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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXIX - N. 37 - 15 ottobre 2015 PAG. 11 PAG. 15 AFGHANISTAN I talebani conquistano Kunduz Gli imperialisti americani la bombardano per riconquistarla: colpito un ospedale di Msf, strage fra i malati e il personale SUL TERRENO INTERVENGONO I REPARTI SPECIALI USA E NATO Con alla testa Obama e Putin LE SUPERPOTENZE IMPERIALISTE CERCANO UN ACCORDO PER COMBATTERE LO STATO ISLAMICO Putin: “Creiamo una coalizione internazionale come quella che ha sconfitto Hitler” Renzi all’Onu si gonfia il petto: l’Italia intende guidare la missione contro la Libia COI DISCORSI ALL’ONU E AL CONGRESSO USA Papa Bergoglio dà la linea alla “sinistra” borghese e non dice una sola parola contro l’imperialismo e le guerre imperialiste in atto Le studentesse e gli studenti in piazza aprono l’autunno caldo contro la “Buona scuola” di Renzi e Giannini Manifestazioni in tutte le principali città della Penisola. Le “forze dell’ordine” provocano a Roma e caricano a Bologna. Solidarietà del PMLI STUDIATO A MILANO IL DISCORSO DI PICERNI “MAO E L’ISTRUZIONE NEL SOCIALISMO” Diffuso a Milano e Firenze il volantino su “Mao e l’istruzione nel socialismo” APPROVATA DEFINITIVAMENTE LA CONTRORIFORMA MADIA, GRAZIE A FI CHE HA GARANTITO IL NUMERO LEGALE IL GOVERNO MODELLA LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE AL REGIME NEOFASCISTA Emarginati i sindacati. Ignorato il rinnovo del contratto di lavoro del pubblico impiego. Militarizzata la guardia forestale. Semplificate le pratiche per le “grandi opere” LICENZIAMENTI PIÙ FACILI In difesa del servizio pubblico e dei diritti politici e sindacali dei lavoratori PIENO SUCCESSO DELLO SCIOPERO TPL INDETTO DALLA USB Odiosa opera di crumiraggio del governo e dei vertici di CGIL, CISL e UIL RENZI E ALFANO, COME ORBAN, INVIANO LE RUSPE INVOCATE DAL RAZZISTA SALVINI PER DISTRUGGERE IL PRESIDIO AUTOGESTITO Blitz polizi esco a Ventimiglia per sgomberare i profughi Gli attivisti antirazzisti portati in questura per essere identificati e denunciati. Intanto la Francia del socialista Hollande chiude le frontiere ECCO CHE COSA DICONO DAVVERO I DATI ISTAT Due terzi dei nuovi occupati sono a termine, aumentano i giovani senza lavoro Jobs act alimenta il precariato mentre regala 11,7 miliardi di sgravi ai padroni Un regalo alla sanità privata NUOVI PESANTI TAGLI ALLA SANITA’ Stop a esami e visite “inutili”. Multe ai medici CHE aSPEttanO I SIndaCatI a IndIRE LO SCIOPERO GEnERaLE? Su iniziativa del Ncd di Alfano IL GOVERNO RESUSCITA IL PONTE DI MESSINA Il movimento No Ponte sul piede di guerra EMBLEMATICA LA VICENDA DEL PONTE DELLA VERGOGNA A OLBIA Nuova alluvione in Sardegna, tragedia colposa PAG. 15 PAG. 9 PAG. 8 PAG. 11 e 13 PAG. 11 PAG. 4 PAG. 5 PAG. 6 PAG. 3 PAG. 3 PAG. 2 PAG. 7 PAG. 6

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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXIX - N. 37 - 15 ottobre 2015

PAG. 11

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AfGhAnistAn

i talebani conquistano KunduzGli imperialisti americani la bombardano per riconquistarla: colpito un ospedale di Msf, strage fra i malati e il personale

Sul terreno intervenGono i reparti Speciali uSa e natoCon alla testa Obama e Putin

Le suPerPOtenze imPeriAListe CerCAnO un ACCOrdO Per COmbAttere LO stAtO isLAmiCO

Putin: “Creiamo una coalizione internazionale come quella che ha sconfitto Hitler”

renzi all’Onu si gonfia il petto: l’italia intende

guidare la missione contro

la Libia

COi disCOrsi ALL’Onu e AL COnGressO usA

Papa bergoglio dà la linea alla “sinistra” borghese e non dice una sola parola contro l’imperialismo e le guerre imperialiste in atto

Le studentesse e gli studenti in piazza aprono l’autunno caldo contro la “buona scuola” di renzi e Giannini

Manifestazioni in tutte le principali città della penisola. le “forze dell’ordine” provocano a Roma e caricano a Bologna. Solidarietà del PMLI

studiAtO A miLAnO iL disCOrsO di PiCerni “mAO e L’istruziOne

neL sOCiALismO”

diffuso a milano e firenze il volantino

su “mao e l’istruzione nel socialismo”

ApprovAtA definitivAmente lA controriformA mAdiA, grAzie A fi che hA gArAntito il numero legAle

iL GOvernO mOdeLLA LA PubbLiCA

AmministrAziOne AL reGime neOfAsCistA

Emarginati i sindacati. Ignorato il rinnovo del contratto di lavoro del pubblico impiego. Militarizzata la guardia forestale. Semplificate le pratiche per le “grandi opere”

licenziaMenti più facili

in difesa del servizio pubblico e dei diritti politici e sindacali dei lavoratori

Pieno successo dello scioPero TPl indeTTo dalla usb

Odiosa opera di crumiraggio del governo e dei vertici di CGIL, CISL e UIL

renzi e ALfAnO, COme OrbAn, inviAnO Le rusPe invOCAte dAL rAzzistA sALvini Per distruGGere iL PresidiO AutOGestitO

blitz poliziesco a ventimiglia per sgomberare i profughi

Gli attivisti antirazzisti portati in questura per essere identificati e denunciati. Intanto la Francia del socialista Hollande chiude le frontiere

eCCO Che COsA diCOnO dAvverO i dAti istAt

due terzi dei nuovi occupati sono a termine, aumentano i giovani senza lavoro

Jobs act alimenta il precariato mentre regala 11,7 miliardi di sgravi ai padroni

un regalo alla sanità privata

nuOvi PesAnti tAGLi ALLA sAnitA’Stop a esami e visite “inutili”. Multe ai medici

CHE aSPEttanO I SIndaCatI a IndIRE LO SCIOPERO GEnERaLE?

su iniziativa del ncd di Alfano

iL GOvernO resusCitA iL POnte

di messinA Il movimento

no ponte sul piede di guerra

embLemAtiCA LA viCendA deL POnte deLLA verGOGnA A OLbiA

nuova alluvione in sardegna,

tragedia colposa

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2 il bolscevico / tagli alla sanità pubblica N. 37 - 15 ottobre 2015

Un regalo alla sanità privata

NUovi pesaNti tagli alla saNita’Stop a esami e visite “inutili”. Multe ai medici

Che aSpettano i SindaCati a indire lo SCiopero generale?Come avevamo anticipa-

to nell’articolo pubblicato su Il Bolscevico n.35 dello scorso 10 settembre, nuovi pesanti tagli stanno per abbattersi sulla sanità pubblica. La borghesia in camicia nera per tramite del suo neodu-ce Renzi e del suo ministro alla salute Beatrice Lorenzin intende fare scempio di ciò che resta dei servizi e delle prestazioni offerte dal Sistema sanitario nazionale (Ssn). L’operazione, inutile dirlo, sarà a tutto vantaggio della sanità privata che farà affari d’oro. Dopo l’approvazione della L 125/15 lo scorso 14 agosto, in conversione del Dl 78/15, il governo Renzi ha proceduto a tappe forzate. Non contento di avere posto l’ennesi-mo diktat di fiducia alle Camere, subito dopo l’approvazione della Legge la ministro Lorenzin si è messa all’opera per definire, in concreto, i tagli. In poco più di un mese è stato presentato il “con-to” alle masse popolari per trami-te di un vero e proprio “elenco”, inserito nel Decreto sull’appro-priatezza. Tale definizione deriva dal fatto che il Decreto indica per ogni prestazione sanitaria non più erogata in modo universale dal Ssn, parliamo di un elenco di 208 esami, le specifiche condizioni sulla base delle quali il Ssn se ne farà ancora carico.

tagliate 208 prestazioni sanitarie

Tenendo conto della pausa estiva di ferragosto dobbiamo ritenere che i “super-tecnici” del Ministero della salute abbiano lavorato come muli da soma per stilare l’intero provvedimento, il Decreto sull’appropriatezza, in pochi giorni. L’efficienza del Mi-nistero della salute lascia davve-ro perplessi e soprattutto porta a ritenere che i tagli fossero già stati pianificati e quindi già pronti, in attesa dell’approvazione della legge. Dopo un primo via libera preliminare ottenuto dal Con-siglio superiore della sanità lo scorso 17 settembre il Decreto è stato illustrato alle società scien-tifiche dei medici. Nonostante queste abbiano sollevato non po-chi dubbi in merito alle concrete ricadute dei tagli sul Ssn il go-verno ha tirato diritto. Infischian-dosene delle proteste dei medici il ministro Lorenzin, con un per-fetto stile ducesco, ha dichiarato in conferenza stampa che i tagli erano approvati dal Consiglio superiore della sanità (in realtà il Consiglio ha dato solo un parere preliminare) e che il Ministero si li-mitava a svolgere il suo compito. Senza perdere tempo lo stesso Ministero Lorenzin, lo scorso 22 settembre, ha convocato le Or-ganizzazioni sindacali dei medici a cui ha illustrato il Decreto dan-do ufficiale comunicazione del-le prestazioni sanitarie tagliate. C’è da restare basiti. Il ministro Lorenzin come se niente fosse ha sciorinato un elenco di visite, test, esami e prestazioni medico-sanitarie che il Ssn non dovrà più erogare. Nel mirino soprattutto test allergologici e genetici, riso-nanze magnetiche e tac, ma la stretta colpisce un po’ ovunque. Chi vorrà sottoporsi alle presta-zioni sanitarie incluse nell’elenco, fatte eccezioni per specifiche e restrittive condizioni previste dal Decreto, le dovrà pagare di tasca propria facendo così venire meno lo stesso Ssn che, di fatto, ces-serà di esistere trasformandosi in un mero erogatore di servizi a pagamento.

Una semplice lettura dell’elen-co contenente le 208 prestazio-ni sanitarie non più a carico del Ssn mostra chiaramente come il governo Renzi se ne infischi del-la salute delle masse popolari. Pressoché annullata la possibilità di effettuare risonanze magneti-che. Per fare un esempio l’esame della colonna vertebrale senza mezzo di contrasto potrà essere prescritto solo in casi di fratture o se il dolore dura da almeno un mese e, in assenza di particolari patologie, non potrà essere ripe-tuto per un anno. L’esame per il colesterolo si potrà svolgere a carico del Ssn solo una volta ogni 5 anni. Nella lista sono molte le prestazioni odontoiatriche, già oggi, comunque, molto difficili da ottenere nella maggior parte delle aziende sanitarie e ospedaliere, dove si è costretti ad attese assai lunghe. Le estrazioni, le applica-zioni di corone e gli inserimenti di protesi saranno a carico del Sistema sanitario nazionale solo se il paziente è in condizioni di vulnerabilità sociale e sanitaria. Tagli pesantissimi sono previsti per quanto riguarda gli esami di laboratorio, molte prestazioni cancellate, anche quelle per cui era previsto il pagamento del ti-cket, così da risparmiare sulla parte di costo ancora a carico del Ssn. La tendenza è quella di eliminare i controlli generici in as-senza di specifici fattori di rischio come ad esempio familiarità con la patologia in questione, iperten-sione, obesità, diabete, malattie cardiache. Gli esami specifici per i trigliceridi potranno esse-re ripetuti soltanto ogni tre anni. Controlli più rigidi anche per i test ed i vaccini allergologici che dovranno essere prescritti solo

a seguito di visita specialistica (quindi a pagamento) e non più dal medico di base. Quasi dimez-zate le prestazioni relative a Tac e risonanze magnetiche per cui verranno introdotti rigidi criteri di appropriatezza. Per quanto ri-guarda i ricoveri e le pratiche di riabilitazione è prevista una com-pleta revisione delle prestazioni in base alla appropriatezza e pa-gamento percentuale oltre i giorni di degenza previsti dalle nuove soglie; controlli e penalizzazioni. Per quanto concerne le strutture ospedaliere è previsto, oltre ad un rigido controllo delle strutture in sofferenza economica, l’azze-ramento dei ricoveri nelle case di cura convenzionate con meno di 40 posti letto, la riduzione della spesa del personale a seguito del taglio della rete ospedaliera, la riduzione della degenza media e del tasso di ospedalizzazione.

Puniti i medici inadempienti

“Nessuna caccia al medico, il provvedimento sull’appropriatez-za non nasce per dare addosso ai camici bianchi, ma per smettere di erogare prestazioni sanitarie che non servono.” Con queste parole il ministro Lorenzin ha esordito in una delle sue tante interviste tele-visive di questi giorni. Nulla di più falso se andiamo a vedere, nel concreto, cosa prevede il prov-vedimento sull’appropriatezza. Il Decreto contiene, per ciascuna delle 208 prestazioni sanitarie, di fatto tagliate, dei precisi e strin-genti requisiti di “appropriatezza” senza i quali le prestazioni non sono erogabili. Se successive verifiche, i cui criteri dovrebbero

essere demandate alla prossima conferenza Stato-Regioni, por-tassero a ritenere non rispettate tutte le condizioni allora per il me-dico scatterebbero sanzioni eco-nomiche. In mancanza di precise indicazioni c’è da scommettere che ogni Regione si regolerà a modo suo e così l’erogazione dei servizi, già a macchia di leopardo sul territorio nazionale, diventerà ancora più disomogenea, il tutto in barba a quanto sancito all’art. 32 della Costituzione borghese, ormai ridotta a carta straccia. Il ministro Lorenzin ha inoltre di-chiarato che: “Stiamo dando ai medici gli strumenti per agire in modo più sereno le sanzioni am-ministrative sul salario accesso-rio scatteranno dopo un eccesso reiterato di prescrizioni inappro-priate e solo dopo un contrad-dittorio con il medico che dovrà giustificare scientificamente le sue scelte. Se non lo farà, solo allora scatterà la sanzione.” Nulla di più chiaro. In buona sostanza ai medici verrà fornito un elenco di esami con le relative, stringen-ti, condizioni di erogabilità. Chi non si adeguerà verrà sottoposto a un contraddittorio (ovvero un processo) in cui dovrà difendere il proprio operato. Se gli inquisi-tori del Ministero o della Sanità regionale non saranno soddisfatti delle spiegazioni e delle prove a discolpa loro fornite allora scat-teranno le multe per il medico. Non possono esserci dubbi a ri-guardo. I medici, in barba a tutti i principi deontologici, dovranno attenersi scrupolosamente al De-creto, pena sanzioni economiche e persino provvedimenti discipli-nari che potrebbero avere riper-cussioni sulla propria carriera.

Cosa aspettano i sindacati a indire lo sciopero generale?Sul Decreto dell’appropriatez-

za si è espresso con il suo so-lito stile arrogante e ducesco lo stesso Renzi. Infischiandosene delle argomentazioni scientifico-sanitarie sollevate dalle associa-zioni di categoria ha dichiarato: “Se i medici ci vogliono sug-gerire modi diversi per tagliare gli sprechi, saremo ben felici di ascoltarli. (…) troveremo di certo un punto di intesa senza che si arrivi allo sciopero”. Per quanto possa sembrare assurdo è stato più Renzi a parlare di sciopero che gli stessi sindacati che, a fronte della gravità della situazio-ne, hanno mantenuto posizioni davvero moderate e decisamen-te tiepide. Nessun preciso riferi-mento a uno sciopero generale della categoria ma solo vaghi ri-ferimenti a non meglio precisate prossime mobilitazioni, peraltro senza fissare neppure una data a riguardo. Costantino Troise, segretario dell’Anaao, il maggior sindacato dei medici dirigenti, ha affermato che: “Lo Stato si sostituisce al giudizio del profes-sionista, assumendone le prero-gative, a prescindere dal malato. Il decreto ministeriale della Lo-renzin mette in moto un mec-canismo, quello sanzionatorio rispetto alle prescrizioni cosid-dette “inappropriate”, che oltre a spaventare il medico e farlo la-vorare male, creano un danno al malato che vedendosi negare la Tac o l’esame rinuncerà a curarsi del tutto o andrà nel privato.” Mi-rella Triozzi, segretaria nazionale

del Sindacato dei Medici Italiani, ha affermato: “No alla black list e no ai ricatti. Scelte come questa producono conflitti con i pazien-ti, creano confusione, possibili abusi interpretativi da parte delle Aziende sanitarie e delle Regio-ni.” Dopo l’incontro avuto con il ministro Lorenzin, lo scorso 22 settembre, Massimo Cozza della Cgil medici ha affermato sì che: “Questo meccanismo rischia di rompere il rapporto tra i medici e i cittadini” ma non ha manca-to di lasciare una porta aperta al ministro ed al governo affer-mando che: “ (…) È giusto avere linee guida e criteri contro l’inap-propriatezza prescrittiva anche se l’anamnesi (cioè l’indagine conoscitiva) è un atto medico complesso che non si può rac-chiudere in una griglia di criteri.” Solo dopo avere preso atto che il governo avrebbe proseguito imperterrito sulla propria strada i sindacati hanno iniziato a parlare di mobilitazione ma non ancora di sciopero. Cosa serve ancora per capire che il neoduce Renzi e il suo nero governo intendono cancellare la Sanità pubblica a tutto vantaggio di quella privata? Cancellando, di fatto, 208 pre-stazioni sanitarie prima erogate gratuitamente, o dietro paga-mento del ticket, le masse popo-lari non potranno fare altro che rinunciare a curarsi o, a prezzo di nuovi sacrifici, rivolgersi a pagamento alle cliniche private. Attorno a queste, già lautamen-te finanziate da Stato e Regioni, fioriranno nuovi affari d’oro e enormi vantaggi ne avranno an-che i colossi assicurativi privati presso cui sarà quasi indispen-sabile stipulare una polizza.

la 208 prestazioni sanitarie tagliate da Renzi e lorenziniestrazione e ricostruzione

di dentiEstrazione di dente deciduo (gratui-ta fino a 14 anni)Estrazione di dente permanente (gratuita fino a 14 anni)Altra estrazione chirurgica dente (gratuita fino a 14 anni)Ricostruzione dente con otturazione (gratuita fino a 14 anni solo in caso di evento traumatico)Ricostruzione dente mediante ottu-razione a tre o più superficiRicostruzione dente mediante in-tarsioApplicazione di coronaApplicazione di corona in lega au-reaAltra applicazione coronaApplicazione corona e pernoAltra applicazione corona e pernoInserzione di ponte fissoInserzione di protesi rimovibileAltra inserzione di protesiInserzione di protesi provvisoriaAltra riparazione dentariaImpianto di dente (gratuita fino a 14 anni)Impianto di protesi dentariaTerapia canalare in monoradicolatoTerapia canalare in pluriradicolatoApicectomia

interventi su denti, gengive e alveoli

GengivoplasticaAsportazione di tessuto della gengi-va (gratuita fino a 14 anni)Levigatura delle radiciIntervento chirurgico preprotesicoAsportazione di lesione dentaria della mandibola (gratuita fino a 14 anni)Trattamento ortodontico con appa-recchi mobiliTrattamento con apparecchi fissiTrattamento con apparecchi fun-zionali

Riparazione di apparecchio orto-dontico

Radiologia diagnosticaTomografia computerizzata del ra-chideTomografia computerizzata con contrastoTomografia computerizzata dell’arto superiore (solo con patologia trau-matica acuta)Tomografia computerizzata dell’ar-to superiore senza e con contrasto (patologia o sospetto oncologico)Tomografia computerizzata dell’arto inferiore (patologia traumatica)Tomografia computerizzata dell’arto inferiore senza e con contrasto (pa-tologia o sospetto oncologico)Risonanza magnetica nucleare (RM) della colonna cervicaleRisonanza magnetica nucleare (RM) della colonna senza e con contrastoRisonanza magnetica nucleare (RM) muscoloscheletricaRisonanza magnetica nucleare (RM) muscoloscheletrica senza e con contrastoDensitometria ossea

prestazioni di laboratorioDeossicortisoloAcido 5 idrossi 3 indolaceticoAcido deltaAla deidrasiAlaninaAlbuminaAldolasiAlfa amilasiAlfa amilasi isoenzimiAndrostenedioloAspartato aminotrasferiasiCalcio totaleColesterolo HDLColesterolo LDLColesterolo totaleCreatinchinasiCreatinina

CromoEnolasiFerroFosfatasi acidaFosfatasi alcalinaFosfatasi alcalina isoenzima osseoFosfato inorganicoLattatolipasiMagnesioMioglobinaPotassioProteineSodioSudoreTrigliceridiUrato UreaAlfa 2Anticorpi anti microsomiAntigene carboidratico 125Antigene carboidratico15.3Antigene carboidratico 19.9Antigene carcino embrionarioAntigeni HLAbeta tromboglobulinacyfraEparinaFenotipo RHGlicoproteinaGruppo sanguigno ABO e RH (D)Ige specifiche allergologicheIge specifiche allergologiche scree-ning qualitativoIge specifiche allergologicheinibitore attivatore del plasminoge-noTempo di protrombinaTempo di tromboplastinaTest aggregazione piastrinicaTest resistenza proteina CTipizzazione genomicaTipizzazione genomica HLA – A se-quenziamento direttoTipizzazione genomica HLA – BTipizzazione genomica HLA – B se-quenziamento direttoTipizzazione genomica HLA – CTipizzazione genomica HLA – C seq. diretto

