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TENNIS WORLD IL TENNIS SVIZZERO. UN MIRACOLO NATO NEGLI ANNI '90 Andy Murray E' stato un 2014 difficilissimo quello di Andy Murray, ma sembra finito Mats Wilander Vivere con la peggior malattia mai sentita. Training Autogeno Uno degli strumenti mentali adottato dai giocatori per il controllo dell'ansia. N°20 - ottobre 2014

Tennis World Italia - n. 20-2014

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Tennis World Italia numero 20 Ottobre 2014

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TENNIS WORLD

IL TENNIS SVIZZERO. UN MIRACOLO NATO NEGLI ANNI '90

Andy Murray

E' stato un 2014 difficilissimoquello di Andy Murray, masembra finito

Mats Wilander

Vivere con la peggior malattiamai sentita.

Training Autogeno

Uno degli strumenti mentaliadottato dai giocatori per ilcontrollo dell'ansia.

N°20 - ottobre 2014

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Murray sulla retta via

di Marco Di Nardo

E' stato un 2014 difficilissimo quello di Andy Murray.

E' stato un 2014 difficilissimo quello di AndyMurray. L'operazione alla spalla che lo avevacostretto a saltare l'ultima parte della scorsastagione, ha avuto ripercussioni molto piùnegative del previsto sulle sue prestazioni inquesta annata tennistica, e così lo scozzese haavuto bisogno di molto tempo per riprendersifisicamente e mentalmente dallo stop forzato.Arrivati a ottobre la situazione non è certamentedelle migliori, e pur essendo riuscito a ritrovareun po' di fiducia e risultati, siamo ancora lontanidal miglior Andy Murray.Il tennista britannico, ex numero 2 al mondo evincitore di due prove del Grande Slam, è

ancora fuori dai primi otto giocatori della Raceto London, stando all'aggiornamento dellaclassifica del 6 ottobre 2014, e quindi non siqualificherebbe per le Atp World Tour Finals dinovembre. Ovviamente per lui le speranze diandare a Londra sono ancora intatte. Il suomiglior tennis in questa parte della stagione glipermetterebbe di arrivarci senza nemmenotroppi problemi.Le difficoltà incontrate da Andy sono statedavvero tante in questi mesi, e forse nessuno sisarebbe aspettato di non vederlo mai in finaleper quasi nove mesi, che aggiunti ai cinque seidel 2013 diventano ben quindici mesi senza

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Tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre sonoarrivati due importanti risultati e sette partitevinte consecutivamente.

giocare una finale. Il miglior risultato di Murray,fino alla fine di settembre, era stata la semifinaledel Roland Garros. Per il resto solo delusioni,con tre sconfitte nei quarti di finale nei tre Slamin cui lo scozzese giocava per vincere, ovveroAustralian Open, Wimbledon e US Open.Fortunatamente, tra la fine di settembre e l'iniziodi ottobre sono arrivati due importanti risultatiper lo scozzese, che ha vinto l'Atp 250 diShenzhen, e ha raggiunto la semifinale all'Atp500 di Pechino. Sette partite vinteconsecutivamente, serie che per l'ultima voltaAndy avevo messo a segno a Wimbledon 2013,vincendo il torneo. Poi è arrivata la sconfitta conNovak Djokovic, ma Murray ha sorpreso per lafacilità con cui ha dominato (6-1 6-4 senza mai

perdere il servizio) nei quarti il croato MarinCilic, fresco vincitore degli US Open e in seriepositiva da ben dieci partite.Se il miglior tennis non è ancora stato ritrovato,il britannico è sulla buona strada, e ha ritrovatoun po' di continuità, come ha lui stessoaffermato: "All'inizio dell'anno avevo molti alti ebassi, e mancavo di costanza. Adesso stofinalmente riconquistando questa costanza. Ciòsignifica ottenere buoni successi controavversari solidi".Di certo non bastano due buoni tornei a unocome Andy Murray per essere felice del suogioco. Lo scozzese deve tornare a vincere anchenei Masters 1000, qualificarsi alla Atp Finals, emagari con un colpo di coda riuscire a vincere

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Le possibilità, per un giocatore del suo talento, cisono tutte, ma il fattore mentale nel tennis faspesso la differenza

il torneo di fine anno, risultato che lo farebbetornare sui suoi livelli, vicinissimo alle primeposizioni del Ranking.Le possibilità, per un giocatore del suo talento, cisono tutte, ma il fattore mentale nel tennis faspesso la differenza, e se non riuscirà adautoconvincersi delle sue potenzialità, nemmenoun grande talento come il suo potrebbe aiutarlo.Non ci resta altro da fare che aspettare il suoritorno definitivo, sperando che possaconcretizzarsi nel minor tempo possibile.

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Intervista a Grigor Dimitrov

di David Cox

La lotta per essere grandi

La sconfitta fa ancora male,” riflette mestamenteGrigor Dimitrov, mentre ricorda la sua titanicasemifinale di quest’anno a Wimbledon controNovak Djokovic. Gareggiando tra gli ultimiquattro in un major per la prima volta, Dimitrovè andato in punta di piedi con il numero uno delmondo per quasi quattro ore, ma Djokovic erauna belva feroce sui prati dell’All England Clubquest’anno, a caccia del suo primo Grande Slamdopo diciotto mesi. Il duraturo successo diDjokovic, Rafael Nadal, Roger Federer e inmisura minore Andy Murray, ha allungato ilpercorso verso il successo di Dimitrov, ma negliultimi dodici mesi il 23enne è maturato in

qualcosa di più di una semplice presenza fissacome nei montaggi dei momenti migliori deitornei.Una sconfitta come quella punge ed è bene chelo faccia,” continua Dimitrov. “Bisogna sentirsicosì per volere di più da se stessi e lavorare piùduramente. Quella è stata una sconfitta che hodovuto accettare, ma devo mettermi a testabassa e riuscire a darmi un motivo per essere piùpreparato la prossima volta che mi trovo nellastessa posizione.” Ora Dimitrov è nei primi 10del ranking e ha una possibilità di qualificarsiper le World Tour Finals per la prima volta nellasua carriera, con lo sprint finale nelle prossime

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“Sì sono molto migliorato rispetto a questostesso periodo l’anno scorso”

settimane. Dopo una stagione che l’ha vistovincere tre titoli e raggiungere le semifinali didiversi Master 1000, è chiaro che ora appartieneai vertici del gioco.“Sì sono molto migliorato rispetto a questostesso periodo l’anno scorso,” dice. “Mi sentopiù forte, ho passato più ore in palestra,aumentando la resistenza sul campo, per cui orami sento bene. Sento che c’è ancora molto spazioper migliorare e come ho detto, c’è molto durolavoro da fare. Sono molto emozionato per comefunziona il mio rapporto col coach, stiamodavvero lottando per essere grandi.”Buona parte della trasformazione di Dimitrov èdovuta all’influenza di Roger Rasheed –l’allenatore che ha portato a Lleyton Hewitt

due finali di Grande Slam dieci anni fa. Rasheedè conosciuto come uno dei più duri capisquadradel gioco, ma è stata la sua abilità nel rafforzarela risolutezza di Dimitrov nei match piùimportanti, come anche il rafforzare il suo fisico,che ha fatto la differenza nel 2014.In particolare il suo quarto di finale con cui hademolito Murray a Wimbledon è stato unmodello di compostezza davanti al pubblico diparte del campo centrale.“Avevo già giocato una partita sul centrale percui ero abituato alla sensazione di essere là,”dice Dimitrov. “E ho giocato semplicemente delbuon tennis. Non ho lasciato che qualcosa miinfastidisse e ho cercato di essere competitivocontro di lui e il pubblico perché sapevo che

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tifavano per lui, avevo quindi bisogno di essere ilpiù composto possibile e alla fine tutto ha giratodalla mia parte.”È questo freddo distacco dal calore dell’eventoche è cruciale per superare i nomi più grandi agliultimi stadi del Grande Slam e Dimitrov affinacostantemente i propri nervi, ispirato dalsuccesso di Stanislas Wawrinka e Marin Cilicquest’anno, che si sono fatti varco nel dominiocostante dei cosiddetti “Big Four”.Dimitrov ha messo a segno vittorie su Djokovic eMurray negli ultimi due anni. C’è quasi riuscitocontro Nadal agli Australian Open in gennaio,ma per lui, una vittoria contro Federer sarebbela soddisfazione più grande di tutte.

Si sono incontrati per la prima volta agli indoordi Svizzera a Basilea dodici mesi fa, con losvizzero che ha vinto in tre set.“Il pubblico era numerosissimo esfortunatamente io ho avuto pochi set point ebreak point ma non ho saputo trasformarli,”ricorda Dimitrov. “Battere Roger èassolutamente qualcosa cui miro. Lo rispetto maquando siamo faccia a faccia voglio vincere.Certo è stato il mio idolo per anni e ho vistomolti dei suoi match ma poi è arrivato ilmomento in cui mi sono reso conto che potevogiocare un tennis altrettanto buono. Mi sentosicuro e mi piacerebbe tanto un incontro comequello, ogni volta che è possibile.”Quest’anno per Dimitrov è stato un tale successoche è facile dimenticare come, dopo gli US Opendel 2013, c’erano stati notevoli dubbi sul fattoche potesse mai avere il coraggio necessario perandare a fondo in uno slam. Ora dice di non avermai dato ascolto a chi dubitava.“Con i social media eccetera, tutto è là fuori,”dice. “Tutti sanno tutto, tutti sanno quello chedovresti fare ma allo stesso tempo, io so cosavoglio, so dove sto andando. Sono abbastanzacontento di questa situazione e mi concentrosulle cose importanti per me.” Il suo coachprecedente, Patrick Mouratoglou, dice che lagente si sbagliava anche solo a mettere in dubbiola sua capacità di sfondare.

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Grigor piace al pubblico in modo naturale

“Grigor piace al pubblico in modo naturale,”spiega. “Ama giocare colpi potenti ma la gentenon nota sempre che sa anche vincere partiteimportanti. Ha capacità fisiche naturali e, ancoradi più, oserei dire che il tennis scorre nelle suevene. Vive, mangia, ama e sente il tennis. Credoche possa vincere dei Grande Slam, ha solobisogno di tempo.”

