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| 000 | FEBBRAIO 09 16 storie popolari Ho deciso di raccontare la vita degli abusivi che occupano le case popolari del quartiere Giambellino a Milano, dopo avere guardato in tivù “W l’Italia”, la trasmissione di Riccardo Iacona in onda su Rai Tre. Quella puntata era dedicata all’aumento dei prezzi delle case e al problema degli affitti che coinvolge chi vive nel capoluogo lombardo, dal centro alla periferia, senza distinzioni. L’inchiesta mi ha lasciata del tutto spiazzata: non sapevo che situazioni così drammatiche avessero luogo proprio nella città in cui vivo da anni e, | FOTOGRAFIE | CHIARA GOIA Porte blindate. Dopo diversi tentativi di occupazione e altrettanti sgomberi l'Aler, l’Azienda lombarda di edilizia popolare che gestisce gli stabili del Giambellino, può decidere di blindare le porte di determinati appartamenti, per evitare altri "ospiti indesiderati”. Spesso queste case, al loro interno, vengono semi-distrutte per renderle del tutto inagibili. E così restano, in attesa di una ristrutturazione che, in alcuni casi, avviene anche dopo 10 anni. Chiara Goia è nata a Torino nel 1982. Diplomata presso l’International Center of Photography di New York, con “Giambellino” ha vinto la sezione Borsa di studio del Premio Canon giovani fotografi 2007: “Per aver dato visibilità a un problema sociale, restituendo dignità ai protagonisti”. In questo momento sta lavorando in India. come me, probabilmente non ne erano a conoscenza (e non lo sono tuttora) migliaia di altri cittadini. Ho iniziato a lavorare a questo progetto nel 2007, a fine giugno, ma mi ci sono volute un paio di settimane prima di incominciare a fare i primi scatti: gli incontri con la maggior parte dei giornalisti che prima di me avevano ricamato sul termine “quadrilatero della paura”, aveva lasciato brutti ricordi e amarezza negli abitanti del quartiere. Per questo mi ci è voluto un po’ di tempo per guadagnare la loro fiducia. Il lavoro è proseguito nei due mesi successivi: in via Giambellino trascorrevo almeno due giornate la settimana: stavo con le famiglie, prendevo il caffè nelle loro cucine, osservavo i bambini giocare in cortile. Non ho mai avuto problemi con nessuna delle persone che ho fotografato anzi, sono sempre stata trattata come una di casa. In Italia oggi ci sono oltre 21mila alloggi di edilizia popolare occupati abusivamente, 4.700 solo a Milano. Con questo mio reportage spero di contribuire a far conoscere la normalità di chi abita in queste case. Polifemo è un’associazione di fotografi professionisti con base a Milano, che si propone di diffondere la cultura dell’immagine e della comunicazione visiva. | A CURA DI | POLIFEMO | www.polifemo.org fotoreportage urbano | FOTOREPORTAGE URBANO

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fotografie di Chiara Goia | Terre di mezzo 000 | fotoreportage urbano | a cura di Polifemo

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| 000 | febbraio 0916

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Ho deciso di raccontare la vita degli abusivi che occupano le case popolari del quartiere Giambellino a Milano, dopo avere guardato in tivù “w l’italia”, la trasmissione di riccardo iacona in onda su Rai Tre. Quella puntata era dedicata all’aumento dei prezzi delle case e al problema degli affitti che coinvolge chi vive nel capoluogo lombardo, dal centro alla periferia, senza distinzioni.l’inchiesta mi ha lasciata del tutto spiazzata: non sapevo che situazioni così drammatiche avessero luogo proprio nella città in cui vivo da anni e,

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Porte blindate. Dopo diversi tentativi di occupazione e altrettanti sgomberi l'Aler, l’Azienda lombarda di edilizia popolare che gestisce gli stabili del Giambellino, può decidere di blindare le porte di determinati appartamenti, per evitare altri "ospiti indesiderati”.Spesso queste case, al loro interno, vengono semi-distrutte per renderle del tutto inagibili. E così restano, in attesa di una ristrutturazione che, in alcuni casi, avviene anche dopo 10 anni.

