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Storia di copertina 63 15. PORTA NUOVA 66. PAVÈ 19. GOGOL & COMPANY 91. TEATRO FRANCO PARENTI 84. WAIT AND SEE 20. BICI & RADICI 49. MERCATO ITTICO PERCHÉ MILANO È LA GRANDE MILANO Fotografie LUIGI FIANO per IL 100 ragioni per amarla

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Storia di copertina

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15. PORTA NUOVA

66. PAVÈ

19. GOGOL & COMPANY

91. TEATRO FRANCO PARENTI84. WAIT AND SEE

20. BICI & RADICI

49. MERCATO ITTICO

PERCHÉ MILANO È LA GRANDE MILANO

Fotografie LUIGI FIANO per IL 100 ragioni per amarla

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Storia di copertina

PORTA NUOVA

15 Perché anche qui c’è un parco High

Line tra i grattacieli.Una passeggiata che parte da piazza Lina Bo Bardi e arriva in piazza Gae Aulenti, nel cuore del rinnovato skyline milanese: dalla Diamond Tower all’Unicredit Pavillion firmato da Michele De Lucchi e inaugurato nell’autunno scorso. C’è anche il campo di grano da 5 ettari Wheatfield, opera d’arte di Agnes Denes (fino a mietitura). porta-nuova.com unicreditpavilion.it

1 Perché la rete Wi-Fi cittadina è la

più estesa d’Italia.

2 Perché se Roma ha la Cappella

Sistina, Milano offre gli affreschi della Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore e quelli della Certosa di Garegnano. San Maurizio corso Magenta, 15 tel. 02 85561 Certosa di Garegnano via Garegnano, 28 certosadimilano.com

4 Perché a Piazza Affari la Borsa

mostra il dito medio di Cattelan al mondo.

5 Perché se Inter e Milan vanno male,

come purtroppo capita spesso, c’è sempre la Juventus, l’altra squadra con più tifosi in città.

6 Perché c’è Orticola, la

mostra mercato di piante e fiori.

7 Perché avete presente che

cos’è Brera – il quartiere, i bar, i negozi, i ristoranti, l’atmosfera? E poi la Pinacoteca, con il Cristo morto di Mantegna e la Rissa in galleria di Boccioni e… molto altro. Pinacoteca di Brera via Brera, 28 brera.beniculturali.it

8 Perché la Latteria San

Marco non accetta prenotazioni.Latteria San Marco via San Marco, 24 tel. 02 6597653

9 Perché sul tetto del Duomo puoi

giocare a Rocco e i suoi fratelli.

10 Perché il chiosco dei libri

di Piazzale Baracca ha migliaia di Urania. E quelli che non ha comunque li trova.

11 Perché a Lambrate, nella

settecentesca Villa Busca Serbelloni, ha sede Noah Guitars: produce dal 1993 chitarre e bassi elettrici in alluminio (brevettati) usati da Lou Reed, Ben Harper, Jovanotti, Saturnino.Noah Guitars via Rombon, 41 noahguitars.com

12 Perché i turisti non conoscono

i Giardini della Guastalla.

3 Perché anche Matteo Salvini può visitare l’Archivio Ricordi

alla Braidense e ammirare il manoscritto dell’Inno d’Italia.

13 Perché è il regno del car sharing: più di mille auto Car2go,

Enjoy, Twist. Una cinquantina di vetture elettriche Eq Sharing. Più di cento auto, soprattutto elettriche, con E-vai (su tutta la Lombardia). E ora arrivano anche lo scooter sharing e il bike sharing elettrico.

14 Perché il Refettorio Ambrosiano della Caritas a Greco è stellare. Con i tavoli e gli

interni firmati, tra gli altri, da Mario Bellini, Aldo Cibic, Michele De Lucchi, Giulio Iacchetti, Piero Lissoni, Alessandro Mendini, Fabio Novembre, Gaetano Pesce, Italo Rota, Matteo Thun, Patricia Urquiola. Con le opere d’arte di Enzo Cucchi, Carlo Benvenuto, Maurizio Nannucci, Mimmo Paladino, Giuseppe Penone. Con le forniture di Alessi, Artemide, Eataly, Kartell e altri. E con i pasti cucinati, durante Expo, da 40 chef stellati.

