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______________________________ ____________________________ Scelta consegna ECOCERT entro il 12 ottobre 2012 per tutti le Lavoratrici e i Lavoratori nati fino al 30 dicembre 1958 Care Colleghe e Cari Colleghi , nel portale Bper, come disposto dall'accordo sindacale, vi sono due modalità di richiesta dell'estratto di posizione assicurativa INPS, cosiddetto "ECOCERT": - mediante la scelta del "modulo A " il lavoratore DELEGA la Banca a richiedere l'ECOCERT (la banca, per propria libera determinazione, consegnerà poi i moduli al patronato cristiano ACLI); è la forma che si consiglia a tutti per evitare problematiche di ritardi nella consegna e si può fare direttamente sul WEB; - tramite la scelta del "modulo B " il lavoratore INFORMA la Banca che si desidera avvalersi dell'assistenza del proprio patronato sindacale di fiducia (quindi, nel caso DELLA Fisac, il patronato Cgil della Camera del Lavoro provinciale competente per sede di lavoro). Questa SCELTA, tra modulo A oppure B, è l'unica azione che va messa in atto entro il 12 ottobre Nel modulo B è previsto un campo dove indicare la data di delega al proprio patronato. In tale spazio si può anche indicare "data futura" oppure "prossimi giorni", in quanto la data del 12 ottobre 2012 l'obbligo attiene unicamente alla scelta tra proprio patronato sindacale oppure quello aziendale, mentre per porre in atto concretamente la delega al patronato (cioè per andare materialmente al patronato a consegnare le pratiche) c'è un tempo più lungo e non precisamente determinato , tenendo però conto che la copia dell’ECOCERT va trasmessa all'azienda entro il 30 novembre 2012 . Di certo conviene attivarsi al più presto e procedere alla scelta; se si è optato dopo aver fatto la scelta per il proprio patronato; l'importante è conservare copia della ricevuta di consegna della 1

Scelta consegna ECOCERT entro il 12 ottobre …backupfisac.nikeconsulting.com/documenti/Emilia Romagna...Non soddisfa il Paese. Dobbiamo fare uno sforzo comune, forte per aiutare chi

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Scelta consegna ECOCERT entro il 12 ottobre 2012per tutti le Lavoratrici e i Lavoratori nati fino al 30 dicembre 1958

Care Colleghe e Cari Colleghi,

nel portale Bper, come disposto dall'accordo sindacale, vi sono due modalità di richiesta

dell'estratto di posizione assicurativa INPS, cosiddetto "ECOCERT":

- mediante la scelta del "modulo A" il lavoratore DELEGA la Banca a richiedere l'ECOCERT

(la banca, per propria libera determinazione, consegnerà poi i moduli al patronato cristiano ACLI);

è la forma che si consiglia a tutti per evitare problematiche di ritardi nella consegna e si può fare

direttamente sul WEB;

- tramite la scelta del "modulo B" i l lavoratore INFORMA la Banca che si desidera avvalersi

dell'assistenza del proprio patronato sindacale di fiducia (quindi, nel caso DELLA Fisac, il

patronato Cgil della Camera del Lavoro provinciale competente per sede di lavoro).

Questa SCELTA, tra modulo A oppure B, è l 'unica azione che va

messa in atto entro i l 12 ottobreNel modulo B è previsto un campo dove indicare la data di delega al proprio patronato. In tale

spazio si può anche indicare "data futura" oppure "prossimi giorni", in quanto la data del 12 ottobre

2012 l'obbligo attiene unicamente alla scelta tra proprio patronato sindacale oppure quello

aziendale, mentre per porre in atto concretamente la delega al patronato (cioè per andare

materialmente al patronato a consegnare le pratiche) c'è un tempo più lungo e non precisamente

determinato, tenendo però conto che la copia dell ’ECOCERT va trasmessa

all 'azienda entro i l 30 novembre 2012.

Di certo conviene attivarsi al più presto e procedere alla scelta; se si è optato dopo aver fatto la

scelta per il proprio patronato; l'importante è conservare copia della ricevuta di consegna della

1

documentazione, in modo tale da poter aver prova di aver rispettato i termini previsti. Eventuali

sforamenti oltre il 30 novembre sono infatti pienamente giustificati per ritardi dovuti al patronato

oppure all'INPS.

