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ANICA ANICA CITAZIONI 01/07/2014 Corriere di Romagna - Rimini IL CINEMA A RICCIONE 4 01/07/2014 Il Mattino - Nazionale Ciné, a Riccione Montalbano incontra il boss di «Gomorra» 5 01/07/2014 Nuovo Quotidiano di Rimini L ' incontro con Salvatores nella seconda giornata di Ciné 6 ANICA SCENARIO 01/07/2014 Avvenire - Nazionale Garante infanzia: «Stop ai trailer inadatti in sala » 8 01/07/2014 Avvenire - Nazionale Film a gogò In tv regna la confusione 9 01/07/2014 Eco di Bergamo Bergamo chiama, Hollywood risponde Giovane regista dirige star americana 10 01/07/2014 Giornale di Brescia «Mi dedicai al cinema quasi per caso poi i film sono diventati la mia vita» 12 01/07/2014 Il Centro - Chieti-lanciano-vasto Ciack, a Villa si gira il film di Chiantini 14 01/07/2014 Il Giornale - Nazionale «Maleficent» il più visto in Italia nel 2014 15 01/07/2014 Il Giornale - Nazionale «Provate voi a recitare con robot giganti e persino invisibili» 16 01/07/2014 Il Manifesto - Nazionale «Un granello di sabbia nella censura di mercato» 17 01/07/2014 Il Manifesto - Nazionale Il Grande dittatore, segreti di famiglia 19 01/07/2014 Il Mattino di Padova - Nazionale "Giovinezza" di Sorrentino in laguna 21

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ANICA

ANICA CITAZIONI

01/07/2014 Corriere di Romagna - Rimini

IL CINEMA A RICCIONE4

01/07/2014 Il Mattino - Nazionale

Ciné, a Riccione Montalbano incontra il boss di «Gomorra»5

01/07/2014 Nuovo Quotidiano di Rimini

L ' incontro con Salvatores nella seconda giornata di Ciné6

ANICA SCENARIO

01/07/2014 Avvenire - Nazionale

Garante infanzia: «Stop ai trailer inadatti in sala »8

01/07/2014 Avvenire - Nazionale

Film a gogò In tv regna la confusione9

01/07/2014 Eco di Bergamo

Bergamo chiama, Hollywood risponde Giovane regista dirige star americana10

01/07/2014 Giornale di Brescia

«Mi dedicai al cinema quasi per caso poi i film sono diventati la mia vita»12

01/07/2014 Il Centro - Chieti-lanciano-vasto

Ciack, a Villa si gira il film di Chiantini14

01/07/2014 Il Giornale - Nazionale

«Maleficent» il più visto in Italia nel 201415

01/07/2014 Il Giornale - Nazionale

«Provate voi a recitare con robot giganti e persino invisibili»16

01/07/2014 Il Manifesto - Nazionale

«Un granello di sabbia nella censura di mercato»17

01/07/2014 Il Manifesto - Nazionale

Il Grande dittatore, segreti di famiglia19

01/07/2014 Il Mattino di Padova - Nazionale

"Giovinezza" di Sorrentino in laguna21

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01/07/2014 Il Tempo - Abruzzo

Dal cinema al brodetto ecco le proposte dell'estate22

01/07/2014 Il Tempo - Nazionale

Intramontabile Brando rivoluzionò Hollywood tra scandali e Oscar23

01/07/2014 Il Tempo - Nazionale

Roma senza soldi taglia il cinema ma la Festa continua25

01/07/2014 La Repubblica - Torino

Un premio da Sandretto per il Torino Film Festival di Martini27

01/07/2014 La Repubblica - Roma

Cinecittà World la Disneyland del Cinema firmata da un premio Oscar28

01/07/2014 La Repubblica - Nazionale

Così "Il nome della rosa" diventa una serie della Rai29

01/07/2014 La Repubblica - Nazionale

L' attore invisibile30

01/07/2014 La Repubblica - Bologna

"Amo i miei film come piante che crescono"32

01/07/2014 La Repubblica - Genova

"Noi, i Vanzina, vi raccontiamo gli italiani che siete davvero..."33

01/07/2014 La Repubblica - Album - N.1336

I consigli di Cerri, mister AriAnteo "Sorrentino, Virzì e The Butler"34

01/07/2014 La Repubblica - Album - N.1336

La Titanus regina di Locarno cinquanta titoli che fanno storia35

01/07/2014 La Stampa - Cuneo

Domani iniziano le riprese del film con protagonista Belen36

01/07/2014 La Stampa - Torino

Il Torino Film Festival comincia alla "Sandretto"37

01/07/2014 Libero - Nazionale

«La vera arte? È soltanto sesso»38

01/07/2014 Libero - Nazionale

MATTEO GARRONE «Dopo Gomorra mi dedico al fantasy»39

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ANICA CITAZIONI

3 articoli

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IL CINEMA A RICCIONE RICCIONE. Prosegue a Riccione Ciné. Giornate estive di cinema (30 giugno-3 luglio 2014), momento d'

incontro e di mercato dell' industr ia cinematografica nazionale, dove si presenta, in anteprima, tutto il meglio

del cinema della prossima stagione. Ed ecco il programma di oggi. Il regista Gabriele Salvatores incontrerà il

pubblico per parlare del suo cinema e dei suoi prossimi lavori tra cui " Il ragazzo invisibile" in uscita a

dicembre per 01 Distribution (ore 19.45, terrazza del Palazzo dei Congressi). Salvatores sarà inoltre ospite

della convention di 01 Distribution (ore 15.50, Palazzo dei Congressi), preceduta dal saluto dei presidenti:

Andrea Occhipinti (Distributori Anica), Francesca Cima (Produttori Anica), Lionello Cerri (Anec), Carlo

Bernaschi (Anem). Altri nomi attesi della giornata saranno Fabio Troiano e Dino Abbrescia, a Riccione per

presentare il film " Non c'è due senza te", che li vede protagonisti al fianco di Belen Rodriguez, nel corso della

convention di M2 Pictures (ore 17.15, Palazzo dei Congressi). Le grandi anteprime di Ciné continuano con "

Mai così vicini" (ore 22 Giometti Cinepalace), l' ultima pellicola firmata da Rob Reiner, maestro della

commedia americana. Dopo " Non è mai troppo tardi" e " Harry ti presento Sally", Reiner porta sul grande

schermo due interpreti d' eccezione, Michael Douglas e Diane Keaton, in una brillante commedia romantica

nelle sale italiane dal 10 luglio distribuito da Videa. Alle 12 presentazione del progetto " MediCinema. Quando

il cinema diventa medicina": un' idea già praticata in altri Paesi che consiste nell' utilizzare il cinema in

ospedale come terapia del sollievo nei confronti di pazienti affetti da diverse patologi e. Prevista inoltre la

premiazione di " Il Protagonista", il progetto promosso da Anica, Mpa e Univideo con il coordinamento

artistico di Marco Spagnoli. A partire dalle 11.30 sulla terrazza del Palazzo dei Congressi verranno premiati i

3 giovani vincitori del concorso. Presente tra gli altri il regista Daniele Vicari.

Foto: Gabriele Salvatores (foto di Claudio Iannone)

01/07/2014 27Pag. Corriere di Romagna - Rimini

La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 01/07/2014 - 01/07/2014 4

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La rassegna Ciné, a Riccione Montalbano incontra il boss di «Gomorra» Diego Del Pozzo

Inizia a Riccione, dove andrà avanti fino a giovedì, la quarta edizione di Ciné, versione estiva delle Giornate

professionali di cinema. Organizzata da Cineventi e promossa dall'Anica, in collaborazione con Anec e Anem,

Ciné trae ispirazione dal modello europeo di CineEurope e - spiega il direttore Remigio Truocchio - «si

qualifica come momento professionale, ma anche come piattaforma per la promozione del cinema, in una

località e in un periodo ideali per flussi turistici e appeal mediatico».

Lo stesso Truocchio, che a Sorrento ha guidato per anni le Giornate di dicembre, ha fortemente voluto questo

evento che fa da mercato e promozione dell'industria eha saputo imporsi come punto di riferimento per il

comparto. «Evidentemente, la formula e la collocazione si sono rivelate felici, grazie anche alle anteprime,

agli incontri con i protagonisti del cinema italiano e agli eventi aperti al pubblico».

Sono tanti gli ospiti che interverranno al PalaRiccione. Tra gli altri, Gabriele Salvatores, Sergio Castellitto,

Pierfrancesco Favino, Luca Zingaretti, Marco D'Amore, Silvio Muccino, Vincenzo Salemme, Belèn Rodriguez,

Alessandro Genovesi, Diego Abatantuono, Chiara Francini, Frank Matano, Neri Parenti, Rocco Papaleo, Dino

Abbrescia, Fabio Troiano. Tra gli appuntamenti più attesi, l'incontro con Salvatores, nel quale il regista parlerà

anche del nuovo film «Il ragazzo invisibile» (in uscita a dicembre); e il faccia a faccia di domani tra Zingaretti

e D'Amore, che ripercorreranno i rispettivi successi televisivi («Il commissario Montalbano» e «Gomorra») e,

assieme al regista Edoardo De Angelis, sveleranno le prime immagini del nuovo film girato a Napoli,

«Perez.».

C'è attesa anche per le anteprime: dal biopic «Jimi - All is by my side» di John Ridley sulla vita di Jimi Hendrix

alla pop comedy «Frank» di Lenny Abrahamson con Michael Fassbender, da «Mai così vicini» di Rob Reiner

con Michael Douglas e Diane Keaton a «Per colpa delle stelle» di Josh Boone. Tra gli altri appuntamenti di

Ciné la mostra fotografica «Bellezze al bagno» di Angelo Frontoni, dedicata alle dive del cinema italiano anni

'60 e '70, e la di consegna dei CinéCiak d'oro per la commedia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

01/07/2014 19Pag. Il Mattino - Ed. Nazionale(diffusione:79573, tiratura:108314)

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ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 01/07/2014 - 01/07/2014 5

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Gli eventi delle Giornate estive del Cinema a Riccione L ' incontro con Salvatores nella seconda giornata di Ciné Prosegue a Riccione Ciné, la manifestazione estiva dell ' industria cinematografica nazionale, promossa e

sostenuta da Anica, associazione nazionale industrie cinematografiche Audiovisive e Multimediali, in

collaborazione con gli esercenti di Anec e di Anem, prodotta ed organizzata da Cineventi, in programma fino

a giove dì. Si inizia presto con gli incontri nella Sala Polissena (4° Piano Palariccione) alle 9,30 appuntamento

con la convention " Voiceover. Il social sentiment applicato al cinem " . Casi di distribuzione e potenzialità per

l'esercente; alle 10.30 la seconda sessione del workshop a cura di Anica, Anec e Anum. Alle 11.30 la

presentazione del progetto " Medicinema: quando il cinema diventa medicina " : la prima volta di un cinema in

ospedale. Alle ore 12:15, il Giometti Cinepalace ospiterà la convention di Sony Digital Cinema " Uno sguardo

sul futuro " , che sarà per Sony un ' importante occasione per dare uno sguardo al futuro della tecnologia nel

Digital Cinema e per presentare ai partecipanti le proprie soluzioni. Per quanto riguarda le proiezioni aperte al

pubblico (su prenotazione: IAT 0541 426050), alle ore 19.15 Palazzo dei Congressi Sala Concordia in

anteprima nazio nale: " Colpa delle stelle " regia di Josh Boone, con: Shailene Woodley e Willem Dafoe (125

min). Genere: sertimentale/drammatico Alle 19.45 sulla terrazza del Palazzo dei Congressi un evento

speciale: l ' incontro con il regista Gabriele Salvatores. Un ' altra anteprima nazionale chiude il programma

della giornata di oggi: alle 22 al CinePalace " Mai così vicini " per la regia di Rob Reiner con: Michael Douglas

e Diane Keaton (98 min). Genere: Commedia. Inoltre prosegue la mostra " Bellezze al Bagno " realizzata in

collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia, composta da circa 30 scatti realizzati dal

celebre fotografo Angelo Frontoni, visitabile per tutta l ' estate.

01/07/2014 18Pag. Nuovo Quotidiano di Rimini

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ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 01/07/2014 - 01/07/2014 6

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ANICA SCENARIO

25 articoli

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AGORÀ spettacoli / Garante infanzia: «Stop ai trailer inadatti in sala » "Durante le feste di Natale, quando con i film per le famiglie si vende il 30 per cento dei biglietti annui, nelle

nostre sale i film per bambini sono spesso accompagnati da trailer pubblicitari di altri film inadatti all'infanzia,

soprattutto pericolosi per chi ha meno di sette anni: violenza, temi forti, scene ad alto contenuto d'angoscia».

L'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza e il Consiglio nazionale degli utenti lanciano al mondo del

cinema una proposta di lavoro comune, chiamando in causa produttori, i distributori e i gestori. «Dall'ascolto

delle istanze ricevute dal Cnu e dai Garanti per l'infanzia e l'adolescenza, abbiamo ipotizzato un'azione

comune nei confronti di chi decide cosa trasmettere durante la programmazione cinematografica rivolta ai

bambini. Vorremmo avere la garanzia nel prossimo futuro di poter accompagnare i bambini al cinema certi

che non ci saranno trailer non adatti a loro», ha spiegato il Garante Vincenzo Spadafora. Le associazioni

dell'esercizio cinematografico, Anec, Fice e Acec hanno accolto con favore la proposta ad un confronto.