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Kei Nishikori, un samurai a New York

di Alessandro Varassi

Il giapponese diventa a Flushing Meadows il primogiocatore asiatico a giocare una finale dello Slam

La finale più sorprendente degli ultimi anni(forse decenni) a livello di Grand Slam ha dinuovo lanciato sotto le luci di riflettori, insiemeal vincitore, Marin Cilic, uno di quelli che eraconsiderato un predestinato nel mondo deltennis. Kei Nishikori si è “autosmentito”, ed èarrivato ad un passo dal conquistare il primoMajor in carriera; solo alla vigilia del torneo,infatti, il nipponico si dichiarava scetticoriguardo le proprie condizioni di salute, e sisarebbe “accontentato” di vincere anche solouna partita. Ne sono state sei, con scalpiprestigiosi (agli ottavi il numero 6, Milos Raonic,nei quarti il numero 4, Stan Wawrinka) fino alculmine della semifinale, leggasi knock out alnumero 1 del mondo in carica, Novak Djokovic.Un giocatore offensivo, che predilige il tennis dafondo campo, che fa della velocità una delle suearmi migliori. Colpo preferito di Nishikori: senzadubbio il dritto, letale da ogni parte del campo, ecapace di aprirglielo spesso e volentieri, con

puntuali chiusure in lungolinea.Classe 1989 (ma davvero per poco, essendo natoil 29 Dicembre), cresciuto alla corte di NickBollettieri, si rivela già nel 2007, a 16 anni,quando batte a Indianapolis Alejandro Falla. Mal’attenzione del pubblico lo investedefinitivamente nel 2008, a Delray Beach,quando da numero 244 del mondo si qualificaper il main draw e batte nell’ordine FlorianMayer, Amer Delic, Bobby Reynolds, SamQuerrey e nella finale James Blake, numero 1 delseeding. Nello stesso anno, la prima vittoriacontro un top 10, David Ferrer, a New York.Buone prestazioni accanto a periodi menopositivi, legati soprattutto a infortuni di varianatura, si susseguono nel corso degli anni, ma ilranking sale sempre di più, così come i traguardidi prestigio (nel 2012 a Melbourne diventa ilprimo giapponese dopo 80 anni a conquistare iquarti), ma è a Madrid nel 2014 che loritroviamo ad altissimi livelli. In un torneostrano, con tante defezioni, Nishikori mette inmostra un gioco incredibilmente efficace sullaterra in altura della capitale spagnola:nonostante un problema alla schiena, riesce aconquistare la prima finale in

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carriera a livello di Masters 1000, curiosamente su quella cheè la superficie più indigesta per lui, cresciuto sul cemento.Notevole la semifinale, vinta contro David Ferrer in unmatch thriller, risolto al terzo set dopo aver sciupato nove setpoint e con un dolore alla schiena lancinante, che gli fadichiarare in sala stampa tutti i suoi dubbi sul fatto diriuscire a scendere in campo il giorno dopo per giocarsi iltorneo.Lo farà, e sarà per lunghi tratti una prestazione eccezionale:in una Caja Magica piena, pronta a sostenere l’idolo di casa enumero 1 del mondo Rafael Nadal, Nishikori sfoggia un giocoentusiasmante, fatto di servizi vincenti e accelerazioni. Rafa èfrastornato, si ritrova sotto per 2-6 2-4, ma qui succedequello che nessuno si augurava: la malandata schiena delnipponico, usurata soprattutto dalla semifinale, fa crack, e lapartita, che fin lì non c’era stata in un verso, non ci sarà piùin un altro. Kei non vince più un game, e il terzo set, appenaaccennato, è solo una presenza scenica: dopo appena 3giochi, praticamente immobile, Nishikori si ritira. Nadalesulta, ma sottolinea i meriti del giapponese, come fa lostesso Toni Nadal, ed anche Manolo Santana, monumentalecampione spagnolo, che si sbilancia e indica nel Nishikorivisto quella sera uno dei migliori tennisti di ogni era. Serviràancora qualche mese, e qualche altro infortunio da superare,prima di rivederlo ai massimi livelli, a New York. Dove lafavola è ripartita, ma senza lieto fine.

Notevole la semifinale, vinta contro David Ferrer in un match thriller, risolto al terzo set

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Senza i ricorrenti infortuni, il giapponese possatrovare una certa continuità, e diventare uno deicontendenti alla corona ATP

Il tempo è dalla sua parte, e la sensazione è chesenza i ricorrenti infortuni, il giapponese possatrovare una certa continuità, e diventare uno deicontendenti alla corona ATP, specie quando gliattuali dovranno fare i conti con l’età che avanza.Intanto, lo Us Open è valso l’approdo nella top10, e con i tornei di fine anno indoor i risultatipotranno essere ancora migliori. Salutepermettendo, chiaro.

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Il grande rientro di Troicki

di Marco Di Nardo

Tornare più forti di prima non è mai semplice.

Tornare più forti di prima non è mai semplice.Se Viktor Troicki, dopo essere stato fermo per unanno a causa della discussa squalifica perdoping, sia tornato più competitivo di prima, èancora presto per dirlo, ma sicuramente irisultati del serbo dal suo rientro sono statimolto positivi. Della squalifica si è già parlatomolto, forse anche troppo, e in tanti si sonoschierati dalla parte di Viktor, ritenendo che lasospensione fosse ingiusta. Ora però il tennistaserbo è tornato, e non c'è più tempo per lechiacchiere, sono i risultati a parlare.Viktor ha fatto la cosa giusta, scegliendo propriola linea del silenzio e dei risultati. Troicki si èquindi lasciato alle spalle le polemiche, ed hainanellato una serie di vittorie che gli hanno

permesso di tornare già vicino alla Top-100 delranking Atp.Il primo torneo giocato dal serbo in questo 2014è stato l'Atp 250 di Gstaad, dove Troicki haimmediatamente messo a segno due vittorie diprestigio: all'esordio ha infatti superato DominicThiem, che una settimana dopo avrebberaggiunto la finale a Kitzbuhel, mentre agli ottaviha battuto Andrey Golubev, tennista semprepericoloso sulla terra rossa. Poi ai quarti lasconfitta in tre set contro Fernando Verdasco,prima di raggiungere la semifinale al Challengerdi Cortina partendo dalle qualificazioni. La settimana dopo l'ex numero 12 del mondo si èspostato a San Marino, per il suo secondoChallenger italiano dell'estate, e si è fermato aiquarti di finale, battuto da Antonio Veic. Così ilsuo primo successo nel circuito minore dalrientro è arrivato a Como, partendo ancora dallequalificazioni. Viktor ha messo in fila ottovittorie consecutive, e nella finalissima si èimposto su Louk Sorensen per 6-3 6-2,convertendo il 100% delle palle-break avute, esalvando il 100% di quelle concesse: raramente

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Dopo una serie di cinque tornei Challenger,Troicki è quindi tornato a giocare nel circuitomaggiore all'Atp

si vedono percentuali di questo tipo in unafinale. La settimana dopo è invece arrivata ladolorosa sconfitta a Genova nei quarti di finalecontro Mate Delic, nonostante 16 punti in piùdel rivale conquistati nel match. Il serbo ci hacomunque messo poco a dimenticare ladelusione, perché a Banja Luka è arrivato il suosecondo successo stagionale, superando nell'attofinale Albert Ramos.Dopo una serie di cinque tornei Challenger,Troicki è quindi tornato a giocare nel circuitomaggiore all'Atp 250 di Shenzen, e hacontinuato a stupire. Dopo aver superato lequalificazioni, ha infatti superato Martin Klizanal primo turno, e addirittura il numero 1 delseeding e quinto giocatore del mondo DavidFerrer negli ottavi

di finale. E' stato poi Santiago Giraldo a fermarlonei quarti. La settimana successiva, nell'Atp 500di Pechino, il serbo si è anche tolto lasoddisfazione di battere Mikhail Youzhnyall'esordio, prima di perdere contro TomasBerdych. Una regolarità davvero sorprendentequella avuta da Troicki dal suo rientro, con 30partite vinte e appena 6 perse.E' quindi difficile dire se le prestazioni di Troickisiano migliorate dopo la squalifica. Ciò che ilserbo ha dimostrato, è di non avere nessunavoglia di pensare a quello che ha passato, ma divoler sfruttare al meglio tutte le sue possibilitàda adesso in avanti.Nella prima parte del 2013 Viktor aveva infatticonquistato appena 19 vittorie su 38 incontri

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Anche prendendo in considerazione solo irisultati ottenuti a livello Atp dal rientro, la suapercentuale di successo è aumentata

disputati, pur giocando sempre nel circuitomaggiore.Anche prendendo in considerazione solo irisultati ottenuti a livello Atp dal rientro, la suapercentuale di successo è aumentata, visto chein 8 partite sono arrivate 5 vittorie, percentualeche sale addirittura all'83% prendendo inconsiderazione tutti gli incontri di questo 2014.Certo, non va dimenticato il fantastico 2011 cheaveva portato Viktor fino al numero 12 delranking mondiale, con 40 vittorie e 26 sconfittein totale, ma il serbo ha comunque dimostratoche da una situazione difficile si possonoprendere spunti positivi, e tornare a vincerecome se nulla fosse successo. Bravo Viktor!

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La storia di Mats Wilander

di David Cox

Vivere con la peggior malattia mai sentita

“Quando stava sdraiato iniziavano a venirgliqueste vesciche sulle mani e sul corpo. Poi,quando ha iniziato a muoversi, le vesciche sisono sviluppate sulle ginocchia. Abbiamo capitoche c’era qualcosa di abbastanza strano eabbiamo scoperto di che cosa si trattava.”A Erik è stato subito diagnosticato l’incurabilemalattia genetica detta Epidermolisi Bollosa oEB. Le persone affette da questa malattia sono arischio di lacerazioni cutanee o vesciche anchein seguito a piccoli traumi o frizioni, il chesignifica che anche un abbraccio da un genitorepuò generare ferite aperte. Nella sua formapeggiore, l’EB può generare danni letali agli

La malattia è poco conosciuta perché è moltorara,” dice Wilander. “Mi sembra che in America ci siano 50,000persone che ne sono affette. È una malattiagenetica, per cui si manifesta solo quando duepersone che hanno lo stesso gene difettosos’incontrano e hanno dei figli. Ci sono alcuni casinella famiglia di mia moglie, dove alcune suenipoti e sorelle hanno una leggera variazione deldisturbo, cioè hanno una pelle molto moltosensibile. Ha origine da lì ma anche io devoavere un gene difettoso da qualche parte dentrodi me, dalla parte della mia famiglia, per cui èstata proprio sfortuna.”

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Per molte famiglie e persone affette dal disturbo,avere a che fare giorno per giorno con l’EB puòessere molto traumatico e Wilander crede chesia parte del fatto che così poche persone nesono a conoscenza. La ricerca su questa malattia va avanti dadiverso tempo alla Stanford University ma adoggi non è stata scoperta alcuna cura. Soloun’organizzazione benefica – la DEBRA iniziatanel 1980 – esiste per supportare e consigliare lefamiglie su come aiutare al meglio i propri figli afar fronte a questa condizione, prevenire leinfezioni e avere a che fare con possibilicomplicazioni.