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MILANO,ITALIAC’è un momento in cui capisci di essere frega-to. Alla mattina, apri le imposte per cambiare l’atmosfera fuori con l’aria pulita del sonno e lo vedi. È un’installazione d’arte contempo-ranea, un dipinto sospeso. Non tanto un Cy Twombly, più tipo quelli dell’amico di Bar-ney Panofsky che invitava i compari a dare un colpo di straccio sulla tela, tanto l’arte è una bufala. Insomma: non è bianco, perché ha le sbavature di grigio. Non è plumbeo, perché non sono cariche d’acqua. Non è nero e non lo sarà mai, perché di notte ci arriva il river-bero equoreo delle luci. Non è nebbioso, per-ché l’interramento dei Navigli ha dissolto la bruma (e non perché a nessuno importava delle soavi imprecazioni lanciate dalle lavan-daie, ma per ragioni di salubrità: ci finivano gli scarichi del centro, ora quel flusso prosai-co di deiezioni si chiama poeticamente “col-lettore”). Allora che cos’è? È l’interno di una lampadina? È l’eco delle polveri sottili? È il bicchiere di latte filmato da Hitchcock nel So-spetto? O è il «grigio fumoso delicato come una perla» di cui parlava Giuliano Gramigna in una poesia? Di sicuro non è un cielo, ma a quel punto ti accorgi che sei fregato perché ti piace. Questa cupola non si perde in struggi-menti: qui la nostalgia dell’azzurro è un sen-timento che si manifesta in presenza e non in assenza dell’oggetto stesso della nostalgia. Quando c’è, c’è. Inoltre emanciparsi dalle biz-ze del meteo è il primo segno di maturità. Benvenuti a Milano.

Scriveva Guido Piovene: «Milano è una città utilitaria, demolita e rifatta secondo le necessità del momento, non riuscendo per-ciò mai a diventare antica». Perfetto, manca solo un emoji alla fine. Quando esci, ti è del tutto alieno l’incanto stucchevole che si pro-va altrove: «Non perderti il centro storico», «ce sta sempre Roma», «il nucleo pietrobur-ghese di Torino», «l’Oltrarno è la nostra Rive Gauche», «la grazia/tedio-a-morte della pro-vincia». Niente di tutto questo.

Milano è brutta, ma ci vivrei. E poi non è brutta: è omogenea. L’assenza d’identità ne genera di nuove e la proietta verso il futuro perché tra dismissioni e riattazioni è tutta un non-luogo (parola da rovesciare al più presto in positivo). Ci viene risparmiata l’arrogan-za del patrimonio artistico, la leziosità della magnificenza, la stasi della nostalgia. Bret Easton Ellis mica ce l’ambienta un romanzo a Parma. A Venezia ti siedi sul telefono e hai già instagrammato una bella foto. Milano as-somiglia a un livido che tocchi di continuo e ti piace la fitta al tatto. Non è «una chicca»,

Di MARCO ROSSARI

GOGOL & COMPANY

19 Perché ci sono librerie

in cui puoi quasi prendere la residenza.I libri, scelti con cura da Danilo Dajelli e Tosca Bua. I tavolini per bere, mangiare e studiare. Le mille presentazioni. La Gogol è uno dei punti di riferimento milanesi per la new wave degli scrittori italiani e, ovviamente, anche per i loro lettori.via Savona, 101 gogolandcompany.com

16 Perché non c’è più la nebbia

(e senza aver segato il Turchino).

17 Perché la Biblioteca

Ambrosiana conserva il Codice Atlantico, la Braidense 2.368 incunaboli e la Centrale (Sormani) 20.125 periodici.Ambrosiana piazza Pio XI ambrosiana.eu Braidense via Brera, 28 braidense.it Sormani corso di Porta Vittoria, 6 tel. 02 88463397

18 Perché se ti sposi a Palazzo

Reale puoi entrare con la macchina in Piazza Duomo e parcheggiare lì davanti.

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Storia di copertina

BICI & RADICI

20 Perché i negozi di bici

vendono anche fiori. Bici, piante, corsi di raggiatura e di Kokedama (piantine in una palla coperta di muschio). Bici & Radici, di Stefania Tussi e Marco Fantasia, rimescola la formula caffè+bici (l’Upcycle di via Ampère 59) e caffè+fiori (il Riad di via Piave 17).via Nicola D’Apulia, 2 bicieradici.com

non è «una meraviglia», non «te la coccoli». Il pregio è che non c’è grande bellezza (parola da rovesciare al più presto in negativo).