01/07/2014 25Pag. Avvenire - Ed. Nazionale(diffusione:105812, tiratura:151233)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/07/2014 - 01/07/2014 8

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AGORÀ spettacoli / l'indice Film a gogò In tv regna la confusione Mirella Poggialini Hanno stravolto l'audience, i Mondiali di calcio. Schierando davanti al piccolo schermo gli utenti (al maschile)

che hanno scalzato la consueta platea femminile raggiungendo percentuali massicce, le partite hanno

consentito di contare quella parte degli ascoltatori che sembravano rifuggire dalle seduzioni della tv,

soprattutto i giovani e giovanissimi: e hanno così spinto i programmatori a fare economia, a proporre repliche

di repliche o - ecco il problema - i film, attrazione sempre garantita per un pubblico vario e trasversale. Tanto

è vero che la prima serata del sabato, che le reti generaliste dedicano all'intrattenimento e all'evasione,

hanno visto, nella sera del 28 giugno, un'identica scelta, film su ogni rete. Dalla Rai a Mediaset a La7 la

narrazione ha dominato, anche nella veste di telefilm: e fa riflettere come questo sia un indice di passività, di

carenza di attualità e di novità che sarebbero tanto importanti per ravvivare un panorama, quello attuale, che

soffre di inerzia e di sconforto. Quei film che agli albori della tv rappresentavano un evento, diventano ora un

comodo ripiego, che copre diverse aree di utenza. Dai canali del digitale terrestre, due dei quali interamente

dedicati al cinema, con una media di diecidodici titoli al giorno, intervallati a volte da telefilm, sino alle

proposte a pagamento, il cinema si propone con offerte copiose, sin troppo, sino a svalutare l'effetto richiamo,

con il telecomando a far da distrazione. Oltre alla ricca schiera dei canali tematici di Sky c'è l'offerta di

Mediaset Premium, decine e decine di film che si possono scegliere fra vari indirizzi di genere: da quelli

drammatici alle commedie, dalle vicende "di azione" ai noir, dal fantasy all'animazione. Unico discrimine

valido, per guidare nelle non facili scelte, è la data di produzione. Che segna la differenza fra un "vecchio"

film e un "film d'autore", cioè un "classico", che si rivede con interesse. Tutto qui, con l'anno 2000 a far da

trincea cronologica e una gran confusione, da far rimpiangere quelle trasmissioni-cineteca in cui un critico o

uno studioso introducevano un tema sul film e ne delineavano le caratteristiche da cogliere durante la visione:

per non citare i "cinéma d'essai" che aprivano a posteriori una discussione per valutare i vari aspetti della

storia appena vista. Sarebbe così difficile ritornare a così gradevoli contorni, vista la quantità di temi e di titoli

che ormai dominano lo schermo di casa? Il cinema come "materia"? si chiederà qualcuno. Magari sì, anche a

scuola, ma, nel frattempo, in tv, una proposta non casuale, con il senso di una scelta mirata che tenga conto

del pubblico e ne ridesti l'interesse.

01/07/2014 25Pag. Avvenire - Ed. Nazionale(diffusione:105812, tiratura:151233)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/07/2014 - 01/07/2014 9

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Cultura Bergamo chiama, Hollywood risponde Giovane regista dirige staramericana Roberto Alberti In certe occasioni, è necessario rilassarsi e mantenere il controllo. Magari provando a contare fino a dieci,

come insegna Sy Ableman, iconico personaggio del riuscitissimo film «A serious man», dei fratelli Coen.

Circa un anno fa, trovandosi a immaginare il proprio terzo lavoro da regista, al momento di stendere la

sceneggiatura e prima di procedere con il casting, la bergamasca Laura Spini, 26 anni, non si è fatta

prendere dal panico e - con o senza contatina - ha improvvisato un sillogismo, ripensando proprio a Sy e, di

conseguenza, a Fred Melamed, l'attore che gli ha dato vita, uno che ha alle spalle infinite esperienze

cinematografiche, teatrali e televisive, compresi diversi lavori con Joel ed Ethan Coen e Woody Allen

(«Ombre e nebbia», «Hannah e le sue sorelle», «Crimini e misfatti»).

Il film nella testa di Laura aveva bisogno di un personaggio in stile Melamed e, dunque, ogni idea sarebbe

partita da lì: un copione scritto intorno a lui, nonostante l'attore vivesse nell'irraggiungibile e fatato mondo di

Hollywood e la regista fosse solo una giovane studentessa bergamasca della London Film School. Punti di

contatto zero ma, comunque, la scelta di procedere a confezionare un abito cucito su misura su un modello

che non c'era e che, in linea teorica, non ci sarebbe stato mai. Solo in teoria, appunto: perché, come insegna

il buon Sy Ableman, con un pizzico di calma e, nella fattispecie, di coraggio si può ottenere tanto. Completata

la sceneggiatura, così, Laura decide di bussare metaforicamente alla casa californiana del protagonista che

aveva in testa, inviando una mail ad un indirizzo trovato su internet, senza disporre di alcuna scorciatoia e

senza troppe effettive pretese. Passano giusto un paio di minuti e Melamed risponde, sorprendentemente e

cortesemente, iniziando in quell'esatto momento un rapporto che avrebbe portato alla consegna della

sceneggiatura ad hoc e, in seguito, all'entusiastica reazione dell'attore alla realizzazione del film insieme.

Perché, ora, «You Are Whole» è pronto e il personaggio disegnato per Melamed ha effettivamente il volto di

Melamed, con quell'aura solenne e stralunata che lo contraddistingue: la risposta definitiva è arrivata a

gennaio e il cortometraggio - della durata di 16 minuti - è stato girato nel mese di aprile, tra Herne Bay e

Margate, due cittadine sulla costa del Kent, in Inghilterra. Il film è una black comedy ambientata, per

l'appunto, in una realtà di periferia inglese, nella quale giunge Norman Pugg (Melamed), seguace di una

strana religione new age, proveniente dall'America alla ricerca di proseliti: visitando porta a porta nuovi

potenziali adepti, si imbatte in diversi cadaveri e la polizia lo scambia per un killer, mentre lui cerca chiarezza

in un mondo che pare avere perso senso. Del cast fa parte (nel ruolo di tre anziane signore morte, truccata in

ogni occasione in modo diverso) anche Juliette Kaplan, attrice-feticcio in Inghilterra, celebre per avere

recitato da protagonista nella sitcom «Last of the Summer Wine», che è andata avanti per quasi trent'anni e

trecento episodi.

«Lo stile del film è basato sulla confusione tra le persone: quando si incontrano individui appartenenti a

piccoli gruppi molto diversi, la comunicazione si interrompe. Avevo pensato il personaggio per Melamed e lui

è stato fantastico nel renderlo più vero di quanto fosse su pagina, dandogli grande profondità, anche nel

contesto di una commedia», spiega Laura Spini, che presenta «You Are Whole» come film di laurea al

termine del master di due anni e mezzo alla London Film School: la bergamasca è al suo terzo

cortometraggio da regista e ha lavorato, come produttrice o montatrice, ad almeno un'altra decina di pellicole

; dietro di lei si è mosso un team molto giovane capeggiato dal produttore Laurence Brook. Ma quanto è

difficile realizzare un film per un regista emergente? «Pur trattandosi di un corto, i sacrifici finanziari sono stati

molti - precisa Laura -: fortunatamente, molte persone ci sono venute in aiuto, qualcuno anche a Bergamo,

come il marchio Stjx. E tanti altri stanno continuando a darci una mano con la raccolta fondi per la

postproduzione».

01/07/2014 Eco di Bergamo(diffusione:54521, tiratura:63295)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/07/2014 - 01/07/2014 10

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Ora il film sarà proposto a vari festival internazionali, diversi dei quali sul suolo americano (dal Sundance Film

Festival al Tribeca), considerando il grande appeal di cui il protagonista gode oltreoceano: «Il sogno più

grande sarebbe presentare il film al Festival di Venezia, di cui sono spettatrice abituale da anni», continua la

ventiseienne di Bergamo, che difficilmente perde contatto con la realtà, ma che ha dalla sua il precedente del

compagno di classe Simon Mesa Soto, colombiano, premiato di recente a Cannes con la Palma d'Oro al

miglior cortometraggio, «Leidi». Nonostante questo, Laura - che ha già iniziato a pensare ai suoi prossimi

lavori - preferisce mantenere i piedi ben piantati a terra: «Operare nel mondo del cinema non è facile e, senza

un pizzico di fortuna, è complicato trovare grosse opportunità da regista: più concretamente, mi piacerebbe

lavorare nuovamente come montatrice». Ma, lasciando spazio alla fantasia, allora ecco il film che vorrebbe

tanto girare: «Senza dubbio una buddy comedy con protagonisti John Goodman e Jennifer Lawrence: avrei

già in mente qualcosa per loro». Entrare in contatto con due star hollywoodiane, dopotutto, non sarebbe un

grosso problema: basterebbe affidarsi a Sy Ableman. •

01/07/2014 Eco di Bergamo(diffusione:54521, tiratura:63295)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/07/2014 - 01/07/2014 11

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CULTURA & SPETTACOLI ALBERTO PESCE «Mi dedicai al cinema quasi per caso poi i film sono diventati la mia vita» Domani compie novant'anni il critico cinematografico che da sessanta scrive per il Giornale di Brescia.Pubblicati in un cofanetto i suoi articoli dal 1960 al 2010 «Mi piace il bello scrivere, non sono criptico, casomairicercato» «Non sono il decano dei critici Rondi deve avere un anno di più» Marco Bertoldi «Vecchio ceppo di una critica cinematografica in un quotidiano di provincia»: così si definisce Alberto Pesce,

critico del Giornale di Brescia, nato a Legnago e dal 1960 bresciano doc, che domani, mercoledì 2 luglio,

festeggia i 90 anni e fra recensioni e libri più che mai attivo con piglio ancora incredibilmente giovane. Vedi

anche le ultime fatiche, i cinque volumi di «Cinema italiano 60, 70, 80, 90 e 2000» ora riuniti in un unico

cofanetto che verrà presentato domenica 27 luglio alle 11 a Cisano di San Felice del Benaco nell'ambito del

Film festival del Garda. Hai iniziato ad occuparti di cinema nel 1949 e per il Giornale di Brescia nel 1954, sei

molto apprezzato a livello nazionale come testimoniano i tanti riconoscimenti avuti: sei quindi il decano dei

critici italiani... No, il secondo: davanti a me c'è Gianluigi Rondi che di anni ne ha 91, se non forse 92. Sono

contento, ma sono anche dispiaciuto e non poco per i tanti colleghi che ho perso strada facendo, soprattutto il

bergamasco Ermanno Comuzio che era pure un grande amico. Critici cinematografici si nasce, o si diventa?

Lo si diventa anche per caso. All'università pensavo ad altro, tanto che mi sono laureato a Padova nel 1948

con una tesi su San Pier Damiani stroncatore della classicità latina che però scriveva in un latino forbitissimo

- di cui era relatore il professor Ezio Franceschini, futuro rettore della Cattolica di Milano. Le mie prime

collaborazioni giornalistiche risalgono al '42, quando avevo 18 anni, ed erano di tipo letterario, ma, dopo la

laurea, essendo disoccupato, mi sono iscritto alla Scuola di giornalismo: è stato lì che dovendo scegliere tra

radio, teatro e cinema, ho scelto il cinema e mi sono trovato come insegnante Renato May, il primo a

pubblicare in Italia un saggio sul linguaggio del film. È in tale periodo che ho cominciato a scrivere di cinema

sul quindicinale della Fuci «Ricerca». Ecco, questo è il primo (mostra la doppia pagina con un lungo articolo

su «In nome della legge» di Germi e le 5 cartelle scritte fitte di una recensione fatta per la Scuola). Come sei

arrivato a Brescia e nel 1954 hai seguito la Mostra di Venezia per il giornale? L'allora presidente della Banca

San Paolo, l'avvocato Fausto Minelli, ha letto in «Ricerca» il mio pezzo su «Dio ha bisogno degli uomini» di

Delannoy e l'ha apprezzato molto, tanto da invitarmi a casa sua e da chiedermi di scrivere su «Humanitas».

Era il 1951 e il mio primo articolo era su Germi, poi sono andato avanti fino al 1960, anche come segretario di

redazione. E visto che già frequentavo il Lido, Bruno Marini mi chiese di seguire la Mostra del '54. Cosa che

ho fatto, mandando come si usava, i pezzi per «fuori sacco». Tutti pubblicati tranne quello su «Senso» di

Visconti, allora al centro di roventi polemiche e divisioni tra felliniani e viscontiani. Allora insegnavi a Brescia,

ma ti buttavi sempre più nel cinema... Ho scritto di cinema e scuola per 10 anni per l'«Educatore italiano»,

nel1958 la Fabbri mi ha chiamato a collaborare per la rivista del Centro nazionale di sussidi audiovisivi e

facevo recensioni dei film in sala a Brescia per «L'Italia», il quotidiano cattolico della Lombardia (ora

«L'Avvenire» nazionale) che mi mandava anche a Locarno, Berlino, San Sebastian. Infine, nell'agosto 1960

sono stato chiamato dal direttore del GdB Vincenzo Cecchini che mi ha fatto critico titolare mandandomi pure

a Venezia e a Cannes. Ed eccomi ancora qui. Però, siccome scrivere per me è la vita, ho collaborato in

passato con «Bianco e nero», «La rivista del cinematografo», «Cineforum» e altri periodici. E ho scritto 20

libri, i primi su tecnica e critica del cinema, quindi raccolte a tema, di miei articoli e saggi come la famiglia, i

biopic (le biografie filmiche), registi e personaggi femminili, i coccodrilli, ossia i pezzi scritti per commemorare

registi a attori morti e altro... La tua è una prosa ricercata, talora vezzosamente infiorettata da termini

cruscaioli e dalla voluta architettura - che testimonia gusto e tratto personali - con periodi lunghi e complessi,

da non leggersi frettolosamente. Ecco perché qualcuno ti ritiene difficile... Mi piace il bello scrivere, non sono

criptico, casomai ricercato. Apprezzo chi scrive bene, anche se non condivido il suo pensiero. Aggiungo che

la critica del dopoguerra era soprattutto narrare la trama e ritengo che vada detto tutto, tu invece tendi a

01/07/2014 40Pag. Giornale di Brescia(diffusione:48023, tiratura:59782)

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trattare tutti i film come un thriller, tacendo il finale, ma come si fa allora a dare indicazioni al lettore? Se alla

fine è tragedia, devi farlo sapere... Ti rifaccio però la domanda: critici si nasce, o si diventa? Ah, ho capito che

vuoi dire... Si nasce anche. Bisogna avere la predisposizione, la preparazione, e tanta, non avere paura di

dire ciò che si pensa, fare anche autocritica. Che pensi del mestiere di critico oggi? Oggi il cinema è

cambiato: i giornali, specie a livello nazionale, puntano più sulla promozione, sull'attore o l'attrice e relegano

la critica in spazi ristretti. I recensori provinciali si salvano, riescono ancora a scrivere. La critica sembra

essere in fase preagonica, non media più tra autore e spettatore, sopravvive per forza d'inerzia, o si è

rifugiata nelle riviste specializzate, in mano a giovani che usano un linguaggio criptico, da conventicola e la

cui conoscenza è vasta e minuziosa, ma limitata a pochi registi e film. Cosa consiglieresti a un giovane che

vuole fare il critico cinematografico? Studiare, leggere libri per prepararsi a livello teorico su tecniche,

linguaggio, ritmo, unità stilistiche, montaggio ecc. e per conoscere il cinema del passato. È poi altrettanto

importante vedere i film, non solo i nuovi, ma i grandi del passato per poter fare accostamenti e riflessioni.

