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PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE DIPENDENTI DELLA BANCA TOSCANA COLLOCATI IN PENSIONE ANNO XXXVI - N. 165 - SETTEMBRE 2016 DIRETTORE RESPONSABILE: DUCCIO GUASPARRI • COMITATO DI REDA- ZIONE: GIANCARLO BALLERINI - FRANCO LAMPREDI Registrazione al Tribunale di Firenze numero 2892 del 15 ottobre 1980 Stampa: SAFFE srl - Via S. Morese, 12 - CALENZANO - Firenze • Non si stampa- no scritti anonimi e gli autori rispondono dei loro scritti • TRIMESTRALE GRA- TUITO • SEDE: VIA CAVOUR, 82/A - FIRENZE - TELEFONO 055/28.29.25• Po- ste italiane Sped. in abb. postale -70% DCB Firenze Questa locuzione viene usata come didascalia dal vignettista quando, col solo disegno, riesce a trasmetterne l’aspetto comico. Di- verso è il significato del titolo per il ‘pezzullo’ che sto per scrivere. Da quando la Banca Toscana è stata “incorporata” dalla banca Monte dei Paschi di Siena (le vir- golette stanno a indicare che quel participio passato è soltanto un grazioso eufemismo in luogo dei più appropriati annientata, disinte- grata, soppressa, ...), dal 30 Mar- zo 2009, dicevo, ho sempre cerca- to di esprimere considerazioni e critiche, talora anche graffianti, ma sempre con una valutazione del MONTE non escatologica, cioè non prossima ad una fine inglorio- sa. Ho sempre pensato e ritenuto che una banca «sistemica», con dimensioni e strutture nazionali ed internazionali di livello superiore e con i suoi oltre cinque secoli di storia, riuscisse a superare questa pur grave crisi che, proprio a parti- re dal 2009, sia sul versante finan- ziario, sia con riguardo alla redditi- vità ha palesato un trend molto cri- tico. Ne è risultato compromesso il connotato più importante per una banca, quello della fiducia. L’attua- le responsabile della gestione MPS, l’AD Fabrizio Viola, ha cer- cato in tutti i modi che non ne ve- nisse danneggiata in misura irre- versibile la credibilità. Tutte le rela- zioni assembleari, in sede di ap- provazione dei bilanci annuali, si concludevano con espressioni di gratitudine verso tutti i dipendenti per la costante, fattiva collabora- zione prestata, cosi come, non con minore enfasi, vivo apprezza- mento veniva manifestato nei con- fronti dell’affezionata clientela per aver mantenuto intatti quasi tutti i rapporti, nonostante qualche inci- dente di percorso. Tali attestazioni non avevano mai il sapore di un “grazie” formale o rituale. L’evolversi, anzi l’involversi delle complesse vicende del Monte ha assunto negli ultimi tempi toni preoccupati ed incerti. Spesso mi capita di essere inter- pellato da amici e conoscenti, cui sono noti i miei trascorsi in banca, con frasi del tipo «ma questo Mon- te dei Paschi non va punto bene, io ci ho ancora della ‘roba’, che faccio? Levo tutto?» Ed io sempre rispondo: «Macché, tranquillo. Ora il maggiore azionista è lo Stato, non ci sono problemi di default. Io ho ancora quasi tutto lì!». Poi, per non farsi mancare pro- prio niente, la Regione Toscana ha istituito una commissione d’inchie- sta le cui conclusioni sono state in parte anticipate dai media a fine Agosto. In sostanza sembra non ci siano elementi conoscitivi nuovi. I partiti cui erano stati affidati i lavo- ri non sono riusciti a mettersi d’ac- cordo, tant’è che l’approvazione del testo conclusivo è avvenuta a maggioranza con due diversi do- cumenti. Per quanto sono riuscito a sapere, in nessuno dei due si fa cenno alla soppressione della Banca Toscana: è sempre all’im- provvida acquisizione della banca Antonveneta che si fa risalire l’ini- zio della crisi del Monte. Per la ve- rità non viene omesso di sottoli- neare il precedente acquisto della Banca del Salento (strapagata) poi denominata Banca 121, e dello sciagurato avvento dell’ingegner Vincenzo De Bustis che si portò dietro i prodotti tossici My Way e Four You nonché l’espertissimo fi- nanziere Gianluca Baldassarri. Ma, come detto, della Banca To- scana nessun accenno, come se il ‘delitto’ non fosse avvenuto. A mia moglie, appassionata dei gialli in tv, ho preannunciato che presto, per la seguitissima serie COLD CASE (casi irrisolti), verranno pro- posti alcuni episodi relativi all’as- sassinio della Banca Toscana. Torno un momento alle ultime non esaltanti vicende della banca Monte dei Paschi di Siena. C’è, da parte della magistratura, l’indagine in corso per “falso in bi- lancio” a carico dell’AD Fabrizio Viola e dell’ex Presidente Alessan- dro Profumo. C’è la proposta di un ex consi- gliere della Banca Toscana, ex presidente MPS ed ex sindaco di Siena di commissariare il Monte! C’è un ex consigliere comunale ed assessore senese – assai noto come figura di secondo piano (os- simoro) – che dice: “ricompriamo noi senesi la Banca!” A seguito dell’approvazione da parte della BCE del piano di salva - taggio (ricapitalizzazione da 5 mi- liardi di euro e maxi cartolarizza- zione delle sofferenze (NPL)), c’è chi a Siena esulta, sindaco in te- sta: «il Monte è salvo», così nella Nazione, cronaca di Siena, del 31 luglio u.s. Poi sullo stesso giorna- le, lo stesso giorno, nelle pagine nazionali, veniva riportata un’inter- vista ad un illustre (?) ex dirigente del MEF, ora docente alla London School of Economics, secondo il quale “il piano del MPS è positivo, ma l’aumento di capitale è in sali- ta”. Ecco perché non so più cosa pensare, cosa dire e rimango SENZA PAROLE. Concludo questa ‘articolessa’ che, in relazione al titolo costitui- sce un paradosso: di parole, alla fine, mi accorgo di averne dette anche troppe.... E qualcosa nella penna mi è pur rimasto. Per una visione più completa e approfondita del Monte dei Paschi e del sistema bancario, anche in prospettiva, invito a NON perdere l’articolo pubblicato ne LA PAGINA DI GIANCARLO POLITI, dal titolo «Monte dei Paschi da salvare». [email protected] (segue a pag. 2) SENZA PAROLE di Duccio Guasparri Il mio amico Duccio scrivendo il suo articolo, dice di “non avere parole” e in realtà è difficile trovare quelle giuste per descrivere e de- finire le vicende che travagliarono e tuttora travagliano la nostra Capofila; vicende nelle quali si inserisce la “scomparsa” della nostra Banca. Il nostro Direttore responsabile si occupa dei massimi sistemi ma io per una vicenda un po’ più piccola e forse trascurabile ai più, due parole ce le avrei: estremo oltraggio. Pubblicando, bontà vostra, la consueta vignettuola sul nostro giornale, ho sempre pensato che non occorresse alcun commento o spiegazione per due essenziali motivi: primo, perché tali scarabocchi hanno sempre riflesso in buona fede le mie personali convinzioni; secondo, perché l’ironia sotto forma di grafica per muovere il sorriso non può avere in allegato le istruzioni per l’uso. Questa volta faccio un’eccezione. Corre voce (e di più non so) che verrebbe avviata una trattativa per la vendita di Palazzo Salviati (o Da Cepparello) che come tutti voi saprete fu la prima e bella sede per quel Piccolo Credito Toscano divenuto poi grazie all’interven- to salvifico del Monte dei Paschi, la nostra Banca Toscana. Chi siano gli acquirenti possibili non mi è dato sapere ma le solite voci (in- controllate) parlano di cinesi e possibili trasformazioni in abitazioni di lusso (!). Parliamo di un palazzo cinquecentesco di pregevole e nobile fattura, costruito sul luogo dove ebbero le case i Portinari; Folco, Bea- trice e a suo tempo i primi custodi della porta della “cerchia antica”; parliamo del palazzo ove visse Maria Salviati moglie di Giovanni dalla Bande Nere; parliamo del palazzo dove al tempo di Firenze capitale ebbe sede il Ministero di Grazia e Giustizia. Parliamo in so- stanza di un luogo di memorie degno di essere preservato al di là del fatto che fu sede di una Banca che molto fece per conservarlo. Se hanno bisogno degli spiccioli da gettare nella loro fornace, facciano almeno il possibile per una destinazione dignitosa che preve- da la pubblica fruizione. Umberto Bacciotti PREVIDENZA a cura di gb/ BLOCCO PEREQUAZIONE AUTOMATICA PENSIONI Da vari anni si susseguono i blocchi delle pensioni. Si tratta del modo più facile a disposizione del Governo per fare un taglio alla spesa pub- blica. Qualcuno ha detto: usa le pensioni come un “bancomat”. Il primo blocco avvenne nei tre anni dal 1998 al 2000, il secondo nel 2008. Il terzo, con la Legge Fornero, per gli anni 2012/2013. Ricordo che la Corte Costituzionale con la sentenza 3 novembre 2010 n. 316 avvertì che, se è vero che “la garanzia costituzionale dell’ade- guamento e della proporzionalità del trattamento pensionistico incontra il limite delle risorse disponibili, al quale il Governo e il Parlamento de- vono uniformare la legislazione di spesa, è pur vero anche che la so- spensione a tempo indeterminato del meccanismo perequativo, ovvero della frequente reiterazione di misure intese a paralizzarlo, esporrebbe il sistema ad evidenti tensioni con gli invalicabili principi di ragionevo- lezza e proporzionalità perché le pensioni, sia pure di maggior consi- stenza, potrebbero non essere sufficientemente difese in relazione ai mutamenti del potere di acquisto della moneta”. Il Legislatore non ha tenuto conto del “monito” della Corte Costituzio- nale e – con il D.L. 6 dicembre 2012 n.201, convertito nella Legge 22 dicembre 2011 n. 214, art. 24, comma 25 – ha disposto il blocco per due anni (2012 - 2013) della perequazione automatica delle pensioni d’im- porto mensile lordo superiore ad appena tre volte il trattamento minimo Inps. La Corte Costituzionale con la sentenza n. 70 del 30 aprile 2015 ha dichiarato illegittima la norma di cui sopra. Purtroppo il Governo ha ag- girato la sentenza con il Decreto Legge 21 maggio n. 65 che ha così tol- to, alla maggioranza dei pensionati, quanto loro spettante. Tale decreto ha concesso solo un lieve aumento per le pensioni lorde mensili com- prese tra 1.505,67 e 3.011, 34 euro. Si tratta di un decreto chiaramente incostituzionale e sono già numerosi i giudici che lo hanno denunciato alla Corte Costituzionale. Ricordo che, per accedere alla Corte Costitu- zionale, occorre prima passare da un giudice ordinario che deve valu- tare se le eccezioni sono o non sono fondate. Apparentemente il blocco può sembrare una parentesi momentanea, un sacrificio per l’anno o gli anni del blocco ma, invece, non è così: quel- lo che non è stato concesso non viene più restituito per tutta la vita del pensionato, e, anzi, si trasmette anche alla pensione di reversibilità. Quanto sopra a fini “storici”. In concreto, riterrei opportuno procedere all’interruzione dei termini di prescrizione del diritto al riconosci- mento della perequazione spettante sui trattamenti pensionistici degli anni 2012-2013 con lettera raccomandata a/r da inviare all’Inps entro il prossimo 31 dicembre 2016. Ciò, non tanto nella speranza di ottenere quanto negato, ma nel ti- more che, se il Governo perderà in Corte Costituzionale, cercherà di pa- gare solo chi ha fatto causa lasciando fuori tutti gli altri perché nel frat- tempo il loro diritto sarà prescritto. Riporto un fac-simile, da me compilato, di un modulo da inviare all’In- ps, ma ne esistono varie versioni più o meno simili, più o meno sofisti- cate. Segnalo anche che un certo numero di pensionati di varie banche hanno aderito a vertenze collettive, patrocinate da un legale. Riten- go che ciò comporterà una spesa. RACCOMANDA T A A/R Spett. INPS Sede di…..........……. (indicare quella del luogo di residenza) Via……………………............Oggetto: Richiesta di esecuzione della sentenza della Corte Costituzio- nale n.70/2015 Il sottoscritto ………….......….. nato a ……............... il …...…............... residente in ……............................ Cod. Fiscale ….............................. titolare della pensione Inps Categ ........…. Certificato N…................PREMESSO - Che il trattamento pensionistico corrisposto al sottoscritto negli anni

SENZA PAROLE PREVIDENZAma l’aumento di capitale è in sali-ta”. Ecco perché non so più cosa pensare, cosa dire e rimango SENZA PAROLE. Concludo questa ‘articolessa’ che,

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Page 1: SENZA PAROLE PREVIDENZAma l’aumento di capitale è in sali-ta”. Ecco perché non so più cosa pensare, cosa dire e rimango SENZA PAROLE. Concludo questa ‘articolessa’ che,

PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE DIPENDENTI DELLA BANCA TOSCANA COLLOCATI IN PENSIONE

ANNO XXXVI - N. 165 - SETTEMBRE 2016DIRETTORE RESPONSABILE: DUCCIO GUASPARRI • COMITATO DI REDA-ZIONE: GIANCARLO BALLERINI - FRANCO LAMPREDIRegistrazione al Tribunale di Firenze numero 2892 del 15 ottobre 1980Stampa: SAFFE srl - Via S. Morese, 12 - CALENZANO - Firenze • Non si stampa-no scritti anonimi e gli autori rispondono dei loro scritti • TRIMESTRALE GRA-TUITO • SEDE: VIA CAVOUR, 82/A - FIRENZE - TELEFONO 055/28.29.25• Po-ste italiane Sped. in abb. postale -70% DCB Firenze

Questa locuzione viene usatacome didascalia dal vignettistaquando, col solo disegno, riesce atrasmetterne l’aspetto comico. Di-verso è il significato del titolo per il‘pezzullo’ che sto per scrivere.

Da quando la Banca Toscana èstata “incorporata” dalla bancaMonte dei Paschi di Siena (le vir-golette stanno a indicare che quelparticipio passato è soltanto ungrazioso eufemismo in luogo deipiù appropriati annientata, disinte-grata, soppressa, ...), dal 30 Mar-zo 2009, dicevo, ho sempre cerca-to di esprimere considerazioni ecritiche, talora anche graffianti, masempre con una valutazione delMONTE non escatologica, cioènon prossima ad una fine inglorio-sa. Ho sempre pensato e ritenutoche una banca «sistemica», condimensioni e strutture nazionali edinternazionali di livello superiore econ i suoi oltre cinque secoli distoria, riuscisse a superare questapur grave crisi che, proprio a parti-re dal 2009, sia sul versante finan-ziario, sia con riguardo alla redditi-vità ha palesato un trend molto cri-tico. Ne è risultato compromesso ilconnotato più importante per unabanca, quello della fiducia. L’attua-le responsabile della gestioneMPS, l’AD Fabrizio Viola, ha cer-cato in tutti i modi che non ne ve-nisse danneggiata in misura irre-versibile la credibilità. Tutte le rela-zioni assembleari, in sede di ap-provazione dei bilanci annuali, siconcludevano con espressioni digratitudine verso tutti i dipendentiper la costante, fattiva collabora-zione prestata, cosi come, noncon minore enfasi, vivo apprezza-mento veniva manifestato nei con-fronti dell’affezionata clientela peraver mantenuto intatti quasi tutti irapporti, nonostante qualche inci-dente di percorso. Tali attestazioninon avevano mai il sapore di un“grazie” formale o rituale.

L’evolversi, anzi l’involversi dellecomplesse vicende del Monte haassunto negli ultimi tempi tonipreoccupati ed incerti.

Spesso mi capita di essere inter-pellato da amici e conoscenti, cuisono noti i miei trascorsi in banca,con frasi del tipo «ma questo Mon-te dei Paschi non va punto bene,io ci ho ancora della ‘roba’, chefaccio? Levo tutto?» Ed io semprerispondo: «Macché, tranquillo. Orail maggiore azionista è lo Stato,non ci sono problemi di default. Ioho ancora quasi tutto lì!».

Poi, per non farsi mancare pro-prio niente, la Regione Toscana haistituito una commissione d’inchie-sta le cui conclusioni sono state inparte anticipate dai media a fineAgosto. In sostanza sembra non cisiano elementi conoscitivi nuovi. Ipartiti cui erano stati affidati i lavo-ri non sono riusciti a mettersi d’ac-cordo, tant’è che l’approvazionedel testo conclusivo è avvenuta amaggioranza con due diversi do-cumenti. Per quanto sono riuscitoa sapere, in nessuno dei due si facenno alla soppressione dellaBanca Toscana: è sempre all’im-provvida acquisizione della bancaAntonveneta che si fa risalire l’ini-zio della crisi del Monte. Per la ve-rità non viene omesso di sottoli-neare il precedente acquisto dellaBanca del Salento (strapagata) poidenominata Banca 121, e dellosciagurato avvento dell’ingegnerVincenzo De Bustis che si portòdietro i prodotti tossici My Way eFour You nonché l’espertissimo fi-nanziere Gianluca Baldassarri.Ma, come detto, della Banca To-scana nessun accenno, come se il‘delitto’ non fosse avvenuto. A miamoglie, appassionata dei gialli intv, ho preannunciato che presto,per la seguitissima serie COLDCASE (casi irrisolti), verranno pro-posti alcuni episodi relativi all’as-sassinio della Banca Toscana.

Torno un momento alle ultimenon esaltanti vicende della bancaMonte dei Paschi di Siena.

C’è, da parte della magistratura,l’indagine in corso per “falso in bi-lancio” a carico dell’AD FabrizioViola e dell’ex Presidente Alessan-dro Profumo.

C’è la proposta di un ex consi-gliere della Banca Toscana, expresidente MPS ed ex sindaco diSiena di commissariare il Monte!

C’è un ex consigliere comunaleed assessore senese – assai notocome figura di secondo piano (os-simoro) – che dice: “ricompriamonoi senesi la Banca!”

A seguito dell’approvazione daparte della BCE del piano di salva-taggio (ricapitalizzazione da 5 mi-liardi di euro e maxi cartolarizza-zione delle sofferenze (NPL)), c’èchi a Siena esulta, sindaco in te-sta: «il Monte è salvo», così nellaNazione, cronaca di Siena, del 31luglio u.s. Poi sullo stesso giorna-le, lo stesso giorno, nelle paginenazionali, veniva riportata un’inter-vista ad un illustre (?) ex dirigentedel MEF, ora docente alla LondonSchool of Economics, secondo ilquale “il piano del MPS è positivo,ma l’aumento di capitale è in sali-ta”.

Ecco perché non so più cosapensare, cosa dire e rimangoSENZA PAROLE.

Concludo questa ‘articolessa’che, in relazione al titolo costitui-sce un paradosso: di parole, allafine, mi accorgo di averne detteanche troppe.... E qualcosa nellapenna mi è pur rimasto.

Per una visione più completa eapprofondita del Monte dei Paschie del sistema bancario, anche inprospettiva, invito a NON perderel’articolo pubblicato ne LA PAGINADI GIANCARLO POLITI, dal titolo«Monte dei Paschi da salvare».

[email protected]

(segue a pag. 2)

SENZA PAROLEdi Duccio Guasparri

Il mio amico Duccio scrivendo il suo articolo, dice di “non avere parole” e in realtà è difficile trovare quelle giuste per descrivere e de-finire le vicende che travagliarono e tuttora travagliano la nostra Capofila; vicende nelle quali si inserisce la “scomparsa” della nostraBanca. Il nostro Direttore responsabile si occupa dei massimi sistemi ma io per una vicenda un po’ più piccola e forse trascurabile aipiù, due parole ce le avrei: estremo oltraggio.

