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DGA Documenti grafici di architettura e di ambiente SAN LORENZO FUORI LE MURA A ROMA Cesare Cundari, Giovanni Maria Bagordo Mariella La Mantia, Fabio Lanfranchi

SAN LORENZO FUORI LE MURA A ROMA - Aracnecomplesso basilicale romano di San Lorenzo fuori le mura, un ricco palinsesto architettonico di straordinario interesse storico, formatosi

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DGA

Documenti grafici di architettura e di ambiente

SAN LORENZO FUORI LE MURA A ROMA

Cesare Cundari, Giovanni Maria BagordoMariella La Mantia, Fabio Lanfranchi

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SAN LORENZO FUORI LE MURA A ROMA

Cesare Cundari, Giovanni Maria Bagordo Mariella La Mantia, Fabio Lanfranchi

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Documenti grafici di architettura e di ambienteCollana diretta da Cesare Cundari

Comitato scientifico:Antonio AlmagroVito CardoneMario CentofantiCesare CundariMarco GaianiPaolo GiandebiaggiMario ManganaroGiuseppe Pagnano

Comitato editoriale: G. Cresciani, G.C. Cundari, M.R. Cundari, M. La Mantia (coord.)Traduzioni: Erika Young

Progetto grafico e copertina: Studio Anselmi - Napoli

In copertina: Pianta della Basilica di San Lorenzo fuori le mura

I volumi della collana sono sottoposti ad una procedura di revisione e valutazione da parte di un comitato di referee (blindpeer review)

L’autore e l’editore sono a disposizione di coloro che ritenessero sottesi i propri diritti morali e/o di utilizzazione di opereo parti di opere ivi presenti.

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INDICE

PRESENTAZIONE 9

INTRODUZIONE 11Cesare Cundari

EVOLUZIONE DEL SITO E DELLA BASILICA 15Giovanni Maria Bagordo

IL CIMITERO MONUMENTALE DEL VERANO E SAN LORENZO FUORI LE MURA.UNA CITTÀ MUSEO E LA SUA BASILICA ORDINATRICE 25Fabio Lanfranchi

LO SVILUPPO DEL QUARTIERE TIBURTINO NEL TERRITORIO DELL’ANTICO SUBURBIO DI ROMA 47Maria Martone

ICONOGRAFIA DELLA BASILICA DI SAN LORENZO FUORI LE MURAANALISI DI ALCUNE ACQUEFORTI REALIZZATE NELL’AMBITO DEL GRAND TOUR 69Piero Barlozzini

LE STORIE DIPINTE NEL PORTICO 87Giovanni Maria Bagordo

IL RILIEVO DEL COMPLESSO MONASTICO 101Mariella La Mantia

GLI ELABORATI GRAFICIGiovanni Maria Bagordo, Mariella La Mantia, Fabio Lanfranchi 114

LE RAPPRESENTAZIONIIl Complesso. Giovanni Maria Bagordo, Fabio LanfranchiL’area presbiteriale. Fabio LanfranchiIl baldacchino. Mariella La MantiaIl Chiostro. Mariella La Mantia 117

INDICE DEI NOMI 167

INDICE DEI LUOGHI 169

REFERENZE ICONOGRAFICHE 171

BIBLIOGRAFIA 172

SINTESI / ABSTRACTS 176

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PRESENTAZIONECesare Cundari

Da qualche anno è in corso una ricerca volta a documentare ilcomplesso basilicale romano di San Lorenzo fuori le mura, unricco palinsesto architettonico di straordinario interesse storico,formatosi in quasi due millenni di stratificazioni al di fuori dellaoriginaria cinta muraria della città di Roma. La sua fondazioneè legata alla sepoltura di San Lorenzo martire, la sua realizza-zione è legata intimamente alle trasformazioni di una parte delterritorio di proprietà imperiale in epoca romana, poi sede di nu-merosi complessi catacombali e, soprattutto nel corso degli ul-timi tre secoli, progressivamente investita dall’espansioneurbana ed interessata dalla realizzazione di fondamentali infra-strutture di trasporto. L’evoluzione della basilica, peraltro, è intimamente legata alletrasformazioni dei luoghi che, a parte dalla metà del XIX secolo,sotto Papa Pio IX, videro da una parte il suo isolamento dal Pin-cetto e dall’altra l’avvio di una razionale realizzazione del-l’adiacente cimitero monumentale del Verano; come si puòdedurre dai contributi ospitati nel volume, le vicende dei duemonumenti risultano indiscutibilmente legate, sia per l’origina-ria destinazione a tombe della zona fuori dell’antica porta Ti-burtina, sia in conseguenza degli interventi realizzati da VirginioVespignani sotto Pio IX.Il complesso basilicale è stato oggetto, soprattutto negli ultimi due se-coli, di numerosi e fondamentali studi soprattutto di natura archeo-logica. L’articolato monumento, tuttavia, non risulta adeguatamentedocumentato sotto l’aspetto del rilievo e della rappresentazione; acolmare questa lacuna è diretta l’attività di ricerca della quale, con ilpresente volume, si presentano i primi risultati.Nel corso dell’attività di rilievo si sono utilizzate, in forma inte-grata, le varie tecniche mensorie, anche di tipo elettronico etermo-grafico, allo scopo di pervenire ad una conoscenza il piùpossibile approfondita e completa dell’organismo edilizio; le ap-plicazioni delle varie tecniche non sono, ovviamente, state rea-lizzate per tutte le parti del monumento, per evidenti limitazioniderivanti dalla destinazione d’uso e dalle difficoltà di accesso.Alla ricerca hanno partecipato numerosi studiosi (docenti, ri-cercatori, dottori di ricerca, dottorandi), con la produzione di unacorposa documentazione sia del monumento e delle sue varieparti che degli aspetti operativi riguardanti le diverse tecnicheutilizzate. Lo studio del monumento è naturalmente inquadratonell’analisi delle trasformazioni del contesto, che, mai come inquesto caso, hanno accompagnato le sue evoluzioni.Nel presente volume si presentano, come anticipazione dei ri-sultati dell’intera ricerca, alcuni contributi e una selezione di ela-

PRESENTATIONCesare Cundari

A study has been ongoing in recent years to document theBasilica of St. Lawrence outside the Walls in Rome, an ex-traordinary architectural and historically important com-plex that has grown up over the past 2000 years in an areaoutside the walls of Rome. Originally built as the tomb of St.Lawrence martyr, its construction is closely linked to chan-ges in the lands belonging to the Emperor during the RomanEmpire, as well as to the presence of numerous catacombsin this area; in the last three centuries the changes made tothe basilica have been dictated by gradual urban expansionand the construction of important transportation infra-structure.Changes to the basilica were influenced by these develop-ments; starting in the mid nineteenth century, under Pope PiusIX, the area was the focus of two urban planning projects, onewhich separated the basilica from the Pincetto neighbour-hood, and the other involving a rational reorganisation of thenearby monumental Verano cemetery. The papers in the bookillustrate how closely the cemetery and the basilica are inter-connected; in fact, both were affected by the changes to thearea commissioned by Pius IX to Virginio Vespignani and thefact that it was originally intended to be a burial area beyondthe old Tiburtina Gate.In the past two centuries many important studies, mainlyarchaeological in nature, have been carried out on the com-plex. However, since there is insufficient survey and repre-sentation documentation, this study was initiated to fill thegap. The first results of the research are presented in thisbook.Integrated measuring techniques were used during the sur-vey, including electronic and thermographic methods, to ac-quire as much in-depth and comprehensive information aspossible; obviously, not all the different techniques wereused on all parts of the monument due to its religious fun-ction and the fact some areas were difficult to access.The many scholars participating in the study (teachers, re-searchers, Ph.D students, doctoral candidates) have pro-duced extensive documentation about the monument, itsindividual buildings, and information about the building te-chniques used during construction. Work on the monumentwas part of a broader study of the changes which took placein entire area which, unlike any other area, influenced itshistory and development.The contributions in this book present early findings as well

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borazioni grafiche e tridimensionali, corredata anche da una se-lezione di immagini fotografiche.Per significare l’unitarietà complessiva della ricerca, i singolicapitoli non espongono il nome degli autori; in questa sede siprecisa, tuttavia, che il capitolo sulla evoluzione del sito e dellaBasilica si deve all’arch. Giovanni Maria Bagordo, il successivorelativo al Cimitero monumentale del Verano al prof. Fabio Lan-franchi, quello sullo sviluppo del quartiere tiburtino alla prof.ssaMaria Martone; seguono un capitolo sulla iconografia della Ba-silica dovuto al prof. Piero Barlozzini, un contributo sulle Sto-rie dipinte nel portico dovuto anch’esso all’arch. Giovanni MariaBagordo. L’ultimo capitolo – che riepiloga le strategie e le tec-niche messe in opera per il rilievo del complesso monumentale– è dovuto all’arch. Mariella La Mantia.Viene presentata, infine, una serie di elaborati grafici al cui co-ordinamento hanno presieduto gli archh. Bagordo. La Mantia eLanfranchi; quelli relativi al complesso nella sua interezza sonoin particolare dovuti agli archh. Bagordo e Lanfranchi. Seguonoanche tavole e testi inerenti singoli episodi: quelli relativi al ri-lievo della stilata, degli intercolumni e della cattedra papale sonodovuti al prof. Lanfranchi, mentre quelli del sistema ciborio-al-tare sono opera dell’arch. La Mantia. L’apparato grafico si con-clude con gli elaborati relativi al Chiostro anch’essi dovutiall’arch. La Mantia. Le rappresentazioni sono accompagnate dacommenti testuali e da una significativa selezione fotografica.Come si evince da quanto sin qui detto, la documentazione e glistudi pubblicati in questo volume saranno integrati in una succes-siva edizione da ulteriori studi -relativi, ad esempio, ad apparatigrafici oggi custoditi in archivi e biblioteche- nonché da ulteriorielaborazioni grafiche ed infografiche; la successiva edizione con-terrà anche una significativa selezione di applicazioni operative.Un tema come quello che si affronta nel presente volume – sottol’aspetto del rilievo e della documentazione – difficilmente si potràconsiderare concluso; per quanto io stesso possa prevedere, anchesulla base di quanto sin qui accennato, un naturale successivo svi-luppo potrà riguardare il monumentale Cimitero del Verano giàoggetto di attenzione da parte del medesimo gruppo di ricerca.Non posso concludere questa presentazione senza ringraziarequanti hanno partecipato alla ricerca e tuttora si adoperano alsuo completamento, per l’impegno rivoltovi, nella consapevo-lezza della difficoltà del compito che deriva soprattutto dall’im-portanza straordinaria, per la storia urbana ma anche per quelladelle arti, del monumento considerato. Tra le esperienze già vissute da chi scrive, la presente è parago-nabile a quella già compiuta nel rilievo di Castel Sant’Angelo (icui esiti sono stati pubblicati nel 2000); si tratta, in entrambi icasi, di monumenti testimoni di una storia plurimillenaria.

as a selection of tables, three-dimensional diagrams, and nu-merous photographs.To highlight the fact that the study was a joint effort by allparticipants, the name of the author of each chapter is notreported; however, the chapter on the development of thesite and the Basilica was written by the architect GiovanniMaria Bagordo, the chapter on the monumental Verano ce-metery by Prof. Fabio Lanfranchi, the chapter on the Ti-burtino district by Prof. Maria Martone, followed by achapter on the iconography of the Basilica by Prof. PieroBarlozzini, and a chapter on the frescoes of the portico, alsoby the architect Giovanni Maria Bagordo. The final chap-ter – summarising the strategies and techniques used to sur-vey the monumental complex – was written by the architectMariella La Mantia.The volume also includes several graphic tables elaboratedby the architects Bagordo, La Mantia and Lanfranchi; inparticular, the tables and plans of the whole complex werecompleted by the architects Bagordo and Lanfranchi. Tablesand texts about each building are also included and relateto: the survey of the pier, and the intercolumniation andpapal chair (Prof. Lanfranchi), and the ciborium-altar sy-stem (Arch. La Mantia).The final graphics, elaborated by the architect La Mantia,refer to the Cloister.Representations are accompanied by comments and a se-lection of photographs.As mentioned earlier, a later edition of the documentationand studies published in this book will include further stu-dies, for example, about the graphic material housed in ar-chives and libraries as well as tables, diagrams andinfographics; this later edition will also present a meanin-gful selection of operational procedures.The kind of study (survey and representation) presented in thisbook can never be considered as final; as far as I can see, andbased on what I’ve outlined above, the natural evolution ofthe study will include the monumental Verano Cemetery whichhas already been studied by the same research team.I would be amiss if I did not thank all those who participa-ted in the study and their ongoing commitment to see it com-pleted, especially given the difficulties involved due to theincredible and important role this monument played andplays in the history of this area and in the arts in general.Of all my past experiences in this field, this study is com-parable to the survey of Castel Sant’Angelo (results publi-shed in 2000). In both cases, the two monuments bearwitness to the centuries-old history of the city of Rome.