Tipizzazione genomica HLA – DP seq. direttoTipizzazione genomica HLA – DP alta risoluzioneTipizzazione genomica HLA – DQ seq. direttoTipizzazione genomica HLA – DQ alta risoluzioneTipizzazione genomica HLA – DQB1 bassa risoluzioneTipizzazione genomica HLA – DQB1 alta risoluzioneTipizzazione genomica HLA – DR seq. direttoTipizzazione genomica HLA – DRB bassa risoluzioneTipizzazione genomica HLA – DRB alta risoluzioneTipizzazione sierologica HLA clas-se ITipizzazione sierologica HLA clas-se IITrombossano B2Viscosità ematicaCampylobacter antibiogrammaCampylobacter da colturaCampylobacter esame colturaleChlamydie ricerca diretta (EIA)Chlamydie ricerca diretta (IF)Chlamydie ricerca diretta (ibrida-zione)Miceti anticorpiMiceti lievitiSalmonelle da colturaShigelleVirus epatite B (HBV) Anticorpi Hbe-agVirus epatite B (HBV) Antigeni Hbe-agAnalisi citogenetica per fragilità cro-mosomicaAnalisi citogenetica per ricerca siti fragiliAnalisi citogenetica per scambi di cromatidiAnalisi citogenetica per studio mo-saicismoAnalisi citogenetica per studio riar-rangiamenti

Analisi DNA e ibridazione con sondaAnalisi DNA per polimorfismoAnalisi mutazione del DNA con rea-zione polimerasica a catenaAnalisi mutazione del DNA con ibri-dazione sonde non radiomarcateAnalisi mutazione del DNA con ibri-dazione sonde radiomarcateAnalisi mutazione del DNA con re-verse dot blotAnalisi di polimorfismiAnalisi di segmenti di DNACariotipo ad alta risoluzioneCariotipo da metafasi di fibroblastiCariotipo da metafasi linfocitarieCariotipo da metafasi spontanee di villi coraliCariotipo da metafasi di midollo osseoColorazione aggiuntiva in bande: Actinomicina DColorazione aggiuntiva in bande: bandeggio CColorazione aggiuntiva in bande: bandeggio GColorazione aggiuntiva in bande: bandeggio G alta ris.Colorazione aggiuntiva in bande: bandeggio NORColorazione aggiuntiva in bande: bandeggio QColorazione aggiuntiva in bande: bandeggio RColorazione aggiuntiva in bande: bandeggio TColorazione aggiuntiva in bande: distamicina AColtura di amniocitiColtura di cellule o tessutiColtura di fibroblastiColtura di linee cellulari stabilizzate con virusColtura di linee linfocitarie stabiliz-zate con virus o interleuchinaColtura di linfociti fetaliColtura di linfociti perifericiColtura di materiale abortivoColtura semisolida di cellule emo-poietiche

Coltura di villi coriali a breve termi-neColtura di cilli corialiColtura per studio del cromosoma XConservazione campioni DNA RNACrioconservazione in azoto liquido di colture cellulariCrioconservazione in azoto liquido di cellule e tessutiDigestione DNA con enzimiEstrazione DNA o RNAIbridazione con sonda molecolareIbridazione in SITU (Fish)Ricerca Mutazione (DGGE)Ricerca mutazione (SSCP)Analisi DNA studio citometrico

Dermatologia allergologicaOrticarie fisicheInalantiTest epicutanei a lettura ritardataTest a lettura immediataTomoscintigrafia miocardica (PET)Tomoscintigrafia Cerebrale (PET)Radioterapia stereotassicaIrradiazione cutaneaTerapie e riabilitazioniEsercizi respiratori per seduta col-lettivaEsercizi respiratori per seduta indi-vidualeTomoscintigrafia globaleIrradiazione cutaneaTerapia del dolore da metastasi os-see

altre procedure ed esami specialistici

Ablazione tartaroSigillatura solchi e fossetteRimozione protesi dentarieImmunizzazione allergiaImmunizzazione malattia autoim-muneTerapia luce ultraviolettaSplintaggio per gruppi di 4 dentiTrattamento applicazioni protesi se-movibili

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N. 37 - 15 ottobre 2015 interni / il bolscevico 3Ecco che cosa dicono davvero i dati Istat

DuE tErzI DEI nuovI occupatI sono a tErmInE, aumEntano I gIovanI sEnza lavoro

Jobs act alimenta il precariato mentre regala 11,7 miliardi di sgravi ai padroniBasta un battito di ciglia, un

dato economico o statistico che mostri un miglioramento, quasi sempre impercettibile e più pre-sunto che reale, e puntualmente il governo e il nuovo duce Ren-zi, supportati dalla stampa e dai media di regime, imbastiscono la campagna propagandistica per incensare ed esaltare i fan-tastici effetti delle controriforme neofasciste e piduiste che sono diventate la bandiera di questo governo.

Stavolta a fare da detonato-re sono stati i dati Istat sulla di-soccupazione relativi al mese di agosto. La percentuale dei senza lavoro scenderebbe, seppur di poco, sotto il 12% (11,9). In 12 mesi si registrano 162 mila per-sone in meno alla ricerca di un la-voro. Ma torna a salire di 0,3 punti la disoccupazione giovanile. Su-bito sono partiti gli immancabili e falsificatori twitter, e ovviamente non poteva mancare quello di Renzi: “Effetto #Jobsact: in un anno +325mila posti di lavoro”, scritto dal capo del governo e ri-portato pappagallescamente sul sito del PD.

Durante l’ultima crisi econo-mica capitalistica globale, non ancora conclusa, l’Italia è stata tra le più colpite precipitando agli ultimi posti in Europa per quanto riguarda l’occupazione e la lieve diminuzione della disoccupazione non cambia la posizione del no-stro Paese che rimane tra i peg-giori, mentre esce riconfermata la gravissima situazione lavorativa dei nostri giovani, che hanno un tasso molto alto di non occupati, che in alcune regioni meridionali supera drammaticamente il 50%.

Se leggiamo attentamente i dati Istat, ci accorgiamo che chi cerca lavoro ha poco da esultare ma il governo, come ha denun-ciato Giorgio Alleva, presidente dell’istituto di statistica, ne dà una “interpretazione politica”, s’inventa posti di lavoro aggiun-giamo noi. Ad agosto il ministro del lavoro Poletti aveva addirit-tura barato presentando la tra-sformazione dei contratti, specie da co.co.co a nuovi contratti in-determinati a tutele ridotte, come nuove assunzioni. Le statistiche

si possono interpretare ma qui si cerca di cambiare perfino i nu-meri.

Si tace anche sul fatto che i due terzi delle nuove assunzioni è a tempo determinato. Nono-stante gli sgravi per chi assume con le nuove regole del Jobs act, la maggioranza dei padroni preferisce ancora avere il dipen-dente con il contratto a termine. Evidente segnale che la ripresa economica non c’è, né a livello mondiale né tanto meno grazie alle “miracolose riforme” di Renzi che di certo hanno raggiunto solo lo scopo di togliere i diritti ai la-voratori.

Di pari passo crescono lie-vemente anche gli occupati, in particolare dal mese di giugno in poi. Ma dobbiamo considerare la congiuntura, ovvero i mesi in cui il turismo è all’apice nel nostro Pae-se e difatti le assunzioni riflettono la stagionalità di questo settore: nei mesi estivi ci sono stati 69mi-la occupati in più di cui 45mila a tempo determinato. Se lo scopo del Jobs act era aumentare l’oc-cupazione stabile, seppur sulla pelle dei lavoratori, è stato un fal-limento su tutta la linea.

Con questo non intendiamo assolutamente negare che i prov-vedimenti governativi siano inin-fluenti. Ma è sopratutto il bonus fiscale a incidere sulle assunzioni nominalmente a tempo inde-terminato. Un bel regalo di 11,7 miliardi di euro del governo ai padroni che attraverso la decon-tribuzione risparmiano oltre 8mila euro annui per ogni nuova assun-zione, mentre ai lavoratori e alle masse popolari viene riservato il blocco dei salari, le privatizzazio-ni e i tagli alla spesa pubblica che colpiscono servizi sanitari, scola-stici, i trasporti.

Vedremo se con il termine dello sconto fiscale piccole e grandi aziende continueranno ad assumere. Anche se i fondi non sono stati ancora stanziati, non dubitiamo che sarà prolun-gato almeno fino a tre anni come promesso, del resto Renzi si è sempre dimostrato generoso con i padroni. Da un’indagine del Fat-to quotidiano risulta che questo superincentivo, sommato ad altri

minori che tuttora sussistono sia a livello centrale che regionale e locale, per il solo 2015, graverà per oltre 8miliardi di euro sulla fiscalità generale. Evidentemente le casse pubbliche non sono vuo-te per i capitalisti.

Bisogna altresì ricordare che il “contratto a tutele crescenti”, pilastro del Jobs act, è al con-trario a tutele ridotte, crescente è solo l’indennizzo in base alla lun-ghezza del periodo lavorato. Ma sopratutto ci si dimentica voluta-mente, in primis da parte del go-verno e dei media, il fatto che è a tempo indeterminato per modo di dire perché per tre anni il padrone ha la possibilità di licenziare il la-voratore senza giusta causa.

Renzi e i suoi ministri non spendono una parola sulla di-soccupazione giovanile. Dopo la leggera diminuzione nei mesi scorsi ad agosto si è registrato un aumento dello 0,3% arrivando al 40,7%. Contestualmente è sta-to diffuso, dall’Eurostat, anche il dato sul tasso di disoccupazione giovanile nell’area dell’euro che si attesta, ad agosto, al 22,3%, quasi la metà del dato italiano. I più bassi livelli di disoccupazio-ne giovanile sono stati osserva-

ti in Germania (7%), in Austria (10,8%), nei Paesi Bassi (11,2%), in Danimarca (11,4%). I più alti sono stati registrati in Spagna (48,8%), in Grecia (48,3% a giu-gno 2015), in Croazia (43,5%).

Possono gioire solo i capita-listi che da questa controriforma hanno guadagnato la possibilità

di licenziare più facilmente e ri-sparmiato bei soldoni. I dati Istat rivelano che il Jobs act non ha portato nemmeno quello scam-bio, seppur inaccettabile, pro-messo da governo e padronato di un aumento dell’occupazione in cambio della liberalizzazione del mercato del lavoro. I lavora-

tori ci hanno “guadagnato” solo la perdita di diritti faticosamente conquistati con la lotta.

Il sindacato, e in particolare la Cgil, cosa aspettano a dichiara-re guerra al governo e indire uno sciopero generale nazionale con manifestazione a Roma?

EmblEmatIca la vIcEnDa DEl pontE DElla vErgogna a olbIa

nuova alluvione in sardegna, tragedia colposaDal corrispondente �dell’Organizzazione di Uras del PMLISono passati meno di due anni

dall’alluvione che colpì il popolo sardo e che fece quasi venti vitti-me: da allora la schiera di esperti di regime e di personaggi istitu-zionali borghesi hanno bombar-dato l’isola di promesse mai con-cretizzate, di invenzioni e illusioni secondo le quali un’alluvione di tale portata si sarebbe verificata solo fra altri mille anni. Ma ciò che resta è una nuova alluvione, stavolta non mortale, ma a breve distanza dalla precedente.

La nuova alluvione che ha col-pito la Sardegna il 1° ottobre è l’ennesima prova, semmai ci fos-se ancora bisogno di prove, che le istituzioni borghesi “di base” come comuni e province sono ormai prive di senso in tale for-ma perché nulla hanno potuto di fronte a questa presa in giro alle masse sarde che il governo ha messo in atto dal 18 novembre 2013 in poi.

Il “ponte della vergogna” sul Rio Saligheddu a Olbia è il mo-numento di questa barzelletta che però non fa ridere nessuno. Ha fatto piangere per l’ennesima volta diverse famiglie che spe-ravano eventi di questa portata non potessero più verificarsi: in-vece di nuovo l’acqua in casa. Costruito 95 anni fa, danneggiato dall’acqua due anni fa, ricostruito con fondi di emergenza ha fatto da “tappo” al fiume che scorre nel centro di Olbia velocizzan-done l’esondazione. E, magia: abbattuto in poche ore grazie a un’ordinanza dell’inetto sindaco Giovannelli, per evitare nuove al-luvioni.

C’è poi la Saras che, nel pie-no rispetto della legge borghe-se, sversa in mare idrocarburi per gestire l’emergenza causata dalle piogge abbattutesi nel sud dell’isola la scorsa settimana. Un danno di portata enorme per i piccoli pescatori della zona che si vedranno costretti a sospen-dere la pesca (cioè il loro lavoro

di sussistenza) per mesi a causa della chiazza oleosa sversata in mare. Insomma, la Saras è auto-rizzata a inquinare il mare legal-mente, non è mai stata obbligata a redigere un piano di emergenza compatibile con la pesca. A pa-gare le conseguenze sono sem-

pre i piccoli lavoratori della zona che nemmeno hanno ricevuto in questi due anni i rimborsi deri-vanti dai danni subiti nella scorsa alluvione.

Il pagliaccio Enrico Letta (PD), allora premier, era venuto in Sar-degna immediatamente quel

famoso 18 novembre, promet-tendo soldi per la ricostruzione che però non si sono mai visti. Tutti i politicanti borghesi locali hanno chiesto con letterine si-mili a quelle per Babbo Natale un intervento del governo: ha in pratica regnato la solita politica dell’accondiscendenza. Il solito nauseante atteggiamento rinun-ciatario e troppo rispettoso delle autorità nazionali ha ancora una volta prevalso sulla necessità concreta di un grande piano per l’annullamento del rischio idro-geologico: una necessità che avrebbe meritato severi moniti di sindaci e presidente di regio-ne, una presa di posizione forte e un boicottaggio delle istituzio-ni nazionali. Invece ci si piange addosso invocando la sfortu-na, e ancora le masse popolari sarde subiscono le ingiustizie causate da questi personaggi inutili. Se non si comprende che è necessario un piano veloce e preciso, che sicuramente ne-cessiterà di miliardi di euro per

potere essere attuato, allora si dovrà subire a intervalli regolari una nuova tragedia. Il governo di Renzi, il nuovo duce in camicia bianca che sulla questione allu-vione non si è espresso, non ha nemmeno abbozzato una frase di scuse quantomeno doverose, va mandato a casa e insieme a lui tutti i caporioni borghesi del-la politica sarda che all’impegno per le masse deboli della società preferiscono la comodità della poltrona istituzionale, tradendo i loro stessi conterranei.

Questi insulsi quaquaraquà ormai noti a tutti gli operai, stu-denti e pensionati sono ancora seduti sulla poltrona del potere borghese indisturbati e quando sono incalzati in questioni come quelle dell’alluvione fanno spal-lucce. Allora chiediamoci che utilità possano avere dei “rappre-sentanti dei cittadini” del genere. Cacciarli è la strada migliore e più urgente, anche per difendersi da eventuali appalti che finiranno nelle mani dei soliti noti.

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la disoccupazione giovanile sale al 40,7%“L’Italia di fine estate 2015 non

è il paese ereditato 18 mesi fa. L’Italia non è il problema dell’eco-nomia europea e mondiale. Non lo è più. E quello che è successo in politica succederà presto nel mondo dell’economia e finanche in quello del giornalismo. Perché una nuova generazione è andata al potere, sta cambiando le regole del gioco e niente più sarà come prima”. Queste sono le parole pronunciate da Matteo Renzi a Cernobbio al Forum Ambrosetti, tradizionale appuntamento set-tembrino dove si riunisce in una cornice fastosa il Gotha dell’indu-stria, della finanza e del mondo politico borghese, per discutere

le linee guida dell’economia e della politica del Paese.

Dall’entrata in vigore del Jobs act che a dire di Renzi avrebbe aumentato i contratti a tempo indeterminato (con possibilità di licenziamenti senza giusta causa in qualsiasi momento) e a dispet-to dei toni trionfalistici del nuovo duce che già a maggio rivendica-va cifre falsate di ripresa economi-ca e occupazionale, la situazione del lavoro e della disoccupazione in Italia, specialmente giovanile, resta allarmante e smentiscono seccamente le balle di Renzi.

Rispetto a luglio, che aveva visto un calo di percentuale, au-menta la disoccupazione giova-

nile, il cui tasso sale di 0,3 punti per attestarsi al 40,7%. La stima degli occupati 15-24enni aumen-ta dello 0,8% rispetto a luglio (+7 mila). La stima del numero totale di giovani disoccupati aumen-ta rispetto al mese precedente (+2,1%, pari a +13 mila).

A livello nazionale, si sono am-pliati ancora di più i divari territo-riali: se al Nord il tasso di disoc-cupazione è al 7,9%, nel Centro si arriva al 10,7% e nel Sud al 20,2%.

L’aumento del numero degli inattivi (coloro che non hanno e non cercano più un lavoro), la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta negli ultimi mesi

dello 0,7% (+99 mila persone inattive, prevalentemente donne), aumento che va ad abbassare la percentuale dei disoccupati, la riassunzione, in particolare attra-verso il Jobs act, di lavoratori con contratti a tempo determinato scaduto. Questi i veri motivi del-la diminuzione dei disoccupati, nessuna nuova assunzione, ma al contrario riassunzione di pre-cari e rinuncia sconfortante nella possibilità di trovare un lavoro.

Questi dati da mattanza oc-cupazionale, particolarmente grave per le giovani generazioni, sono un’ulteriore conferma del disastroso fallimento del governo Renzi, marionetta nelle mani dalla classe dominante borghese, che schiaccia, sfrutta, opprime e im-poverisce sempre di più le masse lavoratrici e popolari.

Le baLLe di Renzi non aRRestano La cRescente disoccupazione tRa Le masse

Una delle drammatiche immagini dell’alluvione in Sardegna

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4 il bolscevico / contro la “buona scuola” N. 37 - 15 ottobre 2015

Le studentesse e gLi studenti in piazza aprono L’autunno caLdo contro

La “Buona scuoLa” di renzi e gianniniLe studentesse e gli studen-

ti medi non danno tregua alla “Buona scuola” e venerdì 2 otto-bre sono nuovamente scesi nelle piazze di tutta Italia per ribadire la loro opposizione alla “riforma” di Renzi e Giannini che fascistizza, aziendalizza e privatizza la scuo-la pubblica.

Gli studenti hanno attacca-to in particolare lo sfruttamento di manodopera gratuita dietro la maschera dell’“alternanza scuo-la-lavoro”, la “mercificazione dei saperi che diventano nozioni ba-silari nelle Invalsi”, l’“attenzio-ne alla digitalizzazione mentre si sminuisce e svaluta tutto l’aspetto educativo del rapporto insegnan-te-studente e in cui vengono inve-stite risorse che dovrebbero essere messe a disposizione di chi vive la scuola e tutti i giorni vede le aule strapiene di alunni, i laboratori as-senti o senza materiali, la man-

canza di professori, la situazione strutturale grave in cui versano la maggior parte degli edifici scola-stici” (Studaut).

Manifestazioni si sono svol-te in quasi tutte le principali città della Penisola, a partire da Roma, dove un folto e combattivo cor-teo studentesco ha sfilato per le vie del centro sfidando il divieto del prefetto e assediato il Mini-stero dell’Istruzione in viale Tra-stevere, dietro lo striscione: “Non chiediamo il futuro, ci prendia-mo il presente, #nobuonascuo-la #nojobsact”. Davanti al MIUR hanno gridato: “La buona scuola è buona solo per i padroni!”. Contro gli studenti sono entrati in azio-ne un gruppo di provocatori fa-scisti, protetti dalla polizia, con i quali non ci sono stati scontri, ma soprattutto le “forze dell’ordine” stesse che hanno persino telefona-to a presidi e professori per denun-

ciare i “cattivi studenti”.La repressione è scattata a Bo-

logna, dove le “forze dell’ordine” hanno caricato il corteo, compo-sto anche da docenti, che cerca-va di raggiungere Unindustria per protestare contro le ingerenze dei privati nella scuola pubblica rese possibili dalla “riforma”. Secon-do quanto denuncia il Collettivo autonomo studentesco bolognese, i tafferugli sono iniziati dopo che gli studenti hanno coraggiosamen-te impedito ad un agente della Di-gos di fermare un manifestante. Il corteo ricompattatosi ha poi con-tinuato la manifestazione, conclu-sasi con un’assemblea pubblica. Agli studenti bolognesi è arrivata la solidarietà militante del PMLI tramite un tempestivo comunicato stampa della Commissione giova-ni centrale pubblicato a parte.

Numerose le proteste nelle al-tre città, variegate anche nei temi maggiormente sentiti. Ad esem-pio a Cremona gli studenti, a cui era stato impedito di diffondere il giornale autoprodotto dietro la mi-naccia della sospensione, hanno messo l’accento sui poteri repres-sivi del preside-manager. A Tori-

no sfidando la pioggia gli studenti hanno portato in piazza la prote-sta contro il caro-libri. A Firenze, al grido “no alla scuola azienda”, “no ai tirocini non retribuiti”, è sta-ta ricercata l’unità con gli studenti universitari appendendo al rettora-to lo striscione: “No all’Universi-tà azienda”.

Da queste e altre città, come un coro si è levato all’unisono un for-tissimo e nettissimo NO alla scuo-la aziendalizzata e fascistizzata, a uso e consumo dei padroni, volu-ta da Renzi e Giannini. Da segna-lare che, ovunque, negli slogan come negli striscioni, era sentitis-sima anche l’opposizione al Jobs act, visto che gli studenti di oggi si vedono come i precari di domani, non a torto. Sarebbe importante se ciò sfociasse in una più stretta al-leanza con le masse operaie e la-voratrici in lotta.

L’altro minimo comune de-nominatore della giornata è sta-to l’imponente dispiegamento di “forze dell’ordine”, esagerato ri-spetto al numero dei manifestan-ti, in un palese atto intimidatorio per far sapere agli studenti ciò che li aspetta se continueranno la loro

lotta. A Bologna se n’è avuto un assaggio. Come si legge nel comu-nicato della Commissione giova-ni, noi siamo certi che “le studen-tesse e gli studenti non si faranno intimorire dalla repressione neofa-scista” e “li sproniamo ad andare fino in fondo nella loro giusta lot-ta, ricorrendo a tutte le forme che decideranno di intraprendere, fino all’occupazione delle scuole e del-le università”.

Quella del 2 ottobre è stata a tutti gli effetti la prima mobilita-zione studentesca su scala nazio-nale di quest’autunno, speriamo

che ne seguiranno tante altre, sem-pre più numerose, sempre più par-tecipate, sempre più combattive contro il governo del nuovo duce Renzi, a partire dalla prossima prevista per il 9 ottobre.

