso recita infatti: "Recovered off Morocco. Re-ceived [into Rotunda collection] on 22nel July 1885"'.Fino a pochi mesi fa l'esemplare risultava del tuttosconosciuto, essendo sfugguo a mic prcccdcnti ri-cerche attraverso le quali avevo gi,\ individuate oltrcuna ventina di bocche da Fuoco prodotte da fond ito-ri genovesi e ancora presenti in musei e collezioni

    Ho ricevuto questa annotazione da Paul Evans, funzionariodel Museo, che qui r ingraz io e verso il quale sono debitore anchedi alcune immaginidel cannonegenovese riprodotte in questo la-voro. La sua inserzione I'dparentesi riferlta ad una Rotunda, sl ri-ta al nome con il quale viene indicata una delle strutturc espositi-ve del rnuseo sresso, derivata da un padiglione eretto a Londra du-

    nazionali cd esteri. Ha costituito percio una piacevo-Ie sorpresa la segnalazione della sua esitenza da par-te dei coniugi Ruth Rhynas Brown e Robert D. Smith,apprezzati studiosi inglesi di artiglierie storiche, lastessa Ruth, che per prima ha ipotizzato la genovesi-t:l dell'esemplare del quale mi ha trasrnesso moltebuone immagini fotografiche, mi cornunicava che anche per 10m C5S0 rappresentava una novita, essendostate riportato in evidenza solo di recente, in seguitoad una nueva sternazione dei pezzi d'artiglieria espo-sti all'aperto nel museo di Woolwich.

    2. DES CRIZ ION E DELLA BO CCA DA FUO COPassiamo ora ad ilIustrare in dettaglio l'articola-

    zione strunurale e l'ornarncntazione del nostro pez-ZO, rimandando per la completa intellegibilta deitermini tccnici al glossario presente in appendice.

    Partendo dalla culatta, ovvero dalla parte peste-riore della bocca da fuoco, notiamo irnmediatarnen-te che il norrnale pomo pili 0 meno elaborato pre-sente nella gran parte delle artiglierie ad avancarica,e in questa caso sostituito dalla pregevole rappre-sentazione a rutto rondo di un anirnale fantastico,Infatti, quello che ad una prima impressione po-trebbe apparire it busto di un'aquila, S 1 rtvela inve-ce, grazie ad una pili attenta disamina, come quellodi un grifone: ce 10 indicano gli element! leonini In-scriti ncl corpo di rapace, quali Ie orecchie spor-genti, lc zamjJc artigliate e i denti che si intravedo-no all'interno del becco. L'esecuzione e particolar-mente raffinata e curata nei dettagii, pur nella ob-

    rante ie celehrazioni per la definitiva sconfitta di Napoleone: Ira-sferlto a Woolwich nel 1816, venue trasformato in una strutturaperrnanerue negli anni vend del Novecento. Col tempo st fin] peridennflrare rorrenternente con questa denorninazione, vagamente]aLineggianll". l'mtera istituzione che comprende ora anche ai mcdiflci e magazzini,

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    oArtiglierie genovesi - Cannone rinforzato da 50 libbre(meta XVI secolo - ste rnma della Repubblica di Genova)

    5 1 0 20 3-0 4{l 50crn-- 100 150 200

    Fig. 1 - Restituzione grafica del cannone [1/264 nel Royal artillery Museum a Woolwich (elaborazione R. G. Ridella 2005)

    Fig. 2 - Vedute laterali e frontale del cannone gcnovesc a Woolwich (Poro Ruth e Robert Smith e Royal artillery Museum).

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    Fig. 3 - Particolari del cannone genovese al Royal artillery Museum (Foto. Ruth e Robert Smith e Royal artillery Museum).

    bligata sproporzione delle ali e nella compressionedelle branche che sembrano spuntare direttamentedal petto, di buonissimo effetto e la veduta di profi-10(fig. 3, a) che esprime un'irnpressione di serenafierezza da parte dell'animale, sembiante che scadein qualche misura nella visione frontale dove risalta-no maggiormente le ali troppo piccole e Ie zampepoco realistiche, in relazione all'eccessivo ingombrolaterale della testa (fig. 3, b) .Anche solo da questa figura e possibile intuire la

    nazionalita del cannone di Woolwich: il grifone, in-fatti, rappresenta uno dei simboli della state genove-se almena sin dal XII seeolo' e ha continuato a com-parire nell'araldiea della Repubblica aristocratica finoalia sua caduta nel 1797, ritornando a proporsi anco-ra ai nostri giorni negli stemmi del Comune e dellaProvincia di Genova.Tornando all'osservazione del pezzo e prose-

    2 01 FABIO 1989, pp. 3-17, 24-26.3 n primo accenno a questi sostegni viene fatto da VannoccioBiringuccio che nel suo trattato Ii definisce con it termine di -ferri

    gognau- (BIRINGUCCIO 1540 , ce. 88r.-89r.).

    guendo in avanti, possiamo notare come nella partesuperiore dell'anello di culatta si aprano due cavita asezione quadrangolare disposte simmetricamente(fig. 3, c), sull'mterpretazione delle quali mi e capita-to di sentire in altre oeeasioni Ie ipotesi piu fantasio-se. Esse non sono altro che l'irnpronta lasciata da duestaffe in ferro che, nella fase di getto della bocca dafuoco, tenevano fermo e centrato il modeLIo dell'ani-ma: una barra di ferro rivestita d'argilla sospesa ver-ticalrnente all'interno della forma di fusione e desti-nata a detcrminarc la formazione della cavita cilin-drica, l'anima appunto, entro la quale si poneva lacarica di polvere e correva il proiettile sferico'. Unavolta colato il bronzo, tali sostegni in ferro rimaneva-no affogati all'interno del corpo della culatta e Ie 1 0 -ro estrernita sporgenti venivano a volte occultate consottili riporti di lega bronzea', L'azione corrosiva del-l'acqua salata, in seguito alia prolungata immersione

    4 la presenza di queste staffe nei pezzi genovesi viene eviden-ziata in alcuni verbali di rot ramazlone di vecchie artigl ierie des tinate al-la r ifus icne, nei quali vengono denominate - ane l l i - 0 -manig l i e - (ASG,Camera di GovernoeFinanzu, f. 768, Munitionum, 17XI.l626).

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    di artiglierie affondate con Ie navi che ne erano do-tate 0le trasportavano, determina la eompleta dis-gregazione del ferro, lasciando appunto queste earat-teristiehe aperture che contrassegnano un certo nu-mero di boeehe da Fuoco recuperate in mare. La par-tieolare forma e la disposizione di questi fori sembracontrassegnare quasi esclusivamente' i pezzi prodot-ti da fonditori genovesi e ci porta a concludere chequesti ultimi impiegasserero uno specifieo tipo di so-stegno, differente da queUo utilizzaro da altre scuoledi fonderia''.

    Superato l'anello di culatta, dopo una fascia mo-danata a profilo convesso-concavo, compare un'a-pertura pu piccola, sempre a sezione quadrats: sitratta de cosiddetto focone, ovvero del foro attraver-so il quale veniva comunicata I'accensione alia caricadi lando contenuta nell'estrernita posteriore dell'ani-rna. Questa apertura veniva praticata a freddo, dopola fusione, mediante un trapano ad archetto e si pre-sentava quindi generalmente di forma circolare, nelnostro caso e possibile che si sia interveniti successi-vamente con un piccolo scalpello per squadrarne l'u-scita forse a fini puramente estetici, oppure, pin pro-babilmente, che in un momento della sua vita opera-tiva il nostro pezzo sia stato inchiodato'. Ai lati del fo-cone si sviluppano simmetricamente due girali, chesembrano fuoriuscire dalla bocca di un mascheronegrotteseo caratterizzato da un paio di baffoni ritorti,iI naso adunco e Ie orecchie appuntite; la capigliatu-ra Iiscia e non troppo lunga sembra spartita da unascriminatura centrale e conferisce al volto una aspet-to piu buffo che terrificante (fig. 3, c). L'intero moti-yo, reso a bassorilievo, si sviluppa con -una certa ar-monia e proporzione occupando il settore piu visi-bile del cannone, ovvero quello superiore.

    Proseguendo in avanti lungo il rinforzo, ovvero laporzione posteriore del pezzo, incontriamo un altroelemento decorativo a rilievo, estremamente impor-tante per il riconoscimento dello stesso e un emble-rna araldico, l'..arma- citata negli inventari d'artiglierie,composto da uno scudo crociato di forma ovale rae-

    5 Anche un cerro numero di hocche da fuoco francesi recu-perate in mare presentano simili cavita, poiche esse sembrano ap-partenere ad un circoscrirto comprensorio produrnvo mediterra-neo prossimo a Genova (probabilmente Marsiglia), e possibile ipo-tizzare una condivisione delle tecniche di getto.6 I pezzi veneziani ad esempio rnostrano quattro dementi ra-diali a 90 affioranti dalle modanature delle culatta.7 Per mettere velocemente fuori uso una bocca da fuoco adavancarica era sufficiente otturare iJ focone forzandovi a martellateun chiodo di ferro (che in quei tempi presentava una sezione qua-drata essendo fucinato a mano). Per riattivare la funzionalita dell'ar-rna era necessario estrararre in qualche maniera ilchiodo stesso, op-pure trapanare un nuovo focone cfr. C. LECHUGA 1611, p. 305 .

    chiuso in una cornice frangiata, a sua volta circonda-ta da una ghirlanda di fogJie d'alloro legata da nastri. (Fig. 3 , d). Tenuto anche conto del grifone gia de-scritto, non puo trattarsi che dello stemma della Re-pubblica di Genova nella sua versione piu semplicepriva ancora della corona ducale. Anche in questocaso I'impianto risulta equilibrato eben curato neidettagli: sobrio pur nel1'addensamento degJi elemen-ti che 10 compongono.

    Una ventina di centimentri piu oltre cornpaiono,disposti in alto e paralleli all'asse del cannone, i duemaniglioni, definiti anche delflnl per la lora piu usua-Ie conformazione zoomorfa (fig. 3, e); mentre nor-malmente ognuno di essi e formate da un solo ceta-ceo, nel nostro caso troviamo due di questi animali,divergenti e uniti dalle code strettamente avviluppa-te l'una sui corpo dell'altro. Dobbiarno osservare co-me 10 stile e la resa nella decorazione di questi ele-menti, invero prettamente funzionah" rna molto spes-so rappresentanti il culmine dell'apparato ornamen-tale delle bocche da Fuoco di XVI-XVIII secolo, nelpezzo di Woolwich non reggano assolutarncnre ilconfronto con Ie altre componenti appena descritte:segno probabilmente di una diversa mana non spe-cificamente molto versata nella produzione artistica.

