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SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DEL ......4 CASALIS 1833-1856, ripreso in GARAVELLI 1984, p. 80. In BEATO 1987, pp. 82-86 vi è infine anche l’attestazione di numerose gallerie,

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SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DEL PIEMONTE

DIREZIONE SCIENTIFICA: DOTT. FEDERICO BARELLO

COMUNE DI GRUGLIASCO (TO)

POLO SCIENTIFICO UNIVERSITARIO

VERIFICA PREVENTIVA DELL’INTERESSE ARCHEOLOGICO

NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

STUDIUM s.n.c. di Marco Subbrizio e Frida Occelli

SEDE LEGALE: Corso Duca degli Abruzzi, 28 - 10129 TORINO TEL. E FAX: 011/855666 EMAIL: [email protected]

REDAZIONE: DOTT. ssa FRIDA OCCELLI

COMMITTENTE: UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TORINO

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SOMMARIO

1. PREMESSA 1

1.1. Descrizione delle opere e scopo dello studio archeologico........................................................................... 1

1.2. Definizione dell’ambito di studio e metodologia operativa............................................................................. 3

2. INQUADRAMENTO GEO- ANTROPOLOGICO 5

2.1. Valutazioni geomorfologiche e topografiche ................................................................................................. 5 2.1.1. Il territorio .................................................................................................................................. 5 2.1.2. Il centro urbano ....................................................................................................................... 14

2.2. Spoglio delle analisi geologiche effettuate.................................................................................................. 19 2.2.1. Analisi dei singoli carotaggi ..................................................................................................... 20

3. BREVE RICOSTRUZIONE STORICO-ARCHEOLOGICA DELL’AREA 25

3.1. La preistoria e la protostoria....................................................................................................................... 25

3.2. L’età romana.............................................................................................................................................. 25

3.3. L’età tardoantica ed il Medioevo................................................................................................................. 26

3.4. L’età moderna............................................................................................................................................ 28

4. CENSIMENTO DEI RINVENIMENTI NOTI 30

5. LA RICOGNIZIONE DI SUPERFICIE E ANALISI DELLA FOTOGRAFIA AEREA 34

6. VALUTAZIONE PRELIMINARE DI RISCHIO ARCHEOLOGICO 38

6.1. Premessa metodologica............................................................................................................................. 38

6.2. Valutazione di rischio archeologico assoluto .............................................................................................. 38

6.3. Valutazione di rischio archeologico relativo ................................................................................................ 39 6.3.1. Prescrizioni operative consigliate............................................................................................. 39

7. BIBLIOGRAFIA VISIONATA 41

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Grugliasco (TO). Realizzazione nuovo polo scientifico universitario Verifica preventiva dell’interesse archeologico

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1. PREMESSA

1.1. Descrizione delle opere e scopo dello studio archeologico

Il presente studio archeologico concerne le opere relative alla realizzazione del nuovo polo scientifico

universitario, collocato in territorio del comune di Grugliasco, nell’area a est del centro delimitata da cor-

so Torino a Sud e la linea ferroviaria Torino-Modane a Nord. I limiti Est e Ovest sono definiti rispettiva-

mente da edifici a destinazione mista e dall’esistente complesso occupato dalle facoltà di Agraria e Me-

dicina Veterinaria. L’area, dalla conformazione pianeggiante e destinata ad uso agricolo, si estende per

circa 541.000 mq complessivi.

Individuazione dell’area di intervento

Le attività prevedono la realizzazione di più corpi di fabbrica articolati intorno all’asse di simmetria de-

finito dall’ingresso collegato con la stazione ferroviaria. Il complesso presenta così uno sviluppo appros-

simativamente a semiarco, che rispetta la presenza di edifici e di pozzi presenti nel settore meridionale,

intorno ai quali sono previste ampie aree destinate a parco.

Gli edifici si sviluppano anche in interrato, e necessitano quindi di opere di scavo anche in profondità,

e dovranno essere forniti serviti da reti impiantistiche strutturali interrate, quali quelle relative a:

• Teleriscaldamento

• Acqua potabile

• Idrica antincendio

• Fognature bianche

• Fognature nere

• Distribuzione energia elettrica

• Illuminazione pubblica

• Telefonica e fibre ottiche

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• Distribuzione gas metano.

Anche le aree destinate a parco, nelle quali non verranno ubicati edifici e nelle quali pertanto non so-

no previsti scavi in estensione ed in profondità, saranno comunque in parte attraversati da sottoservizi

interrati.

Da segnalare infine il fatto che il progetto verrà realizzato per lotti.

Planimetria del complesso e sezioni degli edifici (fornito da Università degli Studi di Torino)

Planimetria del primo lotto di intervento

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La finalità del presente lavoro, in ottemperanza con il DL 163/2006 artt. 95-96, consiste nel fornire in-

dicazioni affidabili per ridurre il grado di incertezza relativamente alla presenza di eventuali beni o depo-

siti archeologici e nel definire il livello di rischio circa la possibilità di effettuare ritrovamenti archeologici

nel corso dei lavori in oggetto.

Esso inoltre fornisce istruzioni specifiche circa le operazioni finalizzate all’abbattimento del rischio di

danneggiamenti al patrimonio archeologico non ancora noto, e suggerisce le modalità operative, re-

lativamente ai lavori previsti, adeguate agli indici di rischio riscontrati e conformi alle procedure u-

sualmente richieste dalla Soprintendenza competente, sotto la cui direzione si svolge l’intera procedura

e a cui spetta la condivisione delle proposte effettuate.

1.2. Definizione dell’ambito di studio e metodologia operativa

Tutte le opere in oggetto si collocano all’interno di un’area attualmente destinata ad uso agricolo e,

anche nelle sua adiacenze, scarsamente urbanizzata. Tuttavia il territorio di Grugliasco, benché poco in-

dagato dal punto di vista archeologico, è comunque noto per avere restituito attestazioni di frequentazio-

ne sin dall’epoca romana. L’area in esame si colloca immediatamente a Sud di percorsi viari rettilinei in

uscita da Augusta Taurinorum ed in direzione dei valichi alpini e del terrazzo fluviale sulla destra orogra-

fica della Dora Riparia (che ospita svariati insediamenti attestati nel territorio attualmente afferente

all’adiacente comune di Collegno).

Al fine di inserire l’area in oggetto in un contesto di riferimento necessario per una descrizione e rico-

struzione delle caratteristiche geomorfologiche e delle dinamiche storico-archeologiche nell’ottica degli

obbiettivi prima indicati, si è pertanto definita come area di studio il terrazzo fluviale in destra orografica

della Dora Riparia, anche se con particolare riferimento al territorio attualmente compreso entro i limiti

giurisdizionali del comune di Grugliasco. Si specifica infine che l’area oggetto di intervento non risulta

sottoposta a vincoli di tipo archeologico o paleontologico.

L’articolazione dello studio, che rispecchia la sequenza delle attività operative svolte, si costituisce di:

� analisi dell’ambiente antropico (§ 2)

� ricerca bibliografica, d’archivio e delle fonti documentarie (§ 3-4)

� individuazione degli indici di rischio assoluto e relativo alle opere in oggetto (§ 6)

� indicazioni operative (§ 6.3)

Il censimento completo delle attestazioni archeologiche ad oggi note è stato svolto quindi solo per il

territorio di Grugliasco, mentre si è fatto solo accenno a centri limitrofi, quali appunto Collegno.

Ulteriori elementi di analisi si sono ricavati dallo spoglio completo dei dati presenti nell’Archivio della

Soprintendenza dei Beni Archeologici del Piemonte, delle notizie degli scavi edite sui Quaderni dalla

stessa Soprintendenza e dalla bibliografia specialistica di recente pubblicazione, per la quale si rimanda

al § 4.

E’ stata anche consultata la documentazione dell’Archivio di Stato di Torino, anche se in modo non

esaustivo, al fine di ricercare carte e mappe raffiguranti il territorio in epoche anteriori alla moderna urba-

nizzazione

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Si è effettuato un rapido spoglio, con l’analisi stratigrafica ai fini archeologici, dei risultati dei sondaggi

geologici effettuati per ogni singola area di intervento (§ 2.2) .

Infine è stata realizzata, nelle date del 20 e del 21 novembre, una survey di superficie che ha con-

sentito di individuare alcuni interessanti affioramenti di materiale archeologico di età medievale e romana

(§ 5).

Le attestazioni archeologiche censite sono state riportate sulla Carta delle attestazioni archeologiche

allegata: in essa si sono riportate anche le ipotesi del tracciato viario di età medievale, che tendeva ver-

so Torino passando in aderenza all’area in esame.

La consistenza e la tipologia dei dati raccolti ha consentito di effettuare una ricostruzione solo macro-

scopica del popolamento in antico dell’area in oggetto, di cui si è però accertata una continuità di fre-

quentazione fin da epoca romana, in un quadro generale di dinamiche insediative che nei secoli sono

parse influenzate, come si è già sottolineato, dagli itinerari stradali in uscita da Augusta Taurinorum ed in

direzione dei valichi alpini. I dati ottenuti, soprattutto quelli desunti dalla ricognizione sul terreno, hanno

consentito di ipotizzare una presenza di resti archeologici almeno relativi alle fasi di età romana, forse

legata ad un insediamento di natura rurale ubicato in prossimità o anche al di sopra della cosiddetta

“Duna di San Lorenzo”. L’elaborazione delle informazioni acquisite ha portato alla definizione di indici di

rischio, assoluto e relativo (per la cui definizione si veda § 6.1 e 6.2).

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2. INQUADRAMENTO GEO- ANTROPOLOGICO

2.1. Valutazioni geomorfologiche e topografiche

2.1.1. Il territorio

L’area del comune di Grugliasco è delimitata a est dalla Collina di Torino, mentre il suo settore ovest si

pone sul margine esterno dell’Anfiteatro Morenico di Rivoli-Avigliana, nel cui ambito rientrano le unità

sedimentarie che caratterizzano la zona1. Queste ultime sono costituite da terreni di origine fluvioglaciale

– vale a dire prodotti sedimentari del rimaneggiamento di depositi glaciali per opera delle acque di fusio-

ne del ghiacciaio - risalenti al Pleistocene medio (Fluvioglaciale Riss), che si innestano ed in parte si so-

vrappongono alle cerchie frontali dell’edificio glaciale, costituito appunto dal citato Anfiteatro Morenico2.

La sommità del corpo fluvioglaciale definisce il livello di pianura della zona, con una superficie piutto-

sto regolare e sub pianeggiante, con debole pendenza verso sud-est, solo a tratti ondulata e comunque

in buona parte rimaneggiata per intervento antropico. Essa è costituita da sedimenti di ciottoli e ghiaia,

misti ad una componente sabbiosa e limoso sabbiosa, che a tratti costituisce delle lenti spesse anche

decine di centimetri la cui distribuzione è discontinua sia in senso verticale che orizzontale3.