È risaputo: la figura emblematica di Milano è il cerchio. Alla sera, mentre arranchi lungo i viali, ne percepisci la forza centripeta. Secon-do la leggenda, le mura spagnole viste dall’al-to somigliano a un cuore: sarebbe la forma voluta da Filippo III come regalo alla sposa Margherita e manda in sollucchero i riciccia-tori del detto sulla città «con il cör in man».

Sulle mura si è inserito lo schema delle cir-convallazioni, solchi ribaditi dalle automobili che ricordano i cerchi concentrici rilasciati in uno stagno all’entrata di un sasso mai affon-dato: il Duomo, la Ka’ba intorno alla quale i milanesi girano. Questa fede laica nel lavoro è un flusso nel quale entri e non esci più. Chi ci vive esecra questo cerchio alla testa, tagliato dalle linee della metropolitana come in una grafica di Rodchenko, ma ne è ostaggio. Vale quello che diceva della vita il protagonista di un romanzo di Philip Roth: «Come faceva ad abbandonarla? Qui c’era tutto ciò che dete-stava». Questo è vero amore.

È vero: i milanesi non esistono. Ci sarebbe la tirata sui forestieri illustri: Buzzati di Bellu-no, Toscanini di Parma, Mourinho di Setúbal. Poeti dialettali permettendo (perfino Fran-co Loi è nato a Genova), non esiste nemme-no una lingua. Proprio nello smarrimento del dialetto, sta una delle forze di Milano. Man-ca il cantuccio rassicurante del vernacolo e dell’accento subito riconoscibile, fondamen-tale passaggio per degomorrizzare un Paese ostaggio dello slang di un vicolo di un quartie-re di una frazione di un comune di una regio-ne di un Paese che dovrebbe essere europeo. Nessuno usa più frasi fatte buone ormai per pezzi di colore o per i nonni: «Dura minga, va a ciapà i ratt, top questa startup». Basta. Nel concerto agli Arcimboldi, temendo che le sto-rielle borbottate tra una canzone e l’altra non si capissero, Tom Waits si fece insegnare un vaadaviaiciapp che strappò sì la risata, ma più per l’esotismo del motto che per la cosa in sé. Miracolo a Milano: non c’è bisogno di sot-totitoli. Non vorrei passare per reazionario, ma quando leggo che senza dialetto si perde autenticità metto mano all’italiano.

«Qui è neutro», mi dice contento il risto-ratore pakistano che si spaccia per indiano per attirare più clienti. Ci vedi quello che ti pare: Milano è una città accogliente proprio per la sua anonimità. Ha la vocazione a mu-tare e a restare se stessa inglobando le forze estranee alla sua vera natura, ad esempio i le-ghisti e gli ulivi sui balconi dei ricchi, che dan-no l’allergia a settembre. Non tanto un cuore, quanto un fegato che filtra, sia dal punto di vista ideologico (pensiamo all’illuminismo, al futurismo, al fascismo, al brigatismo, a Gerry Scotti) sia da quello materiale (c’è la ’ndran-gheta, bella scoperta, voi reinvestireste in Guinea-Bissau?). Piatta senza monotonia, piccola senza essere provinciale, liquida pur non avendo un fiume, aperta agli altri perché guardinga: tutti luoghi comuni veri. Come il fatto che io non ho nulla contro l’integrazio-

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CRAZY ART

21 Perché i gabinetti delle

meraviglie esistono.Crazy art, una wunderkammer che gli stilyst conoscono bene: 800 metri quadrati di «antiquariato e follie», mobili Chippendale, corna, marchette e arredi di bordelli, libri e scheletri. Lo gestiscono Rosetta Ramponi e le figlie.via Merano, 18 crazyart-milano.com

33 Perché con le settimane

della moda la città si riempie di modelle.