I ragazzini vengono chiamati ‘bambini farfalla’perché sono tanto fragili,” dice. “Ma quandoqualcosa è così raro, spesso la gente non vuolsapere. Non è un disturbo ‘sexy’, per via del suoaspetto. Le ferite sembrano eczemi molto brutti espesso i ragazzini sono avvolti nei bendaggi.Fondamentalmente sembrano mummificatitranne la faccia. Per cui la gente pensa, ‘Possotoccare questa persona senza prendermi lastessa cosa? È contagioso?’”Wilander raccoglie fondi per l’EB da quasi duedecenni e lo scorso anno ha dato il via alla suafondazione per cercare di aiutare le famiglie.Dopo la diagnosi di Erik, Wilander si è trasferitocon la famiglia nella remota Sun Valley nellostato dell’Idaho, dove la bassa umidità el’altitudine fanno si che le vesciche della pelle simanifestino con difficoltà, ma si rende conto chenon tutti hanno le risorse finanziarie adeguate.Le assicurazioni sanitarie americane sono buonequando si tratta di pagare per interventichirurgici ma per cose come questa non sono digrande aiuto al momento,” dice.Per Erik, ora 16enne, convivere con questacondizione significa dover vivere alla giornata.“Sta gestendo la situazione come farei io o voi inuna situazione impegnativa,” dice Wilander.“Sai, è come avere una gamba rotta, si trova ilmodo di conviverci.

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Ma ogni giorno è completamente diverso e lesfide sono diverse secondo il tempo caldo ofreddo o se sta lavorando e deve spostarsi molto.A volte sta bene e può uscire a fare cose chealtrimenti non potrebbe fare. Ma poi, dato chesta bene, fa più di quello che dovrebbe e ne pagale conseguenze. Credo sia un modo semplice dicapire che qualunque cosa si faccia nella vita, cisono conseguenze e per lui queste conseguenzesono più che altro fisiche.”Erik è in grado di lavorare 3-4 giorni a settimanaal tennis club locale e la sua condizione non ècosì grave da impedirgli di giocaresaltuariamente in una squadra locale di hockey odi sciare ogni due settimane ma non può maibuttarsi in attività fisiche con lo stesso slancio disuo padre un tempo. E questo per Wilanderpone le cose in una chiara prospettiva.Ti rendi conto di essere incredibilmentefortunato,” dice. “Questa è la parte positiva dellostare vicino a qualcuno che sia nato con unqualche difetto.

immaginarlo,” dice Wilander. “Mi spezza il cuorema allo stesso tempo lui è fortunato perchéavrebbe anche potuto andare peggio. Potevaandare davvero molto, molto male e potevaanche morire. Ma è vivo e può continuare avivere la sua vita e dobbiamo essere grati perquesto.”

La Settimana Nazionale di Conoscenza dellaEpidermolisi Bollosa si terrà quest’anno dal 25al 31 ottobre.

Sì tratta di un controllo della realtà per te e pertutti attorno a quella persona. La salute èovviamente la componente principale di una vitaarmoniosa – salute fisica e mentale. Lodimentichiamo in fretta e troppo spesso, lui melo ricorda ogni giorno e a lui viene ricordato ognisecondo della sua vita.”Wilander dice che anche la sua figlia 21ennesoffre di una forma molto lieve di EB ma simanifesta solo se si spinge troppo oltre i limiti –giocare a football per quattro ore o fareescursionismo per tre giorni. A Erik può capitareanche dopo solo venti minuti d’attività. “Nonessere in grado di inseguire la propria passionesportiva al 100%, non riesco nemmeno ad

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Francia - Svizzera in numeri

di Alex Bisi

La Francia, come paese ospitante della finale di Coppa Davis 2014 hasciolto i dubbi sulla scelta del terreno su cui disputare la finale con laSvizzera

La Francia, come paese ospitante della finale diCoppa Davis 2014 ha sciolto i dubbi sulla sceltadel terreno su cui disputare la finale con laSvizzera, optando per la terra. Una scelta sicuramente dettata dal tentativo dimettere in difficoltà Roger Federer, visto che è lasuperficie su cui il fenomeno di Basilea gioca“peggio”,nonostante Gasquet eTsonga non sianoproprio due terraioli,vediamo se i numeri degliscontri diretti danno ragione alla decisionefrancese.Mettendo a confronto i partecipanti alla finale,analizzando i singolaristi, la sfida Tsonga-Federer vede in vantaggio lo svizzero per 11vittorie a 5 e i match sulla terra, che li hannovisti opposti son stati solamente 3.L’unica vittoria francese è del Roland Garros2013, dove, nonostante la grande prestazione diJo, lo svizzero attraversava un periodo di formadecisamente negativo.

Diversa invece l’analisi statistica nel confrontoTsonga-Wawrinka, dove il francese è invantaggio per 3 a 2 con 4 scontri sulla terra, consostanziale equilibrio con due vittorie per parte,e stesso risultato per l’head-to-head Gasquet-Federer con i giocatori in pareggio, con duevittorie per parte, nonostante lo svizzero guidi iltotale per 12 a 2. Gasquet ha poi incrociato laracchetta con Wawrinka solo due volte,perdendo però il confronto giocato sulla terra.Monfils attualmente out dai tornei per uninfortunio, e ancora in forte dubbio per la finale,sarebbe assegnato eventualmente al doppio,considerandolo anche come papabile in unincontro di singolare, ha una statistica negativadi quattro match contro Federer mentre non hamai giocato contro Wawrinka.Guardando solo ai numeri il risultato dicequindi che la coppia svizzera è in vantaggio,almeno numeri alla mano, anche se di solo duelunghezze considerando i 4 singolaristiprincipali, mentre la forbice si apreulteriormente se inseriamo nel computo ancheMonfils.Se si analizzano gli scontri sul cemento ilconfronto vede l’ago della bilancia pendere

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Si sa comunque che la Davis è una competizione asé, dove il pubblico può avere molto pesonell’esito dell’incontro

notevolmente dalla parte svizzera con 16 vittoriea 6 escludendo Monfils, 22 a 10 con Gael inclusonel conteggio.Guardando solo i numeri, la squadra francese sidirebbe aver fatto la scelta giusta, o sicuramentequella meno rischiosa e penalizzante per i suoiportacolori.Si sa comunque che la Davis è una competizionea sé, dove il pubblico può avere molto pesonell’esito dell’incontro, e il fatto di giocare per latua nazione può dare o togliere quella spinta inpiù per la vittoria, vediamo se la Francia riuscirànell’impresa di vincere una Davis che ha vistonella squadra svizzera la grande favoritadell’anno.

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Tennis Svizzero

di Marco Avena

Un miracolo degli anni '90

Provate a fermare per strada qualsiasi personache sia minimamente appassionata di sport echiedetele di nominare una disciplina chemeglio rappresenti la Svizzera. Probabilmente il90% degli intervistati risponderà dicendo “sci”.Eppure da qualche anno a questa parte c'è unosport che ha rubato il cuore degli elvetici: iltennis. In una piccola terra circondata damontagne, che ha dato i natali a gente del calibrodi Pirmin Zurbriggen, Maria Walliser, VreniSchneider e Michael Von Grunigen nello scialpino o a Dario Cologna in quello nordico, soloper citarne alcuni, c'è quello che in molti hannogià celebrato come il tennista più forte di tutti i

tempi: Roger Federer da Basilea, il re dei 17 slame degli 80 titoli vinti (al momento in cuiscriviamo, ndr), il tennista che ad ogni partitaincanta le platee con la sua classe regale e congiocate di un tennis che non c'è più. Quel RogerFederer che in tanti vorrebbero non smettessemai di giocare e che è simbolo di un paese doveil senso civile e la cultura sportiva sono di granlunga superiori a quello in cui viviamo. Ma laSvizzera tennistica è un fenomeno chemeriterebbe di essere studiato a lungo e più afondo. Federer, il suo “allievo” Wawrinka e i lorocompagni meno conosciuti hanno appenaconquistato la seconda finale di Coppa Davis

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della storia della Svizzera battendo in semifinalel'Italia, e a novembre andranno a caccia di unodei pochi trofei che ancora manca nella bachecadi Federer Il Grande.Per primi, ad alzare l'insalatiera, ci provaronoJakob Hlasek e Marc Rosset nel 1992, madovettero arrendersi agli Stati Uniti di tre tipipoco raccomandabili: Andre Agassi, PeteSampras e Jim Courier. Se oggi però ammiriamoFederer e Wawrinka, abbiamo ammirato insingolare Martina Hingis (che continua a giocarein doppio) e con ogni probabilità prestoapplaudiremo Belinda Bencic lo dobbiamoproprio a Hlasek, Rosset e mettiamoci dentroanche il ticinese Claudio Mezzadri.

La storia della svizzera tennistica di un certospessore parte proprio da lì, tra la fine degli anni'80 e l'inizio degli anni '90. Hlasek nacque aPraga, in pieno regime comunista sotto labandiera cecoslovacca, naturalizzato svizzero –come in seguito accadde alle stesse Hingins eBencic – ottenne la sua vittoria più importanteconquistando il titolo del doppio al RolandGarros insieme a Rosset nel 1992 e in singolaresalì fino alla posizione numero 7 del rankingATP.A livello di singolare non fece meglio di lui il giàcitato Rosset, il quale giunse solamente fino alnumero 9 delle classifiche mondiali, masicuramente “Pippo” (questo il suo soprannomeper una corporatura longilinea che lo facevaassomigliare al celebre personaggio di WaltDisney, ndr) è ricordato negli annali perl'impresa a cinque cerchi ottenuta a Barcellonanel 1992: nel torneo olimpico sconfisse avversarimolto quotati, tra cui Jim Courier, GoranIvanisevic, Wayne Ferreira ed Emilio Sánchez.In finale affrontò poi lo spagnolo e idolo di casaJordi Arrese vincendo un match emozionantedopo una maratona di cinque lunghissimi setcon il punteggio di 7-6, 6-4, 3-6, 4-6, 8-6. Difatto fu questa prima generazione di tennisti(prima ci furono altri discreti giocatori elvetici) alanciare la Svizzera nel gotha del tennisMondiale.

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Il resto è qualcosa che verrà in seguito con laBencic e con altri giovani

Il resto è storia recente, di Federer e della Hingissi sa praticamente tutto, di Wawrinka siconoscono la potenza e i colpi che in questastagione gli hanno permesso di conquistareAustralian Open e Monte-Carlo. Il resto èqualcosa che verrà in seguito con la Bencic e conaltri giovani che negli anni si affacceranno altennis proprio grazie a Re Roger. In un virtualepassaggio di consegne, la Svizzera sembra perora essere riuscita dove in tanti avevano fallito.Insomma, la Svizzera è diventata un esempio daseguire, a tutti gli effetti un eldorado nel mondodel tennis. Ben vengano sci alpino, sci nordico etutto il resto, ma se pensate alla Svizzerasportiva non dimenticatevi che da quelle partinascono anche i campioni di tennis!