Alla sommità del corpo ghiaioso-sabbioso si sviluppa un livello limoso-sabbioso di spessore irregola-

re e compreso fra pochi centimetri e 2-3 m, riferibile ad originari sedimenti fluviali, che hanno avuto origi-

ne dal bacino di alimentazione della Dora Riparia, rimodellati dall’azione idrodinamica del reticolo idro-

grafico attuale. In particolare il territorio del comune di Grugliasco si sviluppa sul terrazzo idrografico de-

stro della Dora Riparia, che in questo settore ha andamento meandriforme.

L’osservazione pedologica dei terreni, possibile grazie alla presenza di vani cantinati presenti nel

territorio comunale (scheda 10), ha consentito di leggere la presenza di ciottoli e ghiaia costipata da

sabbia grossolana, contraddistinta da un certo grado di cementazione per cemento carbonatico, dovuto

alla precipitazione di sali minerali presenti nella componente calcarea delle ghiaie, attivata dal naturale

percolamento dell’acqua nel sottosuolo. La realizzazione dei vani cantinati nel conglomerato era già nota

al Casalis, che parlava anche della presenza di “lunghi antri” e di “gole” impossibili da riempire4.

Nel territorio in questione inoltre non sono noti rinvenimenti di carattere paleontologico.

1 Parte delle considerazioni qui esposte sono state desunte dalla Relazione Geologica ed Idrogeologica della

Dott.ssa Renata Devecchi Pellati, allegata al progetto preliminare e fornitaci dal Committente.

2 E’ stato infatti recentemente dimostrato che la posizione delle cerchie frontali dell’Anfiteatro era in passato più

avanzata rispetto a quella dei rilievi attualmente visibili, e che le cerchie più antiche sono sepolte da sedimenti forma-

tisi successivamente per lo smantellamento parziale delle cerchie stesse; cfr. GIARDINO, LUCCHESI 2004, p. 13.

3 Questi dati sono desunti dalla Relazione Geologica allegata al progetto e redatta nel 2007 da R. Devecchi Pellati

e A. Strona.

4 CASALIS 1833-1856, ripreso in GARAVELLI 1984, p. 80. In BEATO 1987, pp. 82-86 vi è infine anche

l’attestazione di numerose gallerie, anche se è possibile che molte di queste corrispondano a semplici voci popolari.

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Carta dei Suoli della Regione Piemonte, foglio 155. Legenda: A3. Alfisuoli di pianura non idromorfi e non ghiaiosi; A5. Alfisuoli di pianura ghiaiosi (skeletal, fragmental, over)

Dalla Carta dei Suoli della Regione Piemonte, si evince che le opere in oggetto rientrano in aree ca-

ratterizzate da alfisuoli di pianura ghiaiosi (in rosa nella Carta). Gli alfisuoli sono generalmente piuttosto

fertili, visto il non eccessivo impoverimento in basi di scambio; sono perciò, in parecchi casi, acquisiti al-

l'agricoltura, e risultano pertanto potenzialmente adatti all’insediamento umano, in questo caso facilitata

anche dalla conformazione pianeggiante e dalla presenza dell’altura denominata “Duna di San Lorenzo”,

che risulta avere una buona esposizione al sole.

La vocazione agricola di questo territorio è ancora in epoca postmedievale testimoniata dalla presen-

za di numerose cascine, oggi in parte scomparse, ma riportate nella cartografia e nella documentazione

storica. Attualmente persistono, inglobate nel tessuto urbano moderno, alcune ville e case padronali sei-

settecentesche che testimoniano la vocazione agricola del territorio, oltre all’attitudine ad ospitare resi-

denze di villeggiatura (villa Audifredi di Mortigliengo - scheda 9; villa Gay di Quarti – scheda 11; villa

Claretta Assandri – scheda 12; villa Boriglione – scheda 13; si veda anche § 3.4). La cartografia set-

te-ottocentesca (per la quale si veda infra) riporta la presenza di alcune cascine, dislocate a est dell’area

in esame, quali la cascina Deandreis e la Cascina Quaglia. Quest’ultima, insieme alle cascine Astrua e

Armeno, vantava la proprietà di alcuni campi ricadenti all’interno dell’area oggetto dell’intervento.

L’analisi dei catasti medievali5 rivela inoltre la presenza di numerose colture, tra le quali la prevalente

era la segale, cereale più resistente del grano e con una resa maggiore. Diffusi erano anche la vigne e

l’alteno, con una netta prevalenza di quest’ultimo, mentre la canapa, che comparirà solo tardivamente,

costituirà una coltivazione secondaria e non molto estesa. Il resto del territorio era destinato a bosco, a

prato o a pascolo: questi ultimi si trovavano soprattutto nella zona verso Torino, dove si collocava la

5 Soprattutto quello del 1369, studiato da FERRERO 1972 e ripreso da BRUATTO 2010, p. 23.

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Grugliasco (TO). Realizzazione nuovo polo scientifico universitario Verifica preventiva dell’interesse archeologico

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maggior parte dei gerbidi, testimoniati ancora oggi dal toponimo Gerbido che indica una frazione colloca-

ta a sudest del paese, a contatto appunto con il territorio torinese6.

Il territorio di Grugliasco nella Guida alle cascine e vigne del territorio di Torino, redatta da G.A. Grossi nel

1791.

La natura pianeggiante del territorio di Grugliasco è alterata solo in una zona circoscritta, adiacente a

quella interessata dall’intervento, precisamente in corrispondenza di corso Torino, dove è ancora perce-

pibile l’ anomalia del terreno. Si tratta di un rilievo di löess, attualmente destinato alla coltura della vite da

parte dell’Università di Agraria, che per le sue caratteristiche geomorfologiche potrebbe indiziare la pre-

senza di un insediamento o di un’area frequentata sin dall’età preistorica7. Era inizialmente costituita da

due rilievi distinti, denominati Duna di S. Lorenzo e Duna di S. Maria e rappresentava un elemento emi-

nente del paesaggio, riportato pertanto anche nella cartografia antica.

6 Per un’analisi dettagliata dell’utilizzo dei suoli e delle coltivazioni diffuse nel territorio di Grugliasco si rimanda a

STURANI 2000.

7 Riferimento a tale promontorio è in CASALIS 1833-1856, ripreso in GARAVELLI 1984, pp. 77-78 e 115-127.

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Grugliasco (TO). Realizzazione nuovo polo scientifico universitario Verifica preventiva dell’interesse archeologico

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Mappa catastale francese del 1801, con Grugliasco e il suo territorio, dove compare l’indicazione delle dune

(da BEATO 1987, p. 78). L’area di interesse non è raffigurata e si troverebbe a destra delle dune.

AST, carte topogr. Per A e B, Grugliasco, post 1802. La freccia rossa indica il rilievo di löess qui denominato “Pa-

scolo di San Lorenzo”.

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Grugliasco (TO). Realizzazione nuovo polo scientifico universitario Verifica preventiva dell’interesse archeologico

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Carta delle “Regie Cacce” (AST, carte top. Segrete, Torino, 15 A VI rosso, ante 1816, dettaglio). La freccia rossa indica il rilievo di löess denominato “San Lorenzo”.

2.1.1.1. La viabilità

La collocazione del territorio di Grugliasco allo sbocco della Valle di Susa e lungo il fiume Dora, lo

rende particolarmente adatto, anche in ragione della sua natura pianeggiante, ad ospitare non solo inse-

diamenti stabili, ma anche tracciati viari di collegamento fra la pianura e i valichi montani. La presenza di

rettifili, noti per le fasi storiche, potrebbe denunciare analoghe preesistenze anche per le fasi precedenti.

Da sottolineare che l’arteria stradale che in età romana doveva collegare Augusta Taurinorum ai valichi

alpini, nel tratto fra Torino e Rivoli, è solo indiziata dalla presenza di edifici e dal rinvenimento di altri resti

lungo il presunto tracciato nel territorio di Collegno8, ma che i controlli eseguiti negli ultimi anni non han-

no portato ad una certa identificazione dell’asse stradale9. Il problema rimane sostanzialmente aperto e

potrebbe, a livello puramente ipotetico, riguardare il territorio di Grugliasco, soprattutto nel settore di con-

fine con quello di Collegno. Proprio su questo confine si colloca infatti la chiesa di San Massimo, la cui

esistenza protratta fino ai giorni nostri, insieme alla villa mansio che la precedette10

, sembra segnare un

punto fermo nella ricostruzione dell’andamento dell’asse viario romano. Una viabilità minore e capillare

doveva comunque dipartirsi da quella principale a servizio degli insediamenti rurali, come sembrano te-

stimoniare i rinvenimenti effettuati nel territorio di Collegno.

8 Si veda BAROCELLI 1971. Secondo l’Autore è riferibile all’età romana non solo l’attuale strada perfettamente

rettilinea fra Torino e Rivoli, ma anche il rettifilo che nella Carta topografica dello Stato Maggiore Sardo collegava Ca-

scina Porporata, Pozzo Strada (Puteum Stratae), Cascina Grangiola, Pilone Forné e Pilone Becchia di Grugliasco.

9 PEJRANI BARICCO 2004, p. 17 e n. 4.

10 Trattandosi di un elemento esterno al territorio di Grugliasco, in questa sede questo importante documento non

viene trattato; si rimanda a CROSETTO 2004, pp. 249-263.

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Dettaglio della Tabula Peutingeriana, con il rettifilo da Augusta Taurinorum verso la Gallia.

Il territorio di Grugliasco, come si spiegherà meglio in seguito (§ 3.3), ricadeva a partire dal IX secolo

nel patrimonio del Capitolo del Duomo di San Giovanni di Torino, autonomo e complementare rispetto a

quello vescovile, di cui completava la capillarità delle presenze fondiarie nella zona strategica allo sboc-

co della valle di Susa. In questa fase i percorsi viari di pianura, in particolare quel tratto della via Franci-

gena che da Torino raggiungeva Chambéry, risentiva del condizionamento esercitato dai vari poteri loca-

li, che mantenevano e proteggevano l’uno o l’altro percorso in funzione delle loro esigenze politiche e

come strumento di affermazione, oltre che per fornire un servizio alla società11

. In questo senso mercan-

ti, soldati e pellegrini si muovevano lungo una serie di segmenti stradali derivati da un asse principale di

antica origine, ma diffusi su una fascia territoriale più o meno ampia sotto forma di parziali varianti, se-

condo il concetto dell’”area di strada”.

Il passaggio della Strata Romea per Torino è attestato dalla denominazione di Via Romeria, con rife-

rimento appunto al tratto torinese, presente in un documento del 119312

. La strata vetus Taurini rientrava

quindi nell’ambito di questo insieme di percorsi, insieme a numerosi altri rami che derivavano il proprio

nome da altri centri minori del torinese, della val di Susa e della Moriana.