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INTRODUZIONE

La ricerca rivolta alla documentazione della Basilica ro-mana di San Lorenzo fuori le mura si è rivelata di straor-dinario interesse, sia per la stratificazione dell’edificio,sia per come, nel corso dei secoli, la sua formazione si èintersecata con la trasformazione della parte sud-occi-dentale della città, fuori della Porta Tiburtina. La sua fon-dazione è legata alla sepoltura di San Lorenzo, inprossimità delle catacombe di Santa Ciriaca, ma la suarealizzazione è il risultato di interventi successivi – periniziativa, nel tempo, di Costantino (330 ca.), Pelagio II(578-590), Pasquale II (1099-1118) – oltre che di nume-rose ricostruzioni; la configurazione assunta ormai dacirca un secolo e mezzo, per volere di Papa Pio IX, è il ri-sultato di interventi di restauro molto radicali, che hannoprofondamente modificato – fisicamente oltre che per-cettivamente – il rapporto tra l’articolato complesso edi-lizio e il contesto urbano-paesaggistico. Sorta in un’area “extra mura”, densamente interessata da

articolati e vasti percorsi catacombali, la basilica era fi-sicamente parte della collina oggi denominata del Pin-cetto ed è connessa alle catacombe di Santa Ciriaca allequali si accede anche attraverso la omonima cappella ipo-gea annessa alla chiesa. Mentre discussa è la posizioneoriginaria dell’ingresso alla Basilica pelagiana, assuntoche il suo ingresso era rivolto ad est (con l’abside versola città di Roma), in contropendenza rispetto alla morfo-logia del terreno, apprendiamo dalla bibliografia che illivello inferiore dell’antica Basilica è stato per lungotempo interrato (almeno fino agli inizi del XIX secolo);numerose vedute ci mostrano come, nel tempo, la consi-stenza dell’intero complesso conventuale sia molto va-riata mentre la sua configurazione ha assunto, per unlungo arco temporale, l’aspetto di cittadella fortificata(“Laurenziopoli”) per le naturali esigenze di difesa, es-sendo esterno alla cinta muraria urbana. Al Papa Pio IX, infine, si deve, a metà del XIX secolo,

11Pianta delle catacombe di S. Ciriaca con l'indicazione della Basilicadi S. Lorenzo fuori le mura.

La Basilica di San Lorenzo nel XVII secolo (Incisione di GiovanniMaggi in occasione del Giubileo del MDC).

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l’intervento di isolamento del complesso monasticodalla collina del Pincetto (con impegnative opere di in-gegneria anche idraulica) cui si accompagnò un radicalerestauro ed una completa rifunzionalizzazione. L’intervento, progettato e diretto dall’arch. VirginioVespignani, si connotò anche per un indiscutibile ca-rattere “urbano”, investendo contemporaneamente sial’adiacente cimitero (a nord e ad est) sia l’area ad oc-cidente (per la sistemazione della piazza), sia quella asud (per l’avvio della realizzazione di un nuovo ci-mitero). Gli interventi del Vespignani trasformaronoprofondamente l’articolazione della Basilica, comple-tando lo sterro del piano inferiore della primitivachiesa nonché la realizzazione della nuova cappelladedicata a Pio IX. Non si devono, infine, dimenticare gli effetti dellabomba che nel 1943 ha colpito la navata della Basilicaed il nartece, inducendo incisivi interventi di restaurocui sono legati anche i vasti ritrovamenti archeologicioggi gelosamente custoditi sotto il calpestio della chiesa.La Basilica con il suo intorno, quindi, costituisce un pa-linsesto molto ricco di interventi che si sono succedutinell’arco di quasi due millenni; essa è stata oggetto dinumerosi ed impegnativi studi – soprattutto di tipo ar-cheologico – ma risulta, a tutt’oggi, manchevole di unadocumentazione sistematica. Tra l’altro, gli interventi

realizzati nel corso del tempo sono stati spesso rico-struttivi ed hanno anche contemplato il riutilizzo di ma-teriale di spoglio, aderendo, di volta in volta, ai criterid’intervento del loro tempo. Il complesso, quindi, si pre-senta naturalmente privo di unità stilistica ma con il pre-gio di una testimonianza di cura, di fede e di competenzache si è rinnovata nei secoli, sino ai giorni nostri; pertale ragione, ho ritenuto che, prescindendo dal valore ar-tistico delle sue varie parti, fosse utile promuoverne unadocumentazione rigorosa, per quanto possibile estesa al-l’intero complesso ed al contesto, compatibilmente conil rispetto del riserbo della vita claustrale. Non ci soffermeremo, qui, nella descrizione puntuale deivari interventi di trasformazione subiti dal sacro edificionel corso del tempo - il successivo contributo di GiovanniMaria Bagordo (nello stesso volume) ne riepiloga le vi-cende principali - rinviando alla vasta bibliografia dallaquale vogliamo segnalare soprattutto gli studi di RichardKrautheimer1, di Antonio Muñoz2, di Paolo Fancelli3, diP. Giuseppe Da Bra4 e di fr. Giovanni Antonio Bonelli5.Oltre la letteratura specializzata, tuttavia, è necessarioconsiderare la cospicua documentazione iconograficaesistente6; questa documentazione, che in gran parte at-tende ancora un’analisi critica puntale, raffrontata con lenumerose rappresentazioni redatte nel tempo (da viag-giatori, illustratori, cartografi, ecc.), certamente consen-

L'interno della Basilica prima dei restauri del XIX secolo. Si osservi inparticolare il cassettonato a lacunari nella navata e la copertura a cupoladell'altare maggiore.

L'esterno della Basilica dopo l'intervento di isolamento dalla collina(Disegno di H. Clerget - da Wey, Rome, description et souvenires,1873).

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tirà una più puntuale ricostruzione della evoluzione del-l’edificio. E’ opportuno, comunque, sottolineare come,nell’articolato complesso, si possano individuare, sottol’aspetto dell’importanza architettonica, soprattutto dueparti: quella corrispondente alla Basilica (risultante dallafusione delle due chiese succedutesi nel tempo) e quelladel chiostro, che costituisce una straordinaria testimo-nianza d’architettura medievale.Nel presente volume vengono presentati i primi risultatidi un’attività di ricerca che è tuttora in corso; oltre adalcuni contributi che inquadrano tematiche fondamen-tali nell’evoluzione del complesso monastico, si pre-senta il rilievo generale del complesso e vengonoillustrati i rilievi di alcune sue parti significative: il pre-sbiterio, l’altare maggiore, la cattedra papale, il chiostro;una sua successiva edizione, prevista nei prossimi mesi,ospiterà tutti gli altri esiti della ricerca.E’ opportuno segnalare come il primo contatto con l’il-lustre monumento è avvenuto per fini didattici; per al-cuni anni, all’inizio del terzo millennio, la Basilica èstato campo di esperienze didattiche per gli allievi chehanno frequentato il corso di “Disegno dell’Architet-tura I” del Corso di laurea in Ingegneria Edile Architet-tura (con riconoscimento U.E.); lo è stato ancora per gliallievi del Corso di “Disegno dell’architettura II” dellostesso corso di laurea che hanno frequentato nell’ anno

accademico 2010-11 (otto anni dopo le precedenti espe-rienze didattiche) nonché per gli allievi del primo annodel Corso di Dottorato in “Scienze della Rappresenta-zione e del Rilievo” da me coordinato; in quest’ultimocaso, l’attenzione è stata rivolta esclusivamente al ri-lievo ed alla documentazione della Cappella di SantaCiriaca, nella stessa Basilica. Nel corso della mia lungaattività didattica rivolta all’apprendimento dei fonda-menti del Disegno, ho sempre ritenuto, infatti, che ilcontatto diretto con l’architettura antica sia altamenteformativo per coloro che, nel tempo, dovranno operareper la sua conservazione, innanzitutto gli allievi inge-gneri ed architetti; contemporaneamente, nel rilievodegli stessi edifici ho sempre coinvolto più giovani col-leghi, ricercatori, dottori di ricerca, allo scopo di im-plementarne l’analisi, la documentazione e laconoscenza con l’utilizzo anche di tecnologie avanzatee, molto spesso, non adeguate alle contemporanee espe-rienze di tipo didattico riservate agli studenti. Unostesso edificio, in tal modo, risulta essere oggetto di dif-ferenti tipi di approccio, viene analizzato con ottiche di-verse, le sue documentazioni si integrano grazie ad unasinergia di competenze che deriva dai differenti livellidi esperienza. Peraltro, in particolare negli ultimi due anni, il com-plesso basilicale ha costituito campo di ricerca per l’ap-plicazione di nuove tecnologie di rilevamento erestituzione; l’attività di studio che naturalmente ac-compagna ogni documentazione ha generato, conte-stualmente, un naturale interesse per l’adiacenteCimitero Monumentale del Verano (la cui realizzazionefu affidata allo stesso Virginio Vespignani) nell’ambitodel quale, già nei mesi scorsi, sono state avviate le atti-vità di rilievo del Quadriportico. Tornando alle attività di documentazione della Basilica diSan Lorenzo e dell’annesso convento, esse sono state rea-lizzate con l’utilizzo integrato delle varie tecniche di ri-lievo, incluse quelle elettroniche, e sostenute da una vastaed accurata attività di documentazione fotografica, oltreche da puntuali riscontri bibliografici e documentari.Secondo una metodologia operativa già sperimentataper altri edifici7, la documentazione si svolge secondoun percorso di analisi che va dal generale al particolare,prendendo in esame, quindi, prima l’intero complessoconsiderato anche nei rapporti con l’immediato intornoe, successivamente, le sue parti di maggiore significato.

L'interno della Basilica dopo i restauri di Pio IX. Si osservi (in raffrontocon la figura precedente) la copertura a capriate della navata e la nuovacopertura dell'altare maggiore.

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NOTE

1. KRAUTHEIMER, Richard; JOSI, Enrico; FRANKL,Wolfgang. S. Lorenzo fuori le mura in Rome: excavations and observations. Philadelphia:American philosophical society, 1952.

2. MUÑOZ Antonio. La Basilica di S. Lorenzofuori le mura. Roma: Fratelli Palombi,1944.

3. CIRANNA, Simonetta; FANCELLI, Paolo.Spolia e caratteristiche del reimpiego nellaBasilica di San Lorenzo fuori le mura a

Roma. Roma: Edizioni Librerie Dedalo,2000.

4. P. DA BRA, Giuseppe. San Lorenzo fuori lemura. Roma: Scuola Tipografica S. Pio X,2005.

5. Fr. BONELLI, Giovanni Antonio. Memorie sto-riche della Basilica Costantiniana dei SS.XII Apostoli di Roma e dei nuovi suoi ri-stauri. Roma: Tipi del Salviucci, 1879.

6. Innanzitutto quella esistente presso il FondoLanciani della Biblioteca di Archeologia eStoria dell’arte in Palazzo Venezia, a Roma,

e presso l’Archivio dello stesso Conventodi San Lorenzo.