Manifestazioni in tutte le principali città della Penisola. Le “forze dell’ordine” provocano a Roma e caricano a Bologna. Solidarietà del PMLI

Diffondete il volantinoInvitate le studentesse e gli studenti a inviare il loro giudizio a

Sopra. Firenze 2 ottobre 2015. Bene accolti dagli studenti in lotta il volantino e Il Bolscevico su “Mao e l’istruzione nel social-ismo” (foto Il Bolscevico).Sotto. Bologna, 2 ottobre 2015. Il corteo degli studenti medi con-tro la “buona scuola”

comunicato deLLa commissione giovani centraLe deL pmLi

condanniamo la repressione

degli studenti a Bologna

Il Partito marxista-leninista italiano (PMLI) condanna con la massima decisione le car-iche poliziesche contro il corteo studentesco di questa mattina a Bologna. Un’ulteriore prova che il partito del nuovo duce Renzi, cui appartiene anche il neopodestà di Bologna Virginio Merola, risponde al dissenso con la repressione e il mangan-ello come facevano Mussolini, Craxi e Berlusconi.

Le studentesse e gli studenti bolognesi, ai quali esprimiamo la nostra solidarietà militante, hanno tutte le ragioni di opporsi alla fascistizzazione, privatiz-zazione e aziendalizzazione del-la scuola pubblica sancita dalla legge 107: la “Buona scuola”. Era quello che stavano cercan-do di fare portando la protesta sotto la sede di Unindustria, che già ha allungato i suoi tentacoli

economici su alcune classi me-die del bolognese.

Certi che le studentesse e gli studenti non si faranno inti-morire dalla repressione neo-fascista, li sproniamo ad andare fino in fondo nella loro giusta lotta, ricorrendo a tutte le forme che decideranno di intrapren-dere, fino all’occupazione delle scuole e delle università per chiedere il ritiro della cosiddetta “riforma”. Siamo sicuri che il movimento studentesco bolog-nese farà risentire con ancora più forza la sua voce contro la “Buona scuola” in occasione della mobilitazione program-mata per il 9 ottobre.

Cacciamo Renzi, Giannini e Merola! Bocciamo la “Buona scuola”!

La Commissione giovani del Comitato centrale del PMLI2 ottobre 2015

Bologna, 2 ottobre 2015. L’aggressione repressiva della polizia contro gli studenti in lotta

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N. 37 - 15 ottobre 2015 interni / il bolscevico 5ApprovAtA definitivAmente lA controriformA mAdiA, grAzie A fi che hA gArAntito il numero legAle

il governo modella la pubblica amministrazione al regime neofascista Emarginati i sindacati. Ignorato il rinnovo del contratto di lavoro del pubblico impiego. Militarizzata

la guardia forestale. Semplificate le pratiche per le “grandi opere”LIcEnzIaMEntI pIù facILI

Dopo le controriforme del la-voro con il Jobs Act, della giusti-zia con la responsabilità civile dei magistrati, dell’istruzione pubbli-ca con la “Buona scuola”, del si-stema elettorale con l’introdu-zione dell’“Italicum” fascista, il depotenziamento del Senato e la sua trasformazione in una came-ra di nominati, la riduzione delle Provincie ad assemblee di sinda-ci, tutte approvate definitivamente o in dirittura d’arrivo, non poteva mancare la “riforma” della Pubbli-ca Amministrazione (PA).

Le abbiamo messe assieme per sottolineare come il governo del nuovo duce Renzi non sia un go-verno immobilista, delle chiac-chiere, come spesso viene accu-sato dai vari esponenti e partiti borghesi. Al contrario si dimostra molto attivo e il governo che più di altri sta realizzando quelle con-troriforme piduiste che hanno de-finitivamente trasformato l’Italia da repubblica democratico-bor-ghese di tipo parlamentare in un regime neofascista, presidenziali-sta, federalista e interventista. Un disegno iniziato da Craxi negli anni ’80 del secolo scorso, passan-do per Berlusconi ma anche go-verni di “centro-sinistra” e che ha subìto una forte accelerata con il governo Renzi.

Fedele al suo slogan, “l’Italia che decide” che tanto assomiglia al berlusconiano “il governo del fare”, a colpi di fiducia, leggi de-lega, “patti del Nazareno”, tassello dopo tassello, togliendo diritti ai lavoratori e impoverendo le masse popolari, Renzi si sta dimostrando il più fulgido paladino degli inte-ressi degli industriali, della bor-ghesia, delle banche, dell’Unione Europea, della Bce e dell’imperia-lismo italiano ed europeo.

Come dicevamo quest’ennesi-ma riforma rientra e va inquadra-ta in un disegno più generale che sta rimodellando le istituzioni, le leggi, i rapporti di lavoro, al regi-me neofascista, anche se sono an-cora in molti a non vedere queste connessioni nonostante il PMLI lo abbia denunciato più di 30 anni fa. Il 3 agosto l’aula del Senato ha approvato in via definitiva il dise-gno di legge delega della “rifor-ma” Madia-Renzi. Lo stesso pre-mier rivendica per il suo governo il merito di aver portato ancora più avanti questo nero disegno e con un twitter ha subito sentenziato “un altro tassello: approvata la ri-forma PA”.

Un risultato ottenuto con il de-cisivo sostegno di Forza Italia, a conferma che l’asse Renzi-Ber-lusconi esiste ancora, ma anche grazie a Lega e M5S. L’“opposi-zione” è stata decisiva perché se i contrari non avessero votato non si sarebbe raggiunto il numero lega-le di 150 voti necessario come sta-bilito dalle regole del Senato, vi-sto che i favorevoli sono stati solo 145. Tanto che il senatore di Forza Italia, Francesco Giro, ha dichia-rato che “Renzi ci attacca ma do-vrebbe ringraziare Lega, FI e Mo-vimento 5 Stelle”.

Ma nel concreto cosa si cela dietro questa ennesima controri-forma presentata pomposamente

coma “una rivoluzione coperni-cana”? Basta sgombrare il cam-po dagli slogan che vogliono pre-sentarla come vantaggiosa per le masse, attraverso una fantomatica sburocratizzazione e il taglio degli sprechi e appare la realtà fatta di tagli, accentramenti e sottomissio-ne della PA al governo. Come ab-biamo detto la demagogia è stata sparsa a piene mani, fino a chia-mare i dipendenti pubblici a espri-mere le loro opinioni sui 44 punti della “riforma” Madia. Un ulterio-re schiaffo ai sindacati che sono stati “scavalcati” senza essere presi in considerazione. Per tutto l’iter di questa “riforma” non sono mai stati interpellati.

Per quanto possa valere un son-daggio gestito e manipolato dal governo, non è stato comunque possibile nascondere che a fronte delle quasi 40 mila email di rispo-sta ce ne sono state più di 13mila di protesta con gli eloquenti titoli: “Renzi rinnova il mio contratto” e “Sblocco contratti”. Ma la prima cosa che balza agli occhi è proprio la rimozione del rinnovo del con-tratto dei lavoratori pubblici, che né Renzi né la Madia si sognano di sbloccare, nonostante la Consulta abbia dichiarato illegittimo lo stop che perdura dal 2009, intimando-ne al governo lo sblocco anche se non lo obbliga agli arretrati, il che farà in ogni caso perdere ai lavora-tori migliaia di euro.

Si è dimostrato invece ancora una volta nemico dei lavoratori sia pubblici che privati, e del sindaca-to. Uno dei primi provvedimen-ti di questa legge è stato il taglio del 50% dei permessi e dei distac-chi sindacali, una misura spaccia-ta come portatrice di un grande risparmio per la PA, quando inve-ce questo è pari a zero perché chi rientra o rimane al lavoro ovvia-mente prende lo stipendio. Si trat-ta invece dell’ennesima intimida-zione e limitazione della libertà e della democrazia nei luoghi di la-voro. Così come l’obbligatorietà e la celerità (entro 100 giorni) che dovranno avere i provvedimen-ti disciplinari che renderanno i li-cenziamenti più facili.

Uno dei pilastri su cui dice di poggiare la legge Madia è quello della rimozione dei dirigenti che se non si dimostrino all’altezza. Una misura presa per cercare di recuperare l’immagine dopo che molti manager di nomina pubblica sono stati coinvolti in innumere-voli scandali: dall’Alitalia al terre-moto de L’Aquila, al Mose, Expo, Mafia capitale e via discorrendo. Ma il vero scopo è di tutt’altra na-tura, ovvero tenere sotto scacco quei dirigenti che non eseguiran-no in modo zelante le direttive del governo di turno. Per fare esempi concreti se non si raggiungeranno certi obiettivi, ad esempio “risana-re” i conti di un’azienda pubblica licenziando centinaia o migliaia di lavoratori, il dirigente di turno do-vrà fare i conti con la paura di es-sere licenziato e perdere il suo bel-lo stipendio.

Accanto a questo bisogna met-tere anche il nuovo metodo per l’assunzione dei dirigenti. Que-sti non potranno più essere scelti

dalle amministrazioni locali attra-verso i concorsi ma saranno “pe-scati” dentro una specie di albo dove saranno collocati da un’ap-posita commissione nominata dal governo. Alla faccia della traspa-renza, sburocratizzazione e passi indietro della politica rispetto alla PA. Possiamo stare “sereni”, per-sonaggi come Luca Odevaine (ex portavoce di Veltroni e funziona-rio pubblico implicato in Mafia Capitale) continueranno ad esse-re designati dal governo ancor più di prima.

L’esecutivo e il presidente del Consiglio, manco a dirlo, avran-no maggiori poteri. I manager pubblici, dovranno per forza ave-re l’approvazione del consiglio dei ministri che avrà un maggiore controllo sulle agenzie fiscali, in caso di contese tra diverse ammi-nistrazioni centrali sarà il premier a decidere. In perfetto stile presi-

denzialista anche la ghigliottina sui decreti, una forbice per evitare i rinvii alle camere, evitare il di-battito parlamentare e mettere tut-to in mano alle Deleghe al gover-no che se la sbrigherà con i decreti attuativi.

Altra regola che prende di mira i lavoratori è la possibilità di esse-re trasferiti a enti diversi entro un raggio di 50 km, si farà maggiore uso del part-time mentre sull’uti-lizzo del lavoro precario non c’è alcun impegno a eliminarlo, così come sullo sblocco del turn-over, unica cosa certa sono i tagli: ridu-zione delle Prefetture, delle Ca-mere di Commercio, delle Ca-pitanerie di porto. Con queste premesse ventilare l’assunzione di 15mila persone nella PA come hanno fatto Renzi e la Madia ap-pare in tutta evidenza solo spudo-rata propaganda.

Uno dei 15 decreti attuativi ri-

guarda la soppressione del Corpo Forestale dello Stato che verrà as-similato dai Carabinieri. Con que-sto grave atto i lavoratori di que-sto corpo saranno forzatamente militarizzati perdendo così diritti civili e associativi. Per non par-lare del dissesto idrologico e le penose condizioni in cui si trova il nostro territorio nazionale che invece avrebbero bisogno di una maggiore tutela (come afferma a parole anche Renzi) invece di un taglio così drastico.

Di tutt’altro tenore la musica che suona il governo quando tratta questioni che interessano i capita-listi. Nel decreto legge mentre vi è un capitolo che taglia drastica-mente le Società Partecipate (con capitale pubblico) ve ne è un al-tro che semplifica del 50% i tem-pi burocratici per la realizzazione di grandi insediamenti produttivi, dell’avvio di attività imprendito-

riali e di opere pubbliche dove i pescecani capitalisti hanno gran-di appalti e interessi, tanto che su questo punto in particolare hanno espresso grande soddisfazione.

Adesso dovremo aspettare i Decreti Attuativi, ma il quadro ge-nerale è chiaro. La controriforma Renzi-Madia modella la Pubblica Amministrazione al regime neo-fascista imperante. Una PA dove i lavoratori sono costantemente sotto ricatto, dove s’introducono regole che assomigliano sempre più a quelle del settore privato, Jobs act compreso. Una PA dove non ci sia alcun spazio di mano-vra per nessuno, ma sia comple-tamente assoggettata, in piena lo-gica presidenzialista, al governo di turno. Una PA più “leggera” e snella che si sappia adattare alle esigenze dei capitalisti senza frap-porre ai loro interessi troppi lacci e lacciuoli.

depositata in cassazione la richiesta di referendum popolare che intende cancellare l’art. 38 dello Sblocca italia

no Alle trivellAzioni nei mAri itAliAni

Il movimento No Triv, che da mesi si batte contro lo scempio imposto ai mari e alle coste italia-ne dai provvedimenti del nuovo duce, ha segnato un primo passo verso la vittoria, depositando in Cassazione il 30 settembre 6 que-siti referendari contro le trivella-zioni e i progetti petroliferi e ga-sifero offshore (attualmente ben 445 i procedimenti di ricerca ed estrazione attivati e in itinere), consentiti dall’art. 35 del Decre-to Sviluppo e il 38 dello Sbloc-ca Italia. Si attende per febbraio il pronunciamento della Corte co-stituzionale sull’ammissibilità dei referendum.

L’art. 35 del Decreto Svilup-po consente sciaguratamente ope-razioni di ricerca ed estrazione di idrocarburi in mare entro le 12 miglia dalle coste, sottoponendo le risorse naturali italiane ad uno sfruttamento selvaggio e la popo-lazione alle ulteriori conseguenze dell’inquinamento dei mari che, prima concentrato in alcune zone, dal Veneto, alla Puglia alla Sicilia, adesso rischia di diventare diffuso e generalizzato. Con un colpo di mano l’articolo 38 dello Sblocca Italia, nel definire “urgenti”, “in-differibili”, “di pubblica utilità” e “interesse strategico” le attività estrattive, toglie alle regioni voce in capitolo di concessioni e adot-ta in maniera centralizzata un re-gime dittatoriale di procedure ac-celerate.

Il movimento No Triv ha per l’appunto fatto appello alle Re-gioni affinché indicano il referen-dum nazionale, come, secondo

art. 75 della costituzione, è possi-bile se a richiederlo sono almeno 5 consigli regionali. Finora hanno risposto positivamente in 10 (Ba-silicata, Marche, Puglia, Sarde-gna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise). Nella Sicilia ostaggio del PD di Crocetta la proposta del referen-dum non è passata in parlamen-to: dei 46 voti necessari, solo 38 sono stati quelli favorevoli. Ri-schia davvero di essere una delle pochissime regioni direttamente interessate allo scempio delle co-ste e dei mari, se non l’unica, ad essersi schierata contro il referen-dum, ciò rivela come il governo Crocetta ed il parlamento sicilia-no stiano unicamente difendendo gli interessi delle lobby mafiose e delle multinazionali.

Il pronunciamento dei consigli

regionali ha certamente degli ele-menti positivi. Consentirà di non raccogliere le 500mila firme, ag-girando il problema delle scaden-ze incombenti. E in un certo sen-so mostra anche l’esistenza di una spaccatura tra il governo centra-le e le istituzioni regionali, spesso dirette dal PD stesso.

Ma d’altro canto bisognerà fare certo i conti con la mancan-za del prezioso approccio diretto con le masse popolari durante il periodo della raccolta firme, utile a far sì che le ragioni dei referen-dari vengano prese in considera-zione dagli elettori. E bisognerà anche tenere in conto l’inaffida-bilità delle istituzioni borghesi a tutti i livelli, comprese quelle che hanno detto sì al referendum, e la loro tendenza ad accordarsi con il governo centrale in cambio di

piccoli ritocchi o contentini. Tra i sostenitori dell’iniziati-

va vi è un cartello referendario di oltre 200 associazioni che vanno da Legambiente a Italia Nostra a Slow Food, ai Comuni virtuosi, all’Isde-Medici per l’ambiente.

Certo il referendum è una con-quista, in quanto mette in diffi-coltà le istituzioni borghesi e le costringe a venire allo scoperto, incatenandole alle loro responsa-bilità. Comprendiamo però anche le giuste preoccupazioni di una parte del movimento No Triv, che si è detto perplesso sui refe-rendum, temendo che in caso di vittoria, le concessioni potreb-bero solamente essere riperime-trate oltre le 12 miglia marine e che in attesa del referendum in-tanto possano passare altre con-cessioni.

Il problema esiste e può essere risolto non abbassando i toni del-la lotta, anzi estendendola e coin-volgendo i lavoratori, i sindaca-ti, le studentesse e gli studenti, senza farsi illusioni sulla via le-galitaria e costituzionale. I refe-rendum non possono sostituire la lotta delle masse contro le tri-vellazioni. La possono affiancare oggettivamente e anche utilmen-te. Ma il problema potrà essere risolto soltanto con l’abrogazione dell’intero Sblocca Italia e Decre-to Sviluppo, il Jobs act, la “Buo-na scuola” e tutte le controrifor-me istituzionali e costituzionali del governo Renzi con l’obietti-vo politico di spazzarlo, attraver-so le lotte di piazza e lo sciopero generale.

Numerose le manifestazioni locali contro le trivellazioni in mare per il petrolio. Nella foto Il presidio dei No Triv abruzzesi organizzato a Roma nell’ottobre 2014 sotto Montecitorio

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6 il bolscevico / interni N. 37 - 15 ottobre 2015

In difesa del servizio pubblico e dei diritti politici e sindacali dei lavoratori

Pieno successo dello scioPero TPl indeTTo dalla usbOdiosa opera di crumiraggio del governo e dei vertici di CGIL, CISL e UIL

Nonostante le precettazio-ni ordinate dal nuovo duce Renzi nei mesi scorsi, l’o-diosa campagna stampa dei mass-media di regime con-tro autisti e macchinisti, le pressioni intimidatorie del mi-nistro Delrio a cui spesso si sono aggiunte quelle di sin-daci e assessori a livello lo-cale, e nonostante l’infame crumiraggio attuato dai verti-ci sindacali confederali CGIL, CISL e UIL che si sono sfilati dalla protesta all’ultimo minu-to; lo sciopero del trasporto pubblico locale (Tpl) del 2 ot-tobre indetto dall’Unione sin-dacale di base (Usb) in dife-sa dei servizi pubblici e per riconoscere il ruolo e la digni-tà dei lavoratori nel Tpl è pie-namente riuscito.

Le ragioni della protesta sono tante. Si comincia dal mancato pagamento degli sti-pendi ai dipendenti di Roma Tpl, che ancora devono rice-vere il salario di agosto, e si passa alla sicurezza delle vet-ture, dei passeggeri e degli autisti, fino al peggioramento complessivo delle condizioni di lavoro, al rischio di privatiz-

zazione di Atac per finire con la martellante campagna con-tro il diritto di sciopero del nuo-vo Mussolini Renzi e del suo scagnozzo Alfano che voglio-no vietare le manifestazioni di protesta nella Capitale.

“Sono mesi – denuncia la Usb - che a Roma i media locali e nazionali, con la re-gia del governo e della am-ministrazione commissariata di Marino incitano a protesta-re contro gli autisti e i mac-chinisti, contro i vigili o contro le maestre o i lavoratori del-la raccolta dei rifiuti. E questa campagna è condita ogni gior-no da notizie di nuove aggres-sioni verso i lavoratori.

Cionostante molte città dal Nord al Sud del Paese sono state praticamente paralizzate dalla forte adesione allo scio-pero. L’epicentro della prote-sta è stato registrato Roma dove l’adesione è stata tota-le con una media del 90%; in ATAC oltre il 70% del perso-nale viaggiante ed operativo ha incrociato le braccia. Le li-nee delle metropolitane A e B sono rimaste chiuse per tutta la durate della protesta men-

tre la metro C ha funzionato a sighiozzo grazie al sistema driverless, ovvero senza gui-datore a bordo. Paralizzate anche la Roma-Lido, la Ro-ma-Viterbo e la Termini-Cen-tocelle. Lunghe attese alle fer-mate dei bus rimasti fermi ai depositi.

“I dati dell’adesione allo sciopero – sottolineano i ver-tici della Usb - dimostrano non solo che le ragioni della pro-testa sono largamente condi-vise dai lavoratori, ma che è indispensabile una inversione di marcia. In primo luogo, ser-ve lo stop a qualsiasi tentativo di privatizzare di ATAC ed un forte incremento degli inter-venti sul fronte della sicurez-za e della salute dei lavoratori e degli utenti. Serve il ripristi-no tempestivo della regolarità nelle aziende della Roma TPL ed il reintegro immediato delle somme indebitamente sottrat-te dalle tasche dei lavoratori. Occorre inoltre un piano di as-sunzione per gli autisti, neces-sità fondamentale da sempre sostenuta dall’USB e ricono-sciuta dallo stesso ex Dg Mi-cheli”.

Riguardo ai dati sullo scio-pero in Atac riportati dal Pre-fetto, si precisa che questi sono basati sul conteggio di tutto il settore non operativo: il dato reale fra autisti, macchi-nisti, addetti di stazione, verifi-catori, ausiliari del traffico è di oltre il 70%.

Riguardo al comportamen-to intimidatorio tenuto dal sin-daco PD Marino e dal neo-as-sessore alla Mobilità Stefano Esposito nei confronti dei la-voratori e ai suoi ripetuti ten-tativi di boicottare lo sciopero, l’USB sottolinea che: “L’as-sessore Esposito, ormai allo sbando, ci accusa di sciope-ro politico per deviare l’atten-zione dell’opinione pubblica. Ricordiamo che noi stiamo scioperando perché i contro-soffitti della Metro A cadono sulla testa degli utenti e dei lavoratori, così come ieri lo sportello di un bus si è stac-cato schiacciando una cittadi-na che ora rischia di perdere un braccio... Basta con le fan-donie e la campagna di odio contro i lavoratori. I disagi che soffrono i cittadini tutti i giorni sono dovuti agli scarsi investi-

menti anche nella sicurezza. E allora chiediamo, dove è fi-nito il tesoretto da 700 milio-ni di euro dei biglietti falsi di Atac? Perché non si parla più di quell’inchiesta? Questi bu-chi si trasformano in tagli dei servizi essenziali, rialzo del costo del biglietto e aumento delle tasse”.

Nel pomeriggio oltre 5.000 manifestanti tra cui molti la-voratori del Tpl in sciopero e studenti in piazza nella matti-nata contro la legge 107 del-la cosiddetta “Buona scuola” di Renzi, hanno dato vita a un combattivo corteo #ROMA LI-BERA, che è sfilato nel centro della capitale dal Colosseo al Campidoglio insieme ai dipen-denti della Coop 29 giugno, i lavoratori dei canili comuna-li in occupazione e degli enti

previdenziali privatizzati, di-soccupati, migranti, movimen-ti per il diritto all’abitare, forze politiche, centri sociali e realtà territoriali.