Infine, ma solo in terza battuta, saper scrivere. Ci vuole preparazione. Novant'anni, oltre sessanta scrivendo

recensioni e ancora continui... Confesso che ogni anno penso di smettere, ma temo che finirei col

deprimermi. «Scrivere per sentirsi vivi» è la lezione di Pontiggia che ho fatto mia, non vorrei «seccarmi come

un albero senza radici». Aggiungo però che faccio più fatica e me ne sono accorto quando, a causa di un tuo

infortunio che da marzo ti tiene ancora lontano dalle sale, ho dovuto vedere molti film in più. Sapendo i

rispettivi gusti, anche molto diversi, prima ce li spartivamo, ora ho fatto un vero tour de force parlando anche

di pellicole «tue», che non sono nelle mie corde e per cui sono meno preparato. Spero che tu ti rimetta bene

e tutto questo finisca presto. Sai, in fondo mi piacerebbe parlare solo di un film alla settimana. Lasci anche

Venezia? Ogni anno, a fine rassegna, me lo riprometto tanto più che per un critico di provincia, che non può

spartire i film come nelle testate nazionali, il compito è ancora più duro e devo correre molto. Ecco perché

sono in dubbio se andrò al Lido anche stavolta... Chissà, forse sarà l'ultima, mi dico... Abbiamo capito,

irriducibile Alberto: tanti auguri e mille altre recensioni, anche da Venezia... Marco Bertoldi Una storia per

immagini In alto a sinistra Alberto Pesce a un convegno letterario del 1955 accanto a Francesco Flora (il

primo a sinistra è Cesco Baseggio). Sotto Pesce con altri giornalisti intervista il grande regista danese Carl

Theodor Dreyer alla Mostra del Cinema di Venezia del 1955. Qui sopra sul set di «La donna del Po» di Mario

Soldati, primo film di Sophia Loren, nel 1954. A destra Alberto Pesce oggi nel suo studio AUGURI

PROFESSORE Tutta la redazione del Giornale di Brescia, orgogliosa per averlo come critico da tanti anni,

augura buon compleanno al professor Pesce

01/07/2014 40Pag. Giornale di Brescia(diffusione:48023, tiratura:59782)

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Ciack, a Villa si gira il film di Chiantini Settimane indimenticabili per i villesi scelti come comparse "Storiesospese" del regista abruzzese al cinema nel 2015 Ciack, a Villa si gira il film di Chiantini Ciack, a Villa si gira

il film di Chiantini

Settimane indimenticabili per i villesi scelti come comparse

"Storie sospese" del regista abruzzese al cinema nel 2015

GAMBERALE. Torna nel paese dei suoi avi Donald P. Bellisario, noto autore e produttore televisivo

statunitense, oggi alle 12 il sindaco Maurizio Bucci lo riceverà nella sala consigliare. Donald Bellisario che è

nato a Cokeburg, ha sempre rivendicato le origini gamberalesi di suo padre tanto da intitolare la sua tenuta di

Los Angeles "Gamberale". E' creatore e produttore di alcune serie televisive di successo degli anni '80-'90:

Magnum P.I., I predatori dell'idolo d'oro, Airwolf, In viaggio nel tempo, JAG - Avvocati in divisa e NCIS,

Tequila e Bonetti e First Monday. Ha scritto e diretto, nel 1988, anche un film intitolato Last Rites. Bellisario

attualmente sta producendo la serie televisiva NCIS. (m.d.n.)VILLA SANTA MARIA La curiosità, il prossimo

anno, sarà vedere il proprio paese e i volti di molti villesi all'uscita del film nelle sale cinematografiche, ma già

da adesso le riprese di Storie Sospese sono state un evento difficilmente dimenticabile. È stata trasformata in

un set cinematografico Villa Santa Maria e i diversi suoi abitanti sono stati scelti da Stefano Chiantini, giovane

regista abruzzese (classe 1974), per far parte del film Storie Sospese, che sarà nelle sale il prossimo anno. Il

cast è formato da Marco Giallini, Maya Sansa, Alessandro Tiberi, Giorgio Colangeli e Chiara Ceccarelli. La

trama ruota intorno a un rocciatore, Thomas (Marco Giallini) che, dopo essere stato licenziato in seguito a un

accadimento improvviso, trova un altro impiego in un paese abruzzese (Villa Santa Maria) dove incontra

un'insegnante combattiva (Maya Sansa) e un giovane geologo (Alessandro Tiberi). La nuova situazione, con

le sue strane dinamiche lavorative lo costringerà a un'importante scelta. Il film è prodotto da Faso Film con

Rai Cinema. Oltre a Villa il set è stato ambientato ad Avezzano e dintorni. E' un progetto cominciato a

settembre 2013 con ripetuti sopralluoghi effettuati dalla Produzione in collaborazione con l'ufficio tecnico e

l'Amministrazione Comunale. Villa Santa Maria sta vivendo settimane indimenticabili perché in paese si vive

un fermento particolare tra comparse, ragazzi che collaborano con la produzione, spettatori che arrivano

anche da paesi limitrofi per assistere alle riprese. Stefano Chiantini ha debuttato alla regia con "Forse sì...

forse no", cui segue "L'amore nonI basta" (2008). A maggio del 2012 è uscito il suo film drammatico Isole, per

il quale la protagonista Asia Argento ha vinto il Globo d'oro. Per la tv ha curato la regia di Tutti pazzi per

amore 3, Un medico in famiglia 8 e della seconda serie di "Una mamma imperfetta". Matteo Del Nobile

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01/07/2014 23Pag. Il Centro - Chieti-Lanciano-Vasto(diffusione:24265, tiratura:30718)

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Box Office «Maleficent» il più visto in Italia nel 2014 Maurizio Acerbi MALEFICENT (1) 445.934 2) TUTTE CONTRO LUI (2) 338.143 3) BIG WEDDING (0) 238.008 4) LA CITTÀ

INCANTATA (0) 201.413 5) JERSEY BOYS (3) 184.413 6) EDGE OF TOMORROW (4) 153.242 7) X-MEN

GIORNI DI UN FUTURO PASSATO (5) 121.433 8) IL MAGICO MONDO DI OZ (6) 109.953 9) GOOOL! (10)

69.005 10) INSTRUCTIONS NOT INCLUDED (0) 64.679 Mentre negli Usa si è abbattuto il ciclone

Transformers grazie al quarto film della serie, «L'era dell'estinzione», che ha battuto il record di apertura del

week end 2014 con un incasso stimato di 100 milioni di dollari, in Italia, il fine settimana su grande schermo si

è distinto per due fatti. Il primo è che Maleficent , il fantasy Disney che ha riscritto la fiaba della «Bella

Addormentata nel Bosco», è diventato il film più visto, nel nostro paese, in questo 2014. Sono bastate, infatti,

poche settimane alla pellicola interpretata da Angelina Jolie per raggiungere la ragguardevole cifra di

12.565.408 euro, migliore di Un boss in salotto (12.296.848 euro) e The Wolf of Wall Street (11.897.786). La

seconda notizia è la conferma dell'amore che il pubblico italiano ha per i film d'animazione dello Studio Ghibli.

La città incantata , infatti, pellicola del 2001 vincitrice (nel 2003) dell'Oscar è stato rimesso nelle sale, per soli

tre giorni, con un nuovo adattamento; ebbene, tanto è bastato per consentire, a un film con più di un

decennio sulle spalle, di richiamare pubblico che lo spingesse al quarto posto nella top ten. Come bene era

andato Principessa Mononoke (del '97), ridistribuito, con analoga operazione, un mese fa.

01/07/2014 24Pag. Il Giornale - Ed. Nazionale(diffusione:192677, tiratura:292798)

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l'intervista » Mark Wahlberg «Provate voi a recitare con robot giganti e persino invisibili» Il protagonista di «Transformers», film record in Usa (in Italia dal 16) si confessa: «È alienante dividere il setcon creature costruite al computer» Carlo Bizio da Los Angeles Mark Wahlberg confessa che duettare con orsacchiotto digitale, quello di Ted , è stata un'esperienza

istruttiva. Ma come, a 42 anni e pezzo da novanta a Hollywood ancora a giocare coi peluche? «Intendo dire

che Ted è stato un ottimo banco di prova per Transformers : parlare e interagire con uno spazio vuoto non è

facile come si tende a credere. E in Transformers a volte me la dovevo vedere con otto Autobot alla volta. La

grafica digitale richiede immaginazione». Scherzi a parte, Wahlberg ce l'ha messa tutta per rendersi credibile

nel ruolo umano protagonista nel nuovo Transformers - L'era dell'estinzione , in uscita il 16 luglio sugli

schermi. «Guai a definire questo kolossal da 165 milioni di dollari un sequel . Dice il regista Michael Bay: «È

piuttosto un reboot, un nuovo Transformers . Nuova linea narrativa e nuovi personaggi umani. Abbiamo

completato una trilogia: forse è il primo di una nuova serie». Conferma Wahlberg, incontratoa Los Angeles:

«È un film a séstante. Io non ho mai fatto un seguito in vita mia». Ma non sta girando Ted 2 ? «Giusto, infatti

parlavo al passato!». Nell' Era dell'estinzione Wahlberg rimpiazza Shia LaBeouf, protagonista dei primi tre

film (del 2007, 2009 e 2011 - 2,7 miliardi di dollari d'incasso totale nel mondo), nel ruolo di un meccanico e

aspirante inventore che scopre che il Tir che vorrebbe rottamare è in realtà un ibernato Optimus mascherato.

Versione liveaction dei giocattoli Hasbro, L'era dell'estinzione mette in scena una delle creature più amate dai

bambini, Grimlock, l'iperattivo Dinobot che muta forma da robot a sorta di T-Rex metallico. Kelsey Grammer

interpreta il presidente di un immaginario governo ombra che vorrebbe liberare il pianeta da ogni meccanico

invasore. Wahlberg aiuta Opitmus Prime and company a sopravvivere. Mister Wahlberg, in questo

Transformers lei combatte come in Lone Survivor ? America come Afghanistan? «Non lo dica nemmeno per

scherzo. Lone Survivor parla di vere vite umane. In Trans divento una sorta di diplomatico, di paciere tra stato

e robot. Optimus ha perso fiducia nel genereumano e io cerco di convincerlo che c'è ancora del bene da

qualche parte nel mondo». È davvero difficile girare film in cui i protagonisti nascono solo dai computer? «Il

primo giorno di riprese ho dovuto recitare davanti a un robot gigantesc o che non c'era, cosa che mi ha preso

completamente in contropiede. Bisogna imparare ed adattarsi in fretta. Devi saper convivere col ridicolo tutto

il tempo delle riprese per un film come Transformers o Ted . Non puoi dissimulare». Perché allora ha voluto

fare un film così? «AvevolavoratodueannifaconMichaelBay in Pain and Gain elui mi ha convinto a sostituire

Shia LaBeouf per un nuovo Trans . Non c'è guadagno senza sofferenza, cont inuava a

dirmi,speciesevuoifarsoldi.Iohoormai un tenore di vita abbastanza alto e ci tengo a mantenerlo. Sono un

padredi famiglia con quattro figli acarico.Producolaserietv Entourage e,insomma, finché il ferro è caldo io lo

batto e ribatto». La vediamo muscolosissimo nel film. Ora lei appare molto più magro. Che è successo? «Mi

sono sottoposto anche io atrasmazione, un transformer umano, ma alla Matthew McConaughey. Subito dopo

le riprese ho perso 30 chili per interpretare un professore di letteraturaconproblemidigioconelremake di

40.000 dollari per non morire , il film del 1974 con James Caan. Il bello è stato che mesi dopo Bay mi ha

richiamatosulsetperdelleripreseaddizionali. Quando mi ha visto così magro è sbiancato. "Che cavolo t'è

successo? Non puoi apparire così!". Solo con l'aiuto delle luci, make up e computer è riuscito a rendere

invisibile la mia trasformazione». La sincerità "Ho accettato perché voglio continuare a essere ricco La dieta

"Ho perso trenta chili proprio come McConaughey

Foto: RAMPANTE Mark Wahlberg ha 42 anni. A fianco un robot di «Transformers»

01/07/2014 24Pag. Il Giornale - Ed. Nazionale(diffusione:192677, tiratura:292798)

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FESTIVAL Mostra del Nuovo cinema di Pesaro, i premi, i capolavori, le voci «Un granello di sabbia nella censura di mercato» Cinquant'anni di impegno politico, rivoluzioni critiche, e una visione internazionale Silvana Silvestri PESARO PESARO

Le premiazioni alla mostra del nuovo cinema di Pesaro non sono mai state proprio il cuore della

manifestazione rispetto all'importanza delle opere programmate, degli incontri. Soprattutto quest'anno che si

sono voluti ricordare con proiezioni speciale i cinquant'anni della mostra appena conclusa - però ricordiamo

che la prima volta di un premio assegnato a Pesaro è stato per Silvano Agosti, che abbiamo rivisto giovinetto,

in un'attualità del Luce, ritirarlo nel '67 per Il giardino delle delizie. Il bel documentario Moviextra speciale

Pesaro firmato da Cristina Torelli, Paolo Luciani e Roberto Torelli ha ripercorso con i materiali di vari anni e

interviste realizzate per l'occasione gli incredibili fasti di questa manifestazione realizzata contro i tappeti

rossi, lavoro culturale accumulato anno dopo anno, un'histoire du cinéma tutta particolare. Nel film la

ripercorriamo: Godard afferma che siamo in ritardo rispetto al cinema muto, Rocha che il cinema industriale è

cosa morta, Bellocchio che «non ci dobbiamo fare illusioni rispetto alla situazione attuale» (era il '68).