7. Cfr. CUNDARI, Cesare; VENDITTI, Arnaldo (acura di). Il Complesso napoletano di Mon-teoliveto: restauri dal 1996 al 2008. Roma:Aracne, 2010; CUNDARI, Cesare (a cura di).Castel Sant'Angelo: immagini, rilievi.Roma: Kappa, 2000; CUNDARI, Cesare (acura di). Il Palazzo Reale di Caserta.Roma: Kappa, 2005; CUNDARI, Cesare (acura di). Il Complesso Monastico di SanBernardino a L'Aquila: studi e rilievi perla valorizzazione. Roma: Kappa, 2010.

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I secoli dell’alto medioevo videro il fiorire, nell’area cir-costante il perimetro delle Mura Aureliane, di una fitta retedi santuari che costituivano, per i pellegrini, la meta di unafrequentazione massiccia e sistematica durante gran partedell’anno, nel rispetto del rituale devozionale del sacramartyrum loca circumire. Non sempre è possibile cono-scere l’aspetto dei primitivi sepolcri, molti dei quali eranoubicati in cimiteri all'aperto; in generale le spoglie dei mar-tiri erano infatti contenute entro semplici organismi fune-rari, assolutamente indistinti da quelli degli altri fedeli, esolo in epoche successive, grazie ad una intensa attività edi-lizia promossa da alcuni papi, nell’ambito di programmimolto più ampi legati all’affermazione dell’ortodossia dellaChiesa, questi divennero oggetto di valorizzazioni monu-mentali che hanno, il più delle volte, alterato radicalmentela primitiva facies della tomba e del contesto1. È in que-st’ambito che si inserisce l’evoluzione del sito legato allamemoria del martire Lorenzo.

La basilica costantinianaLa tradizione, narrata per immagini negli affreschi presentinel portico di ingresso dell’attuale basilica dedicata alsanto, vuole che Lorenzo, diacono vissuto al tempo di papaSisto II, venne con questi arrestato e condannato alla penadi morte nel 258, nell’ambito delle persecuzioni contro icristiani promosse dall’imperatore Valeriano. Il suo corpo,trafugato per darne degna sepoltura, fu trasportato da Ip-polito, un prefetto romano convertito da Lorenzo durante lasua prigionia, nel cimitero di Ciriaca in ager Veranus, luogodi sepoltura che si estendeva ai lati della via Tiburtina. Leprime testimonianze sulla presenza di una basilica si tro-vano nel Liber Pontificalis, raccolta di voci biografiche ine-renti i pontefici vissuti fino al XV secolo, in cui è riportatoche l’imperatore Costantino fece costruire un primo edifi-cio di culto, dedicato a Lorenzo, tra il 314 ed il 335, in pros-simità dell’area dove era il sepolcro del martire. Si trattaquasi certamente di uno di quegli interventi rientranti neiprogrammi insediativi, gestiti da papa Silvestro (314-335)

su committenza diretta della famiglia imperiale, che videro,nei contesti segnati dalle tombe dei martiri quali Lorenzo eAgnese, la costruzione di basiliche apud corpora – sortecioè non sopra, ma nelle immediate adiacenze delle tombe– e la trasformazione in memoria degli ambienti sotterraneinei quali i sepolcri erano ricavati. In particolare, a causadell’intensificarsi dei pellegrinaggi al sepolcro del martireLorenzo, la tomba del diacono venne isolata chiudendolacon grate d'argento e circondandola con un’abside scavatadirettamente nel tufo del colle. Il Liber pontificalis testi-monia anche la costruzione di grados ascensionis et de-scensionis, molto probabilmente un sistema differenziato

EVOLUZIONE DEL SITO E DELLA BASILICA

La basilica circiforme costantiniana, a sinistra, in rapporto con l’attuale.

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pianta e concezione ideologica, collocate tutte lungo lemaggiori vie consolari in uscita da Roma e con funzioni ci-miteriali. Tra queste, la basilica dei SS. Marcellino e Pietrosulla via Labicana, la basilica anonima sulla via Praene-stina, e la basilica di papa Marco sulla via Ardeatina, re-centemente riportata alla luce a seguito degli scavi condottinel 1991, ripetono la tipologia del prototipo, mentre quelledi S. Agnese sulla via Nomentana e di S. Lorenzo sulla viaTiburtina rappresentano una prima evoluzione del modellopresentando, nella pianta della zona absidale, un gomitomurario tra la navata ed il deambulatorio. Con un lun-ghezza di circa 99,50 m ed una larghezza di 36 m, la basi-lica costantiniana di S.Lorenzo era uno degli edifici piùgrandi, di questo tipo, presenti nel suburbio romano. Dagliscavi condotti, che hanno ritrovato parte dell’abside, deldeambulatorio e tratti delle pareti perimetrali – attualmentesotto il perimetro del quadriportico di ingresso del cimiteroVerano – è emerso che l’edificio, orientato con l’abside ri-volta ad ovest, era costruito in opera listata di corsi alternatidi tufelli e mattoni e, caso unico tra le basiliche circiformidi Roma, presentava la navata centrale separata dal deam-bulatorio tramite un colonnato invece che con pilastri.

L’intervento di Pelagio II: la basilica ad corpusI decenni seguenti videro in tutta Roma un decisivo im-pulso allo sviluppo del culto dei santi e al pellegrinaggio,grazie anche all’intervento diretto dei papi nella sistema-zione e nell’abbellimento dei sepolcri dei martiri e nelladefinizione delle prime forme organizzative del flusso deipellegrini. Nel quadro delle mutazioni architettoniche del-l’aspetto delle tombe martiriali, il fenomeno più significa-tivo, intensificato nei secoli VI e VII, è rappresentato dasostanziali modifiche dello spazio di pertinenza dei sepol-cri, oggetto, il più delle volte, di radicali opere di sbanca-mento del terreno per la creazione di ambienti sotterraneipiù adeguati per dimensioni alle pratiche e all’affluenza de-vozionale. Tali lavori sono l’espressione, dal punto di vistaideologico, della volontà di conservare sistematicamente illegame diretto con le spoglie del martire, fondamenta nonsolo metaforica della successiva chiesa soprastante, la cuisepoltura doveva rispondere a nuove esigenze sia nel-l’adempimento della liturgia, concepita ad corpus, cioè incontatto con il corpo del santo, sia per le stesse visite deipellegrini che coinvolgevano anche aspetti visivi e tattili.Non sono rari i casi in cui gli spazi sepolcrali vennero am-pliati facendo in modo che le strutture venerate si trovas-

di scale, per la discesa dei visitatori e per la successiva ri-salita in superficie, utile per organizzare un sistema di per-correnza in grado di agevolare i numerosi pellegrini allavisita in un ambiente quasi certamente angusto e dallascarsa illuminazione. Analoghi interventi sono infatti se-gnalati, nello stesso periodo, anche in altri importanti luo-ghi cimiteriali oggetto di pellegrinaggio per la presenza delcorpo di un martire, come, ad esempio, le catacombe diS.Valentino sulla via Flaminia2. L’insieme di tali opere rap-presenta l’antefatto di un sistematico progetto di organiz-zazione razionale degli spazi adiacenti le tombe martiriali,che si protrarrà per tutti i secoli dell’alto medioevo.Accanto al martyrium sotterraneo venne quindi fatta edifi-care da Costantino una basilica del tipo a deambulatorio ocirciforme, come hanno evidenziato le indagini archeolo-giche condotte tra il 1950 ed il 19573. Le basiliche circi-formi, grandi basiliche martiriali a forma di circo, sono unacaratteristica peculiare dell’architettura di epoca costanti-niana4; in esse la navata centrale è circondata da un deam-bulatorio che avvolge anche la zona dell’abside.Attualmente si conoscono, a Roma, soltanto sei basiliche ri-conducibili a tale tipologia, il cui prototipo è da individuarenella Basilica Apostolorum sulla via Appia, meglio cono-sciuta come S.Sebastiano; ad essa seguono, in un arco ditempo piuttosto breve, altre cinque basiliche simili per

Pianta delle sei basiliche circiformi romane, a confronto alla stessa scala.Dall’alto verso destra: Basilica di papa Marco sulla via Ardeatina; S.Se-bastiano; Basilica dei SS.Marcellino e Pietro sulla via Labicana; Basi-lica di via Prenestina; S.Agnese; S.Lorenzo.

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sero al centro dei nuovi ambienti, così da divenire il fulcrodei nuovi complessi architettonici organizzati sia sopra siasottoterra. La nascita delle monumentali basiliche ad cor-pus, fenomeno che si colloca soprattutto tra VI e VII se-colo, trova solo pochi antefatti, per lo più modesti, nelperiodo precedente, con costruzioni di proporzioni ridottee piccoli oratori che solo minimamente alteravano l’assettotopografico preesistente5. La realizzazione delle opere piùsignificative si inquadra invece durante i pontificati di Pe-lagio II (579-590) e di Onorio I (625-638) rivolgendosi aimaggiori poli di attrazione cultuale del suburbio romano.La costruzione di queste basiliche, così come la creazionedei percorsi sotterranei obbligati ad sanctos, segna la defi-nitiva perdita di interesse verso i contesti cimiteriali, cui letombe originariamente appartenevano, per concentrarsi inmaniera quasi esclusiva sulla sola tomba del santo.Quando papa Pelagio II rivolse la propria attenzione allabasilica di S.Lorenzo, il sito presentava già una serie diopere accessorie e di abbellimento la cui costruzione si erasusseguita in modo ininterrotto nel corso dei decenni pre-cedenti. La costruzione di un battistero e di alcuni oratoricontigui aveva infatti reso progressivamente sempre piùricco e importante il santuario laurenziano a cui, per esi-genze legate anche al flusso dei pellegrini, si giungeva da

Pianta della basilica pelagiana sovrapposta all’attuale.

Veduta della basilica pelagiana, attuale presbiterio.

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L’ampliamento di Onorio IIILa costruzione pelagiana – la cui edificazione non portòcomunque all’immediato abbandono della basilica costan-tiniana – è ancora in gran parte esistente, costituendo lazona presbiteriale dell’attuale basilica, e si presenta a trenavate con matronei; al suo interno si trova reimpiegatomolto materiale di spoglio di età imperiale, quali colonne,capitelli ed elementi di trabeazione. La basilica costanti-niana venne quindi dedicata alla Vergine ed è menzionataancora sotto papa Adriano I (772-795) come basilicamaior, certamente per le sue dimensioni nettamente supe-riori, ma a partire dalla metà del IX secolo sembra caderein disuso – a giudicare dalla scarsezza di documenti relativi– e le fonti citano esclusivamente la basilica ad corpus. Ulteriori interventi sono attestati sotto il pontificato di Cle-mente III (1187-1191) che, per difesa, dotò l’intera area difortificazioni – una torre delle quali sopravvive ancora sulPincetto all’interno del Verano – costituendo una vera epropria cittadella conventuale, detta Laurenziopoli o Ca-stro Laurenziano, dotata di una propria guarnigione armataed affidata alla custodia di un abate benedettino. In questoperiodo venne edificato anche l’edificio conventuale con ilrelativo chiostro. Incerta risulta invece l’epoca di costru-zione del campanile, probabilmente impostato su una delletorri del sistema di fortificazioni della Laurenziopoli, cometestimonierebbero la sua posizione anomala rispetto all’at-tuale impianto planimetrico della chiesa ed alcuni resti distrutture ad esso collegate. L’analisi dei paramenti murari– cortina di laterizi regolari al primo piano, cortina a late-rizio di spoglio nei quattro piani superiori – e la differenzadelle cornici marcapiano fa però intuire sostanziali inter-venti di restauro, probabile conseguenza dei crolli avvenutiin seguito al terremoto del 13497.