    Parliamo ora di una componente, apparentemen-te poco significativa, e invece fondamentale per l'i-deruificazione e la datazione del nostro pezzo, rap-presentata da un'iscrizione incisa a freddo nel bron-zo e formata da lettere capitali e numerali romani chesi sviluppano assialmente lungo la parte superioredel rinforzo (fig. 3, 0; una prima frazione e compre-sa tra iI mascherone e 10 sternma della Repubblica,mentre la seconda compare tra quest'ultimo e i rna-niglioni. In sequenza la 5i puo leggere C' LIII R OLXXXIII e vuol significare Cantara 53 Rotoli 83, rap-presentando la marca di peso, la cosiddetta Cantera-ta, che veniva impressa sulle artiglierie del serviziopubblico subito dopo il loro collaudo, all'atto dellaloro accettazione e dell'inserimento nella dotazionestatale". La prima di queste unita di peso genovesi

    8 Costituivano infatti I'elernento di appiglio per il complessodi corde e carrucole utilizzatc nelle operazioni di posizionamentodellla bocca da fuoco sul suo affusro in legno (mcavalcamento) 0di rimozione dallo sresso (scavalcamento). Per tale rnottvo eranosituati in coincidenza con iI punto di equilibrio longitudinale delpezzo.9 In realta l'adozione di questa procedura viene riscontraraanche su molte artiglierie di armatori privati ed iI motivo e spiegablle con la considerazione che, grazie ad essa, era possibile ri-cavare velocernente it corrispettivo rnonetale della dotazione di

    bordo; iI COSIo della lega era infatti molto alto ed una quota co-spicua del valore di una nave risiedeva nella sua dotazione di boc-che da Fuoco in bronzo

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    RJCERCHE E SEGNALAZIONl

    doe iI Cantaro valeva 150 libbre e corrispondeva aKg 47,649, mentre it Rotolo costituiva il suo divisio-nario centesimale: pertanto il nostro cannone al mo-menta della pesatura doveva avere una massa pari aKg 2565. Questa sigla, che negli inventari cinquecen-teschi genovesi ci fornisce, assieme alia categoria delpezzo, l'unico altro suo elemento indicativo, viene arappresentare un vero e proprio numero di matrieo-laoinfatti, dal momenta che ogni bocca da fuoco eraun esemplare unieo dovendose ogni volta distrug-gerne la forma in argilla al fine di estrarla da essa, equasi impossibile che anche due pezzi della stessa ti-pologia prodotti nella medesima colata abbiano esat-tamente 10stesso peso".

    Rivolgendoci nuovamente alia descrizione delcannone di Woolwich, dopo aver superato gli orec-chioni, ovvero i due perni leggerrnente troncoconi-ci che sporgono sui due lati, troviamo le semplicimodanature - un listello ed una gola seguita da uncordoncino - che separano il rinforzo dalla volata:quest'ultima forma la porzione anteriore dell'arma ri-velando un andamento piu rastremato rispetto al rin-forzo stesso e, circa alia sua meta, mostra in alto unastella ad otto punte piatta e debolmente rilevata (fig.3, g). II settore di minor diametro della volata, im-mediatamente prima dell'ingrossamento a profilo di-versificato che avvolge l'imboccatura del pezzo, det-to gioia della bocca 0piu semplicemente gioia, e oc-cupato da una fascia decorata racchiusa tra due cor-doni; il piu avanzato di essi e gia parte della gioiastessa, mentre il posteriore tende in molti casi a di-stanziarsi e costituire un elemento separato, definitocon il termine anglosassone di astragal che possiamocomodamente re-italianizzare in astragalo. La decora-zione di detta fascia comprende una serie di esserimostruosi, dai corpi tozzi forniti di ali membranose,affrontati a coppie e con lunghi colli serpentiformiallacciati l'un l'altro; Ie teste ingrossate mostrano con-notazioni riferibili a carnivori a sangue caldo piutto-sto che a rettili (fig. 3, h).

    Terminiamo con la gia citata gioia: dopo ilcordo-

    10 Negli inventari del servizio pubblico della seconda meta delXVII secolo, che registrano una dotazione totale di oltre settecen-to pezzi tra quelli dislocati nella capuale, nelle due Riviere e inCorsica, i casi di coincidenza nel peso di due pezzi sono due 0 tre(4 per mille).

    11 Originario di Sterzing- Vipiteno (Alto Adigc) e attivo, tra Inn-sbuck e Augsburg (Augusta in Baviera) dagli anni venti del Cinque-cento al 1565, fu al servizio dell'imperatore Carlo V d' Asburgo e disuo fratello Ferdinando, Arciduca d'Austria (EGG 1%1, pp. 128-157) .12 Ron, 1995, p. 8213 Questi elenchi, riprodotti dal Montu (MONTU 1934, pp. 504-

    5CXi)senza citarne le fonti archivistiche, sono attualmente irreperibil i;

    ne gia visto, una strombatura si espande velocemen-te verso l'esterno e si raccorda tramite una piccolaporzione piatta al grosso anello, pure piano, che av-volge l'imboccatura. A meta di esso corre un listellonon troppo sporgente dal profilo rettangolare.Per concludere questa premessa descrittiva, vorrei

    proporre alcune considerazioni sui complesso deco-rativo che abbellisce il cannone di Woolwich. Appa-re chiaro che, per il loro livello, gran parte degli el-menti che 10compongono non sono sicuramente do-vute al fonditore al quale si potrebbero tutt'al pili at-tribuire i delfini e la stella; anche questa non sembrarappresentare un caso isolato nell'ambito artiglieriedi particolare valore simbolico 0commissionate daeminenti personaggi. Facciamo qui I'esempio di Gre-gor Loffler, uno dei pili affermati fonditori europei diartiglierie"; derivando la sua attivita, come quella diquasi tutti i fonditori di cannoni in bronzo, dall'artecampanaria, egli doveva possedere una certa predi-sposizione all'ornato, tuttavia, considerata la qualitadei suoi committenti, penso bene di rivolgersi in piuoccasioni per i modelli a dei veri professionisti quaJii pittori tirolesi Ulrich Tiefenbrunn, Sebastian Schel eBartlme Naberle".Tomando a Genova, la pratica di abbellire le arti-

    glierie di pregio, particolarmente in culatta, con figu-re umane e protomi di anima Ii reali 0fantastici, e ri-scontrabile lungo tutto il periodo di attivita dei suoifonditori; Ie denominazioni di aleuni pezzi negli in-ventari di meta Cinquecento" - citiamo la Fantinetta(ragazzina), ilVitello, ilVillano, ilBuffaro, il Leone ebuon ultimo un Griffone" - riconducono sicuramen-te a immagini ben riconoscibili nelle rispettive culat-te; inoltre, abbiamo iI bell'esernpio della testa dibambina, ancora visibile su uno smeriglio gettato neiprimi anni Quaranta del secolo da Vincenzo I Gioar-di 0dai suoi figJi Gregorio II e Battista'>' per PapaPaolo III Parnese 0534-1549) ed attualmente conser-vato nel Museum of Art di Cleveland (Ohio - USA),6Sempre al proposito, molto di recente ho trovato i re-sti di due cannoni genovesi fin'ora del tutto scono-

    essi gli furono trasmessi senz'altro da un suo corrispondenre ge-novese con alcuni vistosi errori nelle Canterate (inversioni I ra Can-tari e Rotoli): errori che, non essendo stati da lui riconosciuti co-me tali, gli fanno esprimere giudizi negativi sulla razionalita ordi-nativa delle art igl ierie della Repubblica.

    14 Che non e sicuramente it nostro perch" ha una dlversa mar-ca di peso ( Cantari 52 - Rotoll 88)

    15 La genealogia dei Gioardi, Ia piu irnportante dinastia di fon-ditori genovesi del XVI secolo, e delineata in RrDEUA 2004b, pp.32-33, f. 8; per dlsnnguere nei casi di omonimla tra nonni e nipo-ti, ho introdotto I'ordinale latina dopo it nome di battes imo.

    16 RrDEUA 2006.

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    Fig. 4 - Culatta di cannone gettato dal fonditore genovcsc Gregoria ITG ioardi presumibilmente tra it 1560 e il 1580 e attualmente vi-s ibi le all 'esterno del l'Arsenale di Venezia (Foro: Autore e Marco Motin),

    sciuti, fissati a scopo ornamentale sui muro di cintadell'arsenale eliVenezia: si tratta purtroppo solamcnredelle culatte di due bocche da fuoco, dalle quali so-no state tagliate prima della loro rifusione. La prima(fig. 4) e firmata dal gia citato Gregorio II Gioardi,personaggio del quale riparleremo ampiamente, ed eornata da una protome eli "alicorno?", animalc fanta-stico con it corpo eli cavallo, la criniera e la coda leo-nina e la testa di capra elalla quale spuntava un unicocomo rettilineo; mancando ogni altro elemento carat-teristico, si puo proporre una datazione di massirna eliquesto esemplare, compresa tra il1560 e it 1580. II se-condo pezzo c opera del fonditore Francesco Som-mariva, attivo in Genova tra i primi anni Ottanta delXVI secolo e quelli iniziali del XVII, quando sembre-rebbe trasferirsi a lavorare all'estero"; in questa casula culatta mostra iI busto di un personaggio maschileben caratterizzato da folti baffoni ritorti, con linea-

    17 Questo appcllativo compare in un documento del 1553 ed er ife rito ad uno dei sei Cannoni tra sfe rito in Corsica in quell'occasio-ne CASG, Camera di Governo eFinanza, f. 24, Atti 18. III .1553) , ehequasi sicuramente non si idenrifica con quello ora a Venezia.18 Nel 1581 risulta collaborate con Dorino II Gioardi nella pro-

    duzione di artiglierie CASG, Notai A n t i c b i , t. 3155, n o t a i o D o m en i -co Tinello, 6.X.1581).

    19 Sull'attivua del Sommariva vedi anche RrDELL\ 2001b, p. 35.

    menti del visa piuttosto marcati e quello che sern-brerebbe un fazzolerto ravvolto, legato sopra la fron-te a cantenere la corta capigliatura" (fig. 5).

    Per il XVII secolo possiamo citare la testa eli uo-mo, arnmantata, a mezzo rilievo- vista dal CapitanoAngelo Angelucci su una Colubrina da Cantari 71.87gettata da Domenico Ramone nel 168420 ; I'ufficialeinviato in missionc in Tunisia nel 1872 per trovareed acquistare antiche bocche ela fuoco italiane, nerinvenne in buon numero, soprattutto seicentesche,ma i suoi fondi gli consentirono eli comperarne sol-tanto due, una veneziana e l'altra fiorentina, sicchele altre compresa quella genovcsc finirono nellefonderie di Marsiglia 21. Per il Settecento abbiamo igia citati Cannoni al Museo d'Artiglieria di Torino:quello fuso nel 1710 da Giacomo I Rocca porta inculatta il busto eli un guerriero (Forse San Giorgio)con elmo e corazza, mentre altri due, prodotti dal

    20 ASG, Fondo Foglictta, f. 362, Magistrate di Guerra eMari-na, 27:VI.l684.21 ANGELUCCI1872, p. 287. L'autore parla del pezzo come di un

    Mezzo Cannone che riconosce come genovese per 10s ternma concroce e grifoni e, notanda il monograrnma DR sul focone, 10a t-trihuisce ad un inesistente Domenico Rocca. La Canterata, nporta-ta con precisione, mi ha permesso di trovare il relativo ordine dipagamemo e di risalire al suo vero autorc.

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    Fig. 5 - Culatta eli cannone gettato dal fonclitore genovese Francesco Sommariva non prima deli anni Ottanta clel XVI secolo e at-tualmente visibile all'esterno dell'Arsenale eli Venezia (Poto: Autore e Marco Motin).

    suo pronipote" Luigi nel 1747 e 1748, mostrano ri-spettivamente quello di Santa Caterina Fieschi-Adornoe di Vincenzo Giustiniani, marchese di Bassano Roma-no. Risulta inoltre che nel 1699 il primo fatturo alla Re-pubblica 2571 Lire per la costruzione di quattro MezziCannoni colubrinati, denominati San Tomaso d'Aqui-no, Sant'Agostino, Sant'Ambrosio e San Geronimo poi-che verosimilmente recavano Ie effigi di questi Padri eDottori della Chiesa".

    3 . CLASSIFICAZIONE, CONFRONTI E DATAZIONERitengo a questo punto che non possano assolu-

    tamente esserci pill dubbi circa l'origine genovesedel cannone al Royal Artillery Museum: il grifone, 10stemma e la camerata> dovrebbero e rappresentareprove incontrovertibili. Se ve ne fosse ancora biso-

    22 E non figlio COme spesso si afferma: il padre di Luigi era in-vece Giacomo Il Rocca, ornonirno nipote eli Giacomo I perche fi-glio di suo fratello Giuseppe

    23 ASG, Camera eli Gouerno e Ptnanza, f. 1200, Annelia,V I 1 6 9 9

    24 Limitandoci all'ambito europeo mediterraneo, molte potenzequali Spagna, Francia , Repubblica di Venezia e Ducato cli Firenze uti-lizzavano marche eli peso sulle amglierie, espresse in libbre, mentre,oltre aile genovesi, soltanto le bocche cia Fuoco napolerane e sieiliane

    gno, possiamo aggiungere i due fori nell'anello di cu-latta presenti, come abbiamo gia detto, in altri pezzisicurarnente prodotti da fonditori operanti 0 prove-nienti da Genova (fig 6), e la struttura semplificatadel pezzo articolata su un solo rinforzo e recante unnumero limitato di cordonature.