I percorsi principali collocati sulla destra orografica della Dora dovevano essere almeno due. Uno

corrispondeva alla via Coleascham quam itur Collegium, che probabilmente ricalcava in parte la via

Francigena, e uscendo da Torino passava per Pozzo Strada (dove si trovava la mansio dei canonici del

Santo Sepolcro) e successivamente attraverso il borgo extraurbano di Colleasca. Questo centro è citato

dai documenti sin dal XII secolo ed era situato nel punto di raccordo delle strade che dalla porta Segusi-

na si dirigevano verso Rivoli, Collegno e Grugliasco. Fu distrutto dai Francesi nel 1536, ed oggi non ne è

nota l’ubicazione, solo genericamente ipotizzabile nell’attuale borgata Parella. L’altro percorso invece

corrispondeva alla via Pellerina o Pellegrina, che nel territorio di Collegno doveva corrispondere alla via

11

SERGI 1996, pp. 24-40. La Via Francigena era detta anche strata Francigena, Francisca o Romea. L’utilizzo di

tali differenti denominazioni è stato oggetto di discussioni non del tutto risolte, anche se recentemente si pone

l’accento sulle persone che calcavano tale strada: in questo senso via Francigena avrebbe il significato di “via dlele

persone nate in Francia” e via Romea quello di “via dei Romei”, vale a dire di “via Pellerina”.

12 SERGI 1996, p. 29.

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Grugliasco (TO). Realizzazione nuovo polo scientifico universitario Verifica preventiva dell’interesse archeologico

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della Varda, identificata con la via Romea13

. Il toponimo Varda potrebbe del resto avere origine germa-

nica, con riferimento alla funzione di presidio territoriale forse svolta dall’importante insediamento goto e

longobardo identificato a Collegno14

.

Da Rivoli inoltre era possibile raggiungere direttamente Moncalieri e Testona, dove è attestato un

centro di primaria importanza a partire dall’età romana e per tutto il Medioevo, proprio passando attra-

verso Grugliasco.

Per quel che riguarda le strade che toccavano Grugliasco nell’Ottocento, quindi prima dei grandi

stravolgimenti legati allo sviluppo industriale, il Casalis15

ne cita cinque.

1. Una a nord, che sboccava nella strada reale di Francia, cioè corso Francia. Essa corrispon-

de alle attuali via Lupo e viale Gramsci, che un tempo erano denominate via Torino e viale

Roma.

2. Una a sudest, denominata “del Gerbido”, che attraversava appunto il Gerbido, il Lingotto, in-

tersecava la via di Pinerolo e la strada reale di Stupinigi, conducendo fino a Moncalieri e a

Testona. Si trattava di una via molto frequentata nei giorni di mercato. Attualmente esiste

ancora la Strada del Gerbido, ma il suo percorso è assai differente, perché sbocca in corso

Orbassano (l’antica via di Pinerolo).

3. Una a sud che si divideva in due rami: uno portava a Beinasco, l’altro a Rivalta. Corrisponde

all’attuale via Generale Perotti (l’ex via Principe Amedeo di Savoia), poi via Rivalta. L’altro

ramo, corrispondente all’attuale Strada del Portone, attualmente conduce con percorso

quasi rettilineo verso corso Orbassano, mentre all’epoca del Casalis si dirigeva a beinesca

piegando all’altezza della cascina “La Bellezia”.

4. Una a occidente, denominata Strada vecchia di Rivoli, sostanzialmente corrispondente

all’attuale Strada Antica di Rivoli, che parte da Piazza 1° Maggio.

5. Una a est, denominata “strada vecchia di Torino”, che attraversava fertili campagne e sboc-

cava alla polveriera. Corrisponde sostanzialmente all’attuale via Cravero, che dopo il cimite-

ro diviene la Strada antica di Grugliasco, giungendo alla Cittadella dopo avere toccato ap-

punto numerose cascine, tra cui il Cascinotto, il Quaglia, l’Astro, l’Armano. Si tratta di quella

che probabilmente costeggia l’area di interesse e che quindi risulta di maggiore rilevanza

anche perché trova preciso riscontro nella cartografia storica. Come evidenziato da Maria

Luisa Sturani, questo percorso […] risulta ancora parzialmente riconoscibile al di sotto del-

l'impianto stradale attuale, seppur pesantemente segnato dalle trasformazioni dell'ultimo se-

colo. In particolare - per la specifica area che ci interessa - la biforcazione tra l'asse di Corso

Torino - Strada della Pronda e l'attuale Strada antica di Grugliasco ricalca l'andamento delle

due antiche strade vicinali che, dipartendosi dalla "via di S. Lorenzo", conducevano alle ca-

scine e ai beni rurali collocati verso il confine con il Comune di Torino: strade che, tra Sei-

cento e Ottocento, sono rispettivamente identificate nella documentazione locale come la

"via di Torino detta la profonda" e la "via di Torino detta delle Rivette" o semplicemente

"strada delle Rivette"16

.

13

SETTIA 1997, pp. 816-817.

14 PEJRANI BARICCO 2004, p. 17.

15 Il testo di Casalis è ripreso è commentato in GARAVELLI 1984, pp. 75-81.

16 STURANI 2000, p. 16.

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Grugliasco (TO). Realizzazione nuovo polo scientifico universitario Verifica preventiva dell’interesse archeologico

Pag. 12

Carta delle “Regie Cacce” (AST, carte top. Segrete, Torino, 15 A VI rosso, ante 1816, dettaglio). La freccia rossa indica l’area di intervento.

AST, carte topogr. Per A e B, Grugliasco, post 1802.

Dettaglio della precedente, con indicata la zona di intervento.

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Grugliasco (TO). Realizzazione nuovo polo scientifico universitario Verifica preventiva dell’interesse archeologico

Pag. 13

Dettaglio della carta redatta nel 1683 dall’Ing. Borgonio (AST, carte top. Per A e B, Piemonte, n. 3). Non è riporta-

ta una viabilità diretta fra Grugliasco e Torino.

Per completare il quadro delle opere legate alla viabilità occorre anche accennare alla costru-

zione della ferrovia Torino-Susa, avvenuta nei primi anni '50 dell'Ottocento ed ancora ricalcata dalla linea

attuale, che delimita l’area di intervento a Nord. Essa non comportò trasformazioni della rete viaria, ma

ebbe delle conseguenze sul piano delle forme del paesaggio e dell'organizzazione delle proprietà fondia-

rie, creando una linea di discontinuità lungo la quale paiono essersi modellati i processi di accorpamento

fondiario attivi nell'area compresa tra essa e il canale della Becca, nella seconda metà dell'Ottocento17

.

2.1.1.2. Modificazioni del paesaggio: le bealere

Nell’ottica del livello di conservazione di eventuali depositi archeologici, le aree in oggetto sono e-

sterne alle perimetrazioni di dissesto del reticolo fluviale: si ritiene pertanto che esse non abbiano subito

eccessive trasformazioni conseguenti a fenomeni naturali. Occorre comunque sottolineare che l’area, in-

serita nel contesto urbano, risulta fortemente rimaneggiata dall’azione antropica, che ha alterato in modo

probabilmente profondo gli assetti originari.

Fra le modificazioni più antiche del paesaggio è da citare la costruzione di canali a scopo di irrigazio-

ne ma anche di forza motrice, le cosiddette bealere. Il territorio di Grugliasco infatti, collocato fra la Dora

e il Sangone, non è toccato direttamente da corsi d’acqua, fondamentali per lo sviluppo dell’agricoltura e

della altre attività produttive. La principale è la bealera di Grugliasco, costruita a partire dal 1416 per

concessione di Ludovico di Savoia18

: derivata dalla Dora nel comune di Alpignano, attraversava i territori

di Rivoli e di Collegno, raggiungendo Grugliasco, all’interno del cui abitato si divideva in due bracci, uno

diretto a est e l’altro a sud, i cosiddetti "corno superiore" e "corno inferiore". Interventi di copertura della

bealera, con espansione dell'abitato e della rete stradale, si sono difatti verificati solo a partire dalla se-

conda metà dell'Ottocento. Sebbene fosse anche sfruttata per usi domestici, il suo compito principale era

anche quello di alimentare il movimento dei diversi opifici comunali (mulini, torchio da olio, sega da le-

17

STURANI 2000, p. 10.

18 La patente, andata perduta nel suo documento originale, è presente in un’altra patente della duchessa Iolanda

del 25 maggio 1475, conservata all’Archivio Storico della Città di Grugliasco, Serie Bealera, B.9.I, Bealera. Conces-

sioni sovrane, fasc. 1.4.

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Grugliasco (TO). Realizzazione nuovo polo scientifico universitario Verifica preventiva dell’interesse archeologico

Pag. 14

gno, battitore della canapa) ai quali, con lo sviluppo della protoindustria della seta a partire dalla fine del

Seicento, si aggiunsero numerosi opifici privati (filatoi e filande) 19

.

Sempre dalla Dora derivava anche la bealera Becchia (dal nome della contessa Becca o Bec-

chio, le cui terre erano irrigate da questo corso artificiale), costruita a partire dal 1501 e prolungata dopo

il 1551 per giungere fino a Torino. Essa serviva numerose cascine fra le quali, nel territorio di Grugliasco,

la cascina Paradiso, oggi demolita ma che ha dato il nome all’omonima borgata, la cascina Cascinotto e

la cascina Ospedalotto, collocata a sud della ferrovia. L'area interessata dall’intervento era collegata a

tale sistema irriguo nella sua porzione meridionale, e doveva essere lambita dai canali minori derivati dal

braccio orientale della bealera comunale, mentre era delimitata verso nord dal corso del canale della

Becca.

Il tracciato della bealera della Becca (indicata dalla freccia) in rapporto all’area di intervento (eviden-

ziata dal cerchio rosso)

2.1.2. Il centro urbano

La prima attestazione dell’esistenza di un abitato a Grugliasco si deve al diploma dell’imperatore En-

rico III, con cui il sovrano, nel 1047, conferma al capitolo canonicale del Duomo di San Giovanni a Torino

le immunità, la giurisdizione e altri diritti su tutti i beni di cui era stato dotato a partire dalla sua istituzione,

avvenuta circa due secoli prima. Fra i beni sono citati una curtis in Grugliasco, la chiesa di San Cassiano

e la decima dovuta dalla villa di Grugliasco20

.

All’epoca esisteva quindi un abitato o almeno un centro agricolo con podere, presso il quale risiede-

vano i contadini che lavoravano le terre per i canonici. Inoltre esso doveva essere presente già dal IX

secolo, quando venne istituito il Capitolo del Duomo. Questa area, denominata “borgo vecchio o ricetto”

nel registro delle consegne del 1464, si incentrava inizialmente intorno alla chiesa di San Cassiano

(scheda 3) e all’attiguo cimitero, la torre civica, la casa comunale addossata alla torre e la piazza, ed era

19

Solo con lo sviluppo dell'industrializzazione della seconda metà dell'Ottocento gli impianti produttivi si diffusero

anche lungo il tratto superiore della bealera, nel territorio di Collegno e area nord-occidentale del territorio di Gruglia-

sco. Informazioni desunte da www.comune.grugliasco.to.it

20 Cfr. GABOTTO 1907.

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Grugliasco (TO). Realizzazione nuovo polo scientifico universitario Verifica preventiva dell’interesse archeologico

Pag. 15

racchiuso all’interno di una cinta difensiva, forse costituita da una semplice palizzata, dotata probabil-

mente di una sola porta21

. E’ possibile che esso venisse utilizzato dalla popolazione solo nei periodo di

guerra, come documentato per altri ricetti, ma era comunque un denso agglomerato di edifici a destina-

zione residenziale, commerciale e, in caso di necessità, di magazzini per lo stoccaggio delle derrate.