Tutti insieme per rompere la contrapposizione tra utenti e lavoratori, per dire NO alla privatizzazione delle azien-de pubbliche, difendere la di-gnità dei lavoratori dei servizi, salvaguardare le libertà sinda-cali e democratiche, riportare al centro della lotta i problemi sociali, a cominciare da quello della casa.

Il corteo si è mosso verso il Campidoglio, raggiungendo il Palazzo Senatorio al grido di “Vendono Roma a mafia e pri-vati”. “Lo stipendio è un dirit-to gli esuberi una menzogna”. “Giù le mani dalle aziende partecipate”.

Roma, 2 ottobre 2015. Un aspetto del corteo del pomeriggio a cui hanno partecipato numerosi organismi cittadini

Renzi e Alfano, come Orban, inviano le ruspe invocate dal razzista Salvini per distruggere il presidio autogestito

BlItz pOlIzIeScO A VentImIglIA peR SgOmBeRARe I pROfughI Gli attivisti antirazzisti portati in questura per essere identificati e denunciati. Intanto la Francia del socialista Hollande chiude le frontiere

All’alba 30 settembre oltre 250 fra poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa han-no sgombrato con le ruspe e a suon di manganellate e ar-resti i profughi e il presidio an-

tirazzista di Ponte San Ludo-vico allestito a Ventimiglia nel giugno scorso a ridosso della frontiera tra Francia e Italia.

Dopo le cariche e i tentati-vi di sgombero dell’11 e del 16

giugno scorso, circa 200 pro-fughi aiutati dalla popolazio-ne e dagli attivisti del presidio antirazzista al grido di “We are not going back” (Non torniamo indietro) hanno trascorso l’e-state nella piccola pineta dei Balzi Rossi, accampandosi tra il parcheggio e il ponte del-la ferrovia. Un locale dismes-so della Pro-loco è servito da laboratorio medico e magazzi-no per le donazioni, che sono aumentate di giorno in giorno grazie alla solidarietà della po-polazione. L’associazione Po-poli in arte ha messo a dispo-sizione il proprio conto, su cui è arrivato anche il contributo del vescovo Antonio Suetta, che ha donato 2.000 euro.

Ma ora i buldozer e le “for-ze dell’ordine” del nuovo duce Renzi e del nuovo Scelba Al-fano: “hanno distrutto tutto - denunciano gli attivisti del presidio antirazzista - i dise-gni dei migranti nel laborato-rio di arteterapia, l’impianto del mediacenter alimentato a energia solare, le docce, le provviste… Siamo rimasti per ore senza cibo né acqua hanno distrutto o sequestra-to il frutto di tre mesi di soli-

darietà. Avevamo il magazzi-no pieno: abiti in eccesso che gli shebab volevano portare a Calais: tre camion di donazio-ni provenienti da quell’Euro-pa della condivisione che sta indicando un altro cammino. Noi abbiamo dimostrato che si può fare bene e con poco. Il presidio autorganizzato ha funzionato. Lo Stato non ha sborsato un centesimo. Per questo ci hanno sgombrato, per evitare il contagio del ‘cat-tivo esempio’”.

Durante il blitz poliziesco una settantina di attivisti an-tirazzisti sono stati portati in questura, identificati e denun-ciati per occupazione di suo-lo pubblico. Alcuni hanno de-nunciato di essere stati anche picchiati dagli sgherri in divisa di Renzi e Alfano. Anche buo-na parte dei rifugiati sono stati portati in caserma, identificati e denunciati. Mentre altri per sfuggire agli arresti sono ripa-rati sugli scogli.

Al termine del blitz, ad at-tendere l’arrivo dei migranti alla stazione, c’erano i grup-pi di solidarietà, accorsi subito in giornata, ma ai quali la poli-zia ha impedito di raggiungere

San Ludovico. Manifestazio-ni di solidarietà coi rifugiati si sono svolte anche in altre par-ti d’Italia - da Roma, a Milano, da Genova a Bologna e a Fi-renze per gridare: “Ventimi-glia in ogni città... Noi non ce ne andremo”. Per dire no alla criminale politica dei respingi-menti alle frontiere adotta del-la Ue e del governo francese che ha reintrodotto i control-li lungo le frontiera a Ventimi-glia.

“Con lo sgombero abbia-mo affermato un principio di legalità - ha esultato il nuo-vo Scelba - Non puoi stare in Italia e fare quello che ti pare: o rispetti le nostre regole e se non le rispetti ti sgombria-mo, perché questo fa un Pa-ese democratico, civile e che fa rispettare le regole”. Mentre la Francia chiude il confine e

impedisce il passaggio a una ventina di attivisti antirazzisti - francesi e italiani - che cer-cano di portare cibo e acqua ai migranti sugli scogli. Nelle stesse ore in cui davanti all’i-sola greca di Lesbo a causa dell’ennesimo naufragio mori-vano un bambino di 2 anni e una donna di 35, 11 i dispersi.

Insomma Renzi e Alfano sono sosia e gemelli del fasci-sta ungherese Viktor Orban e del fascio-leghista Salvini al-zando muri e spianando con le ruspe i campi profughi.

E pensare che appena tre settimane fa, durante il vertice italofrancese del 18 settembre a Modena, Renzi e Hollande in merito alla questione esplo-siva dei profughi avevano as-sicurato che “l’Europa è nata per abbattere i muri, non per costruirli”.

Ventimiglia, al confine con la Francia, 30 settembre 2015. Con un blitz di polizia e carabinieri, Renzi e Alfano hanno fatto sgomberare il pre-sidio dei rifugiati e degli attivisti antirazzistiCALENDARIO

DELLE MANIFESTAZIONI E DEGLI SCIOPERI

da definire

17

91216

Manifestazione unitaria dei lavoratori della scuola a Roma

Giornata mondiale per l’“Eradicazione della povertà” indetta da Coalizione sociale in connessione con la tre giorni di mobilitazione europea lanciata da Blockupy

per il 15-16-17 ottobre a Brexelles

Giornata di mobilitazione studentesca. Aderisce anche il Comitato per la LIP (Comitato per “Legge di Iniziativa

Popolare” contro la “Buona scuola “)

CUB-Poste - Sciopero Poste Comunicazioni - Poste Italiane SpA

USB VVF - Sciopero Vigili del Fuoco

OTTOBRE

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N. 37 - 15 ottobre 2015 interni / il bolscevico 7

La Corte europea Condanna L’ItaLIa Che non rIConosCe Le CoppIe gay e LesbIChe

Vescovi e Ncd contro il ddl che verrà discusso in parlamentoContinuando a non riconoscere

legalmente le unioni delle coppie gay e lesbiche l’Italia si sta ren-dendo responsabile di una viola-zione dei diritti umani: lo ha stabi-lito il 21 luglio una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uo-mo, accogliendo il ricorso di tre coppie gay di Trento, Milano e Lissone (Milano) che si erano vi-ste negare le pubblicazioni di ma-trimonio dai rispettivi municipi, e condannando lo Stato italiano a ri-sarcirle con 5 mila euro ciascuna per i danni non patrimoniali ingiu-stamente subìti.

In particolare la quarta sezione della Corte di Strasburgo (un or-ganismo del Consiglio d’Europa) ha stabilito con questa sentenza adottata all’unanimità che il no-stro Paese è colpevole di non ga-rantire a tutti i suoi cittadini il “di-ritto al rispetto della vita privata e familiare” sancito dall’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti umani, e pertanto il parla-mento italiano deve provvedere al più presto a garantire questo dirit-to anche alle coppie omosessuali attraverso il riconoscimento giuri-dico delle unioni civili, o il matri-monio vero e proprio come per le coppie eterosessuali. L’alternativa tra le due soluzioni è dovuta al fat-to che non tutti gli Stati aderenti al Consiglio d’Europa, ma solo 11 su 47, riconoscono i matrimoni omo-sessuali, mentre altri 13 riconosco-no le unioni civili. In ogni caso la maggioranza di essi riconosce una

di queste due forme di tutela, una parziale e una piena, ed è quindi ad una di queste due che il nostro Paese si deve adeguare, uscendo dal gruppo di Stati che violano i diritti umani con legislazioni pale-semente omofobe, come ad esem-pio Turchia, Cipro, Russia, Litua-nia, Lettonia e altri Paesi dell’Est, con cui l’Italia si trova tuttora in degna compagnia.

Questa nuova macchia sul no-stro Paese è solo l’ultima che si va ad aggiungere ad altre non meno vergognose come quella del non recepimento del reato di tortu-ra nel nostro codice penale, per il quale siamo stati recentemente sanzionati dalla stessa Corte euro-pea. Per stigmatizzare l’inammis-sibile ritardo legislativo dell’Italia, nelle 69 pagine della sentenza si fa riferimento anche alle ripetute “raccomandazioni” del Consiglio d’Europa in materia, alle numero-se direttive dell’Unione europea e alla recente sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti, e perfi-no ai “sentimenti della maggioran-za della popolazione italiana”, che nei sondaggi risultano largamente favorevoli al riconoscimento dei diritti di gay e lesbiche.

Del resto già la nostra Corte costituzionale aveva dato ragione alle tre coppie, con due sentenze, la 138 del 2010 e la 170 del 2014, che sollecitavano il parlamento a legiferare per mettere fine alla di-scriminazione, sia pure senza ave-re il coraggio, per le coppie gay

e lesbiche, di fare esplicito riferi-mento alla “famiglia”, che per la Consulta resta evidentemente an-cora quella fondata sulla coppia eterosessuale, ma annoverando-le tra le “formazioni sociali” a cui si riferisce l’articolo 2 della Co-stituzione. E anche il parlamento di Strasburgo un mese fa ha chie-sto a tutti gli Stati di riconoscere le unioni gay. Persino la cattolicis-sima Irlanda ha riconosciuto il di-ritto ai matrimoni gay con un re-cente referendum popolare: tutti avvertimenti e sollecitazioni rego-larmente ignorati dal parlamento e dal governo Renzi, in ossequio ai vescovi e ai clericali che lo sosten-gono e condizionano, annidati sia nel PD che nel Nuovo centro de-stra dei vari Alfano, Giovanardi, Sacconi, Lupi e Quagliariello.

Le bugie e la melina di renzi sulle unioni civili

Sono trent’anni che in Italia si parla inutilmente di unioni civili, di famiglie di fatto, Pacs, Dico e chi più ne ha più ne metta, ma ogni volta i vescovi della Conferenza episcopale italiana (Cei) e i cleri-cali presenti in tutti i partiti par-lamentari, sono riusciti a blocca-re o rimandare alle calende greche qualsiasi anche minimo provve-dimento favorevole al riconosci-mento e all’equiparazione delle famiglie di fatto, a maggior ragio-

ne se omosessuali. È intollerabile che il governo Renzi corra ad ap-provare una legge piduista come quella sulla responsabilità civile dei giudici con la scusa che lo im-pone la Corte europea per tutelare i diritti degli imputati, mentre non si vergogna di praticare un’infinita melina su altre sentenze della stes-sa Corte quando urtano contro po-teri extralegali come quelli dei po-liziotti e dei vescovi.

Solo pochi giorni prima del-la sentenza europea, dopo più di un anno di melina dalle promesse fatte all’assemblea PD del giugno 2014, e solo per cercare di riacqui-stare un po’ dei consensi persi con la forzatura sulla “buona scuola”, Renzi si era deciso ad annuncia-re un’accelerazione in parlamento sul disegno di legge (ddl) della PD Cirinnà sulle unioni civili per arri-vare alla sua approvazione “entro l’estate”; ddl che comunque non prevede i matrimoni gay equipara-ti a quelli “normali”, ma solo il ri-conoscimento di alcuni diritti per le unioni civili di coppie gay e le-sbiche: una sorta di matrimonio di serie B che difatti è considerato un “male minore” perfino dall’orga-no ufficiale della Cei, Avvenire.

Renzi si era perfino sbilan-ciato, parlando dall’Etiopia dove era in visita di Stato, a dichiara-re che il provvedimento “si fa con chi ci sta”, alludendo al M5S e a SEL che si sono sempre dichiara-ti pronti a votare subito insieme al PD una legge in materia renden-

do così ininfluente l’opposizione dell’NCD. Tanto che per qualche giorno questa posizione “batta-gliera” e “di sinistra” del nuovo duce era stata strombazzata e ri-venduta al pubblico dal suo orga-no di stampa ufficioso, la Repub-blica: “Renzi pronto al blitz sulle unioni civili: ‘la legge entro l’esta-te, non si può stare fermi’”, tito-lava infatti trionfante il quotidia-no di De Benedetti. Sennonché, siccome le bugie hanno le gambe corte, e quelle di Renzi addirittura cortissime, prima ancora che arri-vasse la censura della Corte euro-pea, il ddl Cirinnà si era già are-nato nelle commissioni in Senato, gravato da ben 1.700 emendamen-ti e sempre oggetto di una vergo-gnosa e interminabile trattativa al ribasso tra PD e NCD, che non ne vuole nemmeno sentir parlare.

gioco delle parti tra pd e nCd

E così, mentre la ministra Bo-schi informava seraficamente il parlamento e la stampa che il provvedimento “sarà approvato a settembre, dopo le riforme costi-tuzionali al Senato, per l’ok fina-le alla Camera, senza modifiche, entro l’anno”, e mentre il sotto-segretario alle Riforme Ivan Scal-farotto interrompeva il suo sciope-ro della fame soddisfatto perché la promessa di Renzi di portare il ddl in aula “nella finestra tra riforme e legge di Stabilità a settembre-

ottobre” equivaleva al “riconosci-mento che questa è un’urgenza”, il capogruppo ciellino dell’NCD, Maurizio Lupi, riconfortato dalla vergognosa retromarcia del par-tito di Renzi, poteva dichiarare soddisfatto: “Smettiamola con le strumentalizzazioni delle senten-ze della Corte europea che non ha assolutamente, né intende farlo, il potere di sostituirsi alla sovranità del parlamento e del popolo ita-liano”.

L’NCD, insomma, sprizza sod-disfazione e ostenta sicumera per-ché sa di che pasta sono fatti i suoi alleati baciapile del PD, partito che a sua volta finge di avere le mani legate dal partito di Alfano. E per-ché intanto il provvedimento slitta all’autunno, poi se sarà veramente approvato entro l’anno è tutto da vedere, e comunque bisognerà ve-dere che cosa ne resterà alla fine, dopo mesi di trattative all’inter-no della maggioranza e i veti del-la Cei, considerando che già ora è giudicato largamente insoddisfa-cente dalle associazioni Lgbt (le-sbiche, gay, bisessuali e transgen-der): “Una specie di co.co.co. Dei diritti civili”, lo ha definito il pre-sidente onorario di Arcigay Franco Grillini. “Un progetto meno avan-zato di quello che è stato approva-to in Danimarca ventisei anni fa! Stiamo parlando del minimo sin-dacale. Per noi è assolutamente in-soddisfacente perché non rispetta il principio di uguaglianza dei cit-tadini”.

su InIzIatIva deL nCd dI aLfano

Il governo resuscita il ponte di Messina Il movimento No Ponte sul piede di guerra

Dal nostro corrispondente �della Sicilia“Voglio provare davvero a ve-

dere se si può fare” ha dichiarato il nuovo duce Renzi, riferendosi al Ponte sullo Stretto. Infischiando-sene delle tante di ricerche scien-tifiche sulla non fattibilità della mostruosa opera, sulla sua peri-colosità e inutilità, sul devastan-te impatto ambientale e sui costi esorbitanti. Del resto, non c’era dubbio che il governo dei devasta-tori e avvelenatori del territorio e dei mari italiani tirasse nuovamen-te fuori la questione, congelata dal governo Monti, con l’ingannatoria dicitura “non prioritario”.

Il mostruoso progetto tanto caro alla borghesia mafiosa cala-brese e siciliana soprattutto, è sta-to da sempre difeso a spada trat-ta dal ministro dell’interno, il boss agrigentino Angelino Alfano, NCD. È proprio su iniziativa della banda parlamentare degli alfaniani che, a fine settembre, il parlamen-to nero ha approvato una mozione che scongela il progetto. L’occa-sione viene data dalla discussio-ne sulla Salerno-Reggio Calabria, l’incompiuta che ha fatto sprofon-dare la credibilità delle istituzioni borghesi a proposito di infrastrut-ture nel Sud.

Le mozioni di Forza Italia e di NCD-AP (il gruppo che raccoglie NCD e UDC) chiedevano di an-dare avanti con il ponte. Gli altri

gruppi parlamentari erano for-malmente contro. Ci ha pensato il sottosegretario alle Infrastruttu-re, Umberto Del Basso De Caro, PD, su indicazione del governo, a trovare l’escamotage truffaldi-no, suggerendo la riformulazione di un’analoga mozione di NCD. “Penso – dice in aula - che la rifor-mulazione alla quale si potrebbe pervenire sia quella che impegna il governo ‘a valutare l’opportuni-

tà di una riconsiderazione del pro-getto del Ponte sullo Stretto come infrastruttura ferroviaria’”.

Detto fatto, il gruppo di NCD propone al governo una riformula-zione del progetto, trasformando-lo in infrastruttura ferroviaria. La mozione raccoglie anche i voti del PD e viene approvata con 289 voti a favore e solo 98 contrari.

E così il governo Renzi, dopo aver ridotto al lumicino i passaggi

di treni sui traghetti tra Calabria e Sicilia (oggi ne passano solo 4 al giorno) ora pensa di costruire un ponte per far passare 400 treni al giorno.

Si tratta di un insulto alle masse popolari siciliane e calabresi, cui è negato il diritto alla mobilità e alla sicurezza nei trasporti a causa di reti ferroviarie antiche e fatiscenti, dove i treni si spostano ancora sul bina-rio unico spesso non elettrificato,

dove i ponti crollano, i cavalcavia si sbriciolano e, quando piove un po’ più del normale, le strade si tra-sformano in fiumi di fango che tra-volgono persone e cose. Dove van-no in queste condizioni 400 treni al giorno? Non passerebbero certo sui viadotti siciliani. Ma di che sta par-lando questo governo sciagurato, bugiardo e criminale?

La Rete “No Ponte” si riorga-nizza minacciando di scendere in

piazza, bloccare la città di Messi-na. Il PMLI appoggia la mobili-tazione e condanna questo prodi-torio colpo di mano del governo Renzi. Noi chiediamo che il me-gaprogetto speculativo del Pon-te venga cancellato, che la Socie-tà dello Stretto Spa venga sciolta e che lo Stato non paghi alcuna penale alle imprese aggiudicatri-ci dell’appalto. Inoltre chiediamo che piuttosto il governo si impegni a potenziare e modernizzare i tra-sporti ferroviari e marittimi della Sicilia e della Calabria, ad incen-tivare gli interventi contro il disse-sto idrogeologico, a mettere in si-curezza le infrastrutture esistenti.

In ogni caso questo colpo di mano è perfettamente in linea con le recenti leggi di devastazione del territorio, imposte da un governo che è il peggiore del dopoguerra riguardo ai problemi riguardan-ti la salvaguardia e la protezione delle risorse naturali in Italia, fino a rasentare il crimine ecologico, quando si tratta di questioni come il Ponte, il TAV, le trivellazioni, l’assenza di interventi sul dissesto idrogeologico.

Non c’è nulla per il Sud in ogni caso, solo progetti speculativi per rimpinguare le tasche della mafia e delle varie criminalità organiz-zate. Per bloccare tutto questo il passaggio inevitabile è costringe-re Renzi e il suo governo alle di-missioni.

Messina, 16 marzo 2013. Una delle partecipate manifestazioni contro il progettato Ponte di Messina

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8 il bolscevico / governo renzi N. 37 - 15 ottobre 2015

Renzi all’Onu si gOnfia il pettO: l’italia intende guidaRe

la missiOne cOntRO la libiaL’Italia è in prima fila nella co-

alizione imperialista per la guerra al Daesh (il nome arabo dello Sta-to islamico); e in questo quadro e secondo i propri interessi naziona-li, è pronta a guidare una missione militare contro la Libia: è questo in sostanza il messaggio naziona-lista e interventista che il nuovo duce Renzi ha lanciato dalla tribu-na dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite col suo discorso del 29 settembre.

Un discorso interamente de-dicato all’esaltazione del ruolo dell’Italia nella guerra al cosid-detto terrorismo, internazionale ma anche interno all’Europa e al nostro Paese, ribadendo che l’Ita-lia “non si tira indietro” in que-sta guerra contro la “cultura della violenza e del nichilismo”, e che anche per questo pone la sua can-didatura ad avere un seggio non permanente nel Consiglio di sicu-rezza dell’Onu.

A questo proposito, come ave-va già fatto nell’appena conclu-so summit sulla lotta al terrori-smo presieduto da Obama, e in quello precedente sulle operazio-ni di “peacekeeping” dell’Onu, Renzi si è gonfiato il petto elen-cando i numerosi fronti interven-tisti nei quali l’Italia è impegnata con le sue missioni di guerra tra-vestite da operazioni “di pace”: a cominciare da quella in Afghani-stan, dichiarandosi “fiero dei no-stri militari” e rimarcando di aver acconsentito alla richiesta del lea-der imperialista Usa di non ritira-re ancora le nostre truppe da quel Paese. Ma soprattutto si è vanta-to appunto di essere in prima fila nella guerra allo Stato islamico, e

questo per un motivo ben preciso, quello di arrivare per questa via al punto che gli interessava di più: l’intervento in Libia.

“Un nemico pericoloso sta alle nostre porte: il Daesh, il nemi-co dell’estremismo e del terrori-smo”, ha detto infatti Renzi sfog-giando per l’occasione il suo più consumato tono teatrale. E per combattere questo nemico “l’Ita-lia è il primo paese, con i suoi ca-rabinieri, nell’addestramento del-le forze di sicurezza irachene”, così come ha “un ruolo guida”, al fianco di Usa e Arabia saudita, nel gruppo di contrasto ai canali di finanziamento al Daesh. E si è detto pronto anche a creare una task force composta da militari e civili per la protezione e il salva-taggio dei siti archeologici e di in-teresse culturale minacciati dallo Stato islamico.