I colleghi che vogliono quindi avvalersi della scelta B, cioè del proprio patronato, devono pertanto

tenere presente il fatto che dovranno recarsi essi stessi presso il proprio patronato provinciale Cgil

per la consegna dei moduli e poi per il ritiro; avranno un'assistenza personalizzata ed il puntuale

calcolo della prevista pensione futura.

Per i colleghi impossibilitati a ciò, resta la scelta A, cioè la delega all'azienda.

Un discorso a parte vale per i colleghi di Modena e Bologna, che potranno contattare ed

eventualmente spedire i moduli ad Alessandra Bernaroli ed Andrea Matteuzzi rispettivamente, che

porteranno per loro conto i moduli al patronato.

Precisiamo che la consegna dell’ECOCERT nei modi di cui sopra della delega non rappresenta un

vincolo per tutti i Lavoratori nati fino a tutto il 31 dicembre 1958. per il collega, tranne per chi ha

già maturato i requisiti per accedere alla pensione anticipata.

Del resto, vigente l'attuale riforma del lavoro "Fornero", i licenziamenti per "crisi aziendale" sono

estremamente facili e con risarcimenti davvero minimi (12 mensilità); in questo senso l'accordo di

Gruppo sottoscritto può rappresentare una valida alternativa, rebus sic stantibus.

Durante le prossime settimane abbiamo in previsione di tenere assemblee sindacali unitarie (data

presunta su Milano, per Bper e Meliorbanca, 22 o 23 ottobre) in cui verrà illustrato l’Accordo di

Gruppo sul Piano Industriale del 15 settembre 2012, si farà il punto di tutte le varie situazioni

problematiche e si potrà rispondere ai Vs. dubbi ed alle Vs. domande.

Si raccomanda la lettura dei comunicati sindacali presenti nella bacheca elettronica Fisac e del

periodico Inform@Fisac aziendale Bper già spedito per email a tutti gli iscritti Fisac Bper.

Sempre a disposizione per ogni occorrenza,

Cordiali saluti.

Bologna, 8 ottobre 2012

2

CGIL - Confederazione Generale Italiana del Lavoro

Camusso: lavoro priorità assoluta. Il 20 ottobre avviamo una nuova stagione Il lavoro è la priorità assoluta. La politica deve tornare a occuparsi di un Paese che non ce la fa più. Con la manifestazione del 20 ottobre a piazza San Giovanni a Roma la CGIL vuole avviare un nuovo percorso, una stagione di rottura con il liberismo. Intervista al Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso all'Unità » Locandine: 1 - 2 - Volantino - SPOT

06/10/2012 Condividi su:

Intervista di Rinaldo Gianola sull'Unità del 6 ottobre 2012

Niente politica industriale, disattenzione alle emergenze del lavoro, zero investimenti, crescita pericolosa delle diseguaglianze. Questo autunno propone un'Italia in piena emergenza economica e sociale, una situazione che viene fronteggiata dal governo con politiche inadeguate, insufficienti. Per questo Susanna Camusso chiama la CGIL a una nuova stagione di mobilitazione e di impegno.

A partire dalla giornata del 20 ottobre, in piazza San Giovanni a Roma, la piazza delle grandi sfide sindacali.

Spiega: «Chiediamo al governo scelte chiare di politica industriale, difesa degli insediamenti produttivi, detassazione delle tredicesime, sostegno ai lavoratori esodati, ai dipendenti delle aziende in difficoltà. C'è bisogno di una svolta profonda di politica economica perchè il Paese non ce la fa».

Segretario Camusso, qual è la situazione del lavoro e dell'industria?«Assistiamo con enorme preoccupazione alla scomparsa di pezzi importanti del tessuto industriale. Siderurgia, auto, alluminio, distribuzione sono settori a rischio. Siamo un Paese che non investe. Per richiamare l'attenzione i lavoratori devono mettere in pericolo la propria vita salendo sui tetti, sulle torri, sui campanili. Il governo e il Paese forse non comprendono pienamente la gravità e i rischi di questo momento. L'occupazione e la difesa della nostra industria sono priorità assolute».

L'azione del governo Monti non la soddisfa?«No, e non è una questione personale. Non soddisfa il Paese. Dobbiamo fare uno sforzo comune, forte per aiutare chi perde il posto, chi vede la chiusura della propria azienda, chi cerca di salvare un pezzo di produzione. C'è una distanza enorme tra le condizioni reali di vita dei cittadini e le azioni del governo. C'è un'Italia insicura, impaurita che va aiutata, dobbiamo ricostruire un clima di fiducia, di speranza tra le persone».