Pubblicando, bontà vostra, la consueta vignettuola sul nostro giornale, ho sempre pensato che non occorresse alcun commento ospiegazione per due essenziali motivi: primo, perché tali scarabocchi hanno sempre riflesso in buona fede le mie personali convinzioni;secondo, perché l’ironia sotto forma di grafica per muovere il sorriso non può avere in allegato le istruzioni per l’uso.

Questa volta faccio un’eccezione. Corre voce (e di più non so) che verrebbe avviata una trattativa per la vendita di Palazzo Salviati(o Da Cepparello) che come tutti voi saprete fu la prima e bella sede per quel Piccolo Credito Toscano divenuto poi grazie all’interven-to salvifico del Monte dei Paschi, la nostra Banca Toscana. Chi siano gli acquirenti possibili non mi è dato sapere ma le solite voci (in-controllate) parlano di cinesi e possibili trasformazioni in abitazioni di lusso (!).

Parliamo di un palazzo cinquecentesco di pregevole e nobile fattura, costruito sul luogo dove ebbero le case i Portinari; Folco, Bea-trice e a suo tempo i primi custodi della porta della “cerchia antica”; parliamo del palazzo ove visse Maria Salviati moglie di Giovannidalla Bande Nere; parliamo del palazzo dove al tempo di Firenze capitale ebbe sede il Ministero di Grazia e Giustizia. Parliamo in so-stanza di un luogo di memorie degno di essere preservato al di là del fatto che fu sede di una Banca che molto fece per conservarlo.

Se hanno bisogno degli spiccioli da gettare nella loro fornace, facciano almeno il possibile per una destinazione dignitosa che preve-da la pubblica fruizione. Umberto Bacciotti

PREVIDENZAa cura di gb/

BLOCCO PEREQUAZIONE AUTOMATICA PENSIONI

Da vari anni si susseguono i blocchi delle pensioni. Si tratta del modopiù facile a disposizione del Governo per fare un taglio alla spesa pub-blica. Qualcuno ha detto: usa le pensioni come un “bancomat”.

Il primo blocco avvenne nei tre anni dal 1998 al 2000, il secondo nel2008. Il terzo, con la Legge Fornero, per gli anni 2012/2013.

Ricordo che la Corte Costituzionale con la sentenza 3 novembre 2010n. 316 avvertì che, se è vero che “la garanzia costituzionale dell’ade-guamento e della proporzionalità del trattamento pensionistico incontrail limite delle risorse disponibili, al quale il Governo e il Parlamento de-vono uniformare la legislazione di spesa, è pur vero anche che la so-spensione a tempo indeterminato del meccanismo perequativo, ovverodella frequente reiterazione di misure intese a paralizzarlo, esporrebbeil sistema ad evidenti tensioni con gli invalicabili principi di ragionevo-lezza e proporzionalità perché le pensioni, sia pure di maggior consi-stenza, potrebbero non essere sufficientemente difese in relazione aimutamenti del potere di acquisto della moneta”.

Il Legislatore non ha tenuto conto del “monito” della Corte Costituzio-nale e – con il D.L. 6 dicembre 2012 n.201, convertito nella Legge 22dicembre 2011 n. 214, art. 24, comma 25 – ha disposto il blocco per dueanni (2012 - 2013) della perequazione automatica delle pensioni d’im-porto mensile lordo superiore ad appena tre volte il trattamento minimoInps.

La Corte Costituzionale con la sentenza n. 70 del 30 aprile 2015 hadichiarato illegittima la norma di cui sopra. Purtroppo il Governo ha ag-girato la sentenza con il Decreto Legge 21 maggio n. 65 che ha così tol-to, alla maggioranza dei pensionati, quanto loro spettante. Tale decretoha concesso solo un lieve aumento per le pensioni lorde mensili com-prese tra 1.505,67 e 3.011, 34 euro. Si tratta di un decreto chiaramenteincostituzionale e sono già numerosi i giudici che lo hanno denunciatoalla Corte Costituzionale. Ricordo che, per accedere alla Corte Costitu-zionale, occorre prima passare da un giudice ordinario che deve valu-tare se le eccezioni sono o non sono fondate.

Apparentemente il blocco può sembrare una parentesi momentanea,un sacrificio per l’anno o gli anni del blocco ma, invece, non è così: quel-lo che non è stato concesso non viene più restituito per tutta la vita delpensionato, e, anzi, si trasmette anche alla pensione di reversibilità.

Quanto sopra a fini “storici”. In concreto, riterrei opportuno procedereall’interruzione dei termini di prescrizione del diritto al riconosci-mento della perequazione spettante sui trattamenti pensionistici deglianni 2012-2013 con lettera raccomandata a/r da inviare all’Inps entro ilprossimo 31 dicembre 2016.

Ciò, non tanto nella speranza di ottenere quanto negato, ma nel ti-more che, se il Governo perderà in Corte Costituzionale, cercherà di pa-gare solo chi ha fatto causa lasciando fuori tutti gli altri perché nel frat-tempo il loro diritto sarà prescritto.

Riporto un fac-simile, da me compilato, di un modulo da inviare all’In-ps, ma ne esistono varie versioni più o meno simili, più o meno sofisti-cate.

Segnalo anche che un certo numero di pensionati di varie banchehanno aderito a vertenze collettive, patrocinate da un legale. Riten-go che ciò comporterà una spesa.

RACCOMANDATA A/R

Spett. INPSSede di…..........……. (indicare quella del luogo di residenza)Via……………………............…

Oggetto: Richiesta di esecuzione della sentenza della Corte Costituzio-nale n.70/2015

Il sottoscritto ………….......….. nato a ……............... il …...…...............residente in ……............................ Cod. Fiscale …..............................titolare della pensione Inps Categ ........…. Certificato N…................…

PREMESSO- Che il trattamento pensionistico corrisposto al sottoscritto negli anni

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Pagina 2 ANNO XXXVI • N. 165 • SETTEMBRE 2016 • Voce Nostra

Come riportato nel numero scorsodi Voce Nostra – Sabato 30 marzou.s. – si sono svolte le votazioni peril rinnovo degli Organismi Direttivi.

Il 31 maggio u.s. si sono riunitinei locali dell’Associazione in Fi-renze – Via Cavour 82/a i membridel Consiglio Direttivo, del Colle-gio dei Revisori dei Conti, del Col-legio dei Probiviri, i componentidel Comitato della Dotazione Ter-rosi e tutti coloro che ricopronouna mansione attiva in seno al-l’Associazione.

Ha aperto la riunione il Presi-dente uscente Mario Mariotti pro-ponendo quale Presidente dellariunione il collega Salvatore Enia.

Salvatore Enia comunica i nomidegli eletti nelle votazioni del 31maggio; si rallegra per la presenzadi una quota rosa (Maria GraziaVieri) auspicando un futuro incre-mento della presenza femminilenel nostro organigramma.

Presenta l’organigramma per laconduzione dell’Associazione nelprossimo triennio 2016/2018 cheviene approvato all’unanimità peralzata di mano.

Salvatore Enia rivolge un calo-

roso ringraziamento a tutti queicolleghi che operano attivamenteall’interno dell’Associazione peradempiere al meglio le mansioniloro affidate.

Duccio Guasparri, pur a malin-cuore, pensa di rinunciare all’im-pegno di direttore di Voce Nostra.Ciò, principalmente, per ragioni dicarattere familiare ed anagrafiche(80 anni). Chiede di darsi da fareper cercare un sostituto a far tem-po del 1° gennaio 2017. Dice diavere interpellato a proposito ilcollega Umberto Romeo che sem-brava disponibile… ma il medesi-mo si dichiara disponibile solo acollaborare con articoli ma non adassumere la carica di direttore.

Giancarlo Ballerini esorta aponderare questa nuova situazio-ne invitando tutti a ripensare a ciòche si sta delineando e sulla ne-cessità di prendere i provvedimen-ti del caso.

Salvatore Enia, interpretando lasituazione di Guasparri, esorta tut-ti a darsi una mossa per individua-re almeno 3 elementi idonei ad in-tegrare la conduzione di Voce No-stra. A tal proposito si fanno i nomi

di Fredianelli, Biancalani e Bonitoper collaborare alla continuità diVoce Nostra. (*)

Ferdinando Berti rinnova i pro-pri punti di vista, già espressi nel-l’assemblea di Aprile, e cioè cheVoce Nostra potrebbe esserestampato in carta meno patinata.Ballerini ribadisce che ogni copiaper carta e stampa nel 2015 è co-stata solo Euro 1,25. Cambiandocarta non potremmo comunquescendere sotto tale cifra.

Mario Mariotti fa una storia delvissuto del passato Consiglio e siritiene soddisfatto di come, anchein momenti di criticità, abbia tuttofunzionato.

Ringrazia tutti coloro che hannosopperito, in mancanza della suapresenza, per ragioni familiari, amandare avanti la “baracca”. (Ap-plausi)

Valerio Androsoni rivolge uncaldo ringraziamento a tutti gli elet-ti che, a loro volta, lo hanno nomi-nato nuovo presidente dell’Asso-ciazione. Accetta l’incarico con l’im-pegno ad operare sempre nel mi-gliore dei modi per la tutela degli in-teressi della nostra Associazione.

(“PREVIDENZA”... continua da pag. 1)

2012 e 2013 era superiore a tre volte il trattamento minimo Inps e quin-di ha subito il blocco della perequazione automatica in forza del D.L 6dicembre 2012 n. 201 convertito nella legge 22 dicembre 2011 n. 2014,art 24, comma 25.

- Che la suddetta norma è stata dichiarata illegittima dalla Corte Co-stituzionale con sentenza n. 70 del 30 aprile 2015.

- Che a seguito della suddetta sentenza il Governo ha emanato il D.L,21 maggio 2015 n.65 che ha ridotto enormemente e addirittura escluso,come nel mio caso, gli aumenti e gli arretrati spettanti.

- Che il suddetto Decreto Legge è in palese contrasto con la senten-za n.70/2015 della Corte, e, fra l’altro e comunque, in contrasto con i se-guenti articoli della Costituzione: Art 136 (efficacia delle sentenze dellaCorte), Art. 36 (diritto alla giusta retribuzione) e Art. 38 (diritto all’ade-guatezza della pensione).

- Che la decisione della Corte esclude qualsiasi eventualità che inter-venti per decreto possano esonerare con effetto retroattivo qualsiasiistituto dalla responsabilità applicativa e, pertanto, l’Inps è obbligato a ri-spettare la sopra citata sentenza della Corte Costituzionale.

CHIEDE- Che codesto Istituto provveda alla ricostituzione della pensione sul-

la base delle normativa previgente al D.L. 6.12.2011 n. 201, sopra cita-to, dichiarato incostituzionale.

- Che gli venga restituito quanto illegittimamente non corrisposto tra il2012 e la data a decorrere dalla quale sarà corrisposto il pagamentodelle pensione ricostituita, come sopra richiesto, ed altresì maggioratodegli interessi legali.

Il sottoscritto fa presente che, in difetto di quanto dovuto e richiesto,dovrà provvedere nei modi di legge.

………...........…………(firma)

I pensionati che riscuotono la pensione integrativa dal Monte dei Pa-schi di Siena potrebbero inviare analoga richiesta al MPS ma ciò…...eventualmente..… per pochi spiccioli!

PENSIONI DI REVERSIBILITÀ

Come noto e come segnalato più volte anche su questo periodico lapensione di reversibilità è pari al 60% dell’importo percepito dal consor-te ed è ulteriormente decurtata, se il beneficiario ha altri redditi, di ulte-riori 25% 40% 50% secondo tre fasce di reddito che variano ogni anno.(ved. fasce per l’anno 2016 su Voce Nostra n. 163 – Marzo 2016).

In applicazione del D.L. 6 luglio 2011 n.98 (Disposizioni urgenti per lastabilizzazione finanziaria) convertito con modificazioni dall’art. 1 com-ma 1 della legge 15 luglio n.2011 – Art 18 – a decorrere dal 1° Gen-naio 2012 le pensioni di reversibilità a favore del coniuge superstite so-no ridotte di un ulteriore 10% per ogni anno di matrimonio inferiore a10 anni – qualora il matrimonio sia stato contratto dopo il compimentodei 70 anni del coniuge che percepisce la pensione, – da cui deriva lareversibilità – e la differenza di età tra i coniugi sia superiore a 20 anni.

La Corte Costituzionale. con sentenza del 15 giugno 2016 (GUn.29 del 20-7-2016) ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delsopra citato Art 18. Del D.L. 6 luglio 2011 n. 98.

Nell’attribuire rilievo all’età del coniuge titolare di trattamento pensio-nistico al momento del matrimonio e alla differenza di età tra i coniugi –hanno argomentato i giudici – si introduce una regolamentazione irra-gionevole e incoerente con il fondamento solidaristico della pensione direversibilità.

MONTE DEI PASCHI DI SIENAIl 29 luglio u.s. il Consiglio di Amministrazione della Banca ha appro-

vato – a mercati chiusi e prima dell’esito degli stress test della Bce – iconti riguardanti il secondo semestre 2016: registrano un utile di 302 mi-lioni di euro.

Quadro di Sintesi dei risultati al 30/06/2016 del Gruppo Montepa-schi.

VALORI ECONOMICIMargine di interesse 1.035,2Commissioni nette 940,7Altri ricavi 368,6Totale Ricavi 2.344,5Rettifiche di valore nette per deterioramento crediti e attività finanziarie (717,2)Risultato operativo netto 348,5Utile (Perdita) di periodo della Capogruppo 302,0UTILE PER AZIONE (euro)Utile base per azione (basic ESP) 0,103Utile diluito per azione (diluited EPS) 0,103DATI PATRIMONIALI CONSOLIDATITotale Attivo 164.385,5Crediti verso Clientela 107.547,8Raccolta Diretta 112.045,2Raccolta Indiretta 97.708,6di cui Risparmio Gestito 55.517,3di cui Risparmio Amministrato 42.191,4Patrimonio netto di Gruppo 9.928,7STRUTTURA OPERATIVANumero Dipendenti – dato puntuale 25.697Numero Filiali Rete Commerciale Italia 2.048

ASSOCIAZIONE DIPENDENTI DELLABANCA TOSCANA COLLOCATI IN PENSIONE

a cura di Renzo Regoli

CARICHE SOCIALI PER IL TRIENNIO 2016 -2018

Dell’Associazione Dipendenti della Banca Toscana collocati in pensione

CONSIGLIO DIRETTIVO

ANDROSONI VALERIO PresidenteMASSINI VANNI Vice PresidenteBURATTI ALESSANDRO TesoriereREGOLI RENZO SegretarioGUASPARRI DUCCIO Direttore “Voce Nostra” (*)BALLERINI GIANCARLO Redattore “Voce Nostra”ORMI ROBERTO Delegato Rapporti SindacaliMARIOTTI MARIO Delegato Rapporti SindacaliBENELI SILVIO Delegato Affari PrevidenzialiVASTA SILVIO SegreteriaCIANI RODOLFO ConsigliereDOMINICI ALBERTO ”ENIA SALVATORE ”MANNORI ANSELMO ”NESI ROBERTO ”PELLEGRINI GIANCARLO ”STAMPA DANIELE ”BONITO LUCA ”GAMBACCIANI CARLO ”BIANCALANI CARLO ”VIERI MARIA GRAZIA ” ROMEO UMBERTO ”LEPORATTI CARLO Coordinatore EmpoliBASTIANINI GIANCARLO ” GrossetoRICCIONI MARIO ” LivornoBARTOLI PAOLO ” LuccaLELLO VITTORIO ” Massa CarraraDELLA ROSA ALBERTO ” PisaFERRETTI LISANDRO ” Pistoia BORGIOTTI SILVANO ” Siena

COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI

Effettivi: Burattelli Silvano – Grassi Loriano – Marchi Franco.Supplenti: Rossi Roberto – Tulli Filippo.

COLLEGIO DEI PROBIVIRI

Effettivi: Caramelli Pier Luigi – Gambacciani Mario – Ferretti GiovanniSupplenti: Pennucci Luciano – Ancilli Marco.

DOTAZIONE TERROSI

Lampredi Franco – Mannucci Mario – Fredianelli Antonio

(*) A seguito di un giro di consultazioni fra Duccio Guasparri e gli altri colleghi sopra indicati, è emersa la disponibilitàdi CARLO BIANCALANI a coprire il ruolo di Direttore Responsabile contando sulla fattiva collaborazione e guida inizialedi Guasparri e del Redattore Capo Ballerini. Pertanto a far tempo dal 1° Gennaio 2017 Carlo Biancalani assumerà, a tut-ti gli effetti, l’incarico di Direttore Responsabile di Voce Nostra.

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Voce Nostra • ANNO XXXVI • N. 165 • SETTEMBRE 2016 Pagina 3

AFRICA TERRA RICCA9/04/2016

Viene preso di sottogamba ilproblema immigrazione e si mettela testa sotto la sabbia sperandoche la cosa passi da sé come unafebbre, una burrasca, un tifone.

Nel frattempo si filosofeggia sesi tratti di profughi da guerre o dacarestie oppure si tratti di fugheper problemi economici, fughe peril clima. Tutti sofismi per inganna-re il tempo e per esorcizzare il pro-blema inutilmente.

Si fugge dalla realtà inventando-cene una che ci piace, ma che è ir-reale. Quindi se la realtà fa a pu-gni con l’irrealtà, PEGGIO PER LAREALTÀ! Manca la politica seria.Le chiacchiere non fanno farina.

Così non può durare senza unprogramma serio. Le distinzioni fraimmigrati, rispetto ai motivi che lispingono in Italia, non vanno benepoiché i giudici hanno già senten-ziato che la POVERTÀ è elemen-to sufficiente per il permesso disoggiorno. Quindi i sofismi sonoda buttare nel cestino del politi-chese.

Forse bisogna rassegnarsi an-che a fare da soli poiché l’Europanon esiste e, se esiste solo comeente burocratico e costoso, gira latesta altrove.

Ergo bisognerà fare un pianoMarshall con caserme dismesse eparrocchie vuote e programmarequalcosa di concreto per mante-nere, curare, integrare questi chehanno un denominatore comune:la povertà.

Ma se il denominatore comune è

la povertà, non possiamo dareprecedenze a chi arriva adesso ri-spetto all’italiano che è povero dasempre o che lo diverrà fra breve.Bisogna aiutare chi ha lo status dipovero; punto e basta.

Poi c’è da pensare a garantire lapacifica convivenza fra poveri emeno poveri e ciò dovrà avveniremediante il potenziamento dellasicurezza; anche armata se ne-cessario.

Però dall’altro lato bisognerebbevalutare di organizzare imprese elavoratori italiani (nonché disoccu-pati giovani) per “accompagnare”l’Africa sub-sahariana verso unaautonomia economica e finanzia-ria basata sul lavoro, e degli Afri-cani, e dei migranti Italiani versol’Africa ove mancano le struttureeconomiche, ma dove abbondanomaterie prime.

Occorrono tecnici di ogni tipo di-sposti ad emigrare in Africa persfuggire alla povertà italiana; at-tuale e prossima ventura. Essi do-vranno mettere le basi per l’agri-coltura, la pastorizia, l’acqua, lestrade, le scuole, le fabbriche, gliospedali, le università e tuttoquanto serve per generare abilitàproduttive, commerciali, sociali inloco che attirino anche altri euro-pei ma, soprattutto, altri Africani dialtre regioni. SE l’ONU c’è, battaun colpo quale scorta blu di questieserciti pacifici che vanno in Africaa farla crescere sotto ogni punto divista. Se non si interviene in tem-po l’esodo durerà per decenni econ l’esodo morirà anche l’Africa.