Ma adesso - ha esclamato il premier arrivando al punto - “il Daesh rischia di affermarsi in Africa, partendo dalla Libia”. Ed è a questo punto, dopo aver prepa-rato sapientemente il terreno, che ha buttato sul tavolo la sua “offer-ta” pelosa al popolo libico: “I fra-telli libici – ha proseguito infat-ti il nuovo duce – devono sapere che non sono soli. Che l’Assem-blea dell’Onu non si è dimentica-ta di loro. Che l’Italia è pronta a collaborare con un governo di uni-tà nazionale e a riprendere la col-laborazione in settori chiave, per ridare alla Libia un futuro. Se il nuovo governo libico ce lo chie-derà, l’Italia è pronta ad assume-re il ruolo guida in un meccanismo per l’assistenza e la stabilizzazio-ne del Paese, autorizzato dalla co-

munità internazionale”.Un’“offerta” che al di là del

linguaggio forzatamente diploma-tico (trattandosi dell’Assemblea generale dell’Onu non avrebbe potuto fare diversamente), svela chiaramente gli appetiti interven-tisti dell’imperialismo italiano nei confronti della Libia, tornata ad essere per l’Italia di Renzi una re-gione di influenza e di espansione ad essa spettante di diritto, se non proprio una vera colonia come lo è stata per l’Italia di Giolitti e di Mussolini. Che cosa può signifi-care, altrimenti, che l’Italia è pron-

ta a riprendere la “collaborazione in settori chiave” con la Libia, se non poter rimettere le mani sul pe-trolio e sul gas libici a basso prez-zo, di cui il capitalismo italiano ha un estremo bisogno per la sua ripresa e per far fronte alla con-correnza internazionale? Risorse su cui aveva diritto di precedenza sotto l’amico Gheddafi, ma dalle quali oggi rischia invece di essere tagliato fuori del tutto, sia a causa dei rivali anglo-francesi, sia del-la guerra civile e sia, soprattutto e in futuro, da un’eventuale espan-sione dello Stato islamico in quel

Paese.E che cosa può voler dire che

l’Italia è pronta “ad assumere un ruolo guida in un meccanismo per l’assistenza e la stabilizzazione” della Libia, se non guidare una campagna militare per imporre una “pax” e un protettorato italia-ni alla Libia dilaniata dalla guerra tra fazioni, e per fronteggiare di-rettamente sul campo l’avanzata dello Stato islamico? D’altra par-te, non è proprio questo che ha fat-to la Francia del socialista Hollan-de con gli interventi imperialisti attuati recentemente nelle sue ex

colonie africane del Sahel, per sal-vaguardare il suo sfruttamento a basso prezzo delle ricchezze mi-nerarie di quei paesi minacciato dall’avanzata dei combattenti isla-mici? Questo è il modello neoco-lonialista e interventista sposato anche da Renzi.

Il fatto poi che costui si masche-ri dietro la richiesta di un “legitti-mo governo di unità nazionale” e “l’autorizzazione della comuni-tà internazionale”, è solo la nor-male foglia di fico con la quale si coprono sempre gli interventi im-perialisti, e che in sede Onu non avrebbe potuto fare a meno di in-vocare. Quello che conta e che è grave, però, è che il tema dell’in-tervento sia stato posto sul tavo-lo e la candidatura dell’Italia a guidarlo sia stata avanzata, e in un consesso mondiale così ele-vato. Poi l’occasione, il pretesto e le forme “legali” necessari per attuarlo si troveranno. Almeno questo è quello che il nuovo duce pensa e spera.

Di sicuro il nuovo duce non la-scerà nulla di intentato affinché ciò si concretizzi, perché come per il suo maestro Mussolini, quello del-la Libia, e più in generale del Me-diterraneo e dell’Africa, è ormai un suo chiodo fisso: “Per l’Italia la Libia è una priorità”, come lo è anche “l’Africa sub-sahariana”, ha sottolineato infatti al summit con-tro il terrorismo. E anche nell’in-tervista del 3 ottobre all’organo ufficioso del PD, la Repubblica, ha ribadito che “seguiamo la dina-mica del Mediterraneo e più in ge-nerale dell’Africa, che costituisce sempre più il punto di riferimento della nostra politica estera”.

nOn tenendO cOntO del giudiziO della giunta peR l’immunità

il pd salva dall’arresto il senatore azzollini Il prezzo pagato al NCD per la sopravvivenza del governo del nuovo duce Renzi

ReNzI DIfeNDe l’Imputato e attaCCa la pRoCuRa DI tRaNIIl 30 luglio il governo Renzi ha

salvato dall’arresto il boss del NCD Antonio Azzolini: presidente del-la commissione Bilancio del sena-to; ex sindaco di Molfetta e in tale veste già indagato per una gigante-sca truffa relativa alla bonifica e ri-strutturazione del porto di Molfetta (si veda Il Bolscevico n. 14/2015), colpito nel giugno scorso, insieme ad altre nove persone, da un nuovo provvedimento di custodia cautela-re agli arresti domiciliari per ban-carotta fraudolenta e associazione a delinquere spiccato dalla procu-ra della Repubblica di Trani titolare dell’inchiesta sul crac da 500 milio-ni della casa di cura “Divina Prov-videnza” con sede a Bisceglie (pro-vincia di Barletta-Andria-Trani), Foggia e Potenza.

Con una vergognosa giravol-ta di 180 gradi e senza precedenti nella storia del parlamento italia-no, il PD pur di salvare Azzolli-

ni, è arrivato a sconfessare perfino i suoi stessi senatori membri della giunta per le Immunità del Senato che appena tre settimane prima, in-sieme M5S e Lega, avevano votato a favore dell’arresto di Azzollini.

L’8 luglio infatti il voto era fi-nito 13 a 7 e Azzollini, difeso sol-tanto da FI, Socialisti e NCD, era stato costretto a dimettersi imme-diatamente dalla presidenza della commissione Bilancio scatenando di conseguenza la rabbiosa reazio-ne del boss del NCD Alfano che pur di salvare il suo picciotto dalle patrie galere è arrivato a minaccia-re la crisi di governo.

Tanto è bastato a Renzi e al PD per dare il via a una vergogno-sa retromarcia innescata dal ca-pogruppo Luigi Zanda che prima ha inviato una lettera ai senatori del suo partito invitandoli a votare “secondo coscienza” e poi in aula ha imposto il voto segreto.

I voti del PD sono risultati fon-damentali per il salvataggio di Azzollini. Infatti su 302 voti di-sponibili, le preferenze contrarie all’arresto sono state 189, mentre 96 sono risultate quelle favorevoli e 17 gli astenuti. Considerato che i voti a disposizione di Area Po-polare (Ncd – Udc), Forza Italia, Gal, Autonomie ( e cioè dei par-titi che avevano anticipato l’in-tenzione di votare contro l’arresto Azzollini) sono in totale 128, al-meno 60 senatori del PD, e cioè la metà del gruppo parlamentare, ha votato contro la richiesta d’arresto e contro i loro stessi colleghi sena-tori che in Giunta avevano votato per l’arresto.

Altro che voto “secondo co-scienza”!

Renzi ha barattato la soprav-vivenza del suo nero governo col salvataggio di Azzollini e la stra-grande maggioranza dei senatori

PD hanno accettato di prostituir-si al NCD per salvarsi il culo e la poltrona.

Ma a destare ancora più rabbia sono le motivazioni, espresse dal senatore NCD Nico D’Ascola nel-la sua relazione contraria all’arre-sto, in base alle quali i senatori PD si sono lasciati convincere che Az-zollini sia “vittima” del fumus per-secutionis dei magistrati di Trani e quindi non va arrestato perché “si deve qui giungere alla conclusio-ne secondo la quale esigenze cau-telari così affievolite non possono concorrere a delineare un quadro di assoluta inderogabilità”. In altre pa-role il PD ha salvato Azzollini per-ché: in base ai gravi reati contestati dalla procura, gli arresti domiciliari appaiono una misura troppo debole e quindi tanto vale lasciarlo libero di continuare a delinquere. Tant’è che subito dopo il voto Azzollini ha dichiarato: “Non me l’aspettavo: ho

dormito poco”. Dopo aver evitato per un soffio la galera: “Posso solo dire che sono soddisfatto”.

Lo scandalo della Divina Prov-videnza è il risultato di tre anni di indagini della Procura della Re-pubblica di Trani, che hanno di-mostrato il perché della bancarotta fraudolenta della casa di cura per malati psichici sulla cui pelle si è giocato un vorticoso spreco di de-naro pubblico, assunzioni clien-telari, bilanci falsificati, stipendi e consulenze d’oro, utilizzo di ri-sorse non finalizzate alla cura dei malati.

E pensare che la relazione di Dario Stefàno (Sel), presidente della giunta e relatore della pro-posta favorevole all’arresto di Az-zollini, è rimasta immutata dal-la Giunta al Senato. Così come pure quella di D’Ascola, contra-ria all’arresto e originariamente battezzata come “relazione di mi-

noranza” che poi l’ha spuntata su Stefàno che a sua volta da infame opportunista ha giustificato la gi-ravolta del PD in quanto: “l’Aula è sovrana. Il suo voto va rispettato e quale presidente di un organo di garanzia come la Giunta ribadisco come non spetti a me fare alcuna valutazione. Voglio soltanto difen-dere il lavoro svolto e dire che an-che in questo caso è stata dimo-strata la sua autonomia”.

Un invito a nozze per Renzi che ha difeso a spada tratta l’imputato e come i suoi maestri Mussolini, Craxi e Berlusconi ha attaccato a testa bassa la procura di Trani af-fermando fra l’altro che: “Io cre-do alla buona fede dei senatori e deputati. Il Parlamento non è un passacarte della procura di Trani”, ma, aggiungiamo noi, un “parco buoi” completamente asservito al nuovo regime neofascista e al nuovo Mussolini Renzi!

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N. 37 - 15 ottobre 2015 la chiesa di papa bergoglio / il bolscevico 9Coi discorsi all’Onu e al Congresso Usa

PaPa BergOgliO dà la linea alla “sinistra” BOrghese e nOn diCe Una sOla ParOla COntrO l’imPerialismO e

le gUerre imPerialiste in attOIl discorso tenuto il 25 set-

tembre all’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha offerto a papa Bergoglio l’occasione per dare una risonanza mondia-le ai temi epocali del degrado ambientale, dell’esclusione so-ciale e delle guerre e alle so-luzioni proposte dalla chiesa cattolica, così come delineato nella recente enciclica “Lau-dato Si’ - Sulla cura della Casa Comune”.

Fin dall’inizio del discorso, nello spirito del documento va-ticano, ha richiamato infatti le istituzioni internazionali a “li-mitare qualsiasi sorta di abu-so o usura” ai danni dei Paesi in via di sviluppo e per evita-re “l’asfissiante sottomissione di tali Paesi a sistemi creditizi” che creano “maggiore povertà, esclusione e dipendenza” nel-le popolazioni. E ha esortato in particolare l’Onu, nello spi-rito della sua Carta costitutiva, ad assicurare e promuovere la “sovranità del diritto, sapendo che la giustizia è requisito indi-spensabile per realizzare l’ide-ale della fraternità universale”. Ammonendo inoltre che “nes-sun individuo o gruppo umano si può considerare onnipoten-te, autorizzato a calpestare la dignità e i diritti delle altre per-sone singole o dei gruppi so-ciali”.

E come esempio di “catti-vo esercizio” di questo potere, Bergoglio ha ripreso i due temi principali della sua enciclica, che considera “intimamente le-gati” tra loro: “l’ambiente natu-rale e il vasto mondo di uomini e donne esclusi”, rivendicando davanti ai potenti della Terra la protezione dell’ambiente e la fine dell’esclusione. “Qualsiasi danno all’ambiente è un danno all’umanità”, e al tempo stesso – sottolinea il papa - “l’abuso e la distruzione dell’ambiente sono associati ad un inarresta-bile processo di esclusione”, la quale è “una negazione totale della fraternità umana e un gra-vissimo attentato ai diritti uma-ni e all’ambiente”. Così che, di fronte a questa stridente con-traddizione, non sono suffi-cienti per Bergoglio “gli impe-gni assunti solennemente”, ma occorre che tutti i governanti di-mostrino “una volontà effettiva, pratica, costante, fatta di passi concreti e di misure immedia-te, per preservare e migliora-re l’ambiente naturale e vince-re quanto prima il fenomeno dell’esclusione sociale ed eco-nomica”.

Un messaggio ben poco innovativo

Parole forti, al limite dell’in-vettiva, inusuali per i papi che l’hanno preceduto, e che non possono non essere condivise da chiunque in via di principio. È per questo che Bergoglio, ri-empiendo il vuoto sempre più largo lasciato dalla cosiddet-ta “fine delle ideologie”, in un mondo in cui è rimasta solo l’i-deologia dominante del libe-rismo capitalista, oggi detta la linea alla “sinistra” borghe-se, soprattutto alle sue corren-

ti riformista e trotzkista, per le quali è diventato anzi una vera e propria icona. Incoraggiate in questo, va detto, dalla destra borghese più reazionaria, che arriva addirittura ad accusare Bergoglio di essere “comuni-sta”.

Ma se si va più a fondo nell’analisi del suo messaggio, si scopre che ha ben poco di innovativo rispetto ai suoi pre-decessori, a parte l’approccio e il linguaggio più diretti e po-polari che caratterizzano il suo pontificato. E infatti, come già abbiamo rilevato nell’analisi dell’enciclica sul n. 28/2015 de Il Bolscevico, quando si tratta di individuare le cause dei mali denunciati con pur giusta indi-gnazione, Bergoglio si guarda bene da additare quella princi-pale e fondamentale, che risie-de nel sistema economico ca-pitalistico e nello sfruttamento capitalista dell’uomo sull’uomo; e nello sfruttamento imperiali-sta da parte dei Paesi più ricchi e potenti ai danni dei Paesi e dei popoli più poveri e indifesi.

Come sempre, invece, per il papa e per la chiesa la col-pa è dell’eccessivo egoismo dell’uomo che ostacola una più equa distribuzione della ric-chezza, lasciando intendere che sia possibile spartire me-glio le risorse tra le persone e tra i popoli, rispettare l’ambien-te e avere uno sviluppo più so-stenibile, ma senza mettere in discussione la proprietà priva-ta, della terra come dei mezzi di produzione. E ciò semplice-mente mettendo delle regole e dei limiti all’economia di mer-cato e alla sete di profitto, ed esortando in sostanza chi ha di più a donare spontaneamen-te a chi ha di meno, secondo il millenario principio della carità cristiana che la chiesa ha sem-pre indicato come il solo leniti-vo dell’ingiustizia, della miseria e dello sfruttamento sofferti dai popoli.

Così che, non solo le parole capitalismo e imperialismo non sono mai state neanche pro-nunciate da papa Bergoglio, ma dopo le sue pur apprezza-bili denunce iniziali, il discor-so è scivolato sui soliti temi tradizionali della chiesa cattoli-ca più conservatrice, che nulla c’entrano con le cause, e tan-to meno con le soluzioni, delle contraddizioni da lui stesso sol-levate. Eccolo allora rivendica-re il “diritto primario della fami-glia ad educare” e della chiesa a “collaborare con le famiglie” in questa educazione, ciò che sarebbe addirittura “la base per la realizzazione dell’Agen-da 2030 e per il risanamento dell’ambiente”.

Eccolo ribadire la centrali-tà della famiglia come “cellu-la primaria di qualsiasi svilup-po sociale”, e alla quale perciò i governanti devono assicura-re “una base minima materia-le e spirituale: “casa, lavoro, alimentazione adeguata”, ma anche “libertà religiosa” e “di-ritto alla vita”, con tutto il si-gnificato ambiguo che sappia-mo avere questa formula per la chiesa. Tant’è vero che non

si è fatto mancare nemme-no il solito attacco anti-gender e anti-aborto, con un assur-do accostamento tra la difesa dell’ambiente e la lotta contro l’esclusione e il “riconoscimen-to di una legge morale inscrit-ta nella stessa natura umana, che comprende la distinzione naturale tra uomo e donna e il rispetto assoluto della vita in tutte le sue fasi e dimensioni”.

Quali i “risultati di pace” dell’Onu?

Lo stesso schema svian-te e opportunistico Bergo-glio l’ha applicato al terzo dei grandi mali che ha denuncia-to davanti all’assemblea: quel-lo della guerra, che, ha detto, “è la negazione di tutti i diritti e una drammatica aggressione all’ambiente”. Anche qui, infat-ti, si è ben guardato dal denun-ciarne la causa principale, l’im-perialismo: parola che come già detto non ha mai neanche pronunciato, come se la guer-ra fosse una calamità piovuta dal cielo, e non il mezzo usua-le che le potenze imperialiste usano da sempre per soggio-gare e depredare i popoli.

Per quanto riguarda le so-luzioni, egli si rimette solo alla volontà dell’Onu e al-l’”infaticabile ricorso al nego-ziato”: “se si rispetta e si appli-ca la Carta delle Nazioni Unite con trasparenza e sincerità – ha detto a questo proposito – senza secondi fini, come un punto di riferimento obbligato-rio di giustizia e non come uno strumento per mascherare in-tenzioni ambigue, si ottengo-no risultati di pace”. Quali sa-rebbero questi risultati di pace a cui allude? Forse alle varie missioni di guerra imperialiste sotto le insegne dell’Onu, o col suo consenso di fatto, che si sono moltiplicate in questi anni - dall’Afghanistan, all’Iraq, alla Libia ecc. - e che hanno di-strutto questi Paesi, provocato centinaia di migliaia di vittime civili e destabilizzando intere aree geografiche del piane-ta? E quando mai gli interventi approvati dalle Nazioni Unite, che da sempre sono in mano alle superpotenze imperialiste tramite il controllo del Consi-glio di sicurezza, non hanno nascosto intenzioni ambigue di perseguire in nome della pace i loro interessi egemonici

nelle aree da “pacificare”?Appena un accenno, di pas-

sata e senza chiederne con-to ai principali responsabi-li, e senza mai neppure citare chi ha condotto queste guer-re, come gli Usa, la Russia, la Ue, il papa rivolge ai conflit-ti in Ucraina, Siria, Iraq, Libia, Sud-Sudan e nella regione dei Grandi laghi, e peraltro solo per richiamare l’attenzione sul-la persecuzione dei cristiani in quelle aree. E comunque, per lui, la causa (e al tempo stesso la soluzione) delle guerre è an-cora quella indicata 50 anni fa da Paolo VI all’Onu: “Il perico-lo vero sta nell’uomo, padrone di sempre più potenti strumen-ti, atti alla rovina ed alle più alte conquiste”.

Si ritorna perciò ad accu-sare un non ben definito istin-to primordiale dell’uomo, per non denunciare la vera causa delle guerre, che risiede nell’e-conomia capitalistica e nell’im-perialismo, che è la sua faccia più aggressiva e militare. Op-pure si additano come cause della guerra “gli odi e le bru-tali atrocità commesse perfino in nome di Dio e della religio-ne”, l’“estremismo ideologico” ed “ogni forma di fondamenta-lismo”, come il papa ha fatto il giorno prima nel discorso pro-nunciato davanti al Congres-so statunitense, accreditando in tal modo la propaganda an-ti-islamica utilizzata dai gover-ni per giustificare il loro inter-ventismo imperialista. Un’altra causa delle guerre, secondo Bergoglio, starebbe in un ge-nerico commercio mondiale delle armi, che per sete di de-naro “sono vendute a coloro che pianificano di infliggere in-dicibili sofferenze a individui e società”, scambiando causa ed effetto e perdendo così l’occa-sione per denunciare in casa loro proprio i massimi respon-sabili delle più sanguinose e banditesche guerre di aggres-sione scatenate in questo inizio di secolo.

inchino al ruolo guida degli Usa

È pur vero che qualche timi-do accenno, qualche velata al-lusione alla politica imperialista degli Usa, c’è stato nel discor-so di Bergoglio ai congressi-sti. Come quando li ha invita-ti a guardarsi dal “semplicistico riduzionismo che vede solo bene o male”, e dall’“imitare l’odio e la violenza dei tiranni e degli assassini, che è il modo migliore di prendere il loro po-sto”. Ma è ben poca cosa, e anzi finisce per giustificare nel-la sua ambiguità gli intenti “de-mocratici” sempre accampati dai governi Usa, i cui interventi militari sarebbero dettati in “ri-sposta” agli attacchi del “terro-rismo” islamico e per destituire i regimi tirannici.

Tant’è vero che il papa non solo non ha denunciato l’impe-rialismo americano, che pure tanti crimini ha commesso an-che in America latina sostenen-do e armando regimi militari fa-scisti e sanguinari: anche nella sua Argentina dove, come egli ben sa, con l’assistenza della Cia sono stati fatti sparire de-cine di migliaia di oppositori al regime dei generali golpisti. Ma addirittura non ha risparmia-to le lodi agli Stati Uniti, capo-fila dell’imperialismo mondiale, dove a suo dire “la democra-zia è profondamente radica-ta” e che continua “ad essere, per molti, una terra di ‘sogni’”, fino a chiudere il suo discorso con l’invocazione “Dio benedi-ca l’America!”.

Il che, nel contesto di un di-scorso ai congressisti compia-cente nei toni quanto a dir poco elusivo nei contenuti, soprat-tutto riguardo alla loro politica imperialista, suona purtroppo come un improvvido inchino di papa Francesco al ruolo guida nella storia del mondo che gli Usa si sono auto assegnati, e che non a caso fanno discen-dere direttamente da dio.

intOlleraBile OmOfOBia in Una sCUOla CattOliCa a mOnza

Preside lo caccia dall’aula perché gayUno studente di 16 anni

di origine rumena è stato fat-to oggetto alla fine di settem-bre di un inqualificabile atto di discriminazione omofobica da parte del preside dell’Istituto cattolico professionale Ecfop di Monza: dopo essere stato separato dai compagni su or-dine del direttore scolastico, il giovane, omosessuale dichia-rato, è stato obbligato a rima-nere nel corridoio della scuo-la.

I genitori del giovane han-no dichiarato che il preside ha preso questo provvedimen-to discriminatorio dopo avere visto sul profilo personale del giovane, pubblicato su un so-cial network, una foto che ri-trae lo studente sedicenne

insieme a un coetaneo, en-trambi a petto nudo, e questa sarebbe la motivazione del-la decisione di lasciarlo fuori dall’aula.