Sequenze che lasciano senza fiato: lì si organizzava il cinema indipendente, lì si «sballavano» i criteri della

critica» come afferma Alberto Grifi alla soglia dei suoi trent'anni capace di fare le sue zavattinate, come

realizzate film con pochi soldi, Duras che indica la strada del cinema («non c'è bisogno di riprendere solo gli

operai, ci sono centinaia di modi per riprendere un volto in modo rivoluzionario»), lo stupore di Blasetti e

Camerini per essere stati invitati al «cinema nuovo». «Pesaro, affermava Micciché, è un granello di sabbia

nella censura di mercato», ma intanto per la prima volta si invitavano gli studenti universitari, anche a

collaborare, si sottotitolavano i film. Ogni intervento scelto è una finestra di un modo di intendere il cinema,

nella sua storia e nel suo impianto critico (con la più sterminata produzione di volumi prodotti),

nell'organizzazione messa in moto, come quella dei registi latinoamericani che solo qui potevano incontrarsi e

creare tutto un movimento come nota proprio quando iniziava, Tomàs Gutierrez Alea di cui abbiamo potuto

rivedere proprio in questi giorni Memorias del subdesarrollo ('68) magico come fosse stato uscito in sala il

giorno prima, soprattutto ricco di scarse affermazioni, e di decise soluzioni sceniche. Insieme a lui in quegli

anni c'erano tutti i grandi (Rocha, Solanas, il boliviano Sanjinès) e Raul Ruiz in esilio che parla

dell'interruzione a causa della dittatura del cinema cileno «questa testa senza corpo», colto in una riflessione

sulla diaspora degli esiliati, come se avesse una rapida visione del futuro (a chi sarebbe indirizzato un cinema

compreso solo dai cileni?). Amico di Pesaro è sempre stato Bernardo Bertolucci che indica la nuova strada

del cinema nuovo: il telefilm americano, con l'analisi estetica di Breaking Bad.

La giuria (Maria de Medeiros, Francesca Marciano, Silvio Danese, Daniele Vicari) ha assegnato il «premio

Lino Micciché» al film indiano Liar's Dice esordio della regista Geethu Mohandas, denuncia sociale che

prende spunto dal viaggio di una giovane madre partita da un remoto villaggio alla ricerca del marito che non

ha dato più notizie di sé. Menzione speciale per il colombiano Terra en la lengua di Rubén Mendoza, storia

dagli spunti letterari di un feroce patriarca che si inoltra verso i suoi possedimenti e verso la fine della sua vita

(premiato anche dai giovani).

È stato premiato da Amnesty international lo sconvolgente Mamma io ti ucciderò della regista russa Elena

Pogrebizhskaja. Non solo piomba come fosse in missione speciale in un orfanotrofio dove emerge tutta la

scempiaggine della burocrazia che, cambiano le epoche, ma resta immutata, per mostrare bambini

dall'umanità e dolore sconfinati, regolamenti che li qualificano come disadattati in quanto orfani, al di sotto

della normalità, spediti in manicomio come altri individui considerati poco normali, i dissidenti, storditi a lungo

con medicinali. Il filone è già stato percorso da qualche cineasta sovietico avanzato come Sergei Bodrov in

La libertà è il paradiso, dell''89, fino al film censurato del 2013 di Olga Sinjaeva. In parecchie repubbliche

sovietiche il problema era stato sottolineato dalle cineaste che abbiamo incontrato anche prima dell'89

01/07/2014 13Pag. Il Manifesto - Ed. Nazionale(diffusione:24728, tiratura:83923)

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(Lituane, Estoni, Russe), uno spropositato numero di bambini abbandonati per le guerre e l'alcolismo (nella

sola Russia se ne contano più di 700 mila). La regista è riuscita non solo a realizzare un'opera di incredibile

forza, ma anche a far cambiare la legge. Ed ora con il prossimo film punta anche a ribaltare la legge sulla

violenza contro le donne.

01/07/2014 13Pag. Il Manifesto - Ed. Nazionale(diffusione:24728, tiratura:83923)

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Festival • Cinema Ritrovato ha inaugurato l'edizione 2014 sotto il segno di Chaplin FestivalCinema Ritrovatoha inaugurato l'edizione 2014 sotto il segno di Chaplin Un appuntamento per storici, studiosi e pubblico chenegli anni conferma la sua ricchezza Il Grande dittatore, segreti di famiglia In «Adolf Hitler. The Tramp and the Dictator» Kevin Brownlow ripercorre la lavorazione del film Giuliana Muscio BOLOGNA BOLOGNA

Quando è cominciato davvero Cinema Ritrovato, quest'anno? In teoria sabato 28 giugno, come indica il bel

manifesto con una Sofia Loren stupita, baciata da Mastroianni, che tappezza le vetrine di Bologna. O forse il

25, da quando cioè era in programma l'evento speciale per celebrare la nascita del Tramp, del vagabondo

Charlot? La Cineteca di Bologna infatti ha il privilegio invidiabile di essere la depositaria dell'Archivio Chaplin,

e quest'anno ha organizzato un convegno di studiosi chapliniani, una mostra, uno spettacolo, delle

conversazioni con l'attrice Claire Bloom, e con Mike Leigh, Michel Hazanavicius e Berenice Bejo, Alexander

Payne. Naturalmente c'erano anche proiezioni di film e documentari a partire dal basilare Chaplin Unknown di

Kevin Brownlow che rivelava il metodo di lavoro di Chaplin, fatto di puntigliose ripetizioni delle gag, fino alla

perfezione assoluta del ritmo e della messa in scena.

Brownlow è stato il protagonista della giornata-ponte tra il tributo a Chaplin e il festival vero e proprio, con la

presentazione di un documentario che si collega a una delle sezioni maggiori del festival, Adolf Hitler, The

Tramp and the Dictator, girato nel 2002 ma presentato in una nuova edizione integrale (o meglio re-integrata

della parti che censure locali, inclusa quella italiana, avevano tagliato.) Il film intreccia materiali sull'ascesa di

Hitler alla decisione di Chaplin di realizzare un film sul dittatore, con un progetto completamente auto-

finanziato dall'attore/regista di origini ebree, Il grande dittatore.

Riprese lunghissime (559 giorni, per la precisione) sia per incorporare eventi e situazioni nuove, o meglio il

precipitare degli eventi, sia per il perfezionismo maniacale di Chaplin, che per fortuna è stato documentato

dal fratello Sidney con un magnifico filmato a colori, che ci permette di vedere il suo prova e riprova e la

ricchezza anche coloristica dei costumi, pur predisposti per essere ripresi in bianco e nero. Oltre a un

montaggio incrociato di scene del film e di cinegiornali o materiali storici su Hitler, il film include delle

interessanti interviste con il critico Stanley Kauffmann, la storica tedesca Brigitte Hamann, Ray Bradbury,

Arthur Schlesinger, Sidney Lumet, Sydney Chaplin (il figlio di CC), Walter Bernstein, Bud Schulberg, il soldato

delle Ss Oberguppen fuhrer, Reinhardt Spitzy. Scopriamo così che Hitler, appassionato come Mussolini di

cinema americano, si fece proiettare il film un paio di volte, e che un giovane componente della resistenza

jugoslava lo proiettò a un gruppo di Ss che erano li per vedere un film tedesco: dopo 45 minuti di visione (si

divertivano? Erano lenti a capire dove voleva andare a parare Charlot?) si misero a sparare sullo schermo e

scapparono a precipizio.

Con la minuzia di storico che gli è valsa un Oscar speciale per questi suoi documentari, Brownlow ci mostra

la nascita della gag del mappamondo, da un filmino di famiglia in cui Chaplin aveva giocato con un

mappamondo, alle immagini di cinegiornale che gli fecero scoprire che Hitler ne teneva uno nel suo studio,

all'immagine drammatica delle stanze del dittatore dopo la caduta di Berlino, in cui l'unico oggetto che si era

salvato era proprio il grande mappamondo.

Kevin Brownlow entra nella programmazione vera e propria di questa edizione del festival con la

presentazione del suo film di finzione, o meglio di fantastoria, It Happened Here in cui mette in scena

un'Inghilterra che, sconfitta in guerra, è stata nazistizzata, ma alla fine potrebbe essere liberata da partigiani

spietati e violenti. - Una battuta del dialogo spiega però: «La cosa più pericolosa del fascismo è che ci obbliga

a combattere con i suoi stessi mezzi». Realizzato con un budget piuttosto ridotto (iniziato in 9, 5millimetri fu

girato poi in 16 millimetri) nel lontano 1965, il film è davvero innovativo nel modo in cui propone, per esempio,

un finto documentario di propaganda che giustifica la nazistizzazione del paese, e che viene discusso da

01/07/2014 12Pag. Il Manifesto - Ed. Nazionale(diffusione:24728, tiratura:83923)

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alcuni collaborazionisti con toni così inglesi nel trattare temi nazisti, che mostra con quanta naturalezza

questo popolo potrebbe lasciarsi irretire dai pregiudizi politico-sociali e da un razzismo non certo estraneo alla

cultura anglosassone. Un film tuttora inquietante, perché assorbe nella messa in scena sia lo stile «alla»

Riefensthal, coi suoi drammatici controluce notturni, sia quello del sobrio bianco e nero del coevo cinema

arrabbiato inglese.

Si è avviata al top top anche la retrospettiva dedicata a William Wellman con l'ottimo Beggars of Life, un film

muto che sfrutta al meglio l'interpretazione di Louise Brooks nel ruolo di un'orfana che ha ucciso l'uomo che

tentava di violentarla, aiutata da un vagabondo (Richard Arlen) che la porta con sé, su e giù nei treni di

un'America in piena Depressione. E un Oklahoma Red interpretato da Wallace Beery, violento capo degli

hobos, che però capisce che tra i due c'e quella cosa strana che non aveva mai visto prima - l'amore- e li

aiuta a scappare in Canada. Solidarietà sociale quindi solo tra i vagabondi (Wellman del resto è l'autore di

Wild Boys of the Road, la storia dei due amici, ragazzi di strada, considerato uno dei film più esasperati sulla

Grande Depressione).

L'inizio del film è degno del miglior Wellman: dalla grata di una porta finestra un vagabondo affamato sente il

profumo di una lauta colazione con uova e pancetta e vede un uomo di schiena seduto al tavolo imbandito,

ma quando entra per chiedergli un boccone, scopre che l'uomo è morto, ucciso appunto dalla ragazza.

Serata di grande successo anche in Piazza Maggiore per la versione restaurata di Gioventù bruciata, con i

posti a sedere pieni all'inverosimile, gente in piedi sui lati, magari con la bici a mano, e ragazzi seduti a terra

fino alla cabina di proiezione. Nelle sale del Lumière intanto si proietta una versione restaurata di Il Gabinetto

del dottor Caligari e il primo film sonoro di Ozu, Hitori Musuko.

Insomma è iniziato un festival così denso di proposte e provocazioni, che a ogni ora uno sa che sta perdendo

qualcosa di imperdibile.

Foto: AL CENTRO «IL GRANDE DITTATORE»; ACCANTO, «IT HAPPENED HERE»; A SINISTRA JAMES

DEAN IN «GIOVENTÙ BRUCIATA

01/07/2014 12Pag. Il Manifesto - Ed. Nazionale(diffusione:24728, tiratura:83923)

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"Giovinezza" di Sorrentino in laguna Iniziano oggi a Venezia le riprese del nuovo film del regista di "LaGrande Bellezza", cast stellare "Giovinezza" di Sorrentino in laguna "Giovinezza" di Sorrentino in laguna

Iniziano oggi a Venezia le riprese del nuovo film del regista di "La Grande Bellezza", cast stellare

di Enrico Tantucci wVENEZIA La nuova "avventura" cinematografica di Paolo Sorrentino - dopo l'Oscar

come miglior film straniero per "La Grande Bellezza" - riparte da Venezia. Iniziano infatti in gran segreto oggi

in laguna le riprese di "Youth", il nuovo film del regista napoletano, che potrà contare su un cast stellare, con

Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Jane Fonda e il giovane Paul Dano, recentemente visto in "12

Anni Schiavo". Il set sarà allestito tra Svizzera, Italia e Inghilterra, ma Sorrentino ha voluto girare alcune

scene, soprattutto serali e notturne, anche a Venezia, in zone meno "battute" del centro storico e tutte

sull'acqua. Oggi si girerà - e sul set dovrebbe esserci già Michael Caine, protagonista del film - nei rii dei

Greci e di San Lorenzo. I giorni successivi nel rio di San Giovanni Laterano, in quello della Salute, nel rio di

Ca' Foscari, nel rio delle Becarie. E, infine, il 3 luglio, nel rio di San Trovaso, in rio dei Ognissanti, nel rio delle

Romite, nel rio di Noale e in quello della Misericordia. "La giovinezza" - questo il titolo in Italia del film, ideato

e scritto dallo stesso Sorrentino - racconterà la storia di Fred e Mick (interpretati da Caine e Keitel), due

uomini che alla soglia degli ottant'anni decidono di andare in vacanza insieme in montagna. Fred è un

direttore d'orchestra che da tempo ha optato per un ritiro dalle scene. Mick è un regista che, al contrario

dell'amico, è ancora nel pieno dell'attività, anche se per il suo ultimo film ha incontrato diversi ostacoli che

hanno rallentato il lavoro di sceneggiatura. In un luogo sospeso come l'hotel in mezzo alle Alpi dove hanno

deciso di passare le proprie vacanze, il tempo non manca e si ritroveranno a pensare insieme al futuro,

osservando i propri figli e le loro vite ormai avviate. Il film sembra un ritorno di Sorrentino ai temi chiave del

suo cinema: l'età che avanza, l'arte e il desiderio. Per il regista si tratta del secondo film con attori di lingua

inglese, dopo l'esperienza di "This must be the place" nel 2011 con Sean Penn e Frances McDormand.

Prodotto dalla Indigo Film in collaborazione con Medusa "La Giovinezza" dovrebbe uscire nella primavera del

2015. Non solo cinema, comunque, nei progetti futuri di Sorrentino che nei prossimi mesi girerà anche una

serie televisiva per Sky. "The young pope", un progetto che prevede otto episodi da 50 minuti ciascuno,

sceneggiati dal regista con Stefano Rulli e Umberto Contarello e incentrati sulla figura di un immaginario

Papa italo-americano. Intanto, però, comincia da oggi a girare in laguna il suo nuovo film, in una città che si

conferma un set privilegiato per i cineasti di tutto il mondo. Quasi negli stessi giorni, infatti, si sono concluse le

riprese a Venezia di un altro film, di produzione tedesca. "Luis Trenker", questo il titolo del film, ambientato

negli anni Quaranta e dedicato all'omonimo regista, attore, alpinista e scrittore italiano, altoatesino di

madrelingua ladina . Come regista debuttò con il film muto "Kampf ums Matterhorn" (La grande conquista).