    S1.l11aioia della bocca occorre invece fare un dis-corso particolare. come ho gia potu to accertare>, apartire verosimilmente clagli anni sessanta del XVI se-colo, Ie modanat:ure di questa componente tendonoa standardizzarsi nei prodotti dei citati fonditori, di-venendo un sicuro elemento eli identificazione dellebocche da Fuoco genovesi gettate a partire da que!periodo e mantenendo la stessa forma con lievissimevarianti almeno fino alIa meta del XVIII'" (fig 7). Ri-guarclo al periodo precedente, non avevo fino ad orasufflcienti elementi per proporre una analoga solu-

    le avevano in Cantari e Rotoli. on vi e tuttavia possibilita di confu-sione Ira Ie prime e Ie ahre due per Ia grande differenza Ira Ie rispet-tive unit. cli misura (Cantaro cli Napoli ~ Kg 89,099; Cantaro di Paler-mo ~ Kg 79,432, risperto ai gia citati Kg 47,649 eli quelio eli Genova).

    25 RIOELLA2004b, p. 29 , IT. 3-4.26 Si vedano a! proposito iclue Cannoni prodotti nel 1747-

    1748 cia! fonclitore genovese Gio. Luigi Rocca e atrualmente con-servati nel Museo Nazionale d'Artiglieria eli Tor ino (GONELL' 1914,p. 27, Tav. XX, ff. 38-39).

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    RlCERCHE E SEGNAL>\ZIONI

    B cFig. 6 - Esempi di cavita negli anell i di cularta di pezzi d'ar tiglieria genovesi recuperati inmare: A) Sagro gettato dal fondlrore genove-se Alessandro Goiardi nel 1534 e recuperate nel porto di Farragosra - Cipro (Foto: Ata Awn); B) Mezza colubrina bastarda gertata daun fonditore genovese intorno al 1570 e recuperata presso Fornells - Isola di Minorca (Foto: Museo Militar di Menorca), C) Petr iere leg-gero gettato da Gio. Battista Gandolfo nel 1591 e recuperato sulle coste della Sardegna (Foro- Mario Galasso).

    Fig. 7 - Esempi di gioie di bocca in pezzi d'artiglieria gertati da fonditori g novesi tra il 1570 e il 1591, con schematizzazione grafi-ca del loro profilo (da RrDELLA 2004b).

    zione, conoscendo il solo pezzo fuso da AlessandroGioardi a Messina nel 1534'7; grazie al ritrovarnentodel cannone di Woolwich e adesso possibile impo-stare un discorso plausibile sullo sviluppo del profi-10 della gioia genovese prima del 1560, partendo daconsiderazioni general; e derivandone alcune possi-

    bili implicazioni.Le modanature di bocca del nostro pezzo rappre-

    sentano a mio parere una leggera modifica dellagioia elernentare a capitello tondo, quale nacqueprobabilmente con Ie prime artiglierie moderne adavancarica sul finire del Quattrocento e che ritrovia-

    27 II pezzo venne prod otto per la Regia Camera della Sicilia spagnola (RIDF.Ll.A 2004a).

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    RlCERCfffi E SEGNALAZIONJ

    Fig. 8 - Esempi di gioie di bocca in pezzi d'artiglieria venezla-ni del XVI secolo: A) Sagro fuso nel 1582 da Giovanni II AJ -berghetti e recuperato in mare presso Zara vecchia (Foro: Car-lo Beltrame) - B) Disegno di cannone da 50 libbre venezianegettato da Geronimo Alberghe tti (+ 1568) (da GASPERONl 1779).

    mo nella quasi totalita dei pezzi veneziani del XVI seco-10 (fig. S): e sufficiente infatti aggiungere al centro delsuo fascione piano un listello rilevato per ottenere il pro-filo che conosciamo. Di quest'ultimo abbiamo almenotre buoni confronti in pezzi, tutti caratterizzati dai gigli diFrancia che ne tempestano la volata: il pili antico e unCannone= (fig. 9, a) del regno di Luigi XII (149&-1515) ,come ci indica la L coronata presente nel rinforzo, get-taro da un fonditore che si firma con una G sui focone,attualmente conservato nel Musee de l'Arrnee a Parigi(inv, N. 73). II secondo e rappresentato da una GrandeCouleuvrine (Mezzo Cannone nella terminologia italia-na) recuperata nelle acque del porto di Tolone nel 1952(fig. 9, b) ed ora nel Musee de la Marine di quella citta":esso porta la data di fusione 1525 e la salamandra, im-presa d'anima del re Francesco 1(1515-1547), oltre aliastemrna di sua madre Luisa di Savoia, reggente di Fran-cia in que! periodo", Il terzo pezzo (fig. 9, c) e una Co-uleuvrine Batarde (Mezza Colubrina Bastarda) ripescatada un relitto di una nave granaria, probabilmente geno-vese 0 ragusea, nelle acque di Sciacca CAGY significa-

    Fig. 9 - Pezzi d'artiglieria fusi per ire di Francia Luigi XII (1498-1515) e Francesco I (1515-1547), con gioie di bocca simili a quella delcannone genovese di Woolwich (a. da GUEROT, LIOU 2001; b. Foto: Autore, c. Foto Soprintendcnza ai Beni Culturali di Agrigento).

    28 Adopero qui l 'iniziale maiuscola e continuero ad usarla perindlcare, non il [ermine generico cornunernenrc uti lizzato, rna unaben precisa categoria di bocche da fuoco.

    29 GUEROUT, L IOU 2001. Questa bocca da fuoco viene attribui-ta al fonditore rnarsigliese Claude Laignel in r ifenmento a ile iniziali

    L C rilevabili sul focone.30 Francesco era stato catturato dagli Imperiali di nella Battaglia

    di Pavia (24 febbraio1525), nmanendo prigioniero di Carlo V perquasi un anna (LANG 1999, pp. 149-166; GEROSA1990, pp. 165-173)

    31 PURPURA 1 9 9 9 .

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    tivamente esso reca la marca di peso in Cantari e Ro-toli di Genova, ed alcuni indizi concornitanti mi han-no suggerito che sia stato fuso probabilmente da Bat-tista Merello negli ultirni anni del regno del monarcaFrancese 0546-47)."

    La consonanza di forma nella gioia di queste boc-che da fuoco con quella del cannone di Woolwich,somiglianza riscontrabile anche nella struttura gene-rale e nei fori quadrangolari aperti nell'anello di cu-latta, accrescono le mie precedenti impressioni circauna stretta vicinanza tra la scuola di fonderia pro-venzale e quella genovese nella prima meta del XVIsecolo, con un possibile interscambio di opera tori.D'altro canto 10 state genovese era rimasto sotto itcontrollo diretto dei Re di Francia, salvo alcuni inter-valli, dall'ottobre 1499 al settembre 1528, ed e quin-di assolutamente plausibile che i fonditori locali, rav-visabili in questa periodo in Gregorio I Gioardi e An-drea Merello con i rispettivi figli Vincenzo I e Panta-leone I, producessero artiglierie anche per la com-mittenza pubblica d'oltralpe, lavorando in Genovaoppure spostandosi in altri siti produttivi; quest'ulti-ma possibilita sarebbe ravvisabile in due testamentifatti in buono state di salute dal citato Gregorio nel150j3' e nel 150634 , ben prima di quello redatto inprossimita della sua morte= avvenuta sullo scorciodel 1517. Un altro indizio utile a spiegare la citatacontiguira nelle recniche di fusione, 10 si pub ritrova-re nella compresenza al servizio degli Aragonesi diNapoli di Antonio Gioardi, fratello di Gregorio I, edel fonditore Francese Patris de la Motte", che dovet-tero lavorare affiancati almeno dal 1492". Sappiamoche nel 1498 Antonio e ancora impegnato in quellacitra nella direzione della fonderia di Castel Nuovo,

    32 RIDEllA 2005, pp. 97-99, f. 7.33 ASG, Notai Anitcbi, f. 1278, notaio Simone Bione,27.XII.1503.

    34 ASG, Notai Anticbi, f. 941, notaio Francesco Camog/i,14.V.1506. Questo auo, come tanti altri riguardanti i fonditoriGioardi e Merello, mi e stato segnalato dall'amico Andrea Lercariche qui ringrazio.

    35 Il testamento e datato 23 dicernbre 1517 CASG, Notai Anti-chi, f. 1278, notaio Simone Bione, 23.XlI.1517), mentre in un attodel 10 febbraio 1518 leggiamo Vincentius filius quondam GregoriiIoardi CASG, Notai Anticbi. f. 1278, notaio Simone Bione,10.II.1518).

    36 Questo personaggio di indubbie qualita si trova in lnghil-terra al servizio del re Enrico vn, con la carica di Chief CanoneereMaster Gunfounder (Capo cannoniere e Maestro fondirore), giane l 1484 (BLACKMORE 1976, p. 3 ; K ENN ARD 1986, p. 117).

    37 MONTi) 1934, p. 31438 VOLPICEllA1910, p. 42.39 MoNTiJ 1934, pp. 587-588. L'Autore sernbra confondere i due

    frarelli gia nel loro periodo napoletano, unificandoli sotto il nomedel solo Ambrogio.40 Ibidem, p. 587.

    coadiuvato da Giovanni Ansaro di Catania e da unFederico francese", mentre il de la Motte appare inquel momenta assente. E possibile che i due si sianopoi ritrovati nuovamente insieme aRoma l'anno sue-cessivo: nel 1499, ilGioardi era entrato infatti al ser-vizio della Camera Apostolica, raggiunto presto dasuo fratello minore Ambrogio che era gla stato al suofianco a Napoli>. II Francese arriva invece nella cittadei Papi soltanto nel 1502 rimanendovi fino all'annoseguente'" e ci risulta che in quel periodo AntonioFosse ancora vivente", mentre 10 troviamo gia scorn-parso alia fine del 150342 ; nel 1507 vediamo poi Pa-tris de LaMotte inviato a Marsiglia da Luigi X I I 4 3 adimpiantarvi una nuova fonderia e 10 troviamo ancorain questa centro nel 1511, quando viene contattatoda emissari del Banco di San Giorgio che voleva ac-quistare alcune bocche da fuoco gia fabbricate dalui" per destinarle alla difesa della piazza forte di Bo-nifacio's.

    In conseguenza di questi ragionamenti, possiamoproparre che il profilo della gioia del cannone diWoolwich fosse quello tipico dei fonditori genovesi,a partire da un momento non ancora precisato dellaprima meta, fino agli anni Sessanta del XVI secolo,quindi, anche alia luce di questa presupposto, po-tremmo attribuire ad uno di loro una bocca da Fuococommercia le (fig 10), cioe di proprieta di un arma-tore privato 0di una societa mercantile marittima, at-tualmente conservata nella ricca collezione di arti-glierie antiche del Museo Militare (Askeri Musezi) diIstanbul (inv. n. 389). Questo pezzo, probabilmenteun Mezzo Cannone, e assolutamente privo di deco-razioni e porta uno stemma rnuto", rna nella struttu-ra e in alcuni particolari si avvicina sensibilmeote al-

    41 Dal momento che in data 8 dicembre 1502 acquista un ter-reno da sua sorella Perella Gioardi ASG (Notal Aruicbi, f. 1278, no-taio Simone Bione, 8.X1I.1503).42 Del primo testamento del fratello Gregorio (supra nota 33),dove si accenna alla tutela di questi sui nipoti Serafino, Alessan-drino e Lucrezia, figli di Antonio Gioardi e della napoletana Can-dida Soprani, si ricava che quesr'ultimo em allora gia rnorto.