34 Perché tra i templi della

gastronomia c’è Peck ben prima di Eataly. E ora pure Eat’s. Eataly piazza XXV aprile, 10 eataly.net Eat’s Galleria del Corso, 4 eatstore.it Peck via Spadari, 9 peck.it

32 Perché il Centro

culturale San Fedele, gestito dai gesuiti, promuove arte, musica, cinema di qualità. Ospita anche le attività della Fondazione Carlo Maria Martini, che qui ha l’archivio e la biblioteca. Centro San Fedele piazza San Fedele, 4 centrosanfedele.net

28 Perché ci sono le

bocciofile dove puoi anche mangiare. Caccialanza via Padova, 91 tel. 02 2826059 Ortica via Amadeo, 78 labaleradellortica.com U Barba via Decembrio, 33 ubarba.it

29 Perché ci sono il

registro per il testamento biologico e quello per le coppie di fatto. E nel 2011, nel tempio valdese di via Francesco Sforza, è stato celebrato il primo matrimonio omosessuale.

30 Perché il Museo della

scienza, unico in Italia, custodisce una pietra lunare. Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci via San Vittore, 21 museoscienza.org

35 Perché i bistellati

Berton, Cracco, Sadler, Alessandro Negrini e Fabio Pisani sono saldamente in sella alla ristorazione meneghina e Matias Perdomo (una stella Michelin) aprirà presto il suo Contraste. Berton viale della Liberazione, 13 ristoranteberton.com Cracco via Hugo, 4 ristorantecracco.it Il luogo di Aimo e Nadia via Montecuccoli, 6 aimoenadia.com Sadler via Sforza, 77 sadler.it

36 Perché qui, come cantava

Battisti, c’è davvero «la metro eccetera».

37 Perché il coworking

è sbarcato in Italia a Lambrate, grazie a Cowo.

31 Perché c’è la Scala. Con le sue prime, la sua musica, la sua

storia. Ma anche con la sua Accademia di formazione per cantanti, ballerini, parruccai e tutte le maestranze del teatro. E con i suoi spettacolari laboratori atelier Ansaldo, dove vengono realizzati costumi e scenografie.

22 Perché in realtà Milano

è un unico grande quartiere.

23 Perché è la città dei

giornali, dei libri e delle televisioni (tranne la Rai: ecco, appunto). Qui hanno la sede, tra gli altri, Adelphi, Sperling & Kupfer, Cairo, Hoepli, Mondadori, Condé Nast, Hearst, Feltrinelli, Rcs, San Paolo, Touring, Mauri Spagnol, Marcos y Marcos, Iperborea, Il gruppo 24 ore, Mediaset, Sky Italia.

25 Perché i camminamenti

ottocenteschi sul tetto della Galleria Vittorio Emanuele saranno aperti al pubblico da maggio. Si sale in ascensore da via Silvio Pellico.

26 Perché ci sono l’Istituto

nazionale dei tumori e l’Istituto oncologico europeo.

27 Perché, in fondo, dal

Castello Sforzesco a Loreto te la cavi anche a piedi.

24 Perché solo qui c’è un sindaco che a più di un anno

dal termine del primo mandato decide di non ricandidarsi.

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Storia di copertina

ne: anzi, ho un sacco di amici milanesi.A rivederlo oggi, fa tenerezza. Le luci in

Duomo che si spengono con i Weather Re-port, il Pirellone nella bruma, i piccioni in Galleria, i bambini che vanno a scuola, una riunione tra manager, manovali al lavoro, i vigili che bevono il caffè al bancone, un punk che legge Il Sole 24 Ore, una donna che paga il pranzo con la carta di credito (scandaloso!), un gruppo di fotomodelle, una coppia esce a cena ed è contenta. Chissà perché ancora og-gi il wiki sulla Milano da bere identifica que-sto spot con l’edonismo craxiano, mentre og-gi pare normale vita quotidiana, venduta con una leggera euforia da – strano – pubblicitari. Come se quegli anni fossero stati solo quel-lo. Una cosa vera c’era, però: a Milano si be-ve tanto. Già Bonvesin de la Riva affermava che non basta il vino prodotto da tante città per dissetare i «nostri musciones». D’altra parte non può che essere così per una città che ha tra le maggiori attrattive il cimitero, con le sculture di Fontana e Medardo Rosso (i tram neri che fungevano da convoglio fu-nebre erano soprannominati “giocondi” e lo humour cinicamente sentimentale, il vecchio kabaret «se hai in mano solo mosche / puoi darci anche del tu», ne è un altro sigillo). L’a-peritivo, da rito serale di stampo borghese, con le patatine e due olive da Cucchi, s’è aper-to alla voracità giovanile, prima con l’happy hour degli anni Novanta, in cui il bicchiere co-stava la metà, poi sfumato nell’inverso: l’alco-lico sempre più caro, con un bancone pieno di roba da mangiare (che ha sfamato molti fuo-ricorso e anche qualche spostato). Ah, per in-ciso: io non «faccio l’aperitivo», io bevo.