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Belinda Bencis

di Marco Avena

Non chiamatela la nuova martina Hingis

È nata una stella? No, forse per il momentosarebbe meglio dire che è nata una stellina.Qualche settimana fa (e anche prima a dir laverità, ndr) si erano sprecati facili paragoniquando Belinda Bencic raggiunse i quarti difinale degli US Open. Su uno dei pennonidell'Arthur Ashe Stadium sventolava alta labandiera rossocrociata della Svizzera e aqualcuno venne facile accostare la tennista diFlawil alla grande e regale Martina Hingis. Inquei giorni la stessa Martina era lì, impegnata aduellare sui campi del torneo di doppio con lacompagna di 'team' Flavia Pennetta eprobabilmente anche lei deve aver storto

il naso quando qualcuno le ha citato l'azzardatoparagone, seppur la Hingis non abbia mai fattomancare l'affetto e il tifo alla più giovaneconnazionale.Ex numero 1 del Mondo e vincitrice di 5 Slam, laHingis è stata di certo un bell'esempio per laBencic che aveva poco meno di 4 mesi quando lapiù illustre collega trionfava a 16 anni sui campidell'All England Law Tennis and Croquet Club diWimbledon. Quegli stessi campi che 16 annidopo avrebbero incoronato la stessa Bencic,seppur nel torneo juniores.Di origine cecoslovacca come la Hingins (per laprecisione la Hingis è di origine slovacca e la

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Bencic di origine ceca, ndr), la Bencic è cresciuta molto negliultimi tempi, tecnicamente, tatticamente e atleticamente, eproprio a New York ha messo per la prima volta il suo nasinotra le otto migliori giocatrici in uno Slam. Già quei quarti cheaveva raggiunto anche l'anno prima, seppur solo a livellojuniores. Altro tennis, verrebbe da dire. Il risultato ottenuto lo scorso settembre ha fatto di lei la piùgiovane giocatrice fra le migliori otto del major statunitensedal 1997, anno in cui la sua connazionale Martina Hingis(ancora lei) vinse addirittura il torneo a soli 16 anni.“Non lo sapevo, è incredibile. Sono molto orgogliosa diquesto”, ha commentato sorridendo quasi incredula, dopoessere stata informata dell'illustre precedente in conferenzastampa. Si diceva della Hingis tifosa a Flushing Meadowsspesso presente all'angolo della Bencic: “Mi ha dato qualcheconsiglio perché anche lei ci ha giocato contro e la conoscebene. Mi ha detto di comandare gli scambi e di essereaggressiva”, aveva raccontato a New York subito dopo ilsuccesso su Jelena Jankovic. Due vite intrecciate, dunque, quelle di Martina e di Belindaanche se, a dirla tutta, non ci sono solo un età prematura nelraggiungere certi risultati, una bandiera e origini analoghe adaccomunarle perché, guarda caso, Belinda Bencic è allenatada una certa Melanie Molitor.

Il risultato ottenuto lo scorso settembre ha fatto di leila più giovane giocatrice fra le migliori otto del major statunitense dal 1997

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Oggi Belinda sta compiendo un'impresa dietrol'altra

Per i meno informati, trattasi di mamma-Hingis,colei che proiettò Martina nel gotha del tennis eche ha 'addomesticato' Belinda, la quale oggi lasegue in tutto e per tutto con risultati che hannodell'incredibile. Proprio come faceva Martina. Un anno fa di questi tempi o poco più era stataeliminata ai quarti degli Us Open juniores e oggiBelinda sta compiendo un'impresa dietro l'altra,sta facendo passi da gigante, anche se almomento è troppo presto per poter dire dovepotrà arrivare: “Gli ultimi 12 mesi - haraccontato ancora - sono stati veramentefantastici per me. Ho migliorato la mia classificasempre, lentamente, passo dopo passo.

Anche a Charleston avevo fatto un grande torneo(era arrivata in semifinale partendo dallequalificazioni, ndr). Ho appena iniziato acredere in me stessa e adesso... beh, adesso nonlo so”.Già, nessuno lo sa. Neppure coloro che si sonolanciati in paragoni azzardati. Si sa solo che laragazza ha talento, ha voglia di fare ed è unagran lottatrice. Tanto basta per non perderla divista. Solo una cosa, però, non chiamatela lanuova Martina Hingis...

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Flavia Pennetta

di Laura Saggio

Il 2014, un anno tra alti e bassi per la nostra brindisina,tra rinascite e cadute e una 'nuova' compagna di doppio

Attuale numero 16 del mondo, classe 1982,carattere e determinazione, infortuni ripetuti,sconfitte deludenti, vittorie entusiasmanti.Questa è Flavia Pennetta.L'azzurra che ci ha dato l'emozione più grandenel 2009 (la prima tennista italiana di sempre adentrare nella top10 del ranking WTA), che ci haregalato 10 titoli in singolare e 16 in doppio(l'ultimo alquanto straordinario in coppia con larientrante Martina Hinghis) e le 4 Fed Cup insquadra con le altre nostre fortissime azzurre.Una carriera di tutto rispetto, che forse avrebbepotuto essere ancora più brillante se non fossestata tempestata di fastidi fisici e infortuni che lehanno più volte richiesto grandi energie mentaliper ricominciare, come accadde quandol'infortunio al polso destro la costrinse a ritirarsiper lunghi mesi con conseguente crollo dellaclassifica. Ma Flavia è sempre ripartita, e nel2013 ha raggiunto il suo miglior risultato disempre negli Slam (semifinale agli US Open),

continuando con un ottimo quarto di finale agliAustralian Open all'inizio di quest'anno. Ma aDoha esce al primo turno mentre a Dubaiconquista i quarti di finale. Ha entusiasmatotutti vincendo Indian Wells (battendo in finaleAgnieszka Radwańska con il punteggio di 6-2 6-1 e ottenendo così il 10º titolo in carriera) a cuiha fatto seguito però una scarsa prestazione aMiami. Gli ottavi a Roma, due secondi turni alRoland Garros e a Wimbledon e poi l'infortunioal piede. La fase centrale della stagione è statasegnata da un calo importate fino al recuperocon uno sprint che le ha permesso di giocare iquarti di finale agli US Open (per la quinta voltain carriera). A Wuhan esce in singolo al primo turnomalamente, ma stravince il 'singolare' doppio incoppia con la Martina d'altri tempi.Flavia è così. Un'araba fenice che muore erisorge dalle proprie ceneri. Questa è una virtù,certamente, ma per un'atleta la costanza dirisultati è l'obiettivo da centrare se si vuolerimanere sulla vetta a dare battaglia alle Top delmondo. Certo in campo non si gioca a battimuro,ci sono le avversarie e tutte hanno fame divittoria e le chiacchiere è facile scriverle.

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La nuova vita di Caroline

di Alex Bisi

Correva l’anno 2010 quando l’allora ventenne tennista daneseraggiungeva, con la vittoria su Petra Kvitova al torneo di Pechino, la vettadella classifica Wta

Correva l’anno 2010 quando l’allora ventennetennista danese raggiungeva, con la vittoria suPetra Kvitova al torneo di Pechino, la vetta dellaclassifica Wta, la bella Caroline era in ascesa daun paio d’anni, e complice l’assenza di SerenaWilliams dal circuito riusciva a far suo il trono diregina, con diverse vittorie, e buoni piazzamentinegli Slam.Nel 2011, passa da Babolat a Yonex, vince diversitornei, perde la testa della classifica ma torna alnumero uno alla fine dell’anno, con gli addetti ailavori che storcono un po’ il naso vedendo invetta una giocatrice che non ha ancora vinto unoslam, e soprattutto frutto di un gioco moltodifensivista.Nel 2012 la stagione è avara di successi, solo dueall’attivo,con la conseguente uscita dalla top 5arrivando con prospettive poco rosee al 2013,dove la crisi di risultati sembra una costante perla danese, collezionando una brutta serie diuscite ai primi turni in svariati tornei.

In tanti sono convinti che il grosso problema diCaroline sia il padre-allenatore, piovono consiglidi cambiamento, ma entrambi più volteribadiscono di avere un ottimo rapporto. Intantoperò la Wozniacki finisce sui giornali più per ilgossip che per meriti tennistici, vista la suarelazione con il campione di golf Rory Mcillroy.Sul fronte tennistico, sconfitte a parte,muovequalcosa quando in estate, ritorna a giocare conuna Babolat, dopo che Yonex annulla il contrattoin seguito ad alcune foto circolate in rete con ladanese intenta ad allenarsi con la concorrenza.Inizia il 2014 ufficializzando le nozze con ilfidanzato, mai risultati tardano ancora adarrivare, e a maggio sembra ricevere la definitivabotta morale con la cancellazione delle nozze daparte di McIllroy che si tira indietro ad inviti giàconsegnati.Proprio dopo questa brutta notizia, la daneseimprime una svolta alla sua stagione, iniziando agiocare un ottimo tennis, più offensivo rispetto aquanto messo in mostra negli ultimi anni,arrivando agli ottavi a Wimbledon e vincendo aIstanbul il primo torneo stagionale.

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Da lì in poi gioca sempre meglio, mettendoanche in difficoltà l’amica Serena Williams earrivando in gran forma agli Us Open, dovemostra un gran gioco eliminando, Sharapova,Errani e Peng arrivando nuovamente controSerena Williams in finale.Non c’è partita ma la rinascita di Carolinesembra ormai un dato di fatto, dopo diversesconfitte , sul piano sportivo e soprattuttomorale, è letteralmente risorta dalle proprieceneri.Questa rinascita va forse ricercata nella grandeamicizia con la Williams,che si schieròpubblicamente in difesa della Wozniacki subitodopo la notizia della fuga di McIllroy, e le haprobabilmente dato stabilità morale rinnovatasicurezza.Le due, contrariamente a quanto si vedesolitamente nel circuito, sia maschile chefemminile, sono amiche vere. Svariate fotoassieme sui social network le ritraggono invacanza e in costante compagnia al di fuori

A soli 24 anni ,Caroline Wozniacki staattraversando una seconda giovinezza, che vistal’età sembra un’esagerazione, ma in effettisembra proprio così visto lo stile di gioco moltodifferente rispetto a prima e tanti bruttiavvenimenti lasciati ormai alle spalle, l’atletaattuale risulta molto diversa rispetto a quella chesi vedeva sui campi fino all’anno scorso,e dasportivi non possiamo che augurarle che duri ilpiù possibile.

dei tornei, tanto da uscire a festeggiare assiemedopo la finale dello slam Newyorkese. Ora che anche la statunitense è single, le due siscatenano per locali appena ne hannol’occasione.La rinascita di Caroline non può che far bene almovimento femminile, considerando lostrapotere della Williams , visti i diversiacciacchi della Azarenka, il recente ritiro di LiNa, la scarsa continuità della Sharapova, leavversarie che si possono considerare tali perl’americana si contano sulla punta delle dita.