    43 GllliROIIT, LTOU 2001. p. 20).44 Si tratta di tre pezzi definiti con it termine antiquate di Pas-

    savolant i (ASG, Banco di S. Giorgio, Primi Canceliieri, busta 87,30lV.151lJ ; in realta il peso di ognuno di essi, valutato in circa 25Cantari, ce le Iarebbe identificare come Mezze Colubrine Bastarde("Couleuvrines Batardes"). Comunque l'acquisto sembra sfumareper la frapposizione del Luogotenente generale di Provenza non-che arcivescovo di Aix, Pierre Filhol.

    45 La Corsica era infarti allora amministrata dal Banco che do-veva quindi provvedere anche alia sicurezza delle sue piazzeforti.

    46 Lo -scudo piano. degli inveruari genovesi. Spesso nelle boc-che da fuoco destinate ad arrnare navi mercanrili, il fonditore mo-dellava uno sternma liscio, lasciando al proprietario la possibilitadi farlo completare con Ie proprie insegne da un incisore 0 di si-g larlo con cifre indicative.

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    RfCf-'RC[ [ I - : : E SlO::C[\iALALIONJ

    Fig, 10 - Mezzo cannone commerciale genovese gerraro probabrlme.ue .nrorno alb meta del A'VIsecolo e atrualmerre conservatone.lAskeri ivIuse7.i e ll Istanbul (Fo(Q Karaman Saku l).

    Fig, 11 - Coppia eli Pe-tr ier i conunerciali genoves! della fine del XVI secolo. atrualmeute csposti nel Musco del Mare rGalata" a Ge-nova (FOlO: Aurore).

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    l'esemplare oggetto del presente studio; oltre chenella gioia, concorda infatti con quest'ultimo anchenelle modanature di separazione tra rinforzo e vola-ta e nell'anello di culatta che mostra i sostegni di fer-ro ancora in situ, rimarcati da vistose macchie rossic-ce di ossidazione. Inoltre, 10scudo e abbastanza si-mile nella forma a quelli di due Petrieri commercialigenovesi (fig. 11) ripescati nel 1907 nei pressi delMolo Vecchio a circa 8 metri di profondita" ed oraesposti nel Museo del Mare "Galata" (inv, N.LM.N.3729 e 3730) a Genova". Infine, il semplice porno diculatta sferoidale schiacciato dell'esemplare di Istan-bul 10 allontana da una possibile paternita veneziana:infatti, i pezzi di questa provenienza, pur riehiaman-do nella semplicita della struttura ad un solo rinforzoquelli genovesi, mostrano generalmente un pornotroncoeonico e portano sempre, anche quelIi eom-merciali, it leone di San Marco" Purtroppo non ab-biamo alcuna indicazione circa il fonditore, quasi cer-tamente genovese, del cannone al Museo Askeri:ammesso infatti ehe egli ne avesse siglato il foconecon l'iniziale del suo nome 50 , questa lettera potrebbeessere stata asportata da un'operazione di rifacimen-to del focone stesso, eseguita mediante l'inserzioncdi un manicotto di ferro ed attualmente evidenziatada un alone di ruggine. II fatto che gli elementi for-mati da quest'ultirno metallo siano aneora abbastan-za integri, ci dimostra infine che questo pezzo non estato recuperato in mare da un relitto, ma farebbeparte delle numerose bocche da fuoco predate daiTurchi, particolarmente nel XVI secolo, sulle irnbar-cazioni occidentali catturate e mantenuti in servizionelle fortificazioni 0 nelle navi ottomane almena finoall'Ottocento avanzato",Quanto alia tipologia del cannone del Royal Artil-

    lery Museum, il calibro, it peso e le dimensioni, cipermettono subito di definirlo come un "Cannonerinforzato", il termine e utilizzato nella trattatisca cin-

    47 MOI'nil 1934, pp. 521-523, f. 90 (l'Autorc attribuisce erro-ncamcnte questi pezzi all'ar tiglier ia ponti ficia),

    48 Lo scrivente ha redatto Ie schede e le tavole csplicative peril pubblico, di queste e delle altre artiglierie esposte nel Museo,nell'ambito di una consulenza specia listica retribuita , in occasionedel trasferimento e del nuovo allestimemo delle collezioni nell'an-tica darsena, legati alle rnanifesrazicni per Genova capitale euro-pea della cultura del 2004.

    49 A diffcrcnza di quelli genovesi che si limitano per ora aqualche decina, i pezzi d'arttglieria in bronzo veneziani, inparticolare quelli ctnquecenteschl, giunti fino ai nostri giorni,sono moho nurnerosi, Lo studioso che attualmente si occupadelle arriglierie della Serenissima, potendo vantare oltre tren-t'anni di ricerca in archivio, e Mareo Morin: tra isuoi lavonsull'argornenro artiglierie storiche, citiamo MORIN 2003, ID.2004 .

    que-seicentesca per indicate un grosse calibro, daimpiegare soprattutto durante le operazioni di asse-dio per aprire brecce nclle opere difensive nemiche,grazie al potere dirompente dei suoi pesanti proietti-Ii sferici in ferro colato, Tale definizione compare an-che nella documentazione d'archivio genovese, inparticolare in un inventario delle artiglierie presentinel Castello di Savona nell'aprile 1554; ' , nel quale unpezzo del peso di 45 Cantari viene annotate sempli-cemente come "Cannone" mentre un altro di 52 Can-tart e 2 Rotoli e denominato appunto "Cannone rin-forzato . Ci appare evidente che la differenza tra idue sta nel peso ed in questa caso e di circa 330 chi-logrammi: dato che questa variazione in piu corri-sponde ad un maggiore volume di bronzo, a paritadi calibro non possiamo che pensare ad un ispessi-memo delle pareti della bocca da fuoco, come ci sug-gerisce anche l'attributo rinforzato. Come ho gia ac-cennato, negli inventari genovesi cinquecenteschinon viene indica to il peso della palla utilizzata dai di-versi pezzi ("portata di palla") ne la loro Junghezza>,espressa in multipli del diametro della palla 0del ca-libro, e neppure 10 spessore delle pareti ("grossezza")in tre differenti punti dell'arma (al focone, agli orec-chioni, alla gioia") al contrario di quanta e annotatenelle ben piu dettagliate registrazioni del secolo sue-cessivo. Tale carenza di dati deriva a mio parere dalfatto che inizialmente ad ogni tipo di bocca da fuocodovevano corrispondere parametri fissi eben cono-sciuti dagli adetti ai lavori e quindi non meritevoli diessere ripetuti ogni volta.

    Sulla base di informazioni documentali (soprattut-to inventari cinque-seicenteschi di armi e munizioni)e delle rnlsure attualmente rilevabili sui pezzi 50-pravvissuti, ho potu to elaborare il presente prospet-to (Tabella 1) che ricostruisce i moduli delle diverseclassi di artiglierie utilizzate a Genova a partire dallafine del XV secolo: in grassetto sono riportate Ie

    50 Si sta ormai consolidando la certezza che i fonditori geno-vesi utilizzassero l'iniziale del proprio nome di battesimo per con-trassegnare sui foe one i pezzi da loro prodotri. Lo scrivente ha giaaffrontato it problema in RIDELLA 2004b e 10 ha meglio definito inRIDELLA 2006 .

    51 Nella prima meta del XIX secolo, alcune barrette costiereturche sui Dardanelli erano ancora equipaggiate con mastodonti-che bornbarde quattrocentesche; una di queste e attualmenteesposta nelle Royal Armouries a Fort Nelson (Portsmoth, GB), cfr,BLACKMORE 1976, p. 172.52 ASG, Camera di Coverno eFinariza, f 24, AUi, 8.IV1554.

    53 Non si tratta dell'ingornbro totale del pezzo, rna di una lun-ghezza convenzionale che va dalla faccia della bocca fino all'a-nella di culat ta compreso ,

    54 In realta immediatamente prima di questa, ovvero nel pun-[0di minor diametro esterno del pezzo,

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    RICERCH.E E SEGNALAZIONI

    quantita trovate nella documentazione d'archivio,mentre compaiono in caratteri normali le misure, inu ru ta modeme, ricostruite per calcolo e raff ronto, Si trat-ta ovviamente di una semplificazione che contiene an-che aleuni elmenti puramente induttivi, la quale e perostrutturata per accogliere le successive calibrature che lascoperta di nuovi dati archeologici puo consentire. Co-me possiamo rilevare da questa tabella, la munizionestandard del Cannone genovese era un proiettile sferi-co di ferro colato pesante 50 libbre" (Kg 15,883) e aven-te un diametro medio di 160,5 mil l trnetn>.

    La nascita dell'artiglieria moderna, cioe delle boc-che da Fuoco in bronzo ad avancarica, a Genova eben configura bile essendo legata ad un decreto del-l'Officiurn Maris emanato il 29 agosto del 1498".Questa magistratura era allora preoccupata dalla con-statazione che le navi mercantili genovesi non riusci-vane pili a tener a bada Ie imbarcazioni piratesche eda corsa, soprattutto francesi, che ne insidiavano Ierotte infatti, la loro pur cospicua dotazione di arti-glierie in ferro fucinato" a retrocarica di tradizionemedievale, quali Bombarde, Passavolanti e Spingar-de, non poteva assolutamente competere con i nuo-vi pezzi di cui erano equipaggiati gli attaccanti, cheriuscivano a colpirle gia da lunga distanza=. Vennepercio stabilito che le navi con portata superiore ai10.000 cantari (circa 500 tonnellate) dovessero im-barcare in rinforzo due Cannoni di bronzo pesantiognuno dai 23 ai 27 cantari utilizzanti palle da 50 lib-bre, nonche quattro Falconi da 7 Cantari ciascuno'".

    Sempre grazie alla domentazione d'archivio, sla-mo in grado di esemplificare l'adeguamento a questanorma da parte di un armatore genovese: il 3 set-tembre 1499, Bartolomeo Roisecco, patrono della na-ve Santa Maria da 18.000 Cantari di portata (oltre 850tonnellate), sottoscrive un accordo con il fonditoreAndrea Merello il quale si impegna a fabbricargli en-tro il temine di due mesi canonos duos meta l i / in

    55 A riprova di questa dato possediamo una esauriente docu-mentazione direua,56 Ho ottenuto tale misura anrarverso un calcolo volumetrico

    ponderale che ut il izza un peso specifico del ferro cola to pari a7,35 (rnedio t ra 7.4 e 7,3). Le palle, verosirnilmente ct. 50 libbre,recuperate dal relitto della nave genovese Lomellina, naufragatanel 1516 nella rada di Villafranca presso Nizza, presentano un dia-metro di 165 millirnetri (GutROUT- RJETH GASSEND989, pp. 111,115, f. 63), tuttavia, nonostante il loro buono stato di conservazio-ne, e possibile che tale rnisura risultasse alterata dalle concrezioni.

    57 ASG, Archivio Segreto, n. 656, Diuersorum Officii Batie,29.VIlI.1498.58 Costruite cioe alia forgia da fabbri ferrai, mediante l 'assem-blaggio di doghe longitudinali saldate per martellatura su mandri-no e rmforzate da anelli investiti a caldo su eli esse.59 GAm 1978, pp. 18-20.60 La portata eli palla di questi pezzi era inizialmente di 3

    pondere cantariorum viginti quinque / pro singuloproiectantes libras / quinquaginta lapidis pro singu-/ 0 6 ' . IIcompletamento della fornitura e previsto in unalto successivo, dove il Roisecco ordina farconosquattuor qualitate / iltorum galearum / domini BritiiIustiniani capitanei / et in pondere septem canta-rri-orum pro singulo", troviamo qui una preziosa indi-cazione sui farto che anche Ie galee si stavano alloragia equipaggiando con le nuove bocche da fuoco.Possiamo infine calcolare la somma necessaria all'ac-quisto di questi 78 Cantari di artiglierie: poiche ilprezzo in contralto era di 21 Lire genovesi al Cantaro, avremmo un totale di 1.6386,. Sappiamo tuttaviache fino al successive 9 gennaio I'arrnatore non ave-va ancora ottemperato all'obbligo. in quella data,promette infatti per iscritto all 'Officium Maris di equi-paggiare con i nuovi pezzi la Santa Maria, non appe-na questa fosse rientrata in porto dal viaggio nel qua-Ie essa era impegnata, ben conscio del rischio di in-correre nella penalita di duecento Ducati prevista pergli inadempienti".