Non si tratta di andare solo a fareopere buone, ma si tratta di andare

anche a produrre PIL a beneficio, edegli Africani, e degli immigrati ita-liani, e delle imprese italiane. Civorranno alcuni lustri per commuta-re l’Africa da Paese che esportaper pochi centesimi materie primepreziose, a Paese che le sfrutta inloco. Teniamo anche presente chei Cinesi sono già da anni in Africaove acquistano a man bassa terrericche. Se non ci muoviamo in tem-po, arriviamo dopo “i fochi”.

Gian Carlo Politi

Caro Gian Carlo concordo sulla necessità di in-

terventi specifici in territorio africa-no per creare i presupposti diun’Africa in grado di dare un pre-sente e un futuro alle popolazioniautoctone che ora fuggono dispe-rate per le guerre, per fame, perdisperazione. Concordo anche suquel certo fatalismo di fronte allemassicce migrazioni verso i Paesi– in particolare Italia e Grecia –che poi non sono in grado di ri-spondere neppure parzialmentealle emergenze, perché INREALTÀ NON sono in grado di of-frire a quei disperati che riesconoad approdare sulle nostre costeun’accoglienza adeguata, spessoneppure dignitosa: Rosarno docet.

Sappiamo già che l’Europa – co-me struttura, come Unione di Stati– NON sa dare risposte, né sulpiano della solidarietà diretta, nésu quello economico a favore deiPaesi di provenienza se non constanziamenti di finanziamenti chenon potranno mai essere risolutivi,perché non congrui e perché prividi un disegno veramente concreto

Giocate, scommettete! Ormai èpossibile ovunque, non solo nelletabaccherie, ma anche nei bar, neinegozi, attraverso il telefono, leapp. Si gioca “grattando”, si giocaal lotto, sulle partite, sui goal, sututto. La crisi ha accentuato lasperanza di trovare scorciatoie perfare soldi, la pubblicità non dà tre-gua e ci perseguita su Internet, suigiornali, alla radio, attraverso glispot televisivi. È un incitamentocontinuo, prospettando cambia-menti facili e straordinarie oppor-tunità. Alla fine degli spot, una vo-cina sommessa e a grande velo-cità annuncia che è proibito il gio-co ai minori di 18 anni. E chi locontrolla? Intanto giocare può darluogo ad abitudine. La chiamanocon tono allettante ludopatologia,che vuol dire dipendenza dal giocod’azzardo. La dipendenza aumen-terà sicuramente, perché è comela droga: se è facilmente disponi-bile, è più realizzabile la tentazio-ne di provarla.

In questa situazione la posizionedello Stato è molto ambigua: daun lato il ministro dell’Economia èfelice che le opportunità di giocod’azzardo aumentino, perché letasse sono elevate e le entrate ineuro sono benvenute, dall’altro ilministro della Salute si preoccupa,perché poi deve vedersela con lapatologia che ne deriva.

Il problema non è diverso daquello posto dal tabacco e dall’al-

cool, dove esiste lo stesso tipo diambiguità: la sete di denaro daparte del fisco è solo debolmentebilanciata da campagne e da de-creti all’acqua di rose.

Per combattere il gioco d’azzar-do, il ministero della Salute si èaddirittura inventato un livello es-senziale di assistenza, la ludotera-pia che si traduce nell’obbligo daparte delle Asl di mettere in attostrutture e meccanismi per aiutaregli scommettitori a smettere il loro“vizio”. Sembra la leggendaria tesidi Penelope, che si fa e si disfa. Sicreano malattie per ottenere dena-ro e si usa parte di quel denaro percercare di curarle. Non sarebbepiù facile controllare la pubblicità?Si fa per il tabacco, ma strana-mente non per l’alcol e appuntoper il gioco d’azzardo.

Non dimentichiamo che se pertabacco e alcol la posta in gioco èla diffusione di malattie spesso in-curabili e mortali, per il gioco d’az-zardo è in palio una spesa di de-naro che per definizione è spessoin perdita, alimenta l’usura e gene-ra fallimenti familiari e aziendali.Fino a quando i soldi guideranno icomportamenti dello Stato?

*Silvio Garattini

* Direttore Istituto di ricerche farma-cologiche “Mario Negri” di Milano

Fonte: Tratto da BenEssere – men-sile San Paolo – che ne ha gentilmen-te autorizzata la riproduzione

RIPORTIAMO COLLOQUI E COMMENTI AVVENUTIVIA E-MAIL TRA COLLEGHI

IL GIOCO E LO STATOUna Storia ambigua

e mirato. Non resterebbe che l’O-NU, ma come si fa ad avere fidu-cia in quella istituzione che a benguardare è la madre (e anche ilpadre) degenere dell’Unione Eu-ropea. Certo è che se si continuadi questo passo i deprecati populi-smi non potranno che prevalereproprio in relazione alle gravissi-me incongruenze e deficienze dal-l’attuale situazione. Ma noi intantoci dobbiamo ‘distrarre’ per i ballot-taggi, per il referendum, per la si-nistra non abbastanza a sinistra,per la destra che non esiste piùperché gli stessi partiti che la do-vrebbero rappresentare non si tro-vano d’accordo neppure sulle co-se minimali.....

Avverto con compiacimento latua volontà di lottare per questogrossissimo problema (l’esodo bi-blico delle popolazioni africane). Ticonfesso che da parte mia questavolontà è ridotta ‘al lumicino’ pro-prio perché non vedo una via d’u-scita, ma soprattutto perché misembra che di fatto anche la comu-nità internazionale non sia in gradodi affrontare il dramma in atto.

Ci sentiamo presto. Un abbrac-cio.

Duccio

gb/ ed io ti ‘incontriamo’ spessosu La Nazione che – è evidente –ti paga assai di più di quanto NONfacciamo noi.

Giancarlo ha portato la settimanascorsa le bozze dell’ultimo numerodi Voce Nostra in tipografia ma di-spera di poterlo spedire la prossi-ma settimana. Scherzi a parte nelnumero 164 (il prossimo) c’è tantoGiancarlo Politi anche se qualche‘pezzo’ è stato messo da parte peresigenze di spazio. Sei sempreFORTISSIMO in ogni caso.

Domattina c’è la riunione dellaRedazione con le new entry: LucaBonito, Carlo Biancalani e Umber-to Romeo.

Per quanto mi riguarda, ho inten-zione di passare il testimone di Di-rettore Responsabile con l’inizio delprossimo anno, sia per aver rag-giunto la veneranda età di 80 anni,sia per le non buone condizioni disalute di mia moglie, sia per gli im-pegni di nonno-sitter sempre più‘gravosi’ pur se ‘gradevoli’.

Un abbraccio Duccio.

Caro Duccio,In primis mi rallegro per il rag-

giungimento dei tuoi splendidi 80;goditi il lavoro di “nonno” e ti senti-rai come a 40.

In quanto al tema AFRICA hairagione: non vedi una via d’uscita;peraltro come tutti noi.

Tuttavia non perdiamo la fiduciae la gioia della vita anche se pienadi problemi e di acciacchetti, re-stando forti nel pensiero che “tuttoquel che avviene, conviene”. È laProvvidenza che “muove il sole el’altre stelle” sulle sorti del mondoper fini che non ci sono noti e chescopriremo giorno per giorno se cisarà dato di campare un altro cen-tinaio d’anni.

Ciao a te ed a gb/.GP

P.S. del nuovo team alla direzio-ne di Voce Nostra ricordo solo Ro-meo; comunque formula a tutto ilteam i miei migliori auguri di lavo-ro e “sonda” se le mie “pensate”saranno gradite o meno. Forsescrivo troppo ma lo faccio per sca-ricarmi il cervello dagli arrovella-menti. Come dire? È un po’ unacura della mente senza andare infarmacia a pagare il ticket.

Il campanile della chiesa di San-ta Felicita, (situata nel quartiere diOltrarno, a pochi passi appenapassato il Ponte Vecchio, sulla si-nistra di via Guicciardini, nell’omo-nima Piazza di Santa FelicitaN.d.R.) squadrato ed un po’ tozzo,posto sul retro e poco visibile dal-la piazzetta antistante ad esso, daun po’ di tempo non era più lui:soffriva di malinconia e di tristez-za, ma molto più si sentiva come il“brutto anatroccolo”, perché, puressendo il campanile di una bellis-sima chiesa, era contornato da uncomplesso di monumenti unici almondo per la loro imponenza ebellezza.

Alle sue spalle si ergeva unacollina con il maestoso Forte diBelvedere e sul lato verso il fiumequesta degradava in un bellissimogiardino, appendice di un impo-nente palazzo e questo lo facevasentire ancora più piccolo; se poilo sguardo si allungava al restodella città, allora sì che il rivaleg-giare gli era impossibile. Infatti,un’alta e superba cupola con ac-canto un campanile di marmi colo-rati e tanti altri campanili di stile di-versi lo guardavano con sufficien-za e compassione.

Così il povero campanile, conl’andare degli anni – e sì che di an-ni ne aveva tanti! – si sentiva sem-

pre più piccolo e brutto ed anche ilsuono delle sue campane avevaperso quella freschezza di un tem-po.

Il vecchio parroco era veramen-te preoccupato di questa situazio-ne e spesso la sera prima di salirein canonica si ritrovava a parlarcon lui raccomandandogli di nonabbattersi, di reagire, di metterciinsomma tutta la buona volontà,perché anche lui avrebbe fatto lasua parte, pregando il buon Dio –col quale ovviamente aveva unbuon rapporto – di aiutarlo a trova-re una soluzione; il campanile ri-spondeva di sì col tocco di unacampana, ma non era sincero per-ché poi, di notte, quando nessunopoteva vederlo, piangeva a piùnon posso e grosse lacrime riga-vano le antiche pietre, sbriciolan-do a poco a poco la calce che leuniva.

Una notte si abbatté sulla cittàun violento temporale con tuoni efulmini così forti che si temette perl’incolumità di tanti monumenti; in-vece il nostro campanile, mentreera flagellato dalla pioggia, im-plorò che davvero un fulmine locolpisse in pieno, mettendo così fi-ne alla sua esistenza, triste e sen-za speranza.

Ma ciò non avvenne! Però, lamattina dopo, quando il parroco

scese in chiesa per la prima mes-sa dell’alba, notò frammenti di pie-tra e calcinacci sparsi ovunque al-la base del campanile; alzò gli oc-chi e vide che questi aveva soffer-to per il temporale: le campanestavano in bilico sui loro sostegni,molte tegole erano volate via edalcune crepe si erano fatte ancorapiù minacciose.

Allora al parroco vennero deigrossi lucciconi e dentro di sé pre-se una decisione irrevocabile: do-po pochi giorni, infatti, e per uncerto tempo, mani amorose,esperte, pazienti e professionali,lo curarono con tanto amore. Ilmalato ritornò al suo antico splen-dore, ad essere “il signor campa-nile” fiero della sua presenza inquella chiesa e senza più com-plessi.

Il parroco volle fare una gran fe-sta per la rinascita del suo campa-nile e quella mattina avvenne unpiccolo miracolo: la città si fermònel suo frenetico rumore di auto, difabbriche ecc. tutti gli altri campa-nili tacquero e s’inchinarono a luiche, solo con le sue splendidecampane, suonò un doppio cosìbello che il suono si sparse per tut-ta la città ed oltre!

Inoltre, si racconta, anche inmancanza di documenti attendibi-li, che tutta la folla accorsa perquell’evento, pigiata nella piazzet-ta, vide ergersi al di sopra dellafacciata il campanile in tutta la suaaltezza ed imponenza come maiera avvenuto prima.

P.S.

STORIA DI UNCAMPANILE

di Paolo Sirigatti

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Pagina 4 ANNO XXXVI • N. 165 • SETTEMBRE 2016 • Voce Nostra

Col passare inesorabile del tem-po, mi rendo conto che ne restasempre meno per cercare di esau-dire i propri desideri. Anche per-ché, oggi ci sei, domani non si sa.Allora sto acquisendo la mentalitàdel “carpe diem” e, nei limiti del le-cito e di quello che penso sia rea-lizzabile, cerco di fare quello cheda tempo mi ronza per la testa.Così, nei giorni scorsi, ho presocontatto con un istruttore del cam-po volo di Pioppogatto, e stamanicon lui ho fatto un giro panoramicodi quasi un’ora sui cieli della Versi-lia per scattare foto dall’alto. Hodeclinato l’invito a farlo col delta-plano, preferendo un mezzo più“stabile”, una specie di incrocio fraun mini elicottero e un mini velivo-lo, e dopo essermi adeguatamen-te “incastrato” nel sedile posterio-re, con la macchina fotografica atracolla, e dopo aver infilato il ca-sco col collegamento audio al pilo-ta, siamo partiti dalla verde pista.

Erano le 9,30 e abbiamo punta-to sul pontile di Lido di Camaiorepassando davanti alla Cittadelladel Carnevale. Da lì, virata versosud per sorvolare le spiagge ed ilporto di Viareggio, poi la pineta,Torre del Lago e Bocca di Serchio,poi verso il lago, sopra il TeatroPuccini e Villa Orlando, i campi diMarina di Vecchiano, poi Massa-ciuccoli coi resti romani e, a segui-re, Quiesa, Bozzano, Massarosa.Ho visto i fiori di loto dall’alto, poi ilsorvolo sopra casa mia e da lì ver-so Pieve a Elici e Montigiano. Poiverso Stiava e verso la piana diCamaiore. Giro verso il mare peruna foto alla Torre Matilde e rientroa Pioppogatto.

Considerazioni.

Pensavo di avere più paura, in-vece, grazie alla calma di Luigi, ilpilota, nessun problema. Ho evita-to di guardare proprio sotto di noi,guardando in avanti a dx e a sxscattando foto. Sembrava di esse-re fermi ed invece si viaggiava aoltre 90 km orari. Il nostro territoriovisto dall’alto, è proprio un fazzo-letto, anzi, un bellissimo fazzolettoche dovrebbe marciare unito enon spezzettato fra tanti comuni.Abbiamo delle bellezze naturalistraordinarie, sfruttate veramentepoco e male.

Con tutto il rispetto del Parco, sele nostre pinete fossero più pulitee fruibili dalla gente, sarebbero ve-ramente un fiore all’occhiello. E sequalcuno sporca, multe esemplari.Se le bilance sul lago fossero re-staurate e rese più accessibili po-trebbero essere affittate per ceneo eventi, magari come albergo dif-fuso. Verrebbero dal mondo per vi-verle con il sottofondo delle operedi Puccini. Sogni in libertà che vor-rei un giorno vedere esauriti. Dal-l’alto tutto sembra ordinato, i cam-pi, le strade, i canali. Belle le geo-metrie, create da chi a suo tempoaveva visto lontano. Non so comesiano venute le foto, di sicuro l’e-sperienza è stata piacevole e ap-pagante, 50 minuti con l’aria nellafaccia e gli occhi a spaziare ovun-que, particolarmente verso i nostrimonti, le Apuane, ed un pensieroche si fa strada: il prossimo volo lì,ad altezze maggiori e su scenaridiversi da quelli visti oggi.

Dati tecnici: Ho usato lo zoom 24-125 con Tempo un millesimo e ISOfra i 100 e i 200. F 10 se non erro.

A.D.P.Fonte: Facebook

Volo sulla Versiliadi Antonio Duilio Puosi

DICHIARAZIONE DEI REDDITI -MOD.730

L’Agenzia delle Entrate ha co-municato che il Mod. 730 per la di-chiarazione dei redditi è il modellopiù utilizzato: nel 2016 il numerocomplessivo dei soggetti che lohanno compilato è stato di 19,9milioni contro i 19,3 dell’anno scor-so. Tale dato evidenzia come l’in-troduzione della precompilata ab-bia spostato i contribuenti, che nepossono usufruire, dal vecchioMod. Unico al Mod. 730.

Nel 2016 i contribuenti che han-no cliccato su “invia”, sul sito del-l’Agenzia delle Entrate e hannocosì spedito direttamente la di-chiarazione dei redditi Mod.730,sono circa 2 milioni contro 1,4 mi-lioni del 2015; un incremento dicirca 600mila unità.

I contribuenti più propensi a tra-smettere direttamente il Mod.730risultano principalmente i residentinel nord Italia. Tra le regioni in cuila procedura è stata più utilizzata il

primo posto spetta al Friuli Vene-zia Giulia (14%), seguito dallaLombardia (13,6%) e poi dal Ve-neto (12,1).

Quanto all’età 446mila dichiara-zioni provengono da cittadini tra41 e 50anni, segue la fascia tra 51e 60 anni (374mila). Rilevanti an-che i dati dei settantenni (215mila)e degli “over 80” (139mila). Questiultimi forse aiutati da nipoti, digita-lizzati già in età prescolastica?

Invariato (17,9 milioni) è il nume-ro di contribuenti che si sonno ri-volti a Caf, professionisti o sostitu-ti d’imposta.

L’Agenzia delle Entrate ha co-municato che anche quest’annoad ottobre invierà un consistentenumero di lettere legate all’opera-zione Mod. 730; nel 2015 furono220.000; quest’anno il loro nume-ro non si discosterà molto da taledato. I destinatari di queste letterebonarie saranno, in particolare, icontribuenti che non hanno pre-sentato la dichiarazione pur aven-do percepito più redditi da lavorodipendente o da pensione da di-versi sostituti, che non hanno ese-guito il conguaglio delle imposte.

TENTATIVI DI TRUFFA

L’Agenzia delle Entrate – il 12agosto u.s. – ha comunicato chei tentativi di truffa in nome del Fi-sco sono continuati anche nel

NOTIZIE FISCALIa cura di Giancarlo Ballerini

Ogni persona “è” dal momento incui nasce e tutti possono iniziare aconoscerla. Per la madre è moltoprima, fin dal concepimento. In queiprimi nove mesi si cresce senzache nessuno possa vederci, solo lamadre può sentire chi è nel suogrembo, mentre inizia a crescere, aformarsi, in un modo non visibile.

Veniamo al mondo e facciamosubito parte di esso, con caratteri-stiche individuali che ci distinguo-no da tutti i miliardi di persona cheabitano su questo pianeta.

La nostra vita si sviluppa, da su-bito, in mezzo agli altri. Cresciamoseguiti, protetti, circondati da amo-re ed affetto. Iniziamo, un po’ pervolta, a fare le prime amicizie, i pri-mi giochi, da soli o nel gruppo.

Per la scuola e, da grandi, il la-voro, per chi ha la fortuna di tro-varlo e riesce poi a mantenerlo.

Abbiamo costruito, un po’ pervolta, il nostro mondo che, in ogniistante, s’incontra con i mondi ditanti altri.

In noi rimane sempre una parte diBambino, l’educazione dei Genitorie l’Adulto che siamo diventati.

Sul mio comodino tengo un li-bro, IL PICCOLO PRINCIPE, mi facompagnia e, a volte, prima di ad-dormentarmi lo leggo e lo rileggo,C’è un passaggio, uno dei tanti,che mi fa sempre sorridere, più omeno dice che anche i Grandi,una volta, sono stati Bambini, an-che se molti non lo ricordano.

Io, pur nella mia piena consapevo-lezza di essere Adulto ed anche Ge-nitore di due splendidi figli, ovviamen-te insieme a mia moglie, cerco di te-nere viva in me quella parte di Bam-bino che è rimasta e che coltivo quo-

tidianamente con amore e pazienza.Oggi sono particolarmente felice

perché tanti dei mondi che ho co-nosciuto e con i quali ho vissuto enei quali sto vivendo stanno riem-piendo la mia giornata.