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Le "9 Wilson-Slam" diFederer

di Laura Saggio

Lo svizzero più forte al mondo ha un 'vizio' o un 'vezzo', asvelarcelo i suoi incordatori di fiducia

Roman Ferguson 41 anni e Ron Yu 54, i 'cari' (intutti i sensi) incordatori di Roger Federer, in unarecente intervista al "New Yorker" raccontano almondo un curioso segreto del talento svizzero:“prima di ogni partita Slam si fa preparare 9racchette”.L'incordatore per un tennista è sicuramente unafigura molto importante a metà tra il confidentee il prestigiatore. Fiducia e stima reciproca sonocomponenti imprescindibili per lavorareinsieme. La corda giusta, l'esatta tensione, lacustomizzazione, sono tutti aspetti che fanno ladifferenza, 'performizzano' l'attrezzo al massimorendendolo esatto per il tal braccio e tipo digioco a cui è destinato. E se il proprietario del “tal” braccio è RogerFederer, la cura di ogni piccolo dettaglio diventaindispensabile. Gli incordatori sono semprepresenti, degli angeli custodi che seguono icampioni garantendo precisione e massimaefficienza.

Roman e Yu lavorano per la Priority One (P1),l'azienda che collabora con (oltre a Roger)Djokovic e Murray. Roman, ormai affermato specialista dellaracchetta, è stato per anni il fedele e pazienteincordatore di un altro “tal” maiuscolo, PeteSampras, noto per la sua attenzione maniacale aldettaglio. “Pete era in grado di capire se ilmanico di una delle sue Pro Staff era di unmillimetro superiore alle altre - interviene Yu -sono molto contento di non aver lavorato perlui”.Confidenti e prestigiatori, appunto. E forseanche un po' psicologi come afferma Romandicendo che loro lavorano per “mantenereserena la testa dei campioni”. Sì, perché rispettare puntualmente le richiestemaniacali dei Top Player è il lavoro oltre illavoro, e forse anche l'aspetto più duro estressante. I due Top Incordatori prima degli Slamincordano senza sosta utilizzando le 4 storichemacchine (del 1998) Babolat Four Stars, checontinuano a preferire alle nuove perché, comedice Ferguson: “sono più precise e maneggevoli.Quando si romperanno ci ritireremo!”.

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Tornando a Federer, i due raccontano che peruna partita dello Slam lo svizzero chiede che glivengano incordati 9 telai. Generalmente per ilmatch d'esordio Roger vuole che tre racchettesiano tirate a 26 kg, cinque a 26,5 e l'ultima a 27kg. Inoltre, dettaglio nel dettaglio, Federermonta le 16 corde in budello e le 19 in poliestere.Una volta terminato il certosino lavoro diincordatura, Roman e Yu corrono a consegnarele 'Wilson-Slam' presso l'hotel dove alloggia ilcampione, ricevendo in dono un pezzo dicioccolato svizzero.La loro prima collaborazione-prova con Federerrisale al maggio del 2004 durante gliinternazionali di Roma.

Dopo aver vinto il successivo torneo diWimbledon, Roger si è recato presso di loroconfermandogli l'onorato incarico. Onorato perRoman e Yu, ovviamente, e oneroso per ilCampione, che deve sborsare un forfait annuo di40.000 dollari per un servizio personalizzatonegli Slam e nei nove Masters 1000.La P1 è una società florida, oltre ai Top Playergià citati, ha nel suo palmares altri 12 giocatoridi alto livello, tra i quali Baghdatis e Gulbis,quest'ultimo la bestia nera dei due incordatori,perché, come afferma Ferguson: “Il problema diErnests è che le racchette le rompe, non una, maalmeno due o tre alla volta”. Tra questo gruppo di campioni a cui la societàoffre il suo caro e prezioso servizio, non compareil nome di nessuna donna, nemmeno tra le Top.L'unica ad essersi interessata negli anni passati èstata Serena Williams, alla quale è scematoimmediatamente l'interesse una volta appreso ilcosto del lavoro. D'altronde le donne ancora oggihanno dei prize money molto inferiori rispetto ailoro colleghi maschietti. Oltre alle donne la P1non è mai riuscita a catturare lo spagnolonumero 1 al mondo, che ha sempre preferito nonaffidarsi ad altre mani e fare 'da solo'. Rafarappresenta per la società da 40.000 dollari unascommessa persa, come mestamente dichiaraYu: “con i risultati che ha avuto, forse ha ragionelui”.

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Corde, personalizzazione dei telai, gripmillimetrici...alla fine hanno ragione tutti enessuno

Corde, personalizzazione dei telai, gripmillimetrici...alla fine hanno ragione tutti enessuno, perché è il talento che per fortunaancora oggi decide le partite. Ha ragioneFederer, così come aveva ragione Sampras ehanno ragione Nadal e Serena, che pure giocanocon corde e racchette personalizzate. Il tennisnon è più quello di una volta, i materiali sonocambiati, la tecnologia è entrata di diritto in tuttigli sport e il tennis ha seguito i tempi. Per inostalgici del bel tocco e del serve and volley nonc'è più tanto spazio, ma nonostante tutto, questotennis moderno ci ha regalato un campione dipura classe dal tocco sopraffino che è fuori daogni tempo e che forse vincerebbe Wimbledonanche con una racchetta sola.

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L'antidoping nel tennis...cosanon va

di Adriano S.

"Non mi avrebbero mai trovato dopato. Il sistema era conservativo,per nulla rischioso e matematico" Lance Armstrong

Il caso di doping più eclatante della storia dellosport non ha detto altro che la verità, seppur unpo' troppo in ritardo...Il doping non è sempredavanti all'antidoping, a meno che il secondonon sia così pigro da non voler correre.Parafrasando un altro ciclista, per fortunapulito: 'Nel 2011 solo 21 controlli sono stati fattia sorpresa nel tennis, contro i 4613 del ciclismo'.Mark CavendishLeggendo queste frasi, un appassionato delmondo del tennis potrebbe rovinarsi la giornata.E in effetti, ragionandoci un po' su, possiamorenderci conto di non essere in una botte diferro...

E' possibile accumulare fino a tre test saltatiprima di ricevere una squalifica. Oltre a questotriplo bonus, le finestre orarie rendono possibileil tentativo di frode (chiamiamolo per quello cheeffettivamente è). Un margine troppopermissivo, reso possibile soprattutto a causa diuna scarsa organizzazione fra Federazioni eWada. Ci sono poche risorse, si è detto. MaRoger Federer ha subito meno test nel 2004 chenel 2013, non venendo addirittura maicontrollato dopo gli Australian Open dello scorsoanno. Eppure la popolarità del tennis èdecisamente aumentata negli ultimi dieci anni,garantendo ottimo ritorno economico.

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Tutti gli Slam hanno aumentato il propriomontepremi, giungendo a somme astronomiche.36 milioni il prossimo degli Australian Open, nebasterebbe un decimo per migliorare le cose.E i medici? Recita il Codice Deontologico: "Ilmedico non deve consigliare, prescrivere osomministrare trattamenti farmacologici o dialtra natura diretti ad alterare le prestazioni diun atleta, in particolare qualora tali trattamentiagiscano direttamente o indirettamente,modificando il naturale equilibrio psicofisico delsoggetto". La legge recita: "Costituiscono dopingla somministrazione o l'assunzione di farmaci osostanze biologicamente o farmacologicamenteattive e l'adozione o la sottoposizione a

pratiche mediche non giustificate da condizionipatologiche ed idonee a modificare le condizionipsicofisiche o biologiche dell'organismo al finedi alterare le prestazioni agonistiche degli atleti",giustamente appellando certi 'aiutini' come"sostanze che possono risultare nocive per lasalute". Appare chiaro che non rispettare quantoriportato contrasti e non poco col Giuramento diIppocrate, eppure è permesso a certi 'dottori' diavvicinare gli atleti. Sarebbe utile un organo dicontrollo, o quantomeno un programma dieducazione per i giovanissimi. Se infatti la paroladoping è altisonante e ricercata nell'ambito deiprofessionisti più affermati, è in realtà dasottolineare come il problema sia presente e inmaniera certamente maggiore a bassi livelli.L'altro inghippo è la tendenza omertosa dell'Atp.Non è stato bello sapere dell'occultamento delcaso Agassi, seppur si trattasse di droga e non didoping, nè sapere solo grazie ai media croati delsilent ban a Marin Cilic. Inutile poi accanirsi perdare in pasto ai media un boccone che sa diplacebo. Va bene colpirne uno per educarnemille, hanno sbagliato e non importa seindirettamente, dovevano in qualche modopagare, ma Cilic e soprattutto Troicki sonosembrati meri capri espiatori.

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La speranza: il passaporto biologico

Bello sarebbe invece rendere i risultati dei testantidoping pubblici. Le chiacchiere andrebberoa zero, rassenerando anche i fans più maliziosidegli sconfitti. E non dovremmo forse piùassistere a velate lamentele sui social networkper alzatacce all'alba a causa di una puntura inpiù. La speranza: il passaporto biologico,accreditato ormai universalmente come unicaarma in grado di tenere a bada i tentativi didoping ancora 'invisibili' ai laboratori d'analisi.E'stato introdotto nel tennis da marzo 2014, masecondo i vertici Wada potrà dare le primeindicazioni solo a fine 2015. Bisognerà peròcapire il metro di valutazione riguardante l'entitàe l'equità delle eventuali sanzioni. Vedremo.

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La tecnologia a portata dimanica

di Laura Saggio

Compression Technology: questo è il nome della manica cheindossa Milos Raonic, un indumento che fa la differenza

Ormai ci siamo abituati tutti, all'inizio ci ha coltodi sorpresa, poi lo stupore ha lasciato il postoalla curiosità mista a scetticismo: una manicalunga colorata? Le prime risposte: sarà una nuova moda, si sa glisortivi sono vanitosi; forse tiene caldi i muscolidel braccio; oppure risolverà qualche piccolodolore e infiammazione. No. La 'famosa' manicaindossata da Raonic ha un nome e un cognome esvolge un'attività precisa: CompressionTechnology registra dati ed informazioni intempo reale relativi alla risposta del fisico ai varistimoli. Oggi si sa, nello sport professionistico siè continuamente alla ricerca di soluzioni

all'avanguardia che fungano da complemento esupporto al 'classico' allenamento tecnico-fisicodell'atleta, e che sappiano inoltre gestire lecomponenti metaboliche individuali dellostesso. Per la realizzazione di tali obiettivi stadiventando sempre più indispensabile ilsupporto della scienza e medicina applicata allatecnologia. Quando questi due mondi siincontrano e lavorano in sinergia, i risultati sononotevoli e di grande aiuto per l'atleta. Oggi,infatti, Biomeccanica e Medicina dello Sporthanno favorito la nascita di soluzioni, icosiddetti “compression garments”, dallenotevoli prestazioni funzionali.