Certo, se proprio dovessi indicare la mia idea di Milano, finirei col ricorrere a una se-rie di foto col filtro Retò (per «retorica») che un direttore serio trancerebbe di netto: il ra-schio dei tram in curva; la quiete lugubre nel weekend di Città Studi; le biblioteche moder-ne dove vado a lavorare; la sigaretta al lab-bro di Rattazzo; la Vanoni che scende nella libreria dove lavoravo e chiede a gran voce In culo oggi no (è di una poetessa ceca, edizioni e/o); il tonfo del piatto di brasato sbattuto sul tavolo in un’osteria di via Tadino; incrociare Patrizia Valduga in un bar hipster e sentire sfrizzulare l’endecasillabo; la conferenza di Achille Castiglioni dove capii che era un ge-nio; la cotoletta che mangio in certi localacci con quattro amici scrittori; la prosa di Miche-le Mari; lo strappo dolente di Jannacci in cer-te strofe; «ombra più ombra di fatica e d’ira» (Vittorio Sereni, Via Scarlatti); l’incontro con John McEnroe in corso Vittorio Emanuele; i ragazzi cinesi pardon milanesi che ballano al-la fermata Lima della metropolitana; lo stile assirobabilonese della Stazione Centrale; la notte in cui ho fatto un incidente in motorino, il responsabile è sceso dall’auto e, visto che non m’ero fatto male, ha chiesto: «Quanto?», mi ha messo i soldi in mano e se n’è andato; il biglietto che mi scrisse Vivian Lamarque; quella sera in cui c’era una luce spaventosa-mente bella e sopra un brutto cavalcavia mi sono voltato.

MUDEC

38 Perché gli spazi industriali

si votano alla cultura.A Tribeca le ex fabbriche diventano super loft, qui luoghi d’arte. L’ultimo nato è il Mudec, il Museo delle culture sorto nell’area ex Ansaldo (che già ospita i laboratori atelier della Scala e lo spazio creativo Oca). Ma in città ci sono già Fabbrica del vapore, Magazzini Generali, HangarBicocca, Frigoriferi milanesi. via Tortona, 56 mudec.it

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41 Perché si mangiano hamburger come in America.

Al mercato Burger Bar via Sant’Eufemia, 16 al-mercato.it Lambiczoon via Friuli, 46 lambiczoon.com Denzel via Washington, 9 denzel.it Deus Café via Thaon di Revel, 3 deuscafe.it

42 Perché l’Ottica Veneta sembra un museo

dell’occhiale, in realtà vende tutte le montature vintage possibili.Foto Ottica Veneta via Torino, 57 fotovenetaottica.com

43 Perché se sei un musicista

potrai andare in pensione alla casa di riposo Giuseppe Verdi.Casa Verdi piazza Buonarroti, 29 casaverdi.org

44 Perché le case museo sono un rifugio sicuro dal logorio

della vita moderna. Anche al di fuori del classico circuito Museo Bagatti Valsecchi, Casa Museo Boschi Di Stefano, Villa Necchi Campiglio, Museo Poldi Pezzoli. Fondazione Adolfo Pini via Garibaldi, 2 fondazionepini.it Fondazione Corrente via Carlo Porta, 5 fondazionecorrente.org Fondazione Vico Magistretti via Conservatorio, 20 vicomagistretti.it Studio Museo Francesco Messina via San Sisto, 4/A comune.milano.it/museomessina Studio Museo Achille Castiglioni piazza Castello, 27 fondazioneachillecastiglioni.itFondazione Franco Albini via Telesio, 13 fondazionefrancoalbini.com

45 Perché l’Ambrogino d’oro si può anche rifiutare.

46 Perché la rete tramviaria

è la maggiore d’italia e i Ventotto un mito: costruiti tra 1928 e 1932 ce ne sono in circolazione 163.

47 Perché la redazione di IL è dentro il palazzo del

Sole 24 Ore di Renzo Piano.

48 Perché Jessica Chastain ci viene «per godersi la vita»

(e il fidanzato Gianluca Passi).