Cosa chiede alla politica?«Mi piacerebbe che la politica parlasse al Paese, dei problemi della gente, anziché concentrarsi su se stessa, su formule ed equilibri spesso incomprensibili. Sarebbe necessaria in questo momento una proposta forte, radicale, di autoriforma della politica in grado di riconquistare il consenso dei cittadini, di rafforzare la base democratica. Tocca ai partiti formulare proposte chiare per battere le diseguaglianze crescenti, per migliorare le condizioni di vita di chi sta peggio, per garantire reddito, lavoro, pensioni, occupazione ai giovani e alle donne».

Monti sostiene che la differenza non è più tra destra e sinistra, ma tra chi paga le tasse e chi evade. È d'accordo?«No. È una semplificazione che non va bene. L'evasione fiscale è stata una scelta politica di destra, di Berlusconi. È la destra che ha favorito i condoni, i capitali scudati, i furbetti del fisco. Si può criticare la politica, ma la politica non è tutta uguale».

Il governo ha ventilato l'ipotesi di una riduzione del carico fiscale, Squinzi dice che di troppe tasse si muore...«Il governo ha offerto un messaggio contraddittorio sulle tasse. Ha aperto uno spiraglio e poi ha fatto marcia indietro. A Squinzi vorrei dire che di troppa diseguaglianza fiscale si muore. Sono i lavoratori dipendenti, i pensionati che pagano troppe tasse. Sono i redditi delle persone fisiche gravati da un carico eccessivo, non sono certo le rendite ad essere penalizzate. Questa ingiustizia peggiora la recessione e favorisce i privilegiati che fuggono dal fisco».

Cosa si attende dal Pd? «Una proposta per un'Italia diversa. Il Pd ha la grande responsabilità di guidare la svolta di governo. È un impegno gravoso, ma stimolante. Metta al centro della sua politica il lavoro, i diritti, il welfare, la politica industriale, un modello di eguaglianza sociale, tiri fuori il Paese da questo disastro combinato dai liberisti».

Qual è una politica alternativa?«Una piattaforma socialdemocratica per il welfare, la civiltà del lavoro, la costruzione di un modello più giusto di società per rimettere insieme il Paese, per attutire i danni combinati dalla destra che ha lavorato per dividere i cittadini. Dobbiamo riflettere sul fatto che cresce non solo la disoccupazione, ma anche il lavoro povero e chi è occupato spesso non ce la fa. C'è un deterioramento pericoloso del tessuto sociale, anche di quei soggetti che definiamo garantiti. L'Italia ha bisogno di una svolta perchè dopo quattro anni di crisi e due di sacrifici pesantissimi siamo ancora in mezzo al guado»

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11/10/2012http://www.cgil.it/printarticolo.aspx?ID=19877

Il sindacato cosa può offrire in questo percorso?«Il sindacato ha i suoi problemi, le divisioni non aiutano, nè aiuta l'eccesso di esposizione di alcune parti verso schieramenti politici. Ma il sindacato ha fatto la sua parte nella crisi, ha gestito vertenze, ristrutturazioni, accordi, confrontandosi con forti innovazioni. Continueremo in questa direzione, ma nessuno può pensare di ridurre il potere di contrattazione dei lavoratori, nè di continuare a discriminare i giovani, le donne, i soggetti più deboli».

La CGIL cosa si propone con l'iniziativa del 20 ottobre?«È l'inizio di un percorso. Vogliamo cambiare passo, pressare questo governo di congiuntura. La CGIL è ben consapevole che il movimento sindacale deve uscire dalla difensiva. Prepariamo alla conferenza di programma per lanciare un Piano del lavoro, che parli di welfare e di ambiente come sviluppo, di innovazione e ricerca, di contrattazione sull'organizzazione e sui modelli di partecipazione del lavoro. Se saremo uniti sarà più facile».