Ci sono le compagne ed i com-pagni di scuola, fino dalle elemen-tari, gli amici d’infanzia, le ragazzeed i ragazzi con i quali ho condivi-so l’adolescenza, le mie collegheed i miei colleghi dei trentaquattroanni e mezzo di Banca Toscana edegli ultimi quattro al Monte deiPaschi, il personale della RSA Vil-la San Giusto, i clienti del mio Stu-dio di consulente d’azienda, i mieicari ed amati concittadini di S. Mi-niato, le ragazze ed i ragazzi dellaFolgore Pallavolo ai quali ho fattoda dirigente, accompagnatore, edell’Etrusca Basket di S. Miniato,nelle cui file ho giocato nei cam-pionati giovanili per poi diventareallenatore dei ragazzi e, per unastagione, anche Vice Presidentedalla società, le nuove amiche ed inuovi amici incontrati su face book,quelli di mia figlia Sara e quelli dimio figlio Luca che, un po’ per vol-ta, sono diventati anche i miei.

Impossibile citarvi tutte e tutti edanche ringraziarvi, uno per uno,come meritereste.

Leggere i Vostri messaggi mi haaffollato la mente di ricordi, di ciòdi bello e buono che mi avete tra-smesso in ogni nostra precedenteoccasione d’incontro e continuarea costruire questa nostra amicizia.

Grazie di cuore, Vi riunisco tuttiin un grandissimo abbraccio, sen-za dimenticare nessuno.

S.B.Fonte: Facebook

ESSEREdi Stefano Bartoli

periodo estivo.Ad oltre 4mila contribuenti del

Lazio è arrivata una lettera di ri-chieste di chiarimenti in seguito adipotetici controlli effettuati sulle di-chiarazione dei redditi e sulla basedel redditometro. Nella lettera, cheimita nella forma quelle ufficialidell’Agenzia delle Entrate, contanto di logo e riproduzione dellafirma di un dirigente, viene chiestoloro di regolarizzare la posizionecon il Fisco, versando una signifi-cativa somma tramite conto cor-rente postale o bonifico bancario afavore di una società denominataGE.RI.

L’Agenzia precisa che non sitratta di comunicazioni dell’ammi-nistrazione finanziaria e che dettaamministrazione in nessun casorichiede versamenti tramite c/c po-stale o bonifico bancario, ma – so-lo ed eclusivamente – con i mo-delli di pagamento F23 o F24.

L’Agenzia invita tutti quelli che ri-cevano lettere analoghe, ovvia-mente a non darvi seguito, ma,anche, a denunciare il fatto a qual-siasi Ufficio delle Entrate ed allaPolizia.

crocio a Singapore con “macchineintelligenti” cioè dotate di sensori,permettendo una comunicazionecontinua tra le macchine in movi-mento le fa arrivare agli incroci intempi differenti e così può rendereinutili i semafori.

Uno studio effettuato dai giappo-nesi prevede invece che il se-maforo debba sopravvivere diven-tando esso “intelligente”. Lo studioè stato effettuato da Ntt Docomo,colosso telefonico giapponese, in-sieme all’Institute of Software Chi-nese Academy of Sciences in 12incroci di Guiyang in Cina. Nell’e-sperimento, 100 telecamere, rac-cogliendo i dati di oltre un milionedi automobili che attraversavanogli incroci, hanno fatto registrareuna riduzione del tempo di pas-saggio di circa il 10% grazie all’a-deguamento al traffico, in temporeale, dei semafori. Quindi lungavita ai semafori!

Furti di rame e ritardi dei treni

Qualche numero. Nei primi settemesi dell’anno sono stati rubati ol-tre 134 tonnellate di rame per undanno diretto e manutentivo per leFerrovie dello Stato di 1,3 milionidi euro. La maggior parte dei furtiè avvenuta lungo le linee ferrovia-rie, i treni coinvolti sono stati 1.562ed hanno accumulato un ritardocomplessivo di 20,2 giorni.

Nel 2015 i treni coinvolti, a segui-to di furti o tentativi di furti di rame,sono stati 4.546 ed il ritardo com-plessivo è stato di circa 16 giorni.

Altezza, peso e busta paga

Gli stipendi, sia degli uomini chedelle donne, variano secondo l’al-tezza ed il peso? Secondo unostudio effettuato da alcuni ricerca-tori inglesi della Exeter MedicalSchool di Devon sembra proprio disì. Hanno utilizzato un campionedi 120 mila persone, uomini e don-ne in età matura e lavorativa – trai 40 ed i 70 anni – ed hanno con-statato che:

- Un uomo, per ogni sette centi-metri di altezza, guadagna circa 2mila euro annui in più del coeta-neo più piccolo.

- Una donna, per ogni sei chilo-grammi di peso in più, guadagnacirca 2 mila euro in meno, dellacoetanea che pesa meno.

Allora, salvo eccezioni, che, co-me si dice, confermano la regola,uomini e donne alti e snelli hannobuste paghe più… pesanti!?

La nave da crociera più grandedel mondo

È la Harmony of the Seas: è lun-ga 362 metri ed alta 70, di cui 45dal livello del mare; ci lavorano2.100 persone; è dotata di: 23 pi-scine; tre scivoli multipiano concurve e avvitamenti mozzafiato atutta velocità; un teatro da 1.380posti; 20 ristoranti; il primo barservito da robot. È organizzata in“quartieri di bordo”, cioè in 7 areetematiche per soddisfare ogni gu-sto e preferenza, come il “CentralPark”, un vero parco naturale acielo aperto, circondato da giardinitropicali, ideale per rilassanti pas-seggiate; può ospitare oltre 5milapasseggeri. (Per fare un parago-ne: circa un quarto della popola-zione residente a Pontassieve)

CURIOSITÀa cura di gb/

Attualmente è in crociera nelMediterraneo; da Novembre navi-gherà nei Caraibi.

RIO 2016

Per garantire il funzionamentodelle infrastrutture tecnologichedell’Olimpiade e diffondere al mon-do i risultati ottenuti dagli atleti, inun palazzo, non lontano dal Mara-canà, è stato installato il TOC (Te-chnology Operationo Center) conpc, monitor e cinquecento ingegne-ri che si sono alternati in tre fasceorarie: una Nasa olimpica, ma, conil doppio di persone e quattro voltei pc che servono per lanciare in or-bita una navicella spaziale!

Breve storia dei semafori e lorofuturo

Il primo “prototipo” sembra chesia stato installato a Londra nel1868. Era costituito da una lanternaa gas rotativa che alternava solodue luci: rossa e verde. Il primo se-maforo a illuminazione elettricavenne installato a Cleveland il 5agosto 1914 e disponeva anch’es-so di due sole luci, una rossa eduna verde. I primi semafori a tre lu-ci, rosso verde ed arancione furonoinstallati nel 1921 a New York.

Carlo Ratti, direttore del MitSenseable City labs mostra spes-so in giro per il mondo la fotografiadi uno dei primi semafori presen-tandolo come un “apparecchio” invia di estinzione. Allora, si potràfare a meno dei semafori? Un pri-mo tentativo è stato fatto con le ro-tonde…

Ora, un esperimento con un testsofisticato basato sulle tecnologieemergenti e sugli esperimenti ef-fettuati dal citato ing. Ratti in un in-

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Voce Nostra • ANNO XXXVI • N. 165 • SETTEMBRE 2016 Pagina 5

Le settimane passavano e nonc’era mossa che il fronte potessemuoversi verso nord ed allontana-re così quella latente minaccia diun capovolgimento di fronte che cipreoccupava. I tedeschi avevanogià effettuato delle azioni di distur-bo nella zona della Garfagnanacon pattuglie di “commandos”, chesi erano inoltrate per diversi chilo-metri dietro le linee americane,creando distruzione e morti fra lapopolazione che si trovava sul lo-ro percorso. Erano uscite di pocheore ma si dimostravano efficaciazioni di disturbo, fra le truppe al-leate, che le temevano, conoscen-do lo spirito guerresco dei soldatitedeschi che faceva a pugni conquello che caratterizzava gli ame-ricani! Mi hanno raccontato cheuna notte, a Capriglia, un borgo incima alla collina che sovrasta lamia città, in una di queste sortiteeffettuate dai tedeschi, alcuni sol-dati erano entrati in una casa ederano arrivati fino alla camera didue anziani sposi, dei quali non ri-cordo il nome, ma che nella zonaerano molto noti. Sorpreso dall’i-naspettata irruzione, il marito siera alzato a sedere sul letto pervedere che cosa stava succeden-do e fu falciato da una raffica dimitragliatore mentre la moglie, cheera rimasta sdraiata, non subì al-cuna ferita. Bah, le stranezze del-la vita..!

Il momento più preoccupante simanifestò intorno al Natale. Avevonotato un certo movimento fra letruppe americane. Automezzi cari-chi di materiale e riforniti di carbu-rante sembravano in procinto dimuoversi da un momento all’altro.I soldati, con il volto preoccupato,si riunivano fra loro in capannellicon una frequenza che, preceden-temente, non avevo mai riscontra-to. Gli equipaggiamenti personalia portata di mano e le armi di ordi-nanza portate in dosso. Notai an-che che molti avevano attaccateagli anelli appositi bombe a manoche, normalmente, non portavano,sia perché non ne vedevano la ne-cessità di un uso immediato, dopotanti mesi di calma, sia perchéerano notevolmente pesanti a por-tarsi. All’inizio pensai che forse eraprossima un’avanzata e che i pre-parativi si riferissero a questo sco-po. Ma, c’era qualcosa che non miconvinceva. C’era un’aria stranache non si confaceva all’idea chetentavo d’inculcarmi nella testa.Poiché questo dubbio incomincia-va a tormentarmi, andai in cercadel mio “amico” W.J. Scipio perfarmi dire, se poteva, come stava-no le cose. Forse non mi avrebbedetto niente ma, ero sicuro che dalsuo atteggiamento avrei potuto in-tuire che cosa bolliva in pentola.Non lo trovai, ma ebbi la ventura diincontrare Oscar, il tiratore sceltocon il quale mi ero quasi misuratocon il tiro della carabina e lo chia-mai per nome. Rimase meraviglia-to, forse lusingato del fatto che miero ricordato il suo nome, comun-que si fermò e mi sorrise. Presi ilcoraggio a due mani e approfittan-do dell’occasione, anche perchépensavo che probabilmente non

avrei rintracciato W.J.Scipio, do-mandai, più che altro a gesti, sepoteva spiegarmi che cosa stavasuccedendo, che cosa era checreava quell’agitazione mai ri-scontrata prima. Non si fece pre-gare ulteriormente. Mi mise unamano sulla spalla e mi indicò il lo-ro interprete, un napoletano cheaveva seguito le truppe fino a lì eche si trovava a poca distanza danoi. Gli gridò qualcosa indicando-mi e con una stretta alla spalla sene andò. Mi avvicinai all’interpreteche avevo già visto e che non ave-va suscitato in me particolare sim-patia per il suo modo di fare supe-riore nei confronti di noi poveri erandagi, che non sapevamo l’in-glese e dovevamo mendicare tuttoa gesti e con qualche parolasmozzicata che avevamo afferratodopo tante settimane di vicinanzacon gli americani. Mi diede un’oc-chiata che definii valutativa nelsenso se poteva degnarmi dellasua attenzione ma, avendo notatoche ero in buoni rapporti con alcu-ni dei militari, mi guardò negli oc-chi e raccomandandomi il segretomi rivelò che i preparativi fatti era-no stati effettuati per fare fronte aduna eventuale, probabile ritirata,fino alla città di Pisa in quanto inGarfagnana, nei dintorni di Barga,i tedeschi avevano sfondato e sitemeva un accerchiamento. Misuggerì di avvertire solo i miei ge-nitori e di tenerci pronti a mettercial sicuro più lontano possibile daPietrasanta. Con tutta certezzasarebbe stato impossibile, da par-te degli americani, evacuare an-che i civili.

Sul momento non compresi l’im-portanza della notizia. Ero rimastofrastornato, il mondo mi cambiavatutto. Pensavo che la guerra do-vesse evolvere, ma solo in sensopositivo. Dopo tante settimane era-vamo preparati ad un cambiamen-to di situazione ma nel senso chegli alleati dovevano andare avanti;lasciare le attuali posizioni peravanzare, avanzare e scacciare letruppe tedesche e mai avremmopensato che si potesse verificareuna situazione come quella paven-tata. Temevamo un eventuale ritor-no dei tedeschi, perché eravamoormai a conoscenza delle nefan-dezze perpetrate anche nei nostridintorni (leggi Sant’Anna di Staz-zema) e temevamo la loro vendet-ta, accentuata da una situazioneper loro disperata.

Questo avveniva l’antivigilia diNatale del ’44. Mio padre, messoa conoscenza della situazione,predispose le cose come se do-vessero avvenire nella situazionepiù tragica. Mia madre, mio fratel-lo ed io dovevamo portarci imme-diatamente nella zona di Pisa, do-ve non conoscevamo alcuno, madovevamo confidare sulla bontà ecomprensione della gente. Nonavevamo alcun mezzo di traspor-to. Ma insisteva che dovevamopartire, anche a piedi. Dovevamo,se, se ne presentava l’occasione,approfittare di ogni mezzo più ve-loce dell’asino di S. Francesco,per allontanarci il più possibile. Luisarebbe rimasto perché non pote-

va spostare i suoi genitori: i mieinonni Benedetta e Vincenzo, per-ché non erano assolutamente ingrado di muoversi. La nonna, in-fatti, come già accennato, morì po-che settimane dopo il Natale. È fa-cile intuire la disperazione entro laquale navigavamo. Mia madre nonvoleva lasciare assolutamente miopadre e voleva che fossimo miofratello ed io a tentare di salvarci.Ma, allo stesso tempo, era preoc-cupata perché non aveva la mini-ma idea di dove potessimo ripara-re. In conclusione, fra dubbi e rin-vii, finimmo per restare tutti doveeravamo, sperando che la notiziadi un eventuale sfondamento deitedeschi fosse infondata.

Fummo fortunati. Per il giorno diS. Stefano era tutto rientrato. Eraaccaduto, così mi è stato poi riferi-to negli anni seguenti, che i pococombattivi militari della Buffaloerano stati travolti e la maggiorparte se l’era data a gambe la-sciando campo libero ai tedeschiche, nella zona di Barga, avevanotentato, con successo iniziale, unasortita. Solo con l’intervento della6° divisione indiana, accorsa pron-tamente, si era potuta ricostruire lalinea del fronte preesistente. Mi èstato detto che a seguito di questotentativo di sfondamento ci furonomolti disertori nella divisione “Buf-falo” che cercarono di riparare nel-la pineta di Tombolo e nelle zonedel litorale livornese.

Sospiro di sollievo. I pochi civilinostri vicini che vivevano nella zo-na e tutti i militari americani che in-contravamo avevano cambiatoaspetto. Ampi sorrisi su tutti i volti,andamento sicuro nel portamento,voglia di chiacchierare e gli auguriche non erano stati scambiati neigiorni precedenti fioccavano comese il Natale dovesse ancora veni-re, perché quello passato non va-leva. Un Natale è Natale soloquando la serenità ha sopravven-to. Fu in quell’occasione che im-parai la frase classica che neglianni a venire divenne la piùespressa durante le feste natali-zie: “marry christmas and happynew year”.

Passarono altri quattro mesisenza che si verificassero situa-zioni di rilievo.

Le giornate trascorrevano conrelativa calma e monotonia, solo lagiornaliera dose di cannonate, checi mandavano i tedeschi, tentavadi richiamarci all’ordine e di ricor-darci che c’era ancora una guerra.Ma non sarebbe stato necessarioche i tedeschi si sforzassero di ri-cordacelo in quella maniera. Era-vamo ben consapevoli della situa-zione nella quale ci trovavamo, mala accettavamo come una cosanaturale. Vivevamo alla giornatacon un po’ di fatalismo. Sapevamoche non dipendeva da noi la sortedella nostra vita. Ci affidavamo aldestino e speravamo in Dio. Io,per esempio, non credevo di uscir-ne vivo. Troppe volte la buona sor-te mi aveva tolto dai guai e da si-tuazioni pericolose. Temevo chedurando ancora la situazione, lafortuna avrebbe potuto voltarmi lespalle. Ed invece eccomi qui a

raccontarla!Finalmente il momento tanto at-

teso e desiderato, arrivò! La nottefra il 4 ed il 5 Aprile 1945 si sca-tenò il finimondo. Ad iniziare dallatarda sera, intorno a mezzanotte,le batterie della piana versiliese,che erano molte, iniziarono a spa-rare, ininterrottamente, fino al mat-tino inoltrato ed anche dopo. Sca-ricarono sulle postazioni tedeschemigliaia di proiettili. Il sibilo nell’a-ria era incessante. Mai avevoascoltato musica più entusia-smante. Mi rendevo conto chequalcosa d’importante stava perverificarsi. Finalmente dopo tantimesi di sosta la situazione stavaper sbloccarsi. Il fronte stava permuoversi verso il nord. Questa im-pressione fu confermata nellamattina del 5 aprile quando dalmare incominciarono ad arrivarebordate di cannonate sulle collinedel “monte di Ripa” dove si presu-meva dovessero trovarsi i tede-schi. Era uno spettacolo. Dalla fi-nestra più alta della casa delle miezie vedevo le bordate dei proiettili,in tempi strettamente successivi,colpire le colline. Data la distanza,prima vedevo alzarsi le colonne difuoco e fumo e dopo alcuni secon-di udivo il rumore della bordata.Un tuono, un rumore sordo, lonta-no, che scuoteva l’aria anche in-torno a me che mi trovavo ad unadistanza di circa tre, quattro Km.Poi arrivarono i caccia bombardie-ri. Li vedevo sbucare da sopra iltetto della casa e, a picchiata giàiniziata, precipitarsi verso l’obietti-vo comune. Vedevo le bombestaccarsi dagli aerei e schiantarsicontro le povere colline già marto-riate da quasi sette mesi di canno-nate. Questo durò fino a mattinainoltrata. Da parte tedesca nessu-na reazione, così mi sembrò, enacque il sospetto che se ne fos-sero, da tempo, andati via. Quan-do cessò lo spettacolo pirotecnicomi precipitati sulla strada per ve-dere passare le truppe. Eranoquasi tutti indiani. Molto pittoreschicon i loro turbanti e con il loro pi-glio deciso. Seppi poi che erano ri-sultati dei meravigliosi soldati inogni loro azione. Il pensiero micorse ai miei amici delle batterie diobici da 105 che per sette mesiavevo frequentato e che con moltidei quali ero entrato quasi in ami-cizia. Mi precipitati verso le posta-zioni degli obici 105 mm. per dareloro un ultimo saluto ma, con gran-de delusione e sorpresa, trovai lo

spazio che per sette mesi avevaospitato le batterie completamentedeserto. Erano tutti partiti.

Se ne erano andati. Di loro nonrimaneva che una traccia sul ter-reno costituita dalle fosse contor-nate da sacchetti di sabbia dovealloggiavano le batterie che, persette mesi, avevano quotidiana-mente martellato le colline occu-pate dai tedeschi e che io consi-deravo, ormai, come oggetti fa-centi parte del panorama circo-stante come le querci, la fontana,la casa, le sole cose che, ormai, ri-manevano nel quadro che stavoosservando, con malinconica tri-stezza. Era una visione desolante.Dove era finita quella frenetica at-tività che per tanti mesi aveva ca-ratterizzato quel pezzo di terrenoche adesso stavo osservando?Anche il terreno stesso sembravasoffrirne e metteva in evidenza tut-te quelle ferite che, a causa deisollevamenti di terra, erba calpe-stata, sporcizia, corpi estranei,avevano mutato l’aspetto dellasua originaria superficie. Qualchecosa era cambiato ed in manieradefinitiva! Mi sentii svuotato. Quelmodo di essere che, per lunghimesi, aveva improntato il mio mo-do di vivere, non esisteva più. Misembrava di essere stato deruba-to di qualche cosa che ritenevoappartenesse, ormai, alla mia vita.Se ne erano andati. Non avrei piùvisto Oscar, il tiratore scelto, néW.J.Scipio, né il cuoco delle cuci-ne del campo del quale non homai saputo il nome ma che, quan-do rimaneva cibo nei “teglioni”, do-po la distribuzione dei pasti, cichiamava e ce lo dava a condizio-ne che lavassimo tutti i recipientiutilizzati nella cucina.