Oltre ai suoi film Luis Trenker pubblicò anche una serie di romanzi e di racconti d'avventura. Dopo la sua

carriera cinematografica contribuì ad accrescere la popolarità della Val Gardena. Luis Trenker morì nel 1990

e venne sepolto nel suo paese natale. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

01/07/2014 33Pag. Il Mattino di Padova - Ed. Nazionale(diffusione:30823, tiratura:37705)

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Vasto Il calendario delle manifestazioni 2014 con qualche bella sorpresa Dal cinema al brodetto ecco le proposte dell'estate Il grande evento L'attesa è tutta per il «Siren Festival » coproduzione tra pubblico e privato che porterà in cittàmolti artisti Paola Cerella Di tempo ce n'è voluto, ma alla fine, dopo aver risolto i problemi legati all'approvazione del bilancio comunale,

l'Amministrazione di Vasto ha partorito l'atteso calendario della manifestazioni estive. Un calendario che vede

confermati i principali eventi dell'estate vastese: il Vasto Film Festival (dal 21 al 24 agosto), la rievocazione

storica del Toson d'Oro (10 agosto con anteprima il 9), la Notte Azzurra (10-11 luglio), la Notte Bianca (19

luglio), la Notte Rosa delle Sirene (8 agosto), il Festival del Parco della Costa Teatina (15-16 agosto), il

Ferroluglio (16 luglio) e Brodetto&Contorni (1-14 settembre). Tra le novità spicca, indubbiamente, il Vasto

Siren Festival che, grazie alla collaborazione tra pubblico e privato, si annuncia come il vero grande evento

dell'estate non solo vastese. Della manifestazione, in programma dal 24 al 27 luglio nel centro storico, ha

parlato persino la prestigiosa rivista musicale Rolling Stone, osannando la partecipazione al Siren Festival di

band e artisti del calibro di The National, Mogwai, Dry The River, The Soft Moon, The Drones, John Grant,

Fuck Buttons, Alexis Taylor e Tycho. Evento interessante si annuncia anche il Festival delle Mongolfiere, di

scena a Vasto Marina il 1° e il 2 agosto. Lo spettacolo clou della Notte Bianca sarà affidato al noto

cabarettista Leonardo Manera, mentre la Notte Rosa vedrà di scena il Mudù Show. Restano ancora da

definire l'artista che si esibirà in occasione del concerto di Ferragosto e la scaletta del Vasto Film Festival.

Proprio oggi scadrà il bando di gara per l'organizzazione della kermesse cinematografica vastese, per la

quale sono già state individuate le seguenti location: giardini o cortile del Palazzo d'Avalos, Arena alle Grazie

e Vasto Marina. «Stiamo lavorando per ottenere l'agibilità del cortile del Palazzo d'Avalos, storica sede del

festival», ha precisato in conferenza stampa il vicesindaco Vincenzo Sputore, che ha lamentato la scarsa

collaborazione offerta dai privati nell'allestimento del programma estivo, «fatta eccezione per il Vasto Siren

Festival, il Ferroluglio, che sarà a cura del consorzio Vivere Vasto Marina con un contributo del Comune, e

poche altre manifestazioni». Tra gli appuntamenti principali dell'estate vastese un posto di rilievo lo occupano

anche il festival della letteratura Book&Wine che, di scena nei giardini del Palazzo d'Avalos, l'11 agosto vedrà

protagonista, tra gli altri, Elio Germano, e Musiche in Cortile, in programma sempre a Palazzo d'Avalos con

tanti ospiti importanti come, ad esempio, Michele Placido, che il 17 agosto proporrà un suggestivo spettacolo

in musica. Un occhio di riguardo sarà riservato anche alle tradizioni vastesi con La Sciabica, rievocazione

storica della pesca di un tempo, in programma il 10 agosto, la Sagra delle Campanelle di San Rocco, di

scena il 16 agosto nel centro storico, e Brodetto&Contorni, manifestazione che a settembre (a causa del

fermo biologico) proporrà ai turisti il piatto forte della tradizione culinaria vastese: l'osannato brodetto di

pesce. Per quanto riguarda lo stop alla musica, è stato fissato alle 3 a Vasto Marina e all'una nel centro

storico, con possibilità di deroga in occasione di eventi particolari.

01/07/2014 13Pag. Il Tempo - Abruzzo(diffusione:50651, tiratura:76264)

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Anniversario Dieci anni fa moriva il più grande attore del cinema Intramontabile Brando rivoluzionò Hollywood tra scandali e Oscar In tv Iris ricorda il mito con «Apocalypse now» in versione integrale Dina D'Isa Dieci anni fa moriva Marlon Brando, il più grande attore della storia, deceduto a 80 anni dopo una vita

turbolenta e tragica. L'eterno ribelle fu stroncato da una fibrosi polmonare il 1° luglio 2004 nel centro medico

di Ucla (Università della California a Los Angeles). Solitario e geloso della sua intimità fino all'ossessione,

l'ultima volta che uscì di casa fu per incontrarsi con Michael Jackson nel ranch della stella del pop a

Neverland. Al suo funerale parteciparono amici intimi come Jack Nicholson, Warren Beatty e Sean Penn e le

sue ceneri furono sparse nelle limpide acque di Tahiti e tra le dune lunari dell'arida Death Valley in California.

Viveva ormai solo sulle colline di Los Angeles, senza soldi, malato e soprattutto obeso, quasi un affronto alla

sua bellezza che aveva messo d'accordo ogni donna e non solo. Un tipo duro, sullo schermo come nella vita,

che non si era risparmiato mai. Al contrario, si era tirato addosso ogni tipo di disgrazia: la figlia Cheyenne

suicida e un altro figlio, Christian, accusato di omicidio. Ma per sopravvivere il vecchio leone che aveva

rifiutato l'Oscar andando contro la lobby ebraica di Hollywood, si adattò persino a prestare la sua voce a spot

pubblicitari e pare che negli ultimi anni dormisse con la bombola dell'ossigeno accanto al letto. A 80 anni il

crudele Kowalski in canottiera di «Un tram che si chiama desiderio» era diventato un eremita, lontano dai

suoi colleghi che si tenevano in forma, a colpi di buche da golf e pompando addominali. Fu Premio Oscar per

l'interpretazione in «Fronte del porto» nel 1955 e per «Il Padrino» nel 1973, ma in questa seconda occasione

rifiutò di ritirare la statuetta per protestare contro le ingiustizie subite dai nativi americani. Tute le stelle del

cinema si ispirarono a lui: da James Dean a Paul Newman, da Robert De Niro a Sean Penn, da Al Pacino a

Gene Hackman. Con Brando il cinema accettò rischi e trasgressioni, anche attraverso la feroce psicologia di

personaggi nella cui sofferenza si calava il divo, esplorando sentimenti estremi per offrire interpretazioni il più

possibile vicine alla realtà. Stasera il canale digitale terrestre Iris lo ricorderà con una retrospettiva dalle 18 a

notte inoltrata e riproporrà «Apocalypse Now Redux», versione restaurata del capolavoro diretto nel 1979 da

Francis Ford Coppola. Nonostante il denaro guadagnato con «Fronte del porto», «Bulli e pupe», «Giulio

Cesare», «Viva Zapata», «Apocalypse Now», «Ultimo tango a Parigi», «Queimada» e la saga del «Padrino»,

le sue ex-donne, tra processi e alimenti lo avevano impoverito. Due anni prima della sua morte una ex

cameriera, Maria Christina Ruiz, gli aveva fatto causa per 100 milioni di dollari sostenendo di essere la madre

di tre suoi figli (l'attore ne avrebbe avuti 5 da 3 mogli legittime e almeno 6 da amanti in giro per il mondo) e di

convivere con lui da 14 anni. Pur di non pagare, Brando esibì in tribunale la denuncia dei redditi da cui

risultava una pensione da seimila dollari al mese integrata da un assegno mensile della sussistenza sociale

da 1.856 dollari. L'ultima sua apparizione in tv, il 7 settembre 2001, fu accolta dai fischi: sul palco del

concerto dell'amico Michael Jackson al Madison Square Garden, Marlon si lanciò in una filippica fuori copione

contro la violenza sui bambini ma non piacque al pubblico. E come se non bastasse alcune biografie

svelarono la sua presunta omosessualità. Non a caso, l'attore Roy Scheider diceva: «Era bello come un Dio,

ma ha sempre sofferto a causa del grande contrasto tra il suo aspetto così virile e la sua grande sensibilità,

un lato femminile del suo carattere che cercava sempre di nascondere. Era assetato di sesso, ma non

definirei Brando né omosessuale, né bisessuale, bensì "pan-sessuale", cioè al di là di qualsiasi etichetta». A

dieci anni dalla scomparsa, Castelvecchi manda in libreria «Marlon Brando - Una tragedia americana», in cui

Goffredo Fofi racconta l'attore attraverso tutti i personaggi che ha interpretato, dall'invenzione di un nuovo

modello maschile misto di violenza e di fragilità all'imposizione dello stile di recitazione che diventerà modello

per gli attori della nuova Hollywood, passando per cadute e rinascite di un'icona seducente e ambigua, stretta

tra coscienza inquieta portata all'eccesso e macchina del successo.

Foto: Personaggi Da sinistra Sophia Loren con Brando ne «La contessa di Hong Kong»; una scena di

«Ultimo tango a Parigi» di Bertolucci; Brando in «Apocalypse Now» e ne «Il Padrino entrambi di Coppola

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Foto: Divo Marlon Brando nacque a Omaha il 3 aprile 1924 e morì a Los Angeles il 1º luglio 2004

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Festival Approvato il bilancio preventivo per la rassegna capitolina Roma senza soldi taglia il cinema ma la Festa continua Lofoco: «Il ministero darà 1 milione di euro» Pressing per avere in concorso Avati e Piva Il costo dellakermesse Sono stati preventivati 4 milioni 800 mila euro 600 mila in meno Soluzione migliore Per Lofoco sidovrebbero unire alla Festa di Roma Fiction e FilmCommission Dina D'Isa Dopo ritardi e appuntamententi mancati, finalmente si è riunito venerdì scorso il cda della Fondazione cinema

per Roma per confermare il bilancio preventivo del Festival capitolino, in programma dal 16 al 25 ottobre. La

notizia positiva è che la kermesse si farà e i contratti saranno rinnovati entro questa settimana dopo paure e

tentennamenti, mentre quella cattiva è che il Festival avrà sempre meno soldi rispetto agli anni passati, anche

se per la prima volta il Mibact (ministero Beni Culturali e Turismo) darà un sostanzioso finanziamento. «Il

Mibact parteciperà pur non avendo mandato ancora nulla di scritto nè di formalizzato, però arrivano conferme

sia dal sindaco Marino sia dal direttore Borrelli che il ministero darà 1 milione per la Festa di Roma - ha detto

l'avvocato Michele Lofoco che nel cda della Fondazione rappresenta il Comune di Roma - Il consiglio ha

prudentemente previsto un costo di 4 milioni 800 mila euro, quindi circa 600 mila euro in meno rispetto allo

scorso anno, 2 milioni di meno rispetto al 2012 e quasi 5 milioni di euro in meno rispetto al 2011. Ovviamente

se poi arriveranno degli sponsor o altre fonti di sovvenzionamento il bilancio preventivo cambierà. Il costo

della Fondazione si aggira invece intorno ai 9 milioni 200 mila euro. Riguardo al taglio è evidente che la

Fondazione si è adeguata alle necessità del Paese. È pur vero che la Fondazione dovrebbe lavorare tutto

l'anno anche per altre manifestazioni, oltre al Festival di Roma potrebbe accorpare anche il Fiction Fest, la

Film Commmission Roma e la Casa del Cinema: queste realtà dovrebbero essere unite per consentire un

lavoro fisso più consistente e concreto. Infatti, la Film Commission lavora in maniera molto vaga, mentre il

Fiction Fest è ormai uno stramonopolio della Rai che non serve a niente perché manca il confronto con le

produzioni indipendenti e diventa solo un evento da passerella: ma fu la Polverini a volerlo conservare così,

in maniera inutile. Anche se siamo ormai a circa tre mesi di distanza dall'inizio della Festa di Roma, non ci

saranno ritardi nella scelta dei film, perché il direttore artistico Marco Müller ha continuato a lavorare, ha

capito che la linea di Roma è più da "festa" e meno da festival cinefile e si deve pertanto distinguere da

Venezia che è invece un festival artistico. Se la Festa di Roma abbandona l'idea dell'elite, la Capitale ne

guadagna come immagine di città che, dico io, ancora per poco rimane il centro del cinema. I dati sono infatti

scoraggianti: questa settimana l'incasso cinematografico è stato del 47% in meno rispetto a quello dell'anno

scorso, nello stesso periodo. Siamo in assenza totale di strutture e la Film Commission ha sofferto tantissimo:

una città come Roma dovrebbe avere una Commission più seria e concreta». Ma se la Francia ha solo

Cannes come Festival del cinema, mentre a Parigi non c'è nulla, perché in Italia ci sono più rassegne

importanti, a Venezia e a Roma? Secondo Lofoco, «Roma resta comunque il centro del cinema italiano e la

Festa del cinema agevola un mese bello come ottobre offrendo qualcosa in più agli ospiti tra le bellezze

storiche capitoline. Inutile la polemica tra Roma e Venezia che è troppo cara per i ragazzi, mentre con buona

volontà la Capitale può accogliere anche i giovani. Se, però, si ragiona in termini di soldi, nel settore cinema

non ci sono più le vere strutture di una volta e la legge 1213, che ha funzionato bene per tanti anni, ha subito

molti cambiamenti. Funzionavano bene sia Cinecittà sia la promozione all'estero e si poteva contare su

funzionari di riferimento al Ministero: mentre oggi il Mibact ha un'attività rarefatta e 115 milioni di euro di debiti

solo verso il settore cinema. Si è creata una voragine e una diffidenza verso i festival che giocano contro i

produttori pronti a spendere sempre meno: si realizzano meno prodotti cinematografici e i film sono

miserabili, mentre il 60% della produzione italiana realizza prellicole tra i 70 e i 400 mila euro, una miseria».

Non resta quindi che attendere il cartellone cinematografico del Festival di Roma: c'è grande attesa per

«Hunger Games: Il canto della rivolta parte prima» ed è forte il pressing per avere «Il ragazzo d'oro» di Avati

(che salterebbe così Venezia) e anche per il nuovo film di Alessandro Piva, «I milionari» con Francesco

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Scianna.