Sempre nel registro delle consegne del 1464 si fa riferimento al “Borgo o fortilizio”, chiaramente di-

stinto rispetto al Borgo vecchio, rispetto al quale esso costituisce un ampliamento. Si tratta di un borgo

fortificato con una cinta muraria e dotato di due o tre porte di accesso, di cui una era stata fortificata (il

cosiddetto Torrazzo), circondato da un fossato e da una ripa. E’ possibile che siano proprio queste le

opere di fortificazione richieste alla comunità di Grugliasco dalla Città di Torino e poi da Ludovico di Sa-

voia-Acaja nel 1404. Tali opere vennero realizzate prima del 1431, dato che nel registro delle consegne

delle proprietà stabili di Grugliasco, conservato presso l’Archivio Storico della Città di Torino, il nuovo for-

talicium a quella data risulta già completato22

.

L’abitato in questa fase si sviluppa con planimetria irregolare intorno all’attuale asse principale di via

Lupo, ed è incardinato intorno alla chiesa parrocchiale e alla torre civica (scheda 7). Ancora oggi è per-

cepibile un salto della bealera nell’area della ex Manifattura Spazzole in corrispondenza di via Spanna,

dove raggiunge una quota più alta per poi scendere verso la via Perotti a sud e verso piazza Marconi a

nord. Anche lungo la via Giustetti si individua un lieve dislivello rispetto alla quota di via Lupo, dislivello

che diviene più marcato nella spianata collocata dietro l’abside di San Cassiano; essa prosegue poi per

tutta la piazza Matteotti per rivelare un ulteriore dislivello fra questa e la piazza 66 Martiri. Qui,

all’imbocco dell’attuale via Lupo, una mappa francese23

riporta una costruzione definita comunemente “il

Torrazzo” o Torre Porta dell’antico borgo.

La progressiva decadenza delle fortificazioni di Grugliasco si data al 1572, ma una piantina topogra-

fica della città di Torino e dei suoi dintorni durante l’assedio del 1640 riporta ancora una cittadina cinta

da un sistema di fortificazioni ad andamento pseudo-pentagonale. Le fortificazioni vennero abbattute dai

Francesi verso la fine del Seicento, mentre quanto restava del Torrazzo ancora presente nella mappa

francese del 1802 venne demolito nel 1812 per ordine del prefetto di Torino24

. Attualmente nel concentri-

co nessuna struttura o altra evidenza architettonica è riconducibile alla presenza di fortificazioni.

Il Borgo, all’interno del quale si erano ormai saldati l’antico ricetto ed il suo ampliamento, era attra-

versato dalla vie pubbliche, di comunicazione col territorio, e dalla vie vicinali. Era costituito da un tessu-

to fitto di domus, cioè case di ridotte dimensioni, delle quali solo alcune, stando al registro delle conse-

gne del 1464, erano dotate di un piano rialzato (solarium), cioè un solaio che aveva in genere funzioni di

magazzino. Nel registro delle consegne del 1523 il tessuto appare ancora più fitto, quasi tutte le case,

benché di ridotte dimensioni, presentano un solaio e sono spesso dotate di crote o di altre pertinenze

annesse.

L’insediamento di Grugliasco tuttavia, già alla metà del Quattrocento, si espande oltre i limiti del bor-

go in tutto il territorio comunale, articolandosi in tre fini, dei quali il primo è rappresentato dalla zona degli

Ajrali, la prima fascia extra-muraria immediatamente circostante il borgo. La tipologia di insediamento in

questa zona è di tipo semi rurale ed è connesso con la presenza della bealera, costruita a partire dal

21

DE PALMA 2004, p. 7.

22 DE PALMA 2004, p. 8.

23 Mappa del catasto francese, datata 27 brumaio anno dodicesimo della Repubblica (1802). Archivio Storico

Comunale di Grugliasco, cartella B. 16.6/B. 16.1

24 Archivio Storico del Comune di Grugliasco, cartella B. 1.1/B. 1.3 (Relazione del 20 aprile del 1812 del sottopre-

fetto del circondario di Torino al Maire di Grugliasco.

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Grugliasco (TO). Realizzazione nuovo polo scientifico universitario Verifica preventiva dell’interesse archeologico

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1416, che determinerà un rapido sviluppo degli Ajrali stessi e determinerà presto la vocazione produttiva

di quest’area.

La denominazione “ajrale” , successivamente definito “cascina”, indica una serie di edifici rustici, a-

perti o chiusi, organizzati in modi differenti: una casa, che fungeva da abitazione ed in parte anche da

fienile o magazzino, a cui erano annessi l’aia (ajra) e basse tettoie, ancora una volta magazzini, ricoveri

per gli animali da cortile o stalle. Di solito comprendevano anche un orto, a volte un canapaio, altre un al-

teno, mentre è attestata anche la presenza di un cortile e di spiazzi destinati alla concia delle pelli (affa-

yterie).

Nella zona degli Ajrali, in corrispondenza della più antica e principale strada di comunicazione con il

territorio torinese (l’attuale via Cravero e la sua prosecuzione), viene edificata proprio nel Quattrocento la

cappella di San Vito (scheda 4). La collocazione è significativa, perché si pone anche in corrisponden-

za di uno dei principali accessi al Borgo, tanto che si ritiene che sull’innesto di tale strada si trovasse una

delle porte del fortilizio. In questa stessa strada si immetteva anche il ramo settentrionale della bealera25

,

nonché la viabilità esterna per Moncalieri. Nelle immediate vicinanze si poneva anche un pozzo d’acqua

viva, probabilmente preesistente la cappella stessa, che risulta ancora visibile in alcune immagini foto-

grafiche degli inizi del Novecento26

. La significativa ubicazione della cappella ha probabilmente determi-

nato la sua impostazione architettonica, organizzata come evoluzione del pilone votivo e quindi comple-

tamente aperta sugli assi di transito, dai quali i viandanti potevano agevolmente ammirare gli affreschi e

leggere per immagini la storia di San Vito e del suo martirio, di Santa Crescenza e di San Modesto.

Lungo lo stesso asse stradale che portava verso la città venne edificata, verso la fine del XVI secolo,

la cappella della Confraternita di Santa Croce (scheda 5), che andò a sostituire una preesistente cap-

pella, ormai allo stato di rudere secondo un documento del 1584. Poco si conosce dell’edificio cinque-

centesco, nel Settecento riplasmato nelle forme attuali, se non che era a navata unica e aveva un soffitto

ligneo dipinto, un coro ligneo e due altari, dedicati alla Vergine del Buon Consiglio e a S. Antonio Abate.

Cinquecentesco era il crocifisso ligneo, poi trasportato a San Cassiano, mentre documenti del XVIII se-

colo citano la presenza di icone raffiguranti la Vergine, S. Antonio Abate ed una pala posta sopra l’altare

maggiore raffigurante l’esaltazione di Cristo in Croce.

A nord dell’abitato antico venne edificata, forse verso la fine del XV secolo, la cappella di San Roc-

co (scheda 6), attestata come esistente già nel 1500 ma ristrutturata nel 1599 in occasione della fine

dell’ultima epidemia di peste. Nonostante le modifiche settecentesche, per secoli ha mantenuto il suo

assetto originario, mutato poi solo dall’intervento di Ignazio Michela che nel 1828 le conferì l’attuale a-

spetto neoclassico.

2.1.2.1. L’area di intervento in rapporto al paesaggio antico

Tornando invece all’area oggetto dell’intervento, occorre rilevare che essa si pone in aderenza

alla cosiddetta Duna di San Lorenzo, che rappresenta un’anomalia geomorfologica particolarmente

significativa, adatta ad un insediamento di tipo pre o protostorico. Tale rilievo, ancor oggi nettamente

percepibile, presenta un orientamento Est/Ovest, che rende il suo lato meridionale particolarmente ben

25

Questa via verrà denominata Via della Resiga per la presenza di una segheria, e nel 1700, Via dei Filatoi, per il

concentrarsi lungo tale asse dei filatoi per la lavorazione della seta.

26 DE PALMA 2004, pp. 22 e 23.

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esposto e quindi adatto alle coltivazioni. In un contesto assolutamente pianeggiante è possibile che an-

che in età romana o medievale la felice collocazione di questo rilievo sia stata sfruttata per scopi agricoli.

Grazie all’analisi della cartografia storica, nota a partire dalla fine del Seicento ma più cospicua

per le fasi Sette e Ottocentesche, si può affermare che l’area in esame era destinata probabilmente a

campo e che quindi risultava comunque adatta allo sfruttamento agricolo (è riportata infatti la dicitura

Terre Labourable); l’adiacente duna invece era destinata a pascolo. La presenza di campi fertili, in con-

trapposizione alla zona del Gerbido e a quella collocata a Nordovest dell’abitato, rende comunque que-

sto settore particolarmente adatto ad ospitare anche piccoli abitati rurali, collegati ad impianti produttivi,

come constatato in zone dalla morfologia analoga per le età romana e medievale.

L’area di intervento caratterizzata come campo; in verde le zone a prato, mentre i piccoli filari de-

nunciano la presenza di alteni.

Cartografia Ottocentesca con la dicitura Terre Labourable in corrispondenza dell’area di intervento.

Lo studio dei dati catastali storici, più cospicui per le fasi post medievali e moderne, rivela nel territo-

rio circostante l’abitato di Grugliasco una presenza di insediamenti dispersi costituiti da case rurali spes-

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so isolate27

. Fra Sei e Settecento il numero di queste case si attesta intorno alla quarantina e pare rima-

nere costante pur registrando significativi mutamenti nelle forme costruttive, che si fanno più articolate in

ragione dei nuovi assetti della proprietà fondiaria e dell’organizzazione delle strutture agricole. In partico-

lare a questo periodo risale l’introduzione della cascina a corte, spesso realizzata giustapponendo nuovi

moduli edilizi a preesistenti costruzioni di tipologia più semplice. Questo fenomeno fa sì che, per il con-

solidarsi delle grandi proprietà attorno a cascine selezionate e al conseguente venir meno delle dimore

rurali minori, nel corso dell’Ottocento il numero delle sedi abitative nel territorio si riduca ad una trentina.

Tuttavia l’area in esame non sembra avere ospitato, almeno per le fasi note in base ai documenti cata-

stali, alcun tipo di insediamento stabile.

Distribuzione degli usi agricoli del suolo nel 1807 (da STURANI 2000)28

.