Presto mi resi conto che la miaera una tristezza irragionevole. Ilpericolo, sempre incombente, diessere colpiti da una granata “ne-mica”, la precarietà della situazio-ne che ci costringeva a vivere allagiornata, queste ed altri fattori ne-gativi che la situazione di guerra ciaveva fatto sopportare e viverenell’incertezza del domani, eranospariti. Tutto era indirizzato versouna normalizzazione del nostromodo di essere ma... dentro di mepensavo che spariva una parente-si di vita che io avevo vissuto mol-to intensamente ed un’esperienzariservata a pochi che non avreimai dimenticato, per tutta la miavita, come infatti è avvenuto.

U.B.

LA SECONDA GUERRA MONDIALE, RICORDI E TESTIMONIANZE“CRONACA DAL FRONTE DI UN RAGAZZO DI PIETRASANTA!”

Terza ed ultima partedi Ugo Bacci

Il gabbiano morto

Due carabinieri sono di pattuglia sul molo. Dice il brigadiere:- Caputi, guarda, c’è un gabbiano morto.E Caputo, guardando per aria, risponde.Ah sì…Dove? Non lo vedo!

Colmi

Quale è il colmo per un velocista?-Andare a lezione di piano!E per un chimico?-Non avere mai reazioni!E per un fantasma?Andare a vedere un concerto dal vivo!

L’ANGOLO DEL BUONUMORE

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Pagina 6 ANNO XXXVI • N. 165 • SETTEMBRE 2016 • Voce Nostra

Prestito vitalizio ipotecario

Il 2 marzo u.s. è entrato in vigo-re il decreto del Ministro dello Svi-luppo Economico 2 dicembre2015 n.226, pubblicato sulla Gaz-zetta Ufficiale n. 38 del 16 febbraio2016, con il quale viene tentata larivitalizzazione di questa forma difinanziamento già prevista dallalegge n.248 del 2.12.2005. (Ved.Voce Nostra n. 123 Marzo 2006Pag.5).

Cosa è il Prestito vitalizio ipote-cario? Trattasi di una particolareforma di finanziamento (importatadal mondo anglosassone, ove èconosciuta con l’espressione re-verse mortage) concedibile ai sog-getti che abbiano compiuto un’etàdi 60 anni proprietari di casa nongravata da ipoteca.

La somma ottenibile varia, sia infunzione del valore della casaconcessa in ipoteca, sia dell’etàdel mutuatario: è tanto più elevataquanto più la casa vale e quanto èpiù avanzata l’età del mutuatario.

La caratteristica del prestito vita-lizio è che il mutuatario, se vuole,non è obbligato a rimborsare, né ilcapitale, né gli interessi. A soddi-sfare il credito della banca finan-ziatrice provvederanno, infatti, glieredi; in mancanza del rimborsoda parte degli eredi, la banca po-trà vendere l’immobile ipotecato esoddisfarsi sul ricavato.

Il Monte dei Paschi di Siena, giànel 2005, propose un prodotto“PrestiSenior” per i soggetti di al-meno 70 anni che prevedeva un fi-

nanziamento od una rendita delladurata di 20 anni senza impegnoal rimborso fino a che il beneficia-rio era in vita.

Tale prodotto è stato ora oggettodi una “rivisitazione” per adeguar-lo alle nuove disposizioni di legge.Ecco in sintesi cosa prevede:

- PrestiSenior è riservato a colo-ro che hanno almeno 60 annicompiuti e che sono proprietari diun’abitazione ad uso residenziale.

- PrestiSenior offre la disponibi-lità immediata di liquidità conser-vando la proprietà dell’immobile.La liquidità può essere utilizzataper integrare la pensione, far fron-te ad interventi sanitari, permetter-si una “badante”, aiutare i figli, i ni-poti ecc. senza cedere la nudaproprietà dell’immobile.

È da preferire alla vendita dellanuda proprietà poiché, con tale at-to, il pensionato venditore può uti-lizzare l’immobile fino alla morte,ma l’immobile è definitivamenteperso per gli eredi, mentre, con l’i-stituto del prestito vitalizio, gli ere-di possono riscattarlo pagandoquanto dovuto per capitale ed in-teressi.

Un esempio pratico dell’offertadel prodotto da parte del Montedei Paschi di Siena:

Un 70enne che possiede un im-mobile stimato 200mila euro puòottenere 49.600 euro e poi sce-gliere se restituire gradualmente lasomma, se pagare solo gli interes-si o lasciare che alla sua morte sene occupino gli eredi. Questi po-tranno saldare il debito, compren-

CASA MIAa cura di Giancarlo Ballerini

sivo di interessi capitalizzati o, indifetto, la banca che ha concessoil credito potrà vendere l’immobileed agli eredi dare la differenza traquanto ricavato e quanto dovutoper il rimborso del prestito.

Tornando all’esempio di cui so-pra se la successione si apre dopo10 anni e il tasso del mutuo è al6% i 49.600 euro iniziali diventano88.826. Dopo 15 anni il conto salea 117.911 euro.

I costi del prestito vitalizio ipote-cario sono analoghi a quelli di unnormale mutuo e, cioè, costo peri-zia, istruttoria bancaria e onorarionotarile.

Il Leasing per l’acquisto dellaprima casa

Nell’ultimo numero di Voce No-stra ho illustrato le caratteristichedi questo tipo di acquisto primacasa, particolarmente interessan-te per i giovani. (Perché segnalar-lo in un giornale per pensionati?Perché forse lo possono, a lorovolta, segnalare ai loro figli o ni-poti).

Aggiungo ora che, un altro van-taggio del leasing rispetto al mu-tuo, è che la detrazione del 19% siapplica sull’intero importo della ra-ta e rimane costante per tutta ladurata del finanziamento, mentrenei mutui si applica sulla quota in-teressi e, considerando la comuneformula di ammortamento allafrancese, decresce con il passaredegli anni. Negli importi da portarein detrazione si possono compren-dere, come nei mutui, anche glioneri accessori, quali quelli di sti-pula del contratto.

Per quanto riguarda i requisitianagrafici per usufruire dei mag-giori vantaggi fiscali (età inferiorea 35 anni e reddito non superiorea 55.000 euro) devono verificarsial momento della stipula del con-tratto; è irrilevante il fatto che, du-rante il periodo di fruizione dell’a-gevolazione, si superino i 35 annidi età e si dichiari un reddito supe-riore a 55.000 euro.

Ai benefici previsti per il leasingprima casa si può accedere solofino al 31 dicembre 2020, salvoproroghe.

Canoni di locazioni

La crisi ha colpito anche il mer-cato delle locazioni abitative. Se-condo dati rilevati da Nomisma(Osservatorio del mercato immo-biliare) i canoni di locazione sonodiminuiti, rispetto ai dati rilevati al-la fine del 2010 in nove capoluoghidi provincia su dieci, con le puntedi Venezia (-34% di calo medio) eCuneo (-30,6%). Diminuzioni del17,5% a Milano, del 9,7% a Barima anche in quasi tutte le grandicittà come Bologna, Napoli, Napo-li, Padova, Torino, Palermo, Firen-ze, Roma e Genova. In controten-denza alcuni capoluoghi di piccolee medie dimensioni, che registra-no incrementi entro il 3%, con l’ec-cezione di Forlì (+5,7%). Natural-mente le variazioni si registranosolo sui nuovi contratti e per queipochi rinegoziati.

Quanto alla forma dei contratti,la maggioranza è ancora quelladei contratti liberi (4+4), ma è inaumento quella a canone concor-dato (3+2) che varia in base allezone e tra una città e l’altra.

PREMIO CATERINA DE’ MEDICI2016

Il 18 giugno u.s. – nel Salone deiCinquecento in Palazzo Vecchio –Anna Cecchetti (moglie del nostrosocio Giovanni Garuglieri) ha rice-vuto il prestigioso premio “Cateri-na De’ Medici” attribuito dall’Acca-demia Internazionale Medicea. Ilpremio è riservato a figure femmi-nili di spicco nel campo dell’arte. EAnna Cecchetti ha celebrato cin-quant’anni di pittura con tre mostrepersonali realizzate in tre sedi: nel2014 al Museo Ugo Guidi-LogosHotel di Forte dei Marmi e a Pa-

CULTURAa cura di gb/

lazzo Medici Riccardi a Firenzecon una grande antologica; nel2015 ha esposto i suoi lavori alLucca Museum (Ved. Voce NostraN. 159 Marzo 2015 pag.11).

Anna Cecchetti è un’artista ingrado di spaziare dalla pittura allascultura, dalla ceramica all’orefi-ceria, utilizzando vari materiali, co-me il marmo, il rame, l’oro e le pie-tre preziose.

Al momento ha in programma,per il prossimo 18 novembre, unaPersonale nella sede del ConsiglioRegionale della Toscana doveesporrà una serie di opere sul te-ma del “femminicidio”.

ROMPICAPONumeri e lettere – Due giochi di logica.

Dato il seguente elenco di numeri e lettere trovare le due lettere damettere al posto dei due punti interrogativi.

25 – VE30 – TA60 – SA90 – NA98 - ? ?Idem come sopra ma di soli numeri.1 + 4 = 52 + 5 = 123 + 6 = 218 + 11 = ??

Soluzione del rompicapo pubblicato su Voce Nostra N.164Le parole sono tutti anagrammi di nomi di persona: Fabio, Leonardo,

Ernesto, Enrico, Valeria, Marco, Dino e Domenico. L’intrusa è perciò AL-VEARI, cioè l’unico nome femminile della lista.

DIECI ALIMENTI CONTROL’INVECCHIAMENTO

Si sente spesso dire che Alzhei-mer e altre patologie del sistemanervoso centrale non si possonoprevenire. La perdita di controllo eautonomia che queste gravi malat-tie causano nel malato e l’idea dinon poter far molto per evitarle, lerende senza dubbio tra le conse-guenze più temute dell’invecchia-mento.

Tuttavia, numerosi studi sonogiunti a conclusioni che smenti-scono la credenza comune che,nulla serva a prevenire l’Alzhei-mer, e attribuiscono invece, allostile di vita in generale e alla dietain particolare, il ruolo di potenti fat-tori capaci di accelerare o frenarelo sviluppo di molte malattie, tracui anche quelle neurodegenerati-ve. Da tempo, per esempio, è sta-ta riconosciuta una relazione traAlzheimer e diabete, mediata dallegame dello zucchero in eccessoa proteine, grassi e componentidel Dna nel cervello in un proces-so noto come glicazione. Questostesso fenomeno è alla base dimolte altre patologie degenerativedell’età e contribuisce anche acreare i segni tipici del tempo chepassa sulla cute, distruggendocollagene ed elastina. Allo stessomodo l’infiammazione, modulatadall’apporto alimentare di grassipro o anti infiammatori, potrebbeavere un ruolo nel favorire la de-generazione del tessuto nervoso,così come un eccesso di radicaliliberi non contrastato da un appor-to sufficiente di antiossidanti ali-mentari.

In sostanza, la salute metabolicadella persona sembra determinarein modo rilevante la velocità d’in-vecchiamento e l’intensità con cuiil tessuto nervoso subisce e accu-mula danni. Possiamo quindi direche i cibi che assumiamo nel cor-so della nostra vita sortiscono ef-fetti, sia sulla nostra capacità co-gnitiva da giovani, sia sulla velo-cità dell’invecchiamento cerebraleda anziani.

In relazione a tutto ciò, recente-mente si è parlato della dietaMind, un approccio nutrizionaleche sarebbe in grado di garantire ilmassimo livello di protezione cere-brale. Dati sorprendenti suggeri-scono effetti positivi anche nellepersone in età avanzata che han-no quindi già subito un certo gradodi neurodegenerazione.

La dieta Mind non è però nulla dirivoluzionario. Si tratta della fusio-ne della dieta mediterranea e del-la dieta Dash, originariamente stu-diata per contrastare l’ipertensio-ne, e suggerisce semplicementeun uso assiduo di dieci alimentiamici del cervello:1 - VERDURE A FOGLIE VERDI

(Hanno la capacità di ridurrele infiammazioni e l’acidità)

2 - VERDURE IN GENERALE(Sono ricche di fibre e prezio-si antiossidanti che contrasta-no l’invecchiamento)

3 - NOCI E FRUTTA SECCA(Sono ricche di acidi grassi in-saturi che hanno un’azioneprotettiva sulle cellule del cer-vello)

4 - FRUTTI DI BOSCO E BAC-

CHE (Pare che i nutrienti pre-senti stimolino un meccani-smo di pulizia del cervello)

5 - LEGUMI (Sono ricchi di pro-teine vegetali e di altre so-stanze utili alla rigenerazionecellulare)

6 - CEREALI INTEGRALI7 - PESCE (Da preferire alla car-

ne rossa perché ricco di pro-teine nobili e Omega3)

8 - POLLAME (100 grammi dipetto di pollo apportano circa114 calorie, 0% carboidrati,79,5% proteine, 20,5% gras-si)

9 - OLIO D’OLIVA (Ha un puntodi fumo più elevato rispettoagli oli di semi e contiene aci-di grassi insaturi, preziosi perla nostra salute)

10 - MODERATO USO DI VINO(Non più di due bicchieri algiorno per l’uomo e un bic-chiere per la donna)

Balza subito agli occhi come unapproccio alimentare di questo ti-po possa garantire effetti protettivia 360 gradi e non solo per il cer-vello. Allo stesso modo non sor-prende la lista degli alimenti chepossono contribuire a danneggia-re l’organismo e il sistema nervosose presenti in eccesso:

1 - DOLCI2 - CARNI ROSSE (in partico-

lare se molto cotte o lavorate)3 - BURRO E GRASSI IDRO-

GENATI4 - FORMAGGI5 - ALIMENTI FRITTI

Secondo le stime riportate in unrecente studio condotto negli Usa,la massima aderenza a questi cri-teri alimentari sarebbe in grado diconferire una riduzione del 52 percento del rischio di sviluppare lamalattia di Alzheimer rispetto aisoggetti con aderenza minima aun regime alimentare sano.

Sempre più studi indicano comeuna correzione dello stile di vitasia il più potente e importante stru-mento per prevenire la maggiorparte delle malattie cronico-dege-nerative, così presenti nel mondooccidentale. In aggiunta alla corre-zione alimentare di fondamentaleimportanza sono la pratica regola-re di attività fisica, assicurarsi didormire almeno sette ore a notte epraticare con regolarità qualchetecnica di riduzione dello stress,come la meditazione.

Questi aspetti non possono es-sere trascurati in un’epoca in cuisempre più persone arrivano aun’età avanzata ma, troppo spes-so, con una salute compromessa.Per evitare questo e dare più op-portunità di vivere meglio a tutticoloro che invecchiano, è neces-sario iniziare precocemente e pun-tare non solo a informare, ma a in-durre un vero e proprio cambia-mento comportamentale.

*Filippo Ongaro

*medico chirurgo, direttorescientifico Istituto di medicina rige-nerativa e antiaging.

Fonte: Tratto da BenEssere –mensile San Paolo – che ne hagentilmente autorizzato la riprodu-zione.

SALUTE

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LE VIGNETTE DIBRANDOLESE

Prosegue la serie di vignette disegnate a suo tempo da Fredrigo Brandolese. In questo numero: RAPPORTI CON I COLLEGHI

(Ved. note ai N.ri 160- Giugno 2015 e 161 Settembre 2015)

VIE PER L’ARMONIAMatteo PuglieseDissensi Edizioni

È un piccolo libro, sia per le di-m e n s i o n i(cm 19 x11,5), siaper il nu-mero di pa-gine (86),sia per ilp r e z z o( E u r o1 1 , 9 0 ) .L’autore èun FrateM i n o r e

Cappuccino, Counsellor profes-sionista e formatore, che in questolibro propone tre percorsi per inse-gnare a vivere sereni.

In primo luogo dice cosa è unCounsellor, cioè l’esperto di coun-selling, con un esempio: “È comeuna guida alpina che accompagnail cliente lungo un percorso chehanno deciso insieme per la solu-zione di un problema pratico especifico”.

Vivere in armonia con se stessiè il presupposto – scrive l’Autore –per vivere in armonia con gli altri.E il traguardo dell’armonia, anchequando sembra lontano dal farecapolino nelle nostre vite, è in

SCAFFALEa cura di gb/

realtà più accessibile di quantopensiamo. Per raggiungere quella“concordia di idee e sentimenticon se stessi” indispensabile peruna vita serena, può risultare op-portuno ed efficace apprendere al-cune tecniche attraverso unesperto di counselling.

I tre percorsi di counselling chel’Autore propone sono, rispettiva-mente, all’insegna dell’umorismo,della lettura e della musica.

Il primo, fa mettere una distanzamentale dai motivi di abbattimentoe di preoccupazione, attraverso ilriso, perché, mentre ridiamo,“stacchiamo la spina” – scrivel’Autore – e cioè ridimensioniamotutto quanto ci sta attorno. Perstaccare la spina e giungere aduna salutare risata, propone variesercizi.

Il secondo percorso, la lettura,

dilata lo spazio interiore ed agevo-la l’immaginazione, evitando il ri-piegamento su di sé. In questopercorso, l’Autore, propone vari li-bri che possono “aprire una fine-stra sul mondo e diventare unafarmacia dell’anima”. Dà poi variconsigli pratici su come “sfruttare”un libro.

Quanto al terzo percorso, la mu-sica, riporta, in primo luogo, unafrase di Arthur Schopenhauer: “Lamusica oltrepassa le idee, è deltutto indipendente dal mondo fe-nomenico, semplicemente lo igno-ra, e in certo modo potrebbe con-tinuare ad esistere anche se ilmondo non esistesse più: cosache non si può dire delle altre arti.(…) Perciò l’effetto della musica ètanto più potente e penetrante diquello delle altre arti: perché que-ste esprimono solo l’ombra, men-

tre essa esprime l’essenza”. Questa forma d’arte, la musica,

utilizza il suono come strumentodi comunicazione ed è capace disuscitare emozioni, cioè l’energiapiù ancestrale, naturale ed istinti-va dell’uomo. Basti pensare chele prime emozioni raggiungonoogni essere vivente tramite le on-de sonore presenti nel liquidoamniotico, attraverso il quale ilnascituro ascolta il suono delcuore della mamma. In questopercorso l’Autore insegna variesercizi su come rilassarsi con lamusica.

Il libro si legge velocemente; seperò si vogliono mettere in praticagli insegnamenti proposti e cerca-re di ottenere qualche risultato, ènecessario dedicare loro un certolasso di tempo e un po’di pazien-za.

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re legale. Ametà aprile(ultima datadisponibile)ne erano giàstati realiz-zati 250milaesemplari, diqualità supe-riore, desti-nati ai colle-zionisti e“piazzati” alcosto di

15,50 euro a “pezzo”. Altri duemi-lioni e mezzo di pezzi saranno di-sponibili per tutti i cittadini al costodel valore reale; vendita limitata aduna sola moneta al giorno per per-sona. Al momento non ci sono no-tizie sull’andamento della vendita.