    II dato piu evidente rilevabile nelle fonti sopradescritte e quello della relativa leggerezza di questiprimi Cannoni, ai qua ll ben si attaglierebbe it termi-ne di "Cannoni sottili" in relazione al debole spes-sore delle loro pareti che si riflette appunto suI pe-so. Queste misure sono a mio parere da collegareall'impiego in tali pezzi di deboli cariche di polverenera, vicine a quelle utilizzate nelle citate artiglieriedi ferro fucinato che sparavano soprattutto proietti-li in pietra", I Cannoni di questa tipo, poiche ave-vane una scars a gittata e diventavano peri colosi sesovraccaricati, uscirono ben presto dalla produzio-ne, restando in dotazione al solo naviglio mercanti-le, che mantenne in uso di seconda linea anche leantiquate bombarde di ferro almeno fino agli anniQuaranta del XVI secolo=.

    Non ci rirnane aleun esemplare di questi Cannoni

    l ibbre, portandosi poi sulle 4.61 ASG. Notai Aruicbi, f. 1037, notaio Nicolo Raggt, 3.IX.1498.II termine -rnetali- significa di bronzo, mentre -lapidis- riprende ladizione giil utilizzata per i proiettili in pietra pur riferendosi qui si-curarnente a quelli di ferro.62 Ibidem, 19.11l.1498.63 In realm il conto si faceva all 'at to della pesatura dei pezzi ,

    per conoscerne it peso effettivo e calcolarne il giusto prezzo.64 ASG, Arcbiuio Segreto, n. 653, Diuersorum Officii Balie,9.1.1499.65 I migliori erano quelli di granite e di marmo, mentre quellieli arenaria, pur essendo pili facilmente lavorabili , tendevano afrarnmentarsi all'atto deJlo spare. A Genova si impiegava anche 1'0-fiolite della Val Varenna Calle spalle di Pegli), pietra verde elialtopeso specifico (2,68) e di buona tenacita (D'ALSERT1S 1893, p. 234).66 Per il Cinquecento, della documentazione sugli inventari(moslre e contente) del naviglio mercantile genovese, e rimasta

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    sottili genovesi, rn a possiamo farcene ugualmenteun'idea osservando il gia citato pezzo di Luigi XII alMusee de l'Arrnee (fig. 9, a), che porta una marca dipeso di 2957 libbre frances! (Kg 1446) pari a circa 30Cantari genovesi.

    Essi vennero presto sostituiti dal pari calibro mapiu pesante "Cannone cornune", che nel corso delCinquecento diventera il pezzo principale (Cannonedi corsia") delle galee genovesi e del quale le primenotizie in mio possesso risalgono al 1507: nel feb-braio di quell'anno, infatti, Gregorio I Gioardi avevadovuto trasferire a Lcrici= la sua attivita, essendo lasua fonderia al Molo Vecchio sottoposta al fuoco del-le artiglierie del Castelletto, dal Quale Laguarnigionefrancese assediata tirava sui sottostanti quartieri por-tuali'". Le informazloni circa questa impresa com-paiono in un registro di conti inserito in una filza no-tarile ed intitolato Libellus operis canonorum fabri-candorum in Iliice", che ci parla del riallestimentodell'opiflclo e della successiva produzione durata fi-no all' aprile, quando Gregorio viene richiamato inGenova per dirigervi, assieme al fratello Ambrogio, Ieartiglierie che si opponevano all'assedio dell'esercitofrancese condotto da Luigi XII7l. Da queste scritturerisulta che in totale vennero lavorati Cantari 363.68.di lega (tra fame, stagna e rottame di bronze), men-tre Ie registrazioni del pagamenti, eseguiti nel luglioe nel dicernbre del 1508, cioe nuovamente satto itdominio francese, trattano di un primo lotto di cano-norum quattuor, pesanti in tutto 174.84 Cantari (inmedia Cri 43.71) e di falconetorum duorum per13.84 Cantari (media Cri 6.92), e di un secondocomprendente canonorum duorum metali di cui nonsi specific a it peso, aliorum canonorurn duorum inpondere cant. XXXX pro singulo in circa, nonchefalconetorum duorum in pondere (totale) cant. XV

    solarnente quella cornpresa tra il 1540 e il 1544 CASG, Arcbiuio Se-greto, ff. 1665-1667, Maritimarum).

    67 Cos'dcrto perch!' piazzato in avanti SHih prua ("in caccia")sulla parte anteriore della corsia, ovvero la passerella che correvalungo l'asse centrale della galea, in mezzo ai due ordini de; ban-chi di yoga.

    68 LI fonderia di Lerici, citata in una procura di Ambrogio Gioardide] 1534 e ancora nel 1538 nel suo testamento in punto di morte, co-me propr ic t a paritaria indivisa con V incenzo I, figlio di Gregorio (BER-TOlDTI1 1884, pp. 90-91) , venne probabilmente irnpiantata da i due fra-tclli nel 1499, in occasione del la fus ionc delle artiglicr ie per la Cittadel-la di Sarzana e la Porrezza di Sarzanello (AUZERI 1880, p. 407) , primache 10 s tesso Ambrogio raggiungesse aRoma l 'a itro fratello Antonio .

    69 PANDIANI 1915, p. 221.70 ASG., Notai anticbi, f. 1468, notaio Michele Porta 0507-8).

    Oggetto della Tesi di Laurea di Agnese Siri (Facolta di Magistero,Univers.ta di Genova, anna Accadernico 1975-76) citata in GATIl1978, p. 23, n. 14.

    71 PANDlANI 1915, p. 243.

    in circa.Anche di questa tipologia non si e ancora trovato

    un solo cannone giunto fino a noi, tuttavia, basan-domi suI raffronto con Ie coeve ed equivalerui arti-glierie della Francia meridionale e sugli accurati in-veritari selcenteschi, propongo questa ricostruzionegrafica (fig. 12) del pezzo di corsia della galea Capi-tana, venduta alia Spagna nel 1575 assierne ad altretre (la Patrona, la Lomellina e la Furia), dagli eredi diNicolo Lomellini". La relativa voce dell'inventario re-datto in spagnolo recita: Un canon de cruxia con lasarmas de Lomelines por I devisa y un G en el fogon,peso quarenta y qua-Itro quintales (Cantari), sessentay siete RO (Rotoli). que a razon de I cinquenta i cincolibras el quintal como agora I vale en Genova mon-tan 245617.". L'iniziale del fonditore ci riportaquasi sicuramente a Gregorio I Gioardi, piuttosto cheal suo gia citato omonimo nipote attivo tra gli anniQuaranta e Ottanta del secolo", anche considerandoche una sessantina d'anni di servizio per una boccada fuoco in bronzo non sono affatto un'eccezione".Questo dato d'archivio, assierne ad altri, rafforza larnia ipotesi che Gregorio I sia anche l'autorc dei pez-zi francesi caratterizzati appunto da una G suI foco-ne. Dobbiamo infatti sottolineare che gil inventaridelle artiglierie a bordo di queste quattro galee equelli di altre dieci cedute sempre agli Spagnoli daGio. Andrea Doria nel 15827\ indicano che su untotale di 60 bocche da fuoco principali (Cannoni,Mezzi Cannoni, Sagri, Falconi e Petrieri, esclusi quin-di gli Smerigli) ben 49 portano I'initiale del fondito-re sui focone: 20 avevano una G, 13 una B, 11 unaA, 2 le lettere MP, 1 una C, 1 una U, 1 una V. Chequesti pezzi siano stati prodotti a Genova non do-vrebbero esserci dubbi, anche perche nella maggiorparte di loro troviamo 10 stemma di queste nobili ed

    72 ASG, Notat Anticbi, f. 3150, notate Domenico Tinello,23.IY1575.

    73 Un cannone di corsia con le armi dei Lorncllini per insegnae una G nel focone, peso quarantaquartro Cantari sessantasette Ro-toli, che a ragione di cinquantacinque Lire al Cantaro, come at-tualmente si valuta a Genova, arnrnontano Lire 2456, Soldi 17 (ilSoldo e 1/20 della Lira).

    74 Inizia infatti la sua attivita a Perugia riel 1542-43 (ROSSI 1872,p. 135) e scornpare molto probabilmente nel 1591 ad una settan-tina d'anni di eta (vedi uri SllO testamento in ASGJ Notai Antichi, f.2843, nota io Domenico Grondona, 22.V.1591).

    75 A parte it Cannone di Woolwich oggetto di questo articolo,il cui uti lizzo, come vcdremo piu avant i, supercra agevolmente idue secoli, abbiamo I'esempio de l pezzo tedesco fuso nel 1514recuperato assieme ad altri 43 dal relitto del vascello svedese Kro-nan, affondato in combattimento contro gli olandesi nel 1676 (Et-NARSSON 1990, P 294, f. 13; EINARSSON 1997, pp. 15-17) .

    76 ASG, Notai Anticbi, f. 3156, notaio Domenico Tinello,11.1X.1582.

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    R 1C ER C H E E SE G NA l AZ IO N I

    Cannone d corsia della galea "Capitana" d Nicolo Lomellini(fuso nella prina Ireta del XVI secolo)

    ~ 1 - 10",.,. =.0

    510 20 30 40 50 100cm-~~-'~--~.~------ 1.50. 200

    Fig. 12 - Ricostruzione grafica di un cannone comune genovese,

    illustri famiglie cittadine,Esaminate Ie tipologie di Cannoni piu leggeri,

    passiamo ora a quelli "rinforzati" ai quali abbiarno vi-sta appartenere il nostro pezzo di Woolwich. E intui-bile come per l'impiego navale potesse andare beneanche il "Cannone comune", ilQuale proprio in virtudel suo peso contenuto era preferibile a bordo di na-vi da combattimento come Ie galee che nella veloci-til trovavano la lora massima espressione operativa;inoltre la resistenza al surriscaldamento per tiri con-tinuati non rappresentava in questa easo un proble-ma, data che prima dell'arrembaggio un'imbarcazio-ne di quesro tipo non doveva riuscire a far fuoco chedue 0 tre volte solamente. Diverso e il diseorso rela-tivo a pezzi destinati alia guerra d'assedio, dove iltormento sulla struttura metallica, provocato da gior-nate di tiro continua to, metteva a dura prova la loratenuta sappiamo infarti ehe it bronzo surriscaldato

    77 Oi questa caratteristica neganva si servivano ifonditoriper ridurre in porziorti introducibili nel forno, i pezzi rottarna-ti destinati alb rifusione. era sufficiente infatti riscaldarli forte-mente su un focolare a carbone in una porzione ristretta e

    diventa estremamente fragile" e che per evitare lafessurazione a addirittura l'esplosione dei pezzi, gliartiglieri dovevano raffreddarli in continuazione canteli inzuppati di aequa e aceto. Per questa motivo iCannoni da batteria dovevano avere pareti piu resi-stenti e quindi piu spesse, con un conseguente au-menta del [oro peso. La notizia piu antica riferibile al-Ia produzione di' uno di questi pezzi rinforzati risaleal 1514, quando il solito Gregorio I Gioardi, aiutatoda Pantaleone I Merello, produce una Cannone diCantari 53 e Rotoli 15 servendosi prevalenternentedei rottami di una vecchia bombarda in bronzo 00-cata la Cagnassa, che era stata prelevata dal Castel-letto=. 11numero di tali artiglierie non deve essersi inseguito accresciuto di molto, anehe perche Ie opera-zioni di assedio non rientravavano certo nei pro-grammi della state genovese, che particolarmentedopa il suo rassicurante passaggio nel campo impe-

    colpirli su questo punto con una mazza, per spczzarli agevol-mente.