Foto: Personaggi Sopra Francesco Scianna nel nuovo film di Piva «I milionari» e l'avvocato Lofoco del cda

della Fondazione per Roma

Foto: Regista Pupi Avati ambito dal Festival di Roma per il suo nuovo film «Il ragazzo d'oro»

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IL CINEMA IL TFF COLLABORERÀ CON L'ARTE CONTEMPORANEA NELLA PROSSIMA EDIZIONE:"POTREBBE ESSERE L'INIZIO DI UNA BELLA AMICIZIA" Un premio da Sandretto per il Torino Film Festival di Martini In calendario anche una personale dedicata alla videoartista Decker La direttrice: "Virzì curerà una piccolasezione pop ma non mi ha detto nulla" CLARA CAROLI «QUEST' ANNO non avrete l'uomo-immagine, vi dovrete accontentare di me», ironizza la direttrice del Tff,

Emanuela Martini, ieri alla Sandretto per annunciare un progetto comune Festival/Fondazione che si colloca

nel fertile terreno di confine tra cinema e videoarte e decollerà nella trentaduesima edizione dell'ex Cinema

Giovani, dal 21 al 29 novembre. Protagonista l'artista e filmaker texana Josephine Decker - autrice di due

lungometraggi, "Butter on the Latch" e "Thu Wast Mild and Lovely", un documentario, una serie di video,

performance con la Abramovic, nonché attrice e musa di film "superindie" americani - che al Tff avrà una

"personale", in una pre-inaugurazione il 20 novembre in via Modane. Il progetto è l'inizio di una

collaborazione («Citando il finale di "Casablanca" - dice Martini - potrebbe essere l'inizio di una bella

amicizia»). La Fondazione d'arte contemporanea non partecipa solo all'evento Decker ma sostiene il Festival

anche più concretamente, stanziando 7mila euro per il neonato Premio della GiuriaSandretto Re

Rebaudengo.

Un Grand Prix che riconoscerà il talento dei giovani artisti/registi. «Da sempre collaboriamo con altre

istituzioni- spiega Patrizia Sandretto - in questo caso lavoriamo col Tff alla scoperta di nuovi autori».

Come sarà il Tff numero 32? «Assomiglierà ai precedenti e prenderà il buono lasciato dai direttori prima di

me - racconta la nuova numero uno - Sarà cinefilo e popolare, andrà in cerca di giovani talenti, cercherà di

accontentare il pubblico che a Torino è curioso e presente. Ci sarà molto cinema di genere, molti ottimi

horror, la mia passione. Stiamo ricevendo tantissimi film, più del solito. Il che non significa necessariamente,

però, che saranno buoni. Sto completando i titoli della seconda parte della retrospettiva New Hollywood, poi

penserò agli ospiti, budget permettendo».

Eh, il budget, nota dolente.

«Confermato quello dell'anno scorso, 2,4 milioni di euro - spiega Martini - Ma noi siamo bravi a fare le nozze

coi fichi secchi». L'ex direttore ora guest director, Paolo Virzì, sarà presente e curerà una piccola sezione:

«Credo pop, ma non mi ha ancora voluto rivelare nulla». Buone notizie da Roma: il festival di Marco Müller ha

anticipato le datea metà ottobre, dal 16 al 25, per indisponibilità dell'Auditorium a novembre. Quindi, almeno

per quest'anno, dal punto di vista della concorrenza si starà tranquilli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto: SUL CONFINE Patrizia Sandretto, presidente della Fondazione omonima, che collaborerà con la

prossima edizione del Torino Film Festival

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Il Parco dei film Cinecittà World la Disneyland del Cinema firmata da un premio Oscar Si inaugura il 10 luglio a Castel Romano Il taglio del nastro del premier Renzi I disegni di Ferretti e la regia diAbete PAOLO BOCCACCI CISARÀ la "montagna russa" splash, che sfiorerà le acque di un laghetto circondata da una scenografia

ambientata nella Roma di Ben Hur. E poi l'Intamin Coaster a 10 inversioni, alto fino a 33 metri.

Ma anche il tunnel che permetterà di entrare in un inferno dantesco. E perfino il viaggio in 4D tra dinosauri

che attaccano e altre sorprese adrenaliniche. E non mancherà la Torre di Caduta, da cui i carrelli con a bordo

i visitatori faranno un tuffo mozzafiato, sostenuta all'enorme statua che riproduce un elefante. Poi il Tempio di

Moloch, simbolo del film "Le notti di Cabiria", da cui partirà un tappeto rosso fatto di pellicola e fotogrammi. E

avanti verso la main street americana, il maestoso set di "Gangs of New York", voluto da Martin Scorsese

proprio a Cinecittà. Ci saranno anche sale cinematografiche e duelli all'ultimo sangue nel Far West, mentre

da una gigantesca navicella spaziale ci si potrà "imbarcare" sugli anelli del roller-coaster. Non solo, ecco il

self service Antica Roma a forma di tempio, ma anche la testa di Venusia che esce dall'acqua, come nel

Casanova di Fellini.

Ma soprattutto a Cinecittà World, il parco a tema che si inaugurerà il 10 luglio alla presenza del presidente

del Consiglio Matteo Renzi sulla Pontina su venti ettari dell'ex Dinocittà si respirerà l'atmosfera

cinematografica frutto del progetto creativo affidato a Dante Ferretti, uno dei più prestigiosi scenografi del

cinema, tre volte premio Oscar.

Un'operazione in grande, promossa da Cinecittà Parchi, società partecipata per l'80% da Cinecittà

Entertainment, che fa capo all'Italian Entertainment Group i cui principali azionisti sono Luigi Abete, Andrea e

Diego Della Valle, Aurelio De Laurentiis e la Famiglia Haggiag, e per il 20% da Generali Properties del

Gruppo Generali. L'ingresso di Cinecittà World riprodurrà esattamente quello storico di via Tuscolana, i mitici

luoghi che hanno visto la nascita dei capolavori di Fellini, ma anche di Ben Hur e di tante produzioni

hollywoodiane.

Alla fine il parco si svilupperà su una superficie complessiva di oltre 140 ettari e comprenderà oltre a

Cinecittà World, anche The Village, con negozi, ristoranti e cinema, e una grande area naturalistico-

ambientale che si chiamerà Cinecittà Natura.

Così, attraverso le attrazioni di Cinecittà World, si viaggerà sulla linea di confine tra realtà e finzione, tra

l'immaginario e la fabbrica del cinema. Ci saranno set in cui si sarà coinvolti attivamente e dove ognuno potrà

essere di volta in volta regista, attore, tecnico delle luci, o fare una delle molte professioni che animano sua

maestà il Cinema.

L'obiettivo? Ambizioso: quattro milioni di visitatori l'anno. LA MAIN STREET Sarà ricostruita la main street

americana, il maestoso set di "Gangs of New York", voluto da Martin Scorsese proprio a Cinecittà LA TORRE

La Torre di Caduta avrà alla base una statua di elefante.

Ci si "tufferà" su rotaie per 50 metri Tra le attrazioni anche montagne russe che finiscono nell'acqua COME

GLI STUDIOS L'ingresso di Cinecittà World sarà la riproduzione perfetta di quello degli storici studios di via

Tuscolana.

Sarà sormontato dalla statua di Moloch ATTRAZIONI PER SAPERNE DI PIÙ www.comune.roma.it

www.cinecittaworld.it

Foto: L'INGRESSO L'ingresso sarà uguale a quello degli studios di Cinecittà. A sinistra le montagne russe e

l'elefante della Torre

01/07/2014 18Pag. La Repubblica - Roma(diffusione:556325, tiratura:710716)

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R2 Spettacoli / IL PROGETTO Così "Il nome della rosa" diventa una serie della Rai ROMA. Nel 1986 uscì il kolossal diretto da JeanJacques Annaud, con Sean Connery nei panni di Guglielmo

da Baskerville. Il nome della rosa di Umberto Eco, bestseller da cui è stato il tratto il film- con la scenografia

fantastica di Dante Ferretti - diventato un classico, vive una nuova vita. La Rai prepara una miniserie dal libro

di Eco, con la benedizione dello scrittore: « Il nome della rosaè un romanzo troppo complesso per essere

raccontato da un film, meglio una serie» ha spiegato. I diritti sono stati acquisiti dal produttore Matteo Levi, e

la Rai sta mettendo in cantiere la miniserie che sarà suddivisa in sei puntate. Ancora non si sa chi sarà il

regista e non è stato scelto il cast, il confronto col film sarà inevitabile. La sceneggiatura è stata affidata a

Andrea Porporati, che ha firmato, tra gli altri lavori, Lamerica con Amelio, varie edizioni della Piovra , la storia

di Bartali.

Il progetto dovrebbe andare in produzione l'anno prossimo: «Lavorare al racconto seriale dal romanzo di Eco

cheè il testo italiano più diffuso nel mondo negli ultimi 50 anniè una grande sfida» ha commentato Porporati.

Foto: IL FILM Sean Connery interpreta Guglielmo da Baskerville nel film tratto dal best seller di Eco

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R2 Spettacoli / Torna al cinema l'interprete che "presta" il corpo a personaggi di fantasia È il leader di "Ilpianeta delle scimmie". E sarà nel nuovo "Guerre stellari" L' attore invisibile Serkis da Gollum a Caesar "La mia vita in digitale" "Faccio quello che fa la Streep quando diventa la Tatcher:recito. Solo che a me aggiungono uno strato SILVIA BIZIO LOS ANGELES LO chiamano "l'uomo scimmia" perché nessuno meglio di lui riesce a imitare le movenze dei

primati. Andy Serkis ne dà prova, di nuovo, in Il pianeta delle scimmie- Revolution , sequel di L'alba del

pianeta delle scimmie del 2011, in cui grazie alla motion capture torna nei "panni" dello scimpanzè Caesar.

Nello stesso modo ha interpretato Gollum nella trilogia di Il signore degli anelli e nei vari Lo hobbite prima

ancora King Kong , sempre per l'amico Peter Jackson. In Il pianeta delle scimmie - Revolution (al cinema il

30), diretto da Matt Reeves, sono trascorsi dieci anni dai fatti del film precedente. Il rivoluzionario Caesar ha

fondato una società di scimmie, convinte che gli umani siano stati eliminati da un'epidemia. Ma non è così.

Jason Clarke, Keri Russell e Gary Oldman guidano il drappello dei sopravvissuti.

Serkis, inglese, cinquant'anni, una mogliee tre figli, una villa in provincia di Siena, noto attore shakesperiano

in patria («Ho imparato la mimica grazie ai personaggi umanissimi della tragedia classica»), sostiene che

l'approccio alla recitazione non cambia, anche se il personaggio verrà renderizzato al computer: «L'unica

differenza è che non indossi un abito di scena ma una tuta piena di sensori che ti rende molto ridicolo»,

scherza. Nella performance capture l'attore indossa un vestito ricoperto da alcuni marcatori, il computer

registra i suoi movimenti e crea un'immagine stilizzata, virtuale, che viene poi "coperta" in modo digitale con

le fattezze del personaggio di fantasia. «Dietro, però, c'è sempre un attore. Piùè bravo, migliore sarà il suo

avatar».

Lui è così bravo da entrare anche in una leggenda: è nel cast dell'episodio VII di Guerre stellari , diretto da

JJ Abrams. «Non posso dire niente, ho firmato mille documenti di riservatezza». Nel 2011 Serkis ha fondato a

Londra la Imaginarium, una società di produzione digitale, con una sezione dedicata alla formazione di

giovani attori nel campo della performance capture. E sta lavorando al progetto di un film da La fattoria degli

animali di George Orwell. Che impressione le fa essere diventato una superstar recitando dietro a una

maschera? «Non penso di fare qualcosa di speciale. Se fosse stato il film originale del 1968, mi avrebbero

coperto di makeup e avrei indossato un costume pesantissimo, come John Hurt in Elephant Man o Charles

Laughton in Il gobbo di Notre Dame . Quando Meryl Streep diventa la Thatcher fa quel che faccio io: recita.

La differenza è che gli artisti digitali prendono la mia performance e vi aggiungono uno "strato". L'ultimo ruolo

non digitale che ho fatto è stato Ian Dury in Sex and drugs and rock and roll , e non stato affatto facile

interpretare un musicista affetto da polio».

C'è bisogno di molto allenamento? «Non più di quello degli attori che fanno i supereroi. Oggi dobbiamo tutti

essere un po' atleti».

Anche un po' animali: come renderà sullo schermo il film da Orwell? «Ci sto lavorando da un anno e mezzo

con la mia Imaginarium ma nel frattempo la Warner Brothers mi ha chiesto di dirigere Il libro della giungla .

Per entrambi i film stiamo sviluppando un tecnica grazie alla quale gli attori possano interpretare degli

animali, ma sempre per parlare della condizione umana. Mowgli, ad esempio, è cresciuto fra due mondi,

secondo i codici della giungla ma con un'identità umana. La fattoria ha una chiave più politica, ci siamo

chiesti: se Orwell scrivesse oggi, chi prenderebbe di mira? Abbiamo puntato sulle corporazioni e la cultura del

denaro».

Per dar vita a Caesar, invece, su cosa ha puntato? «Ho pensato a lui come a una creatura sensibile ed

eroica. Capisce il mondo degli uomini perché vi é cresciuto, capisce le scimmie perché ha passato anni a

realizzare la loro utopia. È soprattutto un grande e illuminato statista». I PERSONAGGI IL PIANETA DELLE

SCIMMIE Nel sequel, al cinema il 20, è il capo degli scimpanzè Caesar KING KONG Nel 2005 dà vita al

01/07/2014 44Pag. La Repubblica - Ed. Nazionale(diffusione:556325, tiratura:710716)

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gorilla nel kolossal di Peter Jackson IL SIGNORE DEGLI ANELLI Anima il personaggio di Gollum, ancora per

Jackson

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Il personaggio/ Alice Rohrwacher Oggi sarà a Bologna per una lezione al Lumière e incontri con il pubblicodelle sue "Meraviglie" "Amo i miei film come piante che crescono" EMANUELA GIAMPAOLI NELLA biografia di Alice Rohrwacher Bologna torna più volte. È da qui infatti che la giovane e brava regista

umbra è andata alla conquista della Croisette,è qui che la casa di produzione Tempesta, sede in via Azzo

Gardino, ha creduto in lei. Producendo prima il suo esordio, "Corpo celeste", tre anni fa presentato a Cannes

nella Quinzaine des Réalisateurs, con generale sorpresa di tutti, e poi "Le Meraviglie" che sempre a Cannes

ha trionfato a maggio ottenendo il Gran Prix della Giuria. Sotto l'egida beneaugurante della Cineteca che l'ha

sempre sostenuta, convinta del suo talento. «È qui che è iniziato tutto - racconta Alice - ho conosciuto Dario

Cresto Dina di Tempesta al festival Visioni italiane ed è grazie alla Cineteca che ci ha sostenuti moralmente e

materialmente che siamo arrivati fino a qui. La Cineteca è la dimostrazione che una politica culturale

intelligente sul cinema è in grado di creare un pubblico consapevole. Le proiezioni in Piazza Maggiore sono

magiche non solo per la suggestione del luogo, ma per il rispetto e il silenzio degli spettatori» Un successo

che oggi Alice festeggia per la prima volta in città, invitata dal Cinema Ritrovato a intrattenere, alle 12 al

Lumière, un dialogo proprio con Therry Fremaux, il direttore di Cannes. Con lui, la regista terrà

un'appassionata difesa della pellicola, di cui nonostante la giovane età, è un'estimatrice.