Il catasto Rabbini (1859) fotografa un territorio ormai controllato per la maggior parte della sua

estensione da una ventina di grandi proprietà, prevalentemente torinesi, le cui sette maggiori superano i

27

STURANI 2000, p. 10.

28 Da sottolineare il fatto che l’area di intervento si è ridimensionata rispetto a quella del progetto iniziale, cui la re-

lazione della Prof.ssa Sturani fa riferimento e che comprendeva anche una porzione a sud di corso Torino. Ciò vale

anche per l’analisi dei carotaggi, alcuni dei quali realizzati proprio nella fascia a sud di corso Torino, eliminata dal pro-

getto attuale.

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50 ha. Nel 1890 l’area in esame era spartita fra i terreni afferenti alle cascine Quaglia, Astrua e Armeno,

oltre ad altre proprietà minori.

Distribuzione della proprietà fondiaria nel 1890 (da STURANI 2000)

2.2. Spoglio delle analisi geologiche effettuate

Nel 2000 sono stati effettuati nove sondaggi meccanici a rotazione con carotaggio continuo,

spinti alla profondità di 15 m ciascuno (ditta esecutrice: Geomont s.r.l. - Bussoleno). Non è

stato possibile con la lettura diretta dei campioni di terreno estratti, essendo trascorsi dodici

anni dal prelievo e non risultando quindi gli stessi sufficientemente leggibili: ci si è pertanto

basati sull’analisi delle fotografie e sulla lettura geologica redatta nella Relazione geologica al-

legata al progetto, alla quale si rimanda.

In tutti i carotaggi effettuati si registra la presenza di un livello superficiale argilloso, il cui

spessore varia tra 1 e 3,4 metri, che insiste direttamente al di sopra della ghiaia naturale. Le

descrizioni geologiche non registrano la presenza di materiale antropizzato, che peraltro non

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si individua macroscopicamente dalle fotografie analizzate. Non si può escludere tuttavia la

presenza di una stratificazione archeologicamente più articolata di quella lette in sede di inda-

gine geologica.

2.2.1. Analisi dei singoli carotaggi

In S1 è riportata la presenza di limo argilloso con subordinati clasti silicei per uno spessore

di circa 1,5 m, ma dall’esame delle fotografie non è possibile leggere con chiarezza la stra-

tificazione e quindi l’eventuale presenza di livelli antropizzati. Al di sotto si evidenzia la

ghiaia sterile.

In S2 è riportata la presenza di limo argilloso per uno spessore di circa 1,7 m, ma

dall’esame delle fotografie non è possibile leggere con chiarezza la stratificazione. Al di

sotto si evidenzia la ghiaia sterile.

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In S3 si registra la presenza di limo argilloso per uno spessore di 1,1 m, al di sotto del qua-

le affiora la ghiaia naturale, ma non risulta allegata la documentazione fotografica.

In S4 è riportata la presenza di limo argilloso per uno spessore di circa 1,0 m. Al di sotto si

evidenzia la ghiaia sterile.

In S5 è riportata la presenza di limo argilloso per uno spessore di circa 1,1 m. Al di sotto si

evidenzia la ghiaia sterile.

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In S6 è riportata la presenza di limo argilloso per uno spessore di circa 1,5 m. Al di sotto si

evidenzia la ghiaia sterile.

In S7 è riportata la presenza di limo argilloso per uno spessore di circa 2,4 m. Al di sotto si

evidenzia la ghiaia sterile.

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In S8 è riportata la presenza di limo argilloso per uno spessore di circa 3,5 m. Al di sotto si

evidenzia la ghiaia sterile.

In S9 è riportata la presenza di limo argilloso per uno spessore di circa 2,2 m. Al di sotto si

evidenzia la ghiaia sterile.

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3. BREVE RICOSTRUZIONE STORICO-ARCHEOLOGICA DELL’AREA

3.1. La preistoria e la protostoria

Non si hanno notizie circa la presenza umana in età pre o protostorica nella zona. L’unico elemento

significativo, seppure solo indiziario, è dato dall’anomalia morfologica del rilievo di löess già citato in

precedenza, le cui caratteristiche lo rendono adatto ad ospitare un insediamento o un luogo di frequen-

tazione in quelle epoche.

Il rinvenimento di due tombe ad incinerazione dell’età del Bronzo a Collegno, in corrispondenza di

quello che sarà poi il villaggio longobardo altomedievale, costituisce l’unico dato relativo al popolamento

della zona relativo a quelle fasi.

Per quel che riguarda le ultime fasi dell’età del Ferro (IV-II sec. a.C.), il territorio di Grugliasco ricade-

va all’interno dell’areale taurino-salasso, così denominato perché legato alla presenza della tribù dei

Taurini, popolazione che controllava i valichi alpini ad alte quote fin dal II millennio a.C. La loro capitale,

citata dagli autori antichi e probabilmente collocata presso il Po, non coincideva con l’Augusta Taurino-

rum di età romana e non ha lasciato tracce archeologiche, probabilmente rimosse nel corso delle opera-

zioni edilizie del secolo scorso29

.

Il loro sistema di insediamento territoriale dei Taurini era organizzato in circoscrizioni, i pagi, che

comprendevano diversi vici, abitati sparsi a vocazione eminentemente agricola. Tuttavia questo schema

insediativo è solo ipoteticamente attribuibile all’area in esame, dato che ad oggi nessun dato scientifica-

mente accertato è stato rilevato per il territorio grugliaschese.

3.2. L’età romana

Le fonti storiche ci informano dell’alleanza fra Taurini e Romani sin dal passaggio delle Alpi da parte

di Annibale. Questo rapporto fece sì che i Taurini col loro territorio entrassero gradualmente nell’orbita di

Roma senza atti di belligeranza, ma attraverso azioni diplomatiche che culminarono con la stipulazione

del foedus con il principe indigeno Cozio, celebrato nell’arco di Susa. Cozio divenne così il primo prae-

fectus della provincia delle Alpes Cottiae nel 14 a.C. col nome di M. Iulius Cottius. Egli, pur continuando

a mantenere un ruolo di controllo su quella che poco dopo sarà Augusta Taurinorum, regnerà su un terri-

torio inserito nelle province alpine e distaccato amministrativamente da quello taurino, segnando in que-

sto modo un radicamento dei Taurini nell’area strategica del controllo dei valichi sui due versanti.

Le aree di pianura, vocate all’agricoltura, vennero invece inserite in una diversa provincia, la regio XI

Transpadana, e furono oggetto di deduzioni coloniali con probabile marcato apporto di popolazioni cen-

tro italiche. A questa regione doveva appartenere anche il territorio di Grugliasco, dato che il confine con

quello alpino si poneva verosimilmente in corrispondenza dell’attuale Borgata Malano, in comune di Avi-

gliana, dove è stata identificata la statio ad fines.

La riorganizzazione romana non ha tuttavia lasciato tracce marcate nel territorio grugliaschese, ed in

particolare non sono noti dati sulla centuriazione30

né sulla presenza di un insediamento stabile, ma la

possibilità della presenza romana nell’area in oggetto è indiziata dalla prossimità con insediamenti di pri-

mario interesse. La più prossima e rilevante è la mansio ad quintum lapidem, ubicata in corrisponden-

za della chiesa di San Massimo a Regina Margherita di Collegno, proprio sul confine con territorio gru-

29

Sul tema si veda GAMBARI 2008,

30 Si veda ZANDA 1988, pp. 49-66. L’unico dato, solo ipoteticamente riferibile ad una sistemazione centuriale, è

costituito da un canale di età romana, orientato in senso est/ovest e rinvenuto nell’area poi occupata dall’abitato lon-

gobardo; cfr. PEJRANI BARICCO 2004, p. 8.

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gliaschese. Come si è già detto, la mansio costituisce un punto fermo per la ricostruzione della viabilità

nel territorio, per l’analisi della quale si rimanda al § 2.1.1. Sempre a Collegno si collocano alcuni edifici,

probabilmente a destinazione agricola, che denunciano un diffuso sfruttamento del territorio rurale, reso

possibile anche grazie alla presenza di una rete viaria secondaria ma capillare, testimoniata dalla pre-

senza di sepolture a partire dal I sec. d.C.

Ad un insediamento rurale di età romana sembra rimandare il toponimo Cruliascus, documentato

fin dal 1143 e successivamente come Gruliaschus, Gruglascus, che rappresenta un probabile prediale in

–ascus costruito sul personale Correlius31

.

L’unica attestazione archeologica riguardante il territorio di Grugliasco è quella relativa alla cosidetta

“lapide dei gladiatori” (Scheda n. 1), rinvenuta nel 1877 murata nella chiesa di San Cassiano32

. Delle

dimensioni di 0.90 x 0.30 m, rappresenta un combattimento tra gladiatori “traci”, e potrebbe essere ri-

conducibile all’episodio citato da Svetonio, relativo alla punizione inflitta da Tiberio alla plebe di Pollenzo,

che aveva trattenuto un corteo funebre fino ad estorcere il denaro necessario a finanziare uno spettacolo

di gladiatori33

. La stele è reimpiegata e la sua provenienza è tutt’ora dubbia, anche se è stata proposta

una sua originaria collocazione presso la citata chiesa di San Massimo.

Il Casalis34

cita il rinvenimento di una tomba formata da “tre tavolette di terracotta con entro tre sche-

letri di alta statura ed uno dei così detti lumi perpetui” (Scheda 2). Il luogo del rinvenimento è generica-

mente posto fuori dall’abitato di Grugliasco, a ponente, ed è quindi solo ipoteticamente collocabile in cor-

rispondenza della regione Fabbrichetta, dove il Gabotto colloca l’insediamento di Juglasco, citato nella

documentazione d’archivio del XII secolo35

. Della sepoltura nessun reperto si è conservato, pertanto la

sua interpretazione, così come la collocazione cronologica, rimangono del tutto incerte.

3.3. L’età tardoantica ed il Medioevo

La documentazione archeologica relativa al periodo compreso tra il III ed il V secolo d.C. non è, co-

me del resto per il restante territorio piemontese, molto abbondante, nonostante il perdurare

dell’importanza di Collegno, territorio limitrofo a quello di Grugliasco e pertanto utilizzato come riferimen-

to per chiarire le dinamiche insediative di quest’area meno indagata. Qui infatti, in corrispondenza della

mansio ad quintum lapidem, sorge la chiesa di San Massimo probabilmente agli inizi del V sec. d.C.,

appunto durante l’episcopato di Massimo I. Nel VI, a circa 1 Km a nord della chiesa che probabilmente

continuava a fissare le coordinate dei riferimenti territoriali, Si stanziarono dapprima un gruppo gentilizio

goto e successivamente una fara longobarda, insediatasi fin dalla prima conquista del ducato di Torino.