Porta Tiburtina – denominata allora anche Porta S.Lorenzo– percorrendo un lungo porticato coperto. La volontà di es-sere vicini al santo aveva poi intensificato le sepolture nel-l’area – che, come osservato, aveva comunque già unapropria vocazione cimiteriale – tanto che nel V secoloanche alcuni papi, quali Zosimo, Sisto III e Ilaro avevanoprescelto quel luogo veneratissimo per la propria sepoltura.Due sarcofagi romani, probabilmente utilizzati come se-polcro per alcuni di questi pontefici, si trovano nel porticodi ingresso dell’attuale basilica. L’intervento promosso da Pelagio II fu radicale, motivatoanche dalla necessità di prevenire ulteriori danni dovuti alleinfiltrazioni d’acqua provenienti dal banco tufaceo che mi-nacciavano sia la basilica costantiniana, sia, tanto più, il se-polcro del martire. Venne costruita una nuova chiesa adcorpus, cioè esattamente sopra la tomba del santo – proba-bilmente sostituendo un precedente piccolo edificio che co-stituiva la memoria della sepoltura sotterranea e che forseconteneva quelle scale per il flusso dei pellegrini cui si è ac-cennato in precedenza – facendo sbancare parte della col-lina pur di far coincidere l’altare con la posizione dellasepoltura. La chiesa risultava, così, incassata nel banco tu-faceo, probabilmente con ingresso sul lato meridionale6, incorrispondenza di quella che è oggi la sacrestia; alle spalledell’abside, rivolta ad ovest, la nuova costruzione lasciò,però, intatta un'area catacombale, probabile luogo di se-poltura dei Santi Abondio e Ireneo, che fu resa visibile at-traverso alcune grandi finestre aperte nell'abside stessa. In occasione di tali lavori sembra che lo stesso Pelagioabbia fatto seppellire accanto a quelle di Lorenzo le vene-rate spoglie di S. Stefano, riportate a Roma da Bisanzio,così come tramanda la tradizione, raccontata anch’essa perimmagini nel portico di ingresso dell’attuale basilica.

Uno dei sarcofagi presenti nel portico. Veduta della navata, parte dell’ampliamento di Onorio III.

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Agli inizi del Duecento papa Onorio III (1216-27) decise diampliare la basilica ad corpus, demolendo la zona absidalee costruendo un nuovo edificio, orientato in senso opposto,che si raccordasse alla chiesa di Pelagio attraverso l'arcotrionfale. È molto probabile che la necessità di cambiarel’orientamento della chiesa fosse legato alle ormai mutatecondizioni di accesso al sito: non esistendo più l’antica ba-silica costantiniana, l’accesso privilegiato alla Laurenzio-poli e alla chiesa doveva avvenire necessariamente dal latodella via Tiburtina. La basilica pelagiana, venne quindi acostituire, come già detto, il presbiterio della nuova chiesadi cui l’arco trionfale è l’elemento di cerniera che ancoraoggi permette di identificare in maniera netta i due inter-venti, come si evince osservando la decorazione presente suentrambi i lati. Il ribaltamento dell’asse della chiesa ha in-fatti consentito la sopravvivenza della precedente decora-zione musiva che risulta semplicemente nascosta alla vistain quanto rivolta, attualmente, verso la zona absidale; versola navata è invece presente una decorazione opera di CesareFracassini del 1865 raffigurante la Vergine con il bambinoGesù tra due angeli, i diaconi Lorenzo e Stefano ed i duepersonaggi che con il prefetto Ippolito seppellirono, se-condo la tradizione, il corpo di S.Lorenzo: Ciriaca ed ilprete Giustino8. Si ha perciò sullo stesso elemento archi-tettonico la compresenza di due decorazioni afferenti a dueperiodi storici e stilistici ben distinti tra loro. Singolare è iltipo di rappresentazione presente sul lato della basilica pe-lagiana, raffigurante un tema teofanico fino ad allora riser-vato ai catini absidali. Al centro si trova il Redentore, assisosul globo, accompagnato dai santi Pietro e Paolo, dai dia-

coni Stefano e Lorenzo, da S. Ippolito e dal committentepapa Pelagio II, mentre a un registro inferiore, sotto le fi-nestre, si trovano le vedute di Gerusalemme e Betlemme,generalmente interpretate come simboli della Ecclesia excircumcisione e della Ecclesia ex gentibus. Per raccordare i livelli differenti – la basilica di Onorio è in-fatti ad un livello più alto di quella di Pelagio, trovandosisul banco tufaceo all’interno del quale era stata inseritaquest’ultima – venne interrata tutta la zona ad est, ad ecce-zione della parte centrale che divenne, in questo modo, lacripta contenente il sepolcro del santo. In conseguenza fucostruito un piano sopraelevato per l’altare, rialzato di circa2,15 m rispetto alla navata, a cui si accede ancora da duerampe simmetriche di otto gradini. Sia la navata, sia il pre-sbiterio sono pavimentati alla maniera cosmatesca; in par-ticolare la navata presenta la ripetizione di un modulodecorativo costituito da un grosso disco centrale e quattrodischi più piccoli posti negli angoli. La singolarità di que-sto pavimento era che uno dei moduli venne sostituito daun rettangolo in cui era presente una decorazione musivaraffigurante due cavalieri affrontati recanti le insegne dipapa Onorio III. Questo, che era l’unico esempio di mo-saico figurato pavimentale sopravvissuto in Roma, fu di-strutto durante i bombardamenti che nel luglio 1943colpirono la chiesa ed il quartiere. I lavori per la sistema-zione della zona absidale, probabilmente proprio per l’ul-timazione della pavimentazione, sono attestati ancoraall’epoca di Innocenzo IV, nel 1254. L’ingresso della basilica è preceduto da un portico coperto,sempre dell’epoca di Onorio III, in cui fu utilizzato, come

L’arco trionfale di Cesare Fracassini, in una foto d’epoca. L’arco trionfale dell’epoca di Pelagio II.

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stampe e disegni, tra cui un’incisione del 1750 di GiovanBattista Piranesi, ne mostrano l’immagine prima del re-stauro voluto da Pio IX, con tre finestre centinate di cui lacentrale sovrastata dagli stemmi d’Aragona, del cardinalCarafa e di Giulio II, oggi collocati nel portico sottostante.La parte superiore della facciata era sormontata da un’altacornice culminante con una fascia piana. Nel restauro diPio IX furono tolte tutte le cornici marmoree e fu creato unforte guscio aggettante in avanti e sui lati. Il prospetto fuquindi affrescato da Alessandro Mantovani e da SilvestroCapparoni nel 1865 circa: il primo raffigurò nel guscio,entro medaglioni, il Salvatore e i santi Ciriaca, Ippolito,Stefano, Lorenzo, Giustino e Cirilla; il secondo, tra le fi-nestre, le figure stanti di Costantino, Pelagio II, Onorio III,Pio IX, Sisto III, Adriano I. Davanti al portico, verso la via Tiburtina, da cui probabil-mente aveva un accesso diretto, si apriva una piazzetta, cintada mura, inserita nel perimetro della Laurenziopoli, i cui restisi osservano ancora nell’incisione di Piranesi già citata, seb-bene nell’immagine si nota, ancora presente all’epoca del-l’artista, solo il lato in corrispondenza della collina delPincetto. L’immagine di Piranesi è però testimonianza degliinterventi voluti all’inizio del XVIII secolo dal cardinale Pie-tro Ottoboni, abate commendatario di S. Lorenzo, che servi-rono a facilitare l’accesso al tempio aprendo i lati dellapiazza verso la via Tiburtina, delimitando l’area di pertinenzacon una colonna e con due basamenti in marmo sormontatidallo stemma di papa Clemente XI Albani.Tra le opere realizzate nei secoli successivi a Onorio III si se-gnala, per importanza, la realizzazione del soffitto a lacunari,ora perduto, voluto nel 1492 dal cardinale Oliviero Carafa,abate commendatario della basilica. Altre opere, soprattutto diabbellimento decorativo, furono realizzate nei secoli seguenti,ma, se si esclude il già citato intervento di apertura dellapiazza fatto da Pietro Ottoboni, non si hanno tracce di ulterioriopere edilizie fino ai restauri voluti da Pio IX (1846-1878)tra il 1864 ed il 1870, durante i quali l’architetto Virginio Ve-spignani conferì alla chiesa l’attuale aspetto.

La basilica nell’OttocentoSembra interessante osservare come, poco prima degli in-terventi di Vespignani, si fosse persa qualunque nozionecirca la corretta origine della basilica e soprattutto circa ilreale aspetto della basilica costantiniana. Nel 1822 Carlo Fea, avvocato, ma soprattutto archeologoappassionato delle antichità romane, descrisse la basilica in

anche all’interno della navata, materiale di spoglio prove-niente probabilmente anche dall’antica basilica costanti-niana abbandonata. Si riconoscono in particolare le seicolonne che sorreggono la trabeazione sul fronte interpostea due pilastri angolari. Di diverso materiale e dimensione,le colonne sono disposte in ordine di importanza con stu-diata simmetria che sottolinea l’ingresso: le due poste alleestremità, vicine ai pilastri, sono le più piccole, lisce e inmarmo bigio; le altre quattro sono tortili, due in marmobianco, di diametro intermedio, e due di pavonazzetto, didimensioni maggiori collocate al centro del prospetto. Le colonne, di altezza uniforme, probabilmente ottenuta ta-gliando gli elementi originali, si innalzano su alte basi aforma di cippo e terminano con eleganti capitelli ionici. Al di sopra di un architrave piuttosto semplice, il fregiopresenta invece una ricca decorazione con tondi di porfidocollegati da fasce orizzontali in mosaico di pietra e smalti.La cornice, altrettanto ricca nei motivi decorativi scolpitinel marmo, presenta nella cimasa teste leonine, con fun-zione di doccioni, al di sotto del listello del gocciolatoio. È certo che il portico, il cui tetto appare attualmente all’in-terno con le travature in vista, fosse in origine coperto da unsoffitto piano che nascondeva la parte superiore delle pa-reti, che è infatti priva di qualsiasi ornamento, mentre lazona inferiore risulta decorata con affreschi che narranoepisodi delle vite e dei miracoli di S.Lorenzo e di S.Ste-fano, disposti su tre registri sovrapposti.Al di sopra del tetto del portico si innalza la facciata, at-tualmente priva di decorazioni. Non è possibile saperequale fosse l’aspetto dell’epoca di Onorio III. Antiche

Prospetto della basilica con il portico di Onorio III.

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questi termini: “Presso la Via Tiburtina s. Ciriaca MatronaRomana aprì un cimiterio nel campo Verano, sua posses-sione, nel quale molti altri Santi Martiri fu sepolto s. Lo-renzo. In questo Costantino il Grande nell'anno 330. comecredesi ad istanza di s. Gallicano, fondò questa Basilica cheSisto III. con intesa di Valentiniano adornò, e Galla Placi-dia figlia di Teodosio Seniore al tempo di s. Leone ingrandì;trascorso breve tratto di tempo essendo vicina a cadere furifatta da' fondamenti da Pelagio II. prima dell'anno 590.vi fece ancora il mosaico dell'arcone. Ristaurata di nuovoda Gregorio II. l'anno 716. venne poi ingrandita nel 772.dal Pontefice Adriano I. che gli accrebbe una seconda ba-silica maggiore nella parte posteriore dell'antica tribuna,chiudendo l'antica porta verso l'Oriente, ed aprendo lanuova verso l'Occidente, dove è al presente. Onorio III.dopo l'anno 1216. la ristaurò, e rifece il presente porticoove pose il suo ritratto in mosaico, ancora esistente. Il Card.Oliviero Carafa avendovi già fatto il bel soffitto dorato, iCanonici Regolati nell'anno 1647. la ridussero allo statopresente. Questa Chiese è una delle 5. Patriarcali, e delle 7.che si visitano per acquistar le indulgenze.9”È evidente, nella descrizione, un’estrema confusione nel-l’attribuzione dei vari interventi, determinata però, a di-scolpa di Carlo Fea, dalla non conoscenza della precedentebasilica costantiniana, i cui resti, si è già accennato, ven-nero alla luce soltanto nel 1950-1957. È lui stesso a di-chiarare il suo errore a noi moderni quando nellaprosecuzione scrive: “L'interno della Chiesa è distinto evi-dentemente in due parti: la prima, che dimostra essere lapiù recente Basilica maggiore, fu fatta dal Papa Adriano I.che ristaurò ancor la minore più antica, come si ha in Ana-