Gli insegnanti, all’unani-mità, hanno sostenuto l’azio-ne del preside in quanto, a loro dire, il ragazzo con i suoi comportamenti “influenza ne-gativamente gli altri ragazzi-ni“, come se l’omosessuali-tà, seguendo il ragionamento di questi docenti, potesse es-sere oggetto di propaganda e diffusa attraverso l’esempio dato dalla condotta individua-le.

Il preside, dal canto suo, a seguito del clamore mediatico suscitato dalla vicenda, ha di-chiarato in una nota che l’at-

tenzione dell’istituto scolastico “è alla formazione professio-nale dei giovani, seguendo il dettame della pastorale socia-le della Chiesa cattolica”.

Il giovane, traumatizza-to, ha riferito tutto ai genito-ri i quali si sono prima rivolti ai carabinieri per denunciare il fatto e hanno poi denuncia-to l’episodio alla stampa e alle associazioni a tutela dei dirit-ti civili, tra cui l’Arcigay, il cui presidente Flavio Romani ha sollecitato l’intervento del mi-nistero e, rispondendo indi-rettamente al direttore scola-stico, ha affermato che “non esiste alcun catechismo che in Italia valga più della nostra Carta costituzionale”.

D’altra parte i senatori del

Ncd Roberto Formigoni e Car-lo Giovanardi, tra i parlamenta-ri cattolici più reazionari e oscu-rantisti, hanno perso una buona occasione per tacere, dal mo-mento che entrambi hanno tempestivamente difeso a spa-da tratta l’operato del preside dell’istituto religioso: in altret-tante note diffuse alla stampa il primo ha affermato in una nota che la scuola, i suoi docenti e il suo preside sarebbero “col-pevoli soltanto di essersi com-portati secondo buon senso e rispetto delle persone”, mentre, a dire del secondo, l’istituto sa-rebbe “‘colpevole’ di aver tratta-to con tatto e delicatezza una difficile situazione che riguarda un ragazzo di 16 anni”.

Durante il suo discorso al Congresso USA di Washington il 24 settem-bre, così come in quello tenuto all’assemblea dell’ONU il giorno dopo, Bergoglio ha accuratamente evitato di denunciare l’imperialismo e le guerre imperialiste nel mondo mettendo alla fine sullo stesso piano aggrediti e aggressori in nome di un impegno comune alla pace. Nella foto l’intervento all’ONU

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2 il bolscevico / documento dell’UP del PMLI N. 3 - 22 gennaio 2015

www.pmli.itSede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected]

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PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

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N. 37 - 15 ottobre 2015 PMLI / il bolscevico 11Studiato e propagandato a Milano il diScorSo di picerni “Mao e l’iStruzione nel SocialiSMo”Dal corrispondente della �Cellula “Mao” di Milano

Al fine di divulgare la linea studentesca del Partito la Cellu-la “Mao” di Milano del PMLI ha formato una squadra di propa-ganda composta da giovani mili-tanti e simpatizzanti con lo scopo di realizzare nel capoluogo lom-bardo volantinaggi mirati, iden-tificando le scuole e le univer-sità più combattive, o durante le manifestazioni studentesche, dif-fondendo i volantini, i documen-ti, gli articoli sulla linea politica studentesca marxista-leninista. Proficui volantinaggi, dell’invi-to a leggere e a scrivere un’opi-nione sul discorso del compagno Federico Picerni all’ultima com-memorazione di Mao, si sono già svolti martedì 29 settembre da-vanti al Liceo classico Berchet e venerdì 2 ottobre davanti al Li-ceo classico Carducci.

Per migliorare il lavoro politi-

co ed avere la dovuta padronan-za della suddetta linea del Parti-to militanti e simpatizzanti della Cellula “Mao” di Milano si sono

riuniti nel pomeriggio di sabato 3 ottobre, nella Sede milanese del PMLI, per studiare approfondi-tamente il discorso integrale del

compagno Picerni “Mao e l’istru-zione nel socialismo”. A guidare la riunione di studio, approfon-

dendo i vari argomenti e rispon-dendo alle domande dei parteci-panti, il Segretario del Comitato

lombardo del Partito, compagno Angelo Urgo, e il compagno Alessandro Frezza, membro del-la Commissione giovani del CC del PMLI.

Alla fine della riunione tutti i partecipanti hanno confermato il loro impegno nel contribuire a far fuoco e fiamme sul fronte giovanile-studentesco, a partire dalla prossima mobilitazione del 9 ottobre, migliorando la qualità del lavoro politico ed acquisendo le caratteristiche indicate da Mao nelle sue citazioni di recente pub-blicate su Il Bolscevico.

Lavoriamo affinché le ragaz-ze e i ragazzi di sinistra apprezzi-no e applichino la linea del PMLI sull’istruzione e sul movimento studentesco!

Al servizio del Partito!Tutto per il PMLI, il proleta-

riato e il socialismo!Coi Maestri e il PMLI vince-

remo!

Bisogna che gli studenti osino agire, urlare, rivoluzionare!

Interessante questo documento su “Mao e l’istruzione nel sociali-smo”. L’ho letto tutto e mi è piaciu-to molto. Mi hanno colpito tanto i pensieri e le parole di Mao, sopra-tutto nella parte in cui si sintetizza che per formarsi bisogna farlo non solo mentalmente, ma anche fisi-camente e moralmente.

Secondo me non bisogna solo sfruttare la mente per formarsi, perché per lottare nella vita, per andare avanti e superare gli osta-coli non si può essere deboli, sia fi-sicamente che mentalmente, altri-menti vieni abbattuto facilmente.

Per quanto riguarda la scuola ho capito, anzi lo sto vivendo, che c’è una didattica indirizzata solo a quello che vuole il ministero e il governo, cercando così di farci imparare quello che loro voglio-no e non mostrano tutta la verità della storia o anche della scienza. In effetti fanno un po’ rabbia i po-chi finanziamenti che arrivano alle scuole pubbliche, perché trasferiti nelle scuole private.

La cosiddetta “Buona scuola” di Renzi in fondo ha solo porta-to tanto scompiglio nelle scuole, causando anche problemi di orga-nizzazione all’interno delle strut-ture scolastiche, sia per i docenti sia per gli studenti. Questa riforma non ha di “buono” nemmeno il ti-tolo, anche se mai giudicare un li-bro dalla copertina.

L’unica cosa però su cui sono contrario alla vostra posizione sono gli esami che secondo me devono essere conseguiti, perché così si può giudicare l’intelligen-za e la bravura di questo studente.

Poi, certo, lo studente deve essere leale a fare l’esame ma anche one-sto il professore a valutarlo.

Una cosa su cui sono d’accor-dissimo è che l’istruzione italia-na, attraverso le scuole superiori e l’università che dividono la cul-tura e la conoscenza attraverso il tipo di scuola scelta, non garan-tisce una giusta formazione allo studente che esce da una vita sco-laresca ad una nuova vita fatta di lavoro.

Il pensiero di Mao è giustissi-mo: per cambiare questo modo di allevare i giovani, bisogna che gli studenti osino agire, urlare, rivo-luzionare! Noi studenti della scuo-la “Ernesto Balducci” di Pontas-

sieve abbiamo provato per anni a farci sentire, ma il risultato rima-ne comunque non tanto soddisfa-cente. Se tutte le scuole e gli stu-denti d’Italia iniziassero a unirsi e a farsi sentire tutti insieme, penso che nemmeno l’esercito italiano ci possa sconfiggere. È solo questio-ne di tempo prima di ottenere i ri-sultati desiderati.

Uno dei tanti ostacoli che temo è l’ignoranza che travolge mol-ti studenti italiani, che diventano sempre più menefreghisti e irre-sponsabili. Altro ostacolo che mi viene in mente è proprio quel-lo che gli argomenti e i program-mi inviati dal ministero non sono tanto interessanti e non ci offro-

no la libertà di trattare invece pro-grammi che desideriamo studiare. L’idea di scambiare gli studenti dalla scuola al lavoro e viceversa mi piace, perché così uno studente può imparare e capirà cosa signi-fica lavorare ma allo stesso tempo il lavoratore può imparare quello che non ha studiato in passato.

Riguardo alla crisi italiana bi-sogna anche qui avviare rifor-me che partono non dal governo, che intanto ruba soldi dalla spesa pubblica, ma da noi che sappiamo cosa accade realmente e ci rendia-mo conto di cosa stai vivendo.

Concludo scrivendo che per far partire una rivoluzione e cambiare qualcosa in questa Italia, bisogna essere tutti uniti sopratutto il pro-letariato e cercare di far capire alla società borghese che se si continua in questo modo ci rimettono tutti, pure i ricchi.

Andrea - Pontassieve (Firenze)

La commemorazione di Mao stimola a fare bene

il lavoro localeL’importante evento della com-

memorazione di Mao ha indubbia-mente rappresentato uno stimolo per fare bene il lavoro che spetta a una Organizzazione locale.

Seppure le difficoltà non siano poche, riteniamo questo mese un ottimo punto di “ripar-tenza” dove abbiamo dato prio-rità allo studio, uno studio non fine a sé stesso ma improntato al ben chiaro concetto di studio e applicazione. Non deve sco-raggiare nessuna istanza di base l’isolamento politico, perché un giorno pensiamo che la situazio-ne sarà per noi marxisti-leninisti molto più favorevole. Ma senza trovare giustificazioni, dobbia-mo fare del nostro per creare noi stessi le condizioni favore-voli affinché le masse studente-sche apprezzino il nostro lavoro e ci prendano in simpatia.

Sicuramente in campo sin-dacale questa istanza potrebbe fare ancora meglio. L’ambiente di lavoro ci stimola nella ricerca di possibili alleati. Più si studia, più si applica e più la voglia e le possibilità di radicamento del PMLI aumentano. È importan-te diventare veri militanti, cosa che ancora ci manca. Altrimen-

ti si rischia di uniformarsi agli intellettuali dell’ultima ora, ai pacifisti, ai “sinistroidi”, ai re-visionisti. Anche i semplici an-tifascisti sono ancora riluttanti verso il nostro Partito. Sarebbe necessario radicarsi anche nei luoghi di studio e di incontro fra studenti per portare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao fra i giovani che in questo momen-to vivono di esempi sbagliati. Noi dobbiamo stare al loro fian-co altrimenti alla resa dei conti conteremo poco per loro. Men-tre lavorando bene oggi, in con-dizioni favorevoli future sare-mo sicuramente la prima scelta delle masse. Quindi, in sintesi, dobbiamo lavorare meglio nel lavoro di massa, dove a tal pro-posito segnaliamo che iniziere-mo a stampare alcune copie de “Il Bolscevico” cercando di tra-smetterle strategicamente agli elementi più avanzati delle mas-se. È necessario lavorare anche all’interno di iniziative promos-se da altri gruppi se questi fan-no parte del nostro programma di Fronte unito.

Da un rapporto interno dell’Organizzazione di Uras (Oristano) del PMLI

richiedete la maglietta rossa del pMliPossono richiederla, con una dona-

zione volontaria, i militanti, i simpatizzanti e i sostenitori del PMLILa donazione va inviata

con versamento su conto corrente postale n. 85842383 intestato a:

PMLI - via Antonio del Pollaiolo 172/a - 50142 Firenze

Milano, 29 settembre 2015. La diffusione del volantino su “Mao e l’istruzione nel socialismo” agli studenti del Liceo classico Berchet (foto Il Bolscevico)

Milano, 3 ottobre 2015. La presidensa della riunione di studio de Il Bolscevico n. 33 con il discorso integrale di Picerni organizzata dalla Cellula “Mao” di Milano

Milano, 2 ottobre 2015. Propagandato al Liceo classico Carducci il discorso di Picerni su “Mao e l’istruzione nel socialismo” (foto Il Bol-scevico)

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12 il bolscevico / cronache locali N. 37 - 15 ottobre 2015

Pensione baby d’oro per Vendola

Dal corrispondente �della Cellula “Rivoluzione d’Ottobre” di BariL’imbroglione anticomuni-

sta e servo della borghesia Ni-chi Vendola, che ha governato la Puglia da maggio 2005 a luglio 2015, è celebre per l’uso della retorica con cui è riuscito a in-cantare molti con il suo “sogno” di una “primavera pugliese” e di un “cambiamento” che però nei fatti mai si sono realizzati. Mol-te, moltissime parole ma i fatti sono stati nulli o dimostrano la realtà in controtendenza con le sue prese di posizione e dichia-razioni.

Difatti, nonostante nel no-vembre del 2012 fosse stato pro-prio lui a supportare l’elimina-zione dei vitalizi previsti a fine mandato, potrà godere di un son-tuoso trattamento pensionistico grazie alla modifica che il Con-siglio regionale pugliese appor-tò alla legge nell’aprile del 2013, che naturalmente faceva sal-vi i diritti acquisiti, rimandando la cessazione del vitalizio alla consiliatura successiva. Si tratta di un assegno mensile di 5.618 euro, che sarebbe stato fruibi-le solo dopo aver compiuto i 60 anni ma Vendola lo percepirà in anticipo, a soli 57 anni. Infatti ha versato contributi fino al giorno dell’abolizione del vitalizio e il resto della contribuzione l’ha co-

perta personalmente arrivando al limite previsto di 8 anni. In que-sto modo potrà godere del trat-tamento pensionistico con tre anni di anticipo, giacché la nor-ma consente di abbassare l’età per la riscossione del vitalizio di un anno per ogni anno che supe-ra il quinquennio minimo di con-tribuzione. A questa somma ge-nerosa che percepirà per sempre, va aggiunto l’assegno da 198mi-la euro lordi come indennità di fine mandato, che come il vita-lizio è stata sì abolita, ma per co-loro che arriveranno dopo di lui. Per le casse della Regione Puglia mantenere il pensionato Vendo-la, è stato calcolato, costerà 12 milioni di euro.

Non bisogna dimenticare che, sedendo a Montecitorio dal lon-tano 1992 (e sino al 2005) quindi da prima che il trattamento pen-sionistico dei deputati fosse mo-dificato, potrà aggiungere anche l’assegno da ex parlamentare corrispondente a 5mila euro.

Si tratta di un vero e proprio tesoro che l’imbroglione trotzki-sta pupillo della “sinistra” bor-ghese intascherà, aggiungendo al danno la beffa di godere di norme contro le quali dimostrò una formale opposizione. L’in-ganno continua, con il placet della legge borghese che premia i cavalli di razza del regime ca-pitalista.

Grazie anche all’apporto della sua convivente e deputata PD Annamaria Carloni

Asse BAssolino-Renzi PeR lA CAnDiDAtuRA PD A nAPoli?La Casa del fascio pronta a candidare uno dei delfini del neoduce

Berlusconi, l’ex ministro Mara Carfagna Redazione di Napoli �I partiti della destra e della “sini-

stra” del regime neofascista stan-no affilando le armi in vista delle elezioni amministrative 2016 che si dovrebbero svolgere fra poco più di sette mesi a Napoli per la poltro-na di sindaco. Mentre il neopode-stà De Magistris non riesce a co-struire delle alleanze né con l’IDV (ossia il suo partito di riferimento quando annunciò la sua candida-tura nel 2011 ma che dopo la scel-ta del commissario a Bagnoli ha ritenuto di spostarsi più a destra e flirtare con il PD) né con il M5S (che ha apposto un netto rifiuto e sceglierà il suo candidato attraver-so le “primarie on line”, lanciate dall’attuale presidente vigilanza Rai e deputato, Roberto Fico), le altre coalizioni stanno cercando di stringersi su un nome “forte” da poter presentare.

Dopo diversi mesi dove si fa-ceva il nome di Bassolino, i mag-giori quotidiani cittadini, “Il Mat-tino” della famiglia Caltagirone e il megafono del PD “Repubbli-ca”, danno ormai per imminente la candidatura del rinnegato del comunismo ed ex neopodestà di Napoli, che, a quasi 70 anni, verrebbe presentato dalla coali-zione di “centro-sinistra” senza passare per le primarie del Partito

Democratico e, soprattutto, con il beneplacito decisivo del neodu-ce Renzi. Infatti sembra già che ci siano stati alcuni incontri decisivi tra l’uomo-ombra di Renzi, Lo-renzo Guerini, vicesegretario alla Presidenza del Consiglio nonché portavoce ufficiale del PD, e l’en-tourage di Bassolino che conta sul sostegno della sua convi-vente Annamaria Carloni, attuale deputato PD, e del destro ex-PCI Claudio Velardi che, dopo aver fatto campagna elettorale per non pochi esponenti della casa del fa-scio, sarebbe pronto a costruirne una ad hoc per Bassolino.

L’annuncio dovrebbe essere un fatto formale e potrebbe av-venire a breve non oltre la metà di ottobre; fino ad allora, come già avvenuto in estate per alcu-ne manifestazioni pubbliche e a settembre durante la solita ceri-monia dello “scioglimento” del sangue di S. Gennaro al Duomo, Bassolino apparirà in pubblico con sempre maggiore frequenza fino all’annuncio definitivo.

L’accordo tra Bassolino e Ren-zi sarebbe stato raggiunto dopo che l’ex neopodestà di Napoli avrebbe sottolineato il suo ap-poggio al nuovo Mussolini: “non sono renziano – disse Bassolino all’epoca – ma Renzi è il miglior candidato per vincere”.

La Carloni ha organizzato una nuova riunione pubblica delle donne napoletane iscritte al PD sulle ceneri della vecchia associa-zione “Emily” in cui si allineavano le vecchie marpione femministe del PCI revisionista per favorire la candidatura di Bassolino. E sono molte le personalità PD a partecipare, come già fecero alla fine degli anni Novanta del secolo scorso: si pensi ad ex esponenti del PCI come Franca Chiaromon-te, dei Verdi come la focolarina Diana Pezza Borrelli (il cui figlio, l’anti-PMLI Francesco Borrelli, siede in consiglio regionale con “Davvero Verdi”), le ex assessore e fedelissime di Bassolino, Giulia Parente, Enrica Amaturo e Valeria Valente, ma anche l’ex assessora allo Sport della giunta De Magi-stris, Pina Tommasielli. A questi personaggi, pronti a spellarsi le mani pur di rivedere Bassolino a palazzo S. Giacomo, si aggiunge sia la “Fondazione Sudd”, un altro “laboratorio” impegnato a soste-nere il delfino di Ingrao, nonché il

potentissimo notaio ed ex vice-sindaco, Tino Santangelo, rinviato a giudizio per il disastro ambien-tale a Bagnoli quando ricopriva il ruolo di presidente di “Bagnolifu-tura”, che avrebbe partecipato ad alcune riunioni di sostegno all’ex operaista oggi neoliberale.

Sull’altro versante la Casa del fascio si sta muovendo per presentare una candidatura di “peso” per finalmente strap-pare al “centro-sinistra” la città di Napoli, tanto da organizzare anche cerimonie per ricordare il fascista riciclato nella DC, l’ar-matore Achille Lauro. Sembra, infatti, che Forza Italia non ritie-ne forte la candidatura di Lettieri e vorrebbe spostare l’attenzione dell’elettorato sulla figura dell’ex ministro per le “pari opportunità” del IV governo Berlusconi Mara Carfagna, lanciata addirittura da Berlusconi in prima persona che

la riterrebbe l’unico valido can-didato in grado di poter vincere. In questo momento la Carfagna ricopre il ruolo di portavoce del partito di Berlusconi e gode di particolare fiducia da parte del duce di Arcore: una candidatura che metterebbe assieme i pezzi della Casa del fascio a Napoli che si trova in un marasma totale tra faide interne e scontri durissimi per mantenere o accaparrarsi le poltrone all’interno delle diverse formazioni (come sta avvenendo in Fratelli d’Italia o nell’UDC).

Queste candidature non pos-sono che essere bocciate sia da noi marxisti-leninisti sia dalle masse popolari perché né Basso-lino, né la Carfagna né tantomeno De Magistris rappresentano gli interessi del popolo napoletano, ma soltanto quelli della classe dominante borghese nelle loro diverse cricche.

sCoPeRto GiRo MilionARio Di MAzzette A MilAno

In manette l’ex manager del Comune, due dipendenti e un imprenditore

Il neopodestà pIsapIa MInIMIzza parlando dI “quattro Mele MarCe”Redazione di Milano �A Milano lo scorso 29 settem-

bre, nell’ambito di un’inchiesta condotta dal pm Luca Poniz sugli appalti per la manutenzione delle scuole e delle case Aler la Guar-dia di Finanza, su ordine del gip Alfonsa Maria Ferraro, ha arresta-to l’ex manager del Comune Lui-gi Mario Grillone, due dipenden-ti comunali, Giuseppe Amoroso e Angelo Russo e l’imprenditore edile Marco Volpi per un presunto giro di tangenti. I beni sequestra-ti nelle abitazioni e nelle cassette di sicurezza di istituti di credito dei quattro ammontano a oltre due milioni di euro tra contanti, lingot-ti d’oro e oggetti di valore. Sono inoltre stati iscritti nel registro de-gli indagati altre dodici persone tra funzionari pubblici, imprendi-

tori e avvocati.Grillone, attualmente procac-

ciatore di contratti e affari per aziende private e i due dipenden-ti comunali, risulterebbero essere “soci occulti” della ditta “Profes-sione Edilizia srl” di Volpi e sono quindi tutti accusati di associa-zione a delinquere e corruzione; mentre i due dipendenti devono ri-spondere anche di truffa in quanto, stando alle intercettazioni, avreb-bero ripetutamente abbandonato l’ufficio in orario di lavoro. L’im-prenditore è inoltre indagato an-che per turbativa d’asta.

Questa cricca avrebbe creato, a partire dal 2001, un giro di tan-genti mettendo insieme un vero e proprio tesoro facendo una vita da nababbi e ciò sarebbe continuato nel corso di tutte le amministra-

zioni comunali che si sono succe-dute fino in tempi recenti, dato che risulterebbero sospetti ben nove bandi datati 2014.

Il neopodestà “arancione” Giu-liano Pisapia ha vergognosamente minimizzato lo scandalo parlan-do di “quattro mele marce” met-tendosi alla pari di Craxi quando, agli inizi di “tangentopoli”, defi-nì un semplice “mariuolo” Mario Chiesa. Ciò conferma, ancora una volta, come nel regime neofascista di questo marcio sistema capitali-stico la corruzione, le ruberie e il malcostume padroneggino e con-tinuino a proliferare.