C'è un gruppo di liberisti che lancia il manifesto"Fermiamo il declino". La CGIL partava di declino 10 anni fa...«...E tutti ci accusavano di essere disfattisti, cassandre, portatori di sciagure. Nel 2004 la CGIL fece uno sciopero generale per fermare il declino e alcuni dei firmatari di questo manifesto liberista ci definivano statalisti, nazionalisti. Noi abbiamo tanti difetti, ma siamo vicino alla gente e capiamo i problemi. I liberisti si devono rassegnare: la crisi è figlia delle loro idee, è ora di cambiare». Il 20 ottobre la CGIL porterà in piazza le testimonianze delle diverse realtà italiane che ogni giorno fanno i conti con un una crisi che sta mettendo in ginocchio interi territori. Inoltre, sarà un'occasione per dare voce ai tanti lavoratori che in questi giorni stanno portando avanti azioni di protesta per difendere il loro posto di lavoro ed essere ascoltati. La manifestazione si svolgerà in Piazza San Giovanni a Roma a partire dalle ore 10.30 e si concluderà alle 17.30 con l'intervento del Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso.

CGIL Nazionale - Corso d'Italia 25 - 00198 Roma - www.cgil.it

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Home Economia Cgil: «Timido segnale, vedremo» Bonanni: «E' una svolta molto importante»

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10 ottobre 2012A - A

BERSANI: «CI SONO COSE DA AGGIUSTARE»

Il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, ha messo in guardia sulla

necessità di aggiustamenti alla legge di stabilità, sicuramente su

due punti centrali come scuola e sanità. «Credo che ci siano cose

da aggiustare», ha detto il segretario del Pd arrivando ad un

incontro con le associazioni a Roma. «Sono preoccupato di due

cose - ha spiegato - la prima è la sanità e credo ci sia da dare una

occhiata molto precisa agli effetti che provocheranno i tagli. Poi

c'è la scuola. temo di non sbagliare dicendo che sotto la parola 'ingegnerizzazione' ci sia il taglio

di 6.300-6.400 posti di lavoro». Dunque, ha insistito, «su questi punti vogliamo chiarimenti e

siamo pronti ad intervenire per delle correzioni».

CAMUSSO: MONTI CONDIZIONA GOVERNO FUTURO

La legge di stabilità rischia di rendere superfluo il dibattito sull'opportunità di un 'Monti bis',

perché il prossimo esecutivo sarà comunque «condizionato» dalle scelte di quello attuale. Lo ha

detto la leader Cgil Susanna Camusso, a margine di una iniziativa pubblica: «Per come e stata

fatta la manovra mi pare che si debba smettere di parlare di un'alternanza tra un governo

tecnico e un governo politico: è sempre più esplicito che questo governo si sta muovendo per

condizionare il governo futuro. Dopodiché, la sospensione della democrazia è stata fin troppo

lunga, devono tornare a scegliere i cittadini sulla base dei programmi».

CGIL E UIL: «FANNO A PEZZI IL WELFARE»

«Un colpo duro, durissimo, l'ennesimo attacco ai servizi pubblici e ai lavoratori che li

Cgil: «Timido segnale, vedremo» Bonanni: «E' una svolta molto importante»

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garantiscono. Il Governo Monti ha un atteggiamento ottuso e distante dalla realtà, sembra

perseguire l'aggravamento delle condizioni materiali degli italiani ed è ormai chiaro che intende

fare a pezzi il nostro sistema di welfare». Con queste parole Rossana Dettori, Domenico

Pantaleo, Giovanni Torluccio, Benedetto Attili e Alberto Civica, rispettivamente Segretari Generali

di Fp-Cgil, Flc-Cgil, Uil-Fpl, Uil-pa e Uil-Rua, commentano l'approvazione da parte del Consiglio

dei Ministri della Legge di Stabilità. «L'ennesima serie di tagli lineari - aggiungono i cinque

segretari generali - colpisce il diritto alla salute con la stretta incomprensibile sui permessi per la

legge 104, inaccettabile in quanto lesiva dei diritti alla tutela sociale riconosciuti dal nostro

ordinamento. La Legge di Stabilità priva poi i lavoratori dei servizi pubblici persino dell'indennità

di vacanza contrattuale, cioè del recupero, per quanto parziale e insufficiente a coprire la pesante

perdita di potere d'acquisto subita negli anni di mancati rinnovi, dell'inflazione programmata. La

sua reintroduzione, prevista per il 2015, potrebbe far pensare a un prolungamento del blocco

contrattuale, che verificheremo una volta esaminato il testo e che renderebbe questa manovra

una vera e propria persecuzione». Evidentemente «lo scopo del Governo Monti, assecondato

dalle deboli obiezioni dei Ministri Patroni Griffi e Balduzzi, è quello di destrutturare il nostro

sistema di tutele, indebolire il welfare colpendo al cuore i servizi pubblici essenziali. La nostra

mobilitazione unitaria, che non si è mai arrestata, dovrà quindi assumere connotati di maggior

radicalità - concludono i cinque sindacalisti - e coinvolgere i cittadini, i più colpiti da una manovra

che aggrava l'impoverimento generalizzato del Paese».