    78 ASG, Arcbiuio Segreto, f . 3098, Diuersorurn Communis Ia-nue, 29.1IL1514.

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    RICERCHE E SEGNALAZIONI

    riale voluto da Andrea Doria nel 1528, cercava di te-nersi defilato rispetto all'incessante contlitto franco-spagnolo per il controllo del Ducato di Milano e delRegno di Napoli. Sta di fatto che, nella primavera del1547, per allestire la batteria contra il castello di Mon-toggio, dove si erano rifugiati i superstiti dell fallitacongiura di Gio. Luigi Fieschi, la Repubblica poteschierare solo quattro Cannoni Comuni (pesanti da44 a 48 Cantari) e, per non idebolire troppo Ie dife-se cittadine, fu costrerta a chiederne in prestito altrisei al vecchio Ammiraglio ora Principe". Non cono-sciamo it peso di questi Cannoni del Doria, ma pos-siamo ritenere che fossero anch'essi del tipo "cornu-ne" poiche dovevano sicuramente appartenere allasua dotazione di riserva per armare nuove galee".Questi dieci pezzi assieme ad un certo numero di ar-tiglierie minori (6 Mezzi Cannoni, 5 Mezze Colubrinee 12 Sagri), tirarono circa 10.000 colpi durante duesettimane di batteria conrro il castello; producendotuttavia danni poco rilevanti aile sue strutture poten-ziate, soprattutto perche il terrene montuoso impedi-va di avvicinare i pezzi a meno di un chilometro dal-la fortificazione, per non esporre i materiali e il per-sonale alia facile offesa degli assediati. Inoltre, a1cu-ne bocche da fuoco, surriscaldate per it tiro conti-nuato, esplosero uccidendo a ferenda i loro serven-ti. Alla fine il castello di Montoggio capitolo unica-mente per il tradimento di aleuni mercenari della suaguarnigione e i capi dei difensori, perche coinvoltidirettamente nella congiura nella quale aveva trovatola morte Giannettino Doria, it successore designato diAndrea, furono quasi immediatamente giustiziati,compreso il fratello di Gio, Luigi, Gerolamo Fieschi".

    Da questa mornento in avanti, diventera una si-tuazione abbastanza riccorrente Il fatto ehe la Re-pubblica aristocratica genovese nata nel 1528, si pre-senti quasi sempre impreparata agJi appuntamentibellici, per sua fortuna abbastanza rari, nella quale

    79 ASG, Camera di Gouerno e Finanza, f. 621, Montoggio eRoccatagiiata (1547).80 Sappiamo dell'esistenza di questa dotazione di artiglierie di

    riserva dalla notizia che, nel 1556, Andrea Doria e il suo nipote ederede Gio. Andrea pagarono alla Repubblica l 'acquisto di quat rroscafi di galea, conferendo un certo numero di bocche da fuoco:-dandoli (perche non havevarno danari) tant'artigliaria, di che ineasa ve n'era gran quantita . I l daro e confe rmato nel te stamen-to di Gio. Andrea Doria del 3 dicembre 1604, dove Ja sua ar-rneria e valuatata 2500 Ducati di Napoli (BORGHESI 1997, pp. 7-8, n. 13).

    81 Su questi avvenimenti si veda PISTARINO2001.82 n prirno, compreso tra l'ultimo decennia del Cinquecento e i

    primi due del secolo successive, si interrompe con jJ forte program-ma di riarrno conseguente all'aggressione franco-piemontese del1625; il secondo, inizia dopo disastrosa peste del 1656-57 - sulla

    verra suo malgrado trascinata durante isuoi 270 an-ni di esistenza. Le informazioni sronche ci indicanoinfatti due evidenti periodi di stasi nell'accrescimentoe nell'ammodernamento delle dotazioni belliche",legati in prevalenza aIle ristrettezze di bilancio diuno stato tutt'altro che militarista, preoceupato so-prattutto, dopo ifatti del 1547, di difendersi dai ne-mid interni, per eombattere i quali erano sufficienti idelatori, i tribunali e i patibolt, questa paranoia dellacongiura irnpedira di fatto, almena per ilXVI e XVIIsecolo, la formazione nel patriziato di una classe diufficiali superiori preparati e motivati, a differenza diquanta stava invece suceedendo per Venezia. Le uni-che poche eccezioni a questa carenza sono rappre-sentate da aleuni nobili genovesi ehe fanno carrieraall'estero, soprattutto al servizio della Spagna, e chein qualche caso sana richiamati in parria nei mo-menti di maggior pericolo'". A fronte di quanta si edetto, dobbiamo tuttavia rilevare una adeguata ed ab-bastanza rapida risposta da parte delle autorita alleminaece esterne, non appena queste si concretizza-vano, reazioni che permisero di respingere semprecon suecesso Ie riperute offensive sabaude del 1625,1672 e 1747, quest'ultima appoggiata dagJi Austriacie la prima dai Francesi. Almeno nei primi due casi,questa condotta difensiva si risolse pure in program-ml di incremento degli equipaggiamenti che si pro-trassero ben oltre it termine delle operazioni sul cam-po, anehe se il piu recente di detti programrni=' nonaiuto molto, se non ad impedire, almena a limitare idanni del disastroso bornbardarnento navale francesesulla citra del maggio 1684"5.

    Risalendo nel tempo nuovamente ai fatti di Mon-toggio, abbiamo al propos ito un preciso riscontro do-cumentale delle misure adottate dai responsabili perfar fronte aile carenze dimostrate dall'artiglieria du-rante l'assedio di cui abbiamo aceennato: i registri diconto della Repubblica (Cartutarii e Manuales), ci

    base di alcuni documenti si comprende ad esernpio che cia quelperiodo non si era gettato alcuna bocca da fuoco fino al 1664CASG, Fondo Foglietta. f. 3 59 , Magtstrato d'Arttglieria, 16.1.1664,19.x11.1664) - e dura praticarnente, salvo uno sprazzo r i e l 1672, fi-no al bombardamento navale francese del 1684.

    83 A propos iro di quest i aspett i s i veda GIACOMONEPlANA,DEL-LEPIANE 2004.

    84 Nel caso della guerra del 1672, 1 0 sforzo maggiore riguar-dante gli armament! venne concentrato sulle armi da Fuoco indivi-duali, con la sostituzione di quasi tutti i moschetti a miccia con inuovi fucili a pietra Iocaia.

    85 Si veda al proposito Bombardamento Genova 1984. Pur-troppo anche questi ultimi studio che hanno spaziato dall'alta di-plomazia all'aneddorrica, non si sono quasi posti il problema tec -nieo dell'assoluta inefficacia dirnostrata in quelloccasione dalleartiglierie costiere genovesi contro Ie navi di Luigi XIV.

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    R IC ER CH E E S EG NA LA ZI ON I

    informano che dal gennaio 1548 al gennaio1549,vennero pagati corrispettivi ai fonditori per Laprodu-zione di almeno nove Cannoni che riconosciamo deltipo rinforzato per il loro peso. Le scritture ci dannoin realra il peso complessivo di ogni lotto di pezziconsegnati, tuttavia, attraverso vari tentativi, sana ri-uscito ad identificare negli inventari Ie bocche dafuoco la cui somma delle Canterate collima perfetta-mente con iJ totale del lotto stesso: Luchino 11 Gioar-di, fratello minore ora ultrasessantenne di Gregorio Ie suo successore nella conduzione del fonderia pub-blica, getta" verosimilmente nell'ultimo quadrimestredel 1547, trc Cannoni", rispettivamente di Cantari52.12, 51.51 e 51.37. Ne seguono due=, prodotti dasuo nipote Alessandro Gioardi, di Cantari 51.11 e49.97 e infine 10 stesso Luchino consegna entro la fi-ne dell'anno gli ultimi quattro": pesanti Cantari 52.94,51.98, 51.80 e 50.12.

    I fatti successivi ci indicano che questa non fu af-fatto una spesa superflua: poco dopo la meta del Cin-quecento, iI re di Francia Enrico II, succeduto al gianominata Francesco I, scelse la Corsica genovese co-me uno degli obiettivi dei sui sforzi di rivincita sugliSpagnoli, che si erano ormai insediati stabilmentenella penisola sia attraverso il dominio diretto su va -sti e importanti territori quali ilMilanese, il Napoleta-no, Sicilia e Sardegna, sia mediante l'influenza eser-citata su alcuni stati italiani tra i quali la stessa Re-pubblica. Occupando l'isola, i Francesi si sarebberoassicurati una base importante per incursioni navaliin tutto ilTirreno, divenuto ormai un mare spagnoloe avrebbero punito i Genovesi dei quali non aveva-no ancora digerito il passaggio di campo del 1528.Sta di fatto che il 23 agosto del 1553 una forza, di-remmo oggi anfibia, partita dai porti della Provenzae appoggiata da una squadra navale turca condottadal famigerato corsaro Dragut, sbarca sulla costa oc-cidentale nei pressi di Bastia, dove e attesa da con-tingenti di insorti corsi guidati dal famoso Sampierodella Bastelica, asceso ad alto grado combattendosotto Ie bandiere di Francia. I funzionari del Banco diSan Giorgio, che amministrava in quei tempi la colo-nia, erano stati colti del tutto impreparati rna aveva-no fatto in tempo a ripiegare "coraggiosamente" ver-so l'interno, sicche Bastia si era immediatamente ar-resa senza combattere, prima delle basi porruali ge-novesi che caddero in mana Francese una dopo l'al-

    86 E molto probabile che venga aiutato nell' impresa dal figlioDorino II e dal genero Battista Merello.87 ASG., Camera di Governo e Finanza, n. 1963, CartulariiReipublice, 30.1.1548.88 Ibidem, 29.x.1548.

    tra: Bonifacio fu costretta alia rcsa il 15 settembre,dopo aver coraggiosamente resistito a tre settimanedi cannoneggiamenti e assalti da parte dei Turchi, iquali, infuriati per Ie perdite subite, massacraronoquasi trecento dei suoi difensori che avevano gia de-posto le armi. Aiaccio venne occupata una settimanadopo. Soltanto Calvi, dove la componente corsa filo-genovese era preponderante, riusci a resistere e co-stitui una delle basi da cui prese I'avvio la controf-fensiva sviluppata a partire dall'autunno ed efficace-mente appoggiata dalla Spagna. La Guerra di Corsi-ca, prosegui con alterne vicende per quasi sei anni,fino cioe al trattato di Cateau-Carnbresis (3 aprile1559) in virtu del quale Enrico II, pesantementesconfitto due anni prima dall'escrcito spagnolo, gui-dato da Emanuele Filiberto di Savoia, nella memora-bile giornata di San Quintino, accettava tra l'altro direstituire l'isola ai Genovesi. Durante quellungo pe-riodo Ie operazioni miltari, intervallate a momenti distasi, erano risultate abbastanza frammentate per lanatura accidentata e boscosa del terreno dove non sipotevano immaginare grosse battaglie campali. Que-sti scontri venivano quindi condotti da piccole unita,con frequente utilizzo delle imboscate e can 1a con-sueta catena di massacri di prigionieri, razzie e rap-presaglie sulla popolazione civile. Ovviamente Ie ar-tiglierie pili 0meno pesanti non potevano giocare al-cun ruolo in questa guerra per bande, dove si im-piegavano armi da fuoco individuali (rappresentategeneralmente dagli archibugi a miccia) e soprattuttole arrni bianche da punta, in asta (picche) e da pu-gno (spade). Si verificarono tuttavia anche un certonumero di azioni di investimento delle piazzeforticostiere, alcune delle qua li passate di mana dall'unoall'a!tro contendente e centro Ie quaJi era relativa-mente facile schierare dispositivi di bocche da fuo-co in batteria grazie alia possibilita del loro traspor-to via mare=,

    Purtroppo le fonti d'archivio relative agJi anni Cin-quanta del XVI secolo non ci hanno dato per ora no-tizie sulla produzione di artiglierie a Genova in questaperiodo: se si pub imputare tale rnancanza di informa-zioni alia perdita dei relativi documenti di finanza in fil-za, 10 stesso non si pub ipotizzare per i registri di con-tabiltra, che sono perfettamente conservati. Eppure Ieesigenze dellungo conflitto nel quale la Repubblica eraimpegnata e i rumori d'armi che si sentivano in tutta

    89 ASG., Camera di Gouerno e Finanza, n. 1964, CartuiariiReipublice, 1.11.1549.90 Sulle vicende della Guerra di Corsica si veda di parte geno-vese MERELLO 1608 e de parte corsa FILIPPINI 1594.