Alla moneta è stato assegnatoun nome del tutto suo: Blue planetearth (Pianeta terra blu).La mone-ta ha un diametro di 27,25 millime-tri, poco più della moneta correnteda 2 euro. Su una faccia è raffigu-rata un’aquila, simbolo della Ger-mania; sull’altra un planisfero; en-trambi i simboli sono circondati daun cerchio blu brillante.

una monetina da 1 centesimo? LoStato spende, tenendo conto an-che dello stoccaggio e del traspor-to, ben 4 centesimi e mezzo! Perconiare i 2 centesimi ce ne voglio-no 5,2 e per le monete da 5 cente-simi 5,7 centesimi! Nel 2014 laCamera approvò una mozione cheimpegnava il Governo a sospen-dere il conio delle monete da 1 e 2centesimi ma, ad oggi, niente èstato fatto.

Sembra, inoltre, che appenamesse in circolazione spariscano.Forse per recuperare il rame especulare sul suo prezzo?

MONETA DA 5 EURO

È la nuova moneta coniata dallaBundersbank, che presto entreràin vigore e potrà circolare su tutto ilterritorio della Germania, con valo-

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tes” – Temo i Greci quando por-tano doni, disse Laocoonte ve-dendo il cavallo lasciato sullaspiaggia dall’astuto Ulisse e, suquesto sospetto, le alte direzionipreferiscono pagare profumata-mente i grandi guru magari som-mamente incompetenti e bluffa-tori.

BANCHE DI CREDITOCOOPERATIVO 20/06/2016

La BCE di Draghi si appresta acomprare i corporate bond dellegrandi imprese per finanziarlecon questo nuovo marchinge-gno del “Quantitative Easing”.Finché dura Draghi riusciamo atenere alla larga il nefasto rigoretedesco che fu applicato folle-mente su corpi malati dei Paesidell’Europa del sud per ucciderlie per comprarne le spoglie perun tozzo di pane. Schaeuble(Minfinanze) e Weidmann (Bun-desbank) schiumano di rabbiacontro Draghi il quale, comun-que, non se li fila neppure di stri-scio. Sotto sotto, però, covanola vendetta dopo il 2018.

Ma come assistere finanziaria-mente le piccole e piccolissimeimprese che non emettono cor-porate bond vendibili alla BCE?Uno strumento a tale scopo èanche quello delle Banche diCredito Cooperativo poiché es-

MONTE DEI PASCHI DASALVARE 16/08/2016

Il fondo Atlante farà la sua par-te e, con i pochi mezzi che ha,forse riuscirà a curare almenoMPS. Questo dicono i cervelloni,i super-esperti, i grandi guru del-la finanza e dell’economia che,generalmente, volano alti con leloro teorie che sono, spesso,ben distanti dall’economia reale.

Io, più modestamente e par-lando come si mangia, cerco dicapire cosa farei in casa miapoiché i più interessati a salvarela casa sono coloro che la abita-no.

Consideriamo che in MPS cisono oltre 30.000 dipendenti dicui 8.000 circa senesi. Poi ci so-no circa 50.000 cittadini senesi(al lordo dei citati dipendenti) epoi ci sono 3.000.000 circa diToscani cui forse dispiace unMonte di oltre 500 anni di etàsmontato da pochi lestofanti edal silenzio di chi li ha lasciati le-stofantare.

Poi ci sono i “deliberatori” del-le facilitazione creditizie andatein “buca”;i cosiddetti N.P. Loansche saranno ceduti a falchi che liincasseranno a buon mercato efaranno un grosso affare. Biso-gnerà che questi deliberatorisiano incalzati dalla “città” affin-ché vadano a recuperare quantohanno maldestramente conces-so a chi non aveva i numeri.

Per sovvenire il Monte, oltre

ad Atlante che regge il mondosulle spalle, viaggiando proprioterra terra, suggerisco nell’orec-chio dei buon-sensati di salvarealmeno i posti di lavoro dei30.000 dipendenti di cui soprasperando che i 30.000 (dont8.000 senesi), i 50.000 cittadinisenesi, i 3.000.000 di Toscani sifrughino in tasca per cifre varie-gate (modeste e meno modeste)e rifacciano una fondazione chepartecipi al capitale del Monte elo segua nella sua ripresa. Poi infondo per trovare un posto di la-voro tanta gente pagherebbesomme elevatissime al giornod’oggi. Tanto meglio conservareil vecchio posto.

Non solo il Monte, ma tutte lebanche, hanno il fiato corto acausa dei tassi di interesse a ze-ro: Con i tassi a zero, i ricavi dagestione caratteristica sarannoZERO e chi investirà nuovo ca-pitale in aziende con queste pro-spettive se non chi è interessatoalla senesità, alla toscanità, al-l’occupazione in banca?

Ma ciò non basta più nell’era“due punto zero”. Una qualsiasibanca che abbia occhi aperti eche non voglia rassegnarsi alladisoccupazione bancaria (disoc-cupazione peraltro aiutata dallabanca on line che non ha biso-gno degli sportelli), dovrà anchededicarsi ai servizi. Infatti labanca, a ben guardare, oggi èpiù UNA RETE nazionale emondiale (tramite le sue corri-spondenti nel mondo) che una

BOTTEGA dove si compra-ven-de il denaro agli sportelli. A bre-ve gli sportelli e le filiali possonosparire insieme ai posti di lavorose non aggiungeranno altre fun-zioni di SERVIZI.

I servizi sono i seguenti (senzaalcuna pretesa di essere esau-stivo nell’elenco):

(1) promozione export(2) promozione turismo; am-

bedue da promuovere tramite lebanche corrispondenti nel mon-do. Per quanto riguarda il turi-smo i più facili clienti sarebbero idipendenti delle banche nelmondo. Poi ci sono migliaia dipersone che non sanno o nonvogliono usare il computer e chesono disposte a pagare provvi-gioni alle banche che li aiutasse-ro per le necessità di acquisti inrete.

(3) O non potrebbe una bancaconvenzionarsi con siti affidabilie gestire gli acquisti in rete(spesso a prezzi largamente in-feriori a quelli dei negozi tradi-zionali) per fare risparmiare que-sta gente? Si favorirebbero sia iconsumi che i risparmi facendodoppio “bingo”.

(4) Poi la banca, come rete,può (4a) intermediare di tutto;persino immobili ed automobili.(4b) Può telematicamente incro-ciare la domanda/offerta di lavo-ro dei giovani disoccupati; e nonsolo dei giovani. (4c) Inoltre c’èla vastissima prateria delle UTI-LITY gestita spesso mediantearidi numeri verdi odiosi (Gas,

Elettricità, Telefonia, Acquaecc.) E non solo per pagare lebollette, ma proprio per gestirele aperture e le variazioni con-trattuali scaricando dai siti deifornitori i formulari contrattuali ecustodendoli, per conto dei for-nitori, in forma centralizzatapresso la banca a disposizionedei fornitori medesimi che do-vrebbero pagare un quid per ilservizio (anche perché non cisarebbe più “via vai” di carta frale parti contraenti senza contareche le banche garantirebbero l’i-dentità dei sottoscrittori e la lorocapacità di contrarre; cosa chenon avviene con le attuali carteitineranti). Peraltro un po’ diprovvigioni da pagare per taliservizi sarebbero accettabilianche dai clienti della banca iquali volessero evitare noie,perdite di tempo, soliloqui altelefono verde e simili torture.

Insomma la banca, come rete,può fare tutto e, se lo sa fare ese guadagna, può mantenereper più lungo tempo gli sportellifisici che, fra qualche lustro, col-lasseranno purtroppo.

Ma chi può suggerire le coseserie come quelle esposte alle“Alte Direzioni”? Solo dei “guru”ben pagati; saremmo così puntoed a capo (con lettera maiusco-la) in quanto a spese inutili econsulenze sull’aria fritta.

Io mi provo a suggerire GRA-TIS queste pinzillacchere e qui-squilie; ma qui sta il busillis....“Timeo Danaos et dona feren-

LA PAGINA DI GIANCARLO POLITI

(segue a pag. 9)

TESSERA SANITARIA

La tessera sanitaria, che tutti ab-biamo, è dotata di un microchip epuò essere “attivata”. Per attivarlaè necessario recarsi presso glisportelli delle ASL, alcune farma-cie, o, per chi risiede a Firenze, al-l’Ufficio Relazioni per il Pubblico(URP) in Via di Novoli, 26, con det-ta tessera ed un documento di ri-conoscimento.

Viene rilasciato un Codice PINed un Codice Utente. Con il codi-ce PIN, un PC ed un lettore smart-Card, quest’ultimo acquistabilepresso le ASL al prezzo di € 4,20,è possibile consultare il proprio fa-scicolo sanitario elettronico dovesono indicati ricoveri, esami, vac-cinazioni, farmaci acquistati.

Il Codice Utente può servire perprocedere ad un blocco di emer-genza della tessera.

BANCONOTE DA 500 EURO

La Bce ha deciso di cessare laproduzione della banconota da500 euro in quanto preoccupatache questa grossa banconota pos-sa facilitare attività illegali. Ha pre-

cisato che comunque, “continueràad avere corso legale” cioè potràessere accettata “come mezzo dipagamento nelle ordinarie transa-zioni commerciali e preserveràsempre il suo valore e potrà esse-re cambiata a tempo indetermina-to presso la banche centrali nazio-nali dell’Eurosistema”.

E, allora… potrà continuare adessere utilizzata anche per attivitàillegali…? Forse sarebbe statomeglio averci pensato prima e nonaverla emessa!

La decisione di cessare la pro-duzione della banconota da 500euro ha creato qualche problema.Alcune banche non le avrebberocambiate e così la Banca d’Italiaha inviato a tutte le banche unanota richiamandole a dar corso al-le operazioni richieste dalla clien-tela “anche qualora venissero uti-lizzate banconote da 500 euro,adottando, naturalmente, le ne-cessarie cautele nella verifica del-l’autenticità dei biglietti”.

MONETE DA 1 CENTESIMO, 2CENTESIMI E 5 CENTESIMI

Sapete quanto costa allo Stato

NOTIZIE VARIEa cura di gb/

CARTA D’IDENTITÀELETTRONICA

È in arrivo la carta d’identitàelettronica. È stato, infatti, pubbli-cato sulla Gazzetta Ufficiale n.302 del 30 dicembre 2015, il De-creto 23 dicembre 2015 con ilquale il Ministero dell’Interno hafissato le modalità tecniche diemissione di detta Carta d’Iden-tità Elettronica (CIE).

Conterrà un microprocessoresul quale saranno memorizzatetutte le informazioni necessarie“per la verifica dell’identità del tito-lare, inclusi gli elementi biometrici,nonché quelli per l’autentificazionein rete”. Inoltre le impronte digitalied un PIN che permetterà l’acces-so a tutti i servizi online offerti dal-la pubblica amministrazione. Insede di rilascio il cittadino maggio-renne potrà indicare la volontà omeno alla donazione di organi incaso di morte.

Il nuovo documento sostituiràgradualmente quelli cartacei equelli elettronici sperimentali giàemessi, che restano comunquevalidi, fino alla loro scadenza o al-l’emissione della CIE.

Fino al prossimo marzo saràpossibile, per chi deve rinnovare lacarta d’identità, ottenere la nuova,ancora “di carta”, al costo di 5,42euro anziché di 22,21 euro per lanuova CIE.

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se presidiano il territorio (spe-cialmente quello toscano) e so-no vicine alla clientela.

Adesso è nata una legislazio-ne (fresca di stampa) che invitaqueste banche a coagularsi in-torno ad una capogruppo pereconomizzare nelle spese gene-rali degli organi amministrativi.Come dire: “in tempo di carestia,pane di vecce”. Esse non perdo-no la loro fisionomia “paesana”ma, oggettivamente, bisogna ri-conoscere che il peso delle de-cisioni delle concessioni di cre-dito viene un po’ centralizzatonella capogruppo. Non è unabella cosa dal punto di vista delprestigio delle piccole “banchi-ne”, ma è imperativo economiz-zare su tutto poiché le “scale so-no di vetro”. Con i tassi quasi azero dove guadagnano le ban-che? Con i rischi, ora maggioridi prima, quanto possono lebanche prestare serenamente?E se non prestano come guada-gnano? Se non guadagnanoche fine fa il personale? Se nonguadagnano come fidelizzare idepositanti? Oggi il mondo ban-cario è pieno d’insidie ed anchei dipendenti non sono più in unposto sicuro come un tempo.Chi può affermare che anche inbanca fra qualche lustro non siaindispensabile fare contratti disolidarietà? Tutto è più difficileadesso.

Le BBCC hanno un fisco age-volato da sempre; la qual cosa èun grosso vantaggio in questomercato finanziario difficile pertutti.

Eppure la vanità è in agguato.Non è stato una bella pensataconsentire alle BBCC di trasfor-marsi in SPA anche se talunehanno un patrimonio di vigilanzasuperiore ai 200 milioni. Volen-dole aiutare nel prestigio, si ècompiuta una leggerezza strate-gica per i seguenti motivi:

1 - Trasformarsi in SPA com-porta la perdita del regime fisca-le agevolato con ricadute sui bi-lanci futuri aggravati di maggioricosti fiscali.

2 - L’ingresso nel mondo SPApermette le scalate esterne chepotrebbero minare la territoria-lità delle attuali BBCC e snatu-rarle quali sentinelle del territo-rio. Si può dire che attualmentele BBCC sono in una botte diferro grazie al “voto capitario”.Ma se si passa al voto delle SPAche succederà?

3 - L’ingresso nel “salotto” del-le SPA, come prima ferita, obbli-gherebbe le BBCC a svenarsiimmediatamente mediante ver-samento al fisco del 20% del pa-trimonio per cui, in caso di patri-monio di 200 milioni, ne avrem-mo l’immediata riduzione a 160milioni. Ricostituire tale patrimo-nio almeno fino a 200 comporte-rebbe sottoscrizioni di azioni dinuova emissione. Ma di questitempi chi si azzarderebbe a sot-toscrivere azioni non quotate inborsa?

Potrebbe arrivare un “cavalie-re bianco” a sottoscriverle, mavorrebbe comandare. Per evita-re scalate si potrebbero blindarele azioni dei vecchi soci in una“fondazione”; ma sarebbe pueri-le e pericoloso poiché in assem-blea voterebbe un solo socio (LaFondazione) con tanti saluti allademocrazia sociale del voto ca-pitario.

4 - Poi ci sono i vincoli dell’e-rogazione del credito legati alpatrimonio di vigilanza. Con po-co patrimonio di vigilanza si pos-sono prestare (per cassa) pochispiccioli.

5 - Se si prestano pochi spic-cioli, dove va a finire l’utile at-tuale?

6 - Si può guadagnare con iltrading usando i prestiti dellaBCE; ma il trading non è “gestio-ne caratteristica”; poi ha qualcherischio di perdite speculative.Non bisogna poi dimenticareche la BCE richiede la restituzio-ne dei prestiti; non fa regali.

Quindi la trasformazione inSPA sarebbe un bel rischio in-giustificabile o, giustificabile, so-lo dalla sciocca vanità di andarenel salotto buono come vasi dicoccio fra vasi di ferro.

Ricordiamoci che le BBCC sichiamavano Cassa RURALI edARTIGIANE; pertanto usiamo lasaggezza contadina che fuespressa egregiamente nel mi-racolo economico italiano deglianni “cinquanta” e “sessanta”.

I pensionati come noi ricorda-no che il mondo contadino erapovero ma dignitoso anche se incampagna non circolavano“quattrini”. Dopo la guerra occor-reva il contante e non il barattocampagnolo di un tempo.

E cosa fece il contadino sag-gio? Non andò armi e bagaglinel salotto buono dell’industria edell’artigianato con il rischio diperdere il certo per l’incerto (incampagna c’era da mangiareanche se c’erano pochi soldi,c’era la “roba”), ma mandò lo“scout”, cioè il figlio maggiore, atentare l’avventura in fabbricacosi da portare a casa la “busta”mensile sicura che in campagnanon era mai esistita.

Se andava bene per lo “scout”,allora anche altri si sarebberomossi lasciando i vecchi in cam-pagna e, se andava male, si po-teva sempre fare una ritirataonorevole verso la campagnache garantiva la pagnotta.

Vinsero i contadini prudentiche, in pochi anni divennero ec-cellenti imprenditori artigianali,industriali, commerciali.

Questo auguriamo al corpodelle BBCC: “festina lente” (af-frettati lentamente) per evitareagguati in questo mondo cinicoche passa anche sul cadaveredel vinto.

L’occupazione e la salvaguar-dia dei depositi bancari si tutela-no con la prudenza tradizionale.Esempi massicci attuali ci esor-tano a riflettere sul mondo ban-

cario. Prevalga la tattica campa-gnola senza avventure.

IL BAIL IN È UNA PISTOLASCARICA08/05/2016

Avevo il sospetto da tempo (eda tempo avanzavo ipotesi) cheil “bail in”, se rivolto all’Italia, fos-se una sonora baggianata. Oraleggo che eminenti costituziona-listi invocano, a TUTELA del ri-sparmio, l’art. 47 della Costitu-zione sulla quale si infrangonotutte le “gride”, tutti i regolamen-ti UE e tutti gli accordi firmati an-che – dai “nostri” a Bruxelles suquesto tema. I firmatari si sonoaccodati alla matrigna Europache intenderebbe far compraredai falchi del nord le banche ita-liane per un tozzo di pane perespropriare i risparmiatori italia-ni (depositanti o obbligazionisti,forsanche subordinati) medianteil “bail in”. Siamo al solito provin-cialismo italico che firma tuttoper non dispiacere a nessunosenza valutare la portata dellecose come si dovrebbe. Il pro-vincialismo consiste anche nelpensare “anglo”. Mi spiego me-glio: l’anglo-mania è di moda danoi ed i provinciali Italiani, perimitarla, prendono per buonotutto quanto “corra” nel RegnoUnito. Ma il Regno Unito non hauno straccio di Costituzionescritta (al netto della pur prege-vole Magna Charta Libertatum).Eppure il Regno Unito viene ad-ditato come esempio di demo-crazia. Il Bail-in può funzionarein tali mentalità insulari, ma nonin Italia ove l’art. 47 della Costi-tuzione tutela ed incoraggia il ri-sparmio sotto qualsiasi forma. Inpiù, saggiamente, in Italia, ci so-no i CUSTODI DELLA COSTI-TUZIONE. Si facciano quindiavanti questi CUSTODI e vanifi-chino la portata del BAIL-IN sinda ora a scanso di equivoci futu-ri.

Di ciò bisogna che si faccianocarico anche le associazionibancarie (ABI in testa) e quelledei consumatori per fermarel’imbecillità del BAIL-IN. Solo co-sì le banche potranno stare unpo’ più sicure ed i risparmiatoripiù sereni quando depositano iloro denari nel sistema bancarioitaliano; il più sicuro del mondodal punto di vista legale. Ma nonbasta pensare queste cose; bi-sogna anche “intimorire” Bruxel-les sull’argomento ribadendoche tali accordi di salvataggi in-terni delle banche sono cartastraccia e che rimbalzano sullanostra Costituzione. Tale cartastraccia è più adatta per rinvol-gere i pomodori.

Lo Stato è il garante di ultimaistanza. Ma se non basta “avvi-sare” Bruxelles con “le buone”,usciamo di corsa dal baracconeprima che salti e ci lasci con ilcerino in mano. Il ritorno alla liraed alla sovranità nazionale dellamoneta ci consentirebbe di sva-lutare per fare ripartire le espor-tazioni e l’occupazione. Inoltre,

anche all’interno, occorre rimet-tere i prezzi in Lire (con, in pa-rentesi, quelli in euro) per farlilentamente abbassare e fare ri-partire i consumi interni che so-no al lumicino.