In quest’area, collocata in corrispondenza del terrazzo fluviale sulla destra orografica della Dora, sono

stati identificati i resti sia dell’abitato sia della necropoli, utilizzati per un periodo protratto fino verso la fi-

ne dell’VIII sec. d.C.36

La prima attestazione dell’esistenza di un abitato a Grugliasco si deve al già citato diploma

dell’imperatore Enrico III del 1047, in cui si cita la presenza di una curtis e della chiesa di San Cassia-

no. L’abitato di Grugliasco si doveva essere quindi sviluppato, come già sottolineato, intorno al nucleo di

proprietà dei canonici torinesi, che aveva il suo centro appunto nella chiesa di San Cassiano. Nella do-

31

ROSSEBASTANO 1990, p. 320.

32 FERRERO 1895, p. 99; BAROCELLI 1930, pp. 64-75. Attualmente e conservata al Museo di Antichità di Torino.

33 PAPOTTI 1998, p. 112.

34 CASALIS 1841.

35 ROSSI, GABOTTO 1914.

36 PEJRANI BARICCO 2004; PEJRANI BARICCO 2008.

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cumentazione del XII e XIII secolo figuravano ancora fra i maggiori possidenti del territorio grugliaschese

sia il Vescovo di Torino sia il Capitolo dei Canonici. Del resto per tutto il Medioevo e per parte dell’età

moderna la presenza di enti e soggetti ecclesiastici nelle proprietà fondiaria fu massiccia: oltre a quelli

già citati, avevano possedimenti nella zona S. Solutore, S. Domenico e S. Massimo di Torino, l’abbazia

di Rivalta e il monastero di S. Benigno.

La collocazione lungo gli assi viari dei quali si è parlato in precedenza (§ 2.1.1) ha determinato anche

in questa fasi il ruolo di Grugliasco, che venne presto inglobata nel territorio sottoposto alla diretta giuri-

sdizione del comune di Torino, rispetto alla quale la comunità grugliaschese ebbe un rapporto di stretta

dipendenza sia economica sia politico-istituzionale. Il territorio torinese nel XIII secolo si spingeva ad o-

vest verso Collegno e Rivoli; a nord fino a Druento e alla Stura; a est oltre il Po fino alla collina torinese e

in direzione del chierese; a sudest verso Cavoretto e Revigliasco; infine a sud fino al Sangone37

.

All’interno di tale territorio gli unici borghi con una comunità organizzata erano Beinasco e, appunto,

Grugliasco.

La documentazione d’archivio rivela un precoce assoggettamento di Grugliasco alla signoria sabau-

da, sancita in modo definitivo con il trattato di pace fra Tommaso III di Savoia e Guglielmo VII di Monfer-

rato, nel 1280. Successivamente fu inclusa nel principato dei Savoia-Acaja insiema al territorio che face-

va capo a Torino non ancora sottoposto al controllo diretto dei conti (poi duchi) di Savoia. Infatti nel 1360

Grugliasco si sottomise al Conte Verde38

, ed il catasto del 1369, che contava la presenza di quarantasei

abitazioni, non cita la presenza di nessun dominus, a riprova appunto della dipendenza economica da

Torino39

. Nel 1384 gli ordinati dell’Archivio Storico di Torino citano anche una battaglia fra Torino e Gru-

gliasco.

Per quel che riguarda la fase basso e post medievale, lo strumento più adatto a delineare l’immagine

dell’abitato di Grugliasco è il già citato registro delle consegne e delle proprietà del 146440

, rispetto al

quale quello del 1523 consente di tracciare le linee di sviluppo. Per la trattazione di questa tematica si

rimanda al § 2.1.2, ricordando qui semplicemente che il Borgo, entro il quale si erano saldati l’antico ri-

cetto ed il suo ampliamento, era costituito nel 1464 e ancor di più nel 1523 da una fitta maglia di edifici a

carattere prevalentemente abitativo; si sottolinea inoltre che l’insediamento all’epoca aveva oltrepassato

i confini del borgo, estendendosi negli Ajrali anche grazie alla costruzione della bealera.

Dal punto di vista politico, la comunità di Grugliasco aveva già ottenuto la facoltà di autogovernarsi

nel 133541

, ed era pertanto guidata da quattro consoli, appartenenti alle le famiglie locali di spicco, ma

scelti dai clavarii della città di Torino insieme al vicario e al giudice, rappresentanti locali dei principi di

Savoja-Acaja. Questi infatti erano detentori del feudo del Piemonte, del quale Grugliasco fece parte fino

al 1418, anno in cui tale feudo venne assorbito nel ducato di Savoia. Del resto lo sbocco dell’economia

grugliaschese, a vocazione sostanzialmente agricola, era rappresentata dai mercati torinesi, e dipende-

va da Torino per i pedaggi, le gabelle e in parte anche i mulini per la macinazione del grano.

Intorno alla metà del Quattrocento aveva consolidato una maggiore autonomia, almeno amministrati-

va, che si concretizzava sostanzialmente in concessioni in materia fiscale ed economica. Essa comun-

37

SETTIA 1997.

38 Cfr. Regesto dei documenti su Grugliasco nel Medioevo, nn. 22/23.

39 FERRERO 1972.

40 ASCT, collezione V, volume n. 1083, anno 1464, Catasti, Grugliasco.

41 ASCG, serie catasti, vol. 2, Registro Catastrale formato nell’anno 1523.

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que rimaneva assoggettata a Torino con la quale costituiva un corpo unico, stando a quanto rivela un at-

to di transazione del 143042

.

3.4. L’età moderna

Un sostanziale cambiamento nell’economia si dovette alla costruzione della bealera, dopo la quale

Grugliasco ottenne anche i diritti per la costruzione lungo il suo corso di mulini ed opifici idraulici (gual-

cherie, battitoi) dietro pagamento di un canone annuo. La forza motrice del nuovo corso d’acqua fece sì

che le attività agricole predominanti venissero gradualmente affiancate e integrate dallo sviluppo di vari

impianti produttivi, tra cui mulini, torchi, battitoi da canapa, segherie per il legno e, a partire dalla fine del

Seicento, dalle prime industrie tessili legate alla produzione e alla lavorazione della seta.

Installati entro l'abitato, e concentrati lungo il ramo superiore della bealera, i tre filatoi censiti nel 1787

quindici anni dopo sono già diventati cinque, a dieci ruote e con due filande, ed impiegano circa cinque-

cento lavoratori in buona parte stagionali. Tuttavia, come nel caso delle aziende rurali più grandi, delle

ville e cascine sparse nel territorio, anche la manifattura serica vede un apporto locale assai limitato a

fronte della forte dipendenza da Torino: filande e filatoi sono difatti nelle mani (e nascono grazie ai capi-

tali) di banchieri torinesi quali i Gianolio, i Cotta, i Barbaroux e Tron. La manifattura serica grugliaschese

entrerà in crisi, senza più riprendersi, alla fine dell'Ottocento, a causa di un'ondata di malattie del gelso e

della guerra doganale con la Francia.

A partire dagli inizi del Seicento vi fu anche un importante cambiamento nella struttura del sistema

organizzativo agricolo. In particolar modo la piccola e media proprietà terriera si ridusse lasciando spazio

a pochi e grandi appezzamenti costituiti da cascine ma spesso arricchiti dalla presenza di grandi case

padronali o di ville. Molte di esse erano residenze di villeggiatura di famiglie torinesi esponenti di una no-

biltà legata soprattutto alla corte dei principi di Savoia-Carignano o, successivamente, di una più recente

nobiltà di funzionariato, o dell'alta borghesia: i San Martino di Agliè, gli Armano di Gros, i Dellala di Bei-

nasco.

Alcune di esse sono ancora presenti nel centro urbano di Grugliasco, benché ormai destinate ad altri

usi.

La villa Audifredi di Mortigliengo (scheda 9) è la più prossima all’area oggetto dell’intervento di

scavo, come si è già avuto occasione di sottolineare (si veda § 2.1.2.1 per la descrizione e la storia

dell’edificio).

Villa Gay di Quarti (scheda 11) fu costruita verso a fine del XVII secolo dal conte Pastoris di Salug-

gia. Era inserita in un grande parco attraversato, oltre che dalla bealera e da canali, da viali, ed era orna-

to da boschetti, alberi da frutto, da un giardino inglese con prati ed aiuole, da vivai e serre invernali, non-

ché da un lago. Acquistata intorno alla metà dell'Ottocento dal conte Giuseppe Gay di Quarti, fu ceduta

in seguito al Comune di Grugliasco.

Villa Claretta Assandri (scheda 12) è sorta, nel suo nucleo più antico, intorno alla metà del XVII

secolo, ma fu ampliata notevolmente in seguito. Particolarmente ricche sono le decorazioni seicentesche

e settecentesche del salone e delle stanze al piano terreno, con soffitti a cassettoni dipinti, decorazioni in

cui si alternano scene mitologiche ed allegoriche, prospettive architettoniche e paesaggistiche a trompe-

l'oeil. Poco dopo la metà dell'Ottocento la proprietà venne acquistata all'asta da Camillo Spanna, mem-

bro di un'influente famiglia grugliaschese, che si sarebbe legato tramite matrimonio alla famiglia dei conti

Claretta-Assandri, da cui il nome rimasto alla villa.

42

DE PALMA 2004, p. 6.

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Infine villa Boriglione fu costruita verso la metà del Settecento a aprtire da un edificio precedente

seicentesco. Fu ampliata e arricchita di un grande giardino con serra da fiori. Nel Novecento ospitò la

sede della Photodrama Producing Company, una casa di produzione cinematografica, ed il suo parco

venne così ad ospitare nuovi edifici funzionali alla produzione di pellicole, tra cui anche alcuni set cine-

matografici. Attualmente è sede del parco culturale multidisciplinare “Le Serre”.

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4. CENSIMENTO DEI RINVENIMENTI NOTI

I ritrovamenti riportati nelle schede seguenti sono posizionati, mantenendo la medesima numerazio-

ne, sulla Carta delle attestazioni archeologiche allegata. In un caso non è stato possibile individuare il

luogo preciso del rinvenimento, che è stato collocato in maniera approssimativa (scheda 2).

Scheda n. 1 Località Grugliasco Localizzazione Certa – reimpiegata nella muratura della chiesa di S. Cassiano Epoca Età romana Tipologia del rinvenimento Rinvenimento di lastra di m 0,90 x 0,30, raffigurante a rilievo una lotta fra

gladiatori traci.

Modalità del rinvenimento Durante i lavori di ristrutturazione della chiesa si rinvenne la lastra reim-piegata in una struttura muraria (anno 1887)

Luogo di conservazione dei reperti

Museo di Antichità di Torino

Cronologia I sec. d.C. (ipotetico) Bibliografia BAROCELLI 1930, p. 69.

Scheda n. 2 Località Territorio del Comune di Grugliasco

Localizzazione Incerta – genericamente collocata a ovest dell’abitato, forse collocata il località Fabbrichetta nei pressi del territorio di Collegno (villaggio Leu-mann)

Epoca Età romana (ipotetico) Tipologia del rinvenimento Sepoltura a protezione laterizia, contenente tre scheletri di alta statura e

una lucerna Modalità del rinvenimento Nel 1841 durante scavi non meglio definiti Luogo di conservazione dei reperti

Ignoto

Cronologia Non determinabile Bibliografia CASALIS 1841, vol. VIII.