Anche in vista delle elezioni comunali del prossimo anno biso-gna abbandonare subito ogni illu-sione elettorale e non votare più i partiti borghesi del regime capita-lista, delegittimandoli con l’asten-sione dal voto (disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco) perché l’abbattimento delle giunte locali borghesi è una spallata contro il governo del nuo-vo duce Renzi, contro il capitali-smo e per il socialismo. Occorre impegnarsi fuori dai palazzi nella lotta di classe nelle fabbriche, nel-le scuole, nelle università e nelle piazze, creando sul territorio isti-tuzioni rappresentative delle mas-se costituite dalle Assemblee po-polari e dai Comitati popolari basati sulla democrazia diretta.

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIe-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itRedazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di FirenzeEditore: PMLI

ISSN: 0392-3886chiuso il 7/10/2015

ore 16,00

PRoMosso DAll’uDAP itAliA

Presidio in sostegno dei prigionieri politici palestinesi nelle carceri sioniste

Sabato 3 ottobre alle 17, si è tenuto a Piazza di Montecitorio a Roma un presidio in sostegno alla lotta dei prigionieri politici palestinesi, promosso dall’Unio-ne Democratica Araba Palestinese (UDAP) in Italia. Numerosi i ma-nifestanti intervenuti in solidarietà e vicinanza alla causa dei detenuti politici nelle carceri sioniste.

L’UDAP ha spiegato in un co-municato che “Il 20 agosto 2015, cinque prigionieri palestinesi nel-le carceri sioniste hanno lancia-to uno sciopero della fame contro la pratica della ‘detenzione ammi-nistrativa’, perpetrata dalle auto-rità sioniste, e contro le politiche di repressione da parte dell’ammi-

nistrazione carceraria. Si tratta di Nidal Abu Aker (48 anni), Ghas-san Zawahreh (34 anni), Shadi Ma’ali (39 anni), Munir Abu Sha-rar (31 anni) e Bader Ruzzeh (27 anni). A questo sciopero hanno se-guito nuove adesioni da parte di altri prigionieri.

Ad oggi - continua il comuni-cato - i palestinesi detenuti sotto regime di detenzione amministra-tiva, la pratica ‘legale’ per la quale un palestinese diventa prigioniero senza accuse né processo rinno-vabile di 6 mesi in 6 mesi, sono oltre 350. Presi di mira dagli ar-resti e ‘condannati’ alla detenzio-ne amministrativa sono, in spe-cial modo, i rappresentanti politici

maggiormente esposti.Il 29 settembre, la Commissio-

ne Affari dei Prigionieri dell’OLP e il Centro Handala per i prigio-nieri hanno riferito che “la bat-taglia dei compagni in sciopero della fame contro la detenzione amministrativa si è conclusa, dopo 41 lunghi giorni, con un accordo raggiunto tra i rappresentanti dei prigionieri e le autorità sioniste”.

Per questo - conclude - “man-teniamo attive le iniziative, i presi-di e la pressione in quanto, con la fine della detenzione amministrati-va dei prigionieri del Fronte Popo-lare per Liberazione della Palesti-na, non si risolve la situazione dei restanti prigionieri, oltre 5.000”.

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N. 37 - 15 ottobre 2015 cronache locali / il bolscevico 13

Gli studenti in piazza a Firenze contro la “Buona scuola” di renzi e Giannini

Apprezzata presenza del PMLI. Fortemente critici verso la “Buona scuola” i pareri degli studenti della stessa scuola in cui insegna la crumira moglie di Renzi

DIFFuso IL voLAntIno DeL PMLI “MAo e L’IstRuzIone neL socIALIsMo”Redazione di Firenze �Venerdì 2 ottobre un migliaio di

studenti fiorentini medi e universi-tari sono scesi in piazza contro la “Buona scuola” di Renzi e Gian-nini. La mobilitazione, organizzata dalla Rete dei collettivi fiorentini e dal Collettivo di scienze politiche è stata l’apertura delle lotte stu-dentesche di questo autunno che auspichiamo caldo, ed è stata un buon successo considerato che era rivolta alla parte studentesca più politicizzata.

In apertura lo striscione della Rete dei collettivi fiorentini “La cultura non è merce no buona scuola no buona università”. Tra gli slogan che testimoniano una certa coscienza politica antica-pitalista e antifascista degli stu-denti è stato scandito “Anti-anti-anticapitalista!”, “Se ci sono dei disoccupati la colpa la colpa non è degli immigrati ma dei padro-ni!”, “Siamo tutti antifascisti!”. Di fronte alla sede della regione To-scana, guidata dal piddino Enrico Rossi, è stato affisso lo striscione ”La meritocrazia è guerra tra po-veri. Diritto allo studio per tutti”. In più in modo eloquente è stato lasciato del letame.

Espressa solidarietà allo scio-pero dello stesso giorno agli autisti dell’ATAF per le pessime condizioni di lavoro. Solidarietà ricambiata alla fine dall’interven-to di un autista ATAF “Grazie ra-gazzi, la vostra lotta è anche la

nostra”. Insomma, un punto di contatto importante tra lavora-tori e studenti che auspichiamo cresca sempre più. Nel corteo sventolava anche una bandiera dei NO TAV.

C’è una forte coscienza con-tro la controriforma scolastica del nuovo duce Renzi. Abbiamo chiesto il parere di alcuni studenti come dell’istituto E. Balducci di Pontassieve (la scuola presso cui insegna la crumira Agnese Landi-ni, moglie del premier) che sotto-lineano gli aspetti negativi: “Que-sta crea scuole di serie A e di seri

B, saranno dati fondi in base alla meritocrazia, non tende ad aiuta-re chi rimane indietro. Inoltre vi è l’influsso dei privati e vi saranno i presidi che saranno dei manager. Negativi sono anche i fondi sta-tali concessi alle scuole private: perché lo Stato deve finanziare le scuole cattoliche? Benché l’85%

degli insegnanti e degli studenti abbiano rifiutato la “Buona scuo-la” il governo è andato avanti lo stesso”. Inoltre siamo stati infor-mati che nel proprio istituto gli studenti probabilmente faranno l’occupazione.

Critico anche Neri del Ma-chiavelli di Firenze: ”Quel poco di scuola che era rimasta dopo

la Gelmini si è andati a distrugge-re. Non vedo bene che il preside possa licenziare, e poi non si ri-solve il problema del precariato. Tra i problemi della scuola vi è la mancanza della carta igienica e Renzi parla di mettere le lavagne interattive”. Critico anche verso i test INVALSI.

Sofia del Marco Polo di Fi-

renze ha denunciato i privati nella scuola e che gli insegnanti sono alla mercè del preside ma-nager.

Presente il PMLI con militan-ti provenienti da Firenze e da Vicchio del Mugello che hanno distribuito centinaia di copie del volantino con l’invito a leggere, ed esprimere la propria opinione sull’importante discorso “Mao e l’istruzione nel socialismo” pronunciato dal compagno Fe-derico Picerni alla Commemo-razione in occasione del 39° anniversario della scomparsa di Mao. Volantino preso con inte-resse dalle studentesse e dagli studenti.

Sono state date anche diver-se copie de Il Bolscevico n. 33, in versione cartacea, ricevendo piccole sottoscrizioni rispec-chiando le scarse finanze degli studenti. Insomma una presenza e apprezzata quella del Partito, con qualcuno di questi studenti abbiamo preso pure contatto.

In generale, questa giornata di lotta degli studenti fiorentini è di forte auspicio per la mobilitazione del 9 ottobre.

Firenze

sciopero compatto all’ataf per nuove

assunzioni e migliore vialibilità

Nessuna fiducia dei lavoratori all’Azienda e al comune che avevano annunciato nuove assunzioni. servizio sempre più

disastroso dopo la privatizzazione Redazione di Firenze �I dipendenti di Ataf e Linea

(le due aziende di trasporto pubblico cittadine) venerdì 2 ottobre hanno scioperato compatti per richiedere nuove assunzioni e una migliore via-bilità.

Allo sciopero, indetto dalle Rsa di Filt Cgil, Uil Traspor-ti, Faisa Cisal e Cobas hanno aderito il 90% dei lavoratori di Ataf e il 95% di Linea (95%), secondo fonti sindacali.

I lavoratori del trasporto pubblico stanno pagando il prezzo della privatizzazione di Ataf, a cui si sono opposti con tutte le loro forze, voluta nel 2012 dall’allora neopodestà fiorentino Matteo Renzi e che sta portando al collasso il tra-sporto pubblico cittadino. Gli autisti sono costretti a guidare per sette ore e mezza al gior-no senza neanche scendere dal bus, nonostante questo si calcolano circa 17 mila corse saltate al mese; un disservizio dovuto anche alla pessima via-bilità cittadina.

Per parare il colpo, in vista della gara regionale sul tra-sporto pubblico prevista in ot-

tobre che porterà a una nuova gestione dal 2016, l’Ataf il 29 settembre ha siglato un accor-do con il Comune di Firenze per nuove assunzioni. Ma i la-voratori non hanno abboccato denunciando che l’accordo su-scita “false aspettative” e non hanno ascoltato gli appelli a non scioperare del neopodestà Dario Nardella e dell’assessore fiorentino ai trasporti Stefano Giorgetti. Quest’ultimo ha do-vuto ammettere nelle sue di-chiarazioni “i disagi ai cittadini con il salto delle corse e la non puntualità”.

Le nuove assunzioni do-vrebbero realizzarsi solo fra 6 mesi, ma non è stato fatto né un bando né un avviso di se-lezione, questi nuovi lavoratori pare saranno trasferiti da Bu-sitalia. Anche per i nuovi auto-bus promessi non c’è certezza, anzi si parla di un programma di opere di manutenzione e ri-tinteggiatura. Rimane il fatto che lunedì 5 ottobre l’asses-sore Giorgetti ha evitato di pre-sentarsi in Consiglio comunale e consegnare il testo esatto dell’accordo con Ataf.

Viva i dipendenti di air France in rivolta

Care compagne e compagni del PMLI,

ho visto in questi giorni che la compagnia aerea Air France vuole ridimensionare il personale e che tutti i dipendenti in rivolta hanno fatto un grandissimo scio-pero. Hanno fermato due mana-ger della compagnia e li hanno bastonati e spogliati. Hanno fatto proprio bene.

Saluti a tutti.Adolfo, simpatizzante di

Vicopisano (Pisa) del PMLI

congratulazioni per 3 articoli apparsi

su “il Bolscevico”Vi scrivo per complimentarmi

per 3 articoli apparsi su “Il Bol-scevico” n. 35. Nell’ordine: l’ar-ticolo relativo alla controriforma del Senato. Analisi e ricostruzione dei fatti precisa e dettagliata. La mia opinione ed il mio pensiero vanno ai tanti partigiani che du-rante la seconda guerra mondia-le sono morti per ridare la libertà all’Italia oppressa dalla dittatura. Chi ha dato la vita per restituire la libertà contro la dittatura fascista si starà rivoltando nella tomba a vedere che i fascisti del PD stan-no distruggendo l’Italia.

Dell’articolo relativo alla difesa del diritto di sciopero condivido tutto ma in special modo le con-clusioni che riporto testualmente: “Anche e a maggior ragione per questo, uno sciopero generale nazionale è all’ordine del giorno e si impone al più presto, con manifestazione a Roma sotto

Palazzo Chigi, per buttare giù il nuovo duce Renzi, prima che ri-esca a fare tabula rasa dei diritti e delle conquiste dei lavoratori e mettere le radici nel Paese per altri vent’anni, come Mussolini e Berlusconi”.

Anche nell’articolo relativo al Jobs act fascista e piduista le conclusioni sono chiare, nette, inequivocabili e le sottoscrivo completamente dove si dice che i sindacati o hanno dormito o sono stati conniventi con il governo (cosa gravissima) e dove si riba-disce che la classe operaia (non i sindacati si badi bene) voleva fermare tale legge antiproletaria e di macelleria sociale. Inoltre, non riesco a capire come è possibile che taluni vertici sindacali possa-no affermare che il Jobs act è una buona legge. Ma dove vivono, da che parte stanno? Sicuramen-te non dalla parte dei lavoratori, perché sennò l’Italia avrebbe do-vuto scendere in piazza in massa contro questa legge.

Grazie e saluti-Alessandro - Firenze

curiosità verso il pMli tra gli studenti di

palermoCari compagni del PMLI,ho partecipato alla manifesta-

zione studentesca palermitana del 26 settembre, ho diffuso dei volantini e qualche studente si è incuriosito chiedendomi informa-zioni sul Partito.

La manifestazione è partita da piazza Verdi per arrivare fino ai cantieri culturali della Zisa dove si teneva la festa dell’Unità. La poli-zia ha caricato a caso gli studenti in prima linea che hanno provato

a entrare alla festa.Saluti marxisti-leninisti.

Angelo – Palermo

il Vaticano ha protetto i nazisti in fuga

Cari compagni,ricordo alcuni fatti storici del-

la seconda guerra mondiale im-perialistica che di sicuro voi tutti conoscete, ossia la sconfitta del nazismo per opera del grande Stalin. Tuttavia molti di loro, di questi criminali nazisti, riuscirono purtroppo a scappare e a sfug-gire alla giustizia grazie a varie organizzazioni: Kamaradenwerts, l’Odessa, la Croce rossa e so-prattutto dentro al Vaticano che ne accolse un gran numero con il silenzio degli alti dirigenti del PCI, i quali celarono la verità poiché molti di loro provenivano dalla Chiesa cattolica.

E ancora un altro fatto stra-nissimo: come si spiega che il cacciatore di nazisti Simon Wie-senthal, che si serviva del suo immenso schedario e di molti in-formatori sparsi in tutto il mondo, dopo aver rintracciato i vari cri-minali nazisti Eichman, Mengele e Berman, che si nascondevano in Argentina, non riuscì a rintrac-ciare tutti gli altri che si erano na-scosti dentro il Vaticano? Chissà perché!

Affettuosi saluti marxisti-leni-nisti-

Rino La Rosa, simpatizzante del PMLI -

Catania

la scuola pubblica è sempre sotto attacco Il mondo della scuola pubbli-

ca è sotto attacco da almeno una quindicina di anni, se non più. Da quando, nel 1998 (in carica c’era un governo di “centro-sinistra” presieduto da Romano Prodi e il ministro della Pubblica Istruzione era Luigi Berlinguer) fu istituita la famigerata “autonomia scola-stica”, in particolare l’autonomia tecnico-finanziara e amministrati-va, che ha inferto tagli notevoli al budget economico delle scuole, in quanto ha permesso al go-verno centrale di intraprendere

una politica di disinvestimenti a discapito delle scuole pubbliche, ormai definite “autonome”, ossia abbandonate di fatto a sé stesse. Nel contempo, i soldi sono stati dirottati altrove, cioè nel settore privato.

Lucio Garofalo – Lioni (Avellino)

i crimini commessi dalla chiesa cattolica nel corso

dei secoliPoche persone sono a co-

noscenza del fatto che la Chie-sa cattolica, in nome della fede, mediante il Tribunale dell’inqui-sizione, ha mandato a morte in-numerevoli menti illuminate che altro non stavano facendo se non contribuire al progresso cultu-rale di questo Paese, bandendo semplicemente come eresie tesi scientifiche poi puntualmente di-mostrate.

Pochi sanno che nel Medioevo era vietato leggere la Bibbia e che la Chiesa era un vero e proprio Stato militarizzato che effettuava conquiste.

Soprattutto pochi hanno co-noscenza di cosa fosse il sacro romano Tribunale della inquisi-zione, uno strumento di morte, costruito a pennello per mandare a morte migliaia di persone non cattoliche o contrarie ad alcune opinioni della Chiesa romana. Molti intellettuali e i riformatori del cristianesimo furono costretti a migrare nel corso dei secoli per non subire la barbarie di questi ignobili individui.

La Chiesa cattolica possiede enormi ricchezze, è probabilmen-te da sempre lo Stato più ricco e opulento del mondo, eppure non spende un centesimo per i pove-ri, invitando dall’alto dei loro lussi e gozzovigli i loro fedeli a spo-gliarsi di ciò che possiedono per darlo ai poveri. La Chiesa cattoli-ca per chi non lo sapesse, fu uno Stato vero e proprio, ebbe potere temporale su molte terre e tenne i suoi sudditi in condizioni indegne, soprattutto per un’istituzione che invoca il nome di Cristo.

Marcello Ranieri - Pogliano Milanese (Milano)

Firenze 2 ottobre 2015. Larga diffusione del volantino e de Il Bolscevi-co su “Mao e l’istruzione nel socialismo” al concentramento del cor-teo studentesco (foto Il Bolscevico)

Firenze, 2 ottobre 2105. Una veduta del partecipato corteo degli stu-denti medi e universitari

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14 il bolscevico / contributi e corrispondenze N. 37 - 15 ottobre 2015

La misericordia e il perdono invocati da Bergoglio sono un

tranello per il proletariatodi Eugen Galasso - Firenze

Dopo i grandi fasti dei viaggi a Cuba e nel tempio del capitale, gli Usa, papa Francesco, grande comunicatore e viag-giatore è, se possibile, ancora più popola-re, anche per il grande battage della Chie-sa cattolica (qualunque cosa dica viene stampata, come peraltro avviene con e per tutti i papi) ma, rileggendo qualche suo testo magistrale, come la bolla d’indi-zione del Giubileo straordinario della Mi-sericordia, che non è un’enciclica - corag-giosa ma non a fondo - come la “Laudato sì”, di cui ne “Il Bolscevico” di luglio si era parlato ampiamente, “Misericordiae vul-tus”, dello scorso 11 aprile ma pubblicata successivamente, non troviamo tesi parti-colarmente stridenti con il classico magi-stero della Chiesa cattolica, anzi.

Si dice subito che “Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre” (par. 1, pri-me righe, affermazione iniziale), a scanso di equivoci. Poi riferimenti testuali (dalla Bibbia, sia dall’Antico sia dal Nuovo Te-stamento), dottrinali (Padri della Chiesa, Tommaso d’Aquino, teologo di riferimen-to ancor oggi, santo per i cattolici, persino “San Giovanni Paolo II”, l’alfiere dell’anti-comunismo), parlando di misericordia e di perdono, dove quest’ultimo è un vero tra-nello per i proletari che non si concepisco-no ancora come “classe per sé”.

Per esemplificare: se il padrone ci sfrutta, perdoniamolo, dobbiamo pur per-donarlo. Si enumerano le opere di mise-ricordia corporale: “dare da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti” (da testo cit. paragrafo 15). D’ac-

cordo, ma invece realizzare una giustizia sociale che sia tale, che non crei affamati, assetati, ignudi, forestieri, disperati, ecc.? No, troppo pericoloso, queste condizioni si realizzerebbero solo con il socilaismo, che naturalmente non può “starci”, anche perché papa Francesco ripete continua-mente (anche in aereo tra un viaggio e l’altro, recentemente) di “non essere co-munista, di seguire solo la dottrina socia-le della Chiesa”. Segue un invito ai con-fessori a essere più “disposti al perdono”, più misericordiosi, senza aggiungere che i fondamenti evangelici della “confessio-ne auricolare” (sacramento della riconci-liazione, anzi meglio) sono oltremodo la-bili, come ben noto.

Ancora una condanna, ferma, bisogna dirlo, della corruzione, ma da qui a dire che la corruzione è connaturata al capi-talismo, non s’arriva. Poi si distingue (lo fa Francesco-Bergoglio, per meglio dire) tra giustizia e misericordia e si sperereb-be che Francesco prendesse le parti del-la giustizia, intesa come giustizia socia-le pienamente realizzata, invece no: egli sostiene che la misericordia completa e corregge la giustizia: “Davanti alla visio-ne di una giustizia come mera osservan-za della legge, che giudica dividendo le persone tra giuste e peccatori, Gesù pun-ta a mostrare il grande dono della mise-ricordia che ricerca i peccatori per offrire loro il perdono e la salvezza” (par.20). Un po’ poco, non trovate, compagne e com-pagni?

Un invito al dialogo interreligioso nell’ul-tima parte va anche bene, con i tempi che corrono (demonizzazione delle popola-zioni islamiche) ma certo non basta.

La regione Liguria specuLa sugLi anziani e La Loro necessità di

cure ortopedicheUno dei mille problemi che

affligge la sanità ligure, e po-nentina in particolare, è la fuga di pazienti dalla regione. Un problema serio poiché la po-polazione deve sottoporsi al di-sagio del trasferimento in altra sede con tutti gli oneri morali e materiali che ne conseguono.

La cosiddetta fuga è soprat-tutto sentita nella specialità di Ortopedia, e nasce dalle li-ste di attesa lunghissime che impongono estenuanti tempi di prenotazione ad una fascia della popolazione anziana che deve sottoporsi ad interventi chirurgici importanti per la loro qualità della vita: pensiamo alle artroprotesi, alle liberazioni del-le articolazioni da placche ar-trosiche e via discorrendo. La lista d’attesa nasce dalla inef-ficace programmazione regio-nale che non vuole investire in personale paramedico e medi-co e guarda solo al profitto.

Da qui la decisione dei pa-zienti di andare ad operarsi in Piemonte e Lombardia dove trovano una rapidità d’interven-to che in Liguria non esiste.

La soluzione partorita dal-la Regione è stata “geniale”: creare una società privata che possa portare avanti un tratta-mento in tempi rapidi e d’ec-cellenza. La società si chiama

“Gruppo Sanitario Ligure” (Gsl) opera nel nosocomio Santa Maria della Misericordia di Al-benga e si avvale di un’equipe piemontese.

Ora cosa balza all’occhio da ciò? Che l’ortopedia del po-nente ligure è data in appalto ad una società ad hoc privata, gestita da privati, pagata dall’u-tenza e poi rimborsata dalla re-gione. Cosa è questo se non il bieco tradimento dell’articolo 32 della Costituzione: “La Re-pubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’indivi-duo e interesse della collettivi-tà, e garantisce cure gratuite agli indigenti.” Come si può ap-paltare una branca della sanità pubblica ai privati, in nome di che? In nome di quale benefi-cio? Nessuno.