stasio, Hic almificus pater (Hadrianus I.) eamdem Basili-cam S. Laurentii Martyris; ubi suum corpus requiescit, ad-nexam Basilicae Majori, quam dudum ipse Praesulconstruxerat, ultro citroque a novo restauravit. Questa è divisa in tre navate, separate da 22. colonne Joni-che ineguali, la maggior parte di granito, che reggono sopraal cornicione i gran muri forati da finestre. La seconda partepiù interna fu la Costantiniana, che principia ov'è la Con-fessione, divisa anch'essa in tre navate da 12. colonne bel-lissime di pavonazzetto, scannellate che rimangono in partesotterra, 10. delle quali hanno capitelli Corintj, e le primedue di ordine Composito, elegantemente ornati da vittoriee trofei: sopra il cornicione, formato da belli frammenti; visono altre 12. colonne minori; di queste le due in fondosono di serpentino le più grandi che si conoscano di questomarmo rarissimo. Le altre 10. di pavonazzetto ancor esse,e scannellate. Queste 12. colonne costituiscono il secondoordine, e gli danno così la simiglianza colle più antiche pro-fane Basiliche, e la dimostrano eretta prima dell'altra diAdriano I. il quale dopo tolse la tribuna dall'antica, la-sciando il solo arcone con porzione del mosaico di PelagioII. e ridusse la navata di mezzo a Presbiterio, alzando conpiù gradini il pavimento, tessellato tutto di pietre dure, fa-cendovi in fondo la sede patriarcale, ornata di vari marmi;e nel mezzo l'altar maggiore isolato, sotto di una cupoletta:retta da quattro colonne di porfido.10”Per Fea, dunque, ma non c’è motivo di non credere chefosse l’opinione più diffusa all’epoca, l’edificio di Costan-tino sarebbe corrisposto a quello di Pelagio II, mentre l’am-pliamento di Onorio III è attribuito ad Adriano I sulla basedi un passo, riportato dall’autore, che cita l’annessa Basi-lica Maior, epiteto che, come si è visto, è attribuibile allabasilica costantiniana sulla base delle dimensioni notevol-mente più grandi rispetto a quella pelagiana adiacente. È evidente che, non conoscendo la presenza della primi-tiva basilica di Costantino, Fea ha dovuto riferire tutti gli at-tributi all’unica basilica da lui conosciuta a cui siadattavano perfettamente essendo questa costituita da dueparti distinte e nettamente individuabili.Ma in analogo errore cade anche Mariano Armellini nel 1891.In Le chiese di Roma così descrive S.Lorenzo fuori le mura:“Fra gli edificî principali che sorgevano presso la chiesacostantiniana eretta supra corpus o ad corpus s. Laurentii,è da ricordare la basilica detta maior (…) che fu più tardiriunita ed incorporata alla prima, formandone anzi di quellal'aula maggiore. (…). La basilica costantiniana fu costruita

Il prospetto in una foto d’epoca.

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nito un’accurata descrizione degli interni; in particolareCarlo Fea restituisce l’immagine della basilica poco primadei profondi interventi del Vespignani che eliminaronopressoché tutti gli interventi rinascimentali e barocchi perconferire alla basilica un’immagine “prossima” a quelladelle sue origini.

L’aspetto attuale: dal restauro di Pio IX al bombardamento del 1943.I lavori di restauro voluti da papa Pio IX, portarono dunquealla creazione di una nuova spazialità all’interno dellachiesa – una spazialità mai avuta in nessun altro periodostorico – ed al recupero di alcune strutture parzialmenteobliterate. Tra queste si notano, ad esempio, le colonnedella basilica pelagiana, descritte nel 1822 da Carlo Feacome «colonne bellissime di pavonazzetto, scannellate cherimangono in parte sotterra». L’intervento di Vespignanicomportò quindi lo scavo del riempimento voluto da Ono-rio III ed il ripristino della quota di calpestio al livello del

nel seno del cimitero di maniera che il suo pavimento cor-rispondeva al piano delle inferiori gallerie del medesimo.Questo basta per riconoscere la basilica primitiva di Co-stantino in quella porzione dell' attuale chiesa di s. Lorenzosituata in un livello assai inferiore della rimanente, e pre-cisamente sotto al presbiterio della medesima, la quale èeziandio dissimile dal resto della basilica per la sua formaarchitettonica, e per la regolarità delle colonne; il che larende molto conforme all'altra basilica costantiniana di s.Agnese. (…). L' ingresso della piccola basilica costanti-niana, della quale abbiamo discorso, era dal lato oppostoall' attuale e corrispondeva precisamente nel punto occu-pato oggi dal sepolcro del santo papa Pio IX, cosicchè ilfondo della basilica era presso a poco sulla linea delle duescale per le quali dalla superiore aula odierna si discende ofin quella inferiore costantiniana. Allorquando fu aggiunta labasilica maggiore alla piccola costantiniana che abbiamodescritto, fu distrutta l' abside della pelagiana, di cui restaancora la parte superiore adorna di decorazioni a musaicofatte eseguire dal papa Pelagio II.11”È anche in questo caso l’autore stesso a svelare, a noi mo-derni, la causa del suo inconsapevole errore, basato, dinuovo, sull’associazione dell’attributo maior alla navatadella basilica di Onorio III: “Tale è dunque la primitiva ba-silica costantiniana eretta sul sepolcro di s. Lorenzo ed am-pliata nel secolo VI da Pelagio, come ricorda il Libropontificale, e come coi nostri occhi medesimi possiamoscorgere. Ad un superiore livello ed incorporata a quella,v'ha l'aula maggiore colle tre navi, che il Libro pontificalenella vita di Adriano I chiama basilica maior, le cui originiperò sono certamente anteriori a quel papa, giacché le to-pografie scritte nella prima metà del secolo VII c'insegnanochiaramente a distinguere le due diverse basiliche, e ci gui-dano a riconoscere l' unione posteriore delle due in unasola. Dal più accurato fra i suddetti documenti, il codice sali-sburgense, risulta infatti che sugli esordî del secolo VIIv'erano nel cimitero di Ciriaca sopra la memoria del glo-rioso martire Lorenzo due chiese: una detta maggiore, edun' altra detta nuova ed ornatissima. Insomma due grandi econtigue basiliche erano dedicate a quel martire, dalla cuifusione risultò l' odierna. Ambedue erano antiche, giacchél'una ebbe origine costantiniana, come dicemmo, e l'altra,cioè la maggiore, è ricordata anche nella vita del papa Ilarodal Libro pontificale; il che ci fa risalire fino all'anno 46112. Merito di entrambi gli autori è, tuttavia, quello di aver for-

Particolare della zona del presbiterio. Si notano le colonne tornate li-bere dopo l’intervento di Vespignani.

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pavimento della basilica di Pelagio II. In tale situazione sivenne a creare un vano sotto il coro dove vennero collo-cate alcune sante reliquie oggetto di venerazione, tra cuiuna lastra marmorea, che presenta una serie di fori, sullaquale, secondo la pia tradizione sarebbe stato posto S.Lo-renzo nel corso del suo martirio. Contestualmente furonodemoliti i muri che circondavano la cripta, sostituiti dagliattuali cancelli, riaprendo gli intercolumni e restituendo allecolonne la possibilità di ergersi liberamente nello spazio.Di fronte alla cripta, probabilmente nello spazio corri-spondente al nartece pelagiano, fu costruita da RaffaeleCattaneo la cappella sepolcrale di Pio IX, interamente de-corata da mosaici, su disegno di Ludovico Seitz, alcuni deiquali riproducenti scene della vita del pontefice. A seguitodell’intervento di Vespignani, il presbiterio risulta quasigalleggiare al di sopra della cripta con le reliquie, circon-dato da uno spazio aperto con una notevole permeabilitàvisiva fino alle zone sotostanti. Nella zona del presbiterioVespignani si occupò anche del restauro dell’altare e, so-prattutto, del ciborio, che venne drasticamente modificatonel suo aspetto e depurato da sovrapposizioni barocche. In particolare, frutto di restauro è la zona superiore in cuile colonnine di sostegno del tiburio, coronato da un lanter-nino, sono disposte su pianta ottagonale, mentre, in prece-denza, come risulta da numerose incisioni dell’interno dellabasilica, il ciborio era coperto con una cupola a spicchi, an-ch’essa con lanternino, forse risalente al tempo del cardinalFarnese. L’attuale aspetto, che deriva dalla volontà di eli-minare qualunque intervento successivo all’epoca di Ono-

rio III, vede probabilmente il suo modello nella fusione diun’immagine presente negli affreschi del portico – allespalle della scena in cui S. Giustino comunica S. Ippolito– con il simile ciborio della chiesa di S. Giorgio al Vela-bro. Di Vespignani è anche la cappella di S. Tarcisio, diforma quadrangolare posta al termine della navata destra ela trasformazione del nartece sud, accesso dell’antica basi-lica pelagiana, in sacrestia. Il restauro della chiesa vennepoi completato dalla sistemazione del piazzale antistante –e dal suo collegamento con il quadriportico di ingresso delVerano, anch’esso opera del Vespignani – con il posizio-namento di una colonna sormontata dalla statua bronzea diSan Lorenzo, opera di Stefano Galletti del 1865. È infine da ricordare il disastroso bombardamento alleato del19 luglio 1943. Per circa un’ora il quartiere di San Lorenzofu sottoposto ad un bombardamento a tappeto che, a causadella prossimità con lo strategico nodo ferroviario omonimo,non fece differenze tra obiettivi militari ed abitazioni civili.La basilica, colpita da una bomba, subì la distruzione pres-soché totale della navata centrale – con la perdita quasi inte-grale degli affreschi ottocenteschi, realizzati su controparetidi mattoni in folio scarsamente aderenti alle pareti retrostanti– del portico e della facciata soprastante, nonché seri dan-neggiamenti della parte pelagiana. Incredibilmente, invece,il campanile rimase pressoché illeso. I restauri, prontamenteintrapresi, proseguirono fino al 1949, restituendo alla chiesal’attuale aspetto, simile a quello seguente gli interventi di Ve-spignani, ma ancora più semplice a causa della pressoché to-tale assenza di decorazioni.

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NOTE

1. SPERA, Lucrezia. I santuari del suburbio diRoma. Tra tarda antichità e altomedioevo.In Imago Romae, 12/10/2008. www.ima-goromae.com.

2. Ivi.

3. DI LIELLO, Anna. San Lorenzo fuori le Mura.In Roma Archeologica, itinerario 16-17.Roma: Elio deRosa editore, marzo 2003,p.118.

4. Sull’argomento si confronti MARINONE, Ma-riangela. Lo spazio cristiano nel suburbio.Ivi.

5. SPERA, Lucrezia. Op. cit.

6. SERRA, Simonetta. San Lorenzo fuori le mura.In PANI ERMINI, Letizia (a cura di.), La vi-sita alle sette chiese. Roma: Società italianadi storia patria, 2000, p.105.

7. Si confronti il sito istituzionale della basilica,www.basilicasanlorenzo.it.

8. Si confronti ALUNNI, Stefania. Cesare Fra-

cassini per gli affreschi ottocenteschi dellaBasilica di San Lorenzo fuori le mura. InBTA Bollettino Telematico dell’Arte,n°499, 25 giugno 2008. www.bta.it.