Cgil: «Timido segnale, vedremo...»

«È un timido segnale, vedremo concretamente che incidenza avrà l'insieme delle scelte della

manovra del governo sul reddito da lavoro e da pensioni. È evidente che se c'è un abbassamento

dell' Irpef si dimostra che è possibile farlo; bisogna capire la qualità e la quantità dei

provvedimenti, se danno dei benefici effettivi o se invece tra il prendere da una parte e togliere

dall'altra non siamo di fronte a una contraddizione che non risolve i grandi problemi che

abbiamo». È il primo commento a caldo della Cgil alle decisioni prese dal consiglio dei ministri,

che ha varato nella notte la legge di stabilità, in particolare per quanto riguarda il taglio dell'

Irpef, affidate al segretario confederale del sindacato, Vincenzo Scudiere, ospite a «L'economia

prima di tutto» su Radio1 Rai.

Bonanni (Cisl): «È una svolta molto importante»

La decisione di tagliare di un punto le prime due aliquote Irpef «è un segnale parziale ma molto,

molto importante». A dirlo, ospite de «L'economia prima di tutto» su Radio1Rai, il segretario

generale della Cisl Raffaele Bonanni, commentando le decisioni prese dal consiglio dei ministri

nella notte. «È un segnale molto importante perchè per la prima volta dopo tanti anni si

alleggerisce dall' Irpef un pò di carico per i redditi più bassi». «È da tempo - aggiunge - che

diciamo, e lo abbiamo ribadito anche ieri al governo, che era arrivato il momento di dare un

segnale sulle buste paga, bisognava aumentare le tasse indirette e abbassare quelle dirette, che

sono pagate da tutti: l'Iva pesa di più su chi ha di più e consuma di più, mentre l' Irpef per la

verità carica di più proprio su chi ha meno soldi», conclude il leader della Cisl Bonanni.

+ Legge di Stabilità, parti sociali in rivolta su Iva e tagli. Balduzzi: "Alla San...

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04/10/2012 pressunE

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LITALEASE: LA STORIA Il bubbone scoppiò nel 2008 con il crac di Coppola. L'ex ad ha già rimediato 11 anni di carcere

La regina del leasing che ballava con i principini del mattone Nella prima decade del nuovo millen-nio, Banca Italease fu una delle mete-ore della Borsa meneghina, suo mal-grado abituata a imprese che passa-no rapidamente da rialzi record alle aule dei tribunali. Quotato il 14 giu-gno 2005, a 9,3 euro per azione, l'isti-tuto arrivò addirittura a 50 euro. Tra i soci, intanto, si alternavano o convi-vevano alcuni big del credito: come Deutsche Bank, Unicredit e le Popo-lari del Nord, soprattutto il Banco e la Bper. Via San Carlo, azionista dal 1968, era al 7,43%, quando le cose iniziarono a girare male. Eh sì, perché nel marzo del 2007 co-minciò a declinare la parabola di Da-nilo Coppola, noto immobiliarista romano. Ad aprile, solo grazie all'in-sistenza della Consob, venne fuori che Italease era esposta verso Coppo-la per 70 milioni. Tutto qui? No, era la punta dell'iceberg: mentre il titolo vedeva accumulava ribassi, vennero alla luce pure i derivati esotici: com-plesse operazioni finanziarie, in cui il management si era avventurato, evi-dentemente sperando di sanare la si-tu azione contabile. T derivati si trasformarono in un boo- merang, e il buco si ingrossava sem-