E di fatti l’intrallazzo è venuto fuori e la magistratura ha mes-so sotto inchiesta i vertici della ASL2 del ponente savonese e il presidente della Regione Li-guria: Burlando. Sembra che questa società sia stata creata esplicitamante per poter eroga-re ai privati la spaventosa som-ma di 20 milioni di euro l’anno. Dalle indagini preliminari esce allo scoperto il connubio fra di-rigenza sanitaria, regionale e locale, e gruppo privato. Una società che è stata creata sen-

za un bando, nomine fatte ad personam, insomma un illecito giro di collusione.

Ma come è possibile che sia intrinseco alla classe poli-tica questo giro illecito, come può poi mi chiedo la popolazio-ne rimanere sempre in silenzio ed abbozzare come se fosse-ro notizie aliene, come se que-sto non si ripercuota nel vivere quotidiano dove ogni euro sot-tratto alla bilancia pubblica è un servizio in meno, è un esborso che pagano le masse popolari.

Grassi crapuloni siedono ai vertici e ridendo del popolo si-lenzioso fanno i loro affari lo-schi. Ma questi sono ancora più ripugnanti in quanto sono fatti sulla pelle di anziani che necessitano di cure per poter continuare ad essere indipen-denti.

È nostro compito fare apri-re gli occhi, divulgare le parole dei Maestri affinché si impian-ti il fertile germe del marxi-smo-leminismo in ogni cuore e finalmente si rovesci questo sistema borghese del capitale.

Con la denuncia si continue-rà a tenere aggiornata la po-polazione, con l’esempio quo-tidiano si potrà far crescere la voce dei Maestri.

Luigi - Savona

La nato sBugiarda iL governo renzi: L’itaLia trampoLino per trident Juncture neL mediterraneo

di Antonio MazzeoTrident Juncture, come

espressamente dichiarato per bocca del Comando genera-le dell’Alleanza Atlantica, sarà “la più grande esercitazione NATO dalla fine della Guer-ra fredda ad oggi” e interes-serà un’area geografica im-ponente, compresa tra il nord America, l’Oceano Atlantico, il Mediterraneo e i poligoni di guerra di Spagna, Portogal-lo, Italia, Belgio, Germania, Olanda e Norvegia. “L’eser-citazione - ha spiegato il sot-tosegretario Alfano - effettua-ta con cadenza triennale, ogni volta con denominazione e luoghi di svolgimento diver-si, costituisce un momento di coesione fondamentale e irri-nunciabile per mantenere e, possibilmente, incrementare, l’interoperabilità tra i 28 Paesi dell’Alleanza e con i Partner. Quest’anno la sua valenza è di particolare importanza poi-ché rappresenta un tangibi-le segno di attenzione dell’Al-leanza Atlantica verso i rischi presenti nell’area mediterra-nea ed è finalizzata, infine, a dimostrare la volontà colletti-va di garantire una più ampia

cornice di sicurezza ai Paesi del cosiddetto fianco Sud”.

Sempre secondo il governo “a livello nazionale, il coinvol-gimento prevede l’invio di ele-menti dell’Esercito in Spagna, Portogallo e a Capo Teulada, di assetti aerei dell’Aeronau-tica presso le basi di Trapa-ni, Decimomannu, Pratica di Mare, Pisa, Amendola e Sigo-nella, mentre per la Marina Mi-litare saranno presenti assetti navali inclusi nell’esercitazio-ne nazionale Mare Aperto, collegata alla Trident Junctu-re 2015”. I giochi di guerra ve-dranno pure il coinvolgimento del Comando integrato del-la componente aerea (Joint Force Air Component Com-mand-JFACC) dell’Aeronauti-ca militare di Poggio Renatico (Ferrara), l’installazione che più di tutte ha assunto un ruo-lo strategico chiave nella ge-stione delle operazioni aeree e di controllo radar dell’Allean-za atlantica.

Trident Juncture 2015 sarà guidata dal Joint Task Force Command (JFC) di Brunssum (Olanda) e vedrà complessi-vamente la partecipazione di 36.000 militari, quasi duecen-

to tra cacciabombardieri, ae-rei-spia e grandi velivoli cargo e una sessantina di unità na-vali di superficie e sottomarini.

Trentatré le nazioni pre-senti (i 28 membri NATO più 5 partner internazionali) e, in qualità di osservatori, dodici tra le maggiori organizzazioni internazionali, agenzie di coo-perazione e Ong.

Il centro nodale delle ope-razioni aeree è stato affidato all’Italia. Le ultime misure per il coordinamento delle eserci-tazioni aeree sono state de-cise l’8 e il 9 settembre pres-so il Comando generale della attività aeree alleate (HQ AI-RCOM) di Ramstein, Germa-nia. “Più di 180 aerei di 16 pa-esi NATO e di 3 paesi partner NATO opereranno dalle basi aeree militari di Italia, Spagna e Portogallo”, riporta il coman-do di Ramstein.

Appena tre mesi fa, la mi-nistra della difesa Roberta Pinotti, rispondendo a un’in-terrogazione della senatri-ce Pamela Orrù (PD), aveva fornito un dato diverso sulle componenti aeree NATO che opereranno dallo scalo aereo siciliano. “Presso la base del

37° Stormo dell’Aeronautica militare di Trapani-Birgi saran-no rischierati 19 aerei italiani e 8 dell’Alleanza”.

“La NATO – concludeva Roberta Pinotti - nell’ambito delle attività preparatorie di ogni esercitazione e, ovvia-mente, anche di quelle com-plesse a livello multinazionale, pone la massima attenzione nel definire ogni aspetto relati-vo alla sicurezza delle opera-zioni e dei voli, in ottemperan-za di quanto previsto da fonti normative di diritto internazio-nale e nazionale attualmente in essere. Si ritiene opportu-no evidenziare che nel perio-do dell’esercitazione è pre-vista la presenza nei territori di Trapani e Marsala di circa 1.000 militari italiani e di altri militari provenienti da diversi Paesi della Nato, con positive ricadute per l’indotto econo-mico dell’area”. In Sardegna, sui disastrosi effetti sul terri-torio, l’ambiente e l’economia generati dalle esercitazioni militari italiane, NATO ed ex-tra-NATO esiste una bibliogra-fia infinita. Ma anche in Sicilia occidentale in tanti ricordano ancora come le operazioni di

bombardamento aereo in Li-bia del 2011 scatenate proprio da Trapani-Birgi - e la conse-guente chiusura (prima totale e poi parziale) dello scalo al traffico passeggeri - causaro-no il crollo nell’affluenza an-nuale dei turisti e la perdita di decine di milioni di euro per gli operatori locali.

Anche il Comando delle forze congiunte NATO di Na-poli - Lago Patria avrà un ruo-lo chiave nella mega esercita-zione militare Trident Juncture 2015. E ciò sbugiarda in toto quanto riferito in Parlamento dal governo italiano lo scorso 17 settembre, tramite il sotto-segretario alla Difesa Gioac-chino Alfano, nella risposta scritta all’interrogazione pre-sentata da alcuni deputati del Movimento 5 Stelle sul ruolo delle installazioni militari ita-liane interessate: “Si sottoli-nea che la città di Napoli non è coinvolta ad alcun titolo nel-la esercitazione”.

Grazie a Trident Junctu-re 2015, la NATO potrà spe-rimentare per la prima volta in scala continentale quella che è destinata a fare da cor-po d’élite della propria forza di

pronto intervento NRF, la Very High Readiness Joint Task Force (VJTF), opportuna-mente denominata Spearhe-ad (punta di lancia). La VJTF sarà pienamente operativa a partire dal prossimo anno e verterà su una brigata di terra di 5.000 militari, supportata da forze aeree e navali specia-li e, in caso di crisi maggiori, da due altre brigate fornite a rotazione e su base annua-le da alcuni Paesi dell’Allean-za. “La Spearhead force sarà in grado di essere schierata in meno di 48 ore”, afferma il Comando NATO. “In particola-re, essa potrà essere di gran-de aiuto nel contrastare ope-razioni irregolari ibride come ad esempio lo schieramen-to di truppe senza le insegne nazionali o regolari e contro gruppi d’agitatori. Se saranno individuati infiltrati o pericoli di attacchi terroristici, la VJTC potrà essere inviata in un pa-ese per operare a fianco del-la polizia nazionale e delle au-torità di frontiera per bloccare le attività prima che si sviluppi una crisi”.

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N. 37 - 15 ottobre 2015 esteri / il bolscevico 15AfghAnistAn

i talebani conquistano KunduzGli imperialisti americani la bombardano per riconquistarla: colpito un ospedale di Msf, strage tra i malati e il personale

Sul terreno intervenGono i reparti Speciali uSa e natoIl 28 settembre, a un anno

dall’insediamento del governo fantoccio di Ashraf Ghani a Ka-bul, i talebani hanno alzato la loro bandiera nella città di Kunduz, l’importante capoluogo della pro-vincia settentrionale dell’Afgha-nistan. La perdita del controllo di Kunduz da parte del governo di Kabul è pesante perché la città è anche un importante crocevia dei traffici commerciali coi paesi vi-cini. Kunduz è la prima città del paese a essere liberata dalle for-ze della resistenza dopo l’inva-sione imperialista guidata dagli Usa nel 2001. Poco prima del lan-cio dell’offensiva sulla città il le-ader dei talebani il mullah Ahktar Mansur lanciava un messaggio nel quale raccomandava ai combat-tenti di “salvaguardare vite, pro-prietà e onore degli abitanti”, pro-poneva a chi aveva collaborato con il governo di pentirsi e di dare vita a un dialogo inter-afgano che escludesse gli “eserciti invasori” e chiedeva alle autorità di Kabul di “ammettere la sconfitta” ed “ac-cettare la vittoria dei mujaheddin come una amara realtà”.

Alla fine del 2014, dopo 13 anni di attività, era terminata la missione imperialista Interna-tional Security Assistance Force (Isaf) della Nato di supporto al go-verno di Kabul. Non tutte le for-ze di occupazione però avevano lasciato il paese, un nucleo era ri-masto nell’ambito della missione di assistenza chiamata Sostegno Risoluto, ufficialmente senza più il coinvolgimento diretto del con-

tingente Nato. Era chiaro che sen-za un supporto militare dall’ester-no il governo di Kabul non aveva la capacità di mantenere il control-lo del paese tanto che il presiden-te americano Barack Obama a fine 2014 autorizzava le truppe Usa a partecipare attivamente ai com-battimenti in caso di minaccia di-retta da parte dei talebani. Quello che accadeva a Kunduz.

A partire dal 29 settembre il governo di Ghani rispondeva lan-ciando una controffensiva sul-la città appoggiata dai bombar-damenti dell’aviazione Nato che coprivano le operazioni via terra l’esercito governativo appoggia-te dai militari della Nato presen-ti nella zona di Kabul in veste di consiglieri. Era il portavoce della coalizione imperialista, il colon-nello Brian Tribus, a confermare che un numero imprecisato di sol-dati della missione a guida Nato “Resolute Support” era stato in-viato a Kunduz, “con un ruolo non combattente” anche se alcuni uo-mini delle forze speciali america-ne combattevano sul terreno, per “auto-difesa”.

Secondo il portavoce del mini-stero degli Interni di Kabul le for-ze speciali governative avevano ripreso il controllo di Kunduz già la sera dell’1 ottobre, mettendo in fuga i talebani e avviato operazio-ni per riprendere il controllo di tut-tas la provincia.

Il portavoce dei talebani smen-tiva le notizie del governo sulla caduta di Kunduz e dava notizia di altri successi militari delle forze

della resistenza contro i convogli governativi che si dirigevano sulla città. Il 2 ottobre i talebani riven-dicavano anche l’abbattimento di un aereo militare C-130 america-no nei pressi dell’aeroporto di Ja-lalabad.

Che la battaglia a Kunduz fos-se ancora in corso lo conferma-va il criminale bombardamento da parte dei caccia Nato del cen-tro traumatologico di Medici Sen-za Frontiere (Msf) avvenuto nella notte tra il 2 e il 3 ottobre. L’as-sociazione umanitaria denuncia-va che le bombe erano continuate a cadere sulla struttura ospedaliera anche dopo che i responsabili ave-vano protestato coi rappresentanti del governo e delle forze america-ne ai primi raid. Il bilancio sareb-

be di oltre una ventina di morti, tra operatori sanitari e pazienti tra i quali 3 bambini, e una quaranti-na di feriti.

Il portavcoce dei talebani con-dannava “il selvaggio attacco” da parte delle forze americane nel

quale sono stati “martirizzati deci-ne di medici, infermiere e pazien-ti”.; questo “crimine americano”, denunciava il portavoce mostra agli afghani e al mondo “la natura spietata ed ipocrita degli invasori e dei loro mercenari”.

Non è la prima strage commes-sa dalle forze imperialiste di occu-pazione in Afghanistan e questa volta il comando Usa non pote-va iniziare la difesa negando l’e-videnza perciò il portavoce delle forze armate americane in Afgha-

nistan, il colonnello Brian Tribus, ammetteva che l’attacco “potrebbe avere causato danni collaterali ad una struttura medica della città”.

Il regime fantoccio di Kabul invece sosteneva che il bombarda-mento dell’ospedale non era stato

un errore, la struttura era diventata un bersaglio perché vi si erano na-scosti una decina di talebani. Una posizione non difesa nemmeno dal segretario alla Difesa americano Ash Carter che annunciava indagi-ni in corso dopo che anche l’Onu aveva annunciato che il raid “po-trebbe essere considerato crimine di guerra”. Era l’Alto commissa-rio delle Nazioni Unite per i dirit-ti umani, Zeid Ràad al-Hussein, a definire l’attacco un atto “assolu-tamente tragico, ingiustificabile e

possibilmente anche criminale“. “Questo evento profondamen-te scioccante dovrebbe essere in-dagato in maniera rapida, appro-fondita e indipendente - chiedeva al-Hussein - e i risultati dovreb-bero essere resi pubblici. La gra-vità dell’incidente è sottolineata dal fatto che, se sarà stabilito che è stato deliberato, il bombardamen-to di un ospedale può configurarsi come crimine di guerra”.

A Msf arrivava la solidarietà di Emergency. “Bombardare un ospedale dove si curano i feriti è un atto di violenza inaccettabile. Un ospedale è un luogo di cura che come tale va tutelato e ciò è possibile solo se gli ospedali ven-gono rispettati da tutte le parti in conflitto, come previsto dalle con-venzioni di Ginevra. Emergency esprime la sua solidarietà a Medi-ci senza Frontiere e condanna fer-mamente l’attacco da parte delle forze Nato all’ospedale a Kun-duz, in Afghanistan”, affermava un comunicato dell’organizzazio-ne umanitaria.

Solo il 6 ottobre il Pentagono si prendeva la responsabilità del-la strage, scaricando in parte quel-le della Nato, affermando che “la decisione di condurre i raid” su Kunduz “è stata presa all’interno del comando americano” e che la struttura ospedaliera era stata col-pita “per sbaglio”. Se così fosse stato perché i raid non si sono fer-mati alle proteste di Msf? Si trat-ta dell’ennesimo crimine di guerra delle forze di occupazione impe-rialiste in Afghanistan.

Con alla testa Obama e Putin

Le suPerPOtenze imPeriAListe CerCAnO un ACCOrdO Per COmbAttere LO stAtO isLAmiCO

Putin: “Creiamo una coalizione internazionale come quella che ha sconfitto Hitler”L’occasione fornita dalla tri-

buna della 70esima Assemblea generale dell’Onu e gli altri ap-puntamenti e incontri collaterali che si sono svolti a fine settem-bre hanno tra l’altro fatto registra-re dei passi in avanti nella ricerca di un accordo tra le superpoten-ze imperialiste per combattere lo Stato islamico (Is, nella sigla in-glese); non, o meglio non anco-ra, con attacchi diretti come quelli annunciati e eseguiti dall’imperia-lismo francese, che ha voluto così dire che nella partita vuol essere presente. Mentre all’Onu riven-dicava un ruolo di guida dell’im-perialismo italiano nella missione contro la Libia, Renzi si prepara-va a dare ai Tornado italiani l’or-dine di iniziare i bombardamenti contro lo Stato Islamico, come poi avrebbe anticipato pubblicamente “Il Corriere della sera” del 6 otto-bre senza ricevere alcuna smentita da parte del ministero della guer-ra. L’attacco all’Is sta sullo sfondo degli interventi in corso nella crisi siriana che è riesplosa a fine set-tembre con l’inizio degli attacchi delle forze russe nella parte cen-trale del paese in difesa del regi-me di Assad. Nell’immediato al

centro c’è il destino del dittatore Assad e il controllo del futuro del-la Siria, a breve la resa dei con-ti con lo Stato islamico che con-trolla il 40% del territorio siriano e contro il quale, come ha soste-nuto il nuovo zar Putin, ci vorreb-be “una coalizione internazionale come quella che ha sconfitto Hit-ler”. Obama lo contesta per la di-fesa di Assad ma è con lui nella lotta all’Is.

Il giro di consultazioni era messo in moto dal ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, che in una telefonata al segretario di stato americano John Kerry del 16 settembre proponeva di avviare una discussione a livello militare con gli Stati Uniti sulla situazio-ne in Siria; Kerry rispondeva che ci avrebbero pensato e due gior-ni dopo il portavoce del Cremli-no Dmitri Peskov annunciava che i leader di Usa e Russia si sareb-bero incontrati il 28 settembre a margine dell’assemblea Onu pre-vista a New York.

In attesa del vertice bilatera-le, Putin riceveva il 21 settembre a Mosca il leader sionista Benja-min Netanyahu per discutere “del processo di pace in Medio Orien-

te e della lotta contro la minac-cia globale del terrorismo”, defi-nendo un accordo militare per il suo intervento in Siria. Tre gior-ni dopo, il 24 settembre, a Mosca arrivava in visita il presidente pa-lestinese Abu Mazen che di fron-te al progetto di Putin di una nuo-va coalizione anti Isis, affermava che “siamo pronti a sostenere que-sta iniziativa, noi siamo contro il terrorismo e l’estremismo, siamo sempre stati a favore della pace e della soluzione politica in Siria”. Sempre il 24 settembre dal verti-ce Ue sui migranti la cancelliera tedesca Angela Merkel offriva un appoggio di fatto alla posizione della Russia perché bocciava un intervento unilaterale della Nato in Siria e proponeva di “parlare con diversi attori, incluso Assad”.

Dalla tribuna dell’Assemblea generale dell’Onu Obama soste-neva che era pronto a “lavorare con tutti per risolvere il conflitto in Siria, anche con Russia e Iran” ma a condizione che il leader si-riano lasci dopo aver “brutalizza-to il suo popolo” perché adesso “serve una transizione a un nuovo leader” verso un nuovo governo che ponga fine al caos e aiuti alla

fine anche a battere l’Is. Una po-sizione condivisa dal presidente francese François Hollande, che annunciava i primi attacchi aerei in Siria contro l’Is, e dall’inglese Cameron.

Putin rispondeva che era “pe-ricoloso dare le armi ai ribelli e giocare con i terroristi”, men-tre le “forze armate del presi-dente Assad e le milizie curde stanno davvero combattendo la Stato islamico e altre organizza-zioni terroristiche in Siria”; piut-tosto occorreva combattere l’Is con “una coalizione internaziona-le come quella che si creò contro Hitler durante la Seconda Guer-ra mondiale”. Lasciando Assad al suo posto e in ogni caso “Obama e Hollande non sono cittadini siria-ni. Non possono decidere sul fu-turo del Paese”. A dire il vero ne-anche Putin è siriano ma si copre dietro alla foglia di fico che l’a-gonizzante regime di Assad ha chiesto l’aiuto russo e il governo di Mosca, col via libera del par-lamento, lo ha concesso e ha per-messo al presidente russo di pre-sentarsi all’appuntamento con Obama con le truppe già schierate sul campo e gli aerei in volo sul-

la Siria. Nel faccia a faccia a margi-

ne dell’assemblea Onu i due non avranno neanche limato le gros-se divergenze sulla soluzione alla crisi siriana ma qualche intesa l’hanno raggiunta tanto che Putin ha definito l’incontro “sorpren-dentemente franco, costruttivo. Possiamo lavorare insieme”. Han-no parlato pure di raid congiunti anti-Isis, ha rivelato Putin nel ri-cordare che “ogni nostra azione sarà fatta solo se in linea col di-ritto internazionale”. Il ministro degli Esteri russo Lavrov confer-mava che Putin e Obama nel loro incontro a New York non hanno discusso di una coalizione anti-Isis “nel senso classico del termi-ne” anche perché “è irrealistico” pensare a un comando congiunto ma “le azioni sul territorio devono essere coordinate così come le in-cursioni aeree”.

Il portavoce dell’ambasciata americana a Mosca sottolineava che “quando il presidente Obama ha incontrato il presidente Putin, si sono intesi sul fatto che Stati Uniti e Russia hanno interessi co-muni nella lotta contro l’Isis in Si-ria. Concordano sulla necessità di

creare un canale di comunicazio-ne tra i nostri militari per evitare incomprensioni tra i membri del-la coalizione (guidata dagli Usa, ndr) e dalla Russia”. Stevens riba-diva che il principale ostacolo che per ora impedisce una collabora-zione più stretta è la sorte di As-sad, e di chi controlla la Siria.

L’intesa di New York tra Pu-tin e Obama potrebbe essere il via alla guerra comune e coordinata contro l’Is. Cui in una certa for-ma potrebbe partecipare anche la Cina socialimperialista che oggi sembra alla finestra ma che certo non perde di vista quella regione, dove sembra abbia mandato un paio di navi militari, che si trova lungo la sua nuova Via della seta.

Lo confermava indirettamen-te il presidente siriano Bashar al Assad che intervistato dalla tv ira-niana appoggiava la coalizione proposta “da Russia, Siria, Iran e Iraq che deve vincere o la regione sarà distrutta”. Elogiava “i russi che non hanno mai cercato di im-porci alcunché, soprattutto duran-te questa crisi” e sottolineava che “anche la Cina sostiene il ruolo e gli sforzi della Russia nella lotta al terrorismo”.

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N. 3 - 22 gennaio 2015 falsi comunisti / il bolscevico 9

PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANOwww.pmli.it

Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected]

CONTROla Trident Juncture ele guerre imperialiste

APPOGGIAMOi movimenti islamici antimperialisti

FUORI l’Italia dalla Nato e la Nato fuori dall’Italia

CACCIAMOil governo imperialista einterventista del nuovo duce Renzi