Scheda n. 3 Località Grugliasco Localizzazione certa Epoca Età medievale Tipologia del rinvenimento La chiesa di San Cassiano è attestata per la prima volta nel diploma

dell’imperatore Enrico III del 1047, ma è possibile che essa esistesse già dal IX secolo. Deve il suo aspetto attuale al rifacimento tardo barocco e-seguito alla fine del Settecento su progetto di Quarini, mentre la facciata di aspetto classicheggiante, è stata realizzata da Ferrante nel 1880. Tracce della facciata quattrocentesca sono rappresentate dalla lunetta af-frescata, posta sotto quello che doveva essere l’antico arco di chiusura della porta, raffigurante la Madonna in Trono con il Bambino e gli angeli. Di notevole importanza il crocifisso ligneo cinquecentesco (proveniente dalla cappella della Confraternita di Santa Croce) e i dipinti sei e sette-centeschi all’interno.

Modalità del rinvenimento In situ Luogo di conservazione dei reperti

In situ – Piazza San Cassiano

Cronologia IX sec. (?) – età contemporanea Bibliografia BEATO 1984; DE PALMA 2004; sito web del Comune di Grugliasco

Scheda n. 4 Località Grugliasco Localizzazione Certa Epoca Età tardo medievale Tipologia del rinvenimento Cappella di San Vito, una costruzione a pianta quadrata ed a cappella u-

nica, coperta da una volta a crociera a sesto acuto. La significativa ubica-zione della cappella, all’incrocio di importanti strade di comunicazione, ha probabilmente determinato la sua impostazione architettonica, organizza-

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ta come evoluzione del pilone votivo e quindi completamente aperta sugli assi di transito, dai quali i viandanti potevano agevolmente ammirare i pregevoli affreschi e leggere per immagini la storia di San Vito e del suo martirio, di Santa Crescenza e di San Modesto. E’ stata oggetto di indagini archeologiche che hanno consentito di portare alla luce le pavimentazioni precedenti quella attuale, realizzate in ciottoli e, forse, in mattonelle di cotto.

Modalità del rinvenimento In situ Luogo di conservazione dei reperti

In situ – piazza Don L. Cocco

Cronologia Metà XV secolo Bibliografia DE PALMA 2004; SBAP

Scheda n. 5 Località Grugliasco Localizzazione certa Epoca Tardo medioevo Tipologia del rinvenimento Cappella della Confraternita di Santa Croce (scheda 5), che andò a sosti-

tuire una preesistente cappella, ormai allo stato di rudere secondo un do-cumento del 1584. Poco si conosce dell’edificio cinquecentesco, nel Set-tecento riplasmato nelle forme attuali, se non che era a navata unica e aveva un soffitto ligneo dipinto, un coro ligneo e due altari, dedicati alla Vergine del Buon Consiglio e a S. Antonio Abate. Cinquecentesco era il crocifisso ligneo, poi trasportato a San Cassiano, mentre documenti del XVIII secolo citano la presenza di icone raffiguranti la Vergine, S. Antonio Abate ed una pala posta sopra l’altare maggiore raffigurante l’esaltazione di Cristo in Croce.

Modalità del rinvenimento In situ Luogo di conservazione dei reperti

In situ – via Giustetti angolo via Cravero

Cronologia Fine XVI secolo Bibliografia BEATO 1984

Scheda n. 6 Località Grugliasco Localizzazione certa Epoca Tardo Medioevo Tipologia del rinvenimento Cappella di San Rocco, attestata come esistente già nel 1500 ma ristrut-

turata nel 1599 in occasione della fine dell’ultima epidemia di peste. No-nostante le modifiche settecentesche, per secoli ha mantenuto il suo as-setto originario, mutato poi solo dall’intervento di Ignazio Michela che nel 1828 le conferì l’attuale aspetto neoclassico

Modalità del rinvenimento In situ Luogo di conservazione dei reperti

In situ – viale A. Gramsci

Cronologia Fine XV secolo (?) Bibliografia BEATO 1984

Scheda n. 7 Località Grugliasco Localizzazione Certa Epoca Basso Medioevo Tipologia del rinvenimento Torre civica, facente parte del ricetto medievale. Utilizzata inizialmente

per scopi civici e difensivi, e solo successivamente per scopi religiosi co-me campanile dell’adiacente chiesa di San Cassiano.

Modalità del rinvenimento In situ Luogo di conservazione dei reperti

In situ – Piazza San Cassiano

Cronologia Fine XIV-inizi XV secolo Bibliografia BEATO 1984; DE PALMA 2004

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Pag. 32

Scheda n. 8 Località Grugliasco Localizzazione Certa Epoca Post medievale Tipologia del rinvenimento Corpo di fabbrica, probabilmente aggiunto alla villa Audifredi di Morti-

gliengo, quando questa era utilizzata in parte come filatoio e filanda. Modalità del rinvenimento Analisi da fonte cartografica; sondaggi geognostici (ipotetico) Luogo di conservazione dei reperti

-

Cronologia XVIII secolo (?) Bibliografia Fonti cartografiche AST, Carte topografiche per A e B, Grugliasco

scheda n. 9 Località Grugliasco Localizzazione Certa Epoca Post medievale Tipologia del rinvenimento Villa Audifredi di Mortigliengo. Fatta costruire e probabilmente anche pro-

gettata dal Valperga nella seconda metà del Seicento come residenza di villeggiatura, ospitò agli inizi del Settecento il primo filatoio da seta di Gru-gliasco, che era azionato da un mulino funzionante grazie alla bealera che passava da via Cotta. Dotato di 18 piante ed arricchito dalla realizza-zione anche di una filanda, divenne il principale filatoio del Piemonte, se-condo solo a quello di Agliè, e proseguì con successo la propria attività fino alla fine dell’Ottocento, quando venne distrutto da un incendio. Ven-ne poi acquistato dalla congregazione dei Piccoli Fratelli Maristi, che lo trasformarono in convento con annessi giardini, orti e laboratori. In parti-colare i giardini si estendevano anche nell’area dell’attuale piazza Matte-otti.

Modalità del rinvenimento In situ Luogo di conservazione dei reperti

In situ – piazza Matteotti/Via Cotta

Cronologia Seconda metà XVII secolo Bibliografia Sito web comune di Grugliasco

scheda n. 10 Località Grugliasco Localizzazione Certa Epoca Moderna (?) Tipologia del rinvenimento Cavità collegata ad un vano cantina privato, accessibile attraverso una

breccia. Potrebbe trattarsi di opere realizzate nel corso dell’ultimo conflit-to bellico a scopo di difesa dai bombardamenti aerei. Indagini georadar sembrerebbero indicare la prosecuzione di tali vani interrati al di sotto di edifici in stato di bbandono.

Modalità del rinvenimento Assistenza archeologica; Indagini georadar effettuate dalla ditta COGEN Luogo di conservazione dei reperti

In situ – Via La Salle angolo Via Cotta

Cronologia Moderna Bibliografia Archivio SBAP

Scheda n. 11 Località Grugliasco Localizzazione certa Epoca Post medievale Tipologia del rinvenimento Villa Gay di Quarti fu costruita verso a fine del XVII secolo dal conte Pa-

storis di Saluggia. Era inserita in un grande parco attraversato, oltre che dalla bealera e da canali, da viali, ed era ornato da boschetti, alberi da frutto, da un giardino inglese con prati ed aiuole, da vivai e serre inverna-li, nonché da un lago. Acquistata intorno alla metà dell'Ottocento dal con-te Giuseppe Gay di Quarti, fu ceduta in seguito al Comune di Grugliasco.

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Modalità del rinvenimento In situ Luogo di conservazione dei reperti

In situ – Via Lupo 87

Cronologia Fine XVII secolo Bibliografia Sito web comune di Grugliasco

Scheda n. 12 Località Grugliasco Localizzazione certa Epoca Post medievale Tipologia del rinvenimento Villa Claretta Assandri è sorta, nel suo nucleo più antico, intorno alla me-

tà del XVII secolo, ma fu ampliata notevolmente in seguito. Particolar-mente ricche sono le decorazioni seicentesche e settecentesche del sa-lone e delle stanze al piano terreno, con soffitti a cassettoni dipinti, deco-razioni in cui si alternano scene mitologiche ed allegoriche, prospettive architettoniche e paesaggistiche a trompe-l'oeil. Poco dopo la metà del-l'Ottocento la proprietà venne acquistata all'asta da Camillo Spanna, membro di un'influente famiglia grugliaschese, che si sarebbe legato tra-mite matrimonio alla famiglia dei conti Claretta-Assandri, da cui il nome rimasto alla villa.

Modalità del rinvenimento In situ Luogo di conservazione dei reperti

In situ – Via La Salle

Cronologia Seconda metà XVII secolo Bibliografia Sito web comune di Grugliasco

Scheda n. 13 Località Grugliasco Localizzazione certa Epoca Post medievale Tipologia del rinvenimento Villa Boriglione fu costruita verso la metà del Settecento a aprtire da un

edificio precedente seicentesco. Fu ampliata e arricchita di un grande giardino con serra da fiori. Nel Novecento ospitò la sede della Photodra-ma Producing Company, una casa di produzione cinematografica, ed il suo parco venne così ad ospitare nuovi edifici funzionali alla produzione di pellicole, tra cui anche alcuni set cinematografici. Attualmente è sede del parco culturale multidisciplinare “Le Serre”.

Modalità del rinvenimento In situ Luogo di conservazione dei reperti

In situ – Via T. Lanza

Cronologia Inizi XVIII secolo Bibliografia Sito web comune di Grugliasco

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Pag. 34

5. LA RICOGNIZIONE DI SUPERFICIE E ANALISI DELLA FOTOGRAFIA AEREA

La ricognizione sui terreni è stata effettuata in due riprese ravvicinate, il 20 ed il 21 novembre. L’area

risulta facilmente accessibile da Sud, lato lungo il quale confina con il corso Torino ed è percorribile an-

che lungo parte del lato occidentale grazie alla presenza di una strada sterrata che costeggia i terreni in

uso alle facoltà di Agraria e di Veterinaria, che occupano sostanzialmente le “dune”, significative anoma-

lie geomorfologiche ancor oggi chiaramente percepibili nel contesto assolutamente pianeggiante

dell’area di intervento.

La “duna” vista da corso Torino

L’indagine si è svolta in un periodo non particolarmente propizio alla lettura dei terreni, perché questi

erano in buona parte coperti da piante di mais alte appena 20 cm e quindi non calpestabili. Questa cir-

costanza ha impedito di percorrere in maniera sistematica l’area, peraltro in corso di acquisizione ma

non ancora espropriata, e quindi utilizzata e coltivata dagli attuali proprietari.