9. FEA, Carlo. Descrizione di Roma e de' Con-torni. Roma: Angiolo Bonelli, 1822, 2a ed.tomo II.

10. Ivi.

11. ARMELLINI, Mariano. Le chiese di Roma.Roma: Tipografia Vaticana, 1891, p.865-866.

12. Ivi, p. 869.

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IL CIMITERO MONUMENTALE DEL VERANO E SAN LORENZOFUORI LE MURA. UNA CITTÀ MUSEO E LA SUA BASILICA ORDINATRICE

La realizzazione del Cimitero comunale MonumentaleCampo Verano di Roma, ebbe inizio nel primo decenniodel Secolo XIX.Il territorio del Campo Verano, circa 83 ettari caratterizzatida una particolare orografia, è situato nel quadrante estdella Roma consolidata, delimitato ad ovest dalla via con-solare Tiburtina e ad est oggi, dai margini rappresentatidalla tangenziale e dalla linea ferroviaria prossima alla sta-zione di Roma Tiburtina; esso risulta, fin dai tempi dellaRoma imperiale, un luogo a vocazione cimiteriale. Risale,infatti, all’epoca romana la sepoltura di San Lorenzo, pro-babilmente sull’altura, in seguito sbancata per permettere,nel IV Secolo, la costruzione della Basilica Maior a lui de-dicata, nel luogo ove già esistevano le catacombe di Santa

Ciriaca, l’accesso alle quali è oggi possibile sia dalla omo-nima cappella ipogea situata nella stessa Basilica che da ul-teriori ingressi situati all’interno del Verano, nell’area delPincetto vecchio.Per l’indubbia importanza che la preesistenza basilicalenelle vicende legate alla fabbrica del Verano è utile deli-neare, sia pure per sommi capi, la sua storia evolutiva, rin-viando il lettore, per eventuali approfondimenti, ad altricapitoli ed all'opportuna bibliografia.Il complesso basilicale deve l’attuale configurazione al sus-seguirsi di opere di adeguamento e ricostruzione resesi ne-cessarie da eventi naturali e funzionali; la cosiddettaBasilica Maior, eretta nel IV secolo, venne, a causa di unafrana e di infiltrazioni d’acqua, progressivamente abban-

Veduta zenitale dell'area del Verano tratta da Google Maps (acquisizioneanno 2012).

Stralcio della cartografica informatizzata ufficiale del Comune di Romaanno di volo 1998, scala 1:2000.

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donata e sostituita da una nuova struttura definita Minor,in quanto più piccola, eretta verso la fine del VI secolo pervolontà del papa Pelagio II.A partire dai primi anni del XII secolo vennero progressi-vamente edificati il campanile, il chiostro annesso alla ba-silica, una serie di oratori, un vasto ospizio per poveri edalcune opere difensive atte a proteggere il nucleo ediliziodalle scorrerie barbariche.La Basilica continuò ad essere oggetto di ripetuti eventi dispoglio e successive ricostruzioni fino agli interventi di re-stauro del XVII Secolo che interessarono la cripta e la cap-pella di Santa Ciriaca.Nei primi anni del Settento, ad opera di Alessandro Galli,venne progettata la sistemazione semicircolare della piazzaantistante la basilica al centro della quale venne eretta unacolonna sulla cui sommità venne posto lo stemma della fa-miglia Albani, a cui papa Clemente XI apparteneva.Tracce relative alle consistenti trasformazioni del com-plesso basilicale si svelarono anche durante i lavori di ri-strutturazione della basilica voluti da papa Pio IX,intenzionato, mediante l'eliminazione delle aggiunte rina-scimentali e barocche, a ripristinarne l'aspetto originale.I lavori diretti dal Vespignani interessarono anche la piazzaantistante la basilica ed in particolare la colonna sulla cuisommità venne collocata la statua in bronzo di San Lorenzo.Si è precedentemente accennato alla contiguità tra basilicae Verano, cui è connessa una integrazione spaziale che simanifesta in più modi: nella presenza di un fronte del con-vento sul lato nord in prossimità dell’ingresso del nuovocimitero oltre che con gli affacci in quota dell’area sepol-crale denominata del Pincetto verso l’abside e la navata si-nistra della stessa basilica. Una relazione fisico-percettivadiretta, quindi, tra San Lorenzo e l’area cimiteriale delCampo Verano che, quella preesistenza avvolge e da quellapreesistenza sembra trarre –almeno per il suo nucleo sto-rico- le logiche di assetto planimetrico.Non un semplice accostamento di due organismi edilizi purcomplessi quindi, ma quasi un sistema unitario, una sorta diriproposizione in scala urbana di quel sistema cimiteriale giàstoricamente consolidato, che aveva caratterizzato nel corsodei secoli il panorama romano e che, come accennato, rico-nosceva nei terreni attigui a chiese parrocchiali, ospedali econfraternite, i siti per consuetudine destinati alla sepoltura.Se il rapporto tra le due fabbriche, caratterizzante le mol-teplici elaborazioni progettuali susseguitesi partendo daglistudi del Valadier fino agli interventi progettati e realizzati

dal Vespignani, si mantenne sostanzialmente costante, ledimensioni planimetriche del sistema che costituisce il ful-cro del Verano, il recinto porticato risultarono nelle diverseipotesi tendenzialmente sempre più rilevanti.Tra le motivazioni appare chiaramente primaria l’accre-sciuta necessità di sepolture1 cui conseguì architettonica-mente una serie di scelte progettuali quasi tutte incentratenella logica di ampliamento di un sistema, quello appuntodel recinto-portico, che sembrò per molti anni rappresen-tare l’esclusiva soluzione possibile.

Il lungo percorso progettualeQualsiasi analisi relativa alla storia e quindi all’evoluzionedel Campo Verano trova le premesse ineludibili nelle pre-cedenti considerazioni.L’individuazione dell’area -a seguito delle disposizionidella Consulta straordinaria del 19 luglio 1809, che esteseagli Stati Romani l’editto napoleonico relativo all’obbligodi inumare i cadaveri fuori dai centri abitati, vietando difatto l’inumazione in aree attigue a chiese, ospedali con-fraternite e sepolcreti urbani in genere- venne effettuatadagli architetti Giuseppe Camporese e Raffaele Stern.I lavori di costruzione ebbero inizio nel 1811 con la realiz-zazione di numerose tombe destinate alla sepoltura comuneoltre ad altre previste lungo il muro di cinta; le operazionisubirono una serie di rallentamenti dovuti a forti resistenzepopolari e clericali favorevoli alla prevenzione delle prati-che funerarie storicamente consolidate.Nell'arco temporale compreso tra il 1811 ed il 1834 -annodi temporanea ripresa dei lavori di costruzione del campo-santo con solenne cerimonia di benedizione- vennero ema-nati diversi provvedimenti in materia di polizia mortuaria,comunque per lo più disattesi in nome della tradizione fo-mentata da un atteggiamento religioso conservatore e raf-forzato dalla paura della perdita economica legata allesepolture in ambito parrocchiale.Bisogna attendere il 1847, anno in cui Pio IX emana ancoranuovi provvedimenti in materia di polizia mortuaria, perconstatare un avvio decisivo ai lavori di costruzione e so-prattutto di utilizzo del nuovo cimitero: infatti, ancora nel1836 era stato emanato un nuovo regolamento che preve-deva la possibilità di sepoltura in chiesa esclusivamente perpontefici, sovrani, principi cardinali vescovi prelati e pos-sessori di cappella con sepolcro gentilizio. Nonostantetutto, comunque, le nuove disposizioni, come le precedenti,rimasero comunque disattese.

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I lavori ebbero un nuovo ed effettivo inizio a partire dal1859 ed interessarono, oltre al Verano -per l’espansione delquale si rese necessaria l’acquisizione di nuove aree- ancheil restauro della basilica di San Lorenzo.Incaricato della progettazione del fulcro monumentale delCimitero nonché del progetto di restauro della Basilica diSan Lorenzo fu Virginio Vespignani che, in continuità idealecon la lunga serie di progettisti che si erano susseguiti nel-l’ideazione della nuova città dei defunti a partire dal 1809,formulò un’ipotesi incentrata sul tema del portico.Su di essa Alessandro Del Bufalo scrive: «In effetti già datempo l’ambiente artistico romano era stato sensibilizzatoal problema delle aree cimiteriali: nel 1805 fu banditopresso l’Accademia di San Luca il Concorso Clementinoper un Camposanto, riproposto poi nel 1835.2» Tra le linee guida del concorso del 1805 si legge: «Si pro-pone l’idea di un Campo Santo con sepolture sufficienti peri defunti di una grande città formato di un vasto recintocon portici all’intorno per collocarvi depositi con cameresepolcrali, e con una cappella isolata nel mezzo per cele-brarvi le funzioni funebri […] A tutta questa fabbrica sidarà un carattere corrispondente al soggetto, facendosi lapianta, il prospetto e lo spaccato di esso…» e per conte-nere le memoria degli uomini.A partire dai primi studi condotti da Stern e Camporese, ineffetti, si erano susseguiti nella progettazione numerosi per-sonaggi: Giuseppe Valadier (con due ipotesi elaborate nel1811 e nel 1813 incentrate sul tema della sepoltura a pozzocircondata da un porticato), Gaspare Salvi (che nel 1838 ri-propone il tema del porticato), l'ing. Falchi e l'arch. Ferretti(con un’ipotesi datata 1842), Paolo Belloni (con un’ipotesiprogettuale del 1848 sempre basata sul tema del portico-re-cinto), Luigi Canina (con un’ipotesi di carattere paesaggisticodatata 1848), fino all’incarico di Vespignani che, finalmente,progetta e realizza il Quadriportico, la sistemazione del Pin-cetto e l’edificio di accesso ultimando i lavori nel 1874.La progettazione del nuovo camposanto romano venne im-postato sull'idea di una struttura a portico con l'aspettativadi una mediazione visiva rispetto alla continuità del muro-recinto adatto ad ospitare tombe (o, meglio, monumentievocativi delle varie famiglie i cui defunti, sono in realtàtumulati nei vani ricavati al di sotto del piano di calpestiodella medesima struttura).Un tema architettonico quindi, perfettamente in linea conla tendenza del XIX secolo che vede, come scrive LauraBertolaccini: «… tutta l’ansia ottocentesca di celebrare le

virtù terrene, a volte i vizi, del defunto e nello stesso tempodi esorcizzare, attraverso l’uso di determinati segni e sim-boli, la morte e l’orrore delle sepolture comuni 3».Quello che poi divenne il quadriportico, ossia una strutturaaperta al centro e delimitata sui quattro lati da portici, traele proprie origini dai teatri romani per divenire un elementotipico dell’architettura ecclesiale paleocristiana; inizial-mente riservato ai catecumeni o ai penitenti, in un secondomomento divenne spazio riservato alla sepoltura dei fedeli.Eccetto rari casi la sua funzione nelle chiese venne svolta,a partire dal VII Secolo, con la scomparsa della consuetu-dine del battesimo degli adulti, dal nartece, filtro di colle-gamento tra le navate e l’esterno, elemento architettonicoper altro caratterizzante anche l’attigua Basica di San Lo-renzo.