pre più: 250, 400 milioni di euro, poi 1 miliardo secondo il bilancio 2009; alla fine, si parlò di addirittura 2,5 miliardi. Nel gennaio 2008, le indagi-ni della Procura di Milano portaro-no all'arresto dell'amministratore de-legato, Massimo Faenza, assieme ad altri due dirigenti e a due intermedia-ri finanziari. Da quelle indagini sono poi scaturiti diversi procedimenti pe-nali. IL PRIMO PROCESSO Dopo es-sersi visto respingere una prima ri-chiesta di patteggiamento, il 21 otto-bre 2010 Faenza è stato condannato in primo grado a sette anni di carce-re, per i circa 23 milioni di distrazioni contabili di cui avrebbe beneficiato con un gruppo di dirigenti. Pene mi-nori furono inflitte ad altri manager, anche di altre società. Nella sua re-quisitoria, il pm Roberto Pellicano pronunciò parole che restano scolpi-te nella storia della finanza italiana: «Poiché una banca è più difficile che sia percepita come fonte di allarme sociale questa associazione può esse-re più dannosa, se si prescinde dagli aspetti dell'incolumità della persona, di un'associazione che fa cento rapi-ne».

IL SECONDO FILONE Nel secon-do filone dell'inchiesta, Faenza era invece imputato per truffa, falso in bilancio, aggiotaggio e ostacolo al-l'attività degli organi di vigilanza. Qui, la sua richiesta di patteggiamen-to è stata accolta nel luglio 2011: l'ex ad ha rimediato quattro anni e 130mila euro di spese, tra rimborsi alle parti civili e multe. Anche in que-sto caso, però, gli imputati erano più di uno: non tutti hanno scelto riti al-ternativi, e non tutti sono stati con-dannati. In particolare, lo scorso 14 giugno sono stati assolti due mana-ger di Deutsche Bank e un revisore dei conti della Deloitte. Una settimana prima, invece, era sta-to rinviato a giudizio Fabio Innocen-ti, all'epoca dei fatti ad del Banco Po-polare e ora in Ubs. Per lui la Procu-ra voleva l'archiviazione, ma il gup Fabrizio D'Arcangelo ordinò l'impu-tazione coatta per «concorso in ag-giotaggio e falso in bilancio». In so-stanza, la tesi del gup era che Inno-cenzi non poteva non sapere. IL TERZO CAPITOLO L'ultimo capitolo della storia giudiziaria di Ttalcase è proprio quello che riguar-da Mimmo Guidotti, ex direttore ge-

nerale della Bper, e gli altri quattro componenti il Comitato esecutivo che nell'agosto 2008 approvò la pri-ma semestrale (vedere sopra). IL SEGUITO Nel marzo del 2009, similmente ad Alitalia, Italease è sta-ta divisa in due società con gli stessi azionisti: una good company, Alba, che ha assorbito asset in bonis per circa 5,9 miliardi di curo; e una had company, Release, con 5 miliardi di crediti in sofferenza. La Bper, oggi, è il primo azionista della good com-pany, con il 36,44%, e ha il 10,84% di Release. Il Banco Popolare, invece, detiene rispettivamente il 32,79% e 1'80%, tramite una società-veicolo che è proprio la 'vecchia' Italease, tuttora in vita come persona giuridi-ca autonoma. L'addio alla Borsa è anzi avvenuto solo nel marzo 2010, dopo un delisting fallito. Il gruppo veneto-piemontese ha quindi ereditato onori e oneri davan-ti a controparti e tribunali. Ad esem-pio quando, come ieri a Milano. l'ex regina del leasing è imputata in base alla legge 231 del 2000. 11 già salatissi-mo conto del crac, insomma, non è ancora finito.

(ni.ted.)

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Italease a giudizio Mimmo Guidotti I: ex cly rkdla Bper andrii,m,fsso elald drnbre .12008 era nel (Muto ese,wivo deliri parrecipara

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Italease, a giudizio Mimmo Guidotti L'ex dg della Bper andrà a processo dal 4 dicembre Nel 2008 era nel Comitato esecutivo della partecipata

Mimmo Guidotti, direttore genera-le della Popolare dell'Emilia-Ro-magna sino all'ottobre del 2011, è stato rinviato a giudizio a Milano, nell'ambito di una delle inchieste penali nate dal crac di Banca Italea-se. Guidotti, 63enne nativo di Reg-gio Emilia, è finito sotto indagine in quanto parte di quel comitato esecutivo di Italease che, nell'ago-sto del 2008, approvò la prima se-mestrale del medesimo esercizio.