I terreni coltivati a mais, nel settore che sarà occupato dal parco

Si è pertanto percorsa l’area lungo l’intero lato meridionale, in parte occupato da edifici e strutture

che rimarranno estranee all’intervento di edificazione del polo universitario. Il lato occidentale è stato

percorso invece per tutta l’estensione della strada bianca, che all’incirca a metà del lato stesso piega

verso est, consentendo di inoltrarsi fra i campi seminati per una lunghezza di circa 100 m.

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La strada bianca che costeggia il lato occidentale, in adiacenza ai terreni in uso alla Facoltà di Agraria

La strada bianca nel punto in cui piega verso est

L’area occupata dai campi, assolutamente pianeggiante e priva di anomalie geomorfologiche, era

stata arata da non molto ed in un punto è stato possibile identificare l’affioramento di materiale ceramico

e laterizio di interesse archeologico. Se le dimensioni dei frammenti laterizi non consentono una loro da-

tazione precisa (del resto potrebbero anche essere legati alla presenza del muro moderno che delimita il

confine con i terreni in uso alla Facoltà di Agraria), i frammenti di ceramica comune parrebbero essere

riferibili all’età romana. Essi potrebbero essere stati traslati nel corso delle attività di aratura lungo i bordi

del campo, o anche essere dilavati dall’adiacente duna. Per la citata presenza di coltivazioni non calpe-

stabili, non è stato possibile infittire le linee di percorso nell’area di rinvenimento, in modo da poterla indi-

viduare e circoscrivere. Allo stesso modo non si è potuta verificare la presenza di eventuale materiale

ceramico di natura più fine, che tuttavia parrebbe meno probabile in un contesto verosimilmente di natu-

ra rurale.

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Affioramento di materiale laterizio e ceramico

Area del rinvenimento di materiale ceramico (in rosso) e linee lungo le quali sono state effettuate le prospezioni

(in blu)

La ripresa aerea, effettuata in una stagione comunque non molto più propizia rispetto a quella in cui è

stata eseguita la survey, rivela una zona pianeggiante ed estesa, sulla quale non sono leggibili in modo

chiaro soil marks, dramp marks, crop marks o altre anomalie ad esempio nella crescita della copertura

vegetativa, comunemente imputabili alla presenza di eventuali resti sepolti.

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L’area di intervento ripresa da varie angolazioni

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6. VALUTAZIONE PRELIMINARE DI RISCHIO ARCHEOLOGICO

6.1. Premessa metodologica

La Valutazione Preliminare di Rischio Archeologico di un’area definisce la probabilità della presenza

di depositi o manufatti di interesse archeologico (emergenti o interrati) e la probabilità di interferire con

essi delle opere in progetto. La valutazione di Rischio Archeologico si distingue in ASSOLUTO e RELA-

TIVO e comporta la definizione di un indice di rischio basato su di una scala teorica di 6 livelli: NULLO,

BASSO, MEDIO, MEDIO-ALTO, ALTO, CERTEZZA DELLA PRESENZA.

Il rischio ASSOLUTO riguarda la presenza ed il grado di conservazione di eventuali depositi archeo-

logici in una determinata area. Per rischio nullo si intende che nell’area si sia già verificata, attraverso

precedenti indagini e/o bonifiche archeologiche, l’assenza di depositi di tipo archeologico. Per certezza

della presenza si intendono quelle aree per le quali si è già accertata la presenza di depositi archeologi-

ci, manifesti o interrati, a prescindere dall’eventuale esistenza di un vincolo archeologico.

La determinazione dell’indice di rischio assoluto è effettuata sulla base dei seguenti fattori:

� attestazioni archeologiche: presenti o ipotizzate

� caratteristiche geomorfologiche e topografiche dell’area: in base alle loro potenzialità rispetto ad

una occupazione antropica o nell’ottica del livello di conservazione di eventuali depositi o della lo-

ro tipologia (in situ o in giacitura secondaria)

� indicazioni fornite dalla toponomastica: presenza di toponimi rivelatori di resti sepolti

Il rischio RELATIVO riguarda la previsione, in relazione alla tipologia delle opere da realizzarsi, della

eventualità di interferire nel corso dei lavori con depositi archeologici. Per rischio nullo si intende che

nell’area sia già stata verificata, attraverso precedenti indagini e/o bonifiche archeologiche, l’assenza di

depositi di tipo archeologico o che, relativamente alle caratteristiche delle opere in oggetto, il rischio sia

di fatto assente (mancanza di operazioni di scavo e/o obliterazione di porzioni di terreno, lavori in galle-

ria, etc.). Per certezza della presenza si intendono quelle aree per le quali si è già accertata la presenza

di depositi archeologici, manifesti o interrati, a prescindere dall’eventuale esistenza di un vincolo archeo-

logico e a prescindere dalla tipologia dei lavori.

La determinazione dell’indice di rischio relativo è effettuata sulla base dei seguenti fattori:

� l’indice di rischio assoluto assegnato all’area nella quale vengono effettuate le opere in progetto

� la tipologia dei lavori (scavi, rilevati, obliterazione di superfici etc.)

6.2. Valutazione di rischio archeologico assoluto

Nessun settore di intervento rientra in un’area a vincolo archeologico ai sensi dell’art. 10 del D.Lgs

42/2004 e s.m.i. (ex L.1089/39).

L’analisi delle fonti disponibili ha evidenziato una continuità insediativa attestata fin dall’età medievale

in modo diffuso e rarefatto nel territorio di Grugliasco, destinato in buona parte a campi coltivati.

Per quel che riguarda le fasi più recenti, la cartografia storica non riporta la presenza di edifici

nell’area di intervento, che era suddivisa in diverse proprietà facenti capo in buona parte a cascine strut-

turate nelle adiacenze.

La lettura archeologica dei sondaggi geognostici, per quanto parziale e poco attendibile data

l’impossibilità di visionare direttamente le carote estratte, non ha portato all’identificazione di livelli di inte-

resse archeologico.

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Grugliasco (TO). Realizzazione nuovo polo scientifico universitario Verifica preventiva dell’interesse archeologico

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Il dato più significativo è rappresentato dal rinvenimento di materiale ceramico di età romana, rap-

presentato da ceramica comune, compatibile con la presenza di un nucleo rurale legato allo sfruttamento

agricolo dei campi, probabilmente localizzato in corrispondenza dei rilievi denominati ancora oggi “dune”.

► Per i motivi suddetti, l’indice di rischio assoluto della presenza di depositi di tipo archeologico

nell’area di intervento è ritenuto MEDIO-ALTO.

6.3. Valutazione di rischio archeologico relativo

Nessuna delle opere in progetto insiste su aree nelle quali si è accertata la presenza di resti archeo-

logici, per le quali vige l’obbligo di bonifica completa attraverso la programmazione di uno scavo archeo-

logico mirato. Al contempo nessuna delle opere è da ritenersi a rischio nullo di interferenza poiché nes-

suna area su cui insistono le opere è stata già oggetto di verifica archeologica.

Inoltre in un’area che non è stata urbanizzata e insediata in modo esteso si può ipotizzare uno scarso

o nullo accrescimento del terreno, così che i resti archeologici possono trovarsi anche a pochi centimetri

al di sotto della superficie.

Le opere prevedono scavi ad elevata profondità, oltre il raggiungimento dell’affioramento del terreno

naturale, ove verranno costruiti gli edifici. Tuttavia, proprio per il probabile scarso accrescimento del ter-

reno, anche l’area destinata a parco, ove si effettueranno verosimilmente solo riporti e non scavi, po-

trebbe essere considerata a rischio anche per il semplice passaggio di mezzi. Si ritiene pertanto che:

► Per la tipologia delle operazioni previste, l’indice di rischio relativo per tutte le operazioni

previste è confermato come MEDIO-ALTO.

6.3.1. Prescrizioni operative consigliate

In un’ottica di abbattimento del rischio archeologico e di una valutazione costi-benefici, si ritiene che

la ricaduta specifica sulle opere in progetto degli obblighi di tutela previsti per i beni archeologici si possa

configurare nelle seguenti procedure, estese anche ad eventuali altre opere accessorie o di cantiere, ca-

librate sulle modalità delle lavorazioni previste.

Dato il rischio archeologico medio-alto, l’abbattimento del medesimo sarebbe possibile solo con ulte-

riori verifiche sul terreno, che però attualmente risulterebbero di complicata realizzazione a causa

dell’indisponibilità dei terreni, oggi coltivati e non ancora espropriati.

E’ consigliabile tuttavia, al fine di chiarire la natura e l’estensione dell’eventuale deposito stratigrafi-

co e di limitare i tempi necessari all’eventuale prelievo stratigrafico, che si proceda ad una più precisa

perimetrazione dell’area interessata dagli affioramenti di materiale ceramico e all’esecuzione di sondag-

gi, per una profondità che consenta di raggiungere il terreno naturale in corrispondenza delle aree inte-

ressate da attività di scavo, prima dell’avviamento in toto del cantiere edile. Occorrerà in tal senso inseri-

re nel crono programma i tempi necessari alla bonifica e alla documentazione archeologica.

Dato che la realizzazione del progetto avverrà in più lotti successivi a loro volta strutturati in seguito a

distinte fasi di esproprio, si potrà proporre alla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte - cui

spetta in ogni caso l’avallo di tali proposte - di frazionare i tempi e l’estensione delle indagini archeologi-

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Grugliasco (TO). Realizzazione nuovo polo scientifico universitario Verifica preventiva dell’interesse archeologico

Pag. 40

che preventive in altrettanti lotti, in modo da contenere e al contempo diluire le risorse necessarie

all’esecuzione di tali verifiche.

L’assistenza alle operazioni di scavo, anche se configurate come scotici minimi ma sufficienti ad in-

terferire con la presenza di eventuali resti, dovrà essere estesa anche ad eventuali aree di cantiere o di

stoccaggio temporaneo dei materiali.

Si ritiene che in presenza di eventuali depositi di interesse archeologico lo scavo stratigrafico sarà

sufficiente ad esaurirne direttamente l’esigenza di tutela.

Dott.ssa Frida OCCELLI

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LEGENDAAttestazione archeologica/architettonica

Ipotetico ampliamento posteriore al 1384

Ipotetico tracciato della strada verso Torino

Rilievo di löss (cosiddetta "Duna di San Lorenzo")

Ipotetico limite del borgo ante 1384

Dott. ssa Frida OCCELLISOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DEL PIEMONTE

Dott. Federico Barello

11.2012

CARTA DELLE ATTESTAZIONI ARCHEOLOGICHE ED ARCHITETTONICHE

CITTÀ DI GRUGLIASCO

Dott.ssa Frida OCCELLI

01

Realizzazione di nuovo polo scientifico universitario

Verifica preventiva dell'interessa archeologico

1:5000

STUDIUM s.n.c.di Marco Subbrizio e Frida Occelli

Area di intervento: rischio medio-alto

Attestazione archeologica di incerta localizzazioneIpotetico ampliamento ottocentesco Edifici in progetto

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VIA A. VESPUCCI

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