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    RICERCI-IE E SEGNALAlIONI

    Tabella 2CANNONI IN DOTAZIONE ALLA REPUBBLICA ))1 GENOVA NEI SECOLI XVI E XVII

    N Peso Iscrizioni Numero Stemma Pomo a Fonditore Anno diprogr. C.ri R.li inciso d'arme testa di FusioneI 64.64 S. Giorgio cavallo? 61.65 ?3 60.39 N.5 ontico Rep. Grifoni pre 16164 60.00 N.6 Republica pre 16165 58.64 Republica Torello pre 15636 57.64 N.4 Republica Grifoni pre 16167 56.95 antica Rep. e Fiori pre 16168 56.04 antica Republica pre 16169 55.60 pre 1563C 10 55.10 N.3 antica Rep. Grifoni Gregorio II Gioardi pre 1616A 11 54.95 Repubb/ica pre 1616N 12 54.90 Leone pre 1552N13 54.81 N.2 antica Rep. Grifoni Gregorio II Gioardi pre 16160N 14 54.80 Buffalo pre 1552I 15 54.7016 54.65 Gregori ! loordi opus N.l antica Republica Morione Gregorio II Gioardi pre 161617 54.47 San Giorgio18 54.1119 53.83 Grifone me 1563

    R 20 53.36 Turchesca/Francia pre 16161 21 53.34 pre 1616N 22 53.15 Gregorio I Gioardi 1514F 23 52.94 N.! Republica Luchino II Gioardi 15480 24 52.88 Grifone pre 1552R 25 52.70 RepublicaZ 26 52.12 Luchino IJ Gioardi 1547A 27 52.02 pre 1554T 28 51.98 N.3 antica Republica Luchino II Gioardi 1548I 29 51.80 N.4? Republica Luchino 11Gioardi 1548

    30 51.51 Luchino Il Gioardi 154731 51.37 N.16 Luchino II G ioardi 154732 51.11 Alessandro Gioardi 154733 50.8034 50.77 N.7 Unicomo pre 155335 50.32 N.2 antiea Republica pre 161636 50.12 N.2? Luchino II Gioardi 154837 49.97 N.19 Alessandro Gioardi 154738 49.80 Doria e Republica pre 161639 49.32 pre 155240 48.9241 48.3] N.6 pre 154742 48.11C 43 48.02 RepublicaA 44 48.00 San GiorgioN 45 47.40 antica Republica Fantinerta pre 1547

    N 46 46.77 Doria0 47 45.91 San Giorgio Gregorio I Gioardi 1507N 48 45.10 N.5 pre 1533I 49 45.00 N . 2 pre 153350 44.80 Vincenzo I Gioardi pre 153551 44.75 1548 del Turco 1548

    C 51 44.53 Republica Gregorio f Gioardi 15070 53 44.50 antica RepublicaM 54 44.20 N . l I Gregorio) Gioardi 1507U 55 43.65 RepublicaN 56 43.42 N.3 pre 1533[ 57 40.9058 40.62

    59 40.40 N.4 pre 153360 40.23 Vitello Gregorio I Gioardi 1507

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    RrCERCHE E SEGNALIZIONI

    l'Europa, devono senz'altro aver influito sulJa richiestadi nuovi equpaggiamenti, soprattutto per arnmodernaree potenziare Ie difese della capitare e delle principalifortezze sul territorio, Per limitarci ai soli Cannoni, dagliinventari ho potuto enumerarne alrneno 60 (Tabella 2)entrati in servizio sicuramente nel corso del secolo e traquesti soltanto per poco piu di una decina, si hanno in-dicazioni precise circa l'anno di fusione e i1loro fondi-tore. Tuttavia, pur in questa frammentariera delle fontirna sulla base di alcuni dati sicuri, possiamo affermarecon una certa fondatezza che i 21 Cannoni Comuni"compresi nell'elenco, furono prodotti entro la primameta del XVI secolo e molto probabilmenre prima del1540, in particolare quelli di minor peso. Dei restanti 39classificabili come Cannoni Rinforzati, oltre ai clieci da-tati 0 databili con precisione, quattro risultano genatiprima del 1552, due rispettivamente prima del 1553 edel 1554, tre, nei quai e compreso il cannone di Wool-wich, prima del 1563 e infine 13 prima del 1616; ne re-stano 7 che troviamo per la prima volta soltanto negliinventari successivi.Alla luce di quanto esposto e possibile ora ritene-

    re che l'intera produzione genovese di Cannoni si siaesaurita nel corso del Cinquecento e con tutta pro-babilita gil entro il 1590; l 'ultimo decennio del seco-10 sembra infatti conoscere un periodo di stasi nellafabbricazione di bocche da fuoco, legato alla crisi de-gli ordinativi da parte dei committenti privati e alla ri-duzione di quelli statali e coincidente con la scorn-parsa degJi ultimi fonditori delle famiglie Gioardi eMerello", La ripresa di una certa attivira sernbra ini-ziare dopo il 1606 in relazione al rafforzamento del-le difese nel Golfo della Spezia e significativamenteda allora in avanti non troviarno pill pagamenti aifonditori in rclazione a1getto di Cannoni, bensl, perquanta riguarda i pezzi maggiori, di Colubrine, Mez-zi Cannoni rinforzati e Mezzi Cannoni colubrinati,tutti con portata di palla da 25 libbre e pili avanti da27: ad un maggior peso del proiettile si preferivanoinfatti glttate superiorl ed accresciute capacita di so-stenere it Fuoco prolungato. Soltanto con 10 spiraredel XVII secolo faranno la loro comparsa a Genovanuovi tipi di Cannoni: si tratta di quelli da 36 iibbre,equivalent: al pezzo Francese da 24, dei quali abbia-mo ancora apprezzabili esempi nei quattro gil ri-cordati gettati dai Rocca tra 1706 e 1748, ora al Mu-seo d'Artiglieria di Torino.

    In conclusione possiamo afferrnare che il pezzogenovese conservato a Woolwich venne fuso primadegli anni Sessanta del Cinquecento, possedendo

    91 Ho attribuito a questa catcgoria iCannon! di peso inferioreai 49 cantari,

    Fig. 13 - La stemma del Gioardi can la stella a otto punte.

    una gioia di bocca tipica del periodo precedente,ipotesi confermata da un sicuro terminus ante quemrisalente al 28 aprile 1563, data della sua prima cita-zione attualmente conosciuta'". Ritengo inoltre abba-stanza alta la probabilita che la sua produzione siaavvenuta in un periodo avanzato del decennio pre-cedente, poiche non se ne trova ancora traccia negliinventari del 1552-54.Resta a questa punto da identificare il fonditore,

    o ifonditori, dal quale esso venne fabbrirato e inquesta non siamo affatto aiutati da iscrizioni comple-te di paternita, che pure sono spesso presenti SlI mol-te bocche da Fuoco del XVI secolo e dei due sue-cessivi, e su di esso non troviamo nemmeno l'inizia-Ie al focone che abbiamo gia visto caratterizzare mol-ti altri pezzi genovesi, Dobbiamo percio ragionaresulla base di un indizio e di alcune probabilta: il pri-mo e rappresentato dalla stella a otto punte che ab-biamo gil visto presente sulla volata del nostro pez-zoo Su di essa possiamo fare una considerazione, ri-marcando la presenza di un eguale elemento, sempread otto punte, nel campo superiore della stemmadel Gioardi (fig. 13) e la notizia che alcuni pezzi, fu-si a Perugia nel 1542-43 dai fratelli Gregorio II e Gio.Battista Gioardi, impegnati in supporto del padreVincenzo I, avevano una stella su le canne vicino al-

    92 RlDWA 2004b, pp. 35-36; RIDELL\ 2005, p. 117.93 Infra, n 103.

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    RICERCHE E SEGNALAZIONI

    la gioia d'essi-". Mi sembra plausibile ritenere chequesta simbolo Fosse state scelto prendendolo dal-l'insegna di famiglia per contrassegnare i pezzi pre-dotti non da uno solo dei suoi componenti rna dadue 0 pill di essi, associati nell' adempimento diuna commessa. La stessa cosa succedeva per i fon-ditori della dinastia Alberghetti, per tre secoli al ser-vizio di Venezia": i pezzi gettati in collaborazionetra pill componenti di essa venivano marcati conuna sola A sulla volata ad indicare la famiglia, men-tre iI singolo fonditore segnava i suoi prodotti conentrambe le iniziali di nome e cognomc, semprcsulla volata",Stabilito questa e accettata la cronologia propo-

    sta, compresa tra iI 1554 e iI 1562 , possiamo cerca-re di capire quali siano stati questi socii funditores",responsabili della costruzione della nostra bocca dafuoco. In quel periodo Luchino II era ancora for-malmente il conduttore della fonderia pubblica equindi il titolare delle forniture statali, ma, dato chedoveva essere allora ultrasertantenne, dubitiarnoche possa aver svolto una parte attiva nella fusione;chi possono essere stati quindi i suoi aiutanti? Daidocumenti sappiamo che nel 1553 suo figlio DorinoII e suo genera Battista Merello avevano costituitouna societa di produzione, alia quale partecipavaanche 10 stesso Luchino can una quota del 25%98 ;sappiamo inoltre che il fonditore di maggiore espe-rienza dopo di lui allora presente in Genova era suonipote Alessandro, che I'anno precedente veniva in-dicato come -Alessandro joardo, nipote di mastroLuca- da un informatore del Duca di Firenze, it qua-Ie precisava inoltre -che sono in Genova quattrofonditori, et tutti sono tra zii e cugini-". Cioe i citatiAlessandro e Luehino II, nonche it figlio di que-st'ultimo Dorino II. Per quanto riguarda il quarto, seproprio non vogliamo comprendere in questo grup-po Battista Merello - che pure era di famiglia, aven-do preso in moglie Maria, figlia di Luchino ed es-

    94 ANGELUCCI 1886, p. 2. Questa pubblicazionc consiste nellatr asc riz ione commentata di uri inventario de lle artiglierie della For-tezza di Perugia, redatto il 24 aprile 1624.

    95 MORIN 1883; AVERY 2003.96 Informazione datarni da Marco Morin, che qui ringrazio.97 II tennine compare in mohe scritrure di pagagamento relative a

    pezzi fomiti allo stato- ne c ito ad esempio un paio del 1537 dove isodsono Luchino II, Vmcenzo l e Serafino Gioardi (ASG, Camem di Gooer-no eFinanaa, .0. 1952, Cartu/arii Reipublice, 17,IV,1537, 16.v,1537)

    98 RIDEUA 2005, p. 101.9 9 BoRGfi~SI 1970, p. 157.100 La sorella di suo nonno Andrea, Mariola MereUo era 1'1ma-

    dre di Gregorio I, Antonio ed Ambrogio Gioardi (ASG, Notai An-ticbi, f. 1040, notaio Nicolo Raggi, 17.1X.1489), mentre it! probabi-le che Luchino II fosse figlio di secondo letro, cioe di Dorine [

    sendo gia imparentato con i Gioardi da due genera-zioni'" -, possiamo indicate Gregorio II; e infattipossibile che questi Fosse gta rientrato da Roma Ja-seiandovi it fratello minore Stefano, mentre alcuniindizi ancora da conferrnare indicano che il secon-dogenito Gio: Battista, gia visto a Perugia, dovevatrovarsi allora al servizio dei Duchi di Savoia.