IMPUTATI In tutto sono cinque: la Procura di Milano

li accusa di «false comunicazioni sociali»

Di quel documento, i pm contesta-no la regolarità, ipotizzando per-tanto l'accusa di «false comunica-zioni sociali». Assieme all'ex manager della Popo-lare, finiranno a processo la stessa Banca Italease come persona giuri-dica, in base alla legge 231 del 2000; il suo ex amministratore delegato e l'ex presidente, Massimo Mazzega e Lino Benassi; nonché gli altri due componenti dell'allora comitato esecutivo, Massimiliano Minolfi e Massimo Luviè. A tutti loro, nel ca-po di imputazione è contestato di aver alterato «in modo sensibile la

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Italease, a giudizio Mimmo Guidotti

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rappresentazione economica, patri-moniale e finanziaria della socie-tà», cagionando un danno patrimo-niale non solo all'azienda, ma an-che «ai soci e ai creditori». Essen-zialmente, la partita si gioca sui cre-

diti incagliati che l'ex regina del leasing, par-tecipata dal gruppo Bper che anzi era uno degli azionisti di riferimen-to, vantava verso importanti im-

prenditori (per un quadro del crac di Italease vedere articolo in basso). Con quegli imprenditori, si legge ancora nell'imputazione, la banca milanese intratteneva «rapporti di precario equilibrio», in quanto gli stessi erano «interessati dalla incal-zante riduzione del valore degli im-mobili dati in garanzia». In sostanza: buona parte degli affi-dati di Italease non era più in grado di versarle le somme pattuite. E l'ammontare delle inadempienze aumentava vorticosamente, essen-do passato dagli 1,3 miliardi di fine

2007 ai 3,3 mi-liardi del mag-gio seguente. Dunque, si ren-devano necessa-rie robuste retti-fiche sui crediti deteriorati. Quanto esatta-mente? Circa 178 milioni, se-condo una sti-ma «prudenzia-le» commissio-nata dai pubbli-ci ministeri Ro-berto Pellicano e Mauro Clerici. Anzi. 178 milio-

ni soltanto per le posizioni riguar-danti tredici grandi clienti, quasi tutti rampanti immobiliaristi italici

della prima decade degli anni 2000. E invece, nella prima semestrale del 2008 approvata dal Comitato ese-cutivo di cui Mimino Guidotti face-va parte, le rettifiche nette sui credi-ti ammontavano ad appena 50,97 milioni di curo. Troppo poco, se-condo gli inquirenti. E qui si chiude il cerchio: se le retti-fiche sono inferiori a quanto neces-sario, è ovvio che una società può diffondere risultati contabili mi-

BILANCIO Secondo i !un

manager optarono per rettifiche sui crediti non adeguate in valore

gliori della realtà. E infatti, secon-do la Procura di Milano, Banca Ita-lease effettuò nella prima semestra-le del 2008 una sopravvalutazione dell'utile lordo «superiore del 5% e del patrimonio netto superiore al-l'1%». Un'accusa da cui Guidotti, che divenne direttore generale di Via San Carlo proprio nell'anno 2008, e gli altri quattro manager potranno difendersi, cercando di dimostrare la propria innocenza, durante il dibattimento. Il cui ini-zio è fissato al 4 dicembre prossi- MO.

■ Nicola Tedeschini

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Italease, a giudizio Mimino Guidotti

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«Amo l'Italia»: chi vi ricorda? E' Samorì, il nuovo Berlusconi

Ha fondato i Moderati italiani in Rivoluzione. È «il terzo uomo più ricco d’Italia» e vuole governarla: «Capitalismo e Stato, questa è la ricetta». Amagli ossimori, i paradossi e i soldi. Ne ha tanti: «Sono il terzo uomo più ricco d’Italia», assicura, citando una classifica che non riusciamo a rintracciare. Bisogna fidarsi: in fondo, tutta la conversazione si basa su questo credito. E si allarga un po’ a tutto, perché l’obiettivo è massimo: governare il Paese. Con un frasario che ammicca ovunque, corteggia l’effetto giornalistico («servirà un ventennio per sistemare le cose...»), e vola sopra le grandi questioni dell’Universo. Borges disse di certi argomenti: «Non ammettono la minima replica e non infondono la minima convinzione».