L’impronta di Giuseppe ValadierL’ideazione in termini architettonico-funzionali di unastruttura porticata era stata, come accennato, già messa inatto da Giuseppe Valadier nel 1811 e nel 1813. Nelle dueipotesi, la prima di forma pseudo-ovale e la seconda ret-tangolare, l’area destinata alla nuova edificazione rimanevasostanzialmente la stessa con accesso orientato -e come ve-dremo connesso- verso il lato sud della Basilica di San Lo-renzo. La relazione geometrico-architettonica tral’impianto basilicale preesistente e le ipotesi formulate perla fabbrica del nuovo cimitero dai vari progettisti nel corsodi circa 50 anni, rappresenta una costante che risulterà, conle opportune deroghe dipendenti dalle oggettive condizioniorografiche, anche ordinatrice delle successive espansioniNovecentesche.Per quanto le planimetrie dei due progetti del Valadier sidifferenzino per forma e scelte stilistiche soprattutto rela-tive agli elementi di elevazione, il carattere compositivospaziale interno degli organismi rimane sostanzialmenteimmutato: un’area aperta centrale destinata ad ospitare se-polture a pozzo, delimitata da un recinto caratterizzato daun solenne porticato.L’elaborato datato 2 luglio 1811 firmato dal Valadier, tito-lato: Pianta di come potrebbe formarsi il Cemeterio di S.Lorenzo fuori le Mura, oltre allo schema planimetrico ge-nerale composto nella metà sinistra dalla pianta relativa allivello terra e nella risultante metà da quella relativa al li-vello superiore, riporta due sezioni interne trasversali pro-iettate ortogonalmente rispetto all’asse principale diaccesso. Per quanto il disegno risulti privo di orientamento,

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possiamo ritenere verosimile -così come lo è effettivamenteper l’ipotesi del 1813- che l’accesso all’impianto cimite-riale fosse rivolto verso il fronte meridionale della Basilicadi San Lorenzo. Prescindendo infatti, da considerazioni le-gate alla forma planimetrica ed alle dimensioni sostanzial-mente analoghe, di questa prima ipotesi con quella del 1813,possiamo rilevare, nella parte alta del disegno, una sagomacurvilinea, che è di fatto corrispondente al cambiamento didirezione del vicolo che conduceva alla Tenuta di Pietralata,antico limite dell’area allora destinata al cimitero.Ad una prima elaborazione di adeguamento dimensionale4

dei disegni di progetto e di quelli della preesistenza, è se-guita la sovrapposizione del complesso ideato dal Valadiersulla stessa base cartografica, facendo coincidere, i riferi-menti comuni ai due grafici. Gli esiti, rappresentati nel-

l’ipotesi di localizzazione “A”, evidenziano una inverosi-mile sovrapposizione della zona di accesso all’area cimi-teriale con il monastero.Che il rapporto tra complesso monastico ed il nuovo cimi-tero dovesse, secondo gli intenti del progettista, essere di-retto -ed aggiungeremmo interdipendente- appare conchiarezza osservando l’elaborato relativo all’ipotesi del18135. In questo secondo progetto l’ambito di accesso alquadriportico risulta infatti un unicum con l’ambito sud-est del preesistente impianto ecclesiale per il quale eranoprobabilmente previsti, al fine di favorirne l’integrazione,di necessari interventi di adeguamento.Alla luce di quanto esposto, considerando evolutive sia ar-chitettonicamente che da punto di vista dimensionale le dueipotesi progettuali, risulta legittima una ipotesi alternativa

Progetti di Giuseppe Valadier per il Verano: a sinistra l'ipotesi del 1811 e destra quella del 1813 (l'elaborato relativo al progetto del 1811 si trova aRoma presso l'ASR, Comm. Des Emb., busta 6, quello relativo all'anno 1813 si trova a Roma presso il Gabinetto Comunale di Stampe a Palazzo Braschi,MR 6033-6038).

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alla individuazione già proposta per il progetto del 1811,con un posizionamento del nuovo organismo progettato chepossa insomma verosimilmente soddisfare quella sinergiafunzionale così chiaramente esplicitata nel progetto del1813. É lecito infatti, considerare la possibilità di un nonesatto posizionamento del segno curvilineo (da correlare altracciato del vicolo di Pietralata) precedentemente consi-derato nell’ipotesi di localizzazione rispetto al complessoprogettato, in relazione alla possibilità di imprecisione deltracciato stradale così come riportato su numerose carto-grafie tra le quali quella topografica di Roma e suburbiodella Congregazione del Censo del 1839, disegnata in baseal materiale raccolto per il catasto gregoriano.Coerentemente con quanto lo stesso Valadier propone nellasua seconda ipotesi potremmo quindi pensare, per un piùidoneo posizionamento del progetto del 1811, ad una tra-slazione del complesso secondo l’asse parallelo alla basi-lica fino a allinearne l’ambito di accesso con la rampa dicollegamento al Pincetto, già presente sulla cartografia sto-rica come esemplificato nell’ipotesi di localizzazione “B”.L’ipotesi verrebbe inoltre avvalorata, dalle stesse, (perquanto sintetiche) indicazioni progettuali del Valadier cheprevedono all’esterno dell’ambito di accesso, un’appendice

rettilinea che per dimensione risulta conforme alla lar-ghezza della rampa esistente.Dal punto di vista grafico c’è da aggiungere che nel disegnonon compaiono segni o note esplicative quali, ad esempio,i richiami alle sezioni; la parte di pianta rappresentante illivello terra riporta con chiara evidenza le parti sezionate,anche se lo spessore delle partizioni murarie risulta esserepiuttosto esiguo soprattutto se relazionato agli spessoridelle stesse murature riportate nelle sezioni. Spessori mu-rari in alzato che, per quanto più rilevanti di quanto rappre-sentato in pianta, risultano completamente privi ditrattamento e quindi sostanzialmente indistinguibili rispettoagli elementi proiettati.Un elaborato di progetto che, per quanto esprima l’evolutadefinizione dei suoi elementi stilistici, non sembra trovareun altrettanto definito livello di determinazione nelle scelterelative alla configurazione generale: a quella che in effettisembrerebbe -considerata l’accennata esiguità degli spes-sori delle partizioni murarie continue esterne- solo volontàdi “indicare” il contorno di un ambito esterno, corrispondeuna indecisione grafica in alzato: un elaborato insommache sembra comunicare intenzionalità piuttosto che cer-tezza e prescrizione.

Elaborazioni grafiche relative ai progetti elaborati da Giuseppe Valadier per il Verano. A sinistra e a destra le ipotesi di localizzazione “A e B” relativeal progetto del 1811, al centro è illustrata lo schema relativo all'ipotesi del 1813.

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Dal punto di vista proiettivo, infine, si rileva incoerenza trapianta ed alzati relativamente ai timpani posti sulla trabea-zione del portico riportati nelle sezioni, rispetto alle relativeproiezioni al livello superiore in pianta.

Oltre i limiti del recinto porticato: il progetto di Ga-spare SalviTrascorso più di un ventennio dal primo progetto del Vala-dier, Gaspare Salvi nel 1838 propone una nuova ipotesi ditutt’altro impatto architettonico e dimensionale. Il progettodell’intervento, redatto nel rapporto di scala 1:5006 e di-sposto parallelamente all’asse di San Lorenzo, misura 295metri di lunghezza per 95 metri di larghezza.Il grafico, caratterizzato da un elevato numero di indica-

zioni relative a capienza, destinazioni d’uso e altre prescri-zioni progettuali di massima, riporta, oltre allo stato di fattoplanimetrico della basilica e del relativo monasteroi7, anchelo stato della preesistenza della fabbrica del Verano.Il sistema di organizzazione planimetrica generale tripar-tito, è composto da un primo settore di ingresso, da un nu-cleo centrale e da un elemento di chiusura absidale sul cuicentro geometrico è posizionata, come si evince dall’indice,una Cappella con la relativa Sagrestia ed altre attinenze.Il sistema funzionale è, anche in questo caso, basato suun’area aperta centrale divisa in diversi riquadri destinatiad ospitare sepolture a pozzo, delimitata da un recinto por-ticato. Lo schema riportato evidenzia la posizione dei seisettori di sepoltura già realizzati secondo il progetto del Va-

Stralcio della: Carta topografica del suburbano di Roma desunta dalle mappe del nuovo censimento e trigonometricamente delineata nella proporzionedi 1:15000 per ordine dell'e.mo e r.mo principe sig. cardinale Gio. Francesco Falzacappa presidente del censo nell'anno 1839 (Archivio Storico Capitolino,Cart. XIII, 23).

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31Progetto di Gaspare Salvi, 1838, Icnografia del Nuovo Campo Santo (stralcio). Elaborato intero nel riquadro in alto a destra (Roma, Biblioteca dell'Istitutodi Archeologia e Storia dell'Arte, Raccolta Lanciani, Roma XI, 45, 3, tav.9).

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ladier del 1813 ai quali il Salvi si conforma nell’impostarela propria ipotesi il cui riferimento architettonico sembraalludere ad un’organizzazione planimetrica generale ana-loga a quella di un grande impianto di culto. Le considere-voli dimensioni del sistema, il cui triplice accesso si attestasulla Via che conduce a Porta Maggiore e quindi risultamolto più avanzato del nartece relativo alla Basilica di SanLorenzo, impongono una ingegnosa compensazione dellequote tra il livello del piano di campagna dell’ingresso ri-spetto a quelle più basse dell’ambito «absidale». Conside-rata la conformazione orografica in prossimità del lato norddel sistema, possiamo ipotizzare per questo ambito, un si-stema murario di contenimento oltreché di confine; i rife-rimenti grafici - purtroppo mancanti- ad una serie di sezionidi cui tre trasversali, di cui una disposta sull’asse di sim-metria dell’intervento ed un’ulteriore parziale sempre pa-rallela all’asse di simmetria, avrebbero certamente potuto

dare un ausilio ad una maggiore comprensione dell’interosistema.All’esterno del perimetro, ai lati degli accessi: Due fabbri-cati laterali agli ingressi per residenza del Custode delCampo Santo con rimessa dei carri addetti allo stessoCampo Santo e scuderia pei Cavalli, l’intenzione proget-tuale sembrerebbe quella di dare riconoscibilità ed enfasivolumetrica all’accesso del Verano che, nel settore d’in-gresso, si definisce con il solo muro di cinta definito in le-genda come: Recinto sulle cui pareti potranno collocarsifra gli interpilastri delle Lapidi onorarie ed altre memoriesepolcrali. L’elaborazione definitiva del Verano del Vespi-gnagni, riproporrà come vedremo qualche anno più tardi,l’enfasi architettonica già proposta dal Salvi mediante unastruttura costituente un accesso cerimoniale al Campo Santocostituita da propilei posti ai lati di un triplice accesso. Il progetto del Salvi è graficizzato con tecniche al tratto ea superficie. I segni grafici relativi agli elementi architet-tonici che compongono il progetto -quali segni di sezione,di proiezione (sia diretta che indiretta) nonché sagome re-lative alle preesistenze8- sono tutti trattati a china di colorenero; l’esito comunicativo -per quanto il grafico si caratte-rizzi per una alta definizione dei dettagli in relazione allascala di rappresentazione- risulta estremamente chiaro eleggibile. Le lettere di richiamo alle sezioni sono trattatecon china sanguigna probabilmente per differenziarle dairiferimenti numerici relativi alla legenda esemplificativadelle funzioni. La tecnica all’acquerello viene utilizzata perla definizione planimetrica del Complesso Monastico diSan Lorenzo, le cui partizioni murarie -come da consuetu-dine grafica del periodo- sono rappresentate in rosa con ilrinforzo cromatico al tratto dei bordi orientati a sud-ovest.Sempre ad acquerello è inoltre rappresentata la superficiedel nuovo intervento oltre al particolare trattamento riser-vato per le aree limitrofe: regolarizzato secondo filari or-dinati di alberi, o più o meno indistintamente macchiato nelcaso di terreni evidentemente incolti. Un’ultima considerazione riguarda inoltre le modalità rap-presentative della consistenza arborea. Gli alberi rappre-sentati nell’elaborato, si caratterizzano –al pari deglielementi architettonici- per una attenta se non maniacaledefinizione rappresentativa; le diverse essenze, vigne, olivi,cipressi, vengono miniaturizzate ed enfatizzate dal tratta-mento grafico e mediante quella che potremmo definirecome deroga rappresentativa alla stessa icnografia: dalledoppie proiezioni caratterizzanti l’intero elaborato si passa,

Elaborazione grafica relativa al progetto del 1838 di Gaspare Salvi peril Verano.

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appunto nel caso del sistema arboreo, alla proiezione asso-nometrica enfatizzata dalla rappresentazione delle ombre aterra degli stessi elementi. Ad esaltare inoltre la faziositàrappresentativa riteniamo contribuisca la scelta inverosi-mile della fonte luminosa proiettante dal quadrante nord.Una scelta progettuale quindi, quella di Gaspare Salvi che,in completa coerenza con le ricorrenti tendenze cimiterialiOttocentesche, ne esalta la condizione essenziale: «ondepossa un campo rendersi sacro9» dilatandone al contempo,e forse oltremisura, le dimensioni e quindi i rapporti costi-tutivi. Un progetto di ampliamento quello Salviano che, perquanto avesse ricevuto l’approvazione dalla commissione

pontifica, rimase incompiuto probabilmente a causa. dellescarse risorse economiche dello Stato10. Un’ipotesi, ana-loga, che per logica progettuale e dimensionale, non sa-rebbe molto probabilmente riuscita a soddisfare le esigenzedi una città in rapida espansione come quella della Romapost-unitaria. Riteniamo in definitiva che il tema del recintoporticato sembra aver raggiunto ed al contempo superato,con questo progetto, i limiti insiti nella specificità del pro-prio significante e significato architettonico.