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Raonic è solo uno degli atleti che ha scelto diusare questa tecnologia, già presente infatti inaltri sport quali, basket, vela, atletica leggera. Isuoi benefici sembrano essere molti e moltoapprezzati dagli sportivi che la indossano.Inoltre può essere utilizzata sia sotto sforzodurante la gara o l'allenamento che a riposo,infatti molti atleti che di giorno stressanoeccessivamente i propri arti inferiori, di nottedormono con i compression tights, una specie dituta molto aderente, che svolge un'azionerigenerante permettendo un recupero muscolarepiù rapido.Vediamo nello specifico i principalirisultati di questa tecnologiacompressiva:1-l'effetto della compressione sulla forzadell'atleta: che garantisce una maggiore emigliorata funzionalità biomeccanica dellearticolazioni e delle inserzioni muscolari.2-l'effetto della compressione sui meccanismi digestione della fatica: che diminuisce laproduzione dell'acido lattico durante l'attività

cali di pressione da sforzo-movimentorepentino, e successivamente vennero impiegatiper favorire una migliore circolazione sanguignadegli arti inferiori.Solo all'inizio degli anni '80, grazie ad ulterioristudi su materiali e sull'ergonomia dei tessuti, siiniziò a pensare che questa tecnologia potesseessere utilizzata in campo agonistico. Erainevitabile che questo percorso portasse allarealizzazione (negli ultimi trenta anni) dirisultati così importanti, specialmente in ambitosportivo dove l'esigenza di una performanceottimale sta diventando sempre piùindispensabile, e forse estrema.

3-la relazione tra compressione e funzionemuscolare: che migliora sia la rispostamuscolare alle contrazioni, che la risposta deineurotrasmettitori. Inoltre, la compressione,riducendo le vibrazioni dirette alle fibremuscolari, previene le sollecitazioni, spessocausa di processi infiammatori.

Tutte queste caratteristiche favorisconoovviamente una performance più elevata,obiettivo ultimo per ogni atleta.Concludiamo accennando il percorso storico cheha interessato questo tipo di tecnologia. Forsepochi lo sanno, ma già negli anni '50 questiindumenti venivano usati per trattare improvvisi

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L'8° Master Series: gioie e dolori

di Roberto Marchesani

Il Masters Series numero 8 della stagione è stato quellopiù soggetto a cambiamenti

Il Masters Series numero 8 della stagione – perintenderci il primo autunnale, dopo la chiusuradegli US Open – è stato quello più soggetto acambiamenti nella storia di questa categoria deitornei.Nati nel 1990, dopo la rivoluzionedell’Association Tennis Player, i Masters Series(ora chiamati Masters 1000) rappresentavano ilconcetto di una magnifica serie di grandi torneiin tal modo da diventare delle classiche diriferimento, di importanza inferiore solo ai 4 delGrande Slam.In linea generale, le classiche che si sonoappropriate di diritto lo slot del 1990 sonorimaste saldamente in sella : Indian Wells eMiami in primavera, Parigi-Bercy come ultimoappuntamento della stagione indoor, il doubleestivo Canadian Open – Cincinnati e il tritticosulla terra rossa con Montecarlo, Roma eAmburgo (dal 2009 rimpiazzato dalla CajaMagica di Madrid).

L’unica grande eccezione resta lo slot n°8 dellaserie, quello che in pratica sarebbe il primoMasters Series indoor, ma che dal 2009 èdiventato outdoor rappresentando il culminedella stagione asiatica. Una storia che ha visto loslot issarsi in 5 sedi diverse, 4 nazioni e 2continenti, tra cui Svezia, Germania, Spagna eCina. Un Masters 1000 itinerante che hasuscitato più di una polemica tra addetti ailavori e non, molti interessi economici. come ègiusto che accada quando si deve impostare unevento e soprattutto sussisterle e un discretosuccesso. Nonostante ora si vedano spesso letribune semi-vuote in quel di Shanghai, il torneodispone di un bellissimo impianto,all’avanguardia, di una notevole ricchezza ed èsuper apprezzato da tutti : dai giornalisti aigiocatori. E’ da vedere se i cinesi riusciranno atenersi stretto il posto a lungo, visto che il recorddi appartenenza allo slot n°8 è del torneo diMadrid, che ospitò un massimo di 7 edizioni.Poi c’è quello di Stoccarda (che è resistito 6edizioni) e Stoccolma (che ha toccato quota 5). IlRolex Masters di Shanghai quest’anno aprirà ibattenti per la 6° volta.

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La prima sede è quella svedese, Stoccolma

A meno di cataclismi dovrebbe diventare lamiglior classica di questo slot.Ma diamo un occhiata a come si è arrivati inCina.

Stoccolma (1990-’94)La prima sede è quella svedese, Stoccolma,prosecuzione di uno dei più prestigiosi torneiindoor del mondo – il più vecchio della storiadell’atp, va sottolineato. Ma chi ha buonamemoria ricorderà che all’epoca dei Super9 nonsi giocava nella mitica Kungliga tennishalle(dove la Svezia ha vinto la sua unica CoppaDavis nel 1975, e che sempre in quell’anno ospitòaddirittura il Masters – con successo di Nastasesu Borg) ma nella nuova Ericsson Globe Arena,

più grande e più consona nell’ospitare un torneodi certe dimensioni. L’inaugurazione nel nuovostadio avvenne nel 1989, ma dal 1990 èufficialmente parte dei Nine, anno in cui StefanEdberg conquistò lo scettro mondiale. Orapenserete, beh dai, Stefanello un titolo lo vinse,all’apice della carriera, in casa, indoor,condizioni ideali… vuoi che Edberg non l’abbiavinto? E invece no. Non l’ha vinto. In quelle 5edizioni Edberg non riusci’ a suggellare il 1000svedese : giocò 2 finali – nelle prime dueedizioni, 1990 e 1991, ma fu sconfitto sempre daBoris Becker. Il tedesco ha avuto la meglio neiconfronti diretti (25-10) nonostante Edberg sipresentò in quelle due finali forte della primaposizione mondiale. 6-4 6-0 6-3 nel 1990 (unmassacro) e 3-6 6-4 1-6 6-2 6-2 nel 1991.

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Poco male comunque, Edberg aveva già iscrittoil proprio nome nell’albo d’oro della Kungligatennishalle nel biennio 1986-’87. Passiamoall’anno dopo : 1992. E’ l’anno del primo MastersSeries di Goran Ivanisevic che annullaparzialmente la delusione di Wimbledon (bruciaancora la finale persa con Agassi) mettendo inbacheca un titolo di assoluta importanza con unpercorso davvero esaltante. Fa fuori sia Becker(nei quarti, 7-5 6-4) sia Edberg (in semifinale, 6-4 7-6) per poi accaparrarsi due fondamentali tie-break, decisivi per il titolo, con Forget (7-6 4-6 7-6 6-2), il quale nel frattempo aveva estromessoun certo Pete Sampras (7-6 7-6) che di li aqualche mese avrebbe iniziato a fare sfracelli.

Quegli stessi tie-break che lo avevano portato avincere nel 1992, lo porteranno a perdere nel1993, in finale Ivanisevic cede il passo a MichaelStich (4-6 7-6 7-6 6-2) che firma il suo 2° alloronella categoria. L’ultima edizione svedese (1994)vede due ritorni : quello di Ivanisevic (di nuovoin finale, per la terza volta, e ancora perdente) equello di Becker che conquista Stoccolma treanni dopo l’ultima volta. I nomi battuticorrispondono a Stich, Sampras (il Sampras del1994, per chi non lo sa si andasse a vedere comegiocava quel ragazzo in quegli anni) e Goran, cheperde il terzo tie-break di fila nelle ultime duefinali in Svezia. Notevolissimo successo per iltedesco.

Essen (1995) I soldi di Stoccarda vinsero su Stoccolma. E cosila Svezia fu retrocessa e la Germania divenne ilpaese di riferimento del movimento atp – fortedei suoi campioni da Becker e la Graf – siaccaparrò anche il Masters di fine anno. Asostituire Stoccolma fu prima Essen – sedeprovvisoria del torneo tedesco – e poi Stoccarda.Nel 1995 è addirittura Thomas Muster a vincereil suo unico 1000 indoor della carriera, nell’annoin cui si impose anche al Roland Garros. E’ unanno magico per l’austriaco. Notevoli le suevittorie con Medvedev e Bruguera, ma fin quitutto regolare.

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La prima edizione a Stoccarda si apre con il botto,una splendida finale tra Becker e Sampras

La ciliegina è la partita con Sampras, n°1 delmondo alla fine dell’anno, in semifinale (7-6 6-2)mentre la finale è quasi scontata con MaliVaiWashington : grandi problemi nei primi due set,poi l’austriaco spezza l’equilibrio e staccal’assegno del vincitore. Washington aveva presolo scalpo illustre del n°1 del mondo in carica,Andre Agassi, 4-6 6-1 6-1.

Stoccarda (1996-’01)La prima edizione a Stoccarda si apre con ilbotto, una splendida finale tra Becker e Samprascon vittoria del tedesco in 5 set (3-6 6-3 3-6 6-36-4) che replicheranno sempre in Germania unmese dopo, ad Hannover, nella finale delMasters, in una delle più grandi partite di tutti itempi (ma questa volta vince l’americano).

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Sampras cadrà l’anno dopo a Stoccarda conKraijcek, ma a spuntarla sarà Petr Kordasull’olandese.Nel 1998 Kraijcek si prende tutto con gliinteressi, battendo Agassi che era appenarientrato nel grande giro, Ivanisevic, ancoraSampras in un tie-break thrilling nel terzo set epoi Kafelnikov in straights set. L’anno dopo è ilgrande talento di Thomas Enqvist a venirepremiato sempre con l’olandese Kraijcekpresente nelle foto ricordo (perdente per laseconda volta, nella terza finale consecutiva).Enqvist presenta nel suo cammino verso lacoppa il notevole scalpo di Agassi, tornato n°1del mondo dopo il crollo del 1997 e che duesettimane dopo vincerà a Parigi-Bercy. Il 2000 èl’anno di Wayne Ferreira a Stoccarda, che avevavinto il suo primo Masters Series in Canada 4anni prima. Il sudafricano approfitta di untabellone favorevole, di un ritiro, ma si presentain finale con un gran tennis che sorprende ilgiovane rampante Lleyton Hewitt.

Madrid (2002-’08)Si lascia la Germania e si vola in Spagna, per laprima volta. Non c’è posto per il più consonotorneo sulla terra rossa, superficie rispecchiantela filosofia plurima del tennis spagnolo, maMadrid si deve “accontentare” di un torneoindoor (tra l’altro in un impianto niente male, laTelefonica Arena) e su una superficie dura.L’evento parte in sordina, ma poi si dimostracome uno dei più gradevoli tornei di quella partedi stagione, forse con più appeal di Parigi-Bercyche dovrebbe avere più fascino ma è troppo aridosso del Masters, e i top-player sono sempre(o quasi) con le pile scariche.