Chiara goia è nata a Torino nel 1982. Diplomata presso l’International Center of Photography di New York, con “Giambellino” ha vinto la sezione Borsa di studio del Premio Canon giovani fotografi 2007: “Per aver dato visibilità a un problema sociale, restituendo dignità ai protagonisti”. In questo momento sta lavorando in India.

come me, probabilmente non ne erano a conoscenza (e non lo sono tuttora) migliaia di altri cittadini.Ho iniziato a lavorare a questo progetto nel 2007, a fine giugno, ma mi ci sono volute un paio di settimane prima di incominciare a fare i primi scatti: gli incontri con la maggior parte dei giornalisti che prima di me avevano ricamato sul termine “quadrilatero della paura”, aveva lasciato brutti ricordi e amarezza negli abitanti del quartiere. Per questo mi ci è voluto un po’ di tempo per guadagnare la loro fiducia. il lavoro è proseguito nei due

mesi successivi: in via Giambellino trascorrevo almeno due giornate la settimana: stavo con le famiglie, prendevo il caffè nelle loro cucine, osservavo i bambini giocare in cortile. Non ho mai avuto problemi con nessuna delle persone che ho fotografato anzi, sono sempre stata trattata come una di casa.in italia oggi ci sono oltre 21mila alloggi di edilizia popolare occupati abusivamente, 4.700 solo a Milano. Con questo mio reportage spero di contribuire a far conoscere la normalità di chi abita in queste case.

≈ polifemo è un’associazione di fotografi professionisti con base a Milano, che si propone di diffondere la cultura dell’immagine e della comunicazione visiva.

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Via Bellini, Giambellino. Ogni pomeriggio, dopo le quattro, adulti e bambini si danno appuntamento nel cortile del caseggiato. La sensazione è quella di trovarsi fra i membri di una famiglia allargata, dove tutte le donne sono chiamate “zie”.A preoccupare gli abitanti, più che il clima di buon vicinato, è la manutenzione degli stabili, datati 1924. Spesso si registrano casi di infiltrazione all’interno degli appartamenti, ma anche crolli di intonaco e di cornicioni dalle facciate e dagli interni delle case. Un problema che coinvolge inquilini regolari e abusivi.

La famiglia P. all’ora di cena. Mentre Sabina, 32 anni, serve in tavola, il capofamiglia siede sul divano, aspettando il proprio turno. I loro figli mangiano sempre per primi perché a casa non ci sono sedie per tutti.La famiglia P. vive in un appartamento di 35 metri quadrati da ormai 13 anni. In sei con due mezzi stipendi non troverebbero altro. E se rinunciassero alla casa, non avrebbero diritto a fare domanda per un altro alloggio prima di 5 anni, come stabilisce la legge varata dalla Regione Lombardia nel 2005.

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Sergio ha da poco trovato un nuovo lavoro, part-time.Questo gli consentirà di portare a casa 200 euro in più al mese. Soldi necessari, ma che non gli basteranno a pagare l’affitto perché, in quanto abusivo, è stato inserito automaticamente nella fascia più alta di reddito.

Immacolata guarda fuori dalla finestra della casa che ha da poco occupato. Ventinovenne al settimo mese di gravidanza, ha “sfondato” due appartamenti nel giro di tre giorni, dopo aver dormito in macchina con il marito per quasi due settimane. È stata convinta dal pubblico ufficiale e dagli impiegati dell’Aler a lasciare il primo appartamento. In cambio le avrebbero dato una mano a trovare un’altra casa nel giro di 24 ore. Le promesse però non sono state mantenute e Immacolata ha deciso di occupare un secondo alloggio.

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La signora Lina è arrivata a Milano nel 1971 dalla Calabria. Con cinque figli da allevare e nessun posto in cui vivere, ha occupato abusivamente un appartamento. Adesso vive in via Bellini con il marito. La figlia Luisa, dopo essersi sposata, 11 anni fa, ha trovato un appartamento vuoto di fronte all’alloggio della madre e l’ha occupato. Ci vive con il marito e i due figli.

A lume di candela. La famiglia O. vive da più di un anno senza elettricità. Per cercare di farli andare via, l’Aler ha disposto che venisse tolta loro la corrente. Ogni tanto guardano la tivù con una batteria che dura in totale circa due settimane. La sera si muovono in casa grazie all’aiuto di torce, candele e una lampada a gas. Marocchini, sono abusivi dal 2003 quando, pagando 500 euro, si sono fatti sfondare la porta di ingresso di un appartamento vuoto.