L’ipotesi progettuale di Paolo BelloniIn termini dimensionali anche il progetto ideato nel 1847

Progetto di Paolo Belloni del 1847 per il Verano, Icnografia del Campo Santo, (Roma, Biblioteca dell'Istituto di Archeologia e Storia dell'Arte, RaccoltaLanciani, Roma XI, 45, 3, tav.8).

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da Paolo Belloni risulta piuttosto esteso, il complesso ci-miteriale previsto misura, infatti, 182 metri di larghezza per135 metri di profondità. L’ipotesi, che sembra in questocaso assumere una connotazione episodica rispetto ad uncontesto cimiteriale ben più esteso, piuttosto che esclusivacome quella suggerita dal Salvi, ripropone -anche se ad unascala più ampia e ruotandone l’asse di accesso di 90 gradi-il tema del recinto-porticato legato soprattutto alla secondaipotesi del Valadier. L’impianto risulta fortemente caratterizzato dal suo asse sulquale si attestano l’accesso caratterizzato da chiara valenzamonumentale e la cappella a pianta circolare integrata nellacontinuità del portico, a sua volta ritmicamente scandito davari collegamenti con l’area aperta centrale. Anche in questo caso l’icnografia e le tre ortografie del

Campo Santo reperite presso gli archivi della Biblioteca diArcheologia e Storia dell’Arte di Roma, risultano decon-testualizzate e senza indicazioni valide a suggerire l’esattoposizionamento ed orientamento rispetto al contesto circo-stante e quindi alla stessa Basilica di San Lorenzo.Dall’ipotesi grafica illustrata, elaborata adeguando la pla-nimetria del Belloni alla cartografia dell’area, risulta evi-dente -considerando come capisaldi i 6 settori preesistentidedicati alle sepolture all’aperto confermati nel nuovo pro-getto e le aree allora previste per la realizzazione delCampo Santo- che l’intervento avrebbe di fatto comportatola necessità di acquisizione delle aree a sud del vicolo diPietralata. Da quanto emerge graficamente, lo stesso trac-ciato esistente, rettilineo nella prima parte e con una decisadeviazione verso sud nella seconda, per quanto “inglobato”

Progetto di Paolo Belloni del 1847 per il Verano, Ortografie del Campo Santo, (Roma, Biblioteca dell'Istituto di Archeologia e Storia dell'Arte, RaccoltaLanciani, Roma XI, 45, 3, tav.10).

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nella nuova struttura, sembrerebbe mantenere la propriamemoria, congiuntamente alle altre citate preesistenze, nel-l’ordinamento dello stesso intervento in quanto solo leg-germente traslato ma sostanzialmente corrispondente siacon l’asse di accesso monumentale che con uno dei duevarchi disposti simmetricamente rispetto alla cappella postasul lato est del quadriportico.Come si evince dall “ortografie”, architettonicamente ilprogetto del Belloni, si basa su un sistema perimetrale -chiuso verso l’esterno e porticato verso l’interno- fondatosu un basamento che sopraeleva il piano di calpestio ri-spetto al piano di campagna.Nell’area centrale rimangono i settori quadrati (in questocaso 12) destinati alle inumazioni all’aperto. La continuitàdel porticato, sorretto da pilastri di ordine dorico, trova gliunici punti di discontinuità nell’accesso e nel pronao dellacappella circolare di sfondo (probabilmente ispirata alleforme del Pantheon). I collegamenti interni tra il piano dicalpestio del portico ed il piano delle sepolture è realizzatomediante una serie di rampe e gradonate distribuite lungoil perimetro ad intervalli regolari. Dall’osservazione dellesezioni è possibile constatare come al sistema ritmato delportico corrisponda, al livello seminterrato, un sistema sot-tostante di sepoltura –che considerando gli elaborati pro-gettuali antecedenti risulta non ancora mai direttamenteesplicitato11-: basato su una serie di vani sostanzialmentecoincidenti con le campate del portico sovrastante, sistemafunzionale poi adottato dal Vespignani per la realizzazionedel Quadriportico. L’analisi delle sezioni evidenzia inoltreuna serie segni grafici poco più che allusivi, relativi ad unaserie di scelte sia costruttive che funzionali quali l’oppor-tunità di dotare i vani seminterrati di luce naturale medianteaffacci indiretti; non compaiono invece riferimenti graficirelativi a possibili modalità di accesso ai vani seminterrati.Gli elaborati, entrambi autografi, sono privi di qualsiasi in-dicazione relativa a contesto ed orientamento, ma risultanodotati della doppia unità di misura grafica in palmi romanie metri. I disegni, redatti con tecniche grafiche miste atratto ed a superficie, risultano efficacemente leggibili esono caratterizzati da un livello di dettagli rappresentati ri-spetto al rapporto di riduzione assimilabile ad un attuale1:200. Le modalità comunicative dell’insieme degli elabo-rati di progetto risultano conformi ad una cifra stilistica disostanziale tendenza neoclassica, suggerendo nel loro in-sieme, una possibile contaminazione dai lavori di architettiquali Claude-Nicolas Ledoux e Etienne-Louis Boullée.

Nella pianta le partizioni murarie sezionate sono rese evi-denti mediante campitura in nero assoluto, non compaionodifferenze di trattamento tra proiezioni dirette ed indirettesempre rappresentate a tratto continuo; le uniche superficievidenziate con toni di grigio sono relative al disegno dellapavimentazione della cappella circolare ed alle nicchie in-terne poste agli angoli del portico. Trattamento grafico e conseguente tenore comunicativo di-verso caratterizzano invece le tre sezioni i cui richiami, in-vero, non compaiono nella relativa pianta. I valori relativial peso grafico in questo caso si invertono, il nero assolutodiviene la modalità grafica caratterizzante lo sfondo mura-rio in genere o meglio il vuoto posto innanzi allo sfondo,compare inoltre l’ombra propria e portata, proiettata, tal-volta forzata e talvolta omessa con faziosa perizia, ma co-munque disegnata mediante un trattamento grigio con varilivelli di intensità fino allo sfumato adottato per la defini-

Elaborazione grafica relativa al progetto del 1847 di Paolo Belloni peril Verano.

Page 34: SAN LORENZO FUORI LE MURA A ROMA - Aracnecomplesso basilicale romano di San Lorenzo fuori le mura, un ricco palinsesto architettonico di straordinario interesse storico, formatosi

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zione delle superfici centinate. Le sezioni murarie, cosìcome il terreno vengono invece rappresentati con una leg-gera texture disegnata a righe parallele inclinate a 45° il cuieffetto filigranato lascia permeare con chiarezza i segni gra-fici riportati, allusivi di possibili opzioni costruttive. Noncompaiono invece, sotto al piano di campagna, opzioni gra-fiche relative ai contorni murari verticali ed orizzontali.Si ritiene infine interessante effettuare una considerazionein merito agli elementi stilistici, oltre a quelli già enunciatidi carattere distributivo-funzionale, che il Belloni utilizzanella composizione dei prospetti: i suoi stilemi, le sue ipo-tesi organizzative, riteniamo abbiano in qualche misuracontribuito alla formalizzazione dell’odierno impianto mo-numentale del Verano, progettato e diretto nei lavori a par-tire dalla seconda metà del XIX secolo sotto il pontificatodi Pio IX da Virginio Vespignani. Citazioni a tendenze sti-listiche eclettiche quali: l’inclinazione dei piedritti di ac-cessi e finestre caratterizzanti gli affacci delle due torri oggiposte ai lati dell’ingresso monumentale, carattere inoltreesteso anche alle murature di elevazione delle stesse torri,o per quanto concerne l’ambito più propriamente sepol-crale, la conformazione e la localizzazione dello stessoQuadriportico.

Verso il progetto e la realizzazione del Quadriportico edell’accesso Monumentale di Virginio VespignaniUn lungo ed articolato percorso progettuale quindi fuquello che dal primo nucleo del Cimitero Comunale Mo-numentale Campo Verano si concluse negli ultimi decennidell’Ottocento con la configurazione attuale attraverso unaserie di ipotesi caratterizzate da un’organizzazione compo-sitiva sempre coerente con l’assetto basilicale, e quasi tutteincentrate sul comune tema dell’hortus conclusus porticato,così come il chiostro dell’attiguo Monastero di San Lo-renzo. Quest’ultimo tema, presumibilmente a causa deglialti costi di costruzione, venne messo in discussione in duesole ipotesi progettuali: «Non sembra un caso che due suc-cessivi progetti, rispettivamente quello degli architetti Fol-chi e Ferretti del 1842 e quello di Luigi Canina del 1848per la prima volta rinunciassero al portico come elementocaratteristico del camposanto. Le parti monumentali delprogetto del 1842 riguardavano infatti solo la chiesa, chefungeva da ingresso al nuovo cimitero, che si sarebbe svi-luppato alle spalle di quello già esistente, sul terreno Sa-cripanti, e un tempietto circolare posto in alto alla finedella parte nuova. La chiesa, che avrebbe inglobato la cap-

pella preesistente, a croce latina con portico nella parteanteriore, rammenta nel prospetto il Pantheon; essa venivainserita tra due ali di muro cui sarebbero potuti addossaremonumenti particolari.Nel progetto del Canina, poi, non era praticamente previstaalcuna parte monumentale, ma solo la costruzione di unacappella repositorio e di un muro di cinta. In sostanza Ca-nina proponeva solo l’ampliamento del terreno destinatoa camposanto con l’acquisto della vasta tenuta di Pietra-lata, mentre rinunciava ai portici, sottolineando la minorspesa che ne sarebbe conseguita. Nella sua relazione giu-stifica con varie motivazioni quella scelta: il clima mite diRoma, che permetteva di conservare i monumenti allo sco-perto, la possibilità di costruire monumenti senza limiti alleloro dimensioni, e soprattutto la preferenza per il principiodi varietà che avrebbe dovuto sostituire quello della rego-larità, della simmetria, dell’uguaglianza […] La preferenzaaccordata a un cimitero di gusto romantico, che ricorda ilgiardino all’inglese, piuttosto sorprendente in un architettocome il Canina, sembra in questo caso ben sposarsi con leesigenze economiche del momento.12»I due progetti rimasero anche in questo caso sulla carta, lostato dei luoghi ereditato da Virginio Vespignani, nominatoarchitetto della fabbrica nel 1850, risulta quindi in linea dimassima ancora conforme alle realizzazioni risalenti aglianni Trenta consistenti nei 6 riquadri destinati alle sepol-ture, nelle due “campate modello” realizzate sulla base delprogetto del Salvi e nel muro di cinta, la posizione del qualead ovest risulta sostanzialmente coincidente con l’attualeaccesso mentre ad est si conforma ad emiciclo intorno allapiccola cappella lignea.I disegni di progetto per il Verano elaborati dal Vespignani,conservati nel fondo Lanciani presso la Biblioteca dell’Isti-tuto di Archeologia e Storia dell’Arte di Roma, rappresen-tano una serie di varianti relative all’assetto generaledell’impianto cimiteriale ma comunque accomunate dallapresenza del Quadriportico, la cui conformazione e posi-zione, se non per differenti scelte di dettaglio, rimane co-munque immutata.Gli elaborati grafici autografi, tutti privi di datazione eorientamento ma contestualizzati e dotati di scala graficain metri, si caratterizzano inoltre per le superfici delle areeinteressate dalle ipotesi progettuali sia in direzione est,ossia verso uno degli ambiti di espansione cimiteriale no-vecentesca, che verso ovest, ossia nell’area di accesso pro-spettante sulla via Tiburtina in direzione del centro città.