«So che la mia è una battaglia persa in partenza - rivela - ma fino a quando posso voglio girare in pellicola. È

qualcosa che ha a che fare con il mio essere cresciuta in campagna, a contatto con la terra. Come il

contadino che cura la sua pianta, lo fa con amore e dedizione, ma non può essere certo del risultato finale.

Lo stesso è per un film, il digitale ti consente un controllo assoluto ma questo finisce per intaccare il risultato.

Mentre giro ho la consapevolezza che quello che sto facendo potrà essere ritoccato in post produzione, ma

non rifatto completamente. Ed è come concedere alle mie immagini una vita autonoma».

La festa prosegue in serata con un triplo appuntamento che comincia alle 19.30 all'osteria Di Sana Pianta, in

via Serlio 25/2, dietro l'Arena Puccini, dove la talentuosa cineasta vestirà i panni dell'apicoltrice per parlare

insieme a Diego Pagani, apicoltore e presidente del Conapi (Consorzio apicoltori) del mondo in cui è

cresciuta e che ha portato sul grande schermo nella sua ultima fatica. «Sono orgogliosa di aver fatto scoprire

agli spettatori questo mestiere antico e difficile. Gli apicoltori sono i primi a capire come sta il pianeta, perché

le api sono le prime ad avvertirlo.

Quando verrà la fine del mondo, lo scopriremo dagli apicoltori».

Sarà anche l'occasione per una degustazione guidata gratuita (prenotazioni [email protected]) e provare alcuni

dei piatti speciali a base di miele proposti dall'osteria Di Sana Pianta. Preludio ideale alla visione di "Le

Meraviglie" che sarà proposto in contemporanea sullo schermo del Cinema Gran Reno dello Shopville di

Casalecchio di Reno (via Marilyn Monroe 2), dove la regista saluterà il pubblico prima della proiezione, e

all'Arena Puccini dove tornerà al termine della proiezione delle 21.45 per dialogare con gli spettatori dello

storico cinema all'aperto.

utto è iniziato qui con la Tempesta e con l'appoggio affettuoso della Cineteca "ALICE ROHRWACHER

REGISTA

Foto: LA REGISTA A destra: Alice Rohrwacher a Cannes.

Sopra e sotto due fotogrammi dal film "Le Meraviglie", premiato sulla Croisette

01/07/2014 11Pag. La Repubblica - Bologna(diffusione:556325, tiratura:710716)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/07/2014 - 01/07/2014 32

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GenovaFilmFestival/ L'intervista Enrico Vanzina, stasera al Porto Antico, racconta cosa c'è dietro ai tanti filmfin troppo "facili" su un paese contraddittorio "Noi, i Vanzina, vi raccontiamo gli italiani che siete davvero..." RENATO VENTURELLI HA SCRITTO oltre cento sceneggiature, divertito milioni di spettatori, raccontato come forse nessun altro

l'Italia berlusconiana, ma non solo. Da quarant'anni Enrico Vanzinaè uno dei protagonisti del cinema italiano,

e stasera sarà al Genova Film Festival (The Space, ore 21) per incontrare il pubblico insieme a Oreste De

Fornari: un'ottima occasione per conoscerlo meglio e per fare chiarezza su tanti pregiudizi.

Com'è che i film dei Vanzina hanno raccontato l'Italia di oggi, ricordandoci al tempo stesso la commedia

popolare anni '50? «E' una cosa innata: con mio padre Steno siamo nati e cresciuti dentro quel cinema lì. Ma

io e mio fratello Carlo apparteniamo anche a una generazione in cui i grandi comici come Verdone, Troisi,

Nuti, sono diventati registi di se stessi. E così, non potendo usare le star, abbiamo fatto di necessità virtù,

costruendo i film in modo da valorizzare al massimo i caratteristi, un po' come nella commedia anni '50».

E il vostro lavoro di cronisti dell'Italia profonda? «Da Sapore di mare a Vacanze di Natale, abbiamo

semplicemente cercato di raccontare quello che conoscevamo bene, le persone che vedevamo intorno a noi.

Non abbiamo mai fatto della sociologia, la nostra è semmai una forma di verismo!» Nei vostri filmi personaggi

, anchei più ignobili, sono sempre raccontati, ma non giudicati.

«Su questo una piccola medaglia vogliamo mettercela sul petto. Vere commedie di costume oggi in Italia ce

ne sono poche, perché per lo più diventano ideologiche. C'è una tendenza a voler giudicare. Ma tutti i

personaggi hanno una loro dignità, le loro ragioni. La grandezza della commedia italiana è sempre stata

quella di rispettarli, pensa ai personaggi di Sordi zeppi di difetti».

Oggi ogni esordiente si sbizzarrisce in interminabili pianisequenza. Le vostre commedie hanno invece

inquadrature semplicissime, essenziali.

«Mio fratello è stato aiuto di Monicelli, io ho conosciuto bene Mario Camerini. Tutti e due dicevano: nella

commedia, meno muovi la macchina da presa e meglio è».

Spazio all'improvvisazione? «Pochissima. Mio padre era il regista di Totò, e garantisco che anche Totò

improvvisava ben poco, era tutto provato».

Il pubblico sembra non volersi più riconoscere in certi comportamenti: quanto è cambiato rispetto a 20 anni

fa? «Moltissimo, anche perché al cinema vanno molti meno giovani. Poi c'è quello che sosteneva Paolo

Villaggio: quando faccio Fantozzi, tutti pensano che Fantozzi siano gli altri... Forse adesso hanno capito che

sono loro, e non fa più molto piacere».

Il preferito tra i vostri film? «Il cielo in una stanza, malinconico, con una sua grazia e un'idea forte. Ma anche

Tre colonne in cronaca: siamo finiti a fare la commedia, ma a noi piacciono anche gli altri generi».

E con Genova, mai avuto rapporti? «Al Ferraris ho visto lo scudetto della Roma dell'83! Poi sono venuto per

un film che ho prodotto, Il vizio di vivere, su Rossana Benzi. Ma della città ho un ricordo alquanto strano.

C'erano Dino Risi, Carol Alt, eppure non abbiamo avuto nessun contatto con i genovesi. Una freddezza che

ci ha sorpresi. Chissà, forse avevamo conosciuto davvero Genova"

Foto: ETERNE VACANZE Accanto, una scena di Vacanze di Natale. Sotto, Enrico Vanzina (a ds) insieme al

fratello Carlo

01/07/2014 17Pag. La Repubblica - Genova(diffusione:556325, tiratura:710716)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/07/2014 - 01/07/2014 33

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Il cinema I consigli di Cerri, mister AriAnteo "Sorrentino, Virzì e The Butler" SIMONA SPAVENTA IN ESTATE , a Milano il cinema all'aperto è AriAnteo, ovvero le arene open air organizzate a Palazzo Reale,

al chiostro dei Glicini dell'Umanitaria e al Conservatorio da Lionello Cerri (ma in agosto si aggiungerà anche il

Castello, nell'ambito della rassegna del Comune "Un'estate sforzesca"). Con trent'anni di esperienza alle

spalle e la bella soddisfazione di un pubblico in crescita costante nonostante la crisi - 52mila le presenze

l'anno scorso contro le 50mila del 2012 - , il patron dei cinema Anteo e Apollo, nonché produttore con la sua

Lumière, sa bene che cosa significhi il cinema sotto le stelle. Le rassegne sono sempre molto seguite, il

pubblico cresce. Perché? «Gli spettatori le aspettano perché si può veder il meglio della stagione appena

passata, non solo i successi, ma anche gli "svisti" che meritavano di essere visti. Titoli di qualità, che ti sei

perso e puoi recuperare. E un film al giorno moltiplicato su più arene offre un palinsesto eccezionale».

Eppure siamo nell'era dei film su tablet e dei maxischermi tv a casa, dei dvd e di Internet dove si può

scaricare di tutto. «Certo, la pirateria ci crea problemi, pay per view e Internet, legale e no, sono competitor

formidabili. Ma la fruizione del cinema non è in crisi, parlo della sala come del cinema all'aperto. Regge

perché è un momento di aggregazione e socialità, dove incontri gente simile a te, che ha i tuoi gusti, i tuoi

interessi. Cose che non puoi portarti a casa tua, nemmeno se hai un megaschermo. E la prova è che negli

ultimi anni abbiamo aperto nuove arene, ad esempio a Monza alla Villa Reale, e gli spettatori vanno sempre

verso un segno più». Il cinema piace di più all'aria aperta? «Scatta un discorso diverso. L'arena estiva ti porta

indietro ai tempi in cui si poteva fumare in sala, ci vai in pantaloncini e canottiera. Le sedie non sono comode

come le poltrone dei cinema, e le zanzare sono incluse nel prezzo, però ritorni a una socialità meno

ingessata, più easy e fuori dalla mode, è un po' come farsi un aperitivo o una cena da amici. E in più stai in

un bel posto, il cortile di Palazzo Reale e il chiostro dell'Umanitaria sono magnifici». Film da non perdere in

cartellone? «Sono così tanti che mi confondo. Dagli italiani di Sorrentino e Virzì, appena premiati anche ai

David di Donatello, ai titoli americani di qualità come Woody Allen, American Hustle , The Butler ». Qualche

consiglio per i cinefili estivi? «Uscite con gli amici, e andate al cinema all'aperto in bici o a piedi, le arene sono

comode da raggiungere. Dopo, andate tutti insieme a mangiarvi una bella fetta d'anguria. Ma soprattutto,

buona visione».

"IL SUCCESSO

L'arena estiva ti porta indietro nel tempo, ci si può andare casual, c'è una socialità meno ingessataUn film al giorno in più arene offre un palinsesto eccezionale. E posti come Palazzo Reale fanno la differenza

LA PROPOSTA

Foto: ESPERTO

Foto: Lionello Cerri è produttore e patron di Anteo e Apollo. A fianco, una serata a Palazzo Reale

01/07/2014 21Pag. La Repubblica - Album - N.1336

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/07/2014 - 01/07/2014 34

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IL CINEMA La Titanus regina di Locarno cinquanta titoli che fanno storia VALERIA CERABOLINI «UN CINEMA 'epidemico'. Un cinema visionario anche quando guarda al passato. Perché questa arte, così

giovane e così apparentemente oggettiva, sa come raccontare alla gente il suo mondo, trasformandolo però

sempre un po'. E ancora oggi riesce a sorprenderci». < PAGINA «ECI fa vedere le cose con occhi diversi, sia

nei documentari che nella fiction, nei film di genere e nei blockbuster». Così Carlo Chatrian annuncia il "suo"

Festival di Locarno, il secondo da direttore artistico, e spiega l'eterogenea molteplicità degli eventi di questa

67esima edizione dal 6 al 16 agosto, in attesa che vengano annunciati ufficialmente i titoli dei circa 30 film

selezionati. A cominciare dalla retrospettiva Titanus, la grande casa di produzione italiana che nel secondo

dopoguerra ha tratteggiato l'immaginario di un Paese in cerca d'identità. Una cinquantina di titoli, da Il bidone

di Federico Fellini (1955) a Le amiche di Michelangelo Antonioni (1955), da Poveri ma belli di Dino Risi

(1956) a I fidanzati di Ermanno Olmi (1963). Fino ad arrivare al melò di Raffaello Matarazzo e all'esordio nel

lungometraggio del maestro dell'horror all'italiana Dario Argento di cui la Titanus produsse nel 1970 L'uccello

dalle piume di cristallo. Inquietante testimonial della locandina della rassegna con coltello da cucina stretto in

mano, il regista sarà ospite a Locarno dove verranno proiettati suoi corti. Una rassegna questa della Titanus

che farà poi il giro del mondo: dalla Cineteca di Bologna e dal Museo del Cinema di Torino, dopo tappe a

Zurigo e Ginevra, raggiungerà la Film society of Lincoln Center di New York e la Usc School of cinematic arts

di Los Angeles. A meritarsi invece il Pardo alla carriera quest'anno è il regista spagnolo Victor Erice, autore di

solo tre lungometraggi, amatissimo dalla critica, vincitore del premio della giuria al festival di Cannes del 1992

con El sol del membrillo (Il sole della mela cotogna) dedicato all'opera del pittore Lopez. «Il tempo è la

materia di cui sono fatti i film - scrive Chatrian nel motivare la scelta - . Non c'è filmmaker che sia più

consapevole di questa verità di Erice». Altro premiato, questa volta con il Vision Award, l'americano Garrett

Brown, cameraman che nel 1970 inventò e perfezionò la famosa Steadicam. Invenzione che nel 1977 gli

guadagnò un Oscar e che lo portò sui set di titoli indimenticabili che utilizzarono questa tecnica rivoluzionaria,

da Rocky a Shining . Dall'America a Hong Kong con un'altra premiata, la produttrice indipendente Nansun

Shi, fautrice di tanti titoli che hanno fatto conoscere la filmografia asiatica, come a Better Tomorrow di John

Woo. Ancora un altro continente con Open Doors, sezione dedicata a paesi dove il cinema indipendente

fatica a trovare una strada, e che quest'anno dal 9 al 12 agosto ci porta nell'Africa Sub Sahariana, in

particolare in paesi di lingua inglese e portoghese, con dodici titoli in arrivo da Angola, Zambia, Mozambico,

Rwanda, Sud Africa. E di questi dodici, tre verranno premiati. Spazio anche ai giovani con la Summer

Academy rivolta a registi, documentaristi, critici, con la possibilità di essere membri di una giuria speciale e di

partecipare a incontri con registi.