    4. LA STORIA DEL CANNONE Dl WOOLWICH NEIDOCUMENIl D'ARCHIVIO

    In rtferlmento al gia citato docurnento, datato 28aprile 1563 , che sarebbe la pill antica attestazione delcannone genovese di Woolwich, qualcuno potrebbechiedersi come si puo essere sicuri che l'annotazio-ne riguardi inequivocabilmente proprio questo pez-zo: la risposta e immediatamente ricavabile dalla let-tura del documento stesso. Si tratta di una ricevuta diimbarco firmata da Bernardo Calvo, il Comiro'?' dellagalea "Patrona" la vice-ammiraglia dello stuolo dellaRepubblica, composto allora da quattro unita'?'; essa,assierne alia "Diana" e alia "Minerva", si disponeva inquel momento a partire dal porto di Genova in dire-zione della Corsica per trasportarvi un carico di arti-glierie, armi Jeggere e munizioni da guerra e da boc-ca, destinate alia rinnovata Fortezza di San Fiorenzo.II documento merita di essere trascritto per mtero=.

    "a 28 aprille 1563 in GenoaHa carieato col nome di Dio et di bon salvamen-

    to / una volta tanto nel porto di Genova per SantoF'illrenzo / in la galera Patrona della Illustrissima Si-gnoria / ilMagnifico Uffieio di Corsica, Ie infraseritterobe: un canone de / cantera 53.83 . , un mezo cano-ne de cantera 39.53. , una / bastarda de cantera 25 incircha, un sagro de cantera / 1 3 in circha, barille dipolvere 44 , baUe da canone / 2 0 0 , balle da mezo ca-none 134, balle da bastarda 1 3 3 , I balIe da sagro 40 0 ,

    e di Elianetta Parodi (IlJidem, 14.11489)101 Potrernmo identificare questa flgura, can quella moderna

    del Primo Ufficale 0del Vice Comandate.102 La squadra pubblica delle er a stata costituita il 12 luglio 1559,

    attraverso la creazione di un'apposito organa direzionale, definitoappunto Magistrato delle Galee, dopo che per secoli la Repubblicaaveva fatto affidamenro unicarnente sull'arrnamento privata pe r ar-mare le proprie spediz ioni di guerra (Lo BASSO2003, pp, 206-210).

    103 ASG, Corsica, f 938, Fabbricbe di San Fiorenza e Aiaccio,28. IV. 1563. Nella trascrizione ho aggiumo solo la puntegglaturaper rnotivi di leggibilita . II contenuto e di f acile comprensione sal-vo forse pochi termini: le picbe = picche, sono arrni in asta, la mi-cbia - rniccia, e destinata al Fuoco dei cannoni e degli archibugi,j sacboni, riempiti di fleno, saranno i giacigli per i soldati di guar-nigione.

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    RrCERCHEE SEGNAlfl.ZIONl

    A B

    Fig. 14 - Disegni della Fortezza di San Fiorenzo (da SALONE,AMALBERTI 1992). A. Planimetria di progetto del 1563 - B. Assonometnaprospettica del 1623.

    farine sachi 90 camera 183.63, / grano sachi 15, pi-che 50, rnichia balle due, una scaletta con suo ferroe eadeneta, una caldera, piconi 25, saconi 25.

    [0mi Bernardo Calvo comito de LaPatronaafermo quanta sopra-.Anche senza I'evidenziatura del grasseno, avrem-

    mo senz'altro riconosciuto che la camerata del "ca-none" corrisponde esattamente a quella incisa suLno-stro esemplare ora nel Royal Artillery Museum, a con-ferma di quanto e state precedentemente sottolinea-to circa la possibilita di utilizzare la marea di peso co-me elemento di identificazione.

    Mi sembra a questo punto conveniente spenderedue parole circa iJ contesto storico nel quale si inse-riva questa trasporto di arrni, che comprendeva an-che i pezzi imbarcati dalle altre due galee, cioe dueCannoni (Cri 55.60 e 45.00), un Mezzo Cannone(Cri 34.00), una Bastarda (Cri 25 circa), due Sagri(C.ri 1414 e 13 c.a) e due Petrieri (Cri 7.67 e 868)10';Da altre scritture apprendiamo inoltre che un prima

    104 Il materiale giunse a destinazione iI successrvo 5 maggie,come testimonia no i relativi document: d i presa in carico sotto-scritti dal rnunizioniere di San Fiorenzo, Ambrogio Vivaldi (ASG,Corsica, f. 938, Fabbricbe di San Fioreneo e Aiaccio, 5.V.1563).105 Ibidem, 5.rII.1563. Sitratta della lista di carico, che non pre-cisa pero il nome della nave, di pezzi prelevati dalla Munizione diPalazzo il cui magazzino era siruato nel seminterra to di Palazzo

    spedizione di artiglierie era stata inviata in Corsicadue mesi prima'" ed una terza 10 sara un mese do-po'?' rispetto a questo viaggio delle galee per SanFiorenzo. Tali trasferimenti dovevano far parte di unpiano per il rafforzamento delle difese dell'isola, orache la Repubblica ne aveva riacquistato la piena so-vranita, difese che si erano rivelate manifestamentedeboli in occasione dell'attacco franco-turco del1553. La situazione successiva alia partenza degli oc-cupanti francesi nel 1559 non era infatti assoluta-mente tranquilla, dal memento che gli irredentisticorsi, dopo un primo momenta di dernoralizzazione,si stavano riorganizzando e cercavano aiuti all'ester-no, sempre sotto la guida di Sampiero della Basteli-ca. Venne pertanto avviato un imponente programmadi lavori di fortificazione che comprendeva l'arnmo-dernamento di opere precedenti, quali le cinte ba-stionate di Bonifacio, Calvi, Bastia, per citare le piuimportanti, e la ricostruzione della cittadella di Aiac-cio e appunto della Fortezza di San Fiorenzo (fig,14). Quest'ultima venne riedificata a partire dagli ini-

    Ducale. Vi sono elencatl 2 Mezzi Cannon; (C.ri 36 .54 e 35.10), 3Sagri (C.ri 13.12, 12,10, 12.06), 4 Falconetti (C.ri 5.80, 5.52, 5.53,5.30), 4 Petrieri (C.ri 9.33, 9.30, 9.28, 9.06).106 La nave patronizzata dal raguseo Pasquale de Marini tra-sporta ad Aiaccio un Cannone CC.ri 51.37) e due Sagri (Cri 13.24e 13,20) ASG, Corsica, f. 938, Fabbricbe di San Fiorenzo e Aiac-cio, 9\11 .1563 .

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    RJCERCHE E SEGNALAZIONI

    zi del 1563 in una localita di notevole valore strate-gico, che era stara teatro di intensi combattimenti du-rate la guerra precedente, passando di mana pili diuna volta; gia i Francesi vi avevano costruito un ap-prestamento difensivo al momento della loro primaoccupazione dell'agosto 1553 e questo fortilizio erastate furiosamente battuto dalle artiglierie avversariedurante idue mesi di assedio 08 novembre 1553 -17 febbraio 1554) da parte delle truppe genovesi cheinfine ne avevano ottenuto la resa'". Nell'agosto del1554 gli stessi Genovesi avevano poi deciso di eva-cuare San Fiorenzo e di raderne al suolo Ie fortifica-zioni, molto probabilmente a causa delle febbri rna-lariche che imperversavano nella circostante zonapaludosa e che ne decimavano la guarnigione. II si-to venne rioccupato nell'ottobre del 1555 dalle for-ze francesi che solo nel Iuglio del 1557 iniziarono aricostruire Ie mura. La zona, che si trova alia radiceoccidentale del Capo Corso, era nel fratternpo dive-nuta il punto di sbarco piu importante attraverso itquale i rifornimenti, giunti via mare dalla Provenza,raggiungevano Ie truppe occupanti e questo fu unodei motivi determinanti che convinsero Ie autoritadella Repubblica a rafforzarne le difese una volta ri-entrata in possesso dell'isola, do po l'obbligato disirn-pegno del Banco di San Giorgio'".

    AI termine del 1562 la progettazione della nuovafortezza di San Fiorenzo era stata affidata all'inge-gnere miltare Giovan Giacomo Paleari detto il "Frati-no", originario di Morcote nella Svizzera ticinese, chesi trovava gia agJi stipendi degli Spagnoli di Milano eche operera con successo, oltre che in Lombardia eSardegna, anche in territorio iberico!". I lavori di co-struzione iniziarono ai primi di marzo dell'anno se-guente, veneodo diretti sui posto dal CommissarioTomaso Spinola e supervisionati periodicamente dal-10 stesso Paleari con il concorso del Colonnello Gior-gio Doria 1 1 " ; essi prudussero una struttura caratteriz-zata da due baluardi a fianchi ritirati, paralleli e giu-stapposti ("tenaglia"), sui lato verso terra e da tresemplici puntoni nelle fronti meno esposte che si af-facciavano sul mare. Tale soluzione che abbandona-va le complicate bastionature ad elementi pentago-naIi in favore di piattaforme lineari sempliflcate'",

    107 FIUPPINI 1594, pp. 268-271.108 N el 1 562 il Banco, n on riu sce ndo p iu a ge stire l'esazione fi-

    scale sui Corsi che si opponevano anche ca n la violenza alla riscos-sione di nuove impos te , era s tate obbligato a restituire allo stato ge-novese Ia gestione diretta dell'isola (BARGEWNl870, pp. 113-114).

    10 9 VIGANO 2004.110 Ibidem, pp. 128-133.111 Tale soluzione venne adortata anche per I. Forrezza di SantaMaria, posta a controllo del Golfo della Spezia presso Portovenere

    dovette favorire indubbiamente la speditezza dei la-vori se sol tanto due mesi pill tardi il forte poteva ac-cogliere una dotazione d'artiglieria, comprendenteanche il nostro Cannone!". La successiva guerra con-dona dagli indipendentisti corsi, sempre agli ordini diSampiero della Basrelica, si concludera posltivarnen-te per Ia Repubblica soltanto nel 1569, due anni do-po I'uccisione di quest'ultimo'": Ie relative operazio-ni di guerriglia, pur permettendo ai rivoltosi di pren-dere il controllo su gran parte dell'isola, particolar-mente nel suo interno, non vedra mal messe seria-mente in peri colo le piazzeforti genovesi sulla costa.Questo a causa della quasi cornpleta mancanza di ar-tiglierie che affliggeva gli insorti, stavolta appoggiatidalla Francia soltanto finanziariamente. Possiamo an-zi rilevare che in que! periodo l'approdo di San Fio-renzo doveva esscre abbastanza sicuro, visto che sudi esso convergevano molti dei rinforzi e dei rifomi-menti destinati alle truppe genovesi impegnate neicombattimenti.

    La successiva notizia sui cannone di Woolwich, latroviamo molti decenni dopo in un inventario deipezzi presenti a San Fiorenzo, redatto a cura delCommissario Antonio Maria De Franchi in data 20giugno 1632 e giunto all'autorita richiedente, proba-bilmente il nuovo Magistrato d'Artiglieria, il 12 lugliosiccessivo'", tra la robusta dotazione che equipaggia-va allora la fortezza, comprendente 4 Cannoni, 2Mezzi Cannoni, 3 Bastarde, 2 Sagri, 3 Mezzi Sagri(Falconi) e 8 Petrieri, troviamo infatti la nostra boccada fuoco di Cantari 53.83, della quale e annotata lalunghezza in Palmi 12 ~ (