Il 19enne australiano sperava di portare a casa ilprimo Masters Series della sua carriera (nevincerà poi due, a Indian Wells) ma perse unasfida di 5 set e 3 tie-break. E si arriva all’ultima edizione in terra tedesca,2001, che pochi forse ricordano ma vide la primae finora unica affermazione di Tommy Haas –grandissimo talento di casa, di Amburgo. Lo dico perché spesso molti si dimenticano cheHaas un Masters Series l’ha vinto. 13 anni fa, mal’ha vinto. Fu un torneo molto aperto, pieno diupsets che portarono all’ultimo atto Haas eMirniy. Vinse Tommy facile (triplo 6-2).

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Spesso è avvenuto, soprattutto tra il 2002 e il2008 che il Masters Series più competitivoprima delle Finals fosse il torneo madrileno, maandiamo con ordine.2002 : edizione un po’ sfortunata. Il 21enneFederer si fa battere da Santoro nei QF mentre lafinale non c’è. Jiri Novak deve dare forfaitall’ultimo e Agassi vince il titolo senza nemmenoscendere in campo. L’anno dopo è un giocatore di casa, Juan CarlosFerrero, a chiudere il torneo. Nel suo anno d’oro,nel quale vince il Roland Garros, fa finale agli USOpen e sale sul tetto mondiale, batte Federer inuna semifinale che sa di finale anticipata. Massuè quasi una formalità.

Il 2004 è l’autunno d’oro di Safin che vinceback-to-back sia a Madrid che a Bercy.Nel 2005 si impone la stella di Rafael Nadal, inun anno travolgente : dopo aver vinto di tutto inprimavera oltre a un Masters Series in estate(Montreal) Nadal – appena 19 anni – sbancaanche il torneo di casa (tutt’ora il suo unicosuccesso in un campo duro indoor) al termine diuna finale leggendaria con Ivan Ljubicic –giocatore durissimo da battere in quellecondizioni e in quel periodo. Il croato era avantidue set a zero, ma finisce col perdere 7-6 alquinto in un atmosfera caldissima, ai limiti dellasportività. Finale davvero memorabile.L’anno dopo è Federer a conquistare il trono diSpagna nel suo anno più prolifico in termini dirisultati, con una cavalcata regale dal primoall’ultimo turno (Gonzalez è quello che perde infinale).Il 2007 è anno di Nalbandian, del folgoranteautunno di David, che batte chiunque manonostante questo non riesce a qualificarsi per ilMasters. Djokovic, Nadal e Federer – i primi tregiocatori del mondo – si inchinano allegeometrie ispiratissime dell’argentino.2008 è l’ultima edizione madrilena dove sicelebra il Nadal n°1 del mondo, che però perdein una drammatica, lunghissima semifinale conGilles Simon e vede imporsi Andy Murray, cheaveva battuto Federer in SF, in una sorta di

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rivincita degli US Open. Poi l’atp imponeun'altra mini-rivoluzione. Madrid passa sulrosso e Shanghai è la new-entry nello slot 8.

Shanghai (2009-oggi)E siamo arrivati in Cina. Partiamo col dire,impianto bellissimo, centrale con tetto a formadi magnolia retrattile. Federer non battezzal’evento nel 2009 perché con due figli appenanati e un estate straordinaria, da record,preferisce ricaricare le pile in vista dell’indoor.C’è Nadal, non al meglio, ma che arrivacomunque in finale. Perderà da play-stationDavydenko che forse vive il suo periodo migliore: aveva battuto anche Djokovic in SF e vinceràun mesetto dopo il Masters a Londra. Partel’anno successivo, 2010, sculacciando ancoraFederer e Nadal a Doha, ma poi si inceppa sulpiù bello in Australia quando dopo aversculacciato ancora Federer per un ora nei QF, siscioglie in vantaggio di un set e un break. Crollodi Davydenko, che non si riprenderà più.

E’ il primo successo per Djokovic a Shanghai,che vincerà anche nel 2013 dopo un'altrastupenda finale con Del Potro, vinta 7-6 al terzo.

Torniamo alla magnolia. La seconda edizione è vinta da Andy Murray suun buon Federer, che però in finale non azzeccamezza palla-break e deve lasciare il passo a unodei migliori Murray di sempre. Il 2011 non vede Djokovic, lievementeinfortunato e anche scarico dopo 9 mesiclamorosi, e neanche Federer, che riposato poistravincerà tutto in autunno. C’è Nadal che fa una figura magra con Mayer.Vince Murray, su Ferrer. Lo scozzese starebbeper vincere anche l’edizione successiva quandocon 5 match point a favore si fa rimontare da unNole di ferro, in una finale maratona.

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Il rituale

di Alex Bisi

Domenica d’agosto che caldo fa, la spiaggia è ungirarrosto, non servirà , bere una bibita… Cosìcantava qualche anno fa Bobby Solo, in uno seisuoi storici tormentoni,di certo questa canzonepoco si addice all’estate appena trascorsa, moltopiovosa e che ha rovinato le vacanze ad un saccodi italiani, così come tanti, in un giornoqualunque delle tue vacanze, ti trovi a dover starchiuso in casa perché il tempo fuori è pessimo.Prima delle agognate ferie, magari avevi fattoprogetti di andar a correre per smaltire qualchechilo di troppo, o semplicemente per esser piùcompetitivo nella tua settimanale ora di tennis(magari le due cose sono correlate tra loro…),senza far i conti però con il buon, si fa per dire,Giove Pluvio che ha dimenticato di chiudere irubinetti ai piani alti.

Tutti i tuoi buoni propositi vanno alleortiche,per non dire altro, e così birra in unamano e telecomando nell’altra, poggi il tuoposteriore sul divano, proprio nel punto dove c’èil calco frutto di ozi invernali,e sfruttil’abbonamento alla pay tv, facendoti, per la gioiadi tua moglie, una bella scorpacciata di tennis.Ahimè però nemmeno qui sei molto fortunato, itornei non son un granché , in più sono persino iprimi turni per cui il livello non è dei più alti, percui tra un sorso di birra e l’altro , saltando tra icanali,la tua attenzione viene attirata dal ritualedi servizio che ogni tennista possiede. Si sa,inqualsiasi sport, la ripetizione del movimento,porta l’atleta a far in modo che diventi naturale,e quindi più efficace, ma in particolare modo iservizi di buona parte dei tennisti, hanno unrituale che si ripete costantemente che va oltre lasemplice tecnica. Ripetere gli stessi movimentiinfonde tranquillità e concentrazione a chi siappresta ad eseguire un colpo che spesso puòportargli un 15 senza troppo sforzo, se n’èparlato proprio su queste pagine dell’importanzadella visualizzazione del colpo.

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I mental coach consigliano prima del servizio, oanche prima dei match, di visualizzare il colpo oaddirittura come si intende affrontare unapartita, nella propria mente, per acquisiresicurezza e raccogliere energie positive utili allaconcentrazione. John Isner da buonstatunitense, si passa la palla in mezzo le gambecome il crossover dei giocatori di pallacanestro.Il suo connazionale Querrey invece, si ispirasempre al mondo della palla a spicchi, ma conun mezzo palleggio incrociato frontale, conl’ausilio della racchetta.Nonostante venga da una patria che ha prodottograndi tennisti, ma che ha nel rugby lo sportnazionale, l’istrionico Kyrgios ricorre al palleggio

sotto le gambe come Isner. Gulbis, fa saltare lapallina sui polpastrelli delle mani prima diservire. Djokovic invece fa rimbalzare la pallinacon la racchetta per due volte e alla terza lacolpisce con la parte opposta della stessa,mentre Federer la colpisce con il telaio prima difarla rimbalzare con la mano.

Anche le donne però hanno le loro“fisse”. Serena Williams ad esempio non hamai una pallina e se la fa sempre dare da unraccattapalle. Vika Azarenka prima diservire,con un colpo sinuoso si fa passare latreccia da una parte all’altra del collo. MentreIvanovic , Bouchard e Wozniacki saltellano sulposto prima di iniziare il movimento. Se ogniatleta ha il suo rituale per accumulareconcentrazione in vista di questo fondamentaledel tennis, i sovrani indiscussi sono sicuramenteRafa Nadal e Maria Sharapova.La siberiana, fa qualche passo verso le tribunealle sue spalle, sistema le corde, poi si avvicinaalla riga. Palleggio lento e prolungato della pallae finalmente servizio.

Del fenomeno di Maiorca, penso sia inutileparlarne, tanto tutti conosciamo il ritualeorecchie-mutande del mancino di Manacor.

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Le dicipline Bio-naturalinello sport

di Amanda Gesualdi

Non esiste l’Atleta, senza l’Essere Umano, e l’Uomo non èvivo senza la sua Anima!

Le DBN ricoprono un campo vastissimo diattività e pratiche che hanno come scopocomune il raggiungimento di uno stato globaledi Benessere. Le DBN vedono l'essere umanocome un insieme di corpo-emozioni-mente-spirito-energia-divinità, ed il loro scopo èportare Armonia, Equilibrio, Coerenza, tra i varicorpi. Il Sistema Anima-Corpo è indivisibile e vaconsiderato nella sua globalità e completezza.La nostra Scuola di DBN si occupa in particolarmodo di: Alimentazione Macrobiotica e Vegana,Sport & Life Coaching, Floriterapia e AcqueSpirituali, Suonoterapia, Meditazione, Reiki,Kinesiologia & Cyberkinetics.

Fanno da contorno materie come: ArchetipiEroici, Antroposofia, Psicosintesi, PsicologiaTranspersonale, Medicina Tradizionale Cinese,Religioni e Filosofie, Arteterapia, CucinaConsapevole, Laboratori Creativi, Mitologia ePsiche, Sub-Personalità, Olismo.Le Discipline Bio Naturali hanno la finalità difavorire la piena e consapevole assunzione diResponsabilità di ciascun individuo in relazioneal proprio stile di vita. Tutto ciò che siamo erischiamo di diventare, scaturisce dal nostromodo di vivere, dalle nostre scelte consce edinconsce, dal modo in cui ci cibiamo, dai ritmi divita, dalle più profonde emozioni, ecc.