MIART

39 Perché è tornata di casa

l’arte contemporanea. La Fiera Miart diretta da Vincenzo De Bellis è ormai un appuntamento di primissimo piano: l’edizione 2015 ha visto la partecipazione di 154 gallerie, metà delle quali straniere. miart.it

MUBA

40 Perché alla Rotonda

della Besana c’è il museo dei bambini. Mostre, laboratori, libri per l’infanzia. E il Rotonda Bistrot, che ai genitori offre cocktail con un massimo di 21% di gradazione alcolica. via Enrico Besana, 12 muba.it

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Storia di copertina

50 Perché il Cimitero Monumentale è un

museo pazzesco.

51 Perché nell’ex fabbrica Ovomaltina

oggi si vende il design. Cargo High-Tech via Meucci, 39 cargomilano.it

52 Perché Pattini panifica tre volte al

giorno, come a Parigi.Pattini via Solferino, 5 pattiniweb.it

59 Perché le fioraie a volte cantano.

Fiori Rosalba via Broggi, 17 fiorirosalba.it

60 Perché si arriva a Malpensa, Orio al

Serio o Linate: l’aeroporto a 15 minuti dal centro.

61 Perché qui si organizzano le grandi

mostre. Peccato, però, per le file interminabili davanti a Palazzo Reale.

54 Perché Hayao Miyazaki ha

ambientato sui navigli una sequenza di Porco rosso.

55 Perché fuori da Bake Off, si

possono assaggiare i dolci di Ernst Knam nella sua pasticceria.Knam via Anfossi, 10 eknam.com

56 Perché nella città della Civica scuola

di liuteria c’è la bottega di Lucio Antonio Carbone riparatore ufficiale di Martin, Taylor, Bourgeois.Lucio Antonio Carbone via Goldoni, 77 luciocarbone.it

57 Perché nel Parco Nord si nascondono

volpi, donnole, conigli, civette, allocchi, gufi. parconord.milano.it

62 Perché l’hipsteria vive in zone

cittadine circoscritte.

63 Perché c’è la maggiore

concentrazione di case discografiche nonché di radio: Radio 24, R101, Radio 105, DeeJay, Virgin, Radio Italia, RTL 102.5, Play Radio, Radio Monte Carlo, Radio Popolare.

64 Perché c’è un Acquario Civico

(anche se chiude alle 17.30) e il Planetario più grande d’Italia. Acquario Civico viale Gadio, 2 acquariocivicomilano.eu Planetario corso Venezia, 57 tel. 02 88463340

65 Perché c’è l’unico Blue Note d’Europa.

Blue Note via Borsieri, 37 bluenotemilano.com

53 Perché seguendo in bicletta il naviglio della Martesana, su cui già si

erano applicati i pensieri di Leonardo e pure quelli degli Elio e le storie tese in “La cunesion del pulpacc”, si può raggiungere l’Adda.

58 Perché nelle drogherie o nelle latterie si va per comprare le acciughe del

Cantábrico e la stracciatella, ma ci si può anche fermare a mangiare.Bar Latteria Davenia via Tortona, 26 tel. 02 8394916 Drogheria Milanese via Conca del Naviglio, 7 drogheriamilanese.it Drogheria Parini 1915 via Borgospesso, 1 parini1915.it

MERCATO ITTICO

49 Perché c’è il pesce

più fresco d’Italia. E non è un luogo comune.Lo conferma Gianluca Cornelio Meglio, direttore del Mercato ittico: «Milano riesce a tenere un prezzo che non ha uguali in Italia, quindi i produttori hanno maggiore interesse a vendere qui. E i pezzi migliori arrivano là dove sono pagati meglio». via Lombroso, 95 mercatimilano.com

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69 Perché l’Archivio

Pirelli (che, tra le altre cose, custodisce i bozzetti pubblicitari in stile futurista, i disegni di Armando Testa, Bob Noorda, Alberto Manzi, i numeri della Rivista Pirelli con gli articoli di Montale, Moravia, Saba, Gadda, Eco) è aperto al pubblico e interamente online.Archivio Pirelli via Piero e Alberto Pirelli, 25 fondazionepirelli.org

70 Perché Iyo è il primo fusion

italo-giapponese ad aver conquistato una stella Michelin.Iyo via Piero della Francesca, 74 iyo.it