LE BANCHE NON SONO PIÙLE STESSE 04/05/2016

Allarme! Le banche non sonopiù le stesse. Al netto dei fatti delMonte dei Paschi che, buon pri-mo, ha rotto il sesto secolo dellasua attività mostrandoci il suolato debole mentre credevamofosse una divinità eterna, si so-no snocciolati da poco i fattiEtruria & compagni. A ruota arri-vano anche i problemi della Po-polare di Vicenza e di VenetoBanca. Poi a chi toccherà?

A proposito della Popolare diVicenza è successo che il fondo“privato” salva-banche forse ba-sterà appena a ricapitalizzareVicenza. E per le altre banche?

Unicredit è stato graziato dalladea bendata poiché aveva pro-messo di comprare in borsa leazioni Vicenza inoptate. Infatti,ha avuto la fortuna sfacciata divedere il flop della borsa in cuinon si è raggiunto il flottante mi-nimo (25%) per l’ammissione al-la quotazione della Popolare diVicenza. Se si fosse raggiunto il25% e se Unicredit avesse sot-toscritto la parte inoptata, si sa-rebbe svenato creando unoscossone in tutto lo stivale e,forse, in tutta Europa.

Mi pare che la situazioneadesso sia più grave di comeviene raccontata. Alla gente,media compresi, piace credereuna realtà diversa dalla realtàrealistica.

Di questa situazione bancariache precipita dobbiamo ringra-ziare anche i tecnici supponentiche, dal 2011 con il petto gonfio,la schiena dritta ma ubbidientialla maestrina Merkel, facevanoi compiti a casa per arginare ildisastroso spread causato arta-tamente dalla Germania sui tito-li pubblici italiani per distruggerele nostre imprese con le tasse (efra tali compiti si compì pure il di-sastro degli esodati). OMISERODI RICAPITALIZZARE LE NO-STRE BANCHE CON DENAROPUBBLICO E COLLETTIVOEUROPEO affermando, per loromassima ignoranza delle mate-rie economiche, di cui si pavo-neggiavano maestri, che le no-stre banche ERANO FORTI.

Invece, sotto sotto, quasi tuttigli altri stati europei saccheggia-rono i fondi pubblici e collettivi esistemarono le loro banchementre i nostri sapientoni rima-sero a bocca asciutta e, quandoandarono nel 2015 a chiederebeatamente i fondi della specieper rimediare, trovarono le portechiuse. Tecnici così sono damettere in casa di riposo; ci han-no rovinato il sistema bancariopermettendo che le altre bancheestere si sistemassero anchecon la nostra quota di contributi

di fondi europei. Testa e lischeper l’Italia anche se pagammoparte del conto.

(Il periodo grammaticale di cuisopra è un’offesa alla sintassipoiché è lungo e con incisi chelasciano senza fiato il lettore;me ne scuso. Ma la foga delConte Ugolino sul cranio delRuggeri era acqua fresca rispet-to alla mia rabbia verso questiincompetenti).

Ed ora? Io temo che il panicodella scarsità dei ricavi, della pe-santezza dei crediti in sofferen-za che potrebbero essere sven-duti a livelli bassissimi, dellaquasi impossibilità di prestaredenaro ancorché a tassi bassis-simi, porterà ad avere lunghi an-ni di bilanci in rosso. Inoltre lamassiccia robotizzazione e la te-lematica porteranno alla riduzio-ne di filiali fisiche ed ai licenzia-menti collettivi, magari masche-rati da esodi incentivati.

E come tutelare questi nostricolleghi che ci versano i contri-buti INPS? Forse noi pensionatiex bancari dovremmo lavoraregratis a loro fianco augurandociche essi operino come lavorato-ri autonomi pagati a provvigioneed ospitati in co-housing nei lo-cali di terzi, tipo: locali dei distri-butori di benzina, corner nellapiccola e grande distribuzione,circoli e bar, poliambulatori me-dici collettivi. Insomma tutti i luo-ghi che sono “rete” sul territorio,per assistere quei 20 milioni dianziani che non sanno usare labanca telematica e che sareb-bero disposti a pagare qualcosaad uno “sportellista” della specieche li assistesse nelle operazio-ni.

Speriamo bene, come disse ilrospo...,ma il contadino aguzzala canna.

LE MINI AUTO TARGATE 07/04/2016

Oggi i ragazzi hanno la paten-te per i motorini e credo che conessa possano condurre (questoè il verbo in “burocratese”) an-che certe “automobiline” che so-no grandi quanto le cosiddette“smart”.

Si dà però il caso che questemacchinine abbiano una “targhi-na” piccola come quelle dei mo-torini e, in caso di necessità, èdifficoltoso leggerne il numerospecialmente se il mezzo (altrotermine burocratese) ti sfila sot-to il naso a velocità. Visto chetali mezzi hanno spazio abbon-dante come le automobili“smart” classiche, si potrebberomettere targhe anteriori e poste-riori di dimensioni pari a quelledelle altre automobili; smartcomprese.

Ho chiesto un parere ad un exburocrate in pensione sul per-ché di queste targhe piccole. Miha risposto seraficamente che letarghe vanno con la cilindrata equindi sono uguali, per dimen-sioni, a quelle dei motorini sog-

(“LA PAGINA DI G.C. POLITI”... continua da pag. 8)

(segue a pag. 10)

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giungendo con cipiglio: “le cate-gorie sono categorie”.

Io gli ho replicato: “ma la targaserve, fra le altre cose, per pub-blicizzare il proprietario del vei-colo e per leggerne i dati anchea buona distanza in caso di bi-sogno”. “No! No!”, mi ha interrot-to stizzito: “non c’è bisogno ditanta pubblicità se uno vuolevendere, ci mette un cartello“vendesi”. Per lui “pubblicità” èsolo sinonimo di “réclame” evi-dentemente. Non ho insistito maho solo replicato che i motorinihanno targhe di piccole dimen-sioni per ragioni di spazio ma iltizio, con fare superiore, mi haripetuto che le targhe seguonoqueste logiche basate sulla cilin-drata ed ha aggiunto: “io sonostato un pubblico impiegato e diburocrazia me ne intendo”.

Mi sono arreso e lo ho ancheringraziato dell’alta consulenzafornitami.

ABSOLUTELY06/04/2016

Che il gergo di Sua Maestà siaimportante al giorno d’oggi, nes-suno le mette in dubbio. Gli an-glismi (detti anche: “anglicismi”)entrano di rincorsa nella nostralingua. La cosa migliore sarebbestudiare seriamente questo idio-ma al fine di scriverlo e parlarlofluente. Invece si preferisce as-similare a pezzi e bocconi alcu-ne parole chiave ed ostentarlenei discorsi quali finezze. È il so-lito provincialismo pigro che pre-ferisce non studiare per essere,ma ostentare per apparire.

Spesso gli anglofoni non dico-no SI/NO ma dicono: “absolu-tely”. Ed ecco che i nostrani,specialmente in TV, ad una do-manda come: “ti piace”? non ri-spondono SI o NO, ma rispon-dono: “assolutamente SI” oppu-re “assolutamente NO”. Talvoltadicono solo “assolutamente” chepuò significare SI oppure NO aseconda del tono indicativo di ri-sposta scontata nascosto nelladomanda.

Per esempio: “questa cosanon ti piace; vero”? La rispostaè: “assolutamente” poiché la do-manda è guidata verso la rispo-sta scontata. Di converso la do-manda: “questa cosa ti piace;vero”? La risposta è: “assoluta-mente” (cioè che piace). Co-munque in TV ci sono fiumi di“assolutamente SI” ed “assolu-tamente NO” che quasi intimidi-scono una persona mite chevorrebbe rispondere con i classi-ci SI e NO.

Eppure nell’invettiva di Dantecontro Pisa si legge: “Ahi Pi-sa........... (omissis poiché i Pisa-ni sostengono che chi ricopiòl’opera di Dante mutò “vita e im-perio delle genti” in “vituperiodelle genti”. In questa sede nonmi sento di parteggiare né per ilproto dantesco né per i Pisani)del bel paese là dove il SI suo-

na. Le lingue infatti si classifica-no a seconda di come si dice“l’affermazione”. Ma Dante pia-ce meno degli anglismi VIP e siè ormai adottato l’avverbio dimodo: “assolutamente” che aDante non sarebbe piaciuto.

A questo punto mi viene undubbio: ma da ora in poi diremopure: “assolutamente forse”?Proviamo a dirlo e vediamo chesuccede. Vuoi vedere (“hai vistomai” dicono i Romani) che pren-derebbe il via anche questa se-mi-risposta “assolutamente be-cera”.

SCUOLA E LAVORO 04/04/2016

Dopo la guerra e fino agli anni’70 il mondo giovanile era anco-ra diviso fra studenti e lavoratorie questi ultimi erano divisi in la-voratori dell’industria, dell’arti-gianato, del commercio e dellacampagna.

La maggior parte degli studen-ti erano quelli della borghesiapiccola e media che in parte stu-diavano per diritto di classe epoi trovavano lavoro succeden-do ai padri in uffici pubblici e pri-vati, in cadetti nelle accademiemilitari, nella docenza, nel lavo-ro professionale “da tavolino”anche diverso da quello dei pa-dri ma di pari etichettatura diclasse sociale poiché studiare econseguire lauree e diplomi vo-leva dire trovare il posto auto-maticamente.

I coetanei che lavoravano ma-nualmente, invece, abbandona-vano la scuola alla fine dell’ob-bligo e si inserivano nella vita la-vorativa manuale, fin dalla primagiovinezza, contribuendo alboom economico italiano.

Molti di essi passarono velo-cemente da operai ad imprendi-tori ed ebbero successo nella vi-ta e furono anche datori di lavo-ro intellettuale ai laureati dellaborghesia.

La distinzione fra i figli studen-ti della borghesia destinati allalaurea ed i figli degli operai con-sisteva spesso nel fatto di averei primi la paghetta fino alla lau-rea mentre i secondi avevanobuoni salari fissi che furono lebasi delle prime imprese artigia-nali e commerciali. Detto proprioin “soldoni” i cosiddetti borghesifacevano fatica a pagarsi le spe-sicciole di gioventù mentre i la-voratori manuali avevano buonidepositi in banca e si potevanopermettere spese personali piùdei titolari di “paghetta”.

Poi il mondo si è evoluto ed ifigli dei lavoratori manuali inco-minciarono ad allungare gli studifino all’università. Ci fu quindi unperiodo in cui l’equazione “stu-dia” e “trova subito l’impiego”funzionò per lungo tempo poi-ché l’Italia cresceva ed il lavoronon mancava: Il PIL di allora erapieno di vitamine e di proteine.

Dopo qualche tempo, purtrop-

po, le situazioni sono mutate: ilaureati sono divenuti tanti ed ilavori “intellettuali” si sono rare-fatti e degradati spesso a preca-ri per cui la laurea spesso vuoldire disoccupazione assicurata.

Che fare allora? Molti diconoche bisogna andare all’esterocon la laurea italiana. Ma spes-so succede che, per campare, ifuggitivi si ritrovano a svolgerelavori manuali per ore infinite,per pochi soldi e con spese disoggiorno alte.

Quindi, prima di partire per av-venture, sarà bene avere unastrada già disegnata da chi puòdisegnarla (magari dalla stessauniversità). Diversamente ci sibatte la ghigna all’estero.

A mio modesto parere, per tro-vare lavoro in Italia senza emi-grare per sola moda, sarebbebene organizzarsi in Italia, ini-ziando dalla scuola media infe-riore, combinando periodi di stu-dio e di lavoro congiunti comefanno, ad esempio, in Germa-nia; ma non solo in Germania. Èfinita l’ottocentesca distinzionefra impiegati ed operai.

La scuola si deve prefiggerel’obiettivo di far maturare lo stu-dio ed il lavoro fianco a fianco;magari anche impiegando le va-canze estive in addestramenti(stage) in fabbriche e simili acontatto con la realtà operativa.In questa maniera tratterremo inItalia anche i laureati più bravi,sui quali è stato investito tempoe danaro. Diversamente, espor-tiamo le “eccellenze” e le donia-mo alle imprese straniere.

Bisogna quindi buttare alle or-tiche gli schemi sociali antiquatied essere più realisti. Il lavoronon può decollare veloce a 25anni (dopo la laurea) poiché atale epoca l’individuo è già vec-chio e frustrato.

INTELLIGENCE 04/04/2016

Con l’abuso di vocaboli stra-nieri, specialmente inglesi, si ri-schia di imparare un inglese im-maginario. Mi colpisce spesso laparola “intelligence” che in TV sisente mentovare a gogò comemetodo “infallibile” buono pertutte le stagioni per combattere inemici di ogni tipo. Si sente dire:“occorre maggior intelligence”.Ora un ragazzo che studia i pri-mi rudimenti di inglese credeche la traduzione letterale di in-telligence sia: “intelligenza”. Ineffetti lo è solo letteralmente, mail senso comune dato al nostroaggettivo: “intelligente” suonaspesso come il contrario di “defi-ciente” (che in realtà letteral-mente vuol dire proprio che unsoggetto è in deficit di qualchecosa ma che comunemente siusa “deficiente” più nel senso didare di bischero a qualcuno o,più italianamente, di dare delloscemo (altra espressione figura-ta di un recipiente non pieno).Le parole, infatti, assumono neltempo significati diversi dal loroetimo latino o greco. Ciò avvie-

ne specialmente in italiano;mentre nelle lingue dei barbaridel settentrione gli etimi latini egreci mantengono la loro genui-na radice latina o greca senzatagli. (es. Istruzione/“instruc-tions” e molte altre parole).

Torniamo quindi ad INTELLI-GENCE. In inglese tale parolamantiene il suo significato latinodi “intercollegamenti” (o “sina-psi”); inter-ligo appunto fra di-verse cose per arrivare al loro“combinato” (mi rifiuto di dire:“combinato-disposto” che èspesso una scemenza lessicalema che, a sproposito, si dice esi scrive e dove il “disposto” at-taccato sempre a “combinato” cista come il cavolo a merenda.In chiusura spiegherò del per-ché ci stia come il cavolo a me-renda). Ritornando ad INTELLI-GENCE il lemma si usa per direche si collegano diverse cose –sciolte apparentemente ed ete-rogenee – che, invece, devonoessere collegate per capirequalche cosa nascosta in appa-renza.

Per questo motivo propon-go alla CRUSCA di usare illemma: “intelliganzia” per tra-durre “intelligence” e così ilchiasso è finito.

Vengo ora al becero “combina-to disposto” che si trova ad ognipiè sospinto nei giornali ancheblasonati e nei dibattiti TV deigrandi cervelli. Purtroppo la gen-te copia il dizionario altrui paripari e non riflette su quel che di-ce o scrive e dice e scrive: “com-binato disposto” anziché :”com-binato” con un automatismomentale demenziale. Ma chec’entra il “disposto”?

Preciso che il modo di dire cor-retto è: “il combinato del DI-SPOSTO” (e non il “combinatodisposto” che è un nonsenso)che si usa correttissimamentenel linguaggio giuridico quandole “disposizioni” di alcune normegiuridiche (“combinate” fra loro)portano ad una interpretazionelogica e giusta di un fatto giuridi-camente rilevante. Infatti l’insie-me delle disposizioni di legge sichiama anche “il disposto” di ta-li leggi e la loro inter-combina-zione si chiama anche: “combi-nato” (participio passato so-stantivato per intendersi). Eccoperché posso dire e scriverecorrettamente in materia giuri-dica: IL COMBINATO DEL DI-SPOSTO.

Ma se io esco da queste situa-zioni giuridiche, devo dire solo“COMBINATO” e non “combina-to disposto”. Ma che c’entra DI-SPOSTO nella frase di esempioche segue: IL COMBINATO DI-SPOSTO DELLE DICHIARA-ZIONI DI TIZIO, DI CAIO E DISEMPRONIO MI FA PENSARECHE SIANO UN TRIO DI BAR-BAGIANNI. O non si capirebbemeglio la frase senza il “dispo-sto” appiccicato con la colla a“COMBINATO”? E cioè se la fra-se fosse: “il combinato delle di-chiarazioni di Tizio, Caio e Sem-pronio ecc..” il significato sareb-be chiarissimo. Con una forzatu-

ra potrei dire anche: “il combina-to delle dichiarazioni messeci adisposizione da Tizio, Caio eSempronio ecc.” la cosa avreb-be un significato compiuto; cosache non avviene se io metto l’i-nopportuna parola: “disposto”.Quando trovate queste frasi con“disposto” senza senso, segna-latele alla CRUSCA e fareteopera buona.

Il TEMPO 29/02/2016

I Greci avevano due modi di-stinti per dire TEMPO: “kronòs”(quello che scorre) e “kairòs”(tempo opportuno per fare, nonfare, lasciar fare). Ma, a partequeste sottigliezze antiche,“TEMPO” mi ha sempre affasci-nato. Ora capisco perché gli In-glesi dicono: TIME IS MONEY:se il tempo è denaro è giusto di-re: “SPEND TIME”. In inglese sidice anche: “time elaps” per di-re che scorre. Si usa anche l’e-spressione latina più tragica ti-po “tempus FUGIT”, ma “elaps”è più dolce. Però ciò mi fa veni-re dei dubbi glottologi su un par-ticipio latino: “elapsus” (scorre-re, scivolare e simili) e com-prendo che anche nelle brumeoltremanica 400 anni di Romahanno lasciato il segno gene-rando il verbo “to elaps”; e que-sto mi fa venire un dilemma (oun trilemma??):se quello chenoi chiamiamo “lasso di tempo”derivi dal latino o dall’inglese.Poi mi viene una terza riflessio-ne sull’anda e rianda dei terminilatini emigrati nell’isola di SuaMaestà. Esempio tutti diciamonormalmente “number” per tar-durre “numero” ma, più tecnica-mente, NUMERO si traduce:“digit”. Ecco perché digitale nonsignifica informatica pari pari,ma significa numeri che in infor-matica sono “binari” ZERO-UNO combinati nelle varie salsetante e tante che hanno creatol’informatica infinita (o quasi)solo in DUE.

Ma perché in inglese la parola“numero” si traduce con “digit”?Semplicemente perché la parola“dito” si dice “digitus” e, guardacaso, i numeri dal pazzo ZEROagli altri nove sono tanti quantole dita della mano; ERGO “DI-GIT” et ergo: “digitale”. Sostan-zialmente “digitus” andò in In-ghilterra, divenne “digit” e noi loabbiamo re-importato credendofosse inglese.

Ma guarda come è piccoloquesto mondo; è un piccolo pae-se ove tutti prima o poi ci incon-triamo e mescoliamo le nostreparole.

Ho scritto queste amenità perpassare il tempo; pardon “PERSPENDERE IL TEMPO”. Equando è speso non si recupe-ra; specialmente se speso ma-le. Ho l’impressione che rende-remo conto in Altra Sede di co-me lo abbiamo speso. Fin daoggi cerchiamo di imparare anon sciuparne neppure una bri-ciola.

(“LA PAGINA DI G.C. POLITI”... continua da pag. 9)

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SPLENDIDA MINIMA – PICCOLESCULTURE PREZIOSE NELLECOLLEZIONI MEDICEE: DALLATRIBUNA DI FRANCESCO I DE’ MEDICI AL TESOROGRANDUCALE

Il lungo titolodella mostraallestita in Pa-lazzo Pitti –Museo degliArgenti – finoal 2 novembrep.v. – già de-scrive di cosasi tratta e cioèche è dedicata

a una particolare classe di manu-fatti, di grande valore artistico eraffinatezza, ma di dimensioni ri-dotte: piccole sculture in pietre pre-ziose, di epoca ellenistico romana,per secoli al centro dell’interessecollezionistico dei Medici.