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Essere Responsabili vuol dire prendereconsapevolezza, nel profondo, dei nostri bisognie conseguenti azioni! La salute e il benesseresono nelle nostre mani, e demandare tuttoquesto ad un farmaco o ad una operazionechirurgica, non migliorerà la relazione con lanostra Anima. È importante, dunque, ritrovare ildialogo con la nostra essenza, impararenuovamente a conoscerci, lavorare sul mondointeriore allo scopo di elaborare ed evolvere.Se nello Sport siamo arrivati all'uso del Dopingsempre più frequente e sempre più a bassi livelli,è perché stiamo perdendo di vista la nostraumanità e soprattutto spiritualità. La meta non è"vincere", ma "star bene", e vincere sarà lanormale conseguenza di un buon lavoro e di unostato di benessere profondo. Appoggio in pienoil Progetto Homo Pacificus, del famosoNutrizionista Martin Halsey, dove stile di vita(Discipline Bio Naturali) e alimentazione(Macrobiotica, Vegana, Biologica) possonocondurre alla Guarigione (Benessere, Gioia,

inconsciamente rinunciare ai talenti che sonopropri della nostra natura umana e divina.Quanto spazio diamo all’Intuizione? Cipermettiamo di liberare i Sentimenti e leEmozioni? Ci sentiamo Spontanei? Viviamopienamente le Esperienze? Viviamo il Presente osiamo continuamente orientati al Futuro?Quando faccio sport, gioco a Tennis, sonoconcentrato sulla Tecnica esecutiva o mi lascioFluire liberamento nel gesto atletico?Nelle loro diverse peculiarità, l’Emisfero Logicopianifica e si proietta al futuro, quello Olisticovive il presente, qui ed ora. La pianificazione e laprogrammazione è molto importante perché

Serenità, Compimento, Consapevolezza, ecc.)dell'Essere Umano!Quanto detto fino ad ora può suonare come unbel discorso, ma che manca di concretezza. Tuttoquesto prende forma nel momento stesso in cuicominciamo a comprendere come funziona ilnostro cervello. Il cervello umano si divide indue emisferi che hanno competenze differenti.L’emisfero destro governa la parte sinistra delcorpo e quello sinistro la parte destra. Hannocompiti tra loro opposti e per conseguenzacomplementari. Il Sistema, intendendol’Educazione, l’Istruzione, la Religione, laPolitica, ecc. ci ha portato sempre più adutilizzare l’emisfero sinistro, facendoci

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traccia la strada da seguire, gli obiettivi daraggiungere ecc., ma una delle più grandidifficoltà che hanno gli atleti è vivere l’eventosportivo con massima concentrazione, presenzamentale, motivazione. La tendenza è quella didistrarsi, immaginare di perdere l’incontro soloperché si è partiti un po’ male, perdere fiducianel futuro perché magari si è perso qualcheincontro.L’unica cosa veramente reale è il Presente espesso ci sfugge per la nostra incapacità afermarci e semplicemente stare! In questo sensole DBN portano un grande contributo e mettonoa disposizione dell’atleta svariati strumenti peraiutarlo nel migliorare la sua performance. LaMeditazione, ad esempio, è per eccellenzal’attività che ci conduce ad un incremento diconcentrazione, presenza di spirito, motivazione,senso di appagamento a prescindere dalrisultato, fiducia, maggior feeling con l’allenatoree il team, ecc.

Quindi il passaggio più importante per un Coachè quello di osservare il proprio Atleta ed aiutarloa trovare autonomamente la miglior soluzionead un problema tecnico-tattico. Senzaimposizioni! La Tecnica nasce in relazione aduna problematica Tattica, la tecnica di per sénon esiste se non in funzione della tattica.Questa ultima affermazione è determinante percomprendere la sostanziale differenza tra unottimo colpitore di palla (solo tecnica) ed ungiocatore (ottimo colpitore di palla che si adattaagli avversari che cambiano). Il Coach ha unagrande responsabilità nei confronti del proprioAtleta!

Scopriamo che la Tecnica (posizionamentomano, piede, occhio, ecc.) è competenzadell’Emisfero Logico, ed in contrapposizione,l’Emisfero Olistico, collabora al fine di renderefluido e naturale il movimento. Se il nostroinsegnamento è rigidamente connesso allatecnica e solo alla tecnica, il rischio è di avereAtleti che non interiorizzano i passaggi di unnuovo movimento e quindi non esprimono illoro sentire; il rischio è anche quello di renderlitroppo rigidi, insicuri e più vicini alla possibilitàdi infortunarsi. Da sempre la Tecnica nasce dallostudio di Campioni che hanno trovato il modo diottenere la massima prestazione con il minordispendio di energia.

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Conoscere le potenzialità del cervello umano èuno dei suoi compiti, come anche fare uncontinuo lavoro introspettivo per poter esserestrumento pulito al servizio della persona. Ilcompito del Coach non è costruire ma creare!Eccoci ad una delle differenze più significativedelle caratteristiche degli Emisferi Cerebrali.Quello Logico si occupa del Conscio e quelloAnalogico dell’Inconscio. Il Conscio è tutto ciòche è alla nostra consapevolezza, ma comepossiamo definire l’Inconscio? L’Inconscio èl’Archivio per eccellenza in cui troviamo: tutte lenostre esperienze (passate – presenti – future);l’eredità che deriva dall’Albero Genealogico (lastoria della propria famiglia e antenati);

l’Inconscio Collettivo (la storia dell’umanità).Quando si dice che utilizziamo solo il 10% delcervello, vuol dire che rinunciamo al restante90% appartenente all’Emisfero Olistico ovveroall’Inconscio. Ma l’accesso a tale archiviorichiede grande Coraggio, Volontà, Fede! Questovuol dire Evolvere, e liberare Energia. Ringrazioper il contributo cinematografico, Luc Besson,che con il film “Lucy” traduce il viaggio delpotenziale umano nel momento in cui accederealmente alla vita inconscia. Il film si basa suciò che gli stessi scienziati hanno scopertoattraverso la Fisica Quantistica.Fritjof Capra, scrittore di “Il Tao della Fisica”,descrive come la Fisica Quantistica, quindi laScienza, e le Filosofie Orientali come il Tao o loZen, arrivino alle medesime considerazioni edescrizioni dell’Universo. La Spiritualità è l’altro aspetto trascurato nellavita. Dov’è oggi la nostra Spiritualità? In chemodo le diamo luce o la contattiamo? Perchédovremmo temere qualcosa che ci appartiene?Come recita una famosa citazione: “siamo esserispirituali che vivono un’esperienza umana”!Le DBN non dimenticano chi siamo, e cipermettono un percorso profondo, inconscio,spirituale. Il corpo, la materia, cosa sarebbesenza la vibrazione che lo anima? Einstein ciricorda che la materia è energia, e la diversa

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L’Oriente, più Yin e Spirituale, l’Occidente, Yang eMateriale.

vibrazione della materia ci permette di vedere odi non vedere un dato oggetto.Il cervello, gli emisferi, proiettati nelladimensione del Macro Cosmo, manifestano ledifferenze che ci sono tra le culture orientali eoccidentali. L’Oriente, più Yin e Spirituale, l’Occidente, Yange Materiale. Il compito dell’uomo è unire gli opposti,utilizzare il grande tesoro che è in ognuno di noi,fare una Sintesi. Staccarsi dalle idee di massa edagli stereotipi, debellare il cancro alimentatodai mezzi di comunicazione di massa, dall’abusodi farmaci, da un sistema educativo prevaricantee limitante, coltivare sani principi edun’alimentazione in linea con la natura.

Concludendonon esiste l’Atleta, senza l’Essere Umano,e l’Uomo non è vivo senza la sua Anima!

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Il training autogeno

di Laura Saggio

Uno degli strumenti mentali più efficaci adottato daigiocatori professionisti per il controllo dell'ansia

Partiamo dallo spiegare brevemente in cosaconsiste l'ansia. L'ansia è un'attivazionedell'organismo che produce pensieri e statid'animo negativi o di allarme a fronte di stimoliesterni percepiti come minacciosi anche se nonlo sono. L'ansia si divide in ansia di stato o ditratto.L'ansia di stato è uno stato emotivo transitorioche si manifesta solo in determinate situazionied è caratterizzata da apprensione e tensionegenerale. L'ansia di tratto è una predisposizionenon transitoria e soggettiva di recepire certistimoli come potenzialmente molto pericolosi,ed è caratterizzata da una risposta emotiva piùimportante.Le manifestazioni dell'ansia possono essere siasomatiche (l'ansia è caratterizzata da sintomilegati all'attivazione dell'organismo quali:tachicardia, rigidità muscolare, aumentopressorio ecc.) che psichiche (poca fiducia in sestessi, pensieri distorti, disturbi del sonno ecc).

Da questa breve descrizione è facile capirequanto sia importante per un atleta riuscire adattivare delle risposte mentali tali da contrastareo, meglio, gestire gli stati emotivi di ansia. Per farlo è fondamentale apprendere alcunetecniche di profondo rilassamento e controllodel proprio organismo, come per esempio iltraning autogeno.La tecnica del training autogeno, messa a puntodallo psichiatra tedesco Schults nel 1923, miramediante degli esercizi (training) ad ottenere ilrilassamento attraverso la concentrazionementale, in piena autonomia (autogeno).

Il training autogeno agisce come strumento dicambiamento a tre livelli: Livello fisiologico: riequilibrando il SistemaNervoso Vegetativo ed Endocrino, strettamentecollegati agli aspetti emotivi.Livello fisico: favorendo uno stato di benesseregenerale. Livello psichico: aiutando l'atleta nellaristrutturazioni delle proprie reazioni ademozioni e pensieri negativi.

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Durante gli esercizi il carico di tensioni fisiche epsicologiche accumulate viene scaricatoattraverso le “scariche autogene”: quei fenomenitransitori somatici (spasmi muscolari, ronziiuditivi, vertigini) o psichici (emozioni negative opositive) che tendono a manifestarsi all'iniziodell'esercizio, fino a sparire totalmente nel corsodell'allenamento autogeno.Esercizi del training autogeno:“Esercizio della calma”: è la fase propedeutica atutti i successivi esercizi, nel quale si devonomettere da parte pensieri e preoccupazioni."Esercizio della pesantezza”: consente ilrilassamento muscolare attraverso una pienacoscienza del proprio corpo accompagnata da

uno stato di abbandono. Questo esercizio risultautile per l'attenuazione di cefalee muscolo-tensive, crampi, vertigini.“Esercizio del calore”: consente di otteneresignificativi cambiamenti di circolazione nei varidistretti muscolari favorendo, oltre che unamigliore circolazione, anche il riscaldamentomuscolare utile prima di una performance.“Esercizio del cuore”: questo esercizio, piùimpegnativo, riguarda la sfera emotivo-affettiva.Ascoltando attentamente i propri battiti si cercadi controllare la tachicardia e dunque lo statoemotivo d'ansia e addirittura di panico.“Esercizio del respiro”: respirando regolarmenteavviene una piena ossigenazione e si ottiene unrilassamento emotivo e psicologico profondo.“Esercizio del plesso solare”: è un esercizio cheinteressa diversi organi interni quali, intestino,fegato, pancreas, milza, rene, che convoglianotutti verso il medesimo punto nervoso che mediail loro funzionamento. Si esegue premendodelicatamente una mano sul ventre fino allosterno. E' molto utile per calmare le tensionipsicologiche.“Esercizio nella fronte fresca” : completa ilrilassamento generale attraverso benefichesensazioni di sollievo dal “calore mentale”,riconosciuto come sintomo di sovraccaricopsicologico.