AlbumSupplemento gratuito al numero odierno de "la Repubblica" Direttore responsabile Ezio Mauro a cura di Carlo

Annovazzi grafica e impaginazione di Michela Codignola Gruppo Editoriale l'Espresso Spa Divisione Stampa

Nazionale, via C.Colombo 90 - 00147 Roma Tipografia: Rotocolor Spa via C.Colombo 90 - 00147 Roma

Stampa: Paderno Dugnano (MI) Rotocolor SpA - Via Nazzario Sauro, 15 Reg. Tribunale di Roma n° 16064

del 13/10/1975 Pubblicità: A. Manzoni & C. S.p.A.- via Nervesa 21 - Milano Tel. 02/574941

Foto: PIAZZA GRANDE Via al festival il 6 agosto: 30 film in 10 giorni. Sotto, Dario Argento testimonial

01/07/2014 1Pag. La Repubblica - Album - N.1336

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/07/2014 - 01/07/2014 35

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alba. la showgirl argentina in città da sabato Domani iniziano le riprese del film con protagonista Belen isotta carosso Riprese al via domani per il film «langhetto» di Belen Rodriguez, «Non c'è due senza te» per la regia di

Massimo Capelli. Su tutta la produzione vige ancora il massimo riserbo, anche se abbondano le indiscrezioni.

Dopo annunci e attese, smentite e falsi allarmi, sembra che Belen sarà ad Alba già questo sabato per girare

una scena nel centro storico. Ieri è tornata «al Nord», come lei stessa ha annunciato sui social network su cui

è sempre molto attiva, dopo una vacanza in Campania tra famiglia e mare, e tornerà al lavoro «serena e

felice». Era stata la showgirl argentina a svelare su Instagram di essere alle prese con un nuovo copione -

dopo due esperienze cinematografiche, una comparsata in «Natale in Sudafrica» di Neri Parenti e «Se sei

così, ti dico sì» con Emilio Solfrizzi - e a pubblicare le foto dei colleghi che condivideranno con lei questa

avventura: Tosca d'Aquino, Fabio Troiano e Dino Abbrescia.

Quel che è certo è che molte scene della commedia saranno girate a San Rocco Seno d'Elvio, nello storico

negozio Marcarino Arredamenti, con il suo moderno showroom in mezzo ai vigneti: la trama del film parla di

una coppia omosessuale di arredatori (Troiano e Abbrescia già coppia nel film di Zalone «Cado dalle nubi»)

che verrà messa a dura prova dall'incontro con l'avvenente sudamericana. Un'altra location dove saranno

girate alcune scene sarà il negozio «Bra Gioielli».

In attesa di veder finalmente comparire Belen, ad animare l'estate albese ci penseranno i due estrosi

protagonisti maschili che per la maggior parte di luglio alloggeranno al Vincafè, nella centrale via Maestra.

Top secret la sistemazione delle attrici.

La prima avvisaglia che il film avrebbe scelto Langhe e Roero come scenario era arrivata a metà maggio

quando, al castello di Grinzane, era stata indetta la conferenza «Ciak, si gira ad Alba» con Film Investimenti

Piemonte e Film Commission Torino Piemonte; poi qualche giorno fa, la ricerca da parte della produzione di

comparse sul territorio per il film che «si girerà tra Torino, Alba e Bra». «Abbiamo condiviso fin da subito l'idea

di realizzare qui questo film - spiega Luigi Barbero, presidente dell'Ente Turismo - e di poter affiancare alla

promozione tradizionale del territorio anche questo canale».

01/07/2014 44Pag. La Stampa - Cuneo(diffusione:309253, tiratura:418328)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/07/2014 - 01/07/2014 36

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Progetto arte- cinema Il Torino Film Festival comincia alla "Sandretto" TIZIANA PLATZER Si sono viste a gennaio, hanno cominciato a chiacchierare di possibili incroci e il discorso è venuto facile: il

cinema e l'arte contemporanea hanno strade comuni assolutamente naturali. Così la raccontano,

scavalcando qualunque pensiero sulla difficile praticabilità delle collaborazioni, Emanuela Martini e Patrizia

Sandretto: per la prima volta il Tff e la Fondazione Sandretto si mettono in collegamento.

«La proposta è arrivata da loro», dice la Martini, nella sua prima presentazione ufficiale da direttore del

festival. «Io immediatamente sono stata d'accordo: insieme abbiamo trovato il primo personaggio di questo

progetto». Il Tff, che quest'anno si terrà nelle stesse date dell'anno passato, quindi dal 21 al 29 novembre -

con tutta la soddisfazione dell'essersi scrollato di torno il festival di Roma che anticipa di un mese, dal 16 al

25 ottobre - avrà infatti un'anteprima alla Sandretto, il 20, con un evento dedicato alla videoartista, performer

e regista nata a Londra ma statunitense d'adozione Josephine Decker. Artista da scoprire

Arriverà a Torino per la serata alla Fondazione e sarà ospite nei giorni successivi del festival con i suoi lavori.

«Artista giovane, trentenne, poco nota in Europa e sconosciuta in Italia, ma che in America sta esplodendo»

ne tracciano il profilo la Martini e la Sandretto. «E' un personaggio curioso, fa cinema di genere indipendente

e viene avvicinata a David Lynch e Terrence Malick. Esistono molti materiali suoi, dalla videoarte alle riprese

delle performance, e i film passati a Berlino».

L'idea produce una collaborazione di sostanza fra le due realtà torinesi, poiché fra i riconoscimenti della

prossima edizione del Tff, il «premio speciale della giuria» del concorso lungometraggi diventa «Premio della

Giuria - Fondazione Sandretto Re Rebaudengo» e varrà 7 mila euro. Intanto per la 32° stagione del Tff la

Martini avvisa sorridendo che «non ci sarà l'uomo-immagine», quel Paolo Virzì, diventato guest-director:

«Una figura che cambierà ogni anno, curando una sezione». Aggiunge Martini: «Sarà di 3 o 4 titoli, ma Virzì è

indeciso». Il direttore a sua volta non si sbottona sugli ospiti della sua retrospettiva americana parte seconda

- «Con il nostro budget bisogna stare attenti sugli arrivi dagli States» -. Non ha ancora incontrato il neo

assessore alla Cultura della Regione, Antonella Parigi, ma il pensiero è uno: «Il festival e il Circolo dei Lettori

sono sempre stati ottimi amici».

E conferma la volontà di collaborare con Film Commission: «Ci sarà una vetrina, ma non mi sembra abbiano

molte produzioni quest'anno».

01/07/2014 49Pag. La Stampa - Torino(diffusione:309253, tiratura:418328)

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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/07/2014 - 01/07/2014 37

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Parla il regista inglese «La vera arte? È soltanto sesso» Peter Greenaway: «Il cinema sta morendo. I kolossal sembrano libri illustrati» LUCA VINCI A lezione di cinema da Peter Greenaway. Il regista - pittore di formazione, ma anche scrittore, cultore di

musica e artefice di installazioni multimediali - era sabato al MuSA, il museo virtuale dell'architettura e della

scultura di Pietrasanta, ospite della rassegna Scolpire il tempo curata da Alessandro Romanini. Il sesso e la

morte, la pittura e la scrittura, il cibo e il corpo, la paura del volo, i misteri dell'esistenza umana. Greenaway

non si arresta di fronte a nessun argomento. «Ci sono solo due cose basilari nella vita», dice. «Riguardano

sia me che lei. Lei è stato concepito, due persone hanno fatto sesso. E sono molto spiacente, ma anche lei

morirà. Tutto il resto è relativo». E in effetti, tutto il suo cinema parla di sesso e di morte. In vari modi. Da I

misteri del giardino di Compton House , in cui un pittore scopriva, dipingendo delle vedute campestri,i

particolari di un omicidio - senza capire che la vittima era lui - fino a Il ventre dell'architetto , interamente a

Roma, in cui un architetto scopriva di avere un cancro, mentre Roma era un delirio di sesso e disfacimento al

cui confronto il film di Sorrentino La grande bellezza è roba elegiaca. E poi tutto il resto: il suo cinema che

oscilla tra il sesso e la morte. «Di che cos'altro dovremmo parlare?", dice. «La religione, ogni religione, tratta

della morte. E l'arte tratta della vita. La religione è qui a dirci: hey, non ti preoccupare. C'è una vita oltre la

vita. La cultura rappresenta l'opposto di tutto ciò il sesso. E la vita, qui sulla terra». È pieno di energia, vibra di

curiosità per ogni cosa. Vive assieme a una vigorosa regista di teatro, Saskia, e con i loro due bambini. Parla

come un tour guidato al museo: rolla le r, scandisce le t, scava grandi spazi vuoti tra ogni sillaba. Dalla Ronda

di notte , il famoso quadro di Rembrandt, ha tratto uno dei suoi ultimi film, Nightwatching , un film che

investiga i misteri del quadro stesso. E quelli dell'artista. Che spesso viene filmato nudo. Un film sul corpo,

sulla pittura, sul sesso, sulla morte, sulla congiura. «Rembrandt è stato il primo regista della storia, il suo

quadro La ronda di notte è stato il primo film. E certo, se Rembrandt fosse vissuto ora avrebbe usato il 3D.

Sarebbe post-post-post James Cameron. Ogni artista degno di questo nome usa la tecnologia del suo tempo,

e chi non lo fa diviene immediatamente un fossile». E anche il cinema, secondo lui, è già divenuto un fossile.

«È un medium quasi morto. Harry Potter e Il signore degli anelli sono poco più che libri illustrati. Non sono

cinema. Sono illustrazioni. Il vero cinema del futuro deve sbarazzarsi della cornice del quadro, del rettangolo

dello schermo. E anche del buio: l'uomo non è un animale notturno». Dice di essere felice in Olanda, dove

vive. «Gli olandesi sono un popolo libero. Da tempo si sono resi capaci di parlare di omosessualità, aborto ed

eutanasia a colazione. Altrove, le persone si girano dall'altra parte, imbarazzate». Riguardo alla morte, dice:

«Non sai mai quando accadrà. Ma io penso che sia una maledizione. Penso che se sapessimo quando è,

faremmo un uso molto migliore della nostra vita». Di sé dice: «Ho avuto una vita fantastica, sto ancora

apprezzandola, e sono un uomo estremamente felice, ma sono realistico: ci dovrà essere una fine. Sono

darwiniano. Tutto ciò che penso è che siamo qui per fare l'amore e per procreare. E siamo focalizzati tutti su

questo. Tutta la letteratura, tutta l'arte».

Foto: Nella foto, il regista britannico Peter Greenaway, considerato uno dei più importanti nel cinema d'autore

contemporaneo. Tra i suoi ultimi lavori c'è il film «Nightwatching» del 2007 [web]

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MATTEO GARRONE «Dopo Gomorra mi dedico al fantasy» In arrivo «The tale of tales», ispirato a un libro secentesco e girato con un cast internazionale GIANLUCA VENEZIANI È passato dalla denuncia sociale dei precedenti film al mondo delle favole; da attori non professionisti, e

talvolta carcerati (come Bernardino Terracciano e Aniello Arena) a star internazionali del calibro di Salma

Hayek e Vincent Cassel; dall'uso del napoletano in Gomorra a quello dell'inglese. È un Matteo Garrone tutto

nuovo quello che presenta a Castel del Monte in Puglia, in un incontro organizzato dall'Apulia Film

Commission, il film in uscita nel 2015 The tale of tales , ispirato alla raccolta seicentesca di fiabe Lo cunto de

li cunti di Giambattista Basile e girato anche in Lazio e Toscana. Un elemento di continuità col suo passato

cinematografico in realtà c'è: già nel libro di Basile si parlava della morra, il gioco d'azzardo, che nel 1901

Arturo Labriola indicò come l'origine etimologica e sociologica di un fenomeno ben noto a Garrone: la

camorra. «Stavolta», dice il regista, «mi sono tenuto lontano da argomenti scivolosi come quelli di Gomorra .

Solo adesso mi rendo conto di quanto sia stato difficile girare i miei film precedenti». Da qui una svolta

disimpegnata verso il fantastico e il soprannaturale. «In tutte le mie pellicole», continua, «è presente un

elemento fiabesco, ma stavolta ho optato in modo più deciso per un fantasy ambientato nel Seicento, con

l'aggiunta di elementi magici». Di Gomorra , semmai, sopravvive solo la struttura, con «tre storie diverse che

si intrecciano, ciascuna con un protagonista diverso: Salma Hayek nel primo episodio, Vincent Cassel nel

secondo e Toby Jones nel terzo». Gli attori, appunto. Garrone difende gli interpreti degli altri suoi due film

(«molti erano attori di teatro, anche se poco noti al grande pubblico»), ma spiega anche la scelta di un cast

internazionale: «I casting si sono svolti tutti in Inghilterra, anche perché volevo smentire l'idea che sapessi

girare solo con attori napoletani. Gli italiani stavolta avranno un ruolo secondario, a parte Alba Rohrwacher e

Massimo Ceccherini». La scelta della lingua straniera è forse l'aspetto più rivoluzionario dell'opera di

Garrone, visto che il libro da cui è tratta è scritto interamente in napoletano. Ma il regista stavolta sembra aver

voluto sospendere, dopo qualche dissapore, il suo rapporto con la Campania. L'approdo in terra pugliese

significa invece, per il regista, un viaggio a ritroso verso il proprio passato. «Sono felice di essere qui perché i

miei nonni sono pugliesi e mio papà è di Bari. Questo film non è solo un viaggio all'indietro nella storia della

letteratura, ma anche un ritorno alle mie origini». Come in ogni percorso della memoria, il procedere non è

mai chiaro e lineare, ma sempre un addentrarsi in una materia magmatica. «Questo film è ancora

un'incognita», ammette candidamente. «Neppure io sono in grado di dire veramente cosa sto facendo. Di

sicuro, è un tentativo di partire dal fantastico per arrivare al contemporaneo, a differenza degli altri, in cui

partivo dal contemporaneo per arrivare al fantastico». Cinque sono i giorni in cui Garrone girerà in Puglia (tra

Castel del Monte, Mottola, Gioia del Colle e Statte), così come cinque sono i giorni in cui si svolge Lo cunto

de li cunti (è un Decamerone dimezzato, non a caso chiamato anche Pentamerone ). Comune allo spirito

originario del libro sarà anche il target cui sarà destinato: un pubblico trasversale, bambini compresi, così

come Lo cunto di Basile, sottotitolato ovvero lo trattenimiento de peccerille (cioè «per l'intrattenimento dei più

piccoli»). Un allontanamento da Gomorra anche questo, che Garrone non considera ormai più una sua

creatura esclusiva, forse associandola a qualche delusione (come la mancata nomina agli Oscar). Preferisce

infatti non commentare della serie tv Gomorra proiettata su Sky («L'ho vista, ma non so che dire, non ne

voglio parlare») e risponde con un «no» secco a chi gli chiede se ha sentito Paolo Sorrentino dopo la sua

vittoria agli Oscar. Garrone però è già pronto a rifarsi: che dopo Jep Gambardella sia la volta di Giambattista

Basile?

Foto: Nella foto, il regista Matteo Garrone [Milestone]

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