Una grande passione per questogenere di piccole sculture in pietredure fu propria di Francesco I de’Medici, che ne possedeva una nu-trita collezionee la incremen-tava commis-sionando ri-cerche a Romadi marmi epietre adattialla crea-zione di bu-sti.

La mostrasi apre illustran-do con alcuniesempi le caratte-ristiche di questipiccoli formatiscultorei, diepoca classica, realizzati con pie-tre preziose e mettendo in risalto laloro stupefacente vicinanza, in ter-mini iconografici e formali, con laplastica del periodo. Ci sono ritrattiimperiali che misurano solo pochicentimetri, noccioli di ciliegie e diolive intagliate con teste di impera-tori o con altre figure che si posso-no apprezzare solo con una lentedi ingrandimento.

Eike D. Schmidt – Direttore dellaGalleria degli Uffizi – ha detto: “L’e-sposizione rivela – al pari di unalente metaforica – un universo dipiccole magnificenze. Eppure, sfo-gliando il catalogo, non di radol’occhio si arresta su un’immagineche, a prima vista, sembra illustra-re una scultura di dimensioni ma-gnifiche, se non addirittura un co-losso. Sono effetti ingannevoli. Unritratto imperiale che appare enor-me – ma che in verità misura pochicentimetri – fa capire come il gran-dioso non debba essere necessa-riamente grande e come la monu-mentalità non sia sempre legata al-l’effettivo formato di un’opera”.

La prima sala approfondisce laprovenienza archeologica delleopere esposte. Busti e statuine, il-luminati con gusto, levitano comein un vuoto che consente di ap-prezzare da ogni lato la loro fattu-ra, le pietre dai colori tenui o, alcontrario, intensi come il turchese,il granato, la giada, i lapislazzuli, latrasparenza del cristallo di rocca olo splendore dell’oro. Come un fan-tasma, sorge, dall’ombra della suateca, la statuetta di Cerere (I seco-lo a.C.) trovata a Weiden, oggi aBerlino, di un calcedonio pallido etraslucido.

In una sala si è tentata la rico-

struzione, a grandezza naturale,dell’allestimento tardo settecente-sco di uno dei palchetti della Tribu-na degli Uffizi. La scenografica ri-produzione del disegno della pare-te con la statua di Apollo fa dasfondo a tutte le opere distribuitesullo scaffale.

Firenze – Palazzo Pitti – Mu-seo degli Argenti

Fino al 2 novembre 2016 – Cata-logo edito da Sillabe.

MUSEO DEGLI INNOCENTI

Il 23 giugno u.s. è stato riapertoa Firenze – Piazza della SS. An-nunziata, dopo tre anni di lavori, il

Museo degli Innocenti. Si sviluppasu tre livelli per un totale di 1.457metri quadrati, ai quali si aggiungo-no altri 1.655 metri quadrati desti-nati a esposizioni temporanee e at-tività educative. Un nuovo percor-so museale, che comprende an-che il piano seminterrato, integra ilpatrimonio documentario dell’Isti-tuto con quello storico artistico.

Il primo piano è destinato intera-mente al percorso storico dell’Isti-tuto con racconti e memorie perso-nali dei cosiddetti “nocentini” chefurono lì ospitati ed ai segni di rico-noscimento che le madri lasciava-no nelle fasce dei bambini abban-donati.

Al secondo piano la descrizionedel percorso architettonico con l’e-voluzione dell’antico Spedale nelcorso dei secoli.

Al terzo piano la galleria cheospita le opere d’arte. Circa ottan-ta quelle esposte tra cui la “Ma-donna col bambino e un angelo”di Sandro Botticelli, “L’adorazionedei Magi” di Domenico Ghirlan-daio, poi opere di Bartolomeo diGiovanni, Piero di Cosimo, Neri diBicci, Della Robbia e Giovanni delBiondo.

Per la storia ricordo che lo “Spe-dale degli Innocenti’ è la più anticaistituzione pubblica italiana dedica-ta all’accoglienza, all’educazione ealla tutela dei fanciulli. Fu il Consi-glio del Popolo della città di Firen-ze a decretarne la nascita nel1421; progettato da Filippo Brunel-leschi, fu realizzato grazie al lasci-to testamentario del mercanteFrancesco Datini.

Dalle cronache risulta che la pri-ma bambina arrivò il 5 febbraio1445 e fu chiamata Agata Smeral-da; gli ultimi due bambini furono la-sciati il 30 giugno 1875 e battezza-ti – non a caso – Laudata Chiusurie Ultimo Lasciati. Una curiosità:durante l’inaugurazione del nuovoMuseo a una restauratrice si rup-pero le acque: una nuova vita de-cise così di sbocciare proprio dovetanti bambini venivano abbando-nati.

Firenze – Piazza SantissimaAnnunziata, 13

Orario: Dal Lunedì alla Domeni-ca:10/19 – Biglietto: Small: Euro7,00 – Ridotto Euro 5,00 (permet-tono un accesso al museo) – Me-dium: Euro 10,00 – Ridotto Euro8,00 (permettono l’accesso al mu-

seo e audioguide in varie lingue).Inoltre varie possibilità di bigliettiper più accessi e riduzioni.

Il tempo di Signorini e De NittisL’OTTOCENTO APERTO ALMONDOnelle collezioni Borgiotti ePiceni

A Viareggio – Fondazione Cen-tro Matteucci per l’Arte Moderna –una carrellata di capolavori di DeNittis, Zandomeneghi e Boldini, ac-canto ad opere, non meno super-be, di Signorini, Lega e di altri pro-tagonisti del periodo macchiaiolo.

Tanti dipinti per raccontare il col-lezionismo novecentesco e, in par-ticolare, quello di Enrico Piceni eMario Borgiotti. La rassegna docu-menta un’epoca di evoluzione del-la pittura italiana, inserita nel pano-rama europeo e, al tempo stesso,interconnessa con la propria tradi-zione.

Da segnalare, in particolare, leseguenti opere: “Al bois de Bou-logne” e “Giornata sulla Senna”di De Nittis, “L’uncinetto” di Si-gnorini, “Omaggio a TouloseLautrec” di Zandomeneghi e ladelicata “Stampa giapponese” diGhiglia.

La mostra è realizzata in collabo-razione con la Fondazione Picenied il Comune di Viareggio.

Viareggio – Centro Matteucciper l’Arte Moderna – Via D’An-nunzio, 28

Fino al 26 febbraio 2017 – Ora-rio: Dal 13 settembre al 10 novem-bre – Da Martedì a Venerdì15.30/19.30 – Sabato e Domenica10/13 - 15.30/19.30 – Chiuso Lu-nedì. Dal 2 novembre al 26 Feb-braio 2017: Venerdì 15.30/19.30 –Sabato e Domenica 10/13-15.30/19.30. Biglietto: Intero €

8,00 – Ridotto € 5,00. Gratuito mi-nori di 18 anni.

BENOZZO GOZZOLI A SAN GIMIGNANO

La Pinacoteca di San Gimignanoospita – fino al 31 ottobre p.v. –una mostra dedicata al pittore fio-rentino Benozzo di Lese di San-dro (1420/21-1497 – al quale Va-

sari attribuì il cognome Gozzoli),che proprio a San Gimignano tra-scorse quattro anni della sua vita elì concepì varie opere, poi sparseper il mondo, ed ora tornate inquella cittadina. Giunse a San Gi-

mignano dopo aver realizzato ladecorazione della Cappella deiMagi a Firenze in Palazzo Medici.

Protagonista della mostra è la“Madonna col Bambino e angelitra i Santi Giovanni Battista, Ma-ria Maddalena, Agostino e Mar-ta” ricomposta nella sua interezzagrazie ai prestiti internazionali delMuseè du Petit Palais di Avignone,del Museo Thyssen-Bornemsza diMadrid e della Pinacoteca di Brera.

A fianco della tavola della Ma-donna tutte le altre opere custoditea San Gimignano fra cui, tanto percitarne alcune, il frammento di Ma-donna della Misericordia e la“Madonna col bambino di Cal-ci”.

San Gimignano – Pinacoteca –Piazza Duomo, 2

Fino al 31 ottobre 2016 – Orario:9.30 – 17.30 – Biglietti: Intero €

7,50 – Ridotto € 6,50.

LA PITTURA DI JOHN CURRIN

Per la prima volta arriva in Italia,a Firenze, al Museo Bardini, la pit-tura di questo artista americanocon le sue donnone superdotate oscheletriche. Trattasi di una mostra

personale unica nel suo genere,allestita nelle sontuose stanze, ap-punto del Museo Bardini, che fu di-mora del ricco antiquario fiorentinoe dove si trovano ancora mobili,oggetti d’arte e di arredo, quadri esculture di ogni epoca e stile.

Le opere di Currin sono appesealle pareti blu intenso del museo, isuoi ritratti femminili accanto alleMadonne di Donatello, alle operedel Pollaiolo e del Guercino. Dauna nicchia della Sala delle Armiappare il grande sedere roseo erotondo di “Nude in un ConvexMirror”. L’arte del Quattrocento diDonatello e dei Della Robbia simescola ad uno pseudo Rinasci-mento rivisto con l’occhio della cul-tura pop americana. “Currin creaun’immagine triste e al tempo stes-so comica della società – spieganoi curatori della mostra AntonellaNesi e Sergio Risaliti – che si per-cepisce nell’estetizzazione forzatae nell’ostentazione di ricchezza.L’abbigliamento costoso e le ac-conciature alla moda delle figurefemminili sono il manifesto del po-tere vuoto delle donne americane”.

Firenze – Museo Bardini – Viadei Renai, 37 (Ponte alle Grazie)

Fino al 2 ottobre 2016 – Orario:Lunedì, Venerdì, Sabato e Dome-nica 11/17 – Biglietto: Intero € 6,00– Ridotto € 4,50.

CAPOLAVORI A VILLA LAQUIETE. BOTTICELLI ERIDOLFO DEL GHIRLANDAIO

La mostra è la prima tappa delprogetto di valorizzazione del patri-monio di “Villa La Quiete” di pro-

M A N I F E S TM A N I F E S T A Z I O N I I N TA Z I O N I I N T O S C A N AO S C A N Aa cura di gb/

(segue a pag. 12)

p r i e t àdella Re-gione To-scana.

Le ope-re, tutter isalent ialla primametà delC inque-c e n t o ,provengono dalla chiesa di San Ja-copo di Ripoli, facente parte di unimportante monastero delle suoredomenicane situato nell’odiernaVia della Scala ed in parte ritrovatenel cosiddetto “magazzino dellemeraviglie” di Villa La Quiete. Datale monastero, soppresso nel1784, provengono, appunto, i dipin-ti di Ridolfo del Ghirlandaio(1483/1561) figlio del celebre Do-menico e continuatore della tradi-zione artistica della famiglia, che di-pinse in gioventù le due pale chedecoravano gli altari laterali dellachiesa delle domenicane, lo “Spo-salizio mistico di Santa Caterinae Santi” e i pannelli con i quattrosanti (Onofrio, Sebastiano, Cosmae Damiano).

Nella prossima primavera è pre-visto un ampliamento dello spazioespositivo volto a valorizzare l’im-portante raccolta di paramenti sa-cri e reliquie, ed a illustrare la sto-ria della villa.

Firenze -Villa la Quiete – Via diBodrone, 2

Fino al 30 ottobre 2016 – Orario:Sabato e Domenica 10/19- Ingres-so libero. È possibile visitare lamostra anche in giorni diversi daquelli sopra indicati, per gruppi finoad un massimo di 15 persone alcosto complessivo di € 70,00.

MATILDA DI CANOSSA ladonna che mutò il corso dellastoria

A Firenze – Casa Buonarroti –una mostra che, in occasione delnono centenario della morte di Ma-tilda di Canossa, si propone di illu-strare gli eventi straordinari dellavita di questa straordinaria figura didonna. Visse vari anni a Firenze enel 1078 fece costruire la “cerchiaantica” delle mura fiorentine didantesca memoria.

Suggestiva l’ipotesi, accettatasolo da parte della critica, che laMatelda inserita nella Divina Com-media come guida al Poeta siaproprio la Contessa. Una preziosacopia trecentesca e l’edizione otto-centesca illustrata dal Dorè delpoema, presenti in mostra ed aper-te alle pagine giuste, si riferisconoproprio a questa identificazione.

Da ricordare la storica “Umilia-zione di Canossa” (1077) quandol’imperatore Enrico IV restò in atte-sa – inginocchiato ed a piedi nudinella neve, sotto la residenza della“Grancontessa” – per implorare ilperdono del papa GregorioVII, al-leato di Matilda.

In mostra alcune opere realizza-te nell’officina di artigiani, scribi eminiatori, creata da Matilda a Ca-nossa, tra le quali, uno PsalteriumDavidicum, databile 1090-1100 ele Orationes sive meditationes diAnselmo d’Aosta, contenenti un ri-tratto della Contessa. In mostra, in-sieme a tante opere, una splendi-da Croce astile in oro, cristalli e

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Come di consueto Sabato 5 Novembre alle ore 17.30 nella Chie-sa di Santa Maria in Campo (Via del Proconsolo) sarà celebratauna Messa in suffragio di tutti i Soci defunti. Sono invitati anche ifamiliari.

gemme proveniente dal Museo ci-vico di Modena.

Firenze – Museo della CasaBuonarroti – Via Ghibellina, 70

Fino al 10 ottobre 2016 – Orariomostra e museo: 10/17 – ChiusoMartedì – Biglietto: Intero € 6,50 –Ridotto € 4,50 – 3,50 – Catalogobilingue (italiano-inglese) edito daCentro Di.

KARL LAGERFELD – VISIONSOF FASHION

A Firenze, Palazzo Pitti, dal 16giugno è in corso una mostra delleopere fotografiche di Karl Lager-feld. Resterà aperta fino al prossi-mo 23 ottobre.

Trattasi di uno speciale progettoantologico che celebra la raffinataed eclettica produzione fotograficadi Karl Lagerfeld: scatti e servizi dimoda pubblicati sui più importantifashion magazine internazionali.Circa 200 immagini realizzate convarie tccniche: dagherrotipia, plati-nopia, serigrafia, stampa digitale.

Karl Lagerfeld ha scritto: “La foto-grafia oggi è parte integrante dellamia vita. Per me è impossibile ve-dere la vita senza lo sguardo dellafotografia, il mondo e la moda at-traverso l’obiettivo di una macchinafotografica. Mi permette di mante-nere un distacco critico nel lavorodi tutti i giorni: mi aiuta più di quan-to avessi mai potuto immaginare”.

Il percorso della mostra partedallo Scalone del Moro, si snodaattraverso le Sale della GalleriaPalatina fino alla Sala Bianca e al-

le due Sale degli Appartamenti de-gli Arazzi.

Firenze – Palazzo Pitti – PiazzaPitti, 1

Fino al 23 ottobre 2016.

IL SOGNO DI THEIMER

Ad Arezzo, alla Galleria d’ArteContemporanea ed alla FortezzaMedicea, una personale dedicataall’artista contemporaneo cecoIvan Theimer. curata dal celebrecritico d’arte Vittorio Sgarbi.

Alla Galleria d’Arte acquerelli, di-segni e taccuini di viaggio; sculturenelle sale sotterranee della Fortez-za che, dopo anni, riapre in piantastabile

Arezzo – Galleria Comunaled’Arte contemporanea – PiazzaSan Francesco, 4 Fortezza Medi-cea – Viale Bruno Buozzi

Fino al 23 ottobre 2016 – Orario:fino al 30 settembre: da Martedì al-la Domenica: 10/18 – Dal 1° otto-bre: 10/14 e 16/21 alla Fortezza –Ingresso gratuito.

CARRARA – CITTÀ DELGRAND TOUR DELL’ERMITAGE

Come noto, il Grand Tour era l’e-sperienza che dovevano compierealmeno una volta nella vita i ram-polli delle principale famiglie euro-pee tra il XVII e XiX secolo.

L’esposizione presenta dipinti,disegni ed acquerelli provenientidal Museo dell’Ermitage di SanPietroburgo e da collezioni pubbli-

che e private, riuniti insieme comeuna galleria di “ritratti” di luoghi, at-tenti, non solo alla fisionomia delpaesaggio italiano, ma anche alcarattere degli uomini che quelpaesaggio hanno costruito.

Così, ai dipinti di alcuni del pio-nieri del Grand Tour come i fiam-minghi Jan Miel e Hendrik Fransvan Lint, l’olandese Johannes Lin-gelbac, il tedesco Philipp Hacker, ilfrancese Hubert Robert sono ac-costati quelli di una numerosaschiera di vedutisti italiani, da Gio-vanni Paolo Papini a Ippolito Caffied altri fino alla svolta naturalista diGiovanni Foianesi.

Una sezione della mostra è dedi-cata al paesaggio apuano, conopere provenienti dal Museo civicodi Reggio Emilia, dall’Archivio diStato di Massa, dalla Provincia diMassa-Carrara e da collezioni pri-vate con l’intento di rappresentareuno dei luoghi più ameni del nostroterritorio.Carrara (MS) – PalazzoCucchiari – Piazza Cucchiari, 1

Fino al 23 ottobre 2016 – Orario:da Martedì a Giovedì: 10/12 -17/22- Venerdì, Sabato e Domenica:10/12 – 17/22 – Biglietto: Interocon audioguida € 10,00 – Ridottocon audioguida (visitatori fino 25anni o altre 65) € 8,00.

(“MANIFESTAZIONI”... continua da pag. 11)

DOPPIA PASTA PASTICCIATA

Ingredienti Dosi per 6 persone:

Penne Gr. 400 - Bucatini Gr. 300- Macinata di Manzo Gr. 400 - Unasalsiccia - Un uovo - Burro Gr. 80- Parmigiano grattato Gr. 50 - Fari-na Gr. 60 - Funghi secchi Gr. 20 -Latte 1/2 litro - Una scatola di po-modori pelati - Una carota - Ungambo di sedano - Mezza cipolla -Un poco di noce moscata - Vinorosso 1/2 bicchiere - Olio, pepe esale q.b.

Ammollare i funghi in acquafredda – Tritare finemente carota,cipolla, sedano e rosolare in un te-game con olio. Aggiungere i funghitritati e soffriggere, poi unire la sal-siccia tritata e la carne macinata,salare, pepare, lasciare rosolare.Poi unire il vino, la noce moscata eproseguire la cottura per circa 10minuti, indi aggiungere i pelati. Ab-bassare la fiamma e continuare lacottura per circa 2 ore rimescolan-do con una certa frequenza.

Nel frattempo bollire il latte. Met-

LA RICETTADI FRANCHINO

tere al fuoco due pentole con ab-bondante acqua salata e quandobolle versare in una le penne enell’altra i bucatini. Cuocere percirca 15 minuti.

Mettere al fuoco una casseruolanella quale fare sciogliere il burro,versare gradatamente la farina emescolando con un cucchiaio dilegno salare e pepare a poco apoco e, sempre mescolando, ag-giungere il latte.

Quando il latte sarà stato assor-bito lasciare bollire la besciamellaper alcuni minuti, quindi toglieredal fuoco. Lasciare intiepidire e poiversare il tuorlo dell’uovo sbattutoe rimestare.

In una pirofila, ben unta di olio,disporre un primo strato di bucati-ni, ricoprirli con parte della bescia-mella in modo da legare i bucatinifra loro, aggiungere un po’ di sugoe parmigiano e fare uno strato dipenne. Continuare così alternan-do besciamella, sugo e parmigia-no.

Riempita la pirofila, depositarlain forno alla temperatura di 190° ecuocere per 20 minuti.

E poi…..Buon appetito!

Chi ha fatto entrare questi gnomi in casa di mia moglie ??...