71 Perché nei 2.500 metri

quadrati di Bardelli si trova il loden a luglio e la camicia di lino a novembre. E dopo gli acquisti, un caffè da Marchesi. Bardelli corso Magenta, 13 mbardelli.com

68 Perché alla Triennale apre quel ristorante sul

tetto pensato e progettato da Giovanni Muzio nel 1933, ma mai realizzato. È gestito dallo chef Stefano Cevenini.Terrazza Triennale Osteria con vista viale Alemagna, 6JOHNNY

67 Perché se ti si rompe qualcosa,

Johnny il cinese aggiustatutto te la ripara sicuramente.DTM s.a.s. Computer Telefonia Centro TIM: è il nome ufficiale del negozio di elettronica, nel cuore della Chinatown milanese. È gestito da Johnny, da tutti conosciuto, ormai, come “l’aggiustatutto”. via Giordano Bruno, 20 tel. 02 36523360

PAVÈ

66 Perché non basta più dire

vediamoci a colazione.Ok il pranzo, ma meglio un invito alla prima colazione. Si va dagli storici Taveggia, Cucchi, Sissi, al “giovane” Pavè: qui lo staff under 30 guidato da Diego Bamberghi, Giovanni Giberti e Luca Scanni, impasta, sforna, accoglie tra gli arredi à la Williamsburg. I prodotti escono dal laboratorio a vista.via Felice Casati, 27 pavemilano.com

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Storia di copertina

72 Perché ci sono i grattacieli più

alti d’Italia (primatista la torre di Isozaki a Citylife con 207 metri) e il Duomo è la seconda chiesa della cristianità (dopo San Pietro).

73 Perché la Pietà Rondanini ora

ha una sala tutta sua. Castello Sforzesco piazza Castello milanocastello.it

76 Perché è stata inaugurata la

Casa della Memoria, dedicata alle vittime di nazifascismo e terrorismo.

77 Perché la Saletta è

un’associazione per la sopravvivenza del gioco del flipper. Con tanto di collezione storica aperta ai soci per sfidarsi. saletta.vecchiflipper.it

78 Perché ci sono il Politecnico, la Bocconi, la

Cattolica, la Statale, la Bicocca. La città ha il maggior numero di centri universitari, di facoltà, di laureati. Ma ha anche scuole specialistiche, dedicate a design, moda, fotografia come Ied, istituto Marangoni e Bauer.

74 Perché le cascine esistono ancora, come la cascina

Campazzo, unica attiva in città. Certo, attiva è anche la cascina Cuccagna, ma su altri fronti: vedi il bistrot Un posto a Milano. Cascina Cuccagna via Cuccagna, 2/4 cuccagna.org

75 Perché dietro i portoni ci sono bellissimi cortili e a Villa Invernizzi i fenicotteri rosa.

JOIA

79 Perché solo qui un ristorante vegetariano può

vantare una stella Michelin.Angurie arrostite in burro di cacao e cannellini profumati al wasabi: è l’alta cucina naturale dello chef svizzero Pietro Leemann (e, con lui, di Marco Tinti, Fabrizio Marino, Sauro Ricci).via Panfilo Castaldi, 18 joia.it

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80 Perché lunedì trovi

i calciatori del Nord Italia in libera uscita.

81 Perché puoi trovare

l’Orecchio di Adolfo Wildt che fa da citofono a Palazzo Sola-Busca e perderti nel liberty della zona intorno a via Mozart: il quadrilatero del silenzio.

86 Perché è la città

più smart d’italia secondo iCityLab: ha il maggior numero di startup (470 su 3.200 del Registro Imprese) e di fablab. E il comune investe ancora. Dove? Spazi ex Ansaldo, fablab di via D’Azeglio, smart city lab di via Ripamonti, distretto sharing economy tra vicolo Calusca e via D’Annunzio.

82 Perché i Promessi

sposi del milanese Alessandro Manzoni sono programma di studio obbligatorio nelle scuole superiori.

83 Perché i panettoni

qui si comprano in pasticceria. Cova via Monte Napoleone, 8 pasticceriacova.it

87 Perché alcuni supermercati

sono aperti 24 ore su 24 (potrebbero essere molti di più).