Per questa chiacchierata è arrivato in elicottero da Modena, è un emiliano di Montese dov’è cresciuto fino quasi a regnare: 55 anni, pacato, è avvocato, docente di diritto penale all’Università di Bologna, possiede banche (ogni tanto le vende, ogni tanto le compra, ogni tanto le “scala”), giornali, tv, assicurazioni. Si capisce che Berlusconi lo ha battuto sul tempo, con 19 anni d’anticipo, e gli ha portato via anche il frasario, che infatti suona come già sentito: «Io amo il mio Paese. Davvero. Con Silvio mi incontro tutte le settimane, ma il mio è un progetto nuovo» che prova a farsi posto fra le macerie lasciate dal suo predecessore, con un partito che lascia ampie possibilità: «Moderati Italiani in Rivoluzione - Mir: abbiamo già 50 mila iscritti e sedi in tutti i capoloughi di regione». Questo è l’ossimoro.

Una sommaria biografia politica: era il vice di Dell’Utri nei circoli che furono il tessuto territoriale che avviò Forza Italia, e - con l’altro inciampato nella giustizia - molti credono che ne sia ancora una specie di volto rassicurante chiamato a resuscitare il sentimento berlusconiano. Per altri i rapporti sono rovinati e Samorì gioca «in proprio» la partita, con persone nuove: il tentativo di allacciarla al passato, come un lifting impossibile, sembra svanito, dopo l’adescamento di Verdini.Rispetto a Berlusconi - scusate il forsennato paragone - è un convinto sostenitore della “macchina pubblica”, a patto che sia risanata, «solo così può funzionare»: «Lo sviluppo senza lo Stato è impossibile, ma il punto di partenza è rientrare dei mille miliardi di debito pubblico. Io so come fare». È l’annuncio di una deriva comunista: «Espropiando imiliardi destinati alle fondazioni, applicando una generosa patrimoniale ai super ricchi, che possono sacrificarsi. Chiedendo alla Banca d’Italia di mettere a disposizione 250 miliardi dalle sue riserve. Così ci siamo». I moderati in rivoluzione si conteranno a Chianciano, il 17 e 18 novembre, nel congresso fondativo, rimandato al tempo delle foglie morte, per vedere dove la stagione le poserà, perché ogni giorno soffia un vento nuovo oppure è lo stesso che ritorna, perché anche il vento fa il suo giro. Lui cerca padri più nobili: «Ho fatto politica da ragazzo fino a 26 anni nella Dc, con la cosiddetta sinistra sociale (e anticomunista) di Donat Cattin. Ma non riuscivo a mantenermi e ho preferito studiare. Oggi sono ricco, soddisfatto, e voglio restituire qualcosa al Paese che mi ha realizzato ». L’ultimo filantropo che si è fatto avanti, ha rovinato il Paese che diceva di amare: «Non ho interessi personali da difendere e non sopporto questa situazione così deludente, specie sotto il profilo ideologico. Dunque eccomi: è un investimento enorme, a perdere (questi i soldi, ndr). Aumenteranno le spese e i nemici, l’esito è incerto. Non ho fatto sondaggi, mi fido dell’istinto». Uno sguardo intorno: «Grillo è stato utile per risvegliare le coscienze, manon ha idee costruttive. Mi piacciono le primarie del Pd: sono vere, qualificano e rafforzano quel partito mentre nel centrodestra manca tutto: progetto, strategia, persone».

E allora ecco questa specie di Forza Italia ruspante, artigianale, che considera «i borghesi arrabbiati», forse non abbastanza da fare la Rivoluzione, che poi è un succo già bevuto fino all’ultimo sorso: «Saremo i fautori del capitalismo perché è l’unica ideologia che può procedere con lo sviluppo, il benessere, la libertà e la democrazia». In un momento “storico” che ne mostra i limiti, il fiato corto, lui rovescia il discorso, con argomenti difficili da districare, avvitando insieme la causa con l’effetto: «In Italia i protagonisti del capitalismo sono bastonati: i lavoratori sono ridotti alla fame, e il sistema pretende che con i loro mille euro al mese diventino consumatori, per essere preda dei poteri forti. Le imprese sono distrutte di tasse e burocrazia. Tutti i vantaggi del sistema sono stati trasferiti ai ceti oligarchici e parassitari: questo non è capitalismo, ma la sua negazione». E questo è il paradosso.