88 Perché ci sono i bar

panoramici (il primo fu nella torre Branca di Chiodi e Gio Ponti). Terrazza Aperol (nuovo Mercato del Duomo) piazza Duomo, 5 terrazzaaperol.it Terrazza12 via Durini, 28 terrazza12.it

85 Perché Leonardo da Vinci arrivò a Milano. Palazzo

Reale gli dedica la mostra “Leonardo 1452-1519. Il disegno del mondo”. E il Cenacolo con le nuove luci a led di iGuzzini allunga gli orari di apertura. Palazzo Reale, piazza Duomo, 12 comune.milano.it/palazzoreale Cenacolo vinciano, piazza di Santa Maria delle Grazie, 2 cenacolovinciano.org

WAIT AND SEE

84 Perché la moda abita

i palazzi del centro. Non solo durante le sfilate, non solo perché le grandi maison presidiano l’Area C. Ci sono posti come Wait and see dove trovare un universo (femminile, ça va sans dire). In questo caso quello di Uberta Zambeletti: vestiti, monili antichi, scarpe, pezzi vintage da tutto il mondo, dalla Finlandia alla California. Si entra senza ansia, come in qualsiasi negozio fuori dall’Italia, senza il rischio dell’assalto della commessa.via Santa Marta, 14 waitandsee.it

SPAZIO ROSSANA ORLANDI

89 Perché è la capitale del design, non

solo durante il Salone.La settimana milanese del design vola in un sogno di mezza primavera. Dal 2002 lo Spazio Rossana Orlandi è un punto di riferimento per tutte le stagioni. Galleria, negozio, giardino, ristorante (già Pane e acqua con Francesco Passalacqua, ora Marta): qui si parla la lingua del design. Contemporaneo o vintage o in edizioni limitate. La fondatrice scopre e lancia nuovi talenti. via Matteo Bandello 14/16 rossanaorlandi.com

Page 12: Storia di copertina PERCHÉ - ilsole24ore.com · Harper, Jovanotti, Saturnino. Noah Guitars via Rombon, 41 noahguitars.com ... quel punto ti accorgi che sei fregato perché ti piace

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Storia di copertina

92 Perché qui anche il kebab è diventato radical chic.

Nun via Spallanzani, 36 nunmilano.com

93 Perché il risotto è alla milanese. Ma soprattutto

perché la cotoletta si frigge nel burro chiarificato. Da Martino via Farini, 8 tel. 02 6554974 Tagiura via Tagiura, 5 tagiura.it Nuovo Macello via Lombroso, 20 trattoriadelnuovomacello.it

94 Perché puoi ancora avere i conti aperti dal prestinaio

(ma anche dal verduraio).

95 Perché il Museo di storia

naturale espone il triceratopo realizzato nel 1970 e cantato da Dino Buzzati. Museo civico di Storia naturale corso Venezia, 55 tel. 02 88463337

96 Perché i film più importanti presentati a Cannes,

Venezia e Locarno vengono proposti anche in alcuni cinema milanesi in contemporanea o subito dopo i rispettivi festival.

97 Perché a The Mall, in Porta Nuova, puoi fare una festa

con tremila invitati.bigspaces.it/it/venues/the-mall

98 Perché qui ci sono state tante prime volte: primo

orologio pubblico della storia (1335, San Gottardo in Corte), prima centrale elettrica d’Europa (1883), primo grattacielo europeo in cemento (Pirellone), primo frigorifero al mondo a doppia porta con il freezer, prima lavatrice con la carica dall’alto, prima macchina per fare il ghiaccio, prima edizione mondiale del Dottor Zivago (Feltrinelli, 1957).

99 Perché Milano «ti fa una domanda in tedesco e ti

risponde in siciliano» (Lucio Dalla).

100 Ah, sì, perché inizia

finalmente l’Expo.expo2015.org

TEATRO FRANCO PARENTI

91 Perché qui non si fa solo teatro.

Dal 1972, il Franco Parenti è anche cinema, musica, mercatini, incontri. Per l’estate, grazie alla Fondazione Pier Lombardo, riapre anche l’adiacente piscina Caimi.via Pier Lombardo, 14 teatrofrancoparenti.it

PINCH

90 Perché il cocktail va pensato.

A Milano sono nati Campari e Negroni sbagliato. Il Pinch rielabora questa eredità con le inclinazioni erbacee di Mattia Lissoni, proprietario e soprattutto mixologist.Ripa di Porta Ticinese, 63 tel. 02 36528204